istituto comprensivo st. mirano 1 - Istituto comprensivo "Giovanni
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istituto comprensivo st. mirano 1 - Istituto comprensivo "Giovanni
ISTITUTO COMPRENSIVO ST. MIRANO 1° SCUOLE DELL’INFANZIA – PRIMARIA – SECONDARIA I°Grado Sede Centrale: Via Paganini,3 - 30035 - MIRANO (VE) Tel. 041/431407 - Fax 041/432918 cod. mecc. VEIC85600Q --- cod. fisc. 90159650275 Mail [email protected] - Posta certificata: [email protected] Circ. n. 404 Mirano, 2.5.2013 Ai Genitori degli Alunni Alle Docenti della Sc. Primaria di BALLO’ Al Sito Web d’Istituto Oggetto: Scheda descrittiva – Progetto HARMONIA PLANTARUM In relazione Harmònia Plantarum. Progetto di cultura, educazione e “diramazione” dei linguaggi delle arti… (illustrato con la circ. n. 345 del 3.4.2013), si mette a disposizione la Scheda descrittiva dell’intervento delle classi della Scuola Primaria di Ballò che parteciperanno il giorno 12.5.2013 all’iniziativa promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Mirano. Il Dirigente Scolastico Antonio Silvestri HARMÒNIA PLANTARUM Progetto di cultura, educazione e “diramazione” dei linguaggi delle arti…. L’intervento L’intervento della scuola primaria Manzoni di Ballo’ SCHEDA DESCRITTIVA La scuola primaria di Ballò parteciperà all’evento “Harmonia Plantarum” il giorno 12 / 05/ 2013 alle ore 10.30. L’intervento prevede: - l’esposizione sui balconi esterni della Barchessa delle sei lenzuola dipinte dai bambini di classe Ia raffiguranti: pino, cipresso, fico, cespuglio di pirus, ciliegio e cespuglio di forsythia; - una danza ebraica preparata dai bambini di classe Va con l’aiuto dell’insegnante Chiara Furlan; - due danze bretoni che coinvolgono le classi Ia, IVa e c Va coordinate dalla maestra Sara Dussin. Come si diceva nella circolare precedente di presentazione dell’iniziativa, Harmònia Plantarum è la prima tappa di un progetto culturale a cui lavorare in un arco di tempo abbastanza lungo per dar luogo alla fondazione di una compagnia di artisti con saperi diversi, dove imparare ed insegnare reciprocamente. Si è pensato di dar valore ad uno spazio, la Barchessa, per iniziare a rendere concreta un’idea di Casa delle arti continuativa, in cui confluiscano diversi linguaggi e che sia insieme laboratorio, scuola, luogo di confronto fra artisti, insegnanti, organizzatori, studiosi e cittadini. Il senso più profondo del progetto è quello di fare in un futuro prossimo della Barchessa un luogo di incontro e scambio di esperienze mediante l’arte, che per sua natura è forma viva di contagio, di comunicazione e di trasformazione sociale. Un luogo dove musicisti pittori artisti visivi attori registi abbiano la possibilità di tessere insieme i loro linguaggi e le loro opere in una grande casa, un laboratorio di pensieri e opere in movimento. Harmonia Plantarum è un’altra occasione affinché questo luogo sia visto e rivisto dai cittadini e perché sappiano che a Mirano può esserci una Casa delle arti: l’iniziativa è dettata dalla volontà di tenere vivo nei cittadini l’interesse e la consapevolezza della necessità di un luogo che appartenga loro, dove creare occasioni di aggregazione civile. Così per i bambini, il lasciare in questo luogo tracce significative del loro lavoro coltiva una prima sensibilità alla partecipazione attiva alla vita del territorio in relazione alla propria esperienza vissuta; i bambini di prima elementare hanno dipinto su lenzuola color panna gli alberi che avevano esaminato a partire dai primi rudimenti dell’osservazione scientifica attraverso il gioco. Si è voluto rendere accessibile la complessità dei temi della mostra ai bambini, cercando tuttavia di non ridurli a facili semplificazioni. L’osservazione partecipata degli alberi, l’attenzione alla ramificazione, la particolarità delle foglie durante le uscite nel giardino della scuola hanno portato a ricreare sulle lenzuola le foglie di fico attraverso il palmo della mano, con il dorso delle dita gli aghi del pino, mentre il taglio della mano evoca le linee dei cipressi. E ancora, se la forma affusolata ed esile dei petali di forsythia è scaturita dal graffiare la stoffa con le unghie, le ciliegie e i petali di pirus si sono dischiusi dalle impronte digitali. Insieme al ruolo cognitivo del fare concreto, si è cercato di trovare modalità di riflessione ed elaborazione del lavoro affinché l’esperienza si trasformasse in apprendimento e ne rimanesse memoria nella biografia dei bambini. Così, accanto alla realizzazione degli alberi sulle lenzuola, ogni bambino ha “documentato” sul proprio quaderno di scienze le attività svolte: l’occasione di partecipare con il proprio lavoro alla mostra, i disegni che riproducono la particolarità delle ramificazioni e le diverse modalità di esecuzione degli alberi ed infine le osservazioni sulle possibilità offerte dal diverso uso delle mani. (vedi cartella foto: “lenzuola workinprogress”) Oltre alla gratificazione data dell’operatività manuale dei colori a dita, la loro fattura corposa, la scoperta della mescolanza dei colori primari, i bambini hanno potuto trarre piacere dalle loro creazioni, che troveranno un riconoscimento in uno spazio esterno all’ambiente scolastico, un punto fermo in cui siano depositati i segni delle loro esperienze. Perché le danze? Sul piano corporeo si è scelto di sperimentare i rapporti armonici a partire dai ritmi fisiologici del battito cardiaco e del ritmo respiratorio attraverso (non sono antiche!) danze ebraiche e celtiche. La ragione di questa scelta nasce dal fascino che in tutti noi esercita quell’epifania originaria del movimento di contrazione ed espansione del respiro: in esso la reciprocità del nostro corpo, come spazio interno e apertura sul mondo, oltre alla risonanza simbolica ci restituisce alla nostra tangibilità. Il respiro ci offre in modo concreto ed immediato la percezione della continuità del nostro corpo: esso accorda l’esperienza interna e quella esterna, il suo ritmo a seconda dei mutamenti ci esprime in tempo reale. Questa espressività che mette in luce e rimanda ad una molteplicità di significati complessi, proprio per la sua natura irriducibile e sintetica è perfettamente accessibile ai bambini che vivono un corpo irrisolto, polisemico non ancora del tutto circoscritto e confinato ai codici codificati inscritti invece nel corpo di un adulto. Per i bambini di prima partire dal carattere originario del ritmo respiratorio nella danza, ha permesso di riannodare spontaneamente i fili delle discipline incontrate durante l’anno scolastico: ad esempio, i cosiddetti “giochi dello spazio”, muovendo dalla programmazione di geografia, consentivano di sperimentare in modo ludico il corpo in situazione, come orientamento primario nel mondo, o giochi per sviluppare la capacità di attenzione, la fiducia nel gruppo dei compagni ecc. Inoltre il respiro che si dà e si riceve, richiama a quella reversibilità dello scambio nella relazione con l’Altro: nel ritmo della danza si manifesta la reciprocità dell’offrire e accogliere, tanto importante sul piano formativo per la crescita armonica del bambino. Per concludere, l’opportunità di essere parte attiva in un evento pubblico per i bambini non è semplicemente una prova dimostrativa, ma esprime quel crogiolo dove si vanno a trasformare velocemente tutte le scoperte che sono state fatte prima, ordinando tutte le esperienze precedenti in un altro ambito. Se è vero che è nella Scuola che i bambini compiono di fatto il primo passo verso la società, anche ad essa compete farsi carico delle possibilità che in un futuro il bambino possa esprimersi nel mondo , protendere verso di esso, in quanto depositario ultimo del nostro avvenire. La chapelloise en ronde: approfondimento delle danze di quarta e quinta di Sara Dussin La chapelloise è una danza popolare tradizionale diffusa in tutta l’Europa. Contrariamente ad una tenace leggenda, questa danza non è stata inventata nella città di Chapelle-des-Bois. Deriva da una danza svedese del gruppo dei mixer chiamata Aleman's marsj. Negli anni 1930 è stata importata in Francia da Alick-Maud Pledge. Negli anni 1970 è stata insegnata da A. Dufresne a Chapelle-des-Bois ed avendo egli dimenticato il nome originale ha nominato la danza come chapelloise. Da qui, con questo nuovo nome, si è ampiamente diffusa in tutta la Francia e nei bal folk d'Europa. La medesima danza è nota anche sotto la denominazione di champenoise. In Belgio viene talvolta chiamata gigue probabilmente perché le musiche sulle quali viene ballata sono spesso delle gigue irlandesi. In Scozia ne viene ballata una variante chiamata Gay Gordons che dice: « Guys, pick a lady and join the dance. If she is ugly, don't care. After 8 bars, you'll get another one » Descrizione Ne esistono almeno tre varianti: la chapelloise en ronde, la chapelloise en ligne e il circolo circasso. La chapelloise en ligne viene ballata in Bretagna nelle fest-noz e le coppie rimangono fisse senza cambiare partner. La chapelloise en ronde, la più diffusa oggi, ( ed è quella che propongono i bambini di classe quarta e quinta) è danzata da un cerchio di coppie che procede in senso antiorario con gli uomini all'interno. I cavalieri porgono la mano destra alla mano sinistra della dama. È previsto, alla fine della coreografia, lo scambio delle dame. • • • • • • • Le coppie avanzano in senso antiorario per quattro passi si girano indietreggiano per quattro passi nello stesso senso avanzano e indietreggiano un'altra volta (è cambiato il senso di marcia) si avvicinano tra loro con un saltello e si allontanano (in origine era solo il cavaliere ad avvicinarsi, oggi è diffuso il passo insieme) si scambiano di posto: in questo passaggio la dama passa davanti al suo cavaliere e si posiziona all'interno del cerchio di nuovo vicini e lontani il cavaliere fa fare una "pastourelle" alla sua dama (cioè la fa passare sotto il suo braccio alzato). La dama cambia coppia e raggiunge il cavaliere seguente spostandosi in diagonale per tornare all'esterno del cerchio Ha'shual: approfondimento danza ebraica di classe quinta di Chiara Furlan La danza “Ha'shual”, presentata per la prima volta nel 1965, è da associare alle danze popolari israeliane moderne, nate per sviluppare un comune sentimento nazionale ed un'identità israeliana inconfondibile nelle persone di fede ebraica immigrate in quello che nel 1948 diventò lo stato di Israele. Poiché dovevano servire al rafforzamento del sentimento comunitario, i balli come “Ha'shual” si svolgono in cerchio e non richiedono particolari competenze motorie ma hanno prevalentemente un carattere di svago anche se non mancano balli con contenuti religiosi. La musica è stata composta da Emanuel Zamir (1925-1962) e le movenze originarie sono state create dalla coreografa ebrea Rivka Sturman. La parola ebraica “ha'shual”, significa “la volpe”; il testo racconta di una volpe che si avvicina ad una vigna, ruba un grappolo d'uva e fugge con il suo bottino. Il momento della danza in cui gli interpreti avanzano verso il centro del cerchio schioccando le dita, simboleggia l'intenzione di far scappare la volpe donando, in questo modo, maggior significato al gesto. Mirano, 2 Maggio 2013 L’Insegnante Silvia Giacomin