Vi presento Carmilla. XVI parte. “Resta tranquilla, Cacciatrice
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Vi presento Carmilla. XVI parte. “Resta tranquilla, Cacciatrice
Vi presento Carmilla. XVI parte. “Resta tranquilla, Cacciatrice! Quando tornerò, tutto sarà diverso...” Spike, Seeing Red, VI stagione BTVS. Buffy e Spike accettano la tradizionale bevanda del sud in bicchieri ghiacciati, sciroppo di menta e bourbon, e siedono su un ricco divano di broccato verde, di fronte alla loro ospite. Che sorride. “Vi ha mandati Boris” dice la donna. “E spero che venga anche lui. E’ parecchio che non ci vediamo” “Signora” comincia Buffy. “La ringraziamo per la sua ospitalità. Noi...” “So tutto” ride lei. “Buffy Summers e William the Bloody. Che coppia, davvero!” “Già” ammette Spike, per niente offeso. “Siamo ansiosi di ascoltare ciò che lei può dirci..signora” “Cielo, non mi sono neanche presentata!” si accorge l’anziana signora. “Dio, che sbadata! Rimediamo subito” La donna mette mano ad un vicino cassetto, e trae dalle sue profondità un portaritratti d’argento. Lo porge alla coppia di fronte a lei. Buffy studia l’immagine: una ragazza in un abito lungo d’inizio secolo, con i capelli mollemente raccolti sul capo. Ed accanto a lei un uomo pallido in un’uniforme scura. Solleva lo sguardo sulla sua ospite. Nonostante l’eternità trascorsa da allora, capisce che la ragazza dagli occhi chiari lì ritratta è lei. “Sono Roxana Lee. In Vargas.” Comincia l’anziana signora. “Prima che facciate strani calcoli, ve lo dico io: ho 102 anni. Sono nata nel 1900...allo scoccare del secolo. Questa foto è del 1917. L’uomo accanto a me è Vladimir Vargas...il mio unico marito” “E lui...era...” Roxana sorride. “Un vampiro, naturalmente. Come lui.” Roxana sta indicando verso la porta. Boris vi appare, elegante e distaccato e giovane come quando lo hanno incontrato alcuni giorni primi, fuori dai vecchi sotterranei dell’Iniziativa. Boris avanza nel salone, e bacia con affetto la mano dell’anziana signora. I due si scambiano uno sguardo che Buffy non esiterebbe a definire appassionato. Boris si siede accanto a loro, ed accetta a sua volta dal maggiordomo nero, impassibile, del mint juleep. “M ia cara” sorride la vecchia. “Credevi davvero di essere la prima cacciatrice ad aver avuto non uno, bensì due amanti vampiri?” “Lei...lei è una cacciatrice?” Roxana annuisce. “Come vedi, non tutte le cacciatrici muoiono entro i venticinque anni. Ne sono la prova vivente. Beh, naturalmente, ho iniziato a cacciare piuttosto presto. Anche perché mi sono sposata molto giovane...a soli sedici anni.” “Con un...vampiro?” Roxana annuisce. “Lui era un vampiro molto particolare. Ho conosciuto Vladimir in questa casa...proprio qui, su quella terrazza aperta che si vede dal viale d’ingresso. Avevo sedici anni. M io padre era Reginald Lee, ed era il governatore di questo Stato. Quel giorno diede una festa per la sua rielezione...ed io conobbi Vlad. Due mesi dopo, eravamo sposati. Cinque mesi dopo, attendevamo un figlio” “Lei...ha avuto un figlio da un vampiro?” lo fissa Buffy. “Come è stato possibile?” La vecchia signora sorride. “ E per te? Come è stato possibile?” Bella domanda. Buffy non sa proprio cosa rispondere. “L’amore è la più potente delle forze.” Risponde la donna. “Talmente potente, da abbattere ogni ostacolo. E’ l’amore che tiene i vampiri lontano dalla tua porta...o dentro il tuo letto, a seconda dei casi. Beh, a quanto pare tu ed io apparteniamo alla seconda categoria, Buffy. Forse tu non sai che ci sono molte specie di vampiri. Quella di gran lunga più numerosa, ed infame, è refrattaria al sole, vive di notte, e caccia spietatamente in branchi. M a vi sono vampiri antichi, così antichi che del loro passato si è persa ogni traccia. Vampiri che resistono al sole, e altri che procreano figli. Con donne normali, non è possibile, naturalmente, ma con le cacciatrici, sì. E, talvolta, anche con vampiresse” “Darla” sussurra Buffy “Darla ed Angel hanno avuto un figlio” “Lo so” ammette Boris, rompendo il suo interessato silenzio. “Se ne è parlato per mesi, nella nostra comunità” “E tu sai perché questo avviene?” Buffy scuote il capo, come in trance. “Perché anche le cacciatrici sono una specie di vampiro. Un vampiro ereditario. Che non teme il sole, non ha paura degli oggetti sacri, e non si nutre di sangue. Non per vivere, perlomeno. M a le cacciatrici adorano bere il sangue. E’ la loro droga. Solo che bevono solo il sangue di altri vampiri. E’ una specie di regolamentazione della razza: il predatore viene a sua volta cacciato da altri membri della stessa specie. Le cacciatrici diventano tali per forza ereditaria. E’ una forza oscura, che si rivela ogni cinque, sei, sette generazioni. A volte, persino più raramente. Ed è una forza che deriva dall’essere eredi di vampiri. Le cacciatrici sono nipoti o pronipoti di vampiro. Solo che non lo sanno. Io non lo sapevo, almeno. Prima di leggere il suo diario”: “Il suo diario?” chiede Buffy, sbalordita. “Devi sapere” continua l’anziana signora “Che ho per molti anni pensato che il mio ramo materno fosse il più interessante della famiglia. M a mi sarei ricreduta.” Ammette l’anziana signora. Indica a Buffy il ritratto di una magnifica donna bionda, in crinolina. “M ia madre, Solange van der Boek. Suo padre, mio nonno, apparteneva ad una famiglia olandese molto facoltosa. M a il membro veramente interessante della mia famiglia materna è sempre stato il mio bisnonno, Jean – Paul Brevigny. Era un francese, un popolano di Parigi, ed aveva vissuto ai tempi di Napoleone. Era stato anche soldato nella sua armata. Sua moglie, la mia bisnonna Serena, era invece una donna dalle origini piuttosto misteriose. Pareva di umili origini, ed invece era la figlia illegittima di una contessa italiana”. Roxana sorride. “M ia madre Solange amava raccontarmi delle avventure dei suoi nonni, Jean – Paul e Serena. Lei stessa aveva avuto una vita piuttosto movimentata. Era rimasta in questa piantagione durante la guerra di successione, ed era sfuggita alla morte per puro miracolo. Non era purtroppo sfuggita allo stupro. Questo crimine le aveva segnato la giovinezza.” Spike fissa Buffy, e poi abbassa lo sguardo, ancora vergognoso di se stesso, e di quanto ha tentato, in preda alla disperazione, di farle. Lei gli stringe una mano, con un chiaro gesto d’affetto e di perdono. “M io padre, Reginald Lee, era il suo secondo marito. M ia madre aveva già avuto una figlia da un precedente matrimonio”. La vecchia signora si ferma un istante, sorride. Ripercorre con la mente la sua privilegiata infanzia di bambina ricca nel sud del primo novecento. “M ia sorella è morta negli anni ’40...ed io sono ancora qui. Incredibile, vero? Comunque, con una famiglia materna tanto interessante si potrebbe pensare che le mie origini vampiriche siano da rintracciare lì...ed invece no. Il tutto nasce invece dal personaggio in assoluto meno interessante della famiglia: la mia bisnonna paterna Katia.” Buffy pensa di mettere da parte la sua bibita alcolica: le sta già girando la testa. E poi, forse, non dovrebbe bere bourbon nelle sue condizioni... L’anziana signora riprende il suo racconto. La sua lucidità mentale, alla sua età, è semplicemente stupefacente. “La nonna di mio padre era arrivata in America agli inizi dell’ottocento dalla regione del M ontenegro. Era una donna piuttosto brutta, tremendamente ignorante e spaventosamente timida. In una parola sola: un disastro. La famiglia Lee era già allora benestante: quella sposa europea arrivava come una specie di pagamento di un debito commerciale. Il mio bisnonno la odiò a prima vista, e si fece scrupolo di mantenere non una, bensì tre amanti mulatte durante tutto il corso del loro matrimonio. Katia capiva a malapena l’inglese, e non si applicò mai più di tanto. Aveva un’unica certezza: quella di essere la nipote di un brukolakii” “Un brukolakii?” chiede Spike, sempre più incuriosito. “Sì...una specie di creatura mitica, figlio di vampiro. Solo i brukolakii sono in grado di sentire i vampiri, e di sconfiggerli. Anzi, traggono forza e riconoscimento sociale da queste loro speciali caratteristiche. Umani, mortali, eppure forti, quasi invincibili. E devoti alla missione di sterminare le forze del male. La famiglia di Katia aveva avuto numerosissimi esemplari di questo tipo. Sembra che non fossero solo donne, ma anche uomini. Naturalmente, quando lei ne parlò con il suo poco sensibile marito, il mio bisnonno si mise a ridere, e poco ci mancò che la prendesse per pazza.” La vecchia signora scoppia a ridere “Immaginate! Nella bigotta Georgia dell’inizio ottocento un’europea rozza ed ignorante dice di essere la discendente di una stirpe di cacciatori di vampiri! Nessuno le credette, naturalmente. Nessuno...tranne coloro che, al tempo, nulla contavano.” “La comunità degli schiavi” intuì Buffy. “Esatto” la vecchia signora lancia uno sguardo al suo maggiordomo di colore, che le sorride, ironico. “Loro sapevano che la padrona Katia non mentiva. E quando nella notte forze misteriose esigevano il loro tributo, Katia lasciava il suo letto solitario, e si avventurava nella piantagione. Con un paletto.” “E li uccideva” mormora Buffy. (Tu sei una killer...tu cacci. Tu uccidi.) “Sì. Per più di un decennio, la straniera ignorata e derisa liberò la contea dal male...almeno, dal male demoniaco. M orì dando alla luce il suo secondo figlio. Non fu affatto compianta dal suo distratto marito...ma dagli schiavi di Burning Lee, sì. Cantarono attorno al fuoco per dieci notti. E non la dimenticarono. Nessuno dei suoi discendenti ebbe più alcun contatto con il mondo dell’occulto. Nessuno. Fino ad una sera di primavera del 1916. In Europa c’era una guerra, ma non da noi, non a Savannah...la piantagione era in fiore. M ia sorella era il fiore più bello...in tutta la contea, non c’era ereditiera più ambita. Io ero ancora molto giovane, insicura. Andai sulla terrazza, per prendere il fresco, e sentii una presenza. M i voltai. C’era un uomo, di fronte a me, vestito di scuro. Un uomo bellissimo...bello in modo irritante” Buffy quasi si strozza con il mint juleep…le sue esatte parole di quando incontrò Angel per la prima volta. Alla stessa età. “Parlammo. M i disse che era in arrivo un grosso pericolo...e che avrei dovuto combatterlo. Quando ritornai in casa, nessuno mi credette. Nessuno aveva visto quell’uomo, nessuno lo conosceva. Nei giorni seguenti, continuavo ad incontrarlo nei posti più impensati...ed ero l’unica a vederlo, a “sentirlo”. Percepivo la sua presenza in una folla, al mercato, tra i lavoranti della piantagione. Finii tra le sue braccia prima ancora di conoscere il suo nome.” “Perdette anche lui l’anima?” chiede Buffy, che non può fare a meno di pensare alla sua storia con Angel, alla purezza di quel sentimento...fino a quel tremendo, atroce risveglio. “No. M i sembrava tutto meraviglioso. Chiese a mio padre la mia mano. Pareva benestante, ed aveva un titolo nobiliare. Aveva acquistato una vecchia casa vicino alla nostra piantagione. Il titolo, soprattutto, impressionò i miei. Acconsentirono. La notte delle mie nozze, i tamburi della piantagione suonarono senza sosta. Facemmo l’amore, e fu bellissimo. Al culmine di quel nostro primo incontro, lui mi morse. Quasi mi dissanguò. M i risvegliai debolissima. Ed allora mi spiegò tutto.” “Tutto?” chiede Spike. “Le spiegò che era un vampiro e che adorava bersi il suo sangue giovane...oltre a fare sesso con lei, beninteso?” L’anziana signora scosse il capo. “Era come un incantesimo. Un incantesimo di protezione. Doveva far accettare alla mia diversa vampirità la sua natura. M i disse che occorrevano almeno tre morsi ad una cacciatrice per potere...” “Per potere?” interviene Buffy. “Per consentire al suo corpo di procreare un figlio” Il silenzio è caduto nella stanza. Boris ora beve del té, e di tanto in tanto spia il suo Rolex d’oro. Buffy pensa ai vampiri che l’hanno assaggiata. Il M aestro, Angel, Dracula...e da ultimo Spike. Quattro. “Come sapeva...che lei era una cacciatrice?” “Lo sapeva” spiega Roxana. “Lo sentiva...come io lo sentivo. Fu lui il mio osservatore. Era un vampiro anomalo, come ho già detto. Non resisteva al sole, ma era molto antico. Aveva collaborato con il Consiglio degli Osservatori in più di un’occasione. Non aveva un’anima, ma aveva una spiccata personalità. Non permetteva al suo demone di dominarlo” “Anche il mio Spike è così” dice Buffy, fiera. “Lo so. Altrimenti non sareste qui....con il vostro bambino. Amavo moltissimo Vlad. Era la mia tenebra, ed insieme la mia luce. L’ho amato come si ama una sola volta nella vita...ma forse tu, Buffy, sai cosa intendo” Buffy annuisce. “Cominciai ad addestrarmi, ed a cacciare. Era un osservatore meraviglioso, ed era mio marito. M i morse ancora due volte, e la terza quasi non riuscì a fermarsi. Nella sua eterna lotta il demone quasi prevalse. Sopravvissi per miracolo. Dopo di quello, rimasi incinta. M io figlio nacque, bello e perfettamente normale, e quella stessa notte Vlad morì” Buffy si riscuote dal suo incantesimo. “M orì? Perché?” “Era andato a combattere al posto mio. Cinque demoni lo circondarono. Naturalmente, trovammo solo le sue ceneri. Il nonno di Alec – il mio maggiordomo – mentì a mio favore. Organizzammo un finto funerale. Ed io piansi la sua fine. M i si era spezzato il cuore” Roxana si riscuote. Il dolore è ancora palese sul suo volto...dopo tutti quegli anni. Quasi un secolo di dolore. “Non riuscivo più a sopportare quella vita. E neanche la piantagione dove avevo vissuto, e amato, e cacciato...con lui. Il ricordo mi stava uccidendo. Sapevo che Vlad possedeva un qualche scalcinato castello in Europa. Presi mio figlio, e partii. La casa dei Vargas era in una regione montuosa dell’Ungheria meridionale. La miseria regnava sovrana ovunque. Naturalmente, pullulavano i vampiri. Non cacciai mai così tanto. In presto, divenni una figura amata e rispettata dalla comunità. Ero la contessa Vargas, ma mi chiamavano la brukolakii, la cacciatrice. Poco prima della mia partenza da Savannah, gli antichi schiavi della piantagione mi avevano raccontato della mia bisnonna Katia, e del suo diario. Imparai tutto della caccia. Tutto quello che non avevo già appreso grazie a Vlad, beninteso. Amavo la mia perfetta solitudine. M a, un giorno, venni invitata come esponente della nobiltà locale a corte. Quel giorno, mi successe qualcosa di incredibile” “M i sembra ieri” commenta Boris. I due si sorridono, con un sorriso complice. “Non avevo da mettermi che vecchi vestiti che avevo portato dalla Georgia. Quando arrivai al ballo, mi sembrò di essere entrata nel mondo delle fiabe. La guerra era appena finita, e l’Europa orientale era scossa da fremiti e sussulti...ma, quella notte, i salotti splendevano degli ultimi fuochi di un’epoca ormai terminata per sempre. Fu lì che conobbi il compagno Boris. “ “Già” commenta Boris. “Avevo fiutato in fretta il vento dei vincitori. M i ero per un breve periodo unito ai bianchi, che lottavano per la restaurazione del regime zarista. M a poi, dopo il massacro di Ekaterinburg, ero ritornato sui miei passi. Erano tempi meravigliosi, per un vampiro. Stragi, uccisioni, tragedie. Un bagno di sangue. In quell’anno 1921 ero già un esponente della nomenclatura sovietica. E lo sono rimasto fino alla caduta del M uro. Nessuno ha avuto una carriera politica lunga come la mia...ovviamente” “Capii che era un vampiro nei primi tre secondi dal nostro incontro, anche se c’era ancora il sole” ricorda Roxana, sorridendo. “E pensai a come fare per ucciderlo. Naturalmente, avevo un paletto con me. M a non volevo impolverare il mio bel vestito” “M i diede la caccia fin nei giardini. Ed io le tenni testa.” “Non capivo perché non si lasciava graziosamente uccidere...come succedeva di solito con i suoi simili.” “Ed io non capivo perché lei non si lasciava baciare. Era così carina...” “Per farla breve, divenimmo amanti quella notte stessa. E fu una cosa folle. Totalmente senza testa. Avevo amato. Avevo avuto un amore. M a non avevo mai avuto un amante. Se cogli la differenza, mia cara Buffy” “Perfettamente” commenta la ragazza, sorridendo. “Boris ed io siamo stati insieme ad intermittenza per circa vent’anni. Lui insisteva per sposarmi...ed io non lo volevo. Lui non era Vlad. Non rimpiangeva il male commesso. Lui si gloriava del potere, e della sua immortalità. Lui non era redento, e non lo sarebbe mai stato. Ed io, se potevo accettarlo come amante, non riuscivo ad accettarlo come compagno.” “Abbiamo perso molto, Roxie” dice il vampiro, prendendole una mano. “Ed ora quel tempo è inesorabilmente passato” Buffy e Spike si fissano. Anche loro sono stati mille volte sul punto di perdersi, di perdere quello che c’era tra di loro. Eppure, alla fine si sono ritrovati... Roxana sorride a Buffy. “Non fare il mio stesso errore, dolcezza”. “Non credo neanche ad una parola” dice Spike. “ Cacciatrici...vampiri. Possibile che loro sappiano quello che il Consiglio ignora?” “Io invece le credo” dice Buffy, dondolandosi sulla terrazza, la stessa terrazza in cui Roxana, la giovane cacciatrice, ha conosciuto il vampiro Vlad. L’anziana signora li ha invitati a trascorrere almeno qualche giorno in sua compagnia, nella grande casa, e loro hanno accettato. Potranno ancora parlare di vampiri e cacciatrici. “Buffonate” commenta Spike. “Io conosco i vampiri. Sangue e divertimento. E’ questo che cercano. Non amore e canzoni” “Senti chi parla!” lo prende in giro lei. “Proprio tu. Il mio poeta.” Restano in silenzio entrambi. Rivedono lo sguardo di rimpianto che il vampiro Boris, l’immortale, potente vampiro, ha lanciato alla sua antica amante, ormai decrepita. Non hanno vissuto in pieno il loro sentimento, quando era il momento. Sono stati separati non dalla morte, ma dalla loro stessa reticenza ad amare davvero...quali che siano le condizioni. Ed ora è inesorabilmente troppo tardi. “L’amore strano è meglio di nessun amore...” aveva detto la prima cacciatrice, nel deserto. Spike si alza in piedi. Tende la mano a Buffy, la stringe a sé. Sente il suo cuore che batte. Nei suoi occhi blu c’è uno sguardo deciso, che quasi la spaventa. “Ho un’idea maledettamente brillante, baby” le dice. “E adesso, mettiamoci al lavoro!” Continua…..