(parte 1) - (parte 2)

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(parte 1) - (parte 2)
Americanada
Prima Parte
Un viaggio pensato ed organizzato da Giuseppe Truini
con la collaborazione di Liliana Giacomelli
dal Diario di Angelina Stavola
Foto di Pierpaolo Oddo
1° giorno - Roma
inalmente si parte! Il giorno della partenza è arrivato e
i bagagli sono pronti; percorriamo l’autostrada verso
l’aeroporto un po’ emozionati, ma consapevoli di fare un
bellissimo viaggio da sempre sognato.
Facciamo scalo a Zurigo, e dopo un’attesa di circa tre ore
riprendiamo il volo transoceanico verso Miami.
L’Atmosfera a bordo è gradevole e il personale a bordo è
gentile e disponibile.
Giunti a Miami dopo il lungo volo, atterriamo senza problemi è ci dirigiamo poi verso la dogana per il controllo dei
documenti: ci fotografano i volti (peraltro stanchi), ci prendono le impronte dell’indice con il vetrino elettronico, e
finalmente possiamo entrare in America.
Fuori dell’aeroporto ci attende un pullman che ci porta direttamente in albergo.
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I partecipanti ad Americanada
2° Giorno - Miami
l mattino lo dedichiamo alla visita delle zone umide e
paludose delle Everglades, un parco naturale unico al
mondo. In attesa del pullman che ci porterà nel parco,
uscendo dal nostro albergo abbiamo l’opportunità di
dare uno sguardo alla mitica Miami Beach. Conosciamo
sul bus la nostra guida; si chiama Daniele, parla italiano
ed è lui che ci accompagnerà alle Everglades.
Il viaggio è di circa mezz’ora, giacchè il parco è poco
fuori Miami. Giunti sul posto ci fanno salire sulle Air
Boats, tipiche barche a fondo piatto in grado di navigare
attraverso le paludi del parco.
La durata della navigazione è di circa un’ora; ai nostri
occhi compaiono bellissimi uccelli, grandi tartarughe, alligatori in libertà (da qui la raccomandazione del pilota Everglades - Air boat
di non sporgere mai le mani fuori dell’imbarcazione),
insomma uno scenario grandioso che si conclude con uno spettacolo eseguito dagli addetti del parco, con alligatori
e coccodrilli. Risaliti sul pullman la nostra guida ci propone di lasciarci in centro città, e molti di noi accettano. All’ora
di pranzo ci troviamo nel porto di Miami, ed insieme ad alcuni compagni decidiamo di pranzare nel bar Hard Rock
(carne buonissima). Dopo pranzo ci concediamo una lunghissima passeggiata lungo le vie centrali della città, sotto
un sole ed una umidità pazzesca. Notiamo un trenino sopraelevato, con cabine senza guidatore (ma con aria condizionata) e peraltro gratuito; ci saliamo senza esitazione per fare due giri ad anello e vedere la città dall’alto.
La sera ceniamo a base di pesce in un ristorante italiano in Lincoln Road. Rientriamo in albergo a tarda ora i ma felici di aver vissuto una giornata molto intensa.
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Novembre-Dicemb
3° Giorno - Miami
l mattino appena fuori dall’hotel ci attende un pullman che ci condurrà a ritirare i camper. Sbrigate le operazioni di rito, controlliamo i mezzi della stazione di noleggio. Dodici camper, trentacinque persone.
I camper americani, a differenza di quelli europei, hanno maggiori dimensioni, lo spazio a disposizione è più vasto
e comodo, i motori hanno una cilindrata superiore, e perciò occorre tanta prudenza nella guida. Il cambio è automatico.
Fuori dalla stazione dirigiamo verso un grande supermercato per rifornirci degli alimenti necessari per i primi giorni di viaggio. Dopo gli acquisti, dirigiamo verso il primo camping ubicato proprio in prossimità del parco nazionale
di Everglades. Raggiunto il camping, colleghiamo tubi e cavi e consumiamo il primo pasto sul camper.
Il caldo si fa sentire, l’umidità anche, ma l’entusiasmo è sempre più alle stelle ed è così che ha inizio l’avventura per
una vacanza diversa, fuori dai soliti schemi ed all’insegna di un mondo diverso.
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4° Giorno - Key West
l giorno è dedicato ad una gita organizzata con un pullman a Key West,
estrema punta meridionale del continente americano. Qui lo scrittore
Ernest Hemingway trascorse gran parte della sua vita, scrivendo famosi
libri e romanzi letti in tutto il mondo.
Appena fuori Miami percorriamo la strada nazionale numero uno dirigendo verso sud; il panorama è bellissimo, caratteristici sono i ponti sospesi
sull’oceano che collegano le varie isole allungate verso il golfo del
Messico.
Giunti a Key West si respira subito aria caraibica per via delle sue stradine
strette e le costruzioni antiche, tipiche d’epoca. Il centro città è poco abitato dato che la gente locale ormai si è trasferita nelle periferie più lontane
o ai margini di insenature, numerose fuori città, in costruzioni moderne e
molto belle, qualche volta con darsena personale.
Nella zona centrale percorriamo Dual Street e Mallory Square, con i loro
folcloristici negozi, bar tipici ecc. Ci fermiamo per il pranzo in un pub di
nome “Bar Sloppy Joe’s” tipicamente americano dove si serve birra a volontà.
Rientriamo nel camping a tarda sera. Domani si parte verso nord inizia così la nostra avventura.
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Ceppo indicante la fine del territorio USA
5° Giorno - Orlando
asciamo il camping Everglades e dirigiamo verso Orlando, città a circa 370 Km all’interno della Florida. Lungo
il tragitto è prevista una tappa nella base spaziale di Cape Canaveral, famosa in tutto il mondo per essere il luogo
da dove partono le navette in missione nello spazio.
Contiamo di giungervi nel primo pomeriggio: una volta giunti però, con nostra grande delusione, troviamo la base
chiusa e pertanto rimandiamo la visita all’indomani.
Proseguiamo per il campeggio “Kissimhee Koa” di Orlando dove giungiamo nel pomeriggio inoltrato. Eseguite le
operazioni di rito, assistiamo alla celebrazione della messa officiata dal nostro cappellano, Don Pierpaolo, e dopo
cena e tutti a dormire, sapendo che ci saranno due giorni di sosta in questa città.
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6° Giorno - Orlando
na parte del gruppo decide di visitare il parco Disneyland famoso in tutto il mondo. L’impatto immediato è fantastico, tutto è grande! I vari giochi sono veramente divertenti.
All’interno un trenino sopraelevato ci porta nelle varie sezioni.
Proviamo l’impressione di ritornare ragazzi, ed ognuno di
noi partecipa alle varie giostre con grande divertimento e
completamente rilassato.
Nel pomeriggio assistiamo ad uno spettacolo nella strada
del parco, con veri artisti e carri, personaggi di Walt Disney
e musica di sottofondo con il classico tema dei fumetti
Disney, veramente allegro e divertente, chiudendo così in
bellezza questa intensissima giornata.
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Ballerine a Disneyland
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7° Giorno - Orlando
ra previsto come giorno libero, e noi ne approfittiamo
per recuperare la visita al centro spaziale. Ci rechiamo con i camper al centro spaziale JFK di Cape Canaveral. La Base si trova in una vasta pianura paludosa
confinante con il mare, dove trovano rifugio numerosi e vi
convivono uccelli e animali, tra cui i famosi coccodrilli (ne
abbiamo visti due). Giunti in loco e fatti i biglietti d’ingresso, saliamo sul pullman che ci porterà all’interno della
base militare, dove giustamente il controllo è ferreo (ci
prendono anche le impronte digitali) ma sicuramente necessario.
Dentro la Base, abbiamo l’opportunità di conoscere l’astronauta John Glenn e una signora intavola con lui una piacevole conversazione. Visitiamo il centro spaziale e in un
grandissimo hangar, vediamo in versione integrale un razzo Saturno, il vettore che trasporta le navicelle spaziali.
Dopo questo giro interessante, torniamo con i pullman
nello spazio di accoglienza dove ammiriamo uno Shuttle,
già stato nello spazio.
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Cape Canaveral - Quartiere generale della NASA
8° Giorno - Tallahssee
veglia presto per il trasferimento al camping di Ponticello lungo la interstatale 10 destinazione la città di Tallahssee
capitale della Florida che dista oltre quattrocento km.
Ci dirigiamo verso nord, facciamo una sosta per il pranzo e poi via attraverso la piatta e paludosa pianura della
Florida, attraverso una distesa interminabile di boschi. Le autostrade americane sono ampie e a più corsie. Lo stesso
dicasi per gli autotreni, veramente mastodontici e vistosamente policromi, che trasportano merci di ogni tipo.
Giungiamo nel camping di Monticello nel tardo pomeriggio; il tempo di infilarci il costume e tutti in piscina per un
bagno ristoratore e vincere l’umidità che è sempre molto alta. Cena e poi a dormire, domani ci aspetta un altro trasferimento molto lungo e faticoso.
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9° Giorno - New Orleans
asciamo il camping di Monticello molto presto. Il paesaggio è sempre lo stesso, autostrada piatta, con ai lati
tanta vegetazione. All’altezza della città di Pensacola lasciamo l’autostrada e percorriamo una strada secondaria
che costeggia l’Oceano nel Golfo del Messico. Lo spettacolo è meraviglioso: ville con prati curatissimi e senza recinti, fiori stupendi ai bordi delle strade, spiagge di sabbia
bianchissima. Riprendiamo l’autostrada all’altezza della
cittadina di Mobile e ci dirigiamo verso New Orleans.
In prossimità della città percorriamo un ponte sul mare di
alcuni chilometri, che collega la cittadina di Sidell a New
Orleans: sensazionale lo stupore per questa opera d’arte.
La popolazione di New Orleans è, per i nove decimi, di
colore. Le abitazioni, fatta eccezione per alcuni grattacieli,
sono basse, ad un piano e quasi tutte costruite in legno.
Posteggiamo i camper nel camping Koa e dopo un’ottima
cena a base di pesce comprato a Pensacola, passiamo la
serata commentando la giornata trascorsa.
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10° - Giorno - New Orleans
iornata dedicata alla visita della città. Fuori dal campeggio prendiamo un bus pubblico che ci porta al
termine della Jefferson Avenue, e qui saliamo sul famoso
tram della St. Charles Avenue (famoso perché il regista
Tenesse Williams vi girò il film “Un tram chiamato desiderio”.
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New Orleans - Quartiere francese
Novembre-Dicemb
Raggiunto il centro città ci addentriamo nel quartiere francese, e vi troviamo di tutto: dalle pizzerie ai bar tipici dove
si suonano dal vivo “spiritual” e altra musica caratteristica, ai negozi di souvenir fino ai bordelli. Camminando per
queste stradine notiamo che quasi tutte le case hanno balconi e parapetti in ghisa qui chiamati “la branche building”.
Ci fermiamo per il pranzo in un locale presso il French Market. Ci fermiamo per il pranzo allietati dalla musica dal
vivo di una orchestra che suonava blues, spiritual, ecc.
Dopo la sosta girovaghiamo lungo la Jefferson Avenue acquistando souvenir e in serata, con il bus E3, torniamo al
camping avendo provato la sensazione di aver visto una parte dell’America antica.
11° Giorno - Jackson
i buon’ora lasciamo il camping e dirigiamo verso nord direzione Jackson, una tappa intermedia di circa 300
chilometri per raggiungere domani Memphis.
Giunti nei dintorni di Jackson ci sistemiamo nel camping dove, dopo aver espletato le operazioni rituali per attacco
corrente ecc, ci affrettiamo a fare una salutare doccia e, acceso il barbecue, arrostiamo stupende bistecche accompagnandole con insalata e vino toscano.
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12° - Giorno - Memphis
sciamo dal camping, prima di immetterci sull’autostrada, facciamo una puntatina in un paese chiamato Flora,
distante una quindicina di chilometri, per visitare la foresta pietrificata di sequoie, a dire il vero unica attrazione
del posto. Riprendiamo l’autostrada e anche se questa è a più corsie, il traffico è molto intenso. Tanti autotreni alcuni dei quali trasportano intere case.
La tappa a Memphis è molto attesa da alcuni di noi per diversi motivi fra i quali ricordi di gioventù che si collegano
con il personaggio di Elvis Presley.
Ci sistemiamo in un camping confinante con la casa dell’Artista che visitiamo superando la porta del recinto che li
divide.
La città, oltre alla Casa museo, non offre particolari attrazioni, anzi è piuttosto monotona fatta eccezione per
Greeceland, il quartiere di Elvis ed è qui vicino che vi sono parcheggiati due aerei e un automobile originali, usati dal
cantante nella sua carriera.
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Americanada
Seconda Parte
Un viaggio pensato ed organizzato da Giuseppe Truini
con la collaborazione di Liliana Giacomelli
dal Diario di Angelina Stavola
Foto di Pierpaolo Oddo
13° giorno - St. Louis
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I PARTECIPANTI E LA DOWNTOWN DI CHICAGO
opo avere programmato il navigatore,
lasciamo il camping di Memphis e riprendiamo la Interstate 55. Il paesaggio cambia
rispetto al profondo sud. Ai lati dell’autostrada
notiamo immensi campi coltivati a mais,
cereali ed altre coltivazioni. Durante il tragitto,
a circa meta strada, compaiono all’orizzonte
minacciose nuvole di un nero intenso, e
improvvisamente ci troviamo in mezzo ad un
temporale. In pochi attimi cadono circa 15 mm
di pioggia; il vento si fa intenso, vicino a noi
cade un fulmine e udiamo un boato spaventoso. Siamo costretti a fermarci e troviamo riparo nel piazzale di un supermercato.
Passato il temporale, riprendiamo la strada
verso St. Louis dove contiamo di arrivarvi
verso le ore 18; facciamo una breve sosta per
acquisti alimentari e giungiamo a St. Louis alle
18,15.
14° giorno - St. Louis
A
St. Louis parcheggiamo in una attrezzatissima Area di sosta che
si trova all’interno della città e questo facilita i nostri spostamenti. Difatti, appena usciti dall’area, prendiamo il bus che ci porta
in centro e giungiamo quasi subito al Palazzo dell’Alta Corte
Suprema dello Stato del Missouri. L’immobile è imponente; all’interno delle sale sono in mostra oggetti e suppellettili del diciannovesimo secolo. Saliamo lungo scale in ghisa, con gradini e ringhiere di
notevole fattura. Al primo piano si trovano le aule dibattimentali
originali, con sedie, tavoli e scrivanie dell’epoca. Da notare che in
una di queste sale si svolse il famoso processo a Dred Scott , primo
uomo di colore che vinse una causa di schiavismo, che costituì
l’origine della Guerra di Secessione.
Dopo la visita al tribunale, ci dirigiamo verso la “Jefferson National
Exspanion Memorial” dove si trova il Gateway Arch, imponente
struttura in acciaio, opera dell’architetto finlandese Eero Saarinen.
Nel primo pomeriggio prendiamo un battello caratteristico che ci
porta lungo il fiume Mississipi e ammiriamo interessanti reperti di
archeologia industriale dei secoli passati. Nel navigare al centro del
fiume notiamo diverse chiatte che trasportano materiali, collegate
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ST.LOUIS GATEWAY ARC
tra di loro fino a formare un lungo treno in navigazione. Intorno
alle ore 15 torniamo al Gateway Arch e con l’ascensore giunti a
200 m. di altezza godiamo la vista meravigliosa della città.
Attraverso alcune piccole finestre ricavate nella parte centrale della
struttura, ci appare uno spettacolo fantastico
La visita a St. Louis è senza dubbio positiva. La città è pulita, palazzi ordinati, giardini ben curati, strade larghe e scorrevoli. Per ultimo abbiamo visto dall’esterno lo Stadio di baseball dove giocano
i Cardinals. In serata riprendiamo il bus e torniamo nell’area di
sosta per prepararci alla prossima tappa.
15° giorno - Chicago
O
ggi affrontiamo un lungo percorso sulla Interstate 55 per raggiungere Chicago. La strada è scorrevole e attraversa campi
coltivati a mais che si estendono fino quasi a Chicago. Durante il
percorso lasciamo la 55 per transitare su alcuni tratti della Statale
66, mitica strada conosciuta come “Coast to coast” lunga seimila
chilometri che congiunge Chicago a Los Angeles, tagliando in due
il continente americano. Regine di questa strada sono le mitiche
Harley Davidson. Riprendiamo la Interstate 55 e in prossimità di
Chicago subiamo la solita tempesta di pioggia. Il cielo si fa
improvvisamente buio, la visibilità si riduce pressoché a zero e
siamo costretti a fermarci sotto un ponte ed attendere che cessi il
temporale. Riprendiamo il viaggio appena possibile fino al CHICAGO- SEARS TOWER
Camping di Joliet che dista circa cinquanta chilometri da Chicago.
16° giorno - Chicago
C
i svegliamo abbastanza presto, accolti da una splendida giornata di sole. Noleggiamo un bus con autista che ci
accompagnerà per tutto il giorno durante la visita della città. Dalla Interstate 55 giungiamo a Chicago e l’autista
ci conduce sulla riva del lago Michigan dove facciamo una foto di gruppo. Subito dopo ci dirigiamo verso la Sears
Tower, gigantesco grattacelo alto circa 443 m. da dove ammiriamo il panorama della città, il lago Michigan, il porto,
Little Italy ed altri quartieri interessanti.
La visione è veramente stupefacente. Poco dopo sostiamo al porto per un breve pranzo e ci rechiamo quindi nel centro commerciale per acquistare piccoli oggetti e gadget.
L’autista ci riprende verso le 16 e ci porta in centro città nella zona dei grattaceli: il luogo è elegante, con bei negozi, molta gente dedita allo shopping; prati curati, fiori dappertutto. Visitiamo anche il negozio dell’Apple e poi giunta la sera risaliamo sul bus per rientrare al camping.
17° giorno - Detroit
C
i muoviamo dal camping di Joliet con direzione
Detroit. Costeggiamo per un breve tratto il lago
Michigan, percorriamo la 94 che ci porterà a destinazione. Ci fermiamo per brevi e necessarie soste finché giungiamo nel camping di Greenfield Koa, nei pressi di
Detroit. Il camping è accogliente e immerso nel verde.
18° giorno - Detroit
L
DETROIT MUSEO FORD MOD. T
asciamo il camping di buon’ora perché abbiamo programmato una visita al museo Henry Ford a Detroit
dove vi giungiamo verso le ore dieci. Entriamo verso i grandi saloni di esposizione e con meraviglia vediamo oggetti
risalenti a molti anni fa, dai primi motori a scoppio alle più
recenti auto da corsa, automobili di presidenti americani
tra cui Roosevelt, Reagan, Kennedy ed altri, testimoni di
fatti e cronache importanti avvenuti nel corso della storia.
In altri saloni ammiriamo primi aerei della storia, jeep della
seconda guerra mondiale, treni utilizzati dalle prime ferrovie americane, il tutto assolutamente originale.
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Una visita questa che ci ha portato indietro nel tempo. Usciti dal museo Ford, ripartiamo per attraversare la frontiera con il Canada. Qui giunti la polizia di frontiera insieme alle domande rituali, ci sequestra con nostra grande meraviglia gli agrumi che avevamo a bordo, possibili vettori questi di malattie da anticrittogamici con cui potevano essere stati trattati.
Nel tardo pomeriggio arriviamo al camping di Niagara Falls Koa.
19° giorno - Niagara Falls
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l camping si trova all’interno della città, al numero civico 8625 della Lundy’s Lane, comodo quindi per prendere un bus di linea e puntare verso le cascate. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è letteralmente stupefacente.
Louis Hennepin, che fu il primo europeo ad ammirare le
cascate del Niagara, scrisse che non aveva mai visto niente di simile.
Ci raduniamo nel piazzale antistante le due cascate,
quella americana meno spettacolare e quella canadese
veramente maestosa e decidiamo di prendere il battello
che ci porta fin sotto le cascate tra un ribollire di acqua,
un fortissimo rumore e spruzzi alti: una emozione fortissima!
Risaliti sul piazzale del belvedere, decidiamo di fare una
passeggiata sulla strada che costeggia il fiume fino al
bordo della cascata: anche qui lo spettacolo è magnifico.
Torniamo al camping verso le ore 13, stacchiamo tubi e
cavi e partiamo per Toronto. Per un errore del navigatore
giungiamo al camping Toronto West Koa con notevole
ritardo.
CANADA NIAGARA FALLS
20° giorno - Toronto
A
l mattino con la collaborazione del gestore del camping, noleggiamo un bus con autista che ci condurrà a
Toronto. Con nostra graditissima sorpresa il mezzo è uno scuola bus giallo, tipicamente inglese. Giunti nel centro di Toronto ci addentriamo nel traffico locale. Diamo appuntamento all’autista per il rientro per le ore diciotto.
Visitiamo la Canadian National Tower, una torre alta 553 m dove, dicono, esista il ristorante più alto del mondo. Un
ascensore vetrato, ci porta velocemente sulla terrazza panoramica circolare con visione a 360 gradi. Tutto quello vediamo in
asso ci si presenta con dimensioni microscopiche, e, durante
le giornate limpide, la visione in lontananza supera i 150 km.
Un celebre ristorante rotante, vincitore di molti premi gastronomici, completa la struttura e ci accoglie per il pranzo. Dalle
finestre notiamo un piccolo aeroporto con una pista di atterraggio che inizia dal lago Ontario e termina dall’altro lato
dello stesso. Discesi dalla torre dopo una breve passeggiata sui
marciapiedi del centro, entriamo in un centro commerciale
molto grande dove si può trovare di tutto. Alle diciotto, felici di
avere ognuno di noi acquistato qualcosa per amici e parenti,
riprendiamo lo scuola bus per rientrare in camping.
21° giorno - Montreal
L
asciamo il camping di Toronto est e dirigiamo verso
Montreal. La città si trova sull’isola omonima, sul fiume San
Lorenzo. Prendiamo l’autostrada 401 e subito dopo percorriamo un tratto della 407, al fine di evitare il traffico cittadino.
Riprendiamo la 401 dopo circa 20 km e ci dirigiamo decisamente su Montreal.
Il camping prenotato è il West Koa. Domani ci attende la visita di una delle più belle città storiche del Canada.
TORONTO CANADIAN NATIONAL TOWER
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Seconda Parte
Un viaggio pensato ed organizzato da Giuseppe Truini
con la collaborazione di Liliana Giacomelli
dal Diario di Angelina Stavola
Foto di Pierpaolo Oddo
22° giorno - Montreal
l camping Montreal West Koa è lontano
dalla città e, come già fatto in precedenza, per raggiungere il centro-città noleggiamo un bus.
Visitiamo la basilica di Notre Dame, veramente splendida, dove incontriamo le
“sorellone”, simpatico vezzeggiativo dato
a Mariuccia e Nadia, con Giulio, Nicola,
Gino, Bruno, Lorenzo, Salvatorica, Paola,
e Anna. Entriamo anche nella Chapelle
Notre-Dame de Bonsecours, dove i
marinai pregavano prima di prendere il
mare e al ritorno, come ex voto, appendevano piccole navi di legno al soffitto,
tuttora presenti. Ci fermiamo per un
coffe-break in un bar gestito da italiani,
felicissimi di incontrarci. Uno di essi è
della provincia di Latina e, romanista
convinto, mostra con orgoglio il lupo
IL GRUPPO IN CANADA
della Roma tatuato sulla schiena.
Ci rechiamo anche all’osservatorio, al porto ed in altri luoghi tipici della città.
A pranzo, in un locale molto accogliente, mangiamo “fried chicken and french fries” (pollo fritto e patate fritte), annaffiando il tutto con della buona birra locale.
Tornati al bar degli amici italiani, ci vengono presentati alcuni italo-americani di New York.
Alla ricerca del centro commerciale sotterraneo, entriamo nei locali della metropolitana, ma troviamo tutto chiuso.
Per il ritorno al camping, giungiamo tardi all’appuntamento con il bus e cominciano così le nostre vicissitudini in qualche modo particolari.
Tornati in superficie, infatti, fermiamo un taxi, ma il
conducente non ci fa salire perché siamo cinque
persone.
Iniziamo a camminare, attraversando diversi quartieri
e, tra questi, uno certamente non per educande, gremito com’è di sex-shop forniti di “accessori” per tutti i
gusti… Entrati finalmente in un hotel, ci facciamo chiamare un taxi per cinque persone e rientriamo al camping.
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23° giorno - Quebec
asciamo Montreal per raggiungere Quebec, città
situata su una lingua di terra tra il fiume San
Lorenzo e il suo affluente St. Charles, fondata dall’esploratore Jacques Cartier nel 1500 su un preesistente villaggio indiano. Il viaggio rappresenta una tappa di
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MONTREAL
trasferimento, dove i chilometri non sono molti (circa 260), ma il percorso è impegnativo a causa dell’intenso traffico di autotreni. La strada costeggia le sponde del fiume San Lorenzo e dopo pranzo arriviamo nel camping di Quebec
City Koa, che offre allacci di acqua corrente, energia elettrica e scarico. Dopo cena, tutti a dormire: domani è prevista la visita libera della città.
24° giorno - Quebec
nche qui noleggiamo un bus per andare in città ed ancora una
volta si creano piccoli gruppi per facilitare gli spostamenti e le iniziative personali. Noi, come sempre, siamo Antonio, Lilli, Giuseppe,
Mario ed io: siamo molto eccitati perché, a detta di Giuseppe (Peppe),
che si trova qui per la seconda volta, la visita di Quebec City sarà
molto interessante.
Ci inoltriamo per le strette vie della città vecchia dove le costruzioni
sono in stile europeo, anzi sembra di stare in Francia. Successivamente
ci dirigiamo verso la sommità del punto più alto di Quebec City, “Cap
Diamant”, che si raggiunge salendo circa 300 scalini, per ammirare
dall’alto la città circondata da alte mura ed il fiume San Lorenzo. In un
ristorante del tutto simile a uno francese per arredi e proposte di “nouvelle cousine”, consumiamo un ottimo pranzo, per poi prendere la
funicolare per il quartiere vecchio ed acquistare regali e souvenir.
Ripresa la funicolare, ci ripariamo per un violento acquazzone nello
splendido hotel Fairmont Le Chateau Frontenac, costruito nel 1893,
con la struttura simile ad un castello e il tetto di rame. Durante la
seconda guerra mondiale, vi fu tenuto un summit tra Mackenzie,
QUEBEC-ALBERGO FAIRMONT E
Churchill e Roosvelt.
LE CHATEAU FRONTENAC
Nel tratto alto della città troviamo nella parte bassa del fusto di un
albero, come incastonata, una palla di cannone, probabile residuo delle guerre franco-inglesi.
La città meriterebbe ancora altro tempo per visitarla, ma le condizioni meteo sono pessime e decidiamo di rientrare, certi di aver visto in poco tempo cose meravigliose e ricche di storia.
A
25° giorno - Tadoussac
artiamo verso il punto più a nord del nostro viaggio, la cittadina di Tadoussac, presso la foce del
fiume San Lorenzo. Lasciata Quebec City, prendiamo la
strada 138 che costeggia in lungo il fiume, dirigendoci
verso nord est.
Il panorama è magnifico e a circa 7 km da Quebec troviamo le cascate di Parc de la Chute Montemorency, visibili
direttamente dalla statale: un imponente fronte d’acqua si
getta nel fiume San Lorenzo. Mi viene spontaneo consideraTADOUSSAC- BALENA SUL FIUME S. LORENZO
re quanto sia vera l’espressione di Giuseppe: “il parabrezza del camper è come uno schermo TV…”.
Proseguiamo sulla statale 138 per fermarci a visitare la basilica St. Anne de Beaupre: colpisce il piccolo agglomerato
di case con l’imponente basilica, meta di fedeli in pellegrinaggio per chiedere miracoli. La basilica merita un approfondimento. Costruita nei primi dell’ottocento, presenta rivestimenti in piastrelle, vetrate istoriate e mosaici sul soffitto.
Sul lato sinistro dell’altare maggiore e posizionata su una colonna, trova posto la statua di S. Anna, meta di pellegrinaggi; nella parte sottostante è presente una copia in marmo, a grandezza naturale, della pietà di Michelangelo.
Lasciamo la basilica e la sua intensa atmosfera mistica e riprendiamo la statale 138.
Dopo 6 km circa, deviamo verso l’interno per visitare le cascate di S. Anna nel parco omonimo.
Queste cascate, in un profondo canyon con diversi salti tra i gradoni della montagna, producono alti spruzzi d’acqua
e un possente rumore. Passaggi e ponti del tipo tibetano ci permettono di attraversare le cascate in un vero spettacolo
della natura. La bellezza del luogo ci fa decidere di fermarci a consumare il pranzo sul camper nel parco adiacente.
Riprendiamo nuovamente la statale 138 e dopo alcuni chilometri entriamo sulla statale 362, attraversando cittadine
con tipiche case canadesi che si affacciano sul fiume San Lorenzo. Tornati sulla 138, verso la baia di Santa Caterina,
arriviamo sul fiume Saguenay e con un traghetto, dopo un breve tragitto, raggiungiamo Tadoussac. Il campeggio è
sulla baia, al solito con tutte le utenze utili e possiamo finalmente riposarci avendo ancora negli occhi le meravigliose immagini regalate dal viaggio appena concluso.
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26° giorno - Riviera du Loup
’indomani dal porto di Tadoussac, un battello ci porta al largo della baia di Santa Caterina per vedere le balene
nel loro ambiente naturale di riproduzione.
Ognuno di noi è fortemente emozionato e pronto, chi con videocamere, chi con macchine fotografiche per riprende-
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re le balene quando usciranno dall’acqua nelle loro maestose andature. Riusciamo a catturare molte immagini, ma
la migliore è sicuramente quella di Pierpaolo, con una balena quasi del tutto fuori dell’acqua: lo spettacolo è grandioso e da solo vale tutto il viaggio che stiamo facendo.
Con decisione unanime, rientrati al camping, tutti i gruppi decidono di partire verso Riviera du Loup, tappa successiva, e ci imbarchiamo nuovamente sul traghetto che attraversa il fiume Sanguenay per riprendere la statale 138. Dopo
circa un’ora, arriviamo all’imbarcadero della baia di Des Roches, dove prendiamo un altro traghetto che ci porta
sempre in un’ora sull’altro lato del fiume San Lorenzo, a Riviera du Loup. Il camping è in prossimità dello sbarco.
27° giorno - Bangor
ggi è in programma una lunga tappa di trasferimento verso Bangor (USA) di circa 550 km. Dopo una foto di
rito davanti ad un totem indiano, con tutti noi rigorosamente in maglietta e cappello ASSOCAMPI, lasciamo definitivamente il camping e il fiume San Lorenzo e ci dirigiamo verso la frontiera americana. Ci attende la statale 185,
verso il confine di stato. Alla dogana, dopo un controllo sommario, ci tolgono alcuni limoni dal frigo (chissà perché
americani e canadesi controllano scrupolosamente i generi alimentari, ma non altre cose forse più importanti).
Passata la frontiera entriamo nel Maine: siamo ora in territorio USA.
Nel camping, mangiato un boccone, andiamo subito a dormire: domani ci aspetta un nuovo lungo trasferimento.
O
28° giorno - Boston
asciamo Bangor. I chilometri da percorrere per arrivare a Boston sono circa 350. Usciti dal camping prendiamo
la strada secondaria 32, poi la Interstate 95 per il camping “Black Bear” nella cittadina di Salisbury. La Interstate
95 è una lunga arteria che corre lungo la parte orientale degli Stati Uniti e in alcuni tratti sfiora le coste dell’oceano
Atlantico: parte dal confine canadese, all’altezza della cittadina di Houlton, per arrivare fino a Miami (Florida). Ne
abbiamo percorso un tratto nel viaggio di andata ed ora ne percorriamo un altro in quello di ritorno.
L’autostrada è a più corsie, larga e panoramica. A metà percorso, fermi per il rifornimento, incontriamo il gruppo di
Maurilio con Claudia, Luigi, Renata, Rino, Annamaria.
Eccoci nel camping “Black Bear” nel primo pomeriggio: è molto grande e ben curato. La distanza da Boston è di circa
60 km e, parcheggiati i camper nelle piazzole, andiamo subito a visitare questa città, dove arriviamo in pieno centro con
il treno, dopo aver raggiunto la stazione con un taxi. Fuori dalla North Station, verso la Cross Street, acquistiamo, per
il giorno successivo, i biglietti per fare il giro della città con il famoso pulmino “Old Town Trolley Tour”. Nella Union
Street, troviamo un locale tra i più antichi di Boston, “The Union Bar” (1826), dove in una atmosfera da pub servono
magnifiche aragoste, ghiotta occasione che insieme con
Antonio, Lilli, Giuseppe, Mario, Salvo, Pierpaolo, Giuliana,
non ci facciamo sfuggire. All’uscita, ci soffermiamo a vedere artisti di strada che si esibiscono con spettacoli acrobatici e musiche ritmiche, attirando molto pubblico.
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29° giorno - Boston
orniamo in città l’indomani per prendere il pulmino
arancione e verde della “Old Town Trolley Tour”, che ci
porta a vedere i punti più importanti della città tra i quali il
quartiere cinese, Little Italy, l’Università di Harvard ed altro
ancora. Al termine del tour andiamo verso il centro commerciale Quincy Market nei pressi del porto, dove approfittiamo per acquistare regali da portare a Roma. Il centro
offre ristoranti, bar, tavole calde con specialità varie da
BOSTON- UNION BAR
tutto il mondo.
Fatti gli acquisti, mangiamo ancora una volta “fried chicken
and french fries”, e dopo visitiamo il quartiere cinese, Little Italy e il museo “The Old State House”, nell’edifico ex sede
del governo coloniale dal 1713 al 1776.
Alla North Station prendiamo il treno per Salisbury e, piacevolmente sorpresi, veniamo riconosciuti dal controllore che,
con gesto simpatico e oltremodo gentile, fa viaggiare gratis tutto il gruppo! Infine, con un taxi rientriamo al camping.
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30° giorno - Boston
uesto è un giorno speciale: festeggio, infatti, il mio compleanno e con mio marito Mario decidiamo di andare a
Boston da soli.
Il treno corre veloce, facendo sentire il suo classico rumore. Arrivati alla North Station ci avviamo a piedi a visitare il
New England Aquarum, che ospita su quattro piani numerose specie di pesci, tartarughe, alligatori e una barriera
corallina caraibica. Visitiamo subito dopo la House Paul Revere (orafo, argentiere, costruttore di campane), la casa
in legno più antica di Boston, da dove Revere stesso nel 1775 iniziò la cavalcata per avvertire l’arrivo degli inglesi.
Poi prendiamo un battello per un giro nel porto per vedere dal mare vecchi moli in disuso su palafitte di legno, dove
attraccavano le navi provenienti dall’Europa, i giardini North Park e tutta una serie di nuovi moli.
Ci fermiamo per il pranzo di fronte al molo Long Warf, il “Legal Sea Foods”, con menù a base di ostriche, carpaccio
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di pesce e per finire una maxi aragosta al grill, tipica specialità di Boston, città famosa proprio per questi crostacei.
Al rientro, con sorpresa, i nostri compagni di viaggio hanno organizzato una festa di compleanno e per l’occasione
mio marito acquista una torta e una bottiglia di champagne, invitando tutti per un dopo cena. Siamo invitati da
Antonio e Lilli, che nel frattempo hanno acceso il barbecue per arrostire bistecche e salcicce.
Prima dei festeggiamenti, Pierpaolo celebra la messa, formulando a me e Mariuccia, che ha compiuto gli anni il giorno precedente, i migliori auguri, poi inizia la festa in un festoso clima di allegria generale, ed io e Mariuccia spegniamo le fatidiche candeline.
31° giorno - New York
artiamo presto dal camping di Salisbury: la strada da percorrere è lunga 470 km circa, verso sud. Per questo ultimo trasferimento prendiamo la strada 93, la superstrada 90 e ci immettiamo sulla Interstate 95, direzione New
York, attraversiamo Provicence, New Haven, Bridgetport ed arriviamo alla periferia di New York.
Subito il traffico cittadino ci avvolge, le auto ed i camion sulle strade sono numerosi, richiedendo la massima attenzione alla guida, anche per non sbagliare gli incroci tra superstrade e sopraelevate.
Il camping Pine Coste Resort di Freehold dista circa 70 km dal centro città, questo però non ci crea difficoltà in quanto domani avverrà la consegna dei camper alla società Del Monte.
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32° giorno - New York
a mattina è dedicata alla riconsegna dei camper presso la società di noleggio. Facciamo rifornimento di carburante e propano, poiché i serbatoi vanno restituiti pieni. L’operazione si presenta un po’ lunga e difficile: gli addetti devono controllare che tutto sia in ordine e non ci siano stati incidenti. Espletate queste formalità, in pullman raggiungiamo l’Hotel Bedford, in pieno centro, all’incrocio tra la 40° strada e la 3° Avenue, da dove potremo muoverci
con estrema facilità.
Con il pomeriggio a disposizione, insieme con Mario e Giuseppe iniziamo a passeggiare tra i grattaceli di Manhattan.
A sera, si accendono le luci ed i grattaceli ricoperti di insegne luminose luccicano, lampeggiano e sembrano quasi
immersi in un mare elettronico. Di fronte a noi, l’Empire State Building, Times Square, la Fifth Avenue, immagini che
ci lasciano stupiti e affascinati.
New York, “la grande mela” come è chiamata comunemente, è una delle città più grandi del mondo di 12-13 milioni di abitanti, in grado di controllare l’economia e la cultura del paese e non solo. Il fulcro della città è sicuramente
l’isola di Manhattan, dove ha sede Wall Street, la Borsa, il palazzo dell’ONU, i teatri di Broadway e alcune delle più
alte costruzioni al mondo: l’atmosfera è talmente affascinante che non vorremmo mai tornare in hotel!
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33° giorno - New York
a mattina è dedicata
alla visita della Statua
della Libertà e alla visita di
Ellis Island, dove Mario
tenterà di trovare tracce di
suo padre, sbarcato a New
York nel 1920.
Un taxi ci porta a Battery
Park e da qui con il battello scendiamo sull’isola
dove si erge la Statua della
Libertà, che domina, con i
suoi 93 m, la baia di New
York, opera dello scultore
francese Frèdèric Auguste
Barthold. Alla sua base si
legge: “Datemi i popoli
stanchi, poveri, le genti che
anelano respirare libere”.
Lo stesso battello ci porta a
Ellis Island ed appena
sbarcati entriamo nell’imponente edificio che ospita
la “Ellis Island Immigration NEW YORK PONTE SULL'HUDSON
Museum”, dove Mario riesce a verificare il transito di suo padre nell’ottobre del 1920. Visitiamo poi le sale del museo
dove sono esposte le gigantografie degli immigranti con reperti d’epoca.
All’esterno dell’edificio, in un prato ben curato, con vista sullo skyline di New York, troviamo l’America Immigrant Wall
of Honour, un muro di lastre d’acciaio inox con incisi i nomi degli immigrati, che rappresenta certamente l’elenco più
grande del mondo. Leggiamo tutti i nomi con l’aiuto anche di Rino, nostro compagno di viaggio, ma non troviamo
il nome del padre di Mario e, chieste spiegazioni nell’ufficio addetto, ci dicono che i nomi incisi sono soltanto quelli
degli immigranti soci della fondazione (d’altra parte gli immigranti furono 17 milioni in totale). Mario provvede a iscrivere suo padre, pagando la quota con una donazione: il prossimo anno anche lui sarà iscritto in maniera perenne
al Wall of Honour.
Al ritorno, sul battello per Battery Park, Mario appare silenzioso e visibilmente commosso. Sbarcati dal battello, ci
avviamo verso i grattaceli del World Financial Center e successivamente, a Wall Street, tocchiamo il famoso toro e
scattiamo molte fotografie. Poi, sempre camminando, arriviamo a Ground Zero. L’area è interamente recintata e non
è visibile l’interno, ma si avverte ugualmente una sensazione di tristezza per quanto è avvenuto l’11 settembre 2001.
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34° giorno - New York
ggi è il giorno della partenza per l’Italia. Abbiamo a disposizione ancora una mezza giornata ed è nostra intenzione utilizzarla al meglio.
Con Giuseppe e Mario usciamo dall’hotel verso le ore 8, facciamo colazione (a New York si mangia a tutte le ore) e
subito prendiamo un taxi che ci porta a Broadway, nella 70° strada, nella zona di Times Square per vedere teatri come
l’Ambassator, il Lyceum, l’Actors Playhouse e il Winter Garden, dove si rappresenta lo spettacolo “Mamma Mia” da
moltissimo tempo.
Rientrati in hotel, chiamato un taxi per 5 persone, Antonio, Lilli, Giuseppe, Mario ed io, andiamo all’aeroporto JFK
(John F. Kennedy), dove c’imbarchiamo per l’Italia.
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35° giorno - Roma
’aereo decolla in perfetto orario. In tutti noi c’è un velo di allegria per il ritorno a casa dopo la lunga assenza.
Durante il volo ci servono la cena e dopo, per meglio affrontare il lungo volo transoceanico, tutti riposano.
Dopo il previsto scalo tecnico a Zurigo, riprendiamo il volo verso Roma, dove arriviamo, in perfetto orario, alle ore
14. Ritirate le valige, ci scambiamo un saluto generale ed ognuno di noi raggiunge la propria casa per riprendere la
vita di tutti i giorni.
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Abbiamo trascorso 35 giorni piuttosto intensi, ma la fatica delle sveglie all’alba e dei 7000 km percorsi è stata ripagata dalle emozioni vissute attraverso lo straordinario tour AmeriCanada.
Si ringrazia Giuseppe Truini, Presidente dell’Assocampi, che con la sua grande esperienza ha
permesso la realizzazione di questo magnifico viaggio.
Il gruppo di “Americanada”.
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