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Il franco forte incide sulle aziende
Cifra d’affari in calo per i pesi massimi dell’economia elvetica nel 2015 - Ancora
una volta non c’è nessuna impresa miliardaria in Ticino
/ 01.10.2016
di Ignazio Bonoli
L’annuale statistica sulle maggiori aziende svizzere per cifra d’affari vede sempre in testa le ditte
che si occupano del commercio internazionale di materie prime. Tra queste la statistica distingue
quelle del commercio di prodotti petroliferi. I dati che si riferiscono al 2015 vedono tornare in testa
la Glencore, con una cifra d’affari di 161’975 milioni di franchi, benché in diminuzione del 22,1 per
cento.
Segue la ditta di commercio di prodotti petroliferi Vitol, che l’anno precedente era salita al primo
posto, superando appunto la Glencore. La cifra d’affari della Vitol è di 159’600 milioni di franchi,
pure in diminuzione del 33,7 per cento. Al terzo posto troviamo sempre la Cargill Int. con 114’373
milioni di franchi di cifra d’affari, in calo del 9,8 per cento soltanto. Al quarto posto vi è sempre la
Trafigura, con una cifra d’affari di 92’340 milioni di franchi, in calo del 23,0 per cento.
Solo al quinto posto troviamo la prima ditta di origini svizzere, la Nestlé, con una cifra d’affari di
88’785 milioni di franchi, in calo del 3,1 per cento, che però ha superato la Gunvor, attiva nel
commercio di prodotti petroliferi, con 60’800 milioni di franchi di cifra d’affari, in calo del 29,3 per
cento. I grandi cali di cifra d’affari sull’arco di un anno sono condizionati dalla forte diminuzione del
prezzo del petrolio e delle materie prime. L’indice dei prezzi in questo settore, in gennaio, era ai
livelli più bassi da 11 anni.
Per le aziende con domicilio in Svizzera, bisogna tener conto non solo del calo dei prezzi delle
materie prime, ma anche della forte rivalutazione del franco svizzero, dopo l’abbandono della difesa
del tasso di cambio con l’euro. Questo cambiamento viene avvertito nei bilanci di grandi aziende
svizzere come la Syngenta (agrochimica) che vede un calo dell’11 per cento della propria cifra
d’affari, o la Novartis (farmaceutica) che perde il 16 per cento di cifra d’affari. Nel frattempo, anche
il dollaro aveva guadagnato parecchio terreno nei confronti di molte valute estere.
Senza questi influssi, parecchie aziende avrebbero potuto registrare un leggero aumento della cifra
d’affari, invece di una diminuzione. Per esempio, per le due ditte svizzere citate, che tengono i
bilanci in dollari, la cifra d’affari epurata di questi effetti, sarebbe aumentata dell’1 per cento e
rispettivamente del 5 per cento. In effetti, secondo esperti del ramo, il 2015 è stato un anno
favorevole a un leggero miglioramento della situazione, nonostante le impressioni contrarie che
aveva suscitato. Al momento si può ritenere che nell’anno in corso non si subiranno più i pesanti
effetti degli andamenti valutari. Si può quindi prevedere un leggero miglioramento tanto delle cifre
d’affari, quanto degli utili per le aziende svizzere. L’economia mondiale sta infatti crescendo,
lentamente, ma crescendo.
Come sempre però la quota di cifra d’affari realizzata all’estero dalle aziende svizzere è molto
importante. Per alcune di esse raggiunge perfino il 90 per cento, per cui diventa importante il
rapporto con i tassi di cambio delle valute. Il che non è però sempre determinante. Per esempio per
una ditta come la Sulzer, il calo delle cifra d’affari è tale anche se corretto dalle oscillazioni
valutarie. La cifra d’affari è calata dell’8 per cento, di cui solo il 3 per cento dovuto agli effetti della
forza del franco.
La tendenza ha interessato anche grandi aziende che lavorano per il mercato interno: la cifra d’affari
delle FFS aumenta di un 3 per cento, ma quella della Posta diminuisce del 3 per cento, quella del
gruppo Coop del 4 per cento, mentre quella della Migros è rimasta stabile. Nel commercio al minuto
Valora, Aldi e Volg hanno migliorato la cifra d’affari, mentre Manor e Globus l’hanno peggiorata.
Se consideriamo i posti di lavoro (a tempo pieno), troviamo sempre la Nestlé al primo posto (335’000
in tutto il mondo) seguita dalla Glencore (156’468), dalla ABB (135’000), dalla Novartis (118’700) e
dalla Lafarge Holcim (100’956). Migros è al nono posto con 72’609 dipendenti e Coop al decimo con
67’877.
Questa statistica, elaborata dalla «Handelszeitung», in collaborazione con la Bisnode D&B Svizzera,
viene pubblicata fin dal 1968 e tiene conto di aziende dell’industria, del commercio e dei servizi che
hanno una cifra d’affari superiore al miliardo di franchi e che forniscono i dati. Così per la prima
volta vi figurano Microsoft Svizzera e BLS con oltre un miliardo. Mentre per la prima volta hanno
fornito i dati Ferring Pharmeceuticals, nonché l’Ospedale Universitario di Zurigo, Galenica Santé, il
gruppo bernese Insel e l’Ospedale cantonale di Basilea, nel settore della salute.
La statistica fornisce anche una ripartizione regionale delle ditte miliardarie. Fra i cantoni che non
ospitano nessuna di queste ditte figura il Ticino, con Appenzello Interno, Giura e Obvaldo. Il cantone
con il numero maggiore di «miliardarie» è evidentemente Zurigo (43), seguito da Berna (19),
Ginevra e Basilea (14), Vaud (10), Argovia (9), Zugo (8), San Gallo (8), Lucerna (7), Basilea
Campagna (5), Svitto (4), Neuchâtel (4), Nidvaldo (3), Friburgo, Grigioni e Turgovia (2), nei
rimanenti cantoni solo una.