MESSAGGERO 19 LUGLIO
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MESSAGGERO 19 LUGLIO
-MSGR - 20 CITTA - 23 - 19/07/11-N: 23 CULTURA 23 & SPETTACOLI 23 IL MESSAGGERO MARTEDÌ 19 LUGLIO 2011 SUSSURRI & GRIDA L’EVENTO L’artista francese assieme a Ko Murobushi in «Le centaure et l’animal», in Italia a settembre Un uomo chiamato cavallo Bartabas: «Negli occhi dei destrieri il mondo che ci ha preceduto» dal nostro inviato RITA SALA BARCELLONA K «A volte, nello sguardo di un cavallo, vedo l’inumana bellezza del mondo che ha preceduto l’Uomo». Lo dice (e lo pensa) Bartabas, carismatico fondatore della compagnia equestre Zingaro che la Francia ha alloggiato, con i suoi animali e i suoi cavalieri, nelle scuderie della reggia di Versailles. «I cavalli bisogna guardarli in faccia K continua K studiarli ore e ore. Piano piano si avvicinano, psicologicamente e fisicamente, si lasciano conoscere, non solo perché si affidano alla mano che gli dà da mangiare, ma perché ne imparano il tocco, le vibrazioni. Riconoscono il maestro. E ne diventano i maestri. Quando ne muore uno, è come se ti tagliassero un braccio o una gamba. Non tanto perché mi colpisca la legge della vita, che vale per tutti. Quanto perché, quando un cavallo se ne va, muore l’enorme patrimonio di rapporti che hai intessuto con lui». Francese, finto gitano, Bartabas è un raffinato teatrante che dopo aver creato al Fort d’Aubervilliers spettacoli come il leggendario Zingaro (il nome è quello del frisone nero, oggi scomparso, diventato il simbolo della troupe), Cabaret Équestre, Opéra Équestre, Chimère, Eclipse, Triptyk, Loungta, è già riuscito a raccontare il proprio mito in tutto il mondo. Ora ha debuttato a Barcellona, al teatro Lliure, con una nuova opera, «Le centaure et l’animal», creata e interpretata assieme a Ko Murobushi, maestro giapponese del buto. La vedremo a settembre, in «prima» italiana assoluta, alle Fon- A sinistra Bartabas (anche in basso) monta uno dei suoi cavalli durante «Le centaure et l’animal» davanti a lui, di spalle il maestro del buto Ko Murobushi derie Limone di Moncalieri per «Torinodanza», il festival organizzato dallo Stabile piemontese. E quindi a Roma, dove, fra l’altro, «Loungta. Les chevaux de vent» fu ospitato addirittura a Tordivalle. «Le centaure...» è un faccia a faccia: l’Uomo nel suo terriorio, capace di perdersi fino a somigliare a un insetto disarticolato; l’uomo a cavallo in un altro, impegnato a interagire con la creatura che ha di fronte, recuperandola, fino a fondersi in essa. Bartabas. Si chiama così sia nel cosmo preumano di centauri scatenati nei boschi, sia nel nostro, dove un teatro di cavalli e utopie ha cancellato l’anagrafe, i documenti, la burocrazia. Che in realtà sia Clément Marty, figlio di un medico e di un architetto, cresciuto secondo leregole dalla scuola alsaziana, artista di strada per qualche anno prima di pensare a Zingaro, non lo ricorda nessuno. Tutti crediamo alla finzione nella quale si è calato, cercando remote armonie. A cosa attribuisce l’eterno fascino del cavallo? «Al fatto che il cavallo ci è simile. E’ incapace, ad esempio, dell’elasticità dei felini, una tigre o una pantera sanno fare cose dalle quali l’uomo e il cavallo sono lontani. Uomo e cavallo hanno bisogno di atmosfere diverse, scelgono con cura i loro ambienti, le persone gradite o sgradite, si impennano o si assoggettano secondo scelte precise... Il cane è certo più amico dell’uomo, ma il cavallo è più simile a lui. Credo L’Odissea con Paolo Rossi, Lella Costa, Celestini GENOVA K Fino al 31 agosto, Paolo Rossi, Corrado d’Elia, Lella Costa e Ascanio Celestiniinterpretano l’Odissea di Omero sulle spiagge, nelle ville e nei borghi della Liguria. Il mito del viaggio, della lotta contro il potere, dell’inesauribile e umana sete di conoscenza sono solo alcuni dei temi eterni che l’opera suggerisce tutte le volte che la riavviciniamo. Attraverso il gruppo di attori-affabulatori il poema torna ora ad essere anche un racconto orale che si diffonde di paese in paese. La regia è di Sergio Maifredi, regista ed ideatore del progetto per Teatri Possibili e in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber e la Fondazione Accademia Marina Mercantile di Genova. sia questo il segreto». Vivono, Bartabas e i suoi, dentro una mandria: «Fra la compagnia di Zingaro e l’Accademia equestre, una novantina di animali. Abbiamo anche fatto delle esibizioni congiunte: ottanta-novanta cavalli, trenta attori, venticinque allievi della scuola. Gli allievi vivono con noi, pago loro uno stipendioperché possanodedicarsi senza angosce al lavoro che si sono scelti. Chi ha finito il corso, può fare esperienze fuori, ma laloro casasarà sempre Zingaro. E tornano, tornano tutti». Giura, il demiurgo, che fare la vita che fa non gli toglie nulla:«Iononfaccio un lavoro, ho una fortuna. Ho montato cavalli anche famosi, mi sono divertito con loro. Ho ammansito cavalli impossibili. Ho reso imperatori dei cavallucci, o degli asini. Non mi manca nulla. Sogno solo cavalli, io». Zingaro. E poi? «La corrida di rejoneo, la corrida a cavallo. In Spagna, nel sud della Francia, a Nîmes, o nella Camargue... Là dove il cavallo è tutt’uno con il cavaliere e danza davanti a un toro». © RIPRODUZIONE RISERVATA C’è ancora spazio per il teatro in tv di MAURIZIO COSTANZO R AI 5, che è un canale digitale della Rai, da qualche mese fa un’ottima promozione teatrale non già parlando di questo o di quello spettacolo ma mandando in onda un intero lavoro teatrale registrato anche mesi prima. Perché lo segnalo? Lo segnalo in quanto latelevisione dell’inizio, quella che era chiamata pedagogica, ha offerto ai primi telespettatori la possibilità di seguire il teatro di Eduardo De Filippo e diGilberto Govi e di tanti altri mandando inonda leripresedellecommedie senza alcuno artificio. Alla fine del primoattocompariva la scritta «Fineprimoatto» e poi dopo dieci o più minuti, si riapriva il sipario e la scritta diceva «Secondo atto». Per un certo periodo, prima su Rai due e poi su Rai tre e poi più nulla, la Rai ha mandato in onda «Palco e Retropalco»: dopo una scheda di presentazione partiva la registrazione di una commedia rappresentata in teatro. Non c’erano ascolti da partita di calcio ma si stava via via coltivando un pubblico che certamente sarebbe aumentato e che comunque si è in qualche modo abituato al teatro. Adesso di film in televisione se ne vedono meno, però per anni è stata fatta un’ampia promozione. Potrebbe accadere con il teatro e sarebbe un modo per far conoscere ad un pubblico più vasto, attori e attrici di ultima generazione. Parlando di teatro penso a Giorgio Albertazzi che, malgrado superati gli 80 anni, è presente in palcoscenico in estate e in inverno e forse proprio questo suo rapporto con il palcoscenico ha rappresentato un antidoto agli anni che incombevano. Ricordo qualche anno fa uno spettacolodi Albertazzi e Placido sul D’Annunzio minore. Ebbene: piacevole, colto ed interessante per chi non aveva con D’Annunzio una frequentazione costante. Ho citato Giorgio Albertazzi, ultraottantenne, per offrire un’altra giustificazione a chi dovrebbe infittire le presenze teatrali in televisione: il teatro fa invecchiare bene, di più: il teatro mantiene viva la memoria e quindi la lucidità. Complimenti comunque all’operazione di Rai 5. Come bisogna complimentarsi con Rai uno per le interpretazioni di Massimo Ranieri in due commedie di Eduardo. Tra non molto, sempre Rai uno con Ranieri realizzerà altreduecommedie diEduardo. Da Ranieri alle commedie trasmesse su Rai 5 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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