Perché le donne restano indietro nelle scienze
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Perché le donne restano indietro nelle scienze
PERCHE’ LE DONNE RESTANO INDIETRO NELLE SCIENZE – Saggio Breve Il pensiero comune afferma che uomini e donne sono molto diversi, questo non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche da noi. Le donne curano i figli, gli uomini si possono trovare in difficoltà a cambiare un pannolino. Le donne si truccano, si depilano, si fanno la tinta, vanno alla ricerca dei vestiti che piacciono a loro o che sono di tendenza, gli uomini infilano un maglione e via. Le donne si fanno in quattro per pulire e tenere in ordine la casa, agli uomini viene l’iniziativa solo se vivono soli. Stessa cosa per lo stirare o il cucinare. Le donne fanno la spesa per la famiglia; se si manda un marito al supermercato torna con una cassa di birre e un sacchetto di patatine. I bambini maschi vengono vestiti di giallo, marrone, rosso, blu; le bambine di rosa, rosa fucsia, rosa shocking, rosa confetto, rosa scuro, rosa chiaro, rosa, rosa, rosa … ovunque. Passando a cose più serie, avrete notato di certo che nelle diverse occupazioni tendono ad esserci ancora grandi differenze di genere. Le donne si ritrovano a svolgere lavori che riguardano discipline umanistiche, lavori socialmente utili, di cura di bambini, malati ed anziani. Gli uomini si dedicano ad altri lavori: finanza, politica, impresa e discipline scientifiche. Se non hanno studiato guidano, fanno sforzi muscolari. Se fanno carriera politica, le donne solitamente coprono incarichi come assessori alla cultura e comunque sono meno numerose degli uomini. Fino a un secolo fa era molto difficile per le donne accedere alla scienza e all’istruzione in genere. Nel Medioevo le sole donne che studiavano erano le monache e le poche fortunate ad avere un padre, fratello o marito colto e non sessista, ma comunque tendevano a studiare materie umanistiche, come letteratura filosofia e storia. Le donne più difficilmente degli uomini fanno carriera nelle scienze, ma anche negli altri ambiti. Quasi sempre si attribuisce questo fatto all’impegno familiare che le donne si trovano a sostenere, alle cure dei mariti e dei figli. Giusto! Però raramente si afferma il diritto delle donne e il dovere degli uomini di dividersi al cinquanta per cento le cure familiari. Platone diceva che “nell’amministrazione dello Stato non c’è una professione da donne in quanto donne né da uomini in quanto uomini.” Eppure, perché si continua ad avere questa mentalità secondo la quale XX deve fare l’estetista e XY deve insegnare fisica? La domanda che molti si fanno è perché ci siano queste differenze. Perché le donne restano indietro nella scienza e nella carriera? Perché siamo così diversi? E’ una questione di natura…. O di cultura? Ci sono delle ricerche scientifiche attendibili che possono rispondere a queste domande irrisolte? Domanda giusta: la risposta è sì. La ricerca fatta dai professori Caputo e Vertecchi dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (il famoso INVALSI) su oltre cinquemila quindicenni ha dimostrato che la maggioranza delle ragazze sono più brave dei colleghi maschi in quasi tutte le materie perché si impegnano di più, dedicano un’ora in più alla settimana allo studio e più tempo alla lettura come svago rispetto ai ragazzi. Inoltre risultano più attente ai rapporti interpersonali, meno inclini alle reazioni umorali e più pronte a domandarsi perché hanno sbagliato e a trovare le soluzioni. Se la prendono meno dei ragazzi con la sfortuna o il destino se un compito non va bene e hanno in genere maggiore capacità di affrontare gli episodi negativi della vita scolastica. Wow! Conquisteranno il mondo! E invece no: riescono meno bene dei ragazzi nel problem solving, evitano la competizione e in particolare le gare individuali, infatti privilegiano il lavoro di gruppo. Alle Olimpiadi Nazionali di Matematica preferiscono non partecipare. I risultati dell’ultimo test PISA (Programme for International Student Assestment) dell’OCSE dicono che nei test matematici su trentasette paesi presi in considerazione i ragazzi registrano punteggi più elevati delle ragazze in trentasei. Solo le liceali islandesi battono i loro omologhi. Anche nelle scienze i maschi sono in vantaggio, anche se un po’ meno: le battono in ventiquattro paesi, mentre vengono battuti in dieci (tra cui Turchia, Norvegia e Corea del Sud) e pareggiano in due (Stati Uniti e Australia). Nel “reading” invece, che si riferisce alla comprensione, all’utilizzo e alla riflessione su testi scritti, i maschi vengono stracciati dalle coetanee in trentasette paesi su trentasette. Sembra incredibile eppure è così. Come possiamo spiegare queste differenze? Le donne hanno un cervello diverso da quello degli uomini? Ci sono risposte contrastanti. Alcune ricerche dicono che i cervelli di maschi e femmine sono diversamente connessi: uno studio americano dell’Università della Pennsylvania, guidato fra l’altro da una neuroscienziata donna, che ha analizzato i cervelli di 949 volontari (428 maschi e 521 femmine) afferma che il cervello maschile si è ottimizzato nella comunicazione all’interno di ciascun emisfero, mentre quello femminile nell’interazione tra un emisfero e l’altro. Le donne quindi sarebbero più intuitive, avrebbero migliore memoria e sarebbero più abili nelle interazioni sociali. Ma ci sono altrettante ricerche, fra cui uno studio pubblicato dalla rivista americana “Science”, che negano che vi siano fra uomo e donna differenze biologiche che possano ostacolare il successo delle donne in matematica. Da molti studi risulta che la abilità matematica non sia affatto innata, come molti, anche nelle nostre scuole, ritengono: la matematica è un linguaggio e dunque può essere appreso. Pare infatti che siano proprio l’educazione e l’ambiente culturale in cui crescono ad influenzare l’abilità e le scelte delle ragazze indirizzandole verso materie non scientifiche. La possibilità di riuscire o meno dipenderebbe da come le donne stesse percepiscono l’esistenza di un pregiudizio nei loro confronti. Ok, sembra una cavolata. All’inizio non ci credevo neanch’io... ma gli studi parlano chiaro. Le studentesse provano ansia, stress e senso di inadeguatezza quando affrontano la matematica, la fisica, la chimica e l’informatica; soffrono di una sorta di ansia da prestazione per un ambito che percepiscono come poco adatto a loro. Dove sta il problema? Nell’educazione, nella cultura e nelle discriminazioni, magari inconsapevoli, di genere, a partire dai giochi dell’infanzia. Insomma, le ragazze percepiscono inconsciamente pregiudizi inconsapevoli nei loro confronti. E già, bel guaio, anche perché quando non c’è consapevolezza di un pregiudizio è più difficile abbatterlo e se lo si percepisce inconsciamente non lo si può affrontare. Lo stesso problema lo vivono gli uomini che, per il medesimo motivo, hanno più spesso difficoltà con il linguaggio e in genere hanno una grafia meno curata. Sempre il test PISA rivela che i genitori sono più propensi a pensare che i loro figli maschi, rispetto alle femmine, avranno professioni legate a scienze, tecnologia, informatica, ingegneria o matematica: 46 % per i ragazzi contro il 16 % per le ragazze. L’Italia è l’unico paese dove tali differenze sono particolarmente accentuate nelle classi socio-economicamente più svantaggiate. Inoltre il 22 % dei ragazzi e solo il 5 % delle ragazze aspira ad una carriera in questi ambiti per il proprio futuro: meno di quello che sperano per loro i genitori. L’errore più comune di genitori e insegnanti è rinforzare nel tempo le differenze sottolineando le abilità di maschi e femmine rispettivamente nell’ambito scientifico e umanistico. Questo non predispone i ragazzi a crescere e migliorarsi: le ragazze si sentono più brave, sono più lodate e investono di più nelle materie umanistiche. Al contrario i maschi le trascurano e sono socialmente spinti verso le materie tecniche e scientifiche. Quindi smettiamola di dire che Tizio è portato per questo e che Caio è portato per quest’altro: qualsiasi materia può essere appresa, che sia umanistica o scientifica. Che fare per abbattere queste abissali differenze? Avvicinare i maschi alla lettura e –udite udite!- le femmine ai computer ed ai videogiochi. Sì, lo so, sembra assurdo, queste recenti invenzioni sono senza dubbio due dei peggiori nemici di molti genitori stressati da una prole videodipendente. I videogiochi sono utilizzati da maschi, ideati da maschi per maschi, in molti non si trovano avatar femminili e se si trovano sono ragazze sexy con vestiti succinti armate di mitra. Alcune ricerche hanno dimostrato che incrementano la velocità dei riflessi e la capacità di reazione, prerogative indispensabili nelle scienze. Ultimamente sono stati creati dei videogiochi a scopo educativo che possono essere utili anche a ragazzi con DSA ed è proprio a questi che le ragazze devono avvicinarsi, non a quelli di sparatorie e massacri. Cos’altro si può fare? Gli educatori, gli insegnanti e in primo luogo i genitori devono prendere in considerazione l’idea che le loro allieve e figlie possano riuscire nelle scienze, incoraggiarle a buttarsi e a scegliere cosa fare del proprio futuro autonomamente. Per rendere possibile questo occorre in primo luogo rendere consapevoli gli educatori e gli stessi ragazzi e ragazze dell’esistenza del pregiudizio di genere già dalla scuola dell’infanzia, senza nasconderlo per non “impressionare” i bambini. Le ragazze hanno la capacità e devono avere la possibilità, ma soprattutto il coraggio, di seguire la propria strada e intraprendere la carriera che desiderano, umanistica o scientifica che sia, senza farsi condizionare dai luoghi comuni così che in futuro questa paura delle donne per le scienze non venga più percepita da nessuno. Tutte le differenze e i pregiudizi dovuti al genere e alla cultura possono e devono essere abbattuti. Non sto dicendo di inserire delle “quote rosa” nelle università o di essere più accomodanti con le ragazze alzando voti oppure facilitando i compiti, ma semplicemente di insegnar loro e valutarle senza pregiudizi. La regione Friuli - Venezia Giulia incoraggia con borse di studio le iscrizioni di studentesse alle lauree tecnico scientifiche, ma non mi sembra giusto perché anche questa è una forma di condizionamento: ti aiuto perché altrimenti ti scoraggi e non ce la fai, o non ti viene neanche l’iniziativa. Questa è solo una delle innumerevoli battaglie di emancipazione che le donne si sono ritrovate e si ritroveranno a combattere: possono riuscire come sono riuscite in molte altre. Bibliografia e sitografia; Uomini e donne hanno cervelli “diversamente connessi” 3 dicembre 2013 focus,it Ma allora è vero: i maschi sono più bravi in matematica e scienze - Federico Fubini, La Repubblica 28 aprile 2014 I contributi delle donne alla scienza: ieri e oggi - Margherita Hack, unibocconi,it/donne Perché le ragazze italiane non amano la matematica – Michela Dell’Amico, wired.it, 4 dicembre 2014 Compiti, videogiochi e orientamento: così, ragazze più brave in matematica – Francesca Borgonovi e Angelica Salvi del Pero – Corriere.it, 5 marzo 2015 Donne, matematica e carriere scientifiche – Rossana Vermiglio, uniud.it