1. Premessa - Comune di Ottaviano

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1. Premessa - Comune di Ottaviano
Relazione
1. Premessa
In ottemperanza alla legge regionale 20 marzo 1982 n. 14 e successive
modificazioni ed integrazioni, il Comune di Ottaviano, con determina n.73 del
09.10.2006 e relativa convenzione-disciplinare del 03.11.2006, nell'ambito delle
attività di adeguamento dello strumento urbanistico da P.R.G. a P.U.C. ai sensi LL.RR.
21/03, 16/04 e 15/05, ha dato incarico al dott. agronomo Maurizio Gallo di redigere
l'aggiornamento della “Carta dell'Uso Agricolo del Suolo” ad integrazione degli
elaborati già redatti per il P.R.G. adottato nell'anno 2002, in relazione alla
progettazione del Piano Regolatore Generale.
La redazione di tale carta ha lo scopo di individuare le aree agricole particolarmente
produttive, evitando che esse siano utilizzate a fini edilizi, secondo quanto previsto
alla lettera d) del paragrafo 3 del punto 1.2 del titolo II dell’allegato alla legge
regionale suddetta.
Unitamente alla redazione della carta dell'uso agricolo del suolo sono state redatte
altre due tipologie di carte relativamente alla tipicità ed alla produttività dei terreni
agricoli identificati. Inoltre è stata redatta una carta delle variazioni d'uso dei suoli
rispetto a quanto rilevato nel 2000.
Alla redazione del presente lavoro, relazione ed elaborati cartografici, hanno
lavorato il dott. agronomo Maurizio Gallo e la dott.ssa agronomo Carolina Tagliafierro.
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2. Il territorio
2.1 Descrizione generale
Il Comune di Ottaviano si estende dalle pendici orientali del Monte Somma fino alla
pianura nolana a NE ed a quella di San Gennaro Vesuviano e San Giuseppe Vesuviano
ad E. Confina con i comuni di Boscotrecase, Ercolano, Nola, San GennaroVesuviano,
Somma Vesuviana, Terzigno, è parte dell’area geografica “Area Vesuviana” e della
Regione Agraria n.2 “Colline Litoranee di Napoli”. Con altri 12 comuni dal 1995, anno
della sua istituzione, fa parte del Parco Nazionale del Vesuvio – Monte Somma.
Il comune si estende su una superficie di 19,85 Kmq, con una altezza s.l.m. che
oscilla notevolmente da 50 a 1.281 m, in corrispondenza della cima del Vesuvio, che
appartiene in larga parte al comune. Anche le caratteristiche del territorio sono, di
conseguenza, molto variabili, presentando una netta distinzione tra la parte sud,
montagnosa e collinare, con alcune vallive lungo la dorsale vulcanica, e la parte nord
ed est, pianeggiante.
Il centro urbano si sviluppa prevalentemente nella parte pianeggiante, tra valori di
altitudine oscillanti da 169 a 249 m s.l.m.. L’estensione del tessuto urbanizzato è di
4,01 Kmq (20% della superficie totale). Di seguito sono riportate le altitudini medie
delle frazioni e delle contrade più importanti:
Frazione
San Gennarello
Pozzopagnuotto
Raggi
Asciuttolilli
Pagliarone
Furchi
Prischi
m s.l.m.
89
64
66
68
73
88
100
Tab. 2.1 - Altitudini medie delle frazioni e delle contrade
Ottaviano, come del resto l’intera area vesuviana, si caratterizza per un’elevatissima
densità demografica: la popolazione al 2001 risultava di 23.445 abitanti con una
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densità di 1.181,1 abitanti per Kmq, che saliva a 5.846,6 se si considera la sola
superficie urbanizzata.
Inoltre, il comune, con gli altri comuni del versante interno (lato sommano) hanno
conservato un valore positivo del tasso di crescita della popolazione per i due decenni
1981/1991 e 1991/2001 del censimento. Se si considera che nello stesso periodo i
comuni della costa (versante vesuviano) hanno invece registrato una decrescita, fino a
valori negativi, è evidente un fenomeno di spostamento dei flussi migratori dalla fascia
costiera, dove la saturazione edilizia ed il degrado hanno notevolmente ridotto negli
ultimi anni il livello di vivibilità, verso l’interno, verso cioè i comuni del versante
sommano.
2.2 Caratteristiche geomorfologiche e lineamenti pedologici
L’area in cui si insedia il comune di Ottaviano fa parte, com’è noto, di uno dei tre
complessi vulcanici continentali della Campania, il Somma – Vesuvio.
Il riferimento continuo a tale realtà è inevitabile poiché la presenza del vulcano ha
determinato la particolare natura dei paesaggi, dei suoli e degli ecosistemi, non solo
dell’area in esame, ma, insieme con i complessi del Roccamonfina e dei Campi Flegrei,
quelli dell’intera regione.
Come efficacemente descritto nella carta dei paesaggi (Regione Campania –
Assessorato al Governo del Territorio, 2005. Verso l’identificazione dei paesaggi della
Campania. Basi materiali e processi di trasformazione. Cartografia in scala 1:250.000.
S.E.L.C.A., Firenze.) il versante Somma rappresenta “…la facies tranquilla, verde,
rigogliosa del vulcano…”, dove, grazie ad un microclima fresco ed umido il paesaggio
si è sviluppato in modo completamente diverso rispetto al versante vesuviano, tanto da
giustificare, in fase di analisi ed elaborazione degli strumenti di pianificazione, la
classificazione dei sistemi paesistici dell’area in due grandi Unità di Paesaggio,
caratterizzate da una comune origine vulcanica ma con evoluzione e risultati
completamente diversi.
La vegetazione, infatti, che si è sviluppata, con i boschi di latifoglie e castagno sui
versanti alti ed i terrazzamenti dell’agricoltura pedemontana, conferiscono tratti
completamente diversi rispetto alla “… facies terribile …” che si presenta sul lato
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vesuviano, dove alle quote più alte ritroviamo invece ecosistemi pionieri.
La natura dei suoli del comune di Ottaviano è chiaramente di origine vulcanica, con
diverso grado di differenziazione iniziale in base al procedere del processo
pedogenetico.
In tal senso, la distinzione principale può essere fatta tra i suoli del complesso
Somma-Vesuvio e quelli della fascia pedemontana e della pianura immediatamente
adiacente.
Nell’ambito della prima tipologia individuata, è possibile un’ulteriore classificazione
tra i suoli sui versanti alti del Vesuvio, formatisi per caduta di materiale piroclastico ed
attualmente con profili ripidi e tessitura grossolana, e quelli sui versanti del Monte
Somma, ancora piuttosto ripidi, ma con profondità maggiore e tessitura meno
grossolana.
La distribuzione di diversi tipi di vegetazione, come precedentemente detto, esalta
le differenza strutturali dei due sottosistemi. Sul versante Vesuvio, specie pioniere
tipiche della macchia, come arbusti di ginestra e leccio, colonizzano le parti più alte,
arricchendosi di alte specie tipiche della macchia mediterranea man mano che si
scende lungo i versanti. Alcune aree sono destinate a pineta, frutto di rimboschimenti
artificiali nel secolo scorso. I suoli hanno una profondità scarsa e scarsa è anche la loro
capacità di trattenere acqua; l’elevato valore naturalistico e paesaggistico di queste
strutture unitamente all’insita fragilità che tali caratteristiche geomorfologiche
conferiscono, delineano come unico obiettivo di gestione possibile la conservazione
tout-court di tali ecosistemi e la prevenzione degli incendi.
L’esposizione nord e le differenze prima evidenziate nelle caratteristiche dei suoli
determinano uno scenario completamente diverso sul versante del Monte Somma, che
interessa il territorio ottavianese. La vegetazione prevalente nelle fasce alte è quella del
bosco ceduo e del castagno, che digrada verso il basso aprendosi in frutteti (in
particolare vigneti) laddove le pendenze più dolci lo permettono e terrazzamenti e
ciglionamenti (retaggio delle sistemazioni tradizionali) consentono una buona
regimazione delle acque e dei suoli.
I suoli della fascia pedemontana si presentano abbastanza profondi, con una buona
capacità di conservare acqua e, nella parte più bassa, anche una discreta facilità di
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lavorazione.
Il calcare è assente e la capacità di ritenzione del fosforo è piuttosto bassa
soprattutto
negli
strati
superficiali;
sono
quindi
terreni
che
richiedono
un
miglioramento della struttura e un innalzamento del contenuto in sostanza organica
per poter essere utilizzati al meglio dal punto di vista agricolo.
Man mano che si procede verso le zone moderatamente declivi o pianeggianti i
suoli, sempre formati da depositi piroclastici, conservano una tessitura moderatamente
grossolana e reazione moderatamente acida. La profondità è buona, così come la
facilità di lavorazione. Anche qui il calcare è assente ed il contenuto in sostanza
organica, soprattutto nella parte superficiale, va migliorato.
La notevole fertilità di questi suoli li ha resi da sempre sede privilegiata di
coltivazioni da frutto, in particolare coltivazioni ad alto reddito, quale quella del
nocciolo, da sempre elemento dominante e caratteristico del paesaggio agrario
ottavianese.
Da quanto detto a proposito dei suoli dell’area e della loro origine, è evidente che,
accanto al costante pericolo sismico, l’attenzione è elevatissima anche verso la
naturale fragilità geomorfologica ed idrogeologica dell’intero territorio, non solo del
comune, per la parte relativa ai versanti sommani, ma per l’intero territorio del Parco.
Ed infatti, asse prioritario di intervento nell’ambito della programmazione di area vasta
(dove il Piano del Parco si pone come contesto di riferimento e coordinamento di tutti
gli strumenti pianificatori ed urbanistici attivabili ai diversi livelli) è la prevenzione e
mitigazione dei rischi idraulici ed idrogeologici ed il risanamento delle are interessate
da fenomeni franosi.
In particolare, lo specifico strumento che le autorità intendono attivare è, come
indicato nell’art.5 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano del Parco, sono i
PR.I.V.I.U. (Progetti e programmi integrati di valorizzazione e di intervento unitario),
che rappresentano forme di progettazione operativa coordinata attraverso la quale è
garantita l’unitarietà di concezione e di realizzazione. Nel caso specifico della
problematica idrogeologica, i PR.I.V.I.U. sono da redarre d’intesa con la Regione, la
Provincia, i Comuni, le Sovrintendenze e le Autorità di Bacino.
L’orientamento
generale
deve,
però,
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individuare
gli
interventi
ammissibili
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esclusivamente tra le opere di ingegneria naturalistica, allo scopo di ristabilire, insieme
con condizioni di stabilità, anche quelle di naturalità dei siti, limitando a casi
particolarmente pericolosi ed eccezionali le opere di consolidamento tradizionali.
2.3 Caratteristiche climatiche
Il clima, tipicamente mediterraneo, è influenzato dalla vicinanza al complesso
Somma-Vesuvio, che ne condiziona l'’esposizione ed in alcuni casi i venti.
In maggior dettaglio, sulla base dei dati rilevati dalla più vicina stazione
meteorologica, quella di Capodichino, i caratteri salienti del clima sono: una
temperatura che solo occasionalmente raggiunge in inverno valori prossimi o sotto lo
zero e nel periodo primaverile-estivo punte superiori ai trenta gradi; le precipitazioni,
in valore assoluto sufficienti, presentano distribuzione irregolare con prevalenza
soprattutto nel periodo autunnale, più o meno equivalenti primavera ed inverno e
scarse in estate.
Nel caso specifico di Ottaviano, come si diceva, la presenza del Somma-Vesuvio
tende a modificare queste caratteristiche: l’esposizione nord, infatti, del Monte Somma
conferisce caratteri di clima fresco ed umido, che riveste i versanti alti di castagni, che
qui trovano un ambiente favorevole.
I venti hanno direzione prevalente da nord in inverno ed autunno, da sud nel
periodo primaverile-estivo; ma anche in questo caso,
direzione ed intensità sono
fortemente influenzate, rispetto al resto dell’area vesuviana, dalla vicinanza al
complesso Somma-Vesuvio.
Le osservazioni precedentemente fatte possono essere rilevate in dettaglio
dall’analisi delle tabelle seguenti dove sono stati riportati alcuni dati relativi al periodo
1992-96.
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inverno
primavera
estate
autunno
T° max
19,6
32,2
37
33
T° min
-6,8
4
11,9
1,2
T° max media
13,5
19,2
29,7
22,8
T° min media
5,4
10,1
19,6
13,3
Tab. 2.2 – Temperature rilevate dalla stazione di Capodichino, periodo 1992-1996.
Occorre notare che la temperatura minima di –6,8°C registratasi nel 1993 è stato un
evento occasionale, infatti nello stesso anno la media delle minime è comunque stata
di 5°C in linea con la media generale.
inverno
primavera
estate
autunno
mm
max
332,8
247,8
139,4
530,7
mm
min
45,2
159,4
33,3
143,8
media
mim
192,7
189
96,7
272
media
giorni
22
21
11
22
vento
predominante
N
S
S
N
Tab. 2.3 – Precipitazioni e giorni di pioggia rilevati nella stazione di Capodichino, periodo 1992-1996.
Anche qui occorre osservare che l’alto valore dei mm di pioggia estivi risente
dell’eccezionale annata del 1995 in cui si verificarono 10 temporali nel periodo estivo
con ben 139,4 mm di pioggia, evento peraltro piuttosto raro.
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3. I rapporti con il territorio: la pianificazione di area vasta
3.1 Premessa
Nell’attuale quadro istituzionale, l’analisi e la pianificazione delle risorse a livello
comunale non può prescindere dalla considerazione di quanto stabilito e degli obiettivi
generali di sviluppo delineati negli strumenti di pianificazione di area vasta che
interessano il comune in analisi.
Nel caso particolare del comune di Ottaviano, posizionato nell’area vesuviana, tale
analisi evidenzia immediatamente la complessità ed articolazione che tale corpo di
strumenti assume.
Sicuramente, l’area in esame si presenta come un unicum nell’intero contesto non
solo nazionale, ma europeo, principalmente per la considerevole concentrazione di
popolazione
(che
non
sembra
nemmeno
seguire
nell’ultimo
decennio
intercensimentario i processi di diminuzione dei residenti che pur hanno caratterizzato
altre popolose aree italiane) e per la straordinaria varietà di paesaggio e patrimoni
culturali presenti.
E’ evidente che, se questi sono i due aspetti fortemente caratterizzanti l’area
vesuviana, l’intera storia della pianificazione e gestione del territorio non può non
essere segnata dalla esigenza primaria di intervenire a modificare i termini del forte
contrasto tra la pressione esercitata dai processi insediativi sulle risorse, con i ben noti
risvolti di illegalità ed abusivismo, e l’obbligo di preservare e tutelare il territorio.
L’imponenza di tale obiettivo sembra poter in qualche modo spiegare il fatto che su
tale importantissima area insista una tale complessa struttura di piani e strumenti
urbanistici, dal livello regionale a quello sub-comunale. A tale proposito, il
Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), Parte I – Disposizioni Generali,
commenta: “… Il valore patrimoniale delle risorse endogene rilevate nei paesaggi
vulcanici dei Campi Flegrei e del Monte Somma – Vesuvio e le esigenze di tutela delle
strutture naturali e culturali da modalità d’uso del suolo e processi in grado di
affievolirne significati e valenze è testimoniato dalla forte convergenza di strumenti di
gestione territoriali eterogenei per obiettivi, logiche e attori istituzionali coinvolti…” e
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continua, con riferimento alla presenza di Piani Territoriali Paesistici, SIC e ZPS, vincoli
idrogeologici, riserve ed oasi naturalistiche: “… Pur riconoscendo una forte valenza a
tali strumenti di tutela, in realtà le logiche sottese alla loro istituzione si rivelano
parziali e poco adatte a comporre la dicotomia che apparentemente sussiste fra
conservazione valorizzazione, tutela e sviluppo in tali contesti”.
Il PTCP individua, nella sostanziale rigidità nell’approccio di tali differenti strumenti
a specifici aspetti del territorio, il principale ostacolo ad avviare reali processi di
gestione integrata e sostenibile, in grado di rivitalizzare e conservare le “patrimonialità
sedimentate nel paesaggio”.
Il commento piuttosto critico del legislatore provinciale ci trova perfettamente
d’accordo, soprattutto se consideriamo che, nonostante la numerosità di piani ed
istituzioni, la gerarchizzazione non sempre perfettamente funzionale di questi, la forza
con cui la volontà di invertire i processi di aggressione dei suoli e del territorio
nell’area viene ovunque ribadita, i processi di degrado, abusivismo, cattiva gestione
delle risorse ambientali e paesaggistiche, il consumo di suoli continuino a ritmi così
sostenuti.
In realtà, se è vero che i principi e gli indirizzi generali vanno delineati e stabiliti
nella pianificazione di area vasta, sono poi i singoli comuni i veri attori della gestione
del territorio e di gran parte delle modifiche a suo carico.
Ciò significa che una pianificazione più snella ma più efficace nel definire gli
obiettivi comuni, nell’accertare che essi siano fatti propri e tradotti in termini operativi
a livello comunale, nel sostenere una reale inversione di tendenza, forse servirebbe
meglio il comune obiettivo di uno sviluppo sostenibile.
I paesaggi, infatti, sono espressione e prodotto dell’interazione e dello sviluppo
equilibrato delle singole entità che li compongono. La tutela e la conservazione, quindi,
dei pregevoli paesaggi vesuviani può essere perseguita solo attraverso l’evoluzione
controllata ed armonica delle singole parti, dei singoli appezzamenti di suolo, delle
singole unità paesistiche.
La nostra scelta di fare qui riferimento, tra i piani esistenti, esclusivamente al Piano
del Parco Nazionale del Vesuvio – Somma nasce dalla convinzione che tale funzione
può essere pienamente svolta dall’istituzione e dalla presenza del Parco e del rispettivo
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Piano.
Il Parco, infatti, nasce sì come ente sovracomunale, ma si propone di creare le
proprie fondamenta nelle singole realtà comunali che lo compongono, con cui deve
integrarsi ed interagire.
Questo significa dover costantemente operare anche un controllo molto più “locale”
ed interattivo rispetto ad altri enti o piani.
Le stessi finalità del Parco, che comprendono anche quelle di formazione ed
educazione ai nuovi principi ispiratori della propria pianificazione, tenderanno a
determinare nel tempo un maggiore e più consapevole coinvolgimento delle
amministrazioni e popolazioni comunali.
Infine, il Parco integra nella propria azione finalità ambientali, paesistiche e socioeconomiche, offrendosi, quindi, come attore realmente in grado di attivare progetti e
processi integrati di sviluppo.
In questa nostra osservazione troviamo conforto, ancora una volta, nelle opinioni
espresse nel PTCP (Parte I – Disposizioni Generali), che a proposito del Parco rispetto
agli altri strumenti di gestione del territorio prima menzionati commenta: “Al contrario
la flessibilità delle strategie di sviluppo perseguite mediante l’istituzione di aree parco
può adattarsi alla riproposizione innovativa del valore patrimoniale sotteso alle
diversificate tipologie di risorse emergenti presenti nei contesti vulcanici partenopei. In
tali ambiti l’Ente Parco può integrare obiettivi settoriali di altri strumenti di gestione ed
istituzioni locali per perseguire la convergenza delle strategie nella prospettiva dello
sviluppo”.
Di seguito, pertanto, si riporta una descrizione sintetica degli obiettivi e della
strategia del Parco, così come delineati nei documenti allegati al rispettivo Piano di
gestione ed in particolare riferiti alla porzione di territorio in cui è localizzato il
Comune di Ottaviano.
Una particolare attenzione è dedicata alla descrizione della classificazione e relativa
strategia di intervento delle unità paesistiche del Piano. Tale scelta è motivata non solo
dalla necessità di una perfetta coerenza tra quanto rilevato a livello locale dalla nostra
analisi e quanto riportato nella pianificazione dell’area, ma anche dalla volontà di
sottolineare che proprio l’analisi a livello locale ci ha portato a concordare con le linee
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strategiche proposte dal Piano per le singole unità paesistiche individuate sul versante
Somma e, quindi, riproporle per i suoli e le unità paesistiche del territorio ottavianese
nella pianificazione del Piano Urbanistico Comunale.
Infine, riteniamo completata tale disanima della pianificazione d’area vasta per il
Comune di Ottaviano riportando un breve accenno a quanto per quest’area emerge dal
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico e relativa cartografia dell’Autorità di Bacino
del Sarno, nel cui territorio di competenza Ottaviano ricade. Infatti, la diffusa fragilità
del territorio, che crea aree di rischio reale, rafforza ulteriormente l’idea che
l’agricoltura, soprattutto dei versanti e delle fasce pedemontane, deve mantenere il
proprio presidio sul territorio ed assumere sempre più un ruolo multifunzionale
(produzione di servizi e beni ambientali oltre che di mercato).
3.2 La pianificazione ambientale e paesistica: il Parco Nazionale del
Vesuvio
Il Parco Nazionale del Vesuvio fa parte della rete delle aree protette della provincia di
Napoli, che occupano complessivamente il 20% del territorio regionale, interessano 30
comuni e circa 700.000 abitanti.
Con queste condivide il particolare carattere di area protetta ad elevato grado di
antropizzazione ed urbanizzazione, dove la problematica più urgente è la gestione del
conflitto tra diversi usi del territorio e interessi delle parti sociali ed il ruolo degli enti
parco è ostacolato dal forte ritardo con cui si sta procedendo alla loro costituzione.
Caso unico, il Parco del Vesuvio - Somma è stato costituito e dotato di tutti i suoi
organi fin dal 1996 e, quindi, lo si può considerare “a regime” da qualche anno.
Ottaviano è uno dei tredici comuni, che, interamente o parzialmente, formano il
territorio del parco, per un’estensione complessiva di 8.482 ha. L’area comprende
anche i due SIC (Sito di Interesse Comunitario) di Vesuvio e Monte Somma, riconosciuti
nel 2005 anche come ZPS.
Il territorio del parco comprende tutta la zona che gravita intorno al cono del
vulcano, arrivando, con le sue aree contigue fino alla linea del mare.
Le caratteristiche dell’area sono state, ovviamente, determinate dall’attività vulcanica
del Vesuvio, che più volte è intervenuta a cambiare, anche in modo incisivo, la
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fisionomia del paesaggio, oltre che determinare la flora e la vegetazione e la loro
distribuzione.
Ma ciò che decisamente, e soprattutto negli ultimi decenni, ha determinato la
precipua evoluzione paesistica e naturalistica del territorio è stata la forte pressione
antropica, che si è espressa oltre che con gli effetti delle attività economiche ( in
particolare, l’agricoltura), con una spinta urbanizzazione.
Il patrimonio floristico e faunistico dell’area ne è stato ampiamente danneggiato, ma
recentemente proprio l’attività del Parco è intervenuta a porre un freno, contribuendo
in maniera positiva per alcune specie a fermare questo trend.
In realtà, il Parco ingloba solo alcuni nuclei storici, mentre gran parte dei centri
urbani ricade nelle aree contigue. Ottaviano, infatti, come indicato nella precedente
figura, rientra nei confini del Parco per la porzione territoriale a Sud – Est, che si
inerpica sulle falde del vulcano, sul versante del Monte Somma.
E come gli altri comuni del versante interno del Parco, lo sviluppo urbano di questo
centro ha principalmente seguito la direttrice delle strade intorno alle pendici del
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complesso vulcanico.
3.2.1 La strategia del Piano del Parco
Il Piano del Parco Nazionale del Vesuvio – Somma (PP), adottato con Delibera n°1984
del 16 dicembre 2005 della Giunta Regionale della Regione Campania, rappresenta lo
strumento di attuazione delle finalità del Parco, come definite dalla legge di riferimento
per le aree protette in Italia (L.394/1991) e riprese nella legge istitutiva del 1995.
Il PP diventa, quindi, riferimento per orientare e coordinare le azioni di gestione del
territorio, a diverso titolo e livello intraprese, esaltando le possibili sinergie tra gli enti
operanti nell’area pur rispettandone l’autonomia. Ciò significa che, come da art.12
della L.394/91, i Comuni sono tenuti ad adeguare i propri strumenti urbanistici agli
indirizzi ed alle prescrizioni del PP.
Di qui, la necessità di prendere le mosse dal PP per ogni analisi del territorio
finalizzata a fornire indicazioni di gestione delle risorse.
Inoltre, come sottolineato nel Capitolo I “Obiettivi, Ruolo e Formazione del Piano del
Parco” della Relazione Generale del Piano stesso, nel caso specifico dell’area vesuviana,
il Piano non riveste solo il ruolo di strumento urbanistico e paesistico di riferimento,
ma, anche se non esplicitamente citato nella legge istitutiva, deve regolamentare anche
gli aspetti paesistico-ambientali.
Ciò conferisce un respiro più ampio alla pianificazione del Parco, “territoriale con
valenza paesistica”, non strettamente quindi in chiave ecologista o estetico-visiva.
Se la funzione “regolativa” del Piano, ossia sostitutiva agli altri strumenti di
pianificazione nell’area, si esercita all’interno dei confini del Parco, le funzioni di
orientamento strategico e progettuale devono superare tali confini e coinvolgere anche
le aree circostanti.
L’obiettivo è quello di una gestione “globale, integrata e socialmente aperta”
nell’intero contesto territoriale e socioeconomico di pertinenza delle problematiche
eruttive, idrogeologiche, ecologiche, storiche e architettoniche, di accessibilità e
viabilità, della fruizione turistica e ricreativa.
Per quanto detto finora e per una logica di programmazione territoriale ed
ambientale, sebbene il comune di Ottaviano sia solo in parte all’interno del perimetro
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del Parco, è evidente che ogni forma di analisi e proposta sul territorio comunale non
può prescindere da quanto detto e previsto nelle norme di attuazione del piano parco.
Tale ampia descrizione dei contenuti e delle strategie del PP trova, quindi,
motivazione nella necessità che la nostra analisi e le nostre conclusioni si ispirino al
criterio della coerenza con questi.
Le problematiche, infatti, che emergono dalla nostra analisi delle attività agricole nel
comune di Ottaviano e del loro ruolo in termini socio-economici e paesisticoambientali, si riflettono perfettamente in quanto emerge dalla lettura delle relazioni
che accompagnano il Piano.
Il territorio comunale mostra, infatti, i segni di uno sviluppo edilizio intenso e
tumultuoso che ha portato all’espansione del tessuto urbano oltre i confini del centro
cittadino verso i circostanti suoli agricoli, a discapito dell’integrità delle unità colturali
e del paesaggio agrario tradizionale.
Tuttavia, proprio nel particolare contesto territoriale dell’area vesuviana, gli spazi
agricoli sono investiti anche del ruolo fondamentale di costituire corridoi di
connessione tra le aree a maggiore naturalità e biodiversità, dove i corridoi naturali
sono ormai ridotti a pochissimi. In tal modo, le matrici rurali, ossia le aree dove le
attività agricole persistono, a diversi gradi di “naturalità diffusa” e presenza di
insediamenti, diventano un tramite importante tra le aree protette e gli altri spazi
naturali circostanti.
Ciò implica che anche nella pianificazione a livello comunale le istanze di tutela e
gestione dei suoli agricoli informino e guidino le scelte.
Il Piano propone una “figura” del Vesuvio come riferimento per l’evoluzione futura
del territorio esplicitamente ispirata ai diversi caratteri strutturanti dei paesaggio
agrari.
Essa si costruisce su due grandi Unità di Paesaggio, ciascuna caratterizzata da
specifiche “matrici” paesistiche dei paesaggi agrari e rapporto con la montagna:
- la matrice stabile delle coperture boschive sulle pendici del complesso montuoso
Somma – Vesuvio, che digradano verso il basso in terrazzamenti ed appezzamenti
coltivati, dove il paesaggio si modifica da preminentemente naturale ad intensamente
plasmato dall’uomo nella piana;
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- a sud e verso la costa la matrice continuamente in evoluzione nelle forme, negli usi
del suolo altamente fertile, dalla particolare bellezza delle scenografie naturali ed
architettoniche, quali quelle raccolte lungo il Miglio d’oro.
Entrambe le matrici sono state accomunate da un intenso processo di “aggressione
edificatoria” e di conseguente riduzione e degradazione degli spazi agricoli e
dell’antica organizzazione del territorio.
La strategia di sviluppo del PP riparte da ciò che ancora sopravvive di questa identità
passata
del
paesaggio
vesuviano,
ancora
una
volta
indissolubilmente
legata
all’agricoltura, alla “trama” delle masserie e dei centri storici. Ciò investe, come
dicevamo prima, anche le progettualità a livello comunale.
Tale
strategia
deve
“ricercare
la
maggiore
coerenza
possibile
tra
l’uso
contemporaneo dello spazio… e l’intera struttura storico-ambientale del complesso
vulcanico individuando … un complesso integrato di interventi di riordino territoriale
ed ambientale a varie scale, in grado cioè di produrre un processo di valorizzazione ed
emersione delle matrici dei paesaggi agrari urbanizzati e di informare anche la
riqualificazione urbana dei centri urbani a valle”.
I due obiettivi, in cui si sintetizza la strategia del PP, affidano dunque all’agricoltura
un ruolo centrale.
Nel primo, valorizzazione del patrimonio storico-culturale e qualificazione della
fruizione turistica e sociale del parco, essa si offre come serbatoio di un patrimonio
architettonico, quello delle masserie e delle aziende sopravvissute, di particolare
bellezza ed importanza; infatti, nella “direttrice Ottaviano – Boscoreale”, il Piano
individua nel Palazzo de’ Medici e nelle masserie e ville rustiche ottavianesi i
riferimenti architettonici emblematici dell’antropizzazione sarnese-stabiese.
Il
secondo
è
esplicitamente
incentrato sulla
valorizzazione
del
patrimonio
naturalistico e del paesaggio agrario. Questo obiettivo ha stretta connessione con le
problematiche di messa in sicurezza del territorio e consolidamento dell’agricoltura
come componente produttiva primaria. L’articolazione in azioni del secondo obiettivo
evidenzia la necessità di ridurre l’impatto inquinante delle attività colturali, di
rafforzare il ruolo dell’agricoltura come presidio e manutenzione del territorio, in
particolare nelle aree in cui si inerpica sulle falde del complesso vulcanico, attraverso
Carta dell'uso agricolo del suolo e delle colture in atto
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una gestione a finalità plurima delle coperture boschive (ambientali ed idrogeologiche
oltre che produttive), salvaguardia delle aree agricole interstiziali, riduzione delle
superfici impermeabilizzate, ricomposizione fondiaria e recupero produttivo dei suoli
abbandonati.
3.2.2 Le Unità di Paesaggio del Parco
La
zonizzazione
del
Piano
introduce
le
unità
di
paesaggio
(UP)
quali
rappresentazione delle caratterizzazioni e delle specificità relazionali del territorio, cui
fare riferimento nelle politiche di gestione per un’adeguata articolazione delle stesse
nelle diverse aree.
Come evidenziato nella Relazione Generale del PP, il concetto di UP cui si fa qui
riferimento è quello già introdotto nel secolo scorso in ambito pedologico e poi ripreso
nell’ambito dei più recenti sviluppi di discipline quali la Landscape Ecology e la
Landscape Planning; esso classifica le unità paesistiche ben distinte e riconoscibili sulla
base di specifici sistemi di relazioni che si stabiliscono a livello delle differenti
componenti del paesaggio. Tale criterio di definizione delle unità di paesaggio tende a
raggruppare elementi eterogenei tra di loro sulla base del complesso delle
interrelazioni
che
si
stabiliscono
tra
di
loro,
determinando
la
creazione
di
un’organizzazione unitaria, l’unità, appunto. Pertanto, l’UP cui si fa riferimento nei
documenti programmatori del Piano viene definita come “un ambito caratterizzato da
specifici sistemi di relazioni ecologiche, percettive, storiche, culturali e funzionali tra
componenti eterogenee, che gli conferiscono un’immagine ed un’identità distinte e
riconoscibili”.
Ciò premesso, l’area del Parco può in prima istanza essere distinta sulla base della
“storica e irriducibile dualità della montagna” nelle due grandi UP coincidenti con i due
versanti,
il
sommano
e
vesuviano,
caratterizzate
da
diverse
connotazioni
geomorfologiche ed insediative.
Perché una classificazione del paesaggio sia, però, poi direttamente fruibile in
termini di programmazione e pianificazione, è necessario scendere ad una scala di
maggior dettaglio, per evidenziare il complesso sistema di caratteri e interrelazioni
precipui delle singole aree che costituiscono le due macro-unità.
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Pertanto, la zonizzazione per unità di paesaggio del piano propone due diversi livelli
di descrizione interpretativa e regolamentazione normativa e che sono le Grandi UP e
le Unità di paesaggio elementari.
In particolare, in riferimento alla collocazione di Ottaviano nella Grande Unità del
Somma, il versante settentrionale della caldera del Somma si caratterizza per le
coperture di boschi di latifoglie e castagneti nella parte alta, le aree agricole e
terrazzate verso la parte bassa dei versanti, la presenza dei centri storici pedemontani.
Tale patrimonio di risorse naturali e culturali nelle intenzioni del Piano va confermato e
consolidato, in termini di salvaguardia delle strutture ed attività agricole presenti, del
reticolo idrografico, del paesaggio naturale e storico, delle presenze del territorio
storico nel suo particolare rapporto tra area pedemontana e organizzazione
sequenziale dei centri storico, quale proprio quello di Ottaviano, delle architetture
rurali che ancora sopravvivono (le masserie, ville rustiche, etc.).
La successiva articolazione del paesaggio in unità elementari nell’ambito delle due
UP principali avviene sulla base di componenti strutturali caratterizzanti, emerse
dall’analisi delle peculiarità dei luoghi operata in un contesto multidisciplinare, alla
luce degli obiettivi di tutela e delle politiche di gestione dettate dalla L.394/91.
Dall’intersezione dei profili fisico – biologico - vegetazionale, antropico – paesistico
– percettivo ed, infine, quello relativo agli aspetti pianificatori (Piano Paesistico dei
Comuni Vesuviani, Piani Regolatori Comunali, Programmi e Progetti a scala comunale
ed intercomunale) sono così individuate aree omogenee, rispetto alle quali sono
definite le linee di intervento di tutela ed i criteri di compatibilità tra gli strumenti
urbanistici esistenti e gli obiettivi del Parco.
Nell’ambito della zona A di Riserva integrale, l’unità A3 “Boschi misti del versante
alto del Somma” interessa la parte del territorio comunale che si estende sui versanti
alti settentrionali del Monte Somma e comprende ambiti ad elevato pregio
naturalistico, per la presenza di boschi misti di latifoglie. Le problematiche prevalenti
riguardano ovviamente la difesa idrogeologica dei suoli ed la salvaguardia degli attuali
livelli di naturalità.
Nell’ambito della zona B di Riserva generale orientata, l’unità B1 “Versante medioalto del Somma” comprende le aree boscate di particolare pregio sui versanti medio –
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alti sul lato orientale del Monte Somma che cedono talvolta il posto a frutteti e vigneti,
che necessitano di interventi tesi al miglioramento delle strutture boschive e
paesistiche, in particolare al recupero dei tradizionali terrazzamenti. La zona B ha
l’obiettivo di potenziare e conservare i livelli di biodiversità, anche in relazione alla
protezione delle aree in zona A, ma a differenza di quest’ultima gli interventi devono
avere un carattere “attivo” e non di sola conservazione delle biocenosi esistenti. Infatti,
la prevalente natura produttiva degli insediamenti in questa zona e la forte
caratterizzazione paesistica che questi determinano indirizzano verso la scelta di
politiche
di
incentivazione
di
pratiche
colturali
multifunzionali
piuttosto
che
conversione a sistemi naturali.
La zona C di protezione comprende le aree in cui i sistemi costituiti dal complesso di
valori naturalistici, paesistici ed ambientali, dove l’agricoltura con le sue forme e
funzioni caratterizza fortemente le unità paesistiche. Gli interventi in queste aree si
configurano come interventi di manutenzione e riqualificazione, in particolare
incentrati sulla componente agricola (miglioramento delle condizioni abitative e
lavorative per gli impiegati in agricoltura, miglioramento dell’infrastrutturazione rurale,
riqualificazione del patrimonio edilizio o demolizione in alcuni casi). L’unità C1
“Paesaggio agrario del Somma” interessa i versanti medi e bassi del Somma esposti a
nord e ad est e prevede interventi mirati alla riqualificazione e diversificazione delle
attività agricole, in particolare verso la creazione di una maggiore ricettività turistica,
ed alla manutenzione delle rete idrografica.
Infine, la Zona D di promozione economica e sociale include le aree dove i processi di
modificazione antropica sono stati e sono maggiormente intensi, dove si concentrano
anche gli elementi storici più ragguardevoli del Parco ma dove continuano anche i
processi di degrado ed aggressione delle risorse territoriali più intensi. Gli interventi si
configurano qui prevalentemente come riordino urbanistico ed edilizio, miglioramento
della qualità insediativa, riduzione dello sviluppo insediativo in particolare in relazione
al rischio sismico e vulcanico. La rivitalizzazione del tessuto socio-economico nelle
aree classificate in questa zona è obiettivo prioritario. Gli interventi si articolano su
particolari aspetti e finalità classificate nella 4 unità elementari che costituiscono la
zona. In particolare, interventi di valorizzazione del patrimonio storico e recupero del
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tessuto edilizio riguardano in unità D1 “Centro storico del Casamale e grandi capisaldi
architettonici ed ambientali” il Castello Mediceo del Principe di Ottaviano, interventi di
riqualificazione e rinaturazione sono programmati per l’unità D4 “Grandi spazi
attrezzati della rinaturazione”, che comprende le aree degradate da attività estrattive o
discariche.
3.3 Il rischio idrogeologico: il Piano di Bacino
A partire dal 1998, anno in cui ha avviato le proprie attività, il Comune di Ottaviano
fa parte con altri 60 comuni dell’Autorità di Bacino del Sarno. L’Ente ha lo scopo di
individuare e perimetrare, predisporre misure di salvataggio e mitigazione dei rischi
per le aree a rischio idrogeologico, idraulico (inondazione), a rischio frana.
Ottaviano fa parte dell’unità territoriale (comprensorio) del bacino vesuviano. I corsi
d’acqua che caratterizzano questo specifico comprensorio sono classificati come
“torrenti vesuviani” per il fatto che prendono origine dalle pendici del Vesuvio. Anche in
questo caso, il versante verso il mare presenta caratteristiche diverse da quello interno,
cui appartiene il comune di Ottaviano. A differenza del primo, infatti, dove i bacini che
recapitano le acque presso le città costiere hanno lunghezze non superiori ai 3-4 km,
nell’area più interna gli alvei si sviluppano su lunghezze maggiori (fino a 7 km) e
recapitano le acque in vasche di assorbimento a valle della fascia pedemontana, molto
spesso a breve distanza o negli abitati.
L’analisi della cartografia predisposta dall’Autorità a supporto del Piano di Bacino e
delle conseguenti strategie di intervento evidenzia e conferma una diffusa fragilità del
territorio, esacerbata dall’elevato carico antropico.
I rischi di esondazione, infatti, hanno origine dalle modifiche alla rete idrografica
che hanno determinato sezioni idriche insufficienti, rotte arginali, restringimenti (in
corrispondenza di manufatti ed infrastrutture), “tombatura” dei canali naturali.
L’instabilità dei versanti nel territorio è conseguenza della complessa situazione
geologica tipica di questa area. I fianchi del complesso Vesuvio – Somma sono
predisposti a fenomeni di franamento dei depositi piroclastici superficiali, che evolvono
in colate fangose rapide ad elevata capacità distruttiva.
La cartografia predisposta dall’Autorità a supporto del Piano Stralcio classifica il
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territorio di competenza sulla base del livello di pericolosità. Sono generalmente
considerate quattro classi di pericolosità rispetto al fenomeno delle frane e delle
alluvioni: pericolosità bassa o trascurabile, pericolosità media, pericolosità elevata e
molto elevata.
Da una rapida analisi della restituzione cartografica di tale studio emergono per il
territorio del comune di Ottaviano:
•
la presenza di fasce di pericolosità frane molto elevata ed elevata sulle pendici
del Monte Somma, che si abbassa ad un livello di pericolosità media nelle fasce
pedemontane;
•
la presenza di rischio idrografico medio e molto elevato in pieno centro urbano
al termine dei canali che dal Somma scendono verso la Vasca in località
S.Gennarello.
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4. Il sistema agricolo comunale
4.1 Le caratteristiche dell'agricoltura nell'Area Vesuviana
La superficie territoriale della Provincia di Napoli è di 117.113 ettari di cui 66.772
ettari (pari al 57,0%) sono classificati di collina e 50.341 (pari al 43,0 %), di pianura. Si
tratta di un territorio caratterizzato da una estrema diversificazione delle condizioni
ambientali, morfologiche, geologiche, pedologiche, climatiche e vegetazionali. Tale
variabilità è legata a fenomeni vulcanologici recenti, alla presenza di un articolato
sistema alluvionale e costiero e alla presenza di elevati rilievi carbonatici. Su questo
territorio ha inciso fortemente un’antropizzazione antica e sempre più intensa che ha
agito con il progressivo diffondersi delle attività agricole, delle sistemazioni agrarie,
delle bonifiche, dell’urbanizzazione.
L’espansione urbana incontrollata dell’area partenopea sotto la spinta della
fortissima pressione demografica, con la conseguente riduzione dei suoli agricoli, sono
gli elementi più visibili dell’evoluzione di questa regione. Tuttavia il territorio rurale
napoletano, oltre ad essere dotato caratteristiche produttive quantitativamente e
qualitativamente elevatissime, comprende anche molte aree di straordinario valore
naturalistico e turistico quali quelle dei Campi Flegrei, del Somma-Vesuvio, della
Penisola Sorrentina, delle isole.
Nell’ambito delle zone altimetriche il territorio è ulteriormente classificato in Regioni
Agrarie (Sistan) ed il comune di Ottaviano ricade nella Regione Agraria 2 “Colline
Litoranee di Napoli”.
Le colline litoranee di Napoli (Regione Agraria 2) comprendono tutta l’area che
circonda la città di Napoli e va dalla zona Flegrea ad Ovest all’area Vesuviana ad Est.
Questa regione, che rappresenta il 33,6% del territorio provinciale, è occupata quasi
per metà dalla conurbazione napoletana ed è soggetta alla forte pressione
dell’espansione urbana.
La parte Vesuviana è dominata dai versanti del Vesuvio e del Monte Somma,
caratterizzati dalla prevalenza di sistemi di vegetazione di elevato valore naturalistico
ed ecologico. Sono presenti sistemazioni agrarie di elevato valore paesaggistico.
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4.2 Le caratteristiche dell'agricoltura nel comune di Ottaviano
I dati ISTAT elaborati nelle tabelle che seguono fotografano una realtà che era già
tale nel 2000, allorquando è stata redatta l'ultima carta dell'uso agricolo del suolo e
delle colture in atto. I dati ISTAT utilizzati all'epoca, però, erano relativi al decennio
1981 - 1990, ed erano assolutamente non veritieri rispetto a quanto rilevato dall'analisi
aerofotogrammetrica e dalle rilevazioni sul territorio.
I dati ISTAT oggi a nostra disposizione, invece, seppur anch'essi riferiti al decennio
passato (1991 – 2000) sono ancora abbastanza attendibili in quanto il territorio
agricolo è rimasto pressocchè invariato nelle superfici e nelle colture, come si rileva
dalla carta delle variazioni d'uso agricolo.
4.2.1 Le caratteristiche strutturali delle aziende agricole
Per inquadrare il sistema agricolo nelle sue dinamiche territoriali sono stati utilizzati
i dati ISTAT relativi al II, III, IV e V Censimento dell'Agricoltura (1970; 1980; 1990;
2000), giungendo a formulare una descrizione del territorio rurale comunale,
confrontando le elaborazioni a livello comunale dei quattro censimenti.
La tabella che segue dimostra come la quantità di territorio comunale occupata dalla
superficie agricola, totale (S.A.T.) e utilizzabile S.A.U.), delle aziende agricole sia stata
irrimediabilmente ridotta nel tempo.
sup. Tot. (Ha)
S.A.U. (Ha)
n. aziende
S.A.U. media aziendale (Ha)
‘70
‘80
‘90
'00
1291,69
1159,4
1191
0,97
1137,38
1000,13
1191
0,84
1110,88
911,62
1179
0,77
295,74
239,04
793
0,30
Variazioni %
90/00
-73,38
-73,78
-32,74
-61,02
Tab.4.1 – Consistenza del Sistema Agricoltura. Confronto dei dati comunali relativi ai censimenti del 1970, 1980,
1990, 2000.
La figura che segue evidenzia il forte ed analogo decremento della S.A.T. e della
S.A.U..
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Relazione
1291,69
1159,4
1137,38 1110,88
1000,13
911,62
295,74
239,04
sup. tot.
‘70
‘80
‘90
'00
S.A.U.
Fig.4.1 - S.A.T. e SAU delle aziende agricole (Ha)
Confrontando il risultato dell'indicatore “SAU media aziendale” calcolato con i dati
dei quattro censimenti, si nota un decremento di circa il 61% (sono stati “persi” circa
7500 mq di superficie agricola utilizzabile per azienda). Tale indicatore, unitamente a
quello relativo al “numero delle aziende agricole” (meno 32%), dimostra come, a fronte
dell'aumento demografico registratosi, si sia preferito abbandonare il sistema agricolo
per far posto a insediamenti industriali, residenziali e viari.
0,97
0,84
0,77
0,30
‘70
‘80
‘90
'00
Fig. 4.2 - S.A.U. media aziendale (Ha)
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Relazione
1191
1191
1179
793
‘70
‘80
‘90
'00
n. aziende
Fig. 4.3 - Consistenza delle aziende agricole
I dati relativi alla S.A.U. media aziendale sono indicativi della tipologia di aziende
agricole ancora esistenti sul territorio comunale; trattasi, nel 95% circa dei casi, di
aziende con una S.A.U. inferiore ad 1 Ha. Dall’analisi della cartografia tecnica di base e
dalla aereofotointerpretazione è risultato, infatti, un elevato numero di particelle
catastali indice di un elevato frazionamento aziendale e di promiscuità di colture
realizzate dai proprietari per soddisfare il fabbisogno aziendale.
0
-
<1
749
Classi di S.A.U. (in Ha)
1–2
2–5
5 – 10
30
11
3
> 10
-
totale
793
Tab.4.2 – numero di aziende per classe di S.A.U. (Ha), censimento 2000.
4.2.2 Inquadramento colturale
L’analisi dei dati evidenzia la progressiva diminuzione della superficie agricola,
totale ed utilizzabile. Le ridotte dimensioni aziendali unitamente alla mancanza di
manodopera, hanno finito con il portare l’agricoltura ad una attività familiare rivolta
essenzialmente all’autoconsumo ed ad una piccola parte del mercato locale. In altri
termini si tratta di un’agricoltura povera, incapace di assicurare un sostanziale
contributo allo sviluppo economico del comparto produttivo.
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seminativi
colt. permanenti
prati permanenti e pascoli
S.A.U. Totale
boschi
altra superficie
Superficie totale
‘70
60,8
1097,4
1,2
1159,4
28,32
103,97
1291,69
‘80
17,13
983
1000,13
98,9
38,35
1137,38
‘90
118,2
793,42
911,62
133,66
65,6
1110,88
'00
4,78
234,26
239,04
14,25
42,45
295,74
Tab.4.3 – ripartizione della superficie (Ha) secondo l’utilizzazione del suolo, censimento 1970, 1980, 1990, 2000.
Le coltivazioni permanenti hanno subito una riduzione di circa il 70 % rispetto allo
scorso censimento e di circa l'80 % rispetto a quello del 1970. La coltivazione più
rappresentativa è quella del nocciolo, seguita dalla vite, dagli agrumi e dagli altri
fruttiferi. I dati dei censimenti comprendono il nocciolo nella voce fruttiferi, di
conseguenza non è possibile esprimere variazioni percentuali riguardo la coltivazione
di questa specie che resta, comunque, al primo posto per superficie investita. L’area
interessata da questa coltura è principalmente quella pianeggiante e collinare; con
l’aumentare dell’altitudine, infatti, il nocciolo si mischia alla macchia boschiva fino a
scomparire del tutto.
Vite
Olivo
agrumi
fruttiferi
Totale
‘70
542,53
0,7
5,61
458,1
1006,94
‘80
298,07
0,2
3,7
648
949,97
‘90
204,12
0,09
16,73
569,98
790,92
‘00
40,05
1,4
11,76
179,01
232,22
Tab.4.4 – superficie (Ha) investita da coltivazioni arboree, censimento 1970, 1980, 1990, 2000.
La superficie investita a vite, storicamente coltivata in prevalenza sulle pendici del
Vesuvio, spesso in condizioni disagevoli, e la superficie investita a fruttiferi si sono
ridotte di circa l'80%.
Il patrimonio zootecnico del territorio è praticamente scomparso.
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Bovini
Suini
Ovini
Caprini
Equini
Avicoli
'90
17
49
32
41
16
3254
'00
65
Tab.4.5 – consistenza del patrimonio zootecnico (n° capi), censimento 1990 e 2000.
4.2.3. Il sistema di lavoro agricolo
Dall’esame delle figure impegnate nella conduzione delle aziende agricole risulta
che
la forma di gestione prevalente è quella della ditta individuale. Non è stato
possibile operare un'analisi per età del titolare, ma dalle interviste effettuate sul
territorio emerge che la classe di età più numerosa è quella oltre i 65 anni di età. Data
la ridotta dimensione media aziendale è difficile pensare ad una remunerazione
adeguata per le eventuali unità lavorative. La presenza di collaboratori familiari, infatti,
la cui retribuzione non è certa, è superiore alla manodopera aziendale impiegata
esclusivamente a tempo determinato.
conduttore
familiari e
parenti del
conduttore
14050
4484
Altra manodopera aziendale
a tempo
a tempo
indeterminato
determinato
-
2866
totale generale
21400
Tab. 4.6 - Giornate di lavoro aziendale per categoria di manodopera agricola, censimento 2000.
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5. L’uso agricolo del suolo
5.1 Premessa
Scopo del presente capitolo è quello di integrare i dati relativi al sistema agricolo
comunale dei censimenti ufficiali ISTAT, così come descritti nel precedente capitolo 3,
con i dati emersi dalla rilevazione diretta nel territorio ed introdurre la allegata Carta
delle destinazioni d’uso dei suoli, che tali dati rappresenta.
Le rilevazioni in loco, infatti, permettono un livello di dettaglio dell’analisi molto
maggiore rispetto alle macrocategorie individuate nei censimenti ufficiali e di rilevare
realtà locali meno significative per estensione e produttività, ma ugualmente
importanti in termini socio-economici e paesaggistici per la realtà locale. È stato,
inoltre, possibile, in tal modo, evidenziare anche le superfici non attualmente investite
da colture agrarie ma interessate da processi di trasformazione (da uso agricolo a
verde ornamentale, da uso agricolo ad incolto e viceversa, etc.).
5.2 Metodologia di lavoro
Le indagine ed i rilievi per l’aggiornamento della “Carta dell’Uso Agricolo e delle
Attività Colturali in Atto” hanno compreso l’intero territorio del comune di Ottaviano
utilizzato per produzioni agricole e forestali.
Si è proceduto, quindi, all’aggiornamento particellare dell’intero territorio agricolo
attraverso l’analisi della cartografia tecnica di base, ultimo aggiornamento, in scala
1:5000, l’aereofotointerpretazione, nonché attraverso verifiche “in situ”.
Nell’attribuzione delle varie categorie è stata tenuta presente la predominanza della
coltura nella singola particella.
Nell’ambito del territorio comunale sono state individuate sei fasce agricole
omogenee: frutteto misto, noccioleto, seminativo, seminativo arborato, vigneto, bosco
ceduo. Sono state segnalate, inoltre, le aree che seppur di pertinenza agricola non
sono investite da alcuna coltura (incolto), le aree interessate da produzioni vivaistiche e
le aree di pertinenza privata.
Si è ritenuto opportuno includere in un'unica fascia omogenea, denominata “frutteto
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misto”, tutta la superficie agricola interessata da più colture arboree non specializzate
(olivo, vite, albicocco, agrumi, nocciolo, noce, pesco, kaki, ...), ma ugualmente da
salvaguardare sia per l’importanza agronomica ed economica che rivestono, sia per
tutelare e valorizzare le attitudini produttive del territorio.
Per frutteto misto, pertanto, è da intendersi un appezzamento che, generalmente in
maniera mista, talvolta in assenza di un sistema di allevamento, è investito da
coltivazioni arboree da frutto, eccezion fatta per noccioleto e vigneto specializzati che
sono stati censiti separatamente. In questi appezzamenti la coltura dominante è
spesso rappresentata dal nocciolo a cui si accompagnano più di frequente agrumi,
albicocco e pesco. In qualche caso sono presenti anche giardini di agrumi, tuttavia si
tratta di appezzamenti di ridotte dimensioni.
Il seminativo è essenzialmente irriguo, per lo più rappresentato da coltivazioni ortive
ad uso familiare o per il mercato locale.
Per seminativo arborato si sono intese quelle aree dove sono presenti sia colture
arboree miste che ortive, che, così come per i seminativi, sono da considerarsi per
produzioni dedicate al mercato locale ed al consumo diretto della famiglia coltivatrice.
L’area boschiva, infine, è rappresentata essenzialmente da leccio, castagno e specie
tipiche della macchia mediterranea.
5.3 La carta delle destinazioni d’uso dei suoli del comune di Ottaviano
La carta delle destinazioni d’uso dei suoli rappresenta la distribuzione sul territorio
comunale delle colture agrarie come rilevate nel periodo compreso tra novembre 2006
e febbraio 2007.
Le rilevazioni sono state riportate sulla carta tecnica di base del Comune di
Ottaviano in scala 1:5000 e confrontate con la carta delle destinazioni d’uso del suolo
redatta nell’anno 2000, al fine di evidenziare le variazioni intercorse nei sette anni
trascorsi.
Infatti, accanto alla presente carta, è stata prodotta anche la Carta delle Variazioni
d’Uso, che sarà introdotta e commentata di seguito nel presente paragrafo.
Utilizzando il software ArcGIS, le classi d’uso del suolo sono state digitalizzate,
disegnando, cioè, dei poligoni in uno strato informativo che è stato poi sovrapposto
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alla carta tecnica di base.
La rappresentazione in classi è di seguito riportata, come in legenda per le singole
mappe:
Classificazione degli usi agricoli
Classi d'uso agricolo
vigneto
noccioleto
frutteto misto
bosco ceduo
incolto
seminativo
seminativo arborato
specchio d'acqua
verde privato
vivaio
Figura 5.1 : Rappresentazione delle classi d’uso del suolo
La carta delle destinazioni d’uso del Comune di Ottaviano, come le altre carte
prodotte, è ripartita nei Fogli 1, 2 e 3, che rappresentano rispettivamente il settore NO, N-E e S-O del territorio comunale e quindi rappresentata negli elaborati 1, 5 e 9.
La Carta delle Variazioni d’Uso dei Suoli (elaborato n.4 per il Foglio 1 ed elaborato
n.8 per il Foglio 2, non essendo emerse variazioni di rilievo per il Foglio 3) registra le
variazioni negli attuali usi del suolo rispetto a quelli che erano stati rilevati nell’anno
2000, in occasione della stesura della precedente carta d’uso del suolo.
Le numerose tipologie di variazioni sono state ricondotte a delle categorie generali,
allo scopo di sottolineare se il cambiamento d’uso ha determinato la fuoriuscita
dell’appezzamento dal settore agricolo o viceversa, il recupero all’agricoltura di
appezzamenti prima destinati ad altro uso.
In particolare, le categorie rappresentate e la rispettiva simbologia sono di seguito
riportate.
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Relazione
Figura 5.2 : Rappresentazione delle classi di variazione d’uso del suolo
Come si può osservare dall’analisi della cartografia allegata alla presente relazione,
le carte delle variazioni riportano ed evidenziano i soli appezzamenti che hanno subito
variazioni d’uso.
Un dato interessante emerge dal confronto tra queste carte ed i dati del censimento
sulle variazioni delle superfici agricole e totali nel decennio 1990/2000, riportati e
commentati
nel
capitolo
4.
Da
quei
dati,
infatti,
emergeva
una
situazione
estremamente preoccupante in termini di consumo di suoli, di suoli cioè fuoriusciti dal
settore agricolo e destinati ad usi diversi da questo. Il 73% della SAU risultava persa tra
il 1990 ed il 2000.
Da quanto emerge dagli elaborati 4 (Foglio 1) e 8 (Foglio 2), una superficie agricola
relativamente ridotta ha cambiato destinazione d’uso e, se si esclude il caso nel Foglio
2 dei suoli impermeabilizzati per la costruzione del nuovo svincolo autostradale
(classificabili quindi nella categoria “da uso agricolo ad uso non agricolo”), tale
passaggio ha riguardato in prevalenza cambi di coltura.
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6. La produzione agricola e il valore dei suoli
6.1 Premessa
Scopo del presente capitolo è fornire al pianificatore le indicazioni del valore
agricolo medio dei suoli sulla base esclusiva della capacità produttiva di determinate
colture agrarie.
Tale valore, assolutamente indicativo, non considera altri complessi aspetti che pur
contribuiscono a formare il “valore economico” dei suoli, la cui trattazione esula lo
scopo della presente trattazione. Il “valore economico totale” dei suoli, infatti, va ben
oltre la sua mera capacità produttiva di colture agrarie e comprende gli aspetti
connessi al suo ruolo di risorsa non rinnovabile e di produzione di beni e servizi
ambientali, notoriamente “fuori mercato”, quindi non associabili ad un prezzo, ma di
estrema importanza per la collettività locale (regimazione delle acque, produzione di
spazi aperti, biodiversità, etc.).
Di tali aspetti, tuttavia, il pianificatore deve tener conto nel valutare la suscettività
dei suoli agricoli al cambiamento di destinazione d’uso, con particolare attenzione alla
conversione da usi riconvertibili (agricolo, bosco, spazio aperto, parco) ad usi non
riconvertibili (impermeabilizzazione, edificazione, etc.).
6.2 Stima dei fondi rustici
Allo scopo di determinare il “più probabile valore di mercato”, un fondo rustico viene
valutato mediante stima per capitalizzazione del Beneficio fondiario (Bf). Trattasi di un
procedimento analitico rivolto a rilavare e giustificare tutti gli elementi, i fatti, le
circostanze, i dati ed i rapporti relativi al caso in valutazione. In particolare, è
necessario stimare la Produzione Lorda Vendibile (PLV), le voci di spesa gravanti sul
fondo in esame, e capitalizzare il Bf in funzione del saggio di interesse appropriato (r)
secondo la formula: V=Bf/r.
La PLV costituisce la produzione che l'imprenditore può immettere sul mercato
senza alterare il normale funzionamento dell'azienda agraria. Viene detta lorda in
quanto al lordo dei costi di produzione; viene detta vendibile e non venduta in quanto
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sono compresi anche quei prodotti che non sono venduti poichè consumati in azienda
dall'imprenditore e dalla sua famiglia. Pertanto la PLV è composta da:
•
prodotti diretti del suolo (escludendo i reimpieghi ed i trasformati), che sono
rappresentati dai prodotti ottenuti direttamente dal terreno (prodotti delle
colture erbacee ed arboree);
•
prodotti indiretti, ottenuti dalla trasformazione di prodotti diretti (i foraggi dati
al bestiame si trasformano in carne e latte).
La quantità di PLV deve essere determinata tenuto conto dell'area oggetto
dell'indagine e, meglio ancora, dell'azienda oggetto dell'indagine, in base ad elementi
ed a dati attendibili, su base storica e previsionale.
Il Bf si ricava quantificando tutte le voci di spesa e sottraendole alla PLV stessa.
6.3 La carta del valore dei suoli agricoli del comune di Ottaviano
La vastità del territorio oggetto di indagine, unitamente alla forte polverizzazione
delle aziende agricole comunali, non rende praticabile il procedimento analitico
descritto.
Pertanto si è scelto di procedere alla suddivisione del territorio agricolo comunale in
funzione del valore agricolo medio per ettaro e per tipo di coltura.
In particolare si sono analizzati i dati riportati nel “quadro d'insieme dei valori
agricoli medi per ettaro e per tipi di coltura dei terreni compresi nelle singole regioni
agrarie validi per l'anno 2003”, di cui la tabella che segue fornisce un'estrapolazione
relativamente alle tipologie colturali presenti nel territorio comunale di Ottaviano (in
Regione Agricola 2).
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tipi di coltura
Regione Agricola 2
Seminativo
€ 19.100,00
Seminativo arborato
€ 24.700,00
Vigneto
€ 30.400,00
Vigneto arborato
€ 29.000,00
Noccioleto
€ 40.400,00
Bosco ceduo
€ 6.800,00
Incolto produttivo
€ 3.300,00
Incolto sterile
€ 2.200,00
Tab. 6.1 valori agricoli medi per ettaro e per tipi di coltura dei terreni compresi nella regione agraria 2 validi per
l'anno 2003
Partendo da questi dati si è proceduto ad individuare cinque classi (<10000,00 €,
<20000,00 €, <30000,00 €, <40000,00 €, >40000,00) ed a dividere il territorio, su
base cartografica, in relazione alla omogeneità di valore dei terreni in funzione delle
colture individuate, come di seguito riportato:
valore agricolo medio (€)
< 2.000
< 10.000
< 20.000
< 30.000
< 40.000
> 40.000
tipologia di coltura
incolto
bosco ceduo
seminativo
seminativo arborato, vigneto, frutteto misto
noccioleto
aree vivaistiche
Tab. 6.2 classi di valore dei terreni in funzione delle colture presenti
La Carta del Valore Agricolo Medio dei Suoli Agricoli rappresenta la distribuzione sul
territorio comunale del valore medio dei suoli agricoli in funzione delle colture agrarie
come rilevate nel periodo compreso tra novembre 2006 e febbraio 2007.
Le rilevazioni sono state riportate sulla carta tecnica di base del Comune di
Ottaviano in scala 1:5000.
Utilizzando il software ArcGIS, le classi di valore dei suoli sono state digitalizzate,
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disegnando, cioè, dei poligoni in uno strato informativo che è stato poi sovrapposto
alla carta tecnica di base.
La Carta del Valore Agricolo Medio dei Suoli Agricoli del Comune di Ottaviano, come
le altre carte prodotte, è ripartita nei Fogli 1, 2 e 3, che rappresentano rispettivamente
il settore N-O, N-E e S-O del territorio comunale ed è rappresentata negli elaborati 2, 6
e 10.
Come si può osservare dalla consultazione delle mappe, i suoli agricoli a più alto
valore sono quelli situati nelle aree suburbane, dove è ancora possibile perseguire
un'agricoltura imprenditoriale, e al tempo stesso di salvaguardia del territorio,
piuttosto che un'agricoltura di tipo famigliare rivolta allo sfruttamento del terreno ai
fini dell'autoconsumo.
Come per le precedenti carte, si riporta di seguito la legenda con classi e simboli
della carta dei valori dei suoli al fine di renderne più agevole l’interpretazione.
Classificazione per valori medi dei suoli
Classi di valore medio
< 2.000 euro
< 10.000 euro
< 20.000 euro
< 30.000 euro
< 40.000 euro
> 40.000 euro
Figura 6.1 : Rappresentazione delle classi di valore agricolo medio dei suoli
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7. Le tipicità rurali
7.1 La definizione di tipicità nel contesto ottavianese
Scopo del presente capitolo è quello di delineare una definizione di tipicità che
coniughi al meglio le caratteristiche che l’agricoltura esprime localmente e le esigenze
di rappresentazione dei modi con cui queste hanno interagito con il territorio locale
stesso.
L’idea di tipicità è molto più frequentemente associata alla presenza di colture e
prodotti tradizionali, strettamente legati agli usi e modi di una comunità, in termini di
produzione e di consumo.
Molto spesso, però, i prodotti tipici sono anche espressione di tecniche e
sistemazioni colturali tradizionali, “tipiche” esse stesse, in grado, quindi, di produrre
anche identità paesaggistiche immediatamente identificabili come espressione di quel
particolare prodotto.
In quest’ottica, la nostra considerazione del concetto di “tipicità” si è spostata dal
prodotto ai modi di produrre, al modo di trasformare ed interagire con il territorio nel
produrre prodotti agricoli.
In questo caso, quindi, potremo parlare molto più di “tipicità paesaggistica” con
l’intento di ricomprendere e rappresentare, attraverso il concetto di unità paesistica, i
processi produttivi e le conseguenti organizzazioni spaziali nella particolare trama
territoriale in cui si inseriscono.
Ciò premesso, di seguito si definisce il contesto paesistico generale, in cui si
inserisce la nostra analisi a livello locale, così come definito nello strumento di
pianificazione principe in questo territorio, il Piano del Parco. Infine, si introduce il
concetto di tipicità rurale, così come abbiamo voluto intenderlo nella nostra analisi e le
fasi della metodologia per la definizione e rappresentazione in mappa delle unità di
tipicità rurale per il territorio di Ottaviano.
Tale procedura, peraltro, porta alla definizione di unità paesistiche perfettamente
coerenti con quelle identificate nell’ambito del Piano Parco e di indicazioni sulla
gestione dei suoli perfettamente in linea con le strategie di intervento di tale
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strumento.
7.2 Il contesto paesistico generale come definito nel Piano del Parco
Nazionale del Vesuvio – Somma
Nel territorio del comune di Ottaviano sono stati identificati tre tipi di paesaggio
fondamentali nell’ambito dell’analisi e classificazione paesistica contenute nella
Relazione Generale del Piano Parco.
Il paesaggio forestale del castagneto domina, accanto ad altre latifoglie e lecceti, sui
versanti alti e medio-alti del Monte Somma.
I boschi dei versanti medio-alti sono comunità generalmente giovani a basso grado
di naturalità, sviluppati ed impiantati in tempi piuttosto recenti, sottoposti a livelli di
sfruttamento più o meno intensi, che ne hanno condizionato lo sviluppo e l’evoluzione
sino ad oggi. Governati a ceduo, i castagneti sono oggi quasi completamente
abbandonati ed in larghe aree sono spontaneamente sostituiti da altre specie. Le
indicazioni contenute nel Piano del Parco prevedono interventi di rinaturalizzazione per
i popolamenti compresi nella zona A (Riserva integrale) e di conservazione attiva
(continuare la gestione a ceduo ma con modalità compatibili con la funzione
ambientale oltre che produttiva) per quelli ricadenti nelle zone B e C.
Un grado più elevato di naturalità caratterizza i boschi di latifoglie, quali betulla,
ontano napoletano e pioppo tremulo, sui versanti alti del monte Somma, per i quali il
regime speciale previsto per le aree di zona A sussiste; prevalentemente sottoposti a
gestione speciale del tipo C sono, invece, i querceti, le leccete ed i boschi misti di
latifoglie decidue che arrivano sino alla fascia pedemontana e ai primi versanti acclivi.
Nelle fasce piu’ basse e pedemontane, l’agricoltura, con i suoi insediamenti e
sistemazioni del territorio, caratterizza l’assetto paesistico. Le tipologie di aree rurali
sono qui essenzialmente ricondotte a due tipi paesistici.
Il primo è quello degli insediamenti ad alto valore storico-culturale, sul versante
sommano, dove ancora sopravvivono sistemazioni tradizionali per la protezione dei
suoli e la regimazione delle acque (terrazzamenti e ciglionamenti), masserie e
costruzioni rurali più antiche.
Il secondo è quello delle fasce urbane e periurbane, dove forte è la pressione di
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fenomeni degradativi (abusivismo, espansione edilizia, contaminazione dei suoli, etc.),
che stravolgono gli assetti colturali, riducono le dimensioni delle unità produttive,
peggiorano la qualità visiva degli assetti paesaggistici.
Le future strategie per questi tipi paesistici sono necessariamente riconducibili,
come definito nel Piano Parco, al mantenimento delle attività agricole nel Parco.
La prima motivazione a supporto di tale indirizzo risiede nelle enormi potenzialità di
sviluppo socio-economico che le stesse attivita’ agricole possono promuovere se
associate ad un efficace strumento di marketing quale la creazione di un marchio
comune, basato sull’immagine particolarmente nota su larga scala del Vesuvio.
La seconda motivazione è la forte identità che da sempre tali assetti paesistici
conferiscono a questi luoghi.
Al fine di favorire la permanenza degli agricoltori nelle aziende, il Parco si propone
non di costituire nuovi vincoli e regole per le attività agricole, ma di promuovere ciò
che già costituisce un efficace e completo modello tecnico-gestionale di agricoltura a
basso impatto. Tale modello e’ quello delineato nell’attuale Piano di Sviluppo Rurale
(PSR) della Regione Campania, che recepisce le misure agroambientali implementate a
livello europeo a partire da Agenda 2000 e mira a promuovere lo sviluppo delle aree
rurali attraverso la diversificazione delle attivita’ economiche e la compatibilita’
ambientale dei sitemi agricoli. Tali misure sono, quindi, gia’ state individuate dal
legislatore regionale e necessitano solo di una capillare attivazione attraverso una
maggiore azione di informazione ed assistenza tecnica agli agricoltori e proprietari
terrieri.
Il problema in questo caso, come in quello di tutti i paesaggi rurali storici della
Campania, è che per il secondo tipo paesistico (aree agricole ad elevato valore storicoculturale) non esiste una politica specifica di sostegno finanziario per la manutenzione
e la “produzione” di paesaggio. In questo “vuoto”, il Parco si propone come soggetto
promotore presso il governo regionale di iniziaitive legislative specifiche in materia di
politica del paesaggio, che partano dalla considerazione di dover migliorare le
condizioni di lavoro e vita in queste aree per favorire la permanenza nelle aziende
anche dei giovani.
Per quanto riguarda le aree agricole urbane e periurbane, sottoposte da lungo
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tempo all’erosione per abusivismo e espansione edilizia, l’unica strategia proponibile
e’ l’integrazione delle stesse nel complesso della rete ecologica del Parco. Cio’ significa
che, se da una parte deve esserne conservata la funzione produttiva per garantirne la
vitalita’ economica, dall’altra a questa devono essere sommate funzioni di tipo
ambientale, quali il recupero della rete idrografica con interventi di rinaturalizzazione
degli alvei, il controllo di interventi di ulteriore impermeabilizzazione, la realizzazione
di “fasce di ambientazione” intorno alle infrastrutture per ridurne l’impatto e creare
nuovi corridoi ecologici.
Fatte queste considerazioni, il Parco intende interfacciarsi con la Regione per
l’attivazione ed il riconoscimento della clausola di preferenza accordata agli agricoltori
in aree protette prevista dalle misure agroambientali del PSR e di promuovere
l’istituzione di un marchio del Parco per favorire la commercializzazione di servizi e
prodotti locali.
7.3 La carta delle tipicità rurali del comune di Ottaviano
La
descrizione
che
precede
delle
tipologie
paesistiche
individuate
dalla
classificazione del Piano del Parco rende ben chiare le caratteristiche ambientali del
contesto generale in cui la nostra analisi e’ stata condotta.
Come nella premessa, obiettivo di tale analisi e’ stato quello di individuare caratteri
di tipicita’ nel territorio conferiti dalla presenza di attivita’ agricole.
E’ ben noto che la coltura dominante, in purezza o in associazione con altre, e’
quella del nocciolo, che da lungo tempo caratterizza, in passato su superfici ben piu’
consistenti, non solo il territorio ottavianese, ma anche quello dei comuni confinanti.
In realta’, le varieta’ coltivate localmente non hanno caratteristiche di pregio tali da
giustificare il riconoscimento
attraverso una denominazione geografica (come altre
produzioni analoghe in altre parti della regione), tuttavia hanno attivato la creazione di
un polo dolciario (destinazione a cui sono prevalentemente destinate le nocciole
prodotte) e di trasformazione (insieme con altra materia prima proveniente da altre
parti della regione, ma anche dall’estero) particolarmente vitale ed interessante.
Di qui la necessita’ di analizzare il concetto di tipicita’ in modo piu’ ampio rispetto
alla ovvia definizione associata alla presenza di marchi geografici riconosciuti, dal
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momento che l’importanza di questa ed altre colture e’ da collegare esclusivamente al
ruolo svolto nel contesto socio-economico ed ambientale locale.
In altre parole, se ad Ottaviano non sono presenti prodotti a marchi di origine
geografica riconosciuti, tuttavia la presenza di alcune colture, in particolare il nocciolo,
caratterizza fortemente e da lungo tempo il paesaggio e l’economia dei luoghi.
Pertanto, fatte queste considerazioni, la nostra analisi e’ partita dall’elencare le
colture stabilmente presenti nel territorio comunale. Esse risultano essere il nocciolo,
la consociazione di differenti tipi di alberi da frutto (in diversa combinazione lo stesso
nocciolo, vite, olivo, albicocco, agrumi, pesco) indicata genericamente come frutteto
misto, il bosco ceduo (in particolare, castagno, macchia mediterranea e leccio), vite,
seminativo arborato e seminativo (definizione generica essendo generalmente
attribuibile ad appezzamenti in cui differenti colture erbacee annuali sono presenti),
aree di pertinenza di abitazioni o altri edifici (verde privato) ed incolti (non classificabili
in altre categorie in quanto al momento dell’analisi non interessate da alcuna coltura
ben definita, o per recenti espianti o perche’ in chiara conversione verso altri usi).
Di queste e’ stata poi considerata l’organizzazione spaziale che esse hanno assunto,
ossia la loro attuale distribuzione rispetto allo sviluppo di altri tipi d’uso dei suoli, in
particolare urbano, industriale ed infrastrutturale. Per ciascuna coltura, quindi, sono
stati classificate e riportate in mappa le seguenti “tipologie di spazio”: in tessuto denso
urbano, in tessuto rado urbano, in prevalente spazio agricolo con insediamenti sparsi
ed, infine, sulle pendici del Monte Somma in prevalente matrice boschiva.
La seguente tabella 7.1 riporta lo schema dell’incrocio tra le colture elencate e le
tipologie di spazio, con le sigle assegnate da una prima classificazione in “classi di
tipicita’”.
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Coltura
Noccioleto
Frutteto misto
Bosco ceduo
Vite
Seminativo arborato
Seminativo
Verde privato
Incolto
Tipologia di spazio
Nel tessuo urbano
Nel tessuo rado urbano
Prevalente carattere agricolo con insediamenti sparsi (periferia del centro cittadino)
Pendici Somma (colture ed insediamenti sparsi in prevalente matrice boschiva)
Nel tessuo urbano
Nel tessuo rado urbano
Prevalente carattere agricolo con insediamenti sparsi (periferia del centro cittadino)
Pendici Somma (colture ed insediamenti sparsi in prevalente matrice boschiva)
(macchia + leccio + castagno)
Nel tessuo urbano
Nel tessuo rado urbano
Prevalente carattere agricolo con insediamenti sparsi (periferia del centro cittadino)
Pendici Somma (colture ed insediamenti sparsi in prevalente matrice boschiva)
Nel tessuo urbano
Nel tessuo rado urbano
Prevalente carattere agricolo con insediamenti sparsi (periferia del centro cittadino)
Nel tessuo urbano
Nel tessuo rado urbano
Prevalente carattere agricolo con insediamenti sparsi (periferia del centro cittadino)
Pendici Somma (colture ed insediamenti sparsi in prevalente matrice boschiva)
Nel tessuo urbano
Nel tessuo rado urbano
Prevalente carattere agricolo con insediamenti sparsi (periferia del centro cittadino)
Vivai
Specchi d'acqua
Classi di tipicità
NDU
NRU
NA
NN
FMDU
FMRU
FMA
FMN
VS
VDU
VRU
VA
VN
SADU
SARU
SAA
SDU
SRU
SAA
SN
VP
IDU
IRU
IA
VIVAI
ACQUA
Tab. 7.1 : Definizione delle classi di tipicità rurali in funzione delle colture presenti e della tipologia di spazio
A titolo di esempio, le classi relative al nocciolo (N) sono NDU (Nocciolo in tessuto
Denso Urbano), NRU (Nocciolo in tessuto Rado Urbano), NA (Nocciolo in prevalente
tessuto Agricolo), NN (Nocciolo in prevalente matrice Naturale).
Tale classificazione ha evidenziato che lo stesso tipo di coltura assumeva funzioni e
caratteristiche diverse in relazione alla sua organizzazione spaziale, a seconda, cioe’,
che si trovasse in un’area agricola o in pieno centro urbano, e cosi’ via.
Ovviamente, le riflessioni che si impongono al pianificatore in termini di gestione dei
suoli agricoli sono diverse proprio in relazione a questo aspetto.
Pertanto, al fine di rendere piu’ efficiente e funzionale tale classificazione, l’accento
e’ stato posto non tanto sulla tipologia di coltura (peraltro oggetto di classificazione
dettagliata della cartografia relativa agli usi del suolo) ma sulla organizzazione spaziale
di queste. Il secondo passaggio ha, quindi, determinato il raggruppamento di tutte le
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colture in un’unica categoria e rinominato le tipologie di spazio in relazione alle
caratteristiche della destinazione d’uso prevalente nella specifica collocazione.
Le classi considerate sono risultate, quindi:
agricoltura urbana: in tale classe sono confluite le diverse colture che sussistono sugli
appezzamenti interclusi nel tessuto urbano, quindi circondati da spazi costruiti piu’ o
meno densamente;
agricoltura vesuviana: in tale classe sono confluite le diverse colture (prevalentemente
vigneti, con pochi frutteti misti) praticate sui piccoli appezzamenti che si inerpicano
verso le pendici del Somma e che sono immersi nella matrice vegetale della macchia e,
man mano che si sale, dei cedui;
noccioleto produttivo: in questa classe confluiscono le colture presenti nelle ampie
fasce a preminente carattere agricolo che circondano, in particolare nella parte nord e
nord-est, il nucleo abitato di Ottaviano. In tali aree, la grandezza degli appezzamenti e
l’organizzazione dello spazio conservano ancora le premesse per un’agricoltura
produttiva. In realta’, laddove queste condizioni si verificano il nocciolo resta la coltura
praticata, con forme di allevamento e gestione dei fondi decisamente mirate ad
innalzarne
la
produttivita’.
Di
qui,
il
riferimento
esplicito
al
nocciolo
nella
denominazione di tale classe;
tessuto misto agricolo-urbano: in questa classe confluiscono le colture praticate nella
fascia periurbana, dove l’identita’ dei luoghi e’ quella di passaggio tra il nucleo abitato
e la parte esterna a questo decisamente agricola. L’entita’ degli appezzamenti ed il tipo
di conduzione delle colture praticate fanno si’ che ovviamente non si possa parlare di
una vera e propria agricoltura produttiva, cosi’ come la densita’ del costruito non e’
pari a quella presente in pieno nucleo abitato.
Nella
figura
7.1
che
segue e’ riportata la
classificazione
e la relativa
rappresentazione nelle Carte delle Tipicita’ Rurali del Territorio.
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Classificazione delle tipicità rurali
Classi di tipicità
agricoltura urbana
agricoltura vesuviana
noccioleto produttivo
tessuto misto agricolo-urbano
Fig. 7.1 : Rappresentazione delle classi di tipicita’ rurale dei suoli
Come per le precedenti carte, la carta delle tipicita’ rurali per il territorio di
Ottaviano e’ ripartita nei Fogli 1, 2 e 3 e rappresentata, rispettivamente, negli Elaborati
3, 7 e 11.
Cosi’ come sono state organizzate e concepite, tali carte pongono, quindi, come si
diceva, l’accento sul rapporto tra le colture (ed i suoli sui cui esse insistono) e lo spazio
circostante, definendo i differenti ruoli che tali colture finiscono per svolgere nei
diversi contesti e, quindi, suggerendo diverse linee strategiche possibili per la loro
gestione.
Queste ultime non possono prescindere da quanto indicato nel Piano del Parco.
L’agricoltura urbana si pone come “spazio aperto” residuo in un tessuto urbano che
in Ottaviano (come del resto nell’intera area vesuviana) si caratterizza per essere
estremamente denso. Si tratta molto spesso di orti famigliari, con produzioni destinate
all’autoconsumo, spesso in attesa che il cambiamento di destinazione d’uso (se non
gia’ avvenuto) ne permetta l’edificabilita’.
L’agricoltura vesuviana e’ quella che in forma di boschi o, per usare un’espressione
riportata nella descrizione delle classi della Carta dei Paesaggi della Campania, giardini
di frutta ha finora garantito e deve poter ancor piu’ garantire in futuro la manutenzione
dei suoli in pendenza sui versanti del Monte Somma. L’aspetto produttivo (considerate
le condizioni di lavoro e la redditivita’ di tali colture) da solo non potra’ garantire la
permanenza dell’agricoltura su questi appezzamenti, in particolare nella delicatissima
fase del cambio generazionale, quando al pensionamento degli imprenditori anziani
non corrispondera’ l’insediamento di un giovane imprenditore. Considerare, in questi
casi, la remunerazione all’imprenditore per i servizi e beni ambientali prodotti insieme
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con i beni commercializzabili e’ una delle soluzioni ipotizzate nelle misure
agroambientali del PSR. Con queste vanno considerate le misure per la diversificazione
delle attivita’ economiche e il sostegno ai prezzi dei prodotti agricoli attraverso la
creazione del marchio comune del Parco.
Il noccioleto produttivo rappresenta, invece, nella realtà ottavianese l’altro aspetto
dell’agricoltura, dove la capacità produttiva e competitiva dell’unità aziendale
determina le possibilità di sopravvivenza sul mercato della stessa. Il quadro delle
misure agroambientali del PSR, che il Piano Parco si propone di diffondere, prevede
tuttavia che gli standard competitivi siano raggiunti nel rispetto della qualità
ambientale e della salute del consumatore. Ciò significa che le problematiche poste per
la gestione di tali spazi devono considerare interventi di sostegno e tutela delle
superfici
aziendali
attualmente
esistenti (a
tale
proposito
il
Piano
individua
giustamente in misure di accorpamento per la formazione di aziende di maggiori
dimensioni una delle strade da percorrere), di assistenza tecnica e riduzione
dell’impatto sulle risorse ambientali per mantenere vitali le produzioni e garantire,
quindi, la permanenza di questa importante cinta agricola intorno al centro abitato del
comune. In particolare, è auspicabile una più accorta politica di uso e risparmio dei
suoli, a difesa delle unità colturali esistenti e delle attività agricole ancora esistenti.
Il tessuto misto agricolo-urbano rappresenta la fase di passaggio dal nucleo abitato
del centro cittadino alla fascia agricola esterna a questo, dove gli insediamenti sono
radi. E’ evidente che qui tende ad espandersi il tessuto urbano verso quello agricolo,
dove i suoli ancora liberi sono esposti ad un più elevato rischio di cambio d’uso ed
impermeabilizzazione.
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8. Conclusioni
8.1 Considerazioni socio-economiche e prospettive di sviluppo del
territorio
Dalla relazione generale del Piano del Parco
Il trend recentemente evidenziato dai dati censuari e dall’analisi delle realtà locali
evidenzia uno spostamento dei flussi migratori dai centri costieri a quelli del versante
sommano. La saturazione del tessuto urbano e la sostanziale invivibilità di questi
ultimi spinge ad una maggiore pressione verso i comuni più interni, ponendo con
ancora maggiore urgenza la questione del controllo e la gestione del territorio alle
falde del cono vulcanico.
Al pericolo costante di nuovi fenomeni eruttivi, infatti, si aggiunge quello del
dissesto idrogeologico, che evidenzia la vulnerabilità dei versanti man mano che
l’agricoltura arretra ed abbandona i suoli a nuove ondate di processi urbanizzativi.
Il Piano ribadisce la necessità di tenere alto il livello di controllo del territorio,
perseguendo l’obiettivo di una decompressione abitativa dell’area, verso le aree
esterne al Parco, e la riutilizzazione o nuove forme di utilizzazione del patrimonio
abitativo (in particolare con riferimento all’idea di ricettività diffusa del territorio tanto
auspicata e sostenuta nell’ambito della programmazione del Parco).
Anche nel Piano Pluriennale Economico e Sociale, attualmente in fase di
elaborazione, ma in parte riportato nella Relazione Generale del Piano, si sottolinea
come la forte pressione demografica e l’intensa urbanizzazione siano la costante
minaccia e l’emergenza da considerare, anche in relazione ai notevoli rischi ambientali
che caratterizzano l’area.
D'altronde il sostegno, la tutela ed il recupero delle attività agricole e dei connessi
sistemi socio-economici e paesistici vengono ancora individuati come le principali
direttrici delle future strategie di sviluppo per l’area.
In particolare, è interessante riportare in sintesi quanto descritto nel PPES, in quanto
ad essi si concordano perfettamente anche i nostri suggerimenti.
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Obiettivi del Piano relativi alla disciplina degli interventi sulla componente Aree
Agricole:
•
Conservare e valorizzare il patrimonio forestale con una gestione orientata alla
selvicoltura naturalistica e sistemica atta al raggiungimento di sufficienti
condizioni
di
naturalità,
all'evoluzione
dell'ecosistema
verso
assetti
autonomamente stabili, alla massimizzazione della complessità strutturale in
ragione della migliore funzionalità bio-ecologica dell'ecosistema forestale, al
mantenimento delle funzione protettive e produttive, escludendo azioni di
isolamento ed enucleazione delle aree di maggior valore e garantendo ove
necessario le dinamiche evolutive naturali verso assetti autonomamente stabili
in relazione alle caratteristiche dei suoli connesse alle diverse attività eruttive
del complesso vulcanico.
•
Mantenere le attività agricole e dell'allevamento esercitate nei modi e con le
tecniche tradizionali di produzione, volte alla salvaguardia delle risorse esistenti
nell'agro-ecosistema, al recupero delle specie tradizionali, finalizzata al
mantenimento della biodiversità, alla tutela del paesaggio agrario storico, al
rispetto ed alla conservazione delle testimonianze della cultura locale
rintracciabili nell'assetto colturale, nelle opere costruite, nei comportamenti
produttivi.
Conservazione e valorizzazione delle aree agricole
L'agricoltura vesuviana ha enormi potenzialità di affermazione sui mercati. Il Vesuvio
è un marchio conosciuto in tutto il mondo, e le opportunità per le produzioni di qualità
del Parco sono straordinarie, lì dove il Parco si proponesse come promotore di
iniziative di medio periodo di qualificazione e di organizzazione dell'offerta. Il
paesaggio tipico del Vesuvio, così come lo conosciamo e lo percepiamo, è nel 50% del
territorio del Parco un prodotto del lavoro di lunga durata di generazioni di agricoltori;
la sua conservazione attiva è legata dunque alla permanenza di un presidio agricolo.
Aree agricole delle fasce periurbane e urbane
Laddove è in atto la distruzione del paesaggio agrario a causa dell'espansione
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urbana incontrollata, la strategia che viene proposta è quella di considerare tutti gli
spazi verdi in tali fasce come gli elementi costitutivi della rete ecologica del Parco,
tutelandone l'uso produttivo, contrastando l'abusivismo, recuperando anche qui la rete
idrografica attraverso interventi di rinaturalizzazione delle sponde ed escludendo
ulteriori interventi di impermeabilizzazione, creando interventi di inserimento
ambientale delle infrastrutture di trasporto con la realizzazione di fasce di
ambientazione che fungano anche da corridoi ecologici, mantenendo e ripristinando
l'infrastrutturazione rurale e recuperando le aree incolte e degradate ad usi agricoli.
8.2 Considerazioni finali
L’agricoltura, per vocazione e caratteristiche e valori storico-culturali, può realmente
innescare processi di diversificazione delle attività economiche locali, ma in futuro essa
deve passare attraverso una maggiore adesione a criteri di compatibilità ambientale.
Ciò si traduce in termini di programmazione in sostegno alla formazione di aziende di
più grandi dimensioni e di forme associative per un uso più efficiente delle risorse,
valorizzazione dei prodotti tipici e locali, salvaguardia degli ambienti e paesaggi
tradizionali. Le aree rurali sono anche al centro dello sviluppo di iniziative per il settore
turistico e ricettivo, attraverso il sostegno allo sviluppo del settore agrituristico e del
turismo rurale.
Secondo il nostro parere l'urbanizzazione del comune di Ottaviano ha lentamente,
ma inesorabilmente, sottratto all'agricoltura la risorsa terra, indispensabile al
sostentamento di un'economia di tipo estensivo o intensivo a seconda della prevalenza
degli ordinamenti colturali. L'agricoltura che ha resistito può essere ancora indirizzata
verso l’adozione di pratiche colturali pienamente compatibili con l’ambiente, evitando
la perdita di funzionalità delle sistemazioni agrarie una volta ricchezza paesaggistica
oltre che funzionale ad un uso attento del suolo.
Si può pensare ad un legame più marcato con il territorio attraverso la riconversione
dei vari settori verso produzioni qualitative e tipiche insieme alla ricostruzione delle
filiere di produzione più incentrate verso la qualità e la tipicità.
Per le aree strettamente periurbane dove l’economia agricola estensiva non ha più
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senso per l’estrema contiguità con l’urbanizzato e con le strutture produttive, l’idea
potrebbe essere di creare una rete di sistemi funzionali al benessere della collettività
urbana, quindi un orientamento didattico e dimostrativo che permetta di conservare le
aree agricole rimaste orientandole verso usi di tipo orti collettivi, city farms, campi
sperimentali per piante officinali.
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9. Riferimenti bibliografici
Autorità di Bacino del Sarno – Regione Campania, Carta delle fasce fluviali del Piano
Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
Autorità di Bacino del Sarno – Regione Campania, Carta del rischio idrogeologico del
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
Autorità di Bacino del Sarno – Regione Campania, Relazione Generale del Piano Stralcio
per l’Assetto Idrogeologico
Giunta Regionale della Campania, 2005. Piano del Parco Nazionale del Vesuvio – Norme
Tecniche di Attuazione.
Giunta Regionale della Campania, 2005. Piano del Parco Nazionale del Vesuvio –
Relazione generale.
ISTAT, Statistiche meteorologiche – Anno 1997
ISTAT, 2° Censimento Generale dell'Agricoltura, 1970
ISTAT, 3° Censimento Generale dell'Agricoltura, 1980
ISTAT, 4° Censimento Generale dell'Agricoltura, 1990
ISTAT, 5° Censimento Generale dell'Agricoltura, 2000
I suoli della provincia di Napoli – CUEN Anno 1995
Michieli, I., 1987. Trattato di Estimo. Edagricole, Bologna.
Provincia di Napoli, 2006. Proposta Preliminare di Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale
Regione Campania – Assessorato al Governo del Territorio, 2005. Verso
l’identificazione dei paesaggi della Campania. Basi materiali e processi di
trasformazione. Cartografia in scala 1:250.000. S.E.L.C.A., Firenze.
Tassinari, G., Manuale dell’agronomo – V edizione 1998, REDA edizioni per
l'agricoltura
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