Foglio n. 346 - Parrocchia Sant`Angela Merici
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Foglio n. 346 - Parrocchia Sant`Angela Merici
13 novembre 2005 “ er molti cristiani l’Avvento non è forse diventato una semplice preparazione al Natale, quasi che si attendesse ancora la venuta di Gesù nella carne della nostra umanità e nella povertà di Betlemme? Ingenua regressione devota che depaupera la speranza cristiana! In verità, il cristiano ha la consapevolezza che se non c’è la venuta del Signore nella gloria allora egli è da compiangere più di tutti i miserabili della terra… Un tempo sprovvisto di direzione e di orientamento, che senso può avere e quali speranze può dischiudere?”. È una constatazione verosimile quella fatta da Enzo Bianchi, priore del monastero di Bose, nella sua riflessione sul tempo di Avvento (E. Bianchi, Dare senso al tempo. Le feste cristiane, p.12), e credo che nel momento in cui uno appena esce dalla condizione di una fede generica e ingessata per affacciarsi ad una più profonda consapevolezza del Mistero, scopre inesorabilmente che accogliere il tempo di Avvento non significa più attivare un’attesa snervante e piena di cose… perché più che essere noi ad attendere Dio, è Lui che è in attesa. Dio attende. 183 volte viene utilizzato nella Bibbia il verbo attendere (che nelle nostre versioni viene talvolta tradotto anche con ‘sperare’) e 23 volte la parola attesa. Nel Primo testamento come nel Nuovo, si parla spesso di attesa, soprattutto dell’attesa del popolo o meglio delle diverse attese del popolo d’Israele, con tutte le ambiguità del caso, ma nella Scrittura è anche Dio stesso ad essere in attesa. Nel Deuteronomio dopo l’episodio del vitello d’oro e prima del perdono accordato dal Signore al suo popolo perduto, leggiamo: “Ora, Israele, che cosa si attende da te il Signore tuo Dio? Egli si attende solamente che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l’ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene?” (10,12-13). Nel libro d’Isaia, quando il popolo cerca in Egitto un rifugio illusorio e non vuole vedere in faccia la realtà di tutte le schiavitù che lo feriscono, a cominciare dal peccato di orgoglio nel quale si è lasciato rinchiudere, è il profeta che richiama con forza: Eppure il Signore attende per farvi grazia, per questo sorge per aver pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui! (Is 30,18). È Dio che, in particolare negli scritti profetici, si manifesta come il primo ad essere in atteggiamento di attesa. Dio attende con impazienza di poter riannodare i legami allentati o addirittura interrotti, di poter perdonare. I vangeli confermano questa rivelazione del Primo Testamento. Come Luca quando annuncia che anche Gesù attende con noi, attende come il padre che spera nel ritorno del figlio, quel padre che scruta l’orizzonte per essere il primo ad essere testimone del compimento della sua speranza e che per questo gli corre incontro mentre lo vede arrivare da lontano (Lc 15,11-32). È l’attesa di un padre che vuole perdonare, che vuole liberare dalla schiavitù, da ogni forma di schiavitù, compresa la prigione della vergogna. È l’attesa di un padre che vuole a tutti i costi – sì, ad ogni costo, fino al costo della vita donata – la felicità di coloro che egli ama. E se noi dunque provassimo a considerare il tempo di Avvento non solo come il tempo nel quale l’uomo attende l’irruzione di Dio, ma anche come l’occasione per riscoprire l’atteggiamento di Dio che attende l’uomo? Dio è in attesa di ognuno di noi. Semplicemente perché egli ama ciascuno in maniera unica e appassionata. Viviamo questo tempo di avvento permettendo a Dio di correre verso di noi e di prenderci tra le sue braccia, anche se ci sentiamo come il figlio prodigo, prigionieri della vergogna, prigionieri di un cattivo giudizio più o meno giustificato. L’avvento è un momento privilegiato per accostarci al sacramento della riconciliazione: Dio è in attesa di ognuno di noi. Egli è anche in attesa di tutti coloro che ci circondano, in particolare dei più disgraziati e svitati, dei più ciechi e dei più lebbrosi, dei più sordi e dei più distanti. Possano le nostre parole come i nostri silenzi, le nostre amicizie come le nostre solidarietà, le nostre impazienze come le nostre sollecitudini, diventare complici di questo modo di fare di Dio. Credo che Dio attenda da ciascuno di noi che sappiamo dire, come i profeti hanno saputo farlo al loro tempo per il loro popolo, con le parole e la vita, ciò che abita nel cuore di Dio! Ieri, il Signore ha avuto bisogno di Mosé e di Isaia per dire le parole della sua attesa. Ieri ha avuto bisogno di Maria per dare corpo alla sua attesa. Oggi egli continua ad avere bisogno di ciascuno di noi per condividere ciò che di più prezioso ha nel suo cuore: la felicità dell’uomo, di tutti gli uomini, a cominciare dai più piccoli. Veramente, ne sono certo, è Dio il primo ad essere in attesa… di noi. I quattro evangelisti ci manifestano il volto di Colui che ha vibrato con tutto il suo essere davanti all’attesa tenace di guarigione di un lebbroso, di un sordo, di un malato… Il Signore ha saputo guardare con amore coloro che attendevano di essere liberati da una cattiva reputazione o da una dipendenza troppo umiliante. Proprio perché Gesù ha preso sul serio le attese di coloro che ha incontrato sulle strade di Palestina, ha potuto allora invitarli a correggere le loro attese, a convertire i cuori. Attendevano un principe… ed è arrivato un bambino. Sognavano un condottiero forte che avrebbe combattuto contro l’occupazione romana… e invece è arrivato un uomo mite, schiaffeggiato e crocifisso, capace però di rivelare agli uomini la risposta inattesa di Dio alle domande più radicali di ieri e di oggi e di sempre. Per condurre gli uomini ben oltre le loro attese, ha preso tempo per ascoltare le loro pa- fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 2 role e i loro silenzi. Per invitare gli uomini a superare le loro attese, ha cominciato a condividerle nella vita di ogni giorno. Dio attende che la nostra vita possa fiorire nella pienezza della grazia donata il giorno del nostro Battesimo: è la vocazione deposta nel cuore di ciascuno di noi. p. Giuseppe Scuola di lettura biblica sul libro di Isaia Anche quest’anno nei venerdì di Avvento siamo invitati a condividere un tempo dedicato all’ascolto della Parola. Per aiutare una capacità di lettura continuativa della Bibbia negli incontri, che si terranno sempre alle ore 21, non verrà proposta la lectio del Vangelo della domenica, ma una sorta di accompagnamento alla lettura del libro del profeta Isaia secondo questo programma: venerdì 18 novembre: venerdì 25 novembre: venerdì 2 dicembre: venerdì 9 dicembre: venerdì 16 dicembre: Il contesto storico del libro di Isaia. La vocazione del profeta (cap.6). Il libro dell’Emanuele (cap.7-12). Isaia e il destino delle genti (capp.24-27). Il libro della consolazione: i canti del servo (capp. 40-55). La missione profetica (capp.56-66) All’origine dell’Avvento Sono scarse le notizie relative all’origine dell’Avvento come periodo di preparazione al Natale. Sembra sia nato alla fine del IV secolo in Gallia e Spagna dove si viveva un tempo di preparazione al Natale di carattere ascetico e penitenziale. Nel VI secolo questa consuetudine si stabilizza sulla durata di sei settimane. A Roma, non si hanno notizie di una analoga pratica se non verso la metà del VI secolo, anch’essa di sei settimane, che però con la riforma liturgica di papa Gregorio Magno, avvenuta a cavallo del VI e VII secolo, viene accorciata a quattro settimane. È l’Avvento di “rito romano”, che si diffonderà poi in tutta la chiesa latina occidentale. La liturgia ambrosiana ha conservato, invece, l’uso primitivo delle sei settimane che vanno dalla domenica successiva il 12 novembre alla vigilia di Natale. La domenica che precede il Natale celebra la prima festa in dedicata a Maria nella tradizione liturgica ambrosiana: è la solennità della Divina Maternità di Maria che ha avuto anticamente diverse denominazioni: festa dell’Incarnazione, festa dell’Annunciazione, e oggi, appunto, Divina Maternità. Nella liturgia romana cade il primo gennaio. R.M. 3 Parrocchia S. Angela Merici Benedizione delle famiglie 2005 Come ogni anno, è nostra consuetudine in prossimità del Natale visitare tutte le famiglie residenti sul territorio della Parrocchia. È un’occasione preziosa che viviamo nella gioia dell’incontro e dell’accoglienza che ci riservate. Ogni famiglia riceverà per tempo l’avviso con la lettera del parroco. p.Giuseppe: Arbe 51-95; Zara 96-118; Albertario; Bissolati; Castellini; Cipriani; Comandini; Martiri delle Foibe; Morgagni; Perotti; Romussi; Slataper; Valussi; Ximenes. p.Antonio e fra Luigi: Lepanto; Bescapé; Birolli; Bontempelli; Vergani; De Grada; Barzini; Fracchia; G.Rocca; Perrone di s.Martino; Corti; Serrani; Torelli Viollier. p.Guglielmo e suor Anna: Arbe 2-48; Bersezio; Bisi Albini; Bizzoni; Carbonari; Colautti; Farina; Filippi; Fortis; Ghislanzoni; Mandriani; Marche; Massari; Ragusa; Salvagnoli; Sonzogno; Vassallo; Mirabello; Dario Papa. p.Cirillo: Belgirate; Cagliero; Frignani; Pellini; Ressi; Stefini. Il Concilio Vaticano II, fonte viva di ispirazione Quarant’anni fa, nel novembre 1965, si concludeva a Roma il Concilio Vaticano II. Voluto da Giovanni XXIII nel 1962, questo Concilio è stato uno dei più grandi avvenimenti del ventesimo secolo e rappresenta per la Chiesa una sorgente di rinnovamento, di cui si devono scoprire ancora tutti gli aspetti. Giovanni XXIII aveva preso la decisione di convocare un nuovo concilio per aiutare la Chiesa a realizzare il suo “aggiornamento”, contro quei “profeti di sventura” che “nei tempi moderni non vedono che prevaricazione e rovina”. E i tre anni di lavori conciliari sono stati una straordinaria esperienza di collegialità ecclesiale e di docilità allo Spirito. Le varie sessioni del Vaticano II non sono sempre andate avanti come “un grande fiume tranquillo”. Già dall’inizio un gruppo di vescovi rifiutò i testi proposti, trovandoli superati e sfasati rispetto alle realtà del mondo. Questi vescovi si basavano sulle riflessioni di alcuni teologi che lamentavano una certa chiusura della Chiesa nei confronti del mondo. Con tenacia e coraggio, spiegarono ai loro confratelli vescovi come l’apertura al mondo fosse necessaria per una vera evangelizzazione. Dimostrarono che la libertà religiosa, compresa quella di non credere, fosse necessaria per rispettare pienamente la dignità dei figli di Dio. Impegnarono la Chiesa in un movimento di riavvicinamento ecumenico. L’interrogarono sulla sua stessa organizzazione, insistendo sulla realtà del “popolo di Dio” rispetto ad una visione puramente gerarchica. Su tutti questi punti ci furono dibattiti, se non addirittura contrasti. Ma i padri del Concilio ci hanno mostrato che il dibattito non va temuto e può essere ricco di insegnamenti. L’eredità del Concilio Vaticano II non ha ancora portato tutti i suoi frutti. Vivere una Chiesa come popolo di Dio in cui le responsabilità sono condivise e le opinioni divergenti sono ascoltate è qualcosa che ancora oggi deve essere approfondito nel quotidiano. Andare incontro al mondo non con giudizi timorosi, ma con il desiderio di imparare dall’altro e di saper condividere la scintilla di verità che ciascuno porta con sé dovrebbe diventare sem- fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 4 pre di più il fondamento della nostra energia evangelizzatrice. Vivere la condivisione in tutte le necessità materiali e tradurla in un costante impegno per la costruzione economica e sociale della nostra convivenza è un programma ancora straordinariamente attuale che può spingerci ad essere più presenti in tutte le lotte per la giustizia e per la pace. Il Concilio Vaticano II, dunque, non è un ricordo, ma una dinamica ricca per la nostra vita di fede oggi. E per aiutarci a scoprirlo, nelle prossime domeniche di Avvento, riprenderemo, attraverso una selezione dei passi più significativi di alcuni dei principali documenti approvati dai padri conciliari - dalla dichiarazione Nostra Aetate alle costituzioni Lumen Gentium, Dei Verbum e Gaudium et spes - i punti nodali di questo processo di rinnovamento che tocca il nostro modo di vivere la fede e la testimonianza del Vangelo. Tata Mapelli Pubblico e privato L’intensa pagina di Italo Mancini che proponiamo qui di seguito è tratta dal volume Tre follie, una raccolta di conversazioni radiofoniche ripubblicata di recente: ci parla di un cristiano chiamato a “mangiare il pane assieme”, dell’irrinunciabile responsabilità del credente a spendersi senza risparmio per il bene comune. Mancini (1935-1993), sacerdote e docente universitario prima a Milano e poi ad Urbino, è stato tra i più acuti interpreti del rapporto tra cristianesimo e società nel panorama del cattolicesimo italiano contemporaneo. C’e una tentazione davvero mortale che ogni tanto ci prende alla gola; e scagli la prima pietra chi non l’ha provata. La tentazione di rompere ogni legame con le cose pubbliche, di ritirarsi nel proprio «particulare», di farla finita con le cariche, le responsabilità. L’uomo pubblico, quanto lavoro deve fare e quante incomprensioni deve subire! Chi fa il ragno, e vive dentro al suo buco, sta al riparo dalle critiche, dalle maldicenze, dalla sanzione pubblica spesso squilibrata. Chi invece deve fare come la mosca, che é dappertutto, sempre in evidenza, rischia molto, soprattutto della sua pace. Tutti abbiamo due popoli. Li ebbe anche Gesù, e ce ne fu uno che gli gridò contro il «crocifiggilo» e gli preferì Barabba, un gran ladrone. Chi fa vita normale (una casalinga, un pensionato) può essere portato a dire: qui sto bene, nessuno mi tocca tra le mie mura, ho qualche passatempo, gli affetti caldi e teneri e sicuri dei miei; ho la roba, le notizie, la poltrona, i ritmi tranquilli del giorno e della notte. O uno che lavora nei campi potrebbe dire: non guardo al di là delle mie siepi, non vado più in là di questi solchi, non mi arrovello per il degrado dell’ambiente, per le questioni sindacali, per la crescita del consenso democratico; mi basta un pugno di sementi, il pungolo dell’aratro, e che Dio mandi a tempo giusto la pioggia e il sole. Un uomo di cultura potrebbe ragionare: i libri non mordono, la ricerca intellettuale esalta e soddisfa; chi mi spinge a rompermi il capo per l’organizzazione della cultura, la responsabilità delle scuole, le conferenze, i dibattiti? Meglio stare tranquillo nella bella torre della mia solitudine soddisfatta; la cultura è un bel gioco solitario. La questione è antica, se Gesù ipotizzava già queste cose. All’invito conviviale la gente si defila: chi deve sposare, chi ha comprato un paio di buoi e vuole provarli, chi ha comprato un campo e ci vuole camminare un po’ sopra. La convivialità è la coesistenza e la coesistenza è difficile. «Gli altri sono l’inferno» ha scritto Sartre. Hanno un corpo, un sudore, una forma non sempre bella, una lingua che 5 Parrocchia S. Angela Merici talora taglia più di una spada. Non è meglio vangare il proprio orto, e amen per tutte le tribolazioni pubbliche? Eh, no. Questo non è Vangelo. Il bene comune, costi quel che costi, va prima di tutto. Onore quindi a coloro che, senza paura e senza risparmio, stanno dentro la vita civile e la vita ecclesiale. La tentazione dell’isolamento oggi si chiama riflusso nel privato. Invece il cristiano è chiamato al convito, alla compagnia, con quel valore etimologico del mangiare il pane assieme (cum pane), su cui in un incontro a Loreto richiamava l’attenzione un giovane teologo napoletano, Bruno Forte. Se ha un senso la parabola dei talenti, che tanto piaceva a Kant, lo ha in questo senso. Ascoltate questo brano tratto dalla Institutio di Calvino: qui l’azione e il rischio riguardano proprio l’economia. «Cosa piacevole, indubbiamente, il ritrarsi dalla società per filosofeggiare interiormente in un luogo segreto; che un uomo, però, quasi per odio del genere umano, fugga nel deserto per starvi solitario, astenendosi da quello che il Signore richiede da tutti i suoi e cioè l’aiuto reciproco, questo non è confacente alla fraternità cristiana» (Libro IV, cap. 13). Italo Mancini (da Tre follie, Città aperta edizioni, Troina 2005, pp. 113-114) Caritas Ambrosiana: 1975-2005 Trent’anni di storia per sognare il futuro Questo il tema del convegno tenutosi sabato 5 novembre alla vigilia della Giornata diocesana Caritas. A monsignor Giovanni Nervo è stato affidato il compito di rileggere l’impegno di questi trent’anni e suggerire linee di intervento per il futuro. Proponiamo, qui di seguito, la parte conclusiva del suo intervento Quali intuizioni e linee per il futuro? Mi limito a indicare alcuni fenomeni che stanno venendo avanti in Italia e nel mondo, entro i quali la Caritas sarà chiamata a svolgere la sua prevalente funzione pedagogica, a promuovere il coinvolgimento della comunità cristiana, a proporre e sostenere la scelta preferenziale dei poveri. 1. Anzitutto l’apertura della Chiesa al territorio, con tutte le sue componenti: il creato, i manufatti dell’uomo, la popolazione che vi abita con i suoi problemi. 2. Il terzo settore, che può rappresentare un modello di produzione di beni e di servizi alternativo sia a quello statalista che a quello capitalista e neoliberista e che può offrire uno sbocco costruttivo alle energie e alle aspettative dei giovani, ma che ha un bisogno enorme di formazione sia tecnico-organizzativa, sia anzitutto sul piano dei valori; penso che la Caritas non possa ignorare o trascurare questo campo nella sua prevalente funzione pedagogica. In ordine ai servizi alla persona e alla scelta preferenziale dei poveri c’è un problema di cui forse non ci rendiamo abbastanza conto. La Fondazione Zancan nel mese di settembre ha tenuto a Malosco un seminario di ricerca sui buoni di servizio, sui voucher. È emersa questa situazione: negli ultimi 25-30 anni siamo passati per questa evoluzione: 30 anni fa c’era il monopolio degli enti pubblici sui servizi sociali; poi la esternalizzazione, cioè l’affidamento alle cooperative sociali con convenzione; ora vengono passati in gestione al mercato. L’ente pubblico dà l’accreditamento, cioè riconosce ad alcuni fornitori di servizi sociali (cooperative sociali) sul territorio e dà un voucher, cioè un titolo di credito al cittadino che ha bisogno di un servizio, per esempio l’assistenza domiciliare ad un anzia- fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 6 no non autosufficiente, che va a comperarlo dal fornitore di cui ha più fiducia. È una semplificazione, la cosa è molto più complessa, ma questo è l’essenziale. C’è un aspetto positivo: la possibilità di scelta e la concorrenza tra fornitori; ma io dico: non è il cavallo di Troia? Per questa strada il mercato entra nei servizi alla persona? Questa situazione ci pone molti problemi: come si trovano i più poveri, i più sprovveduti dentro a questo sistema? Come avranno le conoscenze necessarie per accedere ai servizi? Come fanno a valutare se il fornitore gli dà un buon servizio o no? Se incappano nella burocrazia e nelle disfunzioni del sistema, a chi si rivolgono, chi tutela i loro diritti? I più forti forse se la caveranno bene, e gli altri? È un tema che la Caritas dovrebbe approfondire bene, soprattutto la Caritas Ambrosiana che opera in una regione, la Lombardia, che ha assunto in pieno il sistema del mercato per i servizi alla persona. Credo che due punti di riferimento sicuri siano la dottrina sociale della Chiesa e la Costituzione. La “Centesimus annus” al n. 34 dice: “34. Sembra che, tanto a livello delle singole Nazioni quanto a quello dei rapporti internazionali, il libero mercato sia lo strumento più efficace per collocare le risorse e rispondere efficacemente ai bisogni. Ciò, tuttavia, vale solo per quei bisogni che sono «solvibili», che dispongono di un potere d’acquisto, e per quelle risorse che sono «vendibili», in grado di ottenere un prezzo adeguato. Ma esistono numerosi bisogni umani che non hanno accesso al mercato. È stretto dovere di giustizia e di verità impedire che i bisogni umani fondamentali rimangano insoddisfatti e che gli uomini che ne sono oppressi periscano. È, inoltre, necessario che questi uomini bisognosi siano aiutati ad acquisire le conoscenze, ad entrare nel circolo delle interconnessioni, a sviluppare le loro attitudini per valorizzare al meglio capacità e risorse. Prima ancora della logica dello scambio degli equivalenti e delle forme di giustizia, che le son proprie, esiste un qualcosa che è dovuto all’uomo perché è uomo, in forza della sua eminente dignità. Questo qualcosa dovuto comporta inseparabilmente la possibilità di sopravvivere e di dare un contributo attivo al bene comune dell’umanità”. La Costituzione afferma che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo (art. 2), che tutti i cittadini hanno eguale dignità sociale e che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono tale eguaglianza (art. 3). Il sistema dei buoni di servizio può favorire la libera scelta dei cittadini e i meccanismi concorrenziali del mercato possono favorire la migliore qualità dei servizi, ma il dovere istituzionale di garantire i diritti dei cittadini rimane alle pubbliche istituzioni (Regioni, Comuni, Asl) e le impegna ancora di più ad assicurare che i fornitori di servizi siano affidabili, che i servizi siano di buona qualità, che, se il meccanismo burocratico si inceppa, ci siano strumenti efficaci per riattivarlo subito, che ci siano sedi cui i cittadini possono rivolgersi se non sanno come accedere ai servizi e se non vedono rispettati i lori diritti. 3. Il servizio civile nazionale, che può presentare una opportunità preziosa di formazione dei giovani alla solidarietà, alla pace e alla vita sociale. 4. La globalizzazione obbliga le comunità cristiane ad aprirsi maggiormente alle situazioni di vita e ai bisogni dei paesi poveri; contemporaneamente stimola una trasmigrazione di popoli con accelerazione impressionante – basta che pensiamo all’aumento di figli di immigrati nelle scuole e ai continui e crescenti sbarchi di clandestini sulle nostre coste. Ciò pone enormi problemi di sicurezza e di organizzazione sociale alla società civile; ma pone problemi anche alle comunità cristiane. Le nostre comunità cristiane sono preparate a vivere secondo il Vangelo queste realtà? A quali condizioni e con quali conversioni molti cristiani possono continuare a pregare il Padre nostro? Penso ad alcune fasce di popolazione di alcune zone del nostro paese, che si presentavano tradizionalmente molto cristiane, che si affermano ta7 Parrocchia S. Angela Merici li anche oggi, e che radicalmente rifiutano gli immigrati. La prevalente funzione pedagogica della Caritas non riguarda anche questo problema? è vero che è un problema che coinvolge tutte le dimensioni della Chiesa, anche la liturgia e la catechesi, ma la scelta preferenziale dei poveri chiama in causa anzitutto la Caritas che deve promuovere un coinvolgimento di tutta la Chiesa. 5. Lo sviluppo dell’immigrazione rende sempre più visibile la presenza nel nostro paese del mondo mussulmano, un fenomeno nuovo per le nostre comunità. È iniziata la richiesta del riconoscimento del diritto di avere propri luoghi di culto, le moschee, di avere una propria istruzione religiosa, affiora qua e là l’affermazione del diritto di godere dell’8 per mille. La penetrazione avviene silenziosamente e in modo naturale attraverso la fertilità delle famiglie mussulmane: il 10% dei bambini nella scuola inferiore. Come si pone la comunità cristiana di fronte a questo fenomeno? La Chiesa per mandato divino deve annunciare il Vangelo a tutte le creature, quindi anche al mondo mussulmano che tende a rifiutarlo radicalmente come proselitismo. Per quale strada far giungere la parola di Dio al cuore dei musulmani? Qualche anno fa ho letto sul Corriere della sera questo episodio. A Domegliara, all’inizio della Valle dell’Adige, ci sono le cave di marmo. È un lavoro molto pesante: era affidato agli immigrati. Il parroco, che aveva una canonica molto grande, aveva offerto ospitalità e dato vita ad un’associazione che si occupasse di loro e li difendesse dallo sfruttamento dei padroni delle cave. Questi avevano reagito scaricando sul parroco una quantità di calunnie. La cosa era finita davanti alla magistratura. Il Corriere della sera riferiva questa diatriba e riportava questo episodio. Un marocchino musulmano era arrivato a Domegliara. Il parroco gli aveva trovato lavoro e data ospitalità. Dopo qualche tempo quel marocchino aveva trovato un lavoro meno pesante in altra zona presso amici. Era andato a salutare e ringraziare il parroco e gli aveva detto: “Se quello che tu hai fatto per me l’hai fatto perché te lo insegna il tuo Dio, allora il tuo Dio è a anche il mio Dio”. Forse quel marocchino non si farà mai cristiano, non chiederà mai il battesimo; ma l’annuncio era arrivato al suo cuore. In questa situazione la Caritas con la sua funzione pedagogica si trova in primo piano. Queste sono alcune sfide che attendono la Chiesa e la Caritas nei prossimi anni; se stiamo attenti cogliamo anche altri messaggi. Io sono convinto che dobbiamo riprendere luce, speranza e slancio dal Concilio, che forse abbiamo un po’ accantonato con conseguenti fenomeni di stanchezza e di sfiducia, e da una maggiore osmosi fra le tre dimensioni essenziali della Chiesa: l’annuncio, la liturgia, la carità. Il mondo esterno poi non ci aiuta: con la caduta del muro di Berlino è caduto il comunismo ma non il materialismo che si presenta in forme più tranquillizzanti, accattivanti e raffinate, con il neo-liberismo che pone l’economia e il mercato al centro dei valori e della vita. […] La conseguenza è un mondo più chiuso, più individualista, più egoista e è più infelice. È a questo mondo che dobbiamo annunciare la grande speranza cristiana: che Dio e Padre, che in Gesù Cristo siamo chiamati a vivere come famiglia di Dio, fondata sull’amore, dove il male si vince con il bene, dove i più deboli hanno il primo posto. Vi auguro che fra 10 anni quando celebrerete il 40° anniversario abbiate la gioia di aver risposto con fedeltà a questi e ad altri messaggi che il Signore vi manda. Giovanni Nervo fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 8 Religioni in dialogo Il 3 novembre ha segnato, per i musulmani la fine del mese di ramadan, celebrata con una festa detta “id al-fitr” cioè “festa della rottura del digiuno”. È anche chiamata “piccola festa” per distinguerla da quella maggiore che è il pellegrinaggio alla Mecca. Per l’occasione l’Arcivescovo, card. Dionigi Tettamanzi, ha inviato un messaggio alle comunità islamiche presenti in diocesi dove afferma che, con i cristiani di Milano, si unisce alla loro gioia per questa festa così intensamente partecipata da tutti i fedeli musulmani. Ribadisce che secondo lo spirito del Vangelo, vogliamo vivere “non in contrapposizione, ma in amicizia fraterna con voi”, con la speranza che “saggezza e coraggio” ci aiutino a superare le grandi sfide su cui oggi siamo chiamati a confrontarci, nel rispetto vicendevole dell’identità dell’altro. Giovanna Benuzzi Decio …per i più piccoli Risposte a tante domande poste dai bambini, sulle tre grandi religioni, per conoscere la fede degli ebrei, dei cristiani, dei musulmani; per arrivare a scoprire che il valore più grande che Dio ha insegnato a tutti i credenti è il rispetto per se stessi e per gli altri. DIO, YHWH, ALLAH CHI HA INVENTATO DIO ? Anche nei tempi più antichi, gli uomini hanno sempre pensato che Egli era presente con potenza e forza alla creazione del mondo. Queste forze si manifestano soprattutto attraverso i fenomeni naturali, come, per esempio, un violento temporale, un terremoto, un’inondazione e sopravvivono anche, nella storia degli uomini, al momento di una carestia o di una guerra. Per familiarizzare con queste forze, che temono e li attraggono allo stesso tempo, gli uomini hanno tentato di comprenderle. Una cosa sembrò loro sicura: esse devono appartenere ad un altro mondo, un mondo molto diverso dalla loro vita quotidiana. Poiché gli uomini non arriveranno mai a dominare queste forze, hanno cercato di sapere chi ne è l’autore; così è apparso il nome di DIO. Ma gli uomini non hanno inventato Dio, come si potrebbe dire di uno scienziato che ha inventato un oggetto. In realtà nella maggior parte delle religioni, Dio esiste prima di tutte le cose, è solamente lui il Creatore dell’universo. Dio è eterno, come dire che egli vive fuori del tempo, egli è sempre esistito ed esisterà sempre, egli è lo stesso Signore della vita! Per adorare e rispettare Dio, gli uomini si sono dati delle regole, che si chiamano leggi o comandamenti e le hanno introdotte nella loro vita quotidiana. Le religioni sono nate così, e, se esistono numerose religioni, è perché i vari popoli non hanno compreso Dio alla stessa maniera. DIO Il nome “DIO” proviene da un’antichissima lingua di origine indiana, il sanscrito; in questa lingua si dice “dei-wo” che significa cielo luminoso, il luogo dove abita la divinità. 9 Parrocchia S. Angela Merici UN DIO O DEGLI DEI Quando la parola è utilizzata al plurale, si scrive con la lettera minuscola. Quando gli uomini credono in molti dei si dice che la loro religione è politeista, questa parola significa molti dei. È il caso, ad esempio, delle religioni greche e romane dell’antichità. Oggi le religioni tradizionali africane o induiste sono politeiste. Quando gli uomini credono in un Dio unico (il nome si scrive con la maiuscola perché egli è unico) si dice che la loro religione è monoteista. È il caso dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islam. CHI È DIO PER UN EBREO ? Per gli ebrei nessun nome può definire Dio, egli è l’indefinibile, è il Tuttaltro! Quando si prova a dire come è – per esempio buono, saggio, giusto o onnipotente – si rivela solo una parte della sua identità. Pertanto, nel Deuteronomio (6,4) Mosè dice: “Ascolta Israele, Eterno è il nostro Dio, Eterno e Uno”. Questa frase riassume da sola la fede del credente ebreo. Gli ebrei riconoscono dunque che dio è Uno, egli è unico e niente lo potrà dividere; egli è Eterno, non ha né inizio né fine. Ciò vuol dire che esiste da sempre e che non è stato creato, Dio non ha età. Ma è anche “nostro Dio”, ciò significa che ha intrecciato un’alleanza col popolo di Israele e che parla agli uomini più di quanto essi chiedano di ascoltarlo. Per gli ebrei la Parola di Dio è come un filo prezioso che lega il cielo e la terra; nelle loro preghiere si rivolgono a Dio e gli dicono: “Nostro Padre e nostro Re”. Lo riconoscono come un padre che li ha creati a sua immagine; questo Padre, sorgente di ogni vita, manifesta ai suoi figli tutto il suo amore e tutta la sua bontà. Egli si proclama Re cioè Padrone e Signore dell’universo. In questo universo da lui creato lascia delle immagini, dei segni, che parlano della sua bellezza e della sua maestà: il profumo di una rosa, la magia di un arcobaleno, la grazia di una farfalla, la leggerezza della brezza, la dolcezza di un frutto. CHI È DIO PER UN CRISTIANO ? Per i cristiani Dio è colui che ha creato il mondo e tutto ciò che vive, egli ha anche creato l’uomo a sua immagine. Questo è ciò che racconta il libro della Genesi all’inizio della Bibbia. Dio si è anche manifestato agli uomini in modo particolare, e si è rivelato ad un popolo molto piccolo, il popolo di Israele ed ha concluso con lui un’alleanza per significare che non lo abbandonerà mai. Ma Dio è andato ancora oltre; ha voluto partecipare alla vita degli uomini diventando lui stesso uomo. È per questo che ha inviato suo figlio Gesù, il cui nome significa “Dio salva”. Il Dio dei cristiani è allo stesso tempo il Dio creatore, il Dio dell’alleanza, il Dio che salva. I cristiani riconoscono che Gesù è il figlio di Dio, che ha preso la carne della carne degli uomini. Questo è ciò che si chiama incarnazione. Gesù chiama Dio “Padre” o “Abba” che vuol dire papà in aramaico, la sua lingua. Agli occhi dei cristiani Dio ha un volto di Padre, perché è il signore del mondo, di Figlio, perché in Gesù di Nazareth si è incarnato e anche di Spirito. Lo Spirito è il soffio di vita che dà origine a tutto l’universo e che ancora oggi è donato a tutti quelli che lo chiedono. Dio è Padre, Figlio e Spirito santo: questo si chiama la Trinità. Si possono dire molte cose su Dio; egli è infinito, onnipotente, buono e misericordioso, ma la definizione più giusta è dire che Dio è amore. Egli ama ciascun uomo e domanda a ciascuno di condividere questo amore. CHI È DIO PER UN MUSULMANO ? La parola “musulmano” viene dal termine arabo “muslin” che vuol dire “colui che si è abbandonato a Dio”. Per i musulmani Dio, è l’essere supremo che sa tutto, il creatore verso il quale tende tutta l’umanità. Tutta la vita del musulmano consiste nell’abbandonarsi a Dio. In arabo Dio si dice Allah, che significa il dio unico, eterno, senza uguali e senza contrarie sicco- fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 10 me egli è anche il Primo e l’ultimo, niente può essere paragonato a lui. Il Corano proclama. “Egli è Dio, Uno, impenetrabile, egli non ha generato e non è stato generato, nessuno è uguale a lui”. Infine Allah è nominato con novantanove nomi, il centesimo è quello che l’uomo non può proclamare. DIO, YHWH, ALLAH Quando si rivolgono a Dio, gli ebrei, i cristiani, i musulmani non lo chiamano con lo stesso nome. Gli ebrei non ne pronunciano il nome, i musulmani dicono Allah, ma se Dio non porta lo stesso nome è sempre lo stesso Dio ? Si – e no! La cosa più importante è rispondere si perché si parla del nome di Dio solo nelle tre grandi religioni monoteiste: se un ebreo, un cristiano o un musulmano sostiene che il suo Dio non è lo stesso degli altri due, ciò comporta, sia che per lui esistano altri dei, (egli non è più dunque monoteista) sia che per lui non esiste il Dio degli altri (questa è una grave mancanza di rispetto verso gli altri credenti). Tuttavia quando un ebreo, un cristiano, un musulmano parla di “Dio” egli non vuole dire necessariamente la stessa cosa. È un po’ come se ciascuna religione vedesse Dio attraverso i propri occhiali, anche se afferma che egli è unico. È questo che è singolare: c’è un solo Dio ma che si può definire in modi diversi. Per gli ebrei si definisce così: “Io sono colui che sono” cioè che non lo si può definire. Per i musulmani Allah è il dio unico che non si può paragonare a niente. Al di là dei nomi che gli si attribuiscono Dio è differente da una religione all’altra per le qualità che gli si riconoscono, per il ruolo che gli si attribuisce e ancora per il modo di pregarlo. Alcune di queste differenze sono minime ma altre sono così grandi che talvolta viene da domandarsi se gli ebrei, i cristiani, i musulmani hanno ancora il medesimo Dio. ALLAH È ANCHE IL DIO DEI CRISTIANI ? In italiano Dio è la traduzione di “Elohim” una parola ebrea che è simile al termine arabo di Allah usato dai musulmani. Anche i numerosi cristiani di lingua araba, ad esempio nel vicino oriente o in Africa del nord, pregano Dio dicendo Allah ma non sono assolutamente musulmani. a cura di Ester Tuffi (Liberamente tratto dal libro di K. Mrowiec, M. Kubler , A. Sfeir, Dio, Yhwh, Allah) Gli animatori si sono ritirati! No, che avete capito, siamo andati in ritiro! Come ogni anno, il secondo week-end di ottobre, accompagnati da p. Guglielmo e dalla Cri, siamo partiti per la nostra due giorni di inizio anno. Ma una grande novità avrebbe contraddistinto questo ritiro: Pietro. Provate a unire la sua fantasia e le sue idee alla perfetta conoscenza che la Cri ha di noi, aggiungete quel pizzico indispensabile di Fede fornita dall’inesauribile padre Pelmo e…avrete la ricetta per un ritiro perfetto! Il tema principale su cui siamo stati chiamati a riflettere è stato proprio il nostro ruolo di animatori/educatori, dapprima riflettendo sui valori e sulle priorità che ci diamo come fondamentali per la nostra vita e la nostra visione cristiana di rapportarci con gli altri, poi concentrandoci maggiormente sul significato della nostra chiamata ad essere animatori. Il momento più intenso è stato probabilmente quando la sera del sabato, avvolti da candele, profumi d’oriente e suoni d’atmosfera, ognuno ha avuto a disposizione un lungo momento di deserto per poter dipingere “il nostro essere animatori”… 11 Parrocchia S. Angela Merici La cosa che più ci ha colpito è stata la differenza e la molteplicità delle nostre concezioni, che si esprime in una complessità, ricchezza e intensità di principi imprescindibili ai quali tutti quanti noi vogliamo far riferimento per educare e aiutare a crescere i nostri ragazzini! Da non dimenticare è l’aspetto culinario del ritiro…un’infinità di prelibatezze preparate da noi o dalle nostre mamme e, invece della sfida polpette-cotolette dello scorso anno, abbiamo avuto l’onore di assaggiare una decina di torte dolci… ma la vincente è stata sicuramente la megatorta di 18 anni di Ema…!!! Infine la domenica pomeriggio ci siamo rimessi in viaggio verso casa un po’ stanchi, ma molto soddisfatti, carichi di tanto entusiasmo, pronti a partire per un nuovo anno e consapevoli che se le cose le facciamo insieme e con grinta, le possiamo fare davvero bene! Il gruppo animatori ORPAS: il nuovo Consiglio direttivo Il 26 ottobre scorso si sono tenute le elezioni per costituire il nuovo Consiglio direttivo della “neonata” Associazione sportiva dilettantistica Polisportiva Orpas e sono risultati eletti: Massimo Tuffi, Ferdinando Carpani, Stefano Capellupo, Rodolfo Perego, Claudio Lombardo, Andrea Scurati e Giuseppina Luparello. A loro sarà demandata, per tre anni, la gestione operativa di tutte le attività sportive, amministrative e finanziarie della Polisportiva. A tutti gli eletti, di vecchia e nuova nomina, un sincero e affettuoso augurio di buon lavoro da parte di tutti i soci e dell’intera comunità parrocchiale. Nella prima riunione il Consiglio, come da statuto, avrà il compito di eleggere il Presidente e di attribuire le cariche o meglio le aree di competenza di ciascuno, in modo tale da assicurare un preciso referente per ogni area. Le figure individuate sono: Direttore sportivo, Responsabile del calcio a sette giocatori e judo, Responsabile del calcio a undici giocatori, Responsabile del basket, Responsabile della formazione, Responsabile dei materiali, attrezzature tecniche e comunicazione. Il Consiglio direttivo avrà l’indirizzo, il sostegno e l’avvallo di padre Guglielmo, che in qualità di Consulente ecclesiastico guiderà spiritualmente tutta l’associazione. Un’associazione che, facendo riferimento alla realtà della nostra Parrocchia e in particolare dell’Oratorio, sempre di più terrà presente i valori educativi dello sport in ogni attività e manifestazione, garantendo che l’attività sportiva si svolga in coerenza con gli obiettivi educativi e pastorali individuati. Massimo Tuffi fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 12 TAIZÈ-MILANO: incontro europeo di giovani Dal 28 dicembre 2005 al 1° gennaio 2006 si terrà a Milano il XXVIII incontro europeo di giovani, promosso dalla Comunità di Taizé,. Questo incontro fa parte di un “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” che molti giovani europei vanno percorrendo da quasi trent’anni e che per la seconda volta, farà tappa nella nostra Diocesi. Quello del prossimo dicembre sarà un momento particolarmente significativo di testimonianza cristiana nella nostra Città, di cui siamo parte attiva e nella quale siamo mandati dallo stesso Signore Gesù per essere «sale della terra» e «luce del mondo» (cfr. Matteo 5, 13-16). Nei prossimi giorni le nostre comunità parrocchiali saranno chiamate ad una pronta e generosa ospitalità, in particolare anche le famiglie della nostra parrocchia sono invitate ad offrire ospitalità a qualche giovane proveniente dai diversi paesi europei. Qualche mese fa abbiamo sperimentato la bellezza di questa accoglienza partecipando alla Giornata mondiale della gioventù a Colonia con alcuni ragazzi della nostra parrocchia, ora noi stessi siamo chiamati a divenire ospitali verso altri che desiderano vivere un momento intenso di fede e di gioia. Sarà un’occasione per ritornare alle radici della nostra fede e rinvigorirla maggiormente, così da esserne testimoni autentici e contagiosi per tanti altri giovani e per ogni uomo e donna che incontriamo nel nostro cammino. L’esperienza degli anni passati ha dimostrato che la preparazione dell’incontro e l’incontro stesso possono essere un tempo di scoperte e di speranza anche per le parrocchie e le famiglie d’accoglienza. - una scoperta della realtà della Chiesa locale – persone, gruppi e movimenti impegnati nel quartiere, dei “segni di speranza” già presenti in mezzo a noi.. - una scoperta della generosità delle persone, credenti o non-credenti, che aprono le loro porte e accolgono dei giovani che non conoscono. - una scoperta dell’universalità del popolo di Dio attraverso la condivisione con persone di tante origini e tradizioni. Chi desidera vivere questa esperienza di accoglienza o chi è interessato a conoscerla per partecipare agli incontri e ai momenti di preghiera, può ritirare in fondo alla chiesa o in segreteria parrocchiale la scheda di accoglienza e dare la sua adesione al più presto. p.Guglielmo La comunità di Taizé La comunità ecumenica di Taizé, situata in Borgogna (Francia), è stata fondata nel 1940 da frère Roger. Riunisce dei fratelli di più di 25 Paesi che tentano di essere un segno di riconciliazione e di pace. Attorno alla comunità non c’è nessun movimento. I giovani che vengono sono invitati ad essere testimoni di pace, fiducia e riconciliazione dove vivono, nelle loro città, parrocchie e movimenti. Ogni anno, la comunità di Taizé prepara un incontro di giovani in una grande città europea. Questi incontri fanno parte di un “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” cominciato negli anni ‘70. Gli ultimi incontri hanno avuto luogo a Lisbona, Amburgo, Parigi, e Budapest, con la partecipazione di circa 50.000 giovani. Sette anni fa a Milano ne erano presenti 70.000. 13 Parrocchia S. Angela Merici Diventare cristiani oggi In occasione dell’inizio della Sperimentazione diocesana sulla Catechesi da 0 a 14 anni, il Servizio per la Catechesi dell’Iniziazione cristiana e del Catecumenato diocesano sta proponendo un Corso di Formazione ai catechisti e agli accompagnatori dei catecumeni. Il titolo “Diventare cristiani oggi”, può di primo impatto sembrare vago e troppo ampio per definire un corso, ma in questo caso è ciò che i partecipanti agli incontri hanno l’opportunità di chiarire e affrontare. Il corso viene svolto presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose in 6 incontri il sabato mattina: 15 e 22 Ottobre e 5, 19 e 26 Novembre e 3 Dicembre 2005. I primi tre incontri sono stati sulla questione dell’iniziazione cristiana (una parte più teorica contenutistica teologica) mentre i prossimi tre incontri avranno per tema: “Lavorare nel campo dell’Iniziazione cristiana” (la parte più metodologica). Dopo il momento delle iscrizioni all’inizio di Ottobre, al primo incontro ci si è trovati in più di 230 partecipanti, di cui 9 anche della nostra Parrocchia, e questo ha costretto gli organizzatori a riproporre il corso in un’ulteriore sessione di incontri per coloro che non sono riusciti a iscriversi per mancanza di posti. La seconda edizione del corso quindi sarà concentrata in soli 3 incontri più lunghi, a Gennaio nei sabati 14, 21 e 28. Se qualcuno è interessato al corso può iscriversi contattando il Servizio per la Catechesi dell’Iniziazione cristiana e del Catecumenato diocesano in Curia o direttamente don Paolo Sartor sempre in Curia. Lo stesso corso è già pubblicato a cura del Centro Ambrosiano in un libro dal titolo “L’iniziazione cristiana oggi” di Pierpaolo Caspani e Paolo Sartor. Suor Anna Pirovano Gli obiettivi di sviluppo del Millennio Prosegue l’approfondimento sugli otto obiettivi di sviluppo che le Nazioni Unite, con la Dichiarazione del Millennio, si sono proposte di raggiungere nel 2015. Il secondo obiettivo è quello, decisivo, di assicurare l’istruzione primaria: è chiaro, infatti, che la mancanza di educazione da una parte priva le persona delle proprie potenzialità, dall’altra impedisce alle società di migliorare salute, alimentazione e produttività. Assicurare l’istruzione elementare universale I dati (dal Rapporto UNDP - Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) Nel complesso, l’80% dei bambini delle regioni in via di sviluppo sono iscritti a scuola. Tuttavia, circa 115 milioni di bambini non frequentano la scuola elementare e il tasso di iscrizione è drammaticamente basso in Africa sub-sahariana (57%) e in Asia meridionale (84%). Nonostante i progressi, ancora oggi nei Paesi più poveri un bambino su cinque, pur in età fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 14 per la scuola elementare, non frequenta la scuola. In Africa, anche se risulta iscritto, solo un bambino su tre termina la scuola elementare. Nell’Africa sub-sahariana, circa il 40% dei bambini che dovrebbero frequentare la scuola elementare non sono iscritti, anche se si sono registrati progressi nell’ultimo decennio in Paesi quali Benin, Costa d’Avorio, Gambia, Malawi, Mali, Ruanda, Senegal e Togo. La situazione rimane problematica in Botswana, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Namibia e Tanzania dove i tassi di iscrizione hanno registrato un declino negli anni ‘90. Anche in Asia orientale e nel Pacifico la percentuale di bambini che frequentano la scuola è diminuita nell’ultimo decennio, in particolare per quel che riguarda la Cina e le Filippine. Nel mondo, un adulto su sei è analfabeta. Permangono marcate differenze di genere nell’accesso all’istruzione: tre quinti dei 115 milioni di bambini che non frequentano la scuola sono bambine e due terzi degli 876 milioni di adulti analfabeti sono donne. Nella maggior parte dei Paesi poveri gli investimenti nell’istruzione sono fortemente iniqui: al 20% più povero della popolazione viene destinato molto meno del 20% della spesa pubblica, mentre il 20% più ricco ne riceve molta di più. Inoltre, alla scuola elementare vengono destinati minori finanziamenti per alunno rispetto a quanto viene investito nelle scuole secondarie e nell’istruzione superiore: anche questa tendenza discrimina le persone povere, i maggiori beneficiari della scuola elementare. A scoraggiare l’iscrizione a scuola sono anche i contributi richiesti alle famiglie in forma di quote e per pagare le uniformi degli alunni. Assistiamo, tuttavia, ad eccezioni rispetto a questa tendenza: il Bangladesh ha aumentato la percentuale netta di iscrizioni dal 69% dell’anno scolastico 1990-1991 all’84% dell’anno scolastico 2000-2001. I Paesi dell’America Latina e dei Caraibi sono vicini al raggiungimento dell’iscrizione di tutti i bambini: oggi il 97% dei bambini sono iscritti a scuola. Il traguardo Assicurare che, entro il 2015, i bambini in ogni luogo, i ragazzi e le ragazze, siano in grado di completare un ciclo completo di istruzione primaria Le necessità Un sistema equo stimola migliori risultati: sono i Paesi che offrono maggiore sostegno finanziario alle famiglie più povere e che investono di più nella scuola elementare ad ottenere i migliori risultati. I Paesi che hanno eliminato le disuguaglianze di genere nell’accesso all’istruzione forniscono esempi rispetto a come si possano incoraggiare i genitori a mandare a scuola le proprie figlie. Si tratta di far sì che le scuole si trovino più vicine alle case di chi le frequenta, di ridurre quote e contributi straordinari, di pensare l’orario scolastico in modo da venire incontro alle esigenze delle famiglie e di assumere insegnanti donne (dando quindi ai genitori un maggior senso di sicurezza). I Paesi che mostrano i migliori risultati nell’eliminazione delle disuguaglianze di genere hanno una percentuale decisamente maggiore di insegnanti donne. L’eliminazione delle quote e delle uniformi ha provocato un deciso aumento delle iscrizioni a scuola in Kenya, Malawi e Uganda. T. M. 15 Parrocchia S. Angela Merici L’Italia: un Paese multietnico i dati del XV Rapporto sull’immigrazione della Caritas Siamo fortunati: anche quest’anno il nostro Paese ha continuato ad attrarre immigrati. Una notizia che è positiva, perché gli immigrati, al di là delle oggettive difficoltà di molti e dei problemi legati all’accoglienza, stanno portando nuove energie e risorse a questo nostro stanco Paese: un Paese dove per ogni 100 ragazzi e bambini con meno di 15 anni vi sono 137,7 ultrasessantacinquenni (secondo i dati Istat nel 2003 erano 135,9), e dove è in aumento la percentuale di persone che si dichiara infelice della propria situazione di vita. Oggi vivono in Italia quasi tre milioni di soggiornanti stranieri, rispetto ai 144.000 del 1970, l’anno nel quale 152.000 italiani avevano fatto le valigie per andare all’estero. È quanto ricorda il XV Rapporto sull’immigrazione realizzato dalla Caritas, un documento appena uscito che illustra le profonde trasformazioni in corso in Italia: un Paese ormai multiculturale, con una situazione simile alla Germania o alla Francia. Gli immigrati rappresentano una risorsa per l’Italia: 12 su 100 sono laureati (7,5 su 100, invece, sono gli italiani laureati) mentre il 27,8% possiede un diploma di scuola superiore (25,9% gli italiani); chi lavora occupa posizioni spesso invise agli italiani (badanti, manovali...), oppure avvia nuove imprese. La Lombardia è una regione che attrae fortemente gli stranieri: alla fine del 2004 erano infatti 652.563 gli immigrati regolari presenti nella nostra regione. Di questi (le statistiche si riferiscono solo ai regolari), circa la metà vive in provincia di Milano. Se focalizziamo ancora di più l’attenzione sulla nostra città, troviamo che secondo i dati del Comune gli stranieri iscritti all’anagrafe sono 143.125, con un aumento di 34.859 rispetto all’anno precedente. Aumento che, in realtà, è dovuto anche alla regolarizzazione avviata con la legge Bossi-Fini del 2002. Quasi il 36% dei nuovi cittadini milanesi proviene dall’Asia, e circa il 23% dall’Africa. Le nazioni più rappresentate sono nell’ordine le Filippine, l’Egitto, il Perù, la Cina e l’Ecuador. Per quanto riguarda la religione, la Fondazione Migrantes stima che in Lombardia gli immigrati stranieri siano per il 44,2% cristiani, e per il 37,7% mussulmani. Milano si avvia dunque a diventare una città multietnica, considerato che già oggi un bambino su cinque ha almeno un genitore extracomunitario. Inoltre, quasi due stranieri su dieci in Lombardia sono minorenni, ossia 126.000. Nella scuola primaria il 7,2% dei bambini è extracomunitario, e nella secondaria il 6,6%. Ed è proprio a partire dalla scuola che parte il cammino per l’integrazione, come anche le note vicende dell’Istituto di via Quaranta hanno dimostrato. La scuola è infatti il primo luogo dove avviene, in maniera quasi naturale, l’integrazione, e dove si costruisce il futuro multietnico dell’Italia. I nostri bambini sono abituati già oggi a vivere fianco a fianco con altre culture, e accettano questa situazione come naturale. Se non fosse infatti per le riunioni scolastiche o per gli elenchi dei genitori, io non saprei se i miei due figli, che frequentano le elementari, hanno nella loro classe compagni di altre nazioni, semplicemente perché non me lo dicono. I miei bambini non notano infatti alcuna differenza, e per loro quei compagni sono esattamente come gli altri: simpatici, noiosi, bravi o asinelli come gli altri alunni italiani. Andrea Carobene fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 16 I quadroni dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento Dopo aver presentato la storia e il contesto spirituale del ciclo di quadri dedicato al SS. Sacramento, conservato presso il Museo Diocesano, vorremmo ora elencare brevemente le tele che ne fanno parte e quelle che, purtroppo, sono state distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale. Il ciclo dei teleri ha inizio con Il Santissimo Sacramento adorato dagli angeli; si prosegue poi con Santa Caterina da Siena, santa dell’Eucarestia e patrona della confraternita. Il ciclo continua: La Comunione di Santa Maria Maddalena di mano di S. Massimino; Il miracolo di S. Eudossia e il prodigio delle Specie Eucaristiche (rappresenta la storia di santa Eudossia, a cui cade la teca con le specie eucaristiche, mentre, davanti al giudice pagano, i carnefici cercavo di toglierle le vesti); Santa Caterina da Siena vede uscire una fiamma del Santissimo Sacramento; Miracolo della colomba che reca le specie eucaristiche al martire S. Secondo. (distrutto); S. Ambrogio riceve il Viatico da S. Onorato (distrutto); S. Caterina da Siena vede Gesù Bambino nella Santissima Eucaristia (distrutto); La Comunione di S. Maria Egiziaca (Il quadro rappresenta la comunione di S. Maria Egiziaca, ritratta in vesti eremitiche, da parte di un monaco, il beato Zosimo) Il fanciullo restituito illeso dalle fornace, per aver ricevuto la Comunione (la tela, seguendo il racconto di San Gregorio di Tours, rappresenta un bambino giudeo gettato dal padre in una fornace, per avere ricevuto con alcuni bambini cristiani una particola consacrata che, avanzate dalla Comunione, venivano distribuite ai bambini; dopo tre giorni di permanenza nella fornace, alla chiamata della madre, si presenta il bimbo, spiegando che nulla gli era accaduto di male, poiché una signora vestita di porpora veniva a spruzzare di acqua i carboni ardenti); Gesù porge di propria mano la S. Comunione a Santa Caterina; La spezzatura delle catene di un prigioniero nell’atto di ricevere la Santissima Eucaristia (Il dipinto rappresenta una storia della XXXIX Omelia di san Gregorio Magno, che narra di come un prigioniero venga liberato dalle catene ricevendo la S. Comunione, ora distrutto); S. Bernardo libera un’ossessa per mezzo della SS. Eucaristia (un episodio della vita di san. Bernardo di Chiaravalle che, nella chiesa di S. Ambrogio a Milano, libera una donna posseduta dal demonio mostrandole l’Ostia appena consacrata nella santa Messa); Le api testimoniano riverenza al Santissimo Sacramento; S. Antonio prova ad un eretico la verità del SS. Sacramento (Il quadro rappresenta uno dei più noti miracoli eucaristici: sant’ Antonio, per provare la presenza di Gesù nel SS. Sacramento, accetta la sfida di un eretico che gli propone di far scegliere alla sua giumenta, tenuta a digiuno per tre giorni, tra l’Ostia Consacrata e della biada. L’animale si prostra davanti al Santo che ha in mano l’Ostia, invece di correre verso il suo cibo abituale); S. Pietro Martire scaccia col SS. Sacramento la falsa Madonna (S. Pietro Martire dissipa col SS. Sacramento un’apparizione diabolica); Giacinto in virtù del Santissimo Sacramento passa a piede asciutti il fiume Boristene (La tela rappresenta la storia di san Giacinto, che nel 1241, durante l’invasione barbarica in Polonia, mentre visita una chiesa sente una voce proveniente della statua della Madonna che lo prega di portar via la stessa immagine ed il Santissimo Sacramento. Non trovando una barca e mosso da ispirazione divina, il santo attraversa il fiume Boristene a piedi, ora distrutto); Gesù cambia il cuore di S. Caterina di Siena; L’ostia consacrata schizza sangue; L’Ostia trafitta da quattro ebrei manda sangue (Miracolo di Pozen) (Il quadro raffigura il miracolo dell’Ostia profanata da quattro ebrei (Miracolo di Pozen), che trafiggono il SS. Sacramento con dei pugnali. L’Ostia si alza nell’aria ed schizza sangue); Santa Caterina incoronata di spine da Gesù; La comunione di S. Giuliana Falconie17 Parrocchia S. Angela Merici ri; La comunione di S. Stanislao Kostka (Il dipinto narra la storia della comunione miracolosa di S. Stanislao Kostka, avvenuta ad Augusta, durante il suo viaggio verso Roma. Desideroso di comunicarsi, il pellegrino entra in una chiesa, non accorgendosi che vi si pratica la religione protestante; grande è la delusione del Santo che viene consolato da un gruppo d’angeli sceso dal cielo per portargli un’ostia consacrata); Gesù mostra a S. Caterina una crocetta d’argento da lei data in elemosina; La comunione dell’appestato (Il quadro rappresenta un episodio avvenuto nel lazzaretto nel 1576, durante la peste di san Carlo: il parroco di S. Gregorio, portando il Viatico agli appestati, vede un uomo creduto morto, che si rialza per ricevere la Comunione, una volta comunicato il malato cade a terra e muore); La Madonna fa giungere il Viatico ad una devota (Il dipinto illustra una scena della vita di Sant’Odorico, al cui appare la Vergine che gli raccomanda di portare il Santissimo Sacramento ad una donna morente); Santa Caterina salva miracolosamente una donna dalle rovine di una fabbrica. Anna Roda Organi ed organisti fra nord e sud Europa Ogni organo è uno strumento a sé, diverso da qualunque altro, costruito pensando alle esigenze foniche dell’ambiente che lo deve ospitare, ottimizzando quando più possibile la scelta dei registri e la disposizione spaziale. Se tale affermazione è vera in assoluto, lo è ancora di più per l’organo della chiesa di S. Angela Merici: risorto a nuova vita a seguito del grande restauro del 1999 ad opera dell’organaro Gianfranco Torri, lo strumento si presenta come un interessante ibrido di materiale eterogeneo precedente. Se le canne più antiche (flauti, voce umana) risalgono probabilmente alla seconda metà del seicento ed il principale in facciata è opera di Biroldi padre (metà settecento lombardo), le parti meccaniche furono costruite negli ultimi anni dell’ottocento da Vittore Ermolli. Lo strumento risultante è quindi un organo che pur preservando alcune caratteristiche timbriche prettamente italiane (un ripieno molto chiaro, i flauti dal caratteristico suono) permette anche l’esecuzione di musica non strettamente settecentesca, anche in ragione di una pedaliera e di una tastiera “allargate”, costruite in un momento storico in cui iniziavano ed essere richiesti strumenti con caratteristiche non dissimili da quelle dei grandi organi europei. Di qui l’imbarazzo nel costruire un concerto su uno strumento di transizione come il nostro che, pur permettendo l’esecuzione di molta musica, pone il vincolo di una pedaliera dall’estensione limitata verso l’alto (da c1 a b2), da cui l’esigenza di riadattare alcuni passaggi di molti brani. Considerato che qualunque scelta sarebbe stata, per un motivo o per l’altro, anacronistica, abbiamo optato per un programma volutamente — e forse anche provocatoriamente — fuori luogo; abbiamo cioè scelto musica di area nord germanica fra il sei ed il settecento che però mettesse in luce l’influenza che l’Italia ha avuto nel corso dei secoli all’estero. Caratteristica precipua di tale scuola organistica nordica, che vede il suo capostipite nella figura di Dietrich Buxtehude (1637 – 1707), è l’ampia e solenne architettura formale, frazionata al suo interno da numerose sezioni brevi e contrastanti che danno vita un insie- fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 18 me (il cosiddetto stylus phantasticus) che, seppur non sempre coerente, ricorda da vicino i grandi polittici dei pittori fiamminghi. Il programma si apre con un brano di Nicolaus Bruhns (1665 – 1697), violinista, organista e compositore allievo di Buxtehude che operò nella zona di confine fra la Germania e l’attuale Danimarca. Ammirato dallo stesso J. S. Bach, deve la sua fama a poche composizioni (ci rimangono purtroppo solamente cinque pezzi per organo e dodici cantate) di grandissimo spessore. Seguono due composizioni dello stesso Buxtehude: un preludio ad un corale di avvento, ovvero una breve composizione che introduceva il canto dell’assemblea, ed uno dei preludi che resero celebre questo maestro. Il preludio in re maggiore, nella sua luminosità quasi natalizia, è un chiaro esempio di alternarsi fra momenti di brio dal gusto quasi italianeggiante a severe sezioni meditative. Vissuto nella “meridionale” Norimberga, Johann Pachelbel (1653 – 1706) è invece un esempio di compositore che scrisse in uno stile influenzato assai da vicino dalla scuola italiana, come si sente chiaramente in questa ciaccona, un brano composto da una serie di variazioni sopra un basso ostinato, pervase da una cantabilità e da un lirismo estranei alla musica dei suoi colleghi. Con il preludio di Vincent Lübeck (1656 – 1740) torniamo presso il mare del nord, ma con un brano in cui la fluidità e la coerenza di stampo meridionale iniziano ad insinuarsi inesorabilmente: dopo ad un preludio toccatistico ancora in stlus phantasticus segue una rigorosa ed omogenea fuga basata su un tema caratterizzato da note ribattute. La seconda parte del programma, che vede protagonisti il grande Johann Sebastian Bach (1685 – 1750) e suo cugino Johann Gottfried Walther (1684 – 1748)ci presenta invece uno stile in cui la fusione dei due stili (nord e sud) ha già raggiunto una solida maturità formale. Il corale Christum wir sollen loben schon è un brano costituito da tre variazioni sopra ad un corale natalizio di Lutero ispirato all’inno gregoriano A solis ortus cardine, mentre il concerto successivo è un adattamento per organo solo di un concerto per archi di Antonio Vivaldi, segno del chiaro successo che il compositore italiano aveva all’estero ed indicativo di una prassi assai diffusa in Germania (Bach stesso non ne fu esente) di adattare brani orchestrali italiani al solo organo. Chiudono il concerto due brani di Bach: il corale d’avvento Nun komm, der Heiden Heiland (tratto da Lutero da un inno di S. Ambrogio), che Bach più volte musicò, ed il grande preludio e fuga in la minore in cui la grandiosità delle architetture gotiche riecheggiate nel preludio si fondono perfettamente con quelle più dolci della fuga in cui traspaiono inconfondibili elementi leggiadri di danza. A. F. 19 Parrocchia S. Angela Merici Concerto di Natale 2005 18 dicembre – ore 16 Nicolaus Bruhns (1665-1697) Preludio in mi minore Dietrich Buxtehude (1637-1707) Jesus Christus, unser Heiland (BuxWV 198) Preludio in re maggiore (BuxWV 139) Johann Pachelbel (1653-1706) Ciaccona in fa minore Vincent Lübeck (1656-1740) Preludio in re minore Johann Gottfried Walther (1684-1748) Christum wir sollen loben schon (3 versus) Concerto del Signor Vivaldi in si minore (Allegro – Adagio – Allegro) Johann Sebastian Bach (1685-1750) Nun komm, der Heiden Heiland (BWV 659) Preludio e fuga in la minore (BWV 543) Organo: Andrea Friggi Andrea Friggi, nato a Milano nel 1979, si è laureato nel 2003 a pieni voti in lettere antiche (filologia bizantina) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sotto la guida del prof. Carlo Maria Mazzucchi. È risultato vincitore della borsa di studio per il dottorato di ricerca in “filologia e letteratura greca, latina e bizantina” presso l’Università degli Studi di Torino che sta svolgendo con una tesi di ricerca sugli studi greci nella Milano di fine Quattrocento. Ha studiato prima pianoforte con il M°. Paolo Ceccarini e poi organo e basso continuo con i Maestri Edoardo Bellotti, Nicola Reniero e Stefano Demicheli — del quale è ora assistente —, perfezionandosi ai corsi internazionali di musica antica ad Urbino ed approfondendo quindi lo studio della musica vocale e strumentale antica collaborando con diversi gruppi e tenendo concerti sia in qualità di continuista e direttore sia come solista all’organo in differenti città italiane. Da alcuni anni si dedica, assieme al proprio ensemble, allo studio, alla riscoperta ed all’esecuzione del patrimonio musicale fra sei e settecento, dando particolare preminenza ad un accurato lavoro filologico sulle fonti originali atto al ritrovo dell’esattezza storica — anche tramite la preparazione di accurate edizioni critiche commissionate anche da enti prestigiosi quali l’ensemble La Tempesta ed il Conservatorio di Amsterdam. È organista titolare presso le chiese di S. Angela Merici e di S. Giuseppe e S. Marcellina alla Certosa a Milano. È inoltre molto attivo come compositore, annoverando fra i suoi numerosi lavori un concerto per pianoforte e grande orchestra, nonché molta musica sacra (tra cui una messa in sol minore per soli coro ed orchestra e diverse cantate tedesche) di cui ha personalmente diretto le esecuzioni sia in occasioni liturgiche sia in concerti in diverse chiese milanesi. Ha altresì al proprio attivo un’opera lirica (l’Atenaide) su testo di P. Metastasio. fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 20 Agenda della comunità Lunedì 14 novembre • Alle ore 21 p. Giuseppe incontra i genitori dei bambini nati nel ‘96 che seguono il percorso di catechesi differenziata. Martedì 15 novembre • Alle ore 21 si riunisce la Commissione Giustizia e pace. L’incontro, aperto a tutti, sarà dedicato ad un excursus storico sul rapporto tra Chiesa e Stato in Italia. Mercoledì 16 novembre • Alle ore 21 p. Giuseppe incontra i genitori dei bambini nati nel ‘95 che seguono il percorso di catechesi differenziata. Giovedì 17 novembre • Alle ore 21 p. Giuseppe incontra i genitori dei bambini nati nel ‘97 che seguono il percorso di catechesi differenziata. Venerdì 18 novembre • Alle ore 21 primo incontro di scuola di lettura biblica sul libro del profeta Isaia. Lunedì 21 novembre • Alle ore 21 si riunisce il gruppo giovani coppie 2. • Sempre alle ore 21 incontro di formazione per gli animatori della liturgia. Tema della serata Ministero e diaconia. Giovedì 24 novembre • Alle ore 21 si riunisce il comitato di preparazione della festa per l’ordinazione di Fabio Carcano. Venerdì 25 novembre • Alle ore 21 secondo incontro di scuola di lettura biblica sul libro del profeta Isaia. Sabato 26 e domenica 27 novembre • Ritiro dei gruppi ’89 – ’90 – ’91. • Banco Caritas: per contribuire alla buona riuscita dell’iniziativa tutti sono invitati a preparare torte dolci e salate, marmellate e ogni alto genere di specialità! Martedì 29 novembre • Alle ore 21 si incontrano i Catechisti per le famiglie che domandano il Battesimo Venerdì 2 dicembre • Alle ore 21 terzo incontro di scuola di lettura biblica sul libro del profeta Isaia. Domenica 4 dicembre • Alle ore 17 adorazione comunitaria. Venerdì 9 dicembre • Alle ore 21 quarto incontro di scuola di lettura biblica sul libro del profeta Isaia. Domenica 11 ottobre • Alle ore 16 celebrazione comunitaria dei Battesimi. Martedì 13 dicembre • Alle ore 21 si riunisce la Commissione Giustizia e pace. Giovedì 15 dicembre • Alle ore 21 si riunisce il gruppo giovani coppie 1. 21 Parrocchia S. Angela Merici INCONTRI POMERIDIANI PER LA TERZA ETÀ Questo il calendario degli incontri promossi dal Movimento Terza Età (ore 15.30): martedì 15 novembre incontro biblico guidato da Roselia Mazza giovedì 17 novembre Milano come eravamo: secondo incontro AGER, rel. Marisa Vescia. martedì 22 novembre Atelier del colore: disegno libero con la guida di Adele Rebosio. giovedì 24 novembre incontro di catechesi guidato da padre Cirillo. A conclusione si festeggeranno i compleanni del mese. giovedì 1° dicembre lavori natalizi con la guida di Elva Pusineri. martedì 6 dicembre proseguono i lavori natalizi con la guida di Elva Pusineri. giovedì 15 dicembre festa natalizia decanale presso la parrocchia del Sacro Volto. ritrovo alle ore 15.30 in via Sebenico. Centro culturale Mercoledì 16 novembre • Nell’ambito delle iniziative “Arte e fede nella Milano di Carlo e Federico Borromeo”, visita guidata nel Duomo di Milano ai Quadroni sulla vita e sui miracoli di S. Carlo. L’appuntamento è alle 14.25 all’ingresso principale del Duomo. Informazioni ed iscrizioni presso il Centro Culturale (tel. 02.690123318, lunedì dalle 16 alle 18 e martedì, mercoledì e giovedì dalle 18 alle 19.30) domenica 20 novembre - ore 16 – SPETTACOLO PER BAMBINI Comteatro L’albero delle bolle di C. Boschetti, C. Brogliato, L. Chieregato – regia: Claudio Orlandini con C. Boschetti, C. Brogliato, L. Chieregato – Scene: Anna Colombo – Costumi: Alessia Bussini mercoledì 30 novembre ore 21 Associazione Arché e Pensieri e Colori Coop. Sociale Narrare la malattia. Storie di vita e di AIDS incontri, teatro, musica, corti sociali giovedì 15, venerdì 16 e sabato 17 dicembre ore 21 Compagnia Kor Ammerika! scritto e diretto da Rocco Ricciardulli con A. Bettinelli, A. Fantinato, R. Galiazzo, R. Ricciardulli, A. Romano, M.. Rossi, A. Tibaldi Prenotazioni: www.teatroblu.org – tel. 02 3705 0694 (dal lunedì al venerdì 9-13 / 14-18) tel. 02 3705 0682 (sera, sabato e domenica) fogl onformativo - n. 346 - novembre 2005 22 In decanato Sabato 26 novembre • Dalle ore 9.00 alle 12.30: “Come Paolo e Barnaba” incontro dei Consigli Pastorali delle Parrocchie del Decanato, presso l’Istituto di Maria Consolatrice. Giovedì 15 dicembre • Alle ore 21, presso la parrocchia di S. Paolo, lectio divina per gli adulti promossa dall’Azione Cattolica decanale e guidata da p. Giuseppe Serighelli. Brano di riferimento della serata sarà Gen 39, 5b-20. In città Giovedì 17 novembre • Alle ore 19.30, presso il Chicobar di via Ollearo 5, Pindorama presenta Viaggio in Nicaragua: immagini e testimonianze dai progetti dell’associazione La Ceiba, attiva preso la comunità di Sonzapote nell’ isola Zapatera. Una realtà visitata dai partecipanti al viaggio di Pindorama in Nicaragua e presentata da Gabriella e Gennaro, membri di La Ceiba. Venerdì 18 novembre • Alle ore 21, presso il Chicobar di via Ollearo 5, Scrivere, partecipare, pubblicare. “Terre di Mezzo” presenta l’antologia dal concorso letterario La stazione: storie rapide di arrivi e partenze, bagagli e coincidenze. Intervengono Lea Iandiorio (Scuola Holden di Torino); Giulia Belloni (Meridiano Zero); Claudia Tarolo (Marcos y Marcos); Raoul Montanari. A seguire, aperitivo equo e solidale. Sabato 19 novembre • Dalle ore 9 alle 18.30, presso l’Auditorium San Carlo, corso Matteotti 14, convegno di studio su Oscar Romero e il Centroamerica, venticinque anni dopo. Tra storia, memoria e attualità. Interventi di testimoni ed esperti italiani e stranieri. Da sabato 26 novembre a domenica 4 dicembre • Mercatino di beneficienza a favore dell’associazione Arché, presso lo Spazio Espositivo S. Maria Goretti, via M. Gioia 193, con orario continuato dalle 10 alle 19. Giovedì 1° dicembre • Alle ore 21, presso la Sala della Trasfigurazione, piazza San Fedele 4, nell’ambito degli incontri promossi dal Centro Giovani coppie, Paola Bassani, psicologa e psicoterapeuta, parlerà di Illusione, delusione, tradimento. Nella comunità parrocchiale sono entrati Niccolò Galbiati (13 novembre) Federico Monaco (13 novembre) Matteo Oggioni (13 novembre) Alessandro Vairo (13 novembre) Sarah Benyacar (13 novembre) Francesco Ronzini (13 novembre) Giuseppe Cibaria (13 novembre) Vittorio Tam (13 novembre) Massimiliano Rossi (13 novembre) Kian Thomas sensi (13 novembre) 23 ci hanno lasciato Gianni BORGONOVO - 17 ottobre (anni 71) Giuseppe Valerio RICCIARDI - 17 ottobre (anni 66) Antonio GALLIANI - 18 ottobre (anni 73) Giovanna Maria TAGLIAVINI - 18 ottobre (anni 78) Miria FANELLI - 18 ottobre (anni 90) Emilio NIDASIO - 20 ottobre (anni 56) Angela NESPOLI - 29 ottobre (anni 69) Rina VERUSCHI - 30 ottobre (anni 84) Parrocchia S. Angela Merici