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editoria d’arte 1€ Lunedì 15 Giugno 2009 “ www.unita.it www.sillabe.it Anno 86 n. 161 La destra xenofoba ha ottenuto consensi allarmanti. La Storia ci ha insegnato che alcuni fenomeni iniziano inosservati o sembrano umoristici. Ma poi persone di cui si rideva hanno creato situazioni in cui non si poteva mai più ridere. Jan Fischer, presidente Ue, 14 giugno Ilgoverno delleombre I fantasmi di Berlusconi Il premier teme il complotto e attacca. D’Alema: è un leader dimezzato. Ci sarà una scossa. L’opposizione sia pronta p ALLE PAGINE 4-9 Il documento Bertolaso indagato l’inchiesta verso Roma Napoli, traffico di rifiuti Così il procuratore tutelò il fascicolo p ALLE PAGINE 10-11 Il sottosegretario Guido Bertolaso L’addio L’ultima canzone di Ivan Della Mea poeta militante Aveva 69 anni Ci lascia in eredità musica, parole e memoria p ALLE PAGINE 34-35 La foto d’autore. Oggi ritratto di Francesco Zizola per «I volti della solidarietà». In collaborazione con Enel Cuore Onlus p ALLE PAGINE 24-25 editoria d’arte 1€ Martedì 16 Giugno 2009 “ www.sillabe.it www.unita.it Anno 86 n. 162 Sembra evidente che “alla gente” si può far credere ciò che si vuole, purché si abbia pieno controllo dei mezzi d’informazione. Per quanto tempo (anni, decenni) la gente ci creda e perché smetta di crederci, non è chiaro Luigi Meneghello, «Le Carte» (Rizzoli), 20 febbraio 1978 Principato delle macerie Abruzzo, le tendopoli «blindate» Pugno di ferro, continui divieti, pressioni: gli sfollati in gabbia subiscono la Protezione civile Ma oggi saranno a Roma per protestare p ALLE PAGINE 4-8 Iran, ora Mousavi sfida i divieti Sangue in piazza Il segretario Pd si sceglierà il 25 ottobre con le primarie Una folla oceanica con il leader riformista contro Ahmadinejad. Spari sul corteo: un morto. Il reportage di Fisk p ALLE PAGINE 10-13 Da Veltroni sostegno a Franceschini. Prima uscita Bersani-Letta p ALLE PAGINE 16-19 2 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Diario CONCITA DE GREGORIO Oggi nel giornale Direttore [email protected] http://concita.blog.unita.it PAG. 18-19 MONDO Iran, centinaia in manette Mousavi: «Annullare il voto» Filo rosso Gli amici se ne vanno Naturalmente non c’è nessun complotto ai danni di Berlusconi. Non da parte della sinistra, come in modo piuttosto patetico il presidente del Consiglio vorrebbe far credere: sarebbe il primo caso al mondo di autogolpe, scriveva ieri Giovanni Maria Bellu, il presunto complotto essendo costituito dai comportamenti del premier medesimo. Caso Mills e corruzione eletta a sistema, voli di Stato e uso privato di beni pubblici, Noemigate - farfalline e minorenni - denunciato per primi dalla Fondazione Farefuturo di Fini e dalla moglie della vittima. Sono fatti. Quel che disturba Berlusconi è che ci sia qualcuno che li riferisce: «Io li rovino», ha detto qualche settimana fa ai suoi riuniti a palazzo Grazioli. Intendeva giornali e giornalisti. Sabato ha iniziato l’opera: ha chiamato l’industria italiana a non comprare pubblicità sui media (pochi) che non dipendono da lui. Pensa di rovinarli così, togliendo i soldi. È un sistema. Nella sua logica deve sembrargli l’unico: pagare o non pagare, questo è tutto. Non c’è nessun complotto, ovviamente, nemmeno da parte della destra come in modo altrettanto patetico i giornali e le tv che invece dipendono da lui (molti, quasi tutti) ieri cercavano di illustrare: non c’è un Bruto pronto ad accoltellarlo. È tutto molto più semplice. Silvio Berlusconi, lo abbiamo scritto il giorno del voto, ha perso le elezioni. La destra (in specie la Lega) le ha vinte, lui le ha perse: ha perso il plebiscito che si aspettava, quattro milioni di voti e sono stati meno di tre, il 45 per cento ed è stato il 35. Una sconfitta personale che era nell’aria da settimane. I nostri lettori ricorderanno che il 2 giugno, all’indomani del grande ricevimento al Quirinale, titolammo questa pagina «Assediato da se stesso»: al Colle uomini solitamente a lui vicini (ex alleati e attuali sottosegretari, signori dell’Opus Dei e centristi, ministri e imprenditori di gran nome) parlavano di una possibile sua sostituzione, al governo, all’indomani del voto. Perché i cattolici lo hanno abbandonato, perché Fini gli è ostile, perché la Lega è più forte. Per ragioni personali, anche: perché non sta bene, perché la passione per le ragazze occupa troppo del suo tempo. Dunque Letta, si diceva e si dice. Letta che da molte settimane non si vede e tace. Letta o chiunque altro abbia la forza e il consenso necessario per fare da solo le riforme. Questo teme e sente Berlusconi: che gli suggeriscano di lasciar fare ad altri. Si infuria, allora: non è uomo capace di accettare sereno la quarta età privata e politica, l’idea di arretrare deve sembrargli una provocazione e un agguato. Piuttosto fa da solo e fa prima: fa subito. Così si capisce meglio cosa intenda Massimo D’Alema quando dice che potrebbe esserci «una scossa», un salto di qualità nella deriva autoritaria. Potrebbe farsi corrompere dal desiderio di mostrare il suo ultimo sussulto di vigore: battere il pugno adesso. Ci sono pessimi segnali, del resto: certe inchieste proseguono, i suoi plenipotenziari nel mirino, denunce in cammino che nemmeno Ghedini riesce a fermare. Allora serve un’opposizione pronta a fare la sua parte: vigile forte e reattiva, D’Alema ha ragione. Non distratta dalla battaglia precongressuale, per esempio. Un incoraggiamento a Franceschini, diciamo. PAG. 20 ESTERI Netanyahu: sì alla Palestina ma sia uno stato disarmato PAG. 14-15 ITALIA Lega, show e diktat a Pontida «Fondamentali per il governo» PAG. 16 ITALIA Parte l’inchiesta sulle ronde nere PAG. 12-13 ITALIA Crocetta: «Il Pd impari a contaminarsi» PAG. 23 L’ANALISI Gorbaciov e il mondo denuclearizzato PAG. 36-37 CULTURE Bambini, incontri ravvicinati col pirata PAG. 44 SPORT Moto Gp: in Spagna trionfa di Rossi 2 www.unita.it MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Diario CONCITA DE GREGORIO Oggi nel giornale Direttore [email protected] http://concita.blog.unita.it Filo rosso Reprimere il dissenso «Domenica a Teheran è stata una giornata surreale, infausta, una giornata di giornali censurati e di parole e minacce sussurrate contro l'oppositore politico di Mahmoud Ahmadinejad, Mousavi. È stata una giornata piena di poliziotti in borghese, di posti di blocco e di manifestazioni di sostegno del governo. No, non ci sarà un'altra rivoluzione in Iran. Ma questa non è la democrazia promessa da Ahmadinejad». Comincia così lo straordinario reportage di Robert Fisk da Teheran che pubblichiamo oggi nelle pagine di esteri. Racconta, Fisk: «Abbiamo incontrato Ahmadinejad il Buono che ci ha fatto la predica parlando del nobile, compassionevole, dignitoso e intelligente popolo iraniano. Ma abbiamo incontrato anche Ahmadinejad il Cattivo che ha giurato dinanzi a migliaia di sostenitori urlanti che avrebbe fatto i nomi dei corrotti che si sono schierati contro di lui». Ieri è stato ucciso un dimostrante durante l'imponente manifestazione dell'opposizione scesa in piazza per chiedere che si voti di nuovo. Mousavi era lì, in maniche di camicia a braccia in alto, una folla sotto di lui. L'Onu si dice preoccupata, chiede che «sia rispettata la volontà del popolo». Certo. Si tratta si sapere quale sia, esattamente, la volontà del popolo. Non c'entra ma c'entra: per assonanza vi suggerisco di leggere la bella intervista di Roberto Carnero a Petros Markaris, scrittore e poeta greco, uomo gentile d'altri tempi temprato da esilio e PAG. 26-27 MONDO Yemen, massacrati gli stranieri forse uccisi anche i tre bimbi dittatura che oggi scrive gialli. Romanzi dove dice più di quanto un saggio possa fare sulla cupezza dei regimi: lo fa con la lievità che solo chi conosce il dolore possiede. Dedichiamo la copertina ad una nostra iniziativa: raccontare cosa sia diventato l'Abruzzo due mesi e dieci giorni dopo il terremoto. Un laboratorio di coercizione sociale, di repressione del dissenso. Scrivono Massimo Solani e Claudia Fusani: «Mentre decine di migliaia di persone continuano a vivere disagi enormi in Abruzzo il governo sperimenta un modello di organizzazione sociale e, assieme, un apparato di propaganda e di gestione del consenso. In nome dell'emergenza è stato limitato il potere decisionale delle comunità locali. E' stato creato un sistema di controlli che rende difficile il lavoro dei giornalisti e molto complicata la diffusione delle notizie su quanto accade all'interno delle 180 tendopoli». Oggi duemila cittadini del Principato delle macerie raggiungeranno Roma: un sit in davanti alla sede del governo proprio nel giorno in cui la Camera dei deputati avvia la discussione sul decreto-terremoto. Un provvedimento che la maggioranza non intende modificare, è possibile l'ennesimo voto di fiducia. Berlusconi e il suo governo si giocano sulle macerie d'Abruzzo molta della loro credibilità, così come il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Ieri è andato in tv a dire che tutto va per il meglio. Leggete le cronache, riparliamone. Il nuovo segretario del Pd sarà deciso dalle primarie. Si faranno il 25 ottobre, a un anno dal Circo Massimo, sui nomi dei candidati usciti dal congresso. Un compromesso, già dice qualcuno: così non ci sarà posto per gli outsider. Veltroni sostiene Franceschini e chiede che «si ritrovi lo spirito del Lingotto». Che si vada avanti, non indietro. Sarà una lunga estate calda. PAG. 22-23 ITALIA La strage sul lavoro continua quattro vittime in un giorno PAG 38-39 CULTURE «Io, Markaris un Montalbano tra i misteri di Istanbul» PAG. 20-21 ITALIA Complotti e scosse, i dubbi di Fini PAG. 28 L’INTERVISTA Il portavoce di Abu Mazen su Netanyahu PAG. 34-35 CONVERSANDO CON... Daria Bignardi: «La mia tv laica» PAG. 30-31 ECONOMIA Europa, persi due milioni di posti PAG. 42-43 CULTURE La bottega elettrica di Neil Young FRASE DI... Il leader dell’opposizione in Iran Mousavi «Il popolo iraniano non si piegherà a chi vuole prendere il potere con l’inganno. Vi esorto nuovamente a mantenere un’opposizione civile e legale, in modo pacifico, in tutto il Paese» Staino LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Vent’anni senza Fortebraccio IL VERBO RUBARE Terapia Francesco Piccolo La lezione del passato na sinistra nuova. Si poteva leggere questa frase sui manifesti di Sinistra e Libertà. Possiamo prenderlo come il simbolo di ciò che ha fatto tutta la Sinistra italiana da molti anni a questa parte, fin dalla caduta del Muro (un nome nuovo al partito) e da Tangentopoli (il maggioritario al posto del proporzionale). Da allora ha cambiato molti nomi, si è divisa in mille pezzi e riaccorpata in quattro, ha cambiato molti segretari. Ogni volta che ha perso (quasi sempre) o ha deluso (sempre) ha esercitato una sola opzione: bisogna fare qualcosa di nuovo. È esattamente quello che succede in questi giorni: alcuni chiedono una segretaria del partito nuovissima, Di Pietro propone un’alleanza sulla base di un rinnovamento totale del gruppo dirigente, tutti vogliono U facce nuove, pensieri nuovi, una ventata d’aria nuova che spazzi via tutto. Forse addirittura la sede nuova verrà sostituita da un’altra ancora più nuova. Alla fine, se chiedi a un militante cosa gli manca, risponde: l’identità. E per forza: è tutto nuovo! Poi leggi le decine di pagine dedicate a Berlinguer, e ti rendi conto che, se invece di correre in avanti per dimenticare subito tutte le sconfitte, si provasse a guardare indietro, si troverebbe un tesoro di valori programmatici che basterebbe a una decina di partiti. In più, ci sarebbero alcune questioni del passato che converrebbe disseppellire; un solo esempio: la questione del conflitto d’interessi. Insomma, una proposta ci sarebbe già: fare tutte le cose che ci si è dimenticati di fare.❖ Ieri i giornali hanno riferito che il sostituto procuratore generale della Repubblica di Milano ha spiccato un «ordine di comparizione» nei confronti del signor Felice Riva, responsabile del fallimento dei cotonifici Valle di Susa. Noi non sappiamo cosa voglia esattamente dire «ordine di comparizione». Ci pare però di capire che uno, con un «ordine di comparizione» non va ancora in carcere, né è detto che ci andrà mai. Peccato, peccato davvero. Ad ogni modo, meglio un «ordine di comparizione» che niente, perché questo signor Riva, da quando migliaia di operai del «Valle di Susa» sono, per colpa sua, senza lavoro, senza pensione e alla fame, è già comparso dappertutto, prima che davanti al magistrato: è comparso alle «prime» della Scala, è comparso nei nights, è comparso sui panfili, è comparso sulle spiagge di lusso, è comparso sui campi di calcio, è comparso nei casinò. Non faceva che comparire, il signor Riva, e nelle ore in cui non compariva stava sicuramente nella sua fastosissima casa di Milano a nutrirsi e a riposare. Abbiamo qui, sotto gli occhi, una sua foto. Voi non potete immaginare come sta bene, il signor Riva. Non lo abbiamo mai visto così in forma: abbronzato, fresco, ben vestito. Quando, finalmente, comparirà in tribunale, per via dell’«ordine di comparizione», il magistrato lo troverà uno splendore. In casi come questo il termine «furto» e il verbo «rubare» (neppure in sede di imputazione, vale a dire subordinati a prova) non si usano mai. I miliardi, quando li rubano, si dice che sono stati «distratti». Le «distrazioni» di cui viene accusato il signor Riva assommano a molti miliardi: se lo fu, fu un grosso sbadato, e non si capisce come, in tanta svagatezza, non abbia mai impoverito sé medesimo, ma sempre tenacemente, i suoi operai. I quali, essendo rimasti senza lavoro, si sono in gran parte dedicati allo studio della semantica, e vorrebbero almeno sapere dal giudice, al più presto, se incontrando il signor Riva potranno dargli ufficialmente del ladro. (Di vederlo in galera non se ne parla neanche. Non siamo più ragazzi). Da l’Unità del 5 settembre 1968 3 FRASE DI... Piero Martino portavoce del segretario del Partito Dd «Da stasera (ieri, ndr) è ormai ufficiale: con la direzione Minzolini il Tg1 cessa di essere una testata del servizio pubblico, e diventa l'organo dell’offensiva di Berlusconi contro il Pd» Staino MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Vent’anni senza Fortebraccio ALCUNE PAROLE Zorro Marco Travaglio Senti chi straparla Vista la fonte, D’Alema, c’è da dubitare che qualcuno stia davvero lavorando per rovesciare questo governo eversivo e incostituzionale. Purtroppo. Dalla Bicamerale al pellegrinaggio a Mediaset “patrimonio del Paese”, il conte Max ha sempre lavorato nella direzione opposta. Ma è comunque divertente il panico seminato dalle sue parole nel Pdl: una maggioranza oceanica, già costretta a 19 voti di fiducia in un anno, che trema come una fogliolina al solo evocare la sua caduta, non deve passarsela granchè bene. Anche perché, per mandare a casa il governo, dovrebbero esser d’accordo un centinaio di deputati e una cinquantina di senatori Pdl. Ma l’aspetto più fascinoso del sacro terrore che attanaglia il centrodestra sono i nomi e le facce e i pulpiti che lo esprimono. Da Pontida, Bos- si e i suoi compari padani assicurano che «con la Lega non ci sono rischi per il governo». Calderoli aggiunge che «un governo che non sia eletto dal popolo sarebbe un colpo di Stato». Strano, perché l’unica volta in cui cadde un governo Berlusconi fu nel 1994, e per mano della Lega, che poi appoggiò il governo presieduto da un “non eletto”, cioè da Lamberto Dini, con una maggioranza non proprio in linea con quella uscita dalle urne. Oggi Dini, passato al centrosinistra e poi ripassato in padella, sta nel Pdl e dichiara che un governo tecnico (come il suo del 1995) sarebbe un’orribile lesione della volontà popolare. Fra i vari “non eletti” che facevano parte del suo governo, c’era un certo Franco Frattini, ministro della Funzione Pubblica, oggi ministro degli Esteri. Al Tappone è in buone mani. Giovanni Spadolini, per la conservazione del quale si sta vigorosamente battendo «Italia Nostra», ha tracciato domenica sul Corriere della Sera, con quel suo stile da vegliardo che fa la cura per ringiovanire sbagliando la dose degli ormoni, un profilo dell’anno 1968. Lo scritto si apre con un richiamo alla grande impresa dell’Apollo 8, con cui l’America ha riparato le amarezze del Vietnam. È chiaro che ragionando alla maniera di Spadolini gli Stati Uniti potranno sempre massacrare i boliviani, per esempio, a patto che poi «riparino» sbarcando tre astronauti sulla Luna. Se andranno su Marte, prima, per allenarsi, potranno distruggere la Francia. Subito dopo l’articolo tratta lungamente, meticolosamente, della crisi cecoslovacca, poi passa a De Gaulle, poi al Medio Oriente, poi alla Nato con accenti di estasiata speranza. Quindi, in termini frettolosi e generici, si accenna alla contestazione del mondo, e qui, dopo un brevissimo acuto finale, si chiude. Per il direttore del Corriere un 1968 italiano non è esistito o non è degno di nota. Non l’isolotto e Avola, non la Fiat e la Pirelli, non la Cattolica e il Mamiani, non i pensionati e i disoccupati. Nello scritto non ricorrono mai le parole «operai», «braccianti», «senzatetto», «fabbriche» e «fame», né «lavoro», «emigrazione», «vecchiaia», «miseria». Queste parole non fanno parte della realtà di Giovanni Spadolini. La sua cultura le ignora. Egli vuole un mondo tranquillo, perché qui, in casa, tutto vada avanti come prima. Ah certo, qualche riforma ci vuole, alcuni restauri sono da eseguire, ma come li decide la Confindustria, non come li esigono i lavoratori. Fuori ha da esserci la Nato e qui la Celere: se ci fosse assicurato un panorama come questo, il 1969 potrebbe essere un anno fausto. Ecco come la grande borghesia intende la pace, la «sua» pace: non pronunciando dieci, venti parole che, al solo ripeterle, la accuserebbero. Per riempire i suoi silenzi ha bisogno di gente istruita che sappia dottamente divagare. Così si fà scrivere, per esempio, uno Spadolini, dal quale si vede quel che può nascere a proibire la pillola. Da l’Unità del 31 dicembre 1968 3 4 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Primo Piano I fantasmi Tutti gli uomini del presidente ? ? ? GIANNI LETTA SOTTOSEGRETARIO PRESIDENZA DEL CONSIGLIO MARIO DRAGHI PRESIDENTE DI BANKITALIA GIULIO TREMONTI MINISTRO DEL TESORO Il delfino sottosegretario Il governatore Il capo del governo tecnico? In realtà Draghi guarda con passione alla Banca centrale europea, il suo pallino Il capo dell’Economia L’eminenza «azzurrina» è in silenzio da settimane. A lui la vicenda veline e Noemi non è proprio andata giù sogna di fare il leader che supera gli steccati e sfonda anche a sinistra. È stato il dominus dell’intesa FI-Lega p L’ex vicepremier: «Berlusconi è un leader dimezzato, comanda "la guardia pretoriana”, Bossi» p Bonaiuti: «D’Alema colpito da un colpo di caldo...». Ma il Cavaliere teme soprattutto i suoi alleati D’Alema: «Potrebbero esserci scosse improvvise nel Paese» «Nella vicenda italiana potranno avvenire delle scosse improvvise... Questo comporta che l’opposizone sia in grado di assumersi le proprie responsabilità». D’Alema lancia l’affondo al premier. Ira nel Pdl. MARIA ZEGARELLI ROMA Silvio Berlusconi «è ormai un leader dimezzato», minacciato dai suoi stessi alleati, tanto che le difficoltà «possono esplodere anche all’interno del centrodestra, dove il malessere è evidente e la guardia pretoriana rappresentata da Bossi diventa sempre più importante». Massimo D’Alema, ospite di «In mezz’ora», di Lucia Annunziata, riaccende i fuochi dello scontro tra maggioranza e opposizione e lancia l’allarme. LE SCOSSE Berlusconi, dice, «non è un uomo che accetti il declino politico e umano, animato com’è da un mito della giovinezza, miti sempre pericolosi», dunque, non è escluso che il quadro possa cambiare. «Nella vicenda italiana potranno avvenire delle scosse». Scosse in che senso, chiede Foto Ansa Annunziata. «Scosse significa momenti di conflitto, difficoltà anche imprevedibili. Del resto, le scosse sono così... imprevedibili...». E «questo aggiunge - richiede che l’opposizione sia in grado di assumersi le proprie responsabilità e anche che sia nella pienezza delle sue funzioni». Immediata la reazione di Paolo Bonaiuti: «Di quali scosse parla? Ha un colpo di caldo...». E Daniele Capezzone: «È un gregario di Repubblica e va dietro alla loro campagna di fango». Il Pdl, scosso da nervosismi, grida al complotto, al tentativo di «delegittimazione» del governo. A fine serata è lo stesso D’Alema, «colpito da reazioni esagitate e strumentali», a replicare: «È Berlusconi a produrre instabilità e a scuotere l’equilibrio di governo con la denuncia di presunti complotti che rivelano soltanto fragilità e l’insicurezza di chi oggi guida il paese». Così, «questo teatrino del complotto diventa la scorciatoia, anziché fare i conti con le ragioni di questa debolezza». 1 SU 4 CON IL PREMIER Ironico e sferzante, replica alle «minacce del premier» ai media, lui che è «padrone di Publitalia» ma non risparmia neanche il suo partito. «Quando Berlusconi dice “gli italiani Massimo D'Alema 4 www.unita.it MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Il sisma infinito Vigilanza democratica Primo Piano Mezz’ora di presidio simbolico a Preturo Sit in di duemila abruzzesi stamattina alla Camera Ha avuto una durata simbolica il presidio istituzionale all'aeroporto di Preturo (dove per il G8 atterreranno i grandi della terra) organizzato da Stefania Pezzopane, Massimo Cialente e dal vice presidente del Consiglio regionale Giorgio De Matteis. Dal cratere a Montecitorio: sarà lamarcia dei duemila. per gridare al governo che «siamo forti e gentili sì, ma fessi no». Oggi in piazza, davanti alla Camera, ci saranno i cittadinide L'Aquila, diOnna, di VillaSant'Angelo e di tutta la provincia. p Con il terremoto in Abruzzo si sta sperimentando un sistema di controlli esagerati p Uomini e donne delle Tendopoli non sono liberi. Oltre al gravissimo danno, anche la beffa Pugno di ferro, cosi si vive nel «Principato delle macerie» In questi mesi è stato sperimentato un sistema di propaganda; il commissario con poteri assoluti. Un modo di governare che tanti piace al premier, ma che sta limitando la libertà dei terremotati. CLAUDIA FUSANI [email protected] MASSIMO SOLANI [email protected] L’atto fondativo è stato una scossa sismica devastante. Nessuno quella tragica notte del 6 aprile era stato in grado di immaginare che nel centro Italia stava per nascere un nuovo Stato. Il terzo, dopo San Marino e il Vaticano, tra quelli che si trovano all’interno dei confini nazionali: il Principato delle macerie. Mentre decine di migliaia di persone continuano a vivere disagi enormi, in Abruzzo il governo sperimenta un modello di organizzazione sociale e, assieme, un apparato di propaganda e di gestione del consenso. In nome dell’emergenza è stato limitato il potere decisionale delle comunità locali. In nome della propaganda è stato creato un sistema di controlli che rende difficile il lavoro dei giornalisti e molto complicata la diffusione delle notizie su quanto accade all’interno delle 180 tendopoli. Oggi, dopo oltre due mesi di paziente attesa, duemila cittadini del Principato delle macerie raggiungeranno la capitale d’Italia per far sentire la loro voce. Lo faranno - con un sit in davanti alla sede del governo - proprio nel giorno in cui la Camera dei deputati avvia la discussione sul decreto-terremoto. Un provvedimento che la maggioranza non intende modificare, tanto che è possibile l’ennesimo voto di fiducia. Silvio Berlusconi ha fatto sul terremoto un forte investimento di immagine. La sua presenza quotidiana nei luoghi della catastrofe ha accresciuto la sua popolarità. La decisione di trasferire il G8 dalla Maddalena all’Aquila l’ha rafforzata sul piano internazionale prima che le sue vicende giudiziarie (il processo Mills) e coniugali (il caso Noemi) la riportassero al tradizionale basso livello. Di certo il premier e il suo governo si giocano tra le macerie d’Abruzzo molta della loro credibilità. E il capo della Protezione civile Guido Bertolaso - che del Principato delle Macerie è il capo supremo, ne è perfettamente consapevole. Così ieri dopo che i sudditi avevano occupato per protesta la pista dell’aeroporto di Preturo (quella dove, dopo le opportune modifiche, atterreranno i grandi del G8) si è affrettato a dare una intervista al «La 7» per assicurare che tra le mecerie d’Abruzzo tutto va per il meglio. E palazzo Chigi ha diffuso un comunicato nel quale, tra l’altro, si assicura che anche le seconde case saranno pagate. Chissà. Il fatto è che questo concetto non è presente nel decreto che oggi il Parlamento comincia a esaminare. Così come non compaiono le iperboliche promesse fatte dal premier in questi due mesi.❖ Foto di Cesare Abbate/Ansa Cumulo di macerie di una piazza distrutta dal terremoto ad Onna P Parlando di... Polemiche D’Alema: «Soni impegnato in campagna elettorale, anche se mi si consiglia o mi si ingiunge di fare passi indietro.... Ma ricevo una quantità enorme di inviti da parte delle organizzazioni del Pd. Dovrei correre dalla mattina alla sera dappertutto». Quanto al gruppo dirigente, «ho rapporti ottimi, piuttosto saltuari». ? ? ? LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 ? GIANFRANCO FINI PRESIDENTE DELLA CAMERA LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO PRESIDENTE DELLA FIAT VITTORIO GRILLI DIRETTORE GENERALE DEL TESORO Il PERSONAGGIO OMBRA TECNICO O POLITICO? Il presidente urticante L’ipotesi industriale Un supermanager L’uomo anti crisi stanno come” non è vero. Più di un terzo non ha votato e tra quelli che hanno votato, grosso modo i due terzi, Berlusconi ha avuto il 35% dei voti. Quindi, ad essere generosi quelli che stanno con lui sono 1 su 4». Spetta al Pd, allora, «mettere in campo una proposta politica in grado di unire la maggioranza del Paese sapendo che questa va al di là di quella politicamente schierata». Il mezzo è il congresso, da svolgere «in un tempo ragionevolmente breve, per discutere di politica perché è evidente che non può ridursi a una conta sul leader». Anche ieri ha ribadito il suo appoggio a Bersani, «lo devo confermare tutti i giorni? Questo mi induce a pensare che ci sia un sospetto, ma io ho sempre fatto quello che ho detto». Ossia: non mi candido: «La mia candidatura «È solo fantapolitica di un premier che vive sotto assedio» Le uscite troppo istituzionali di Fini, restano una spina nel fianco. Non solo per Berlusconi Il presidente della Fiat avrebbe dietro la Confindustria. In passato fu corteggiato dalla sinistra Complotto anti Berlusconi? Nel Pd non ci credono. Latorre: «Continuo allarmismo». Turco: «Non sottovalutiamo ciò che accade». Castagnetti: «Mostrare senso di responsabilità» Il focus M.ZE. ROMA [email protected] IL DIBATTITO SU WWW.UNITA.IT Centinaia di messaggi sul nostro sito. Confronto a tutto campo tra i lettori dopo che l’Unità online ha aperto il dibattito sull’intervista di D’Alema con Lucia Annunziata. ha senso in una sorta di emergenza nazionale», che allo stato non sembra profilarsi, perché « usciremo bene dai ballottaggi», dunque, «non credo che siamo alla necessità di chiamare la vecchia guardia». Quanto al segretario futuro del Pd, il migliore «sarà quello che eleggeremo», a capo di un partito di centrosinistra «senza il trattino, anche se qualcuno sembra «che voglia eliminare la sinistra», più che il trattino stesso. Una vera alternativa di governo, a cui non si può lavorare da soli, ma creando alleanze sui programmi ampie, sulla «sintesi di idee nuove». Dall’Udc alla sinistra.❖ del Tesoro proiettato verso mete più ambiziose I boatos lo danno come pronto a sostituire Draghi cosa si riferisce D’Alema quando parla di «scosse improvvise»? Esiste il piano «eversivo» ipotizzato dal grande «picconatore», Francesco Cossiga, secondo cui ci sarebbe in programma la sostituzione del premier con un non eletto, come Mario Draghi, tanto per non fare nomi? Fantapolitica, spiegano i collaboratori dell’ex premier, stoppando «i soliti dietrologismi». D’Alema, dicono, ha lanciato l’allarme all’opposizione, perché il primo a remare contro «Berlusconi è proprio Berlusconi». «Più che una bomba, un petardo» - per dirla con D’Alema - la tesi del complotto. Tutt’altra storia il ruolo che il Pd può giocare. A «I toni del confronto stanno raggiungendo una tale asprezza, si introducono fatti allarmanti, dall’attacco ai media a quelli al capo dell’opposizione, che quanto meno va lanciato l’allarme», spiega Nicola La- torre. Secondo Francesco Saverio Garofani, amico e consigliere politico del segretario Dario Franceschini, «Il premier sta dando segni di grande nervosismo, è come se vivesse sotto assedio e forse inizia ad avere meno fiducia dei suoi alleati». Da qui ad una caduta del governo, però, «ce ne corre». Più realistico il rischio di forzature sulle riforme, «anche se non ha ottenuto il plebiscito che si aspettava, aspetto che può complicargli le cose». In via del Nazareno, proprio per questo c’è grande amarezza e grande preoccupazione. Non ci si può lacerare per la «smania di candidature e autocandidature». Franceschini, dice chi lo conosce, è ancora intenzionato a presentarsi «la sua è l’unica candidatura che evita la mutazione genetica del Pd», ma per ora resta fuori «dal chiacchiericcio» perché questi erano i patti durante i ballottaggi. «Preferisco pensare a costruire l’alternativa a questo governo, anziché alimentare le divisioni interne», ha detto il segretario ai suoi. «Condivido la lucida analisi che ha fatto D’Alema sulla situazione della politica italiana. Berlusconi ha cercato di intimidire i media e l’opposizione, ma ha an- 5 Un personaggio in grado di superare il dissesto, restituire peso alle istituzioni e alle riforme che ammesso la sua debolezza, il suo calo di credibilità. È stato lui, ancora una volta a svelare una situazione che il Paese non ha ancora colto», commenta l’ex popolare Pierluigi Castagnetti, il quale non nasconde la preoccupazione «per qualche iniziativa allarmante da parte del premier, come anche lo stesso Franceschini ha più volte denunciato in campagna elettorale». Per questo, secondo Castagnetti, l’opposizione deve mostrare «un grande senso di responsabilità collettiva» e il Pd deve tornare a parlare di politica. «A questo fiorire di nomi preferirei il fiorire di idee». Secondo Livia Turco, il rischio di «assuefazione a Berlusconi» può colpire anche il Pd facendo «sottovalutare quello che sta accadendo. D’Alema ha fatto un discorso di grande lucidità politica». Ha «apprezzato molto quello che ha detto Franceschini l’altro giorno in conferenza stampa, perché il premier ha fatto un salto di qualità, è passato al ricatto, al disprezzo delle regole», per questo non ci si può «adagiare su una opposizione ripetitiva, dobbiamo essere attrezzati e smetterla con questa immorale corsa alle candidature». Secondo Pierluigi Bersani, ufficialmente in pista per la segreteria, «è evidente che è Berlusconi stesso a dare le scosse a Berlusconi. Basta leggere una rassegna stampa internazionale per rendersi conto di questa semplice realtà. Le reazioni nervose della destra alle dichiarazioni di D'Alema testimoniano che il problema c'è». D’Accordo con D’Alema anche Giorgio Tonini, «il rischio di una scossa c’è, ma questo paese ha gli anticorpi per reagire. il punto è lo squilibrio tra il potere del premier e i risultati del suo governo. Spetta a noi chiarirlo agli italiani». ❖ P PARLANDO DI... Musica e solidarietà Si intitola «Unoper tutti,tutti per uno -Insieme per l'Abruzzo» l'iniziativaa scopo beneficoin programmaallostadio«SanCiro» aPortici(Napoli) venerdì26 giugnoalle 21.L'obiettivo della manifestazione, promossa dal Comune di Portici, è destinare l'intero incasso della serata (ingresso 10 euro) al progetto di ricostruzione della Casa dello Studente de L'Aquila. MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 5 Dai valdostani visita di solidarietà Protesta degli allevatori «Nessun prodotto locale» Decreto, Pd: collaboriamo se il governo ci ascolta Ladelegazione del Consiglio regionale della Val D'Aosta giunta a Pescara per una missione di solidarietà in favore delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma, ha incontrato il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano. Dopo il Comitato spontaneo allevatori d'Abruzzo (Cospa) anche gli allevatori aquilani aderenti all' Ara denunciano di essere «in ginocchio» in quanto «il Comune disattende l'impegno di comprare carne e latticini locali per le tendopoli». «Il Pd ha dato piena collaborazione per selezionare, fra gli emendamenti, quelli più importanti a fronte di una disponibilità del Governo di migliorare sensibilmente e tenendo anche conto delle richieste avanzate il decreto sul terremoto». ed è una sigla militare. Un solo comandante supremo e assoluto: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, n˚1 della Protezione civile, Commissario unico di governo per l’emergenza terremoto Guido Bertolaso. SuperGuidoBoss per gli amici. «Il Faraone», lo chiamano con affetto reverenziale gli aquilani. C’è da capirli: la loro vita dipende tutta da lui. Uno spazio in più di libertà nella tendopoli, la casetta di legno, la verifica in casa e l’allaccio del gas, persino la possibilità di andare a trovare un amico in un’altra tendopoli: tutto, nel Principato delle macerie, dipende da SuperGuidoBoss. Di.Co.Mac. Foto di Claudio Lattanzio/Ansa Ora, la tragedia dell’Aquila, i Operai al lavoro alla scuola della Guardia di Finanza di Coppito in vista del G8 La legge Bertolaso I lavori del G8 rendono eterna l’emergenza Il sisma all’Aquila ha trasformato città e provincia in un piccolo stato con regole diverse. Tutto è in mano al commissario. Per ogni cosa è necessario andare in DI.CO.MAC Il dossier CLAUDIA FUSANI [email protected] o capisci anche dai cartelli stradali. Sono rossi, bordati argento, riportano acronimi, «DI.CO.MAC.», «COC», «COM 1», «COM 2» e via fino al sette. Mettono un po’ di soggezione, fanno “sparire” gli altri un po’ storti e rugginosi con i no- L mi dei paeselli Paganica, Onna, Poggio Piacente, Assergi. Il primo cartello rosso dall’aria vagamente militare lo incontri lungo la A24 all’altezza del bivio per Sulmona-Pescara. Il «Principato delle macerie» comincia qui, comprende un’area di circa 650 km/q, 49 comuni, più o meno 110 mila abitanti, 160 tendopoli, ma ha un unico centro. Anzi, pardon, una fortezza, la caserma della guardia di finanza di Coppito. Un solo cuore pulsante, la DI.CO.MAC, tutto maiuscolo, sta per Direzione comando controllo, suoi 300 morti, la distesa di bare, la dignità del dolore e la fierezza di chi ha perso tutto, sono qualcosa che nessuno potrà mai dimenticare. Una lezione per tutti. Così come, subito dopo, non si potrà mai finire di dire grazie ai circa diecimila volontari arrivati già nella notte del 6 aprile ai piedi del Gran Sasso. Ma, come si dice, senza perdere la memoria bisogna guardare avanti. E capisci che l’emergenza sisma è diventata qualcosa d’altro. E di diverso: una sorta di piccolo stato con leggi e ordinamenti propri, con la Protezione Civile che si è sostituita agli amministratori locali, dove tutto è accentrato nelle mani di pochi secondo una struttura rigorosamente militare e verticistica. Il fatto è che oggi all’Aquila qualsiasi cosa tu voglia fare, anche se non sei terremotato, devi per forza avere a che fare con la DI. CO.MAC, già ribattezzata, generali permettendo, DI.CO.MAT, “direzione comando matti”. Per due mesi è stato ospitato nella palazzetto dello sport della caserma, generali entrando a destra e a sinistra, generali sopra il ballatoio e sotto. Al centro i tavoli delle varie direzioni della Protezione civile, servizio dighe, strade, sismologi, i banchi del Comune e della Provincia, dell’Anci e dei Vigili del Fuoco. Ovunque schermi giganti, cartine, mappe, i grafici con l’andamento della terra: per due mesi nel palazzetto hanno lavorato 500 persone, 200 solo della Protezione Civile che sono costate ogni giorno 70 euro di diaria più albergo e ristorante. Netta, quasi totale, prevalen- Qualsiasi cosa uno debba fare si passa da qui Potere di ordinanza Con questo il sottosegretario norma su tutto za di divise: militari o golfino blu e polo listata col tricolore della Protezione civile. La centrale della Spectre nei film di James Bond. Un Spectre buona, ma sempre un po’angosciante come tutte le aree militarizzate: senza il budge non entri, se entri ti cacciano, se cerchi parlare con qualcuno ti buttano fuori. Cittadini sfollati hanno girato a lungo in cerca di un’informazione. Comune e Provincia, con sede crollata, occupano tavoli sparsi, ospiti in casa propria: qualcosa che agli aquilani sta piacendo sempre meno. Soprattutto ora che nell’economia della caserma la DI.CO. MAC è stata retrocessa come importanza e spazi nella mensa allievi ufficiali. Ora l’emergenza è il G8. Tanto Bertolaso è responsabile anche del summit. «Ordine e disciplina» diceva qualcuno. Talvolta serve. Non sempre: DI.CO.MAC ha deciso le venti aree dove costruire le cinque mila casette antisismiche e la cittadinanza si è lamentata; ha deciso, con i tecnici, gli indici di abitabilità della case; ha stabilito, tramite i fedeli capi-campo, regole e divieti nelle circa 160 tendopoli-caserme-lager; decide la destinazione delle donazioni private, per ora 42 milioni di euro, più strutture come casette di legno e teatri tenda. Perchè non decidono i sindaci? Grazie al potere di ordinanza Bertolaso decide quanto può essere speso e in cosa: dagli appalti ai 27 abruzzesi assunti come co.co.pro. Centralizzare vuol dire anche rallentare. E togliere responsabilità. DI.CO.MAC è ovunque. Bertolaso e fedelissimi pure. Come certe super-mamme. Lo fanno a fin di bene. Ma il risultato, spesso, è pessimo. ❖ 6 LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Problemi di tenuta Il presidente dimezzato Primo Piano La scossa Zanda: Pdl troppo irritato toccati i nervi scoperti Bersani: «Destra nervosa il problema esiste» Le reazioni scomposte di gran parte del gruppo dirigente del Pdl sono una lampante conferma cheD'Alema le ha dette giuste ed ha toccato qualche nervetto scoperto di Berlusconi». Lo afferma Luigi Zanda, vicepresidente del Pd al Senato. «Mi pare evidente che è Berlusconi stesso a dare le scosse a Berlusconi. Le reazioni nervose della destra alledichiarazioni di D’Alema testimonianoche il problema c’è». Lo afferma il responsabile economico del Pd Pier Luigi Bersani. p Un azzurro della prima ora: «La Lega ha giurato fedeltà al premier ma fino a quando?» p La Dda di Napoli indaga su eventuali legami tra papà Letizia e il clan dei Casalesi Bossi e Noemi: il tramonto del premier spaventa il Pdl Foto Ansa Restano tutte intatte le voci sul passato del papà di Noemi Letizia. Addirittura si ipotizza un legame con la famiglia dei Letizia, storico gruppo di fuoco legato al clan dei Casalesi. ENRICO FIERRO [email protected] Alle «scosse» di Massimo D’Alema il centrodestra risponde con il solito fuoco di fila dei dichiaratori a oltranza. Tutti a dire che no, movimenti tellurici non ce ne saranno, quello del ribaltone è un desiderio di D’Alema, una botta di caldo, il governo va avanti. Con Berlusconi. Ma, chiusi i microfoni e riposti i taccuini in tasca, qualche ammissione sulle preoccupazioni dentro le fila del Pdl arriva. «La Lega - ci dice un parlamentare “azzurro” della prima ora da tempo non più nelle grazie del Cavaliere - tiene per il momento. Bossi ha giurato fedeltà a Berlusconi. Ma fino a quando? Se si scatena di nuovo la tempesta Noemi, sarà difficile anche per il leader leghista tenere a freno la sua base». L’onorevole non dice di più, ma quello che è certo è che nella «crisis room» di Palazzo Grazioli sono in tanti a temere nuovi e clamorosi sviluppi del Casoria-gate. Se la vicenda dei rapporti tra il Cavaliere e la ninfetta di Portici è ormai chiara all’opinione pubblica, le «scosse» potrebbero arrivare da nuove rivelazioni sul papà di Noemi, Benedetto Elio Letizia. L’uomo del mistero. Nessuno, fino a questo momento, è riuscito a ricostruirne Il presidente del Consiglio tra Fini e Tremonti il passato. «Personaggio grigio, sfuggente, uno che nuota sempre un pelo sottacqua», dice chi lo conosce bene. Ad infittire il mistero hanno contribuito, e non poco, le bugie di Berlusconi. Ex autista di Craxi, militante di Forza Italia, suggeritore di candidature. Tutto smentito. L’INCHIESTA Nei giorni passati il periodico di inchiesta «La Voce della Campania» ha pubblicato una copertina dal titolo più che eloquente: «Isso essa e ‘a malavita». Foto di Berlusconi, Noemi e di Franco e Giovanni Letizia, due camorristi del clan dei casalesi. Nelle pagine interne un lungo articolo. «Il cerchio delle coincidenze comincia a stringersi. E prende corpo l’ipotesi che Benedetto Letizia detto Elio, sia originario dello stesso ceppo di Casal di Principe dal quale provengono Franco e Giovanni Letizia, gruppo di fuoco del boss Giuseppe Setola», si legge. L’inchiesta si conclude con la notizia di indagini da parte della procura distrettuale di Napoli su eventuali collegamenti e parentele tra i Letizia di Secondigliano, quartiere nel quale ha vissuto il papà di Noemi, e i Letizia di Casal di Principe. Retroscena, illazioni, notizie «tirate»? Sta di fatto che l’inchiesta è uscita il 29 maggio e che non ha ricevuto alcuna smentita, né dalla famiglia Letizia, né dalla procura. Forse il cratere del terremoto prossimo venturo è a Casoria, l’epicentro nel passato di Elio Letizia. Se questo accadrà, la previsione di D’Alema non è poi tanto campata in aria. «È Berlusconi a produrre le scosse, è lui a produrre instabilità e a scuotere l’equilibrio di governo con la denuncia di presunti complotti», ha aggiunto nel pomeriggio di ieri l’ex ministro degli Esteri. Insomma, il problema è tutto in un capo del governo uscito «dimezzato» dall’affaire Noemi. E che grida al complotto. Se «Libero» ieri raffigurava in copertina un Berlusconi-Cesare accoltellato da Bruto, «Il Riformista» nei giorni scorsi elencava i nomi di un possibile «governo dei migliori». D’Alema, Tremonti, Casini e Fini. Che potrebbero trovare - suggerisce il presidente emerito Francesco Cossiga - nel governatore della Banca d’Italia Mario Draghi un punto di sintesi e di accordo. Fantapolitica? Forse. Per il momento qualcosa si muove negli ambienti finanziari. E riguarda i giornali. Se Berlusconi invita gli industriali a fargli mancare l’ossigeno della pubblicità, alcuni grossi gruppi bancari si stanno muovendo in senso nettamente contrario. Si parla di significative iniezioni di investimenti pubblicitari per aiutare i quotidiani ad affrontare la crisi. Sì, proprio quella stampa-maledetta che nelle prossime settimane potrebbe essere chiamata a raccontare la «scossa».❖ 6 MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Il sisma infinito Vigilanza democratica Primo Piano Sovranità limitata Pezzopane (Pd): «Censurano le nostre interviste» Vito: non ci costringano alla fiducia Chi gestisce la tendopoli di Piazza d'Armi all’Aquila «tenta di censurare preventivamente le interviste dei rappresentanti delle istituzioni locali». Lo denuncia a Radio Radicale lapresidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane. «Mi auguro, come accaduto al Senato, che sul dl terremoto si possa evitare anche alla Camera il ricorso al voto di fiducia». Lo dice il ministro Elio Vito ai cronisti. «Il governo confida che l'opposizione possa avere un atteggiamento responsabile. La presidente della Provincia de L’Aquila p Campi sorvegliati I nuovi «niet» della Protezione Civile: proibito prendere l’acqua in fontana p Alta tensione «Blindati» anche i pasti e l’informazione. Rabbia «pronta a esplodere» Dai volantini ai caffè La strategia del «vietato» Se si va a visitare un parente in un altro campo il pass non bata per ottenee un pasto. Le proteste non sono ammesse e per ogni regola da rispettare c’è qualcosa che non è permessa. I residenti: «Siamo in gabbia». MASSIMO SOLANI [email protected] Il Principato delle Macerie non è fondato sul lavoro, ma sui divieti. Ce ne sono di ogni tipo nelle centottanta strutture d’accoglienza gestite dalla Protezione Civile nel territorio colpito dal devastante sisma del 6 aprile. Passano i giorni e per le migliaia di persone ancora senza una casa i divieti aumentano. Non c’entra il buon senso, non c’entra nemmeno la difficoltà di organizzare e gestire la vita quotidiana nei campi. Spesso c’è un di più che sfugge alla logica e irrita i nervi già tesi di chi vive sospeso fra un prima e un dopo. ULTIME NOVITÀ Gli ultimi divieti sono stati comunicati proprio nei giorni scorsi dalla Protezione Civile: nei campi non si può fare attività di volantinaggio, dicono. E da domenica non si può nemmeno mangiare esibendo alla distribuzione dei pasti il pass da visitatore. Addio riunioni familiari alla domenica nella tenda di questo o quel parente. Chi vive in un campo, hanno deciso i responsabili della Protezione Civile, non può mangiare in un altro. E pazienza se ha deciso di fare visita ad amici e familiari. È vietato. «Per entrare nel campo racconta Fabiana, che con i genitori vive a Piazza d’Armi - bisogna consegnare all’ingresso un documento e comunicare il nome e il numero di tenda della persona a cui si sta facendo visita. Si può restare sino alle 20:00, ma da domenica non si ha Comitati indesiderati I ragazzi del 3e32 sono «potenzialmente pericolosi» più diritto a ricevere un pasto. Per far visita ai parenti - conclude amareggiata - si rischia di restare a stomaco vuoto». Chiedere al sindaco Massimo Cialente è inutile. Nella Principato delle Macerie le autorità locali contano poco o nulla. «Non ne sapevo niente - spiegava ieri il primo cittadino - di queste cose dovete chiedere alla Protezione Civile. Certo, mi informassero qualche vol- Divieti Banditi anche cioccolata e bevande alcoliche È inutile cercarle, nei campi non si trovano. Ufficialmente caffè, cioccolata e alcool sono stati vietati nei campiper noninnervosire le persone, ma nella realtà è una mossa assurda che ha ottenuto l’effetto opposto. E quando da Piazza d’Armi sono spariti anchei distributori automatici (apagamento) c’ è stata quasi una sommossa. Si ha diritto ai pasti solo nel campo in cui si risiede È una delle ultime novità: da qualche giorno non si possono consumare pasti se non nel campo di residenza.E nonserve nemmeno avere il pass da visitatore autorizzato. «È per evitare che qualcuno ne approfitti», spiegano alla Protezione Civile. D’orain poi sarà impossibile riunire attorno ad un tavolo famiglie separate e sparpagliate nei campi. Nemmeno le assemblee sono permesse Distribuire volantini nelle strutture gestite dalla Protezione Civile è vietato da qualche giorno. Si può solo sperare che il responsabile li affigga nelle bacheche. Inutile provare ad organizzare assemblee: i responsabili dei campi o i carabinieri intervengono immediatamente. Passare il tempo insieme in tende comuni? Non si può Alcune famiglie ci avevano provato nel campo di Bazzano, ma l’esperimento è durato poco. Avevano montato una tenda in cui preparare qualche pasto da consumare tutti assieme, un tavolo per giocare a carte o sedersi a fare quattro chiacchiere. I responsabili l’hanno fatta smontare. ta...». Del resto ogni giorno se ne scopre una e la gente anziché sorprendersi si incazza. E proprio per non innervosire le persone, stando almeno a quanto spiegato dai responsabili, nei campi sono vietati caffè, cioccolata e alcoolici. «La verità - prosegue Fabiana - è che ormai siamo tutti al limite. Se qua esplode uno si innesca una reazione a catena che non se la immaginano nemmeno». E la situazione certo non aiuta. Prendiamo l’acqua: dalle fontanelle di Piazza d’Armi è vietato prelevarla per lavare gli indumenti o le tende. E allora come si fa? «La prendiamo lo stesso - ci dice un’anziana - e se provano a dirmi qualcosa faccio un casino». DISSENSO NO GRAZIE Eppure nel Principato delle Macerie la disobbedienza civile la praticano in pochi. Tutti hanno paura, molti temono ritorsioni anche per il solo fatto di raccontare qualcosa alla stampa. Che del resto nei campi entra sempre di meno visto che la trafila per ottenere il permesso per entrare è sempre più complicata e le uniche telecamere ammesse, ormai, sono soltanto quelle chiamate ad immortalare le visite del presidente del Consiglio Berlusconi. La contestazione, nel Principato delle Macerie, non è ammessa. L’informazione nemmeno. L’attivismo di chi prova a darsi da fare meno che mai. Ne sanno qualcosa i ragazzi del comitato “3e32”. «Da sabato ci è vietato fare volantinaggio nei campi - spiega Marco Sebastiani - Ma è solo l’ultima iniziativa. In occasione di una visita di Berlusconi abbiamo esposto uno striscione fuori dalla caserma di Coppito e in pochi secondo alcuni Finanzieri sono intervenuti, hanno sequestrato lo striscione e ci hanno identificato. Ormai siamo costretti a fare le assemblee per strada perché i responsabili delle strutture non ci fanno entrare. Il 2 giugno eravamo a Piazza d’Armi per un evento sportivo e la protezione Civile ci ha impedito di entrare dicendo che il P PARLANDO DI... Un’ora sola ti vorrei Dureràsoltantoun’oral’incontrodioggi nellaSala OvaletraBerlusconieilpresidente Barack Obama. In agenda il punto sulla preparazione del G8 e consultazioni su diversi temi internazionali,dalMedioOrienteall'Afghanistan,finoairapportiest-ovest,conlaFederazione russa e la questione dell'ingresso della Turchia nell'Unione europea. L’ultima di Berlusconi: «Vado da Obama bello e abbronzato» Nuova battuta del premier in partenza per Washington Oggi l’incontro con il presidente degli Stati Uniti dell’amministrazione americana dopo i giudizi espressi sugli Stati Uniti da Muammar Gheddafi durante la sua visita a Roma. Dunque, nessun faccia a faccia chiarificatore sulle parole del leader libico ma una agenda fitta di temi da affrontare, compreso quello di un maggior impegno del nostro paese a Kabul. Il presidente del Consiglio ribadirà l’intenzione di rafforzare il ruolo italiano di stabilizzazione CON TRONCHETTI E AFEF Il viaggio GIUSEPPE VITTORI ROMA [email protected] vete qualcosa da dire a Obama? Io vado, bello abbronzato...». Silvio Berlusconi lascia così la villa di Portofino per recarsi all’aeroporto di Genova. Vola a Washington per l’incontro ufficiale A con il presidente degli Stati Uniti. Un’ora di colloquio, alle 16.15 locali, nello studio ovale della Casa Bianca oggi pomeriggio per fare il punto sulla preparazione del G8 e per consultarsi su diversi temi internazionali, dal Medio Oriente all’Afghanistan, fino ai rapporti Est-Ovest, con la Federazione russa e la questione dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Una riunione che, precisano fonti diplomatiche di Palazzo Chigi, non sarà affatto velata da «irritazioni» Prima di partire da Portofino alla volta di Genova, per poi volare in America per incontrare Obama, Berlusconi ha cenato con Tronchetti Provera e la moglie Afef. in Afghanistan come in Medio Oriente. Nel corso dei colloqui saranno toccati molti temi caldi: situazione in Iran, la questione libanese. I due leader concordano sull’ingres- LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 7 so della Turchia nell’Ue: Barack Obama riconosce ad Ankara il ruolo fondamentale di ponte tra Asia ed Europa, mentre Berlusconi da tempo si spende per l’ingresso del paese euroasiatico nell’Unione. In agenda anche l’immigrazione e la richiesta degli Stati Uniti di accogliere in Italia parte dei detenuti del supercarcere di Guantanamo, verso il quale il Cavaliere ha già espresso una predisposizione «assolutamente positiva». Quindi, saranno toccate le questioni di interesse bilaterali, come i rapporti commerciali e l’ingresso della Fiat in Chrysler. Un capitolo a parte sarà dedicato al G8, al prossimo vertice «delle regole» per l’economia globale, ma anche delle tematiche ambientali. Sullo sfondo, la «governance», la gestione dell'economia e la necessità di trovare chiavi e formule per affrontare in modo strutturale le dinamiche della globalizzazione. Dopo l’incontro alla Casa Bianca, Berlusconi si recherà al Congresso per colloqui con esponenti del Parlamento Usa. ❖ P PARLANDO DI... Aiuti Esperienza, know-how, due faldoni con dentro la storia tecnico amministrativa del dopoterremoto in Friuli, la disponibilità a dare, anche durante la ricostruzione, lo stesso supporto garantito nella fase dell'emergenza ed una prima tranche di 1,2 milioni di euro a favore della realizzazione a Fossa. Il forte aiuto promesso dal Friuli Venezia Giulia. MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 7 Foto di Claudio Lattanzio/Ansa La tendopoli del campo D'Armi comitato è “potenzialmente pericoloso”. Intorno alla metà di maggio eravamo riusciti ad entrare soltanto in cinque, documenti all amano, e ci hanno fatto seguire dagli uomini dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Sabato - prosegue Marco - tre ragazzi del comitato, fuori dal campo di Piazza d’Armi, con un microfono stavano pubblicizzando la manifestazione di Roma quando sono arrivati alcuni carabinieri che prima li hanno identificati, poi li hanno seguiti fino alla macchina per controllare i documenti della vettura». «Ci sentiamo come in gabbia», ci dice sottovoce una donna al campo di Bazzano. Dove alcune settimane fa un anziano ha scelto di protestare affiggendo un cartello sulla tenda della segreteria. «Sono il carcerato della tenda n.X - c’era scritto - oggi non ho potuto mangiare perché non avevo con me il tesserino di riconoscimento». ❖ IL LINK IL SITO DELLA RETE DI COORDINAMENTO www.3e32.com Giornalisti a Chieti, alla larga dal summit La Protezione Civile ha deciso di ospitare i giornalisti accreditati tra Chieti e Pescara, a circa 100 km di distanza. «Troppe richieste» è la motivazione. Ma il premier, un mese fa, disse: «Sala stampa nel cuore del summit». C.FUS. [email protected] «E per la prima volta anche i giornalisti, anche se non mi stanno simpatici, saranno ospitati nel cuore del summit». Così parlò Berlusconi il 19 maggio scorso in una conferenza stampa nella caserma di Coppito. La illuminata concessione è durata lo spazio di tre settimane. E’ di ieri infatti la notizia che i giornalisti saranno invece ospitati a circa cento chilometri dal summit. Possono scegliere: Villaggio Mediterraneo a Chieti, oppure alberghi e altre strutture sempre tra Chieti e Pescara. Si tratta di località distanti più di un’ora di macchina. Significa che la stampa accreditata, ci sono già oltre 4000 richieste, parteciperà al summit in video conferenza. Sono previste alcune eccezioni: agenzie di stampa, televisioni e qualche prescelto dal Dipartimento della Protezione civile, all’incirca un migliaio, potrà infatti seguire i lavori del vertice dalla caserma di Coppito, cuore e fortezza dell’incontro. Eventuali auto-organizzati sono pregati astenersi. Non distrubare il manovratore. Alla larga i ficcanasi. Fosse solo per le assemblee plenarie e gli incontri bilaterali tra i 20 paesi ospiti, uno potrebbe forse anche accontentarsi di fare domande in video conferenza. Ma questo G8 sarà, soprattutto, una vetrina e un’occasione per chiedere aiuto ai grandi della terra. Il premier ha preparato la lista di nozze, 44 monumenti da ricostruire con relativo progetto e budget, da offrire a Obama piuttosto che Putin o Gheddafi. Dai leader europei c’è da aspettarsi poco vista la crisi. Le delegazioni in tour tra le macerie, naso all’insù e caschetto giallo in testa, Obama che alza il dito e dice, più o meno: «A questo ci penso io». Sarà questo il G8 da raccontare. E da far vedere. Insieme con le voci dei trentamila ancora nelle tendopoli in attesa di una casetta. Ma sarebbe un impiccio. Una testimonianza indesiderata. E allora, 100 km di distanza possono bastare.❖ 8 LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 L’ultima gaffe A Portofino un’altra infelice uscita omosex Primo Piano Contro la stampa Il premier: «Ci manca solo che dicano che sono gay» «Caro presidente, sarebbe bello se fosse gay» «Mihannodetto ditutto, cimanca solo che mi dicano che sono gay...». Così ha ironizzato, sabato sera a Portofino, il presidente del Consiglio durantela cena con TronchettiProvera ricevendoda Aurelio Mancuso, presidente Arcigay, i «complimenti». «Caro Cavaliere, se fossi in lei ci farei un pensierino, in fin dei conti un po’ di omosessualità c’è in tutti e magari lei non ha ancora scoperto la sua. Se lei fosse gay sarebbe veramente bello». Così Franco Grillini, presidente nazionale di Gaynet. Franco Grillini p Il Paese perverso La stampa è già senza risorse, divorate dall’azienda del padrone p La crisi fa investire meno, ma Mediaset cresce... I giornali hanno meno del 30% della torta Lo ha già fatto: i quotidiani nemici sono senza pubblicità Berlusconi chiede agli imprenditori di evitare di fare pubblicità sui quotidiani disfattisti, ma la realtà è già questa. Grazie al suo potere, Mediaset si divora i soldi degli inserzionisti, uccidendo il pluralismo. MARCO BUCCIANTINI ROMA [email protected] In questo paese si è più realisti del Re. Berlusconi chiede agli imprenditori di evitare gli spot sui quotidiani per lui scomodi, ma è cosa già fatta. L’Italia è il paese occidentale con la percentuale più bassa di investimenti pubblicitari sulla carta stampata. Crisi generale, d’accordo. E servilismo al padrone, come Berlusconi sa, perché in questo restringimento di introiti la sua Mediaset, tramite la concessionaria Publitalia, non sente crisi. Il suo gruppo è riuscito perfino ad aumentare la raccolta, che nel 2008 è stata sui 3 miliardi di euro. Mediaset ingrassa, mentre gli altri media boccheggiano. Una posizione di forza e di privilegio coltivata negli anni, blindata dalla legge Gasparri che ha alimentato il duopolio e adesso monetizzata. Per due ragioni: la sudditanza psicologica, l’intervento diretto. SERVILISMO Ai potenti i favori si fanno, non devono nemmeno chiedere. È la sudditanza psicologica: così, negli ultimi dodici mesi - dati Nielsen Media - i maggiori 15 inserzionisti del nostro mercato hanno aumentato i loro investimenti su Mediaset per 30 milioni. La Rai è rimasta pressoché ferma. In questo scorcio di 2009 i quotidiani stanno assorbendo un calo drammatico del 15% sull’anno precedente, che è stato il peggiore di sempre. Va ricordato che il mercato pubblicitario in Italia è perverso: se in Germania le tv assorbono un quarto delle risorse, in Francia il 30%, in Spagna poco più, qui il rapporto è contrario. Le televisioni si mangiano il 65% della torta. Il resto è per la stampa, che già fronteggia il calo dei lettori (91 copie ogni mille abitanti - quando in Giappone sono 624, nel Regno Unito 300, nei paesi scandinavi fra i 450 e i 600). L’annus orribilis, lo hanno definito gli editori, sul quale soffia il presidente del consiglio, sordo all’articolo 21 della Costituzione, che promuove e tutela il pluralismo nell’informazione. E SPINTE I dati Nielsen illustrano una situazione curiosa: davanti alla contrazione degli investimenti in pubblicità commerciale (da 8 miliardi e 172 milioni a 7 miliardi e 978 milioni), il gruppo di Berlusconi divora il 38% del gruzzolo. Mediaset ha il vento in poppa, gli altri annaspano controvento. La carta stampata - tutta insieme - è al 33,4%. Quello che Berlusconi auspica lo ha già praticato, strangolando i quotidiani. Giovando anche della mano che aiuta: le grandi aziende legate al Tesoro, quindi alla politica - Enel, Eni, Poste Spa - hanno foraggiato Mediaset. Eni ha versato 17,8 milioni a Publitalia, 5 milioni in più rispetto al 2007, in un quadro di risparmi aziendali. L’Enel è passata da 10 milioni a 13. Le Poste Spa negli ultimi due anni hanno moltiplicato per sei la quota per il Biscione. Clamorosa la paghetta degli investitori istituzionali: quando i ministeri e la presidenza del consiglio informano i cittadini con le campagne sui temi sociali (ma anche sull’anniversario della nascita di Garibaldi) la Rai non riscuote (per legge), Mediaset sì: è passata da 4,5 milioni a quasi 9. Con il risvolto grottesco dei Stampa strangolata Il calo degli introiti MA MEDIASET INGRASSA Secondo i dati della Nielsen Media,negli ultimi12 mesiimaggiori 15 inserzionisti del nostro mercatohannoamentatoi loroinvestimenti su Mediaset ben di 30 milioni. 35 spot per i 60 anni della Costituzione con cui s’infarcì la programmazione di Rete4, canale sentenziato come incostituzionale. BULIMIA Ma la crisi è dura, checché ne dica Berlusconi (che intanto - si è visto - mette al riparo le sue aziende). Così l’ordine è di spremere ancora, e il ministro Bondi non si sottrae, quando c’è da dimostrare zelo. La sua proposta di rinsecchire la Rai, togliendo gli spot a una rete pubblica, sarebbe costata alla concessionaria Sipra circa 400 milioni di euro. Dove sarebbe finito il bottino è inutile ricordarlo. L’idea inorridì l’ex direttore generale della Rai, Claudio Cappon. Ma adesso su quella poltrona c’è Mauro Masi, grand commis dello Stato, ganglo per anni di Palazzo Chigi, gradito a Berlusconi. Che vede complotti, e davanti agli attacchi del Times paventò l’acredine di Murdoch, senza però mai mai - nominarlo pubblicamente, restando allusivo (cosa che invece non si risparmia con Repubblica e l’Unità). Forse perché Sky non è così nemica: negli ultimi due anni ha offerto i suoi bouquet su Mediaset per 34,5 milioni. Réclame che sulla Rai sono “passate” assai meno frequentemente, per un conto di 4 milioni scarsi. Pecunia non olet, si diceva un tempo. ❖ 8 MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Il sisma infinito Vigilanza democratica Primo Piano Sovranità limitata Dall’Unione europea pronti 493 milioni di euro Dissequestrate alcune strutture su cui è aperta l’ inchiesta Aiuti dello Stato anche per le seconde case Per far fronte ai danni provocati dal terremoto l'Unione europea è pronta a stanziare 493 milioni di euro. È quanto ha confermato Dennis Abbott, portavoce della commissaria UeallaPolitiche regionaliDanutaHubner. La magistratura dell'Aquila ha parzialmentedissequestrato alcune strutture pubbliche interessate all'inchiesta. Lo ha reso noto il procuratore della repubblica, Alfredo Rossini, spiegando: «Ciò è avvenuto dopo aver prelevato quello che serviva». «Anchele seconde case ubicate nel centro storico dell'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma saranno ricostruite a spese dello Stato». È quanto si legge in una nota della presidenza del Consiglio. p La protezione civile vuole smantellare i campi autonomi per portare tutti in quelli “ufficiali” p I veri motivi Controllare i malumori e nascondere la mancanza di fondi per i terremotati «Noi “dissidenti”, ci portano via il cibo e le tende» Eccoli qua, nelle tende accanto alla casa, per salvare l’intimità: per la protezione civile sono dissidenti da riportare alla ragione. Verranno loro tolte le tende, e vietati loro i pasti delle mense. E gli aquiliani si fanno la casa. MARCO BUCCIANTINI INVIATO A PAGANICA (L’AQUILA) Paganica, sei km dall’epicentro del sisma, 70 giorni dopo. Nonna Giovanna ha le mani tozze di chi ha speso la vita in Abruzzo, nei mestieri degli abruzzesi. Ma sono svelte e intonate mentre fanno il merletto con l’uncinetto, tic-tac, precise come un pendolo. «Servirà per una tovaglia, per un lenzuolo, vedremo». Mauro Masciovecchio ha le mani robuste e callose, e impolverate: con quelle si sta facendo la casa, nel giardino che aggrazia la sua villetta sul versante del Gran Sasso, in fila ad altre simili. Sono esposte a sud, il sole le abbraccia e le violenta da mattina a sera. Giovanna vive dai Palmerini, famiglia ampia e cordiale: la loro casa è una fotografia del 6 aprile 2009. Ai vari piani ci sono ancora i mobili rovesciati, i muri aperti dalla forza del terremoto. «Non possiamo viverci». Sono edifici classificati fra E ed F: inagibili, e ancora da verificare. Molte di queste famiglie – così anche i Palmerini – si sono sistemate nei giardini attorno alla vecchia casa, «per restare intorno alle nostre cose, per comodità, per conservare un po’ d’intimità». GLI AUTORGANIZZATI Le tende a queste persone orga- nizzatesi in proprio doveva comunque fornirle la protezione civile. «Dopo i primi dieci giorni passati a dormire in macchina, ce le siamo procurate da soli», proprio quelle blu “ufficiali”. Sono i cosiddetti campi autonomi, la famiglia Palmerini lo ha chiamato Prato fiorito. Ci sono le due nonne, poi Ernesto e la moglie Lidia, il figlio Ivan, la figlia Deborah con il marito Michele. Due nipoti, Dania e Vanessa, e due gatte esili, Chanel, nera chiazzata ruggine, e Lullaby, che va sul grigio scuro. I nomi di questi spazi esorcizzano il terremoto, spesso in dialetto, Campo mo’ tretteco: traballo, Campo tenemo resiste: resistiamo. Campo per miracolo, perché i quattro in quella tenda sono vivi per miracolo. La protezione civile vuole indietro le tende. Una direttiva ordina il progressivo ritiro: «Devono andare tutti nei campi ufficiali». Perché? E perché non si può far sapere fra gli sfollati della manifestazione odierna a Roma, vietando i volantinaggi? Perché per riunirsi servono una serie di permessi che nemmeno la legge Cossiga sull’ordine pubblico, e ad ogni assemblea partecipa almeno un membro della protezione civile? «Ci vogliono controllare: mi sono fatta quest’idea», interpreta così la situazione Deborah Palmerini, ingegnere con il contratto di solidarietà. Questa spiegazione è nei fatti. Una chiara volontà di tenere tutti in grembo, di non consentire dissidenza nemmeno “fisica”: nei campi ufficiali (a Paganica ce ne sono 5) non vengono più distribuiti i pasti ai non “residenti”. Che quando vanno a fare la spesa spesso incontrano i veri sciacalli, che non sono quelli che rubano nelle abitazioni abbandonate, «ma quelli che ti vendono un chilo di pomodori a 4 euro, e una bombola del gas a 50 euro». Nel provvedimento di proibizione all’uso delle mense si accusano gli approfittatori. Capirai: gente che si mette in fila per mangiarsi un pasto assieme agli sfollati. Più autenticamente, è un’altra misura per invogliare i secessionisti a vivere nei campi gestiti dagli uomini di Ber- L’ACQUA Campi fai-da-te Per 43 giorni nessuno si è preoccupato di fornire l’acqua. Le famiglie si sono approvvigionate all’unica fontana del paese tolaso. E ci sono altre ragioni, più materiali. Che spiegano anche l’ardore di queste persone umiliate da Madre Natura: i soldi non ci sono. Le promesse di Berlusconi – accaserò tutti entro settembre – sono contraddette dalla realtà. Gli emendamenti che “finanziavano” la copertura della zona franca urbana, la compensazione dei mancati introiti fiscali per gli enti locali, gli espropri per i terreni da utilizzare per le nuove case... sono stati bocciati in commissione Ambiente. A chi ha provato a risollevarsi dal sisma in autonomia spetterebbe un contributo di 100 euro mensili (uno sfollato in albergo ne costa 1.500). Il terremotato fai-da-te è un risparmio per lo Stato. Ma solo virtuale, perché quei soldi non ci sono, i Palmerini non li hanno mai visti: «Forse liquideranno qualcosa a novembre...». Vittarli nei campi sarebbe un modo per stracciare il debito. Le inadempienze generano sfiducia. E questa è gente che conosce il tempo, scandito dal cielo, e distingue una promessa da una battuta: «A settembre farà freddo, e a settembre mancano 80 giorni». Così Mauro si è fatto la base di cemento armato su 40 metri quadri di giardino, ha comprato il legno, lo coibenterà, «spenderò 10 mila euro, soldi miei». L’altro motivo per cui molti aquilani s’affrettano a farsi la casa è che «gli agglomerati previsti dal governo saranno dislocati qua e là, noi di Paganica abiteremo in tre zone lontane quindici chilometri da dove siamo cresciuti». Saranno venti porzioni in cui piazzeranno la popolazione di 67 frazioni del capoluogo: c’era una volta un paese. Quel giorno bastardo morirono in cinque, perché molti paganichesi dopo la scossa delle 23 ripararono nelle macchine. Altrimenti sarebbe finita come a Onna, in scala maggiore, perché qui vivono in 4 mila. Da piazza della Concezione si vede uno scorcio di paese ferito, un museo a cielo aperto, i tetti sfondati, le pareti spalancate. Ma è il posto loro, vero Deborah? «Abbiamo questa tenda, e la nostra casa accanto: vogliono farci sentire abusivi nel nostro giardino». Nonna Giovanna si è portata avanti con il merletto, Mauro sta toccando le tavole, soddisfatto. Sotto la macchina una gatta nera si riposa: da come agita le zampe per aria, Chanel sogna. ❖ P PARLANDO DI... Giornalisti sotto accusa «Non ci sono categorie eversive, non i giornalisti né gli editori scomodi. L’Italia - così il segretario della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi dopo gli ultimi interventi del presidente del Consiglio - non può finire fuori dall’Europa per leggi, atti, illiberali, parole stridenti e minacciose del premier nei confronti della stampa». LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 9 Quando Tremonti ordinò: sanzionate Milena Gabanelli Un esposto denuncia contro la trasmissione Report dedicata alla social card. Il ministro chiede contraddittorio Ma spesso al governo è concesso campo libero in Tv Il caso VIRGINIA LORI ROMA on la presente il sottoscritto prof. avv. Giulio Tremonti chiede l’immediato esercizio dei poteri sanzionatori». Inizia così l’ultimo affondo del ministro dell’Economia contro l’informazione, avviato ai danni di Milena Gabanelli e la sua «pericolosa» trasmissione Report. Non è piaciuta al ministro la puntata su social card e Tremonti bond, nonostante fosse stato intervistato lui stesso. Così ha scritto 5 cartelle di esposto-denuncia alla Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l’Indirizzo generale e la Vigilanza dei servizi radiotelevisivi. L’intento è chiaro: dimostrare la poca obiettività del programma, e dunque la lesione del dovere di informazione imparziale e completa imposto dal servizio pubblico. Insomma, non è una rettifica, tantomeno una querela. Ma Tremonti vuole comunque farsi sentire, eserci- C L’accusa del ministro Maramotti Parla di «lesione dei princìpi di completezza dell’informazione» tare «il potere sanzionatorio». Corpo a corpo In effetti il rapporto del ministro con giornali e mass media in generale è costellato di eventi leggendari. Rumors più disparati raccontano di telefonate infuocate, battibecchi nervosi, arrabbiature furibonde. Certo, tutti i politici si arrabbiano con la stampa. E tutti vorrebbero averla amica e, se possibile, asservita. Ma Tremonti è tra i pochi (non l’unico, nell’intero arco parlamentare) a prendere iniziative in prima persona, a guerreg- giare all’arma bianca con chi si occupa di lui. È quasi un corpo a corpo che il ministro ingaggia a colpi di pressioni indebite e invettive. Anche perché - lo sanno bene anche i non addetti ai lavori - la verve non gli manca. 5 cartelle e 7 punti A scorrere le cinque cartelle anti-Gabanelli traspare un furore montante. Tremonti parla di «lesione dei principi di completezza, correttezza, - si legge - obiettività ed imparzialità dell’informazione». Poi procede per punti, elencandone sette. Nel primo parla di «sintesi deformata di alcuni delicati e rilevanti aspetti dell’attualità, che ha assunto i contorni della propaganda negativa». Si riferisce forse il ministro al fatto che la social card è stata fornita solo a pochi, e che molti l’hanno ricevuta scarica? O che rappresenta anche uno strumento su cui masterCard riesce a fare un buon business grazie alle commissioni versate dai commercianti? Tremonti parla di «tesi preconfezionata», ma la realtà non è molto lontana da questa tesi. Anzi. Il ministro non dimentica di difendere, naturalmente, il «legittimo esercizio del diritto di critica». Peccato però che questo secondo lui non sia il caso: perché tutto il contesto sarebbe stato creato da Gabanelli attraverso una «capziosa estrapolazione di brani tratti da conferenze stampa». Si arriva così all’accusa (terzo punto) di «utilizzo strumentale del mezzo televisivo». Tremonti rammenta come «tutte le trasmissioni di informazione devono rispettare la pluralità dei punti di vista e la necessità di contraddittorio». Peccato che (troppo) spesso molti esponenti di governo appaiono in video davanti a un microfono e senza neanche una «faccia» a porgere la domanda. A proposito di contraddittorio. Naturalmente meglio se all’ora di cena, e in una giornata in cui qualcun altro ha lanciato critiche all’operato dell’esecutivo. ❖ 10 LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 I punti Le tappe dell’inchiesta Primo Piano Rifiuti e giustizia 24 luglio 2008 Lo stralcio Foto Ansa A maggio 2008 scattano gli arresti per 25 persone nell’inchiesta «Rompiballe». Tra gli indagati gli ex commissari Pansa e Bertolaso. Il 24 luglioilprocuratoreLeporedecidelo stralcio delle loro posizioni e di altre quattro persone. Servono approfondimenti. Si sposta a Roma l’indagine che chiama in causa Pansa e Bertolaso È lo stralcio dell’inchiesta «Rompiballe» già a giudizio. Un anno fa il procuratore decise di non rinviare a giudizio i due ex commissari. Il ritorno a Napoli del pm Corona, anche lui indagato, fa scattare l’incompatibilità. CLAUDIA FUSANI [email protected] A furia di stralciare, alla fine l’inchiesta se ne va. Se ne va a Roma, lasciando Napoli, l’indagine dove sono indagati per falso, traffico illecito di rifiuti e truffa, il sottosegretario Guido Bertolaso e il prefetto di Napoli Alessandro Pansa quando erano entrambi commissari per l’emergenza. Arriva nella Capitale, per un gioco di competenze, un fascicolo che costituiva un vero e proprio assillo per il sottosegretario che ha in mano le chiavi di tutte le emergenze nazionali. E una spina nel fianco per lo stesso Berlusconi. Assilli e spine che adesso potrebbero dissolversi nel tempo. Nel maggio 2008 decolla a Napoli l’inchiesta «Rompiballe», dove le “balle” sono le ecoballe che, confezionate negli impianti di CDR, avrebbero dovuto rifornire il termovalorizzatore di Acerra. La qual cosa, come sappiamo, non è mai avvenuta. I pm Noviello e Sirleo chiedono e ottengono 25 arresti. L’inchiesta ha una grande eco perché colpisce imprenditori e il cuore dell’ufficio dell’emergenza rifiuti. Tra gli in- dagati ci sono anche Pansa e Bertolaso. Agli arresti finisce la sua vice, Marta Di Gennaro. Memorabile una sua intercettazione: «Ammucchiamo balle e facciamo un mucchio di merdaccia». A luglio 2008 il procuratore Lepore discute con i sostituti Noviello e Sirleo e l’aggiunto De Chiara la richiesta di rinvio a giudizio per arrestati e indagati dell’inchiesta. Ma, nonostante il parere contrario dei suoi collaboratori, Lepore decide di stralciare sei posizioni, tra cui Pansa e Bertolaso, «perché sono necessari approfondimenti». I sostituti e lo stesso De ChiaIl sottosegretario all’Emergenza rifiuti, Guido Bertolaso L’interrogatorio Bertolaso ammette al pm:«Gli impianti non producevano ecoballe» ra non hanno dubbi: quello stralcio è infondato, «Lepore non ha voluto procedere per evitare conseguenze di tipo politico». Nella procura si apre un conflitto che coinvolge Consiglio giudiziario e Csm che ancora oggi non è sanato. A gennaio 2009, la situazione sull’inchiesta Rompiballe è la seguente: il filone principale è a giudizio (il processo comincia il 15 luglio); lo stralcio è nelle mani del procuratore. Che a gennaio 2009 indaga Giovanni Corona, ex pm anticamorra della procura, come concorrente nel presunto reato compiuto da Pansa. Corona, infat- ti, nel 2007, divenne consulente giuridico del commissario Pansa. Nel 2008, poi, diventa consulente del ministro Matteoli. Occhio alla date. L’attività investigativa dell’inchiesta stralcio cammina sotto traccia, lentamente. Corona viene interrogato in aprile quando termina, non si sa bene perché, anche la sua collaborazione con il ministro delle Infrastrutture. Anche Bertolaso viene sentito e ammette: «Sapevo che gli impianti di CDR non realizzavano né ecoballe né fos (...) e servivano solo alla riduzione volumetrica dei rifiuti solidi urbani». Ammissioni chiare, esplicite. In linea con l’ipotesi accusatoria dell’inchiesta madre. Eppure Lepore prende tempo. Aspetta. Arriviamo a maggio. Corona, infatti, disoccupato, chiede, e gli spetta di diritto, di tornare in procura a Napoli. Il Csm, il 15 maggio, dà il via libera. Il ritorno di Corona a Napoli deve avvenire il 15 giugno, oggi. Ma nel momento in cui rimette piede in ufficio, automaticamente, essendo lui indagato da quella procura, scatta l’incompatibilità. Sicuramente per l’inchiesta stralcio. Forse anche per tutto il processo Rompiballe. Destinazione Roma, dove qualcuno dovrà calarsi dal nulla in quella vicenda oscura e molto tecnica che sono i dieci anni di emergenza rifiuti in Campania. E un’inchiesta che era finita dovrà ricominciare da capo. Bertolaso, a maggio, era molto preoccupato. Fece una conferenza stampa per denunciare di essere sotto assedio della procura, lui e i suoi uomini. Adesso si può preoccupare solo di G8 e terremoto. ❖ 10 MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Primo Piano Rivolta a Teheran Le reazioni BAN KI-MOON LA CASA BIANCA L’UNIONE EUROPEA Il segretario dell’Onu ha lanciato un appello alle autorità iraniane: l’autentica volontà del popolo va rispettata. Seguirò l’inchiesta sui brogli. Washington non nasconde la preoccupazione per lo scontro post-elettorale iraniano. Obama ha comunque confermato la volontà di dialogo. L’Europa chiede l’avvio di un’inchiesta sullo svolgimento delle presidenziali e il rispetto del diritto dell’opposizione a manifestare pacificamente. Mir Hossein Mousavi alza le braccia durante la manifestazione dell’opposizione ieri a Teheran p Alcune persone attaccano la sede delle milizie integraliste Basiji che aprono il fuoco p Prima della manifestazione il capo dell’opposizione era stato ricevuto da Khamenei Iran, Mousavi sfida i divieti In piazza spari e vittime A Teheran una folla oceanica manifesta con il leader dell’opposizione Mousavi e contesta la vittoria elettorale di Ahmadinejad. Spari sui dimostranti. Almeno un morto. Ahmadinejad rinvia la visita in Russia. GABRIEL BERTINETTO [email protected] Ignorando i divieti una folla enorme converge su piazza Asadi, a Teheran. «Morte al governo dei bugiardi», gridano accusando di «golpe» il presidente Ahmadinejad. Per loro la sua rielezione venerdì è una farsa, frutto di giganteschi brogli. «Dove sono finiti i nostri voti», urlano con rabbia. I voti per Mir Hossein Mousavi, che è lì in piazza assieme a loro e con un megafono in mano si rivolge ai soste- nitori: «Siamo pronti a partecipare a una nuova elezione presidenziale. Il voto del popolo è più importante della mia persona o di chiunque altro». Quanti sono? Centinaia di migliaia, un milione secondo alcuni. Certamente molti, molti di più rispetto a domenica ed a sabato, quando le manifestazioni nascevano spontaneamente ora qua or là, senza mai raggiungere dimensioni considerevoli, anche perché l’intervento degli agenti anti-sommossa era immediato e violento. TESTIMONE OCULARE Ma ecco, è ormai notte, accade l’irreparabile. Parte dei dimostranti se ne è andata. Altri sono ancora lì. D’improvviso si sentono degli spari. La confusione è totale. Si parla di un morto, forse di più. Un fotografo ira- P PARLANDO DI... Terremoto e proteste Oltre300 personehannopartecipato a Roseto degliAbruzzi (Teramo) all'assemblea organizzata dai comitati creati dai cittadini per la ricostruzione. Durante l'incontro è stato confermato il sit-in di protesta programmato per domani davanti alla Camera dei Deputati in coincidenza con l' inizio della seduta per l'esame del dl sul terremoto. LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 11 1˚ dicembre 2008 Noviello e Sirleo al Consiglio Gennaio 2009 L’ex pm Corona indagato Aprile 2009 Corona lascia il ministero 15 maggio 2009 Il via libera del Csm I due sostituti, coassegnatari con il procuratore, dell’inchiesta «Rompiballe», si rivolgono al Consiglio giudiziario di Napoli per denunciare ladecisione dello stralciodell’inchiesta e relativa avocazione. Da luglio a dicembre, poi, non è stato fatto nulla. Giovanni Corona, pm anticamorra nel 2007 distaccato a fare il consulente giuridico per Pansa e poi, nel2008, per Matteoli,viene indagato dal procuratore Lepore come concorrente nel reato contestato a Pansa. È il primo atto dopo lo stralcio. In aprile Corona conclude, prima del tempo, il suo incarico presso il ministero delle Infrastrutture. E chiede - è suo diritto - di tornare nel suo vecchio ufficio a Napoli dove però da tre mesi è anche indagato nello stralcio dell’inchiesta «Rompiballe». È il Consiglio superiore della magistratura che ratifica il via libera a magistrati che chiedono di uscire e/o di tornare in ruolo. Corona ha chiesto di tornare a Napoli e il Csm può solo dare l’ok. Non era informato, però, che era indagato. Foto Ansa All’inizio di luglio facciamo la notifica del 415 bis (avviso di chiusura indagini ndr) anche per Bertolaso. Il Procuratore teme problemi di strepitus esterno e decidiamo, per evitare strumentalizzazioni, di chiamarlo in procura. Bertolaso obiettò la sua innocenza, disse che lui non conosceva tutta la vicenda e che il 415 bis avrebbe potuto pregiudicare la sua legittimazione esterna e la sua attività. A questo punto il Procuratore disse che voleva fare lo stralcio. Io e Sirleo, per andare incontro alle esigenze di Bertolaso, abbiamo proposto di procedere con una notifica al sottosegretario separata rispetto agli altri 32 indagati. Una delle immagini della crisi dei rifiuti a Napoli e provincia A fine luglio erano scaduti i ter- «Eh, sognati che facciamo il rinvio per il sottosegretario» La ricostruzione davanti al Consiglio giudiziario del dietro le quinte dell’inchiesta «Rompiballe» E perché, secondo i sostituti Noviello e Sirleo, il procuratore Lepore ha avuto «troppi riguardi» Il documento C.FUS. [email protected] l primo dicembre 2008 si presentano davanti al Consiglio Giudiziario di Napoli, una sorta di primo grado del Csm, i sostituti Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo titolari delle principali inchieste sui rifiuti a Napoli (il processo Impregilo, Rompiballe e relativi rivoli); l’aggiunto Aldo De Chiara coordinatore del pool sui rifiuti e il procuratore Giovandomenico Lepore a cui nel maggio 2008 il governo dà, con decreto, la titolarità assoluta in tutta la regione per le indagini sui rifiuti. L’audizione è stata richiesta dai due sostituti che criticano il loro procuratore perchè, in sintesi, stralciando l’inchiesta e, in qualche modo, tagliando fuori i legittimi titolari, avrebbe usato una serie di accorgimenti favorevoli ai due indagati I Pansa e Bertolaso. De Chiara condivide la posizione dei sostituti. Netta la posizione di Lepore, preoccupato di non far risultare all’esterno «fratture che non esistono, sono solo divergenze»: «Ho stralciato per fare approfondimenti e per rispetto delle norme processuali». La trascrizione dell’audizione è lunga 104 pagine. Il procuratore Lepore «Macché favori, l’ho fatto solo per il rispetto delle norme processuali» Noviello: «Nel gennaio 2008 prepariamo (con Sirleo ndr) la richiesta di custodia per 25 persone con l’accusa di falso, abuso di ufficio e traffico illecito di rifiuti nei confronti di 25 persone tra cui Alessandro Pansa (commissario per l’emergenza rifiuti tra il 2006 e il 2007 ndr). Il procuratore mostrò dubbi circa la posizione di Pansa e negò il visto anche alla successiva ipotesi dei domiciliari. Ritenemmo così di mandare la misura al gip senza la posizione di Pansa che diventava destinatario di un avviso di garanzia. I dubbi questa volta erano nostri visto che Malvagna, ad di Fibe, era il privato beneficiario del reato commesso da Pansa ma restava tra i 25 destinatari delle misure. Intorno al 20 maggio 2008 comunicammo al Procuratore che anche Bertolaso è indagato per gli stessi reati, Ebbe una reazione un po’ adirata (...). Dopo gli interrogatori del gip, si apre una nuova fase di indagine per cui decidiamo alcune perquisizioni nei confronti della società Fibe-Impregilo e del commissariato della Protezione Civile. Il procuratore ci consentì di effettuare la prima ma per la seconda ci chiese cosa stavamo cercando e ci ordinò di avvisando un giorno prima. Era inutile. Decidemmo di non procedere. (...) mini per la richiesta di interrogatori e presentazioni di memorie difensive. Il procuratore doveva andare in ferie e, con una battuta, un giorno ci disse: «Eh sognati però che facciamo il rinvio per Bertolaso». In questo modo, aggiunse, tutelava la nostra indagine e il prestigio della procura. Io gli dissi come un padre al figlio, evita di impelagarti in vicende di opportunità perchè se oggi c’è l’opportunità, ci sarà anche domani e non ne usciamo più. Il Procuratore a quel punto disse: «Io mi prendo il fascicolo e perchè non si comprenda che lo faccio solo per questi due, stralcerò anche gli altri che non sono stati attinti da misura interdittiva». Lepore: «Mi spiace molto che si dica che io abbia o stacolato le indagini. Si vuole insinuare che l’abbia fatto per salvare qualcuno. Non è vero. Io l’ho fatto per il rispetto, mò ci vo, delle norme processuali perchè era una cosa che non stava nè in cielo nè in terra che uno (Bertolaso, ndr) presenta una memoria difensiva e il giorno dopo viene rinviato a giudizio». Il Csm è stato investito della questione per dirimere il contrasto tra procuratore e sostituti. E il 5 maggio 2009 produce un nota in cui si limita a dire che «ogni revoca di fascicolo (Noviello e Sirleo non si occupano dello stralcio ndr)deve avvenire con un’adeguata e controllabile motivazione della scelta».❖ P PARLANDO DI... New York Times L’esitodelvotoinIranciricorda«chenonpossonoesserviillusionisulgovernoiraniano e le sue intenzioni perniciose - ha scritto il New York Times, ma l’ultima cosa di cui gli Stati Uniti o Israele hanno bisogno è un’altra guerra con un Paese musulmano. L’unica scelta resta quella dei negoziati sostenuti da credibili incentivi e dure sanzioni». MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 11 EL BARADEI LA FRANCIA LUIZ INACIO LULA Il direttore dell’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha esortato l’Iran ad accettare l’offerta di dialogo fatta dagli Stati Uniti. Dopo Berlino anche Parigi ha convocato l’ambasciatore per chiedere chiarimenti sullo scontro post elettorale. Il presidente brasiliano ha fatto sapere di voler recarsi in Iran per incontrare il falco Ahmadinejad. Lo ha annunciato alla radio Cbn. Foto di Behrouz Mehri/Afp mente proibito, Khamenei ricevendo Mousavi, lanciava un segnale piuttosto chiaro ad Ahmadinejad: niente aggressioni, niente provocazioni poliziesche. Quanto al ricorso contro il verdetto delle urne che secondo Mousavi sarebbe viziato dai brogli, Khamenei assicurava che l’organismo competente, il Consiglio dei Guardiani della rivoluzione, l’avrebbe esaminato pronunciandosi nel giro di dieci giorni. Il risultato più importante per Mousavi era il riconoscimento implicito del diritto ad esprimere in piazza il dissenso e a mostrare la forza del movimento antigovernativo. Mentre è difficile credere che si facesse illusioni sul giudizio del Consiglio dei guardiani della rivoluzione circa la validità del voto: la rielezione di Ahmadinejad sarebbe stata definitivamente sancita. DOCENTI DIMISSIONARI niano, testimone oculare, afferma che ad aprire il fuoco sono stati membri della milizia integralista Basiji, dopo che la loro sede era stata attaccata da un gruppo di dimostranti. Impossibile sapere se gli aggressori fossero manifestanti esagitati o provocatori infiltrati fra di loro. Qualche ora più tardi, ancora colpi di arma da fuoco, in tre diversi quartieri, nella parte nord della città. Non si sa se ci siano vittime né come si siano svolti i fatti. Gli eventi sono precipitati verso il tragico epilogo serale, dopo che per buona parte della giornata si era pensato che il conflitto politico innescato dalla disputa sulla validità del voto avesse trovato una ricomposizione pacifica. Un colloquio tra Mousavi e la Guida suprema Khamenei sembrava avere spianato la via verso una soluzione concordata, che prevedeva il diritto dell’opposizione ad esprimere liberamente la propria protesta senza essere impedita da arresti e aggressioni poliziesche. Benché il corteo in centro rimanese ufficial- Quali sbocchi avrà ora la crisi dopo i tragici avvenimenti di ieri sera è assolutamente imprevedibile. In una situazione così tesa, il minimo incidente può avere contraccolpi pericolosi. Gli animi sono esacerbati. Clamorosa l’iniziativa di un centinaio di docenti universitari di Teheran, che si sono dimessi per protestare contro un attacco ai dormitori dell'ateneo la scorsa notte. Fra i dimissionari sarebbe Jabbedar-Maralani, considerato il padre dell'ingegneria elettronica in Iran. I professori hanno chiesto che rinunci all’incarico il rettore Farhad Rahbari, che non è stato capace di difendere la dignità dell'università e l’incolumità degli studenti. A elezioni ormai concluse, un istituto di indagini demoscopiche americane rivela di avere previsto la vittoria di Ahmadinejad. Il sondaggio, effettuato in maggio, aveva dato Ahmadinead nettamente primo. Le intenzioni di voto in suo favore erano addirittura doppie rispetto a quelle per Mousavi, un margine cioè persino superiore a quello poi concretizzatosi nelle urne secondo i risultati ufficiali. «Mentre i media occidentali da Teheran, nei giorni precedenti lo scrutinio, parlavano di folle iraniane entusiaste per il principale avversario di Ahmadinejad -scrivono gli autori della ricerca finanziata dal Rockefeller Brothers fund- la nostra campionatura scientifica nelle 30 province del paese dava Ahmadinejad in ampio vantaggio». ❖ Intervista a Farian Sabahi «Nei suoi veri piani le elezioni del 2013» La storica iraniana: «Il rivale di Ahmadinejad punta a rafforzare l’opposizione Attenti, la capitale Teheran non è tutto il Paese» GA.B. [email protected] arian Sabahi, iraniana, insegna storia dei Paesi islamici all’università di Torino. Le chiediamo di aiutarci a capire cosa stia accadendo a Teheran. F La situazione pare in continua evoluzione. Che sbocchi può avere il movimento di protesta secondo lei? «Essendo una storica di professione, preferisco non ipotizzare scenari futuri. Una cosa mi pare evidente. L’esito del voto non si spiega solo con i brogli. Mentre la campagna elettorale di Mousavi è durata tre settimane, quella di Ahmadinejad è andata avanti per più di tre anni, durante i quali ha elargito a destra e a manca, incrementando del 50% le pensione e del 30% gli stipendi degli insegnanti. Inoltre 22 milioni di cittadini in più hanno ottenuto l’assistenza sanitaria gratuita. Tutto ciò gli ha guadagnato consensi, anche se ha provocato la crescita di inflazione e disoccupazione. Le proteste sono sincere, ma esiste anche un altro Iran, al di fuori della capitale, che spesso non viene considerato. Ci sono 4 milioni di nomadi la cui scelta elettorale non è un fatto individuale. E quando tu vedi il presidente che si sporca le scarpe di polvere per andare nei villaggi a stringere le mani dei tuoi capi, questo basta a orientare il tuo voto». Lasciamo stare il futuro allora. Cosa sta accadendo oggi ai vertici del potere in Iran? «Un fenomeno interessante è la frattura avvenuta all’interno del sistema istituzionale della Repubblica islamica. La propaganda di Ahmadinejad ha preso di mira figure di spicco dell’élite politico-religiosa. Le accuse di corruzione hanno messo in serio imbarazzo il candidato riformatore Karroubi, la terza carica dello Stato Rafsanjani, grande sponsor di Mousavi, e altri ancora, senza escludere personaggi vicini alla Guida suprema Khamenei. Si è frantumata la coesione e l’omertà interna all’establishment. Il blocco di forze che fa capo ai Pasdaran è emerso sempre più distinto ed autonomo rispetto agli altri centri di potere». Si può allora ipotizzare che Mousavi, nel chiedere l’annullamento delle elezioni, punti soprattutto a stabilire un legame fra il movimento di cui è in questo momento leader e settori importanti dell’élite religiosa? Pur sapendo che il voto non sarà invalidato, cerca di rafforzare le basi dell’opposizione che si candida a guidare nei prossimi anni? «Si forse sta appunto pensando alle presidenziali del 2013 e non all’irrealistica ipotesi di ripetere quelle appena svolte. È possibile che, come lei dice, tenti di approfittare della divisioni fra clero e Pasdaran. Ma Mousavi per 20 anni è stato ai margini della politica. Non vediamo in lui un raffinato stratega, un Andreotti iraniano. Lo stesso Khatami, che sta dalla sua parte, viene spesso sopravvalutato. La sua natura di riformatore è discutibile. Lo è forse per gli standard iraniani, così come un conservatore del calibro di Rafsanjani, in contrapposizione ad Ahmadinejad, è stato etichettato come moderato pragmatico». ❖ 12 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Si può fare Piccole e grandi virtù FEDERICA FANTOZZI ROMA [email protected] indaco-coraggio che in solitudine ha sconfitto la mafia a Gela, gay dichiarato e cattolico praticante, poeta e cybernauta, lanciato al Parlamento Europeo da una messe di preferenze. Rosario Crocetta, 58 anni, è primo cittadino della città siciliana dal 2003, quando il Tar ha capovolto un risultato di brogli e intercettazioni contro il «finocchio comunista». Ora avvisa il Pd: «Vedo tanta bella gente per costruire il partito. Ma basta con le appartenenze rigide: tra white e red, io chi sarei, pink? Bisogna contaminarsi». S Italia Zingaretti: non mi candido a segretario del Pd Serracchiani: in coppia con Dario? Letto sui giornali «Ringrazio i tanti che stanno sollecitando un mio impegno diretto alla candidatura a segretario Pd. Ma confermo che non sarò candidato». Così il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, all'ipotesi di una sua candidatura alla segreteria del Pd. «Un successo così non me lo aspettavo, sapevo di avere fatto del mio meglio. Però 144 mila voti sono davvero tanti. La vice di Franceschini? Veramente l'ho letto sui giornali». Lo dice Debora Serracchiani, neo-europarlamentare del Pd. Intervista a Rosario Crocetta «Nel Pd tanta bella gente ma basta con gli steccati dobbiamo contaminarci» Il sindaco di Gela: mi hanno votato non solo perché simbolo antimafia. In questi anni ho combattuto la criminalità e dialogato con imprenditori e operai 150.368 preferenze. Se le aspettava? «Posso dire di sì. Le avevo previste. Su Facebook il mio profilo ha fatto 5mila contatti e ho dieci gruppi non creati da me con migliaia di amici». Hafatto campagna elettorale virtuale? «Nuove tecnologie e poesia. Ma so- «Non sarò più sindaco non capisco questa incompatibilità per due giorni a settimana Impugnerò la norma» prattutto stare con il corpo nella mischia: ho fatto 120 comizi. Uno, a Troina, a mezzanotte, con 300 ragazzi ad attendermi. Tutti mi dicevano: per vincere devi stare su Internet. Di notte lo facevo, ma di giorno incontravo gente. Volantinavo davanti alle fabbriche, ai mercatini, ai negozi. Tutti si stupivano di vedere un sindaco “blindato” tra loro. Questo mi ha portato una simpatia incredibile». Leiè sottoscorta, hannosventato diversi attentati. Come si vive con una condanna a morte della mafia addosso? Piero Grasso sul “Magazine” dice a Vittorio Zincone che ci vuole una buona dose di fatalismo. «Per uno come me è pesante. Io non sono magistrato o poliziotto. Una stretta di mano, un abbraccio negato è dura. L’8 gennaio 2008, giorno del mio compleanno, seppi del piano di Cosa Nostra per eliminarmi. Mi ordinarono di mettere il giubbotto anti-proiettile e feci un comizio indossandolo. Poi non l’ho portato più. Fatalismo? Non so». L’hanno votata soltanto perché è un simbolo antimafia? «No. Quello c’è, ho fatto scrivere “sindaco antimafia”. Il mio slogan era “orgogliosi di essere siciliani”. Ma ho un programma netto: legalità, sviluppo, lavoro. Gela ha 80 mila abitanti: era la città più distrutta dal punto di vista urbanistico e culturale, in mano alla mafia. Ho combattuto la criminalità, realizzato opere pubbliche, portato i conti del Comune in attivo, dialogato con imprenditori e operai. La Confindustria anti-pizzo di Ivan Lo Bello è frutto anche della mia battaglia». Dice: mi votano gay e suore. Chi altri vorrebbe che lo facesse? «Ho un elettorato trasversale. Per il 70% di sinistra, il resto no. 50mila voti vengono da destra, altri dal centro. Io sono cattolico praticante, faccio parte del comitato pastorale della mia parrocchia. Ho molti elettori under 35, la metà sono laureati, la maggioranza donne». Lei ha avuto la deroga per candidarsi pur essendo sindaco. Adesso dovrà scegliere tra le due cariche. «Purtroppo non sarò più sindaco, 12 MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Primo Piano Rivolta a Teheran Le reazioni TWITTER BATTE LA CENSURA SIT-IN DI PROTESTA A ROMA FRATTINI: IRAN, RESTA INVITO AL G8 DI TRIESTE Il popolare social network ha diffuso informazioni tempestive e prive di censura sui sospetti che hanno avvelenato il voto per le presidenziali. Studenti iraniani con decine di cartelli con scritto «Where is my vote?», hanno protestato ieri davanti all’Ambasciata dell’Iran a Roma. L’Italia «mantiene l’invito all’Iran» al G8 esteri di Trieste su Afghanistan e Pakistan. Lo ha fatto sapere il ministro degli Esteri Franco Frattini. Foto Reuters Il reportage ROBERT FISK TEHERAN omenica a Teheran è stata una giornata surreale, infausta, una giornata di giornali censurati e di parole e minacce sussurrate contro l’oppositore politico di Mahmoud Ahmadinejad, Mousavi. (...)Una giornata piena di poliziotti in borghese, di posti di blocco e di manifestazioni di sostegno del governo. Non ci sarà un’altra rivoluzione in Iran. Ma questa non è la democrazia promessa da Ahmadinejad. D Un poliziotto contro un manifestante in motocicletta durante gli scontri a Teheran Il destino di un Paese e le due facce di Ahmadinejad Ho incontrato il Buono e il Cattivo: da un lato elargisce i noti sorrisi da umile lavoratore, dall’altro eccita la folla e imbavaglia la stampa Abbiamo incontrato Ahmadinejad il Buono che ci ha fatto la predica nel corso di una conferenza stampa, che sembrava un set cinematografico, parlando del nobile, compassionevole, dignitoso e intelligente popolo iraniano. Ma abbiamo incontrato anche Ahmadinejad il Cattivo che ha giurato dinanzi a migliaia di sostenitori urlanti che avrebbe fatto i nomi dei «corrotti» che si sono schierati contro di lui in occasione delle elezioni. Non sono ancora certo di aver incontrato il presidente Ahmadinejad sempre che si sia disposti a credere a quel 63,62% che sostiene di aver ottenuto. Come giudicare un uomo che per ben cinque volte parla delle elezioni presidenziali paragonandole ad una partita di calcio e che poi – P PARLANDO DI... Congresso Pd «Credo che Franceschini abbia tutti i titoli e meriti di essere candidato segretario al congresso. Io lo voterei senz'altro, ma sono argomenti che saranno affrontati dopo i ballottaggi». È quanto afferma il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, ospite di ”'Telecamere”. Letta: insieme a Bersani ma la socialdemocrazia... Sassoli: Franceschini va riconfermato segretario «Se viene archiviata la socialdemocrazia, come hanno fatto gli elettori europei, e se la sua candidatura si appoggia a una nuova generazione, sono pronto a scendere in campo a sostegno di Pierluigi Bersani». Lo dice Enrico Letta al Corsera. «Indietro non si torna» e l'attualesegretario è riuscitoa rilanciare il progetto del partito, quindi «credoche DarioFranceschini debba essere riconfermato alla segretaria del partito». Lo ha detto l'europarlamentare del Pd, David Sassoli. ma non capisco questa incompatibilità per un impegno di due giorni settimanali. Impugnerò la norma, non voglio lasciare la mia città. Mi si spezza il cuore. Non volevo candidarmi, ma il mandato scade nel 2011 e molti mi hanno consigliato: senza una carica istituzionale ti uccideranno. Adesso Franceschini è contentissimo, ma per avere la deroga è servita una petizione online». Chi sono gli uomini nuovi del partito, le speranze? «Non per forza i giovani. Io ero nel Pci di Berlinguer, non uno qualunque. Non sono mai stato marxista né leninista ma gramsciano, con un’idea della politica come libertà. In questa campagna ho conosciuto presidenti di circolo, quadri provinciali, imprenditori. Vedo tanta bella gente con cui costruire il partito». Perché allora si perdono elettori per strada? «Quello che ci frega è che siamo troppo rigidi nell’identità storica. Tra red e white io chi dovrei essere, pink? Che senso ha? Ognuno ha la sua storia ma anziché cristallizzare La Rete «Tutti mi dicevano: per vincere devi stare su Internet. Di notte lo facevo ma di giorno volantinavo davanti alle fabbriche» Red, white e pink «Tra red e white io chi dovrei essere, pink? Chi mi ha votato ha capito che bisogna scoprire il piacere della contaminazione» le posizioni bisogna scoprire il piacere della contaminazione. Ecco: chi mi vota lo ha capito». I nemici la accusano di protagonismo mediatico. È così? «Lo dicono a chiunque prenda voti. C’è un pizzico di invidia. Io non faccio la star tv: denuncio. Se avessi combattuto questa guerra in segreto sarei già morto». ❖ «Tutti i miei elettori andranno a votare Ma Renzi ci rispetti» Firenze, la risposta di Spini alla richiesta del candidato Pd di esortare i suoi per il ballottaggio. «Non mi sottraggo alla responsabilità: invito alle urne per scegliere il sindaco» L’intervento VALDO SPINI aro Direttore, leggo sull’Unità un’intervista di Francesco Sangermano a Matteo Renzi dal titolo: “Chiedo a Spini di far votare i suoi elettori”. Considero positivo il fatto che Matteo Renzi finalmente consideri una realtà democratica, con cui interloquire, quell’8,4% dei voti che la mia candidatura ha raccolto. Sono sicuramente d’accordo con Renzi su un punto: niente “accordicchi”. Non ne ha bisogno lui che di voti ne ha già tanti, non ne ha bisogno Firenze che spera di avere un Sindaco equilibrato e partecipe dei problemi della città e neppure io, in quanto, non dovendo correre al ballottaggio non ho nulla da chiedere. Tutti ci hanno dato atto di una campagna elettorale particolarmente brillante sui contenuti: questi sono a disposizione di un candidato sindaco che li voglia esaminare con calma e con scrupolo. Ma veniamo al voto di domenica prossima. Dietro il successo della mia candidatura a Sindaco e della lista “Spini per Firenze”, c’è un appello di oltre mille cittadine e cittadini di grande rilievo nella vita politica, sociale e culturale. Considero quindi i miei elettori delle personalità in grado di orientarsi da sole nel ballottaggio senza attendere prescrizioni “dall’alto”. Ma non intendo sottrarmi alle mie responsabilità. Non solo Il personaggio Socialista di lungo corso Al comune lo appoggia Rc C Valdo Spini, nato a Firenze nel 1946, socialista di lungo corso, è stato più volte deputato Psi, poi dell’Ulivo,ministro, infinedei Ds. Raccogliendo l’appoggio di parte della sinistra e diRc, siè candidato asindaco diFirenze, ottenendo l’ 8,4 delle preferenze. quindi invito tutti ad andare a votare per il Sindaco, ma come ho già detto apertamente a chi vuole boicottare il referendum (che si terrà lo stesso giorno) che la via giusta non è quella di non presentarsi al seggio, ma quella di andare e rifiutare la scheda. Dunque, nessun timore. La grande maggioranza di chi ha votato “Spini per Firenze” andrà a votare domenica prossima. Certo, a tutti noi, bruciano le bugie, (“chi vota Spini vota Berlusconi”), i ripetuti insulti che sono inspiegabilmente continuati anche dopo il primo turno di votazioni. Cito, per tutti, un episodio molto grave per le sue implicazioni non solo politiche. Nel corso della trasmissione “Telekomando”, ad una tv privata fiorentina, l’ultima sera, quando era impossibile smentire o correggere, il LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 13 candidato Sindaco Matteo Renzi ha affermato testualmente: “Valdo Spini ha con sé la gente che dice dieci, cento, mille Nassiriya, quelli della sinistra radicale. Io sto con i carabinieri. Non con chi dice: dieci, cento mille Nassiriya.”, spiegando che questo avrebbe reso impossibile un accordo per un eventuale ballottaggio. Tale affermazione è falsa: non solo perché personalmente ho partecipato con dolore alle esequie dei caduti di Nassiriya, ma perché Rifondazione Comunista, la cui lista mi sosteneva, ha precisato con una sua nota: “Alla vigilia delle elezioni politiche del 2006 un esponente del Prc dichiarò il diritto alla resistenza degli iracheni, l'allora segretario nazionale del Partito escluse l'esponente politico dalle candidature che si stavano definendo, tanto che la componente che si riferiva a quell'esponente, nel maggio del 2006 uscì dal partito per dare vita a una nuova organizzazione”. Dunque, per ristabilire con noi un rapporto civile e costruttivo, Matteo Renzi deve dare atto dell’infondatezza di questa sua affermazione e della leggerezza con cui è stata fatta, in un nuovo clima di chiarezza e di rispetto della diversità delle posizioni. Questo è quanto la “sinistra radicale” (come ci ha chiamato Renzi nel corso della campagna elettorale) chiede al can- REFERENDUM «La cosa giusta è presentarsi al seggio e rifiutare la scheda per il referendum. Ma votare per il sindaco». Adesso necessario costruire «un rapportopolitico serio». didato Sindaco del centro-sinistra per iniziare a costruire un rapporto politico che è ben altro da una richiesta di posti e di poltrone. Chi pensa ad accordi di questo tipo non conosce né le mie battaglie politiche, né il mio elettorato e, se, mi è permesso, ha perso forse troppo precocemente le speranze nella politica. Grazie per l’ospitalità e molti cordiali saluti.❖ P PARLANDO DI... Washington Post Un sondaggio americano effettuato il mese scorso sulle intenzioni di voto degli iraniani alle elezioni presidenziali dava il presidente uscente Ahmadinejad ampiamente in testa sul suo avversario Mousavi. Lo scriveva ieri il Washington Post, secondo cui i voti ipotizzati per Ahmadinejad erano il doppio di quelli per Mousavi. MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 13 IL REGISTA MAKHMALBAF MANIFESTA A PARIGI FIACCOLATA ORGANIZZATA DAL PD LA CONDANNA DELLA MERKEL Il regista Makhmalbaf e altri iraniani hanno protestato ieri a Parigi con striscioni contro quello che è stato definito il «colpo di stato» delle elezioni. Domani alle 19:00, fiaccolata davanti all’Ambasciata dell’Iran, a Roma, organizzata dal Pd, per manifestare solidarietà agli iraniani. La cancelliera tedesca Merkel ha condannato gli arresti dei manifestanti in Iran, sottolineando che il governo è «molto preoccupato». Foto Reuters Foto Reuters Le forze anti-sommossa non hanno risparmiato nemmeno le donne Un sostenitore di Ahmadinejad contro una manifestante pro-Mousavi dinanzi a noi tutti - con un filo di voce e con il più gentile dei sorrisi lancia a Mousavi un terribile avvertimento? «Dopo una partita di calcio capita che qualcuno pensi che la sua squadra doveva vincere, dopo di che esce dallo stadio, sale in auto, passa con il rosso e viene multato dalla polizia. Non ha avuto la pazienza di aspettare il verde. Non mi fa piacere che ci sia qualcuno che ignora il semaforo rosso». Abbiamo trattenuto tutti il respiro. Poco meno di due ore dopo, dinanzi a migliaia di persone a piazza Val-y-Asr, abbiamo visto Ahmadinejad il Cattivo. «Ci accusano di essere bugiardi e corrotti», urlava. «Sono loro i corrotti. Nella mia qualità di presidente farò i loro nomi...». La folla rumoreggiava in segno di assenso. Non c’era da stupirsene. (...) La giornata è cominciata male con l’ennesima dichiarazione pericolosa del comandante della polizia di Teheran, Bahram Radan. «Abbiamo individuato abitazioni che fungono da basi di criminali politici». (...) Poi c’è stata la prima pagina del quotidiano «Etemate Melli» –Fiducia Nazionale– che appartiene ad un altro dei nemici di Ahmadinejad, Mehdi Karoubi. In cima alla prima pagina figuravano i risultati elettorali e sotto una didascalia: «Sui risultati elettorali, Mehdi Karou- stano le menzogne e sono contenti del loro destino...ma ci opponiamo ai prepotenti e all’arroganza…. Gli iraniani non si faranno mai spaventare dalle minacce», ha proseguito. Chiaramente Ahmadinejad aveva letto il discorso di Barack Obama al Cairo – tanto da sembrare a momenti la grottesca parodia del presidente americano. (...) Il discorso sembrava interminabile. Democrazia, etica, valori umani, stato sociale, fiducia, rispetto reciproco, giustizia, correttezza….. Di tanto in tanto sembrava una versione aggiornata della Repubblica di Platone con l’improbabile re-filosofo dietro le rose bianche e rosse. Ma c’era anche l’incomprensibile rifiuto di fare i conti con la realtà. Quando ho chiesto ad Ahmadinejad il Buono se ricordava la giovane iraniana trascinata urlante al patibolo qualche settimana prima mentre implorava la madre al cellulare di salvarle la vita qualche secondo prima che la corda le spezzasse il collo, e se era in grado di garantire che una simile atrocità non si sarebbe mai più ripetuta nella Repubblica Islamica dell’Iran, si è avventurato in una esegesi del sistema giuridico iraniano. «Sono contrario alla pena capitale», ha replicato. «Non vorrei ammazzare nemmeno una mosca. Ma la magistratura in Sulla pena capitale «Sono contrario alla forca, non ammazzerei nemmeno una mosca» bi e Mousavi hanno rilasciato dichiarazioni che non possiamo pubblicare». Sotto la pagina era volutamente bianca. (...) E per far capire come stavano le cose a pagina 2 del giornale una fotografia grande come un francobollo di agenti della polizia di Teheran che correvano in una strada con due spaventose didascalie. «La polizia per la Sicurezza Pubblica ha rilasciato una dichiarazione secondo cui qualunque tipo di assembramento, dimostrazione o celebrazione non autorizzati sono da considerare vietati. Ogni assembramento è illegale e a pagarne le conseguenze saranno i candidati e i responsabili della loro campagna elettorale». Sapevamo cosa significava, tanto che ci siamo recati alla conferenza stampa di Ahmadinejad con la convinzione che ci sarebbero state altre minacce. Così è stato. Ahmadinejad era seduto dietro una miriade di rose bianche e rosse con le spalle rivolte ad un poster che ritraeva una montagna incappucciata di neve, con la bandiera iraniana davanti a lui, la giacca alla Humphrey Bogart aperta e il suo caratteristico sorriso – il sorriso da Nazioni Unite, da Cnn, da umile lavoratore, da sportivo, da uomo saggio, insomma quello che conosciamo tutti – e la consueta barba non rasata. (...) «Nei Paesi a democrazia liberale, il popolo viene espulso dal sistema e i professionisti si impadroniscono del potere, ma in Iran la democrazia si fonda sull’etica». È andata avanti così per un bel pezzo. (...) «Gli iraniani dete- Risposte non date Zittisce la Amanpour: non si può fare una seconda domanda Iran è indipendente». E poi ha promesso che avrebbe chiesto al sistema giudiziario di rendere meno severe le pene e ha aggiunto che, a suo giudizio, ai giudici iraniani avrebbe fatto bene avviare un «dialogo» con i giudici americani ed europei. Ma la giovane donna giustiziata in maniera così crudele – per un reato che potrebbe non aver commesso – non figurava nemmeno indirettamente nella sua risposta. Eppure non era una mosca. Il suo destino era stato deciso dal compassionevole Iran di Ahmadinejad. E non era una mosca nemmeno Mousavi quando Christiane Amanpour della Cnn ha chiesto ad Ahmadinejad il Buono garanzie sulla sua vita e su quella dei suoi sostenitori. Sulle prime nessuna risposta. Amanpour ha ripetuto la domanda. «Forse a causa della traduzione mi è sfuggito qualcosa», ha detto sarcasticamente. «Forse le è sfuggito il fatto che l’interprete le ha detto che non poteva fare una seconda domanda», ha replicato Ahmadinejad. «No – ha aggiunto l’imperturbabile Amanpour – questa non è una seconda domanda. Le sto semplicemente ripetendo la prima!». Del tutto inutile, ovviamente. (...). Quindi: guerra o pace? Dipende se abbiamo a che fare con Ahmadinejad il Buono o con Ahmadinejad il cattivo, suppongo. ***** © The Independent Traduzione di Carlo Antonio Biscotto 14 Italia LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 p Pontida Alla manifestazione il senatur minaccia: «Noi siamo fondamentali per il governo» p Il ministro: «Le chiamiamo associazioni di volontari, ma non abbiamo paura delle parole» Maroni: «Vogliamo le ronde» Bossi avverte la maggioranza Foto Ansa Migliaia di persone hanno partecipato al tradizionale appuntamento verde di Pontida. Una Lega che, vittoriosa alle Europee, alza la voce: Bossi dice che senza Lega non si governa, Calderoli chiede più potere. ANDREA CARUGATI INVIATO A PONTIDA [email protected] Una Pontida muscolare, ancora più “celodurista” del solito. Appuntamento di buon mattino sul pratone della bergamasca per l’edizione numero venticinque della kermesse leghista: folklore e salsicce, le guardie verdi di Borghezio e il “laburismo” di Zaia, la nazionale padana sponsorizzata da Renzo Bossi, che “a fine giugno disputerà i mondiali dei popoli non riconosciuti”. Previste le sfide contro il Kurdistan e l’Occitania. E il capitano dona la maglia sul palco ad un emozionato Senatur. Bossi si entusiasma anche per il film “Il Barbarossa” di Renzo Martinelli, con Raz Degan che fa l’Alberto da Giussano, di cui viene mostrato un promo che sembra quasi uno spot della Lega. “Basta con Cinecittà, adesso i film li facciamo a Milano”, tuona il Senatur, indicando nel Martinelli, “vero brianzolo”, una sorta di Rossellini del Carroccio. C’è pure Zuleika Morsut, miss camicia verde, friulana di origine nordafricana, che alla fine intona il Va pensiero e Calderoli Preso un quarto dei voti. Le Regioni? Ne vogliamo un quarto incita alla “Padania libera”. Come del resto fa Maroni all’inizio del suo intervento, decisamente poco intonato a un ministro dell’Interno: “Le ronde? Ebbene sì, le vogliamo, e le chiamiamo col loro nome, senza pura. Ho già pronto il regolamento che consentirà di affiancar- I ministri Zaia e Maroni sul palco di Pontida le alle forze dell’ordine. Tutto il resto sono palle”. Sui clandestini: “La sinistra è loro amica, noi li abbiamo bloccati: a Lampedusa gli operatori del centro sono senza lavoro, perché da un mese non arriva più nessuno. Ho dovuto trattare con Algeria, Tunisia, Libia, quasi fossi il ministro degli Esteri: ma alla fine chi l’ha duro la vince”. Lo stato maggiore del Carroccio si presenta al suo popolo con il bottino pieno: federalismo approvato, superato il muro del 10% alle europee, i sindaci verdi passati da 200 a 363. “Siamo in ottantamila”, grida Roberto Calderoli dal palco, jeans corti e abbronzatura africana. Ma è proprio lui ai spiegare ai cronisti che “va bene festeggiare, ma bisogna soprattutto andare avanti con le riforme”. Bossi non parla per ultimo, rompendo la IL CASO È l’ora dei leghisti emiliani e toscani «Aperta una breccia» La vera notizia del raduno di Pontida di ieri si è materializzata alle 6 di mattina all’autogrilldi ModenaNord, proprio di fronte al grattacielo di uno dei colossi della cooperazione rossa. Un fiume di camicie verdi, manco fossimo a Varese. Leghisti con l’accento emiliano, romagnolo, marchigiano, tutti in pullman per andare avedere l’Umberto. Un signore è un veterano:“Anche i romagnoli nonne possono più delle aziende che licenziano italiani per tenersi gli immigrati in nero”. Arrivati sul pratone, i romagnoli sono tra i più sfegatati: in prima fila dietro la transenna, a cacciadiunbig.QuellidiMacerata,distretto delle calzature, hanno portato un pacco-dono per Calderoli. Che finalmente fa capolino: un paio di scarpe di coccodrillo verdi. Tra gli stand quello degli umbri: ”In Valnerina viviamo nelle riserve, l’Umbria sta con i fratelli del Nord”, recita il manifesto. Dal palco i colonnelli emiliani e toscanisonotraipiùincazzati.“Quellidisinistra li abbiamo fatti neri”, urla il romagnolo Gianluca Pini. E Claudio Morganti:”La Toscana è sempre più verde, il potere rosso si sta sgretolando”. Il reggiano Alessandri mostra alla base leghista il primo sindaco verde della sua provincia, Giorgio Bedeschi di Viano: “Nella terra di Prodi e Franceschini gli abbiamo fatto un mazzo così, nel muro rosso si è aperta una breccia, adesso andremo avanti con i picconi!”. LavelliADV.it www.norda.it Là, dove Volano le Aquile, Nasce... Così in Alto Nessuna! C CIFRE DA... Gli omicidi bianchi 474 i morti 474.820infortuni sul lavoro dall’inizio del 2009 (www.articolo21.info) tradizione. Interviene prima dei suoi ministri, per ricordare a Berlusconi che “la Lega continua a vincere, noi siamo fondamentali per governare”. Però verso il Cavaliere traballante la mano dei leghisti è tesa: “Devo dare atto a Berlusconi che ha mantenuto la parola, sul federalismo e sull’immigrazione ci ha dato i voti, noi trattiamo bene chi ci tratta bene”. E Calderoli, a proposito di un eventuale governo istituzionale: “Un governo che non sia quello riconosciuto dal popolo sarebbe un colpo di stato”. Già, ma il soccorso verde al Cavaliere non è a costo zero. Calderoli fa i numeri: “Noi prendiamo un quarto dei voti del centrodestra, l’anno prossimo si vota in 13 regioni, dunque ce ne spetta almeno un quarto”. E ancora: “La cosa anomala è che non ci siano ancora regioni guidate dalla Lega”. E Bossi: “Lombardia e Veneto sono una grande occasione, la lega è capace di vincere”. Zaia guarda oltre: “La Lega deve contare nella stanza dei bottoni UN BOTTINO PIENO Superato il muro del dieci per cento alle Europee, sindaci verdi passati da 200 a 363: forte dei numeri la Lega cerca di passare all’incasso: «Ora pensiamo alle riforme». in Europa, anche nella Commissione. Basta far entrare quelle schifezze di merci cinesi!”. Insomma, è ora di passare all’incasso. Bossi ha invitato a Pontida Guido Podestà, il candidato Pdl alla provincia di Milano, e l’ha fatto pure parlare dal palco, con tanto di fazzoletto verde al collo. “La Lega tratta, anche se non c’è un nostro uomo vogliamo un presidente che ci ascolti, quello di prima (Penati, ndr) ha bloccato la bretella Brescia-Bergamo-Milano”. Il milanese Matteo Salvini (“Padania is not Italy” sulla maglia) scorta il candidato tra la gente. Un ragazzo dello staff di Podestà intona un coretto (“Podestà, Podestà”), ma nessuno lo segue. Tocca prendere in braccio un bambino, ma gli animi non si scaldano. “Ogni voto è determinante, il verde ce l’ho nel cuore”, supplica il candidato, che dal palco abiura alla linea di Silvio: “Al referendum non voterò”. Applausi. Di Penati, però, nessuno qui parla male. Mentre una camicia verde in prima fila aizza i big: “Formigoni fuori dalle balle”.❖ avvenuti nei luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno a oggi in Italia. Referendum, se il ministro spiega come «non votare» Una guida al voto d’eccezione per il popolo leghista riunito ieri a Pontida. Un ministro dell’Interno, Bobo Maroni, che dal palco della kermesse del carroccio ha invitato gli elettori che andranno alle urne per i ballottaggi a non ritirare la scheda del referendum sulla legge elettorale. Ma non si è fermato qui: «Darò istruzioni precise ai presidenti dei seggi perché non facciano i furbi. Faremo mettere dei cartelli chiari in tutti i seggi, in modo che tutti sappiano che è un diritto non ritirare quella scheda. Per noi leghisti è anche un dovere». «Fate attenzione a non sbagliare», dice Maroni al suo popolo. «Quando andate a votare per i ballottaggi dovete dire chiaramente al presidente di seggio: “Io non voglio la scheda per il referendum»” Anche i nostri rappresentanti di lista verranno istruiti». Il collega ministro Calderoli batte e ribatte su questo tasto: «Se il referendum passasse sarebbe la fine della democrazia». E l’annuncio di Fini che voterà sì? «Buon per lui, se è convinto che sia la cosa giusta fa bene a farlo», risponde Calderoli. Dura la reazione del presidente del comitato referendario Giovanni Guz- Calderoli Per l’autore della legge elettorale: «La fine della democrazia se passasse» IL SITO INTERNET DEL CARROCCIO zetta: «Noi non ci sentiamo sicuri in un paese in ci il ministro dell’Interno lancia delle intimidazioni ai presidenti di seggio. Maroni non si comporti come il ministro di una repubblica delle banane: taccia e agisca solo attraverso atti ufficiali, senza strumentalizzare il ruolo che ricopre». Ruvido anche Mario Segni: «Bossi non vuole il bipartitismo per chiedere sempre di più e magari poi fare la crisi di governo. Se vince il sì la Lega perde il potere di ricatto».Anche Ignazio La Russa ieri è tornato a schierarsi per il sì, pur precisando: «Non sto facendo campagna perché sono impegnato nei ballottaggi. Ma oggi quel referendum non ha più la stessa importanza perché la semplificazione del sistema politico l’abbiamo già fatta con la nascita del Pdl». Massimo D’Alema commenta: «Dopo la ritirata di Berlusconi, suggerita dalla guardia pretoriana Bossi, mi sembra difficile che possa vincere il sì...». www.leganord.org ANDREA CARUGATI WWW.UNITA.IT LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 15 Pacchetto sicurezza L’allarme del Csm: rischi senza controllo Il giudice ricorda che il Consiglio superiore della magistratura espresse dubbi: deroga al principio che assegna allo stato la tutela dei cittadini, discrezionalità, mancanza di requisiti Il parere LIVIO PEPINO a qualche tempo la cronaca propone immagini che ci saremmo augurati di non rivedere mai più: camicie nere, verdi, grigie; ragazzi e uomini già condannati per aggressioni e manifestazioni di odio razziale che esibiscono immagini e simboli di un passato orrendo e via seguitando. A ciò conducono le «ronde», dichiaratamente costituite per concorrere alla tutela della sicurezza pubblica ma, intanto, sempre più spesso collegate con questa o quella forza politica. La storia ci insegna dove porta la china. Gli antidoti contro questa proliferazione ci sarebbero, anche sul piano giuridico, ma la maggioranza, anziché utilizzarli, si accinge addirittura - sotto la spinta leghista - a «legalizzare» ronde e associazioni consimili: con un disegno di legge governativo già approvato dalla Camera, dopo averci invano provato con un decreto legge. D I pericoli di questa operazione sono stati segnalati dal Consiglio superiore della magistratura in un parere del 2 aprile scorso nel quale, dopo avere espresso una critica di fondo alla «deroga al principio che assegna all’autorità pubblica l’esercizio delle competenze in materia di tutela della sicurezza, escludendo che questa possa essere affidata ai privati» osserva: «La perplessità di ordine generale è accentuata dalla finalità attribuita alle associazioni volontarie, che è quella di “segnalare alle Forze di polizia dello Stato o locali, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale”. L’elevato tasso di discrezionalità, già insito nella segnalazione di un danno solo potenziale alla sicurezza urbana, diventa ancora più ampio con riferimento alle si- tuazioni di disagio sociale, espressione talmente generica da poter giustificare le segnalazioni più disparate. (La norma) non prevede un effettivo controllo sull’attività realmente svolta dalle associazioni e (...) suscita ulteriori perplessità in considerazione della genericità e delle lacune contenute nel testo. Basti pensare alla mancata previsione che le associazioni non debbano avere né natura né finalità di ordine politico, in considerazione del divieto, posto dall’art. 18, comma 2, Costituzione, di costituire associazioni che, anche indirettamente, perseguano scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare (per la sussistenza delle quali in base al decreto luogotenenziale n. 43/1948 sono sufficienti un’organizzazione di tipo gerarchico analoga a quella militare e la dotazione di uniformi). Altrettanto si dica per l’assenza di ogni requisito negativo, preclusivo della partecipazione alle associazioni, come quelli di essere stati condannati per reati di violenza o per il compimento di atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, naziona- LA RUSSA FRENA «Sono contento che anche le Lega abbia avuto un grande successo. Non dimentichiamo però che il Pdl ha preso più voti della somma di quelli che avevano An e Fi». li o religiosi. Infine la doverosa precisazione che i cittadini debbano essere “non armati” non è tale da fugare ogni dubbio sull’utilizzazione di strumenti, non definibili armi in senso proprio, ma comunque atti a offendere e a compiere atti di coercizione fisica». Il parere non lascia dubbi. Forse sta anche qui una delle ragioni della crescente insofferenza del governo e del ministro Alfano nei confronti del Csm.❖ MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 15 FOGLIETTONE Giuliano Capecelatro [email protected] Tutto merito di ECLSS, una macchina che rende l’urina potabile. Un’apparecchiatura costosissima, che consentirà di abbattere il prezzo dell’acqua per le stazioni spaziali E TRA LE STELLE SI BRINDA CON LA PIPÌ Disegno di Fabio Magnasciutti (Tecnica: digitale) eve esserci stato un momento di comprensibile imbarazzo. Sguardi che si incrociano, domande abortite a fior di labbra, che si rifugiano tra le circonvoluzioni del cervello: la mia, la sua? O di quell’altro che neppure mi è tanto simpatico? Poi i tre contenitori di plastica si sono levati. Il liquido trasparente, inodore e insapore, è scomparso velocemente nelle gole spalancate, ma ancora un po’ riluttanti. E un urlo liberatorio ha sigillato l’inconsueto brindisi: «Grande!» Batti e ribatti, i capoccioni della Nasa, l’agenzia spaziale americana, avevano fatto centro. Da qualche giorno approvvigionarsi di acqua lungo le rotte siderali non rappresenta più un problema. Una complessa apparecchiatura ricicla qualsiasi vapore aleggi a bordo: dalle docce alla traspirazione del corpo. Per finire alla preziosa, aurea sostanza che anche i tre astronauti chiamati al brindisi sulla Iss (International Space Station), come ogni essere umano, portano sempre addosso: la loro stessa D pipì. L’urina, protagonista di un viaggio che l’aveva ricondotta alle origini, quando non era che l’umile, imprescindibile acqua. Tutto merito di ECLSS. Che non è un parente misconosciuto di ET, ma l’acronimo di Environmental Control and Life Support. In parole povere, una macchina, nata nelle viscere del Marshall Space Flighty Center di Huntsville, in Alabama, in grado di operare la scomposizione in fattori primi dell’urina fino a renderla potabile. Un’apparecchiatura costosissima, 250 milioni di dollari, che consentirà però di abbattere il prezzo dell’acqua per le stazioni spaziali. Salito, è il caso di dire, alle stelle. Oltre quattromila dollari al litro. E, anche se ECLSS è grande più o meno quanto due capaci frigoriferi, di avere un minor ingombro e poter ospitare più astronauti. Quando ECLSS si mette all’opera, per prima cosa si incarica di far bollire l’urina, che accantona residui solidi, anidride carbonica e si trasforma in vapore; che sarà distillato, raffreddato e di nuovo condensato fino a riacquistare lo stato liquido. Ma libero da ogni impurità, limpido come acqua sorgiva. L’obiet- www.officinab5.it tivo attuale è riuscire a produrre una ventina di litri al giorno. Ci si spaccavano la testa da numerosi anni, gli scienziati dello spazio. Già nel ’93 aveva preso forma un primo modello. Mentre un occhio indiscreto era puntato sulla Russia. La sfida spaziale, continuazione con altri mezzi delle sfide geopolitiche, va avanti senza sosta. Per malandata che sia, dopo la caduta del muro e lo sfaldamento dell’impero sovietico, la Russia non ha mai smesso di perseguire una politica di potenza anche sullo scacchiere intergalattico. Nella corsa al riciclaggio dell’urina, gli scienziati russi si erano mossi prima ed erano qualche passo più avanti. Con il festoso brindisi sull’Iss, gli americani dovrebbero aver recuperato lo svantaggio. Ma ECLSS va messo a punto, registrato. Nei primi giorni ha fatto sudare freddo ingegneri a terra e astronauti nella stazione. Dopo un avvio effervescente, e tre litri e mezzo di urina riconvertita in acqua, ha preso a balbettare, si è inceppato. Minuzie. La strada è segnata. E chissà se, al di là delle questioni di prestigio, ECLSS non vorrà dare una mano anche per combattere i giganteschi problemi idrici dell’umanità.❖ 16 Italia LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 p Nel fascicolo dei pm milanesi né indagati né ipotesi di reato. Violazione della legge Scelba? p D’Alia (Udc) : il governo le vieti. Saya (Msi) attacca il pm Spataro: «Vuole sovvertire lo Stato» La procura indaga sulle Ronde Nere Guardia Nazionale: «Andiamo avanti» Foto Ansa il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro ha chiesto alla Digos accertamenti sulla Guardia Nazionale. Aperto un fascicolo d’inchiesta. L’allarme dei sindacati di polizia non frena il ministro Maroni. MASSIMO SOLANI ROMA [email protected] Le aquile imperiali e le divise con i simboli nazisti non sono passate inosservate. La procura di Milano, infatti, ha deciso di aprire un fascicolo di inchiesta sulla Guardia Nazionale Italiana presentata sabato nel corso di un convegno del Nuovo Movimento Sociale Italiano. Il procuratore aggiunto Armando Spataro, capo del pool antiterrorismo, in accordo con il sostituto Manlio Minale ha disposto nuovi accertamenti sulla cosiddette “Ronde Nere” affidando l’incarico agli agenti della Digos milanese. Nel fascicolo d’inchiesta, stando alle indiscrezioni, non ci sarebbe ancora iscritto il nome di alcun indagato nè sarebbe stata ancora formulata una ipotesi di reato. Anche se, a quanto è dato sapere, l’accusa potrebbe essere formalizzata presto e sarebbe quella di violazione delle legge Scelba che punisce la ricostituzione del disciolto partito fascista e l’apologia del fascismo. Ipotesi investigative che non sembrano turbare i responsabili della Guardia Nazionale. «La nostra è una onlus regolarmente registrata, come prescrive la legge, e non crediamo ci possa essere alcun tipo di reato», ha infatti ribattuto ieri il vicepresidente della Guardia nazionale italiana Maurizio Monti. «È una inchiesta assurda», ha invece tuonato Maria Antonietta Cannizzaro, presidente dell’Msi e moglie di Gaetano Saya. Che nel luglio del 2005 fu arrestato per la vicenda del Dipartimento studi strategici antiterrorismo, una sorta di servizio segreto parallelo con entrature al Viminale, e che ieri dal suo sito Internet attaccava Spataro («un pagliaccio», «un cialtrone», «un comunista everso- Saluto romano al convegno dell’Msi nel corso del quale, sabato, è stata presentata la Guardia Nazionale 4 aprile Due mesi fa l’inchiesta denuncia de l’Unità Fu l’Unità la prima a parlare del pericolo delle “ronde nere” raccontando della creazione della Guardia Nazionale nell’edizione del 4 aprile scorso. re») preannunciando contro di lui una denuncia per «associazione per delinquere finalizzata alla cospirazione politica e all’eversione contro le leggi e le istituzioni dello stato». Tutto questo clamore non sembra però turbare il ministro dell’Interno Roberto Maroni che ieri da Pontida ha rilanciato: «Le abbiamo sempre chiamate associazioni di volontari per la sicurezza. Ma ora chiamiamole col loro nome - ha gridato alla folla del raduno leghista - Ebbene sì vogliamo le ronde». Del resto, ai tempi del governo provvisorio della Padania, era proprio Roberto Maroni ad occuparsi del reclutamento delle “camicie verdi”. Di certo, il progetto delle ronde non piace in primis agli operatori di polizia che ieri sono tornati a criticare il progetto governativo: «Nessuno potrà impedire le ronde “fai da te” ed assisteremo ad un proliferare dello spontaneismo nella vigilanza sul territorio - è l’allarme lanciato ieri dal segretario nazionale dell’associazio- ne Funzionari di Polizia, Enzo Letizia - C’è, dunque, il rischio di una concorrenza con derive imprevedibili, poiché i partiti, i sindacati o benefattori dal passato oscuro potranno pagare le loro ronde». Di certo c’è che il caso della Guardia Nazionale approderà presto in Parlamen- Gli insulti di Saya Spataro? «Pagliaccio e comunista eversore Adesso lo denuncio» to visto che il capogruppo al Senato dell’Udc, Giampiero D’Alia, ha annunciato di voler presentare un’interpellanza per chiedere al governo «di vietarle per motivi di pubblica sicurezza». ❖ IL LINK IL SITO DELLE RONDE NERE DELL’MSI www.guardianazionaleitaliana.org 16 www.unita.it MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Italia LE TAPPE DEL CONGRESSO Foto di Andrea sabbadini p C’è la data e il percorso. Il voto aperto a tutti, ma dopo la «selezione» del congresso p Migliavacca: «Queste sono le regole». Concia: un errore, così si dissuadono gli outsider Il 25 ottobre si sceglierà con le primarie il segretario Pd Sarà la Direzione del 26 a decidere, ma al Nazareno l’ipotesi è questa: il congresso Pd sarà la seconda domenica di ottobre, l’elezione del leader la quarta. Alla sfida delle primarie partecipano i tre più votati dal partito. SIMONE COLLINI ROMA [email protected] Il congresso del Pd si svolgerà dal 9 all’11 ottobre (la città più quotata è al momento Roma). E due settimane dopo, domenica 25, ci saranno le primarie che eleggeranno il nuovo segretario del partito. Manca la formalizzazione, ma sono queste le date su cui stanno ragionando i vertici Democratici. Il regolamento che definisce scadenze e norme per scegliere il prossimo leader del Pd è pronto. Si tratta di un documento piuttosto breve, messo a punto dal responsabile Organizzazione Maurizio Migliavacca dopo una serie di consultazioni e che dovrà essere discusso e votato alla Direzione del 26 giugno. Ieri è stato mostrato ai segretari regionali, che non hanno sollevato obiezioni sostanziali. Ma l’atmosfera nel Pd non è delle migliori, il totonomine che impazza mal si concilia con la richiesta di moratoria fino ai ballottaggi invocata da Dario Franceschini e le norme che regolano l’iter congressuale rischiano di surriscaldare ancora di più gli animi. L’ELEZIONE IN DUE TEMPI Perché poi un regolamento può apparire qualcosa di noioso e burocratico, ma condiziona in maniera determinante il corso degli eventi. E le sole prime indiscrezioni trapelate dal Nazareno hanno fatto scattare l’allarme tra quanti - come i cosiddetti giovani “piombini” - puntano ad eleggere un segretario di totale rinnovamento, svincolato da cordate e patti tra correnti. L’elezione del prossimo segretario del Pd passa infatti per un doppio voto. Gli iscritti al partito, a partire dai Nicodemo Oliverio «Giusto che gli iscritti dicano qualcosa in più degli altri» congressi di circolo, passando per quelli provinciali fino ad arrivare al congresso nazionale - che da Statuto viene definito «Convenzione nazionale» - votano i candidati alla segreteria. Potranno partecipare soltanto quelli che prenderanno la tessera Pd entro il 21 luglio, mentre per correre alla leadership bisognerà formalizzare la discesa in campo entro il 31 lu- glio. Verrà applicata la norma statutaria per cui le candidature a segretario devono essere sottoscritte «da almeno il 10% dei componenti dell’Assemblea nazionale» o «da un numero di iscritti compreso tra 1500 e 2000, distribuiti in non meno di cinque regioni»: per evitare l’incontrollato proliferare delle candidature, sostengono i vertici del Pd a prescindere dal posizionamento precongressuale; per evitare le candidature degli outsider, lamentano i “quarantenni”, che all’indomani della Direzione si ritroveranno al Lingotto per pianificare una strategia d’attacco. Ma c’è un altro elemento di frizione. Il congresso (o Convenzione) servirà per discutere le piattaforme politico-programmatiche in campo e alla fine selezionerà soltanto i tre candidati più votati, che dovranno poi sfidarsi alle primarie aperte a tutti gli elettori del Pd. Sarà questo voto, che da Statuto dovrà svolgersi «entro e non oltre la domenica successiva al secondo lunedì di ottobre del 2009» a decidere chi sarà il nuovo segretario del Pd. La data verrà stabilita dalla Direzione del 26, ma al Nazareno stanno pensando di scartare domenica 18 ottobre e di far approvare uno slittamento di sette giorni. Il congresso infatti, per consentire un’adeguata discussione degli iscritti dopo l’estate, dovrebbe svolgersi nel secondo fine settimana di quel mese, e quindi le primarie verranno fissate molto pro- P PARLANDO DI... Digitale terrestre Nella notte tra domani e dopodomani, nel Lazio, Raidue e Retequattro passano al digitale terrestre, non saranno più visibili senza un decoder o una tv di nuova generazione. Diverse segnalazioni arrivano dal quartiere romano del Portuense per l’improvvisa sparizione di RaiDue anzitempo. LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Caccia al pellet radioattivo sequestrate oltre 10mila tonnellate Attesi per oggi i risultati sulla pericolosità per l’uomo delle ceneri prodotte da stufe che hanno utilizzato i pellet radioattivi sequestrati sabato in 11 regioni (per complessive 10.000 tonnellate di materiale). Intanto, ieri, un altro sequestro dell’eco-combustibile è avvenuto nel bolognese. È l’Arpa della Valle d’Aosta che, in collaborazione con il nucleo Nbcr dei vigili del fuoco valdostani, sta testando i campioni di eco-combustibile contaminato con Cesio 137 sequestrato sabato. I riscontri scientifici saranno consegnati alla procura delle Repubblica di Aosta che sta coordinando, assieme alla squadra mobile della questura, l’operazione. L’eco-combustibile in questione, che in alcuni casi ha fatto rilevare una radioattività cinque volte superiore alla soglia di tollerabilità, fa parte di una partita - non completamente contaminata - di 10mila tonnellate giunte dalla Lituania nell’autunno scorso e distribuite da un importatore di Varese. L’operazione è partita dalla segnalazione di un ao- 17 Foto Ansa Guidava ubriaco, uccide tre persone sulla statale ionica È piombato su di loro con la sua auto, senza neanche accorgersi della loro presenza sul ciglio della strada perchè le persone erano scese dalle auto dopo un lieve scontro. Natale Aloe, 50 anni, era a bordo della sua Bmw e andava veloce. Li ha falciati, provocando una strage: tre morti e tre feriti, uno dei quali grave. Ades- COSENZA so è in carcere. Nel suo sangue gli agenti della polizia stradale hanno trovato un tasso alcolico superiore di tre volte rispetto a quello consentito dalla legge. Teatro dell’ennesima tragedia la statale 106 ionica. Le vittime sono 2 ventenni di Corigliano, Francesco Pietrafitta e Dario De Luca, e Vincenzo Ciliberti, di 44, di San Lorenzo del Vallo. L’appello della Coldiretti Investire su produzione di energia rinnovabile della nostra agricoltura Top News INCIDENTI stano che si era rivolto ai vigili del fuoco dopo che si era accorto che i pellet acquistati non bruciavano bene. E ieri altre 23 tonnellate di pellet sono state sequestrate dalla squadra Mobile della questura di Bologna in un’azienda a Ponte della Venturina, una frazione di Granaglione sull’Appennino al confine con la Toscana. Il sequestro è stato compiuto nell’ambito delle indagini disposte in tutta Italia. Il materiale è stato affidato in custodia giudiziale al titolare della ditta. Alla luce del sequestro, la Coldiretti invita ad investire sulla produzione di energia rinnovabile dell’agricoltura italiana che «è ottenuta per oltre il 70% da biomasse combustibili dove sono completamente assenti i rischi di contaminazione nucleare». L’organizzazione agricola sottolinea inoltre che lo sviluppo delle energie rinnovabili prodotte nelle campagne italiane può triplicare nei prossimi dieci anni, per raggiungere una percentuale dell’8% del totale, pari a 15,5 milioni di tonnellate di petrolio equivalente. ❖ Montagna VACANZE Turisti in pedalò avvistano cadavere Un fine settimana pesante per la montagna: quattro persone sono morte e diverse sono rimaste ferite. In Trentino, un alpinista di 50 anni è deceduto dopo una caduta sulla Vedretta Nord, che conduce a Cima Brenta. Un’escursionista inglese di 60 anni è precipitata da una ferrata nel nel comune di Livinallongo. Un uomo senza vita in mare, davanti alla scogliera tra la Baia Blu e San Terenzo, nel comune di Lerici. Ad avvistareil corpo che galleggiava sbattendocontro gli scogli,sono stati due turisti a bordo di un pedalò che hanno dato l’allarme. Si tratta di Franco Riccomi,60 anni, mercanted’arte e coinvolto in una truffa di quadri falsi. Era figlio dell’ex sindaco di Montecatini Lenio Riccomi. ROMA CAMORRA Faida tra clan Feriti padre e figlio Quartieri spagnoli, Napoli: torna la faida tra clan. L’ultimo episodio l’altra notte: feriti un ragazzo di 15 anni e suo padre. La versione fornita alla polizia, è quella della «punizione» per aver reagito ad un tentativo di rapina. Ma forse, c’è di più. Prima il 15 enne ferito: «Hanno provato a rapinarmi lo scooter», poi nello stesso ospedalearriva il padre, anche lui ferito con un colpo d’arma da fuoco. SCUOLA Esami ROMA Settimana cruciale per i circa 600 mila studenti che devono sostenere gli esami di terza media. Il calendario delle prove, sia scritte sia orali, è deciso da scuola a scuola. In gran parte degli istituti gli esami cominciano oggi. Il primo scritto è sempre il tema di italiano. A seguire, matematica, lingua straniera e prova Invalsi. Poi gli orali. Madre e figlia scomparse Giallo a Viterbo VITERBO S’infittisce il giallo della scomparsa di Tatiana Ceoban, di 36 anni e della figlia Elena, di 14, moldave, svanite nel nulla il 30 maggio scorso a Gradoli, un piccolo paese vicino al lago di Bolsena in provincia di Viterbo. Le due donne sono state viste l’ultima volta in un negozio del paese, dove avevano acquistato un videocassetta per riprendere la recita scolastica di fine anno di Elena, fissata per il giorno successivo. Ma la sera, rientrando in casa, il convivente di Tatiana, Paolo Esposito, di 44 anni, ha trovato la videocassetta e lo scontrino del negozio ma della compagna e della figlia non c’era più traccia. Contattati i parenti residenti in Moldavia, ma hanno risposto di non saperne nulla. Il pm ha contestato alla donna il reato di abbandono di minore: ha lasciato a casa la fgilia di 5 anni avuta dal convivente ma ha anche aperto un fascicolo contro ignoti. ❖ C 21 CIFRE DA... Gli omicidi bianchi 477 i morti 477.754infortuni sul lavoro dall’inizio del 2009 (www.articolo21.info) luglio Si chiude il tesseramento del Pd in vista della Convenzione nazionale (il «vecchio» congresso). babilmente per domenica 25 ottobre. PARTITISTI E PRIMARISTI Se l’accordo su date e slittamento non mancherà, in Direzione rischia invece di aprirsi una discussione sulle norme che regolano l’elezione del segretario. Già all’epoca della stesura dello Statuto avevano innescato un’accesa discussione tra quelle che erano state definite anima “partitista” e anima “primarista” del Pd. Dice oggi Anna Paola Concia facendo riferimento al fatto che alle primarie vanno soltanto i tre più votati al congresso: «Se vengono confermate queste regole, siamo di fronte a un tentativo di dissuadere eventuali outsider. È un errore, non bisogna chiudersi, avere paura». La deputata Pd, “piombina” della prima ora, sarà al Lingotto il 27. «Lì ragioneremo anche sull’opportunità di chiedere una modifica del regolamento, se approvato così com’è il 26. Non mi piace né un partito solo delle tessere né solo delle primarie, ma le regole devono consentire un congresso in cui si discuta di contenuti, che garantisca il coinvolgimento, un congresso vero, non risolto prima ancora di iniziare». Un allarme non condiviso da Migliavacca: «Vorrei dare un contributo 31 luglio Data ultima per candidarsi alla segreteria del Pd alla stabilità di questo partito, non alla confusione. Possono piacere o meno, ma queste sono le regole e non si cambiano quando la partita è già cominciata. Al Pd serve un congresso in cui la competizione sia non sui nomi ma sulle risposte da dare al paese». Linea condivisa da Nicodemo Oliverio, per il quale quella trovata è «una buona mediazione per garantire sia un percorso interno al partito che l’apertura a tutti i cittadini». Più numerose candidature alle primarie, sostiene l’ex responsabile Organizzazione della Margherita, avrebbero determinato «una frammentazione che avrebbe favorito il candidato più forte». E poi, si domanda, «per quale motivo uno si dovrebbe iscrivere al partito se non per dire una cosa in più anche per la scelta del candidato segretario?».❖ avvenuti nei luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno a oggi in Italia. 31 luglio La data ultima per la presentazione delle candidature alla segreteria del Pd. Tesseramento Marantelli sostituito da Balzo Vanio Balzo A febbraio gli iscritti al Pd erano 376 mila in tutta Italia. Oggi dati più aggiornati, spiegano al Nazareno, non ce ne sono. Anche perché, si viene a sapere ora al quartier generale del partito, nel frattempo c’è stato un passaggio di consegne e poi una campagna elettorale che ha imposto l’ordine delle priorità. L’avvicendamento è passato piuttosto sotto silenzio ed è curioso, perché l’incarico non è proprio dei più marginali, soprattutto con il congresso tra pochi mesi. Fatto sta che Daniele Marantelli non è più il responsabile tesseramento del Pd. L’incarico, a quello che scherzosamente i compagni di partito definiscono il «leghista rosso», per via delle sue origini varesine e del suo credo federalista, era stato affidato da Veltroni. Dopo le sue dimissioni, Franceschini ha atteso un po’ di tempo e poi ha scelto per quell’incarico Vanio Balzo. Veronese, 50 anni compiuti tre mesi fa, Balzo già lavorava nell’area Organizzazione del Pd (e prima ancora in quella Ds). «Sicuramente nei circoli di lavoro se n’è fatto in queste settimane, ma con le primarie per scegliere i candidati delle amministrative e poi con la campagna elettorale non mi sono permesso di chiedere dati e fare calcoli», spiega. Dopo i ballottaggi, assicura il neoresponsabile del tesseramento, «ci sarà un’accelerazione». Anche perché di tempo non ce n’è tanto, visto che la data ultima utile per partecipare al congresso è dopo appena 30 giorni. S.C. 11 Ottobre Finisce la Convenzione dei Democratici con il varo delle candidature alla segreteria del partito. MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 25 17 ottobre con le primarie, i cittadini sceglieranno il segretario tra i candidati emersi dalla Convenzione. Bologna, Cazzola tira in ballo la ex di Delbono Dopo l’affaire del «corvo» che ha fatto riemergere il patteggiamento per evasione fiscale di Alfredo Cazzola (Pdl), nella campagna che lo vede contrapposto a Flavio Delbono (Pd), ecco affacciarsi la sfera personale. Alle 8.30 di ieri mattina ai microfoni di «Radio Città del capo» l’ex presidente del Bologna calcio è entrato a gamba tesa sulla vita privata del suo avversario politico, alludendo alla «signora Cinzia che è la sua ex compagna e che ha tantissimo da dire in merito alla moralità di Delbono». Ac- cuse vaghe spiegate meglio nel pomeriggio a È-tv: «Per quello che ne so io, per quanto riguarda vita, viaggi e spese ci sono state condizioni che non attenevano a un corretto utilizzo di denaro pubblico», ha chiarito. Secca la risposta di Delbono: «Accuse totalmente false. Per Cazzola fare politica è unire la calunnia all’offesa. È uno stile che mi fa vomitare, una ragione in più perché non diventi sindaco». Seguirà una querela e lo stop agli altri faccia a faccia previsti. ❖ 18 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Mondo Teheran i sostenitori del candidato d’opposizione Mir-Hossein Mousavi durante gli scontri di piazza p Ahmadinejad celebra la rielezione davanti a migliaia di sostenitori nel centro di Teheran p Mousavi si appella al Consiglio dei guardiani della rivoluzione: il voto non è valido Iran, insiste l’opposizione «Annullate il voto» Scontri fra militanti filo-governativi ed oppositori a Teheran. Ahmadinejad festeggia in piazza la vittoria. Mousavi esorta i suoi a continuare le proteste e chiede ancora l’annullamento del voto. GA.B. [email protected] Mir Hossein Mousavi non cede. Non compare in pubblico dal giorno delle elezioni. La moglie Zahra Rahnavard nega che sia agli arre- sti domiciliari, ma un membro del suo staff sostiene che «lo è di fatto», nel senso che gli è impedito uscire di casa. E tuttavia continua a inviare messaggi ai seguaci utilizzando il suo sito internet che ieri era nuovamente agibile. «Continuate le proteste in modo pacifico e legale», raccomanda il leader dell’opposizione. E annuncia di avere «presentato ufficialmente al Consiglio dei guardiani della rivoluzione la richiesta di annullare il voto». Teheran è stata teatro anche ieri di cortei e raduni dei militanti rifor- matori, infuriati per quello che considerano un furto elettorale perpetrato con brogli massicci. Spesso i manifestanti anti-governativi sono stati affrontati dalla polizia anti-sommossa. Ci sono stati anche scontri con i sostenitori di Ahmadinejad, ma fortunatamente sino a sera non venivano segnalati episodi di violenza gravi. Un numero imprecisato di oppositori sono stati fermati anche ieri, mentre alcuni dirigenti che erano stati arrestati sabato, sono stati rilasciati. Tra loro Reza Khatami fratello dell’ex-capo di Stato. TRIONFO IN PIAZZA Ma ieri è stata anche la giornata del pubblico trionfo per il capo di Stato, riconfermato per altri quattro anni alla guida del paese sull’onda di una percentuale di consensi altissima: 62,3%. In piazza Vali Asr fra lo sventolio delle bandiere nazionali color rosso, bianco e verde e gli appalusi scroscianti della folla, Ahmadinejad ha respinto le accuse di frode: «Certa gente vuole la democrazia solo per il proprio personale vantaggio. La riconoscono solo finché il risultato del voto li favorisce». La mobilitazione anti-governativa dilaga lontano da Teheran. Notizie di dimostrazioni arrivano da Tabriz e Orumieh, nell’Azerbaigian iraniano, da Hamadan, Rasht, Ahvaz, Isfahan. Tabriz è la città natale di Mousavi, ma anche lì lo spoglio delle schede gli ha riservato una brutta sorpresa. Ammesso che sia stato tutto pulito e regolare, Mousavi è stato sonoramente sconfitto anche in quella che considerava per ragioni anagrafiche una sua roccaforte. Il Consiglio dei guardiani della rivoluzione, ai quali si è appellato Mousavi affinché non convalidino il voto, sono una sorta di Corte costituzionale della Repubblica islamica, Manifestazioni Scontri tra fazioni nella capitale Proteste in altre città composta di illustri teologi. Sabato Mousavi aveva sollecitato a pronunciarsi anche la Guida suprema Ali Khamenei e le autorità religiose della città santa di Qom. Queste ultime sono rimaste silenti. Khamenei ha invece emesso una dichiarazione che avalla sostanzialmente la validità delle elezioni. Mousavi sembra inseguire un disegno, non si sa quanto realistico ed efficace, di inserire un cuneo nello schieramento conservatore. L’intenzione è spingere le istituzioni politico-religiose ad agire contro gli organismi di matrice lai- 18 Italia MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 p L’ex segretario Pd lancia una grande iniziativa per il 2 luglio nella Capitale p Appello su Facebook Con Franceschini anche Cofferati e Sereni. Chiamparino: non mi schiero Veltroni «Non si torna indietro, sto con Dario» Foto Ansa Una lettera su facebook per rilanciare il progetto del Pd disegnato al “Lingotto” e far avanzare «una nuova generazione di dirigenti». Il 2 luglio a Roma, al Capranica, «l’incontro di personalità e idee diverse». JOLANDA BUFALINI ROMA [email protected] Il candidato formalmente non c’è ancora perché le armi congressuali attendono, per incrociarsi, la conclusione dei ballottaggi alle amministrative. Ma se la candidatura dell’attuale segretario ci sarà, il sostegno di Walter Veltroni è ovvio, in nome dello spirito del Lingotto. È proprio al Partito democratico così come fu disegnato a Torino che Veltroni si richiama nel lanciare su Facebook un «Lingotto 2», il due luglio a Roma, e far intendere che lui si batterà per la riconferma di Franceschini. Nella lunga lettera on line Veltroni cita Dario Franceschini quasi alla fine per sottolineare di avere assicurato «al suo sforzo intelligente un sostegno leale» ma in un contesto in cui ricostruisce ciò che successe dopo le elezioni politiche: «Una sconfitta è una sconfitta, ma da una sconfitta un partito nato da pochi mesi se raggiunge il 33% dei voti e oltre, può tranquillamente ripartire». Invece, continua l’ex segretario «il partito è apparso subito impegnato in sotterranei e laceranti scontri interni». L’autocritica di Veltroni è di non essere riuscito, come avrebbe voluto a porre fine al «gioco perverso dei posizionamenti individuali e dei giochi di corrente». «Per questo ho scelto di dimettermi assumendo anche responsabilità non mie, come fa chi concepisce la politica come servizio». Ora Veltroni è preoccupato che il progetto del Pd sia messo in discussione: «Sento attorno ad esso richiami antichi a certezze inesistenti, si arriva a dire che sarebbe meglio lasciar perdere oppure ridurre le ambizioni del Pd a un frammento minoritario di uno schieramento senza disegno riformista». DIVERSE SENSIBILITÀ Walter Veltroni con il segretario Pd Dario Franceschini L’ex segretario sottolinea a scanso di equivoci che è solo in nome del «progetto» che ha chiesto a «personalità di diverse idee e sensibilità di ritrovarsi a Roma il 2 luglio». E sottolinea la sua «assoluta ripugnanza per le logiche correntizie» e la sua convinzione «della necessità che avanzi una nuova generazione di di- rigenti». Non gente che viene dal nulla ma persone come Francesca Barracciu o Debora Serracchiani, Francesca Balzani o Rosaria capacchione che, con la loro storia alle spalle, non si sentono «ex» dei partiti di provenienza. Quanto alle sensibilità diverse, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino conferma: «Il 2 luglio partecipo perché quella discussione non prefigura la nascita di una corrente né, almeno così mi sembra, la scelta di uno schieramento congressuale». E altrettanto fa Paolo Gentiloni che ha accettato l’invito ma non fa “endorsement” per l’attuale segretario. BALLOTTAGGI Mentre il segretario, impegnato a Terni per il ballottaggio che vede candidato per il Pd Leonardo Di Girolamo, sollecitato dai sostenitori dice che «ci proverà», a suo sostegno arrivano le voci di Sergio Cofferati, Lapo Pistelli, Marina Sereni, Antonello Soro, Davide Sassoli, anche se tutti fanno precedere la dichiarazio- Nuova classe dirigente L’ex sindaco diRoma guarda con fiducia alla Serracchiani ne dal «se» ci sarà la candidatura. Come è possibile?, si chiede Rosy Bindi «siamo stati convocati con urgenza dal segretario a urne ancora aperte per prendere tutti l'impegno a non aprire il dibattito congressuale prima dei ballottaggi. E invece ve- IL CASO Bassolino, cambio in Regione: lasciano Cozzolino e Velardi NAPOLI IlpresidentedellaCampania Bassolino ha accettato le dimissioni da assessore di Andrea Cozzolino - eletto a Strasburgo - e Claudio Velardi - che lascia dopo la sua dichiarazione di non-voto al primo turno per le Provinciali e per le europee. Al loro posto Riccardo Marone (attività produttive e turismo) e GianfrancoNappi(agricoltura,pescaerapporti con i commissariati). La delega dei beni culturali - che era di Velardi - passa al magistrato Oberdan Forlenza, che già aveva quelle al demanio e ai lavori pubblici. P PARLANDO DI... Violenza in Afghanistan Ilministrodell'InternoafghanoMohammadAnifAtamaritienecheitalebanitenteranno di rendere la prossima estate la «più sanguinosa». Nell’ultima settimana gli attacchi sono aumentati del 40% (48 morti civili. 30 poliziotti, 176 talebani). Gli osservatori prevedono che la vioolenza si aggraverà con l'avvicinarsi delle presidenziali e provinciali del 20 agosto. La Bbc denuncia una forte interferenza che ostacola il satellite usato per trasmettere il suo segnale radio e tv in lingua farsi. L’inviato John Simpson e il suo cameraman sono stati anche fermati dalla polizia a Teheran mentre filmavano gli scontri. La censura però non funziona: gli iraniani stanno postando su YouTube (usare la chiave «Iran riot») unanotevolequantitàdivideoamatoriali, forniscono materiale ai media internazionali e li ridiffondono via blog. La maggior parte dei video delle manifestazioni di sabato e di domenica notte sono stati messi in rete ieri nella notte utilizzando le falle nella censura del regime. ca. In altre parole giocare sulle rivalità interne alla classe dirigente MEDIA BOICOTTATI Di fronte ad un risultato elettorale inatteso, alle denunce di brogli, ed alla tensione sociale che in Iran non accenna a scemare, il governo Usa resta in prudente attesa. Il vice di Obama, Joe Biden, ha espresso dubbi sulla correttezza dello scrutinio, senza però mai sostenere che a vincere possa essere stato l’avversario di Ahmadinejad. «Ho dei dubbi -ha detto Biden- ma ci asterremo dal fare commenti finchè non avremo una visione chiara del processo complessivo e poi reagiremo». Contro i media Oscurata la Bbc arrestati quattro giornalisti stranieri Preoccupate forse più per la circolazione delle notizie in patria che per la propria immagine all’estero, le autorità iraniane stanno ostacolando in ogni modo il lavoro della stampa internazionale. Una forte interferenza elettronica ha bloccato le trasmissioni della Bbc in lingua farsi. Due giornalisti olandesi e due belgi sono stati fermati dalla polizia mentre riprendevano immagini di incidenti a Teheran. I primi due, Jan Eikelboom e Dennis Hilgers delle rete Nova, sono stati espulsi. Chiusi gli uffici della tv Al-Arabiya.❖ IL LINK SITO DI DISSIDENTI IRANIANI http://www.roozonline.com 19 Intervista a Bijan Zarmandili IL CASO L’Onda verde usa YouTube e Internet e aggira la censura LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 IL RISCHIO CALCOLATO DI OBAMA FUTURO PROSSIMO Gabriel Bertinetto a mano resta tesa. L’esito del voto e i drammatici eventi in corso a Teheran non vanificano l’offerta americana di dialogo alla Repubblica islamica. Il vicepresidente Joe Biden ieri è stato chiaro: «I colloqui con l’Iran non sono la ricompensa per essersi ben comportati, ma la conseguenza di una riflessione del presidente: se sia cioè negli interessi Usa parlare con quel regime. Il nostro interesse non è mutato rispetto a prima delle elezioni: vogliamo che la smettano di cercare di procurarsi armi nucleari e sostenere il terrorismo». Dunque si va avanti. La logica della volontà negoziale statunitense prescinde dall’identità di chi detenga il potere a Teheran. Ma è evidente che quando Obama presentò le sue proposte alcuni mesi fa, rinnovandole poi più volte sino al discorso tenuto al Cairo pochi giorni prima delle elezioni, c’erano forti speranze che l’era Ahmadinejad fosse al tramonto. La strada del negoziato in realtà non sarebbe stata necessariamente in discesa, se al posto di Ahmadinejad gli americani si fossero trovati di fronte come interlocutore Mousavi. Sul punto più controverso e difficile del contenzioso, la questione nucleare e in particolare il diritto rivendicato da Teheran ad usare l’arricchimento dell’uranio nei propri impianti, nessuno dei leader iraniani appare disposto a cedere. Certo però che se il voto popolare avesse mandato a casa il presidente uscente, Washington avrebbe evitato l’imbarazzo di avere come interlocutore una figura screditata agli occhi dell’Occidente e di Israele per i suoi atteggiamenti estremisti e l’oratoria minacciosa. Invece Obama si trova a fare i conti con un Ahmadinejad reso ancora più baldanzoso dalla riconferma a suon di suffragi (e/o di brogli). E avrà maggiori difficoltà nel convincere Israele che valga la pena di tentare la via del dialogo.❖ L «Non solo speranza Ai riformatori serve più autorevolezza» I brogli ci sono sicuramente stati. Ma il partito di Ahmadinejad ha lavorato capillarmente Ora Mousavi cerca di dividere i conservatori GA.B. [email protected] ijian Zarmandili, studioso iraniano che vive da molti anni in Italia, segue con attenzione ed apprensione gli eventi in corso a Teheran. Gli chiediamo un commento. B Le notizie dall’Iran sono drammatiche e confuse. Secondo lei, Mousavi e l’opposizione hanno un piano o stanno improvvisando? «Ecco, il dramma è proprio questo. Il movimento riformatore in Iran ha perso la seconda elezione presidenziale di fila. In precedenza gli otto anni della presidenza Khatami avevano sì modificato il Paese e creato una società civile attiva, ma non avevano intaccato la sostanza del regime. Perché? Perché i riformatori non hanno elaborato un progetto politico chiaro e forte rispetto a quello della nuova casta emergente imperniata sui Pasdaran e sugli apparati di sicurezza. Mousavi non è riuscito a rimediare a quella lacuna. Ha suscitato speranze fra i giovani, le donne, i ceti medi delle grandi città, ma ha dimostrato di non avere la statura politica ed il carisma per guidare un movimento così vasto verso traguardi tangibili. Per affrontare un avversario potente ed organizzato nelle varie articolazioni politiche, militari ed economiche in cui si esprime l’azione sociale dei Pasdaran e delle milizie Basiji, serve una testa pensante, un progetto articolato. Questo manca oggi in Iran, ed è un dramma, perché questa carenza può portare la protesta allo sbando». Mousavi però, pur mobilitando i suoi versounobiettivoambizioso (l’annullamento del voto), si rivolge a interlocutori istituzionali: la Guida suprema, gli ayatollah di Qom, il Consiglio dei guardiani. Non è un segno di ponderazione e ragionevolezza? «Il fatto è che non ha alternative. Non può uscire dai confini istituzionali, dalla dialettica interna alle strutture della Repubblica islamica. Inoltre Mousavi è consapevole della frattura che soprattutto nel corso dell’ultima campagna elettorale si è consumata fra la nuova destra emergente e la teocrazia classica. Sconfitta la tendenza riformatrice, lo scontro ora è interno al mondo conservatore. Fra le due componenti del quale, sceglie quella che può dargli una mano, cioè l’area di centro dei conservatori tradizionalisti. Per fare dei nomi, gente come Rafsanjani, Larijani, Velayati. Personalità e ambienti che hanno influenza sulla Guida suprema Khamenei. Ecco, se c’è un disegno politico da parte di Mousavi è questo: cercare alleati per tirare a sè Khamenei. Con quale esito è difficile dire. Una stragegia che nel breve periodo punta a ottenere l’annullamento del voto, e nel lungo a ribaltare i rapporti di forza ai vertici del regime? «Sì, anche se il vero risultato nel breve periodo non sarebbe tanto l’annullamento del voto, molto difficile. Piuttosto possono tentare di trasmettere al movimento l’idea che non si sta lottando invano, che esiste un referente politico della propria azione, che esiste un margine di dialogo, di negoziato. Certo tutto sarà molto condizionato dalla vivacità della protesta e dal tipo di repressione cui andrà incontro». L’ipotesidi elezionitruccate è credibile? «Ci sono stati brogli sicuramente, ma il successo di Ahmadinejad si spiega soprattutto con il lavoro capillare svolto nell’ultimo anno dal partito virtuale dei Baisji e dei Pasdaran attraverso i loro organismi politici ramificati nei luoghi di lavoro, di studio, nelle associazioni».❖ P PARLANDO DI... Granbassi minacciata Un triestino di 52 anni, G.D., è indagato per aver minacciato, con l'invio di buste con proiettili, la fiorettista azzurra Margherita Granbassi (volto noto anche di Annozero). La QuesturadiTriesteavrebbeindividuatotremissivedestinatemamairecapitateaGranbassi, in una delle quali, assieme a minacce generiche, sarebbe stato inserito un proiettile. IL CASO Cacciari: «Berlinguer dimettiti». Lui: «Ho mandato elettori» «Carlo Luigi ti chiedo un gesto di grande responsabilità, ma anche, se permetti, di intelligenza politica, quella stessa che ti ho sempre riconosciuto in tutti i lunghi anni delle nostre comuni “militanze”. Le tue dimissioni permetterebbero a una donna, valente amministratrice, che da sola, senza nessun appoggio del partito e delle sue correnti ha ottenuto un risultato straordinario di entrarenelParlamentoeuropeo».CosìilSindacodiVenezia,esponentedelPd,Massimo Cacciari, in una lettera a Luigi Berlinguer lo invita a lasciare il posto al Parlamento Europeo a Laura Puppato, Sindaco Pd di Montebelluna, prima dei non eletti nella circoscrizione nordest. Con la medesima cortesia l’ex ministro dell’Università chiarisce che darà il massimo appoggio alla Puppato ma che ritirarsi sarebbe tradire il mandato degli elettori.❖ do che ci sono due pesi e due misure: quelli a cui si chiede di lavorare per un buon risultato elettorale e quelli che sono già schierati nella battaglia congressuale». No al «toto-segretario» conferma Vincenzo Vita, «c’è tempo per tutto, ora ci sono i ballottaggi. E Massimo D’Alema, intervistato da Lucia Annunziata, si concentra sul rilancio del progetto Pd «che non è stato fatto per eliminare la sinistra». E quanto ad una sua candidatura, avrebbe senso in una sorta di «emergenza nazionale» ma siccome «penso che i ballottaggi andranno abbastanza bene non credo sarà necessaria chiamare la vecchia guardia». ❖ IL LINK IL SITO INTERNET DEL PD www.partitodemocratico.it Bersani e Letta ritorna l’asse Pd Prodi molto vicino all’ex ministro Esordio in una fabbrica di piastrelle di Sassuolo per il ticjet Bersani-Letta. «Ripartire da lavoro e imprese», è il messaggio. Nessun commento sul congresso: «Ora concentriamoci sui ballottaggi». Ma la corsa è iniziata. ANDREA CARUGATI INVIATO A SASSUOLO (MODENA) [email protected] Cinque anni dopo il loro fortunato tour per i distretti produttivi del Nord, eccoli di nuovo insieme, Pierluigi Bersani ed Enrico Letta, su è giù per fabbriche e capannoni. Sassuolo, una manciata di chilometri da Modena, distretto leader mondiale delle piastrelle. Il ticket che che nel 2007 sfumò per un soffio si presenta alle tre di pomeriggio alla Marazzi, una delle aziende simbolo, 6500 dipendenti in tutto il mondo. Stavolta non stanno più in due partiti diversi, ma nello stesso, nuovo e già un po’ ammaccato. RIPARTIRE DALLE IMPRESE Il mondo produttivo del Nord, a differenza del 2004, ha decisamente voltato le spalle ai progressisti, Bersani e Letta sono qui a difendere il sindaco uscente di Sassuolo, Graziano Patuzzi, che domenica si gioca tutto nel ballottaggio contro una destra che ha rialzato la testa, grazie soprattutto al- la Lega. Impresa e lavoro, questo il succo del messaggio del tandem Bersani-Letta, affiancati ieri da Vasco Errani, presidente dell’Emilia Romagna, membro della segreteria di Franceschini e già schieratissimo con l’amico Pierluigi. «Oggi è molto peggio del 2004, per noi è un deserto: gli imprenditori che ci guardano con attenzione sono una esigua minoranza», confida Letta. «Questo è un pezzo di società da cui il Pd deve ripartire, non voglio lasciarlo tutto alla destra». Domenica ha annunciato che appoggerà Bersani al congresso, «purché rinunci alla socialdemocrazia». Non pensa di snaturarlo troppo? «Ognuno porta il suo contributo di idee, insieme dobbiamo andare avanti, verso un punto di arrivo evolutivo...», spiega Letta. E Bersani che ne pensa? «Nei prossimi sei mesi la testa la dobbiamo mettere su impresa e lavoro, non è vero che nei distretti il Pd è scomparso, ma c’è un lavoro enorme da fare». E la socialdemocrazia? «L’ho già detto che bisogna andare oltre, senza disfarci dei valori antichi. Io snaturato da Enrico? Ma lo sa da quanti anni ci conosciamo?». NO COMMENT SU VELTRONI Conferenza stampa tra gres e piastrelle, scelta emblematica del nuovo tandem. Niente chiacchiere romane, no comment su Veltroni che sostiene Franceschini e su Rutelli che minac- MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 19 cia di uscire. «Ne parliamo dopo i ballottaggi», rispondono in coro. Così come all’unisono analizzano la crisi. «Se il governo continua a non fare niente c’è il serio rischio che i piccoli imprenditori chiudano bottega per mettere in salvo le loro famiglie», attacca Letta. «Senza una cura d’urto l’economia italiana rischia l’avvitamento», gli fa eco Bersani. Sotto i tigli del circolo ricreativo «La Fossetta» Bersani si lascia più andare. «Berlusconi? 15 anni fa lui aveva meno capelli, io di più: siamo alternativi anche dal punto di vista tricologico...Prima o poi gli italiani capiranno che uno finto dai tacchi ai capelli non dice la verità...». «Non ne possiamo più del Pd diviso, della Binetti!», gli urla un signore. E lui, per restare in tema con la ceramica: «Prima o poi qualche piastrella dovremo cominciare a scaricarla...», dice sorridendo. LE SIMPATIE DI PRODI Da Bologna Romano Prodi apprezza l’idea di una sfida vera al congresso, a differenza del 2007. «Stavolta deve scorrere il sangue ed emergere una linea chiara». «Però basta liti prima dei ballottaggi, adesso bisogna concentrarsi». Prodi non nasconde la simpatia per Bersani, soprattutto nell’ipotesi che Rosi Bindi Il Professore «Serve un congresso vero, in cui scorra sangue» possa schierarsi con lui, «incarnano bene lo spirito dell’Ulivo». Ma almeno per ora non intende dare il suo sostegno a nessuno. E Franceschini? «Ha lavorato bene prendendo in mano un partito esangue, ma la sua spinta iniziale si è esaurita», ha confidato agli amici. Parole che, dicono gli uomini del Prof, non vanno lette come una bocciatura del candidato «Dario». Almeno per ora. ❖ Una vita di lavoro all’Alfa Romeo con Fiom-Cgil in difesa dei lavoratori. Una vita nel Pci con passione generosità infaticabile per la costruzione di un paese dove la Costituzione garantisce pace, libertà, lavoro e dove le donne hanno pari diritti. IVAN DELLA MEA e partecipa al dolore della famiglia e degli amici. Le sue canzoni ci hanno ispirato e ci accompagneranno per sempre. PIA LUCINI in SAVINO Carissima Ci ha lasciato, al marito Renzo i compagni della Di Vittorio si stringono con affetto. L’Arci nazionale piange la scomparsa di ZIA VANDA Avremmo festeggiato con te il compleanno ma possiamo solo farti gli auguri. Baci dai tuoi nipoti. 20 Mondo LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 p La risposta a Obama Sì al dialogo, no al ritorno dei profughi e al congelamento delle colonie p Le reazioni L’Anp palestinese: così si silura la pace. Obama: è un importante passo avanti Netanyahu: Palestina sì, ma disarmata E Gerusalemme è la nostra capitale Foto Reuters Si riprendano i negoziati di pace. Ma alle proposte del presidente Usa il premier israeliano replica una raffica di no. L’Anp riporti l’ordine a Gaza; quanto ai profughi, la soluzione va cercata fuori dai confini di Israele. UMBERTO DE GIOVANNANGELI ROMA [email protected] Teso in volto, visibilmente emozionato, Benjamin “Bibi” Netanyahu sa di avere addosso gli occhi di un’intera nazione. Sa, il primo ministro d’Israele, che ogni parola, ogni silenzio, del suo discorso saranno oggetto di discussione nel Paese, in Medio Oriente, negli Usa. Dall’Università Bar-Ilan di Tel Aviv, Benjamin Netanyahu delinea il suo «nuovo inizio». È la risposta a Barack Obama. “Bibi” esorta i dirigenti palestinesi a riprendere subito i negoziati di pace, senza precondizioni. Israele, assicura, si sente vincolato dagli accordi sottoscritti in passato. «Non c’è un solo israeliano che vuole la guerra», scandisce il premier. STATO SMILITARIZZATO Netanyahu rivolge un appello anche ai leader dei Paesi arabi allo scopo di dar vita ad incontri diretti di pace, nelle loro rispettive capitali o anche a Gerusalemme. «Sono molto a favore dell’idea della pace regionale, avanzata dal presidente Barack Obama», afferma il premier israeliano. Ma il punto chiave del suo discorso, quello destinato a lasciare il segno, riguarda lo Stato palestinese. “Bibi” non lo nega ma ne definisce i caratteri. Un futuro Stato palestinese dovrà essere smilitarizzato. «Non possiamo accettare uno Stato palestinese armato... un Hamastan», afferma Netanyahu. Nel contesto di accordi di pace, Israele esigerà dunque in merito garanzie precise. «Siamo disposti ad accettare uno Stato palestinese smilitarizzato, accanto ad uno Stato ebraico» riconosciuto dai palestinesi, dichiara il premier to alla questione delle colonie, malgrado i ripetuti appelli giunti dagli Stati Uniti per un preciso impegno al loro congelamento. «La questione territoriale – spiega - sarà discussa negli accordi definitivi. Fino ad allora non aggiungeremo nuovi insediamenti». Riferendosi ai coloni, Netanyahu dice che essi sono «nostri fratelli e sorelle» con i quali è necessario raggiungere una concordia nazionale. NESSUNO STOP ALLE COLONIE Bambini della scuola ebraica di Talmon, nella West Bank israeliano. Un concetto, quest’ultimo, su cui “Bibi” torna nel suo discorso. Una condizione fondamentale per la pace è che i dirigenti palestinesi riconoscano Israele come Stato nazionale del popolo ebraico, insiste Netanyahu. La soluzione della questione dei profughi palestinesi, inoltre, deve avvenire al di fuori dei confini di Israele, puntualizza. LA QUESTIONE DI GERUSALEMME Chiusura secca su Gerusalemme, il cui status non è negoziabile. Gerusalemme deve restare la capitale indivisibile dello Stato di Israele, ribadisce il leader del Likud. Quello di Netanyahu è un discorso abile, preparato in ogni dettaglio. È un tentativo di tenere assieme gli opposti: non scontentare il presidente Usa e al tempo stesso non vedere entrare in crisi una coalizione di governo dove è preponderante la forza della destra nazionalista. LE CONDIZIONI DI BIBI Israele si attende dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che riporti l’ordine nella Striscia di Gaza (che da tre anni è sotto esclusivo controllo di Hamas). «Non siamo disposti a sedere a un Uno stato smilitarizzato «Non accettiamo un Hamastan. E loro riconoscano Israele» tavolo con terroristi che vogliono distruggerci», sottolinea Netanyahu riferendosi a Hamas. Il premier sa che Washington chiede a Israele parole chiare, ed atti concreti conseguenti, su una questione cruciale: gli insediamenti. Qui l’equilibrismo del premier non regge. Nel suo discorso Netanyahu fa solo un breve riferimen- All’interno delle colonie già esistenti la vita continuerà regolarmente, assicura il premier, escludendo così di fatto il loro congelamento. Lo sguardo del premier si volge verso Teheran. Un Iran dotato di armi atomiche costituirebbe «la peggiore minaccia per Israele, il Medio Oriente e il mondo interno», avverte. «Nei miei prossimi viaggi mi adopererò per cercare di costituire una coalizione internazionale contro l’arsenale atomico dell’Iran», annuncia “Bibi”. Netanyahu non ha ancora terminato di parlare, che da Ramallah arriva la prima reazione dell’Anp. Negativa. Nabil Abu Rudeineh, portavoce di Abu Mazen, accusa il premier israeliano di «silurare» con il suo discorso tutti gli sforzi di pace. In particolare, Abu Rudeineh critica le parole del primo ministro israeliano su Gerusalemme («deve rimanere la capitale indivisibile di Israele») e sui profughi palestinesi («il problema va risolto fuori dal territorio di Israele»). Durissimo è il commento che giunge da Gaza. Hamas denuncia l’ideologia «razzista ed estremista» emersa dal discorso di Netanyahu. Ma dagli Stati uniti il commento non è negativo. Il protavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha dichiarato che per il Presidente Obana l’impegno di Netanyahu sui due Stati è «un grosso passo avanti». ❖ IL LINK PER NOTIZIE E APPROFONDIMENTI www.haaretz.com 20 Italia MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Foto Ansa Maramotti Il retroscena SUSANNA TURCO ROMA [email protected] Un’uscita «improvvida». Così, pur conservando in pubblico una comprensibile riservatezza, nei conversari privati il presidente della Camera Gianfranco Fini avrebbe definito l’intervento di Massimo D’Alema alla trasmissione In Mezz’ora. «Ha finito indirettamente per dare forza alla tesi di Berlusconi che urla al complotto», è stato il ragionamento, dopo che il presidente di Italianieuropei aveva negato il complotto ma invitato a guardare alle «difficoltà che possono esplodere nel centrodestra» auspicando che il Pd si faccia trovare «pronto» in caso di «scosse». Riflessioni «improvvide», vale a dire incaute. Non certo lunari. O dal sen fuggite. Lo conferma del resto anche la cerchia più vicina a D’Alema quando spiega che, certo, serve una «opposizione pronta a qualunque scenario, compreso quello di un governo istituzionale». La conseguenza però, spiegano i non allineati del Pdl, è il serrarsi delle fila in un centrodestra che, se chiamato in causa, per il Cav si compatta sempre di buon grado. Lateoriadelcomplotto, in effetti, dopo aver raggiunto il suo apice ieri è stata accuratamente smontata pezzo pezzo dai maggiorenti del Pdl. Eppure, proprio chi nel centrodestra è invece più incline a tenere d’occhio le difficoltà del berlusconismo conferma che un «complotto non c’è mai stato». E che semmai si tratta di «un progressivo avvicinarsi, lungo questi mesi, di alcuni personaggi che, pur senza avere nessuna agenda precisa, guardano con preoccupazione alla credibilità italiana e potrebbero essere disponibili a tamponare una emergenza» post crollo su se stesso del sistema berlusconiano. Nonhannodubbio, costoro, nel dire che proprio di autoconsunzione, e La terza carica Ha definito improvvida l’uscita di D’Alema. ma non lunare I realisti del Pdl Molto distanti dal premier, non credono all’«eversione» non di 25 luglio, si tratterebbe. Come non hanno dubbio nell’indicare nel silentissimo ministro dell’Economia Giulio Tremonti uno dei possibili indiziati dei «malesseri» del Pdl. «Nonostante il ruolo centrale nella crisi», spiegano, «è sempre più defilato. Negli ultimi mesi si è limitato all’Abruzzo. Non ha detto una parola non solo sul caso Noemi, ma nemmeno in campagna elettorale». Non tutti sanno, del resto, che nel giorno del decreto su Eluana, non furono solo la Prestigiacomo e Matteoli a tentare un’opposizione al preteso unanimismo di Berlusconi. Ma anche il superministro. «Così andiamo dritti allo scontro col Quirinale», fu il suo avvertimento. Previsione azzeccata. Poco dopo, a mettere i bastoni tra le ruote al Cavaliere si sarebbe messo anche Gianfranco Fini. Non un complotto, si diceva, ma un avvicinamento possibile. Che si staglia su uno scenario fatto di boatos al limite dell’incredibile e di ipotesi cupissime intorno al futuro del Cavaliere. «Io sospetto l’arrivo di altri scandali, di altre foto spiacevoli temo Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi Il complotto smontato Fini prudente Tremonti tace Il presidente della Camera ha considerato incauta l’uscita dell’esponente Pd. Ma non si ferma il dialogo tra maggioranza e opposizione P PARLANDO DI... Pirati in Somalia La Nato non riesce ad arginare la pirateria nel Mediterraneo e al largo della Somalia, cheèraddoppiatadall’iniziodel2009.Loammettel'ammiraglioMarkP.Fitzgerald,comandante Nato: trai problemi la mancanza di regole di ingaggioprecise. Si può interveniresolo se si coglie i pirati sul fatto. E, una volta catturati «noi non possiamo tenerli prigionieri». LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 21 p Congresso straordinario Si lavora alla rimonta. «I giochi sono aperti, vinceremo» p Nel programma no ai tagli fiscali, minimo salariale, più tasse per i ricchi. E coalizioni larghe Spd alla riscossa Dopo la sconfitta non cambia leader e attacca Merkel Già due volte l’Spd ha fatto una «impossibile» rimonta. Nel 2002 e nel 2005. Ora ci riprova. Chiarimenti e discussioni senza censure al congresso straordinario. Alleanze con verdi e Fpd, non con la Linke. GHERARDO UGOLINI BERLINO [email protected] Come rimontare una situazione di svantaggio che a tre mesi dalle elezioni politiche pare disperata? I risultati delle Europee hanno inchiodato la Spd ad un misero 20,8%, peggior risultato storico, mentre i due partiti cristiano-democratici (Cdu e Csu) viaggiano sul 38% e la cancelliera Merkel non vede l’ora di scaricare i socialdemocratici dalla Grande Coalizione per dar vita nella prossima legislatura ad un governo di centro-destra insieme ai liberali della Fdp. Il candidato Steinmeier «Conosco gli operai Opel. Mai dirò che sono irrilevanti» La rimonta sembra dunque impossibile, ma i nipotini di Brandt ci vogliono credere. Del resto per ben due volte, nelle ultime consultazioni politiche, quando a guidarli era Gerhard Schröder, il miracolo è riuscito. La prima volta, nel 2002, in maniera perfetta, tant’è che la coalizione Spd-Verdi, data per spacciata da tutti i sondaggi della vigilia, riuscì a confermarsi maggioranza nel Paese. La seconda volta, nel 2005, il miracolo fu soltanto sfiorato visto che Schröder riuscì a recuperare un distacco – che anche allora pareva abissale – fermandosi pochi decimali al di sotto della percentuale raccolta da Cdu-Csu. Il problema è che adesso Schröder non c’è più e i leader del partito non sembrano avere né il carisma, né la forza di volontà e neppure la buona stella che avevano fatto dell’ex cancelliere uno specialista nelle rimonte. Tuttavia in politica non si deve mai dire mai. E così per discutere quali strategie adottare in campagna elettorale, per definire una serie di punti programmatici da sottoporre agli elettori, e soprattutto per evitare di cadere in depressione dopo il disastro delle Europee, la Spd ha organizzato ieri a Berlino un congresso straordinario. È stata una giornata di chiarimenti e discussioni fuori dai denti, con un risultato finale unitario nonostante le polemiche della vigilia tra l’ala sinistra del partito, che pretende un posizionamento più marcatamente anti-Merkel, e l’ala più moderata di Franz Müntefering e Peer Steinbrück che punta sulla necessità di conquistare gli elettori di centro. DURA LA CRITICA A MERKEL Una buona occasione colta da Frank-Walter Steinmeier per scrollarsi di dosso i panni del burocrate senza slanci e passioni: mai come ieri il candidato cancelliere è apparso grintoso e battagliero. «I giochi sono ancora aperti, li terremo aperti e alla fine vinceremo noi. Voglio diventare il cancelliere di tutti i tedeschi» ha esclamato in conclusione Steinmeier davanti ai 525 delegati del congresso ai quali ha cercato di dispensare ottimismo e fiducia. Centrale nel suo discorso è stata la critica ad Angela Merkel accusata di appropriarsi spudoratamente dei buoni risultati venuti dalle riforme avviate e sostenute dalla Spd. Il leader socialdemocratico ha difeso la politica del suo partito per quanto riguarda gli aiuti finanziari pubblici per salvare le imprese e i posti di lavoro («senza di noi l’immagine di que- Foto Ansa Frank-Walter Steinmeier candidato Cancelliere, ieri a Berlino per il congresso Spd L’ostaggio italiano «Vagni è vivo». Il fratello: temo una lunga trattativa Eugenio Vagni, il tecnico italiano della CroceRossa rapito nelleFilippine, è ancora vivo. Ne è certo il portavoce dei marine filippini che guidano l’offensiva, tenente colonnello Edgar Arevalo. «Le nostre informazioni sono chiare -ha detto- è ancora vivo». La famiglia però non si sente rassicurata perchè la situazione nell’arcipelago meridionale delle Filippine resta molto calda. Ancora ieri nell’isola di Joloci sono stati intensi combattimenti e sei guerriglieri del gruppo di Abu Sayyaf, gli stessi che hanno in mano l’italiano, sono stati uccisi. Il tenente Arevalo ha detto che le truppe «non si fermeranno finchè non avranno neutralizzato il gruppo di Abu Sayyaf e risolto il problema del rapimento». Il fratello dell’ostaggio, Francesco Vagni, teme che se il rilascio non avviene subito si apra una fase in cui «la sua liberazione possa venire strumentalizzata per vicende politiche interne alle Filippine». sto paese sarebbe ben diversa») attaccando la Merkel per aver definito «non rilevante per il sistema» il destino della Opel. «Io – ha detto Steinmeier – ho guardato gli operai della Opel negli occhi. Ho visto la loro paura. Ma ho visto anche la speranza che loro hanno negli uomini politici. Ed io non dirò mai a nessuno che non è rilevante per il sistema». IL PROGRAMMA Per quanto riguarda il programma elettorale i delegati hanno avvallato il documento preparato dalla direzione. Tra i punti qualificanti c’è l’aumento dell’aliquota fiscale (dal 45 al 47%) per i redditi sopra i 125mila euro, la riduzione di quella iniziale (dal 14 al 10%) sui redditi più bassi, detrazioni fiscali per famiglie con figli, l’introduzione di un minimo salariale generale pari a 7,50 euro l’ora. Sul tema delle alleanze il congresso si è pronunciato a favore di una coalizione con i Verdi e, non bastasse, anche con la Fdp escludendo invece ogni ipotesi di collaborazione con la Linke. ❖ P PARLANDO DI... Villa La Certosa Le migliaia di immagini, circa 5.000, di ospiti vip di Villa Certosa, belle ragazze e politici, nonchè dello stesso Silvio Berlusconi, che Antonello Zappadu ha dal 2006 al 2009 imprigionato nei suoi teleobiettivi, non saranno sigillate in un cd cosi come avvenne per le altre 700 sequestrate al fotografo sardo nelle scorse settimane dai carabinieri. Il superministro Tremonti è sempre più defilato, malgrado il suo ruolo 18 giugno Convegno promosso da Farefuturo e Italianieruopei storie torbide», ha detto la Annunziata, tutt’altro che sola in queste supposizioni. Andrea Camilleri È notte fonda in Italia, quando il Cavaliere corona il suo sogno: incontrare alla Casa Bianca Barack Obama. Al presidente Usa, il Cavaliere porta in dono più soldati italiani in Afghanistan. G8, Iran e Guantanamo tra i temi toccati. UMBERTO DE GIOVANNANGELI [email protected] si alimenta dei continui scambi cultural politici tra le aree interessate a costruire anche oltre Berlusconi. Ne è un esempio il convegno del 18 su “Nazione, Cittadinanza e Costituzione”, inizio di un progetto al quale partecipano fra le altre Farefuturo di Fini e Italianieuropei di D’Alema, per lavorare su una nuova idea di cittadinanza, basata sui valori della Costituzione. Ne è un altro esempio l’associazione “Italia decide” di Luciano Violante, alla quale partecipano anche Tremonti e Gianni Letta. E che darà fuoco alle polveri il 2 luglio parlando di un tema apparentemente freddo come le grandi infrastrutture, e invece centrale per chi voglia pensare un’Italia post - e comunque non - berlusconiana. Il Campione ruba la scena al Cavaliere. Inizia con un imprevisto fuoriprogramma il “grande giorno” di Silvio Berlusconi alla Casa Bianca. Nello stesso momento in cui l’ospite italiano veniva ricevuto nella Briefing Room dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, un altro volto noto ha varcato i cancelli di Pennsylvania 1600: il campione della NBA LeBron James, il più popolare campione della pallacanestro americana insieme a Kobe Bryant. James è entrato nella Dressing Room e subito tra i giornalisti americani è scattata l'eccitazione per l'inatteso incontro: tutti i corrispondenti Usa hanno in massa abbandonato la delegazione italiana per affollarsi intorno a James nella speranza (chiaramente esaudita) di riuscire ad avere una stretta di mano, un autografo, una fotografia. La triste Italia di B Il quotidiano spagnolo attacca il premier «Un paese che fu bandiera di libertà e cultura è guidato oggi daunpoliticochecensural'informazionechenongliinteressa.Checosaèsuccesso in Italia? Perchè oggi è talmente difficile da riconoscere per coloro che l'amano». Il giornale spagnolo El Pais dedica tutta una pagina alle riflessioni delgiornalista escrittore JuanArias,76 anni, a lungo corrispondente del quotidianodaRomaecollaboratoredidiverse testate giornalistiche italiane. Arias tracciaun parallelo con la Spagna della fine del franchismo. «Uno dei governi di Franco pensò di processarmi per un articolosulcomportamento dellachiesa durante la dittatura, ma poi non lo fece».Ariasricordache GiulioAndreotti«dicevadei politicispagnoliche mancava loro finezza» «Tristemente è cioè che manca ora a tanti politici italiani, a cominciare dal premier e dalla sua corte faranoica, che hanno orrore e timore della informazione libera«. SPAGNA 21 Caffè amaro per il premier Lo Chef Consiglia l’incontro con Obama In Afghanistan più soldati Un avvicinamento che, intanto, EL PAIS MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 SORRISI E STRETTE DI MANO Ci pensa il “presidente abbronzato” a distendere il Cavaliere. “Great to see you, my friend!” (è bello vederti amico mio): così, si affrettano a far sapere fonti della delegazione italiana, Obama ha accolto alla Casa Bianca Berlusconi. E per rendere ancor più idilliaco il quadretto, le fonti aggiungono che il presidente Usa ha amichevolmente poggiato entrambe le mani sulle spalle del sorridente premier italiano. Il cerimoniale è ridotto all’essenziale. In compenso, i temi affrontati nell’ora di colloquio spaziano su tutto l’arco dello scibile internazionale: G8, Afghanistan, Guantanamo, Iran, Medio Oriente, Libano, Turchia, rapporti con Mosca, immigrazione…”. Tanta carne al fuoco al punto di prolungare la riunione delle due delegazioni ben oltre il tempo (1 ora) prefissato. MILITARI E DETENUTI È proprio il maggiore impegno italiano in Afghanistan, sollecitato dagli alleati americani in vista delle elezioni a Kabul, una delle risposte positive che l'Italia vuole dare alla nuova amministrazione americana, con la quale è certa di poter instaurare rapporti solidi. Berlusconi offre ad Obama - per ora solo con l'obiettivo di tenere in sicurezza l'Afghanistan in vista delle elezioni - un rafforzamento del contingente italiano di oltre 500 unità (400 militari, che dovrebbero essere disimpegnati dal Kosovo, carabinieri ed uomini addetti alla logistica, 2 aerei e 3 elicotteri che andranno a rafforzare la flotta già esistente). Fonti diplomatiche di Palazzo Chigi, confermano che nel bilaterale tra le due delegazioni si è anche affrontato il tema dell'azzeramento dei «caveat» e l'impiego del contingente italiano in tempo reale: oggi le truppe non sono immediatamente operative, ma entrano in campo dopo 6 ore dalla richiesta del comando delle operazioni (un tempo le ore erano 72). All'ordine del giorno anche la richiesta, da parte italiana, di un maggior coinvolgimento nelle decisioni e nello scambio di informazioni sui dossier di intelligence e militari. Importante poi la decisione di fissare, per fine mese a Trieste, la TRUPPE IN AFGHANISTAN Le promesse: rafforzamento del contingente italiano di oltre 500 unità: 400 militari, che dovrebbero essere disimpegnati dal Kosovo, carabinieri, due aerei e tre elicotteri. Conferenza di stabilizzazione dell' area Af-Pak, (Afghanistan-Pakistan) alla quale dovrebbe prendere parte anche l'Iran dopo le drammatiche elezioni a Teheran. Il premier italiano, nel quadro dell'accordo europeo, ha offerto poi la disponibilità di Roma ad accogliere alcuni detenuti del carcere di Guantanamo (dovrebbero essere 3), a patto che non abbiano pendenze penali in Usa. I rapporti con il democratico Obama, nelle intenzioni di Berlusconi, dovranno diventare altrettanto robusti che con l'amico repubblicano George W. Bush. «Non mi spaventa la differenza d'età - ragionava Berlusconi a poche ore dall’incontro - e del resto io posso portare il contributo importante della mia esperienza di leader, che si appresta a presiedere per la terza volta il G8». Un’impresa in salita. Perché Obama non ha nulla, ma proprio nulla, dell’”amico George”.❖ Pdl, che tonfo al sud! Berlusconi rischia di finire come Fanfani... Camilleri, la circoscrizione Nord Est è l’unica in cui Pd e Pdl pari sono: 28 e 28,01. Il vento leghista non iniziò da lì? In Sicilia il Pdl fa uno dei tonfi più clamorosi: dieci punti in meno. Nell’Italia Dc, Veneto e Sicilia non erano il ventre molle della «balena bianca»? Fra i top ten dei 72 eletti, figurano: Debora Serracchiani, Rita Borsellino, Rosario Crocetta. Cosa hanno in comune? Che il Pd, magari tirandosi i capelli, li ha scelti perché non richiamavano alla memoria vecchia politica e vecchi apparati. Con candidati giusti, si vince anche nei posti più sbagliati. ono da tempo convinto che il candidato giusto sia sempre da mettere in lista, anche in circoscrizioni che potrebbero apparire sbagliate. Naturalmente, intendiamoci sull’aggettivo «giusto». Giusta è Debora Serracchiani, emersa prepotentemente per la forza delle sue idee, e che rappresenta quella voglia di facce nuove che tutti abbiamo. Giusta è Rita Borsellino, che ha fatto di tutto per non essere un simbolo, ma un’attiva e costruttiva e pugnace presenza. Giusto è Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela, coraggiosissimo e indomito combattente contro la mafia. Almeno tre cose li accomunano: specchiata onestà, propositi chiari, gran voglia di fare. E pensano con la loro testa, che non fa mai male. Lei accenna al tonfo berlusconiano in Sicilia. A me pare qualcosa di più, perché la crisi del Pdl è avvenuta subito prima del voto europeo, non dopo. Ed è una crisi interna, tanto che ha portato all’espulsione dei tre assessori Pdl che avevano aderito al nuovo governo di Raffaele Lombardo. Si sta quasi riproducendo una situazione milazziana. E sei mesi dopo il governo Milazzo in Sicilia, Fanfani, fino ad allora indiscusso premier, dovette passare la mano. Berlusconi, dal profondo Sud, non sente tuonare un campanello d’allarme? [email protected] S SAVERIO LODATO [email protected] 22 Mondo LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Yemen, rapiti nove stranieri Tre sono bambini Sette tedeschi (fra cui tre bambini), un britannico e una sudcoreana sono stati rapiti nella provincia nord occidentale di Saada nello Yemen, al confine con l'Arabia Saudita. Per il governo si ZOOM tratterebbe di un’azione dei ribelli zaiditi, che negano il loro coinvolgimento: «Accuse infondate, le autorità vogliono infangare l'immagine della ribellione Houti, nessuno di noi ha mai commesso un atto così vergognoso», dice un portavoce dei ribelli. La rivolta zaidita è guidata da Abdul Malik Al Houti. I ribelli non riconoscono la legittimità del governo del presidente Ali Abdallah Saleh, che ha spodestato il governo guidato dagli zaiditi nel 1978. ❖ Il golf e l’elicottero Pioggia di critiche al principe Andrea In elicottero a spese dei contribuenti per presenziare a un party organizzato in un club di golf: è polemica in Gran Bretagna sul principe Andrea, che per la sua scappata in Kent, 43 minuti di volo, è costato Foto Ansa 2.000 sterline ai suoi sudditi. E non è la prima volta: il fratello del principe Carlo, si è già guadagnato il soprannome di «Air Miles Andy» per l’abitudine di giocare a golf volando a spese della comunità. Questa volta è andato per un'ora da Windsor al Royal Cinque Ports Golf Club di Deal nel Kent, con pilota, co-pilota, e un agente di scorta. Il Mail on Sunday sottolinea che l’elicottero reale ha immesso una tonnellata di co2 nell'atmosfera. ❖ In pillole PAKISTAN , BOMBA AL MERCATO OTTO I MORTI Almeno otto persone sono morte, 27 i feriti, nell'esplosione di una bomba in un mercato a Dera Ismail Khan, 300 chilometri a sud di Peshawar. È stato fatto esplodere un risciò proprio all’ora di punta. Nessuna rivendicazione, ma si pensa che la matrice sia talebana. L'OLANDA CONTRO LO SPAM MULTE FINO A 450MILA EURO Da ottobre il divieto di inviare messaggi pubblicitari indesiderati sarà supportato da multe fino a 450 mila euro. Lo ha annunciato il ministero dell'economia olandese. ALTA MODA E RICLICLO. SFILATA PER I 60 ANNI DI EMMAUS India, trovato il corpo dello scienziato scomparso. Forse suicida Sembrava una spy-story, ma forse no. Dopo giorni di affannose ricerche per la scomparsa di Loganathan Mahalingam, scienziato della centrale nucleare indiana di Kaiga (Stato indiano di Karnataka), il suo corpo è stato ritrovato del fiume Kali. La polizia ora parla di suicidio, ma per giorni si è temuto un rapimento. Lo scienziato lavorava nell’unità di addestramento delle simulazioni nucleari. Il corpo, recuperato dai sommozzatori, è stato riconosciuto dalla moglie. Stilisti come Christian Lacroix o Stella Cadente hanno presentato le loro creazioni, realizzate con tessuti di recupero, in una sfilata che ha celebrato a Parigi i 60 anni della nascita di Emmaus, il movimento di solidarietà fondato dall' Abbè Pierre. Il ricavato della vendita dei modelli, presentati alla Porte de Versailles, è destinato al sostegno del microcredito per le donne in India. 22 Italia MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Italia-razzismo OSSERVATORIO [email protected] I precedenti Sardegna, tre asfissiati nella raffineria dei Moratti Sei vittime nella vasca maledetta in Sicilia La cisterna diventa una trappola: cinque morti Se la scuola diventa laboratorio di dis-integrazione SARROCH 26 MAGGIO 2009 IMPIANTO SARAS MINEO 11 GIUGNO 2008 DEPURATORE COMUNALE MOLFETTA 3 MARZO 2008 CAMION (TRUCK CENTER) Tre operai morti per asfissia nello spazio di pochi minuti, l’uno per salvare l’altro: la tragedia meno di un mese fa negli impianti della Saras di Sarroch, la raffineria di proprietà della famiglia Moratti, a 25 km da Cagliari. Sei morti a Mineo, in Sicilia: pulivano una vasca del depuratore, quattro erano dipendenti comunali, altri due di un azienda privata. Dopo quello della Thyssen di Torino è uno degli incidenti più gravi dell’ultimo periodo. In cinque muoiono a Molfetta per le esalazioni liberatesi durante la pulitura della cisterna di un camion. Nella cisterna perdono la vita tre dipendenti e il titolare della «Truck center», mentre un altro lavoratore muore in ospedale 24 ore dopo. p Nuova strage in Liguria, le vittime non avevano protezione p Altri due decessi a Bergamo e Napoli. Polemiche sulla sicurezza Soffocati nel depuratore ma sono 4 morti in un giorno Morti per asfissia mentre uno aiutava l’altro. Morti per via delle esalazioni provenienti da una vasca di depurazione delle acque. Ancora un tragico incidente sul lavoro a Imperia. Sono entrati senza protezioni. MARISTELLA IERVASI ROMA [email protected] «Ho visto uno dei miei compagni scendere qualche scalino per spostare la pompa idraulica che non prendeva bene». Ma l’operaio sarebbe scivolato, cadendo dentro la vasca-cisterna che doveva spurgare. E subito si è accasciandosi all’interno. Dall’alto del depuratore un altro operaio ha capito il pericolo «ed è subito intervenuto per aiutarlo, ma si è sentito male anche lui. Ho lanciato loro i salvagenti e sono corso a dare l’allarme». Mohamed Abidi, operaio tunisino, racconta con la voce tremante quel che è accaduto nella cisterna del sistema di pulizia delle acque fo- gnarie di Riva Ligure. Ci risiamo. L’Italia piange una nuova tragedia sul lavoro. Due operai di 36 e 40 anni, morti per asfissia mentre uno aiutava l’altro per via delle esalazioni provenienti da una vasca di depurazione delle acque. È accaduto ad Imperia, nel mese scorso tre vittime a Sarroch, presso la Saras della famiglia Moratti in Sardegna. Sempre per il gas killer. Proprio come accadde nel giugno del 2008 a Mineo, in Sicilia o in precedenza a Molfetta (Bari). Una strage infinita. LE VITTIME Si chiamavano Francesco Mercurio, 40 anni, di San Biagio della Cima, e Gianfranco Iemma, 36 anni, residente a Genova. Erano cognati e compagni di lavoro. Facevano parte di una squadra di quattro persone per conto della società Ciem Srl di San Biagio della Cima, specializzata nella pulizia dei depuratori. Sarebbero entrati nella vasca-cisterna senza le protezioni di sicurezza, senza i respiratori. Avrebbero perso i sensi, uno dietro l’altro, a causa della rare- fazione dell’ossigeno e dell’alta percentuale di anidride carbonica nell’aria. L’incidente alle 14.30 di ieri. Il depuratore si trova nella zona del torrente Argentina, fra Santo Stefano al Mare e Arma di Taggia. La Ciem lavora per conto della Secom, società pubblica che gestisce gli impianti di depurazione di otto comuni dell’Imperiese. A dare l’allarme Adib, l’operaio tunisino-testimone. Ha lanciato i salvagente ai suoi compagni, mentre una quarto operaio è rimasto all’esterno dell’impianto. Sulla «bocca» della vasca-cisterna si è precipitato un geometra della Ciem. Ma ben presto anche quest’ultimo si è sentito male: è rimasto intossicato per le esalazioni provenienti dalla vasca di depurazione ed è ricoverato all’ospedale di Sanremo. Le sue condizioni di salute non sarebbero gravi. Le salme sono state recuperate dai vigili del fuoco due oro. Sempre ieri altri due incidenti a Napoli e Bergamo.❖ llo stato attuale delle politiche per l’immigrazione, gravemente carenti sotto tutti gli aspetti, il più efficace strumento «spontaneo» di integrazione è rappresentato dalla scuola pubblica. Oggi, la frequentano oltre 600.000 minori stranieri (più del 7% nella scuola dell’obbligo). In quest’ambito di sostanziale convivenza pacifica si sono verificati recentemente alcuni fatti preoccupanti. A Padova in una scuola è stata diramata una circolare in cui si chiedeva agli studenti stranieri delle quinte di presentare il permesso di soggiorno (al fine di poter sostenere l’esame di maturità). A Genova una preside si è presentata in tutte le classi e ha scritto alla lavagna i nomi di chi avrebbe raggiunto la maggiore età nel corso dell’anno senza aver chiarito la propria posizione giuridica. Ed è di qualche giorno fa la notizia di una ragazza sprovvista del codice fiscale che temeva di non poter sostenere l’esame (cosa poi smentita dal ministro). Infine, a Milano, i figli di genitori irregolari non potranno partecipare ai campi estivi promossi dal comune. In ogni caso, a settembre, i problemi saranno più ingarbugliati. E i rischi di discriminazione o, comunque, di rallentamento dei processi di integrazione, se non di abbandono scolastico vero e proprio, saranno ancora maggiori. Infatti, come scrive tecnichedellascuola.it, «in base alle nuove regole il dirigente scolastico sarà tenuto a chiedere copia del permesso di soggiorno»: in mancanza di esso, «l’iscrizione verrebbe comunque accettata ma il dirigente dovrà segnalare i genitori all’autorità di pubblica sicurezza». O meglio: così dovrebbe essere. Ma una simile scelta sarebbe così irresponsabile da indurci a sperare nel recupero di un po’di buon senso. E di sale in zucca. A ITALIA-RAZZISMO è promossa da: Laura Balbo , Rita Bernardini, Andrea Boraschi, Valentina Brinis, Valentina Calderone, Silvio Di Francia, Francesco Gentiloni, Pap Khouma, Luigi Manconi, Ernesto M. Ruffini, Iman Sabbah, Romana Sansa, Saleh Zaghloul, Tobia Zevi. LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 23 L’ANALISI no dei problemi più urgenti delmondo contemporaneo è il pericolo delle armi nucleari. L’inatteso test del 25 maggio e il lancio di una serie di missili a corto raggio da parte della Corea del Nord rappresentano l’ultimo segnale di allarme. Negli ultimi 15 anni nulla di nuovo è stato ottenuto nel campo del disarmo nucleare. A vent’anni dalla fine della guerra fredda, gli arsenali contengono ancora migliaia di testate e il mondo corre il realistico rischio di una nuova corsa agli armamenti. Quanto ottenuto finora nel campo del disarmo nucleare è stata l’attuazione degli accordi firmati a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90: il Trattato INF (sui missili nucleari a raggio intermedio) del 1987 che eliminava due classi di missili nucleari e il Trattato START (per la riduzione delle armi strategiche) del 1991 che avviava la più significativa riduzione di sempre degli armamenti nucleari. Migliaia di armi nucleari tattiche furono distrutte a seguito degli accordi tra Usa e Urss. Il processo di riduzione degli armamenti ha poi subito un rallentamento e si sono andati indebolendo i meccanismi di controllo. Il CTBT (Trattato sulla messa al bando dei test nucleari) non è entrato in vigore. La quantità di armi nucleari in possesso di Russia e Stati Uniti continua a superare di molto gli arsenali di tutte le altre potenze nucleari messe insieme, la qual cosa rende più difficile la loro integrazione nel processo di disarmo. Si tratta di passi positivi. Ma problemi e pericoli sono di gran lunga superiori. La causa di fondo va individuata nell’errata valutazione degli eventi che hanno portato alla fine della guerra fredda. Gli Stati Uniti e alcuni altri Paesi l’hanno considerata una vittoria dell’Occidente e una sorta di via libera alle politiche unilateraliste. Invece di creare una nuova architettura internazionale in tema di sicurezza fondata su una reale cooperazione, si è tentato di imporre al mondo una “leadership monopolistica” ad opera dell’unica superpotenza rimasta. L’uso e la minaccia della forza - illegali ai sensi della Carta delle Nazioni Unite - sono stati riconfermati come modo “normale” per risolvere i problemi. Documenti ufficiali hanno razionalizzato la dottrina della guerra preventiva e la necessità della superiorità militare americana. U Il regime di non proliferazione nucleare è in pericolo. Anche se la maggiore responsabilità va attribuita alle due principali potenze nucleari, sono stati gli Usa a denunciare unilateralmente il Trattato ABM (Trattato anti-missili balistici), a non ratificare il Trattato CTBT e a rifiutarsi di concludere con la Russia un trattato vincolante e verificabile sulle armi offensive strategiche. Solo di recente ci sono state indicazioni che le principali potenze nucleari comprendono come la situazione attuale sia insostenibile: i presidenti di Russia e Stati Uniti hanno concordato di concludere entro la fine dell’anno un trattato in grado di ridurre le armi offensive strategiche e ribadito l’impegno a rispettare il Trattato di non proliferazione. La dichiarazione congiunta prevede diversi altri passi, compresa la ratifica ad opera degli Usa del Trattato CTBT. La causa principale di questa situa- Mikhail Gorbaciov è stato insignito del premio Nobel per la Pace nel 1990 Mikhail Gorbaciov QUELLE ARMI PUNTATE SUL MONDO Il test della Corea del Nord è l’ultimo segnale di allarme: il disarmo nucleare deve svegliarsi dal lungo sonno e riprendere il cammino zione è tuttavia l’incapacità dei membri del club nucleare di proseguire il cammino lungo la strada dell’eliminazione delle armi nucleari. Stando così le cose, ci sarà sempre il pericolo che altri Paesi si dotino di armi nucleari. Oggi dozzine di Stati hanno la capacità tecnica di farlo. Il pericolo nucleare può essere sventato solamente eliminando le armi nucleari. Ma a meno di renderci conto della necessità di smilitarizzare le relazioni internazionali, di ridurre i bilanci della difesa, di porre fine alla creazione di nuovi armamenti e di impedire la militarizzazione dello spazio, parlare di un mondo denuclearizzato è un vuoto esercizio di retorica. Ritengo che dopo il discorso del presidente Obama del 5 aprile si sia aperta la prospettiva realistica di una ratifica del Trattato CTBT da parte degli Stati Uniti. Sarebbe un importante passo avanti, in particolare se affiancato da un nuovo trattato di riduzione delle armi strategiche tra Russia e Stati Uniti. Se così fosse penso che altre potenze nucleari, sia i “membri ufficiali” del club nucleare che altri Paesi, dovrebbero quanto meno congelare i loro arsenali nucleari e dirsi disposte ad avviare negoziati sulla limitazione e riduzione degli armamenti nucleari. Qualora i Paesi che detengono gli arsenali nucleari più grandi affrontassero davvero il problema della riduzione degli armamenti nucleari, gli altri non potrebbero più ignorare la nuova realtà e continuare a nascondere i loro arsenali al controllo internazionale. © IPS Traduzione di Carlo A. Biscotto P PARLANDO DI... Minori e lavoro «Spesso c'è la necessità da parte dei ragazzi di contribuire all'economia familiare - ha detto Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia - Sono stati i ragazzi stessi, poi, a farci capire che il lavoro minorile diventa nocivo e inaccettabile quando lede la loro dignità, i loro diritti e quando non offre nessuna opportunità di crescita e di futuro». 23 MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 p Oggi al Quirinale Il Presidente convoca il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore p «Non siamo lottizzati» Alle accuse del Guardasigilli rispondono anche i capi delle procure Consiglieri Csm-Alfano: interviene Napolitano Saliranno al Colle anche i 3 consiglieri che si sono polemicamente dimessi dopo l’uscita del ministro. Nuova questione dopo l’appello del Capo dello Stato a «superare la logica delle correnti». GIUSEPPE VITTORI ROMA [email protected] Nell’affaire delle dimissioni dei tre consiglieri dalla commissione per gli incarichi direttivi del Csm in po- lemica con Alfano - che aveva parlato di «lottizzazioni correntizie» nelle nomine dei capi degli uffici giudiziari - interviene Napolitano. Il capo dello Stato - come annunciato venerdì - oggi ha convocato al Quirinale il Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura e subito dopo riceverà i tre consiglieri «uscenti». Il presidente dunque si trova ad affrontare una nuova «patata bollente» proprio pochi giorni dopo aver partecipato ad una seduta straordinaria del plenum del Csm nel corso della quale aveva definito «altamente dannoso» il protagonismo dei pm e invitato il Csm a «superare la logica delle correnti» e a «non assumere ruoli impropri». PM SUL PIEDE DI GUERRA Ma le dichiarazioni del Guardasigilli in una intervista al Tg2 il 10 giugno - ma smentite - hanno scatenato le reazioni anche di numerosissimi capi di procure e di tribunali, che si sono sentiti colpiti proprio in quanto nominati dalla commissione accusata di seguire criteri spartitori. I capi degli uffici emiliani hanno parla- to di «aggressioni ingiustificate» da parte del ministro; i calabresi hanno ricordano ad Alfano che «tutte le nomine sono avvenute con il concerto del ministro e la maggiora parte di esse è avvenuta all’unanimità». Ieri si sono fatti sentire i procuratori campani (secondo i quali il Csm «merita la riconoscenza di tutti») e siciliani che accusano il ministro di delegittimare tutti i magistrati nominati dal Csm in incarichi direttivi o semidirettivi. In serata, sono proprio 13 magistrati designati dall’attuale Csm (tra procuratori e aggiunti di varie sedi giudiziarie italiane) a scrivere al ministro una lettera allarmata in cui affermano di essere stati nominati «per le nostre qualità professionali e non certo per logiche spartitorie» e fanno notare: «Le sua affermazioni rischiano di privare di ogni autorevolezza il nostro incarico». ❖ INCOMPARABILE Forgiato in Titanio ultraleggero. Alimentato dall’energia della luce. € Cattura la luce La converte in energia Accumula una riserva di carica inesauribile € 168,00 € Il Sistema Eco Drive che equipaggia gli orologi Marinaut, trasformando la luce in energia, alimenta il funzionamento dell'orologio senza bisogno di sostituire le batterie. La robustezza e la leggerezza dell'orologio sono garantite dal titanio. Due caratteristiche che lo rendono unico. Incomparabile. 258,00 Movimento Eco-Drive a carica luce infinita, cassa in Titanio, bracciale in Titanio o cinturini in pelle. 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Anche nella Capitale esiste lo sfruttamento del lavoro minorile. E riguarda soprattutto i ragazzini dei quartieri periferici, o che comunque hanno una famiglia problematica alle spalle, e i minoristranierinonaccompagnati.Unfenomeno che a Roma «si stima si aggiri intornoai200milaragazzini-hadettoValerioNeri,direttoregeneralediSavetheChildren che ha curato un dossier -, che è in crescita acausa dell'impoverimento delle famiglie» e che si diversifica in base al fattocheiminorennivadanoomenoascuola: nel primo caso lavorano soprattutto nelle attività dei genitori (69% dei casi) o di amici e conoscenti (22%), mentre nel secondocasononmancanoleattivitàillegali, il lavoro nero nel settore della ristorazione, dell'artigianato o dell'edilizia, l'elemosina e la prostituzione. L' immobiliarista Alfredo Romeo quando è uscito dal carcere di Poggioreale Richieste pesanti dai pm per uno scandalo di cui si è parlato per mesi a Napoli e non solo. Dieci anni per Romeo, pene tra i cinque e i sette anni per gli assessori pd coinvolti nello scandalo. ENRICO FIERRO ROMA [email protected] Era il «grande regista della corruzione», l’uomo che aveva le mani in tutti i partiti. Il grande manovratore di assessori comunali e di nomi importanti della politica napoletana e nazionale. Per Alfredo Romeo i pubblici ministeri dell’inchiesta «Magnanapoli» hanno chiesto dieci anni di reclusione e la confisca dei beni. Sette anni per la sua segretaria e sei anni per una sfilza di assessori comunali tutti targati Pd: Enrico Cardillo, Giuseppe Gambale, Ferdinando di Mezza. Cinque anni e otto mesi all’ex assessore all’edilizia Felice Laudadio, 6 anni e 8 mesi per l’ex vicepresidente della Provincia, Antonio Pugliese. Un lungo elenco di politici al servizio del grande immobiliarista, un lungo elenco di «cavallette d’allevamento» (la definizione è dei pm Raffaello Falcone, Pierpaolo Filippelli e Vincenzo D’Onofrio) pronte a divorare l’intera città di Napoli. Romeo, inventore del Global service (la manutenzione stradale e del patrimonio immobiliare da parte di una unica impresa) è considerato dai pm napoletani come l’inventore di un vero e proprio comitato. «Composto oltre che da tecnici e professionisti, da assessori e pubbli- ci funzionari». Giuseppe Gambale, un ex parlamentare con un passato di inflessibile giustizialista nella «Rete» di Orlando poi passato nel Pds e infine approdato nel Pd, è accusato di aver fornito «informazioni riservate» a Romeo sugli appalti pubblici gestiti dal Comune di Napoli, ricevendone in cambio promesse di denaro e di assunzioni. In una telefonata con Romeo parla di Rosa Russo Iervolino (che si mostrava contraria al “sistema” Romeo). «Una scema completa, una che non si rende conto», la definisce. L’EX SINDACALISTA Enrico Cardillo, è un ex sindacalista. Un passato da socialista e una carriera di assessore nelle file del Pd. E’ accusato di aver «influenzato le linee programmatiche del Comune e del- la Regione Campania in materia di appalti e servizi pubblici» a favore degli interessi del gruppo Romeo. Che aiutava anche sul fronte dei suoi guai giudiziari, grazie a contatti con esponenti della magistratura napoletana. Ferdinando Di Mezza, assessore pure lui, nei confronti di Romeo aveva una sorta di sudditanza. I pm lo definiscono uno «zelante» informatore di delibere, decisioni, programmi dell'amministrazione comunale. In cambio riceveva viaggi e soggiorni in alberghi a Milano per seguire la Fiera. Felice Laudadio è un amministrativista di riconosciuta fama. Nel 2006 viene chiamato dalla Iervolino come Assessore all’edilizia con delega al controllo delle gare d’appalto e ai contratti. Dopo l’arresto la Iervolino lo ha difeso strenuamente: «Laudadio è una persona di estrema l’Unità P PARLANDO DI... Ballottaggio a Milano Libertà di voto. È la sceltadell'Udc per il ballottaggio alla provincia di Milano tra Podestrà (centrodestra) e Penati (centrosinistra). la decisione è stata presa nel corso di una riunione alla presenza di Pier Ferdinando Casini e di Lorenzo Cesa con la delegazione regionale lombarda dell'Udc e la partecipazione di Magdi Allam e Pierluigi Mantini. correttezza e professionalità». Ma le carte dei pm raccontano la storia di una fiducia tradita. Laudadio, si legge, «agiva in tandem con l’assessore Di Mezza al fine di perorare la soluzione a cui era interessato Romeo, attirando sulla loro linea un ignaro sindaco». Un brutto affare che ha demolito la credibilità di una intera classe dirigente a Napoli e in Campania. Uno scandalo almeno pari a quello della monnezza. Un affaire bipartisan. Perché Romeo aveva rapporti anche con uomini del Pdl. Italo Bocchino, in primo luogo. E’ grazie a lui, secondo i pm, che il 20 marzo 2007 il gruppo di An in Consiglio comuna- La sentenza Ieri le richieste dei pm Ma la sentenza ci sarà solo in ottobre le cambia idea sul Global service di Romeo. I due si telefonano e Bocchino rassicura l’amico immobiliarista: «Tutto bene, tutto ok, tutti allineatissimi». Sì, a Napoli erano tutti allineatissimi nel sostenere Alfredo Romeo, l’amico di tutti. Destra e sinistra. Uniti nell’affare. Infine, una considerazione dei pm: «Con la nuova legge sulle intercettazioni una indagine come questa non si sarebbe potuta fare».❖ IL CASO Dopo la caduta All’asta i palazzi storici di Ricucci ASTA Volendo, uno può scegliere. Comprarli tutt’insieme oppure uno. Come si dice in questi casi: viaalledanze. Sa-rebbe meglio:fuori i soldi. In ogni modo, l’asta giudiziaria è stata fissata, e sarà il 16 luglio. La base di partenza è di 149 milioni di euro: 86 milioni per il primo complesso immobiliare, 56 per il secondo, 7 per l’ultimo. L’agenda del notaio, per in-contri di approfondimento e per preparare la strategia, ancoradisponedibuchiliberi.Fatevi sotto. L’asta riguarda tre pa-lazzi (colpiti da pignoramento) di Stefano Ricucci, l’odontotecnico di Zagarolo, paese appena fuori Roma. Ricucci è diventato immobiliarista, milionario, scalatore fidanzato di donne note e belle,personainmanette,protagonista di inchieste giudiziarie, testi-monial e/o paradigma di una certa Italia, eccetera eccetera. MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 25 Sanitopoli, svolta in Abruzzo: nuove accuse al forzista Aracu Sembrano stringersi sempre più attorno al nome di Sabatino Aracu - parlamentare di primissimo piano di Forza Italia e, ora, del Pdl, ex coordinatore regionale del partito azzurro in Abruzzo ed ex (da pochissimo) presidente del comitato dei Giochi del Mediterraneo - gli ultimi sviluppi della sanitopoli d’Abruzzo, l’inchiesta che ha portato in carcere tra gli altri l’ex governatore Del Turco. Nell’ultimo vertice in procura alla presenza dei sostituti Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, titolari - con il procuratore Nicola Trifuoggi - del fascicolo, e di polizia e finanza - è stata infatti presa in esame la possibilità di misure cautelari proprio nei confronti di Aracu - per altro già indagato. In particolare gli inquirenti stanno cercando ulteriori conferme alle dichiarazioni del «pentito» Vincenzo Maria Angelini, ras dell’imprenditoria della sanità sulle cui ricostruzioni e ammissioni verte Sospette tangenti Vertice in procura sulla possibilità di richiederne l’arresto l’inchiesta. Recentemente Angelini avrebbe tirato in ballo di nuovo il parlamentare, sostenendo di avergli versato 500 mila euro, parte dei quali consegnati a mano a casa di Aracu dalo stesso Angelini o attraverso un altro personaggio di spicco dell’indagine, l’ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga. Fino ad oggi, Aracu era finito nell’inchiesta per quella richiesta da due milioni di euro avanzata ad Angelini: una tentata concussione. Il parlamentare avrebbe fatto pressioni sostenendo come in Forza Italia fosse lui a controllare, tutto «per questo mi servono due milioni per comprare casa a mio figlio». «Sabatì, vatti a farti fottere» la risposta che ne ebbe. Tono che farebbe presumere come quel capitolo poteva considerarsi esaurito: di soldi ad Aracu Angelini ne aveva già dati abbastanza. Se vero o meno si accerterà in seguito nel corso delle indagini. Comunque elementi di riscontro alla faccenda dei 500 mila euro sarebbero stati forniti alla Procura da una ex moglie del deputato, la quale nelel settimane scorse aveva consegnato agli inquirenti un dossier. A sua volta, Aracu, commentando l'accaduto, aveva sostenuto che si tratta di «dolorose questioni private». ❖ Milano: Gelmini contestata alla Mondadori Il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, è stata contestata a Milano da un gruppo di manifestanti appartenenti a Rete Scuola e dalle Assemblee delle scuole del milanese. Il ministro era intervenuto alla presentazionedi un libro di Mario Giordano alla libreria Mondadori. La contestazione ha impedito al ministro di presenziare all’evento. ROMA Fittasi cappelle e tombe durata 75 anni Sono finite all’asta cappelle, tombe e camere sepolcrali di tre cimiteri della capitale. Potranno concorrere solo cittadini che non abbiamo già manufatti di proprietà. È possibile visitarle prima dell’affitto (durata del contratto 75 anni, salvo rinnovo). MINACCE Busta con proiettili al ministro Alfano Due buste contenenti ciascuna un bossolo di proiettile sono state recapitate al ministero della Giustizia, indirizzatealGuardasigilli Angelino Alfano e al suo vice Roberto Piscitello. In pillole PALERMO, UBRIACO INVESTE E UCCIDE BIMBO E MAMMA Una giovane mamma e un bambino sono morti e altre sette persone sono rimaste ferite, alcune delle quali in modo grave. È questo il tragico bilancio dell'ennesimo incidente stradale a Palermo causato da un automobilista ubriaco. STUPRO DI CAPODANNO, CONDANNA A 2 ANNI E 8 MESI Due anni e otto mesi di reclusione. È la condanna che il gup di Roma, Luigi Fiasconaro, ha inflitto a Davide Franceschini, il giovane di 22 anni di Fiumicino che confessò di essere il responsabile dello stupro di Capodanno ai danni una ragazza di 25, durante una festa alla Fiera di Roma. 26 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Forum Cara Unità Dialoghi VIA BENAGLIA, 25 - 00153 - ROMA [email protected] Luigi Cancrini ALESSANDRO PAGANINI L’internazionale del crimine Perché gli italiani non reagiscono più alle notizie di corruzione, truffe, guerre, stragi e porcherie che arrivano a valanga. Ultimissime l'antimafia collusa con la mafia, la sentenza Mills, l'abuso dei voli di Stato, l'imbavagliamento della stampa sulle intercettazioni. Quando il dolore è troppo, svieni. Quando la melma è troppa, ti giri di là. RISPOSTA Misha Glenny ha riassunto in un libro straordinario (McMafia. Viaggio nel crimine organizzato globale, Mondadori 2008) il modo in cui la criminalità organizzata si è diffusa in tutto il mondo utilizzando una globalizzazione dei mercati avvenuta all’insegna della deregulation ed in cui la fine della guerra fredda ha messo in crisi il primato della politica. Quella che viviamo oggi è una situazione in cui “l’ostilità americana, l’incompetenza dell’Europa, il cinismo russo, l’indifferenza giapponese e le ambizioni illimitate dell’India e della Cina fanno insieme il gioco delle multinazionali legali e di quelle criminali” ed è in questo contesto, credo, che noi dovremmo leggere il ruolo di Berlusconi che col suo amico Putin, ha lavorato per rendere sempre più facile il movimento dei capitali e più difficile il lavoro dei magistrati. Rendendo più incerti i confini fra le attività lecite e illecite e utilizzando i suoi, di guadagni, per costruire il consenso che gli permette di farsi eleggere e rieleggere. All’interno di un mondo in cui quella che si è globalizzata insieme all’economia è anche appunto la melma. guiranno più. ELETTORI DEL PARTITO DEMOCRATICO Basta lotte intestine Gariano Da convinti elettori del Partito Democratico chiediamo, o meglio pretendiamo, che vengano definitivamente meno le lotte intestine, che si proceda uniti sotto un’unica guida capace di incalzare continuamente il Presidente del Consiglio e la sua maggioranza, svelando definitivamente la loro totale incapacità. Non tradite la fiducia che vi è ancora stata concessa o questa volta veramente i vostri elettori non vi se- SERGIO PAGANI Le tasse Da un anno c'è un nuovo governo. Dopo le tasse aumentate da Prodi fulmini e saette e insulti a non finire. Ora quelle tasse non sono diminuite neanche di un centesimo. E gli italiani tutti felici e contenti, ora le tasse (che non sono assolutamente diminuite) vanno bene. Non ne parla più nessuno, sono le stesse di prima al 43 %. EMANUELE RUGGERO DA ROS Enrico Berlinguer Non c’è più sangue: bravo Brunetta! L'11 giugno del 1984 moriva a Padova dopo un comizio in piazza della frutta il compagno Enrico Berlinguer. Quel giorno appresi la notizia alla radio, ero in auto con mia moglie, e ritornavo a casa dopo una breve vacanza in montagna. Fui colto da una grande commozione,credevo profondamente nelle idee di quell'uomo e l'ho pianto come si piange un padre che lascia i suoi figli soli e senza guida. Si, senza guida, perché dopo la sua morte, la Sinistra Italiana non ha più avuto una guida. Con la morte di Enrico, è morta la speranza degli italiani onesti di realizzare una società etica, più giusta e veramente democratica. Lo ricorderò sempre con nostalgia, perché è stato un grande italiano, un maestro di vita, unuomoschivo eumile, checi ha insegnatoiveri valori della vita. Com'è lontana l'Italia di Enrico Berlinguer, solo pensando a quella stagione ideale e morale, una grande tristezza mi assale. Oggi ilPaese è allosbando, iladri, icorrotti,i corruttori, gli imbroglioni, e idelinquenti, governano il Paese. La Chiesa Cattolica è complice, non reagisce come dovrebbe, non alza la voce, e continua a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cristiani e poi li calpesta. Due milioni di persone hannopartecipato aifunerali diBerlinguer, i più grandi funerali della storia repubblicana, due milioni di italiani che salutavano, piangevano, singhiozzavano. Cosa è rimasto oggi, in quelle persone? Solo smarrimento, confusione, disinteresse e questo è il vero dramma della Sinistra Italiana che non ha saputo trasmettere ai giovani i valori morali e ideali di Enrico Berlinguer. Alla fine di una serata elettorale ho posto questa domanda al ministro Brunetta: “ Io sono un piccolo statale, guadagno molto meno di lei e svolgo un incarico meno importante del suo, in pratica dovrei avere più tempo; invece, per 10 mesi all’anno non riesco a leggere un solo libro e troppo spesso lavoro anche la domenica. Lei, un libro riesce addirittura a scriverlo ed ha il tempo per andar in giro a promuoverlo, ha addirittura il tempo di disegnare una linea di mobili – linea“T.T”- inonore della sua fidanzata: ma lei quando lavora?” Brunetta, con la solita grazia mi ha risposto: “ Io lavoro di notte, ma il vero motivo è che io sono bravo, molto più bravo di lei e poi tenga il mio libro e impari!” Ora chiedo al ministro Brunetta, anche se non ho ancora letto il suo libro, dov’è la sua bravura nell’aver mandatoin crisi il sistema delle donazioni di sangue. Aveva promesso l’8 agosto 2008, che avrebbe tolto dal decreto “antifannulloni” la norma che toglie 20ł allo statale ma non ai privati (art. 71, legge 33/08) nel giorno della donazione. Donare il sangue con la possibilità della retribuzione garantita per quel giorno ha fatto funzionare il sistema delle donazioni per decenni. Demolire questo equilibrio senza trovare delle alternative è sbagliato. Basterebbe non dare il permesso lavorativo retribuito per la donazione a nessuno, né ai dipendenti statali né a quelli privati, e con una parte dei tanti soldi risparmiati tenere aperti i centri trasfusionali tre ore la mattina di tutti i sabati e di tutti i giorni festivi. La troppa intelligenza lo ha confuso? 26 www.unita.it MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Mondo Foto di Yahya Arhab/Ansa-Epa Pochi europei si aggirano nelle stradine della città vecchia di Saana, capitale dello Yemen p Sequestrati in nove Gli stranieri presi nel nord sarebbero tutti morti. Le donne mutilate p Il giallo per alcune fonti tra i corpi ritrovati anche quelli dei 3 bimbi. «No, 6 ostaggi sono vivi» Massacrati gli occidentali rapiti Incubo al Qaeda sullo Yemen Tutti morti i 9 ostaggi rapiti venerdì in Yemen. La conferma viene dal governo di Sanaa. Anche se le informazioni dalla regione montuosa dove erano in escursione sono ancora frammentarie. Prima indiziata: Al Qaeda. RACHELE GONNELLI [email protected] Sono tutti morti, le quattro donne, i due uomini e i tre bambini. Il loro sequestro in Yemen è stato il più breve e il più tremendo mai avvenuto. Un week end di orrore e morte. Una ferocia mai vista. Di solito i turisti vengono sì rapiti nel Paese arabo più povero ma per ottenere un riscatto. Soltanto in due casi ci sono stati ostaggi uccisi ed è stato ad opera delle forze di sicurezza che avrebbero dovuto liberarli, durante il blitz. Questa volta è andato diversamente. Nessuna rivendicazione, nessuna trattativa, solo una carneficina. I media locali raccontano che sui corpi dei nove stranieri uccisi lunedì sono stati trovati anche arti mutilati. I rapitori avrebbero infierito sulle donne, tre tedesche - tra cui la madre dei tre bambini rapiti con lei e con il marito - e una sudcoreana, spostata con l’ingegnere inglese amico del medico tedesco e della sua fa- miglia. A loro - la famiglia tedesca e la coppia di amici - si erano aggregate per una gita in una zona montuosa molto bella e impervia anche due infermiere, due colleghe che lavora- Stranieri nel mirino Nel gruppo 7 tedeschi un britannico e una sudcoreana vano con il medico nello stesso ospedale della provincia di Saada. I corpi sarebbero stati portati ad Akwan, a est di Saada. Non erano andati molto lontano. In più, conoscevano la zona ed erano conosciuti perchè lavoravano da molti anni nell’assistenza sanitaria alla popolazione locale. Ciò che fa il loro omicidio a sangue freddo ancora più efferato, come sottolinea anche il sito filogovernativo yemenita «Sahwa». Non che i camici bianchi vengano solitamente risparmiati dalle bande di sequestratori. Venerdì - lo stesso giorno del loro rapimento - altri 24 ostaggi, personale medico di varie nazionalità dell’ospedale saudita di Saada, sono stati tutti liberati dopo sole ventiquattr’ore dalla cattura con la mediazione dei capi tribù locali. Questa volta invece il figlio di LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 La tiratura del 14 giugno 2009 è stata di 144.542 copie 27 LUISA MURARO Cara Maite, stavolta sbagli Con la lettera che l’Unità intitola “I discorsi atemporali delle donne italiane”, Maite Larrauri accusa d’ignoranza dellarealtà tutte quelledonne, a cominciare da me, che, una settimana fa, si sono trovate in Campidoglio per la presentazione del mio libro Al mercatodella felicità. E trasmette alle donne italiane un messaggio politico delle sue amiche spagnole: “perché non saltate al collo di quel mostro?” Sorprendentelezione daunpaese che ancora sanguina per le ferite di una spaventosa guerra civile. Forse l’Unità avrebbe dovuto ricordare a Larrauri che la vigilia elettorale, da noi almeno, non è fatta per i discorsi a ridosso dell’attualità politica. Io, per parte mia, le spiego due cose. Primo, il ritrovarci in Campidoglio a esporre una concezione della politica che fa leva sulla presa di coscienza e sulla capacità di concepire grandi desideri, è un atto radicato nel presente. Secondo, nessuna o quasi nessuna di quelle donne lì presenti si è mai esonerata dall’agire politico concreto, alcune seguendo modalitàtradizionali, altre secondo quelle inventate dal movimento femminista. A questo punto sono obbligata a dire qualcosa del mio impegno per aiutare la società italiana a ritrovare il meglio di sé stessa, s’intende, non io da sola ma con altre, nella Libreria delle donne di Milano e nella comunità filosofica Diotima. Quest’ultima ha dedicato una serie di conferenze per sostenere che “La politica e il potere non sono la stessa cosa”. Nel contesto della Libreria, Lorella Zanardo ha ideato il docufilm Il corpo delle donnecontrola volgarità dell’immaginario televisivo, film ora di grande successo che io ho seguito nel suo farsi e ho fatto conoscere agli inizi. Il penultimo numero della rivista della Libreria, “Via Dogana”, èdedicato all’Italia sottosopra (questo il titolo). Il sito della Libreria, inoltre, ha preso posizione per Veronica Lario dal primo momento, mostrando il valore politico del suo gesto e delle sue parole, senza però farel’errore (umanoe politico) di attaccare le giovani donne chiamate sprezzantemente veline. Quando poi avrò lo spazio necessario (ossia, quando i giornali e le televisioni me lo daranno) allora mi dedicherò a interpretare gli umori e i malumori delleclassi popolari a causa dell’immigrazione, per farla finita con le sconsiderate accuse di razzismo che hanno provocato il loro spostamento a destra. Care amiche di Maite e cara Maite, nonfate l’errore digiudicare la realtà con i criteri di uomini che non hannomaitrovato il tempodi sapere quello che pensano le femministe. MORTI SUL LAVORO NON BASTA AVER GIUSTIZIA ITALIA E SPAGNA PURCHÉ SE MAGNA ATIPICI ACHI? NOI E LORO Bruno Ugolini Maurizio Chierici GIORNALISTA GIORNALISTA erti facili entusiasmi possono far venire i brividi. Come nel caso della soddisfazione espressa per via delle statistiche del 2008 relative a una decrescita dei morti sul lavoro pari all’otto per cento. Leggo sul “Sole 24 ore” che ci sarebbero state 1.002 vittime nell'industria e nei servizi. Cui aggiungere, però , altre 120 nell’agricoltura. “Solo” millecentoventidue morti, dunque. Un calo dovuto in larga misura alla campagna incessante, fatta propria da molti mass media e istituzioni, a cominciare dalla presidenza della Repubblica. Un calo frutto anche dei provvedimenti governativi varati dal centrosinistra e rallentati dal centrodestra e che, comunque, sono serviti a scoraggiare imprenditori spesso pronti a liberarsi dalle pastoie delle misure di sicurezza. Ora leggiamo che la Confindustria vara una mostra itinerante intitolata “Produciamo la sicurezza” dedicata ai bambini perché imparino subito a proteggersi dai futuri lavori. Ma perché la stessa Confindustria si ostina a premere sul governo amico affinché riduca le sanzioni previste dal centrosinistra? Eppure la sola minaccia di sanzioni sembra aver prodotto risultati nei confronti di imprenditori che spesso affrontano con faciloneria i problemi della tutela operaia. Non per cattiveria, ma perché così si risparmia. Investire in sicurezza ha dei costi immediati (risparmi nei tempi lunghi). E ci sarebbe da calcolare il terribile costo per le famiglie dei familiari. Ho letto, tramite il suggerimento dell’indefesso Marco Bazzoni (Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) una lettera di Graziella Marota, la mamma di Andrea Gagliardoni, un giovane che a 23 anni, il 20 giugno del 2006, è stato stroncato mentre lavorava all’Asoplast, azienda dell’indotto Merloni. Una mamma che dopo gli otto mesi di condizionale con la sospensione della pena, emessi nei confronti del titolare della fabbrica non si da pace. Un verdetto vissuto come un atto di scarsa giustizia. Graziella e altri hanno anche promosso un sito www.associazioneproandrea.it. Ora ha diffuso una lettera in cui rievoca la figura del figlio che voleva imparare a suonare la tromba, ma non ha fatto in tempo. Lei parla di una “sconfitta dolorosa” qui come nelle tante tragedie sul lavoro (Umbria-Oli, Molfetta, Thyssenkrupp, Mineo), una via Crucis quotidiana. Così tutto rischia di finire nel dimenticatoio, mentre non si promuovono “ronde per la sicurezza”. È comprensibile la sete di giustizia. Eppure la giusta caccia ai colpevoli non potrà far rivivere Andrea e i tanti come lui. Quello che bisognerebbe sradicare sono le colpe del futuro, le cause delle morti, imponendo tutti i mezzi possibili atti a proteggere le persone, impedire i sacrifici di nuovi Andrea. Dando innanzitutto ruolo e potere, partecipazione vera, al mondo del lavoro e ai suoi rappresentanti. Senza deleghe. http://ugolini.blogspot.com isogna dire che Mario Cervi ( Il Giornale ), Emilio Fede e Carlo Rossella ( Panorama ) avevano visto giusto: con Berlusconi, dignità internazionale italiana alle selle. Noemi e le veline sono libellule effimere, risate da spiaggia. Corruzione, appalti, mafie è la concretezza sulla quale costruire il futuro del paese. Chi guarda da lontano ripete a memoria le parole del nostro B; giornali e Tv, in Spagna e in Messico, non parlano d’altro. In un piccolo paese della Canarie – Morgan- il sindaco Francisco Gonzales e quattro consiglieri del Partito Popolare di Aznar, sono in galera da sei mesi: mani lunghe e conflitto d’ interessi. Ebbene, alle elezioni di pochi giorni fa, il PP dei corrotti ha raggiunto, proprio lì, il 69 per cento dei voti. E dall’agonia della “ detenzione ingiusta “ il sindaco fa sapere: “Il popolo ci ha assolti. Il popolo è il tribunale supremo che rigetta la macchinazione eversiva della magistratura politicizzata“. Piccolo sindaco, piccolo municipio, da qualcuno doveva pur copiare. Copia anche Carlos Fabra, presidente della Deputazione di Castellòn: vittoria storica del suo PP. Durante i comizi, Parra allontanava le domande di chi voleva sapere come affronterà il rinvio a giudizio: evasioni fiscali, soldi pubblici svaniti, appalti non trasparenti. “Gli elettori mi hanno assolto con laudae. La gente capisce la differenza tra squallidi cavilli e l’importanza dei programmi annunciati per risolvere il problema della disoccupazione“. Italia, Italia ricorda ogni commentatore. Ricorda Previti, ricorda il capitano della finanza Berutti, condannato a restare in parlamento per aver coperto le casse nere di Berlusconi: se esce, va in galera. Ricorda Dell’ Utri, altro capitolo filosofia mafia- Pdl. Visto che chi vota in Italia non ne tiene conto, i ladri spagnoli usano le nostre parole. Fama che attraversa l’Atlantico; citazione messicana di Jornada e della potente tv: copre l’America Centrale e raggiunge 30 milioni di ladinos negli Usa. Mauricio Fernandez Garcia, ricandidato sindaco per la destra del presidente Calderon, confessa in Tv di aver governato “serenamente” il suo San Perdo, verso il confine Usa, trovando accordi con Arturo Beltran Leya, potente boss della droga “il quale mi ha aiutato a proteggere la comunità da scioperi e disordini“. Rigorosa l’analisi del suo avvocato nell’esplorare la zona grigia del voto: “In Italia il presidente della regione Sicilia, Cuffaro, è diventato senatore malgrado una condanna di cinque anni. Garcia verrà rieletto“. Cosa dire ? Piero Ottone nel libro Longanesi “Italia mia“ ricorda gli anni di quando era a Londra per il Corriere: “Nel parlamento di Westminster si aveva la sensazione che un uomo mediocre, in quell’ambiente, sarebbe diventato buon amministratore della cosa pubblica. Da noi era vero il contrario: un uomo di valore in quest’altro ambiente, presto si sarebbe guastato“. Non tutti, ma sempre di più. [email protected] C B P PARLANDO DI.. Riforma sanitaria Usa Barack Obama non ha usato mezzi termini per mettere in guardia su un possibile fallimento: «Il governo americano rischia di fare la fine di Gm (General Motors) e andare in bancarotta se non troverà il modo di riformare la sanità», ha detto parlando a Chicago all’American Medical Association. un capo tribù è riuscito solo a trovare i cadaveri nel villaggio di Noshur. Non hanno avuto scampo, come fu nel 2002 per tre americani che lavoravano nell’ospedale della Chiesa Battista di Jibla. Un commando qaedista entrò e gli scaricò addosso i caricatori, entrando poi nell’emporio dei medicinali e facendo fuoco anche contro il farmacista, che invece rimase ferito. Raccontò che quello che gli aveva sparato era giovanissimo, quasi un bambino. E si parlò allora di un odio mirato contro i cristiani. Nel Paese lavorano ottanta italiani La Farnesina: no ai viaggi Un paese sconsigliato ai turisti dalla Farnesina e dai tour operator, dove si avventurano solo gli amanti del rischio. E dove comunque risiedono un’ottantina di italiani. Tra donne segregate, ragazzini armati e capi tribù. I CRISTIANI E BIN LADEN Anche la famiglia tedesca e le due infermiere facevano parte di una missione cristiana. Le autorità locali hanno dapprima incolpato della loro sparizione un gruppo di ribelli sciiti che imperversano sulle montagne attorno alla città di Saada, capeggiate da Abd al Malik al Huthi. Ma - faceva notare un esperto tedesco - il fratello di Al Malik vive esule a Berlino. E gli huthi, oltre aver negato ogni responsabilità in questa «atrocità», non sono un gruppo ter- INDIA-PAKISTAN Oggi a Iekaterinburg, la città degli Urali, si incontreranno il premier indiano Singh e quello pachistano Zardari. È il primo incontro dopo gli attacchi terroristici agli hotel di Mumbai. rorista, quanto piuttosto lottano contro le angherie della maggioranza sunnita salafita. La smentita non ha impedito a un capo tribù filo governativo di uccidere ieri dieci ribelli huthi. Alla fine per gli analisti e per i governi europei è ritenuto più probabile che la strage sia da collegare alle infiltrazioni, più volte denunciate, di unità di Al Qaeda in territorio yemenita. La zona di Saada è nel nord, poco distante dalla frontiera con l’Arabia Saudita. È un confine così permeabile che fino alla fine degli anni Novanta c’era ancora una disputa tra i due Paesi. Più recentemente i servizi di intelligence hanno indicato lo Yemen - paese d’origine del padre di Bin Laden, come il nuovo rifugio di Al Qaeda, la retrovia. Così la spietata uccisione degli occidentali viene messa in rapporto con l’arresto, avvenuto proprio venerdì scorso in Yemen di un grande finanziatore di Al Qaeda, il saudita Hassan Hussein Bin Alwan, accusato di aver rastrellato fondi per destabilizzare la monarchia di Riyad. Insomma, una pura rappresaglia.❖ R.G. [email protected] Non ci sono turisti italiani in Yemen. L’associazione dei tour operator sta facendo gli ultimi controlli incrociati ma da tempo la Farnesina sconsiglia vivamente di recarsi individualmente o in gruppi organizzati nell’antico regno della Regina di Saba. Uno dei luoghi più belli del pianeta, che Pier Paolo Pasolini durante le riprese del Fiore delle Mille e una Notte nel 1971 definì «uno dei miei sogni». Mentre sono un'ottantina gli italiani registrati al consolato di Saana come residenti in Yemen. LA TERRA CHE NON SI PUÒ VISITARE Saada, la città dove facevano base i nove stranieri uccisi ieri, si trova in una delle zone più impervie e più povere di un Paese già poverissimo. Le case in terra cruda con le loro finestre bianche traforate come ricami sono più basse e tozze di quelle di Shibam. Ma aggrappate alle rocce e infiocchettate di nuvole e ponti sospesi. Un paese-presepe che però non può essere visitato. In 15 anni 200 stranieri sono stati rapiti, anche se nella stragrande maggioranza dei casi i sequestri sono finiti con il rilascio dietro pagamento di riscatti e mediazione delle tribù locali. Nel 1998 e nel 2000 i blitz delle forze governative hanno erroneamente ucciso alcuni degli ostaggi. Non sono mancati però uccisioni mirate e attentati. Nel luglio del 2007 a Marib sette turisti spagnoli furono uccisi da un ordigno mentre visitavano le rovine dell’antico tempio di Bilquis. Anche allora si disse Al Qaeda. Un altro attentato interpretavano come intimazione al governo di Saana perchè spezzasse i fili della collaborazione con Washington per la ricerca dei terroristi fedeli a Bin Laden. Lo stesso si disse nel 2008 per l’uccisione i due turiste del Belgio. Adesso la situazione non appare molto migliore. Il governo centrale dopo la riunificazione di Yemen del Nord e Yemen del Sud nel 1990 ancora non ha piena giurisdizione su tutto il territorio. Anzi, la zona di Saada risulta essere tra le più fuori controllo. Poco governato anche dagli antichi romani, questo lembo estremo dell’Arabia Felix - poi provincia remota dell’Impero Ottomano, e ora repubblica presidenziale - è rimasto nei secoli una enclave arretrata in mano a gruppi tribali e iman zaiditi. Soltanto il 3 percento della terra risulta coltivabile. E ancora poco sfruttati i giacimenti di gas e petrolio con una media di estrazione di 330 barili al giorno che vanno all’80 percento per l’esportazione. L’aspettativa di vita media è molto bassa, in compenso quasi la metà della popolazione ha meno di 15 anni. Sarà per questo che lo Yemen è l’unico Paese dove si diventa maggiorenni a 14 anni. I commerci invece sono prosperi. Come in Somalia nei bazar yemeniti si può trovare di tutto. Non c’è molta distinzione tra contrabbando e commercio. Del resto il Corno d’Africa e la Somalia sono soltanto al di là di uno stretto braccio di mare, che infatti i profughi somali della guerra civile percorrevano a tratti anche a nuoto. Ora in Somalia si combatte e si sospetta fortemente che tra le milizie degli Shabab ci siano anche combattenti stranieri. La retrovia potrebbe appunto essere in Yemen.❖ IL CASO Afghanistan Insediato McChrystal Guiderà l’Isaf Il generale americano Stanley McChrystal ha preso ufficialmente il comando delle forze americane e Nato in Afghanistan prendendo il posto del connazionale David McKiernan. Ex capo delle forze speciali Usa, il generale McChrystal è stato designato nel maggio scorso dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama che punta a rivederelastrategiadell'interventomilitare internazionale contro i talebani in Afghanistan. «Gli afghani sono al centro della nostra missione - ha detto il generale McChrystal- Essi sono in realtà l'essenza stessa della missione, il cui scopo è quello di proteggerli dalla violenza, qualsiasi sia la sua natura». MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 27 Internazionale www.internazionale.it In Vietnam arrestato l’avvocato paladino della democrazia FRANCESCA SPINELLI Il 13 giugno, a Ho Chi Minh, la polizia ha fatto irruzione nell'ufficio dell'avvocato Le Cong Dinh, arrestandolo con l'accusa di cospirare contro lo Stato. In base all'articolo 88 del codice penale vietnamita, rischia fino a vent'anni di carcere. Dinh era finito da tempo nel mirino del regime comunista per il suo impegno a favore della democrazia. In passato ha difeso numerosi attivisti, tra cui i colleghi Nguyen Van Dai e Le Thi Cong Nhan, ora in carcere, e il blogger Nguyen Hoang Hai (noto come Dieu Cay), condannato per evasione fiscale ma colpevole in realtà di aver creato una comunità online di giornalisti indipendenti. Come spiega il quotidiano Nhân Dân, l'organo ufficiale del Partito comunista, Dinh «dal 2005 è in contatto con Nguyen Si Binh, responsabile di un'organizzazione reazionaria con sede negli Stati Uniti, il Partito d'azione popolare. Lo scopo di questo gruppo era rovesciare il regime comunista in Vietnam nel 2010. Dinh ha scritto decine di documenti, pubblicati su siti stranieri ostili e altri mezzi d'informazione, che distorcono le politiche e le leggi del governo». Anche il resto della stampa nazionale – tra cui il giornale in lingua inglese Viet Nam News, pubblicato dall'agenzia di stampa governativa, e Thanh Nien, il quotidiano della Federazione nazionale giovanile del Vietnam – si limita a riportare la versione della polizia. Dinh è inoltre accusato di aver sfruttato le recenti polemiche su alcuni progetti di estrazione di bauxite per attaccare l'esecutivo (progetti che, nonostante il loro grave impatto ambientale, stanno andando avanti). «Il pluralismo ha funzionato in economia negli ultimi vent'anni», ha dichiarato Dinh in un'intervista rilasciata alla Bbc nel 2006. «È ora di provare anche il pluralismo politico». Ma a Hanoi il regime resiste.❖ 28 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Forum TOTÒ CONTRO I QUATTRO ORA D’ARIA Marco Travaglio GIORNALISTA a lettura degli house organ berlusconiani è sempre molto affascinante. Ma lo sarà sempre più, col progredire della sindrome da Bagaglino che porterà presto Al Tappone a presentarsi a un summit internazionale con un pitale in testa, un camicino modello Gheddafi e uno spazzolone in mano per proclamarsi imperatore delle galassie. Appena spara una cazzata, i dipendenti accorrono per esibire le prove della medesima. Ieri Il Giornale titolava: «I segreti del piano eversivo anti-Berlusconi», indicando i quattro nemici che tramano per sostituirlo con «un non eletto». Per la precisione: «veline, Mills, minorenni e voli di Stato». Nella fretta il capocomico Giordano ha dimenticato Veronica e Kakà, ma già i suddetti Quattro bastano a mettere in seria discussio- L Doonesbury ne la legge Basaglia. Infatti le veline, le minorenni, Mills e i voli di Stato sono roba di Al Tappone. Resta da individuare il «non eletto» che dovrebbe sostituirlo (a proposito: dichiaro fin da ora che voterò per lui, chiunque egli sia). Cossiga, con la proverbiale lucidità, lo indica in Mario Draghi (magari). Nei prossimi giorni, forse già alla Casa Bianca o al G8, il premier denuncerà un complotto dei venusiani ai suoi danni. Il Giornale, Panorama, Tg4, Tg5, Tg1, Tg2, Studio Aperto e Chi intervisteranno stuoli di extraterrestri per confermarlo. Il bello di questi Pulitzer arcoriani è che non temono di perdere la faccia: l’hanno già persa da tempo. Clemente J.Mimun dà del «bugiardo» a Santoro per aver detto ad Annozero che il Tg5 non aveva trasmesso l’intervento di Grillo al Senato. E, per «ristabilire la verità», mostra un servizio che dimostrerebbe il contrario: in realtà nel servizio c’è solo la voce del cronista che racconta con parole sue quel che avrebbe detto Grillo, di cui non si sente neppure un monosillabo. Quindi Santoro ha detto il vero e Mimun, mentre «ristabi- liva la verità», mentiva. Del resto sulla “verità” formato Mediaset circolano su YouTube alcuni fuorionda illuminanti. Meraviglioso quello della serata elettorale, in cui Gioacchino Bonsignore del Tg5 chiede a un collega i risultati del Pdl alle politiche 2008 per confrontarli con quelli delle Europee, ma precisa che «è solo una curiosità, mica lo diciamo». Sennò si capisce che il padrone ha perso tre punti. Strepitoso Luigi Galluzzo di Studio Aperto, che studia a memoria una balla da raccontare ai poveretti che lo guardano: «Escono le motivazioni del processo Mills in cui Berlusconi fu assolto». Purtroppo Berlusconi non fu nemmeno processato, per Lodo ricevuto. Ma, si sa, Mediaset è lì per «ristabilire la verità». Ps. Un mese fa, con la scusa della par condicio, Daria Bignardi tagliò l’intervista a Vauro e a Beatrice Borromeo, ma giurò di trasmetterla nell’ultima puntata dell’Era glaciale: infatti, nell’ultima puntata, ha intervistato il giornalista Calabresi, il cantante Morgan, il velista Malingri e lo scrittore Lolli. Vergogniamoci per lei. ❖ 28 Mondo MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Intervista a Nabil Abu Rudeina «Ma quali aperture Così Netanyahu uccide la pace» Il portavoce di Abu Mazen: «Nei suoi progetti la Palestina sembra una riserva dipendente da Israele. Vuole costringere l’Anp a rompere» UMBERTO DE GIOVANNANGELI [email protected] l suo volto divenne famoso in tutto il mondo nei giorni dell’assedio alla Muqata da parte dell’esercito israeliano. Lui, Nabil Abu Rudeina, compariva sempre a fianco di Yasser Arafat, del quale era molto più di un portavoce: era il collaboratore più stretto, un amico fidato. Oggi, Abu Rudeina è portavoce del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen). L’Unità lo ha intervistato il giorno dopo il discorso del premier israeliano, Benjamin Netanyahu. «Le proposte avanzate da Netanyahu - ribadisce il portavoce presidenziale - rappresentano un siluro contro le iniziative di pace». I LaCasa Bianca ha giudicato il discorso diBenjamin Netanyahuun importante passo in avanti... «Comprendiamo la necessità del presidente Obama di non entrare in rotta di collisione con un Paese alleato, ma nel merito delle cose dette e di ciò che è stato omesso, il discorso del primo ministro israeliano è un siluro contro il processo di pace...». Un’affermazione molto pesante. Netanyahu ha finalmente parlato di uno Stato palestinese... «Ma ha messo tali e tanti paletti di rendere quell’affermazione vuota di contenuti reali...». Netanyahu parla di uno Stato palestinese smilitarizzato. «Non è questo il punto dirimente. Il punto è che l’idea che Netanyahu ha di uno “Stato” palestinese, è molto simile ad una riserva, totalmente dipendente da Israele, con confini aleatori. Francamente mi pare davvero eccessivo giudicare un importante passo avanti il so- lo riferimento ad uno Stato palestinese; un riferimento, è bene ricordarlo, che è già contenuto in quella Road Map (il Tracciato di pace del Quartetto - Onu, Russia, Usa, Ue per il Medio Oriente, ndr.) che il primo ministro israeliano ha detto di voler assumere. Le nostre richieste principali sono la fine dell’occupazione, il problema dei profughi e quello degli insediamenti, il resto sono dettagli che possono essere risol- IL CASO L’Unione europea: «Riparta il negoziato israelo-palestinese» L'Unione europea richiama le autorità israeliane e palestinesi a «fare dei passi immediati per riprendere i negoziati di pace, rispettando i precedenti accordi». L'appello è contenuto nelle conclusioni del Consiglio dei ministri degli Esteri della Ue, nelle quali si conferma l'appoggio europeo alla «soluzione dei due Stati»: da una parte Israele, dall'altra uno Stato Palestinese «contiguo, indipendente e democratico. Nel testo si sottolinea come l'Ue abbia accolto favorevolmente sia l'impegno della nuova amministrazione Usa a perseguire «in maniera vigorosa» la soluzione dei due Stati,siaquellodelprimoministroisraeliano Benyamin Netanyahu che ha parlato di una pace che contempli la nascita di uno Stato Palestinese. L'Ue, comunque, resta «profondamente preoccupata per le attività di insediamento, le demolizioni di case e gli sfratti nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est». E invita Israele a «smantellare tutti gli avampostierettidalmarzo2001»,sottolineando come «gli insediamenti sono illegali per il diritto internazionale e costituiscono un ostacolo alla pace». LUSSEMBURGO ti con il negoziato». Nel suo discorso, Netanyahu ha parlato di Gerusalemme... «Ribadendo che resterà l’eterna e indivisibile capitale dello Stato d’Israele. Dunque, lo status di Gerusalemme è per Netanyahu materia non negoziabile. Ora, nessun dirigente palestinese, nessun leader arabo, neanche il più disponibile al compromesso, potrebbe mai sottoscrivere un accordo di pace che non contemplasse una condivisione di Gerusalemme come capitale di due Stati. La verità è un’altra...». E quale sarebbe questa verità vista da Ramallah? «Dopo l’importante discorso pronunciato al Cairo dal presidente Obama, Netanyahu non poteva continuare a porsi su un terreno di scontro frontale con gli Stati Uniti. Doveva “concedere” qualcosa. In Pressing Usa «Il premier israeliano non poteva continuare a scontrarsi con Obama e ha fatto concessioni Per noi è troppo poco» termini verbali. Ma nel farlo, ha posto tali e tante condizioni da aver reso chiaro il suo gioco: costringere i palestinesi a chiamarsi fuori dal negoziato». Qual è la risposta dell’Anp? «Quella che Abu Mazen ha ribadito al presidente Obama nel loro incontro alla Casa Bianca: siamo pronti a riprendere da subito il percorso di pace ma nella chiarezza degli intenti da ambedue le parti...». Netanyahu è stato chiaro... «Sulla strada da lui indicata non arriveremo mai alla pace, le parole di Netanyahu sabotano tutti gli sforzi, in aperta sfida alle posizioni dei palestinesi, del mondo arabo e degli Stati Uniti». Gli Stati Uniti, vale a dire BarackObama. «Mai come oggi è decisiva la sua determinazione a esercitare un ruolo di super partes attiva. Il che significa, ad esempio, ricordare a Netanyahu che dovrebbe rispettare la Road Map, in cui Israele tra l’altro si è impegnato a congelare gli insediamenti». All’Anp, Netanyahu chiede il riconoscimento d’Israelecome Stato ebraico. «In Israele vivono oltre un milione di cittadini arabi. Come ci si può chiedere di cancellare la loro identità?»❖ Brevi GRAN BRETAGNA Brown avvia inchiesta sulla guerra in Iraq Dopo anni di aspre polemiche, il premier britannico Gordon Brown ieri ha annunciato l’avvio di un’indagine sull’entrata in guerra del suo Paese nel 2003. Nel mirino l’appoggio che allora diede Tony Blair agli Usa di Bush. L’inchiesta indipendente, si terrà però a porte chiuse. EGITTO Sì alle quote rosa in Parlamento Dalle prossime elezioni legislative, in calendario per il 2010, secondo alcune previsioni entreranno nel Parlamento egiziano64 donne. Sarà l’effetto della legge approvata ieri per garantire una maggiore presenza femminile in Parlamento. FEBBRE SUINA Il bilancio dell’Oms: 35mila casi, 163 morti Sono arrivati a quota 35.928 icasi confermati di influenza A/H1N1 in 76 Paesi. I morti fino ad ora sono stati 163, la maggior parte dei quali in Messico. Negli Usa le vittime sono state 45. Gli italiani colpiti dalla febbre suina sono stati sessantasetta. GERMANIA Berlino manda in soffitta i vecchi lampioni a gas Per completare la sua trasformazione verde, la capitale tedesca ha deciso di sostituire i rimanenti 44mila vecchilampioni con impianti nuovi meno inquinanti e più economici. Alcuni di questi vecchi pali della luce risalgono ai primi dell’ottocento mentre altri sono del ‘900. Non tutti sono favorevoli all’iniziativa del governo berlinese. I nostalgici hanno formato un’associazionead hoc indifesadella culturadella luce a gas. STATI UNITI Musei espongono tessuti della mamma di Obama Negli anni in cui abitava in Indonesia conla famiglia,la madre del presidente degli Stati Uniti aveva messo insieme una collezione di stoffe batik approdate ora nei musei americani. La raccolta dei tessuti di Ann Dunham era rimasta fino ad ora alle Hawaii. CGIL a cura della CGIL www.cgil.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 29 Foto di F. Fiorani/Ag. Sintesi LUCIANO LAMA 13 ANNI DOPO Pensare agli altri, ma soprattutto “ai più deboli, ai più bisognosi di tutti i campi”. “La Cgil mi ha fatto come sono: mi ha dato una cultura, le ragioni più grandi di vita e di lotta, mi ha dato un’etica, una educazione sociale e politica, divenute parti inscindibili della mia persona”. Sono frasi di Luciano Lama (1921 – 1996), segretario generale della Cgil dal 1970 al 1986, citate nella recente commemorazione di Guglielmo Epifani. Lunedì 22 giugno nella sede della Cgil a Roma, alle 17, Epifani, D’Alema, Marini, Megale e Ghezzi presenteranno il libro “Razza di comunista – la vita di Luciano Lama”, di Giancarlo Feliziani, Editori Riuniti, Roma. L’evento è organizzato dalla Fondazione Di Vittorio e dall’Ires-Cgil. 40.000 posti di lavoro a rischio in un sistema che occupa oltre 400.000 persone La denuncia di Cgil e di Slc per una situazione che mette in pericolo i cartelloni 2009-2010 L’assalto alla cultura La grande preoccupazione della Cgil e del Sindacato lavoratori della comunicazione per le conseguenze dei tagli al Fondo per lo spettacolo. A rischio l’attività di enti lirici, teatri ed altre istituzioni culturali. La richiesta pressante di Cgil e Slc di una riforma complessiva che ridefinisca l’intervento pubblico e il ruolo dei privati. Una battaglia di civiltà. D all’Arena di Verona al Maggio Fiorentino, dal Carlo Felice di Genova al S. Carlo di Napoli, all’Opera di Roma, a tanti altri enti musicali, lirici e teatrali d’Italia si rischia la riduzione dell’attività culturale ed il posto di lavoro di artisti e mastranze. I tagli allo spettacolo sono più gravi degli altri, perché quel mondo rappresenta la nostra identità e, assieme al turismo, può costituire un volano importante per l’economia. Guglielmo Epifa- ni ha denunciato la crisi della cultura in un recente convegno organizzato dall’Slc Cgil, dedicato all’emergenza occupazionale nel settore, dove su 400.000 addetti (di fondazioni lirico–sinfoniche, teatri, balletti, circhi, musica, cinema) solo un decimo è a contratto a tempo indeterminato; tutti gli altri sono precari, pagati a prestazione con compensi irrisori, a volte in nero, senza tutele nè ammortizzatori sociali, e almeno 40.000 rischiano di restare senza lavoro. Tutto questo, se il governo non ripristinerà le risorse del Fus (fondo unico dello spettacolo), letteralmente falcidiate con l’ultima Finanziaria: il 35% in meno, per un totale di –556 milioni nel triennio. Stando così le cose, nel 2011 saranno disponibili appena 307 milioni, pari allo 0,20% del Pil (Francia e Germania spendono l’1,5), facendo dell’Italia il fanalino di coda in Europa. Nella passata legislatura il governo Prodi aveva riequilibrato i fondi in dotazione, già ridotti dal precedente esecutivo Berlusconi, riportandoli ai livelli del 2001. Oggi la nuova pe- sante decurtazione, nonostante l’impegno a parole del ministro dei Beni Culturali Bondi. “Se i tagli saranno confermati imploderà l’intero sistema – avverte Silvano Conti, della segreteria nazionale Slc –, perché stavolta vi è l’aggravante della crisi economica, e un mondo lavorativo e produttivo verrà messo in liquidazione”. A rischio di chiusura sono le 13 fondazioni liriche (che il 12 giugno hanno attuato una giornata di mobilitazione nazionale), cui va il 45% del Fus, ma non meno importante è il rinnovo dei contratti e la revisione del modello previdenziale della categoria, la difesa dei corpi di ballo, la definizione di nuove regole sul diritto d’autore, di norme antitrust e tutele contro il fenomeno dilagante della pirateria nel cinema e nell’audiovisivo. “C’è bisogno di una riforma complessiva che ridefinisca l’intervento pubblico e il ruolo dei privati – rileva Conti –, ma prima ancora c’è da fare una battaglia di civiltà in nome della cultura, tassello fondamentale per la democrazia del paese”. O 30 LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 CGIL a cura della CGIL www.cgil.it Sindacato Una iniziativa della Filcams per il rilancio e la qualità del settore La crescita della produttività non compensa il calo del mercato Turismo: Cgil, fare di più Foto di C. Sdoja/Ag. Sintesi I l settore turistico italiano, nonostante le enormi potenzialità e le risorse naturali ed artistiche, non va come potrebbe. Anche se negli ultimi anni è stata registrata una crescita e un incremento della produttività, l’industria turistica italiana ha perso posizioni rispetto ai maggiori competitors europei, frenata dall’agguerrita concorrenza dei Paesi avanzati e dai prezzi più competitivi dei Paesi emergenti. E la crisi economica di questo periodo accentua le difficoltà delle aziende, mettendone in risalto le carenze. La stagionalità, le piccole dimensioni aziendali e l’alto tasso d’indebitamento rallentano gli investimenti nelle nuove tecnologie limitando così lo sviluppo del settore. Per poter continuare a stare sul mercato, le aziende cercano di contenere i costi tenendo bassa la qualità dei servizi e dei salari e ricorrendo spesso a irregolarità fiscali e di manodopera. Contratti atipici, solitamente part-time e a termine, con una forte presenza femminile e irregolare, caratterizzano purtroppo questo settore. Le retribuzioni sono molto più basse della media nazionale e dei paesi dell’Unione Europea e su circa un milione e quattrocentomila lavoratori oltre il 35% sono irregolari, con una forte presenza di immigrati, tra il 10 e il 15%. Ma come il dilemma irrisolto se “è nato prima l’uovo o la gallina”, così non è chiaro se i bassi salari e le irregolarità siano conseguenza o causa dell’inefficienza del settore. Da un lato, infatti, permettono la sopravvivenza di alcune aziende che in nessun altro modo riuscirebbero a tenere la concorrenza di imprese più innovative, dall’altro però, sono anche la causa del mantenimento del basso livello qualitativo dell’offerta. In questo quadro è necessario un intervento dello stato, che metta a punto una vera e propria strategia per supportare sia a livello organizzativo che economico le piccole e medie imprese, per ristabilire i diritti dei lavoratori e degli immigrati che stanno subendo le conseguenze di un settore non disciplinato. Questi i temi del convegno “La condizione lavorativa nel settore del Turismo” organizzato a Roma il 18 giugno presso il “NH Hotel Vittorio Veneto dalla Filcams Cgil, con l’intento di offrire analisi ed avanzare propo- Calendario della settimana Lunedì 15 giugno ROMA, CGIL NAZIONALE, ore 12 Conferenza stampa Cgil e Fillea sulla settimana di mobilitazione della categoria nel mezzogiorno dal 15 al 19 luglio. Intervengono la segretaria confederale Vera Lamonica e il segretario generale della Fillea Walter Schiavella. Martedì 16 giugno ROMA, CGIL NAZIONALE, ore 12 Conferenza stampa del segretario generale Guglielmo Epifani e della segretaria generale Spi Carla Cantone. ste, partendo da una nuova evoluzione del mercato del lavoro nel settore e guardando ad una competizione basata sulla qualità, che superi la sola logica del contenimento dei costi. Al fine di dare un supporto conoscitivo basato su un’analisi scientifica del settore, sarà presentato il primo rapporto di una ricerca, che si svilupperà per tutto il 2009 “La condizione lavorativa nel Turismo” (Domenico Moro). Tra gli interventi Daniel John Winteler Presidente Federturismo Confindustria e Presidente e Amministratore Delegato di Alpitour World e Vasco Errani Presidente Conferenza Stato-Regioni, con le conclusioni di Guglielmo Epifani segretario generale Cgil. O Lotta agli infortuni N ROMA, COMANDO VIGILI DEL FUOCO via Genova, ore 9,30 – Convegno Cgil Roma e Lazio su “L’altra sicurezza parte dalle sicurezze” con la segretaria confederale Vera Lamonica ed il segretario generale Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino. Giovedì 18 giugno Edili o alle modifiche del governo al Testo Unico. E un pacchetto di proposte, tutte centrate sulla qualità delle imprese e dei cantieri. È questo l’obiettivo dell’Assemblea nazionale sulla sicurezza, organizzata da Feneal, Filca e Fillea, che si tiene giovedì 11 giugno a Roma. “L’iniziativa è unitaria – spiega Piero Leonesio, segretario nazionale degli edili Cgil – a dimostrazione di come la battaglia contro gli infortuni e le morti sul lavoro non vede distinzioni tra noi. Comune è anche il giudizio negativo sulle correzioni del governo al decreto 81, di cui chiediamo il pieno ripristino, soprattutto per la parte riguardante l’impianto sanzionatorio”. Sono molte le novità contenute nel “Manifesto per la sicurezza” (questo il nome dell’iniziativa), elaborate dai sindacati sulla base dei contenuti già espressi nella recente audizione al Senato. La prima è la “patente a punti” per le aziende. “Oggi diventare imprenditore in edilizia è troppo facile, basta una semplice iscrizione alla Ca- GENOVA, Corso Perrone – Manifestazione con corteo per celebrare il 65/mo anniversario di 1500 lavoratori genovesi deportati dai nazifascisti, con Marta Vincenti, Mons. Spalletti, i segretari confederali della Cgil Enrico Panini, della Cisl Anna Maria Furlan e della Uil Antonio Foccillo, ed altri. mera di commercio” spiega Leonesio: “Occorre invece disciplinare l’accesso alla professione, definendo alcuni requisiti di qualità delle imprese, come la formazione o le tecnologie usate, e prevedendo anche la possibilità di sanzioni e di revoca”. Altro tema “caldo” è quello degli appalti: la richiesta di Feneal, Filca e Fillea è di superare l’assegnazione delle gare al massimo ribasso in favore del metodo della “offerta economicamente più vantaggiosa”, correlando l’indicazione dei costi per la sicurezza alla tipologia dell’opera e alle caratteristiche del cantiere. Tra le altre proposte, la reintroduzione del “tesserino di riconoscimento” per i lavoratori autonomi; la previsione di premi per le imprese che fanno registrare comportamenti positivo; la definizione di “sistemi di gestione della sicurezza” in cui coinvolgere l’intera catena degli appalti; l’estensione dei Rappresentanti territoriali per la sicurezza (Rlst), rendendo obbligatoria la loro presenza nelle aziende con meno di 15 dipendenti o in assenza di Rls. O ROMA, PALAZZO CHIGI – Incontro tra Berlusconi, altri ministri, ed i leadersindacalisullavicendadellaFiat. FIRENZE, NILHOTEL, ore 10 – Convegno Cgil Toscana su “La contrattazione sindacale nella crisi economica e sociale”, con Gramolati, Cecchini, Graziosi, Simoncini e rappresentanti di Confindustria e Cna. Conclude il segretario confederale Cgil Fulvio Fammoni. ROMA, HOTEL VITTORIO VENETO, ore 9,30 – Convegno Filcams su “La condizione lavorativa nel settore del turismo, con il segretario generale Cgil Guglielmo Epifani ed il segretario generale Filcams Franco Martini. BARI, HOTEL EXCELSIOR, ore 9,30 – Assemblea regionale Cgil e Filtea su la Puglia e il sistema moda, con la segretaria confederale Vera Lamonica e la segretaria generale della Filtea Valeria Fedeli. Sabato 20 giugno Levico (Tn) – Parco delle Terme, ore 15,30 – Festa nazionale della Cisl, tavola rotonda sulle prospettive del sindacalismo con il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani. 30 www.unita.it MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Economia p Recessione In Europa sono svaniti 1,9 milioni occupati nei primi tre mesi dell’anno p Mercati La situazione economica preoccupa ancora, forte caduta delle Borse Persi due milioni di posti Salari italiani sempre al palo Quasi due milioni di posti di lavoro persi in Europa. È l’effetto drammatico di una crisi che morde il vecchio continente. Borse ancora giù: bruciati 100 miliardi. Incubo sud: Campania agli ultimi posti nell’Ue. BIANCA DI GIOVANNI ROMA [email protected] In soli tre mesi sono andati in fumo quasi due milioni di posti di lavoro nell’Ue, di cui un milione e 200mila nei 16 Paesi dell’Eurozona. È il prezzo che l’Europa sta pagando alla crisi prodotta dalla finanza globale. Lo ha reso noto ieri Eurostat, fornendo i dati del primo trimestre di quest’anno. L’Istituto di statistica europeo fa sapere anche che i Paesi dove l’emorragia è stata più forte sono stati Spagna, con un calo dell’occupazione di oltre il 3%, Slovacchia (-1,9%) e Grecia (-1,8%). Indicazioni che forniscono anche nuove interpretazioni sugli esiti ellettorali in quei Paesi. Sta di fatto che tutto il Vecchio Continente sta soffrendo, e anche questo la dice lunga sull’affluenza al voto europeo. L’Unione si ritrova in mezzo al guado, senza strumenti condivisi. Come dire: l’Europa politica non c’è e la crisi morde a fondo. La sentono anche le Borse, che aprono la settimana in «rosso». Ieri le piazze europee hanno mandato in fumo 101 miliardi di euro di capitalizzazione. La media delle perdite europee segna un -2,49%. Milano segna un -3%, peggio di Londra, ma meglio delle altre capitali del Vecchio continente. SALARI È l’Istat ad offrire uno spaccato italiano della recessione con il dato sulle retribuzioni. I salari sono aumentati di fatto dello 0,6% rispetto all’anno precedente, e solo dello 0,1% rispetto a fine 2008. È il dato più basso dal 2000, anno di inizio della ricostruzione delle nuove serie storiche. Le retribuzioni sono cresciute dell'1,2 tendenziale nell'industria mentre nei servizi sono aumentate appena dello 0,1%. Il dato dell'industria risente nel complesso del buon andamento delle retribuzioni nelle costruzioni (+2,8% nel primo trimestre 2009 sullo stesso periodo del 2008), mentre nei servizi hanno subito un calo le retribuzioni di fatto nel settore finanziario e assicurativo con un -8,5% dovuto al confronto con il livello particolarmente elevato del primo trimestre 2008 (periodo nel quale sono stati erogati arretrati e una tantum per il rinnovo del contratto). SUD/NORD Salari in discesa, e vere e proprie en- clave recessive. Una fotografia ancora più dettagliata è quella sul Mezzogiorno fornita dal direttore generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni. La Campania ad esempio ha Allarme La Campania ha il tasso di disoccupazione più alto d’Europa il tasso di disoccupazione più elevato d'Europa e un prodotto interno lordo in picchiata in un quadro che era già preoccupante prima della crisi economica. La regione torna indietro di 7 anni. Ma se il sud soffre, il nord non sta molto meglio. Oltre il70% delle imprese del Nord, «poco meno al Sud, dichiarano di risentire in misura significativa degli effetti della crisi», rivela Saccomanni. La contrazione nel fatturato rispetto settembre-ottobre dello scorso anno è del 23% al Nord, del 19% al Centro e al Sud, «cifre drammatiche». Soffrono la crisi anche quelle operanti nei servizi privati non finanziari, con cali di fatturato che vanno dal 16% nel Sud al 14% del Centro-Nord. La previsione comune è che la crisi si protragga nei prossimi mesi; le aziende campione segnalano anche prospettive occupazionali in peggioramento, dopo un esteso ricorso alla cassa integrazione nei mesi scorsi e, nel Meri- CGIL LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 a cura della CGIL www.cgil.it 31 Territorio - La crisi Campania, i problemi dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco La situazione occupazionale e produttiva di una regione a rischio Difendere il lavoro e la legalità Foto di Imagoeconomica Alto Adige La ex isola felice comparti produttivi di ciascuna realtà industriale rappresentano, anche in Alto Adige, la cartina di tornasole di questa crisi economica, che sta connotando questa provincia come un’ex isola felice. Gli indicatori, inequivocabili, definiscono il quadro occupazionale altoatesino: i dati relativi al ricorso della cassa integrazione hanno registrato ad aprile, rispetto al precedente mese di marzo, un aumento del 58,4 per cento, portando il numero complessivo di unità coinvolte a 2.593 (di cui 2.590 in cassa ordinaria). Appare significativo il raffronto con l’anno precedente: se nel gennaio 2008 i lavoratori in cig erano 198, nello stesso mese di quest’anno il numero è salito a 1.933. I lavoratori in mobilità sono circa 2.000, mentre il tasso di disoccupazione si aggira intorno al 3,5 per cento, contro una percentuale che, prima dell’avvento della crisi, sul territorio non ha mai superato lo 0,4. “Sebbene con tempi diversi – sostiene Lorenzo Sola, segretario generale della Cgil-Agb –, anche in Alto Adige il ricorso alla cig e alla mobilità evidenzia I l 25 marzo Berlusconi annunciò a Napoli l’impegno concreto a favore dei lavoratori dello stabilimento Fiat “G.B Vico” di Pomigliano d’Arco. Quell’impegno è rimasto sulle pagine dei giornali e se la Regione Campania non avesse provveduto a mettere in piedi misure a sostegno dei lavoratori, non è difficile immaginare quali sarebbero state le conseguenze. Conseguenze che, nonostante i provvedimenti, continuano a pesare sull’economia campana. “Sono stati compiuti passi importanti – afferma Giulia Guida segretaria regionale Cgil Campania –, che consentono di dare una risposta concreta in termini di sostegno al reddito dei lavoratori e, di conseguenza, alle famiglie coinvolte dalla grave crisi economica. Ma non basta. Il governo deve intervenire. Occorre una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali e l’innalzamento immediato della cigo da 52 a 104 settimane. L’unico strumento in grado di consentirci di affrontare la crisi con risorse concrete e accantonate”. La crisi c’è e non è possibile negarlo. Secondo i dati sul primo trimestre del 2009 della Movimprese, sono 12.564 le attività che hanno chiuso i battenti in Campania. Società di capitale e di persone, imprese individuali e di altre forme che hanno cessato le proprie attività, a cui si assommano i dati di quelle costrette alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Mancano le commesse, mentre gli investimenti sono un miraggio tanto quanto le neoassunzioni. A complicare una situazione già tragica nei settori metalmeccanico, chimico, tessile, edile, dell’agroindustria e dei servizi, si aggiungono i tagli nella scuola programmati dai ministri Gelmini e Tremonti. Il 20 gennaio, la Flc Campania ha diffuso la notizia della decisione della Di- I rezione scolastica regionale di cancellare 1.844 posti di docenti della scuola primaria in Campania. Senza considerare i tagli generali previsti nelle scuole statali campane e quelli al personale Ata. Tutto ciò in una delle regioni con il più alto tasso di disoccupazione e con una pericolosa invadenza della criminalità organizzata. Elementi che accrescono le preoccupazioni di chi opera sul territorio a favore della legalità e dei diritti e che inducono a prevedere un inasprimento delle relazioni sociali. “Finita la campagna elettorale – afferma Michele Gravano, segretario generale Cgil Campania – è necessario un tavolo sulla vicenda Fiat e un coordinamento tra sindacato, imprese e istituzioni locali per governare la crisi e prevenire esplosioni sociali che sono già potenzialmente in atto”. MICHELA APREA una battuta d’arresto, non solo nella produzione industriale, ma anche nel comparto dell’artigianato, dei trasporti e nell’edilizia, con campanelli d’allarme che stanno squillando uniformemente in tutta la provincia”. A registrare una tenace contrazione dell’occupazione non è solo il capoluogo, con le catene produttive della zona industriale di Bolzano, ma anche le principali arterie del territorio: a cominciare dalla Val Pusteria, dove si trovano baluardi di importanti multinazionali del settore automotive, come la Gkn Driveline e la Gkn Sinter Metals, e delle fonderie pressofusione, come la Alupress di Bressanone, oppure, cambiando zona, la Hoppe in Val Venosta. Realtà profondamente legate all’andamento del mercato internazionale, per le quali oggi i sindacati stanno compiendo opera di mediazione, nel tentativo di approdare a contratti di solidarietà che lascino speranze in una ripresa post-crisi senza licenziamenti. ELENA FABIANI Trentino Una risposta dalle istituzioni ei primi cinque mesi del 2009 l’industria trentina ha consumato tante ore di cassa integrazione ordinaria quante quelle utilizzate in tutti e quattro gli anni precedenti. Basta questo dato a testimoniare che la crisi morde anche alle latitudini più settentrionali del paese. Una crisi che non si fa sentire solo dentro i grandi stabilimenti, ma anche nelle piccole imprese dell’artigianato e del terziario (a maggio quasi 2.600 lavoratori in mobilità, il 50 per cento in più rispetto al 2008) e nel comparto delle costruzioni (circa 1.500 addetti in meno iscritti alla Cassa edile). Ma a differenza del resto d’Italia, il governo locale, su pressione delle organizzazio- N ni sindacali, una risposta l’ha data, chiara e forte. “In Trentino – spiega Paolo Burli, segretario della Cgil – la giunta provinciale ha stanziato oltre il 5 per cento del Pil locale per un piano anticrisi concertato con le parti sociali”. Si tratta di 92 milioni di euro per l’estensione degli ammortizzatori sociali agli outsider e l’introduzione del reddito minimo di garanzia, 230 milioni per il sostegno alle imprese, comprensivi dei fondi per le aziende che non licenziano e per il riassetto finanziario, 50 milioni per la competitività del sistema economico provinciale e 554 milioni per investimenti in funzione anticongiunturale: in pratica, edilizia, viabilità e ambiente. Una manovra straordinaria che ha trovato il plauso di tutte le parti sociali. Lo conferma Burli: “Fin da ottobre, avevamo sostenuto la necessità di usare subito le prerogative dell’autonomia per rispondere all’inerzia del governo nazionale. Così è stato”. Ora però i sindacati chiedono di estendere i nuovi ammortizzatori sociali locali e di garantire integrazioni al reddito per chi è in cassa integrazione o in disoccupazione. “Il nostro modello – conclude Burli – è il Nord Europa. Il welfare, a nostro avviso, non è solo garanzia per i più deboli, ma anche un’opportunità di crescita”. ANDREA GROSSELLI P PARLANDO DI... Camfin L'aumento di capitale e l'accordo inatteso tra la Gpi di Marco Tronchetti Provera e i genovesi Malacalza su Camfin, piacciono al mercato. Il titolo ha registrato in chiusura un rialzo del 52,09% a 0,4 euro. Gli scambi, pari a circa lo 0,6% del capitale, sono in linea con quelli di venerdì scorso ma quattro volte superiori alla media mensile. Fillea-Cgil, 99 opere per rilanciare l’economia al Sud LE PREVISIONI Per aziende e lavoratori i prossimi mesi potrebbero essere i peggiori, anche se forse il picco della crisi economica è stato superato. Gli effetti sociali più gravi si vedranno più avanti. dione, un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro, con la disoccupazioen tornata a crescere. REAZIONI Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi prova a sminuire il dato sui salari. «Il dato è congiunturale e bisogna leggerlo nell'anno intero». A dirla proprio tutta quello 0,6% è tendenziale, riferito appunto all’anno prima. Dai banchi del Pd si continua a chiedere un intervento sostanzioso per sostenere la domanda. Altrimenti «c’è il rischio di avvitamento per uno sbilanciamento della finanza pubblica e una drastica riduzione della crescita», osserva Pier Luigi Bersani.❖ 31 Affari L’INIZIATIVA Sono 99 le opere pubbliche che potrebbero partire subito nel Mezzogiorno. Cantieri che darebbero lavoro a 31mila operai e per i quali sarebbe già prevista buona parte dei finanziamenti. Lo sostiene il sindacato degli edili Fillea, che insieme alla Cgil ha promosso sette giorni di mobilitazione per rivendicare l’immediata apertura di questi cantieri. Il sindacato sarà presente nelle regioni del Sud con 35 iniziative territoriali. Si tratta di «piccole opere che possono dare grandi risultati, consentendo nel momento più acuto della crisi di intervenire in quella parte della penisola che più sta pagando il prezzo della crisi e che più ha bisogno di interventi infrastrutturali», sostiene la segretaria nazionaleCgil Vera Lamonica.Secondo la sindacalista, il governo ha dimenticato il Mezzogiorno, «come dimostra il progressivo depauperamento delle risorse in forza al FAS (il fondo per le aree meno sviluppate,ndr).Nonètollerabile-prosegue Lamonica - che si finanzino le politichedicontrastoallacrisi togliendorisorsealMezzogiorno».«Perabbiamoindividuato 99 opere sotto i 5 milioni di euro immediatamente cantierabili - dice il segretario della Fillea Walter Schiavella Proponiamo di ripartire da qui per creare 31 mila posti di lavoro e concludere opere utili alle comunità locali».❖ MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 EURO/DOLLARO: 1,3850 FTSE MIB ALL SHARE -3,1% -2,66% 19.770 20.462 FIAT MIRAFIORI Meno Cig Annullate due settimane di cig allo stabilimento Fiat Mirafiori, dal 22 giugno al 4 luglio, per la line di produzione della Multipla. Il provvedimento riguarda circa 600 persone. Boom del debito pubblico TELECOM Multa Ogni famiglia italiana «esposta» per 83mila euro L'Antitrust ha sanzionato Telecom Italia con una multa da 240mila euro per pratiche commerciali scorrette in relazione ad alcune offerte natalizie. Nuovo record del debito: in poco tempo torneremo agli anni ‘80. Calano le entrate, con il «buco» Iva di -10%. La Cgil denuncia: riprende l’evasione, pagano solo i dipendenti, e il governo non concede un tavolo anti-crisi. B. DI G. ROMA Ancora un record per il debito pubblico italiano. Secondo il bollettino di Bankitalia ad aprile lo stock accumulato è salito di 9 miliardi rispetto a marzo, arrivando a 1.750 miliardi di euro. In un anno, il debito è aumentato di 87,2 miliardi, pari a + 5,2%. Allora il debito era a quota 105,8% del Pil. Ora è in marcia verso il 114,3% e stando alle stime del tesoro arriverà al 118% nel 2011. Anche se il Fondo monetario lo vede già oltre il 120%, lo stesso livello a cui era a fine anni ‘80. La dinamica crescente registrata ora dalla Banca d'Italia è dovuta soprattutto ai conti delle amministrazioni centrali. FAMIGLIE A voler giocare con le statistiche, si può calcolare che ogni famiglia ha sulle spalle un debito di 83.000 euro. Ogni cittadino - bebè compresi - ha così accumulato un debito che sfiora i 30.000 euro. Ben «29.166 euro gravano su ognuno dei 60 milioni di abitanti», hanno calcolato 2 associazioni di consumatori, l'Adusbef e la Federconsumatori, che chiedono di ridurlo con la vendita di oro e di riser- ve della Banca d'Italia. ENTRATE Nei primi quattro mesi dell’anno, poi, si registra una contrazione delle entrate del 3,5%, con un mancato introitodi 3,9 miliardi nei primi quattro mesi dell'anno. Dal confronto con i mesi precedenti emerge, guardando sempre ai dati di Bankitalia, un primo timidissimo segnale positivo: il calo del gettito segna un rallentamento se comparato con il -4,5% segnato nei primi 3 mesi dell' anno. Sta di fatto che il ritmo della diminuzione è maggiore della contrazione dell’economia. La Cgil, con Agostino Megale, fa i conti nelle casse dell’erario e arriva a 15 miliardi persi. «La caduta delle entrate, iniziata nel 2008, rischia, a fronte di un calo del Pil del 5%, di tradursi in una perdita complessiva di oltre 15 miliardi se non si prenderanno serie contromisure», dichiara il segretario confederale. «Ancora una volta è l'Iva a preoccupare maggiormente - continua - con un calo pari al 10%, segno della ripresa dell’evasione fiscale». Per Megale «l' unica eccezione al calo complessivo delle entrate è data dai lavoratori dipendenti e dai pensionati». A fronte di ciò, per il segretario confederale «il governo persevera in un altro record: quello delle minori risorse messe in campo per affrontare la crisi». La Cgil chiede, conclude Megale, «ininterrottamente da quasi un anno, la convocazione di un tavolo per affrontare la crisi: aspettiamo ancora una risposta».❖ ACEA Gaz de France «Le trattative con Gaz de France sono in corso: speriamo vadano a buon fine. Se sarà così tra i settori di Acea ci sarà anche il gas». Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. CHIMICA LETTERA Napolitano I chimici di Cgil, Cisl e Uil, di Venezia hanno scritto una lettera al Presidente Giorgio Napolitano sulla crisi di Marghera. I chimici affermano che «il diritto allalibertà ed il diritto al lavoro» sono «un binomio inscindibile». INDESIT Nuovi prodotti Il gruppo Indesit, tra i leader europei e mondiali nel settore degli elettrodomestici, nel corso del 2009 lancerà sul mercato 240 nuovi prodotti. Nel 2008 il Gruppo ha investito 48 milioni di euro in ricerca e sviluppo. FERPI Comin Gianluca Comin, direttore relazioni esterne di Enel, è stato confermato per un altro biennio, fino al 2011, alla guida di Ferpi, federazione relazioni pubbliche . Alla vice presidenza confermato Giampietro Vecchiato. 32 CGIL LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 a cura della CGIL www.cgil.it SPI INCA CGIL Piano casa e gli anziani Malattie professionali: una sentenza giusta Le regioni stanno discutendo il cosiddetto “Piano Casa”. Mi chiedo se sapranno affrontare il tema in modo nuovo o continueranno a premiare la rendita fondiaria. In Italia non mancano le case, manca una politica per la casa, cosicché il patrimonio invecchia ed è utilizzato sempre peggio. Nelle aree urbane è disponibile un patrimonio residenziale privato, in stato di notevole degrado, valutabile in circa due milioni di unità abitative. Circa tre milioni di anziani over 65 abitano case vetuste, spesso da soli ma con quattro o cinque stanze. Abbiamo recentemente pubblicato i dati di tutti i comuni capoluogo in collaborazione con l’associazione A&A. A fronte di questo stato di cose la domanda insoddisfatta di alloggi è enorme. Oltre due milioni di giovani fra i 26 e i 35 anni, secondo il Censis, convivono con i genitori pur avendo un lavoro. Gli studenti fuori sede sono costretti ad un avvilente e costoso mercato nero dei letti. E’ possibile far incontrare l’esigenza degli anziani di ristrutturare la prepria casa e dei giovani di disporre di un alloggio poco costoso? Secondo noi si, aiutando - con un intervento sinergico di Regioni, Comuni e sistema creditizio - la ristrutturazione degli alloggi degli anziani (spesso rich house ma poor cash) per renderli più confortevoli, sicuri e meno costosi e per offrire gli spazi eccedenti al mercato delle locazioni. Per realizzare quetso obiettivo non bastano gli incentivi fiscali: bisogna anche affrontare le difficoltà delle persone più anziane dimostrando loro che potranno vivere meglio e non disperdere il proprio patrimonio. Incrementare il loro reddito e rispondere alla domanda abitativa di giovani, lavoratori in mobilità e studenti. Basterebbe ristrutturare il 10% degli alloggi troppo grandi, vecchi ed insicuri degli over 65 che vivono soli e si renderebbero disponibili con risorse contenute 300 mila alloggi di piccole dimensioni da affittare. Riusciranno le Regioni ed i Comuni a cogliere questa opportunità? Speriamo di si, perché una urbanizzazione scriteriata del territorio, la decadenza del patrimonio abitativo esistente e l’aumento della popolazione anziana contribuiscono ad un futuro nel quale il benessere, invece di aumentare, rischia di ridursi ancora. Ci sono voluti quasi 10 anni perché al signor E. D. M. fosse riconosciuta l’origine professionale del morbo di Parkinson. Dipendente dell’Alenia di Nerviano, oggi Galileo Avionica, dal 1991 al 1998 pulisce valvole per motori aerospaziali, con uso di Freon R 113. Lavora in un locale di soli 24 metri cubi, senza sistemi di aspirazione, in violazione della normativa. Non viene sottoposto agli esami previsti per chi utilizza solventi. Nel 1997, a soli 49 anni, accusa i primi sintomi, tre anni dopo scopre la causa: “Morbo di Parkinson”, definita di origine professionale dal Centro per la Malattia di Parkinson di Milano. Attraverso l’Inca, nel luglio 2000, D. M. chiede all’Inail il riconoscimento della malattia professionale; domanda respinta. Inca avvia il contenzioso giudiziario. È in questa sede che l’Istituto deposita il documento di valutazione dei rischi, da cui emerge che il composto utilizzato non era semplicemente il Freon R 113, ma una miscela ancor più micidiale denominata Freon Smtp, contenente sostanze tossiche (metanolo ed epossipropano) e nocive (Freon R 113, dicloroetilene e nitrometano). Logica vorrebbe che il giudice disponesse, come richiesto dal legale Inca, l’accertamento non solo sul Freon R 113, ma anche sulla miscela Freon Smtp, ma Inail si oppone e il giudice rigetta la richiesta. Inca ricorre in appello e, contemporaneamente, presenta una seconda domanda di riconoscimento per Freon Smtp con riferimento al metanolo. La Corte conferma la sentenza di primo grado e Inail respinge anche la seconda domanda che, conseguentemente, induce Inca ad avviare una nuovo causa centrata sul metanolo. Due consulenze tecniche d’ufficio, disposte dal tribunale di Milano, hanno riconosciuto gravi responsabilità dell’azienda, accusata di non aver adottato nemmeno le cautele minime per tutelare la salute dei lavoratori. La sentenza del 22 maggio 2009, riconoscendo l’origine professionale della malattia e l'inabilità permanente del lavoratore, ha condannato l’Inail al pagamento della relativa rendita. Ci auguriamo che l’Istituto, mostrando maggiore sensibilità, a questo punto, voglia arrendersi all'evidenza, rinunciando ad appellarsi. LUCIO SALTINI- SEGRETARIO NAZIONALE SPI CGIL VANNI GALLI - COORDINATORE INCA LOMBARDIA SISTEMA SERVIZI Terremoto, sempre più una chimera la sospensione degli obblighi fiscali Sabato 6 giugno, quando gli italiani andavano ad esercitare il diritto di voto per la consultazione sull’Europa e sulle amministrazioni provinciali e comunali, nel sito della Protezione civile veniva pubblicata pressocchè alla chetichella - un’Ordinanza del presidente del Consiglio con la quale si modifica la mappa dei comuni delle zone terremotate interessate alla sospensione degli obblighi fiscali. Il ministro Tremonti il 9 aprile 2009 aveva decretato che i soggetti interessati alla sospensione degli obblighi tributari erano tutti i cittadini che, alla data del 6 aprile, avevano la residenza nel territorio della provincia dell’Aquila. Di lì a poco, il Commissario delegato Bertolaso, con decreto del 16 aprile, ha defi- nito in base alle sue competenze, i comuni della provincia dell’Aquila interessati all’evento sismico e cioè non tutti i 108 comuni , bensì solo 37. Con quello stesso decreto sono stati riconosciuti come interessati all’evento sismico 7 comuni della provincia di Pescara e 5 della provincia di Teramo. L’ordinanza 3780 del 6 giugno modifica l’impostazione del ministro dell’Economia in materia fiscale e acquisisce, per la sospensione degli obblighi tributari, il criterio utilizzato da Bertolaso per l’individuazione dei comuni interessati al sisma. Quindi potranno usufruire della sospensione solo i contribuenti residenti al 6 aprile nei 49 comuni d’Abruzzo individuati dal Commissario delegato. La data dell’Ordinanza, pubblicata sul- la Gazzetta ufficiale e quindi operativa dal 10 giugno, è quanto mai sospetta. Si è atteso il dopo elezioni per far prendere coscienza di un provvedimento restrittivo per le popolazioni colpite dal sisma, ma volendo far apparire che l’informazione è stata data nei tempi utili. Vecchie tecniche alle quali si ricorre quando le intenzioni non sono buone. Resta di fatto che si è ristretto il numero dei soggetti che possono avvalersi della sospensione degli adempimenti e dei versamenti fiscali. Per questi contribuenti, cioè per coloro che al 6 aprile avevano la residenza in un comune escluso dall’Ordinanza berlusconiana, la situazione cambia profondamente. La sospensione cessa il 30 giugno 2009. I versamenti non effettuati nel periodo dal 6 aprile al 30 giugno debbono esse- Inserto realizzato da Edit.Coop. re eseguiti entro il 16 luglio 2009 e gli adempimenti, i cui termini scadono nel periodo dal 6 aprile al 30 giungno 2009, andranno effettuati entro il 30 settembre 2009. Per tutti i contribuenti residenti al 6 aprile 2009 nei comuni indicati dall’Ordinanza in questione, resta confermata la sospensione degli obblighi tributari fino al 30 novembre. Non riusciamo a prevedere se il gioco ingaggiato dal governo con i contribuenti d’Abruzzo finisce qui. Certo è che la turbolenza normativa, e in questo caso il suo peggioramento, non rassicurano le persone già fortemente provate dal sisma né chi cerca di dar loro una adeguata assistenza fiscale. PIETRO RUFFOLO PRESIDENTE CONSORZIO NAZIONALE CAAF CGIL 32 Economia MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 p Industriali A Milano eletto Meomartini (Eni) nella più grande associazione imprenditoriale p Speranza Expo 2015, innovazione, investimenti, Malpensa per far ripartire l’economia Assolombarda cambia la guardia Marcegaglia in pressing sul governo Foto di Daniel Dal Zennaro/Ansa Assolombarda, Bracco cede il timone a Meomartini. Marcegaglia rilancia l’ultimatum al governo, poi parla di Confindustria: «Siamo una realtà forte e composita, e siamo orgogliosi e fieri di essere così». VENDITA WIND Alta Corte: Sawiris paghi 75 milioni a Benedetti LAURA MATTEUCCI MILANO [email protected] «Milano rialzi la testa, la crescita partirà da qui. Perchè Milano è sempre la prima ad indicare la strada da prendere». La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia è all’assemblea annuale di Assolombarda, che saluta come nuovo presidente il numero uno di Snam Rete Gas Alberto Meomartini, e archivia i quattro anni della gestione Diana Bracco. Ruolo da sempre di peso nella galassia Confindustria, quello degli industriali lombardi, reso anche più decisivo dall’incombere di Expo 2015, che Meomartini definisce un «catalizzatore di idee», e che per il momento gli ha ispirato il proposito di «utilizzare i rapporti internazionali che si intensificheranno nei prossimi anni per promuovere sempre di più il nostro sistema universitario all’estero», per una sorta di programma Erasmus straordinario. Le priorità di Assolombarda sono «un piano per l’Expo e il problema del credit crunch delle piccole imprese», continua Meomartini. «Milano uscirà prima degli altri dalla crisi perchè ha un tessuto produttivo non specializzato e intercorrelato - aggiunge - ed è nei momenti di crisi che si possono fare i veri cambiamenti». Riguardo al nodo Malpensa, Meomartini non ha idee precise (parole sue), ma l’intenzione di affrontare la questione «per trovare una soluzione tra sistema politico ed economico che valorizzi Malpensa e Linate». I 100 GIORNI L’obiettivo dichiarato dal neo presidente di Assolombarda del «rafforzare le relazioni tra i soggetti che rendono viva la società e l’econo- Assolombarda Il presidente Alberto Meomartini viene dall’industria pubblica mia milanese», del «costruire una vera e propria rete di interdipendenze», è anche il filo conduttore della relazione di Marcegaglia, che torna ad appellarsi a tutte le forze politiche ed economiche per «il mantenimeno della coesione sociale», che «è il bene assoluto». La leader dei confindustriali torna anche sull’ultimatum dato al governo a Santa Margherita ligure, e ai ministri Scajola (Sviluppo) e Maroni (Interno) presenti all’assemblea chiede «un ulteriore sforzo nei prossimi 100 giorni»: «Le imprese vanno sostenute perchè, nonostante piccoli segnali di miglioramento e nonostante il peggio sia alle spalle, rischiamo di perdere una parte del nostro sistema produttivo, quello delle piccole e medie imprese. Non possiamo abbassare la guar- dia». Aziende da appoggiare, dunque, che tra l’altro, secondo uno studio che Marcegaglia anticipa, sarebbero quelle che rispetto all’estero L’appello «I banchieri tornino a fare i banchieri, cioè a sostenere le imprese» stanno licenziando meno, insomma che mantengono più posti di lavoro. Tra i temi da affrontare con urgenza torna quello del credito alle imprese. «Non chiediamo alle banche di sostenere aziende decotte, ma di fare le banche e stare vicino alle imprese». In particolare Marcegaglia chiede «la massima attenzione affinchè Naguib Sawiris, il miliardario egiziano proprietario di Wind, dovrà pagare oltre 75 milioni di euro al finanziere italiano Alessandro Benedetti, al quale è stato riconosciuto un ruolo di primo piano nel passaggio di proprietàdell'operatore ditelefonia mobileda Enel a Orascom, società di Sawiris, nel 2005.Lohastabilitol'AltaCortediLondraconunasentenzadivulgataieri,secondoquantoriportal'agenziaBloomberg. La Corte ha accolto la versione di Benedetti, secondo il quale Sawiris avrebbe completato l'operazione con l’Enel utilizzando una strategia messa a punto dal suo ex socio italiano, che prevedeva l'assunzione del controllo di Wind senza l'esborso di considerevoli somme di denaro cash. In cambio della sua consulenza, Sawiris avrebbe promesso a Benedetti una quota della società. Inizialmente Benedetti aveva rivendicato per sé una quota del 30% del capitale di Wind. Ieri la Corte di Londra ha monetizzato la richiesta. nessuna richiesta delle imprese al Fondo di Garanzia sia mandata indietro; la crisi c’è adesso, non nel 2012». Altro tema: «Non è possibile avere uno Stato che non paga i propri crediti», continua la presidente che poi chiede una «sorta di Tremonti ter, con la detassazione degli utili aziendali che vengono reinvestiti». Confindustria confida infine che al prossimo G8 dell’Aquila, dopo il nulla di fatto del vertice tra ministri finanziari di Lecce, si arrivi a un accordo sulle regole per superare la crisi, «condivise ed efficaci».❖ IL LINK IL SITO UFFICIALE www.assolombarda.it P PARLANDO DI... Unipol Unipolcontadidistribuire l'anno prossimoil dividendo dopochequest'anno lacompagnia bolognese non ha pagato ai soci alcuna cedola. «Penso proprio che torneremo al dividendo» ha confermato Carlo Salvatori, amministratore delegato di Unipol. Più prudente è statoinvecesuicontidelsecondotrimestreperiquali«èancorapresto»perdareindicazioni. Pirelli-sindacati accordo finale per l’impianto di Settimo Pirelli ha firmato un'intesa con i sindacati per il varo definitivo del nuovo polo industriale di Settimo Torinese. Sono previsti investimenti per 155 milioni di euro e 1240 occupati nel 2011, nuovi prodotti di «alto di gamma», una capacità produttiva installata di 3 milioni e mezzo di coperture all'anno, la realizzazione di un centro di ricerca di eccellenza in collaborazione con il Politecnico di Torino, l'utilizzo di fonti energetiche a basso impatto ambientale, il rilancio delle divisioni produttive «Truck» e «Car», la formazione e la riqualificazione professionale per tutti i dipendenti. Di rilievo il grande consenso dei lavoratori all'accordo: il 94% dei vo ha detto sì alle soluzioni previste nell'intesa a proposito di assetti occupazionali e di organizzazione del lavoro. «Ciò dimostra - commentano Stefania Pomante e Renzo Maso, della Filcem-Cgil di Torino - che è ancora possibile realizzare investimenti industriali competitivi, attraverso scelte sull'innovazione di processo e di prodotto» ❖ Fincantieri, Monfalcone in sciopero contro l’accordo separato Terza giornata di mobilitazione della Fiom-Cgil alla Fincantieri di Monfalcone contro l’accordo separato del primo aprile. Secondo le tute blu Cgil ieri 4.500 lavoratori hano incrociato le braccia. È il secondo sciopero dopo quello di 3 ore di venerdì 12 giugno, seguito dal blocco degli straordinari. «Una risposta senza precedenti», commentano alla Fiom, che denuncia «il clima di provocazione» creato dall’azienda «che ha chiesto alla polizia di presidiare le entrate dello stabilimento». «Questa risposta dei lavoratori dice la Fiom - dimostra ancora una volta, che l’azienda non ha il consenso per l’accordo che ha voluto imporre e che la grande maggioranza dei dipendenti Fincantieri vuole la riapertura delle trattative per ottenere un accordo giusto». Il sindacato guidato da Rinaldini, annuncia che avvierà un programma di lotta in tutti gli altri cantieri del gruppo.❖ MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 33 p Nord Est Il marchio di calzature sportive interessa a Polegato p In crisi I lavoratori non accettano il ridimensionamento Diadora nelle scarpe di Geox Gli operai difendono il posto I dipendenti Diadora bloccano lo stabilimento contro l’ipotesi che Geox acquisti l’azienda. Temono riflessi sull’occupazione e lamentano l’assenza della politica:«In campagna elettorale Sacconi ci aveva rassicurati». GIUSEPPE VESPO MILANO [email protected] Calzature eleganti che salvano quelle sportive. Potrebbe finire così alla Diadora, storico brand sportivo in crisi per via del debito: con la Geox che acquista il marchio e tenta di far respirare un’azienda in difficoltà. Una soluzione però poco apprezzata dai dipendenti Diadora di Caerano San Marco, Treviso, che oggi riprenderanno lo sciopero iniziato ieri mattina con l’occupazione degli ingressi allo stabilimento. GEOX Respingono l’ipotesi perché credono che con l’arrivo di Mario Moretti Polegato, che acquisirebbe marchio e stabilimento attraverso la finanziaria Lir, si perderebbero circa 50 posti di lavoro su 263. In corsa, oltre alla finanziaria della famiglia Polegato, ci sono anche due fondi di private equity, l’Atlantis partner e I sindacati «Un’altra grande azienda del glorioso Nord Est barcolla» l’Orlando Italy. Ma le ultime indiscrezioni vogliono Lir in testa. L’ultima decisione spetta al consiglio d’amministrazione Diadora e potrebbe arrivare nel giro di una settimana. «È un’altra grande azienda del glorioso Nordest che barcolla in modo terrificante», commenta Andrea Roncato, segretario della Uilta-Uil di Treviso, unico sindacato presente in azienda. «La situazione è drammatica - dice il sindacalista pesa il debito con almeno dieci istituti bancari di quasi 80 milioni di euro a fronte di un fatturato di 130milioni». Roncato non fa il tifo per nessuno, «non capiamo i termini della trattativa ma pare chiaro che i pretendenti mirino al marchio e tengano in scarsa considerazione i dipendenti. Per questo - aggiunge - resteremo in sciopero fin quando non ci convocheranno. Vogliamo che sia garantita la continuità aziendale e che non vengano disperse le professionalità». Oggi sono 263 i dipendenti diretti dello stabilimento in provincia di Treviso, ai quali vanno aggiunti i circa 250 sparsi nei punti vendita e - sono numeri forniti dai sindacati - altri 700 dell’indotto. Di loro, fino a ieri, si è interessato solo il sindaco di Caerano, Luciana Velo. «La politica è stata assente - ha detto il segretario Uil di Treviso, Antonio Confortin Ci chiediamo dove sia il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che in tutta la campagna elettorale aveva garantito il proprio interessamento per il salvataggio di Diadora». L’azienda non dice niente, la politica è assente e lo staff di Polegato parla di allarme prematuro: «Nessuna decisione sul piano industriale e sul personale è stata assunta».❖ 34 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Culture IL LUTTO p Il musicista È morto a 69 anni a Milano: un artista «politico» che voleva un mondo più giusto p La rivolta Iniziò negli anni 60 nel segno di una protesta mai interrotta. Con uno stile tutto suo Ivan Della Mea: il cantore di lotte, poesia e libertà È morto a Milano a 69 annni Ivan Della Mea, cantautore, scrittore, dagli anni Sessanta figura centrale della «canzone di protesta». I funerali si terranno domani alle 11 al circolo Corvetto dell’Arci a Milano. TONI JOP [email protected] «O cara moglie, prima ho sbagliato, dì a mio figlio che venga a sentire, che ha da capire che cosa vuol dire lottare per la libertà»: credibile e vero, Ivan Della Mea, il compagno Mea, se n’è andato senza aspettare il sol dell’avvenire, senza aspettare che spiegassimo ai nostri figli cosa vuol dire lottare per la libertà. Vuol dire che si fidava di noi, oppure che si era «rotto i bal» dei tempi lunghissimi della storia. Fatto sta che l’han trovato l’altra sera col cuore in pezzi e un ricovero, non il primo, è servito a niente. Con tutti gli amici e compagni che gli dicevano: ma fa’ qualcosa, non puoi pesare così, e lui che rispondeva ghignando – Ivan era un duro dai bei capelli – che quel corpo gli teneva compagnia come gli piaceva. Voce sempre in battaglia: Ivan Della Mea UN PEZZO DI NOI Ecco: ora bisognerebbe spiegare a chi non lo conosceva chi era Ivan Della Mea e perché era un pezzo fondamentale del nostro schieramento culturale, politico e poetico. E perché ci manca il suo corpo, e perché mentre ci manca già ci consola e vien da dire che ci aveva consapevolmente regalato tutti i giocattoli utili a farci compagnia benché occupati – riderebbe della definizione – a elaborare il lutto, il suo. L’abbiamo scritto: Ivan era un poeta, soprattutto, che si serviva delle canzoni per sgrammaticare una lirica di sistema che è sempre servita PAOLO PIETRANGELI RICORDA «Sono senza parole: ci avevo suonato insieme appena qualche giorno fa...Penso alla risata che faceva, così particolare. E alle sue canzoni, che sto ascoltando per risentirlo vicino a me». a uno stuolo di servi senza anima per riempirsi le tasche di soldi e di successo. Quindi, era un gran poeta povero che ha firmato molti testi in italiano e in milanese, sia come si usa nella poesia-poesia, oppure a bri- glia sciolta come si usa in prosa. Gran scrittore, ha steso fiumi di cose bellissime sulle pagine di questo giornale nel corso di una collaborazione spesso conflittuale ma sempre di cuore nel corso di una vita intera. E ancora non abbiamo detto niente. Ivan era un rivoluzionario. Un rivoltoso: lontano da qualsiasi violenza, era convinto che si potessero cambiare le cose, che era la sola ragione della vita, e che per farlo si dovevano forzare le liturgie spesso ipocrite delle istituzioni ricorrendo al linguaggio che, secondo non solo lui, la sinistra aveva disastrosamente messo in angolo, il linguaggio del bisogno e della sofferenza. E cantava, con un piacere infinito sostenuto da una forza esagerata, rabbiosa, un clipping – per mutuare un termine da fonico che marca la saturazione dei microfoni – continuo che spiaceva agli amanti del bel canto. E per fortuna. LA RABBIA NELLA VOCE La rabbia di Ivan sporcava la voce, la sgraziava, la riduceva a carta vetrata dove l’intonazione, la cura delle armoniche erano ridicole opzioni. In questo, del tutto dentro il suo tempo, il nostro, dentro un espressionismo comunque di matrice romantica che ricostruisce il racconto forzando le sue insanabili disarmonie, poggiando quasi esclu- 34 MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Conversando con... Daria Bignardi Giornalista e conduttrice tv Le mie interviste laiche ai signori della politica che si prendono così sul serio Daria Bignardi è nata a Ferrara nel 1961 P Parlando di... Carlo Cecchi e «Sogno» Diploma coi fiocchi per i giovani attori dell’Accademia «Silvio D’Amico», diretti niente meno cheda Carlo Cecchi in «Sogno di una notte di mezzaestate» di Shakespeare nella bella traduzione di Patrizia Cavalli. Dal 15 al 22 giugno a Roma presso il teatro Duse (e poi il 28 e 29 giugno ospiti del Festival di Spoleto) presenteranno gli esiti del laboratorio. sivamente su queste ultime. Si dice che era un cantautore «politico», che era, che è stato una delle voci – con Amodei, Daffini, Bueno, Giovanna Marini, Pietrangeli, Straniero, Mantovani, Bertelli, Assuntino, Ciarchi e pochi altri – della canzone di protesta degli anni Sessanta-Settanta, quando l’onda del Sessantotto portava con sé l’idea di una militanza totale, umana e poetica, al servizio della rivolta contro l’ordine ingiusto delle cose, contro ogni restrizione della libertà. Con questo giudizio si asseconda una visione angusta della storia di Ivan e di tutti gli altri compagni che prima o poi lo hanno circonda- Pronto alla strada Cantava e viveva contro liturgie e ipocrisie. Anche della sinistra Per una questione di banale visibilità: non c’è nulla di settario o di nicchia in quel che ha fatto Ivan, c’è piuttosto molto di intensamente rinascimentale; chi ha deciso cosa doveva essere quella poetica nella rastrelliera del nostro consumo sono stati i mezzi di comunicazione di massa, quella «roba», quel tipo di osservazione della realtà, di critica incessante al sistema non ha mai, ovviamente, trovato accesso in tv come nei grandi giornali. E sinceramente non se n’é mai lamentato: sapeva dove portava quel suo canto, come sapeva dove lo avrebbe portato quel corpo. Si progettava, da qualche tempo, di tornare per la strada, di portare in giro nelle piazze d’Italia il senso di bellissimi spettacoli come Bella ciao, o Ci ragiono e canto che avevano sconvolto l’ordine costituito nella politica e nello show tanti anni prima, quando il sol dell’avvenire sembrava appena dietro l’orizzonte. Ci sembrava che fosse venuto il momento di risvegliare la tigre, – caro Fo, grazie – che i tempi fossero davvero bui e avessero di nuovo bisogno di quel canto del gallo che dice che il nuovo giorno sta per cominciare e si torna a lottare. «Quando la lotta è di tutti per tutti, il tuo padrone vedrai cederà». Abbiamo rubato pochi versi dalla sua O cara moglie. Che dolore.❖ 35 I dischi e i libri Da «Io so che un giorno» alla «Piccola ragione...» Ivan (nome di battesimo Luigi) Della Mea, nato a Lucca il 16 ottobre 1940, andò a Milano. Dal ‘96 dirigeval’Istituto diantropologia musicale «Ernesto De Martino» a Sesto Fiorentino. Ha fatto «Ci ragiono e canto» (lo spettacolo di Dario Fo) con il Nuovo Canzoniere Italiano. È del 1966 il suo primo disco: «Io so che un giorno», poi «Il rosso è diventato giallo» (1969) «Se qualcuno ti fa morto» (1972), «Ringhera» (1974), «La nave dei folli» (1975), «La piccola ragione di allegria» ( 2004). Tra i libri: «Fiaba d'orso, di bagatto e di un giorno centenario» (1984), «Il sasso dentro» (1990), «Se nasco un'altra volta ci rinuncio» (1992), «Un amore di luna» (1994), «Se la vita ti dà uno schiaffo» (2009). to o accompagnato nelle sue davvero indimenticabili esperienze artistiche e politiche insieme. RINASCIMENTALE LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 SCRISSE PER NOI Addio Lugano bella Canto anarchico e una lei da cuccare IVAN DELLA MEA Cantareanarchico,cantare libertario fa un bene della madonna... Negli anni 60 del millennio trascorso, mitici come i 50 e come i 70, nelle stesse spiagge vanzine dove si sentiva cantare «sapore di sale / sapore di mare» di Paoli e «con le pinne, fucile ed occhiali»delsindacodemocristodiRoccarasocredo EdoardoVianello,nelle stessenottid’Adria,traCesenaticoeCattolica per quanto riguarda la mia memoria, capitava di beccare in spiaggia, a notte, col falò obbligato, il coro di «Addio Lugano bella» e la finalità non di rado era la stessa: cuccare. A ben pensarci era difficile trovare differenze significative tra l’amore libertario e l’amore della scuola genovese… il vianellosound non c’incastrava anche perché si cuccava un tubo con le sue note lecca lecca. Poi, spesso, c’era chi ricuciva il tutto con un Fabrizio De André tanto libertario quanto «genovese»: e questo era il massimo. «Addio Lugano» tra i canti anarchici è sempre stato di gran lungail più gettonato eppure nonricordo una volta che sia una un coro con la sequenza giusta delle strofe: importante era avere gli occhi di una lei da guardarenel pathos dell’«addio cari compagni». Da l’Unità del 14 agosto 2002. IN CORO Sguardi d’interni L’«acquario umano» ideato da Matthew Lenton «Interni» a teatro con Lenton Un acquario umano che dà nostalgia per la vita Prosegue il Napoli Teatro Festival tra insoliti percorsi sotterranei e visioni collaterali d’arte. Ma soprattutto, belle sorprese a teatro come la «scatola magica» di un giovane regista scozzese con attori italiani e inglesi. ROSSELLA BATTISTI INVIATA A NAPOLI (spettacoli e valorizzazione del territorio). Così come suggerisce agli avventori del San Gennaro Superstar oratorio neo-barock di Mariano Bauduin presso il magnifico Museo Diocesano -, di spendere dopo una visita per vedere al secondo piano il piccolo Cristo ligneo, dalle linee morbide e palpitanti, attribuito (controversamente) a Michelangelo. [email protected] LA FINESTRA SULLA FAMIGLIA Ormai si potrebbe parlare di «format» a proposito del teatro sensoriale, quello cioè che sottopone gli spettatori a un getto di emozioni «interattive» con gli attori e le azioni sceniche. Il Teatro del Lemming ne ha fatto una poetica personale, Ugo Chiti uno storico spettacolo (Volta la carta, che battezzò l’Arca Azzurra), Enrique Vargas una cifra di stile. Proprio il regista colombiano presentò a Napoli lo scorso anno un tale spettacolo (Cosa deve fare Napoli...), e nell’ambito dello stesso Festival Italia, quest’anno, la città partenopea ospita un altro di questi «format» versione mini: Monaciello, percorso nei sotterranei di via Chiaia curato da Andy Arnold. Vi si scopre un’anima sommersa di Napoli, l’odore del tempo e cicatrici invisibili di tragedie non lontane. Qua sotto, nelle sue viscere, si rifugiavano migliaia di persone durante i bombardamenti. Arnold accende i cunicoli di visioni, con donne scarmigliate in cerca di bimbi perduti nel buio, giovani coppie spaventate, frati veri, finti o pazzi. Tutta la furia e la violenza della guerra in schegge. Breve e suggestivo. È anche un modo, per il Festival, di illuminare angoli meno noti della città, di intendere un’operazione culturale a vasto raggio Non per questo il Festival dimentica la sua ragione prima di essere: fare teatro. E quando ci si imbatte in un «frutto» come Interiors (coproduzione internazionale, attori inglesi e italiani scelti dopo accurata selezione), l’eccitante sensazione di essere davanti a qualcosa che avrà un futuro formicola nella mente. Matthew Lenton è un giovane regista scozzese di cui sentiremo parlare ancora. Ispirandosi al Maeterkinck di L’intérieur, pièce in cui un uomo osserva dalla finestra la cena di una famiglia, poco prima di annunciare un lutto improvviso, Lenton forza ulteriormente la prospettiva, cosicché fuori dalla finestra a commentare lo svolgimento di quella cena fra amici e parenti è una misteriosa voce di donna. Dentro, in una specie di acquario umano, i protagonisti si muovono in una commedia muta che la voce completa di senso, raccontando il detto e il non detto. C’è Hopper - come dice lo stesso Lenton - e frammenti di quotidianità «rubata» dalle finestre delle città di sera, ma anche uno stile fresco che sa di graphic novel e di quel disincanto rude che possono avere i personaggi di Stieg Larsson. Con una ruga di nostalgia per la vita e i suoi sapori, comunque sia, per quanto a lungo sia. ❖ Il blog su Vanity Fair http://bignardi.style.it/ La rubrica di Bignardi dalla carta al digitale ROBERTO BRUNELLI [email protected] L’era glaciale www.eraglaciale.rai.it Il sito del programma di Rai Due al contatto giusto». me La7... A proposito, è stata più dura con Brunetta o con Alemanno? «Sicuramente è stata una decisione difficile. Qui alla Rai c’è molta più attenzione a quello che fai, non solo per tutte le persone che ti guardano ma anche perché è la Rai... Certo, a La7 non mi sentivo lo sguardo addosso come qui, e forse col senno di poi non avrei invitato i politici in piena campagna elettorale, ma bisogna anche dire che non si pensava fosse una campagna così pasticciata, violenta, priva di contenuti politici». «Quella di Brunetta è stata la mia nemesi. Sa, ’è leggerezza in quel sono davvero un po’ maestrina, pignola, nel ghiaccio. Daria Bignardi preparare le cose. Così ci sono rimasta un po’ in fondo in fondo è una così quando mi ha accusata di non aver letto donna timida. La super-inil suo libro. Continuava a darmi dell’ignorantervistatrice rivela un certe e della radical chic - cosa che io proprio to imbarazzo nell’essere non penso di essere. Il bello è che addirittura intervistata, e questo poavevo un pregiudizio positivo nei suoi contrebbe non essere poi così fronti: se uno ha una brutta fama subito mi strano. Dopo tre anni di Invasioni Barbariche scatta l’idea che con me sarà diverso... e invee una stagione intera, appena conclusa, delce lui fu talmente arrogante che non si poteva l’Era Glaciale su Rai2, quel che è certo è che far altro che rispondergli a tono. La cosa bufha inventato uno stile, una specie di «Bignarfa è che gli volevo chiedere una cosa proprio di touch» della conversazione, sia che davandel suo libro, dove si racconta che per anni ti a lei sieda il vincitore del Grande Fratello, la aveva dormito su una branda per non pagarsi Biancaneve di Domenica In Lorena Bianchetla camera. Volevo solo sapere come reagirebti, sia che si tratti di Alemanno, Bongiorno o be se oggi trovasse un impiegato a dormire De Magistris. Questione di tonalità, toni e sulle branda». mezzi toni, risate e silenzi. Della sua interviE il sindaco di Roma? sta a Mario Calabresi, neodirettore della «Con lui è stata tutta un’altra cosa. Gli chiesi Stampa e figlio del commissario Calabresi, di mostrare la croce celtica: se gli dava fastiqualche giorno fa, l’accigliato critico del Cordio avrebbe potuto dirmi che sono fatti suoi. riere Aldo Grasso ha scritto che la cosa più Lui invece l’ha fatta vedere e poi ci è rimasto straordinaria sono stati proprio i silenzi. male. Probabilmente, se avessi studiato me«Hanno parlato di tutto: di Obama, di Noeglio il personaggio dal punto di vista psicolomi, di Papa Wojtyla, della visita romana di gico, sarebbe stato meglio». Gheddafi, del presunto tesoNon sarà che c’è una certa diro nascosto di Agnelli, di La- Effetto Debora sabitudine, da parte del nopo, del caso Amanda, dell’instro personale politico, a ricontro di Licia Pinelli con La Serracchiani è stata spondere a domande “vere”? Gemma Capra, sua madre. fantastica. Temevo «Di norma il nostro giornaliHanno anche taciuto, e forse andasse dal coiffeur e smo non è particolarmente il non detto è stato più impor- invece era semplicissima anglosassone né incalzante. tante e decisivo delle molte O c’è il cazzeggio e l’interviparole spese: perché il non detto dell’intervista ultraprevedibile. I politici non sono abista è che Daria Bignardi è la nuora di Adriano tuati ad interviste laiche: pensano sempre Sofri». Ora si tratta di fare un bilancio della che c’è il trabocchetto, ma per quanto mi risua prima stagione in Rai: sei mesi tempestoguarda non c’è. Però è vero che l’intervistatosi, come ci racconta lei stessa, ma non solo. re deve cercare di capire se chi ha di fronte Daria, lei è stata la prima a portare in tv Debora abbia le spalle abbastanza larghe o no. È quelSerracchiani, vero? E poi la settimana dopo, lo che ci si aspetta da politici di questo calisempre all’«Era Glaciale», Franceschini ha lanbro». C ciato la sua candidatura... MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Poi c’è stata la vicenda dell’intervista a Vauro e a Beatrice Borromeo, tagliata su ordine del direttore di Rai2 Marano quando ha visto che si parlava di Berlusconi... «Sì, credo che in assoluto sia stata la prima volta per lei in tv. È stata ottima: non ha minimamente deluso le aspettative, anzi. Temevo che andasse dal parrucchiere, e invece si è «Ne ho scritto sul mio blog e sul giornale con presentata al naturale, con tutta la sua calma il quale collaboro subito dopo che è successo: e razionalità. Poi le ho chiesto di dare un di sono stata contraria a questo taglio, l’ho supo’ di voti ai dirigenti del Pd bìto e non deciso. D’altra pare in generale dell’opposiziote esiste la par condicio: è ne. Ha dato tutti voti molto Il duello con Brunetta una legge che fa acqua da tutbassi: sei più a Veltroni, sei a Con Brunetta è stata la te le parti, ma è una legge, e Franceschini, cinque a Di mia nemesi. Perché io chi lavora in Rai la deve conoPietro... Alla fine lei mi fa: sono molto pignola, un scere e applicare. Dopodi“È di D’Alema non mi chiede po’ maestrina ché, dico anche che mi sconniente? A D’Alema dò cincerta chi mi ha attaccato su que”. Un colpo di teatro. Doquesta storia, essendosela po la trasmissione Franceschini le ha mandapresa con chi non può nuocergli senza citare to un sms di complimenti, Debora ha pensato l’unico vero responsabile, ossia il direttore di si trattasse di uno scherzo. Quando successirete, e nemmeno si chiede a Michele Santoro vamente abbiamo avuto D’Alema, pure lui è cosa ne pensi. La questione è chiarissima: la stato fulminante, come suo solito: “A me va par condicio vige fino a dopo il ballottaggio e bene il cinque o l’otto, io non viaggio per il il referendum, quindi l’intervista andrà in onsei”». da alla ripresa del programma. Ripeto: se L’hai mai invitato Berlusconi? avessi potuto decidere io, non l’avrei taglia«Ci abbiamo provato un paio di volte, ma è ta». sempre molto complicato, ho fatto un po’ di Duro il passaggio a Rai2, vero? Voglio dire, dotrafile, ma mi sembrava di non arrivare mai po aver vissuto in una realtà così peculiare co- Parliamo di ricambio generazionale. «Ci vuole tempo per creare un nuovo personaggio. Secondo me con Morgan a X Factor si è fatto un buon lavoro: sembrava che uno che con la tv non c’entra niente, la trasmissione andava così così. Però Morgan ha anche dei contenuti, dice cose non banali, televisamente è una scoperta: ma ci devi credere, devi tenere duro. Io stessa ci ho messo un anno permettere a punto le Invasioni barbariche: i primi tre mesi facevo il 2%, era un programma un po’ bulgaro. Però Campo Dall’Orto ci ha creduto, e col tempo abbiamo trovato uno stile nostro. Ci vuole tempo per fare lavorare e crescere un gruppo di lavoro: i gruppi di lavoro vanno difesi, ci vuole continuità e pazienza. Solo così si può sperimentare e rinnovare». Ultima domanda: la sua prossima trasmissione si chiamerà «Quarto Potere», «Ombre Rosse» o «Madagascar2»? «Questa storia dei titoli di film per le mie trasmissione è nata con Tempi Moderni (il titolo è tratto dal capolavoro di Chaplin, ndr), il mio primo vero programma. Tutti dicono che sono nata con il Grande Fratello, ma non è vero, quella è stata una parentesi. La mia prima cosa importante era su Italia1, parlava di costume, di contemporaneità, di cultura...». Ride.❖ Note a margine Dalla «casa» del Grande Fratello al salotto glaciale di Rai Due Nel salotto «glaciale» di Daria Bignardi su Rai2 dal 20 marzo allo scorso 12 giugno c’è passato mezzo mondo:da LucianaLittizzetto a Mario Calabresi, da Emanuele Filiberto di Savoia a Ferdi del “Grande Fratello”, da Massimo D’Alema a Fabrizio Corona, da Pierferdinando Casini a Mike Bongiorno. Lusinghiera la media d’ascolto del programma, attestatasti intorno all’11,5% con picchi che sono andati oltre il 16%. Dal 1991 al 1993, Daria Bignardi ha lavorato nella redazione del programma di Rai3 «Milano Italia». Nel 1994 ha esordito in video su Rai2 nel programma di Arnaldo Bagnasco «Punto e a capo». Dal 1995 al 2004 ha lavorato a Mediaset come conduttrice di rubriche letterarie e talk show («Tempi moderni», «Corto Circuito») e reality show («Grande Fratello» 2000-2001 e «La Fattoria»). Dal 2005 al 2008 ha ideato e condotto su La7 il talk show «Le Invasioni Barbariche». Nel gennaio 2009 ha pubblicato con Mondadori il libro di narrativa «Non vi lascerò orfani». È titolare di una rubrica su «Vanity Fair». 35 36 Culture LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 AVVENTURE Attenzione agli oggetti possono diventare selvaggi Dall’autore del bellissimo e divertente I calzini selvaggi, arriva ora un libro sugli oggetti selvaggi: sedie che, a forza di sentirsi dire che sono mobili, sgambettano per casa facendo più rumore della gamba di legno del pirata Barbanera. Guanti stufi di una noiosa vita di coppia, letti che scrivono sogni, scale stanche di restare sempre immobili. E poi ancora rubinetti, clessidre, dentiere, spec- chi, fazzoletti. Manuale degli oggetti ribelli di Pablo Prestifilippo (pp. 36, euro 9,50, Orecchio Acerbo) è un trattato scientifico - con tanto di disegni e classificazioni per specie, genere e famiglia da far morire d’invidia Linneo- redatto dal professor Aristitole, Tito per gli amici. Per mettere in guardia tutti i bambini dalle inquietanti presenze - altro che Poltergeist! - nelle nostre case. ❖ p L’isola del tesoro Il romanzo di Stevenson è il libro che i ragazzi non devono lasciarsi sfuggire p Archetipo Il racconto avvicina a un mondo eroico, divino e mostruoso: un «irreale possibile» Incontri ravvicinati col pirata Un classico, di più, è l’archetipo di tutti i romanzi d’avventura, è il romanzo d’avventura (a parte l’«Odissea»). E prepara ad affrontare i pirati «minori» che incontreremo nella vita. GIUSEPPE NUCCI SCRITTORE «...Alla fine batté la mano sul tavolo che aveva davanti, in quel modo che significava, come ben sapevamo: silenzio! Tutte le voci ammu- tolirono, tranne quella del dottor Liversey; che continuò impassibile a parlare, con tono chiaro e cortese, interrompendosi ogni tanto per tirare vivacemente alla sua pipa. Il capitano lo guardò torvo, batté la mano un’altra volta, tornò a fissarlo ancor più ferocemente, e alla fine, sbottando in una triviale, scellerata bestemmia, gridò: «Silenzio abbasso, sottocastello!». Se un ragazzino di dieci anni dovesse domandare qual è il libro che non deve lasciarsi sfuggire per la prossima estate (così come per qualsiasi a venire) sarebbe da dirgli L’isola del tesoro. In effetti bisognerebbe dare uguale indicazione anche per un ragazzino di otto, come di dodici, sedici, diciotto, ventidue. Nell’idea che l’adolescenza ormai finisca intorno ai trenta, è lecito continuare a insistere con Robert Luis Stevenson. La questione è sottile, perché bisognerebbe chiedersi come sia possibile d’esserci arrivati a quell’età - a qualsiasi età - senza averlo letto. Ma se l’adolescenza (co- sì come le fasce d’età nei libri per ragazzi) è una questione commerciale, di mercato, L’isola del tesoro invece no. Va ben oltre qualsiasi mercato, cioè qualsiasi possibile lettore: non perché se ne disinteressi, ma perché i lettori li fagocita in sé... cioè nella lettura. Come si può non rimanere catturati da un vecchio e «triviale» pirata che sbattendo «ferocemente» la mano sul tavolo di una taverna, bestemmia «scelleratamente» gridando «silenzio abbasso, sottocastello!»?. È 36 www.unita.it Forum MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Cara Unità VIA BENAGLIA, 25 - 00153 - ROMA [email protected] Dialoghi Luigi Cancrini LUCIANO TABORRO Allende e Berlinguer "Loro hanno la forza, noi la ragione" diceva, poco prima di morire, Salvador Allende. Abbiamo ricordato Enrico Berlinguer e mi sono commosso nel risentire la voce di un uomo che come Allende è morto sul palco della lotta democratica. Quando sento le mie figlie dire che se potessero andrebbero via da questa Italia, non so dare loro torto. RISPOSTA Ho sempre sentito con forza dentro di me che Allende e Berlinguer hanno lottato con lo stesso orgoglio della ragione contro la forza di una divisione in blocchi del mondo disegnata a Yalta. Allende sfidò la regola non scritta della sovranità limitata e il Cile fu costretto a subire il golpe e la dittatura sanguinosa di Pinochet. Berlinguer propose con chiarezza da allora, forte (e triste) di quella esperienza, l’idea delle “convergenze parallele” con la Dc di Moro “perché l’Italia non poteva essere governata da una maggioranza del 51%”. La sua scelta non fu sufficiente per evitare l’intervento di chi così tanto temeva il PCI al governo da rendere possibile la morte di Moro. Il compromesso (nel senso più positivo del termine) di cui lui parlò allora portò, però, trentanni dopo, all’Ulivo e alle coalizioni cui dovremmo saper/poter affidare ancora oggi il futuro del paese. Sapendo che i rischi che corre la democrazia italiana di fronte a Berlusconi ed ai poteri che dietro di lui si nascondono sono ancora una volta dei rischi mortali. Anche se lui per fortuna usa le televisioni e la corruzione invece dei carri armati DARIO PAOLETTI Caro Dario Doonesbury Quello che sta accadendo in Italia è di unagravitàenorme: lalibertàdi stampa è seriamente minacciata, molte persone continuano a credere in Berlusconi nonostante lui abbia dimostrato tutta la sua meschinità ed inadeguatezza. All’estero ci giudicano come un paese seriamente ammalato, privo di valori, dove opportunismo ed illegalità sono visti con rispetto e spirito di emulazione. Di fronte a una simile situazione la responsabilità dell’opposizione è fondamentale per fare fronte ad un attacco oramai chiaro ed evidente ai principi di base della nostra democrazia. Il problema in Italia sono divenuti i giudici e la loro ‘pervasività investigativa’ e non il diffondersi della criminalità organizzata, della corruzione, dell’imbroglio in molti settori economici ed istituzionali. In questa situazione ci si aspetterebbe dal nostro partito una grande spinta unitaria, una capacità di reclutare le menti migliori mentre berlusconismo ed antiberlusconismo sembrano parte dello stesso copione, recitato ad arte per tenere il nostro paese in continua campagna elettorale,dove un nemico invisibile (ieri i comunisti, oggi i magi- strati, domani la stampa estera…) complotta contro il nuovo salvatore della patria. Ma è anche chiaro ed evidente che Nanni Moretti con la sua profezia di Piazza Navona aveva ragione: "con questa classe dirigente non vinceremo mai". Inutile continuare a nasconderlo: la nostra debolezza sta proprio in questamediocritàdei nostriquadri dirigenti, nella loro incapacità di intercettare i bisogni di cambiamento, di essere vicini alla gente e di farsi da parte, quando è necessario, per favorire chi ha delle capacità e delle idee migliori. MARCO Addio, caro Ivan Addio, caro Ivan, grazie per tutto quello che ci hai saputo dare, oggi Dio, quel Dioche forsein vita nonhai credutoesistere ti accoglie in un abbraccio grande. La tua onestà, la tua vita dedicata alla lotta, alla giustizia per i più deboli, per un socialismo vero, sarà premiata. Grazie grande uomo, che con le tue canzoni hai saputo contribuire alla costruzione di coscienze, grazie anche per la Milano che hai voluto raccontare che forse non esiste più. Grazie, e vedrai che torneremo a vincere! Quella vittoria futura sarà dedicata a Te. Con infinita commozione. RENATO BRUNETTA La legge non è contro donazioni di sangue Caro Direttore, ritengo utile fornire chiarimenti in merito all’articolo «Non c’èpiù sangue: bravo Brunetta!» apparso sullUnità di ieri e che attribuirebbe all’applicazione del comma 5 dell art. 71 della legge n. 133 del 2008 (la cosiddetta norma antiassenteismo) la responsabilitàdi un calo significativo delle donazioni di sangue da parte dei di- pendenti pubblici. La norma prevede una decurtazione non dello stipendio ma degli incentivi, solo se il sistema di erogazione dell’incentivazione è basato sulla presenza in servizio. Poiché a quanto ci risulta la maggior parte dei sistemidierogazionedegliincentivisono basati sulla valutazione della produttività e non sulla presenza in servizio,ilfenomenodovrebbe esserecircoscritto a pochi casi e per somme irrilevanti. Questo è stato chiarito dalla mia circolare n. 7 del 2008, inviata a tutte leAmministrazioni. Manon basta. Consapevole della necessità di incentivare la lodevolissima pratica della donazione di sangue, ho fatto approvare dalla Camera un emendamento soppressivo del comma 5, in modo che non ci fosse più alcun dubbio sulla volontà di non penalizzare questi tipi di permesso. Purtroppo il provvedimento contenentel’emendamento è fermo alSenato (Atto n. 1167). Ne auspico la rapida approvazione. Sarà però interessante valutare quanto in effetti l’applicazione della norma attuale abbia creato problemi alla donazione di sangue e quanto invece eventuali riduzioni, per altro quantificate a livello di 1 o 2 per centodel totale,non siano da ricondurreaunaancoratropporidottasensibilità dell’opinione pubblica verso questo gesto di grande civiltà. Non credo che una eventuale trattenuta sui premi incentivanti di 3 o 4 euro al massimo per due eventi l’anno possano far crollare, come ho letto, le donazioni di sangue. Ricordo che queste norme sulle assenze hanno comunque permesso una riduzione del 40% del fenomeno delle assenze per malattie tra i pubblici dipendenti. Mi auguro che nel prossimo incontro con le associazioni dei donatori, sia possibile prevedere delle campagne di sensibilizzazione in modo da evitare interpretazioni sbagliate della normativa e favorire, invece, questa importante azione di solidarietà. P PARLANDO DI... Teatro d’ombre FinoasabatoallaRoccadiStaggiaSenese(Poggibonsi,Siena)c’èilFestivalinternazionaledelTeatrodelleOmbrediretto daMarcella Fragapane.Quest’annoè sulle «ombresull’infanzia tra incanto e violenza». Stasera il coro dei Pueri Cantores diretti da Fioretto canta l’operina di Hans Krasa «Brundibar» sui piccoli nei lager. Info: 348 2450579, www.festivalombre.it che di suo il capitano Bones (quello col viso sfregiato da un colpo di sciabola che prende alloggio all’«Ammiraglio Bembow») nasconde già in sé tutta l’avventura a venire: è chiaro sin dal suo modo di parlare, cioè di bestemmiare sbattendo manate sul tavolo per chiedere un altro bicchiere di rum. Oltre al fatto che buona parte delle vicende del libro prenderanno in effetti il via dalla sua cassa da marinaio. E che dire del dottor Liversey, che interrompe il suo parlare dal tono chiaro e cortese per tirare vivacemente alla sua pipa? C’è già tutto un mondo, in un solo paragrafo: immaginatevi il resto. MANGANELLI DIXIT Come dice Manganelli un adolescente deve prima o poi incontrare un pirata. I pirati sono quel tipo di malfattori che vagabondando per mare vivono ai margini dell’umano: e se lì non ti ci fai portare da un libro d’avventura non avrai altro modo di affrontare poi quella margi- Nella filibusta Biografie e storie fantastiche della pirateria «Pirati leggendari. Storie e leggendedellapirateria» di Pat Croce (pp. 36, euro 29, Edicart) è adatto ai lettori chenon possono ancora leggere il capolavoro di Stevenson: la vita, la storia e le leggende dei pirati e della pirateria con illustrazioni e la riproduzione di antiche mappe e documenti dell’epoca. «Storia generale delle rapine e degli assassinii dei più celebri pirati» di Charles Johnson (pp. 421, euro 18, Cavallo di ferro) è invece un libro per i più grandi che tra realtà e finzione racconta i fatti dei più terribili e pericolosi pirati di cui si abbia memoria. Irrompono nelle pagine nomi come CapitanoKidd,Barbanera eil misterioso Capitano Johnson. nalità. Leggere L’isola del tesoro, significa confrontarsi con dei personaggi perfettamente ambigui nella loro complessità psicologica. Basti pensare a quel crogiolo di fascino malefico che è John Silver: il negativo, l’ombra, e l’orrore che salverà il giovane Jim, e da cui verrà a sua volta salvato. (Un pirata: solo da un incontro del genere - anche se letterario - se ne può venire fuori con una capacità di giudizio, come dire, sufficientemente strutturata da poter affrontare quei bucanieri di decisamente minor spessore che popolano i nostri mari e le nostre terre - e i litorali, e le ville sulla costiera...). Pedagogia a parte: L’isola del tesoro è l’archetipo di tutti i romanzi d’avventura, è il romanzo d’avventura (a parte l’Odissea, naturalmente). Da lì comincia tutto il resto (quindi perché cominciare dal resto?). C’è la ricerca, il viaggio, il futuro e l’ignoto che deve ancora dispiegarsi. L’isola, il distacco, il fuori, l’inizio utile di ogni comprensio- LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 37 ne del mondo. Il tesoro: «coacervo indifferenziato di tutte le possibilità...» (sempre Manganelli). Leggere queste pagine significa andare incontro ad un universo eroico, divino e mostruoso: un «irreale possibile». Quindi il miglior veicolo per affrontare il mondo che la letteratura possa offrire a chi stia cominciando a farlo. (Stimando l’intelligenza dei lettori, l’edizione migliore, cioè la migliore traduzione, è quella di Adelphi. Certo è un edizione da grandi - di lì la stima. Volendolo avere in un contenitore più adatto ai ragazzi, è buona anche l’edizione Rizzoli nella collana BUR classici best. Ma per carità: teneteli lontani da certi ignobili rifacimenti e semplificazioni, soprattutto se marchiati da un topo in giacca e cravatta. Se il lettore ancora non è capace di affrontare L’isola del tesoro, perché rovinargli il gusto? Nell’attesa ci sono libri più facili, ugualmente letterari).❖ MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 La tiratura del 15 giugno 2009 è stata di 124.174 copie Sms 37 cellulare 3357872250 LA LINEA DI SANGUE La penisola del lavoro: una lunga linea di sangue, indifferenza, ipocrisia. 474 omicidi bianchi, 474 persone morte, 474 famiglie distrutte che non interessano i politici.....e siamo una " Repubblica fondata sul lavoro". Il Pd potrebbe ripartire da qui con l'orgoglio e il coraggio politico di promuovere e difendere quello che di buono ha fatto Damiano e che i lavoratori non conoscono. L’EUROPA, LA CRISI E LA MOSSA DELLA MERKEL LA RAI, IL DIGITALE E QUELLA STRANA FRETTA L’ATTACCO ALLA BCE ANCHE IL LAZIO CAMBIA TRA MUGUGNI E RITARDI Silvano Andriani Vittorio Emiliani PRESIDENTE DEL CESPI * GIORNALISTA ’attacco rivolto nei giorni scorsi dalla Merkel alle banche centrali, compresa quella europea (Bce), viola la regola, sostenuta finora soprattutto dai governi tedeschi, di non interferire con la politica monetaria. Evidentemente quella regola ai governi tedeschi va bene fintanto che la Bce adotta la politica che essi desiderano. L’attacco della Merkel alla politica monetaria espansiva fa seguito a quello del ministro dell’Economia alla politica economica di Obama tacciata di “crasso keynesismo”. Le pressioni dei governi europei hanno poi indotto quello tedesco ad un modesto intervento di rilancio, ma la sua ostilità a politiche macroeconomiche interventiste resta evidente. Se si tiene conto che il governo tedesco è stato il principale oppositore ai programmi comuni europei per il rilancio dell’economia e per il risanamento delle banche, bisognerebbe rendersi conto che l’Unione europea ha un grosso problema: la Germania. Le politiche interventiste sono state adottate in uno stato di necessità e bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscere che esse hanno finora evitato il collasso dei sistemi finanziari ed economici. Ciò detto bisogna aggiungere che semplici interventi macroeconomici non saranno in grado di rimettere in marcia lo sviluppo. Innanzitutto perché non siamo di fronte a una semplice crisi finanziaria, ma alla insostenibilità di un modello di sviluppo che ha accumulato enormi squilibri nell’economia mondiale; tra gli altri quello fra Paesi che da decenni vivono al disopra dei propri mezzi indebitandosi sull’estero e Paesi la cui crescita è trainata da un sistematico eccesso di esportazioni. Il rilancio quantitativo della domanda non risolverà questo squilibrio occorre cambiare il modello di sviluppo ed anche qui esiste un problema Germania: la Merkel ha dichiarato che i tedeschi non intendono cambiare la loro economia trainata dalle esportazioni. La robusta crescita dei deficit pubblici derivanti dagli interventi, inoltre, avviene a partire da un livello di indebitamento pubblico già elevatissimo a livello mondiale. Nel trentennio di egemonia liberista, nonostante la teorizzazione dello “Stato minimo”, il debito pubblico e raddoppiato in rapporto al prodotto lordo mondiale; alla fine della cura sarà probabilmente triplicato. Alla luce di tutto ciò diventa inevitabile porsi una domanda, anzi due. Si può mantenere e accrescere il benessere in presenza di un indebitamento pubblico che non ha precedenti nella storia economica in tempo di pace? E come si fa a ristabilire un controllo politico della distribuzione del reddito tale renderla più giusta e più funzionale rispetto alle esigenze di sviluppo? Problemi complessi, come si vede. Ma da affrontare senza perdere tempo. * Centro Studi di Politica Internazionale www.silvanoandriani.it el Lazio (esclusa Viterbo) il digitale terrestre sostituisce, da oggi, per Rai2 e Rete4, il tradizionale analogico. In altre regioni è partito. In Campania partirà a settembre. Molti utenti romani e laziali (1,5 milioni gli abbonati) ne sanno però poco o nulla, e avranno, temo, amare sorprese quando cercheranno di accendere le due reti. La comunicazione su questa novità tecnologica, che funziona da tempo nella sola Sardegna, è stata tardiva e debole. Specie fra gli anziani. La diffusione dei decoder coprirebbe a Roma una metà delle utenze coinvolte. Poi c’è un 20% di Sky, finché sarà utilizzabile. In Sardegna il digitale terrestre ha dato slancio negli ascolti ai canali di Murdoch e a quelli Rai “ospitati” sulla sua piattaforma, con più di un allarme per Mediaset e pure per Rai. Il cui contratto Raisat con Murdoch scade a fine luglio e per ora non se ne sa nulla. Essa deve di conseguenza decidere se restare sulla piattaforma Sky o andare per conto suo. Questione non da poco, la quale richiederebbe risorse finanziarie ingenti. Quelle che l’allora ministro Gasparri - che pure spinse al massimo per il digitale - negò all’azienda pubblica cancellando, nel 2001, la più che limpida e opportuna cessione all’americana Crown Castle del 49% delle azioni di Rai Way per una somma oggi lunare. Dalla Sardegna arrivano mugugni: canali che scompaiono, altri da riposizionare, molti infarciti di pubblicità, o a pagamento, decoder da riprogrammare. Per l’estensione del digitale terrestre a Rai2 e Rete4 a Roma e nel Lazio, le difficoltà aumentano rispetto alla Sardegna. Qui si è riusciti ad assegnare una frequenza ad ogni emittente locale. Nel Lazio lo scriveva già mesi fa Marco Mele sul Sole 24 Ore non è possibile, i piccoli dovranno consorziarsi. Il Vaticano infatti riceve tre frequenze. La Francia, per scongiurare interferenze coi canali della Corsica, ne chiede otto-dieci. Altro problema: a Roma le antenne condominiali sono rare e le tante che spuntano su tetti e terrazze spesso “archeologiche”. Ci saranno sicuramente problemi per una buona ricezione e comunque per risintonizzare i canali. Gli antennisti fanno sospirare per settimane il loro intervento che non è mai a basso prezzo. Per gli anziani soli, tanti ormai, è come una tassa in più. Chi poi registra dall’analogico programmi col videoregistratore, per Rai2 e Rete4 se lo deve scordare. Chi registra, non può più cambiare canale. Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, aveva chiesto al Ministero un rinvio, opportuno, di almeno cinque mesi. Prontamente negato. Mediaset ha soldi da investire in nuovi canali e quindi fretta di assumere una posizione di leadership anche qui. La solita, scandalosa musica di uno stesso capo. A Palazzo Chigi e a Mediaset.❖ C.G. (BOLOGNA) CAMICIE NERE Dopo le Camicie Nere, le Camicie Kaki! Che vergogna! Sinistra, fa' qualcosa, questa situazione è anche responsabilità tua! ALESSANDRO (CARBONIA) IL PROBLEMA DECODER Diamoci da fare, amministrazioni di sinistra, cavalchiamo il "problema" decoder. Riportiamo la gente in piazza. GIORGIO (SASSUOLO) PIANI EVERSIVI D’ora in poi, i processi penali e le notizie pubblicate dai giornali si chiameranno ''piani eversivi''! GIANCARLO RUGGIERI (REGGIO EMILIA) PAGARE PER LA RAI Perché io devo comperare un decoder per vedere una tv pubblica? MAURA (FOSSOMBRONE, PU) LA PREPARAZIONE Il tg1 delle 13,30 comunica che il premier, nella sua stanza di albergo, si sta preparando per l'incontro con mr Obama: quindi riasfalta la chioma, sceglie un fondo tinta più scuro, fa il tagliando ai tacchi, si allena col cucù... LUIGI (PA) PIACERE MASSIMO Grandissimo D'Alema, una mezz' ora di vero godimento quella con L'Annunziata! MOLLY (ROMA) IL PRINCIPE ANDREA La Gran Bretagna s 'indigna per i voli del principe Andrea a spese dei contribuenti. In Italia invece questa viene considerata "una furbata "del premier e, come tale, viene addirittura apprezzata. Complimenti vivissimi! GINA SOLDI PER L’ABRUZZO Mi domando, ma i soldi donati dagli italiani, ai vari numeri pubblicizzati da diverse trasmissioni tv, per l' Aquila che fine hanno fatto? CARMEN (ABRUZZO) L N 38 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 Scienze LA RICERCA p Studio In esame 196 comuni tra le province di Napoli e di Caserta p I dati La mortalità per cancro aumenta del 6,6% nelle donne Ora è scientifico: in Campania i rifiuti uccidono Foto Ansa certata di tossici e nocivi) e del volume di rifiuti. Intorno a ciascun sito è stato descritto un cerchio del raggio di un chilometro. È stata così costruita una mappa dei comuni potenzialmente più esposti al rischio sanitario. Poi, sulla base di dati Istat e di dati forniti da autorità sanitarie locali, è stata costruita una mappa, comune per comune, sia della mortalità per cancro, sia dell’incidenza delle malformazioni congenite alla nascita. Si è verificato che in alcuni comuni la mortalità per alcuni tipi di tumori specifici, la mortalità complessiva per tumori e l’incidenza delle malformazioni alla nascita era nettamente superiore alla media. Per esempio, in alcuni comuni la mortalità complessiva per cancro è superiore del 4,1% negli uomini e del 6,6% nelle donne a quella di comuni vicini. Per il cancro al fegato tra il gruppo di comuni col fattore più elevato e quelli col fattore meno elevato è del 19,3% tra i maschi e del 29,1% tra le donne. Le differenze sono meno marcate per le malformazioni alla nascita. GLI APPROFONDIMENTI Acerra Controlli in un centro di stoccaggio rifiuti Uno studio italiano ha accertato scientificamente che esiste una chiara e forte correlazione tra la presenza di siti di stoccaggio di rifiuti in Campania e una più elevata mortalità per cancro. PIETRO GRECO [email protected] Esiste una correlazione chiara - e anche piuttosto forte - tra la presenza censita di siti legali e illegali di stoccaggio di rifiuti e una più elevata mortalità per cancro in alcuni comuni della Campania, al confine tra la provincia di Napoli e di Caserta. L’ha trovata, con un’attenta analisi, un gruppo di ricercatori italiani (Marco Martuzzi e Francesco Mitis dell’Oms; Fabrizio Bianchi e Fabrizio Minichilli del Cnr: Pietro Comba e Lucia Fazzo dell’Iss). La notizia risale a un paio di anni fa. Di nuovo c’è che nei giorni scorsi lo studio è stato pubblicato su una rivista con peer review, l’Occupational and Environmental Medicine (Oem) ed è quindi stato giudicato rigoroso e attendibile da un punto di vista scientifico, al contrario di quanto affermato in precedenza da alcune autorità sanitarie del nostro paese. Lo studio ha preso in esame 196 diversi comuni tra le provincie di Napoli e di Caserta, dove vivono circa 4 milioni di persone. Ha costruito una mappa dei siti legali e illegali di rifiuti, tenendo conto della tipologia (presenza ac- Sovrapponendo le due mappe e le aree con la maggiore densità di siti dei rifiuti legali e (soprattutto) illegali si è trovata una correlazione altamente significativa. In pratica si può affermare che tra i co-fattori che in alcuni comuni intorno ad Acerra e intorno a Giugliano determinano l’aumento di alcuni tipi di tumori, c’è l’esposizione ai rifiuti disposti in malo modo in discariche legali e in malissimo modo nelle discariche illegali. Lo studio di questo fenomeno deve essere approfondito. E, infatti, Fabrizio Bianchi e alcuni suoi collaboratori lo stanno approfondendo con un’analisi sistematica volta a verificare la presenza di inquinanti nel sangue e nel latte materno. Tuttavia ne sappiamo ormai più che abbastanza per rimuovere al più presto il fattore di rischio. Ovvero per iniziare, finalmente, le operazioni di disinquinamento dell’area: la più grande area inquinata da rifiuti tossici e nocivi d’Europa.❖ Allarme di Lancet Clima più caldo nel 2090, cresce il rischio malattie Un rapporto che nasce dalla collaborazione tra la rivista The Lancet e l’University College di Londra mette in guardia contro gli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici. Si prevede che la temperatura media della Terra aumenterà entro il 2090 di 2-3 gradi centigradi, ma in alcune zone del mondo come il Canada, la Groenlandia e la Siberia si prevede un aumento addirittura di 4-5 gradi centigradi. I problemi che si dovranno affrontare per quanto riguarda la salute della popolazione mondiale sono diversi: la modificazione delle caratteristiche di alcune malattie come la malaria che colpirà a latitudini e altitudini dove finora era sconosciuta, l’espansione delle patologie infettive trasmesse da animali, la mancanza di acqua pulita e di cibo, gli eventi climatici estremi, la migrazione delle popolazioni colpite da quegli eventi e che spesso si troverà a vivere per lunghi periodi in campi profughi con condizioni igienico-sanitarie discutibili. La commissione Lancet che ha redatto il rapporto, sostiene che c’è bi- I pericoli Modificazione dei virus mancanza di acqua e cibo, disastri naturali... LA RIVISTA sogno di un vasto movimento per la salute che metta insieme governi, organizzazioni non governative, agenzie internazionali, università per adattarsi ai cambiamenti climatici. Dobbiamo cioè sentire che la battaglia contro il cambiamento del clima non è solo una battaglia per un ambiente più sano, ma è una battaglia per la salute degli esseri umani. Per farlo c’è bisogno in primo luogo di adottare politiche che portino alla riduzione delle emissioni di gas serra e all’aumento del sequestro del carbonio attraverso politiche di riforestazione. In secondo luogo, prendere provvedimenti per evitare gli eventi che connettono i cambiamenti climatici con le malattie. In terzo luogo mettere in piedi sistemi sanitari pubblici che possano affrontare le avversità. La convinzione è che i cambiamenti climatici esacerberanno le disparità già molto forti per quanto concerne la salute tra ricchi e poveri del mondo. Quindi avere un sistema sanitario che funziona è un primo passo verso la soluzione dei problemi. www.oem.msu.edu/ CRISTIANA PULCINELLI IL LINK 38 www.unita.it MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Culture ROBERTO CARNERO L’intervista ROMA [email protected] «Io, Petros Markaris un Montalbano tra i misteri di Istanbul» L’autore greco è uno dei più grandi giallisti contemporanei e stasera sarà a Roma al festival «Letterature». Ecco cosa pensa di Simenon e Camilleri, ma anche dell’avanzata della destra xenofoba in Europa e di Berlusconi FOTOA3 ’hanno definito l'erede di Georges Simenon, ma tra il commissario Maigret e il suo commissario Charitos, Petros Markaris - lo scrittore che stasera a Roma salirà sul palco del festival «Letterature» trova solo due somiglianze: «Entrambi sono sposati ed entrambi amano molto la propria moglie; poi tutti e due vanno pazzi per i buoni cibi e i migliori vini». Una risposta che è forse un modo per evitare un confronto troppo impegnativo, anche se Markaris (nato a Istanbul nel 1937, scrive in greco) è uno dei giallisti di maggior fama mondiale. Il suo ultimo romanzo uscito in Italia si intitola La balia (Bompiani, pp. 290, euro 18,00) ed è ambientato a Istanbul. L Markaris,comemai la decisione dicollocare la nuova inchiesta di Kostas Charitos nella città sul Bosforo? «È la mia città natale, ed erano anni che avevo intenzione di metterla in scena in un libro. Avevo però rimandato a lungo questa decisione, perché il mio coinvolgimento emotivo mi diceva che l’operazione era ri- Sul nostro premier «Quando fu eletto la prima volta suscitò allarme in Europa. Ora sembra normale che un magnate governi. È inquietante» schiosa: non avevo sufficiente distanza psicologica. A un certo punto, però, ho deciso di farlo. Ho rotto gli indugi quando si è stagliata nella mia mente la figura della protagonista: un’anziana donna che ha cresciuto, da bambini, sia me che mia sorella. Insomma, la nostra balia. Quindi un personaggio reale, un punto di partenza ancorato alla mia realtà biografica che ha reso più facile svolgere poi il resto della storia, che ovviamente è di pura invenzione». Quali aspetti di Istanbul intendeva mettere in luce? Lo scrittore Petros Markaris «Soprattutto la sua complessità di città cresciuta nel corso del tempo dall’incrocio tra diverse culture e religioni. Un luogo dove gli scontri sono stati anche violenti, ma che è diventato anche un paradigma di una possibile convivenza tra le diversità. Istanbul è un ‘melting pot’ e un ‘meeting point’ straordinario. Questa è la sua specificità ed è ciò che la rende molto attraente agli occhi di Incontriamoci nel web www.unita.it Il diario telematico per connetterci Rassegna stampa www.unita.it Gli altri articoli sil mondo omo e trans LIBERI TUTTI Delia Vaccarello [email protected] na in famiglia ma è rifiutata di nuovo, vive di espedienti, fa anche la ballerina e recita in spettacoli en travesti. Quando rimedia dei soldi, anche battendo, va con gli amici a festeggiare. A Torino - lontana da Bologna dove la conoscono tutti, dove ha paura «di offendere mio padre, mia madre, i miei fratelli» - vivrà con pienezza. Il lavoro da tappezziere, appreso grazie a un amante, va a gonfie vele, ha una casa dove tiene feste da ballo e pranzi per tutti fino a notte alta. Torino è una finestra di libertà. Dopo l’operazione ritornano i problemi: i clienti sono stupiti di trovare una donna-tappezziere che faccia il lavoro così bene. Li perde. Con il corpo non va. Lucy è schietta: «l’intervento non lo rifarei e non lo consiglio a nessuno». Si è operata a Londra, lo stesso anno in cui - sfortuna - Per capire meglio l’oggi Identità al di là dei generi. Al Gay Pride di Roma di sabato scorso Vita di Lucy la «nonna» delle trans Un libro di Gabriella Romano racconta la tribolata vicenda di Luciano, classe 1924, che ha conosciuto Dachau e che dopo l’operazione perse lavoro e compagno P 39 GIORNALISTA E SCRITTRICE Foto Ansa er alcuni di noi la memoria è insopportabile. Altri ne fanno spreco. Luciano che diventerà Lucy anche fisicamente a 58 anni nasce vicino Bologna nel 1924. Ed è subito oggetto di attenzioni pedofile, neanche il parroco si trattiene, e di rifiuti in famiglia: il padre non crederà ai suoi racconti delle violenze subite. È solo un assaggio «di vita». Si sente donna da sempre, ha pratiche omosessuali. La portano a Dachau perché disertore: dopo l’8 settembre come tanti non sapeva cosa fare. La scoprono in un albergo con un tedesco, lui la fa franca, lei no. A Dachau è l’orrore. Ne parla con pochi LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 cenni nel libro Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale di Gabriella Romano (pagine 95, euro 16,00, Donzelli). Racconta l’orrore con una vividezza che lascia senza fiato. Era a Dachau come triangolo rosso, non rosa: «Gli omosessuali facevano i lavori peggiori, poi morivano da soli, per esaurimento di forze, non c’era bisogno di metterli nelle camere a gas». Ma non vuole raccontare, perché non può: «Non voglio ricordare, perché se no mi opprime, mi renderebbe la vita impossibile». IL DOPOGUERRA A TORINO La sua vita sarà possibile a prezzo di forza, inventiva e capacità di aiutare non comuni. Nel dopoguerra tor- La comunità Lgbt dovrebbe guardare alle storie del passato è stata varata la legge in Italia. Si riprende col tempo. Ma poi sessualmente non prova più nulla. Si arrabbia con l’uomo che l’ha illusa: «ti amo, se fossi donna vivrei con te», le aveva detto prima. Ma Lucy va avanti. Come ha fatto Luciano, sempre. Adotta una ragazza diciottenne incinta: «Aveva bisogno di qualcuno che l’ascoltava». Quando il padre si ammala e muore, e la madre si ammala anche lei, torna a Bologna ad assisterla: i fratelli sono sposati e non se ne parla di curare la madre. E lei per non farle mancare niente torna a battere. In quegli anni si affeziona a un giovane uomo separato e con l’anziana madre «fanno famiglia». Moriranno quasi insieme, lui d’infarto, all’improvviso, lei poco dopo. Lucy non si ferma. Tam tam SAN PAOLO Un Hotel per omosessuali Allavigilia della parata gaypiù imponente del mondo, è stato inaugurato a San Paolo il primo hotel riservato a clienti omosessuali. Il 155 Hotel si trova in una zona della megalopoli dove ci sono numerosi bar e night club Glbt e offre tour organizzati per scoprire i luoghi d’incontro e le altre attrazioni di San Paolo. CINA A Shangai «Pride» senza corteo Si è aperta a Shanghai il 10 giugno la prima settimana dell’orgoglio omosessuale,cheprevedeproiezioni, conferenze e mostre. Gli organizzatori hanno rinunciato alla sfilata, perché difficilmente avrebbero avuto l’autorizzazione. Il «China Daily» ha valutato in circa 30 milioni, vale a dire circa il 3% della popolazione, i gay cinesi. GENOVA Cinema e libri al «Villaggio» Al via il Genova Pride Village: incontri ed eventi fino al 28 giugno a corredo del Pride nazionale, a Genova il 27 giugno. Giovedì 18 alle 18 presentazione dell’antologia «Eros up, principesseazzurre in amore»edel romanzo «Quando si ama si deve partire» di Delia Vaccarello, entrambi Oscar Mondadori. www.genovapride.it TROPPO PRESENTE Lo scorso anno, ormai ottantenne, ha partecipato per qualche minuto al pride nazionale di Bologna. Gabriella Romano nella postfazione al libro osserva che la comunità Lgbt abituata a vivere nel presente, da cui trae forza, spesso non guarda «ai nonni», invece, facendolo, molti atteggiamenti dell’oggi le «risulterebbero più comprensibili». Senza dubbio Luciano/Lucy ci insegna quante e infinite prove occorre affrontare per vivere e difendere, nel suo caso, una profondissima umanità. ❖ «BRUNO» Polemiche per il film di Sacha Baron Cohen «Bruno», il nuovo film dell’attore comico Sacha Baron Cohen («Borat»), non è ancora uscito nelle sale americane ma ha già provocato polemiche da parte di organizzazioni Usa per la tutela dei diritti dei gay, preoccupate che la pellicola susciti reazioni omofobiche a causa della satira dissacrante considerata offensiva. P PARLANDO DI... Un film da Pessoa Nel 1925 lo scrittore portoghese Fernando Pessoa scrisse in inglese una guida turistica sulla sua Lisbona dal titolo «What the tourists should see» («Che cosa dovrebbero vederei turisti»).Illibro nonuscì,fu riscoperto allafine deglianni 80, ed oraè diventatoanche un film, «Os misterios de Lisboa», proiettato ieri nella capitale. Lo ha girato Josè Fonseca. Chi è Un turco-greco-armeno sul palco di Massenzio Petros Markaris è di origini armeno-turche: è nato a Istanbul nel 1937, figlio di un imprenditore armeno. Ha studiato economia a Vienna e Stoccarda. In Italia Bompianiha pubblicato molti dei suoi gialli, col protagonista fisso, il commissario di polizia Kostas Charitos, un personaggio che la critica internazionale definisce«il Maigretdi Atene»equella italiana «il Montalbano greco». Charitos vive ad Atene, una metropoli sospesa tra Oriente e Occidente, dove si incrociano immigrati clandestini ed ex spie dell’Europa dell'Est, trafficanti d’organi e cronisti troppo curiosi. A marzo scorso è statopubblicato in Italia un ultimo romanzo, «La balia», in cui Charitoscambiai suoiconsuetiitinerari eapproda a Istanbul. Da sceneggiatore Markaris ha collaborato a lungo con Theo Angelopoulos. E ha curato le traduzioni integrali in greco del «Faust» diWolfgang Goethe edi «Madrecoraggio» di Bertolt Brecht. Stasera sarà sul palco di Massenzio insieme con John Grisham. Lì, il 18 giugno, poi la volta di Kader Abdolah e Nicolai Lilin. uno scrittore». Come definirebbe il protagonista di questo e degli altri suoi romanzi? «Il commissario Charitos è innanzitutto un funzionario pubblico. Questo status professionale gli conferisce anche dei limiti. Ad esempio la sudditanza psicologica e anche una certa paura nei confronti dei suoi superiori. Il dover essere soggetto a certe regole crea in lui qualche conflitto, quando il suo intuito lo porterebbe verso altre direzioni, che magari poi sono quelle giuste per venire a capo del mistero che si trova a dipanare». Qualchecriticoha accostato il suopersonaggio al commissario Montalbano di Andrea Camilleri, parlando di un nuovo «giallo mediterraneo». Che cosa ne pensa? «I critici, è ovvio, amano le etichette e le correnti. Posso dire però che amo molto Camilleri, conosco i suoi libri e penso che come scrittori siamo piuttosto simili, per il nostro modo di osservare la realtà con una particolare attenzione alla dimensione sociale. Spesso con ironia e umorismo». Se le chiedo di guardare la società greca di oggi, che cosa vede? «Vedo una situazione molto triste, La Grecia oggi «È un paese triste colpito dalla crisi Non so quando finirà ma soprattutto non so cosa avverrà dopo» legata alla crisi economica. Una situazione dalla quale non so quando usciremo; ma soprattutto non so che cosa ci aspetta dopo. Leggo anche l’attuale avanzata delle destre, in Grecia, in Italia e più in generale in tutta Europa, come un sintomo di questa crisi. Ogni volta che ci si trova davanti a una grande crisi economica, la gente si rifugia nelle destre. La stessa cosa era accaduta in Europa tra il 1929 e il 1933. Ma la destra non è la soluzione». Anche in Italia è così… «In Italia poi avete Berlusconi, che è ancora peggio. Quando si presentò anni fa per la prima volta sulla scena politica, gli osservatori internazionali erano increduli e preoccupati. Oggi invece si è affermato come attore della politica europea, si dà quasi per scontata la sua presenza, e questo è ancora più grave. Qualcosa che non era e non è normale, un imprenditore al governo che usa la politica per favorire se stesso e le sue aziende, oggi sembra essere scontato». L’altro giorno il nostro premierha attaccato i giornali liberi come l’Unità, chiedendo agli industriali italiani di non comprare spazi pubblicitari sulle testate che osano criticarlo… «Questo è davvero qualcosa di inaudito. Mi preoccupa che la gente lo voti ancora: dopo aver combattuto in passato per ottenere la democrazia, oggi si dà fiducia a qualcuno che delle regole democratiche, come la libertà di espressione di una legittima critica, sembra proprio infischiarsene. Non credo all’idea di qualche decennio fa dello ‘scrittore impegnato’, ma se i nostri libri e le nostre parole aiutassero le persone a guardare la realtà in maniera più diretta, non potrebbe che farmi piacere». Questa sera leggerà un suo testo a Massenzio. Ci vuole anticipare qualcosa? «È un raccontino sulla Terra e sulla Luna, in cui cerco di spiegare, in maniera un po’ fantasiosa e metaforica, come la scienza ci abbia privati di una visione misteriosa e poetica della realtà. È bene che le nostre conoscenze aumentino, ma dobbiamo anche riservare a noi stessi uno spazio di mistero. Altrimenti la letteratura stessa non avrebbe ragion d'essere».❖ MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 39 Addio Nina Vinchi «sciura» del Piccolo accanto a Grassi e Strehler Scomparsa ieri a 98 anni, Nina era stata dal 1947 un punto di riferimento per il primo stabile italiano. Compagna di strada dell’avventura del Piccolo e dei suoi fondatori, si era dedicata anima e corpo alla missione teatrale. MARIA GRAZIA GREGORI MILANO [email protected] Per tutti Nina Vinchi, scomparsa ieri a 98 anni (oggi dalle 10 alle 14 ci sarà la camera ardente nel foyer del Teatro Strehler; i funerali si terranno alle 14.45 nella basilica di San Sempliciano) era la signora anzi la «sciura» del Piccolo Teatro. Una presenza femminile imprescindibile, fin da un lontano, mitico 1947,fra i due grandi fondatori del primo stabile italiano, Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Insieme a loro, vicino a loro, del resto, lo è sta- IL CORDOGLIO DI NAPOLITANO Ilpresidente della RepubblicaNapolitano ha inviato un messaggio di cordoglio al Piccolo per la scomparsadi Nina Vinchi.Chesarà inoltre ricordata dall’Orchestra Verdi in un suo concerto. ta sempre fino alla loro morte, e, idealmente, fino alla fine della sua carriera e, ne sono certa, fino a oggi. Compagna di strada della loro avventura, ma anche delle loro lotte contro le difficoltà, l’endemica mancanza di soldi, la censura, magari velata, ma presente. Fedelmente con loro dunque: due geni dal carattere non facile che seppero intuire in quella giovane donna bruna e forte quelle che sarebbero state per sempre le sue qualità: dedizione assoluta al teatro, difesa a oltranza della libertà del palcoscenico, fiducia incrollabile nel senso, nella missione del Piccolo. In quel teatro, che allora poteva contare solo sulla sala di via Rovello, lei portò la sua concretezza, le sue precise scelte di campo anche in politica (da sempre vicina al Pci, il suo primo compagno è stato Arturo Lazzari, critico teatrale dell’Unità), la sua inflessibile severità: sempre nel nome e nel segno di un’arte che andava condivisa. La sua etica nasceva dal fare e nel fare si rivelava la sua scontrosa tenerezza, la sua testimonianza civile, il suo essere donna discreta, di rare amicizie e di rari, tenaci affetti. Di lei, che è stata la «prima donna» del teatro italiano, segretaria generale del Piccolo fin dalla fondazione, dietro le quinte anima vera di quell’impresa, abituata a navigare a vista fra quei due così vicini e talvolta così lontani, si sapeva pochissimo. Non amava la luce dei riflettori che lasciava a loro. Ma c’era, accidenti se c’era. Grassi, che la chiamava «topolina» e che poi diventò suo marito, sapeva bene di che tempra era fatta; Strehler trovava in lei sicurezza e dedizione assoluta e sapeva che se i tempi erano duri lei poteva essere più dura di loro. Fino al momento dell’addio alla carriera, il Piccolo è stato veramente la sua casa; lì la potevi trovare a qualsiasi ora come del resto succedeva a Grassi,lì seguiva passo passo il lavoro di Strehler, sopportandone gli umori, trovando sempre il grimaldello giusto per andare oltre il contrasto. Tutto questo per dire che Nina Vinchi è stata una gran donna, che ha saputo formare un numero considerevole di persone, di operatori, di quadri, di dirigenti. Del resto, anche da lontano, al Piccolo ma anche al Nôst Milan, alla nostra Milano, ha sempre pensato con una riflessione, un biglietto affettuoso, una presenza, fino a quando la salute l’ha sorretta. Cara Nina, ti abbraccio forte, che la terra ti sia leggera. ❖ MUSICA La Virgin smantella New York è rimasta senza megastore New York,la città dove si può comprare di tutto 24 ore su 24 ore o quasi, non ha più un solo megastore musicale.LaVirginhaappenachiuso,nella centralissima Union Square, l’ultimo puntovendita nordamericano,lasciando nella Grande Mela solo qualche negozio di dischi indipendente. «Sfortunatamente,legrandicatenesonodeidinosauridestinati a scomparire», spiega Tony Beliech, un ex dipendente Virgin al New York Times.«Questipostieranoancheunpunto di incontro, una qualità che mancherà sempre ai negozi online». Proprio la vendita in rete di file musicali, cd e vinili è la causa principale della crisi dei grandi negozi,oltreallapirateria.Ledifficoltàdell'industria discografica hanno peggiorato le cose.Perl'agenziaNielsen,dal2000aoggi le vendite di cd sono calate del 45%. CHIUSURE 40 www.unita.it Zapping LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 CONFEDERATIONS CUP GHOST WHISPERER ROSSO D'AUTUNNO LONTANO DAL PARADISO RAIUNO - ORE: 20:30 - CALCIO RAIDUE - ORE: 21:05 - TELEFILM LA 7 - ORE: 21:10 - FILM RAITRE - ORE: 21:10 - FILM STATI UNITI - ITALIA CON JENNIFER LOVE HEWITT CON LIV TYLER CON DANNIS QUAID Rai 1 Rai 2 Rai 3 Rete 4 Canale 5 Italia 1 06.05 Anima Good News. Rubrica 06.05 Tg 2 Costume e società. Rubrica. 08.00 Rai news 24 Morning news. 07.10 T.J. Hooker. Telefilm. 06.00 Tg 5 Prima pagina. 07.00 Hercules. Telefilm. 08.00 Tg 5 Mattina 06.10 Incantesimo 10. Teleromanzo. 06.20 Linosa sconosciuta e favolosa. 08.15 Rai Educational. Rubrica. 08.10 Magnum P.I. Telefilm. 06.30 Tg 1 06.45 Tg 2 Eat Parade. 09.15 Referendum 2009. 06.45 Unomattina Estate. Attualità. 06.55 Quasi le sette. 10.40 14° Distretto Telefilm. 10.40 Tg2punto.it. 09.30 La ragazza made in Paris. Film commedia (USA, 1966). Con Ann-Margret. 09.00 Miami Vice. Telefilm. 08.35 Genitori in ostaggio. Film Tv commedia (Belgio, 2007). Con Sandrine Bonnaire. Regia di E. Civanyan 08.45 Pippi calzelunghe. Telefilm. 11.30 Tg 1 11.40 La signora in giallo. Telefilm. 07.00 Cartoon Flakes. 11.05 Insieme sul Due. 11.25 American Dreams. Telefilm. 10.05 Febbre d’amore. Soap Opera. Con Peter Bergman, Eric Braeden 11.10 Cominciamo bene Estate. Rubrica. 10.30 Giudice Amy. Telefilm. 12.00 Tg 3 11.30 Tg 4 - Telegiornale 13.00 Cominciamo bene Estate - “Animali e Animali e...’’. 11.40 Doc. Telefilm. 13.30 Telegiornale 12.05 Desperate Housewives. Telefilm. 14.00 Tg 1 Economia. Rubrica 13.00 Tg 2 Giorno 14.10 Verdetto finale. Show 13.30 Tg 2 Costume e società. Rubrica. 13.05 Terra nostra. 13.30 Tg 4 - Telegiornale. 15.30 Tg Parlamento. Rubrica 13.55 Tg 2 Medicina 33. 14.00 Tg Regione / Tg 3 14.00 7 Vite. Miniserie. 14.50 Referendum 2009. 15.45 Rai Sport Confederation Cup. Rubrica. 14.25 One Tree Hill. 15.20 TG3 Flash L.I.S. 14.05 Sessione pomeridiana: il tribunale di Forum. Rubrica. 15.15 Beyond the break Vite sull’onda. 15.35 Il gran concerto. 16.00 90210. Telefilm. 16.30 Rai Sport. News. 17.30 Tg 2 Flash L.I.S. 17.15 16.00 Calcio: Brasile - Egitto. Confederation Cup. 16.50 Tg 1 18.00 Il commissario Rex. Telefilm. 18.50 L’Eredità. Quiz. Conduce Carlo Conti. 20.00 Telegiornale 20.10 Rai Sport Confederation Cup. Rubrica. SERA 20.30 Calcio: Stati Uniti - Italia. Confederation Cup. Da Pretoria (Sud Africa) (dir.); 23.10 Porta a porta. Talk show. Conduce Bruno Vespa. 00.45 TG 1 Notte 17.35 Due uomini e mezzo. Telefilm 18.00 TG 2 News 18.05 Campionati Europei Under 21. Rubrica. 18.15 Calcio Europei Under 21: Inghilterra Finlandia. 20.30 Tg 2 20.30 SERA 21.05 Ghost whisperer. Telefilm. Con Jennifer Loe Hewitt, David Conrad 21.50 90210. Telefilm. Con Shene Grimes. 23.25 TG 2 23.40 Stracult Show. Conduce Elena di Cioccio, Giampaolo Morelli 16.10 Trebisonda. Squadra Speciale Vienna. Telefilm. 18.00 GEOMagazine 2009. Rubrica. 19.00 Tg 3 / Tg Regione 20.00 Blob. Attualità 20.10 Agrodolce. Teleromanzo. 20.35 Un posto al sole. Teleromanzo. SERA 21.10 Lontano dal paradiso. Film drammatico (USA, 2002). Con J.Moore, D.Quaid 23.00 Correva l’anno. Rubrica. 24.00 Tg3 Linea notte. News 15.00 Il fuggitivo. Telefilm. 16.10 Sentieri. Soap Opera. 16.40 Fammi posto tesoro. Film commedia (USA, 1963). Con Doris Day, James Garner, Polly Bergen. 18.55 Tg 4 - Telegiornale. 19.35 Ieri e oggi in tv. Show 19.50 Tempesta d’amore. Soap Opera. 20.30 Nikita. Telefilm. SERA 21.10 Segreti. Telefilm. 01.25 Tg 4 Rassegna stampa. Rubrica 01.50 Scapricciatiello. Film drammatico (Italia, 1956). Con Fulvia Franco, Gabriele Tinti. 00.10 Tg Regione. 03.20 L.A. Dragnet. Telefilm. 04.05 Alfred Hitchcock Un marito avaro. Telefilm. 01.15 Che tempo fa. 01.10 TG Parlamento 01.20 Appuntamento al cinema 01.20 Protestantesimo. Rubrica 01.10 Geminus. Serie tv. Con Walter Chiari, Ira Furstenberg. Sky Cinema Family Sky Cinema Mania 21.00 Il divo. Film drammatico (ITA, 2008). Con T. Servillo, A. Bonaiuto. Regia di P. Sorrentino 21.00 Dirty Dancing Balli proibiti. Film sentimentale (USA, 1987). Con P. Swayze, J. Grey. Regia di E. Ardolino 21.00 Walk hard: la vera storia di Dewey Cox. Film commedia (USA, 2007). Con J.C. Reilly, J. Black. Regia di J. Kasdan 23.05 La sposa fantasma. Film commedia (USA, 2007). Con E. Longoria, J. Biggs. Regia di J. Lowell 22.50 Prestami la tua mano. Film commedia (FRA, 2006). Con C. Gainsbourg, A. Chabat. Regia di E. Lartigau 22.45 Lussuria Seduzione e tradimento. Film drammatico (CHN, 2007). Con T. Leung Chiu Wai, W. Tang. Regia di A. Lee Sky Cinema 1 12.25 Distretto di polizia. Telefilm. Cartoon Network 11.00 Forum. Rubrica. 09.45 Young Hercules. Telefilm. 10.20 Xena. Telefilm. 11.15 Baywatch. Telefilm. 13.00 Tg 5 12.15 Secondo voi. Rubrica 13.41 Beautiful. Soap Opera. 12.25 Studio Aperto 14.10 CentoVetrine. Teleromanzo. 14.45 Sposa mia moglie. Film commedia (Germania, 2005). Con Heikko Deutschmann. Regia di Hajo Gies 16.25 Pomeriggio Cinque. Talk show. “I personaggi”. 18.05 Claudio Martelli: Il libro della Repubblica. News 18.10 Tg5 minuti 18.15 Pomeriggio Cinque. Talk show. “I personaggi”. 18.50 Sarabanda. Quiz. Conduce Teo Mammucari, Belen Rodriguez 13.00 Studio Sport. News 13.40 Dragon Ball GT. Cartoni animati. 14.05 Detective Conan. Cartoni animati. 14.30 I Simpson. 15.00 Dawson’s Creek. Telefilm. 15.50 Il mondo di Patty. Telefilm. 16.50 Hannah Montana. Situation Comedy. 17.30 Bakugan. Cartoni animati. 10.10 Punto Tg. News 10.15 Due minuti un libro. Rubrica. 10.20 Movie Flash. 10.25 Cuore e batticuore. Telefilm. 11.25 Movie Flash. 11.30 Mike Hammer. Telefilm. 12.30 Tg La7 12.55 Sport 7. News 13.00 L’ispettore Tibbs. Telefilm 14.00 Il comandante. Film (Italia, 1964). Con Totò, Andreina Pagnani. Regia di Paolo Heusch 17.10 La7 Doc. Documentario. 18.30 Studio Aperto 18.05 Due South. Telefilm. 19.00 Studio Sport. News 19.50 Camera Cafe’ Situation Comedy. Discovery Channel 09.15 Omnibus Life. Attualità. Conduce Tiziana Panella. 18.05 Spongebob. Cartoni animati 19.30 I Simpson. 02.00 Paperissima Sprint. Show. Conduce Juliana Moreira con il Gabibbo 07.00 Omnibus. Rubrica 16.00 Movie Flash. 20.31 Paperissima Sprint. Show. Conduce Juliana Moreira con il Gabibbo SERA 21.10 Sabrina. Film commedia (USA, 1995). Con Harrison Ford, Julia Ormond, Fanny Ardant. Regia di S. Pollack. 01.30 Tg 5 Notte 06.00 Tg La 7 / Meteo / Oroscopo / Traffico 17.50 Gormiti. Cartoni animati. 20.00 Tg 5 00.15 Matrix. Attualità. Conduce Alessio Vinci La 7 20.30 La ruota della fortuna. Quiz. SERA 21.10 Wind Music awards. Evento. Conduce Vanessa Incontrada 00.05 Scappati con la cassa. Show. Conduce Sabrina Nobile 01.20 Poker1Mania. 02.15 Studio Sport. News 02.40 Studio Aperto La giornata 02.55 Talent 1 Player. Musicale All Music 16.05 Star Trek. Telefilm. 19.00 The District. Telefilm. 20.00 Tg La7 20.30 Otto e mezzo. Attualità. SERA 21.10 Rosso d’autunno. Film (USA, 1994). Con Richard Dreyfuss, Liv Tyler, John Lithgow. Regia di B. Beresford 23.10 Grazie al cielo sei qui. Conduce Leonardo Manera 01.10 Tg La7 01.35 Movie Flash. Rubrica 02.15 L’intervista. MTV 18.00 American Chopper. 15.00 Inbox. Musicale 16.00 All News. News 19.05 Sex with... Mom and Dad. Show 16.05 Rotazione Musicale. 19.30 Parental control. Show 19.00 All News. News 20.00 Flash 20.25 Secret Saturdays. 19.00 Come è fatto. “Manette-stucco e prodotti sigillantibombole di propano-Roulotte”. 19.05 The Club. Rubrica 20.50 Flor. Serie Tv. 20.00 Top Gear. Rubrica. 19.30 Inbox. Musicale 20.05 Lolle. Situation Comedy 21.40 Le nuove avventure di Scooby Doo. 21.00 LA: lavori in corso. “Scintille”. 21.00 Alive!. Musicale 18.45 Secret Saturdays. 19.10 Blue Dragon. 19.35 Ben 10. 20.00 Star Wars: the Clone Wars. 22.05 Star Wars: the Clone Wars. 22.00 Come è fatto. “Distintivi della polizia”. 22.00 Rapture. Musicale. Conduce Rido 23.00 Night Rmx. Musicale 21.00 Vita segreta di una Teenager americana. Serie Tv 23.00 Flash 23.05 Central Station. 40 Culture MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 MAPPE PER LETTORI SMARRITI p Il poeta Una raccolta del poeta russo Mandel’stam per ritrovare un senso alle cose della vita p L’antropologo Uno studio sul capro espiatorio di fine 800 ci aiuta a capire l’Italia Se le parole non servono più ricominciamo dalla poesia L’AUTORE RUSSO Versi e viaggi del perseguitato Osip vittima di Stalin Tra i libri segnalati da Giuseppe Montesano in questo articolo haunpostoprivilegiatolaraccoltadiversi del poeta russo Osip Mandel’stam («Ottanta poesie», pagine 269, euro 15,50, Einaudi). Nato a Varsavia il 15 gennaio 1891, Mandel’stam è stato una delle vittime delle purghe staliniane. Il suo «Viaggio in Armenia» (1933), diario di un viaggio compiuto nel 1930, fu violentemente attaccato sulla «Pravda» e l’anno successivo, nel 1934, subì il primo arresto per attività antisovietica. Condannato al confino a Cerdyn’ e poi a Voronez, fu nuovamente arrestato nel maggio 1938 e deportato in un gulag presso Vladivostok dove morì il 27 dicembre 1938. Tra le sue opere disponibili in edizione italiana, «Viaggio in Armenia» (Adelphi, 1988) , «Sulla poesia» (Bompiani, 2003) , «Il programma del pane» (Città Aperta, 2004), «La conchiglia e altre poesie» (Via del Vento, 2005). IN VERSI Pensando a Garcia Lorca Un disegno dell’artista messicano Gabriel Pacheco Cosa può aiutarci a capire la tenebra generata dallo scordarsi che le parole o corrispondono alle cose o sono false? La poesia e persino un testo di antropologia datato un secolo fa... GIUSEPPE MONTESANO SCRITTORE Le questioni più elementari sono spesso le più complicate, come dimostra la domanda: «A che serve la poesia»? Una risposta realistica potrebbe essere: «A niente», ma non sempre il realismo è soddisfacente, e forse la poesia è una confutazione e un al di là del realismo: come si scopre leggendo le Ottanta poesie di Osip Mandel’stam, tradotte con grande espressività da Remo Faccani per Einaudi, 269 splendide pagine per 15,50 euro. Quanto è ribassato, il prezzo della merce poetica! Le poesie di Mandel’stam sono una rifulgente riserva di potere vitale, un alfabeto essenziale per respirare al ritmo delle cose senza lasciarsene sopraffare, una scrittura di musica pensante dove le parole sembrano diventate legamenti, nervi, muscoli, cellule, sangue, pietra, esattezza e anima. Una poesia: «Mi lavavo all’aperto ch’era notte;/ di grezze stelle ardeva il firmamento./ Il loro raggio è sale a fior d’ascia; la botte/ colma, orli rasi, ghiaccia e si rap- prende.//La porta del cortile è ben sprangata/dura è la terra, secondo coscienza./ Rintraccerai a stento più puro ordito della/verità d’una tela di bucato.//Si disfa come sale, nella botte, una stella;/ più buia è l’acqua gelida, più pura/la morte, più salata la sventura,/ed è più onesta e paurosa la terra». IL PANE E LE GEMME Va letta e riletta, per sentire come l’essenziale estremo si intrecci in Mandel’stam con una oscura pulsazione, discorso misterioso che batte e sgorga riso e lacrime dietro il discorso aperto. Ecco altri quattro versi: «Il pane è infetto e prosciugata l’aria./Come stentano a guarire le fe- rite!/ Maggiore angoscia non dové provare/ Giuseppe, schiavo da vendere agli egizi…», e anche: «Non sono più un bambino!/Tomba, zitta:/niente lezioni al gobbo! Io per tutti/ parlo, e con tale forza che si muti la volta/ del palato in volta celeste, che le labbra/si screpolino come argilla rosa», e infine: «E ancora le gemme si gonfieranno,/la vegetazione schizzerà talli,/ma, epoca mia, bellissima e grama,/è in pezzi la tua spina dorsale…» La concentrazione di fisico e mentale in Mandel’stam è intensa fino alla distorsione, le metafore sono porte spalancate sul senso, le parole bacchette rabdomantiche per un significato pagato a prezzo della vita. Culture ZOOM IL PIANO EVERSIVO È IN TV TELEZERO Roberto Brunelli coop! Quello di ieri sera di Studio Aperto era un imperdibile servizio su come riconoscere il sedere rifatto della vicina d’ombrellone, cui è seguito un indimenticabile approfondimento di un casting del Grande Fratello, dove una signora di 65 anni chiedeva disperata di entrare nella famigerata «casa». Bizzarri, nei tg Mediaset, anche i servizi meteo, che sono praticamente dei coiti interrotti, nel senso che appena cominci a capire qualcosa il servizio è già terminato. Tutto sommato, pare quasi che S gli incidenti a Teheran oppure le fibrillazioni dalle parti di Palazzo Chigi siano solo degli spot in mezzo ad altri spot, delle curiosità come il seno rifatto della topolona dell’ombrellone accanto o come le «ronde nere» simil SS. È solo spettacolo ragazzi, il numero d’azione prima del numero comico del capo, che annuncia di andare in America, al cospetto di Obama, «bello e abbronzato», oppure dichiara di vincere «con la politica del cucù». Eccolo, il «piano eversivo»: è nella televisione.❖ LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 41 Il Tempo Oggi In pillole L’AIDA DI MITORAJ A FIRENZE Scene e costumi di Igor Mitoraj per la rappresentazione dell'Aida prevista oggi nel giardino di Boboli a Firenze. Lo spettacolo inaugura l'edizione 2009 di Opera Festival, rassegna lirica estiva con tappe in varie parti della Toscana. Le sculture di Mitoraj si inseriranno nella scenografia di Aida come frammenti evocativi di un antico passato. Dirige l’orchestra Roberto Tolomelli, regia di Andrea Cigni, il corpo di ballo è di MaggioDanza. sereno o poco nuvoloso con tendenza ad aumento della nuvolosità sulle zone alpine. CENTRO condizioni stabili e soleggiate ovunque con poche nubi in rapido dissolvimento. SUD bel tempo ovunque salvo qualche temporaneo addensamento. NORD RESTAURO ITALIANO IN CINA Il Centro Europeo di Ricerca sullaConservazione e sul Restauro (Cerr) di Siena costituirà una scuola di restauro in Cina e avvierà un piano per il recupero di affreschi danneggiati. L’istituto senese, diretto da Giorgio Bonsanti, si è aggiudicato il progetto del ministero degli Esteri a sostegno dello al Shaanxi History Museum di Xi’an. LE MORTI DEI FILOSOFI IN UN LIBRO CINEMA Il festival del cinema di Taormina ha premiato come attore Ezio Greggio. Per le sue parti nella «commedia italiana» ma, crediamo, soprattutto perlasua riuscita interpretazione drammatica,che ha sorpreso ipiù, dell’ispettore fascista nel film di Pupi Avati «Il papà di Giovanna» (nella foto). Morti bizzarre, magari ridicole o piene di saggezza: le passa in rassegna un curioso libro di Simon Critchley, docente di filosofia a New York, mettendo insieme Socrate che bevve cicuta ed Empedocle che si gettò in un vulcano. Fino a Roland Barthes travolto da un furgone e Foucault per Aids. (che pure non è poco) per spiegare l’indifferenza pressoché indifferenziata con cui sono state accolte dagli italiani le terrificanti motivazioni della sentenza Mills? Per me è impossibile. E se più che adesione consapevole ai disvalori (per quanto) vincenti, fosse non-informazione sui fatti? Quanti nostri connazionali, bombardati dalle reti Raiset, sanno qualcosa su processo Mills e annessi? A proposito di annessi, vorrei chiedere al Dot- tor Pagnoncelli di far precedere al sondaggio che dirò la seguente domanda: «Lei sa cosa significa “lodo Alfano”?». Scommetto che i «no» trionferebbero. Poi, si potrebbe spiegare agli intervistati di cosa si tratta, e chiedere loro se sono d’accordo: ri-scommetto che a quel punto ri-trionferebbero i «no», magari pure assai indignati. Dottor Pagnoncelli, me lo fa questo sondaggino? (www.enzocosta.net) Taormina premia Greggio attore CHIARI DI LUNEDÌ Lodo scorsoio Enzo Costa Certo, l’assopirsi dell’etica pubblica, l’assuefazione all’illegalità, il soccorso egoistico al Vincitore e – quindi - l’Inimmaginabile al Potere. Ma possibile basti tutto ciò Domani nuvolosità in aumento specie sul settore orientale con possibilità di qualche pioggia. CENTRO giornata soleggiata con tendenza ad aumento della nuvolosità su Toscana e Marche. SUD sereno o poco nuvoloso e poche nubi in rapido dissolvimento. NORD Dopodomani parzialmente nuvoloso con piogge sparse, ma in rapido miglioramento. CENTRO moderata nuvolosità sul versante adriatico; soleggiato sulle restanti regioni. SUD pocooparzialmente nuvolso su tutte le regioni. NORD P PARLANDO DI... Un libro su Servizi e Br Oggialle18allalibreriaMelbookstoreinviaNazionale aRomaStefaniaLimitipresenta ilsuo nuovo libroeditoda Chiarelettere «L'anellodellaRepubblica»: unviaggio alla scoperta di un nuovo servizio segreto, dal fascismo alla Br. Intervengono Massimo Brutti, Giancarlo De Cataldo, Giuseppe De Lutiis e Giovanni Pellegrino. Modera Sandro Provvisionato. Zona critica Serve la poesia di Mandel’stam? Stalin pensò di no, e lo fece sparire da qualche parte in Russia. A chi vive in questo secolo nuovo, a cui la spina dorsale sembra spezzata in modo diverso ma non minore che al tempo di Stalin, forse la poesia che dice: «di nuovo hanno sacrificato l’apice/ della vita come fosse un agnello», serve come il pane. Così nasce Gomorra Tra il nulla e il caos la Caserta di Pascale ANTONIO PASCALE OLTRE LA TENEBRA Ma servirebbe anche capire la tenebra attuale dipinta di rosa, la tenebra generata dall’aver scordato che le parole o corrispondono alle cose o sono false, la tenebra che si espande perché nessuno vuole guardare in volto lo stato delle cose. In questo stato domina la legge del capro espiatorio applicata da bande di trogloditi teopolitici, e nella finta uguaglianza e nella cupa fraternità dei grandi fratelli si creano vittime in continuazione: come decifrare il meccanismo suicida della società? Forse, a capire la struttura di ciò che accade, la cronaca non serve, e sarà meglio sprofondarsi in un libro di un secolo fa: La dottrina del sacrificio nei Brahmana di Sylvain Lévi, un libro chiave sulla teoria del sacrificio nell’India antica: tradotto da Silvia D’Intino, con una tagliente Il pensiero greco Fiorì dal bisogno di opporsi all’onnipotenza della politica. Inattuale? prefazione di Roberto Calasso: Adelphi, p.223, euro 25,00. Ma perché un libro di antropologia sarebbe utile per capire la realtà? Perché la cronaca mostra la schiuma dell’onda, oggi falsificata all’estremo, mentre Lévi indaga una struttura della mente dove l’esattezza era il valore primario che poteva rimettere insieme i pezzi infranti della Creazione, e, come nella poesia, la corrispondenza tra le parole e la realtà era la sola cosa importante. Anche perché più l’attualità si fa schiacciante, più per vederne le ossa a nudo bisognerà guardarla da lontano, a partire dall’inattualità: come faceva Giorgio Colli in Filosofi sovrumani (Adelphi), titolo non proprio felice per la tesi di un ventiduenne geniale che interpretava la filosofia dei Presocratici e di Platone da un punto di vista rivoluzionario: il pensiero greco nacque dal bisogno di opporsi, senza sottrarsi al confronto, all’onnipotenza della politica. Inattuale?❖ Ritorno alla città distratta Einaudi Stile Libero, 2009 euro 11,50 ANGELO GUGLIELMI ntonio Pascale non è uno scrittore distratto a differenza di Caserta la città in cui è nato e di cui scrive. Non è che io non ami gli scrittori distratti che anzi spesso mi intrigano con il loro perdersi e il disinteresse a ritrovarsi. Ma non è questa la qualità di Pascale che è uno scrittore attento al punto di decidere di «raffreddare» – come lui confessa in coda a questa sua operina– la sua presenza creativa e d’autore. Qui si limiterebbe a raccogliere e riferire convincimenti e voci popolari radicate nonché notizie e informazioni provenienti dalla cronaca cittadina (soprattutto giudiziaria) amalgamandoli gli uni e le altre in un intreccio-ritratto che costituisce il possibile timbro della città. Se lui dice così, crediamogli: ne viene un libro che cresce per cumulo e non per sviluppo. In realtà questo effetto di cumulo prima che il libro riguarda la città che, a condivisione con altri centri urbani della Campania, manca di un’idea unitaria. Il caso estremo è la vicina Villa Literno e la sua indicibile stazione, avamposto, scrive Pascale, A «che non confina con nulla tranne con il vuoto spazio cosmico… con binari che si intersecano scambiandosi le linee attraverso una serie altissima di ramificazioni, così che, se li guardi, perdi continuamente il punto di vista e con esso… anche la cognizione della tua identità». È così anche Caserta? In verità Caserta, a ricordo dell’origine romana, presenta un originario impianto simmetrico, scandito in strutture razionalmente distanziate che poi (la città), distraendosi, ha lasciato che fosse cancellatO. La Dieci anni dopo «La città distratta» nel 1999 fu il suo reportage d’esordio riconoscibilità di Caserta è la sua irriconoscibilità e se, seguendo la guida ufficiale, stai percorrendo la strada indicata è certo che a un certo punto la troverai sbarrata da un muro che non sai se è una interruzione provvisoria, è il muro di cinta di un campo coltivato o appartiene a una casa o è semplicemente il nulla. È proprio questa vocazione al disordine la caratteristica di Caserta, anzi la sua anima profonda, con l’ammassarsi di popoli e razze diverse (insieme ai casertani soprattutto i senegalesi – ma anche i nigeriani, i croati e i rumeni), la coabitazioni anzi coesistenza delle classi sociali più diverse che non na- I resti di Lorca: recuperabili se diventano «archeologici» Il procuratore capo del Tribunale superiore dell'Andalusia, Jesus Garcia Calderon, ha ipotizzato che la fossa comune nella quale è stato gettato il corpo del grande poeta spagnolo Federico Garcia Lorca potrebbe essere aperta senza intervento dell'autorità giudiziaria se fosse considerata un «giacimento archeologi- co», aggirando così le polemiche degli ultimi mesi. Catalogando le fosse comuni della guerra civile giacimenti culturali e storici la Spagna potrebbe aprirle con tutte le garanzie in quanto si considererebbero come «luoghi storici che apportano conoscenza», ha sostenuto Calderon, interpellato da da MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 41 scondono le singole spettacolarità, l’indifferenza etica in quanto portato dell’impossibilità di scegliere e la condanna ad aprirsi a tutto ciò che viene, con la conseguenza di una situazione di caos imminente e di mancanza di regole atte a governare alcunché e ancor meno le dinamiche sociali o la vita della città. E cosa apprendiamo leggendo Pascale? Che è la camorra (sì, ma forse già lo sapevamo) che si incarica di porre riparo al caos, che stabilisce le regole, trasformando i giovani fino allora perduti (e finalmente inquadrati) in esecutori di omicidi, grassazioni, esattori di pizzo e le donne in vestali complici ma silenziose. Gli altri, quelli che sfuggono all’organizzazione camorristica, risolvono i contrasti e spengono ogni convincimento e varietà di punti di vista sempre ripetendo, proprio quando lo scontro tocca il punto più alto dell’inconciliabilità, ma «tanto stiamo tutti dicendo la stessa cosa». Come un pittore Certo Pascale è molto meno asseverativo di quanto lo sia io nel riferire; lui è ironico e lascia sempre margini non piccoli in cui potere pensare il contrario rispetto a quel che afferma; evita le semplificazioni arretrando nell’astensione, voglio dire affidando alla voce di popolo (che come si sa va presa con le molle) quel che racconta; lui sa che non si scrive per predicare ma per seminare dubbi. E io? Io via via che procedevo nella lettura di questa «città distratta» avevo l’impressione di assistere a quell’atto che il pittore fa prima di dipingere e cioè prepara la tela per che poi possa accogliere segni e colori del suo progetto figurativo senza che si sfarinino; ecco, la città di Pascale è per me quella tela, preparata con partecipazione e sapienza, è lo sfondo essenziale, il palcoscenico inevitabile su cui poi Saviano avrebbe inciso e messo in scena l’orrenda saga dei Casalesi.❖ «El Pais». Il caso Lorca è nato nei mesi scorsi dall’iniziativa di Baltasar Garzon, l’ormai famoso giudice dell'Audiencia Nacional, che aveva avviato un’ indagine sugli scomparsi del franchismo e sulle fosse comuni e ordinato fra l'altro l'apertura di quella di Garcia Lorca, vicino a Granada. Ma poi aveva rinunciato all'inchiesta e aveva trasmesso per competenza ogni decisione ai tribunali locali. A Granada il giudice cui è stata trasmessa la questione della fossa di Garcia Lorca si è però dichiarato non competente. La procura ha fatto appello.❖ 42 www.unita.it LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 MALCOM PAGANI [email protected] atate lesse, caldo e salite. Gradoni, addominali e ripetute. Allenamenti massacranti. Ressi un anno, vacillai al secondo e all’inizio del terzo, dissi basta». Poi Zeman andò via e al posto delle sedute trentine del nipote di Vypaleck, apparve Capello. «Litigai anche con lui ma all’epoca ero giovane e da ragazzi, non è strano essere un po’ stupidi. Gestire venti rompicoglioni come noi non era facile. Fabio fu bravissimo e con Zdenek, in campo, ci divertimmo molto. Discutere era un conto, provare rancore un altro. Non sopportavo le ingiustizie ma un minuto dopo aver urlato, dimenticavo ogni cosa. Grazie a Dio, c’è sempre un’ora per imparare ad ammettere i propri errori». Concessione. «Rispetto e apprezzo anche Zeman, se avesse avuto un gruppo di campioni, avrebbe vinto anche lui». Informazioni di Vincent, anche adesso che le stelle mantengono i loro segreti e la vita inizia col canto del gallo. P In campagna, tra ulivi e filari d’uva, con tre figli e una bambina di sei mesi, cavalli, cani, biberon. “Vincenzo” Candela, cognome spagnolo, antenati toscani e presente da vignaiolo, ha deciso di respirare da zero con vista su Roma. A trentasei anni, chiudendo con scarpini e convocazioni, dopo aver vinto coppe del mondo, scudetti ed europei. Per riempire di segni, sogni e ricordi la pagina conclusiva, qualche giorno fa, ha radunato 35.000 amanuensi. Pronti a chiamarlo fratello senza avergli letto la mano. Nello stadio in cui celebrò un sabba, a due anni dal ritiro ufficiale, per una festa in differita tra le certezze di un’esistenza rotolata verso sud e gli striscioni ad ornare la curva. «Hier, aujourd’hui et demain dans notre couer». Ieri, oggi, domani. DaMontpelliera Roma, la candela si è spenta all’improvviso. Si brucia per altro. «I soldi hanno rivestito sempre un’importanza relativa. Avrei potuto continuare fino a 40 e guadagnare bene ma c’è un tempo per ogni esperienza. Ho tirato calci ad un pallone soprattutto per passione ma tensioni, invidie, parole vacue e viaggi senza sosta, mi avevano stancato. Desideravo tornare alla mia condizioni preferite. Libertà e semplicità. Godermi la famiglia, la fortuna che mi è toccata, i bambini. Quando l’arbitro chiudeva la partita, per me iniziava comunque un’altra storia e il lunedì, non correvo certo a controlla- Sport VEDI IN TV 11.30 RUGBY Sharks-British Lions SKY SPORT 2 18.00 CALCIO Brasile-Egitto SKY SPORT 3 20.25 CALCIO Italia-Usa SKY SPORT 1 re le pagelle. Amavo ed amo stare in compagnia e ogni tanto, fare un brindisi. Un piacere innocente, normale, banale. Senza nascondermi. Mai sopportato i moralisti che pretendevano che i giocatori russassero alle 11. A vent’anni, andare a dormire è l’ultimo dei tuoi interessi». La madre commessa, Jacques, il padre, autista delle aspettative da immaginare spianando i chilometri. «Si alzava alle quattro di mattina. Lavorava dodici ore, poi tornava a casa e mi accompagnava al campo. Tutti i giorni, per oltre dieci anni. Tutto ciò che conosco su onestà, generosità e lealtà, lo devo a lui». Tolosa, Guingamp, l’interesse della Roma e una trattativa durata mesi. Arrivò nel 1997, si ancorò a una stanza d’albergo e poi si mise agli ordini di Carlos Bianchi, l’argentino che teorizzava l’inutilità di Totti e tramava per cederlo alla Sampdoria. Due gol al Verona per ottenere colpo di fulmine e patente dal tifo, qualche problema con la polizia stradale per il polemico sequestro di quella in rosa, otto stagioni fitte di volti e fotografie. «Oltre alla gioia del 2001, avremmo potuto trionfare ancora. Mancarono maturità e consapevolezza». Prima di emigrare ed aver nostalgia, Candela sfiorò l’Inter. «Franco Sensi si oppose duramente. “Piuttosto che mandarti a Milano ti impiego da giardiniere”». Allora fu Trigoria, col suo carico di epica, figurine e addii precoci. «Ho rispettato tutti, anche i tecnici di passaggio. Feci in tempo ad incontrare il maestro Liedholm. Una leggenda. Era un anziano settantacinquenne ma quando apriva bocca, si faceva silenzio assoluto». Al termine della parabola, Candela optò per l’Inghilterra. «Al Bolton trascorsi qualche mese. Non era il mio clima però ci qualificammo per l’Uefa e osservai un modello di sport cui aspirare. Stadi pieni, bambini e donne, applausi nelle sconfitte. Mi fregò la nostalgia e presi il biglietto di ritorno». Udine, Siena, Messina. «Ambienti diversi da quelli cui ero abituato. Non ero il più il calciatore di prima ma a disagio, mi trovai solo con il signor Beretta. Arrivava fumando, con gli occhiali scuri, non mi piaceva. Andavo spesso in panchina ma i dissidi furono esclusivamente caratteriali. La verità è che non mi divertivo più». Sipario allora, sul francese d’Italia che consolava gli sconfitti mentre i suoi connazionali assaporavano rivincite. «Ai mondiali ’98, quando Di Biagio sbagliò il rigore che ci spinse avanti nel torneo, mi ritrovai a piangere con Gigi negli spogliatoi avversari. Non molto diversamente andò Vincent Candela è nato a Bédarieux (24/10/73) e ha giocato nove stagioni nella Roma Colloquio con Vincent Candela «I miei primi quarant’anni Questo calcio non ha anima» La vita e la carriera dell’ex esterno giallorosso «Uno come Zidane, errori a parte, non tornerà più Il mondiale in Sudafrica è un’impresa fantastica» 42 Culture MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 PADRI DELLA PATRIA p Volume 1 Finalmente i monumentali «Archives»: cd e dvd, con rarità e non solo dal ‘63 al ‘72 p Inedito C’è pure il mitico film «Journey Through the Past», praticamente invisibile da 30 anni Folgore e suoni nella «bottega» del maestro Neil Young Finalmente si aprono i mitici archivi di Neil Young: rarità, chicche, concerti travolgenti a cavallo tra i sessanta e i settanta. In più, il mitico film che il cantautore diresse nel ‘72, mai visto finora... ALBERTO CRESPI ROMA [email protected] Portatevi la carriola. O comunque andate dal vostro pusher di musica in macchina. L’oggetto è molto scomodo da trasportare in autobus, o a piedi o in metropolitana. I Neil Young Archives - vol. 1 non sono un semplice cofanetto, sono una dependance del vostro ideale appartamento sonoro, un monolocale con servizi, un’esperienza da diluire in qualche settimana di ascolto. Per gli younghiani - non junghiani, quelli sono un’altra storia! - questo giugno 2009 è un mese di giubilo - e di lavoro... Passo indietro. È da circa trent’anni che si parla di questo progetto. Più o meno dal 1977, quando il cantautore canadese pubblicò un doppio antologico intitolato Decade che proponeva alcuni pezzi «misteriosi» fino ad allora sepolti in «archivi» che stavano già prendendo forma. In quell’occasione, si disse che Decade era uno scherzo, rispetto a quello che Neil avrebbe potuto tirar fuori dai cassetti. Nei tre decenni successivi, l’annuncio degli Archives è più volte spuntato... ed è stato sempre rinviato. Nel corso degli ultimi due-tre anni, Young è partito dagli antipasti: tre cd di altrettanti concerti a cavallo fra anni ‘60 e ‘70, due acustici in solitario, uno elettrico (e travolgente) con i fedeli Crazy Horse, Everybody Knows This Is Nowhere. Poi è giunto, finalmente, l’annuncio ufficiale.Gli Archives sono nei negozi. Si viaggia dai 200 euro in su, a seconda dell’edizione che In viaggio Neil Young in concerto Il film Le visioni cinematografiche di un uomo multipolare La nascita di Crosby Stills Nash & Young, leregistrazioni di «Harvest» in un fienile: per i musicofili è emozionante «Journey Through the Past», primo film da regista di Neil Young (altri ne sono seguiti, fino al recente «Déjà Vu»). Ai brani musicali si alternano momenti on the road, cavalieri del Ku-Klux-Klan col manto nero, un drogato che estrae la siringa dalla Bibbia… New Hollywood nella sua forma più estrema: film per iniziati, di un rocker che comunque è anche uomo di cinema. AL.C. scegliete, e l’idea che si tratti di un «volume 1» è economicamente spaventevole - ma artisticamente entusiasmante, perché questa prima uscita copre la carriera di Neil fino al 1972 e quindi già scorre in bocca l’acquolina per un futuro «volume 2». Perché è vero che i primi anni del Nostro sono epocali (i Buffalo Springfield, l’esordio solista, Woodstock, il sodalizio con Crosby Stills & Nash, fino al successo mondiale di Harvest) ma la seconda metà dei ‘70, con quell’infilata di capolavori che va da Zuma a Tonight’s the Night fino alla svolta punk di Rust Never Sleeps, promette altrettante scoperte. Prima di capire cosa si nasconde nelle viscere di questi Archives, sarà bene chiarire che le edizioni in com- mercio sono tre e richiedono approcci diversi. C’è un’edizione con 8 cd, e vabbè: normale. Ma c’è anche un’edizione con 10 dvd e una con 10 Agli albori Le esibizioni del suo primo gruppo, gli Squires Blu-ray, ed è qui che casca l’asino. Intanto, queste due edizioni contengono anche il film che Neil diresse nel ‘72, Journey Through the Past, e sappiate che per gli younghiani più arrabbiati questo è il vero evento: tale opera è pressoché invisibile da più di 30 anni ed è sempre rimasta avvolta F FRASE DI... Kakà Calciatore Real Madrid Dna «contro» «Mai sopportato i moralisti che pretendono che i giocatori russino alle 11. A vent’anni andare è dormire è l’ultimo dei tuoi pensieri» «Florentino Perez va capito: ha un suo modo di fare le cose, e di costruire una grande squadra. Certo che l'acquisto di Ronaldo ha sorpreso anche me perchè è avvenuto tutto molto in fretta». Confederations, c’è l’Italia Gli azzurri contro gli Usa Lippi si schiera coi veterani Generazione 2009 «Fisico in luogo del cervello calciatori attaccati a playstation e I-pod: si pensa ad altro e la differenza purtroppo, si vede» due anni dopo, agli europei del 2000. I miei compagni a stappare champagne e io lontano da tutti, a parlare con Totti». Assonanze bizzarre per il difensore che accarezzava la sfera e duellava sulla fascia con Lizarazu, il minuscolo blue di origine “basca” minacciato di morte dall’Eta, ogni volta che risuonava la marsigliese. «Io ero l’artista, “Liza” il soldato e in formazione, avevamo troppi poeti. Blanc, Djorkaeff, Henry, Trezeguet, Zidane. In ogni caso, ora è cambiato tutto. Fisico in luogo del cervello, calciatori attaccati a playstation ed i-pod, isolamento complessivo e gruppi meno coesi. Si pensa ad altro e la differenza, purtroppo, si vede». La Francia assiste al tramonto di un ciclo, l’Italia prova a reinventarsi a tre anni da Berlino 2006. «Le cose cambiano, la centralità non è eterna e niente succede per caso. Il meglio si sposta in Inghilterra e in Spagna. Kakà e Cristiano Ronaldo, in fondo, non rappresentano che una conseguenza. Averli pagati così tanto può essere una follia ma nello spettacolo, le pazzie hanno un prezzo». Un pensiero per lo sforzo sudafricano. «Impresa fantastica in un paese che ho visitato, simbolo di un continente che con qualche convenienza dimentichiamo troppo spesso» e un rimpianto, l’unico, per uomini speciali svaniti in nebbie, tappezzerie e quadri dirigenziali. «Uno come Zidane, padre e talento sublime, al di là degli errori che non macchiano un monumento di bellezza, non tornerà più». Per Vincent ha fatto un’eccezione. Fermando il tempo senza tradire gli affetti, danzando leggero in una sera di passeracci trasformati in usignoli, palloni, finestre spalancate come occhi e identità che mutano. A Parigi lo aspettano ancora. Vincenzo si è fermato a Roma. ❖ La finale a Johannesburg il 28 giugno A Pretoria comincia l’avventura della Nazionale in Sudafrica. Contro gli Usa, gli unici a segnare su azione in Germania, ai campioni del mondo 2006, il ct vara una formazione imbottita di collaudati veterani. MASSIMO DE MARZI [email protected] A un anno dal Mondiale sudafricano, è una nazionale quasi identica a quella di Germania 2006 quella che stasera esordisce nella Confederations Cup affrontando a Pretoria gli Stati Uniti. Saranno ben nove i campioni del mondo che Lippi schiererà nella formazione di partenza. E sarebbero stati addirittura dieci, se il problema al polpaccio non avesse costretto capitan Cannavaro ad alzare bandiera bianca. Al suo posto toccherà a Legrottaglie, neppure il centrale difensivo della Juve scoppia di salute, visto che soffre per un lieve risentimento inguinale, ma ha svolto senza particolari problemi l’ultimo allenamento (saltando solo la partitella per ragioni precauzionali) e sarà in campo per fare coppia con il suo «gemello» bianconero Chiellini. L’unico autentico dubbio di formazione (De Rossi si era fermato all’inizio della seduta, ma poi ha ripreso regolarmente) è legato alla scelta della prima punta. Nelle ultime ore sono cresciute le quotazioni di Alberto Gilardino, che ha recuperato terreno su un Toni piuttosto nervoso, che è stato rimbrottato da Lippi durante l’esercitazione di ieri, segnale che sembra il prologo a un suo inizio dalla panchi- na contro gli Usa. «Io non ho dubbi, ho già deciso», si è limitato a dire il ct, senza però anticipare nulla. Poi, incalzato dalle domande su un’Italia che sembra la stessa di tre anni fa, ha replicato con ironia: «I miei vecchietti me li tengo stretti. E poi non è che Brasile e Spagna abbiano una età media molto sotto la nostra» ha detto in conferenza stampa. «Magari non li tengo fino a quando sono in età da Villa Argento, ma al prossimo Mondiale con loro faremo meglio di molte altre squadre. Abbiamo fame e qualità». Una frase che lascia intendere come il nucleo che ha trionfato in Germania sarà lo stesso cui Lippi si affiderà in Sudafrica tra dodici mesi per l’appuntamento iridato. CABALA E TROFEI Intanto c’è da pensare alla Confederations Cup e il commissario tecnico azzurro ha detto che ci terrebbe moltissimo a conquistare il trofeo, in barba alla scaramanzia che vuole i vincitori di questa manifestazione mai capaci di ripetersi l’anno dopo nella Coppa del Mondo. «Questa nazionale non vuole essere come i club, ci teniamo a dimostrare che l’Italia sa ancora vincere. L’avversario più difficile? Gli Stati Uniti, perché la prima partita è sempre la più difficile». E forse perché Lippi ricorda che i giocatori a stelle e strisce, tre anni fa in Germania, furono gli unici a segnare su azione all’Italia (anche se si trattò di un’autorete di Zaccardo). Gira e rigira, si ritorna sempre al 2006. Come succederà questa sera con l’undici di partenza, dove Legrottaglie e Chiellini saranno gli unici volti nuovi rispetto al mondiale tedesco.❖ LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 43 Impresa dell’Iraq stop al Sudafrica Oggi scopriremo il nuovo Brasile Con il pareggio a reti bianche tra i padroni di casa del Sud Africa e l’Iraq si è aperta ieri pomeriggio la Confederations Cup. Grande delusione per i «Bafana Bafana», che avevano la possibilità di partire con una vittoria in un girone A che sembra disegnato per consentire alla nazionale allenata da Santana di volare in semifinale. E invece quel vecchio giramondo di Milutinovic è riuscito a imbrigliare i sudafricani in mezzo al campo e in una partita giocata su ritmi bassi i suoi hanno rischiato pochissimo. Adesso l’Iraq sogna di fare strada in un gruppo dove i campioni d’Europa della Spagna (che in serata a Rustenburg hanno affrontato la Nuova Zelanda) sono i grandi favoriti, potendo contare sul genio di Fabregas e su una coppia gol come Torres-Villa. Decisamente più equilibrato, almeno sulla carta, si annuncia il girone B. DUNGA DIXIT Nel quale, oltre a Italia e Usa vede impegnati Brasile ed Egitto, che si affronteranno alle ore 16. Il ct della Kakà Contro l’Egitto per la prima volta in campo da ex rossonero Selecao Dunga prima ha tessuto le lodi del suo gioiello Kakà («Cristiano Ronaldo è fortissimo, ma Ricardo è il migliore»), poi ha giocato a nascondersi: «Siamo qui per arrivare fino in fondo, ma è la Spagna la favorita. Ha vinto gli Europei l'anno scorso e sta continuando a giocare un grande calcio dopo che è arrivato un allenatore molto esperto come Del Bosque». Nel Brasile, però, gioca l’uomo del momento, quel Kakà che oggi scenderà in campo per la prima volta da ex rossonero: «Sono molto grato al Milan. Se sono riconosciuto come un giocatore internazionale lo devo a loro, insieme alla nazionale brasiliana», ha detto il nuovo acquisto del Real. «Mi spiace per quello che è successo ma Madrid sarà il mio futuro. Spero che a Milano possano fare tante cose con il nuovo tecnico Leonardo, in bocca al lupo». Oltre a Kakà, nel Brasile c’è grande attesa per Robinho e Pato. M.D.M. Mr. Harvest Archivio Faber www.neilyoung.com Immagini, suoni e chicche rare nel mondo di mr. Neil nella leggenda, e poterla finalmente vedere sul televisore di casa è come, per un filologo, sfogliare il manoscritto autografo della Divina Commedia. Sappiate però che tutto, in qualche modo, parte (o riparte) da lì. Perché organizzando i propri materiali vintage su dvd e Blu-ray Neil Young ha portato a termine un’operazione culturale stranissima, trasformando in «visione» ciò che originariamente era solo «ascolto». EVVIVA IL GIRADISCHI Ci spieghiamo. Il primo dvd riguarda gli esordi di Neil negli Squires, il gruppo con il quale esordì in Canada nel 1963, a 18 anni. È un dvd, ripetiamo: ma non esistono, ci mancherebbe!, filmati degli Squires. Quindi, che succede? Che voi ascoltate (in qualità sonora molto alta) 15 pezzi di epoca-Squires, dal ‘63 al ‘65, mentre sullo schermo scorrono immagini spiazzanti. Tipo: un giradischi d’epoca che suona il 45 giri che state ascoltando, in tempo reale; un nastro Revox che gira, anch’esso in tempo reale; il tutto inquadrato - con uno stile che mescola vintage e grafica digitale - sullo www.archiviodeandre.com Tutto ciò che non avete mai osato chiedere su De André Una vasta operazione multimediale, quasi un’autobiografia sfondo di foto, spartiti, ritagli di giornale. Ogni pezzo ha le proprie estensioni: cliccando su «lyrics», ad esempio, si visualizzano i testi. Young ha trasformato la propria carriera in un palinsesto che la tecnologia dvd consente di percorrere in mille modi diversi. È un’immersione nella musica ma è anche qualcosa a metà fra un saggio storico e un videogame. Rispetto a molti suoi colleghi, Neil Young è «avanti»: del resto, se siete internauti, entrate nel suo sito (www.neilyoung.com) e preparatevi a perdervi. Basti dire che nel sito c’è un vero e proprio film che visualizza «on the road» l’ultimo disco Fork in the Road. Questo volume 1 degli Archives sembra quello che il volume 1 delle Chronicles è stato per Bob Dylan: questi due giganti stanno scrivendo, in forme diverse, la propria autobiografia. Facendolo, ci permettono di entrare in una «bottega» artistica della quale erano stati, per anni, gelosissimi. Passati i 60, sono entrambi diventati generosi. Che Dio li benedica.❖ 43 Non solo musica Per Gaber Monicelli, Dalla e Veltroni Con parole sue Fabrizio De André Quarant’anni con Faber Finalmente un De André con le proprie parole «De André Talk» è l’ultimo libro che si aggiunge alla bibliografia sul cantautore a 10 anni dalla morte. È di più, però: è «il» libro, perché raccoglie la sua voce nelle interviste rilasciate in quattro decadi di carriera. VALERIO ROSA ROMA [email protected] Cronache rock MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 Le iniziative editoriali legate a Fabrizio De André compongono ormai, a dieci anni dalla sua scomparsa, una bibliografia in cui niente sembra sia stato trascurato. Eppure si è spesso trattato di omaggi parziali, di antologie dei testi o di raccolte fotografiche, di biografie scritte da chi lo conosceva bene (Cesare Romana su tutti) o di impressioni di ammiratori più o meno titolati e focalizzate su alcuni aspetti della sua produzione. De André Talk, il tributo di Claudio Sassi e Walter Pistarini (Coniglio Editore, pp .415, ł 26), può invece essere considerato il libro definitivo su De André, oltre il quale sarà difficile immaginare qualcosa di nuovo. L’idea di partenza è semplice: raccogliere le poche interviste e i migliori articoli a lui dedicati in quarant’anni di attività, dai suoi esordi alla morte, in modo che siano lo stesso De André e la stampa specializzata ad illustrarne la biografia, i dischi, le opinioni. Ne viene fuori il ritratto di un artista che sin da subito, con una lucidità paragonabile alla nettezza matematica dei suoi versi e una totale e quasi imbarazzante mancanza di ipocrisia, mostrava una piena consapevolezza della nobile diversità delle sue canzoni e dell’intento, vissuto come una vocazione, di «superare la concezione della canzonetta che si muove entro dimensioni espressive anguste». La stampa, pur avendone intuito le potenzialità ed apprezzandone il disincanto anarchico e corrosivo, tentava di incasellarlo in facili definizioni derivate dall’estrazione borghese, dalla dichiarata ammirazione per Brecht e Brassens e da una certa vicinanza artistica con il primo Jannacci. A tutto ciò De André opponeva un riserbo frettolosamente scambiato per timidezza, un’insofferenza per le catalogazioni artistiche e ideologiche ed una tensione demistificante alla sincerità espressiva che lo portava a disprezzare le mode: «Non voglio essere anticonformista per forza, voglio seguire una certa linea. Voglio dire quello che penso». LA SANREMO DEL ‘68 E la linea era la «protesta autentica e meditata, agganciata alla vita, senza risciacquature nel populismo manierato». Questa lontananza dai luoghi comuni bastava da sola a mettere in guardia chiunque si apprestasse ad intervistarlo («Parlare con un personaggio del genere richiede un impegno non comune»: così Berto Giorgeri, per la rivista ABC, nel 1967), e caratterizzò anche la breve esperienza giornalistica di De André, chiamato dal Corriere Mercantile a commentare il Festival di Sanremo del 1968. Di questi articoli, una delle chicche di De André Talk, ricordiamo il fastidio nei confronti del clima «traumaticamente competitivo» della gara, ma soprattutto la considerazione a margine della vittoria di Sergio Endrigo, che aveva «insegnato agli italiani che c’è un altro tipo di canzone, ben più importante delle insulsaggini da balera suburbana a cui troppo frequentemente si rivolge l’industria della musica leggera».❖ Lucio Dalla, Ivano Fossati, Gianna Nannini, Morgan, Luca Carboni e Sergio Cammariere. Ma anche Fausto Bertinotti, Walter Veltroni e Mario Monicelli: sono alcuni degli ospiti del Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber, in programma il 24 e il 25 luglio alla cittadella del Carnevale di Viareggio. A condurre la quinta edizione, che coincide con il settantesimo anniversario della nascita di Gaber, sarà ancora una volta Enzo Iacchetti. Venerdì 24 luglio saliranno sul palco Lucio Dalla, Luca Carboni, Sergio Cammariere, Marco Alemanno e Enrico Bertolino. Fausto Bertinotti e Walter Veltroni saranno i protagonisti di un dibattito sulla figura e l'opera di Giorgio Gaber. Sabato 25 luglio toccherà invece a Ivano Fossati, Gianna Nannini, Morgan, Mercedes Martini e Dario Vergassola. Ospite speciale della serata Mario Monicelli; verranno proiettati degli estratti del suo film Rossini Rossini, in cui Gaber interpretò il ruolo di Domenico Barbaja, impresario del celebre compositore. Oltre agli ospiti, sul palco del Festival gli Artisti del Teatro Il festival Il 24 e 25 luglio la quinta edizione della manifestazione Canzone si confronteranno con il nuovo linguaggio teatrale inventato da Gaber con l’amico e coautore Sandro Luporini; si tratta di giovani talenti selezionati da una giuria istituita nell’ambito della Fondazione Giorgio Gaber, che promuove e organizza la manifestazione. La serata del 24 vedrà l’esibizione di Carlo Alberto Ferrara con una performance dal titolo «sana e robusta Costituzione», mentre il 25 toccherà ad Alessandro Mannarino, «stornellatore moderno», interprete di diversi tipi di umanità alienata. L’edizione 2009 del Festival si inserisce in una serie articolata di iniziative per il settantesimo compleanno dell’artista, fra le quali il lancio del nuovo sito e l’avvio del Progetto Gaber nelle scuole italiane.❖ ERRATA CORRIGE LA FIRMA L’autore dell’articolo «Incontri ravvicinati col pirata» uscito ieri alle pagine 36 e 37 è Giovanni Nucci e non Giuseppe come riportato. Ce ne scusiamo con l’autore e con i lettori. 44 Sport LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 p Nella MotoGp a Barcellona una gara dominata dalla Yamaha: Rossi vince con un colpo di reni p Lo spagnolo sempre più rivale del Dottore in prospettiva titolo: «Tra le mie vittorie più belle» Valentino catalano Sorpasso e vittoria all’ultimo respiro Lorenzo si arrende Un braccio di ferro risolto negli ultimi metri: a Montmelò, nel Gp di Catalogna, Rossi mette il cappello sulla gara dopo un sorpasso da brividi sul compagno Lorenzo. Stoner non è al meglio, ma la Ducati va sul podio. SIMONE DI STEFANO [email protected] Aveva perso la pole all’ultimo giro, ma alla fine di una gara incredibile Valentino Rossi si è tolto la soddisfazione di vincere, all’ultima curva, il Gp di Catalogna, raccogliendo per di più la standing ovation del pubblico iberico. Il Dottore e Jorge Lorenzo rompono la monotonia di una gara a senso unico, perché dopo pochi giri il Montmelò aveva già eletto il suo terzetto di testa, con i due piloti della Yamaha a battere sulla cinghia e Casey Stoner, ieri in deficit di stomaco, a cercare di limitare i Rossa sul podio Stoner stringe i denti e alla fine porta la Ducati al terzo posto danni. Ultimi sei giri degni dell’urlo di Munch: il pesarese lascia passare Lorenzo, cosa che di solito fa per studiare l’avversario e battere cassa agli ultimi tornanti. E forse è proprio così. Da parte sua, «Por Fuera» non è nuovo a partire con il diesel e tirare fuori i numeri proprio nel finale. Sta di fatto che l’ultimo dei 25 giri è una sequenza thriller che lascia senza fiato, con Valentino che si vede passare dal maiorchino, dopo una serie di sportellate da arresto cardiaco, ma quando sembra fatta per lo spagnolo, accade l’impensabile fino a ieri. «La battaglia all'ultimo giro ha accontentato tutti i tifosi della MotoGp, non so se sia un caso ma quando ci sono questo tipo di battaglie ci sono sempre io a fare il corpo a corpo e spesso vinco», la provocazione del pilota di Tavullia, che alla fine si riserva nelle manopole quel guizzo di gas che lascia basiti tutti, tecnici compresi, superando il compagno di squadra a cinquanta metri dalla bandiera a scacchi. «Tra le mie tre vittorie più belle», a detta di Rossi. Uno spettacolo che ricorda quello di un anno fa a Laguna Seca. «Si è vero - ammette il dottore – ma lì la gara finì otto giri prima, sorpassare all’ultima tornata, in questa maniera, è un’emozione unica. Lorenzo è stato un avversario duro da battere, devo ancora riprendermi». La prende con filosofia invece il maiorchino, accettando quella che suona più come una punizione divina, vergata da un fenomeno fuori dalla sua portata, che non il verdetto di una gara di motociclismo. «Ho sbagliato, mi dispiace pensavo che dopo l’ultimo sorpasso potesse bastare, invece dovevo chiudere la porta e non l’ho fatto», il volto tirato quasi avesse visto un ufo. «Sono comunque contento per il pubblico – ha poi aggiunto lo spagnolo - che ha ammirato una gara spettacolare, e per me che sono stato lo stesso protagonista». CUORE BLAUGRANA L’unico vero rammarico è forse quello di aver assaporato la gioia di fare il bis con la Champions del suo Barcellona, anche se la bandiera l’ha sventolata lo stesso. La vittoria del pesarese ha fatto saltare letteralmente di gioia anche i meccanici ai box, che ieri si sono lasciati andare ben oltre la soglia massima di esultanza che si conviene di solito. Il muro che ormai separa la squadra di Rossi da quella del suo rivale ieri è stato infranto dalla schizofrenia de- Foto Reuters Valentino Rossi a Montmelò: il Dottore è nato il 16 febbraio 1979 Numeri Il campione è arrivato a -1 Una vittoria per quota 100 99 con quella di ieri Valentino Rossi raggiunge le 99 vittorie in carriera. Il circuito catalano porta bene al Dottore, che qui ha totalizzato ben nove vittorie negli ultimi 13 anni. 2003 a Montmelò la prima vittoria della Ducati in MotoGp: nonostante il gap all’arrivo, il giro più veloce lo ha fatto registrare la rossa di Casey Stoner con 1’42”858 3 pole-position per Lorenzo nel 2009, ma nemmeno in Catalogna glià bastato per vincere: oltre al secondo posto di ieri, quello del Mugello nel penultimo Gp, oltre al mancato arrivo sul circuito di Jerez. 50 punti in classifica per Marco Melandri,settimo tra ipiloti esorpresadella stagione con la Kawasaki dopo che ha rischiato di rimanere appiedato gli omini blu di casa Hamamatsu, che hanno abbracciato e baciato il campione del mondo in carica, dando così il via allo sfottò con i colleghi del team. Bello nel paddock l’abbraccio tra i due rivali, con Rossi che prima rende omaggio all’avversario, poi si concede allo spicchio di tribuna gialla riservata ai suoi fan, lasciandosi andare a un inchino in stile José Carreras. Tornando alla normalità, alle spalle dei due, si piazza Casey Stoner, imbronciato ma comunque ancora in lotta per il titolo. La classifica del mondiale di fatto si è azzerata, con Rossi, Lorenzo e l’australiano assestati in linea a 106 punti. Tutto lascia presagire una seconda parte di stagione più che mai serrata. Dietro di loro, Andrea Dovizioso, quarto ieri davanti a Capirossi e Dani Pedrosa. Scavalcato in classifica dal compagno di squadra, il catalano correva letteralmente in casa, ha fatto il possibile, ma l’infortunio alla spalla rimediato nelle prove lo ha di molto condizionato.❖ www.unita.it 44 Zapping MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 ITALIA - SERBIA SUPERQUARK LA CURA DEL GORILLA COMPLOTTI RAITRE - ORE: 20:35 - CALCIO RAIUNO - ORE: 21:20 - RUBRICA RETE 4 - ORE: 23:40 - FILM LA 7 - ORE: 23:40 - RUBRICA NAZIONALE UNDER 21 CON PIERO ANGELA CON CLAUDIO BISIO CON GIUSEPPE CRUCIANI Rai 1 06.05 Anima Good News. Rubrica 06.10 Incantesimo 10. Teleromanzo. 06.30 Tg 1 06.45 Unomattina Estate. Attualità. 07.00 Tg 1 07.30 Tg 1 L.I.S. 10.55 Roma: Montecitorio, Sala della Lupa. Relazione Annuale. Rai 2 06.00 Tg2 Sì Viaggiare. Rai 3 07.10 T.J. Hooker. Telefilm. 06.00 Tg 5 Prima pagina. Rubrica 08.10 Magnum P.I. Telefilm. 08.00 Tg 5 Mattina 06.40 Tg2 Medicina 33. 08.00 Rai news 24 Morning news. 06.45 Agenzia ripara torti. Rubrica. 08.15 La storia siamo noi. Rubrica. 09.00 Miami Vice. Telefilm. 06.55 Quasi le sette. 09.15 Referendum 2009. 10.05 Febbre d’amore. Soap Opera. 07.00 Cartoon Flakes. 09.30 Roma ore 11. Film drammatico (Italia, 1952). Con Carla Del Poggio. 10.25 Un mondo a colori 10.40 Tg2punto.it. Cominciamo bene Estate. Rubrica. 11.25 American Dreams. 11.55 La Signora in giallo. Telefilm. 12.05 Desperate Housewives. Telefilm. 12.00 Tg 3 13.30 Telegiornale 13.00 Tg 2 Giorno 14.00 Tg 1 Economia. Rubrica 13.30 Tg 2 Costume e società. 14.10 Verdetto finale. Show. Conduce Veronica Maya 13.50 Tg 2 Medicina 33. 13.05 Terra nostra. Soap Opera. 14.00 7 Vite. Miniserie. 14.00 Tg Regione / Tg 3 14.25 One Tree Hill. 15.15 Beyond the break Vite sull’onda. 14.50 Cominciamo bene Estate - “Animali e animali e...”. 16.50 Tg Parlamento. Rubrica 16.00 Alias. Telefilm. 15.00 TG3 Flash L.I.S. 16.40 Las Vegas. Telefilm. 15.05 Referendum 2009. 17.00 Tg 1 17.25 Tg 2 Flash L.I.S. 15.35 Il gran concerto. 17.35 TG 2 News 16.10 Trebisonda. 18.05 Rai Sport Campionati Europei Under 21. 16.30 Rai Sport. News. 17.15 Le sorelle McLeod. Telefilm. 18.00 Il Commissario Rex. Telefilm. 18.50 L’Eredità. Quiz. Conduce Carlo Conti. 20.00 Telegiornale 20.30 Supervarietà. Varietà SERA 21.20 Superquark. Documentario. Conduce Piero Angela. Con Alberto Angela 23.30 TG 1 23.35 Porta a Porta. Attualità. Conduce Bruno Vespa 01.10 Tg 1 - Notte 01.50 Sottovoce. Rubrica. Conduce Gigi Marzullo 02.20 Rai Educational Sky Cinema 1 21.00 Ultimi della classe. Film commedia (ITA, 2007). Con A. De Rosa, S. Tommasi. Regia di L. Biglione 22.40 Underdog Storia di un vero supereroe. Film fantastico (USA, 2007). Con J. Belushi, P. Dinklage. Regia di F. Du Chau Canale 5 07.30 TGR Buongiorno Regione. Attualità 06.15 La Ruta Maia. Documentario 11.15 15.00 Un medico in famiglia 2. Telefilm. Rete 4 18.15 Calcio Europei Under 21. Svezia Bielorussia. Da Malmo (Svezia); 20.30 Tg 2 20.30 SERA 21.05 Primeval. Telefilm. 23.40 Tg 2 13.00 Cominciamo bene Estate - “Animali e Animali e...’’. 17.15 Squadra Speciale Vienna. Telefilm. 18.00 GEOMagazine 2009. Rubrica. 19.00 Tg 3 / Tg Regione. 20.00 Blob. Attualità 20.10 Agrodolce. SERA 20.35 Calcio - Nazionale Under 21. Italia - Serbia 23.55 La linea d’ombra. Rubrica. Conduce Massimo Picozzi. 23.00 Speciale europei. Rubrica 01.10 Tg Parlamento. Rubrica 00.10 Tg regione. 01.20 Supernatural. Telefilm. 02.00 Estrazioni del lotto. Gioco 23.10 Viziati 3. Rubrica. 01.10 Rai Educational. Rubrica. “Un mondo a colori” 10.30 Giudice Amy. Telefilm. 08.35 Un lupo per amico. Film Tv avventura (Norvegia, 2003). Con Julia Pauline. Regia di P. Norlund 11.30 Tg 4 - Telegiornale 10.55 Ciak Speciale. 11.40 Doc. Telefilm. 11.00 Forum. Rubrica. 12.25 Distretto di polizia. Telefilm. 13.30 Tg 4 - Telegiornale. 14.05 Sessione pomeridiana: il tribunale di Forum. Rubrica. Conduce Rita Dalla Chiesa 15.10 Il fuggitivo. Telefilm. 16.10 Sentieri. Soap Opera. 16.55 Il barbaro e la geisha. Film avventura (USA, 1958). Con John Wayne, Eiko Ando, Sam Jaffe. 18.55 Tg 4 - Telegiornale. 19.35 Ieri e oggi in tv. Show 19.50 Tempesta d’amore. Soap Opera. 20.30 Nikita. Telefilm. SERA 21.10 L’urlo dell’odio (The Edge). Film drammatico (USA, 1997). Con Anthony Hopkins, Alec Baldwin. Regia di Lee Tamahori 23.40 La cura del gorilla. Film commedia (Italia, 2006). Con Claudio Bisio, Stefania Rocca, Ernest Borgnine. Regia di Carlo Sigon. 02.25 Terapia d’urgenza. Telefilm 01.40 Prima della prima. Rubrica. “Dal teatro dell’Opera di Roma: I pagliacci” Sky Cinema Family Sky Cinema Mania 21.00 La musica nel cuore August Rush. Film drammatico (USA, 2007). Con F. Highmore, K. Russell. Regia di K. Sheridan 21.00 Blade Runner The Final Cut. Film fantascienza (USA, 1982). Con H. Ford, R. Hauer. Regia di R. Scott 18.45 Secret Saturdays. 23.05 Il matrimonio è un affare di famiglia. Film commedia (AUS, 2007). Con B. Blethyn, K. Chittenden. Regia di C. Nowlan 20.50 Flor. Serie Tv. Con 23.00 Seta. Film drammatico (CAN, 2007). Con M. Pitt, K. Knightley. Regia di F. Girard 08.30 Shargra, cavallo di razza Cartoon Network 19.10 Blue Dragon. 19.35 Ben 10. 20.00 Star Wars: the Clone Wars. 20.25 Secret Saturdays. 21.40 Le nuove avventure di Scooby Doo. 22.05 Star Wars: the Clone Wars. 13.00 Tg 5 13.41 Beautiful. Soap Opera. Italia 1 06.35 Tre nipoti e un maggiordomo. Situation Comedy. La 7 06.00 Tg La 7 07.00 Omnibus. Rubrica 07.00 Hercules. Telefilm. 09.15 Omnibus Life. Attualità. 08.45 Pippi calzelunghe. Telefilm. 10.10 Punto Tg. News 09.45 Young Hercules. Telefilm. 10.20 Xena. Telefilm. 11.15 Baywatch. Telefilm. 12.15 Secondo voi. Rubrica. 12.25 Studio Aperto 10.15 Due minuti un libro. Rubrica. 10.20 Movie Flash. Rubrica 10.25 Cuore e batticuore. Telefilm. 11.25 Movie Flash. 13.00 Studio Sport. News 11.30 Mike Hammer. Telefilm. 13.40 Yu Gi Oh! 5d’s. 12.30 Tg La7 14.10 CentoVetrine. Teleromanzo. 14.05 Iron Kid. 12.55 Sport 7. News 14.30 I Simpson. 14.46 Il diario di Suzanne per Nicholas. Film drammatico (USA, 2005). Con Christina Applegate, Johnathon Schaech. Regia di Richard Friedenberg 15.00 Dawson’s Creek. Telefilm. 13.00 L’ispettore Tibbs. Telefilm. 16.26 Pomeriggio Cinque. Talk show. 17.50 Gormiti. 18.50 Sarabanda. Quiz. Conduce Teo Mammucari, Belen Rodriguez 20.00 Tg 5 20.31 Paperissima Sprint. Show. Conduce Juliana Moreira con il Gabibbo SERA 21.25 Amici la sfida dei talenti. Show 00.30 Big Shots. Telefilm. 01.30 Tg 5 Notte 02.00 Paperissima Sprint. Show. Conduce Juliana Moreira con il Gabibbo 02.45 The Guardian. Telefilm. Con Alan Rosenberg, Charles Malik Whitfield Discovery Channel 15.50 Il mondo di Patty. Telefilm. 16.50 Hannah Montana. Situation Comedy. 17.30 Bakugan. 18.05 Spongebob. C 18.30 Studio Aperto 18.55 Meteo. News 19.00 Studio Sport. News 19.30 I Simpson. 19.50 Camera Cafe’ Situation Comedy. 20.30 La ruota della fortuna. Quiz. SERA 21.10 Eli Stone. Telefilm. 23.00 Chuck. Telefilm. 00.50 My name is Earl. Telefilm. 01.30 Studio Sport. News 01.55 Studio Aperto La giornata. News 02.10 Talent 1 Player. Reality Show 02.50 Media shopping. Televendita 03.10 Six Feet Under. Telefilm. All Music 14.00 La lunga ombra gialla. Film (GB, USA, 1969). Con Gregory Peck, Anne Heywood, Arthur Hill. Regia di J. Lee Thompson 16.00 Movie Flash. 16.05 Star Trek. Telefilm. 17.05 La7 Doc. Documentario. 18.05 Due South. Telefilm. 19.00 The District. Telefilm. 20.00 Tg La7 20.30 Otto e mezzo. Attualità. SERA 21.10 The District. Telefilm. 23.40 Complotti. Show. Conduce Giuseppe Cruciani 00.45 Tg La7 00.55 Movie Flash. Rubrica 01.10 Otto e mezzo. Attualità. Conducono Lilli Gruber, Federico Guglia (replica) MTV 19.00 Come è fatto. “Cappotti in pelliccia-carri funebriilluminazione esterna-tee da golfCacciaviti”. 16.05 Rotazione Musicale. 19.05 Sex with... Mom and Dad. Show 19.00 All News. News 19.05 The Club. Rubrica 19.30 Parental control. Show 19.30 Inbox. Musicale 20.00 Flash 20.00 Top Gear. Rubrica. 21.00 Cash. Show 20.05 Lolle. Situation Comedy 21.00 Extreme Explosions. “Liverpool”. 22.00 Extra. Musicale. Conduce Susanna Giaroli 21.00 Michiko e Hatchin. Cartoni animati 22.00 Destroyed in Seconds. 23.00 Night Rmx. Musicale 22.00 Fist of Zen. Show 23.00 Disastri 2.0. 24.00 The Club. Rubrica 23.05 Scream Qeens. 23.00 Flash P PARLANDO DI... Zidane e Ribery Zinedine Zidane, consigliere del presidente del Real Madrid Florentino Perez, sta discutendo con Franck Ribery per cercare di convincerlo a passare nel club delle «merengues». Secondo la stampa tedesca, un'offerta di oltre 60 milioni potrebbe convincere il Bayern Monaco a lasciar partire il centrocampista francese. qualità, lavoravo sulla tecnica, non mi fissavo con schemi e moduli. Però è vero che ci sono allenatori che pretendono che i due esterni di centrocampo sappiano difendere più che attaccare. Detto questo, bisogna anche nascere con certe caratteristiche o avere un pizzico di fortuna. Il sottoscritto non ha iniziato come ala destra. In quel ruolo mi provò Radice nel suo primo anno al Toro nel ‘75: prima avevo sempre giocato come numero 10 e una stagione, ai tempi di Fabbri, avevo fatto il centravanti arretrato alla Hideguti, con il 9 sulle spalle». LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 45 NOSTALGIA DELL’ALA DESTRA SCHEMI E CUORE Darwin Pastorin GIORNALISTA Come maturò questa scelta? «Fu un'intuizione di Radice, per far convivere nella stessa squadra me, Pecci e Zaccarelli. A dire la verità, io ero scettico. Non avevo mai giocato in quel ruolo, avevo un bel dribbling ma non la velocità di un'ala. Però penso di essermela cavata bene: ho Claudio Sala (8/9/1947) ha giocato con Napoli, Torino e Genoa: 323 partite e 27 gol Intervista a Claudio Sala «Il mio numero 7 è stato cancellato dai dogmi tattici» L’ex granata simbolo di un ruolo ormai estinto Oggi la tattica è sempre anteposta alla creatività Domenghini capostipite, Causio il più forte di tutti» MASSIMO DE MARZI [email protected] laudio Sala, quarant’anni fa il Torino sborsò 470 milioni di lire per acquistarla dal Napoli. Oggi quanto varrebbe il suo cartellino? «Non ho idea. Erano una gran bella somma per quell'epoca. Meglio non farli certi calcoli, altrimenti verrebbe da mordersi le mani. Certo, se penso che come premio per il quarto posto ai Mondiali d'Argentina nel 1978 presi 50 milioni, mentre ho letto di 300 mila euro per ognuno dei campioni del 2006 in Germania...». C Domenghini, Causio, Sala, Conti, Do- nadoni. Il calcio italiano ha sempre avuto grandi numeri 7. Come mai non ne nascono più? «È un fatto generazionale. In passato l'Italia sfornava grandissimi difensori, adesso invece abbiamo tanti attaccanti di valore. Poi, oltre a ragioni contingenti, c'è da dire che oggi il calcio è molto legato agli schemi, forse troppo. Per certi allenatori il 4-4-2 è un dogma, si insegna prima a fare il fuorigioco che a marcare: i rifinitori o soprattutto le mezze punte, come si diceva ai miei tempi, diventano un lusso difficile da sostenere. Si antepone la tattica alla creatività». Questo per colpa di certi allenatori. Anche del Sala che fu alla guida della Primavera del Toro? «Io ho sempre cercato di premiare la Conversione «Fu un’intuizione di Radice, io avevo giocato come 10: a dire la verità ero scettico, ma penso di essermela cavata bene...» vinto due volte il Guerin d'Oro e il premio Assist della Rai, aiutando Pulici e Graziani a conquistare la classifica dei cannonieri». E nacque la leggenda del Poeta del Gol. Il cruccio è aver giocato pochissimo in nazionale.. «Eravamo in 6-7 del Toro convocati sempre da Bearzot, ma giocava il blocco Juve. E Causio era titolare da molti anni, quando io ho cominciato a fare l’ala». Chi è stato il migliore interprete italiano del ruolo? «Domenghini è stato il capostipite, ma era un giocatore più di quantità che di qualità, aveva nella corsa il suo punto forte. Bruno Conti aveva grandissima fantasia, ha vinto il Mondiale nell'82, ma considero Causio il più forte di tutti». E a livello internazionale? «Figo. Il portoghese è stato il migliore, capace di giocare sia a destra che a sinistra, con qualità e fantasia. Beckham? È stato utile nel Milan, ma da tempo non gioca più sulla fascia e da giovane non era comunque un’ala classica, era più bravo a dare la palla che a dribblare». C'è qualcuno in cui si rivede oggi? «Poteva esserlo Semioli (oggi alla Fiorentina, ndr), che ho avuto nelle giovanili del Toro. Per le caratteristiche mi assomigliava, ha avuto una discreta carriera ma poteva fare di più».❖ ’ala destra era un ribelle, un sognatore e un fuggitivo. Aveva la maglia numero sette sulle spalle fragili, portava i capelli lunghi o arruffati e i calzettoni abbassati, i suoi dribbling erano arte pura, elogio della malinconia, allegria e follia. Ala destra era Mané Garrincha, che parlava ai passerotti e rinunciò a una villa a Copacabana preferendo la libertà di un uccellino in gabbia, morì solo e abbandonato per poi conoscere i versi di Carlos Drummond de Andrade e Vinicius de Moraes, per i poveri è lui il re e non Pelé, l’ex lustrascarpe che oggi porta in giro il suo poster fin troppo sorridente. Ali destre come Pier Paolo Pasolini («Giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo “Stukas”: ricordo dolce bieco») e Antonio Tabucchi («Il mio calciatore preferito era Kurt Hamrin»). O come Franco Causio, detto «Brasil», per il suo estro sudamericano, e Claudio Sala, detto «il poeta», perché erano versi sciolti le sue fughe sulla fascia. Oggi l’ala destra è memoria e rimpianto, sostituita dagli «esterni», che niente esprimono: se non una esigenza tattica, un puntino sulla lavagna. Ma io sono qui, colpito da profonda nostalgia, a ricordare, a rendere omaggio a Roccotelli e Fotia, Favalli e Jair, Cané e Montorsi, ai grandi e ai piccoli, ai celebrati e ai dimenticati. Le ali volavano nella nostra fantasia e nella nostra speranze, nelle domeniche pomeriggio, su quegli spalti che sapevano di avventura e di futuro: e a ogni loro volata l’immaginazione saliva al potere. L’ala destra era un rivoluzionario, l’espressione di una libertà estrema, di un’utopia da realizzare. Perché «i dittatori passano. Passeranno sempre. Ma un gol di Garrincha è un momento eterno. Non lo dimentica nessuno», sottolineò Edilberto Coutinho nel suo “Maracanà, addio”, testamento di un’epoca epica e abbagliante.❖ L Culture ZOOM MADONNA CHE DIGITALE C’È STASERA FRONTE DEL VIDEO Maria Novella Oppo randi servizi nei tg e nei programmi contenitore per illustrare l’arrivo del digitale terrestre in nuove zone d’Italia. Finché la cosa riguardava la Sardegna, nessuno si è scomodato troppo a informare, visto che l’isola è sempre considerata marginale. Al punto che, certe volte, viene dimenticata perfino dalle previsioni del tempo. E figurarsi dai giornalisti appaltati al capo supremo, i quali si sono ben guardati dall’illustrare i risultati elettorali delle europee, che dimostrano come siano ba- G stati pochi mesi di Cappellacci per far capire ai sardi che cosa voglia Berlusconi dalla loro terra: una sorta di zona franca opportunamente isolata, dove allestire un allegro lupanare per sé e altri ricchi e potenti (o magari impotenti). E per il resto, che le fabbriche chiudano, i giovani siano costretti di nuovo a emigrare e le servitù militari ed economiche crescano, a Berlusconi non può interessare di meno. Mentre, per tornare al digitale, ora saranno spese e rotture di scatole continentali.❖ MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 45 Il Tempo Oggi In Pillole PROIETTI: TRE ANNI AL GLOBE Gigi Proietti, dopo aver proceduto precariamente di stagione in stagione, ha ora un mandato triennale come direttore artistico del Toti Globe Theatre a Villa Borghese a Roma. La sala riparte con un testo di Poe che non va mai in scena, Poliziano, ambientato nella Roma cinquecentesca, con la regia di Riccardo Reim (23-27 giugno). NORD tempo instabile sulle zone alpine con rovesci nel pomeriggio. CENTRO condizioni stabili e soleggiate ovunque con poche nubi. SUD bel tempo ovunque con temperature al di sopra della norma. «LUCCIOLE» A MAGGIODANZA Anthony Heinl, coreografo americano già dei Momix, stasera debutta al Maggio Musicale Fiorentino con la coreografia Firefly («Lucciola»). MOGOL PREMIA POVIA Con la discussa canzone a Sanremo Luca era gay Povia ha vinto ad Aosta il secondo premio Mogol che presiede la giuria. Il prossimo suo brano sarà ispirato a Eluana Englaro. «Non mi frega niente delle polemiche, con un po’ di furbizia ben vengano», dice il cantante. Domani l’alta pressionetende a lasciare ulteriore instabilità sulle zone alpinecon deboli rovesci nelpomeriggio. CENTRO condizioni stabili e soleggiate ovunque con poche nubi. SUD bel tempoovunque concanicola africana in ulteriore aumento. NORD PASOTTI REGISTA ANTI-AIDS Un Tarzan ecologista, anticonsumista, in difesa della terra e dell’ambiente. È con questo taglio che da oggi il Museo del Quai Branly di Parigi omaggia con una mostra l’uomo scimmia creato dello scrittore americano Edgar Rice Burroughs nel 1912. Giorgio Pasotti, che nella nuova serie di Canale 5 La scelta di Laura interpreta un medico, ha girato uno spot in una discoteca, promosso da Nbs Italia, il network delle persone sieropositive, per sensibilizzare all'uso del profilattico. a cominciare dai frignoni precari a vita e da quegli ingrati che s’ammazzano perché hanno perso il posto di lavoro e la casa. È un sensibilone, lo sappiamo. Ma c’è chi gli taglia le gambe, in casa. La sua irriconoscente Gelmini, ad esempio, se potesse bocciare anche i neonati lo farebbe volentieri: com’è possibile che questi sovvervisi si permettano di fare cacca e pipì fuori dal vasetto? Un bel cinque in condotta e imparano. Però, poi leg- giamo che, tagliati fuori dalla scuola, questi capricciosi svagati appena possono vanno a lavorare e infatti si apprende che il 28% dei ragazzini dell’area metropolitana di Roma a 15 anni ha già lavorato almeno una volta. Cucù! Non è finita: il ministro Sacconi ha ieri dichiarato tolleranza zero nei confronti dello sfruttamento minorile. E il cerchio si chiude con infingarda eleganza mentre il premier singhiozza.❖ E Parigi s’inchinò al Tarzan ecologista LA MOSTRA NANEROTTOLI Bocciati Toni Jop La situazione si ingarbuglia. Dall’inizio: il premier si offende, e forse piange, ogni volta che qualcuno gli ricorda che troppi italiani se la passano male e se ne lamentano, Dopodomani l’alta pressione si estende su tutto il nord con qualche residuo annuvolamento sul Veneto. CENTRO condizioni stabili e soleggiate ovunque con poche nubi. SUD tempo soleggiato ovunque con temperature in ulteriore aumento. NORD Sport 46 LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 La stella nascente dell’ippica Re degli ippodromi è un simbolo del paese magiaro Numeri 12 2500 vittoriedi filaper ilcavallo di origine inglese euro spesi per acquistarlo nel 2006: ora vale 5 milioni 3 soprannomi:«Dozy»,«Wunderpferd» (cavallo prodigio) e «Budapest bullet» (pallottola di Budapest) «Overdose» a quattro zampe L’Ungheria è salita a cavallo Un cavallo che fa sognare una nazione intera. Per uscire dalla forte crisi economica, i magiari puntano su «Overdose», stallone di 4 anni, originario inglese, che ormai è diventato più famoso di un calciatore. GIULIANO CAPECELATRO [email protected] on un nome del genere, o vinci o è meglio che ti nascondi. Overdose, stallone di 4 anni, si è buttato senza esitare sulla prima opzione. Ha vinto. Una gara dopo l’altra. L’ultima in casa, all’ippodromo di Kincsem Park, due passi da Budapest. Dodici trionfi di fila. Già il proprietario, l’imprenditore ungherese Zoltan Mikoczy, pregustava il fatidico 13, quando una brutta infezione ha fermato l’irresistibile ascesa di «Dozy», come affettuosamente lo C chiamano i fan. Un ascesso alla zampa sinistra, un’operazione. Poche speranze di partecipare al Royal Ascot (dal 16 al 20 giugno). L’ascesso che si ripresenta sulla zampa destra. La speranza in frantumi. Una nazione costernata. Kincsem, dove «Overdose» ha colto l’ultimo alloro, è il nome di un cavallo. Che, imbattuto in 54 corse, fece sognare gli ungheresi negli anni intorno al 1870. Anche «Overdose» si trova ad incarnare un ruolo messianico. fenomeno. Così Zoltan Mickozy, imprenditore che certo non manca di fiuto, nel 2006 se lo assicurò ad una vendita all’asta a Newmarket, per l’inezia di 2100 sterline, più o meno 2500 euro. «Dozy» si trasferì in Ungheria e ha infilato 12 vittorie conse- Intoccabile Il proprietario Zoltan Mickozy: «Non si vendono i sogni» CRISI E ORGOGLIO I suoi successi hanno restituito euforia, morale e orgoglio nazionale a un popolo cui la crisi economica ha fatto sbattere il sedere a terra. Ma ci sono le vittorie di «Dozy». Ci si entusiasma. E si rivanga un romantico passato in cui l’equitazione era un’arte in cui i magiari eccellevano. «Dozy», peraltro, magiaro non è. L’anagrafe, che lo registra nato nell’aprile 2005, lo vuole suddito inglese. Nei suoi primi giorni, non doveva sembrare un cutive. Che già sarebbero tredici, non fosse per un dubbio cavillo tecnico. Aveva vinto anche a Longchamp nell’ottobre scorso, il prestigioso “Prix de l’Abbaye”. Il rivale più quotato, il superfavorito «Marchand d’Or», costretto a mordere la polvere. Ma un inconveniente alla partenza, un concorrente fermato da una porta bloccata, aveva fatto annullare la gara. Alla ripetizione, l’allenatore aveva preferito evitargli stress e così per «Marchand d’Or» non c’erano stati problemi. È nel luglio dello scorso anno che «Overdose» decide di gettare la maschera. Corre, e vince la sua prima gara, a Baden Baden, in Germania. Per i tedeschi è “wunderpferd”, il «cavallo prodigio»; per gli inglesi «Budapest bullet», la «pallottola di Budapest». Solo il suo allenatore, Sandor Ribarszki, storce il naso; lo considera «corto di zampa e non particolarmente bello». A dispetto delle zampe corte, «Dozy» ha arraffato premi su premi. A Kincsem Park lo cavalcava il jockey franco-belga Christophe Soumillon, un asso della categoria. Quello che ci vuole per una stella come «Overdose». Dalla valutazione altrettanto stellare. Cinque milioni di euro. Di cui Zoltan Mickozy non vuol sentire parlare. E, tra gli applausi dei connazionali decisi a rimuovere per qualche ora le angustie finanziarie, sentenzia: «Dozy ha una missione. Non si vendono i sogni». ❖ 46 www.unita.it VEDI IN TV Sport MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 11.30 RUGBY All Blacks-Francia SKY SPORT 2 17.00 TENNIS Wimbledon story SKY SPORT 3 20.25 BASKET Milano-Siena SKY SPORT 2 p Nell’esordio in Confederations Cup gli azzurri vanno sotto e ribaltano la partita nella ripresa p Rigore di Donovan, poi entra il talento del Villareal e fa una doppietta. Giovedì contro l’Egitto Gli americani Rossi-De Rossi Vince l’Italia ma che fatica USA 1 ITALIA 3 STATI UNITI (4-2-3-1): Howard; Bornstein (40’ st Kljestan), Onyewu, Spector, Demerit; Bradley, Clark; Dempsey, Donovan, Feilhaber (27’ st Beasley); Altidore (21’ st Davies) ITALIA (4-2-1-3): Buffon; Zambrotta, Legrottaglie, Chiellini, Grosso; Gattuso (12’ st Gattuso), De Rossi; Pirlo; Camoranesi (12’ st Montolivo), Gilardino (30’ st Toni), Iaquinta ARBITRO: Pozo (Basualto-Mondria) RETI: 41’ pt Donovan (rigore), 13’ st Rossi, 26’ st De Rossi, 49’ st Rossi NOTE: ammoniti Legrottaglie, Bornstein, Grosso. Espulso Clark (33’ pt). Una partita a due facce: soffre nel primo tempo e va sotto, poi grazie all’americano d’Italia, Giuseppe Rossi, la Nazionale pareggia e dilaga. De Rossi completa il bottino, Pirlo alla fine ricama un assist capolavoro. CARLO TECCE [email protected] Brizzolati o col bastone, curvi o arzilli: i nonnetti d’Italia, che poi nonnetti non sono, piacciono ancora. E non perché raccontano sempre le stesse storie, perché eseguono quelle storie che ci hanno appassionato. Le storie fatte di sofferenza, di sorprese, di rimonte. L’Italia non diverte, però emoziona. Anche contro i modesti Stati Uniti, che perdono e fanno un figurone. Vanno bene i nonnetti, ma sono i più giovani (il fenomeno Rossi e De Rossi) a farli felici con la vittoria. I «vecchietti» (copyright Lippi) sanno stupire. Che novità: timorosi e lenti, gli azzurri (sbiaditi co- me la maglia) si fanno aggredire dagli Stati Uniti, formazione di terza fascia con campioncini smarriti già a vent’anni, a disagio in Europa come gatti nell’acqua. Che novità eccezionale: le pozioni tattiche stavolta sono favorevoli agli americani, con un solo attaccante pesante più che mobile (Altidore) – e qualche raro temerario centrocampista – gli Usa riescono a sfondare l’ex muro di Berlino. Rettifica: Cannavaro non c’è e c’è una cortina fumogena al contrario; ci sono gli juventini Legrottaglie e Chiellini, che sembrano freschi amici nel fresco di Pretoria. Che novità incredibile: in undici contro dieci dalla mezz’ora, per un attentato di Clark al ginocchio di Gattuso, l’Italia si esclude dalla partita. E insomma, se proprio non si tratta di giallo, è facile desumere che gli Usa siano passati in vantaggio. Su rigore, e poteva andare peggio. Chiellini si fa superare da Altidore sullo slancio, al difensore manca un movimento verso l’interno, ci mette un’epoca a ruotare la spalla e la sbatte sul centravanti originario Yankee a due facce Gli Usa crollano nel secondo tempo, ma giocano in 10 per un’ora di Haiti. Donavan segna su rigore, e come sempre Buffon si tuffa sull’altro palo, ma poteva scapparci un rosso per Chiellini. Nell’imbarazzante primo tempo dei (pur sempre) Campioni del Mondo, iniziato male e finito malissimo, c’è da segnalare la rete annullata all’Italia per fuorigioco di Camoranesi, anche se l’ultimo tocco (e dunque au- Foto di Kim Ludbrook/Ansa-Epa Giuseppe Rossi e Daniele De Rossi: il romanista ha segnato l’ottavo gol in azzurro togol) era di Bornstein. La provvidenza, fedele compagna in Germania, s’è fermata o s’è spinta oltre di qualche metro. Immeritata provvidenza. Pirlo e Gattuso macchinosi, Camoranesi intermittente, Gilardino ombroso e, per farla breve, una squadra distesa sul 4-2-1-3 che squadra non era. Il parziale di 1-0 americano non è giusto né severo. Nell’intervallo l’Italia riscopre l’orgoglio, Lippi il coraggio. Fuori i trentenni Gattuso e Camoranesi, peraltro infortunati per mezza stagione, dentro Montolivo (24 anni) e Giuseppe Rossi (22), l’italiano nato a Teaneck (New Jersey) che gioca in Spagna, al Villarreal. Il calcio spettacolo c’entra poco, la rabbia molto: Rossi strappa una palla sulla mediana, fa una decina di passi e tira dai venticinque metri. Forza, talento e precisione: si chiama Rossi, attenzione, pareggia e rianima i vecchietti. È un crescendo, un destarsi uno per uno, reparto per reparto: i difensori prendono fiducia, De Rossi e Pirlo guardano avanti, Iaquinta corre. Gilardino è fiacco, allora c’è Toni: due punte più Iaquinta; 4-4-2 o qualcosa di simile. C’è ordine in campo e su, nel destino o come si dice. De Rossi ha qualcosa da farsi perdonare, la gomitata e l’espulsione ai Mondiali: tre anni, più che la maturità, il rosso «de Roma» ha raggiunto i migliori del calcio. Il tiro dalla distanza è vincente. Chiude Rossi, doppietta. L’Italia vince. E che sia detto tra parentesi: era in undici contro dieci dal 30’. ❖ Sport ZOOM La nazionale dell’Inghilterra vestita dalle operaie-schiave Ci pensi, capitano John George Terry: «C'è solo il tempo di mangiare la sera e dormire, prima che ti riportino con un furgone in fabbrica alle otto di mattina». Per due euro al giorno. Ago, fili, macchinari. Fuori ci sono trenta gradi, cento per cento di umidità; in mezzo c’è il filo spinato e ci sono le guardie armate; dentro non c’è l’aria condizionata e non c’è libertà di parola. Si chiama sfruttamento. È lontano, a Tangerang, due ore di auto da Giakarta, Indonesia. La fabbrica CICLISMO Valverde ok è una prigione, e i prigionieri – volontari per il bisogno di mangiare – sono duemila: lavorano dodici ore al giorno per cucire le splendide maglie della nazionale inglese, tessuto di cotone, finemente ornate con il rombo della Umbro. Prezzo: circa 60 euro cadauno. Esatto: trenta volte la paga quotidiana alla “Pt Tuntex” di un operaio, che spesso è un’operaia, giovane e madre. Di ventiquattro anni: «Lavoriamo il massimo orario consentito perché il salario base non è abbastanza per vivere e mantenere le nostre fami- Scacchi glie. Il lavoro è molto duro, ma i posti buoni non si trovano facilmente». Non sono affari di Terry e degli altri milionari selezionati e allenati da Fabio Capello, però quelle maglie, che imitano le leggendarie casacche del Mondiale di Sua Maestà (‘66), avranno pure un valore, un significato? Qualcosa che superi due euro. Perché l’inchiesta del domenicale “News of the World”, corredata di foto che la retorica vuole definite «agghiaccianti», fregano poco alla Federazione, alla Football Association («estranea») e alla stessa Umbro («non gestiamo la Pt Tuntex»). La maglia fregava a molti. Il commissario tecnico Capello e il direttore sportivo Franco Baldini sono stati folgorati al primo schizzo, il pregiato Aitor Troup aveva abbozzato, il sarto Charlie Allen di Sa- LUNEDÌ 15 GIUGNO 2009 47 vile Row (la londinese via Montenapoleone) aveva rifinito. Poi la logica degli appalti e dei subappalti, della manodopera schiavista creano la “Pt Tuntex”, non certo un fenomeno alieno, non la prima volta. Già nel 2006, per le maglie del mondiale tedesco, il «News of the World» aveva denunciato le condizioni disumane di uno stabilimento Umbro in Cina. Lo storico marchio di Manchester, fondato nel 1920 dai fratelli Humphrey, da un paio di anni fa parte dell’impero dell’americana Nike che, in quanto a diritti dei lavoratori, ha qualche vuoto di memoria. Nel 2007 il Vietnam ha assistito al più grande sciopero di fabbrica del paese. Erano in ventimila. Tutti contro la Nike. CARLO TECCE Adolivio Capece Ricordando Tigran Li Shilong–Wang Hao, Cina 2009 Il Nero muove e vince. Il corridore spagnolo Alejandro Valverde ha vinto il Giro del Delfinato, precedento Cadel Evans e Alberto Contador. Ultima tappa all’olandese Clement. GRENOBLE NUOTO Il tedesco Paul Biedermann ha battuto di un centesimo il record sui 200 stile libero che da sette anni apparteneva a Pieter Van den Hoogenband. MONACO RALLY Mikko vince SOLUZIONE Il Bianco speculava sull’inchiodatura, ma 1...Ac4! con minaccia di matto in f1 lo costringe all’abbandono. Record Paul Dopodomani, 17 giugno, il mondo scacchistico ricorda Tigran Petrosjan a 80 anni dalla nascita. Campione del mondo dal 1963 al 1969 (battè Botvinnik, perse con Spassky) morì a soli 55 anni, il 13 agosto 1984, per un tumore. Perdeva assai di rado: su circa 2500 partite, ne pareggiò più della metà. Giocò 50 tornei, ne vinse 16 e in 17 arrivò secondo. LE MANS, AUDI BATTUTA Il finlandese Mikko Hirvonen, al volante di una Ford Focus, ha vinto il rally dell’Acropoli: secondo Sebastien Ogier. LOUTRAKI L’Audi abdica a Le Mans, nella mitica 24 Ore vince la Peugeot dopo 16 anni. Vincono Wurz, Genè e Brabham, i francesi mettono a segno una doppietta. Tedeschi sconfitta dopo 10 anni. Montreaux, le brasiliane dominano l’Italia Sconfitta per la Nazionale italiana femminile sperimentale allenata da Marco Bracci. Dopo aver guadagnato la finale battendo la Cina 3-0. ieri le azzurre hanno perso la finale contro il Brasile, nell'epilogo del torneo di Montreux, con un punteggio netto di 3-0 (25-17,25-18,25-23). Le italiane non sono mai state in partita, l'unica nota positiva arriva da Cristina Barcellini, a segno con 13 punti e unica ad andarein doppia cifra. Prossimo appuntamento il torneo di Torino, in programma da martedì a sabato. MONTREAUX F FRASE DI... Claudio Lotito Presidente Lazio L’Egitto di Zidan formato mundial Vittoria sudata dei brasiliani La prima doppietta di Kakà da giocatore del Real ha consentito al Brasile di scacciare l’incubo Zidan. Non stiamo parlando di Zizou Zidane, il fantasista francese Pallone d’Oro 1998, ma di Mohamed Zidan, l’attaccante del Borussia Dortmund che ha guidato l’Egitto a un passo dalla grande impresa. Nella prima gara del girone B della Confederations Cup i campioni d’Africa hanno saputo rimontare due volte la Selecao e sono stati beffati solo a pochi secondi dal 90’, quando il solito Kakà ha trasformato il rigore del 4-3 provocato dal tocco col braccio di Al Muhamadi sul tentativo di Lucio, che l’incerto arbitro Webb inizialmente non aveva sanzionato. Il Brasile ha portato a casa i tre punti, l’Egitto solo i complimenti, mentre il suo numero 9 da ieri è diventato uomo mercato. E dire che l’avvio di partita, con la Selecao in vantaggio dopo appena 5 minuti, lasciava supporre che si sarebbe visto il remake della goleada di Spagna-Nuova Zelanda, con gli egiziani a fare la parte della vittima sacrificale. Invece l’allegra difesa della nazionale ver- Fatica verdeoro Una doppietta di Kakà per domare i campioni d’Africa deoro consentiva a Zidan di pareggiare quasi subito, anche se prima dell’intervallo le reti di Luis Fabiano e del romanista Juan sembravano riportare la partita sui binari del pronostico. La ripresa, però, regalava una partenza sprint dell’Egitto, che sulla corsia sinistra metteva letteralmente in crisi Kleber. In novanta secondi prima Shawky e poi una rasoiata dello scatenato Zidan confezionavano il 3-3, con il Brasile intontito che rischiava di incassare il quarto gol. Kakà era uno dei pochissimi a crederci ancora e veniva premiato col rigore che decideva il risultato. L’Egitto ha lanciato un segnale all’Italia. E Zidan ora stuzzicherà l’interesse di qualche club di serie A. Il 27enne attaccante esterno, da alcune stagioni in Bundesliga, con Werder Brema e Magonza ha combinato poco, ma al Borussia ha dimostrato di avere numeri per essere protagonista pure nel nostro campionato. MASSIMO DE MARZI «Pandev? La Lazio è in grado di potere sostituire qualsiasi giocatore. Lui vuole andare via e noi cercheremo di accontentarlo. Comunque, non ho ricevuto alcuna richiesta». Un girovago di tacco L’anima Ibrahimovic tra vita e pallonate Antonio Dipollina traccia il profilo e il Dna della stella interista che è cresciuta in un melting pot tra origine slave e la Svezia La sua «non appartenenza» e il fascino nascosto dell’apolide Ibra! Il libro MALCOM PAGANI [email protected] ettore vigile degli osmotici cortocircuiti tra televisione e realtà, Antonio Dipollina, l’ex ragazzo pavese armato di occhiali dietro cui scrutare vizi e deformazioni, penna e spirito che Mura destinò allo sport al tramonto degli ‘80, ha premiato la sintesi. Quattro lettere per disegnare un eroe al contrario, Ibra, in una appassionata fenomenologia edita da Baldini e Castoldi, scritta da un interista critico, che è manifesto esistenziale per tutti quelli che al cinema, da sempre, parteggiano per i cattivi. Difficile essere teneri, quando la vita ti incasella ai margini di Malmoe, a Rosengard, al centro del cosmopolitismo obbligato, delle risse che parlano dialetti levantini e delle amicizie che se sbocciano, durano davvero. Strisciando coscia contro coscia per guadagnare rispetto ed opportunità. Per conoscere il segreto del più forte e meno condiscendente, bisogna voltarsi indietro. Anni prima che l’anarchia e il «vaffanculo» sistematico si trasformassero in crasi perfetta di genio e forza. L Mentre i nostalgici valutavano le categorie alla stregua di universi scissi e inconciliabili, Ibrahimovic migrava di piazzata in colpo di tacco, verso un’originalità che col tempo, lo ha reso unico. Nelle osservazioni argute del giornalista de «La Repubblica», Ibra è il ragazzone dall’aria svagata che passa dai cassonetti abbattuti a tutta velocità in notti olandesi in cui la gloria è solo un simulacro, all’Eden da Truman Show dei giorni milanesi con vista su Gaudì. Scostante, irriducibile, polemico, simbolo e bersaglio, divo e provvidenza in pantoloncini. In Lombardia e, se Moratti acconsentirà, a Barcellona. Padre perfetto, anche. Pantofole, cane e quotidiano vicino al latte, accanto alla cassetta delle lettere e alla donna che forte dell’ana- Antonio Dipollina La biografia pagine 211 euro 17 Baldini Castoldi Dalai grafe, ha saputo domarlo. Helèna, dieci anni di più, ci sarà comunque. Qualunque sia la sponda, il cavallo in cui nascondersi, l’approdo momentaneo. Con Ibra nulla è definitivo. Un orizzonte liquido, in cui scivolare, destinando baci effimeri e pugni al cielo. Nella «Non appartenenza» di Zlatan, secondo Dipollina si condensa il fascino nascosto dell’apolide. L’ebbrezza della contraddizione. La nebulosa. Padre bosniaco, madre croata. Mentre Ibra tiene la sua accademia, gli altri invidiano e bramano. Oscuro oggetto del desiderio e monile catartico. Chi lo indossa, vince. Seguirne le peregrinazioni, è come rilanciare in un’asta sempre aperta. Senza promesse eterne o formule di fedeltà. Così, come accadeva a Christian Vieri, prima che ai prati si sostituissero le RESTA O VA Per il quotidiano svedese «Portbladet» niente Barcellona: i coniugiIbrahimovic avrebberodeciso di iscrivere i figli alla scuola italiana, acquistando inoltre una casa fuori Milano. spiagge e dopo, molto dopo un’altra epopea ben descritta da Dipollina, quella delle cravatte sbagliate sulle maschere popolari di «90˚ Minuto», nessuno ama Ibrahimovic come se stesso. È il contrappasso della modernità, l’incapacità di sventolare da duratura bandiera, il conto che la curva tradita sottopone in presenza di spinte indipendentiste. Ibra lo paga volentieri in una sola, asentimentale retta. Con lui, la libertà, è un arcobaleno flessibile. Chi piange non ha capito e forse, adesso, è troppo tardi.❖ MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009 47 Lakers campioni Jackson e Bryant nella leggenda del basket Nba Lo aveva pronosticato Obama, ma anche stavolta – come per la finale del campionato universitario e per il Superbowl – non ci volevano particolari doti di preveggenza per indovinare. Sette anni dopo di nuovo sul tetto del mondo, il titolo Nba è dei Los Angeles Lakers. La squadra più forte ma anche più femmina, più discontinua ma anche più abbacinante per talento. Un anno dopo aver perso in finale contro i Celtics, lasciandoli scappare a 17 anelli vinti, i gialloviola californiani li riavvicinano oggi: battendo 4-1 in finale i valorosi Orlando Magic, hanno raggiunto il titolo numero 15 di una storia gloriosa, scritta da miti come Wilt Chamberlain, Jerry West, Kareem Abdul-Jabbar e Magic Johnson.Oggi l'eroe è Kobe Bryant, nominato miglior giocatore di una serie finale condotta a 32,4 punti e 7,9 assist di media, forse il più grande interprete della palla a spicchi dopo Michael Jordan, che con lui condivide il tecnico che l'ha guidato al successo. È Phil Jackson, al decimo titolo vinto: sei con i leggendari Chicago Bulls di Jordan e Pippen, tre coi Lakers prima Obama dixit Il presidente ha previsto il trionfo come per la Ncaa e il Superbowl maniera con Bryant affiancato da uno dei centri più dominanti nella storia del gioco, Shaquille O'Neal, e adesso l'ultimo. Il coach dal sorriso permanente porta in spogliatoio la filosofia zen, i riti delle tribù Sioux e la meditazione di gruppo: oggi è ufficialmente il più grande di tutti i tempi, superando anche la leggenda Red Auerbach, che ne vinse nove coi rivali Boston Celtics. Adesso potrebbe anche ritirarsi, candidati alla successione sono gli attuali assistenti Kurt Rambis e Brian Shaw, visto a Roma da giocatore. Quarto titolo in carriera, è il primo per Kobe senza O'Neal: «Ha imparato a diventare leader in modo che gli altri lo seguano – dice oggi Jackson – È importante per lui perché sapeva di dover dare qualcosa in cambio per poter mantenere un ruolo che prima esigeva e basta». «Essere la squadra che gli ha dato questo storico decimo titolo è speciale per noi», contraccambia Kobe, sepolto il dualismo con Shaquille. Belle storie e litigi, cattiverie e redenzioni: l'Nba è anche questo. GIUSEPPE NIGRO www.unita.it Lunedì 15 Giugno 2009 YLENIA LA PRIMA VITTIMA VOCI D’AUTORE Silvia Ballestra SCRITTRICE ussa, ucraina, bielorussa, detta Ylenia ma di nome Vira, 40 anni da compiere, oppure 45. Le poche notizie che si sanno di lei arrivano dalla Puglia confuse, frammentarie, il suo passaporto era addirittura custodito altrove, in una casa dove alloggiano altre donne come lei, immigrate dell’est. Forse aveva un figlio, forse era arrivata in Italia da due anni, forse aveva trovato quel lavoro da poco: chissà, gli unici effetti personali presenti nella sua camera erano giornali russi, medicinali con caratteri in cirillico e trenta euro nel portafogli. Quel che è certo è che era una badante e che è morta di aborto, forse spontaneo. Non è un caso che all'inizio si sappia poco di lei, perché questa donna morta dissanguata era una clandestina in un paese che voleva tenerla in una clandestinità così conveniente: rende ricattabili, favorisce lo sfruttamento, abbassa i costi di un lavoro che più nero non si può, fatto nel chiuso delle case e in segreto. Tanto era fantasma, tanto era reclusa, spaventata, minacciata dalle nostre leggi sempre più feroci e spietate che, pur di non rischiare una denuncia facendosi curare, andando dal dottore, o in ospedale, Vira Orlova ha preferito non chiedere aiuto a nessuno, ed è morta in casa dell'anziana che accudiva. Il sangue raccolto in una bacinella, la notte passata chiusa in camera, la morte in bagno dopo un malore: i dettagli della sua fine raccontano di una vita di cui, normalmente, non si vuol sapere. Infatti ne hanno scritto in pochi e solo City – il free magazine molto letto dagli stranieri – le ha dedicato la prima pagina. Eppure devono essere state un incubo le sue ultime ore, solitarie e dolorose, con lo spettro del reato di clandestinità davanti agli occhi e il rischio di perdere il lavoro. Vira è la prima vittima delle nuove leggi in materia di immigrazione e sicurezza. Era innocente.❖ R www.unita.it Inchiesta ronde nere LA PROCURA APRE UN FASCICOLO POLITICA D’Alema: prepariamoci alle “scosse”: di’ la tua MUSICA Addio a Ivan Della Mea Guarda il video ESTERI Iran, Mousavi agli arresti Scontri in piazza: il video FOTOGALLERY Le immagini più belle dall’Italia e dal mondo www.unita.it Martedì 16 Giugno 2009 AnGra Preziosi Fine Jewellery Milano PARLAR MALE DEI GIUDICI VOCI D’AUTORE Giancarlo De Cataldo SCRITTORE tefano Livadiotti, scrittore e giornalista dell’Espresso, è un coraggioso. Ha da poco pubblicato un volume - «Magistrati. L’ultracasta» - destinato a suscitare polemiche. L’autore è un coraggioso perché, per parlare dei magistrati, ha scelto di distaccarsi dal tono becero che, di solito, accompagna questo argomento di discussione, optando per il terreno “alto” della critica civile. Qualche esempio: «le nostre toghe tuffano il naso nei faldoni per quattro ore e una manciata di minuti al giorno. Più che i tornello, per loro ci vorrebbe il braccialetto elettronico»; «i pochi procedimenti disciplinari (...) finiscono quasi sempre a tarallucci e vino (...). Con una simile rete di protezione, le toghe, quando lavorano, spesso lo fanno con la mano sinistra»; «Il Csm è il vero buco nero della giustizia italiana: nei suoi corridoi le fameliche correnti del sindacato in toga regolano i loro conti e mercanteggiano sulle carriere e sulle rare sanzioni da infliggere agli iscritti»; «per il gatto e la volpe, Palamara & Cascini, va tutto bene così». La stessa scheda di presentazione, predisposta dall’editore, rispecchia il tono sobrio del volume: «Quella dei giudici e dei Pm è la madre di tutte le caste. Uno stato nello stato, governato da fazioni che si spartiscono le poltrone in base a una ferrea logica lottizzatoria... per la prima volta, cifra per cifra, tutta la scomoda verità sui 9.116 uomini che controllano l’Italia... le segretissime sentenze-burla della sezione disciplinare del Csm, capace di assolvere persino una toga pedofila...». Ma, soprattutto, è un coraggioso, l’autore, perché parlare male, oggi, della casta dei magistrati, significa, da un lato, far insorgere la classe politica in difesa delle toghe, e dall’altro sfidare l’ira dell’opinione pubblica, avvezza, come è noto, a schierarsi d’istinto dalla parte della legge sino dai tempi del derby Gesù/Barabba.❖ S Comunicare con un gioiello è possibile. AnGra Preziosi esprime la propria sensibilità artistica facendo vivere le gemme e realizzando gioielli unici da sogno. La straordinaria Collezione “The beauties of the Univers” Vi aspetta nelle migliori gioiellerie. Un design sofisticato per un pubblico esigente. [email protected] www.unita.it Walter in campo RITORNIAMO AL LINGOTTO. DI’ LA TUA ESTERI Iran, opposizione in corteo Guarda il video ESTERI Yemen, attacco agli stranieri: giallo sui morti SINDACALE Continua la scia di sangue Liguria, due morti sul lavoro FOTOGALLERY Le immagini più belle dall’Italia e dal mondo
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