amici di jangany novembre 2013

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amici di jangany novembre 2013
NOVEMBRE 2013 ­ N.16
[email protected]
Editoriale ­ I frutti della
vacanza italiana e Le goût
de la légalité
Amici di Jangany,
Carissimi,
sono rientrato a Jangany il 15 ottobre e
vi dò alcune notizie.
Come potete immaginare, sono di nuovo
immerso nei vari problemi della vita di
qui. La gente viene a raccontarmi tutto
quello che è capitato mentre io ero
assente, perché desidera rileggere e
interpretare con me la trama dei fatti
avvenuti. C'è tanta insicurezza in questa
povera popolazione.
Spiego a tutti che la vera fiducia può
poggiare solo sull'aiuto di Dio: le persone
umane sono tutte fragili e incerte. Vedo
che vengono a pregare anche alcuni che
non sono tanto praticanti. In momenti
così difficili, fa piacere a tutti sentirsi
ricordare che, con la preghiera,
riusciremo a superare anche questa
prova. Qualcuno mi ha detto che, in
queste settimane, l'unica cosa che
sembra funzionare in questo territorio è
la Scuola Sainte Marie. Il fatto di vedere
gli alunni frequentare con ordine e
regolarità infonde coraggio e fiducia in
tutti gli abitanti.
Siamo nel tempo della carestia e della
fame. Abbiamo avviato la distribuzione
dei pasti ai bambini denutriti, che sono
più di 700. Ci sono anche intere famiglie
che non hanno più niente da mangiare.
Faremo quello che potremo, con l'aiuto
di Dio.
un numero ricchissimo presentato in questa news, frutto
della “vacanza italiana” di padre Tonino, con intensi e fre­
quenti incontri; una news che presenta in anteprima il
nuovo libro Il gusto della legalità, accompagnato da una
tavola di buon cioccolato; una news che illustra , attra­
verso, il verbale dell’incontro del 5 settembre scorso, i
prossimi passi di sostegno al percorso di Jangany.
La situazione è difficile tanto
che padre Tonino ha invitato
l’agronomo di Brescia e la
dottoressa di Bitti a rimandare
la loro presenza al villaggio
perché troppo pericoloso in
questo momento.
Troverete nella news
Pagina 2 – Le goût de la lé­
galité ­ Il gusto della legalità,
curato dagli amici di Jangany
con l’Istituto Comprensivo di
Pino Torinese e la scuola
Sainte Marie di Jangany, pre­
fazione di Gian Carlo Caselli,
Procuratore Capo della Repubblica di Torino;
Pagina 5 – Mpanaosoa ­ Portatori di cose buone. Alcu­
ne domande che i giovani studenti di Pino Torinese hanno
rivolto a padre Tonino;
Pagina 6 ­ Ny sekoly no nanao ny tatana – È la scuola
che ha fatto la città. Il verbale dell’incontro degli amici di
Jangany con padre Tonino, il 5 ottobre a Chieri, racconta
con dettagli la situazione di Jangany in quest’ultimo anno
e i progetti di prossimo intervento;
Pagina 12 ­ Il progetto Gocce di speranza. Prosegue nel
prossimo 2014 il sostegno per i progetti coordinati da Le­
gamondo onlus della Scuola Agraria;
Pagina 13 – Elezioni in Madagascar. Notizie frammenta­
rie confermano comunque il ballottaggio al prossimo 20
dicembre;
Troverete nel supplemento
Pagina 1 ­ Appunti, la vacanza italiana. Qualche ricordo
degli incontri di padre Tonino nella sua visita in Italia 2013.
Pagina 2 – Scoutismo sotto e sopra l’equatore: Buona
Strada. L’incontro con gli Scout di Pino Torinese I.
Pagina 3 – Altri eventi. Oltre a quelli già intercorsi dopo la
partenza di padre Tonino, sono elencati i prossimi impegni
qui in Italia.
Visita il nostro blog
www.jangany.tumblr.com
Il brigantaggio dilaga. La gente è
esasperata e, quando acciuffa un
brigante, lo fa fuori subito nella pubblica
piazza. La popolazione non ha nessuna
fiducia nel governo e si fa giustizia da sé.
I gendarmi, le autorità e i giudici lasciano
fare e non intervengono. Lo Stato
accetta così la sua delegittimazione. Il 25
ottobre è avvenuto il primo turno delle
elezioni
del
Presidente
della
Repubblica. Hanno potuto votare meno
di un quarto degli aventi diritto, a causa
del mancato invio dei certificati elettorali.
Anche padre Fahamaro e le suore non
hanno potuto votare per questo motivo.
A Jangany hanno votato solo 380
persone.
L'anagrafe
non
sembra
funzionare gran che, neanche dove
esiste. Le notizie ufficiali tacciono su
questa realtà, ma la questione non sarà
senza conseguenze.
A dicembre, ci sarà il secondo turno delle
elezioni presidenziali abbinato alle
elezioni parlamentari. Vedremo come
bollirà il grande calderone. Il candidato
presidenziale che ha preso più voti ­
26%­ è uno del partito del dittatore
deposto, Ravalomànana.
Di tanto in tanto, ripenso alle vacanze
italiane, di cui conservo un ricordo molto
bello. Mi sono trovato bene in tutti gli
incontri e mi ha commosso l'interesse
con cui grandi e piccoli seguono i
problemi di Jangany. Ringraziamo Dio.
Vi ringrazio ancora tutti per il grande
affetto con cui mi avete accolto: Dio vi
ricompensi.
La scuola agricola ha riaperto i corsi ad
ottobre e va avanti con impegno.
Cominciano a venire anche alunni dalle
altre missioni: Ihosy, Isifotra, Isoanala
ecc. Vi darò altre notizie più avanti.
Saluti affettuosissimi a tutti.
Affezionatissimo, padre Tonino
Il gusto della Legalità
Amici di Jangany, Istituto Comprensivo di Pi­
no Torinese, Scuola Sainte Marie di Jangany
È possibile che bambini e ragazzi di mondi
lontani riescano a comunicare su un tema così
importante, un concetto, come la legalità, indi­
viduando spunti e riflessioni degne di interes­
se? Come sempre gli eventi che attraversano
Jangany, legando la vita dei ragazzi malgasci a
quelli della scuola di Pino Torinese, finiscono
poi per coinvolgere l’interesse e gli affetti dei
ragazzi della scuola italiana. Quest’anno il tema
è stato quello della legalità e possiamo ri­
spondere Sì alla domanda iniziale.
In uno sperduto villaggio del sud del
Madagascar avviene un grave furto, raccontato
con la verve di un romanzo giallo. Nessuno ne
saprebbe nulla qui in Italia, ma la scuola di
Jangany è gemellata da quattro anni con
l’Istituto Comprensivo di Pino Torinese. Come
nei ragazzi malgasci, anche nei loro coetanei
italiani il furto suscita profonda impressione:
che cos’è la legalità? quali conseguenze ha
sulla vita di tutti noi il fatto di non rispettare la
legge? come impedire ai più forti di prevalere
sui più deboli?
I ragazzi di due mondi culturalmente e
socialmente lontani, ma ormai molto amici, si
scrivono, si confrontano, si interrogano con
disarmante autenticità: ne nasce un percorso
sulla legalità, progettato e realizzato
parallelamente nelle due scuole.
In queste pagine la legalità è descritta dal loro
particolare punto di osservazione: legalità non
solo come “non…”, ma come “costruire per…”;
legalità per percepire l’altro come “un altro sé”;
legalità per togliere spazio ai furbi e restituirlo
ai giusti; legalità per offrire a tutti opportunità
reali di vita dignitosa.
Il nuovo lavoro per Natale è dunque pronto:
come sempre la proposta concilia l’invito al
sostegno della scolarizzazione e dello
sviluppo di Jangany, con il percorso
interculturale che lega, possiamo dire, in un
dialogo senza tanti fronzoli le due comunità
scolastiche che si portano reciprocamente nel
cuore.
Fedra e Andrea hanno scritto che “Per creare
legalità è essenziale la verità”; dalla Sainte
Marie precisano che “Chez nous aussi, il y a la
Constitution de la République, qui est écrite,
mais chaque dictateur la modifie comme il
veut et la majorité des personnes ne la
connaissent pas, parce qu’elles ne savent pas
lire et écrire”. Dunque il legame scuola e
legalità è alto.
Le storie di Pasqualine, Arnaud, che non si
fanno prendere in giro al mercato perché
hanno imparato a leggere e far di conto;
quella di Annette che viene protetta per non
andare in sposa in cambio di cinque zebù,
quella di Florette che viene derubata delle sue
poche cose (ma i ladri vengono liberati in un
episodio di corruzione per una gallina e
un’anatra) sono storie che danno il la della
riflessione agli studenti di Pino Torinese.
Episodi di vita come le banane marce sotto il
banco,
l’esclusione
di
qualche bambina nelle
partite in cui i maschi gio­
cando a ruba­bandiera
non passano la bandiera
perché più veloci, la
lettura dei giornali con
situazioni di povertà in
Italia, domande dirette e
brucianti a Jangany (“voi
vendete le persone”), la
situazione precaria per la minaccia sempre
presente dei briganti, rendono il libro
avvincente, lasciandoci riflessioni profonde
sulla necessità della legalità e la corruttibilità
umana partendo dal quotidiano di due mondi
lontani.
La legalità come luce, intesa «come
responsabilità e come modo, una luce
appunto, per vivere meglio, considerando
l’altro come un altro noi con cui condividere
diritti; di qui, la connessione tra legalità e
giustizia».
Sentimenti di paura per la diversità culturale,
di rivendicazione della giustizia in piccole
situazioni,
di
dispiacere
e
vergogna,
isolamento…
fanno
comprendere
con
leggerezza e profondità come la legalità sia un
bisogno
umano,
l’illegalità
una
falsa
scorciatoia; l’educazione fondamentale in ogni
società e che «tra timori e speranze siamo
molto simili».
Gian Carlo Caselli, Procuratore
Capo della Repubblica di Torino, ha
dato la sua disponibilità con una
prefazione che vuole sostenere
l’educazione alla legalità, a
cominciare dalla scuola innanzitutto:
«Parlare di legalità è importante.
Perché è del tutto evidente che
senza giustizia deperisce la qualità
della convivenza. Per usare una
metafora sportiva: senza regole non
c’è partita o la partita è truccata. E a
vincere sono sempre i soliti, i più forti (…) Il
rispetto della legge conviene: equivale a civile
convivenza (…) ».
Padre Tonino Cogoni, infine, racconta la
drammatica vicenda del furto alla missione,
dell’aggravarsi del problema del brigantaggio
soffermandosi su particolari importanti del
furto e sulle implicazioni culturali e sociali che
questo ha messo in gioco nella vita del
villaggio di Jangany.
Il libro è
accompagnato da
una tavola di
cioccolato, al latte
o fondente, che ci
ricorda che la legalità
è una cosa buona,
un percorso di cui si
possono gustare i
frutti… A Natale,
dunque… quando lo
mangeremo, grazie
al nostro contributo,
anche altre persone
– cui molti diritti sono
negati ­ potranno
sopravvivere e
crescere.
Mpanaosoa, portatori di cose
buone
Istituto Comprensivo di Pino Torinese
La ricchezza degli incontri del Mompera con gli
studenti della scuola di Pino Torinese è stata
immensa. Cogliamo l’occasione di questa
news per ringraziare a nome di padre Tonino
tutti gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo per
questo percorso condiviso, l’affetto e
l’interesse con cui le due scuole italiana e
malgascia si confrontano.
Per la prima volta quest’anno Jangany è in
qualche modo entrata alla scuola materna
Collodi e Calvino: bambini piccolissimi hanno
mostrato una curiosità e attenzione inaspettata
ai racconti di padre Tonino, in ciascuna delle
sezioni delle scuole Collodi e Calvino. Dopo
pochi minuti il Mompera sembrava un amico
conosciuto da sempre.
Alle scuole della primaria Podio e Folis i
diversi filmati, scelti in relazione all’età, hanno
mostrato aspetti diversi e via via più impe­
gnativi della vita a Jangany. È stato bello per i
bambini vedere i propri lavori (le colombe, i
cartelloni sull’ambiente…) nelle aule della
scuola di Jangany ed è stato spontaneo la
consegna di qualche regalo (il libro con i lavori
dell’anno “Legalità è sedersi in cerchio” (non
pubblicato), il film Palla Jangany, il film
Sambatra…
Può aiutare a capire il clima qualche domanda
a caso tra quelle dei più piccoli e che meno
conoscevano Jangany:
­ La scuola è gratis?
­ Come si fa a pulire l’acqua?
­ Come si da la forma al ferro?
­ Come hanno fatto i briganti ad allearsi con la
polizia? E perché i gendarmi danno le armi ai
briganti? Se i briganti non danno i soldi alla
polizia cosa succede?
­ Perché la scuola è così importante?
­ Quando sono arrivate le cavallette? Le ca­
vallette possono uccidere? Quando gli animali
mangiano le cavallette, poi tornano?
­ È vero che se si è in tanti il coccodrillo non
assale?
­ È vero che non conoscevano il latte? Pensa­
vano che c’era solo quello in polvere?
­ Come scappano i briganti?
­ Ma padre Tonino è come un ingegnere!
­ Non ci sono i dottori? Cos’è la cancrena? ­
Come si toglie la malaria?
­ Quanto sono poveri a Jangany? Avete tanti
soldi, pochi o niente? Io ho conservato dei gio­
chi per i bambini poveri e mia mamma porta i
vestiti nei bidoni.
­ Ma ci sono i cuscini per dormire?
­ Come li avete fatti i pozzi?
­ I miei nonni sono andati in Africa proprio vici­
no a Jangany.
­ Come sono fatti i cicloni? Ci sono anche i
tornadi?
­ A cosa giocano a Jangany?
­ Esistono le televisioni, e gli armadi e i mobili ?
Abbiamo chiesto loro: cosa vi ha colpito di
più?
­ come ha fatto a spostare l’acqua del fiume
per fare il ponte
­ il vento forte del ciclone
­ che dormono a scuola quelli che abitano
lontano
­ come si costruiscono i mattoni
­ mi è piaciuto quando mangiano
­ che erano molto svestiti
­ quando costruivano la scuola
­ che erano morti 10 bambini per il ciclone
­ che belle le case delle insegnanti e della
scuola
­ che dormono allineati in cerchio con i piedi al
centro e sotto la testa hanno una pietra e
qualche straccio
Non posso tacere l’emozione di un bambino
(primaria classi I) che è tornato indietro (erano
usciti in fila per lasciar posto alla prossima
classe) e si è attaccato a padre Tonino
abbracciandolo; lui ha chiesto “cosa c’è?” e il
bambino ha risposto “Ti voglio bene”.
Nella secondaria Costa i temi affrontati
segnalano passi avanti. Dalle parole chiave
della primaria (amicizia, conoscenza, diversità,
scambio e reciprocità) si è passati ad
approfondimenti che hanno integrato le notizie
della nuova situazione di Jangany… in alcune
classi si è parlato dell’organizzazione sociale a
Jangany, dell’animismo e il culto dei morti,
della alimentazione, della situazione di
illegalità, del problema dell’acqua…
Ny sekoly no nanao ny
tatana, è la scuola che ha
fatto la città
Chieri, 5 ottobre 2013. Anche quest’anno gli ami­
ci di Jangany hanno potuto incontrare padre Toni­
no Cogoni, approfondire la situazione dell’ultimo
anno e condividere le linee guida dei prossimi
interventi.
All’incontro erano presenti
­ Padre Tonino Cogoni, il Mompera di Jangany
­ Padre Tadioli e padre Franco Marcato (AINA
onlus, Chieri)
­ Beppe Bellotti (Agronomo, Brescia)
­ Laura e Dario (Legamondo onlus, San Mauri­
zio Canavese)
­ Silvio Maghenzani, Domenico D’Alessandro,
Mariangela e Sara Basiletti, Roberta De
Macchi e Renato Gava (Shalom onlus, Torino
e Pino Torinese)
­ Silvio Garzia (Ace One, Torino)
1. L’intervento di padre Tonino
Sviluppo scolastico. L’invito alla scuola ha
avuto continuità con un consistente impegno
di visite ai villaggi. Grazie a queste visite è
stato censito con precisione il numero dei
bambini e ragazzi: sono 3.217; 2000 già fre­
quentano la scuola e ne mancano quindi
ancora 1.217 per raggiungere la totalità della
scolarizzazione.
L’animazione dei genitori, per convincerli a
mandare i figli a scuola, rimane difficile nella
brousse (solo il 38% frequenta la scuola,
mentre a Jangany è il 92% e il restante 8% è
composto da famiglie appena giunte dalla sa­
vana). Speriamo nei prossimi 10 anni.
Il progresso della scuola è visibile anche nei
numeri: come alunni diplomati con l’esame di
Stato siamo passati da 20 a 63 nelle ele­
mentari e da 22 a 38 nelle medie… più di 100
diplomati. Fino a ieri la Sainte Marie era l’uni­
ca scuola che vantava il 100% dei promossi,
prendendo anche il 1°, 2° e 3° posto dei premi
messi in palio dall'autorità scolastica statale;
temevamo con l’incremento dei numeri un mi­
nor successo e invece anche quest’anno sono
stati tutti promossi e con buone medie (molto
alte, la più bassa è la media del 7).
Senza superbia siamo contenti di questo: il
buon livello della scuola è importante. Quando
vai a Ihosy e chiedono agli studenti «Tu da do­
ve vieni?», rispondono «Vengo da Jangany,
ma dalla scuola Sainte Marie». I ragazzi
hanno "alzato la testa" e non si vergognano
anticipando quelli che direbbero «Ah, Janga­
ny, dove ci sono i briganti».
Se guardiamo ai primi 10 anni (1996­2006) la
scuola aveva realizzato 6 elementari e 4 me­
die. Dal 2006 ad oggi abbiamo 148 ragazzi
alle superiori e 21 che stanno frequentando i
corsi di laurea (8 frequentano in corsi lunghi e
13 in lauree brevi).Sono già laureati in 4 inse­
gnano a Jangany: Espoir (Agraria, preparato
anche da Beppe Bellotti), Damy (Veterinaria),
Monza (Lingue).
Ci sono inoltre 30 insegnanti tutti malgasci e
non dobbiamo più andare a cercarli a 400 km
da Jangany. Ci sono poi
Il ritorno di questi insegnanti di Jangany lau­
reati non porta solo conoscenza, ma trasmette
anche il desiderio di imparare e di crescere,
aiuta a superare sentimenti di immiserimento
e scoraggiamento che sarebbero altrimenti
presenti.
Il brigantaggio. A scuola andiamo avanti fa­
cendo finta che il brigantaggio non ci sia; la
scuola non è soggetta a furti perché non c'è
nulla che si possa commerciare... i banchi pe­
sano e nessuno li porta via.
Da quattro anni siamo senza governo; dopo il
colpo di Stato sono i militari che rubano al po­
sto dei ministri di prima. Il Fondo Monetario
Internazionale ha dato i soldi per le elezioni e
le organizzazioni africane hanno imposto delle
date che però sono slittate di volta in volta: il
24/6 mancavano gli elenchi, il 23/8 mancava­
no le schede elettorali… la prossima data pre­
vista è il 25/10. I candidati alla Presidenza
sono 41 e a loro sono stati assegnati 45 milio­
ni di franchi malgasci (circa 1800€): se non
raggiungono il 12% dei voti dovranno resti­
tuirli… ma non penso che lo faranno.
I briganti affittano le armi dai gendarmi con cui
dividono la refurtiva. Per un ritardo nella
consegna di questa o per una scarsa qualità
hanno ucciso sotto gli occhi di un importante
brigante chiamato Remenabila, moglie e figli…
da allora, il potente capo dei briganti, ha as­
soldato il suo esercito e domina tutto il sud
Madagascar. Nel primo scontro avuto con le
Forze governative che gli si erano presentate
davanti per fermarlo aveva ucciso molti
gendarmi e non aveva subito neppure un feri­
to: per questo motivo i banditi hanno alzato la
testa e lo Stato ha perso credibilità
Avevo detto lo scorso anno agli studenti di Pi­
no Torinese e di Desenzano del Garda che
avrei incontrato questo Remenabila con una
bandiera bianca per fermarlo chiedendogli di
non venire a Jangany, già misera. Sapete
perché questo non è capitato? Alcuni mesi fa
avevo incontrato al mercato una persona che
parlava di lui come se lo conoscesse bene e
avevo chiesto «Dì a Remenabila che se si
avvicina a Jangany il Mompera
chiede
udienza». Il tale è tornato 3 settimane dopo di­
cendo «Ho fatto la commissione e parlato con
Remenabila. Dice: “Dì pure al Mompera di
Jangany che Jangany è così misera che non
vale neppure la pena di sporcarsi i piedi per
andarci».
Il 12 agosto 2013 due briganti hanno rubato
materiali fermando sulle strade intorno a
Jangany i camion dei commercianti o i taxi­
brousse: li fermano, sparano e portano via
tutto. Tenete conto che ciò che si ruba è poca
cosa ma importante; spesso vi è un tazzone in
ferro smaltato come unico bicchiere per tutto il
clan, una sola bacinella per il riso dove
mangia prima l’ospite e poi tutti gli altri.
Il brigantaggio taglia le gambe al piccolo
commercio, agli spostamenti nella brousse,
incide sulla vita di ogni giorno: i briganti entra­
no nel villaggio e rubano le pentole e la gente
non sa come difendersi. Non hanno mezzi per
difendersi: a volte un ferro appuntito, pietre e
bastoni contro i fucili.
Le risaie e la carestia. A gennaio la siccità ha
rovinato 7 risaie su 10 e lo stormo di 6 km di
cavallette di aprile ha fatto il resto. Le piogge
dopo marzo servono poco perché non è il mo­
mento in cui il riso matura, devono arrivare pri­
ma. oggi il riso è un lusso per la gente, si
mangia quindi la manioca ma poi finisce
anche questa e allora si cercano radici o altro.
Noi lo compriamo a maggio (quest’anno grazie
ai vostri aiuti ci siamo riusciti) quando costa di
meno e sarà disponibile per tutti i bambini de­
nutriti fino a marzo. Ora sono 750, ma se au­
menteranno lo finiremo prima di marzo. Nel
2012 i bambini erano 700 e ne morirono 33.
Ora sono già 750.
Moysy, pakistano musulmano di Ihosy che
effettua i trasporti per conto della missione, lo
compera a Fiananarantzoa, lo porta con un
camion fino all'interno della missione dove lo
nascondiamo ricevendolo in un’ora tarda, al
tramonto, nei nostri 3 magazzini.
Già in questio mesi arrivano da sud, dalla fore­
sta spinosa, da 90 km, le prime famiglie per
venire a morire alla missione; dico loro: «Mo­
riamo insieme quando non ci sarà più cibo».
Diamo metà manioca e metà soldi agli adulti
chiedendo loro di lavorare e un pasto al giorno
ai bambini.
Ne arriveranno molti dalla brousse dicendo
che quest’anno la malaria è cattiva, ma invece
è il loro corpo che è debole e denutrito e non
riesce a difendersi.
Ho il timore, contando i cicli naturali, di un
nuovo ciclone devastante per il prossimo
anno. Vedremo.
Intanto però stiamo progredendo in questi
anni, al mercato abbiamo introdotto carote,
pomodori, piselli, tre tipi di lattuga, fagioli,
zucchine; il raccolto delle patate invece è delu­
dente.
Ci sono nuove sementi.
Il frutteto produce banane, ananas belli e
succosi (che rendono padre Fahamaro molto
contento) e papaye (che durano da 4 a 6 mesi
e sono anche un buon medicinale per l’organi­
smo), likis, arance, mandarini, jaka (che cura il
fegato), uva (periodo giugno­dicembre), kiwi
(ma le piante restano in vita poco, manca
l’umidità e non cresce bene), pistacchio (nel
sud del Madagascar lo abbiamo solo noi
perché resiste bene nel terreno dell'orto delle
suore).
Poi abbiamo la possibilità di allevare galline,
conigli, maiali bianchi grossi… in questo modo
diamo lavoro a chi non ne ha.
Le cavallette sono arrivate ormai fino alla capi­
tale, mangeranno le cose dei ministri, ma
finché ci sono, la gente ha timore a piantare e
si lamenta che la comunità internazionale non
fornisca il veleno per ucciderle.
La Scuola Agraria. Il problema prioritario
adesso è quello della irrigazione del terreno
della scuola agraria. Abbiamo posto 1 pozzo al
centro di ogni ettaro . L’acqua viene estratta
dai pozzi manualmente ,con dei secchi, un do­
mani pensiamo di poter utilizzare una pompa
ad immersione che faccia salire l’acqua sulla
cisterna alta 4 mt, ma questo richiede molta
pressione.
Abbiamo oggi 9 pozzi di cui 4 collegati ad una
sorta di acquedotto: 3 nella scuola agraria
presso la stalla, vicino al dormitorio e l’altro
all’opposto del dormitorio; 1 (fatto con l’offerta
dell’ingegnere dall’Indonesia) nella parte della
coltivazione intensiva dedicata agli ananas.
Servono ancora 3 cisterne
L’introduzione di pompe, pannelli solari… ci
porta nella tecnica, ma dovrà essere gestita in
loco. Manderò quindi dei ragazzi a studiare e
prepararsi come tecnici. L’attività manuale sa­
rà come sempre disponibile come alternativa
in caso di problemi per non fermare la produ­
zione.
Per la difesa del terreno e dei prodotti della
scuola agraria abbiamo alzato un muro di 2,5
mt (sovrastato da un piccolo tetto): qualcuno
riesce a saltare la recinzione grazie all’aiuto di
chi lo solleva, ma poi da solo non riesce a
saltare nuovamente per scappare. Allora viene
preso e la cosa viene resa pubblica, perde la
faccia davanti ai genitori e a tutti; chiedo di
darmi quello che è stato rubato o i danni per
quello che ha rovinato; minaccio che la prossi­
ma volta ci sarà la prigione.
Un’esperienza che insegna: ad Ampandatuka­
na Ihosy producono mais e arachidi; in due
notti i ladri hanno fatto sparire tutto. I ragazzi
della scuola, di 14 anni, armati di ferro
appuntito hanno cercato allora di fermarli ma
ci sono stati 3 morti e alcuni feriti finiti all’ospe­
dale di Sakalalina).
L’allevamento e il sogno di un bicchiere di latte
al giorno per ogni bambino. Abbiamo recinto
17 ettari di pascolo; l’allevamento prevede un
pascolo “guidato” gli animali pur rimanendo
all'interno della recinzione dovranno consuma­
re l'erba secondo quanto stabilito dai mandria­
ni. L’obiettivo è avere 25 mucche Brahaman
(mucca europea incrociata con zebù malga­
scio)
Oggi abbiamo 3 mucche Brahaman e 1 toro
(presi a Antzirabhè a 700 km di distanza); a
gennaio 2013 è nato un vitellino. Sono custo­
diti in un villaggio vicino difesi da un muro e un
cancello, questa razza non corre veloce ed è
difficile da rubare da parte dei briganti… do­
vrebbero ammazzarle lungo la strada perché
la loro lentezza non consentirebbe una buona
fuga. Le 25 mucche produrrebbero 10 litri al
giorno ciascuna: 10 lt. x25 mucche = 250 lt.
Che consentirebbero il sogno di un bicchiere
di latte al giorno per 1000 bambini.
Vogliamo in questo modo, superare la situa­
zione di decalcificazione ossea che per le
persone significa possibilità di una lotta anti­
malarica più efficace e l'evitare il ritardo dello
sviluppo intellettivo. Oggi possiamo contrasta­
re la decalcificazione dei bambini solo con il
latte in polvere.
Per consentire l’ingresso di nuove mucche
abbiamo bisogno di preparare dei giovani che
sappiano curarsene. Per questo sceglierò due
giovani e li manderò due anni a studiare, rima­
nendo sul luogo, giorno e notte, a Bevalala o a
Fiananarantsoa per comprendere come vanno
curate normalmente o in caso di eventuali ma­
lattie da diagnosticare subito. Per ora 4
mucche vanno bene.
La corrente elettrica e 10 piccoli imprendi­
tori. Dalle ore 6 alle 9 (3 ore) oggi c’è l’eroga­
zione di corrente elettrica. Questo consente 3
ore di studio degli alunni e agli insegnanti per
correggere. La città degli studi (citè des étu­
des) si estende per 1 Km2 e comprende 30
aule, la direzione, la casa delle suore, le case
degli insegnanti, un collegio di 250 posti… tutti
con impianto elettrico a norma europea.
Ci sono 200 domande scritte di famiglie che
chiedono la corrente elettrica e la porteremo
progressivamente. Sono già 170 gli utenti .
La corrente elettrica ha consentito la nascita di
10 piccoli imprenditori con nuove opportunità:
­ la scuola di informatica alimentando i compu­
ter grazie a due pannelli solari;
­ l’uso dei computer nelle capanne per scrive­
re i bollettini sulla compravendita dei buoi;
­ l’uso di una fotocopiatrice;
­ lavorare meglio le inferriate con strumenti
elettrici;
­ analogamente per la falegnameria poter usa­
re piallatrice per porte, finestre e tavoli;
­ un piccolo frigorifero per avere e vendere dei
ghiaccioli;
­ una televisione (già sapete della coperchio
usato come antenna e delle persone che
hanno visto nella televisione il Presidente che
“si muoveva come se fosse una persona vera”
e lo cercavano dietro la tv come se fosse stato
nascosto dietro un lenzuolo); la tv trasmette
soprattutto videocassette con le azioni dei mili­
tari
Il punto è che per consentire l’utilizzo della
corrente elettrica ai piccoli imprenditori per 10
ore al giorno servirebbero 66 Kw, pari a 500 lt.
di gasolio al mese. Mentre oggi ci sono solo 3
ore e per 170 utenti.
Stiamo studiando la possibilità di installare un
gruppo elettrogeno più piccolo in modalità tri­
fase cercando di farne bastare 20 kw di po­
tenza ma questo deve essere gestito dagli
imprenditori interessati sia per la manutenzio­
ne che per il carburante necessario.
Curiosità. Il famoso architetto di Milano Anto­
nio Portioli si è fatto vivo e ha ricordato come
fosse rimasto stupito della realizzazione dei
ponti in cemento; aveva dato delle misure
adatte a ponti in legno, ma padre Tonino era
riuscito ad adattare i calcoli e a deviare il fiu­
me.
Servono in sintesi
­ Altri pozzi
­ 3 cisterne
­ Nuove mucche ma solo man mano che riu­
sciamo a gestirle
­ Una revisione complessiva del sistema idrau­
lico già in essere
­ Gruppo elettrogeno trifasico o soluzione
tecnica da individuare per la disponibilità ora­
ria estesa della corrente elettrica
2. Qualche domanda
Vita quotidiana (domanda di Beppe Bellotti).
Come mi trovo? Ero solo, ora le suore hanno
in mano la scuola e vengono da me solo per i
problemi; poi c’è la scuola agraria il cui Di­
rettore è padre Fahamaro (significa il moltesi­
mo perché ultimo di numerosi fratelli),
presente ormai da 6 anni, si è preparato alla
conduzione della scuola con un corso di un
anno a Bevalala; padre Fahamaro ha ormai in
mano la scuola agraria della missione.
Ci sono poi dei vincenziani: Jean Noel, diaco­
no fratello coadiutore; Rabè che ha finito lo
stage e tornato a Fiananaranzoa; manderanno
altri due diaconi per uno stage di un anno.
Ho detto a padre Fahamaro: prima tu aiutavi
me, ora io aiuto te. Ho già chiesto un altro pre­
te che possa aiutare Fahamaro.
Sviluppo della religione (domanda di Beppe
Bellotti). A Jangany il 52% sono animisti e do­
po 18 anni i cristiani sono passati da 2% al
25%; in altri termini su 4600 abitanti 1200 so­
no cristiani [per ulteriori dettagli si veda la
news letter Amici di Jangany n. 15].
Nella chiesa non ci stiamo più, perciò stiamo
continuando la realizzazione della nuova chie­
sa. Dopo il furto il ritmo è più lento . Ci sono
ormai i muri alti un metro sopra le fondamenta,
da una parte ci sono le aperture per le finestre
che dovrebbero essere costruite proprio in
questo periodo. Sul lato opposto i muri sono
ormai a 3 metri. Appena ci sarà il tetto la chie­
sa verrà utilizzata anche se non sarà ancora
terminata.
Quest’anno sono 63 i giovani che hanno fatto
la cresima e la prima comunione. La messa
dura almeno 2h 30’ e fa venir voglia di pregare
anche a chi passa per caso a Jangany.
Aspetti igienico sanitari (domanda di Ma­
riangela Basiletti). Abbiamo un’ostetrica e un
infermiere che offrono un servizio a 6/7 donne
al mese in occasione del parto.
Abbiamo regalato
l’ospedale al Co­
mune 10 anni fa
per
avere
un
servizio pubblico
e cerchiamo di
aiutarlo a cresce­
re, non vogliamo
sostituirci allo stato con il dispensario della
missione ma il servizio sanitario nazionale è
un disastro. La struttura è tenuta male, non è
mai stata re­imbiancata ed è sporca; inoltre il
medico è spesso ubriaco già dalla mattina, fa
delle diagnosi senza visitare e il suo scopo
sembra quello di vendere le medicine. I malati
più seri li accompagno io così posso segnala­
re al medico ubriaco i sintomi, la febbre, le
possibili malattie del caso come malaria, bi­
largiosi, ferite o ustioni, infezioni intestinali.
Nel nostro dispensario abbiamo medicine che
diamo chiedendo solo un’offerta, la suora non
è specializzata ma è in grado di fare fasciatu­
re, dare antibiotici e le medicine essenziali.
Gabinetti. Per il resto fare le fognature e i ga­
binetti resta spesso un sogno: mancano i soldi
e le competenze e le persone che tengano
tutto in ordine con costanza. La scuola è però
un esempio: per ogni classe facciamo una fos­
sa profonda 3 metri larghezza 1m x1m, mettia­
mo un lastrone di cemento armato con 5 buchi
e 5 stanzette che guardano a sud/ovest (il
vento tira da nord/est verso sud/ovest).
Per certe tribù il gabinetto è un tabù; per que­
sto è importante insegnarne l’uso e
l’importanza. Portiamo anche in classe un me­
dico che lo spiega. Gli adulti non hanno avuto
questo insegnamento, ma i giovani devono
imparare. Sotto il controllo di un insegnante,
due bambini dei 50 di ciascuna classe pulisco­
no i gabinetti con il secchio e l’acqua del
pozzo. Si chiede ai genitori di imparare e fare
altrettanto: oggi a Jangany ci sono 40 gabi­
netti… e 25­30 sono anche usati.
Ospedali. Il più vicino è a Sakalalina, gestito
da religiosi italiani, ma per andarci il viaggio
costa come mezzo stipendio di un insegnante;
per metterli da parte la gente ci mette più di un
mese. Però c’è ora un bus che 5 volte la setti­
mana porta da Jangany a Ihosy (100 km) così
si può prendere un taxi da Ihosy a Sakalanina
solo per 60 km. Ci si organizza partendo sa­
bato con il bus, il giorno dopo (domenica) si
prende il taxi in modo da poter fare gli esami
di lunedì.
Acqua. Quella dei pozzi di Jangany è stata
analizzata ed è molto buona. Sono venuti a
prenderla con l’aereo perché non passasse
troppo tempo prima di poterla analizzare e
l’hanno trovata buona, potabile, dolce, ricca di
minerali ma senza calcio. Su insegnamento
dei cinesi a volte la bevo calda e mi accorgo
che fa digerire meglio. In ogni caso la filtriamo
con un filtro in maiolica. Da quando ci sono i
pozzi non abbiamo più avuto 40 morti all'anno
per acqua infetta nei mesi di ago­
sto/settembre.
3. Note varie
Andare a Jangany. L’insicurezza rende tutto
più difficile, il viaggio è pericoloso e affittare un
aereo costa. La dott.ssa Peppina non verrà in
ottobre ma a febbraio. Il viaggio costa circa
1300/1500€ Torino/Antananarivo A/R
e
altrettanti se si prendesse un aereo locale.
Contatti. È ora opportuno avviare i contatti via
mail anche con padre Fahamaro e con la suo­
ra superiora… meglio in francese per renderli
più partecipi e coinvolti nello scambio Italia­
Jangany.
Pino Torinese. Roberta racconta che il pro­
getto di interculturalità a raggiunto quest’anno
tutto il Comprensivo di Pino (comprese le
materne e con maggior profondità le medie). Il
progetto è stato ufficialmente presentato al
Collegio Docenti. L’affetto dei bambini per gli
amichetti malgasci è cresciuto tantissimo.
Torino. Mariangela racconta del suo raccoglie­
re offerte per la missione. Una volta che la
gente conosce direttamente padre Tonino re­
sta più coinvolta; chiedono di Jangany nel
tempo e c’è continuità nell’interesse.
4. Prossimi passi
Progetto Gocce di Speranza (Laura e Dario, di
Legamondo). Nella quaresima di fraternità
2013 hanno partecipato tre nuove parrocchie:
Madonna del Rosario di Sassi (con incontri cu­
rati precedentemente) e due inaspettate Santi
Pietro e Paolo Apostoli (Monasterolo di Savi­
gliano) e San Salvatore (Savigliano). Il riferi­
mento di questa presenza è legato a don
Mauro Cagna, che padre Tonino ha così potu­
to salutare dopo 40 anni. Renato e Roberta
prenderanno contatti, vista la disponibilità, pro­
ponendo una continuità e portando immagini e
informazioni su Jangany e puzzle in omaggio.
Prossimi impegni intorno agli aspetti idrau­
lici (Silvio, di Shalom ONLUS). Occorre esse­
re concreti e tenere conto della situazione del
brigantaggio. Portare cose che attirano i de­
linquenti non va bene, meglio puntare su rea­
lizzazioni in questo momento fruibili in minor
tempo. Quindi mi concentrerei su
consolidare la scuola agraria portando compe­
tenze e capacità progettuale; Beppe Bellotti
potrà tornare quando serve;
l’acqua al collegio (dove manca uno chateau
d’eau, le pompe, i pannelli solari e un tecnico);
l’elettricista Antonio (Chieri) tornerà per
l’impianto elettrico della chiesa;
cercare un idraulico per una revisione
complessiva di rubinetti, serbatoi, lavandini…
capire ora cosa serve, in un progetto che pre­
veda prima un sopraluogo, poi il trasporto del
materiale a Jangany e quindi l'intervento di­
retto: Una simile azione dovrà essere pro­
gettata e realizzata nell'arco di tre anni.
Ci impegniamo quindi a mandare giù il mate­
riale elettrico per la chiesa e la pompa per il
collegio; cercare l’idraulico e identificare il
materiale idraulico necessario.
Progetto Gocce di speranza
Pozzi, chateau d’eau, formazione agraria e
dell’allevamento per Jangany (sud Madagascar)
Associazione Legamondo Onlus
Il progetto della scuola agraria all'interno della
missione di Jangany (sud Madagascar) sta
proseguendo il suo percorso progettuale, ini­
ziato da alcuni anni, secondo le linee pro­
grammate.
La formazione
La scuola rivolta ai ragazzi ha seguito il suo
iter attraverso la formazione di alcuni giovani. I
diplomati (che hanno superato l’esame di
Stato) sono stati quest’anno 63 della scuola
primaria e 38 della secondaria di primo grado
(è l’unica scuola che vanta il 100% dei pro­
mossi).
Ormai 21 sono i giovani aiutati a laurearsi (8 in
corsi di lunga durata e 13 attraverso il
percorso triennale) e di questi già 4 sono ri­
tornati a Jangany per insegnare; relativamente
al percorso della scuola Agraria e dell’Alleva­
mento è d’obbligo ricordare Espoir (laureato in
Agraria ed attuale responsabile della scuola
Agraria) e Damy, laureato in Veterinaria.
Si è completato, dopo anni di difficoltà, il primo
anno di insegnamento della scuola Agraria.
Gli studi di Espoir, hanno inoltre seguito
parallelamente gli interventi dell'agronomo
Giuseppe Bellotti, che nel corso degli ultimi
quattro anni ha effettuato vari viaggi di pro­
grammazione, intervento e formazione agrico­
la e zootecnica mirati a trasmettere nuove
metodologie di semina, impianto e coltivazione
delle varietà ortofrutticole, nonché delle norme
base della concimazione e della lotta antipa­
rassitaria. Tali interventi hanno permesso di
introdurre nuove colture adatte al clima ed al
territorio, di creare la produzione di vivai per la
germinazione e la diffusione dei piantini ortico­
li, ma sopratutto hanno permesso di creare
quel retroterra culturale e tecnico fondamenta­
le per l'avvio di una scuola agricola sull'alto­
piano dell'Horombè.
Questi laureati che ritornano a insegnare a
Jangany non portano solo conoscenza, ma
anche il desiderio di imparare e di fare cose
nuove per uscire dalla miseria. Sono di grande
incoraggiamento.
Il particolare momento di Jangany
Contestualizzando gli interventi del progetto in
corso non possiamo non ricordare la situazio­
ne difficile di carestia che Jangany si accinge
ad affrontare: nel gennaio 2013 la siccità ha
impedito la buona crescita delle risaie e
nell’aprile 2013 il passaggio di uno sciame di 6
km di cavallette ha definitivamente impedito il
raccolto. Il periodo di carestia si prevede si
protrarrà fino al marzo 2014.
L’aggravarsi del brigantaggio danneggia
inoltre lo sviluppo del villaggio, già misero (co­
me peraltro in tutto il Madagascar a causa
della mancanza di un Governo da ormai 4
anni dal colpo di Stato). La scuola Agraria ha
provveduto ad una difesa del territorio con la
realizzazione di un muro di cinta in mattoni
alto 2,5 mt che sta dando buoni risultati. Gli
animali di razza Brhaman inoltre (incrocio tra
mucca europea e zebù) sono più lenti nel
deambulare e questo li rende meno appetibili
ai briganti.
Il progetto ­ primi interventi
Il progetto Gocce di speranza prevede nel
corso degli anni lo scavo di 12 pozzi per uso
agricolo ed alimentare, 4 dei quali già rea­
lizzati e posizionati nella parte produttiva del
Centro (orti, bananeti e piantagioni di ananas)
che andranno a soddisfare le necessità idriche
della scuola e del centro nel suo complesso
(un pozzo ogni ettaro di terreno recintato),
mentre la costruzione di 4 cisterne permetterà
la raccolta e lo stoccaggio delle acque di
sottosuolo per uso agricolo, per le necessità
della scuola e della stalla.
Un’idea della situazione si può approfondire
anche nell’intervista al missionario nello scorso
agosto (clicca qui per vedere il video)
http://www.youtube.com/watch?v=qxh4w1ZxAwE
Attualmente una delle cisterne è stata rea­
lizzata nella parte in muratura, mentre il
serbatoio è appena arrivato dalla capitale ed è
in attesa di montaggio e collegamento idrauli­
co da parte di un professionista che arriverà
con molta probabilità nel mese di Gennaio.
Il finanziamento arrivato da parte della Diocesi
permetterà di realizzare altre due cisterne ad
uso della scuola e della stalla, fondamentali
per il funzionamento della struttura scolastica
e dello sviluppo dell'allevamento per la produ­
zione del latte.
Il progetto – ulteriori sviluppi
La seconda fase del progetto prevederà quindi
un intervento mirato a
­ sostenere il consolidamento dei corsi di
formazione agricola, con il mantenimento dei
corsi del primo e secondo anno;
­ l'avvio del primo anno della scuola di alleva­
mento.
Attualmente gli studenti ospiti del convitto, che
arrivano da vari villaggi dell'altopiano e quindi
vengono ospitati all'interno della scuola nei
dormitori già realizzati, sono una decina, ai
quali si aggiungeranno i primi studenti del
corso di allevamento.
La stalla, già realizzata, sarà completata con
la struttura necessaria allo stoccaggio ed al
magazzino del latte, mentre si calcola un
incremento delle manze in dotazione alla
struttura. Attualmente sono quattro manze, un
toro ed una vitella (nata nello scorso gennaio),
mentre a pieno regime si valuta di acquistare,
in base alle dimensioni della stalla, almeno
altre cinque manze.
La produzione di latte è sicuramente un passo
importante nello sviluppo agricolo e zootecni­
co del centro, in quanto può essere conside­
rato il punto più alto di un intervento di questo
tipo. Le difficoltà e la specializzazione degli
addetti è infatti elevata, come elevata è la qua­
lità di ricaduta sul territorio nel suo insieme.
Elezioni in Madagascar
Di seguito alcune informazioni tratte dal WEB.
Possiamo farci un’idea della situazione parago­
nando queste informazioni rilevate su scala nazio­
nale, con quelle riportate nel messaggio di padre
Tonino e particolarmente nel fatto che solo 380
persone su 8000 hanno potuto votare.
Gli osservatori internazionali (il principale dell'UE è
María Muñiz de Urquiza) hanno descritto le elezio­
ni presidenziali del Madagascar come libere e tra­
sparenti, con isolati episodi di violenza. Netumbo
Nandi Ndaitwah, capo della Commissione di Os­
servatori per la Comunità per lo sviluppo dell'Africa
(SADC ), ha detto che le elezioni sono state
"tranquille , calme , leali e trasparenti , e riflettono
la volontà del popolo".
I risultati hanno confermano il sondaggio conte­
stuale alle votazioni del 25 ottobre: primo
sondaggio sull'isola malgascia dal momento del
colpo di stato del 2009. Si contenderanno la Presi­
denza della Repubblica nel secondo turno previsto
per il 20 dicembre: Richard Jean Louis Robinson,
alleato del leader deposto Marc Ravalomanana,
ed il suo principale rivale, Hery Martial Rakotoari­
manana Rajaonarimampianina.
I due front­runner , Mr. Rajaonarimampianina
(21,10% dei consensi) e Mr. Robinson (15,93%),
sono entrambi impegnati a ricostruire l'economia
del Madagascar , dopo anni di disordini politici: se­
condo la Banca Mondiale più del 92 % dei 21 mi­
lioni di abitanti del paese vive con meno di 2 dollari
(£ 1,20 ) al giorno.
Mr Rajaonarimampianina dice che si propone di
aiutare i disoccupati , costruire infrastrutture per
migliorare l'agricoltura, impegnarsi nella riforma
del sistema di istruzione e di rendere il Madaga­
scar una forte democrazia .
Mr Robinson dice che il suo programma elettorale
si baserà molto su una nuova versione del piano
d'azione del Madagascar denominato Ravaloma­
nana (MAP) per aiutare a ricostruire la società e
ringiovanire l'industria del turismo in crisi.
Alla cerimonia ufficiale di presentazione dei ri­
sultati hanno preso parte i 31 candidati, esponenti
del governo, rappresentanti del corpo diplomatico
e il mediatore della Comunità di sviluppo dell’Afri­
ca australe (Sadc), l’ex presidente mozambicano
Joaquim Chissano.
L’organismo elettorale ha poi annunciato che su
20.0001 seggi, anomalie sono state riscontrate nei
processi verbali di 61 seggi. Sul contenzioso
elettorale la Corte elettorale speciale (Ces) dovrà
pronunciarsi entro 15 giorni. Ricorsi per ottenere la
squalifica di Rajoanarimampianina sono già stati
presentati dai sostenitori di Hajo Andrianainarivelo,
al terzo posto con il 10,52% dei consensi. La
campagna elettorale per il secondo turno avrà ini­
zio il 29 novembre. Il 20 dicembre i malgasci
andranno alle urne anche per scegliere i 151 de­
putati tra più di 7700 candidati.
Il punto più controverso dell’intero processo eletto­
rale riguarda la mancata iscrizione nei registri di
centinaia di aventi diritto che non potranno
nemmeno partecipare al ballottaggio e alle legi­
slative del 20 dicembre.
Le elezioni generali sono considerate dalla popola­
zione, sempre più povera, un prima passo per
uscire dalla crisi politica, economica e sociale in
atto dal 2009.
Ricordiamo che il
Madagascar è stato
in agitazione politica
dal 2009, quando
Andry Rajoelina fu
estromesso dal po­
tere dal sindaco
della capitale Marc
Ravalomanana con
l’utilizzo dell’eserci­
to. Il colpo di stato
ha lasciato per anni
il paese isolato dalla
comunità internazio­
nale e priva di aiuti
esteri .
Nel gennaio di quest'anno Rajoelina e Ravaloma­
nana entrambi hanno deciso di non candidarsi alle
urne , in linea con un piano concordato con la SA­
DC.