Manovra

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Manovra
Rassegna stampa
30/08/2011 : Notizie di oggi
Alto Adige
il pd: un compromesso al ribasso - vindice lecis
niente supertassa, colpite le pensioni - (m.m.)
salvati i piccoli comuni - manolo morandini
Arena, L'
Manovra: colpo alle pensioni Niente supertassa, stop all'Iva
Terzo polo, Pd e Idv attaccano: Ma le cifre non quadrano
Avvenire
Professionisti, lontano dall'Inps
Cittadino, Il
I nuovi conteggi fanno risparmiare oltre un miliardo
Corriere della Sera
Così la nuova previdenza
Niente superprelievo, misure sulle pensioni
Pensioni, tagli e lotta all'evasione Ecco come cambia la manovra
Riscatto Laurea la nuova Soglia dei 40 Anni effettivi
Gazzetta del Sud
L'anzianità senza il servizio di leva costringe 80mila lavoratori a rifare i
conti
L'Iva non è toccata, le pensioni sì
Giornale, Il
Per i 40 anni di anzianità non contano naja e laurea
Sparite tutte le nuove tasse Parte il ritocco alle pensioni
Giorno, Il (Milano)
paga l'onorevole. Pensioni, via alla tagliola
Italia Oggi
L'integrativo migliora la pensione
La manovra passa sulle pensioni
Le riforme che sono già in cantiere
Rendite, si apre uno spiraglio per le casse
l'Unità.it
La Lega cede: si interverrà sulle pensioni
Libertà
Niente più militare e riscatti per il calcolo dell'anzianità
Mattino, Il
(Nazionale)
Luca Cifoni Roma. Alla fine, il capitolo previdenza sarà toccato. Ma non
per via diretta, os...
Messaggero, Il
ROMA Alla fine, il capitolo previdenza sarà toccato. Ma non per via
diretta, ossia attrave...
Milano Finanza
(MF)
La valutazione dei fondi pensione dipende dagli obiettivi fissati
Stangati i laureati e chi ha fatto la naja
Nuovo.it, Il
Manovra:pensioni su veri anni lavoro
Repubblica, La
colpo alle pensioni d'anzianità naia e università non contano più roberto mania
la beffa per statali e pensionati torna il prelievo più pesante - valentina
conte
la manovra delle bollicine - (segue dalla prima pagina)
Sole 24 Ore, Il
Casini: decreto pasticciato, mancano interventi strutturali
IMAGOECONOMICA IMAGOECONOMICA IMAGOECONOMICA
Senza titolo
Senza titolo.
Si è scelto di rinviare le riforme strutturali
Stampa, La
(Milano)
Angeletti: "Che sgarbo a chi si era fatto i conti"::Luigi Angeletti, segr...
Stretta sulle pensioni di anzianità::Previdenza Dall'int...
Stampa, La (Roma)
Stretta sulle pensioni di anzianità::Previdenza Dall'int...
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Alto Adige
"il pd: un compromesso al ribasso - vindice lecis"
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Data:
30/08/2011
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Pagina 5 - altre Il Pd: un compromesso al ribasso Il Terzo Polo: mettono le mani nelle tasche degli italiani
VINDICE LECIS
ROMA. Un compromesso al ribasso che si accanisce sulle pensioni e non tocca i grandi patrimoni.
L’opposizione boccia la manovra riscritta. «Dalle cose che si capiscono fino a qui siamo alla confusione, non
vedo come possano quadrare questi conti» attacca Bersani.
Gli fa eco il suo vice Enrico Letta che parla di «quadro sconfortante» chiedendosi «come le autorità e i mercati
europei possano prendere per buono un simile compromesso al ribasso». Il Pd contesta «l’accanimento sulle
pensioni». «E’ l’opposto di ciò che serve, le modifiche annunciate sembrano peggio della soluzione di partenza»
commenta Italo Bocchino vicepresidente di Fli.
Così come aveva fatto il Pd con i «dieci punti» di Bersani, anche il terzo Polo (Udc-Api-Fli) e l’Idv lanciano le
rispettive contromanovre. Quella dei centristi si articola su riforma delle pensioni, meno tasse e tagli mirati di
spesa. Durante una conferenza stampa, il finiano Mario Baldassarri ha parlato di «operazione verità» spiegando che
il provvedimento del governo per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 metterà certamente le mani in
tasca degli italiani: sono previsti infatti 100 miliardi di tasse in più. D’altra parte il monito del Fmi
sull’inadeguatezza delle manovre di finanza pubblica renderà molto difficile proprio il pareggio di bilancio, avverte
Stefano Fassina (Pd), secondo il quale nella stessa manovra manca persino la previsione sull’andamento del Pil.
L’esponente democratico si chiede «quali sono gli obiettivi programmatici di indebitamento per il triennio? Quali
gli obiettivi di debito pubblico? Perché ai fini dell’azzeramento del deficit siamo passati da una correzione di 40
miliardi di euro all’anno prevista nel Def ai 55 miliardi indicati nella relazione tecnica del decreto in corso di
conversione?».
Il Terzo Polo ha illustrato una contromanovra basata su quattro aree di riforma. Vale a dire «meno spesa, meno
tasse; meno debito, meno evasione, meno corruzione; più crescita, più coesione; più equità per donne e giovani».
Sulle pensioni i centristi propongono l’introduzione per tutti dell’età pensionabile a 65 anni o con 40 anni di
contributi. Sul versante istituzionale rilanciano l’abolizione delle province con meno di 500 mila abitanti. Sul fisco:
deduzioni fino a 3000 euro per nucleo familiari e patrimoniale per i redditi delle attività sopra i 10 milioni.
Dunque il Pd cestina la manovra riscritta dal vertice di Arcore: il deputato Boccia la considera «iniqua e
recessiva». Tuttavia dall’Udc arriva un segnale di attenzione sul fronte pensionistico. L’Italia dei Valori - che
annuncia 80 emendamenti su liberalizzazioni, stop al ponte sullo stretto, tassa sui capitali scudati al 20% ed
esenzioni dal ticket - parte invece all’attacco. Per il presidente del senatori Felice Belisario si tratta di un «accordo
vergogna» fatto «nella casa privata del presidente del Consiglio invece che in parlamento» e che pertanto sarà
sicuramente sottoposto al voto di fiducia. Il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero ripropone «una
tassa sui patrimoni, che comprenda tutte le forme di ricchezza accumulata». Il risultato della manovra, attacca
Bocchino «è insomma il peggio che ci potesse essere: mette le mani nelle tasche degli italiani per poter continuare
con gli sperperi». Per la Cgil «l’unica cosa che si capisce è che per tagliare la sovrattassa sui redditi superiori a 150
mila euro si costringono tante persone, che magari fanno lavori faticosi, a lavorare almeno un anno in più».
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Alto Adige
"niente supertassa, colpite le pensioni - (m.m.)"
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Data:
30/08/2011
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Pagina 4 - altre Niente supertassa, colpite le pensioni Dal calcolo dell’anzianità saranno esclusi gli anni
dell’università e del servizio militare
(M.M.)
ROMA. Il capitolo pensioni trova spazio nella manovra anticrisi. Salta, invece, il contributo di solidarietà per i
redditi sopra i 90mila euro, che viene confermato solo per i parlamentari. Scongiurati l’aumento dell’Iva e la
patrimoniale. Ammorbiditi, di circa due miliardi, anche i tagli a Comuni, Regioni e Province. Mentre la
soppressione di quest’ultime viene rinviata, con conferimento delle competenze alle Regioni, così come il
dimezzamento di deputati e senatori, a un intervento «di natura costituzionale».
Sono servite sette ore di vertice alla maggioranza, riunita ad Arcore, per trovare la quadra. Al decreto di
Ferragosto si metterà mano mantenendo saldi e tempistica invariati. Confermato l’obiettivo di approvare il decreto
bis al Senato entro domenica 4 settembre, bruciando sui tempi anche la Cgil, che ha fissato il suo sciopero generale
per martedì 6 settembre. Per quella data il governo dovrebbe aver già chiuso la partita, perché nel successivo
passaggio del decreto alla Camera non saranno permessi cambiamenti. Le modifiche, quindi, dovranno essere
decise tutte a Palazzo Madama.
Nel capitolo pensioni, che fino all’ultimo sembrava “intoccabile” per il veto della Lega, si interverrà solo sul
calcolo degli anni per il congedo dal lavoro, stimando una minore spese a regime di 1,5 miliardi di euro. Altre
risorse per alleggerire i tagli agli enti locali spiega il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, arriveranno
con «il miliardo» di proventi della Robin Tax (la metà di quelli previsti, perché l’altra andrà ai ministeri) già
destinato in manovra alle amministrazioni locali, e pure, dal «recupero dell’evasione fiscale» che ora i Comuni che
collaborano alla lotta all’evasione percepiranno «al 100% (e non più al 50%)». Tra le misure entra la tassa
sull’evasione, proposta da Calderoli, che consente di eliminare il contributo di solidarietà. Attraverso «la nostra
norma - spiega ancora Calderoli - contro le società di comodo e i trust utilizzati per evadere le tasse».
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Alto Adige
"salvati i piccoli comuni - manolo morandini"
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Data:
30/08/2011
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Resta il rinvio di 24 mesi del Tfr per i dipendenti pubblici in pensione nel 2012 Salvati i piccoli Comuni Nelle
misure c’è la stangata fiscale sulle Cooperative Province abolite e dimezzamento dei parlamentari per via
costituzionale contributo di solidarietà per deputati e senatori MANOLO MORANDINI
ROMA. A saldi invariati e con tempi contingentati. La versione bis della manovra anticrisi rispolvera un
intervento sulle pensioni, accantona il contributo di solidarietà, risparmia l’Iva, salva i piccoli Comuni e le
Province. Ecco le modifiche su cui è stato trovato l’accordo nel vertice di Arcore.
Pensioni. Le pensioni verranno calcolate in base «agli effettivi anni di lavoro», escludendo cioè dal calcolo
dell’anzianità gli anni relativi all’università e al servizio militare obbligatorio, che manterranno invece la loro
validità relativamente al calcolo della pensione. Con l’esclusione del servizio militare dal calcolo dell’anzianità
potrebbero essere costrette a rinviare il momento dell’uscita dal lavoro circa 80mila persone. E se si considera una
pensione di anzianità media di poco meno di 20mila euro l’anno, il risparmio per le casse dello Stato che si
potrebbe ottenere solo con l’esclusione del servizio militare nel calcolo dei 40 anni di contributi necessari per la
pensione di anzianità potrebbe aggirarsi su 1,5 miliardi. Cifra a cui si somma lo slittamento dovuto al riscatto della
laurea.
Piccoli Comuni. Sono salvi dall’accorpamento i piccoli Comuni ma dovranno svolgere “in forma di unione” le
funzioni fondamentali. Nella prima stesura del decreto erano quasi 2mila i Comuni che nelle intenzioni del governo
dovevano chiudere. La soluzione: «Sostituzione dell’articolo della manovra relativo ai piccoli Comuni con un
nuovo testo che preveda l’obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire
dall’anno 2013 - si legge nella nota del governo - nonché il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei
loro componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri».
Tagli locali. Due miliardi di euro in meno per i tagli agli enti locali. Prevista anche la «riduzione dell’impatto
della manovra per Comuni, Province, Regioni e Regioni a statuto speciale» e l’attribuzione «agli enti territoriali di
maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all’evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato
delle conseguenti maggiori entrate». Le risorse recuperate per diminuire le sofferenze per gli enti locali verrebbero
reperite da una rimodulazione dei vantaggi fiscali e da un intervento sulle pensioni. Inoltre, la soppressione delle
Province quali enti statali e il conferimento alle Regioni delle relative competenze ordinamentali sarà definito per
via costituzionale.
Costi della politica. Il dimezzamento del numero dei parlamentari sarà fissato per via costituzionale. Confermato,
invece, il giro di vite sui redditi dei parlamentari: nel pacchetto di misure sarebbe previsto un”contributo di
solidarietà”. Tra le ipotesi per deputati e senatori dovrebbe essere pari al 10% per i redditi superiori ai 90mila euro
ma inferiori a 150 mila, e del 20% per quelli superiori a 150mila euro. Infine, viene ridotta del 50% l’indennità per
il parlamentare che ha un reddito uguale alla stessa indennità.
Conto Coop. L’ipotesi di una riduzione delle agevolazioni fiscali sulle cooperative (deduzioni dal reddito
d’impresa e parziale esenzione dell’Ires) diventa concreta. La stima del valore della misura, circolata nelle scorse
settimane, è di 715 milioni di euro, secondo i calcoli del Tesoro.
Stretta all’evasione. Al fianco delle misure già inserite nel decreto arriva la tassa sull’evasione proposta dal
ministro leghista Calderoli. In pratica, si punta a colpire il fenomeno delle società di comodo, e più in generale
dell’elusione fiscale e del cosiddetto abuso di diritto, il comportamento attraverso il quale i contribuenti, soprattutto
aziende, cercano le soluzioni fiscali più vantaggiose. Ma stando ai dati delle Fiamme gialle il peso dell’elusione nei
casi scoperti di evasione è basso: 3 miliardi di euro su 50 complessivi nel 2010.
Quel che resta. L’armonizzazione del prelievo fiscale sulle rendite finanziarie al 20%, in tre anni dovrebbe valere
4,8 miliardi. Esclusi i titoli di Stato. Altre risorse dalla Robin Tax, l’addizionale Ires applicata alle aziende del
settore energetico che vale 3,6 miliardi in tre anni, di cui 1,8 miliardi nel 2012. Nessuno stralcio alla norma della
manovra che punta alla revisione degli studi di settore: vale 800 milioni di euro di maggior gettito fiscale in quattro
anni. Restano anche le previsioni di interventi sui giochi e l’aumento delle accise sul tabacco. Nel loro complesso
dovrebbero fruttare alle casse dello Stato 4,5 miliardi in tre anni.
Nel testo di Ferragosto è confermato anche l’anticipo di un anno della delega per la riforma fiscale e assistenziale,
che nei prossimi due anni vale 16 miliardi. In questo ambito è prevista anche una riduzione delle agevolazioni.
Resta integro anche il taglio alla spesa dei Ministeri: 8,5 miliardi in due anni, ma non viene specificata la
ripartizione.
Il governo non cancella neppure l’articolo 8, inserito nel decreto per rafforzare la contrattazione aziendale. La
norma consente di fatto di derogare dalle altre normative in materia. In particolare, per il licenziamento del
lavoratore senza giusta causa.
Sembrano confermati gli interventi sui dipendenti pubblici, a partire dalla maggiore flessibilità del personale non
dirigenziale. Inoltre, dovrebbe restare il differimento del Tfr di 24 mesi nel caso del pensionamento per anzianità e
di sei mesi per quello di vecchiaia. E per i dipendenti delle amministrazioni che non centrano gli obiettivi di
bilancio la possibilità del pagamento differito delle tredicesime.
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Arena, L'
"Manovra: colpo alle pensioni Niente supertassa, stop all'Iva"
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Data: 30/08/2011
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IL VERTICE AD ARCORE. Intesa tra Pdl e Lega. Salta il contributo di solidarietà dai ricchi. In Senato 600 emendamenti
Manovra: colpo alle pensioni
Niente supertassa, stop all'Iva
La maggioranza: via le Province Salvi i piccoli Comuni. Sconto di due miliardi ai tagli agli enti Stretta sulle società di
comodo
Martedì 30 Agosto 2011 NAZIONALE, pagina 3
ROMA
Salta il contributo di solidarietà, che rimane solo per i parlamentari. E saranno «ammorbiditi», di circa due miliardi, i tagli a
Comuni Regioni e Province, mentre per la loro soppressione (con conferimento delle competenze alle Regioni), così come per
il dimezzamento di deputati e senatori, si rimanda a un intervento «di natura costituzionale». Nessun aumento dell'Iva e mano
al capitolo pensioni. Sono alcuni dei punti su cui la maggioranza Pdl-Lega ha trovato il punto di mediazione nel vertice nelle
residenza privata del premier per mettere mano alla manovra mantenendo saldi e tempistica invariati. Sette ore di
discussione a Villa San Martino ad Arcore, tra Berlusconi, Umberto Bossi, i ministri Tremonti e Maroni, i capigruppo
parlamentari di Pdl e Lega. Il vertice fiume sembra chiudersi con una vittoria di Tremonti, che ha difeso l'impostazione
originaria della manovra, e un ridimensionamento della Lega. «Molto bene», ha commentato il ministro dell'Economia dopo il
conclave.
Si riaprirà dunque il capitolo pensioni, che fino all'ultimo sembrava intoccabile per il veto del leader della Lega, anche se si
interverrà solo sul calcolo degli anni per raggiungere il congedo dal lavoro: non sarà più possibile, infatti, per raggiungere
l'anzianità di servizio, “riscattare” il servizio militare o gli anni dell'Università, anche se verranno comunque computati per il
calcolo della pensione. Misura dalla quale, stando alle prime stime solo sullo stop per l'anno di militare, si potrebbe ricavare
circa 1-1,5 miliardi di euro.
Le altre risorse per alleggerire i tagli agli enti locali dovrebbero arrivare, come riferisce il comunicato diramato da Palazzo
Chigi, da «maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all'evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del
ricavato delle conseguenti maggiori entrate». In sostanza, spiega il ministro della Semplificazione Calderoli, i tagli saranno
comunque praticamente «dimezzati» perché bisogna considerare anche «il miliardo» di proventi della Robin Tax e pure «il
recupero dell'evasione fiscale» che ora i Comuni che collaborano alla lotta all'evasione percepiranno «al 100% (e non più al
50%)».
Ed entrerà tra le misure anche la «tassa sull'evasione» proposta dal ministro leghista, che consentirà di eliminare la «supertassa».Considerato un
peso insopportabile dal premier, esce di scena la super-Irpef del 5% a carico dei redditi oltre i 200mila euro. Stessa sorte per la patrimoniale sui
beni di lusso (immobili di proprietà, barche, auto di grossa cilindrata e jet) proposta da Calderoli. Per sostituire il contributo di solidarietà arriva una
stretta sulle società di comodo: nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive.
E non ci saranno, almeno per il momento, ritocchi dell'Iva, con soddisfazione del ministro dell'Economia. L'aumento dell'imposta sul valore aggiunto
resta comunque inserita tra le misure da attuare con la delega fiscale e assistenziale. «Salvi» anche i piccoli Comuni, che dovranno procedere
all'obbligo dell'accorpamento dei servizi a partire dal 2013, ma manterranno i Consigli comunali, seppur con meno componenti e senza gettone di
presenza. Accolte, secondo Bertolini e Straquadanio (Pdl) anche «il taglio del 25% della pubblica amministrazione» e «la vendita del patrimonio
pubblico». Misure che avrebbero un enorme impatto, ma di cui a sera, nei punti stilati dai leader in Brianza, non vi era traccia. E adesso il tutto va in
Parlamento: depositati in Senato 600 emendamenti.
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Arena, L'
"Terzo polo, Pd e Idv attaccano: Ma le cifre non quadrano"
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Data: 30/08/2011
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VERSO LA BATTAGLIA IN PARLAMENTO. Bersani: basta alla previdenza usata come bancomat
Terzo polo, Pd e Idv attaccano:
«Ma le cifre non quadrano»
I centristi presentano una controproposta Casini: «Riforme vere, o si finisce nel baratro»
Martedì 30 Agosto 2011 NAZIONALE, pagina 3
ROMA
Le opposizioni si preparano a dare battaglia in Parlamento e fino alle 20 di ieri sera, quando è scaduto il termine per la
presentazione degli emendamenti, Pd, Terzo Polo e Idv hanno lavorato alle correzioni della manovra del governo, anche alla
luce dei cambiamenti apportati dalla stessa maggioranza nel vertice di Arcore. «Dalle cose che si capiscono fino a qui siamo
alla confusione, ad una quadra che non c'é, non vedo come possano quadrare questi conti», ha commentato il segretario del
Roma: il leader dell´Udc
Pd Bersani le notizie uscite dalla riunione a casa Berlusconi. «Hanno scritto un'altra manovra», ha protestato il presidente dei Casini con il leader dell
´Api Rutelli
senatori dell'Idv Felice Belisario per il confronto fatto nella casa privata del premier, invece che in Parlamento. Anche per
questo, a suo parere, il governo non potrà fare a meno di mettere la fiducia sulla manovra. L'Idv presenterà comunque
un'ottantina di emendamenti, tra i quali ci sarà la «tassa sui capitali scudati» al 20%, la richiesta di soppressione delle Province sotto il milione di
abitanti, la riduzione del 20% delle indennità dei parlamentari, una stretta su auto e voli blu, e la «soppressione» dei fondi per il Ponte sullo stretto di
Messina.
Le proposte dei Democratici, che chiedono non venga posta la fiducia al decreto, ruotano attorno ai dieci punti della manovra alternativa presentata
nei giorni scorsi. «Noi», ha spiegato Bersani, «pensiamo di far pagare chi non ha mai pagato. Pensiamo a una patrimoniale ordinaria progressiva sugli
immobili, a partire da valori molto elevati e con larghe esenzioni. Anche sul capitolo pensioni il Pd è pronto a discutere una riforma per dare stabilità e
un futuro ai giovani. Ma dalla partita deve uscire l'intenzione di usare le pensioni come un bancomat».
Il Terzo Polo ha presentato ieri al Senato la propria contromanovra fatta di un unico emendamento che sostituisce l'intera manovra del governo con
«meno tasse» e più misure strutturali. Sono previsti tagli al sistema previdenziale con la cancellazione del sistema delle quote dall'anno prossimo e la
possibilità, quindi, di andare in pensione, per uomini e donne, o a 65 anni, o con 40 anni di contributi. «C'é un veto permanente della Lega su tutte le
riforme strutturali che si possono fare, dalla previdenza alle Province, alle liberalizzazioni. Ecco perché siamo preoccupati», ha detto il leader
dell'Udc Casini: «La manovra appare sempre più confusa e si preoccupa non tanto delle riforme ma di fare subito cassa mettendo le mani nelle tasche
dei cittadini. Si rischia di finire nel baratro». Il Terzo polo propone anche numerose modifiche «piene di responsabilità e serietà», nell'ambito di quella
che il leader dell'Api Rutelli definisce una «proposta di governo».
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Avvenire
"Professionisti, lontano dall'Inps"
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ECONOMIA
Data:
30/08/2011
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30-08-2011
Professionisti, lontano dall’Inps
Pensioni & previdenza
di Vittorio Spinelli
N
el mirino dell’Inps sono finiti, negli ultimi tempi, i liberi professionisti pensionati (oltre i 65 anni) che hanno
percepito compensi professionali, regolarmente dichiarati su Unico ma non segnalati per l’iscrizione alla
Gestione separata.
Grazie alla manovra finanziaria di luglio, la caccia ai presunti evasori della previdenza è terminata. La
manovra ha chiarito che i liberi professionisti iscritti all’Albo di categoria, anche se anziani e pensionati ma
ancora in attività, devono essere gestiti ed assicurati presso la rispettiva Cassa di previdenza, ognuna
delle quali dovrà adattare in tal senso il proprio Regolamento. Il nuovo criterio (si tratta di una
interpretazione autentica sulla nascita della Gestione separata) mette fine ad ogni vertenza avviata dalle
varie Casse professionali, ciascuna con le sue normative particolari, insofferenti alle continue invasioni di
campo dello stesso Inps.
Il chiarimento della manovra non intacca però gli ordinari accertamenti contro le omesse iscrizioni alla
Gestione separata. Situazioni che richiedono il confronto con il mondo delle professioni estremamente
variegato, dalle quali scaturiscono dubbi di interpretazione e di applicazione, tanto da indurre l’ente di
previdenza a stillare continui chiarimenti e precisazioni su casi singoli ma di interesse generale.
Commercialisti. È il caso dell’iscritto alla Cassa commercialisti che ha regolarmente versato i contributi
alla Cassa. In seguito ha chiesto di essere cancellato, non avendo maturato i requisiti per la pensione, ed
ha ottenuto la restituzione dei contributi versati. L’Inps ammette che il professionista ha osservato
completamente i suoi obblighi contributivi e pertanto il reddito percepito non deve essere soggetto alla
Gestione separata. La stessa Cassa procederà ora ad una verifica dei casi di restituzione dei contributi,
così da avviare poi un annullamento automatico degli accertamenti della previdenza.
Ingegneri-Architetti. A seguito della recente legge 111, vengono annullati gli accertamenti Inps a carico
dei professionisti in attività anche dopo aver conseguito la pensione, a patto che il lavoro rientri nella
competenza dell’Inarcassa.
Sub iudice invece quanti percepiscono redditi da professione (dichiarati con codici Ateco) per i quali non
risulta pagato il contributo soggettivo.
Nella casistica si trova un iscritto Inarcassa amministratore di condominio.
Questi di norma va iscritto alla Gestione Inps, ma se svolge anche l’attività di ingegnere/architetto (quindi
iscritto all’Albo) il reddito da amministratore è attratto in quello professionale e, come tale, è soggetto al
contributo soggettivo Inarcassa.
Frequente anche il caso del professionista docente presso scuole pubbliche o università.
Come dipendente pubblico, il docente è coperto da contributi Inpdap. Il reddito da attività professionale è
invece soggetto alla Gestione separata, fermo restando il versamento all’Inarcassa del contributo
integrativo.
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Cittadino, Il
"I nuovi conteggi fanno risparmiare oltre un miliardo"
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Data:
30/08/2011
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I nuovi conteggi fanno risparmiare oltre un miliardo
ROMA Con l’esclusione dell’anno di servizio militare dai 40 anni necessari per accedere alla
pensione di anzianità senza requisiti anagrafici, di fatto si ritarda l’uscita dal lavoro per circa
80mila uomini con un risparmio a regime per le casse dello Stato che dovrebbe variare tra uno
e 1,5 miliardi. Secondo stime attendibili, infatti, sui circa 134mila lavoratori Inps ritirati nel
2010 in anticipo rispetto all’età prevista per la pensione di vecchiaia (65 anni) grazie alle
regole sulle pensioni di anzianità più della metà lo ha fatto grazie al requisito dei 40 anni di
contributi. L’età media per l’uscita dei 174mila pensionati di anzianità (39mila sono donne),
infatti, è stata nel 2010 di 58,3 anni (secondo l’ultima relazione annuale Inps) quindi è
presumibile che la gran parte sia uscita grazie ai 40 anni di contributi e senza tenere conto dell’età e non al doppio
requisito contributivo e anagrafico (nel 2010 era per i dipendenti 60 anni più 35 di contributi o 59 anni e 36 di
contributi). È ipotizzabile che oltre la metà dei pensionati di anzianità (circa 134mila nel 2010, anno però con un
dato boom a fronte del 2009 e 2011) abbia cominciato a lavorare molto presto utilizzando per arrivare ai 40 anni
anche l’anno di servizio militare. Per circa 80mila persone quindi si potrebbe prospettare un rinvio dell’uscita dal
lavoro con la necessità di calcolare solo gli anni effettivi di servizio escludendo l’anno riservato al servizio miliare
prestato durante il lavoro. Anno questo (come d’altra parte quelli di università eventualmente riscattati) che sarà
però considerato sul fronte contributivo quando si tratterà di calcolare l’importo della pensione.Il risparmio per le
casse dello Stato a regime potrebbe superare il miliardo.
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Corriere della Sera
"Così la nuova previdenza"
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Data:
30/08/2011
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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA
sezione: Prima data: 30/08/2011 - pag: 1
Così la nuova previdenza
di E. MARRO, M. DI GIACOMO, C. DE CESARE
Dalle misure sulle pensioni ai tagli e alla lotta all'evasione. Ecco come cambierà la manovra. ALLE PAGINE 2
E 3 - Oggi i commenti dei lettori su corriere.it
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Corriere della Sera
"Niente superprelievo, misure sulle pensioni"
Data:
30/08/2011
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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA
sezione: Prima data: 30/08/2011 - pag: 1
Niente superprelievo, misure sulle pensioni
Manovra: salta l'aumento Iva, caccia a chi elude il fisco con le società di comodo
Salta il contributo di solidarietà, insieme con l'ipotesi di aumento dell'Iva, mentre viene toccata la
previdenza: per le pensioni di anzianità serviranno 40 anni di lavoro effettivo, al netto del riscatto di laurea e
servizio militare. Così verrà riscritta la manovra, che nella nuova versione prevede, tra l'altro, dimezzamento
dei parlamentari e cancellazione delle Province, ma per via costituzionale. Caccia a chi elude il fisco con
società di comodo. Berlusconi, Bossi e Tremonti hanno trovato l'accordo al termine di un lungo vertice ad
Arcore. DA PAGINA 2 A PAGINA 9 Baccaro Buzzi, Calabrò Senesi, Soglio
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Corriere della Sera
"Pensioni, tagli e lotta all'evasione Ecco come cambia la manovra"
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Data:
30/08/2011
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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA
sezione: Primo Piano data: 30/08/2011 - pag: 2
Pensioni, tagli e lotta all'evasione Ecco come cambia
la manovra
Stretta sulle società di comodo, non ci sarà il contributo di solidarietà
ROMA Ha prevalso la linea minimalista. La manovra subirà alcune modifiche sì, ma non verrà riscritta e,
soprattutto, sottolinea il governo, si tratterà di un intervento a «saldi invariati», sottolinea il ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti. Niente aumento dell'Iva, niente maxi interventi sulla previdenza, sì invece a
un pacchetto di misure meno clamorose e che si compensano, anche se la loro efficacia andrà verificata. Si
punta a fare cassa con misure di contrasto all'elusione fiscale (una versione riveduta e corretta della
cosiddetta patrimoniale sugli evasori proposta dalla Lega Nord), con la riduzione dei vantaggi fiscali per le
società cooperative. E per le pensioni si è trovata una mediazione che pare aver accontentato tutti nella
maggioranza. Si dovrebbe così raccogliere qualche miliardo per correggere alcune norme del decreto. Tre
miliardi in più per gli enti locali I 9,2 miliardi da tagliare nel biennio 2012-2013 agli enti locali verranno
ridotti di due, anzi di tre miliardi tenendo conto dei maggiori introiti della Robin Hood tax sulle società
energetiche dati ora per certi. Il resto dovrebbe arrivare da una più incisiva lotta all'evasione sul territorio: i
Comuni saranno incentivati a stanare gli evasori perché potranno trattenere una quota sostanziosa del
gettito recuperato. Lo sconto sui tagli agli enti locali ha accontentato, almeno in parte, la Lega. Soddisfazione
viene espressa anche dal presidente pro tempore dell'Anci, l'associazione dei Comuni, Osvaldo Napoli: «Una
notizia positiva che valuteremo meglio nel direttivo. Per i Comuni il taglio dei trasferimenti potrebbe scendere
da 1,7 miliardi a 850 milioni». Contributo di solidarietà solo per i parlamentari Via, dunque, il contributo di
solidarietà per i redditi sopra i 90 mila euro, inviso al Pdl, che avrebbe dovuto fruttare 674 milioni nel 2012 e
un miliardo e mezzo sia nel 2013 sia nel 2014. La supertassa, prevista in due soglie del 5 e del 10%, resta
però in vigore per i parlamentari mentre la Lega spinge per mantenerla anche sui calciatori e ha già
presentato alcuni emendamenti addirittura per poterla raddoppiare. Iva sullo sfondo. Stretta sulle pensioni
L'asse Lega-Tremonti è riuscito anche a bloccare l'aumento dell'Iva. Qui nulla cambia. L'incremento
dell'imposta sul valore aggiunto rimane la carta di riserva da giocare, come già stabilito a luglio, se dalla
riforma dell'assistenza e dal taglio delle agevolazioni fiscali non arriveranno i 4 miliardi di risparmi
preventivati per il 2012, i 16 per il 2013 e i 20 dal 2014. Per il resto, Tremonti preferirebbe inserire la
manovra sull'Iva nella complessiva riforma del Fisco che promette di fare. Arriva invece una misura
apparentemente circoscritta sulla previdenza, ma che creerà non pochi scontenti. Non sarà infatti più
possibile andare in pensione con 40 anni di contributi a prescindere dall'età, a meno che non si tratti di 40
anni di lavoro effettivo. Non si potrà cioè più utilizzare il riscatto del corso di laurea e del servizio militare.
Morsa sulle «società di comodo» L'obiettivo dichiarato è evitare il giochetto per cui i ricchi intestano case,
ville e altri beni di lusso in società ad hoc al solo scopo di non pagare le tasse. Il comunicato della Presidenza
del Consiglio afferma che verranno introdotte nuove misure fiscali finalizzate a «eliminare l'abuso di
intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive». È questa quella tassa sull'evasione lanciata nei giorni scorsi
dal ministro Roberto Calderoli per colpire fiscalmente chi ha un patrimonio non congruo al suo tenore di vita,
godendo di beni già computati dal redditometro come le barche, i cavalli, le auto di lusso. «È finita la pacchia
per chi utilizza società di comodo o trust per non pagare le tasse», sintetizza al termine del vertice il ministro
della Semplificazione. «C'è un accordo politico», spiega il relatore della manovra, il presidente della
commissione Bilancio al Senato, Antonio Azzollini. Ma la tecnicalità del provvedimento è ancora da definire.
Del resto, per ora c'è appunto solo l'intesa ma gli emendamenti ancora no e verranno presentati, «come già
si era chiarito in Commissione» nei prossimi giorni. Stangata per le Coop Nonostante il fuoco di sbarramento
delle centrali cooperative bianche e rosse, la stretta sulle residue agevolazioni fiscali in capo a queste società
è passata. Secondo le stime del governo le cooperative godono ancora di sgravi pari a 714 milioni di euro
all'anno, tra l'esenzione parziale dell'Ires e le maggiori deduzioni accordate. Adesso questo capitolo sarà
rivisto e anche le Coop dovranno partecipare ai sacrifici. Via metà dei parlamentari Accanto agli
emendamenti al decreto bis Silvio Berlusconi ha annunciato che verrà presentato un disegno di legge
costituzionale per dimezzare il numero di deputati e senatori. Ovviamente, se la cosa andrà in porto, i tempi
saranno molto lunghi, vista la doppia lettura parlamentare richiesta dai ddl di modifica della Costituzione. Il
capitolo Province è stato derubricato, diventerà anche questo un disegno di legge costituzionale, che ne
prevede la cancellazione in toto, col passaggio delle loro funzioni alle Regioni. Anche qui però l'esito è incerto
vista la contrarietà espressa in passato dalla Lega. <firma>Melania Di Giacomo Enrico Marro</firma>
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Corriere della Sera
"Riscatto Laurea la nuova Soglia dei 40 Anni effettivi"
Data:
30/08/2011
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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA
sezione: Primo Piano data: 30/08/2011 - pag: 3
Riscatto Laurea la nuova Soglia dei 40 Anni effettivi
I nuovi conteggi per l'uscita
ROMA Il governo stringe il rubinetto delle pensioni con 40 anni di contributi. Finora i lavoratori con 40 anni di
versamenti erano riusciti a sfuggire a tutte le più importanti riforme della previdenza, nel senso che potevano
continuare ad andare in pensione senza la necessità di raggiungere un'età minima. Questo rimane. Dal 2012
però serviranno 40 anni di lavoro effettivo, al netto del riscatto della laurea e del servizio militare. In realtà,
una prima stretta questa categoria l'aveva subita l'anno scorso incappando, come il resto dei lavoratori, sia
nella «finestra mobile», che ritarda il pensionamento di un anno dal raggiungimento dei requisiti, sia
nell'adeguamento automatico all'aspettativa di vita (tre mesi in più in prima battuta e poi altri adeguamenti
ogni tre anni). Finora, però, si potevano far valere non solo gli anni effettivi di lavoro, ma anche il riscatto
della laurea e del militare. In alcuni casi potevano bastare anche meno di 30 anni di lavoro ai quali sommare
gli anni del corso di laurea, quelli della specializzazione e del servizio militare per maturare il diritto. Con la
modifica che verrà fatta al decreto del 13 agosto ciò non sarà più possibile. Per andare in pensione a
prescindere dall'età bisognerà avere alle spalle almeno 40 anni di lavoro effettivo (per chi invece va in
pensione anche col requisito dell'età non cambia nulla). E chi ha riscattato la laurea, spesso pagando molto?
Le annualità riscattate, afferma il comunicato della Presidenza del Consiglio, continueranno a essere utili ai
fini del calcolo della pensione. In pratica, il lavoratore andrebbe via dopo 40 anni di lavoro ma la pensione gli
verrebbe calcolata su tutti i contributi versati e quindi, nel caso del riscatto di un normale corso di laurea, su
44 anni. Questo sicuramente sarà possibile per coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 e hanno
la pensione calcolata interamente col metodo contributivo e per coloro che nel '95 avevano meno di 18 anni
di versamenti e hanno l'assegno calcolato col sistema misto (retributivo fino a quel momento e contributivo
per le annualità successive). Non dovrebbe valere invece per chi ancora va in pensione col retributivo (coloro
che avevano più di 18 anni di contributi nel 1995) perché in questo sistema la pensione è calcolata al
massimo su 40 anni di versamenti. Questi, se la norma non sarà scritta in maniera opportuna, sarebbero i
più penalizzati perché perderebbero i contributi riscattati (ma è facile immaginare un contenzioso
giudiziario). Secondo prime stime del governo, con la stretta si risparmieranno 500 milioni nel 2013, un
miliardo nel 2014 e ancora di più negli anni successivi. Del resto, coloro che vanno in pensione con 40 anni di
contributi indipendentemente dall'età non sono pochi. Secondo i dati Inps, su circa 180 mila pensioni di
anzianità liquidate nel 2010, ben 125 mila sono state di questo tipo (75 mila a lavoratori dipendenti e 50
mila ad autonomi) e solo 55 mila i pensionati usciti col sistema delle quote (35 anni di contributi più il
requisito di età). La norma colpirà soprattutto i medici. Sarebbero molti infatti quelli che riescono ad andare
in pensione a meno di 60 anni di età, grazie ai riscatti. Non a caso i primi a protestare sono stati i camici
bianchi Cgil con un comunicato dove affermano che la stretta «determinerà proprio nei confronti dei medici il
maggior taglio che oscilla tra i 10 e i 12 anni, considerando che ai 6 anni per la laurea vanno aggiunti dai 4 ai
6 anni per la specializzazione». Critico anche il commento dell'esperta di previdenza Elsa Fornero: «Misure
estemporanee mentre si è persa ancora una volta l'occasione di introdurre il contributivo pro rata per tutti».
<firma>Enrico Marro </firma> <copyright>RIPRODUZIONE RISERVATA</copyright>
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Gazzetta del Sud
"L'anzianità senza il servizio di leva costringe 80mila lavoratori a rifare i conti"
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> Attualità (30/08/2011)
L'anzianità senza il servizio di leva costringe 80mila lavoratori
a rifare i conti
ROMA Con l'esclusione dell'anno di servizio militare dai 40 anni necessari per accedere alla pensione di anzianità senza
requisiti anagrafici, di fatto si ritarda l'uscita dal lavoro per circa 80.000 uomini con un risparmio a regime per le casse
dello Stato che dovrebbe variare tra uno e 1,5 miliardi.
Secondo stime attendibili, infatti, sui circa 134.000 lavoratori Inps ritirati nel 2010 in anticipo rispetto all'età prevista
per la pensione di vecchiaia (65 anni) grazie alle regole sulle pensioni di anzianità più della metà lo ha fatto grazie al
requisito dei 40 anni di contributi. L'età media per l'uscita dei 174.000 pensionati di anzianità (39.000 sono donne),
infatti, è stata nel 2010 di 58,3 anni (secondo l'ultima relazione annuale Inps) quindi è presumibile che la gran parte
sia uscita grazie ai 40 anni di contributi e senza tenere conto dell'età e non al doppio requisito contributivo e
anagrafico (nel 2010 era per i dipendenti 60 anni più 35 di contributi o 59 anni e 36 di contributi).
È ipotizzabile che oltre la metà dei pensionati di anzianità (circa 134.000 nel 2010, anno però con un dato boom a
fronte del 2009 e 2011) abbia cominciato a lavorare molto presto utilizzando per arrivare ai 40 anni anche l'anno di
leva. Per circa 80.000 persone quindi si potrebbe prospettare un rinvio dell'uscita dal lavoro con la necessità di
calcolare solo gli anni effettivi di servizio escludendo l'anno di leva. Anno questo (come d'altra parte quelli di
università eventualmente riscattati) che sarà però regolarmente considerato sul fronte contributivo di calcolare
l'importo della pensione.
Il risparmio per le casse dello Stato a regime potrebbe superare il miliardo. Se infatti si considera una pensione di
anzianità media di poco meno di 20.000 euro l'anno per circa 80.000 lavoratori bloccati per un anno, il risparmio che
si potrebbe ottenere con l'esclusione del servizio militare nel calcolo degli anni di servizio necessari alla pensione di
anzianità con 40 anni di contributi potrebbe arrivare a regime, intorno al 2014 a 1-1,5 miliardi.
Data: 30/08/2011
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Gazzetta del Sud
"L'Iva non è toccata, le pensioni sì"
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> Attualità (30/08/2011)
L'Iva non è toccata, le pensioni sì Attesa per verificare come la
"riscrittura" del decreto sarà presentata negli emendamenti
Alessandra Taddei
ROMA
Il vertice PdL-Lega ad Arcore ha di fatto «riscritto» la manovra. Salta il contributo di solidarietà, che rimane solo per i
parlamentari. E saranno «ammorbiditi», di circa due miliardi, i tagli a Comuni Regioni e Province, mentre per la loro
soppressione (con conferimento delle competenze alle Regioni), così come per il dimezzamento di deputati e senatori,
si rimanda a un intervento «di natura costituzionale». Nessun aumento dell'Iva e mano al capitolo pensioni. Sono
alcuni dei punti su cui la maggioranza ha trovato la quadra dopo sette ore di vertice ad Arcore.
Si riaprirà dunque anche il capitolo pensioni, che fino all'ultimo sembrava intoccabile per il veto della Lega, anche se
si interverrà solo sul calcolo degli anni per raggiungere il congedo dal lavoro: non sarà più possibile, infatti, per
raggiungere l'anzianità di servizio, riscattare il servizio militare o gli anni dell'Università, anche se verranno comunque
computati per il calcolo della pensione.
Le altre risorse per alleggerire i tagli agli enti locali dovrebbero arrivare, come riferisce il comunicato diramato da
Palazzo Chigi al termine del vertice, da «maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all'evasione fiscale con vincolo
di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti maggiori entrate». In sostanza, spiega il ministro della
Semplificazione, Roberto Calderoli, i tagli saranno comunque praticamente «dimezzati» perché bisogna considerare
anche «il miliardo» di proventi della Robin Hood Tax (la metà di quelli previsti, perchè l'altra andrà ai ministeri) già
destinato in manovra alle amministrazioni locali, e pure, «il recupero dell'evasione fiscale» che ora i Comuni che
collaborano alla lotta all'evasione percepiranno «al 100% (e non più al 50%)».
Ed entrerà tra le misure anche la «tassa sull'evasione» proposta proprio dal ministro leghista. «Una norma – spiega
ancora Calderoli – contro le società di comodo e i trust utilizzati per evadere le tasse». A concorrere all'addio al
contributo ci saranno anche, però, la «riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative».
Invece non ci saranno, almeno per il momento, ritocchi dell'Iva, con soddisfazione del ministro dell'Economia, Giulio
Tremonti. L'aumento dell'imposta sul valore aggiunto resta comunque inserita tra le misure da attuare con la delega
fiscale e assistenziale.
Salvi anche i piccoli Comuni, che dovranno procedere all'obbligo dell'accorpamento dei servizi solo a partire dal 2013,
ma manterranno i loro consigli comunali, seppur con meno componenti e senza gettone di presenza.
Accolte, secondo quanto riferiscono Isabella Bertolini e Giorgio Straquadanio, anche alcune modifiche chieste dai
«frondisti» del Pdl, come «il taglio del 25% della pubblica amministrazione» e «la vendita del patrimonio pubblico».
Adesso però bisogna vedere come i risultati del vertice saranno trasformati in emendamenti. Il Pdl non ha avuto il
tempo necessario per mettere nero su bianco le intese raggiunte ad Arcore. Ma governo e relatore, come ha
sottolineato anche la nota di Palazzo Chigi al termine del vertice di maggioranza, si riservano di presentare ulteriori
emendamenti nel corso dell'esame della manovra nella commissione Bilancio del Senato, convocata per tutta la
settimana anche in seduta notturna. E si dovranno vagliare le centinaia di emendamenti (già oltre 600 quando manca
ancora all'appello il Pd, che dovrebbe presentare un'ottantina di «correzioni») che i gruppi hanno presentato più o
meno puntuali alla scadenza di ieri sera. Ma, come annunciato, altri emendamenti sono in arrivo.
Terzo Polo
Data: 30/08/2011
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Giornale, Il
"Per i 40 anni di anzianità non contano naja e laurea"
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Il fatto
Data:
30/08/2011
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30-08-2011
LA MANOVRA Le grandi novità
MANO ALLE PENSIONI
Per i 40 anni di anzianità non contano naja e laurea
Ma il riscatto avrà comunque valore nel calcolo dell’assegno Èun piano che consente di
risparmiare 1,5 miliardi di euro
Gian Battista Bozzo Roma La «quadra», alla fine, si è trovata anche sulle pensioni.L’intervento non
appare così vasto come prevedeva il testo iniziale della manovra varata lo scorso 12 agosto; ma dentro le
poche righe del comunicato conclusivo del vertic- e di Arcore trova posto una misura importante: ai fini
del pensionamento anticipato con 40 anni di contributi, non conteranno più né gli anni di studio per
ottenere la laurea né il periodo trascorso sotto le armi. Siccome per il riscatto della laurea i lavoratori
hanno pagato, in molti casi non poco, questi contributi figurativi ovviamente varranno per il calcolo
economico della pensione. Ma ai fini del pensionamento effettivo conteranno gli anni effettivamente
lavorati, e dunque l’uscita dal lavoro avverrà più tardi.
A prima vista potrebbe sembrare una norma molto parziale, e invece la sua portata è notevolissima: più o
meno tutti i lavoratori maschi hanno fatto un anno di militare, e sono numerosi i dipendenti che hanno
riscattato la laurea ai fini previdenziali. Il solo «effetto naja» costringerà circa 80mila persone a rinviare il
pensionamento. Il calcolo è presto fatto: nel 2010 sono usciti dal lavoro in pensione d’anzianità Inps (cioè
nel solo settore privato) circa 134mila uomini, con una media d’età di 58 anni e tre mesi. La maggior parte
di loro è dunque andata in pensione anticipata con i quarant’anni di contributi, ben prima di aver raggiunto
il requisito anagrafico. Dunque si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare molto presto. Se si
considera l’ammontare medio di queste pensioni di anzianità (20mila euro l’anno) il risparmio per le
casse statali potrebbe aggirarsi intorno al miliardo e mezzo di euro.
Nei fatti è, né più né meno, un rinvio delle pensioni di anzianità. Una stretta che dovrebbe avere un
impatto considerevole sui conti pubblici. «Riguarda in particolare chi ha cominciato a lavorare in giovane
età, dopo il militare appunto, e vuole andare in pensione anticipata con 40- anni di contributi a
prescindere dall’età anagrafica », spiega Giuliano Cazzola ( Pdl), vicepresidente della commissione
Lavoro della Camera. E aggiunge: «È la misura migliore che si potesse prendere. Quella dei lavoratori
con quarant’anni di contributi-osserva - è un’area critica». Cazzola non sa ancora quantificare con
precisione l’impatto delle nuove misure previdenziali sulla finanza pubblica, ma ritiene che possa
avvicinarsi alla cifra prevista per il «contributo di solidarietà», che è invece saltato: circa 1,2 miliardi di
euro l’anno per tre anni,nell’ipotesi iniziale, o forse anche 1,5 miliardi.
Il provvedimento potrebbe trovare consensi in Parlamento anche oltre i confini della maggioranza, specie
nell’Udc che dall’inizio si era schierata a favore di un intervento sulle pensioni. Immediato, invece, il niet
del Partito democratico. Il responsabile economico Stefano Fassina accusa il governo di voler«far
cassa»con la previdenza, evitando una riforma del welfare. Accusa risibile: i tagli di spesa per loro natura
servono a far cassa, mentre le riforme dispiegano i loro effetti sul lungo periodo. A loro volta i sindacati
potrebbero «digerire » una stretta previdenziale che riguarda periodi non effettivamente lavorati, ma per i
quali lo Stato (nel caso del servizio militare) o gli stessi lavoratori (nel caso del riscatto della laurea) hanno
versato all’Inps contributi figurativi.È evidente che queste norme sulle pensioni sono concentrate sui
maschi, ma è anche vero che riguarderanno le donne laureate. Una notazione finale: i pensionati
d’anzianità con quarant’anni di contributisonoconcentratinelNordItalia.
CONSENSI NELL’UDC
L’intervento potrebbe avere l’appoggio in Aula del partito di Casini LA PREVIDENZA Una delle sedi
Inps sparse per l’Italia [Ansa]
Rassegna stampa
Giornale, Il
"Sparite tutte le nuove tasse Parte il ritocco alle pensioni"
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Il fatto
Data:
30/08/2011
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30-08-2011
LA MANOVRA Le misure
Sparite tutte le nuove tasse Parte il ritocco alle pensioni
Eliminati dal pacchetto aumento dell’Iva, contributo di solidarietà e patrimoniale Province abolite,
parlamentari dimezzati. Ancora in ballo la soppressione dei ponti
Antonio Signorini Roma Fuori l’aumento dell’Iva, scomparso il contributo di solidarietà, svanita la
patrimoniale che lascia il posto a una stretta sull’elusione. Dentro la cancellazione delle province, il
dimezzamento dei parlamentari e una stretta sulle coop. Nel decreto di Ferragosto che anticipa il
pareggio di bilancio al 2013 sarà introdotto c’è persino un intervento sulle pensioni che, a prima vista, può
sembrare marginale, ma non lo è. Ecco le novità emerse ieri al vertice di Arcore tra il premier Silvio
Berlusconi, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e i rappresentanti della maggioranza sugli
emendamenti alla manovra.
Niente aumento Iva Resterà al 20%
Fino a ieri si era ipotizzato addirittura un aumento in due tempi (e di due punti percentuali)dell’aliquota al
20%. Non se ne fa niente, per il momento. Il governo vuole tenere la leva dell’imposta su beni e servizi
per la delega con la quale verrà affrontata la riforma del fisco.
Stop al contributo di solidarietà
La super Irpef avrebbe dovuto scattare per i redditi sopra i 90 mila euro (al 5%) e per le cifre sopra 150
mila (al 10%). È stata eliminata.
Nuova stretta sull’elusione
L’obiettivo è eliminare l’abuso di «intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive». Sarà più difficile quindi
fare società di comodo per pagare meno tasse.
Pensioni d’anzianità niente naja e laurea
Una stretta c’è e intanto riguarda gli annidimilitareedell’università.Prima potevano essere riscattati, con
l’emendamento del ministro del Welfare Maurizio Sacconi,l’anno di naja non potrà essere computato per
ottenere i 40 anni necessari per accedere alla pensioni di anzianità, ma solo per il calcolo della pensione.
Tanto per dare una misura riguarda 80 mila uomini e porterà a regime un risparmio tra uno e 1,5 miliardi
di euro.
Basta sconti alle coop
Gli sconti sull’Ires (imposta sul reddito di impresa) dei quali ancora beneficiavano le imprese cooperative
saranno ridotti per circa 350 milioni di euro.
Resta «l’onorevole stangatina»
Il contributo di solidarietà rimane solo per loro. Da vedere se nella versione prevista dalla manovra per i
normali contribuenti oppure in quella per i membri degli organi costituzionali, quindi con aliquote doppie
(10% e 20%).
Dimezzati i parlamentari
Dimezzare il numero di Senatori e Deputati. Per farlo sarà avviata una riforma costituzionale. Il consenso
politico c’è.
Supertassa anche per i calciatori
Resta il contributo di solidarietà ancheper i calciatori come per i parlamentari. La supertassa per gli
sportivi viene però raddoppiata, così comeavvieneperiparlamentari. L’aliquota dovrebbe essere pari al
10% sulla parte di reddito eccedente i 90mila euro e del 20% su quella che supera i 150mila euro lordi
l’anno.
Abolite tutte le Province
Saranno soppresse con una legge costituzionale che dovrebbe essere avviata al prossimo consiglio dei
ministri. I risparmi attesi, una volta realizzato il passaggio delle competenze alle regioni,sono decisamente
più consistenti dell’eliminazione di quelle sotto i 300mila abitanti: circa 10 miliardi.
Accorpati i mini Comuni
Non saranno cancellati, ma quelli più piccoli saranno obbligati a organizzareiserviziincomune.
Ilmantenimento dei mini consigli municipali( erelativisindaci) haperòuncosto: numero tagliato della metà e
niente più gettoni per i politici locali. Democrazia sì, ma costo zero.
Altri due miliardi agli Enti locali
Ilcomunicatoèlaconico: «Riduzione dell’impatto della manovra per Comuni, Province, Regioni e Regioni a
statuto speciale». L’accordo politico eragiàstatoraggiuntoeconsistenella riduzione dei tagli da 9 miliardi a
4,5.
Festività ancora in bilico
Uno dei pochi capitoli rimasti aperti. Il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla ha detto che
continuerà a battersi per evitare la cancellazione dei ponti e la soppressione delle festività. Il riferimento è
alla norma che accorpa le festività per limitare i ponti.
Contratti aziendali
La sinistra e la Cgil chiedono lo stralcio della norma che rafforza la contrattazione aziendale, il verticenon
se ne è occupato ma ci sarà comunque la modifica che individua nei sindacati
maggiormenterappresentativi gli unici interlocutori delle aziende.
Immigrati,una tassa sui soldi inviati all’estero
Tassa più alta sulle rimesse degli stranieri che non hanno un contratto di lavoro regolare e una posizioneInps e che spediscono i soldi guadagnati in Italia nel loro paese.
PALAZZO MADAMA
Rassegna stampa
Giorno, Il (Milano)
"paga l'onorevole. Pensioni, via alla tagliola"
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Data:
30/08/2011
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PRIMO PIANO pag. 3
paga l'onorevole. Pensioni, via alla tagliola
il prelievo oltre i 90mila euro. Stretta su elusione fiscale e beni di lusso, tegola sulle coop
Nuccio Natoli ROMA NIENTE AUMENTO dell'Iva, cancellato il contributo di solidarietà, sconto di 2
miliardi sui tagli agli enti locali, salvi i piccoli Comuni. La disputa sui costi della politica è stata risolta
con l'annuncio che il contributo di solidarietà resterà in vita solo per i parlamentari, e che sarà
presentato un disegno di legge costituzionale il quale prevedrà «l'abolizione di tutte le province e il
dimezzamento degli attuali 945 parlamentari». Alla fine, dopo sette ore di discussione, il vertice di
Arcore tra Berlusconi e Bossi cambia solo parzialmente il volto alla manovra di ferragosto e, come ha
tenuto a fare sapere Palazzo Chigi, «lasciando invariati i saldi e i tempi», mentre il governo è «aperto al
confronto con l'opposizione nelle sedi parlamentari». E' stato anche precisato che il vertice si è concluso
con «unanimi determinazioni». La cancellazione della tassa di solidarietà e lo sconto agli enti locali,
però, dovrà essere controbilanciata. E qui si entra un po' nel vago. L'accordo di maggioranza prevede un
intervento sulle regole previdenziali, una rimodulazione dei vantaggi fiscali (in primis quelli concessi alle
cooperative), una maggiore compartecipazione dei Comuni contro l'evasione fiscale, la Robin tax sulle
società energetiche. Sono tutte norme che i tecnici stanno mettendo a punto e il cui vero significato si
saprà nei prossimi giorni con la presentazione in commissione degli emendamenti del governo. SULLE
PENSIONI l'orientamento è quello di escludere dal conteggio dell'anzianità contributiva, per chi vuole
uscire dal lavoro con 40 anni di contributi, il servizio militare e gli studi universitari. La norma, a quanto
sembra dalla nota della presidenza del Consiglio, non dovrebbe toccare chi ha già 40 anni di contributi.
In sostanza, gli anni di contributi figurativi varranno per il calcolo dell'assegno pensionistico, ma non per
i requisiti per andare in pensione. La voce «rimodulazione dei vantaggi fiscali» si lega agli oltre 480 tipi
di detrazione e vantaggi previsti nel nostro ordinamento. Al momento l'unico settore indicato con
chiarezza come obiettivo è quello delle cooperative. Difficile valutare, però, quanto potrà portare nelle
casse dello Stato. Uno studio del Tesoro, parla di 200 milioni di euro, qualcuno sostiene che si potrà
superare il miliardo, il portavoce dell'Alleanza delle cooperative, Marino, è sicuro: «Non più di 80
milioni». Questo è il quadro eliminando tutti i vantaggi per le cooperative. La nota ufficiale, però, parla
di «riduzione dei vantaggi fiscali delle cooperative». Palazzo Chigi ha anche spiegato che sono quasi
pronte «nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali
elusive». In sostanza, si punta a sgominare (meglio a fargli pagare le tasse) le società di comodo
costituite per mascherare i patrimoni, o beni di lusso come barche e fuoriserie. I PICCOLI Comuni sono
stati salvati, ma gli verrà imposto, dal 2013, di consorziarsi per l'offerta dei servizi alla popolazione e di
ridurre il numero dei consiglieri e i loro emolumenti. A tutti gli enti territoriali saranno dati maggiori
poteri e responsabilità nella lotta all'evasione fiscale aumentando la quota del ricavato che potranno
trattenere. Scatterà, però, il vincolo della destinazione, ad esempio asili nido. L'apertura al confronto
«parlamentare con l'opposizione» segnala che proposte alternative potrebbero essere accettate dal
governo e che non c'è la volontà di forzare la mano con il voto di fiducia. Il richiamo «ai tempi», però, fa
capire che margini per cambiamenti profondi non ce ne sono.
Rassegna stampa
Italia Oggi
"L'integrativo migliora la pensione"
Data:
30/08/2011
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ItaliaOggi
sezione: Lavoro e Previdenza data: 30/08/2011 - pag: 29
autore: di Daniele Cirioli
Le ipotesi allo studio prevedono la crescita del vitalizio per alcune categorie di professionisti
L'integrativo migliora la pensione
Assegni più lauti se sale il contributo a carico del committente
Fatturare aiuta i professionisti a farsi una pensione più pesante. Se cresce il volume d'affari, infatti, lievita
pure una parte dei contributi destinati alla previdenza e, quindi, il futuro assegno di pensione. A maggior
ragione con l'aumento della misura del contributo integrativo, strada praticabile dalle casse dopo l'entrata in
vigore della legge n. 133/2011, cosiddetta «Lo Presti». Per i professionisti il beneficio è doppio; l'aumento
della pensione (primo beneficio) infatti, è finanziato da un contributo pagato per intero in fattura dal
cliente/committente (secondo beneficio). Per la pensione dei periti industriali, l'Eppi sta valutando di elevare
l'integrativo dall'attuale 2% (non destinato alla pensione) al 4% (con un 2% destinato alla pensione): ciò
potrebbe garantire assegni di pensione più pesanti di circa il 30% su 40 anni di contribuzione.La previdenza
dei professionistiLa legge n. 133/2011 (in vigore dal 24 agosto) ha previsto la possibilità, per le casse, di
elevare il contributo integrativo dall'attuale 2% al 5% del fatturato lordo (l'impegno preso dal governo in
parlamento prevede che non si vada oltre l'aliquota del 4%). Dopo la legge n. 335/1995, questi enti di
previdenza sono suddivisi in due categorie: casse privatizzate con disciplina dettata dal dlgs n. 509/1994
(avvocati; commercialisti e ragionieri; geometri; notati; architetti e ingegneri; consulenti lavoro; farmacisti;
medici; veterinari; giornalisti; rappresentati commercio; impiegati agricoltura; spedizionieri e agenzie
marittime; Onaosi) e casse private con disciplina dettata dal dlgs n. 103/1996 (psicologi; periti industriali;
infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d'infanzia; biologi; agronomi forestali, attuari, chimici e
geologi). Tutte le casse, in cambio di una pensione, chiedono ai professionisti di pagare una contribuzione
organizzata in due prelievi: «contributo soggettivo», in genere determinato in misura percentuale sul reddito
professionale prodotto dal professionista e da questi integralmente dovuto; e «contributo integrativo», in
genere calcolato in misura percentuale del volume d'affari (la base imponibile ai fini Iva) e esposto in parcella
così da restare a carico dei clienti/committenti. La legge n. 133/2011 consente di elevare il secondo
contributo alle casse private e a quelle privatizzate in regime contributivo, cioè alle casse di ragionieri e
commercialisti; inoltre, riconosce la facoltà di destinare parte del contributo integrativo all'incremento dei
montanti individuali, cioè a quel «totale contributi» su cui è calcolata la pensione.Lavori in corsoLa parola,
adesso, è alle casse di previdenza (si veda altro articolo in pagina) che possono/devono valutare le diverse
soluzioni per il beneficio delle pensioni dei professionisti. Il comune denominatore della riforma sta in un
dato: il fatturato, ossia il volume d'affari conseguito e dichiarato dai professionisti ai fini dell'Iva. Questo
perché il contributo integrativo si calcola sullo stesso imponibile dell'Iva e, come l'Iva, resta a pieno carico di
chi usufruisce delle prestazioni: il cliente/committente. Diventa ovvio, allora, che più alto è il fatturato più
consistente sarà la contribuzione aggiuntiva integrativa e, quindi, il montante finale che calcola la pensione;
come pure che a «carriere» più sostenute (cioè con una crescita del fatturato significante nel tempo)
corrisponderanno interessanti miglioramenti del «montante» contributivo e, dunque, dell'assegno di
pensione. Pensioni più careL'Eppi, la cassa di previdenza dei periti industriali, sta valutando di elevare
l'attuale aliquota del contributo integrativo dal 2% (non destinato alla pensione) al 4%, consentendo di
destinare tutta la differenza (cioè il 2% di rincaro) alla pensione dei professionisti. In tabella sono riportate
due simulazioni di ciò che potrebbe essere il risultato finale. L'ipotesi fa riferimento a un lavoratore che va in
pensione a 65 anni, dopo 40 anni di lavoro e contribuzione, con un reddito medio (sui 40 anni) di 100 mila
euro (più basso all'avvio del lavoro, più alto alla fine) e fatturato medio (sempre sui 40 anni) di 150 mila
euro (una volta e mezzo il reddito). Si suppone quindi che la crescita reddituale e di fatturato sia di un 2%
annuo, costante nel tempo (tesi difficile in tempo di crisi), come pure che al 2% si fisso il tasso annuo di
rivalutazione del montante contributivo (tesi altrettanto difficile, legata al pil che vive momenti difficili con la
crisi economica). I risultati: oggi, senza contributo integrativo (il 2% applicato in fattura serve a ripagare i
costi della cassa), è prevedibile che la pensione annua sia di 32.460 euro (circa il 23% dell'ultimo reddito);
con un aumento del 2% del contributo integrativo (applicando il 4% in fattura), la pensione annua passa a
42.196 euro, con un incremento del 30% circa,
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Italia Oggi
"La manovra passa sulle pensioni"
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Data:
30/08/2011
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ItaliaOggi
sezione: Primo Piano data: 30/08/2011 - pag: 4
autore: di Giampiero Di Santo
Ieri l'accordo Pdl-Lega. Addio supertassa, ridotto l'urto sui comuni. Berlusconi brinda
La manovra passa sulle pensioni
Niente ricongiungimento per l'università e il servizio di leva
Finisce tutto con un comunicato che trasforma profondamente la manovra messa a punto dal ministro
dell'economia, Giulio Tremonti, senza però che l'interessato protesti, anzi. Di certo, il vertice di Arcore, Villa
San Martino, officiato dal premier e gran maestro di cerimonie, Silvio Berlusconi, si è concluso con tanti
vincitori, Lega, Pdl, frondisti, e moltissimi sconfitti. Cioè gli italiani che hanno pagato il riscatto a fini
contributivi degli anni trascorsi all'università o dei 12 mesi di servizio di leva, quando ancora era obbligatorio,
e che adesso non potranno andare in pensione dopo 35 anni più i 5 anni di università e di servizio militare,
come sarebbe loro diritto ma dovranno aspettare perché dal calcolo saranno esclusi «i periodi relativi al
percorso di laurea e al servizio militare».Certo, i laureati con riscatto avranno in tasca un assegno mensile
più cospicuo di quello che avrebbero ricevuto in assenza di riscatto. Ma lo stato, nei loro confronti, non
manterrà la parola data, come invece farà per i beneficiari dello scudo fiscale, premiati con un'aliquota del
5% sui capitali prima nascosti al fisco e poi fatti rientrare. Tant'è, ieri ad Arcore Lega e Pdl, frondisti
compresi, hanno trovato l'accordo dopo sette e anche più ore di confronto serrato tra il premier, il leader
della Lega, Umberto Bossi, Tremonti, il ministro della semplificazione Roberto Calderoli, il segretario del Pdl
Angelino Alfano e tra gli altri i capigruppo del Pdl di senato e camera, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri e
il presidente della commissione bilancio del senato Antonio Azzollini. E al termine di tanto lavoro è stato un
comunicato a spiegare tutte le novità della manovra da 55 miliardi di euro. A cominciare dagli interventi «di
natura costituzionale», che dimezzeranno di qui a chissà quando il numero dei parlamentari e sopprimeranno
le province «quali enti statali» e conferiranno «alle regioni delle relative competenze ordinamentali. La nota
spiega anche che i piccoli comuni con meno di mille abitanti si salveranno, visto che è stato deciso di
mantenere «i consigli comunali con la riduzione dei componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro
membri» e di obbligare «lo svolgimento in forma di unione di comuni tutte le funzioni fondamentali a partire
dal 2013». Sarà anche ridotto l'urto dei tagli su comuni, province e regioni ordinarie o a statuto speciale, e in
cambio gli enti territoriali avranno «maggiori poteri e responsabilità nel contrasto dell'evasione fiscale» e
potranno quindi avere le maggiori entrate che saranno eventualmente ricavate. Ci sono poi la cancellazione
del contributo di solidarietà (come spiega Stefano Sansonetti a pagina 5), cioè la cosiddetta supertassa sui
redditi oltre i 90.000 euro, e l'introduzione di una supertassa a carico «dei membri del parlamento». Tutte
misure salutate con enfasi dal Pdl e anche dai frondisti guidati dal sottosegretario della Difesa Guido Crosetto
e commentate con una certa soddisfazione da Tremonti, che lasciata a Berlusconi la cancellazione del
contributo di solidarietà ha incassato il mancato aumento dell'Iva. Ma se il premier ha offerto champagne e
vede più concreta la possibilità di arrivare indenne al 2013, a brindare di più è la Lega, che ha salvato la
capra ( i comuni) e i cavoli, cioè le pensioni di anzianità più numerose al Nord. Mentre l'opposizione spara a
zero. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ritiene improbabile che «i conti possano quadrare» e il leader
dell'Idv, Antonio Di Pietro, parla di «modifiche a chiacchiere» e di «presa in giro degli italiani». Quanto al
Terzo polo, che ieri ha presentato le sue proposte di intervento, Fli, Api e Udc hanno parlato di misure
confuse e pasticciate.
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Italia Oggi
"Le riforme che sono già in cantiere"
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Data:
30/08/2011
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ItaliaOggi
sezione: Lavoro e Previdenza data: 30/08/2011 - pag: 29
autore: Gabriele Ventura
Le riforme che sono già in cantiere
Casse di previdenza pronte all'aumento del contributo integrativo e di quello soggettivo. Gli enti ex dlgs n.
103/1996, e in particolare periti industriali, biologi e infermieri, stanno infatti già mettendo in pratica la miniriforma Lo Presti (legge n. 133/2011), entrata in vigore il 24 agosto scorso (pubblicata sulla G.U. n. 184 del 9
agosto), che introduce appunto la facoltà per gli enti di previdenza di innalzare fino al 5% il contributo
integrativo (a carico del cliente) e di destinare parte delle nuove risorse per migliorare gli importi delle future
pensioni. Alla finestra per il momento, invece, le altre due casse di previdenza «ex 103», e cioè l'Enpap
(psicologi) e l'Epap (pluricategoriale). Nel dettaglio, la commissione del consiglio di indirizzo generale
dell'Eppi sta studiando delle proposte da portare sul territorio per elevare il contributo integrativo al 4% e il
contributo soggettivo fermo a oggi al 10%. «È uno studio che stiamo affrontando da mesi», afferma il
presidente, Florio Bendinelli, «e ora siamo nella fase in cui deve essere approvato per avviare poi il confronto
sul territorio. È importante, in particolare, che una parte del contributo integrativo possa essere inserito
direttamente sui montanti. Per quanto riguarda il soggettivo, invece, vorremmo innalzare l'aliquota
attualmente ferma al 10% e annettere automaticamente anche una parte del contributo integrativo». Lavori
in corso anche per l'Enpapi. «Le commissioni sono al lavoro», spiega il presidente, Mario Schiavon, «e
dovremo chiudere entro il mese di settembre per arrivare a una modifica del regolamento che tenga conto
dell'aumento dell'integrativo al 5%, considerando la possibilità di destinare l'1% all'assistenza e il 2% alla
previdenza. Un'altra riflessione che stiamo prendendo in considerazione è poi l'aumento del contributo
soggettivo per portare il tasso di sostituzione oltre il 60%. L'ipotesi è di non agire in una unica soluzione ma
di avviare una riforma che potrebbe completarsi indicativamente in quattro anni». «Entro settembre
porteremo quindi al Cig una proposta di nuovo regolamento che tenga conto di tutti questi aspetti», conclude
Schiavon, «grazie alla Lo Presti, che rappresenta un momento significativo per poter avviare una riforma che
garantisca pensioni più dignitose». Il consiglio di amministrazione dell'Enpab ha invece già adottato delle
delibere in questo senso. «Il cda ha deliberato di aumentare il contributo integrativo dal 2 al 4%», afferma il
presidente, Sergio Nunziante, «riversando la differenza di due punti percentuali sui montanti degli iscritti. Dal
1° gennaio 2012, inoltre, aumenteremo il contributo soggettivo di cinque punti in cinque anni, quindi dall'11
al 15% nel 2016». Ricordiamo infine che la legge cosiddetta Lo Presti interviene modificando l'articolo 8 del
dlgs 10 febbraio 1996, n. 103 mettendo a disposizione, nelle intenzioni del legislatore, uno strumento che
consente alle casse di adottare, in autonomia ma sempre sotto la vigilanza del governo, provvedimenti a
favore di una maggiore adeguatezza dei trattamenti pensionistici delle nuove generazioni.
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Italia Oggi
"Rendite, si apre uno spiraglio per le casse"
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Data:
30/08/2011
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ItaliaOggi
sezione: manovra bis data: 30/08/2011 - pag: 24
autore:
Rendite, si apre uno spiraglio per le casse
Si apre uno spiraglio per gli investimenti delle casse di previdenza privatizzate. Sono destinate, infatti,
secondo la prima stesura della manovra bis all'esame del senato, a subire dal 1° gennaio prossimo un
aumento della tassazione sui rendimenti finanziari di 7 punti percentuali e mezzo. Ma ieri pomeriggio, sulla
spinta del ministro del welfare Maurizio Sacconi, e contestualmente avvertito il dicastero dell'economia, il
capogruppo del Pdl in commissione lavoro, Maurizio Castro, ha presentato due emendamenti agli art. 1 e 2
del decreto 138/2011 per evitare che il prelievo fiscale salga dal 12,50 al 20%; gli enti pensionistici dei
professionisti, in base ai testi depositati a palazzo Madama, godrebbero, pertanto, dello stesso trattamento
riservato ai titoli di stato, che erano stati esclusi dall'incremento dell'aliquota sin dall'inizio. Una scelta per
nulla scontata, che è, infatti, maturata soltanto nelle ultime ore, a ridosso della scadenza per la
presentazione delle proposte di modifica al provvedimento, che era stata fissata per le ore 20. E sulla quale,
è bene sottolinearlo, il ministro Giulio Tremonti e i tecnici della ragioneria dello stato non hanno espresso
ancora un parere favorevole al ritocco, concentrati come sono sul reperimento di nuove risorse, piuttosto che
sulla rinuncia a un'entrata già compresa nelle voci che dovrebbero portare i nostri conti pubblici al pareggio
di bilancio nel 2013, come richiesto dall'Europa. Tuttavia, fonti della maggioranza hanno raccontato che
Sacconi cercherà in questi giorni di convincere il collega di governo che «non si può equiparare ciò che le
casse ricavano investendo alle operazioni finanziarie dei privati» cittadini. In estrema sintesi, il messaggio
che verrà recapitato a via XX settembre sarà il seguente: «Si tratta di non tassare ulteriormente degli utili
che si trasformano in pensioni per i professionisti che versano i contributi negli enti di riferimento, non certo
delle rendite a sé stanti. Esposte queste argomentazioni, bisognerà soltanto aspettare di conoscere la
risposta» dell'economia. Nel centrodestra, però, la fiducia sul buon esito della trattativa non ha fatto grandi
passi in avanti, rispetto alla scorsa settimana (si veda ItaliaOggi del 27/08/2011). La discesa in campo di
Sacconi a tutela degli istituti previdenziali privatizzati, secondo quanto hanno confidato altri senatori
impegnati nella stesura di emendamenti al decreto, in questa stagione di crisi e di sacrifici, non rappresenta
una garanzia di successo: la situazione resta fluida, hanno spiegato dalla commissione bilancio, in attesa che
si raggiungano intese politiche «ad alti livelli» nel Pdl e nell'esecutivo. E, se le sorti delle casse sembrano
essere (almeno a parole) molto care a una folta schiera di parlamentari, tutti appartenenti alle principali
categorie professionali, il loro sostegno stavolta potrebbe non essere sufficiente a far arrivare in porto gli
emendamenti di Castro.Simona D'Alessio
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l'Unità.it
Data: 30/08/2011
"La Lega cede: si interverrà sulle pensioni"
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La Lega cede: si interverrà sulle pensioni
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ABOLIZIONE DI TUTTE LE PROVINCE
DIMEZZAMENTO PARLAMENTARI
ACCORPAMENTO DEI COMUNI DAL 2013
La riunione di maggioranza presieduta dal
Presidente Silvio Berlusconi, informa una nota
del governo, si è conclusa con le seguenti
«unanimi determinazioni»:
1) Interventi di natura costituzionale:
- dimezzamento del numero dei parlamentari;
- soppressione delle province quali enti statali e
conferimento alle regioni delle relative
competenze ordinamentali.
2) Il decreto dovrà essere approvato nei tempi previsti e a saldi invariati con le seguenti
principali modifiche:
- sostituzione dell'articolo della manovra relativo ai piccoli comuni con un nuovo testo che
preveda l'obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a
partire dall'anno 2013 nonchè il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro
componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri;
- riduzione dell'impatto della manovra per comuni, province, regioni e regioni a statuto
speciale. Attribuzione agli enti territoriali di maggiori poteri e responsabilità nel contrasto
all'evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti
maggiori entrate;
- sostituzione del contributo di solidarietà con nuove misure fiscali finalizzate a eliminare
l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonchè riduzione delle misure di
vantaggio fiscale alle società cooperative;
- contributo di solidarietà a carico dei membri del parlamento;
- mantenimento dell'attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano maturato
quarant'anni di contributi con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio
militare che rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione.
Il governo e il relatore, conclude la nota, presenteranno le relative proposte emendative, aperti
al confronto con l'opposizione nelle sedi parlamentari.
TREMONTI, «MOLTO BENE»
«Molto bene»: così il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, commenta i risultati del vertice PdlLega Nord sulla manovra svoltosi ad Arcore.
GOVERNO APERTO AL CONFRONTO
CON OPPOSIZIONI SU EMENDAMENTI
«Il governo e il relatore presenteranno le relative proposte emendative, aperti al confronto con
l'opposizione nelle sedi parlamentari». È quanto si legge nella nota del governo, diffusa al
termine del vertice di Arcore relativo alle proposte emendative alla
manovra.
CROSETTO: SEMBRA CHE FRONDISTI
ABBIANO OTTENUTO QUALCOSA...
«Via il contributo di solidarietà, intervento sulle pensioni, ok all'emendamento Crosetto sul
taglio del 25% della P.A., vendita del patrimonio. Sembra che i frondisti abbiano portato a casa
qualcosa». È quanto afferma il frondista del Pdl Guido Crosetto, commentando l'esito del
vertice di Arcore.
SALVI PICCOLI COMUNI
MA CON FUNZIONI UNITE E RIDOTTI TAGLI
Sono salvi dall'accorpamento i piccoli comuni ma dovranno svolgere in forma di unione le
funzioni fondamentali. È questa una delle modifiche alla manovra su cui è stato trovato
l'accordo nel vertice di maggioranza ad Arcore. «Sostituzione dell'articolo della manovra
relativo ai piccoli comuni con un nuovo testo che preveda l'obbligo dello svolgimento in forma
di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire dall'anno 2013 - si legge nella nota del
governo - nonchè il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro componenti
senza indennità o gettone alcuno per i loro membri». Prevista anche la «riduzione dell'impatto
della manovra per comuni, province, regioni e regioni a statuto speciale» e l'«attribuzione agli
enti territoriali di maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all'evasione fiscale con vincolo
di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti maggiori entrate».
IVA RESTA INVARIATA
Nessuna modifica all'Iva. È quanto sarebbe emerso dal vertice di maggioranza ad Arcore. «Al
momento non è previsto un intervento in tal senso», spiega una fonte di maggioranza.
PIÙ POTERE A ENTI TERRITORIALI
CONTRO EVASIONE FISCALE
L'impatto della manovra per Comuni, Province, Regioni e Regioni a statuto speciale sarà
ridotto. È quanto deciso oggi durante il vertice di maggioranza, presieduto dal presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, che si è svolto ad Arcore. Il vertice ha deciso per «l'attribuzione
agli enti territoriali - si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi - di maggiori poteri e
responsabilità nel contrasto all'evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del
ricavato delle conseguenti maggiori entrate».
MENO TAGLI AGLI ENTI LOCALI
MENO VANTAGGI FISCALI E INTERVENTO SU PENSIONI
Due miliardi di euro in meno per i tagli agli enti locali. È quanto sarebbe stato stabilito nel
corso della riunione di maggioranza ad Arcore. Le risorse recuperate per «diminuire le
sofferenze per gli enti locali», viene spiegato da fonti di maggioranza, sarebbero reperite da
una rimodulazione dei vantaggi fiscali ed un intervento sulle pensioni.
C'È LA ROBIN TAX E STRETTA
SU SOCIETÀ COMODO
C'è anche la Robin tax nella manovra che approderà in Parlamento i cui contenuti sono stati
modificati nell'incontro di maggioranza. È prevista anche una stretta sulla società 'di comodò.
«C'è stato - spiega uno dei partecipanti al vertice ad Arcore - un ottimo lavoro di squadra».
PENSIONI, ANZIANITA' SOLO
SU ANNI EFFETTIVI DI LAVORO
Resta in vigore il regime previdenziale ma per l'anzianità ci si baserà solo sugli effettivi anni di
lavoro. È quanto stabilito dal vertice di maggioranza ad Arcore: mantenimento dell`attuale
regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano maturato quarant`anni di contributi
con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare che rimangono
comunque utili ai fini del calcolo della pensione. Lo comunica Palazzo Chigi con una nota.
BOSSI LASCIA ARCORE
SENZA FARE DICHIARAZIONI
Poco prima aveva lasciato la villa il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli.
AUMENTO DELL'IVA SARA' COLLEGATO
ALLA RIFORMA DEL FISCO
Nessun aumento dell'Iva nella manovra economica. È quanto è stato deciso nel vertice di
maggioranza di Arcore, secondo quanto si apprende. L'aumento dell'imposta sul valore
aggiunto sarà prevista invece nella delega fiscale.
DDL COSTITUZIONALE
PER SOPPRESSIONE PROVINCE
Il governo darà corso a un ddl costituzionale per la «soppressione delle province quali enti
statali e il conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali». Lo riferisce una
nota di Palazzo Chigi al termine del vertice di maggioranza presieduto dal premier Silvio
Berlusconi.
VIA SUPERTASSA, ECCO MISURE
ANTI-ELUSIONE E SU COOP
Nella manovra economica il contributo di solidarietà sarà sostituito «con nuove misure fiscali
finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonché
riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative». Lo riferisce di Palazzo Chigi
al termine del vertice di maggioranza ad Arcore.
CANCELLATO CONTRIBUTO SOLIDARIETÀ
Il contributo di solidarietà sui redditi più alti sarà cancellato dalla manovra, ma resterà in
vigore solo per i redditi dei parlamentari. È quanto deciso dal vertice di maggioranza di Arcore,
secondo quanto si apprende da fonti presenti all'incontro.
SI INTERVIENE SULLE PENSIONI
Abolizione del contributo di solidarietà che sarà sostituito con un intervento sulle pensioni. È
quanto stabilito, secondo quanto si apprende, nel corso del vertice di maggioranza ad Arcore.
RIDOTTI VANTAGGI FISCALI COOP
Una riduzione dei vantaggi fiscali per le società cooperative. È quanto sarebbe stato stabilito
nel corso del vertice di maggioranza ad Arcore.
ROBIN TAX NON SOLO PER ENERGIA
L'aumento della Robin tax deciso nella manovra non dovrebbe riguardare solo le società
energetiche. È il parere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas in una segnalazione inviata
al governo e al Parlamento. «In linea generale, - si legge nella nota - si ritiene che il settore
dell'energia non sia oggi caratterizzato da fondamentali tali da giustificare che l'aumento
dell'Ires sia circoscritto al solo settore energetico. Ciò anche in ragione della fondamentale
rilevanza che gli investimenti in questo settore rivestono per la competitività dell'intera
economia del Paese».
29 agosto 2011
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LE REAZIONI | Pd, Idv, Casini: «Confusa e pasticciata, cercheremo di migliorarla»
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Libertà
"Niente più militare e riscatti per il calcolo dell'anzianità"
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Data:
30/08/2011
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Niente più militare e riscatti
per il calcolo dell'anzianità
Damiano: «Bossi si è arreso ancora una volta»
ROMA - Con l'esclusione dell'anno di servizio militare dai 40 anni necessari per accedere alla pensione di anzianità
senza requisiti anagrafici, di fatto il governo ritarda l'uscita dal lavoro per circa 80mila uomini con un risparmio a
regime per le casse dello Stato che dovrebbe essere contenuto tra 1 e 1,5 miliardi. Secondo stime attendibili, infatti,
sui circa 134mila lavoratori Inps ritirati nel 2010 in anticipo rispetto all'età prevista per la pensione di vecchiaia (65
anni) grazie alle regole sulle pensioni di anzianità più della metà lo ha fatto grazie al requisito dei 40 anni di
contributi. L'età media per l'uscita dei 174mila pensionati di anzianità (39mila sono donne), infatti, è stata nel 2010
di 58,3 anni (secondo l'ultima relazione annuale Inps) quindi è presumibile che la gran parte sia uscita grazie ai 40
anni di contributi e senza tenere conto dell'età e non al doppio requisito contributivo e anagrafico (nel 2010 era per
i dipendenti 60 anni più 35 di contributi o 59 anni e 36 di contributi). È ipotizzabile che oltre la metà dei pensionati
di anzianità (circa 134mila nel 2010, anno però con un dato boom a fronte del 2009 e 2011) abbia cominciato a
lavorare molto presto utilizzando per arrivare ai 40 anni anche l'anno di servizio militare. Per circa 80mila persone
quindi si potrebbe prospettare un rinvio dell'uscita dal lavoro con la necessità di calcolare solo gli anni effettivi di
servizio escludendo l'anno riservato al servizio miliare prestato durante il lavoro.
Anno questo (come d'altra parte quelli di università eventualmente riscattati) che sarà solamente considerato sul
fronte contributivo quando si tratterà di calcolare l'importo della pensione. Prevedibile la pioggia di proteste da
parte di chi, in buona fede, ha pagato decine di migliaia di euro per riscattare gli anni di studio).
E se il ministro della gioventù Giorgia Meloni è «contenta» del fatto che «si sia scelto di intervenire anche sulla
previdenza: l'argomento pensioni non può essere un tabù per la maggioranza di governo» e per Silvano Moffa,
presidente dei deputati di Popolo e territorio, «si afferma il principio della effettività dei 40 anni di lavoro», per cui
«quello sulle pensioni è stato un buon lavoro», immediate e diverse sono state le prime critiche.
Per Stefano Fassina, responsabile Economia e lavoro del Pd, «l'intervento sulle pensioni, oltre a contraddire i diktat
della Lega, è un colpo a tanti impiegati e operai del Nord e del resto d'Italia che, a causa della neutralizzazione del
riscatto del servizio militare o della laurea, dovranno posticipare il pensionamento. Ancora una volta, le pensioni
vengono utilizzate per fare cassa e non per una riforma del welfare». «Vogliono tagliare le pensioni - ha detto ieri
sera Antonio Di Pietro al programma In Onda di La7 - ma ci prendono in giro perchè è evidente che la casta
politica non si è affatto tagliata i privilegi». «Il Bossi difensore delle pensioni si è arreso e ancora una volta la
previdenza, che è un diritto veramente acquisito non come quello degli evasori che difende il governo, deve pagare
il conto del risanamento del bilancio», ha commentato Cesare Damiano, capogruppo Pd in Commissione lavoro
alla Camera.
30/08/2011
Rassegna stampa
Mattino, Il (Nazionale)
"Luca Cifoni Roma. Alla fine, il capitolo previdenza sarà toccato. Ma non per via
diretta, os..."
Data:
30/08/2011
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30/08/2011
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Luca Cifoni Roma. Alla fine, il capitolo previdenza sarà toccato. Ma non per via diretta, ossia
attraverso un cambiamento dei requisiti di età o delle quote che regolano l'accesso ai
trattamenti di anzianità. La soluzione uscita dal vertice di Arcore prevede una stretta su una
particolare categoria di pensionandi, quelli che intendono lasciare il lavoro con quarant'anni di
contributi, indipendentemente dall'età anagrafica. O meglio, all'interno di questa platea saranno
penalizzati coloro che pensavano di sfruttare anche il periodo di servizio militare o gli anni di
università a questo scopo riscattati. I relativi contributi infatti non saranno più validi per
conseguire il diritto alla pensione. Il reale impatto di questa decisione, voluta dal ministro
Sacconi con l'appoggio sul fronte della Lega di Roberto Maroni, dipenderà naturalmente dalla
sua esatta traduzione in norme di legge, che avverrà nelle prossime ore. La platea coinvolta è
comunque abbastanza significativa, soprattutto per quanto riguarda la casistica del servizio
militare: alcune decine di migliaia di persone l'anno che verrebbero bloccate. Mentre i contributi
da riscatto della laurea riguarderebbero circa 10 mila persone. Il risparmio stimato è di 500
milioni per il 2013 e 1 miliardo per l'anno successivo. Resta però da vedere se le novità si
limiteranno, così come si desume dalla lettura del comunicato del governo, alla tipologia dei 40
anni di contributi. In questo caso si realizzerebbe infatti la situazione per cui il periodo di
servizio militare o quello universitario avrebbero valore per conseguire la pensione di anzianità
(o quella di vecchiaia) ma non per il diritto all'uscita indipendentemente dall'età. Il risultato
pratico sarebbe allora di spingere chi andrebbe in pensione prima dei 60 anni, avendo iniziato a
lavorare da giovane, ad attendere almeno i 61 attualmente richiesti dal meccanismo delle
quote. Inoltre la garanzia che i periodi in questione rimarranno «comunque utili ai fini del
calcolo della pensione» rischia di essere solo teorica, nel caso di un lavoratore che - ricadendo
nel sistema di calcolo contributivo - continui a lavorare raggiungendo i 40 anni effettivi e quindi
il massimo della pensione: a quel punto ad esempio l'anno di militare non incrementerebbe più
il suo assegno. È poi prevedibile che il mancato utilizzo del periodo universitario risulti indigesto
per coloro che hanno già fatto la scelta di riscattarlo, spinti dagli incentivi fiscali, e che facevano
affidamento proprio su quegli anni in più per lasciare il lavoro: la novità riguarderà - in qualche
modo retroattivamente - anche loro. Si tratta di una tipologia piuttosto diversa da quella
militare, se non altro per il fatto che in quest'ultimo caso i contributi figurativi sono versati dallo
Stato, mentre il riscatto della laurea è a carico dell'interessato, con importi proporzionali alla
retribuzione. Non è un caso che le prime reazioni critiche siano giunte dalla categoria dei
medici. La scelta fatta ieri va nella stessa linea della novità già inserita, tramite il maxiemendamento, nella precedente manovra di luglio. Nel mirino c'erano infatti sempre i
pensionandi con 40 anni di contributi, ai quali è stato imposto di aspettare un po' di più rispetto
alla scadenza della cosiddetta finestra mobile (un anno per i dipendenti, un anno mezzo per gli
autonomi): precisamente la loro attesa si allungherà di un mese nel 2012, due nel 2013 e 3 a
partire dal 2014. L'idea insomma è impedire o comunque limitare l'accesso alla pensione prima
dei 60 anni di età, anche a chi può vantare carriere lavorative molto lunghe. Non entreranno
invece nelle correzioni al decreto né la revisione delle quote per l'anzianità, né una nuova
accelerazione sull'età delle vecchiaia delle donne. E nemmeno la riedizione del cosiddetto
bonus Maroni (esenzione dal versamento dei contributi in cambio della permanenza al lavoro)
già sperimentato dal 2004 al 2007. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Messaggero, Il
"ROMA Alla fine, il capitolo previdenza sarà toccato. Ma non per via diretta, ossia
attrave..."
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Martedì 30 Agosto 2011
Data:
30/08/2011
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di LUCA CIFONI
ROMA Alla fine, il capitolo previdenza sarà toccato. Ma non per via diretta, ossia
attraverso un cambiamento dei requisiti di età o delle quote che regolano
l’accesso ai trattamenti di anzianità. La soluzione uscita dal vertice di Arcore
prevede una stretta su una particolare categoria di pensionandi, quelli che
intendono lasciare il lavoro con quarant’anni di contributi, indipendentemente
dall’età anagrafica. O meglio, all’interno di questa platea saranno penalizzati
coloro che pensavano di sfruttare anche il periodo di servizio militare o gli anni di
università a questo scopo riscattati. I relativi contributi infatti non saranno più
validi per conseguire il diritto alla pensione.
Il reale impatto di questa decisione, voluta dal ministro Sacconi con l’appoggio
sul fronte della Lega di Roberto Maroni, dipenderà naturalmente dalla sua esatta
traduzione in norme di legge, che avverrà nelle prossime ore. La platea coinvolta
è comunque abbastanza significativa, soprattutto per quanto riguarda la casistica
del servizio militare: alcune decine di migliaia di persone l’anno che verrebbero
bloccate. Mentre i contributi da riscatto della laurea riguarderebbero circa 10 mila
persone. Il risparmio stimato è di 500 milioni per il 2013 e 1 miliardo per l’anno
successivo; la stretta dovrebbe comunque entrare in vigore già dal 2012.
Resta però da vedere se le novità si limiteranno, così come si desume dalla
lettura del comunicato del governo, alla tipologia dei 40 anni di contributi. In
questo caso si realizzerebbe infatti la situazione per cui il periodo di servizio
militare o quello universitario avrebbero valore per conseguire la pensione di
anzianità (o quella di vecchiaia) ma non per il diritto all’uscita indipendentemente
dall’età. Il risultato pratico sarebbe allora di spingere chi andrebbe in pensione
prima dei 60 anni, avendo iniziato a lavorare da giovane, ad attendere almeno i
61 attualmente richiesti dal meccanismo delle quote.
Inoltre la garanzia che i periodi in questione rimarranno «comunque utili ai fini
del calcolo della pensione» rischia di essere solo teorica, nel caso di un
lavoratore che - ricadendo nel sistema di calcolo contributivo - continui a lavorare
raggiungendo i 40 anni effettivi e quindi il massimo della pensione: a quel punto
ad esempio l’anno di militare non incrementerebbe più il suo assegno.
È poi prevedibile che il mancato utilizzo del periodo universitario risulti indigesto
per coloro che hanno già fatto la scelta di riscattarlo, spinti dagli incentivi fiscali, e
che facevano affidamento proprio su quegli anni in più per lasciare il lavoro: la
novità riguarderà - in qualche modo retroattivamente - anche loro. Si tratta di una
tipologia piuttosto diversa da quella militare, se non altro per il fatto che in
quest’ultimo caso i contributi figurativi sono versati dallo Stato, mentre il riscatto
della laurea è a carico dell’interessato, con importi proporzionali alla retribuzione.
Non è un caso che le prime reazioni critiche siano giunte dalla categoria dei
medici.
La scelta fatta ieri va nella stessa linea della novità già inserita, tramite il maxiemendamento, nella precedente manovra di luglio. Nel mirino c’erano infatti
sempre i pensionandi con 40 anni di contributi, ai quali è stato imposto di
aspettare un po’ di più rispetto alla scadenza della cosiddetta finestra mobile (un
anno per i dipendenti, un anno mezzo per gli autonomi): precisamente la loro
attesa si allungherà di un mese nel 2012, due nel 2013 e 3 a partire dal 2014.
L’idea insomma è impedire o comunque limitare l’accesso alla pensione prima
dei 60 anni di età, anche a chi può vantare carriere lavorative molto lunghe.
Non entreranno invece nelle correzioni al decreto né la revisione delle quote per
l’anzianità, né una nuova accelerazione sull’età delle vecchiaia delle donne. E
nemmeno la riedizione del cosiddetto bonus Maroni (esenzione dal versamento
dei contributi in cambio della permanenza al lavoro) già sperimentato dal 2004 al
2007.
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Milano Finanza (MF)
"La valutazione dei fondi pensione dipende dagli obiettivi fissati"
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Data:
30/08/2011
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MF
sezione: Commenti & Analisi data: 30/08/2011 - pag: 9
autore:
La valutazione dei fondi pensione dipende dagli
obiettivi fissati
Le considerazioni del presidente della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (a margine dell'ultima
Relazione annuale) hanno portato alcuni gruppi di futuri pensionati a preoccuparsi del loro futuro. A pagina 7
si legge: nei «fondi preesistenti a prestazione definita... sono state riscontrate situazioni problematiche... per
effetto dell'utilizzo di elevati tassi di attualizzazione per il calcolo delle riserve matematiche. Per assicurare
l'adeguatezza delle basi demografiche, economiche e finanziarie utilizzate nel calcolo delle riserve
matematiche, la Commissione sta collaborando con il ministero dell'Economia e delle finanze per
l'emanazione di disposizioni specifiche in tema di criteri prudenziali». Insieme alle preoccupazioni, la
dichiarazione pone in primo piano problemi generali di governance: come giudicare i valori delle riserve;
come definire le responsabilità dei valori dichiarati; quanto l'Autorità debba intervenire imbrigliando il giudizio
con disposizioni sulle tecniche e sulle ipotesi di calcolo. Oltre che per i fondi pensione, questi temi sono
rilevanti nel dibattito sui nuovi regolamenti per l'assicurazione a seguito della Direttiva europea Solvency II.
Le riserve matematiche dipendono dagli importi futuri che dovranno essere corrisposti agli aderenti dal fondo
pensione. Per calcolarne il valore bisogna ricorrere a un artificio, a un modello di valutazione. La teoria
fornisce principi per costruire modelli coerenti e tecniche per agganciare questi modelli alla realtà, ma
comunque richiede ipotesi e assunzioni di responsabilità sulle opinioni. Il valore di modello non può essere
oggettivo, resta per sua natura opinabile, dipende dalla scelta di tecniche e ipotesi. Chi si trova a giudicare
un valore di modello non può avere un numero vero di riferimento, proprio perché non esiste il modello unico
e vero che lo produca; e modelli ugualmente adeguati possono dare valori diversi. L'impossibilità di
riconoscere vero un modello ha conseguenze sulla governance dei processi di giudizio: giudicare la congruità
della riserva di un fondo pensione non significa guardare al numero finale ma giudicare le tecniche e le
ipotesi utilizzate dall'attuario per produrlo. In generale, per tutto questo, la governance dei valori è sfida
culturale. Dovrebbe essere impegno delle Autorità di vigilanza promuovere un salto in questa nuova
dimensione delle prassi di giudizio e di controllo. Altrimenti conviene eliminare il peso delle ipotesi,
imponendo criteri prudenziali e regole pubbliche. Ma allora diventa importante dosare il livello di intervento,
tra Stato e mercato, perché si tocca il principio della libertà d'impresa. In materia previdenziale, peraltro, il
bilanciamento di ruolo tra intervento pubblico e mercato non si pone; qui, infatti, non entra in gioco l'art. 41
della Costituzione (che tutela la libertà dell'iniziativa economica privata) bensì l'art. 38, secondo comma; e
quindi il valore primario e assoluto della liberazione dal bisogno dei soggetti che, nel caso di specie, abbiano
perduto la capacità di acquisire reddito in ragione dell'età. È chiaro, allora, che laddove la Covip evoca
tecniche idonee a garantire affidamenti di lungo periodo (anche ultra quarantennali) guarda a quei soggetti
(fondi di previdenza integrativa e/o sostitutiva) che assolvono una funzione sussidiaria del welfare e
precisamente la funzione sociale di liberare dal bisogno la persona umana nella fase della sua maggior
debolezza, indotta dall'avanzare dell'età. * professore ordinario nella Facoltàdi Economia dell'Universitàdegli
Studi Roma Tre** preside della Facoltàdi Giurisprudenza dell'UniversitàLuiss Guido Carli
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Milano Finanza (MF)
"Stangati i laureati e chi ha fatto la naja"
Data:
30/08/2011
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MF
sezione: Primo Piano data: 30/08/2011 - pag: 2
autore: di Roberto Sommella
Cambia la manovra, il riscatto di leva e studi non sarà più valido per andare in pensione
Stangati i laureati e chi ha fatto la naja
La terza versione della correzione dei conti cancella il contributo di solidarietà e
manda in soffitta l'aumento dell'Iva. La stangata previdenziale vale 1,5 miliardi.
Cav e Tremonti soddisfatti. Soppresse tutte le Province
Scure sui furbi che eludono il fisco nascondendo ingenti patrimoni, stretta traumatica su chi si apprestava ad
andare in pensione avendo riscattato laurea e servizio militare, stop all'aumento dell'Iva. È la faccia della
terza versione della manovra estiva che, partita a luglio, è stata poi corretta il 13 agosto e da ieri ha preso
una nuova e forse definitiva strada. A farla da padrone, a quanto sembra, è stata la logica stringente
dell'ormai famosa lettera della Bce spedita al governo di Roma a firma di Jean-Claude Trichet e Mario Draghi
e la voglia del premier di non mettere nuove tasse: il decreto all'esame del Senato, che punta al pareggio di
bilancio già nel 2013 con interventi correttivi da 45 miliardi di euro, è stato modificato rendendolo meno
recessivo e più propulsivo, proprio come voleva l'Eurotower che non può garantire ad libitum l'acquisto di
titoli di Stato italiani e che chiede quindi misure che facciano ripartire subito l'economia del Belpaese. È
questo il senso della riunione che si è svolta ieri ad Arcore tra il premier Silvio Berlusconi e il leader della
Lega Nord, Umberto Bossi. Dal testo della manovra, ora in commissione a Palazzo Madama, escono l'odiato
contributo di solidarietà sui redditi oltre i 90 mila euro, che resterà solo per i parlamentari, sostituito da una
non meglio precisata misura anti-elusiva contro le pluri-intestazioni di beni di lusso (yacht, ville e altro),
mentre non entra il tanto annunciato aumento dell'Iva dal 20 al 21% e, clamorosamente, viene delineata
una norma che stopperà la pensione a decine di migliaia di lavoratori che stavano per compiere i 40 anni di
contributi dopo aver riscattato l'eventuale laurea e il servizio militare. In pratica potranno andare in pensione
tra i quattro i cinque anni più tardi, pur mantenendo nel monte-assegno finale i contributi versati per il
riscatto. Solo da quest'ultima misura, secondo alcune fonti consultate da MF-Milano Finanza, il risparmio per
le casse dello Stato dovrebbe essere già nel 2012 di circa 1,5 miliardi, anche se occorrerà aspettare ancora
qualche ora per leggere bene il contenuto dell'accordo raggiunto in seno alla maggioranza e capire anche i
risvolti di costituzionalità di una norma che penalizza in modo evidente chi ha fatto il militare (quando era
ancora obbligatoria la leva) e chi no. «Non è passata una misura sbagliatissima come l'aumento dell'Iva che
avrebbe aumentato i prezzi e ridotto i consumi e il potere d'acquisto delle famiglie in un momento in cui la
crescita è molto bassa», ha raccontato a MF-Milano Finanza un'autorevole fonte ministeriale che ha
partecipato a tutte le riunioni preparatorie all'intesa raggiunta ieri nel centrodestra. «Senz'altro questa nuova
versione della manovra, con la misura sulle pensioni e quella anti-elusione va maggiormente incontro alle
richieste fatte dalla Bce al nostro governo che chiedeva appunto più crescita e meno tasse». E che la lettura
sia questa è confermato anche dallo stringato ma soddisfatto commento di Giulio Tremonti alla riunione di
Arcore: «Molto bene», si è limitato a dire il ministro dell'Economia, che almeno al momento sembra un
vincitore nel braccio di ferro che ha rischiato per l'ennesima volta di mandare in corto circuito l'esecutivo
Berlusconi.Per capire se l'accordo reggerà alle istanze delle varie componenti della maggioranza e se
resteranno confermate nella manovra altre misure molto osteggiate come la Robin tax (vedi altro articolo in
pagina) o se prenderà corpo veramente una norma sugli effetti della sentenza della Corte costituzionale sulla
prescrizione del condono fiscale del 2002, occorrerà aspettare il dibattito parlamentare. Intanto ci si deve
accontentare della nota diffusa ieri in serata da Palazzo Chigi. La riunione della maggioranza si è conclusa con
alcune «unanimi determinazioni». Si va da «interventi di natura costituzionale» per il dimezzamento del
numero dei parlamentari alla «soppressione delle province quali enti statali e conferimento alle regioni delle
relative competenze ordinamentali»; inoltre «il decreto dovrà essere approvato nei tempi previsti e a saldi
invariati». Con le seguenti principali modifiche. 1) Sostituzione dell'articolo della manovra relativo ai piccoli
comuni con un nuovo testo che preveda «l'obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni
fondamentali a partire dall'anno 2013» nonché il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro
componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri. 2) Riduzione dell'impatto della manovra per
Comuni, Province, Regioni e Regioni a statuto speciale. Attribuzione agli enti territoriali di maggiori poteri e
responsabilità nel contrasto all'evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato delle
conseguenti maggiori entrate. 3) Sostituzione del contributo di solidarietà con nuove misure fiscali
«finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive (si parla di un'addizionale
del 5%, ndr) nonché riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative». 4) Contributo di
solidarietà a carico dei membri del Parlamento. 5) Mantenimento dell'attuale regime previdenziale già
previsto per coloro che abbiano maturato quarant'anni di contributi «con esclusione dei periodi relativi al
percorso di laurea e al servizio militare che rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione». 6) Il
governo e il relatore presenteranno le relative proposte emendative, aperti al confronto con l'opposizione
nelle sedi parlamentari. Intanto però il Pd parla di esecutivo ancora più nel caos. Oggi nuovo giudizio dei
mercati.
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Nuovo.it, Il
"Manovra:pensioni su veri anni lavoro"
Data: 30/08/2011
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>
Manovra:pensioni su veri anni lavoro
Per anzianita' non varra' servizio militare ne' universita'
(ANSA) - ROMA, 29 AGO - Calcolo delle pensioni soltanto in
base agli ''effettivi anni di lavoro''. E' quanto stabilito nel corso della riunione di maggioranza ad Arcore.
Il calcolo per il raggiungimento degli anni di anzianita', viene spiegato da fonti di maggioranza, non
dovrebbe piu' tener conto degli anni di servizi militare prestato e degli anni universitari. ''Verranno
scorporati'' mantenendo immutato l'attuale regime previdenziale. Gli anni in questione, pero', verranno
computati per il calcolo della pensione.
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Repubblica, La
"colpo alle pensioni d'anzianità naia e università non contano più - roberto mania"
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Data:
30/08/2011
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Pagina 6 - Economia Colpo alle pensioni d´anzianità naia e università non contano più Anni riscattati solo ai fini
contributivi. Medici i più penalizzati La previdenza Almeno 80 mila coloro che saranno costretti a lavorare un
anno in più Il provvedimento non si applica a chi ha svolto un´attività usurante ROBERTO MANIA
ROMA - Nuovo colpo alle pensioni di anzianità. Per chi ha riscattato gli anni di laurea e quello del servizio
militare non basteranno più i 40 di contributi, indipendentemente dall´età anagrafica, per lasciare il lavoro. Quegli
anni conteranno sì ai fini del calcolo dell´importo dell´assegno pensionistico, ma non per l´accesso alla quiescenza.
Nei fatti - quello deciso ieri dal governo - è un aumento dell´età pensionabile da un anno a quattro e oltre a
seconda del corso di laurea. Va aggiunto, inoltre, che già oggi chi matura i requisiti per andare in pensione
raggiungendo i 40 di versamenti deve aspettare 15 mesi (sono 12 per gli altri) perché si apra la relativa "finestra"
per abbandonare il lavoro. Il provvedimento non si applica a chi ha svolto un´attività usurante.
Per la prima volta si tocca una platea di lavoratori che finora era stata largamente esclusa dai correttivi. Sono
perlopiù lavoratori precoci, spesso operai residenti nelle regioni del Nord. Lavoratori che sono andati in fabbrica a
18 anni, e anche prima, e che in media lasciano il lavoro intorno ai 58 anni, molto prima dei 65 previsti (60 per le
donne) per la pensione di vecchiaia. Il governo stima di poter ricavare da questa misura 500 milioni il primo anno
di applicazione, cioè il 2013; un miliardo l´anno successivo, e poi tra 1,2 a 1,5 miliardi dal 2015 in poi. Di certo è
una misura strutturale e che, come tutte quelle che riguardano le pensioni, permette di "fare cassa".
Difficile quantificare il numero di lavoratori interessati. Secondo alcuni calcoli - non del governo - saranno almeno
80 mila coloro che dovranno posticipare di un anno l´accesso alla pensione dopo aver riscattato ai fini contributivi l
´anno della leva militare. Di meno quelli con il riscatto laurea. Molto penalizzati potrebbero essere i medici, che
oltre agli anni di laurea hanno un lungo periodo di specializzazione, secondo il sindacato di categoria della Cgil.
L´idea di intervenire su questa platea di lavoratori è nata un po´ di tempo fa nelle stanze della Ragioneria dello
Stato. Ma è stato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a rispolverarla nei giorni scorsi e prepararla, dopo una
serie di verifiche politiche e con Cisl e Uil, per il lungo vertice di ieri a Arcore. Sacconi ha deciso di muoversi
senza clamore dichiarando a più riprese che non era necessaria una nuova riforma della previdenza e che, semmai,
si sarebbe potuto intervenire su alcuni aspetti marginali (come quella dei lavoratori che vanno in pensione con 40
anni di contributi, appunto) oppure sull´accorciamento del periodo di transizione per il passaggio di tutto il sistema
al modello contributivo. Una scelta politica la sua, duramente criticata ieri dall´economista Elsa Fornero, esperta di
questioni previdenziali: «L´esclusione del servizio militare dal calcolo dei 40 anni di anzianità necessari per l´uscita
dal lavoro senza requisiti anagrafici è un intervento meschino ed estemporaneo ipotizzato da chi non capisce nulla
di sistemi di previdenza». Fornero ha quindi rilanciato l´introduzione per tutti del metodo contributivo con il
meccanismo pro rata.
Sacconi ha scelto un´altra strada. Ha sondato i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti che non si
sono opposti pur non avendo mai immaginato di proporre una soluzione del genere. Il ministro ne ha poi parlato
con il collega Roberto Calderoli, il leghista deputato a tenere i rapporti con il Pdl in vista della modifica del
decreto di Ferragosto. Strappato il via libera dal Carroccio (da quel momento in poi, non a caso, Calderoli ha
cominciato a parlare di tagli alle pensioni «di chi non ha mai lavorato», alludendo evidentemente ai periodi delle
leva e degli studi universitari), Sacconi ha presentato la sua proposta al ministro dell´Economia, Giulio Tremonti,
che ovviamente l´ha accolta.
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Repubblica, La
"la beffa per statali e pensionati torna il prelievo più pesante - valentina conte"
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Data:
30/08/2011
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Pagina 7 - Economia Lo stop al contributo di solidarietà ripristinerebbe le norme in vigore per il pubblico impiego
che non prevedevano la deducibilità La beffa per statali e pensionati torna il prelievo più pesante Rimangono lo
slittamento delle tredicesime e il posticipo della liquidazione VALENTINA CONTE
ROMA - Cancellato il contributo di solidarietà. Sì, ma per chi? Lavoratori del privato e autonomi, sicuramente.
Almeno quelli che presentano regolare dichiarazione dei redditi. Perché la supertassa ora sparita dalla manovra bis,
dopo mille polemiche e proteste (una "follia", la definizione della presidente di Confindustria, Marcegaglia), in
realtà risparmia solo alcuni dei 511 mila contribuenti dall´obbligo alla solidarietà di Stato, che ora festeggiano lo
scampato obolo. Rimangono fuori, difatti, dipendenti pubblici e pensionati "d´oro", per i quali il prelievo
straordinario era già scattato. Dal primo gennaio di quest´anno per i primi (in base alla manovra 2010). Dal primo
agosto per i secondi (in base alla manovra di luglio). La solidarietà, quantificata in 3,8 miliardi di euro in tre anni,
dunque non evapora del tutto e, ironia o beffa, si addensa sulle buste paga dei soliti noti.
Lo diceva anche la manovra di Ferragosto. Estendiamo a tutti il contributo, perché sia più giusto ed equo, e in più
lo rendiamo deducibile. Ora, dopo il colpo di spugna, il cerino scotta nelle mani di chi invece attendeva uno storno
di quanto già versato, da mesi, sperando poi di recuperare qualcosa dalla deducibilità. Ed è un cerino che riporta
tutti al punto di partenza. I malumori riprendono a correre. Molti dipendenti pubblici avevano presentato, o erano
in procinto di farlo, una serie di ricorsi alla Corte Costituzionale. Ricorsi contro una misura giudicata irrazionale e
discriminatoria che ora ripartiranno. Il prelievo, dunque, rimane, identico per dipendenti pubblici e pensionati: il
5% da applicare sulla parte che eccede i 90 mila euro e il 10% su quella sopra i 150 mila euro. Senza deduzioni e
senza carichi familiari. E senza più nessuno che si stracci le vesti contro la tassa che colpisce gli onesti.
Alla fine, la manovra bis, rinnovata dal vertice di Arcore, sembra abbattersi con decisione sul comparto pubblico.
Rimangono in piedi lo slittamento delle tredicesime, se il dicastero non centra gli obiettivi di risparmio, il posticipo
di due anni della liquidazione per chi anticipa il pensionamento, i tagli ai ministeri (6 miliardi nel 2012 e 2,5
miliardi nel 2013), l´inefficacia delle promozioni sul calcolo del Tfr se maturate da meno di tre anni, i trasferimenti
facili di dirigenti e prefetti. A queste misure si aggiungono gli effetti della manovra 2010 come il blocco di salari,
contratti, carriere. Blocco allungato di un anno dalla prima manovra di luglio. A preoccupare, c´è pure la stretta
sulle pensioni, decisa ieri: 700 mila docenti, 200 mila medici, e poi prefetti, magistrati, poliziotti, dirigenti pubblici
hanno già pagato per riscattare la laurea.
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Repubblica, La
"la manovra delle bollicine - (segue dalla prima pagina)"
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Pagina 38 - Commenti LA MANOVRA DELLE BOLLICINE
Data:
30/08/2011
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(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)
La partita politica dentro il centrodestra si chiude con un esito chiarissimo. Ora tutti alzano i calici, fingendo di aver
portato a casa il risultato. La verità è ben diversa. L´unico vincitore è il Cavaliere, che ha messo in riga Tremonti e
Bossi. «Non metto le mani nelle tasche degli italiani», aveva tuonato il premier. In nome di questo slogan da
propaganda permanente, ha preteso e ottenuto la cancellazione del contributo di solidarietà sui redditi superiori ai
90 mila euro. Così, almeno in parte, ha evitato quel bagno di sangue perpetrato soprattutto ai danni del ceto medio,
che avrebbe avuto un costo elettorale per lui insopportabile. Era l´unico obiettivo che gli stava a cuore. L´unico
vessillo, psicologico e quasi ideologico, che voleva issare di fronte ai cittadini-elettori.
C´è riuscito. Ma ai danni dei suoi alleati. E anche ai danni del Paese. La «manovra-champagne» è solo un´altra,
clamorosa occasione mancata. È confusa né più né meno di quelle che l´hanno preceduta. È altrettanto povera di
senso e di struttura. Soprattutto, è altrettanto ininfluente sul piano del sostegno alla crescita, per la quale non c´è
una sola misura di stimolo. E dunque è altrettanto depressiva sul piano dei redditi, dei consumi, degli investimenti,
dell´occupazione. D´altra parte, non poteva non essere così. Tre manovre radicalmente diverse, affastellate in un
mese e mezzo, sono il segno inequivocabile del caos totale che regna dentro una maggioranza pronta a tutto, pur di
galleggiare e di sopravvivere a se stessa.
Berlusconi ha ridicolizzato Tremonti. Il ministro dell´Economia aveva annunciato una prima manovrina all´acqua
di rose a giugno, spiegando che l´Italia era a posto sul debito e sul deficit. Travolto dalla crisi europea e dall´ondata
speculativa dei mercati, ha presentato una manovra-monstre da 45 miliardi a luglio, spiegando che «in cinque
giorni tutto è cambiato». Si è presentato ad Arcore chiedendo che quel pacchetto d´emergenza non fosse toccato,
per evitare guai con la Ue e traumi sugli spread. Ebbene, quel pacchetto, al vertice di Arcore, non è stato «toccato»:
è stato totalmente distrutto. Della manovra tremontiana di luglio non resta quasi più nulla. Salta il contributo di
solidarietà, saltano i pur risibili tagli ai costi della politica, salta la cancellazione dei piccoli comuni.
Berlusconi ha umiliato Bossi. La Lega pretendeva la supertassa sugli evasori fiscali e la salvaguardia delle pensioni
«padane». Non ha spuntato niente. La maxi-patrimoniale si è annacquata in un più tollerante giro di vite sulle
società di comodo alle quali i lavoratori autonomi intestano spesso appartamenti, auto di lusso e barche. Quanto
alla previdenza, il Senatur non solo non salva le camice verdi, ma deve incassare un intervento a sorpresa sulle
pensioni di anzianità dalle quali, ai fini del calcolo, verranno scomputati gli anni riscattati per la laurea e il servizio
militare. Peggio di così, per il Carroccio, non poteva andare. A dispetto dei trionfalismi di Calderoli, ormai ridotto a
un Forlani qualsiasi.
La partita economica sul risanamento, viceversa, si chiude con un esito assai meno chiaro. La rinuncia al contributo
di solidarietà (congegnato in modo iniquo perché non teneva in alcun conto i carichi familiari e il cumulo dei
redditi) attenua solo in parte il grave squilibrio della manovra, che resta comunque fortemente sbilanciata sul fronte
delle tasse. L´aumento delle aliquote Iva è solo rinviato alla delega fiscale e assistenziale. La riduzione di 2
miliardi dei tagli a comuni e regioni non impedirà l´aumento delle addizionali Irpef e l´abbattimento dei servizi sul
territorio e del Welfare locale. L´intervento sulla previdenza è solo un´altra «tassa sul pensionato», ed è lontano
anni-luce dalla riforma che servirebbe al Paese per stabilizzare definitivamente la spesa, cioè il passaggio al sistema
contributivo pro-rata per tutti.
Così riformulata, questa terza manovra berlusconiana è piena di buchi. Come si arrivi ai 45 miliardi promessi resta
un mistero, ancora più insondabile di quanto non lo fosse già la seconda manovra tremontiana. Quanto valgono le
misure anti-elusione contro le società di comodo? Quanto frutteranno i maggiori poteri attributi ai comuni nella
lotta all´evasione? Nessuno lo sa. Le uniche certezze riguardano quelli che sicuramente pagheranno fino all´ultimo
euro il costo di questo ennesimo compromesso al ribasso firmato dalla coalizione forzaleghista. Gli enti locali, per i
quali restano tagli nell´ordine dei 7 miliardi. I dipendenti pubblici, per i quali restano lo stop degli straordinari, il
differimento del Tfr e il contributo di solidarietà, oltre tutto non più deducibile. E adesso anche le cooperative, per
le quali si profila una drastica riduzione della fiscalità di vantaggio. Un blocco sociale ed economico vasto, ma con
un denominatore comune: non appartiene alla constituency elettorale del centrodestra. È stato «selezionato» per
questo. E per questo merita lacrime e sangue.
Certo, da consumato spacciatore di merchandising politico, nella «sua» manovra Berlusconi ha voluto anche le
bollicine. Il contributo di solidarietà solo per i parlamentari. La soppressione di tutte le province e il dimezzamento
del numero dei parlamentari. Misure che fanno un certo effetto mediatico e simbolico. Sono rigorosamente affidate
a disegno di legge costituzionali (dunque non si faranno in questa legislatura, e quindi probabilmente non si faranno
mai). Ma a sentirle annunciare, sembrano colpire al cuore la «casta» che il Cavaliere (pur facendone parte) finge di
disprezzare.
Resta un problema, drammatico per il Paese, che misureremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni. La
«manovra-champagne» la puoi far ingoiare a un po´ di pubblico domestico, meno informato o male informato dai
bollettini di Palazzo Grazioli. Ma fuori dai confini della piccola Italia, purtroppo, è tutta un´altra storia. I finanzieri
della business community, i tecnocrati della Bce e i partner dell´Unione Europea, sono la moderna «società degli
apoti» di Prezzolini: loro non la bevono.
m.gianninirepubblica.it
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Sole 24 Ore, Il
"Casini: decreto pasticciato, mancano interventi strutturali"
Data:
30/08/2011
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Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: PRIMO PIANO data: 2011- 08- 30 - pag: 2
autore: Celestina Dominell
Casini: decreto pasticciato, mancano interventi
strutturali
LE CONTROPROPOSTE Spinta alle liberalizzazioni, super-patrimoniale e tagli di
spesa Rutelli: nel Governo un compromesso al ribasso
ROMA Una "super" patrimoniale del 5 per mille per le grandi attività finanziarie e immobiliari sopra i 10 milioni di euro, un taglio drastico delle
Province sotto i 500mila abitanti e deduzioni per le spese di casa e famiglie fino a 3mila euro per l'emersione del nero. E ancora, liberalizzazioni,
riduzione delle spese della pubblica amministrazione e il capitolo previdenza che ruota attorno a due tasselli: in pensione, dal prossimo 1
gennaio, con 65 anni o 40 anni di contributi e, a partire dalla stessa data, via libera all'equiparazione dell'età pensionabile per le lavoratrici
private. Sono questi gli assi portanti della contro- manovra del Terzo polo depositata ieri in commissione Bilancio al Senato sottoforma di un
pacchetto di emendamenti al decreto anti- crisi, cui si accompagna una pesante bocciatura delle scelte di Berlusconi e dei suoi alleati. Il leader
dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, mette così in fila le sue critiche quando ancora il premier e Bossi sono chiusi ad Arcore. «Dopo 15 giorni la
manovra appare sempre più confusa e pasticciata. Si preoccupa solo di fare subito cassa e non di fare le riforme strutturali che servirebbero al
Paese». Francesco Rutelli, numero uno dell'Api, non è da meno. «Il compromesso della maggioranza è al ribasso». Poi, in serata, dopo il vertice
di maggioranza, restano le perplessità, a partire dalla scelta di rinviare il taglio delle Province e dei parlamentari a un ddl costituzionale.
«Quando non vuoi fare una cosa, la costituzionalizzi», si lascia andare Casini. «È una boutade», è il ritornello terzopolista. Tornando alle misure,
Udc, Fli, Api e Mpa propongono sul fronte dei costi della Pa un taglio del 10% a partire dal 2012 delle spese per i beni e i servizi, calcolato
rispetto all'esborso 2009. Tra le modifiche, poi, spazio alla trasformazione dei contributi a fondo perduto delle aziende in credito d'imposta.
Spinta decisa inoltre alle liberalizzazioni con il divieto di affidare i servizi pubblici locali a società in house, lo scioglimento di quelle esistenti e la
stretta sui Comuni inadempienti. «Se un'amministrazione non liberalizzerà spiega l'ex ministro Linda Lanzillotta non potrà introdurre nuove tasse
e tariffe». Infine, il capitolo pensioni. «La nostra proposta porterebbe a un risparmio di diversi miliardi di euro (oltre 5 nel 2014) chiarisce il
centrista Gianluca Galletti da destinare non alla riduzione del deficit, ma all'incremento dell'occupazione giovanile e alla riqualificazione di
40/50enni che perdono il lavoro». RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sole 24 Ore, Il
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30/08/2011
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Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: PRIMO PIANO data: 2011- 08- 30 - pag: 6
autore: Marco Rog
IMAGOECONOMICA IMAGOECONOMICA
IMAGOECONOMICA
IMAGOECONOMICA IMAGOECONOMICA IMAGOECONOMICA
Pensioni, 40 anni di lavoro effettivi Per maturare l'anzianità non conteranno il
servizio militare e il riscatto della laurea GIULIANO CAZZOLA Parlamentare Pdl
Togliere il servizio di leva dagli anni necessari a ottenere i 40 anni di anzianità è
una misura opportuna CESARE DAMIANO Deputato Pd, ex ministro Lavoro Bossi si
è arreso e la previdenza deve pagare il conto del risanamento del bilancio
GIANLUCA GALLETTI Terzo polo - Udc Vedremo se sono ancora aggiustamenti che
disorientano i lavoratori oppure se c'è qualcosa di più
ROMA Dal 2012 il pensionamento di anzianità per via del solo canale contributivo sarà possibile esclusivamente con 40 anni effettivi di servizio.
Gli anni collegati alla laurea e al servizio militare riscattati fino ad oggi, e anche in futuro, non potranno più essere utilizzati per "arrivare" al tetto
dei 40 anni di contribuzione mentre continueranno ad essere validi ai fini del calcolo dell'importo dell'assegno previdenziale e anche per il
raggiungimento del requisito anagrafico per le tradizionale uscite anticipate, ovvero quelle con quota 96 e dal 2013 con quota 97. Ad ancorare il
pensionamento con 40 di contributi agli anni affettivamente lavorati è uno degli emendamenti che saranno apportati nelle prossime ore alla
manovra in commissione Bilancio al Senato per effetto dell'accordo raggiunto ieri nella maggioranza a conclusione del vertice di Arcore. Una volta
raggiunta l'intesa sulla necessità di ricorrere almeno a un micro- intervento su una fetta delle anzianità, è stato il ministro del Lavoro Maurizio
Sacconi a congegnare la misura sui "riscatti". Ed è stato il ministro a ottenere il via libera prima della Cisl e poi della Lega, dalla quale fino a quel
momento erano arrivati ripetuti no a qualsiasi correttivo sui pensionamenti di anzianità e di vecchiaia. Questo intervento garantirà risparmi per
circa 500 milioni nel 2013 e per un altro miliardo nel 2014. In tutto 1,5 miliardi. Nel 2012 la misura non produrrebbe risparmi per effetto della
già prevista finestra unica per le uscite con coseguente slittamento all'anno successivo dei pensionamenti. Ad essere interessati dal freno
sull'utilizzazione della contribuzione figurativa per laurea e servizio militare dovrebbero essere tra le 70mila e le 100mila persone nel prossimo
triennio (il flusso dei pensionamenti con riscatti per laurea è di circa 20mila assegni l'anno), quindi quasi la metà di tutte le anzianità. La stretta
colpirà pertanto anche coloro che hanno riscattato i periodi collegati alla laurea e allo svolgimento del servizio militare ma che non sono andati
ancora in pensione. Il bonus figurativo potrà essere utilizzato solo per incrementare l'importo della pensione e, oltre che sul fonte della vecchiaia,
per tentare il canale del pensionamento di anzianità vincolato anche all'età anagrafica (sistema delle quote). Come già era emerso nei giorni
scorsi dalla trattativa nella maggioranza, dal vertice non è arrivata invece alcuna novità sul versante dell'accelerazione del meccanismo delle
quote per l'anzianità per giungere alla loro soppressione e del dispositivo sull'innalzamento dei pensionamenti di vecchiaia delle lavoratrici
private. Il no della Lega, che ha comunque dovuto cedere sui riscatti di lauree e servizio militare, ha impedito interventi più marcatamente
strutturali sulla previdenza. Tre erano le opzioni proposte dal Pdl: anticipo di quota 97 dal 2013 al 2012 per le anzianità; incentivi per favorire il
rinvio dei pensionamenti anticipati fino al raggiungimento di quota 100; innalzamento dell'età pensionabile delle lavoratrici private a 65 anni
garantendo comunque l'uscita anche a 60 attraverso un sistema di disincentivi. All'intervento sui "riscatti" non sono mancate le critiche
immediate, a cominciare dalla Cgil. Secondo la Fp- Cgil, in particolare, l'esclusione degli anni di università dal conteggio dell'anzianità per la
pensione «determinerà proprio nei confronti dei medici il maggior taglio che oscilla tra i dieci e i dodici anni, considerando che ai sei anni per la
laurea vanno aggiunti dai quattro ai sei anni per la specializzazione». RIPRODUZIONE RISERVATA
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30/08/2011
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Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: PRIMO PIANO data: 2011- 08- 30 - pag: 3
autore: Marco Rog
Salta la super-Irpef, stretta sull'elusione Mini-allungamento sulle pensioni
d'anzianità, tagli ridotti ai comuni - Giallo sulle coperture INTESA NELLA
MAGGIORANZA Abbandonati l'aumento dell'Iva e la patrimoniale anti-evasori. Salvi
i piccoli municipi. Province abolite ma con legge costituzionale
ROMA Completa abolizione del contributo di solidarietà sui redditi più elevati, con la sola eccezione dei parlamentari, riduzione di tre miliardi dei
tagli a carico degli enti locali, Robin Hood tax inclusa, e salvataggio dei piccoli Comuni. Sono gli assi portanti del faticoso accordo sulle modifiche
alla manovra raggiunto nella maggioranza alla fine del vertice di Arcore durato sette ore, che ha sancito lo stop all'aumento dell'Iva sostenuto dal
Pdl e alla patrimoniale anti- evasione caldeggiata dalla Lega. Ma che ha dato il libera a un primo intervento sulle pensioni di anzianità, vincolando
le uscite con il solo canale contributivo a 40 anni effettivi di servizio senza più il computo dei riscatti per laurea e servizio militare, a una stretta
sui vantaggi fiscali delle cooperative e a «nuove misure finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive», come
sottolinea una nota di Palazzo Chigi nell'esplicitare l'intesa. In altre parole, società di comodo e trust finiranno nel mirino del fisco. Per le
Province, invece della prevista abolizione degli enti sotto i 300mila abitanti, si procederà alla soppressione totale con il disegno di legge
costituzionale già messo a punto nelle scorse settimane dal Governo, sotto la spinta del ministro, Roberto Calderoli, per riorganizzare l'assetto
istituzionale e, soprattutto, dimezzare i parlamentari. Il Ddl sarà inviato al Quirinale con le integrazioni. Salvi anche i piccoli Comuni che
resteranno in vita ma dovranno gestire in forma associata i servizi. Resta però ancora da chiarire il meccanismo delle coperture. Non a caso
l'opposizione è andata subito all'attacco chiedendo chiarezza sui numeri. La maggioranza garantisce che con le modifiche concordate i saldi
restano invariati visto che l'alleggerimento dei tagli sugli enti locali (2 miliardi più un altro miliardo collegato alla Robin Hood) e la soppressione
della super- Irpef verrebbero compensati dall'intervento sulle pensioni, dalla stretta sulle coop e dalle misure anti- evasione. Un somma di misure
che però, secondo l'opposizione, non assicurerebbe gli effetti della manovra soprattutto il prossimo anno. In effetti l'intervento sulle pensioni, che
vale 1,5 miliardi nel biennio 2013- 2014, non dovrebbe produrre alcun risparmio nel 2012 a causa della già prevista finestra unica per le uscite
attraverso la quale i pensionamenti vengono di fatto posticipati di un anno. Senza considerare che i 3 miliardi di minori tagli su Comuni e
Province agiscono tutti sul 2012, che deve fare anche i conti con il minor gettito di 600 milioni per effetto dell'eliminazione della super- Irpef (3,8
i miliardi attesi alla fine del triennio). E i 3,6 miliardi mancanti nel 2012 difficilmente potrebbero essere coperti dalla sola stretta fiscale sulle
società cooperative, considerando che solitamente misure anti- evasione e anti- elusione come quelle su società di comodo e trust non producono
effetti immediati. A questo punto occorre attendere la trasformazione in emendamenti del'accordo siglato ad Arcore. Il termine per la
presentazione delle modifiche in commissione Bilancio al Senato è scaduto ieri sera: 600 i ritocchi già formalizzati, a cominciare da quello sul
raddoppio del contributo di solidarietà sui calciatori arrivato dalla Lega, ai quali se ne dovrebbero aggiungere un'altra ottantina dal Pd. I correttivi
collegati all'accordo di maggioranza giungeranno, via governo o relatore, prima della fine della settimana. Domani è stata convocata una riunione
di maggioranza al Senato e giovedì un Consiglio dei ministri, che potrebbe anche autorizzare la fiducia. Per il momento la commissione conta di
chiudere i lavori entro venerdì per consentire all'Aula di Palazzo Madama di cominciare l'esame del testo il 5 settembre e approvarlo entro il 10.
Alla fine, dunque, la maggioranza ha trovato la quadra. Il vertice con Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e il ministro Giulio Tremonti, allargato allo
stato maggiore di Pdl, Lega e Responsabili e al relatore della manovra al Senato, Antonio Azzollini (Pdl) si è rivelato decisivo. Il premier ha
ottenuto l'eliminazione in toto del contributo di solidarietà (abolite le due soglie di 90mila e 150mila euro e la doppia aliquota del 5 e del 10%),
che, oltre che per i parlamentari, dovrebbe restare in vigore solo per i dipendenti pubblici e i pensionati, come previsto dalle precedenti
manovre. Tremonti l'ha spuntata sull'Iva: il capitolo sarà affrontato nell'ambito della delega fiscale. Il Pdl ha ottenuto un primo intervento di
freno sulle pensioni di anzianità, anche in linea con le richieste di frondisti e Responsabili. E la Lega ha incassato l'alleggerimento del taglio agli
enti locali e un intervento anti- evasione almeno in parte sulla falsariga della patrimoniale contro gli evasori. RIPRODUZIONE RISERVATA
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30/08/2011
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Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: PRIMO PIANO data: 2011- 08- 30 - pag: 6
L'IMPATTO Risparmi per 500 milioni nel 2013 e un miliardo nel 2014, i contributi
figurativi restano validi per calcolare i trattamenti
01| IL DIBATTITO Nei giorni che hanno preceduto la presentazione degli emendamenti alla manovra di Ferragosto (decreto legge 138/2011) sono
circolate diverse ipotesi di intervento sui trattamenti pensionistici. Tra queste, l'anticipazione dell'aumento dell'età di pensionamento delle donne
nel settore privato, la crescita delle quote per le pensioni di anzianità, l'applicazione del contributivo pro- rata. Proprio sul tema delle pensioni si è
registrata una divisione tra Pdl e Lega 02| LE ULTIME RIFORME Tra le ultime riforme in materia pensionistica, va ricordata la legge 122/2010, di
conversione del decreto legge 78 che stabilisce un nuovo quadro di decorrenze delle pensioni di vecchiaia o di anzianità a partire dal 1 gennaio
2011: vengono posticipate di 12 mesi per i dipendenti pubblici e privati e di 18 mesi per i lavoratori autonomi rispetto alla data di maturazione
dei requisiti. Il meccanismo delle «finestre mobili» ha, di norma, come conseguenza un allungamento della permanenza al lavoro. La legge 122,
poi, ha stabilito l'aggiornamento con cadenza triennale dei requisiti anagrafici per il pensionamento, così da adeguarli agli incrementi della
speranza di vita. In sede di prima applicazione, l'aggiornamento non potrà superare i tre mesi. La legge 122 ha anche elevato l'età di
pensionamento per le donne nel pubblico impiego, adeguando la normativa a una sentenza della Corte di Giustizia. Progressivamente, l'età di
pensionamento delle donne del pubblico arriverà a 65 anni 03| LA MANOVRA DI LUGLIO La manovra di luglio (decreto legge 98/2011, in legge
111) prevede un anticipo dell'adeguamento dei requisiti pensionistici in base all'aumento della speranza di vita. Il nuovo meccanismo scatterà, in
base a quanto dispone la legge di conversione, dal gennaio 2013, e non nel 2014, come era stato inizialmente previsto dal decreto legge. Quindi,
dal 1 gennaio 2013 cresceranno di tre mesi i requisiti anagrafici per maturare tutte le pensioni, di vecchiaia e di anzianità. Con cadenza triennale
tali requisiti potranno ancora crescere. È stato poi previsto l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel privato: la manovra di luglio ha
introdotto un meccanismo di crescita graduale del requisito anagrafico fino ai 65 anni a partire dal 2020 (la manovra di agosto è intervenuta
nuovamente, anticipando la data di decorrenza della nuova disciplina al 2016). Quanto infine alle persone che maturano la pensione con 40 anni
di contributi, la manovra di luglio ha introdotto delle finestre aggiuntive rispetto alle vecchie. In particolare, per chi matura i requisiti nel 2012, la
pensione slitta di un mese; i mesi diventano poi due per chi matura il diritto nel 2013 e, infine, tre per le pensioni maturate a partire dal 2014.
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Sole 24 Ore, Il
"Si è scelto di rinviare le riforme strutturali"
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30/08/2011
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Il Sole- 24 Ore edizione: NAZIONALE
sezione: PRIMO PIANO data: 2011- 08- 30 - pag: 6
Si è scelto di rinviare le riforme strutturali
DIRITTI L'intervento delude anche le aspettative di chi ha pagato per l'accredito
degli studi universitari EQUITÀ Il passaggio al calcolo contributivo pro rata
renderebbe il sistema uguale per giovani e anziani
Alla fine anche le pensioni entrano, seppure in maniera ridotta rispetto alle attese e con qualche sorpresa, nel pacchetto di emendamenti alla
manovra. Sono state scartate le diverse ipotesi di intervento di cui si è parlato in questi giorni: anticipazione della crescita dell'età di
pensionamento di vecchiaia delle donne nel settore privato, congelamento delle pensioni di anzianità e crescita delle quote, applicazione del
contributivo pro rata, cosa che renderebbe uguali, nel sistema previdenziale, giovani e anziani. Tutte queste misure avevano l'indubbio merito di
essere interventi strutturali. Al posto di queste misure, spunta a sorpresa una regola di cui non si era mai discusso: la "sterilizzazione" dei
periodi di studi universitari e di servizio militare, per le persone che intendono andare in pensione con 40 anni di contributi. Questo tipo di
pensione è soggetto a una disciplina particolare: mentre tutte le pensioni di anzianità sono ormai soggette tramite il meccanismo delle quote al
raggiungimento di un'età minima, se si raggiungono i 40 anni di contributi (di cui 35 effettivamente lavorati), viene meno il requisito anagrafico.
Secondo il comunicato reso noto ieri al termine del vertice di maggioranza alla presenza di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, si dovrebbe
ritardare la data di pensionamento escludendo il diritto di calcolare gli anni di servizio militare e quelli impiegati per il conseguimento della
laurea. Nel comunicato si precisa che i periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare rimangono comunque utili ai fini del calcolo della
pensione; questo significa che, pur non potendo essere utilizzati per il calcolo dei 40 anni, questi periodi servono per calcolare l'importo
dell'assegno. Si tratta di un intervento che può produrre uno spostamento molto rilevante della data di pensionamento e rompe in qualche modo
il patto che è stato fatto con i lavoratori interessati. Questi, negli anni, hanno maturato un serio affidamento circa la rilevanza del servizio
militare (che può essere fatto valere previa domanda) o del periodo di laurea (che addirittura è soggetto a un riscatto molto oneroso); oggi si
trovano di fronte a una improvvisa retromarcia da parte del sistema previdenziale. Insomma, una norma punitiva molto lontana da quelle riforme
strutturali sulla previdenza che dovrebbero puntare a far crescere l'età media di pensionamento, senza interventi retroattivi. L'effetto punitivo
della norma è amplificato dal fatto che siamo di fronte al terzo intervento nell'ultimo biennio sulle pensioni maturate con i 40 anni di contributi.
La manovra dello scorso anno, in sede di conversone della legge 122/2010, aveva introdotto anche per questi trattamenti il sistema delle finestre
mobili, generando non poche polemiche. Secondo il nuovo sistema delle finestre, la fruizione della pensione spetta dopo 12 mesi dalla data di
maturazione dei requisiti, in caso di svolgimento di lavoro subordinato, oppure dopo 18 mesi, in caso di lavoro autonomo o parasubordinato. La
manovra di luglio di questo anno ha ulteriormente appesantito il sistema delle finestre mobili, per le persone che maturano la pensione con 40
anni di contributi, introducendo delle finestre aggiuntive rispetto alle vecchie. Per chi matura i requisiti nel 2012, la pensione slitta di un mese; i
mesi salgono a due per chi matura il diritto nel 2013, e arrivano tre per le pensioni maturate a partire dal 1 gennaio 2014. Da questa data,
quindi, la finestra per chi consegue la pensione con i 40 anni di contributi va da 15 a 21 mesi, secondo l'attività lavorativa svolta. L'attesa
aggiuntiva non interessa solo quanti maturano la pensione entro il 31 dicembre 2011, oltre a un gruppo predefinito di 5mila persone, da
selezionare tra quelle che matureranno il diritto dopo tale data e che abbiano determinate caratteristiche (lavoratori in mobilità, titolari di
prestazioni a carico dei fondi di solidarietà). La misura, concordata durante il vertice di ieri, in attesa di una valutazione compiuta alla luce
dell'emendamento, costituisce dunque l'ultima modifica di una serie di interventi settoriali e selettivi, che lambiscono l'estemporaneità. Si
rinuncia a intervenire sui grandi temi che modernizzebbero in maniera strutturale il sistema previdenziale. Di questo passo, le riforme
previdenziali non finiranno mai. RIPRODUZIONE RISERVATA
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Stampa, La (Milano)
"Angeletti: "Che sgarbo a chi si era fatto i conti"::Luigi Angeletti, segr..."
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30/08/2011
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Intervista
Angeletti: "Che sgarbo a chi si era fatto i conti"
Il segretario Uil: non si cambiano le regole a giochi aperti
RAFFAELLO MASCI
ROMA
Luigi
Angeletti,
segretario
della Uil
Luigi Angeletti, segretario della Uil, come vede questo ritocco alla previdenza?
«Vuole una battuta di sintesi? È la fine delle pensioni di anzianità. D'ora in avanti nessuno, considerando l'età in
cui si inizia a lavorare e gli anni di contributi necessari, andrà più in pensione prima del tempo. Questo mi pare il
dato di fatto più evidente».
È una stangata, una stangatina, o che cosa?
«Stangata no. Sgarbo, graffio, dispetto: sì. È stata cambiata una regola mentre il gioco era aperto: qualcuno si era
già fatto i suoi conti per andare in pensione quest'anno, l'anno prossimo e così via, e adesso il quadro gli salta solo
perché alcuni anni che si era regolarmente riscattato con i suoi soldi, non vengono più calcolati. Non è una cosa da
poco. Ma - a guardare indietro - devo dire che hanno sempre fatto di questi scherzetti. Sempre. Questo non li
giustifica, ma è così».
Chi sarà colpito da questo provvedimento?
«Chi ha iniziato a lavorare negli anni Settanta e si trova alla vigilia del pensionamento: più anni di lavoro e nessun
benefico economico. E poi i maschi che hanno fatto il militare».
Come nessun beneficio economico? Si perdono i soldi di un eventuale riscatto della laurea?
«Sì, assolutamente. Chi aveva 15 anni di contributi nel 92 andrà in pensione con il retributivo, e quindi l'eventuale
riscatto della laurea non serve a nulla se non a recuperare anni ai fini dell'anzianità. Se gli tolgono anche quello...».
Sono molti?
«Non credo. Ma vale il principio: in qualche modo sono stati fregati. Lo stesso discorso vale anche per chi ha
quaranta anni di contributi veri e prenderà una pensione con il sistema retributivo: a queste persone si impone,
nonostante il massimo dei versamenti previdenziali e il massimo della pensione già fissato (l'80% dello stipendio ndr), di lavorare un anno in più - la famosa finestra di 12 mesi - e di pagare un anno di Inps in più, senza che
questo abbia una ricaduta su quello che prenderanno».
C'è una proposta che può fare, in proposito?
«Che per quell'anno aggiuntivo non si paghino i contributi previdenziali e quei soldi vengano dati in busta paga:
uno lavora di più, non prende il becco di un quattrino di aumento, ma che almeno si tenga i soldi dell'Inps. Sarebbe
il minimo».
Dicevamo di chi ha fatto il militare. Può spiegarsi?
«C'è una evidente discriminazione di genere, all'incontrario. Sono penalizzati i maschi che hanno fatto il servizio di
leva. Se quella esperienza non vale per l'anzianità per cosa vale? Come contributivo - per chi ha questo regime - è
zero. Capisce perché è una mossa molto sgradevole?».
Al punto da far cambiare il suo giudizio complessivo sulla manovra?
«Guardi mi aspettavo cose terribili, per cui, alla fine, devo dire che questa modifica del regime pensionistico se è
un male, è un male minore».
Che si aspettava di così sconvolgente?
«L'aumento dell'Iva che avrebbe innalzato la pressione fiscale oltre ogni limite di tollerabilità».
Nell'insieme è andata bene, dunque?
«Andiamoci piano. Molte cose sono ancora in sospeso. Un esempio? L'abolizione delle Province: sarà demandata
ad una riforma costituzionale, hanno detto. Io la voglio vedere con i miei occhi questa riforma. Scommettiamo che
non se ne farà niente?».
"«UNA MOSSA SGRADEVOLE»"
"«Nessun beneficio economico e uomini discriminati per il servizio militare»"
"LA PROPOSTA"
"«Lasciare la trattenuta Inps in busta paga a chi deve lavorare un anno in più»"
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"Stretta sulle pensioni di anzianità::Previdenza Dall'int..."
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Data:
30/08/2011
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MANOVRA I PROVVEDIMENTI
Stretta sulle pensioni di anzianità
Non potranno più essere riscattati gli anni di università e del servizio
militare
TONIA MASTROBUONI
ROMA
Niente
più
riscatto
Una
nuova
norma
cambia
il
calcolo
degli
anni per
andare
in
pensione
Previdenza
Dall'interminabile vertice di Arcore è emersa ieri una piccola rivoluzione sul fronte delle pensioni che, di fatto,
manda quasi in soffitta quelle di anzianità. Quelle, cioè, cui si ha diritto indipendentemente dall'età anagrafica dopo
un tot di anni di lavoro. E che consentono a chi ha cominciato a lavorare molto presto di ritirarsi dal lavoro
altrettanto precocemente.
Il comunicato diffuso al termine del vertice spiega che il decreto di correzione dei conti che continua oggi il suo
iter al Senato introdurrà una norma, suggerita dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che cancellerà la
possibilità di allungare gli anni di lavoro riscattando quelli passati all'università o a fare il servizio militare o civile,
ai fini del calcolo della pensione. Se, per esempio, una persona ha lavorato per 37 anni e ha riscattato i 3 anni
passati a studiare, finora può andare in pensione perché totalizza 40 anni. Con la norma messa a punto ieri dalla
maggioranza non sarà più possibile: dovrà aspettare fino al raggiungimento di 40 anni effettivi passati a lavorare,
altri tre anni.
Naturalmente, i tre anni riscattati vengono calcolati comunque, ai fini della pensione. Dunque non spariscono dal
computo dell'assegno previdenziale. Ed è facile, allora, dedurre sin d'ora che la norma colpirà molto più chi andrà
in pensione con il vecchio sistema pensionistico retributivo - quello in vigore dagli anni 70 alla riforma Dini del
1995. Il motivo è semplice: con quel sistema si va in pensione con un assegno calcolato solo sugli ultimi stipendi.
Due, quattro o sei anni in più di contributi riscattati dall'università non cambiano nulla, ai fini del cosiddetto "tasso
di sostituzione". Per quella platea il vantaggio di raggiungere la soglia dei 40 anni è solo anagrafica, non
economica, è il privilegio di andare in pensione prima dei 60, in moltissimi casi. D'ora in poi sarà molto più
difficile.
Invece, per chi è andato e andrà in pensione con il nuovo sistema post-Dini, il sistema contributivo, la pensione
viene calcolata in base ai contributi di tutta la carriera lavorativa. Quegli anni in più riscattati dagli studi contano,
eccome, per calcolare l'assegno previdenziale. Giuliano Cazzola, parlamentare Pdl e esperto di previdenza, precisa
che «con questa correzione non si pregiudicano i diritti dei lavoratori che hanno riscattato la laurea o fatto il
servizio militare in quanto questi periodi restano validi anche ai fini del requisito contributivo per il pensionamento
di anzianità ordinario (35 anni di contributi oltre al requisito anagrafico) e per la pensione di vecchiaia».
In sostanza, il provvedimento garantirà, come recita il comunicato diffuso al termine del vertice di Arcore, il
«mantenimento dell'attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano già maturato quarant'anni di
contributi con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare che rimangono comunque
utili ai fini del calcolo della pensione».
La novità, secondo un'autorevole fonte governativa porterà un beneficio alle casse dello Stato «nullo nel primo
anno, per poi salire a mezzo miliardo nel 2013 e un miliardo nel 2014 e aumentare anche successivamente». E il
senso è proprio quello «di evitare che troppi italiani vadano in pensione troppo presto». Sono 80mila i pensionandi
ogni anno che hanno riscattato i contributi militari mentre circa 10-11 mila sono i lavoratori che hanno recuperato
gli anni per ottenere la laurea. Tra i circa 134mila lavoratori Inps che nel 2010 sono andati in pensione grazie
all'anzianità, l'età media era ancora di 58,3 anni. La maggior parte è uscita dunque con 40 anni di contributi e
presumibilmente ha cominciato a lavorare molto presto riscattando anche gli anni del militare e dell'università.
L'economista Elsa Fornero, tra le maggiori esperte di previdenza in Italia, parla di una norma «meschina e
estemporanea» che introduce un principio di «penalizzazione nei confronti degli uomini» per il riferimento alla leva
militare. «È un'ulteriore occasione mancata per una riforma, quello del contributivo pro rata per tutti, davvero
equa», ha concluso.
"100 mila persone interessate In base agli ultimi dati circa 80 mila persone vanno in pensione riscattando il
periodo del militare e 10-11 mila riscattano gli anni di università D'ora in poi conteranno solo gli anni
lavorati effettivamente"
"58,3 134 anni mila in pensione di età media di anzianità In base all'ultima relazione E' il numero degli
italiani Inps questa è l'età media che nel 2010 si sono ritirati delle persone che nel 2010 dal lavoro senza
dover hanno lasciato il lavoro aspettare di aver maturato dopo aver maturato 40 i 65 anni grazie ai 40 anni
anni di contributi di contributi 500 milioni di euro E' il risparmio previsto dalla norma annunciata ieri per
il 2013. Per quest'anno la misura non produrrà invece alcun beneficio per il conti pubblici 1-1,5 miliardi di
euro E' il risparmio che l'abolizione dei riscatti dal calcolo per l'uscita produrrà a partire dal 2014. Un
miliardo subito per salire poi negli anni seguenti 238 miliardi di euro E' il totale della nostra spesa
pensionistica previsto dal governo per il 2010. Rispetto al Pil questa voce pesa per oltre il 14% contro una
media Ocse del 7% La nuova norma colpisce di più chi va in pensione col sistema retributivo"
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"Stretta sulle pensioni di anzianità::Previdenza Dall'int..."
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30/08/2011
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MANOVRA I PROVVEDIMENTI
Stretta sulle pensioni di anzianità
Non potranno più essere riscattati gli anni di università e del servizio
militare
TONIA MASTROBUONI
ROMA
Niente
più
riscatto
Una
nuova
norma
cambia
il
calcolo
degli
anni per
andare
in
pensione
Previdenza
Dall'interminabile vertice di Arcore è emersa ieri una piccola rivoluzione sul fronte delle pensioni che, di fatto,
manda quasi in soffitta quelle di anzianità. Quelle, cioè, cui si ha diritto indipendentemente dall'età anagrafica dopo
un tot di anni di lavoro. E che consentono a chi ha cominciato a lavorare molto presto di ritirarsi dal lavoro
altrettanto precocemente.
Il comunicato diffuso al termine del vertice spiega che il decreto di correzione dei conti che continua oggi il suo
iter al Senato introdurrà una norma, suggerita dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che cancellerà la
possibilità di allungare gli anni di lavoro riscattando quelli passati all'università o a fare il servizio militare o civile,
ai fini del calcolo della pensione. Se, per esempio, una persona ha lavorato per 37 anni e ha riscattato i 3 anni
passati a studiare, finora può andare in pensione perché totalizza 40 anni. Con la norma messa a punto ieri dalla
maggioranza non sarà più possibile: dovrà aspettare fino al raggiungimento di 40 anni effettivi passati a lavorare,
altri tre anni.
Naturalmente, i tre anni riscattati vengono calcolati comunque, ai fini della pensione. Dunque non spariscono dal
computo dell'assegno previdenziale. Ed è facile, allora, dedurre sin d'ora che la norma colpirà molto più chi andrà
in pensione con il vecchio sistema pensionistico retributivo - quello in vigore dagli anni 70 alla riforma Dini del
1995. Il motivo è semplice: con quel sistema si va in pensione con un assegno calcolato solo sugli ultimi stipendi.
Due, quattro o sei anni in più di contributi riscattati dall'università non cambiano nulla, ai fini del cosiddetto "tasso
di sostituzione". Per quella platea il vantaggio di raggiungere la soglia dei 40 anni è solo anagrafica, non
economica, è il privilegio di andare in pensione prima dei 60, in moltissimi casi. D'ora in poi sarà molto più
difficile.
Invece, per chi è andato e andrà in pensione con il nuovo sistema post-Dini, il sistema contributivo, la pensione
viene calcolata in base ai contributi di tutta la carriera lavorativa. Quegli anni in più riscattati dagli studi contano,
eccome, per calcolare l'assegno previdenziale. Giuliano Cazzola, parlamentare Pdl e esperto di previdenza, precisa
che «con questa correzione non si pregiudicano i diritti dei lavoratori che hanno riscattato la laurea o fatto il
servizio militare in quanto questi periodi restano validi anche ai fini del requisito contributivo per il pensionamento
di anzianità ordinario (35 anni di contributi oltre al requisito anagrafico) e per la pensione di vecchiaia».
In sostanza, il provvedimento garantirà, come recita il comunicato diffuso al termine del vertice di Arcore, il
«mantenimento dell'attuale regime previdenziale già previsto per coloro che abbiano già maturato quarant'anni di
contributi con esclusione dei periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare che rimangono comunque
utili ai fini del calcolo della pensione».
La novità, secondo un'autorevole fonte governativa porterà un beneficio alle casse dello Stato «nullo nel primo
anno, per poi salire a mezzo miliardo nel 2013 e un miliardo nel 2014 e aumentare anche successivamente». E il
senso è proprio quello «di evitare che troppi italiani vadano in pensione troppo presto». Sono 80mila i pensionandi
ogni anno che hanno riscattato i contributi militari mentre circa 10-11 mila sono i lavoratori che hanno recuperato
gli anni per ottenere la laurea. Tra i circa 134mila lavoratori Inps che nel 2010 sono andati in pensione grazie
all'anzianità, l'età media era ancora di 58,3 anni. La maggior parte è uscita dunque con 40 anni di contributi e
presumibilmente ha cominciato a lavorare molto presto riscattando anche gli anni del militare e dell'università.
L'economista Elsa Fornero, tra le maggiori esperte di previdenza in Italia, parla di una norma «meschina e
estemporanea» che introduce un principio di «penalizzazione nei confronti degli uomini» per il riferimento alla leva
militare. «È un'ulteriore occasione mancata per una riforma, quello del contributivo pro rata per tutti, davvero
equa», ha concluso.
"100 mila persone interessate In base agli ultimi dati circa 80 mila persone vanno in pensione riscattando il
periodo del militare e 10-11 mila riscattano gli anni di università D'ora in poi conteranno solo gli anni
lavorati effettivamente"
"58,3 134 anni mila in pensione di età media di anzianità In base all'ultima relazione E' il numero degli
italiani Inps questa è l'età media che nel 2010 si sono ritirati delle persone che nel 2010 dal lavoro senza
dover hanno lasciato il lavoro aspettare di aver maturato dopo aver maturato 40 i 65 anni grazie ai 40 anni
anni di contributi di contributi 500 milioni di euro E' il risparmio previsto dalla norma annunciata ieri per
il 2013. Per quest'anno la misura non produrrà invece alcun beneficio per il conti pubblici 1-1,5 miliardi di
euro E' il risparmio che l'abolizione dei riscatti dal calcolo per l'uscita produrrà a partire dal 2014. Un
miliardo subito per salire poi negli anni seguenti 238 miliardi di euro E' il totale della nostra spesa
pensionistica previsto dal governo per il 2010. Rispetto al Pil questa voce pesa per oltre il 14% contro una
media Ocse del 7% La nuova norma colpisce di più chi va in pensione col sistema retributivo"