giovedì 24 ottobre 2013 - FIM
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Rassegna Stampa CISL Bergamo giovedì 24 ottobre 2013 giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) Bonanni: Il fisco è la tomba dell'Italia E’ il caso di dire che sulla situazione del fisco italiano ha usato parole lapidarie. Sì, perché Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, ha detto testualmente che “la questione fiscale è la tomba del’economia italiana”. E ha aggiunto, rivolto all’assemblea regionale di delegati e quadri del sindacato di via Po riunita a Cagliari, che “il declino dell’Italia rischia di essere inarrestabile finché non si prendono provvedimenti, finché non si affronta l’emergenza fiscale”. Il leader della Cisl ha sottolineato che i consumi “sono ridotti a zero, le merci prodotte non si smaltiscono e i lavoratori vengono licenziati. E’ un cane che si morde la coda”. L’alternativa alle politiche economiche e finanziarie che hanno ridotto l’Italia in questo stato, secondo Bonanni, è un’azione decisa per ridurre costi della politica e spesa pubblica: “ Bisogna dare fondo al taglio delle ruberie e degli sprechi nella spesa pubblica. Troppi soldi spesi male che vanno nelle tasche di poche persone anziché dei cittadini in termini di servizi. Il sistema deve diventare più produttivo e la pubblica amministrazione va riportata all'ordine", ha concluso Bonanni giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) Le opinioni La presa di posizione del segretario regionale lombardo della Cisl Gigi Petteni, divide l’organizzazione anche a Bergamo. Se da una parte il segretario provinciale Ferdinando Piccinini si accoda al leader lombardo, dall’altra emergono voci dissenzienti nelle segreterie delle varie categorie orobiche. Niente sciopero generale? Anche a Bergamo Petteni divide la Cisl Sciopero sì o sciopero no? La presa di posizione del segretario lombardo della Cisl Gigi Petteni, divide l’organizzazione anche a Bergamo. Se da una parte il segretario provinciale Ferdinando Piccinini si accoda al leader regionale, dall’altra emergono voci dissenzienti nelle segreterie delle varie categorie orobiche. Il segretario generale della Filca Cisl Gabriele Mazzoleni dichiara: “Il 30, o al più tardi il 31 ottobre, si riunirà il direttivo sindacale e le diverse opinioni sulle iniziative da intraprendere potranno confrontarsi per definire la posizione del sindacato, in quanto non decide solamente una persona. Personalmente, penso che le motivazioni alla base dello sciopero siano importanti in quanto la situazione economica e sociale è preoccupante e, allo stesso tempo, la legge di stabilità deve essere rivista, in quanto è insufficiente per rispondere ai bisogni dei cittadini e, in modo particolare, a quelli delle persone più deboli, come i lavoratori. La manovra, inoltre, non guarda al futuro e non contribuisce a costruire una prospettiva per il Paese. Non sono contrario allo sciopero, penso che sia uno strumento storicamente positivo, ma in questo momento è importante cercare di modificare la legge di stabilità discutendo con il governo”. Dello stesso avviso anche Mario Gatti, segretario Fp Cisl Bergamo, che afferma: “Le motivazioni per scioperare ci sono. Soprattutto, guardando alla gestione del pubblico impiego degli ulitmi anni, c’è molto disagio. I diversi governi hanno operato tagli lineari senza entrare realmente nel merito dei veri sprechi e, quindi, senza migliorare i servizi erogati ai cittadini. E non c’è un modello nuovo: diviene difficile anche dare una rappresentazione del dissenso, perché vengono sempre chiesti sacrifici ma i risultati non si vedono. Servirebbe un approccio diverso, che valorizzi i lavoratori del pubbblico impiego, le risorse umane che rappresentano, e non che le diffami, puntando il dito esclusivamente su quello che non va, senza contare che, nella maggior parte dei casi, i problemi nascono a livello dirigenziale. Il contesto sociale, di fatto, si è rotto: lo sciopero è uno strumento molto importante ma, in questo momento, non basta. Posso dire, quindi, di comprendere Petteni, in quanto serve un passo in più”. Anche Mina Busi, della Cisl pensionati, sottolinea: “Tra i ceti colpiti dalla manovra ci sono anche i pensionati. Attualmente, nel sindacato, ci sono pareri discordanti sulla modalità di espressione del dissenso, se utilizzare lo sciopero o se indire assemblee. giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) Serve una riflessione approfondita: non bisogna dimenticare, infatti, che in un momento di difficoltà come quello attuale non è facile scioperare per gli effetti economici derivanti dall’astensione dal lavoro. Dunque, penso che sia necessario cercare di modificare il contenuto della legge di stabilità e, poi, nel caso la situazione resti come è attualmente, si potrebbe procedere con lo sciopero. L’obiettivo del sindacato, che non è stato colto dal governo, era di recuperare risorse dai grandi patrimoni e sostenere i risparmiatori e le persone che si trovano in difficoltà, cominciando a intervenire in contrasto a evasione fiscale e sprechi”. E Valentino Gervasoni, segretario della Fim, parla a nome dei metalmeccanici della Cisl: "Detto che il tutto non è stato dibattuto in maniera organica, e le stesse dichiarazioni di Gigi Petteni le ho sapute dai giornali, io dico che non avrei tanti mal di pancia a scioperare per orientare le scelte del governo in modo più vicino ai lavoratori e alle imprese. Naturalmente sono consapevole che l'azione di forza andrebbe supportata da altre iniziative magari con le imprese stesse". Paolo Ghisleni giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) BERGAMO Pensionati: venerdì protesta in centro BERGAMO — Sindacati dei pensionati sul piede di guerra per i contenuti della legge di Stabilità. Venerdì 25 ottobre, dalle 10 alle 12, Spi-Cgil, FnpCisl e Uilp-Uil scenderanno in piazza in tutta la Lombardia per protestare. A Bergamo il presidio sarà davanti a Palazzo Frizzoni, sede del Comune. I manifestanti “chiedono una radicale svolta nelle politiche economiche e sociali realizzate dai governi in questi ultimi anni ma anche di migliorare in maniera sostanziale i provvedimenti contenuti nel Decreto Legge di Stabilità, recentemente varato dal consiglio dei ministri”. “Ormai alla fine del quinto anno della più grave crisi che ha colpito l’Italia negli ultimi settant’anni, i lavoratori dipendenti e i pensionati con le loro famiglie hanno subito più di altri gli effetti delle politiche economiche imposte al nostro Paese per evitarne il fallimento” dicono i tre segretari generali provinciali Gianni Peracchi dello Spi-Cgil, Michele Bettoni di Fnp-Cisl e Sebastiano Testa di Uilp-Uil. “È così avvenuto che le nuove tasse, sia nazionali che locali, l’incremento del costo della vita e dei servizi pubblici, la perdita di oltre un milione di posti di lavoro abbiano portato alla povertà milioni d’italiani. Nel nostro Paese il 75 per cento dei pensionati non raggiunge i 1.300 euro lordi al mese di pensione, malgrado si tratti spesso di persone che sostengono figli e nipoti, vittime della mancanza di lavoro. Le famiglie di chi non è autosufficiente non hanno ricevuto adeguate risposte alle loro richieste, mentre le rette delle Rsa registrano incrementi in ogni parte della nostra Regione. I contenuti del Decreto legge di Stabilità non bastano. Per questo scendiamo insieme nelle piazze e chiamiamo alla mobilitazione (oltre che le Confederazioni che ugualmente giudicano inefficace la manovra per far uscire l’Italia dalla recessione) tutti gli anziani che chiedono di vivere in un Paese in cui torni la speranza in un futuro migliore”. giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) Presidio in Porta Nuova per il contratto bancari La categoria protesta contro la disdetta unilaterale degli accordi Nel periodo caldo della mobilitazione per il settore dei bancari di tutta la penisola (il 31 ottobre sarà sciopero nazionale), anche a Bergamo i lavoratori del credito scendono in piazza contro la disdetta unilaterale ed anticipata del Contratto Nazionale ABI (Associazione Bancaria Italiana). Lo faranno con un gazebo e un volantinaggio organizzati unitariamente da Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl e Uilca Uil per venerdì 25 ottobre in Porta Nuova davanti al Credito Bergamasco, dalle 9 alle 13. “Anche a Bergamo protesteremo contro le minacce di ulteriori tagli all’occupazione e alle retribuzioni, per chiedere il mantenimento del Fondo di Solidarietà, ma anche in difesa del modello contrattuale fondato sul Contratto collettivo nazionale di lavoro e sulla contrattazione aziendale” hanno detto Mina Nava FISAC-CGIL, Giordano Alborghetti per FIBA-CISL, Fabio Donarini per UILCA-UIL e Franco Scepi per FABI di Bergamo. “La nostra protesta, venerdì in Porta Nuova, sarà la necessaria risposta al disprezzo dimostrato verso lavoratrici e lavoratori dai banchieri. Chiederemo un modello di banca che contribuisca al rilancio economico e produttivo del Paese, ma anche di porre fine agli sprechi e ai ricchissimi stipendi dei top manager nelle banche. Con la disdetta l’ABI sta interrompendo una lunga storia di positive relazioni sindacali e di dialogo per la soluzione dei problemi. Vuole un contratto nazionale svuotato e una contrattazione aziendale sostituiva di quella nazionale, muovendo così un attacco ai salari. Rivendichiamo il mantenimento del ruolo del contratto nazionale, una contrattazione aziendale importante, la salvaguardia del potere d’acquisto delle retribuzioni e la tutela dell’occupazione. La grande ingiustizia sta nella retribuzione dei top manager, un problema per il settore e per l’intero Paese. In pochi giorni di lavoro, queste persone percepiscono lo stipendio che un lavoratore medio ottiene in un anno intero. E’ un divario inaccettabile. Perché bancari e banchieri, è sempre meglio sottolinearlo, non sono la stessa cosa”. giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122) ERA UN BAGNO DI SANGUE La rinascita della Inda a Pagazzano I nuovi proprietari rilanciano sul polo di Bergamo e annunciano assunzioni Seconda giovinezza per la Inda di Pagazzano, un anno fa in crisi profonda con tutti e 100 i suoi lavoratori, complice una congiuntura davvero poco propizia per l’arredo bagno di alto livello. Dopo laboriose trattative si è infatti conclusa l’aggregazione del polo bergamasco all’interno del gruppo Venturato (marchio Samo), sede a Verona, 41 milioni di euro di fatturato 2012. Il riassetto prevede che la sede aziendale e produttiva rimanga a Bonavigo (Verona), dove Samo è nata 53 anni fa; a questa si aggiungeranno la sede Inda, che verrà trasferita a gennaio 2014 da Vizzola Ticino (Varese) allo stabilimento di Bergamo, e lo stabilimento produttivo di Treviso. Il nuovo gruppo Samo Industries darà occupazione a 500 persone, con la previsione di nuovi posti di lavoro che saranno creati entro la fine dell'anno. Inda è una realtà fondata da Aras Frattini nel 1944 e da allora presente in Italia e in Europa nel canale idrotermosanitario e nelle forniture alberghiere e navali. L'operazione di acquisizione si è compiuta tramite la creazione di una holding, Samo Industries, che possiede il 100% dei due gruppi e che sarà controllata dalla famiglia Venturato. Per garantire la realizzazione dell'operazione Inda, lo scorso gennaio, aveva depositato la domanda di concordato al Tribunale di Busto Arsizio. giovedì 24 ottobre 2013 A cura del Servizio Informazione e Comunicazione Interna, Stefano Contu (035.324.122)