Convegno su: “Il ruolo del veterinario nella zootecnia
Transcript
Convegno su: “Il ruolo del veterinario nella zootecnia
1 Convegno su: “Il ruolo del veterinario nella zootecnia biologica come approccio interdisciplinare. Aggiornamenti, esperienze e riflessioni”. Bastia Umbra (PG) 01, 04 2005. “Zootecnia biologica e valutazione convenzionale; il ruolo del veterinario” dell’efficacia della medicina non Paolo Pignattelli (*) Zootecnia biologica, il punto A distanza di quasi sei anni dalla pubblicazione del Regolamento CE 1804/99 che ha sancito la nascita della zootecnia biologica, l’intero settore sta vivendo un periodo di riflessione caratterizzato da un trend di crescita rallentato sia come numero d’aziende convertite o in conversione al biologico(+ 2%), sia come numero d’animali (tabella 1). Il fatturato della zootecnia bio resta abbastanza contenuto, sia se riferito a quello dell’intero settore (0,45%), sia se confrontato a quello dell’agricoltura biologica italiana (14,8%) (tabella 2). Le cifre non devono in ogni caso creare falsi allarmismi dal momento che il trend si mantiene positivo e che la richiesta di prodotti zootecnici è in aumento di pari passi al costante incremento della cultura bio del consumatore (1). Occorre, da parte delle aziende, maggiore attenzione al mercato (esempio: latte ed uova e relativi derivati), un più deciso orientamento al business ed alla specializzazione, come pure una migliore Tabella. 1 Zootecnia biologica: le consistenze italiane (31/12/04). (elaborazione P. Pignattelli, 2004 su dati del censimento del 31.12.2003). _______________________________________________________________________________ trend % (2004/03) N. aziende convertite: di cui: bovini ovi-caprini avicoli suini apicoltori 3.044 (*) n.% di aziende 55-58% 25-28% 5-7 % polli carne ovaiole altri avicoli 0,2-0,3% 10-12% (x) +2 n. capi 180-200.000 535-540.000 + 1.300.000 390-410.000 80-100.000 19-21.000 (x) il 35% del miele prodotto in Italia è biologico (*) escluse le piccole aziende (1550-1700) presso le quali la zootecnia biologica rappresenta attività marginale o secondaria (es. agriturismi). Da notare, inoltre, che nel complesso le aziende agricole biologiche sono diminuite del 14-15% rispetto al 2001 ________________________________ *) Presidente Associazione Italiana di Zootecnia Biologica e Biodinamica (ZOOBIODI) Istituto di Zootecnica, Facoltà di Medicina Veterinaria, Via Celoria, 10 20133 Milano e Professore a Contratto presso l’Istituto di Zootecnica, Facoltà di Medicina Veterinaria, Via Celoria, 10 20133 Milano. 2 pianificazione con le aziende di trasformazioni ed infine un incremento della politica delle alleanze fra produzione e distribuzione. Tabella 2. Il mercato dell’Agricoltura biologica e della Zootecnia biologica in Italia (::) _______________________________________________________________________________ Agricoltura Zootecnia Convenzionale Biologica Convenzionale Biologica _______________________________________________________________________________ valore di mercato (€) Superficie (ha SAU) 106 mld 1,3-1,6 mld (1,41%) 1.050.0 N. aziende (7,9 %) + 45.500 45-50 mld ----- 200-230 mio (0,45%) ---3.044 Trend diminuzione crescita ____________________________________________________________________ (§) valori stimati al 31.12. 2004, uova e prodotti dell’apicoltura biologica inclusi, come pure le importazioni (::) Elaborazione P.Pignattelli da Istat-Servizio Agricoltura, 9/2/2003 e note AIAB e FIAO L’esame della tabella 2 ci consente un’ulteriore osservazione a conferma del maggiore orientamento al business delle aziende che fanno della zootecnia biologica attività primaria rispetto a quelle agricole, infatti se dividiamo il valore di mercato dei due settori per il numero delle aziende in essi operanti troviamo un valore medio per le aziende coinvolte in agricoltura biologica di 31.800 € e più che doppio per le aziende zootecniche (70.795 €). Senza entrare nel merito di quale deve essere il valore soglia di sopravvivenza di una azienda agricola resta il sospetto che nel passato la conversione al bio sia stata dettata, più che per intima convinzione, dall’opportunità di accedere ai vari contributi, sospetto confermato dalla riduzione del numero delle aziende agricole (- 14,5% nel periodo 2001-2004) in concomitanza con la soppressione di molti contributi (3). Medicina non convenzionale in veterinaria. Il termine di “medicina non convenzionale o alternativa o naturale” (MNC) viene generalmente usato per indicare un insieme di numerose pratiche mediche che sono conosciute ed utilizzate in medicina umana da moltissimi anni; alcune di esse hanno radici che addirittura si perdono nella notte dei tempi. Solo una parte delle stesse trova applicazione, da qualche anno, anche in medicina veterinaria per la cura ed il benessere degli animali, soprattutto di affezione e nel cavallo.Omeopatia, Omotossicologia, Fitoterapia, Aromaterapia ed Oligoterapia sono le branche che, in ordine decrescente, hanno trovato applicazione negli animali da reddito allevati con metodo convenzionale e biologico, mentre l’Agopuntura e la Floriterapia hanno ancora impieghi limitati, soprattutto agli animali da compagnia (2). Per quanto attiene la Zootecnia biologica, il Regolamento CE 1804/99, recepito a livello nazionale con il decreto MiPAF n. 91436 (04. 08. 00) e successive modifiche, alla Sezione B, capitolo 5, relativamente alla Profilassi e cure veterinarie, prevede che sia data la preferenza ai prodotti fitoterapici (ad es. estratti vegetali, esclusi gli antibiotici, essenze, ecc.), agli omeopatici (es. sostanze vegetali, animali o minerali), agli oligoelementi ed ai prodotti elencati nell’allegato II, parte C, sezione 3 (**). _________________________________________________ (**) riporta l’elenco delle “Materie d’origine minerale per mangimi” quali Sodio, Calcio, Fosforo, Magnesio e Zolfo, specificando per ciascuna l’esatta denominazione e provenienza (es. salgemma grezzo estratto da giacimenti è una delle fonti d’approvvigionamento ammesse per il sodio). 3 Tabella 3. Medicina non convenzionale: le branche più utilizzate in medicina veterinaria _______________________________________________________________________________ Omeopatia: similia similibus curantur- i simili si curano con i simili attraverso microdosi potentizzate di un solo Rimedio Omeopatico (O. unicista) o da più rimedi omeopatici complementari fra loro ed associati (O.pluralista) o da più rimedi omeopatici mescolati assieme nella stessa preparazione (O. complessista) - meccanismo d’azione: riequilibrio e potenziamento del sistema immunitario - effetti positivi: miglioramento degli equilibri omeostatici, dello stato generale dell’organismo, aumento della resistenza agli stimoli patogeni miglioramento dello stato di salute dei soggetti malati miglioramento dello stato di benessere dei soggetti sani e quindi delle performance produttive. - maggiori campi d’impiego: malattie disendocrine, tossico-metaboliche, allergie, forme infettive croniche. - settori d’impiego: soprattutto animali da affezione e cavalli, quindi bovine da latte, ovini ed infine polli e suini. - documentazione scientifica internazionale e nazionale: ancora insufficiente. Omotossicologia: è la branca dell’omeopatia che cerca di collegare scientificamente l’omeopatia alle conoscenze chimico-terapeutiche della medicina moderna. - Punta sul potenziamento del Sistema della grande difesa al fine di neutralizzare, anche con l’aiuto di farmaci biologici a basso dosaggio le omotossine, cioè tutte le molecole, endogene ed esogene, che mediano un danno a cellule, tessuti ed organi. - Pur non opponendosi all’approccio classico dell’omeopatia, cioè alla ricerca del “simillimum” ed alle alte diluizioni, stabilisce convergenze con la medicina convenzionale e la farmacologia più moderna: vengono, infatti, concepiti nuovi presidi terapeutici, come, ad es. l’uso di chinoni. Fitoterapia ed aromaterapia: basate sull’impiego di principi attivi ottenuti dalle diverse parti delle piante (foglie, stelo, corteccie, fiore, ecc.) - meccanismo d’azione: specifico per ciascun principio attivo contenuto (vedi Farmacopea) - effetti positivi: soprattutto quello immunostimolatore (Echinacea sp., Clorella vulgaris, Hydrasia canadensis, ecc.) quindi quello calmante ed anti stress (Valeria, Passiflora, Scutellaria, ecc.) - maggiori campi d’impiego: prevenzione e cura di varie forme infettive, dismetabolie e stress. - settori d’impiego: tutte le categorie d’animali. -.documentazione scientifica: talvolta carente specialmente sui dati derivanti dalla farmaco – tossicologia. Oligoterapia: rientra fra le terapie nutrizionali anche se va acquistando maggior credito il ruolo catalitico. - meccanismo d’azione: ruolo nutrizionale – correzione degli alterati apporti nutrizionali (carenze/eccessi); ruolo catalitico – stimolazione di alcuni apparati funzionali in particolare quello endocrino e quello immunocompetente. - effetti positivi: riequilibrio del metabolismo e dell’omeostasi, immunostimolazione, effetti anti allergici ed anti stress, miglioramento dello stato di salute e del benessere, ecc. - settori d’impiego: tutte le categorie d’animali. -.documentazione scientifica: sufficiente Floriterapia ed agopuntura: impiego in medicina veterinaria ridotto e limitato ai pet, eccezionalmente ed ancora in via sperimentale sul cavallo e vacca da latte Questi prodotti sono preferiti agli antibiotici o ai medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica, purché abbiano efficacia terapeutica per la specie animale e tenuto conto delle circostanze 4 che hanno richiesto la cura, in buona sostanza si chiede di preferire la medicina non convenzionale (MNC) a quella convenzionale (MC). Nella tabella 3 sono sintetizzate le schede tecniche dei principali rami della MNC impiegate in veterinaria. Occorre precisare che la zootecnia biologica può oggi usufruire a piene mani delle esperienze acquisite negli ultimi venti anni dai numerosi veterinari che si sono dedicati a questo settore acquisendo titoli ed esperienza (4). In zootecnia biologica sono soprattutto impiegate l’omeopatia, l’omotossicologia, la fitoterapia e l’oligoterapia, con incidenze diverse, a seconda dei comparti. Sui grandi animali, soprattutto bovini ed ovicaprini, prevale l’uso dell’omeopatia e della fitoterapia, omotossicologia ed oligoterapia; negli avicunicoli prevale la fitoterapia seguita dall’omeopatia. Uno sguardo alla letteratura ci conferma come in questi ultimi anni siano aumentate le ricerche sull’applicazione della MNC sia negli allevamenti convenzionali sia in quelli alternativi, biologico compreso. La maggioranza delle pubblicazioni riguardano l’omeopatia ed i comparti maggiormente esplorati sono quello bovino, soprattutto vacche da latte e quello ovino mentre sono in aumento quelle sugli avicunicoli. In tutti i casi dell’applicazioni di campo della MNC in cui è stato usato l’intervento di “massa”, il gruppo d’animali, vuoi stalla, vuoi recinto o pollaio, ecc. è stato trattato come un “unico grande individuo”. Di conseguenza per la valutazione dei risultati è stata data la preferenza ai parametri di gruppo. Pur con il beneficio d’inventario richiesto dalle prove in campo, va sottolineato che tutte le ricerche hanno fornito risultati positivi sulle performance dei soggetti, sia a livello di terapia, sia di prevenzione delle varie patologie, uguali e talvolta superiori a quelle fornite dai gruppi trattati con la MC. Nei casi acuti normalmente si ottengono successi immediati del tutto comparabili con quelli della MC. Nei casi cronici, soprattutto quelli che per l’allopatia sono incurabili, si ha un’elevata percentuale di risultati positivi I vantaggio ottenuti, a parità di risultati con la MC, sono riconducibili alla minor o assente tossicità delle cure impiegate, all’assenza di residui negli alimenti prodotti, all’assenza dell’impatto ambientale derivato da polluzione zootecnica attraverso i secreti e gli escreti dei soggetti trattati con farmaci tradizionali ed infine a costi decisamente più contenuti della MC, dovuti anche al miglioramento delle condizioni sanitarie (omeostasi) degli animali. Presupposto essenziale perché l’uso della MNC abbia successo è lo stretto rapporto di fiducia reciproca che deve istaurarsi fra il veterinario curante e l’allevatore. Questo ultimo deve essere innanzitutto convinto della decisione presa ed essere coinvolto direttamente per l’intero percorso dell’approccio con la MNC. Deve affrontare i singoli passi del percorso con spirito innovativo, diverso dalla cultura allopatica e giudicare i risultati, anche parziali, nella prospettiva di un successo che non tarderà a venire. Tabella 4 - Medicina non convenzionale e normativa italiana ____________________________________________________________________________________________________________________ D.L. 110 del 17. 03. 95 regolamenta i medicinali omeopatici per uso veterinario (recepimento Direttiva CEE 92/74) D.L. 185 del 22. 05. 95 regolamenta i medicinali omeopatici per uso umano (recepimento Direttiva CEE 92/73) D.L. 119 del 27. 01.92 regolamenta tutti i medicinali (allopatici, omeopatici, fitoterapici, ecc.). Per i medicinali destinati agli animali da reddito, che producono alimenti per l’uomo il DL recita che possono essere impiegati soltanto farmaci per i quali esiste un MRL. La regola vale quindi anche per i farmaci “alternativi”. D.P.R. del 23, 04, 2001, n. 290, art. 38, comma 4-5-6. 5 L’allevatore “biologico” in particolare, deve saper gestire il nuovo approccio del rapporto fra animale, malattia e ambiente della MNC con lo stesso spirito con cui accetta ed applica le regole dettate dal 1804/99 per un modo nuovo di fare zootecnia. La MNC trova infatti, nel metodo biologico validi elementi di supporto e sinergismo. Per quanto riguarda la normativa relativa ai rimedi omeopatici i fitofarmaci, ecc. si rimanda alla tabella 4 (2). Il ruolo del veterinario Da quanto riportato nella normativa si evince che la stessa “introduce” ed “autorizza” la MNC e relativi prodotti fitoterapici, omeopatici, oligoelementi, ecc., purché abbiano efficacia terapeutica per la specie animale bersaglio e tenuto conto delle circostanze che hanno richiesto la cura. I prodotti omeopatici veterinari sono considerati medicinali a tutti gli effetti e devono quindi sottostare alle stesse regole comuni ai farmaci allopatici, dalla registrazione come le molecole farmacologiche classiche all’impiego sull’animale, ecc. Come nella MC, anche nella MNC il ruolo del Veterinario risulta importante ed insostituibile quale unico professionista in grado di poter formulare una corretta diagnosi, prescrivere un’adeguata terapia e valutare i risultati anche in relazione agli aspetti che coinvolgono direttamente ed indirettamente la salute umana. Se tutto questo è basilare nell’allevamento convenzionale lo diventa ancora di più nell’allevamento zootecnico condotto con metodo biologico. Se prendiamo, per esempio, un veterinario che si occupa di omeopatia sappiamo che trattasi di un professionista che: “Per una buona prescrizione omeopatica deve possedere una buona conoscenza dei principi fondamentali dell’omeopatia classica, conoscere i rimedi cioè la Materia Medica ed il Repertorio, essere preparato sulla anatomia, fisiologia, etologia, ecc. della specie animale su cui intende intervenire, essere in grado di affrontare una sperimentazione. Deve possedere anche la conoscenza dell’ambiente fisico in cui opera assieme alla conoscenza dell’ambiente psichico ed energetico, cioè la relazione uomo – animale e miasmi prevalenti ed infine occorre che acquisti una relazione di fiducia con l’allevatore basata su di un elevato rapporto di stima e collaborazione. Ricapitolando, deve sempre ricordare che nel processo terapeutico omeopatico interagiscono cinque categorie di fattori: ambiente, animale, proprietario, veterinario omeopata ed il rimedio” (4). Purtroppo a tutto oggi, mancano ancora: l’approvazione di una Farmacopea ufficiale omeopatica, il riconoscimento ufficiale delle numerose e valide Scuole della MNC e l’insegnamento ufficiale della MNC nelle Università italiane. Fortunatamente sono in aumento i corsi ed il numero dei veterinari che li frequentano e si diplomano nelle varie branche della MNC. Mancano cifre ufficiali di quanti, degli oltre 17.000 veterinari liberi professionisti operanti in Italia, usino la MNC. Sicuramente (tabella 5) oltre 1000 fanno della MNC la loro attività primaria, ma sono tantissimi quelli che abbinano le due medicine e questo numero è in crescente aumento, tanto che gli esperti prevedono che supererà l’80% dell’intera forza nei prossimi 10 anni. Tabella 5 Stima dei veterinari che utilizzano attualmente la Medicina non convenzionale _______________________________________________________________________________________________________________________ Numero di veterinari che fanno uso della MNC al: piccoli animali grandi animali ± 100% 70-80% ± 50% < 50% 300 – 400 500 – 600 ± 2.000 ± 3.000 60 - 80 100 – 120 ??? ??? 6 Attualmente sono oltre 500 i rimedi ed i prodotti a disposizione del veterinario operante nella MNC prodotti e distribuiti da circa 20 aziende. Contemporaneamente è in aumento l’interesse dei veterinari alla zootecnia biologica come, per esempio, si evince dal numero di domande di partecipazione ai Corsi di formazione per tecnici della zootecnia biologia organizzati dall’Associazione Italiana di Zootecnia Biologica e Biodinamica (Zoobiodi) in collaborazione con la Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia (tabella 5). Tabella 5 Partecipazione di veterinari ai Corsi di formazione per tecnici della zootecnia biologia organizzati dalla Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia e Zoobiodi _____________________________________________________________________________________________________________________ N° corso/anno n° chiuso 1/2001 33 2/2002 39 1s/2003 (suino) 25 3/2004 25 4/2005 25 n° domande, di cui veterinari veterinari/ammessi 172 84 (48,8%) 15 (nuova selezione delle domande 2001) 15 48 18 (37,5%) 8 84 24 (27,5%) 15 63 18 (28,5%) 9 (45,5%) (38,5%) (44,4%) (60,0%) (36,0%) _____________________________________________________________________________________________________________________ Totale 147 367 144 (39,2%) 62 (42,2%) Conclusioni La zootecnia biologica italiana sta per compiere ufficialmente i cinque anni di vita (D.M n. 91436 dello 04. 08. 00) e continua a crescere anche se fra difficoltà d’ogni tipo. Pur rimanendo un mercato di nicchia non mancano investimenti perché possa divenire un interessante segmento dell’agro – alimentare, tenuto conto anche del crescente interesse dei consumatori al prodotto biologico. Di pari passo è in aumento l’interesse per la medicina non convenzionale (MNC) anche in veterinaria e non solo in umana. L’effetto rebound da questa ultima è abbastanza scontato e non solo verso i trattamenti dei pet, sono, infatti, più di nove milioni gli italiani che si rivolgono agli oltre ottomila medici, ufficialmente riconosciuti dalla Federazione dell’Ordine dei Medici, che praticano la MNC. Speriamo che tale effetto sortisca risultati favorevoli su l’iter dell’ottima proposta di legge Lucchese del 27 gennaio scorso sulle Medicine e Pratiche non convenzionali, veterinaria compresa. La zootecnia biologica rappresenta una duplice occasione per il veterinario, auguriamoci quindi che aumenti la sensibilità dei professionisti al settore ed alla medicina non convenzionale che dell’allevamento con metodo biologico è parte integrante. Bibliografia 1.- De Ruvo E. Evoluzione del comparto biologico e situazione di mercato. Convegno su: L’agricoltura biologica in Lombardia: scelta produttiva ecocompatibile e prospettive di mercato. Vegetalia – Cremona, 28, 01, 2005,. 2.- Macrì A. Allevamento biologico e trattamenti farmacologici. 1° Convegno Internazionale di Zootecnia Biologica: esperienze nazionali ed internazionali a confronto, Arezzo, 27-28 marzo 2003. 3.- Pignattelli P. Prolusione IV Corso di Formazione per tecnici della zootecnia biologica, Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia, 25, 02, 2005. 4.- Workshop su Zootecnia biologica ed Approccio omeopatico, Milano 25, 05, 2000 Ed. V. Ferrante, Istituto di Zootecnica, Facoltà di Medicina Veterinaria, Milano <<<<<<<>>>>>>>