diario - Università degli Studi di Verona

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diario - Università degli Studi di Verona
Discesa del Colorado river da Lee’s Ferry a South Coast (Lake Mead)
3-18 agosto 2008
Premessa
L'ottavo giorno, dopo aver scritto circa 15 pagine di diario, ho avuto la sciagurata idea di dividere il
racconto in due file separati. Sciagurata idea perchè così facendo ho inavvertitamente sovrascritto
il primo file perdendo cosi' di fatto tutto quanto scritto di getto nel corso della prima settimana. Ho
provato a riscrivere i primi 7 giorni solo oggi, 13 agosto, sperando di riuscire a ricordare le cose più
importanti. Molti aneddoti, tuttavia, sono purtroppo dimenticati per sempre
Massimo
I componenti del team:
Marco Panebianco, capospedizione, di Galliate (Novara)
Lorenzo Tosi di Carrara
Frederik Beccaro “Fred” di Arenzano (Genova)
Massimo Delledonne di Verona
Stefano Spigno di Genova
Giuseppe Caramella “Beppe” di Milano
Roberto Favorido di Gamalero (Alessandria)
Fabrizio Franchi di Sestri Levante (Genova)
Alessandro Zocchi “Mandala” di Samarate (Varese)
Marco Merini di Albairate (Milano)
Marco Nocentini “Nox” di Genova
Luca Gamberale “Gambero” di Milano
Guido Galvan di Como
Luigi Codinotti “Gigi” di Montichiari (Brescia)
Stefano Stanga di Orzinuovi (Brescia)
Giovanni Zanardello “Gianni Slalom” di Roncadelle (Brescia)
Meno 1 al via:
Arriviamo a Lee's Ferry verso le 3 del pomeriggio del 2 agosto, dopo aver fatto un giro lungo il
South Rim per poter apprezzare il Grand Canyon anche dall'alto, dato che nelle prossime due
settimane lo vivremo dal fiume. Il caldo è impressionante e ci taglia le gambe, una bella differenza
rispetto alle temperature di Flagstaff!
Ecco il Grand Canyon visto dal South Rim
All'mbarco ci attende Rico, un messicano naturalizzato americano che si è occupato di gonfiare e
attrezzare i tre gommoni per la discesa.
Rico è l’omone con la tuta che sta parlando con Stefano e Lorenzo
Carichiamo i viveri, molti dei quali stivati nei bidoni che abbiamo portato dall’Italia per risparmiare
peso. In genere infatti i viveri vengono stivati nelle casse per munizioni, che però sono molto
pesanti. Visto che porteremo con noi 160 litri di vino, dobbiamo almeno cercare di risparmiare il
peso delle casse! Niente birra, troppo pesante.
Per la cena di questa sera e la colazione di domani mattina andremo in un ristorantino a qualche
miglio di distanza, sono gli ultimi pasti "veri", e ci teniamo a farli bene. Uno shuttle del ristorante ci
verrà a prendere e ci porterà indietro sia questa sera sia domani mattina.
La notte la passiamo accampati in riva al fiume, a pochi metri di distanza dall'area in cui abbiamo
attrezzato i gommoni, che è divisa in due parti: a sx i gommoni commerciali, a dx i gommoni
privati… tipica finezza americana per evitare discussioni. La sabbia scotta, dormire è davvero
molto difficile. Alcuni di noi decidono di dormire sul gommone mentre altri decidono di soffrire
dentro la tenda oppure dormire sotto le stelle. Di certo, dalla notte successiva seguiremo il
consiglio di Jessica, cioè di bagnare la sabbia prima di stendervi sopra il materassino (Paco pad)
di cui alcuni di noi si sono dotati, o il thermarest.
Primo giorno
La notte non è stata facile, il caldo ha infatti messo a dura prova chi ha dormito in tenda.
Comunque siamo tutti molto eccitati. Oggi è il gran giorno, atteso da oltre un anno. Aspettiamo
l'arrivo del Ranger per il briefing, che è fissato per le 9 in punto. Nascondiamo i nostri salvagente
nelle canoe dato che non sono omologati dalla guardia costiera americana per cui dovremmo
indossare dei salvagente da barca che Brady ci ha fatto trovare pronti. Pensiamo di essere furbi e
di riuscire a farla franca, ma il Ranger è più furbo di noi e la prima cosa che fa è guardare dentro le
canoe. Ci chiede di sostituire i salvagente irregolari con quelli regolamentari, noi gli promettiamo di
farlo ma naturalmente non lo faremo: partiremo con i salvagente regolamentari per poi sostituirli
con i nostri non appena fuori dalla portata del Ranger. E così faremo, senza problemi.
Il Ranger è persona molto simpatica, e dopo averci illustrato i pericoli del nostro viaggio e i giusti
atteggiamenti da tenere in fiume e fuori dal fiume, ci conferma che questa è la prima discesa di un
gruppo formato solo da italiani, per di più canoisti. Si dice molto contento che la lotteria stia
funzionando a dovere, e ci raccomanda di riiscriverci quanto prima per avere la possibilità di
ripetere un viaggio che ci assicura sarà per noi davvero indimenticabile.
Verso le 11 riusciamo a partire. L'acqua è azzurra ma freddissima, si dice circa 45 gradi
Fahrenheit, corrispondenti a 7 gradi centigradi, con un incremento di 1 grado fahrenheit ogni 20
miglia. Il fiume è lungo 225 miglia per cui dovremmo avere un incremento di temperatura di 11
gradi F, corrispondenti a cirrca 5,5 gradi centigradi. Comunque l'acqua fredda aiuta a sopportare il
caldo di questa giornata limpidissima.
Percorriamo le prime miglia tranquille fino a Navajo Bridge (quarto miglio), il ponte che unisce le
due sponde del Colorado e che abbiamo attraversato ieri provenendo da Flagstaff.
Al miglio 8 troviamo la prima vera rapida: Badger Creek Rapid, di grado 5 con dislivello di 4.5
metri. I gradi di difficoltà del Colorado vanno da 1 a 10, per cui una rapida di 5 è una rapida di terzo
grado, ma di volume. Ispezioniamo la nostra prima rapida, soprattutto per i gommoni. Gianni,
Stefano e Luca non sono preoccupati, ma desiderano (giustamente) cominciare con qualche
precauzione in più per evitare problemi. Un eventuale gommone flippato, pesante per il cibo etc
etc, non sarebbe facile da raddrizzare... e poi comunque nessuno di noi ha voglia di rischiare di
perdere materiale.. ancora non abbiamo messo a punto quei meccanismi di gruppo che ci
porteranno nei giorni successivi a ridurre il rischio di perdere materiale in caso di Flip.
Superiamo la rapida senza grossi problemi, e ci prepariamo ad ispezionare prima, e percorrere
poi, la seconda rapida del giorno: Soap Creek, al miglio 11. Rapida di grado 5 con oltre 5 metri di
dislivello che fanno capire la sua lunghezza. Affronteremo infatti alcune rapide lunghe diverse
centinaia di metri, per non dire 1 km (Crystal).
Verso le 16 ci accampiamo per la nostra prima notte in fiume a Brown Inscription, al miglio 12.
Abbiamo previsto di percorrere una ventina di miglia al giorno in modo da avere la possibilità di
impegnare qualche giornata in trekking nei canyon laterali che il nostro Trip Leader ci garantisce
essere davvero molto belli. Ma questo è il primo giorno, siamo partiti tardi e vogliamo fermarci
presto perchè non abbiamo mai montato un campo e quindi questa volta impiegheremo più tempo
del solito.
Montiamo il WC, che altro non è che una tavolozza con adattatore per poter essere montata sopra
una cassa per munizioni. Abbiamo diverse di queste casse - che sono a tenuta stagna - per il cibo,
e 4 di queste sono dedicate alle nostre feci. Nel Colorado infatti possiamo urinare e lavarci anche
con lo shampo, ma non possiamo assolutamente lasciare rifiuti solidi. Le feci pertanto dobbiamo
riportarcele a casa
Sandro si piazza in cucina e ci prepara la cena. In pratica la cosa funziona così: noi gli prepariamo
la cucina montata, lui cucina coadiuvato da Stefano (vice chef) e Roberto Favorido (vice chef del
vice chef, cioè sguattero). Poi a turno laviamo le pentole che Sandro a sporcato. Insomma, a lui il
lavoro di fino e a noi il resto! La cucina di Sandro è fantastica, peccato che abbia perso il diario
originale dove avevo elencato giorno per giorno le prelibatezze che il nostro team è riuscito a
prepararci.. Fatto sta che tutti siamo partiti grassottelli convinti che avremmo perso qualche chilo in
questo viaggio, ma dopo qualche giorno ci convinceremo di tornare a casa più grassi di prima. La
cucina, oltre che abbondante, è davvero ottima!
I campi sono sempre sulla sabbia, per cui spargiamo acqua per raffreddarla. C'e' chi dorme in
tenda e chi come me, Beppe e Luca dorme solo con il materassino. Ci sono poi i soliti che
dormono sul gommone. Io ho una paura folle di serpenti a sonagli e scorpioni, ma la sofferenza di
dormire in tenda è tale che preferisco affrontare le mie paure e fare quest'esperienza
indimenticabile di dormire sotto le stelle. Andiamo a dormire quando fa buio, verso le 21 o poco più
tardi
Secondo giorno
Ci svegliamo da soli verso le 6, quando comincia ad albeggiare. Andare a letto così presto ci aiuta
a svegliarci di buon’ora. E poi è bello così: addormentarsi all'imbrunire e svegliarsi all'albeggiare fa
parte del pacchetto Grand Canyon.
Colazione abbondante: Sandro prepara uova, pancetta e salsiccette. Non troviamo i cereali da
mettere nel latte (rigorosamente in polvere per risparmiare peso) e neppure lo zucchero. I cereali li
troveremo dopo un paio di giorni, lo zucchero no. C'e chi sostituisce lo zucchero con il miele, di
questo dovremmo averne due confezioni per giorno, ma dopo 10 giorni finiremo anche quello. Un
paio di volte baratteremo caffè con zucchero. In questi luoghi il baratto è l'unica cosa che si possa
fare, di certo non possiamo andare al supermercato a prendere quello che ci manca.
Ci imbarchiamo verso le 9, in perfetta tabella di marcia. Al miglio 17 affrontiamo House Rock,
grado 7, 2.5 m di dislivello
E' la prima rapida impegnativa con alcuni grossi buchi, per cui la studiamo bene per poi affrontarla
senza grosse difficoltà. Il livello del fiume è piuttosto alto, e questo aiuta i gommoni a superare
senza difficoltà l'ultima parte della rapida, caratterizzata a dx dalla presenza (con livelli più bassi) di
numerose pietre affioranti. Al termine del nostro viaggio Stefano, Gianni e Luca giudicheranno
questa la rapida più difficile, forse perché la prima e forse perché quella affrontata con meno
esperienza. Strada facendo infatti i tre prenderanno confidenza con il gommone a remi e,
soprattutto, con il fiume.
Percorriamo poi due rapide di grado 5 e due di grado 4 per poi affrontare Georgie e Twentyfour
and One-Half Mile (poca fantasia questa volta) Rapids rispettivamente al miglio 24 e 24.5 .Queste
due rapide sono di grado 6, molto belle.
Campeggiamo appena sotto l'ultima rapida, in un campo che ha lo stesso nome e cioè Twentyfour
and One-Half Mile
Lorenzo prova a pescare, e nel giro di poco tempo con il suo cucchiaino riesce a prendere una
quantità incredibile di trote
Sandro decide di prepararci le trote per secondo, risparmiando così la razione di carne che era
prevista per oggi. Anche questa sera ci beviamo i nostri 10 litri di vino. Pensavamo fossero tanti,
ma in 16, e non avendo altre bevande che non sappiano di quel cloro che mettiamo nell'acqua per
disinfettarla, il vino lo bevono più o meno tutti
Terzo Giorno
Sveglia alla solita ora. Smontare il campo diventa ogni giorno più semplice per quegli automatismi
che giorno dopo giorno si creano fra di noi. Entriamo in acqua con qualche minuto di anticipo
rispetto alla tabella di marcia, dimostrando cosi' al nostro Trip Leader che anche i canoisti possono
rispettare le tempistiche.
Affrontiamo Twentyfive Mile Rapid, di grado 6, e poi decidiamo di accelerare. Il nostro Trip Leader
usa l'espressione "cammellare" per farci capire che dobbiamo percorrere tanta strada dato che
siamo indietro. Nei primi 2 gg abbiamo infatti percorso solo 25 miglia e oggi dobbiamo cercare di
recuperare. Per cui ragazzi, cammellare!
Cammelliamo tutto il giorno dando il cambio nei piattoni a Luca, Stefano e Gianni sui gommoni.
Al miglio 33 visitiamo la Red Wall Cavern, una grotta enorme in grado di contenere almeno un
migliaio di persone. Giochiamo a frisbee, e pranziamo
Marco vorrebbe fare base in un campo vicino al Saddle Canyon, al miglio 48, un canyon laterale
secondo lui molto bello. Il nostro primo trekking. Purtroppo però i due campi in prossimità del
Saddle Canyon sono entrambi occupati da trip commerciali, per cui dopo aver inutilmente cercato
di convincere gli occupanti a dividere il loro campo con noi (il dialogo con i trip commerciali non
esiste, tutt'altra cosa invece con gli altri trip privati che incontreremo strada facendo) decidiamo di
accamparci in un campo non segnato, al miglio 49, rinunciando nostro malgrado al Saddle
Canyon.
Quarto giorno
L'ordine di scuderia impartito dal Trip Leader anche oggi è "cammellare".
Fra un piattone e l'altro raggiungiamo il miglio 53 e ci fermiamo al Main Nankoweap per il nostro
primo trekking. Ci sono infatti da visitare i Nankoweap granaries. Mezz’ora a piedi per percorrere
sotto il sole quei 150 metri di dislivello che ci portano ai granai indiani
Gli indiani infatti coltivavano il frumento nella piana sottostante, e poi lo portavano su ai granai
Il paesaggio è davvero spettacolare, il calore emanato dal sole e dalle pietre lo è altrettanto. Per
fortuna nel corso dei primi giorni ogni tanto arriva qualche temporale che rinfresca l'aria e
soprattutto la sabbia! Riprendiamo a cammellare e verso ora di pranzo raggiungiamo la confluenza
con il Little Colorado, al miglio 62
Da qui in poi non sarà più come prima, l'acqua infatti cambia colore e diventa marrone. Questo è il
suo colore naturale, il Colorado che abbiamo navigato fino a questo momento non è "colorado"
solo perchè la diga sul lago Powell porta alla sedimentazione di ciò che colora l'acqua. Il fatto poi
che l'acqua venga liberata dal fondo del lago per produrre energia elettrica giustifica la sua bassa
temperatura ma non può restituirne la naturalità. Acqua fredda e azzurra non fanno parte del
vocabolario del Grand Canyon.
Cominciamo a pagaiare nell'acqua marrone, e maciniamo miglia. Ci accampiamo ad Upper Unkar,
al miglio 72
Qui facciamo il nostro primo incontro ravvicinato con un serpente a sonagli. Gigi stava facendo un
giro nel campo in silenzio quando improvvisamente si è visto attraversare la strata da un crotalo.
Siamo riusciti a vederlo piuttosto da vicino, direi un paio di metri, e ad osservalo attentamente. Si
muove molto lentamente, e davvero viene voglia di cercare di prenderlo... ma quando questa
voglia sale, tornano sempre alla mente le parole del Ranger: "ragazzi, ricordate che oltre l'85% dei
morsi del serpente a sonagli sono alle mani di persone che scioccamente hanno cercato di
catturarli!". Fatto sta che questa notte io ho montato la tenda...
La cena è fantastica come al solito, e come al solito, cominciamo inoltre ad abituarci a cenare così
presto: mai dopo le 18:30.
Quinto giorno
Questa è una giornata impegnativa per le rapide che dovremo affrontare. Come antipasto
affrontiamo Unkar Creek Rapid, di grado 6 con 9 m di dislivello, segue poi al miglio 76 Nevills
Rapid di grado 6 con 5 m di dislivello, e poi Hance al miglio 77, con 10 metri di dislivello e di grado
8.
Al miglio 77 affrontiamo Sockdolager di grado 7 con 6 m di dislivello, e al miglio 82 Grapevine, una
bella rapida di grado 7 con 6 metri di dislivello. Vorremmo pranzare, ma il nostro Trip Leader ci
sprona a raggiungere Phantom Ranch al miglio 88. Phantom Ranch è visibile dal South Rim e si
trova sul lato Nord (destra orografica) del Colorado River. E' possibile raggiungerlo a piedi, in mulo
o in elicottero. E' necessario un giorno di cammino dal South Rim, pochi minuti in elicottero per chi
se lo puo' permettere. C'e' un ristorante e un albergo per chi vuole fermarsi qualche giorno, ma
serve comunque il permesso dei Ranger per poterlo raggiungere.
Visitiamo il posto, pranziamo e ci prepariamo ad affrontare la rapida successiva: Horn Creek
Rapid, al miglio 91. Una rapida di grado 8 con 3 metri di dislivello molto suggestiva e caratterizzata
da due massi a mo' di corna (da cui il nome, appunto). Con il livello che abbiamo incontrato uno
dei massi era completamente coperto, per cui l’abbiamo percorsa con livello alto.
Ci accampiamo a Ninetyone Mile Rapid, appena sotto la rapida che alcuni di noi avrebbero voluto
percorrere il giorno successivo, ma che Stefano, Gianni e Luca hanno preferito percorrere oggi per
sfruttare il livello alto del fiume che rende Horn meno difficoltosa. Il livello alto infatti trasforma molti
buchi chiusi in onde, talvolta davvero molto grandi, e soprattutto innalza il livello del fiume
rendendo navigabili per i gommoni tratti altrimenti a rischio di incastro.
Serata tranquilla, domani ci aspettano molte delle rapide più impegnative del Colorado River
Sesto giorno
Un paio di miglia di riscaldamento e poi si parte con Granite, una rapida di grado 8 con 5 metri di
dislivello
e poi Hermit, sempre di grado 8 con 4.5 metri di dislivello. Hermit è una delle rapide più famose del
Colorado perchè ha un treno di onde veramente impressionante.
Rapida bellissima e divertentissima. La quinta onda poi, alta circa 6 metri, può facilmente flippare
un raft di 18 piedi
Diversi di noi la percorrono 2 volte. Il nostro trip leader, deciso ad ispezionare il fondo per la nostra
sicurezza, nel secondo giro decide di percorrere la prima parte della rapida a testa in giù.. Poi, per
verificare se il suo team è sufficientemente rapido nelle operazioni di recupero, decide di stappare
e di farsi la seconda metà di Hermit a bagno.
Ad ora di pranzo arriviamo ad Upper Crystal, un campo appena a monte di Crystal rapid, data di
grado 9 con dislivello di oltre 5 metri. Pranziamo e ispezioniamo la rapida, che presenta un grande
buco sulla sinistra ma che poi nel pomeriggio supereremo tutti senza grosse difficoltà
Siamo gasati, abbiamo superato Cristal. Affrontiamo due rapide di grado 6 e Serpentine, di grado
7, in pratica a vista, con le canoe avanti ad indicare la linea ai gommoni.. Campeggiamo a Parkins
Inscription, al miglio 109, stanchi ma felici. Oggi abbiamo affrontato alcune rapide molto
impegnative, ora ci rimangono due rapide di 7, alcune rapide di 6 e Lava, l'altra rapida di grado 9
del Colorado. Da questo momento in poi ci dedicheremo di più al trekking
Settimo giorno
Dopo circa 1 miglio visitiamo lo Shinumo Creek con la speranza di trovarvi acqua cristallina, invece
il temporale della sera precedente lo ha reso completamente rosso
Decidiamo comunque che questo rosso
è molto più pulito della melma del
Colorado, per cui ci immergiamo nelle
sue acque senza grossi problemi. C'e'
anche chi vi lava la maglietta, tanto
ormai i colori originali sono persi per
sempre, il marrone del Colorado non ce
lo tireremo via di dosso per lungo, lungo
tempo
Risalendo lo Shinumo creek troviamo
anche una bella cascatella, e nonostante
il colore davvero poco invitante
decidiamo di lavarci un po’.. dopo tutto
quest’acqua sembra davvero pulita in
confronto
all’acqua
melmosa
del
Colorado
Come si intravede nella foto, Guido come al solito fa sparire le mutante alla velocità della luce. Alla
fine del viaggio concluderemo che la privacy nel gruppo proprio non sapevamo cosa fosse. Mai
visto tanti uomini girare nudi ed espletare le proprie funzioni corporali in assoluta assenza di
intimità!
Riprendiamo il viaggio, e al miglio 113 affrontiamo Walthenberg di grado 6 con 4 metri di dislivello
prima di visitare il Royal Arch Creek, un canyon laterale con acqua cristallina e un fantastico
trampolino per i tuffi a metà di una cascata
Pranziamo e poi riprendiamo la navigazione fino al miglio 121 dove ci accamperemo al Lower
Blacktail, in prossimità del Blacktail Canyon. Con l'aiuto di una corda presa in prestito da un
gommone risaliamo le parti più difficili del Canyon, il paesaggio è davvero mozzafiato.
Ottavo giorno
Splendida giornata, tanto sole e tanto caldo. Ci imbarchiamo alle 9, dopo aver provveduto a
montare i pannelli solari sul gommone di Luca per ricaricare le batterie collegate all’inverter. Ci
serve energia per il telefono satellitare, le macchine fotografiche, le videocamere e il computer.
Facciamo riscaldamento con Foster e Fossi, due rapide di 5 grado, e poi affrontiamo Specter , una
rapida di 6 grado molto bella
Seguono poi Bedrock e Deubendorff, due rapide di grado 7 impegnative più per i gommoni che per
le canoe.
Facciamo sosta in prossimità di una bellissima cascatella, Deer Creek Falls al miglio 137, che ha
funzionato da doccia, anche se non possiamo usare saponi/bagnoschiuma etc perché proibito nei
canyon laterali. Provvediamo inoltre a rifornirci di acqua dato che l’acqua di sorgente la
sterilizziamo con le solite 10 gocce di cloro per tanica da 20 litri, ma almeno non la filtriamo. La
procedura di filtrazione dell’acqua ci porta via infatti diverso tempo: la sera mettiamo l’acqua a
depositare, e il mattino successivo la filtriamo con una pompetta che impiega circa 10 minuti a
riempire una tanica.
Riprendiamo la discesa e campeggiamo al miglio 141. Domani ci aspetta un trekking di diverse
ore, niente canoa
Nono giorno
Oggi giornata di trekking. Intendiamo risalire il Thunder River fino alla sorgente, e poi
eventualmente scollinare e ridiscendere nel Colorado 2 miglia a valle, percorrendo il Deer Creek.
Dopo 3 ore di camminata sotto il sole sempre più cocente, raggiungiamo le sorgenti del Thunder
River.
Qui il gruppo si divide: metà decide di tornare indietro, e metà decide di proseguire affrontando la
traversata a quota 1150
e la successiva discesa a quota 610 attraverso il Deer Creek che sfocia nel Colorado attraverso un
bellissimo canyon e una cascata di 30 metri.
Alla fine della giornata, durissima per alcuni di quelli che hanno deciso di proseguire (la
temperatura in quota era di 45 gradi, e io ho avuto un colpo di calore), ci riuniamo a Across Deer
Creek al miglio 137, un campo molto bello giusto dall’altro lato del fiume rispetto a Deer Creek. Chi
è tornato indietro ha infatti smontato il campo (sotto un sole infernale) e provveduto a caricare le
nostre canoe sui gommoni in modo da farcele trovare a Deer Creek.
Decimo giorno
Questa mattina Roberto Favorido, nel suo peregrinare alla ricerca di un po’ di intimità, ha
incontrato il nostro secondo serpente a sonagli. Pure questo sotto un cespuglio. Proviamo ad
immaginare quanti crotali ci sono qui se ne abbiamo visti 2 senza andarli a cercare, e a quanti
saremo passati vicino senza accorgercene!
Dopo aver smontato il campo, chi ieri è tornato indietro ha deciso di risalire a piedi il Deer Creek,
mentre chi ieri lo ha disceso ha pensato bene di fermarsi sotto la cascata di 30 metri con la quale il
Deer Creek si immette nel Colorado River.
Verso le 11 riprendiamo il viaggio, verso il Matkatamiba Canyon, al miglio 148. L’ingresso in morta
è difficoltoso perché appena a monte della Matkatamiba Rapid, ma i nostri tre gommoni non hanno
nessun problema a prenderla.
Pranziamo, e poi visitiamo il canyon. Riprendiamo la marcia ed affrontiamo Upset Rapid, di 6
grado con una bellissima onda nella quale ci fermiamo a giocare per un po’.
Campeggiamo poi a Ledges, al miglio 152. Qui non c’e’ sabbia, per cui siamo costretti a dormire
sulla roccia bollente.
In compenso c’e’ una piccola sorgente che ci permette di fare acqua e di rinfrescarci.. L’acqua del
Colorado è ora davvero melmosa, abbiamo terra d’appertutto..
Undicesimo giorno (13/08)
La giornata comincia molto presto. Vogliamo infatti raggiungere Havasu Canyon prima dei
gommoni commerciali. L'ingresso al canyon è infatti piuttosto piccolo e non più di un metro
dall'inizio di una rapida di grado 3. Se la morta da prendere non è assolutamente un problema per
le canoe, i gommoni potrebbero avere molte difficoltà soprattutto se la morta è già parzialmente
occupata.
Alle 8:30 siamo già in acqua, ma nel breve tragitto verso il canyon, al miglio 157, veniamo superati
da due gommoni commerciali che già il giorno precedente ci avevano reso difficile l'approdo a
Matkatamiba. Invece questa volta i commerciali, dopo averci superato poche centinaia di metri
dall'approdo, si piazzano 100 metri a valle in una micromorta che poteva essere presa solo da
loro.
Il canyon è molto bello, e il gruppo decide di risalirlo per 3 miglia fino a Beaver fall, una profonda
pozza di acqua trasparente e terrazze di
travertino
Nella camminata verso le cascate,
Stefano Stanga fa il terzo incontro
ravvicinato con un serpente a sonagli che
attraversa il sentiero ad un metro circa di
distanza.
Il nostro trip leader invece, assieme a
Stefano Spigno, ha deciso di proseguire
fino alle Havasu fall. Le guide davano il
trekking fino a queste cascate come molto
impegnativo da fare in un giorno, dato che
il roundtrip richiede fra le 7 e le 8 ore,
almeno. Marco riesce a concludere il giro
in 5 ore e 30 minuti netti! Niente da dire, il
nostro trippa leader cammella davvero
alla grande!
Campeggiamo a Second Chance, al miglio 159
Dodicesimo giorno
Abbiamo ricevuto una lettera da Brady, il nostro outfitter. In questa lettera, che Brady ha affidato ad
una guida commerciale di un gommone a motore, Brady ci informa che si è formata un'onda molto
bella a valle di Diamond Creek. Lui è disposto a venirci a prendere il 17 sera al miglio 226,
corrispondente al take out, cioè al punto di sbarco. Come all'imbarco, non ci si può fermare per la
notte. E' previsto che la sera del 17 noi arriviamo attorno al miglio 220, ci sistemiamo per la notte,
e raggiungiamo l'imbarco il mattino seguente percorrendo le poche miglia che mancano. Brady ci
propone di arrivare al miglio 226 la sera del 17. Lui ci attenderebbe con due gommoni per trainarci
tutta la notte in modo da arrivare all'onda il mattino successivo. Poi potremmo giocare qualche ora
e poi sempre a motore percorrere il lago e sbarcare ad un tiro di schioppo da Las Vegas.
Rispetteremmo il programma (arrivo a Las Vegas il 18 pomeriggio) ma sfrutteremmo mezza
giornata giocando nell'onda grazie al trasporto notturno. La cosa ci attrae, soprattutto l'idea di
viaggare di notte, vediamo se questa sera prendiamo una decisione.
Oggi abbiamo visitato un altro canyon laterale, il Fern Glen Canyon al miglio 169.
Poi abbiamo pranzato e ripreso la marcia
di avvicinamento verso Lava Fall, che
vogliamo percorrere domani mattina. A
Lava il livello massimo si raggiunge al
mattino, e Brady ed altri che abbiamo
incontrato in questi giorni ci hanno
consigliato di percorrerla con livello alto.
Inoltre Lava è la rapida più impegnativa
del Colorado, e al mattino un gommone
flippato rappresenta una situazione molto
più gestibile che alla sera.
Ci accampiamo per la notte ad Above
Anvil, al miglio 178, a meno di due miglia
da Lava. La temperatura è molto alta,
stiamo grondando di sudore, speriamo
che la temperatura si abbassi al calar del
sole.
Purtroppo ho dimenticato di fotografare il campo, ma lo potete osservare sulla sx orografica.
Tredicesimo giorno
Ci alziamo presto. Gli automatismi cominciano a funzionare subito. Vogliamo prepararci per bene
ad affrontare Lava. Lasciamo il campo alle 8:30, prima del solito. Percorriamo il miglio o due che ci
separa dalla rapida e poi la ispezioniamo. Lava Rapid è una vera rapida, buchi ovunque generati
da 600 mc/s di acqua marrone.
La rapida è grande, basta guardare la dimensione di Beppe sulla destra orografica per rendersene
conto. Nell'ispezione alla rapida tocca a me il quarto incontro, forse quello più ravvicinato, con un
serpente a sonagli. Scendendo verso il fiume su un piccolo sentiero in mezzo a degli arbusti me lo
trovo a circa mezzo metro di distanza. Colpa mia, andavo troppo di fretta, per fortuna questi
serpenti danno l'impressione di essere abbastanza tranquilli. Quando mi sono bloccato di fronte a
lui ed ho cominciato ad arretrare, Il serpente mi guardato e poi, lentamente, si è allontanato.
Dopo aver visto rovesciarsi un "dory" (barca tipica costruita appositamente per scendere il
Colorado) nel secondo buco, affrontiamo la rapida con qualche timore ma, devo anche dire, senza
grossi problemi. Cerchiamo di evitare un enorme buco sulla destra prendendo una linea a centrosinistra che ci porta a bucare alcune onde/buchi di minore dimensione.
Tutti salvo Fabrizio passiamo qui. O meglio, Fabrizio parte fra i primi e tiene una linea a centro
destra che lo porta a passare fra il bucone di destra e un bel buco centrale. Passa benissimo
questa prima parte ma poi viene frullato e solo la sua esperienza lo porta ad evitare il bagno
tirando l'eskimo in piena rapida. Dopo averlo visto passare, il resto del gruppo opta per la linea di
centro-sinistra che, comunque, non è affatto banale.
Riprendiamo poi il nostro viaggio. Le rapide difficili sono terminate, siamo in anticipo di un giorno
sulla tabella di marcia, per cui decidiamo di accettare la proposta di Brady di andare all'onda, ma
apportando una modifica: arriveremo a Diamond Creek la sera del 16, e non del 17, in modo da
viaggiare di notte sui gommoni trainati da Brady, raggiungere l'onda il 17, e sbarcare cosi' il 18
mattina nel lago Meads per poi raggiungere Las Vegas. Siamo campeggiati al miglio 202
Quattordicesimo giorno
Gigi ha visto (e poi mostrato a noi) il quinto serpente a sonagli.
Arriviamo a Diamond Creeck in perfetto orario. Ad attenderci c'è Brady con un cooler pieno di
birra. Il piano originale prevedeva di sbarcare qui il 18 mattina, ma la possibilità di percorrere il
Colorado per altre 80 miglia era troppo allettante. Da un paio d'anni il livello del lago è infatti più
basso del solito, perciò si sono scoperte alcune rapide che nessun italiano ha mai percorso prima.
Inoltre, l'abbassamento del lago fa si che ora lo sbarco di South Cove richieda solo poche miglia di
navigazione in acqua piatta.
Il piano ora prevede che Brady ci porti all'onda appena prima del lago (onda che è comparsa da
poche settimane, quando il livello del lago si è ulteriormente abbassato) sfruttando un gommone a
motore per trainare gli altri gommoni. Partiamo in fretta perchè Brady vuole percorrere le rapide più
impegnative con la luce del sole. Partiamo, e rapida dopo rapida Brady coordina l'aggancio dei vari
gommoni, uno per volta. La disposizione non è in fila indiana ma a pacchetto. In pratica, dopo che
Brady ha deciso di dare un passaggio ad altri 2 gommoni e un Dory, lo stesso che abbiamo visto
flippare un paio di giorni prima, ci siamo trovati con i gommoni disposti su due file: la fila anteriore
composta da un gommone con sopra le nostre canoe, poi il gruppo degli ospiti cioe' un gommone,
il dory e l'altro gommone. La seconda fila era composta (da sx a dx) dal gommone di Stefano, il
gommone di Brady, poi il gommone del gambero e infine il gommone di Gianni. Una bella
zatterona, spinta dal motore del gommone di Brady che a noi sembra un po' piccolo:10 cavalli.
Pochi, pensiamo noi, ma il problema si è immediatamente essere rivelato non quello della poca
potenza, ma della assoluta mancanza di affidabilità!
Il motore si spegneva mentre Brady impostava le
rapide, poi si riaccendeva, poi si rispegneva...
problemi con il tubo della benzina che perdeva alla
grande, e che Brady smuoveva spesso con la
sigaretta in mano .. sigaretta? beh .. quello era li
meno.. .nel giro di un'ora la nostra guida si è scolata
tanta di quella birra da cadere addormentato.
Nel frattempo si scatena un temporale, e tutto diventa dannatamente complicato. Cerchiamo di
ripararci in qualche modo, ma di certo non possiamo passare la notte in questo modo. C'è
addirittura chi monta la tenda sul gommone
Quando smette di piovere sono circa le 2 di notte. Lo zatterone discende il fiume senza alcun
controllo, e ogni tanto va a sbattere contro le pareti del canyon o, addirittura, contro un molo
(miglio 260). In questo caso il rumore è stato davvero assordante, e il colpo ricevuto da tutti noi
davvero forte. Per fortuna nessun danno. Incredibile, ma questo sistema di navigazione
incontrollata ha funzionato!
Quindicesimo giorno
Brady ci da la sveglia di buon'ora. Dopo essersi bevuto un paio di birre e un po' di whiskey, ci dice
di prepararci ad affrontare una rapida di grado 12. A guardarlo in faccia ci convinciamo tutti che
Brady sta scherzando e invece... e invece, improvvisamente, si presenta a noi la rapida più
difficile del Colorado, una rapida in curva con masso nel mezzo, corta ma con un grande dislivello.
Gli americani ospiti (2 gommoni + dory) si precipitano sui gommoni centrali della seconda fila, noi
ci assicuriamo ai gommoni come possiamo mentre Brady cerca di impostare il passaggio a sx del
masso... ma le cose non vanno come dovrebbero, lo zatterone si mette di traverso, e un buco
schiaccia verso il basso la parte posteriore del gommone di Brady che viene scaraventato in acqua
a due dita dall'elica del motore, pure lui spinto sott'acqua. Poi il gommone di Stefano, alla sx del
gommone di Brady, viene pure lui schiacciato dall'acqua scaraventando Fred, Stefano Spigno,
Marco Nocentini e Fabrizio in acqua. Regna la confusione e lo stupore. Fino a pochi istanti prima
eravamo convinti che Lava fosse stata l'ultima rapida difficile, e ora ci troviamo con 5 persone in
acqua in un megafrullatore. Alcuni sono finiti nell'acqua ribollente in mezzo alla rapida, altri sono
finiti sotto lo zatterone.. Stefano per esempio è emerso di fianco al dory dopo aver attraversato
mezzo zatterone in un'acqua cosi' torbida che non gli permetteva di vedere la luce.. il buco per
uscire l'ha trovato tastando con le mani
Riportiamo sulla zattera, con una certa fatica, i 4 rimasti a bagno. Fabrizio e Fred vengono
recuperati subito, Brady e Nox (ormai furioso) invece vengono recuperati solo dopo diversi minuti.
Riusciamo a recuperare anche buona parte del materiale scaraventato fuori bordo, per cui i danni
sono limitati.
C'e' chi impreca contro Brady, il quale scopriremo qualche ora più tardi che sapendo cosa poteva
capitare perchè gli era già capitato in precedenza (ma non ce lo aveva detto) dopo aver impostato
la rapida aveva messo il motore in folle per evitare che l'elica potesse ferire qualcuno.
Il motore non parte più. Forse si è bagnato dentro, o forse si è rotto, fatto sta che ci troviamo senza
motore con ancora diverse miglia da percorrere. Decidiamo quindi di ritornare alla formazione
originale, stacchiamo i vari gommoni e ci separiamo dagli americani che si erano agganciati a noi
Questo è il momento più difficile, siamo arrabbiati con Brady per quello che è successo in rapida,
perchè è visibilmente ubriaco e perchè il motore non funziona. Comunque pagaiamo e remiamo
per arrivare all'onda sperando di poterci sfogare un po'... Purtroppo anche l'onda si rivela una
fregatura. Il livello è basso, e l'onda non tiene. Prevediamo che migliori nel pomeriggio ma dopo
quello che è successo ben pochi di noi hanno voglia di giocarci.
Fa caldo, cerchiamo di ripararci all'ombra dei cespugli che per fortuna un po' d'ombra la fanno.
Discutiamo all'infinito su quello che ci è capitato nelle ultime 12 ore e poi, presi dai morsi della
fame, chiediamo a Sandro di mettersi all'opera in cucina
La birra è finita. Almeno metà se l'è scolata Brady, che ora la sostituisce con del Gatorade
allungato con l'whiskey (!). Per fortuna c'e' il vino, anche se il caldo è così asfissiante che di vino
ne beviamo ben poco.
Dobbiamo decidere cosa fare.. in lontananza vediamo il lago e le sue acque azzurre, per cui
decidiamo di andare direttamente allo sbarco. Brady ci dice che remando ci vorranno circa due
ore. Non sappiamo se credergli o no.. ormai è così ubriaco che cammina nell'acqua bassa a
quattro zampe come un cane
Pian piano passano le prime ore del pomeriggio, il livello dell'acqua sale un po' e qualcuno decide
di andare a giocare nell'onda
Ci prova anche Brady, con il risultato di finire a bagno immediatamente.... recuperarlo, visto il suo
stato, non è stato facile nè veloce.
Decidiamo di ripartire, e per fortuna in circa due ore e mezzo dandoci il cambio a portare i
gommoni, arriviamo a South Cove. Qui violeremo tutte le norme: ci tufferemo nel lago per
LAVARCI finalmente nell'acqua pulita, pescheremo e dormiremo sul pontile!
Il mattino successivo Brady è un'altra persona: efficiente e soprattutto SOBRIO. Smontiamo i
gommoni e carichiamo le nostre cose sul pullman che ci porterà a Las Vegas.
Arriviamo a Las Vegas con qualche ora di ritardo perchè in prossimità della diga sul lago Mead,
che funge da ponte per l' attraversamento del Colorado e l'arrivo in Nevada, scopriamo che dopo
l'11 settembre tutti i bagagli di qualsiasi mezzo che transita sopra quella diga devono essere
ispezionati. Quando il poliziotto ha visto quanta roba avevamo ci ha detto senza mezzi termini che
da li non ci avrebbe mai fatto passare..
Arrivati a Las Vegas ci dividiamo, c'è chi alloggierà all'Hard Rock Hotel vicino alla "strip", chi al
Queen nella vecchia downtown. Qualcuno si riposerà in piscina mentre qualcun altro visiterà i
parchi naturali che questo incredibile Paese possiede...
Las Vegas, 20 Agosto 2008
Scritto da Massimo Delledonne. Foto di Massimo Delledonne, Frederik Beccaro, Gianni
Zanardello, Marco Merini, Stefano Spigno, Guido Galvan, Beppe Caramella