Agli esami ci vado con il robot
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Agli esami ci vado con il robot
18 | SABATO 20 FEBBRAIO 2016 | SPECIALE SETTIMANALE | il Popolo Cattolico A CURA DELLA REDAZIONE DEL LICEO SCIENTIFICO E LINGUISTICO ʻGALILEO GALILEIʼ DI CARAVAGGIO - COORDINAMENTO DI FILIPPO DE MARIANO ALESSIO ZANGA, STUDENTE DI QUINTA, STA PREPARANDO UN'ORIGINALE TESINA IN 3D PROGETTO MARTINA Auto-esaminazione: lottare contro i tumori di Matilda Rotta Si chiama “Progetto Martina” e vuole informare i più giovani sulla prevenzione dei tumori. Organizzato dal Multidistretto Italy Lions Clubs e dal Ministero dell'istruzione, propone agli studenti delle terze e delle quarte delle scuole superiori delle conferenze su questo tema. Il dottor Raffaele Giordano ne ha parlato con gli studenti del Liceo Galilei. Il “Progetto Martina” si chiama così in onore di una ragazza morta di tumore al seno che nelle sue ultime volontà aveva espresso il desiderio che i giovani venissero informati riguardo ai tumori e, soprattutto, riguardo agli accorgimenti da mettere in atto per prevenirli. E gli obiettivi del progetto sono proprio questi: informare sulle modalità di lotta e di prevenzione e sull’importanza della diagnosi tempestiva, senza però voler spaventare: al contrario, lo scopo è riuscire a dare quella tranquillità che si può ricavare solo dalla conoscenza, dal sapere come ci si possa difendere dalla malattia e come sconfiggerla. Ma perché questo progetto si propone di parlare proprio ai giovani? Per questi motivi: innanzitutto, sebbene sia vero che i tumori compaiono più spesso in età avanzata, essi iniziano a svilupparsi in tenera età, e il non sapere come individuarli tempestivamente potrebbe aumentare l’entità del danno. Altri fattori determinanti nell’insorgenza di un tumore sono legati allo stile di vita. Fumare, bere, poco movimento e dieta non equilibrata sono pessime abitudini sempre più frequenti al giorno d’oggi, ed eliminarle o almeno tentare di limitarle è il primo passo da compiere verso la strada della prevenzione. C’è da dire, però, che non sempre è possibile. A volte, purtroppo, i tumori possono essere infatti dovuti anche all’inquinamento ambientale, o all’ereditarietà. Ed è proprio qui che entra in gioco un altro tipo di prevenzione, data da esami di routine e, in primis, dalla nostra coscienza. Un altro obiettivo del progetto, infatti, è proprio quello di incoraggiare i ragazzi e le ragazze ad una regolare ed attenta auto-esaminazione del proprio stato di salute, insegnando a riconoscere i piccoli segnali che il nostro corpo ci invia per farci capire quando qualcosa non va e come porvi rimedio prima che si trasformino in qualcosa di molto più grave. Battere sul tempo questo tipo di malattia è quasi sempre possibile: sta tutto nel nostro senso di responsabilità. L’auto-esaminazione, però, non deve essere sentita come un obbligo, ma dovrebbe derivare da un personale desiderio di stare bene con sé stessi, e di voler essere in salute e felici. Il dottore ha infine voluto concludere con una frase significativa: “Take this message home”, ovvero “Portate questo messaggio a casa”. Ed è così che voglio concludere anche io: informatevi, partecipate ad incontri, e soprattutto, parlatene ai vostri figli. L’auto-esaminazione, non mi stancherò mai di ripeterlo, è il primo passo verso la responsabilizzazione. E per cominciare a diventare, in preparazione del futuro, un po’ più adulti. Agli esami ci vado con il robot Un ragazzo di quinta, Alessio Zanga (5a D), costruirà un piccolo robot per la sua tesina di maturità. Forse è un esempio di ciò che può fare la cosiddetta “gioventù tecnologica”, forse la dimostrazione di quanto l'informatica sia presente in ogni aspetto delle nostre vite. Sicuramente è un caso di originale applicazione delle competenze apprese durante il percorso scolastico e delle passioni cresciute nel frattempo. Alessio, perché hai deciso di costruire proprio un robot? Quando hai iniziato? «Innanzitutto sono sempre stato un appassionato di informatica e l’idea iniziale era di portare all’esame orale una tesina fondata su questa materia, però, come molti sanno, l’informatica è un argomento vastissimo e, avendo a disposizione solamente una quindicina di minuti, rischiavo di fare una presentazione superficiale e poco sviluppata; un giorno allora, essendo io anche un appassionato di robotica, ho pensato: perché non incentrare la tesina su questo ramo dell’informatica? In seguito ho pensato anche ad un esempio pratico da portare con me, così è nata l’idea di costruire un robot. Ho iniziato a lavorarci prima che iniziasse la scuola, dopo aver completato il progetto teorico in due giorni, poi a causa di vari impegni ho ripreso la costruzione a Natale». Qual è la funzione principale di questo tuo esperimento? Come lo stai costruendo? «Nonostante possa sembrare complicato, in realtà è un progetto molto semplice, infatti la sua funzione sarà quella di ricaricare oggetti come telefoni, tablet, lettori mp3 e altri dispositivi grazie all’energia del sole. Per quanto riguarda la costruzione sono partito da zero, poiché è un progetto personale. Il cuore del robot è una scheda di Arduino, un progetto italiano utilizzato per costruire piccoli apparati basilari, ma che può anche essere utilizzato per qualcosa di più complesso. In breve il tutto è composto dal cuore unito ad una scheda per gestire i motori del robot, una per i pannelli solari, un piccolo schermo per riportare l’energia assorbita e consumata e un sensore di luminosità che permetterà al robot di valutare il punto con una luce più intensa. Parte del software interno verrà poi sviluppato a computer e immesso tramite una semplice chiavetta USB. Il tutto avrà un linguaggio simile al C, ov- vero quello insegnato a scuola, quindi molto semplice. Costruire un robot può sembrare difficile e costoso, ma non lo è per niente, tutti possono riuscirci e il budget non è superiore ai 120 euro». Facciamo ora un passo avanti: sai già cosa frequentare all’università? Vorresti lavorare in ambito della robotica? Non ho ancora preso una decisione definitiva sinceramente, avevo provato a fare il test di ingresso per la facoltà di ingegneria informatica al Politecnico, l'avevo anche passato, però l’indirizzo non mi convinceva totalmente, molte materie e argomenti non mi interessavano minimamente, quindi sempre a causa dell’ampiezza del set- tore informatico mi piacerebbe restare nella robotica. Adesso come adesso ho due idee in testa: la prima riguarda la possibilità di lavorare nel campo dell’intelligenza artificiale, mentre la seconda di lavorare con dei computer quantistici. Possono sembrare delle materie astratte dette così però, vista l'enorme crescita che ultimamente l’informatica, la fisica e la robotica stanno avendo, contengono un grande risvolto pratico. Personalmente penso poi che sia molto importante studiare qualcosa che piaccia e interessi allo studente, perché ovviamente rende lo studente più motivato». Sara Possenti Greta Vinciguerra GLI STUDENTI DEL GALILEI VINCONO IL CONCORSO “IO INVENTO” Se il materiale riciclato diventa arte Grazie a straordinaria inventiva e spirito di iniziativa, quattro studenti del quinto anno del liceo Galilei hanno vinto il primo e il secondo premio del concorso “Io invento”, organizzato dall’associazione Matexplora e dal museo Explorazione di Treviglio e che chiedeva di presentare un elaborato artistico di tema scientifico-umanistico realizzato essenzialmente con materiale recuperato o riciclato. A premiare gli studenti è stato il professor Vittorio Erbetta, fratello dell’ex preside del nostro liceo Nazario Erbetta, a cui si è dedicata l’aula magna. Il primo classificato è uno studente di 5a B, Paolo Alimonti, autore dell’opera intitolata “Pollice verde”, che ha ricevuto 200 euro per la vittoria. Il secondo posto è andato alle ragazze di 5a A Elisa Palladini, Elena Margiotta e Sabrina Capelletti, con l’opera intitolata “La notte stellata di Vincent Van Gogh”, che si è aggiudicata un premio di 150 euro. Le ragazze hanno riprodotto il celebre quadro del pittore fiammingo utilizzando materiali come spugne, stuzzicadenti, bottiglie di plastica e tappi, tempere e vecchie magliette. Paolo Alimonti, invece, ha voluto creare una statuetta che racchiudesse in sé più significati simbolici. Quando hai sentito parlare per la prima volta di questo concorso? Chi te ne ha parlato? Fine di gennaio alla scoperta di particelle per gli studenti del Galilei. Il 29 e il 30 gennaio un gruppo di ragazzi delle classi quinte scientifico e scienze applicate ha avuto occasione di visitare una parte della struttura del CERN di Ginevra. Lo scopo della visita era quello di poter “toccare con mano” cosa significa lavorare in un centro di ricerca ed inoltre rendere la fisica studiata sui banchi di scuola più realistica. La visita è stata suddivisa in tre parti. La prima, che si è svolta nel centro di controllo del LHC (Large Hadron Collider), consisteva in una lezione sul funzionamento di questo acceleratore di particelle e nell'analisi dei quattro esperimenti (ATLAS, CMS, ALICE e LHCb) che coinvolgono il programma scientifico del LHC. Il robot che Alessio Zanga sta costruendo come tesina per l'esame di Stato V I S I T A A L C E R N D I «L'idea di partecipare al concorso “Io Invento” è scaturita da una proposta fatta dalla professoressa Rossini verso la fine dell'anno scorso alla mia classe». Perché hai deciso di provare a realizzare questo progetto? «La possibilità di un uso alternativo di oggetti abbandonati in fondo a vecchi cassetti di armadi, destinati al sacco della spazzatura alla prima occasione, mi è sembrata sin da subito un'idea più giocosa e creativa di un fin troppo comune rastrellamento di pezzi ritenuti obsoleti o inutili. Inoltre la totale libertà di creazione dell'elaborato è stata un invito e un incentivo a mettersi in gioco». Quali materiali hai utilizzato? Hanno un motivo? «La statuetta si compone di due lampadine a bulbo, un pezzetto di legno recuperato, due viti, due cerniere d'acciaio per ante di armadi e circa 2 metri di filo di rame. Tale scelta vuole dotare ogni parte dell'elaborato di una sua allusione simbolica: la lampadina al posto della testa indica un'idea all'improvviso, le viti che formano le mani sono il simbolo della forza e della creatività delle mani umane, le cerniere per ante come piedini della statuetta indicano un legame saldo, un ancoraggio stabile a terra. Il pezzo di legno recuperato è l'unica componente di origine biologica ed è simbolicamente posta come bacino a sostegno di tutta la struttura, infine il cavo di rame indica la conduzione rapidissima dei pensieri dalla gestazione nel cervello lungo tutto il corpo fino alla loro realizzazione attraverso le mani, nella scrittura come nella costruzione. L'idea richiama il personaggio di Edi, il piccolo aiutante umanoide di Archimede Pitagorico in un vecchio fumetto, mentre si libera di alcuni pezzi meccanici del suo eccentrico e geniale creatore». Vanessa Belloni G I N E V R A In fondo siamo solo particelle elementari ATLAS e CMS sono dei rivelatori di particelle dalle dimensioni molto elevate, il cui scopo è quello di osservare fenomeni che riguardano le particelle e far luce su nuove teorie di fisica delle particelle oltre il modello standard. ALICE è un esperimento ottimizzato per lo studio degli effetti delle collisioni tra ioni pesanti, mentre LHCb è un esperimento progettato per misurare i parametri della violazione della simmetria CP oltre che decadimenti e fenomeni rari relativi agli adroni. La seconda parte della visita consisteva in una lezione, tenutasi nella sala di controllo del progetto, sul funzionamento e la progettazione di un rilevatore di particelle (AMS-02) montato sulla stazione spaziale internazionale (ISS). AMS-02 è un rilevatore di particelle che ricerca nuovi tipi di particelle (antimateria, materia oscura, materia strana) tramite la mi- sura ad alta precisione della composizione dei raggi cosmici. L'esperienza al CERN si è conclusa con la visita alla mostra dedicata al microcosmo e le attività interattive ad esso dedicate. È stato così possibile capire quali siano le frontiere dei prossimi anni della ricerca in campo fisico e come particelle così piccole, diremmo banalmente “inutili”, siano proprio alla base della materia che ci ha generati. L'ingresso del Cern Control Center Il viaggio d'istruzione ha fatto seguito all'intervento del professor Giuseppe Battistoni, docente di fisica presso l’Università Statale di Milano e direttore di ricerca dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare), dal titolo “I mattoni e il cemento dell'universo”, tenuto nell'aula magna del liceo sabato 16 gennaio. Licia Monfrini