«Resurrezione ha nome il nostro giorno»
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«Resurrezione ha nome il nostro giorno»
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Al poeta della nostra fede chiediamo in prestito la forza prorompente delle sue immagini, che più dei nostri concetti lucidi e astratti, scavano nelle profondità del mistero e accendono l’animo di grandi attese. La pasqua è l’anniversario della nostra nascita, il nostro compleanno, secondo san Giovanni Crisostomo, “il giorno natalizio dell’intero genere umano”. E Gerusalemme è diventata per questo la nostra patria. “Tutti là sono nati, le nostre sorgenti sono nella città di Dio”, aveva predetto l’antico salmista, e la danza dei popoli che prese le prime mosse in quel giorno lontano, continua nel canto attraverso i secoli e ha raggiunto ormai le dimensioni dell’universo. Tutti dovranno dire: “Sono in te le mie sorgenti”. Gerusalemme è la nostra anagrafe. È la ballata della speranza, il canto della liberazione, l’inno della vittoria, che risuonò per la prima volta sulle sponde del Mare dei Giunchi, che riempie di sé le notti luminose delle nostre pasque e che ripercorrerà per sempre i suoi echi nel giorno dell’eternità. Allora, per l’ultima volta, l’umanità attraverserà il mare della libertà quando l’ultimo nemico, la morte, sarà vinto per sempre e lungo il fiume di fuoco coloro che provengono dalla grande tribolazione intoneranno, a voci spiegate e al suono delle arpe, il cantico di Mosè e dell’Agnello: “Cantate Jahvè, perché ha fatto rifulgere la sua gloria, ha gettato in mare cavallo e cavaliere”. Il fine dell’universo, il motivo per cui Dio si è messo in movimento e ha dato origine a tutte le cose e all’uomo, la sua immagine posta a guardia dell’intero mondo. La sera della storia riporterà tutti a casa e tutte le cose, finito il loro periplo, torneranno alla loro origine. Un sentimento già misteriosamente nascosto nella ispirazione della poetessa greca Saffo: “Espero, riporti tutti a casa: riporti i greggi, riporti gli armenti, riporti il bambino a sua madre”. Il padre della Bibbia è anche la nostra madre. Il giorno della nostra divinizzazione. La risurrezione ha scritto per sempre i nostri nomi nei registri del cielo e nessuno al di fuori di noi li potrà cancellare. Si dice che il cristianesimo è nato due volte: la prima volta nell’annuncio del Regno nella Galilea delle Genti, la seconda volta a Gerusalemme, quando il Crocifisso è stato richiamato alla vita e sollevato nell’alto dei cieli, dove siede alla destra del Padre, giudice dei vivi e dei morti. In quel giorno, Cristo ha mostrato definitivamente la sua divinità, sull’umanità e sul cosmo è scesa la forza dello Spirito Santo che solleva in alto l’intero creato e scoperchia di forza i nostri sepolcri, la Trinità ha mostrato il suo vero volto, l’uomo è riportato nella sfera trinitaria, è nata la chiesa che sarà per sempre la comunità del risorto, l’uomo ha conosciuto la sua vocazione alla vita vera, quella che non conosce Cattedrale di Pistoia: la Resurrezione di Cristofano Allori limiti né di spazio, né di intensità, lo stesso mondo materiale è entrato nella definitività, perché, come afferma sant’Ambrogio: “È risorto in lui il cielo, è risorta in lui la terra, è risorto in lui il mare: ci saranno infatti cieli nuovi e terra nuova”. La festa dell’universo. Resurrezione ha nome il giorno dell’intera creazione. Di questa resurrezione universale la comunità credente rimane la grande testimone. Al grido della nostra speranza: “Se Cristo è risorto, anche noi risorgeremo”, fa eco l’inno della carità: “Se Cristo è risorto, noi dobbiamo cambiare vita”, perché è cominciato il giorno nuovo, la storia è ritornata alla purezza delle sue origini e il Regno di Dio, regno di santità, di giustizia, di amore e di pace, ha iniziato il suo difficile cammino verso l’ul- timo compimento. “Se Cristo è risorto, voi dovete camminare in novità di vita”, ci ripete l’apostolo Paolo dall’alto della sua conversione. Egli, il Signore, è vissuto e morto per noi, perché ne potessimo imitare i pensieri, i sentimenti, le movenze, le azioni. La resurrezione è anche l’inizio della sequela, della imitazione di colui che, obbediente fino alla morte di croce, è stato per questo innalzato alla gloria dell’eternità. Sarà questa la nostra testimonianza forte. La testimonianza debole dei nostri auguri e dei nostri canti avrà altrimenti una breve durata. E anche il suono festoso e vincente delle nostre campane si sperderà presto nella notte del mondo. Giordano Frosini 2 V La ita n. 15 20 Aprile 2014 PER UNA LETTURA AGGIORNATA primo piano di Giordano Frosini D a diversi decenni ormai (si parla di tre fasi di ricerca, l’antica, la nuova, la terza) gli studiosi della Bibbia (biblisti e teologi) hanno concentrato la loro attenzione sul “Gesù storico” (distinto dal “Cristo della fede”), una dimensione, oggi ritenuta unanimemente di grandissima importanza, non sufficientemente curata nei tempi passati. La ricerca è condotta certo sui vangeli che la tradizione ci ha passato, ma anche su altre fonti, su altre testimonianze, fra cui figurano quelle di primo piano e di grande valore degli autori di fede ebraica. Sarà anche opportuno ricordare che i vangeli, di per sé, non sono libri storici, almeno come oggi li intendiamo, ma libri di fede, catechesi, con fondamenti storici, che solo lentamente e con molta difficoltà, vengono alla luce. Le ultime ore della vita terrena di Gesù sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua». Il quarto evangelista trova in questo fatto la realizzazione di un passo dell’Esodo, che proibisce di spezzare alcun osso all’agnello pasquale. Un simbolismo molto suggestivo, che il lettore cristiano non lascerà certamente perdere. Come la fuoriuscita del duplice liquido dal corpo di Gesù, in cui i padri della Chiesa vedranno i simboli del battesimo e dell’eucaristia.A noi interessa in questo momento il fatto storico. Qui c’è la constatazione della morte e, insieme, il colpo di grazia che non avrebbe lasciato scampo a Gesù, qualora egli fosse stato ancora vivo. L’uscita di sangue e acqua, sia che abbia origine pericardica od origine pleurica (tutt’e due le ipotesi sono state avanzate dagli scienziati), è sinonimo di ferita mortale, che non lascia possibilità di sopravvivenza. Chi ha voluto la morte di Gesù? Nell’ultima fase di ricerca, quella attuale, si tende a minimizzare il conflitto del profeta di Nazaret col mondo giudaico, dando una considerazione maggiore agli aspetti politici innegabilmente presenti nella sua predicazione e nei suoi atteggiamenti. Così è facile oggi sentir dire, che Gesù non aveva, almeno inizialmente, nessuna intenzione di fondare una nuova religione, ma soltanto la volontà di riportare l’ebraismo alla sua purezza originale, naturalmente con quelle novità che egli riteneva necessarie; che le responsabilità della morte di Gesù gravano pesantemente sul rappresentante del potere romano e anche sui farisei, finora, sulla base dei racconti dei tre sinottici, ritenuti estranei alla condanna di Gesù. Per queste due ultime affermazioni ci si basa sopraattutto sui testi del quarto evangelista e su una frase del più grande storico ebraico, Giuseppe Flavio, che suona esattamente così: “Pilato lo condannò alla croce su denuncia dei primi tra noi”. La condanna, si dice inoltre, fu decretata dal procuratore romano sulla base dell’unica accusa che gli poteva interessare, quella di essere il re dei Giudei (come afferma anche il cartiglio della croce) e la croce era un normale patibolo tipico del diritto romano, riservato agli schiavi e ai rivoluzionari. La denuncia al potere di Roma fu però presentata dagli avversari di Gesù, fra cui devono essere collocati, oltre i rappresentanti della classe sacerdotale, come abbiamo già detto, anche i capi dei farisei. Una versione che possiamo ritenere sostanzialmente giusta. Un testo di un apprezzato autore cattolico, Giorgio Jossa, cerca di rimettere la questione nei suoi giusti termini: «Secondo la tradizione sinottica, che per vari motivi appare più credibile di quella di Giovanni, la vicenda di Gesù è una vicenda eminentemente religiosa e si è svolta quasi tutta nella Galilea governata da Erode Antipa. Solo alla fine della sua vita egli è salito a Gerusalemme, dove si è scontrato con le autorità giudaiche ed è stato messo a morte dal prefetto romano. È difficile perciò pensare che a decidere della sua sorte tragica siano stati soltanto gli ultimi eventi nella città santa, l’ingresso messia- Ivan Rupnik, La lavanda dei piedi, Mosaico - Città del Vaticano nico e trionfale a Gerusalemme e la cosiddetta purificazione del tempio; che l’arrivo a Gerusalemme abbia costituito quella svolta radicale della vicenda di Gesù come indicavano i fautori di una sua interpretazione politica; che le ragioni della condanna a morte di Gesù siano in fondo più politiche che religiose. C’è una continuità tra l’azione di Gesù in Galilea e la sua morte a Gerusalemme che difficilmente può essere negata. E la portata politica di quegli eventi non può essere esagerata. Sono i vangeli che attribuiscono a essi un significato messianico esplicito e quindi vedono in essi una grave minaccia per l’ordine costituito. Questo però significa che la predicazione di Gesù ha conosciuto ostacoli e resistenze non soltanto negli ultimi giorni a Gerusalemme, ma già prima in Galilea. E che i suoi avversari non sono soltanto i sommi sacerdoti di Gerusalemme, che con l’aiuto dei Romani lo hanno condotto a morte, ma anche i farisei, che ne hanno contrastato l’azione già in Galilea. La predicazione di Gesù è infatti una predicazione eminentemente religiosa, che ha tuttavia implicazioni sociali e politiche molto forti. E’ difficile quindi distinguere in maniera netta le ragioni religiose della sua condanna a morte da quelle strettamente politiche. Ai conflitti di carattere religioso, che nascono in Galilea e che riguardano essenzialmente il problema dell’osservanza della legge mosaica e delle tradizioni dei padri, e hanno luogo quindi prevalentemente con i farisei, si aggiungono a Gerusalemme conflitti di carattere religioso e politico insieme, che vedono in primo piano i problemi del culto e del tempio e i rapporti col potere romano, e coinvolgono soprattutto i sommi sacerdoti. È l’insieme inestricabile di questi problemi che spinge i membri del sinedrio ad arrestare Gesù e a chiederne la condanna al governatore romano. Ed è da questa collusione tra autorità giudaiche, sommi sacerdoti e capi dei farisei, e governatore romano, il prefetto Ponzio Pilato, che deriva alla fine la condanna a morte di Gesù. Come ha scritto lo storico ebreo Giuseppe Flavio nel suo famoso Testimonium, “Pilato lo condannò alla croce su denuncia dei primi tra noi”.» Mors turpissima crucis Firmata la condanna a morte dopo il processo civile, Gesù fu caricato del legno della croce, che egli portò, con molta difficoltà (si ricordi l’episodio del Cireneo), fino al luogo del supplizio, fuori le mura, sulla collina detta il Cranio. Qui fu crocifisso insieme a due «ladroni», più propriamente due combattenti per la libertà o sobillatori. Come abbiamo già detto il motivo della condanna, scritta in ebraico, latino e greco afferma che Gesù fu condannato perché sedicentesi re dei giudei. La crocifissione era uno dei più terribili suppllizi, mai usata per i cittadini romani. La morte sopraggiungeva celermente fra dolori lancinanti per tetano e/o per asfissia. Secondo il libro del Deuteronomio portava scritto: «Se un uomo avrà commesso un delitto degno di morte e tu l’avrai messo a morte e appeso a un albero, il suo cadavere non dovrà rimanere tutta la notte sull’albero, ma lo seppellerai lo stesso giorno, perché l’appeso è una maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore tuo Dio ti dà in eredità». La combine dei due poteri evidentemente procede con mano dura nei riguardi di Gesù: anche agli amici non poteva sfuggire il tragico particolare che «l’appeso è maledetto da Dio». Sulla croce, durante l’agonia, alcune brevi frasi pronunciate da Gesù, che variano a seconda degli evangelisti, sette in tutto. Alle tre del pomeriggio di quel venerdì (che rimarrà perennemente sacro per i suoi fedeli), Gesù emise l’ultimo respiro. Ora i suoi nemici potevano riposare in pace: era stata resa gloria a Dio ed era stato tolto per sempre di mezzo un pericoloso sovvertitore della religione dei padri. I numerosi passanti potevano vedere il triste spettacolo, che serviva anche di ammonimento per tutti: le sommosse di tipo rivoluzionario erano allora un fatto di quasi ordinaria amministrazione. L’ordine era stato ristabilito. Fra i narratori della crocifissione, ce n’è anche uno (Giovanni), che fu testimone oculare dell’avvenimento. È proprio lui che racconta quanto successe al momento del rito macabro del «crurifragio», cioè della rottura delle gambe, che si faceva per affrettare la morte dei condannati. «Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel Quel 7 aprile dell’anno 30 Sulla data della morte di Gesù e, quindi, anche dell’ultima cena, sembra che si sia giunti a una soluzione certa e definitiva. C’è concordanza fra gli evangelisti per quanto riguarda il giorno della morte di Gesù: egli è morto il venerdì della settimana di Pasqua. Soltanto che per i sinottici questo venerdì sarebbe esattamente il giorno stesso della festa, mentre per Giovanni sarebbe il giorno della vigilia. Il pomeriggio di questa vigilia era il tempo in cui i sacerdoti nel tempio preparavano gli agnelli del sacrificio pasquale: una coincidenza evidentemente importante per la simbologia giovannea. Per dirimere la questione è bastato conoscere con esattezza l’anno della morte di Gesù. A questo fine serve molto il testo del IV Vangelo, quello di Giovanni. Ecco il parere di un noto studioso protestante: «A favore della vigilia e contro il giorno di Pasqua, depongono le seguenti circostanze: il fatto che né i giudei né i romani avrebbero pronunciato una sentenza, e tanto meno eseguito una condanna a morte, il primo giorno di pasqua; il fatto che Simone di Cirene, al quale i soldati impongono di portare la croce di Gesù, torna dal lavoro dei campi; il fatto che alcune persone portino le armi, il che era proibito nei giorni di festa. Bisogna dunque supporre che Gesù sia stato crocifisso in quella vigilia di pasqua, e non il primo giorno festivo. Questo cominciava solo dopo il tramonto del sole, e in quell’anno cadeva di sabato». Era il 7 aprile dell’anno ‘30 e Gesù aveva circa 36 anni. Vita La 20 Aprile 2014 Nuove pubblicazioni di Giordano Frosini È un periodo particolarmente favorevole per le sempre ben accolte opere teologiche di Giordano Frosini. In formato, per così dire, “a grappolo” sono comparse nelle librerie – o sono di imminente uscita – tre lavori di occasione diversa curate dal Direttore di questo settimanale. In primo luogo è da segnalare proprio una pubblicazione che al settimanale “La Vita” è specificamente legato. Si tratta, infatti, di Costruttori del Regno, la raccolta in volume degli editoriali che hanno aperto il giornale a partire dal primo numero del 2009 fino all’ultima settimana di dicembre 2013. Il libro è suddiviso in parti secondo la logica di tre nuclei tematici: “Il cristiano nella Chiesa”, “Anno liturgico” e “Da cristiani nella società”. Non è la prima volta che una simile raccolta di editoriali viene proposta e appunto la favorevole accoglienza, nonché la richiesta da più parti sollecitata, ha portato a questo quinto volume che è disposizione degli interessati nella sede della redazione de “La Vita”. E’ curioso ed interessante l’effetto di leggere di seguito quanto acquisito, in frammenti, nel corso del tempo anche perché è così più facile cogliere il filo conduttore sottostante una riflessione settimanalmente dosata, mentre possiamo ritornare con la memoria ad eventi dei nostri ultimi anni, spesso affastellati in un ritmo di informazioni sempre più incalzante. La seconda pubblicazione da segnalare è il libro Una Chiesa di tutti. Sinodalità, partecipazione e corresponsabilità (EDB, Bologna, 2014, pp. 194, euro 16.50). Il testo era stato originariamente pubblicato come edizione de “La Vita”, ma, avendo raccolto molti apprezzamenti e meritando una diffusione 3 n. 15 Pressoché in contemporanea, vedono l’uscita tre opere di Giordano Frosini. Per una riflessione teologica sempre aggiornata e coinvolgente Primo Mazzolari Della fede edizione critica a cura di Mariangela Maraviglia Bologna, Edizioni Dehoniane, 2013 di Andrea Vaccaro più ad ampio raggio, l’editrice Dehoniana - che conserva i diritti della maggior parte dei libri di Frosini – ha voluto farlo circolare nella grande distribuzione, assorbendolo nella propria collana “Cammini di Chiesa”. Il libro in questione costituisce forse l’inquadramento storico-teologico più ampio del tema della “sinodalità” che è emerso come una delle questioni più attuali e promettenti nel dibattito ecclesiologico contemporaneo. Sinodalità è sinonimo di collaborazione, comunione, partecipazione e troverebbe nel concetto civile di “democrazia” la corrispondenza “Spenti i suoni del giorno, mi conduci nella cella. Col tuo nettare mi nutri, perché dolce sia il mio riposo”. Il motivo delle api è piuttosto diffuso nella letteratura religiosa: molti padri della chiesa, alcuni santi, la stessa Bibbia colgono affinità tra esse e la fede, perché l’ape, come scrive sant’Efrem, “è la più pura di tutti. Essa è lo specchio della Chiesa, che raccoglie dalle Scritture la dolcezza dello Spirito Santo”. Non c’è da sorprendersi, dunque, se il domenicano Alfredo Scarciglia, priore del convento di san Domenico a Siena, autore di diverse raccolte liriche che lo hanno consacrato come uno tra i più interessanti poeti religiosi in Italia, fa dell’ape il centro focale della sua nuova fatica poetica, “Le api dei miei giorni” (Il Leccio, 31 pagine). Qui non c’è solo il recupero di fonti sacre e di una tradizione millenaria, che significherebbe se mai un notevole ma esclusivo impegno come studioso: si assiste in questa breve, e per questo più facilmente godibile, raccolta lirica, all’assunzione nella propria esistenza del simbolismo legato al volo, alla pro- più prossima. La tendenza è dunque quella di una Chiesa ove le decisioni vengono prese nell’armonia di tutto il popolo, ove la riflessione coinvolge tutte le componenti e ove tutti i fedeli si sentono parte in causa del destino della Chiesa stessa. In un solo anno di pontificato, Francesco vescovo di Roma ha non solo predicato in questa direzione, ma ha anche assunto decisioni concrete che hanno fatto della sinodalità non più un termine astratto o un orizzonte lontano, quanto una prospettiva in cui è possibile e doveroso agire nel presente. Tra materiali già prodotti e solo da raccogliere e materiali in veste nuova, compare anche un lavoro totalmente inedito. L’attenzione di Frosini nell’ultimo periodo è stata infatti sempre più attratta dalla figura del cardinale John Henry Newman (1801-1890), filosofo e teologo inglese, beatificato il 19 settembre 2010. In Newman, Frosini ravvisa alcuni elementi di profonda attualità; non caso il cardinale è stato definito in modo suggestivo “il grande assente del Concilio Vaticano II”, proprio per la sua capacità di anticipare molte idee e urgenze della Chiesa contemporanea. Tra questi sono almeno da menzionare il ruolo e il valore che Newman riconosce alla coscienza personale nel momento delle scelte cruciali della vita; il rapporto dialettico e vitale tra fede e ragione; la valorizzazione del laicato nella vita della Chiesa e alcuni spunti particolarmente “preveggenti” nell’ambito del dialogo ecumenico. A questa figura di storia della Chiesa certamente famosa, ma forse ancora da scoprire nelle sue profondità, Frosini ha dedicato una ricerca attenta e minuziosa che troverà la sua espressione in un imminente libro per i tipi delle Dehoniane. Per un assaggio dell’importanza della speculazione teologica di Newman, gli ultimi due appuntamenti della Scuola teologica diocesana, al quarto anno, saranno incentrati proprio su “John Henry Newman: il promotore del laicato, anticipatore del Concilio”, tenuti appunto da don Frosini. Le api, dolcezza della Chiesa Nella lirica del domenicano Alfredo Scarciglia, interessante poeta religioso di Marco Testi duzione del dolce miele, alla musica prodotta dalle ali delle api che battono “a più di duecento volte al secondo”, come spiega l’autore, e che emettono una vera e propria armonia studiata e riprodotta da grandi musicisti. Come l’ape cerca il fiore che qui rappresenta Cristo, così l’anima del poeta vola verso il suo creatore: “Da Te m’innalzo alto nel cielo,/ e in Te scompaio./ Tu sei il vento/ io sono la polvere:/ in Te mi sollevo/ e in Te riposo”. L’alveare, il lavoro comune, la simbiosi naturadivino è la costante di tutta l’opera che fa dell’abbandono totale il suo motivo d’essere; ma non si tratta di una costruzione retorica, di una forzata trasposizione per sorprendere il lettore, perché appare evidente che l’attenzione continua al mondo delle api è un mezzo per avvicinarsi al significato delle cose ultime: “Mi piace- rebbe finire/ i miei giorni stanchi di sole,/ come le api…/ Sazie di miele,/ in silenzio,/ si addormentano/ sui fiori”. L’attenzione al mondo animale non è nuovo nel mondo della poesia moderna, ma qui essa tocca, nella sua tonalità uniforme, monodica, giocata su pochissime e profonde note, nuove forme espressive. A volte questa uniformità, tutta chiusa in un microcosmo assolutamente auto-significante, sembra rimandare ad una più antica esperienza di chiusura in un ristretto giro di orizzonti (il che non vuol dire che sia possibile un paragone), quella della grande Emily Dickinson, che non a caso è citata in questa raccolta. Si tratta infatti di esempi, diversissimi tra di loro, di come intuizione poetica possa aprire mondi che apparentemente sembrano privi di fascino e di mistero. Che c’è di meno misterioso per un adulto (ma qui ha ragione Pascoli: bisognerebbe ritornare allo stupore dei bimbi di fronte a cose che ci sembrano, a torto, banali), del proprio giardino o di un’ape che si posa su un fiore? Eppure, come i “fanciullini” di Pascoli, alcuni poeti penetrano nel mistero di quelle apparentemente piccole cose, e ne restituiscono la bellezza e il fascino grazie al loro racconto in versi. Nella poesia di Scarciglia, la propria dimora, quella delle api e quella celeste, divengono un tutt’uno, laddove le prime due, grazie alla mediazione del volo e della trasformazione in miele, assumono la dimensione di prefigurazione della casa perduta e un giorno ritrovata: “Lasciate/ che api roride di luce/ e profumate di polline/ tornino armoniosamente/ alla traforata dimora M artedì 22 aprile 2014, alle 17, nella Sala Gatteschi della Biblioteca Forteguerriana in Piazza della Sapienza, 5 a Pistoia ci sarà la presentazione del libro “Della fede” di don Primo Mazzolari, edizione critica a cura di Mariangela Maraviglia. Intervengono: Stefano Bindi e Giampaolo Perugi. Sarà presente la curatrice. Della fede, la cui composizione era stata terminata da Primo Mazzolari nel 1943, fu pubblicato solo nel 1955. Documenti inediti, recentemente scoperti e qui pubblicati per la prima volta, dimostrano la preoccupazione delle alte sfere ecclesiastiche per le reazioni che il libro avrebbe potuto suscitare. Don Mazzolari infatti, noto per vivere e proporre il Vangelo nella sua integralità, per le sue riflessioni sulla funzione delle parrocchie, sulla povertà, sulla pace e la giustizia sociale, esprime in quest’opera in maniera compiuta il suo pensiero. Poeti Contemporanei La Via Crucis della vita Inizia con un vagito termina con lacrime, preghiere, profumo d’incenso. Soste di gioia e di dolore, desideri, illusioni, veli di luce ed ombre. Debolezze umane, emozioni e fragilità, percorsi di sofferenza in un mare di incertezze, in un mare di ingiustizie nel ricordo del sacrificio di nostro Signore nel ricordo della Croce e della Sua Resurrezione: Pane di Vita. Lalla Calderoni 4 I attualità ecclesiale cristiani vivono nell’attesa di Colui che deve tornare e cui rivolgiamo il nostro grido: Marana thà! Vieni Signore Gesù! Viviamo nella storia, nello svolgersi del tempo, di ogni minuto che, una volta scandito, non può più tornare. Si crea così un vuoto? Generatosi da quel momento in cui il Risorto, con gli splendidi segni della sua passione gloriosa, scomparve alla vista dei suoi? Lo sanno tutti: il vuoto genera il vuoto, nei rapporti di coppia, fra gli amici e anche nella gestione dello “sterco del diavolo”: un conto in rosso, non genera che rosso ancora. Il Signore Gesù, il Maestro che tanto ha attirato le folle, le ha magnetizzate e ha annunziato loro il Regno di Dio, ci ha gettati in baratro così vischioso? Se così fosse, sarebbe la negazione assoluta e dimostrabile della sua Incarnazione, del Suo peregrinare di villaggio in villaggio, della Sua accettazione di una morte crudele e vergognosa per la salvezza di tutti. Così non è. Fra di noi, Egli ha voluto rimanere con il dono supremo, per noi inimmaginabile, della Sua presenza nel Pane e nel Vino eucaristici. Ogni giorno Egli è fra i Suoi, fra coloro che Lo riconoscono e anche fra coloro che non Lo riconoscono ma che Egli attende. Ogni domenica si dona e rinnova la promessa di stare con noi, di essere Pane che nutre, sostiene, via su cui poter camminare con sicurezza. Il Giovedì Santo di ogni anno rinnova però questo misterioso legame in modo solenne, esponendosi agli occhi di tutti e tutti sollecitando ad avvicinarsi. In ogni Cattedrale, in ogni Duomo, Egli è fra i suoi: poveri e affamati pellegrini nella storia, stracolma di inciampi e difficoltà. Quale Cattedrale, quale Duomo, antico e bagnato nella preghiera che si inanella nei secoli oppure moderno che sfida l’assenteismo odierno con il suo richiamo a questa Presenza, regge al confronto con la Cattedrale viva, in carne ed ossa, di chi soffre ed è povero nella propria umanità dolente? Francesco non rimarrà nello splendore di San Pietro ma si porterà nel luogo del dolore che grida sempre il suo, troppo spesso inascoltato, perché? Perché a me? A questa umanità ferita e dolorante, il vescovo di Roma spezzerà il Pane che dona senso, che dona vigore, che soccorre gratuitamente e non ti promette una rivincita post mortem ma ti indica qui, proprio, qui, la chiave non risolutiva ma donante di ogni sofferenza che Egli, il Cristo crocifisso, ha assunto nella Passione. La “Fondazione Don Carlo Gnocchi” non è un luogo povero, misero, abbandonato, anzi è un luogo specializzato, all’avanguardia, ma è il luogo per eccellenza in cui Egli, Pane sempre presente alla storia e nella storia di ciascuno e di ciascuna, si offre nella povertà e nella quotidianità del segno perché ogni povero, nostro fratello, colpito nella sua umanità e privo della salute, sia posto al centro del mistero, al posto d’onore. Grande segno di misericordia, di quell’ute- Francesco non rimarrà nello splendore di San Pietro ma si porterà nel luogo del dolore che grida sempre il suo, troppo spesso inascoltato, perché? Perché a me? E poi la Via Crucis scritta la vescovo che conosce le cicatrici del territorio Vita La n. 15 20 Aprile 2014 SETTIMANA SANTA Sempre i poveri al posto d’onore di Cristiana Dobner ro del Creatore che si commuove e condivide la propria sorte fino a perdere la vita. Ultimo Lui che pende dal legno maledetto, ultimi i malati; Ultimo Lui che arranca per giungere al Golgota e subire l’infamia; ultimi fra gli ultimi: gli oppressi dai lacci della mafia, della ‘ndrangheta, dell’usura, delle slot machine, della droga. La Via Crucis al Colosseo che emergerà da un territorio colpito e guidata dal pastore che ne conosce le cicatrici, sarà, miracolosamente, segno di guarigione e il Pane che risplenderà sulla mensa dell’altare, sarà Luce vera che illumina e porta, nell’alchimia dell’amore di Dio, ad una trasformazione piena e totale. Il dono di Francesco nel segno della Bellezza assoluta e gratuita, si china sugli ultimi fra gli ultimi. E noi con lui. A nche per le ormai imminenti elezioni amministrative in circa 5.000 Comuni, tra i quali 27 capoluoghi di provincia, c’è nelle liste dei candidati una forte e variegata presenza di cattolici. E come nelle precedenti prove elettorali molti di questi sono giovani. Il territorio, pur in un contesto globalizzato, è il “luogo”, non solo geografico, in cui la passione per la città si declina tra ideali e concretezza al punto di dare vita a laboratori del politicamente pensare e agire. In questo “luogo” i cattolici sono presenti con il loro contributo fondato sulla dottrina sociale della Chiesa che ispira scelte importanti per il bene comune. In questo stesso “luogo” la dottrina sociale viene messa alla prova dalla concretezza delle attese e a volte dall’asprezza delle angosce di persone e famiglie. I grandi principi e i grandi valori così vengono posti come semi nel terreno della società locale. Il laicato cattolico non manca sulla frontiera dell’impegno politico sul territorio e bisognerebbe chiedersi se questa non sia in qualche misura una frontiera “missionaria” che nulla toglie al significato ultimo della missione della Chiesa ma lo apre a più am- AI BORDI DELLA CRONACA Una ricchezza da non sciupare Giovani cattolici nelle liste per le elezioni amministrative di Paolo Bustaffa pie riflessioni e prospettive. In soccorso di questa lettura, che potrebbe apparire forzata, vengono il Concilio e, oggi, il magistero di Papa Francesco quando ricordano che l’impegno politico è la più alta ed esigente forma di carità. E il cuore della missione non è forse la carità? Non è di oggi questa consapevolezza perché nel nostro Paese l’esperienza del movimento cattolico a partire dalle comunità locali ha costruito e reso credibile un’iniziativa sociale e politica per il suo essere un servizio competente e disinteressato. Un capitolo di storia non si deve e non si può però fotocopiare, rimane una fonte a cui attingere motivazioni e visioni per gli impegni di oggi che in gran parte hanno riflessi sul domani. E, allora, il pensiero non può non andare anche ai giovani candidati nelle liste per le elezioni amministrative. Può darsi che una parte di questi si sia resa disponibile “quasi per gioco” ma certamente una gran parte si è resa disponibile perché sente - come sentiva nelle precedenti elezioni - una forte responsabilità nei confronti del proprio Paese e della propria città. Questo “sentire” era ed è una grande ricchezza che non è stata sempre compiutamente valorizzata neppure dalla comunità cristiana e dalle aggregazioni cattoliche. Non ci si è resi sufficientemente conto che a questi giovani si dovevano dedicare persone competenti e si dovevano offrire luoghi e strumenti perché coltivassero quel desiderio d’impegnarsi per il bene comune. Forse senza rendersene conto si sono perse occasioni e si sono commessi errori. Sarà così anche dopo queste elezioni amministrative? Prima di rispondere è bene andare al quarto capitolo della “Evangelii gaudium” dedicato al tema della dimensione sociale dell’evangelizzazione. “Prego il Signore - scrive il Papa - che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri!”. Il pensiero non esclude i politici impegnati oggi ma si spinge ai politici futuri, cioè ai giovani che a partire dal territorio si mettono in gioco per il bene comune. Lasciarli soli, abbandonarli a se stessi sarebbe un’occasione perduta per la società e ancor più per la comunità cristiana che nell’esortazione apostolica di Papa Francesco ha ora una bussola per orientare la missione anche nei tortuosi percorsi della politica. Vita La 20 Aprile 2014 Il Patriarca ecumenico in vista dello storico incontro di maggio a Gerusalemme: “Siamo convinti che i leader delle Chiese devono intraprendere passi decisi per riconciliare la cristianità divisa. Certamente Papa Francesco è un leader sincero e altruista” di Maria Chiara Biagioni A l dialogo non c’è alternativa. Le Chiese oggi sono chiamate a parlare con un’unica voce e ad agire insieme perché i problemi sono tanti e urgenti. Sofferenze, povertà, crisi ecologica, abuso delle religioni da parte dei poteri politici, guerre e soprattutto persecuzioni dei cristiani a causa della loro fede. Ecco perché Papa Francesco e il Patriarca ecumenico Bartolomeo si sono dati appuntamento a maggio a Gerusalemme. “Fratello Papa Francesco”, lo chiama il Patriarca in questa intervista rilasciata alla vigilia dell’incontro di Gerusalemme, a 50 anni dello storico abbraccio tra Paolo VI e il Patriarca Athenagoras che segnò l’inizio di un’era nuova nei rapporti tra cattolici e ortodossi. Cosa vi ha spinto con Papa Francesco a ritrovarvi in maggio a Gerusalemme? Quale sarà lo scopo di questo incontro ecumenico? Che cosa hanno da dire le Chiese al mondo parlando a Gerusalemme? “Quest’anno ricorre il 50° anniversario dell’incontro storico del Patriarca ecumenico Athenagoras e Papa Paolo VI a Gerusalemme. Siamo molto lieti che Sua Santità Papa Francesco abbia accettato la nostra proposta di incontrarci insieme in Terra Santa per commemorare questo evento storico da cui sono derivati relazioni e colloqui sempre più stretti. Il ‘dialogo dell’amore’ che loro hanno iniziato, ha condotto al ‘dialogo della verità’ tra le nostre due ‘Chiese sorelle’. È un imperativo essenziale incontrarci con Papa Francesco per mostrare il nostro comune impegno e parlare con un’unica voce come Chiese cristiane dell’Est e dell’Ovest sui problemi che affliggono le vite dei nostri fedeli e di tutte le persone nel mondo intero”. Lei è stato vicino a Papa Francesco fin dall’inizio del suo Pontificato. « Sono risorto, sono sempre con te!». Questa affermazione dell’Antifona d’Ingresso è una delle migliori chiavi di lettura della Pasqua di Risurrezione, festa centrale non solo dell’anno liturgico, ma di tutta la vita cristiana. Infatti, «se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati […]. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti» (1Cor 15, 1720). Cristo, morendo e risorgendo, è uscito dalla costrittiva dimensione cronologica e geografica, che connotava la sua vita terrena, e può quindi “essere sempre con tutti gli uomini” di ogni tempo e di ogni luogo. La Pasqua cristiana, esplosione di luce e di vita, di redenzione e di salvezza, è il frutto di una lunga e paziente preparazione da parte di un Dio che non si rassegnava alla rovina dell’uomo, suo capolavoro, iniziata, subito dopo il peccato originale, con la promessa che la donna e la stirpe di lei avrebbero avuto la rivincita sul serpente tentatore. Passo importante fu la chiamata di Abramo, inizio della storia di un popolo “eletto”, dal quale sarebbe, nella pienezza dei tempi, uscito il salvatore. Il sacrificio di Isacco e la stipula del patto di alleanza fra Dio ed Abramo sono già immagine e profezia di quanto sarebbe accaduto al compimento di questa lunga gestazione: il sacrificio del Cristo e la nuova ed eterna alleanza nel suo sangue, ai quali è legato un altro segno profetico, il sacrificio di pane e vino di Melchisedek, re e sacerdote, per cui verrà detto del Cristo: «Il n. 15 attualità ecclesiale IL PATRIARCA BARTOLOMEO 5 “Dal dialogo dell’amore al dialogo della verità tra due Chiese sorelle’’ quest’anno dal 6 al 9 marzo. Lo scopo di convocare questa Sinassi era di affrontare questioni di interesse comune dei nostri vescovi e fedeli in varie parti del mondo, in modo particolare nelle regioni dove le persone stanno soffrendo a causa della persecuzione per la loro fede cristiana e dove la violenza militare ha creato disordini e oppressione. I Primi-Gerarchi hanno condannato ogni forma di crudeltà e brutalità causata dal fondamentalismo religioso o dal fanatismo. Un altro scopo del nostro incontro è stato anche quello di preparare il prossimo Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa che spero di poter annunciare molto presto: sarà la prima volta che un simile concilio ecclesiastico sia convocato in più di un millennio. Sarà un simbolo potente di unità tra le Chiese ortodosse”. Chi è per Lei Papa Francesco? “È stata innanzitutto per noi una gioia partecipare alla Messa di inaugurazione di Papa Francesco un anno fa. Come abbiamo saputo la notizia della sua elezione, spontaneamente abbiamo deciso di partecipare alla sua intronizzazione di persona. Non era mai avvenuto prima in tutta la storia delle nostre due Chiese. Siamo convinti che i leader delle Chiese devono intraprendere passi decisi per riconciliare la Cristianità divisa e rispondere ai bisogni urgenti del nostro tempo. Certamente Papa Francesco è un leader sincero e altruista, che ha a cuore la divisione della Chiesa come anche la sofferenza del nostro mondo”. La strada del dialogo in questi 50 anni ha purtroppo conosciuto tanti ostacoli, rallentamenti, nuove divisioni. L’unità dei cristiani e la piena comunione delle Chiese è ancora un orizzonte possibile? E quale via percorrere? “Non ci sono dubbi che il cammino delle due Chiese negli ultimi 50 anni non sia stato facile. Ciò nonostante, lo spirito di amore fraterno e rispettoso ha fortunatamente preso il posto della vecchia polemica, alimentata da sospetti e giudizi. A livello teologico, ci sono alcuni documenti comuni importanti che sono il frutto della Commissione internazionale del dialogo teologico delle due Chiese. C’è ancora molto da fare e il percorso sembra essere lungo. Questa strada, comunque, deve essere intrapresa nonostante le difficoltà; non c’è alternativa”. A marzo c’è stato un incontro molto importante: la Sinassi di tutti i Primati della Chiese ortodosse in preparazione del Sinodo pan-ortodosso indetto per il 2016. Che cosa ha significato per Lei questo incontro? E che cosa auspica dal Sinodo panortodosso? “L’assemblea (o Sinassi) dei capi delle Chiese ortodosse autocefale di tutto il mondo si è tenuta La Parola e le parole Pasqua di Risurrezione del Signore Signore ha giurato e non si pente: “Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek”» (Sal 110, 4). Successivo passo è la Pasqua, commemorazione dell’esodo degli Ebrei dall’Egitto. Questo rito risulta dalla confluenza di due precedenti usanze che gli Ebrei mutuarono da popolazioni vicine. La prima usanza, praticata da pastori nomadi, aveva due momenti: 1. si sacrificava e si mangiava un agnello, prima della migrazione dai pascoli invernali del deserto verso aree coltivate, per ottenere da Dio un viaggio sicuro; Pesah (dalla radice psh, «risparmiare», oppure «saltellare, zoppicare»), originariamente forse indicante la danza “zoppicante” della celebrazione pasquale arcaica, era il nome sia del sacrificio, sia dell’agnello sacrificato; 2. si aspergevano col suo sangue, come rito propiziatorio, gli stipiti e l’architrave degli ingressi delle loro tende, e più tardi delle loro case. La seconda usanza, praticata dai Cananei, era una festa agricola per celebrare l’inizio della mietitura del grano, durante la quale si mangiava matzà, cioè pane non lievitato,. Pesah fu la prima usanza adottata dagli Ebrei, perché era facile connettere le trasumanze dei pastori con l’esodo dall’Egitto. L’Esodo (12, 12) racconta che JHWH, passando in tutte case degli egiziani per sterminare i primogeniti, avrebbe invece “saltato” le case degli Ebrei. Fu, poi, ugual- mente facile per gli Ebrei collegare con questo avvenimento anche la festa di matzà, dato che la mietitura era vicina come data. Le due celebrazioni, inizialmente separate, vennero poi “storicizzate” e “tradizionalizzate” come parte della storia della “Pasqua dell’Egitto” e, al ritorno dall’esilio di Babilonia (587 o 586 A.C.), finalmente congiunte in un’unica festa, denominata semplicemente, appunto, “Pasqua”. Nel nuovo testamento, la Pasqua dalla morte del peccato alla vita della riconquistata familiarità con Dio grazie al sacrificio del Cristo previsto dalle Scritture, come nota l’apostolo Paolo: «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (1Cor, 15, 3-4). I due antichi riti, cioè agnello immolato (pesah)e pane azzimo (matzà), erano segni profetici così spiegati ancora da Paolo: « Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, ma con azzimi di sincerità e verità» (1Cor, 5, 7-8). La Pasqua è un dono di Dio a tutti gli uomini. Cristo, infatti, non risorge per sé -il Figlio di Dio non aveva, evidentemente, alcun bisogno di incarnarsi, di soffrire, di morire e di risorgere-, ma Il Papa sta invitando la Chiesa cattolica ad uscire nelle periferie anche esistenziali della vita per combattere la cultura dello scarto e annunciare il Vangelo dell’amore. Quale secondo Lei è la missione della Chiesa oggi? “La sofferenza delle persone in ogni angolo del pianeta oggi; l’abuso della religione per scopi politici o di altro tipo; le difficoltà che i cristiani di tutto il mondo affrontano in particolare nelle aree dove la Chiesa cristiana, a prescindere dalle identità confessionali, è nata e cresciuta; le ingiustizie inflitte ai membri più deboli delle società contemporanee e l’allarmante crisi ecologica che minaccia l’integrità e la sopravvivenza stessa della creazione di Dio: tutto ciò chiede un’azione comune e la soluzione dei problemi che ancora ci dividono. Questo spiega perché, oggi, forse ancor più di 50 anni fa, c’è un urgente bisogno di riconciliazione e questo rende il prossimo incontro con il mio fratello Papa Francesco a Gerusalemme un evento di grande significato e aspettativa”. perché anche noi potessimo risorgere ed essere glorificati con lui e si compisse, finalmente, il disegno di salvezza concepito da Dio per l’uomo, sua creatura prediletta: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio […].Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria» (seconda lettura, Col. 3, 1-4). La scelta dei primi testimoni della sua risurrezione conferma che si tratta di un dono offerto a tutti senza preclusioni ed è rivelatrice della straordinaria novità portata da Cristo: «Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba […]. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno!”» (lettura evangelica, Mt 28,1-10). Non sono, cioè, gli apostoli, come ci si sarebbe potuto aspettare, a cui viene dato il primo annuncio della risurrezione di Cristo, ma due donne, una della quali, per giunta, addirittura ex-prostituta. È lo stesso criterio di scelta che Dio aveva adottato nel volere i pastori, categoria dannata, come primi destinatari dell’annuncio della nascita del Cristo. Il significato è chiaro: se Dio privilegia qualcuno e gli dà la precedenza, si tratta di chi dai “benpensanti” verrebbe messo all’ultimo posto o, magari, lasciato fuori della porta. don Umberto Pineschi 6 n. 15 20 Aprile 2014 L a Pasqua è centro della nostra fede da cui ogni solennità e festività riceve il significato più profondo. Per mezzo della passione, morte e resurrezione del suo Figlio, misteriosamente Dio si riconcilia con l’uomo e instaura con lui un nuovo rapporto definitivo. Alle nostre domande sulla solennità della Pasqua risponde monsignor Divo Zadi, vescovo emerito di Civita Castellana (VT). Il messaggio della Pasqua Intervista con monsignor Divo Zadi, vescovo emerito di Civita Castellana di Carlo Pellegrini l’unità e l’amore. In fondo Pasqua e Pentecoste si richiamano e si spiegano a vicenda. La vita di Cristo è tutta orientata solo alla Pasqua, oppure si ispira ad altri contenuti? Gli evangelisti presentano il Messia in cammino verso Gerusalemme, dove si compiranno la passione, la morte, la resurrezione. È questo lo scopo della sua venuta, il compimento della sua missione. Sulla Croce dirà: tutto è compiuto, non per dire che tutto ormai è finito, ma per dire che la missione affidatagli dal Padre ora è giunta al suo compimento. Tutto il resto, insegnamenti, opere di Gesù non sono altro che corollari di questo evento. Al di là dell’evento, quale messaggio attuale ci consegna la celebrazione della Pasqua? È facile augurare Buona Pasqua, ma spesso questo augurio nasconde il vuoto delle nostre speranze ed è frutto più di convenienze che di contenuti di fede. Per il credente la Pasqua dovrebbe rappresentare il rifiorire di speranze che sembravano destinate a rimanere semplici desideri. In Cristo risorto siamo noi che risorgiamo; è il mondo che rifiorisce, anche se le apparenza ci inducono a pensare il contrario. Di fronte ai mali della società del mondo e delle singole persone sta la vittoria di Cristo che può essere anche la nostra vittoria. Quale riflessione può essere congiunta alla Pasqua? Mi piacerebbe un mondo che torna a sperare, a sorridere, a vivere e fa di tutto perchè siano eliminate le ingiustizie, le diseguaglianze, le povertà di ogni tipo. Nel suo messaggio più profondo, la Pasqua ci dice che nulla è perduto, che tutto può essere recuperato, che tutto può essere fatto nuovo... a continuare fino alla fine del tempo. Qual è l’elemento più eloquente per dimostrare l’autenticità della Resurrezione di Cristo? Leggendo il Vangelo troviamo segni inequivocabili della resurrezione. La tomba vuota le apparizioni, il cambio di vita che si opera fra gli apostoli: da timorosi fuggiaschi a testimoni coraggiosi e intrepidi di ciò che hanno visto, toccato, esperimentato… Se tutto l’evento fosse un’illusione, o un’invenzione tutto sarebbe morto, anzi non sarebbe nemmeno cominciato. Ma da quell’evento ha avuto inizio una storia che continua ancor oggi ed è destinata Secondo lei, nei visitatori che costatarono il sepolcro vuoto prevalse più la fede o la razionalità? Chiederci se ha prevalso la razionalità o la fede, equivale a pensare che altro sia la fede, altro la ragione. Semplicemente la fede non si contrappone alla ragione; al contrario la ragione sostiene la fede e la fede aiuta la ragione a comprendere. Gli apostoli hanno bisogno di toccare, sperimentare come fanno Piero e Giovanni, ma la oro fede in Cristo risorto non dipende dalla loro verifica. Tuttavia la fede aiuta la ragione ad andare oltre il semplice Presentato dal Comitato scientifico-organizzatore delle Settimane Sociali il documento conclusivo dell’edizione torinese. Grandi grandi appuntamenti all’orizzonte; a Madrid, in settembre, la “Settimana sociale europea’’, in ottobre il primo dei due Sinodi indetti dal Papa di Luigi Crimella “L a famiglia costituita da un padre, una madre e dei figli non è omologabile a nessun altro tipo di unione”: con queste parole monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico-organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, ha presentato a Roma il documento conclusivo dell’ultima edizione, quella di Torino del settembre 2013.Titolo del testo: “La famiglia fa la differenza. Per il futuro, per la città, per la politica”. Sono passati solo pochi mesi da quando, nell’autunno scorso, si è tenuto il raduno di 1.300 delegati da ogni parte d’Italia per pensare alle sfide odierne poste alla famiglia. Ma da allora sono emerse molte novità e richieste in nome di presunti nuovi “diritti” da ottenere ad ogni costo. Basti pensare alle richieste per il riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, oppure ai matrimoni “gay”. E anche alla recente decisione della Corte Costituzionale (mercoledì 9 aprile) in materia di fecondazione medicalmente assistita, che di fatto ha aperto le porte alla sua forma eterologa, precedentemente vietata. Vita La dato materiale. La tomba vuota non è l’incontro con Cristo Risorto, ma prepara e da consistenza alla loro fede quando, sempre in maniera misteriosa seppur reale, saranno faccia a faccia con Gesù. Quale rapporto esiste tra la Pasqua e la Pentecoste? Il Cristo risorto dona Spirito Santo ai suoi. “Ricevete lo Spirito”… dice agli Apostoli la sera di Pasqua la venuta dello Spirito è una conseguenza immediata Risurrezione anche se quella venuta, quella “discesa” si manifesterà in maniera esplicita e solenne il giorno di Pentecoste ad indicare un mondo che, proprio il dono dello Spirito, ritrova Q u a l e i d e n t i t à n u ov a n a s c e dall’annuncio pasquale degli apostoli? Gli apostoli annunciano la Risurrezione non come prova della divinità di Gesù, anche se è da quel momento che lo riconosceranno come Signore. Ma per gli apostoli la risurrezione dona identità al cristiano stesso. Se Cristo è risorto anche voi siete risorti. Il cristiano sa che la vita di cristo è già presente nella sua vita. È vita eterna che troverà la sua fioritura della vita futura. Unito a Cristo risorto, il Cristo non si aliena dal mondo, né lo disprezza o lo ignora. Ma è chiamato a contribuire al rinnovamento del mondo stesso. Cosa significa per il cristiano di oggi vivere la Pasqua? Esattamente quello che ho appena detto: crescere nella coscienza di essere già dei risorti, non essere dei turisti che passano nella storia come turisti educati che lasciano le cose come le trovano, né viandanti frettolosi di arrivare al punto di disinteressarsi del mondo e dei suoi problemi, ma giardinieri e custodi di un mondo che devono rendere migliore, proprio dalla loro identità di risorti. SETTIMANE SOCIALI Altro che “oscurantisti”, i cattolici italiani dalla parte delle famiglie Ma chi sono davvero gli “oscurantisti” oggi? Proprio da questo pronunciamento ha mosso, nell’introduzione alla conferenza stampa presso Radio Vaticana, il sottosegretario monsignor Domenico Pompili, ricordando come “all’indomani della doppia dichiarazione della presidenza della Cei, l’una sulla trascrizione a Grosseto di un matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’altra sulla decisione della Corte Costituzionale”, venga presentato il documento conclusivo delle Settimane Sociali. “La Chiesa italiana non manca di offrire un’interpretazione globale del momento sociale - ha proseguito - a partire dalla famiglia che resta la ‘differenza fondamentale’ tra una società aperta alla relazione plurale e una società chiusa in un individualismo autosufficiente”. Mons. Pompili ha voluto reagire a un editoriale del “Corriere della Sera” dove si parla di “scontro fra cosiddetti amanti del progresso e cosiddetti oscurantisti”, sottolineando che la Chiesa ha “due persuasioni programmatiche”, la prima è che “l’etica sociale non è mai separata da quella individuale” ed esiste “un nesso decisivo tra scelte personali e ricadute pubbliche”. La seconda è che “laici, uomini e donne, con le loro scelte di vita quotidiane e con i loro progetti di famiglia, sono i protagonisti di un cambiamento che può andare ben al di là di certe rituali polemiche ideologiche”. Su tutto - ha ricordato - domina “la drammatica crisi demografica che è la più grande sfida per un Paese che fatica a rialzarsi”, dovuta anche a “logiche ripiegate sull’individuo che non portano da nessuna parte”. Anno dell’Onu, incontro a Madrid, Sinodo La famiglia “disprezzata e maltrattata”, parole usate dal cardinale Angelo Bagnasco, è “nel cuore della Chiesa, che vuole essere vicina a tutte le sue sofferenze”: così monsignor Miglio è entrato nel vivo della presentazione del documento. Ne ha delineato i contenuti e quindi ha richiamato gli appuntamenti dell’anno in corso attorno alla famiglia che sono rilevanti: il 2014 è stato proclamato dall’Onu “Anno internazionale della famiglia”; a Madrid, nel prossimo settembre, si terrà la “Settimana sociale europea” sempre sulla famiglia e a cura delle Chiese di Europa; in ottobre si terrà il primo dei due Sinodi indetti dal Papa, ancora sulla famiglia e sulle istanze che si levano dalla società. Da ultimo, mons. Miglio ha voluto richiamare anche l’imminente appuntamento del 10 maggio, quando una moltitudine di genitori e figli raggiungerà piazza San Pietro per ritrovarsi assieme al Papa nella giornata per la scuola. “Sarà una manifestazione per la scuola, statale e paritaria insieme, per il suo grande significato formativo - ha detto -. Ma dentro la problematica della scuola si trova la libertà di scelta educativa, che è anch’essa un tema centrale”. “Vorrei ricordare a tutti che la famiglia non è un ‘problema’ che riguarda l’ambito religioso, ma coinvolge tutta la società e se la famiglia non viene sostenuta, in quanto pilastro del bene comune, ne soffre la società intera”. Prossima “Settimana” nel 2017 Ridare dignità all’istituto familiare, chiedere meno tasse per le famiglie, specie le più numerose, organizzare un welfare più favorevole verso le famiglie che farebbe innalzare anche la natalità: sono queste le “ricette” pro-famiglia individuate dal sociologo Luca Diotallevi, vice-presidente delle Settimane Sociali. Sono concetti presenti nel documento che chiede tra l’altro di ridurre il debito pubblico, riformare la spesa pubblica e offrire una fiscalità “equa”, eliminando “i costi e i privilegi ingiustificabili del ceto politico e quelli per una dirigenza pubblica nell’uno e nell’altro caso minimamente giustificati dai risultati”. Le Settimane Sociali non guardano solo dentro la comunità cristiana ma parlano a tutti e toccano tasti “dolenti”, come quelli che al momento preoccupano per la tenuta economica e sociale del nostro Paese. L’annuncio finale è che la prossima Settimana Sociale sarà nell’anno 2017. Il tema non è ancora stato individuato. Pistoia Sette N. 15 20 Aprile 2014 Pasqua, gioia Oraestate 2014 e pace per tutti PASTORALE GIOVANILE Anche quest’anno, la diocesi offre un corso di formazione per animatori di oratorio L a primavera è la stagione bella, è la stagione più attesa perché nella natura si compie un atto meraviglioso di trasformazione, tutto riprende vita in una esplosione di colori, di suoni, di luce di movimento, si attua un vero e impressionante dinamismo della natura. Per noi cristiani è il tempo della celebrazione della festa più grande della nostra fede, la festa della Pasqua. San Paolo afferma nella lettera ai Corinti “Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede”, perché è il seno purissimo della chiesa che dona la vita eterna. “Esulti il coro degli angeli... gioisca la terra..., esulti la madre chiesa, perché la luce del re ha vinto le tenebre del mondo”. È il grido di fede, di speranza, di festa e di gioia che l’assemblea cristiana proclama durante la veglia pasquale per professare cantando che Cristo nel suo passaggio dalla morte alla vita trascina con se l’umanità e tutta la creazione. Oggi siamo davanti a una forte crisi economica, impensata e imprevista, ma reale che pone certamente alla famiglia e alla società interrogativi inquietanti per una futura sussistenza e una convivenza ordinata e serena. Penso alle famiglie che faticano ad arrivare in fondo al mese, a chi ha perduto il lavoro, alle sempre più numerose persone che vengono a chiedere aiuto alla Caritas diocesana, a tanti artigiani che hanno chiuso e a fabbriche in grave difficoltà. Fa riscontro a questo aumento di povertà l’incedere spensierato e allegro di tante famiglie che godono di una elevata agiatezza. Il pensiero va a queste persone in difficoltà e alle strutture economiche della società per chiedere un cambiamento operativo e reale a favore dei più deboli come ci ricorda spesso papa Francesco. L’augurio più bello che insieme alla grazia e alla gioia di Cristo risorto per questi nostri fratelli in difficoltà si apra la strada faticosa ma sicura e serena del ritrovato lavoro e per tutti una Pasqua di fraternità cristiana. Mons. Paolo Palazzi T orna anche quest’anno “Oraestate 2014”, il corso di formazione per tutti quei giovani che, nella prossima estate, saranno impegnati nell’animazione degli oratori estivi parrocchiali. A spiegare lo scopo di questa appuntamento, è il responsabile della pastorale giovanile don Fulvio Baldi: “L’intenzione della Pastorale giovanile è quella di aiutare le parrocchie nella formazione degli animatori e quella di alleggerire il lavoro delle comunità fornendo un sussidio da adottare, delle tecniche operative e tante idee da spendere nelle proprie realtà”. Gli incontri saranno guidati dai formatori dall’Opera dei ricreatori, un’associazione della diocesi di Bologna, della quale si conosce, dopo l’esperienza degli scorsi anni, la vivacità e la competenza. Infatti l’Opera è conosciuta in campo ecclesiale per il suo impegno nell’ambito educativo: esisteva già dal febbraio del 1983 per la felice intuizione del canonico don Raffele Mariotti, instancabile animatore delle realtà giovanili bolognesi. L’Opera negli anni si è impegnata direttamente nella cura dei percorsi di formazione dei responsabili e degli animatori di oratori e nella cura di un sussidio. Il corso per animatori di oratorio prevede tre incontri che si terranno alle 20,45 in seminario. Avrà inizio il 23 aprile dove l’équipe animatori tratterà il tema “Animatore ci fai o ci sei? Stile e spiritualità dell’animatore, processi cooperativi e relazione educativa”. Il secondo incontro, che si svolgerà il 7 maggio, ha per tema “Se immagini puoi esperienza di creatività”. Si concluderà il 12 maggio con la presentazione del sussidio “Gestione dei conflitti: relazioni tra animatori, tra bambini e adulti”. Per info e iscrizioni [email protected]. D.R. L’ANGOLO DELLA FAMIGLIA La resilienza: cuore della famiglia Q uando inizia un matrimonio con Cristo e in Cristo, si crea un’alleanza, un’unione tra marito, moglie e Cristo che deve essere custodita. Custodire è un verbo che è aperto e rivolto verso il futuro: è il progetto di coppia che deve continuare nel tempo, è il sogno della vita a due con Cristo che deve essere tenuto sempre vivo. Ma custodire bene un matrimonio non è un’azione che si può fare da soli, occorre essere in due, vivere la relazione e l’attenzione per l’altro/a. Solo così il matrimonio potrà essere ben custodito e tutelato contro un vento fatto di mercificazione del sesso e di disgregazione individualista, contro una cultura che non sa accogliere l’alterità. È allora tempo di chiederci cosa significhi sostenere la custodia del matrimonio oggi in Italia, in questi giorni pieni di incertezza e di insicurezza. È allora tempo di domandarci qual è l’impegno che abbiamo preso con le parole “io accolgo te”; parole pesanti, parole generatrici di vita. Rispondere a tali interrogativi significa individuare alcune urgenze primarie del bene comune in questo tempo. Sono urgenze che vengono alla luce quasi naturalmente a chi sa ascoltare il grido di una società che ha visto crescere la crisi del matrimonio come esistenza comune stabile di due coniugi, e l’impoverimento di questa struttura fondamentale della società e non solo della comunità cristiana. È un grido da ascoltare che nasce da tante voci. In questi ultimi anni una voce sono le opportunità lavorative, con un mondo del lavoro che non riesce a dare segni di stabilità, con contratti tra azienda e dipendente sempre più insicuri, incerti, a scadenza breve. A questo va aggiunta la mancanza di accessibilità a beni e servizi, o meglio la opportunità e l’offerta di beni e servizi che non rispetta più il fine settimana e nemmeno la domenica: come è possibile pensare ad una famiglia, ai figli a vivere la propria casa domestica se gli orari lavorativi impegnano anche la domenica, il giorno del Signore? C’è, insomma, una crescente difficoltà, che si estende fino al livello di capacità di vedere, leggere, immaginare il futuro; un futuro di scelte di vita accessibili da custodire Non si tratta qui di fare l’apologia vintage di un passato che è da ricordare, ma di scoprire i talenti individuali che permettono di custodire il matrimonio. Non è certo casuale che alla crisi di coppia corrisponda anche una diminuzione delle nascite, che pone pesanti interrogativi al sistema-Paese. Sembra che le fondamenta stesse della nostra comunità siano erose.Appare difficile persino custodire se stessi; appare difficile mantenere quell’affidabilità su cui altri possono contare; appare difficile mantenersi responsabili in quelle scelte alle quali ogni giorno siamo chiamati nelle comunità in cui viviamo, nella città che abitiamo, nella rete delle relazionali con gli altri. In tempi così critici, in effetti, persino le scelte quotidiane possono diventare logoranti. Specie quelle più delicate ci mettono in gioco profondamente, ci fanno pressione, ci costringono a bruciare energie che talvolta è faticoso ricostituire, mettendo a rischio il nostro stesso coraggio di essere. È nella famiglia che possiamo realizzare una ripresa delle relazioni interpersonali. È nella famiglia e nei conseguenti stili di vita che essa genera che possiamo sviluppare e sostenere buone pratiche di vita, operando efficacemente per la custodia e per il rinnovamento della società. È mantenendo la struttura famiglia anche nel mutamento sociale che possiamo rendere salda la comunità in cui viviamo. Certo, in un tempo di crisi che ci tocca così profondamente, è difficile pensare alla famiglia con ingenuità, come se fosse sicura e tranquillamente padrona di sé. Oggi può star salda solo la famiglia che conosce la propria fragilità, la famiglia cristiana che è capace di comprendere il senso profondo del proprio sacramento. La famiglia, infatti, non è mai solo l’espressione di scelte individuali o di coppia: essa si fa e si rinsalda anche nel contatto con tante realtà che quotidianamente vengono offerte. Grazie a esse, anche nei momenti più delicati la famiglia può alimentare la sua resilienza, quella capacità di ritrovare equilibrio di fronte alle perturbazioni. Il termine “resilienza” si applica alla famiglia come capacità di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzata e addirittura trasformata positivamente. Diverse possono essere le fonti cui indirizzarsi per attingere la forza di questa resilienza: un fine settimana nella bellezza di un luogo naturale o in una città sognata; la solidarietà degli amici o di coloro con cui si condividono sogni o ideali; il riferimento alla propria storia personale o familiare o a un progetto condiviso, con gruppi o comunità; la realtà indefinibile che si manifesta nel silenzio ritagliato nel cuore di una giornata frenetica; un libro che con le sue parole o con la sua narrazione ci comunica un’energia vivificante. Solo una fede forte, sperimentata come fonte di forza nella difficoltà e sorgente di speranza può aiutarci a prendere cura della nostra esistenza. È la ricerca di una spiritualità che aiuti a trovare i tempi nei quali riprendere respiro, nei quali attingere al senso profondo della vita quotidiana. Così possiamo vivere creativamente il presente, con tutte le sue trasformazioni. Così può vivere la speranza in un mondo diverso che nasce dall’indignazione per le contraddizioni del presente, ma vive in una vita bella e meritevole di cura. Così possiamo mantenere quello sguardo che sa andare al di là delle singole scelte di cui è pieno il nostro quotidiano, per ritrovare respiro, lucidità e capacità di giudizio. Così può delinearsi una visione conscia dei propri limiti, ma aperta nel disegnare il futuro. Paola e Piero Pierattini 8 comunità ecclesiale n. 15 20 Aprile 2014 MOICA “Mio tempo brutale” M a cura di Daniela Raspollini io tempo brutale” è il tema di una poesia scritta da una donna del Moica che è dedicata al grave problema della violenza sulle donne. Il titolo di questa composizione introduce a un approfondimento sulla condizione della donna oggi. A parlarne è Annamaria Michelon Palchetti, presidente del movimento casalinghe. “Ricordo come un tempo, per lo più le donne erano casalinghe, restavano in casa ad accudire la numerosa famiglia, non solo impegnate nelle faccende domestiche: pulire, fare la spesa, preparare i pasti, che si consumavano tutti insieme (era un rito fare colazione, S abato 29 marzo si è tenuto il terzo incontro del corso di aggiornamento e formazione dal titolo “a partire da un gioco” organizzato dalla Fism provinciale di Pistoia per le insegnanti delle scuole dell’infanzia paritarie. Il percorso è stato sviluppato dal Dott. Antonio Di Pietro che è pedagogista ludico, referente nazionale del “Ludo Cermea -gruppo di ricerca e azione sul gioco-”, docente del pranzare e cenare agli orari stabiliti), ma anche per cucire, ricamare, aggiustare quanto più possibile, per risparmiare. Oggi la donna ambisce ad un meritato lavoro fuori casa, sia perché ha studiato seriamente, sia anche perché lo stipendio del marito non basta più. Ed allora la casa resta vuota. È ovvio che i turni di lavoro non se li può scegliere la donna e che è difficile concilia- re i ritmi del lavoro e i tempi per la famiglia e questo è per ognuna di noi un sacrificio e una preoccupazione e allora saltano i riti di cui parlavo sopra ed è già tanto se ci si ritrova insieme genitori e figli, la sera; purtroppo stanchi e preoccupati per il giorno dopo assillati per la crisi in corso. Dipende da questa situazione il fallimento di tanti matrimoni o la scelta di stare insieme senza sposarsi? Anche dalla fatica del nostro vivere quotidiano afferma, Annamaria le coppie di fatto sono, purtroppo ormai una realtà: molti le giustificano dicendo: meglio una coppia felice, piuttosto che un matrimonio fallito. È di questo passo diminuiscono i matrimoni che tra l’altro durano pochi anni. Eppure le forze politiche si battono per concedere il matrimonio alle coppie gay e le stesse forze politiche sembrano accettare il dissolversi di legami matrimoniali naturali fra uomo e donna. È senz’altro un controsenso. Il problema più grave di questa situazione è senz’altro quello dei figli che crescono, nel miglior caso divisi civilmente fra babbo e mamma; spesso invece, la fine di un matrimonio provoca liti pesanti fra i due e chi ne risente di più sono i figli che crescono in un clima di sofferenza che li porterà, penso purtroppo a trovare naturale, a loro volta sposarsi e dividersi o non sposarsi affatto, per non parlare del grave problema della violenza sulle donne che giornalmente ormai appaiono sulla stampa e alla televisione. Nella poesia che segue e che il Moica tutto condivide è trattato questo problema”. FISM Percorso di aggiornamento laboratorio “Progettare percorsi ludici” presso la facoltà di Scienze della formazione dell’università di Firenze. Il relatore ha affrontato un’aspetto specifico in ogni incontro evidenziando ogni volta le intenzionalità pedagogiche e le caratteristiche didattiche: il gioco musicale e cantato in cui tutti i bambini possono partecipare insieme, secondo tempi distesi che garantiscono a turno per ognuno il ruolo di protagonista principale; il gioco scientifico per suscitare e valorizzare la curiosità e lo stupore come componenti essenziali per porre domande e ricercare risposte da parte di bambini ed infine il gioco cooperativo con l’utilizzo sia di materiale strutturato che di recupero, con l’obiettivo di favorire la collaborazione fra i partecipanti piuttosto che incitare alla competitività. Il livello di gradimento da parte delle insegnanti è stato ottimo, sia in relazione agli evidenti aspetti valoriali insiti nelle varie proposte ludiche, che per le possibili attivazioni che i giochi presentati possono offrire nei diversi contesti scolastici. Giuliana Orlandini Accademia d’organo “Giuseppe Gherardeschi” L’impegno a favore della musica italiana per organo Ne parliamo con don Umberto Pineschi presidente dell’accademia e della commissione musica sacra della diocesi L’ Accademia d’organo Giuseppe Gherardeschi ha organizzato numerosi Vespri d’organo nelle chiese della città: quali le date e gli organisti che saranno ospiti della città di Pistoia? Per il 2014 abbiamo organizzato ben 32 Vespri d’organo. In particolare, per la Quaresima, ne sono stato fatti quattro: sabato 22 marzo sabato nella chiesa delle Salesiane di Pistoia ha suonato Kumiko Konishi su un organo Agati-Tronci 1891, il 10 aprile nella chiesa del Carmine, sempre a Pistoia, si sono esibiti Jimena Llanos (mezzo soprano) e Serenella Secchiero, con commenti della musicologa Maria Chiara Mazzi. La sera successiva, nella chiesa di S. Ignazio di Pistoia, hanno suonato alcuni studenti del conservatorio di Pesaro, mentre domenica 13 aprile, in Cattedrale si è esibito Emanuele Cardi. N e l p ro g ra m m a dell’Accademia vi è un ricco calendario di corsi di interpretazione. Cosa significa per i non addetti ai lavori? I numerosi strumenti a nostra disposizione permettono una vasta e qualificata attività didattica, per lo più rivolta ad organisti professionisti, oppure ad allievi di conservatori di Stato e istituti musicali. In un caso, siamo due organisti di Pistoia che andiamo in Giappone ad insegnare la nostra musica organistica. Programma dei corsi 22-25 aprile: Corso di interpretazione (6° anno) di musica spagnola (Guy Bovet) e J.S. Bach (Ludger Lohmann). Si svolgerà sugli organi Hermans 1664 e Ghilardi 2007 della chiesa di S. Ignazio e Ghilardi 2008 della chiesa del Carmine. La letteratura in programma in www.accademiagherardeschi.it. 5 maggio: visita agli organi di Pistoia da parte del “College of Organadvisors Netherland” (College van Orgeladviseurs Nederland) 26 maggio: visita agli organi di Pistoia della classe d’organo dell’università delle Arti di Berlino (UdK). 30-31 maggio e 1 giugno: corso in collaborazione con il conservatorio statale “Giuseppe Tartini” di Trieste (2° anno), a cura di Wladimir Matesic. Si svolgerà sugli organi Hermans 1664 e Ghilardi 2007 della chiesa di S. Ignazio e Costamagna 1969 della Cattedrale di Pistoia. 18-24 luglio: Pistoia Organ Week, con Mino Shirakawa; amministrazione della città (con Umberto Pineschi, Andrea Vannucchi e Masakata Kanazawa). Capolavori e concerti su importanti organi delle città di Pistoia, Lucca, Cutigliano, Collodi e Bargi. 27 agosto-3 settembre Mino Shirakawa 30° dell’Accademia di musica organi- stica italiana (con Umberto Pineschi, Andrea Vannucchi e Masakata Kanazawa). Daniela Raspollini Pistoia-aprile 2014 La Danza nel repertorio strumentale per organo e liuto Il progetto “La Danza nel repertorio strumentale per organo e liuto Pistoia-aprile 2014” è stato delineato in collaborazione tra l’Accademia “Giuseppe Gherardeschi” di Pistoia e alcune classi del Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro. In particolare partecipano a questa iniziativa, che è già al terzo anno, i maestri Serenella Secchiero e Andrea Freddini (organo e composizione organistica), Maria Chiara Mazzi (storia della musica per il corso di composizione ad indirizzo musicologico) e gli allievi della classe di liuto. Scopo del corso, mostrare attraverso la contestualizzazione effettuata dagli allievi di storia della musica e la realizzazione pratica effettuata nelle esecuzioni degli allievi organisti e liutisti, le differenti modalità e i differenti aspetti del repertorio organistico dall’inizio del 500, alla fine dell’800. Durante la giornata di lavoro, l’esecuzione di ogni brano, realizzata sullo strumento che è più adatto per le sue caratteristiche ad ogni singolo pezzo, verrà preceduta da una breve analisi dell’autore e del brano preparata da un allievo musicologo. Il concerto pubblico verrà preceduto da una breve guida all’ascolto affidata da uno o più allievi musicologi. Vita La Mio tempo brutale Vado per le strade macchiate di violenza a sciogliere lunghe chiome immaginarie il solitario pianto: intorno i passi affrettati di una folla grigia per l’insulto di una quotidiana pena. Cerco nelle pozze stagnanti gli opachi riflessi delle morte bellezze: trovo il livido volto di una rea non so di quali colpe. E sono donna del mio tempo brutale e mi si spenge dentro l’inutile dono del mio struggente amore. F.C. TEISD Pasqua fra gli anziani ammalati N el periodo della Pasqua i volontari del Teisd hanno fatto visita agli anziani ammalati portando loro un dolce tradizionale. Il Teisd è stato fondato da monsignor Sabatino Bertini con un gruppo di persone che dovevano prestare la loro azione e donare il loro amore agli anziani. Lo scopo dell’associazione è organizzare un servizio di assistenza agli anziani e ai disabili, in modo che le famiglie non rimangono sole nella sofferenza, e accogliere i bisogni della nuove povertà. Dopo la morte del fondatore il Teisd ha proseguito fino ad oggi la sua opera con dedizione con Viviana Bertini, scomparsa qualche anno fa, e oggi con la responsabile Graziella Caselli. L’associazione attualmente, oltre ai bisogni degli anziani ammalati, accoglie anche i bisogni emergenti delle nuove povertà: famiglie in disagio, extracomunitari, persone in difficoltà. Sono circa 50 le famiglie che il Teisd sta attualmente aiutando. Il servizio è gratuito, l’azione del Teisd partendo dal vicariato, è attiva all’interno del territorio diocesano. INFO: Il servizio di segreteria telefonica (0573 570543) dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle11. d.r. Vita La Q n. 15 Pastorale della Terza Età La Resurrezione di Gesù: il fondamento della fede uesto è il tema che il vescovo Mansueto Bianchi ha svolto nell’incontro organizzato dalla pastorale della Terza età per il cammino di approfondimento del credo apostolico. Per ben comprendere l’affermazione che la resurrezione è il fondamento della nostra fede bisogna partire da alcuni comportamenti di Gesù, che lasciarono molto sbalordite le persone che lo incontravano e lo ascoltavano. Comportamenti che gli studiosi della sua vita hanno sintetizzato con l’espressione “la pretesa di Gesù” il quale con il suo parlare ed il suo agire esprimeva una rivendicazione: quella di essere figlio di Dio. In che modo Gesù ha espresso quest’affermazione; quale è stata la reazione della gente del suo tempo; quale la reazione del Padre; e quale il messaggio che giunge a noi oggi. Queste le scansioni della relazione del vescovo Mansueto. Nei Vangeli Gesù per indicare il suo rapporto personale con Dio ha usato la parola “Abbà “, che può essere tradotto con “babbo” o “papà” o addirittura con “paparino”. Mai nessun Giudeo avrebbe osato usato questa espressione per indicare Dio. Nel Primo Testamento Dio viene a volte indicato come padre, ma soprattutto come padre collettivo del popolo di Israele, il popolo dei giusti. Abbà è un termine che indica prossimità affettiva, familiare. Il fatto che Gesù lo abbia usato mostra la sua consapevolezza di avere un rapporto particolare con Dio. Gesù non ha mai presentato se stesso come “figlio di Dio”, mentre ha spesso usato l’espressione “figlio dell’uomo” (82 volte nei Vangeli, e mai più usata nel Nuovo Testamento). “Figlio dell’uomo” è un’espres- sione presente nel Libro di Daniele e ben conosciuta al tempo di Gesù, che indica un personaggio che viene dal mondo di Dio e che avrebbe esercitato il giudizio sui vivi e sui morti alla fine della storia. Anche l’annuncio del “Regno di Dio” che si realizza con la persona di Gesù in mezzo a noi stupiva le genti del tempo, che avevano tutt’altro concetto del Regno che Dio avrebbe realizzato per Israele. Gesù ha poi interpretato la sua morte in riferimento al cap. 53 di Isaia, come morte espiativi di valore universale, attraverso la quale sarebbero state risanate le colpe, e questa è un’affermazione che lasciava interdetti gli interlocutori perché il riscatto dalle colpe è un’azione riservata a Dio. Anche il modo di parlare di Gesù stupiva, perché parlava come parla Dio. Nei cap. 5,6,7 di Matteo Gesù dice “avete udito che vi fu detto” (e quello che era stato detto era parola di Dio trasmessa a Mosè), “ma io vi dico...” (attribuendo quindi alle sue parole la stessa valenza divina). Inoltre paragonandosi a qualche grande figura dell’A.T indicava se stesso come superiore, e per di più “rimetteva i peccati”, affermazione scandalosa perché solo Dio può fare questo. Così anche la pretesa di sostituire il Tempio di Israele con il suo corpo (“Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gv 2,19”) era motivo di scandalo perché voleva dire che la presenza di Dio non era più nel Tempio di Israele ma era nella sua persona. Gesù quindi si presenta come colui che pretende di essere Dio in mezzo all’umanità. E per questa pretesa fu messo a morte, come ci testimonia il racconto del suo processo e della sua condanna alla croce. Cosa fa Dio il terzo giorno dopo la morte? Lo fa risorgere, confermando con questo atto ciò che Gesù aveva detto di se stesso durante la sua vita. La Resurrezione sconfessa coloro che l’avevano condannato e conferma che la figliolanza di Gesù era la verità. I contenuti della nostra fede sono tutti condensati nell’atto di Dio che fa risorgere Gesù! E come la sua morte non fu una morte privata, ma per espiare il peccato per le moltitudini, così la sua resurrezione è una profezia della nostra resurrezione. Con Cristo risorto dai morti inizia una nuova creazione, un nuovo LETTERA IN REDAZIONE R comunità ecclesiale 20 Aprile 2014 Il dovere etico dei commercialisti aramente un quotidiano economico nazionale affronta i problemi dei doveri etici dei commercialisti. Su “Il Sole 24 Ore” dei giorni scorsi una lunga riflessione sul tema è affidata all’arcivescovo di Chieti-Vasto monsignor Bruno Forte. Mi pare rilevante questo evento essenzialmente per due motivi: l) perché un giornale rivolto essenzialmente alle categorie economiche, che analizza quasi esclusivamente questioni finanziarie tributarie, commerciali ecc., pone all’attenzione di una vasta categoria di utenti: gli operatori economici e finanziari appunto, la questione dell’etica per i consulenti di queste categorie che sono principalmente i dottori commercialisti; 2) perché l’analisi svolta dall’alto prelato parte dal presupposto che vuole cancellare il luogo comune abbastanza diffuso secondo il quale il commercialista è “soltanto l’alleato del contribuente contro il fisco”. Questa visione aggiunge l’arcivescovo è “senz’altro miope e perdente per tutti” Oggi il dottore commercialista ha competenze molteplici sulle materie economiche finanziarie commerciali tributarie e di ragioneria. Per comprendere l’importanza di queste funzioni basta ricordare che nell’ambito della professione rientrano attività quali l’amministrazione di aziende e patrimoni perizie, revisioni amministrative anche per consulenze tecniche ispezioni conto dell’autorità giudiziaria funzione di sindaco revisore nelle società ed enti commerciali e non, nonché in enti pubblici e gestioni dei dissesti aziendali ecc. È un insieme di funzioni che implicano necessariamente responsabilità etiche in quanto l’attività del commercialista non riguarda solo interessi privati, quelli del cliente, ma dell’intera collettività stante l’evidente funzione di mediazione fra interessi pubblici e privati. Non bisogna infatti dimenticare che molte competenze tipicamente pubbliche sono delegate dallo Stato ai commercialisti che sono elementi essenziali, se non addirittura determinanti, nella lotta all’evasione fiscale e funzionali ad una migliore distribuzione della ricchezza fra i cittadini. Non vanno nemmeno dimenticate le battaglie vere e proprie condotte per la sburocratizzazione dello Stato il vero e più importante elemento destabilizzante del nostro Paese. Migliaia di adempimenti, elenchi, dichiarazioni moduli da riempire, invii telematici possono e debbono essere eliminati. I commercialisti sono obbligati dallo Stato a farli per conto dei clienti che devono sostenere ovviamente un costo elevato che potrebbe tranquillamente progetto di uomo e di mondo. Cristo è entrato nella morte ed è risorto perché noi possiamo entrare nella sua vita di figlio e divenire figli di Dio. La resurrezione di Gesù è la caparra della nostra resurrezione: anche noi risorgeremo. Il Cristianesimo non parla solo dell’immortalità dell’anima, dice molto di più, dice che anche la carne risorgerà. Tutto l’uomo nell’ultimo giorno tornerà alla vita nuova immortale, ad una perfezione e felicità di vita uguale a quella del Padre. Oggi questa vita nuova è già presente in mezzo a noi, presente come un seme dentro di noi, attraverso il dono dello Spirito che ci è dato nel Battesimo. La vita della resurrezione è già presente grazie alla fede che ci permette di chiamare Dio “abbà” ed è presente nel cammino di solidarietà con i fratelli oggi nel mondo. Noi crediamo che il destino di Gesù è anche il nostro destino, destino di croce ma anche di resurrezione. Al termine il relatore, molto apprezzato, ha risposto alle domande che sono state poste da parte di alcuni dei circa 60 presenti. Paolo Gelli e Alberto Niccolai essere evitato molti dei quali non avendo alcuna utilità. L’etica del dottore commercialista, in fondo è questa adoperarsi per snellire la complessa macchina statale mettendo a disposizione la propria intelligente capacità ed esperienza che diventa un ottimo servizio alla collettività. Infine il supporto che questa categoria dà anche alla chiesa intesa come istituzione. In tutta Italia stiamo constatando che le funzioni amministrative ed economiche delle diocesi una volta appannaggio dei soli sacerdoti, stanno gradatamente passando sotto la responsabilità dei laici per lo più preparati e sopratutto decisamente operanti con impegno encomiabile in funzioni spesso delicate rendendo un servizio prezioso e disinteressato. Allora “viva i dottori commercialisti?”. No. solo far constatare che questa professione si sta positivamente evolvendo assumendo sempre più una funzione pubblicisitta e di stimolo al raggiungimento del bene comune. Pier Giorgio Caselli già presidente dell’ordine dei dottori commercialisti di Pistoia 9 PASTORALE DELLA tERZA Età La chiesa cattolica, popolo di Dio Proseguono gli incontri (questo sarà il settimo) organizzati dalla Pastorale della terza età per l’approfondimento del Credo apostolico. Mercoledì 30 aprile alle 16 presso il centro di Monteoliveto la professoressa Mariangela Maraviglia tratterà il tema: “La chiesa cattolica: popolo di Dio”. Sarà questa l’occasione per conoscere meglio il percorso storico della chiesa cattolica e avere risposte su quale sia il significato della parola “chiesa” alla luce del concilio Vaticano II, e soprattutto quale sia oggi il ruolo dei laici, in particolare delle donne. Alla fine dell’incontro è previsto un momento conviviale. ISTITUTO SUORE MANTELLATE Olimpiadi di italiano Lo studente Lapo Ferri della classe 1° liceo “Suore Mantellate” di Pistoia ha partecipato all’Olimpiadi di italiano ed è risultato tra i primi 30 su scala nazionale. Lo studente, dopo aver superato la fase d’istituto e quella provinciale, ha avuto accesso, unico in Toscana tra gli alunni del biennio, alla finale che si è svolta sabato 12 aprile. A questo brillante studente auguriamo il meglio della vita. Via Crucis a Giaccherino La Via Crucis di Giaccherino è un’iniziativa del Vicariato del Vincio. Inizia il venerdì Santo, 18 aprile alle 21 sotto la croce illuminata, all’inizio del sentiero a Giaccherino. Saranno presenti i sacerdoti e gli operatori pastorali delle parrocchie del Vicariato. Sono invitati tutti i fedeli del Vicariato del Vincio, ed anche fedeli di tutta la diocesi. In caso di pioggia la processione della Via Crucis si svolgerà nella Chiesa Convento di Giaccherino. E’ una processione su una vecchia strada acciolata, un tempo crocevia dei pellegrini. Collega via Pieve a Celle al complesso religioso di origine medioevale. Il percorso viene illuminato da ceri: è un momento molto suggestivo. I fedeli si fermano a pregare dinanzi alle edicole sacre che rappresentano le quattordici stazioni che segnano il cammino penitenziale. Un percorso spirituale atto a rievocare Gesù Cristo che si avvia alla crocifissione. Per raggiungere Giaccherino partendo dal centro di Pistoia potete raggiungere la meta imboccando la tangenziale fino all’uscita di Pistoia ovest, seguendo poi le indicazioni per lo Zoo; svoltate a sinistra in via Pieve a Celle e dopo aver superato il ponticino proseguite fino all’Oratorio di San Giuseppe, punto di partenza della Via Crucis. D.R. 10 comunità e territorio n. 15 20 Aprile 2014 SANITà Vita La sicurezza Tubercolosi: una «app» Videosorveglianza contro degrado spiega ai medici e atti vandalici come intervenire Sì del Comune all’installazione di nuove telecamere in punti strategici della città La nuova applicazione è stata messa a punto dall’unità operativa malattie infettive dell’Asl 3 e presentata all’ospedale San Jacopo nel corso di un convegno medico regionale L’ pagina a cura di Patrizio Ceccarelli U na “App” riservata ai medici, che illustra come affrontare la tubercolosi: dal test cutaneo, agli esami ematici, ai raggi X, alla Tc fino alla broncoscopia. È stata messa a punto dall’unità operativa malattie infettive dell’Asl 3 e presentata all’ospedale San Jacopo nel corso di un convegno medico: sarà adottata a livello regionale e si potrà utilizzare con tablet e smartphone in qualsiasi contesto e momento. «Con questo strumento speriamo di raggiungere tanti colleghi che si trovano ad affrontare nei loro ambulatori e nei reparti ospedalieri casi di pazienti con l’infezione tubercolare - ha detto Corrado Catalani, direttore di malattie infettive dell’Asl 3 - e rappresenta un contributo conoscitivo per migliorare la qualità dell’assistenza ed è un precedente importante sul piano metodologico relativamente al quale sono già in fase di sviluppo progettualità relative ad altre patologie». In videoconferenza da Ginevra è intervenuto il professor Mario Raviglione, direttore del “Programma mondiale tubercolosi” per l’Oms, evidenziando che la malattia tubercolare è un problema tutt’altro che scomparso. «Nel mondo – ha detto - attualmente ci sono 8 milioni di casi, 5 milioni riguardano i bambini e 2,9 le donne con 4 mila morti al giorno e nessun Paese al mondo oggi ha eliminato la tubercolosi che persiste, nonostante l’incidenza della malattia e la mortalità negli ultimi anni siano diminuite». In Italia il tasso annuale di incidenza della tubercolosi è in costante lenta discesa: i 7 casi ogni 100.000 abitanti ci classificano come paese a bassa prevalenza. Tuttavia – è stato sottolineato nel corso dell’incontro al quale hanno preso parte medici e infermieri provenienti dai vari centri di infettivologia degli ospedali toscani - si registrano ogni anno casi di tubercolosi in alcuni gruppi a rischio e in alcune classi di età: i cittadini non italiani rappresentano il 35% dei casi notificati e 13 casi ogni 100.000 abitanti riguardano ultra65enni. Dall’ultimo rapporto in Toscana i casi notificati sono stati complessivamente 277 di questi 15 nella Asl3 di Pistoia (popolazione residente 287.445). SVILUPPO ECONOMICO Le Camere di commercio di Pistoia e Prato uniscono le forze Protocollo tra i due enti per organizzare iniziative comuni o comunque coordinate per la promozione dell’economia dei due territori provinciali P rosegue il processo di collaborazione tra le Camere di Commercio di Prato e Pistoia, in un’ottica di razionalizzazione di spesa e di iniziative. Un percorso di avvicinamento che nei giorni scorsi si è arricchito un nuovo tassello: un protocollo tra i due enti per organizzare iniziative comuni o comunque coordinate per la promozione dell’economia dei due territori provinciali. Questo per poter mettere in campo risposte effettive e concrete alle esigenze del sistema delle imprese, condividendo risorse, scambiando informazioni, promuovendo le attività economiche operanti nelle aree di rispettiva competenza. Una sinergia che si basa anche sulla valorizzazione delle risorse ambientali, culturali e agroalimentari in una strategia complessiva e coerente, in grado di valorizzare e potenziare il quadro degli interventi previsti nel territorio pratese e pistoiese. “Operiamo in due territori contigui, è importante lavorare in un’ottica di sinergia – ha commentato Stefano Morandi, presidente della Camera di Commercio di Pistoia – Le aziende dei nostri territori hanno superato da tempo le barriere provinciali, è giusto che anche noi ci muoviamo”. “La nostra è una scelta politica precisa, l’integrazione dei servizi, che sono poi uno dei punti di forza delle Camere di Commercio, è una sfida importante. –ha aggiunto Luca Giusti, presidente della Camera di Commercio di Prato– Lavoreremo nei prossimi mesi per costruire nuove collaborazioni anche in altri ambiti”. Il protocollo si aggiunge alla convenzione già in essere per la realizzazione comune dei servizi, tra cui quelli inerenti il controllo sulle clausole vessatorie, un’esperienza nata diversi mesi fa che, visti i risultati positivi, i due enti hanno pensato di ripetere anche in ambiti diversi. ultimo caso clamoroso è stato quello del Battistero, sfregiato da scritte con bombolette spray e pennarelli indelebili, i cui autori, tutti minorenni, sono già stati scoperti dalle forze dell’ordine e il danno, per fortuna, è stato riparato a tempo di record. Importante, anche se non fondamentale, per l’individuazione dei responsabili è stata l’analisi dei filmati del sistema di videosorveglianza di piazza Duomo. Adesso il Comune ha deciso di installare altre telecamere di videosorveglianza per tutelare i beni pubblici e contro il degrado ambientale. La giunta comunale ha infatti approvato una delibera con la quale autorizza il dirigente del servizio di polizia municipale al posizionamento, in siti strategici, di alcune telecamere di videosorveglianza, per prevenire e reprimere i reati contro il patrimonio pubblico e ai danni dell’ambiente. Si tratta di quattro apparecchi, già acquistati dal servizio di polizia municipale, ad alta tecnologia, dotati di sensori di rilevamento capaci di scattare 60 foto al minuto e in grado di catturare immagini di buona qualità anche di notte. L’obiettivo è quello di rispondere a specifiche esigenze di tutela di beni pubblici e di luoghi oggetto di ripetute violazioni o degrado ambientale. Le telecamere saranno utilizzate in diversi luoghi considerati critici perché già interessati da danneggiamenti o abbandoni di rifiuti e già oggetto sia di interventi da parte del personale di polizia municipale che di segnalazioni dei cittadini e di Publiambiente. Le telecamere, spiega una nota dell’amministrazione comunale, potranno essere poste anche nella zona dell’area ospedaliera in via Ciliegiole, particolarmente soggetta all’abbandono di rifiuti ingombranti. Nello specifico, i siti saranno individuati, a seconda dell’occorrenza e delle necessità di controllo, dalla polizia municipale. In tutti i casi, conclude la nota, dopo l’eventuale individuazione della violazione attraverso le telecamere, si provvederà all’iter sanzionatorio previsto. TURISMO Segnali di ripresa Secondo Confcommercio le prenotazioni per il ponte pasquale segnano un’inversione di tendenza rispetto al 2013. Tengono anche commercio e ristorazione Q uella di quest’anno non sarà una Pasqua eccessivamente austera. Secondo un’indagine condotta da Confcommercio Pistoia in collaborazione con i consorzi turistici Città di Pistoia e Apm-Abetone Montagna pistoiese, molte strutture alberghiere stanno hanno registrato un significativo incremento delle presenze rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, con molti alberghi al completo, soprattutto in città e nel Montalbano. Più calma, invece, la situazione nelle località della montagna pistoiese.Tengono anche commercio e ristorazione, sempre secondo una ricerca svolta da Confcommercio presso i propri associati: nel primo caso a trainare sono soprattutto le produzioni artigianali di qualità. Sull’andamento delle prenotazioni, bene per il pranzo di Pasqua, mentre per Pasquetta sarà determinante, come di consueto, il fattore meteorologico. Secondo quanto diffuso dai consorzi turistici di Confcommercio, ad affollare gli alberghi di Pistoia e dintorni sono soprattutto turisti italiani e discrete percentuali (in qualche caso anche pari al 50%) di stranieri, provenienti perlopiù da Germania, Russia, Danimarca,Turchia, Israele e Romania. La durata media del soggiorno è di circa 3 notti, ma vi sono anche richieste per periodi più lunghi. L’andamento è dunque incoraggiante, e segna in alcuni casi un incremento significativo del numero di presenze o della durata media del soggiorno rispetto alle festività pasquali del 2013. «Le previsioni di generale tenuta dei consumi e delle presenze turistiche per il prossimo periodo pasquale vanno lette con assoluta positività – afferma Tiziano Tempestini, direttore di Confcommercio Pistoia - perché confermano un cambio di tendenza rispetto alle continue contrazioni registrate in passato. I dati manifestano una provincia “a macchia di leopardo” con segni più e segni meno rispetto alla capacità di spesa delle famiglie e alla attrattività del territorio. Questa situazione evidenzia la necessità di valorizzare in quantità e qualità gli eventi promozionali i veri motori dell’attrazione turistica e dell’animazione territoriale». Vita La n. 15 VILLA DI BAGGIO comunità e territorio 20 Aprile 2014 Associazione di cittadini recupera la scuola dell’infanzia La struttura è stata completamente riqualificata grazie al senso civico dei paesani, con il contributo della Fondazione Caript e il Comune che ha curato la parte progettuale D opo i lavori di ristrutturazione e riqualificazione svolti dall’associazione civile «Comunità di Villa di Baggio onlus», è stata inaugurata pochi giorni fa la scuola dell’infanzia «La Favola» di Villa Di Baggio. L’intervento è stato realizzato dall’associazione con la collaborazione del Comune di Pistoia e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Tra gli interventi portati a compimento una miglior suddivisone degli spazi, la costruzione di accessi anche per i diversamente abili, la completa imbiancatura, la revisione degli impianti e la fornitura di nuovi arredi, attrezzature e infissi. Così migliorata, la scuola dell’infanzia «La Favola» è in grado di fornire un servizio socio-educativo fondamen- L o scorso 9 aprile la giunta comunale ha approvato il nuovo regolamento sulla Tari, ossia la nuova tassa su rifiuti riscossa direttamente dai Comuni e che sostituisce la vecchia Tares ossia il tributo sui rifiuti e sui servizi. Per quanto riguarda le modalità di calcolo queste resteranno invariate nel senso che il Comune di Pistoia ha deciso di riconfermare tutte le esenzioni e le agevolazioni già in vigore per la Tares. Venendo agli aspetti tecnici possiamo notare che per quanto riguarda le utenze domestiche che si trovano in una situazione di particolare disagio sia sociale sia economico è stato stabilito che per tutto il corrente anno saranno esentate dal pagamento nei limiti dello stanziamento di 150.000 euro attraverso un bando pubblico. Prevista in via sperimentale per le utenze domestiche che aderiscono a sistemi di rilevamento dei propri conferimenti una riduzione fino al 30% della parte variabile della tariffa. Per quanto riguarda le agevolazioni versità e della ricerca per garantire edifici scolastici sicuri, sostenibili, accoglienti e adeguati alla più recente concezione educativa e didattica. Alla cerimonia d’inaugurazione hanno preso parte, tra gli altri, l’assessore all’educazione e formazione del Comune Elena Becheri, la responsabile delle scuole dell’infanzia Maria Laura Contini, il funzionario responsabile dell’edilizia comunale Nicola Stefanelli, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Ivano Paci e il presidente dell’associazione civile di «Villa di Baggio onlus» Alvaro Tondini. L’associazione «Comunità di Villa di Baggio» si è costituita nel 1969 proprio per realizzare l’edificio che doveva ospitare una scuola materna per i bambini del posto e dei paesi limitrofi. Con l’apporto della popolazione l’opera è stata completata in soli sei mesi. Dall’ anno della costruzione a oggi, l’associazione ha eseguito e finanziato tutti i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’edificio scolastico, come il rifacimento del tetto e dei pavimenti, la sostituzione degli infissi, la revisione dell’impianto elettrico, il restauro del loggiato e altri. Patrizio Ceccarelli Resistenza attiva La storia spezzata di Eugenio Lavorini P tale, strategico e di primaria importanza per la popolazione che vive nel comune di Pistoia e in particolar modo nelle frazioni collinari situate sopra Candeglia. I lavori hanno avuto inizio il primo agosto per garantire la riapertura della struttura a settembre, per l’inizio dell’anno scolastico 2013/2014. Obiettivo dell’intervento, permettere l’adeguamento alle nuove linee guida del Ministero dell’istruzione, dell’uni- COMUNE DI PISTOIA Approvata la Tari sono state previste sia per le utenze domestiche sia per quelle non domestiche. Le prime che avranno un unico occupante avranno una riduzione del 10%; quelle tenute a disposizione uno sconto del 30% cosi come quelle occupate dai soggetti che risiedono all’estero mentre il 10% di agevolazione è previsto anche per i fabbricati rurali ad uso abitativo e tutte quelle utenze domestiche che abbiano avviato il compostaggio. Per quelle non domestiche invece se l’uso dei locali è stagionale o comunque non continuativo la riduzione è del 30% mentre sale fino al 50% per le categorie 22 24 e 27 in caso di conferimento alla specifica raccolta differenziata dell’organico. Atre riduzioni previste : per tutte quelle utenze poste ad un distanza superiore a 500 metri dal più vicino punto di conferimento riduzione al 40% mentre scende al 10% nei periodi di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti. “Questa non è altro che la nostra proposta – dicono dalla giunta comunale attraverso una nota – e come tale dovrà essere sottoposta all’approvazione del consiglio comunale.” In ogni caso il tributo dovrà essere versato esclusivamente al Comune tramite la compilazione del modello F24, a seguito di invio di avvisi di pagamento da parte dell’Amministrazione comunale. “Per quanto riguarda le rate del versamento – si legge ancora nella nota- la Giunta proporrà nel corso della discussione già iniziata nella Commissione Consiliare le scadenze di luglio, settembre e novembre.” Edoardo Baroncelli er 32 anni cassiere di banca, due figli, adesso abita a Montecatini: è Eugenio Lavorini, una vita normalissima se non si considera il suo passato, che lui stesso cerca di scordare da quanto pieno di orrori. Non ne ha mai voluto parlare con i figli, che solo negli ultimi anni sanno che il padre sa parlare tedesco, molte cose sono state da loro apprese solamente dai racconti dei parenti. Sì perché un giorno d’aprile del 1945, in un’Italia ancora occupata dai tedeschi, Eugenio Lavorini viene preso alla stazione ferroviaria per deportarlo, ha solo 20 anni d’età, quando torna, circa due anni dopo, sembra morto. Sua madre viene uccisa nella strage di Malocchio in Valdinievole, la casa di famiglia distrutta dai bombardamenti. Ferito in Africa, non accetta mai la misera pensione di riparazione offerta. Avrebbe accettato il riconoscimento che la Germania, per un certo periodo, in passato sembra disponibile a concedere. Quale forma di risarcimento morale secondo lui, non certo per il denaro in sé, un’iniziativa poi rimasta senza esito. Lavorini non ha voluto coinvolgere i suoi cari nei terribili ricordi. Tutte le volte che in televisione si parla di campi di concentramento e di nazismo, cambia canale. Ne ha parlato però al momento della consegna della medaglia d’onore, riconoscimento deciso dal presidente della Repubblica e ritirato personalmente, c’è solo lui a farlo, nella sala Maggiore del Comune di Pistoia, solo lui ancora in vita delle sei medaglie previste, oltre a Tullio Donnini però impossibilitato a partecipare in quanto ammalato. Ha ricordato con i dovuti dettagli, luoghi, date, nomi precisi, dichiarando alla stampa locale: «Ancora oggi ci sono delle guerre, ma come si fa…». Guerra in Africa, poi messo su un camion ed internato in un campo di concentramento. Sul mar Baltico, dove lavora dodici ore di fila sui binari, un pasto al giorno con rape secche, un cucchiaio di marmellata ed un pezzo di pane nero. Poi in Renania, in un fabbrica che costruisce pezzi di contraerea, lavorando dalle 6 del mattino alle 18 della sera, o viceversa tutta la notte a settimane alterne. Terzo campo quello per la costruzione di armi, dove per protesta lancia a terra un pezzo rompendolo. Per punizione viene messo nella cosiddetta “torre”, ma Lavorini non spiega alla stampa che cos’era e che cosa vi succedeva, non ce la fa, così come non risponde se gli viene chiesto se ancora ha degli incubi. Leonardo Soldati COMUNE DI AGLIANA Più Tasi per compensare il mancato gettito dell’Imu T asi allo 0,25% per compensare il mancato gettito Imu “prima casa”, aumento delle aliquote Imu sugli altri immobili a fronte di 500mila euro di mancati trasferimenti e diminuzione della tassa sui rifiuti. Queste le principali misure nella manovra del bilancio preventivo 2014, che sarà sottoposto voto del consiglio comunale entro aprile. “Si tratta -spiegano il sindaco Eleanna Ciampolini e l’assessore Roberta Santinidi far fronte ad una serie di mancate entrate. Tra queste l’azzeramento del gettito Imu sulla prima casa e gli ulteriori tagli ai trasferimenti statali calcolati in circa 500mila euro, l’aumento del punto percentuale di iva, l’aumento del costo della vita e l’istituzione del 11 fondo a compensazione della Tasi per attenuare l’impatto del provvedimento per le famiglie in difficoltà”. Il sindaco di Agliana ha ricordato che “purtroppo anche quest’anno siamo partiti con un aumento della spesa corrente di circa 250mila euro. Per portare il bilancio in pareggio dopo 4 anni di tagli alla spesa, dobbiamo agire sulla Iuc (Imposta unica comunale) ed applicare 350mila euro di oneri di urbanizzazione alla parte corrente. La mancanza del gettito proveniente dall’Imu sarà compensata con la Tasi allo 0,25% sulle abitazioni principali. Parallelamente è stato previsto un fondo di circa 70mila euro da distribuire sulla base Isee”. A fronte di tutto ciò l’unica nota posi- tiva riguarda la Tari, in quanto il piano finanziario 2014 del Cis vede una diminuzione del 5,28% che potrà tradursi in una diminuzione della tassa di circa 3-4 punti percentuali per le utenze domestiche e di almeno 10 punti percentuali per le utenze non domestiche. Nel bilancio è stata inserita anche la previsione di spesa per 1,5 milioni di euro, da coprire con un mutuo, per la costruzione del nuovo edificio delle scuole medie Sestini, oltre a quella di circa 400mila euro per adeguamenti sismici e per l’abbattimento delle barriere architettoniche dell’asilo nido (Il Glicine e Gatto Mammone).Tra le uscite previste anche alcune voci legate a risarcimenti e spese legali, inerenti a cause del passato, per circa 80mila euro. M. B. PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633 - [email protected] - [email protected] SEDE PISTOIA Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected] PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected] MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected] MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected] SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected] LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected] PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected] S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected] CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected] BOTTEGONE Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected] 12 comunità e territorio Che guaio se i ragazzi non sono la meglio gioventù….. I giovani si accostano al problema dell’odierna congiuntura economica con il disinteresse di chi non ha molti motivi per sentirsi in obbligo di partecipare ad una prova dalla quale, per tanti versi, si sentono esclusi. I sondaggi attestano che l’interessamento dei giovani alla cosa pubblica non è mai stato ad un livello così basso. La grave crisi economico-finanziaria che percorre la cosiddetta seconda Repubblica ha inflitto la più clamorosa sconfitta dell’etica pubblica. Mai come oggi il disinteresse giovanile per la cosa pubblica rischia di privare la società e la democrazia di una linfa vitale, i giovani. Quando cadde il muro di Berlino si prese atto che una certa visione del mondo veniva sconfessata nella sua illusione, con i giovani che assistevano alla sconfitta dei padri. Oggi, sotto il peso di un ideale concepito nel forziere dell’alta finanza internazionale, tutto avviene, ancora una volta in particolare per i giovani, come se non potesse succedere altro che quanto sta accadendo. Qualche anno fa il poeta Mario Luzi affermava: «I giovani non hanno ancora radici profonde e rimangono esposti alle tempeste più degli adulti. La loro continua a essere una domanda di vita non soddisfatta, frutto del disinganno, cioè dell’incertezza e della paura». E Adorno: «Attenti, potreste perderla! La gioventù è amministrata dagli adulti in base alla logica di mercato. Il risultato è l’aver prodotto una cittadinanza utilizzabile, cioè strumentale». Eppure i giovani italiani esprimono il più alto numero di volontari in Europa, gli “angeli del fango” di Firenze sono gli stessi del Veneto quando si parla di alluvione. Troppi ragazzi però non leggono il giornale perché dicono che parla di loro solo per la droga e per il fine settimana, vivono fuori dalla storia, pensano che la politica sia una perdita di tempo o un affare, ignari di farne parte. Una minoranza, che tramite pigrizia ed assuefazione viene assimilata a quanti meritano invece fiducia. Sono privi di una loro memoria, costretti a vivere in fretta, socialmente irrilevanti, saliti sulla giostra della conoscenza che è Internet quale universo di nozioni senz’anima, muniti di passioni che li allontanano sempre più da quelle degli adulti. Ecco perché non se la prendono se cade o non cade un governo. I giovani devono essere distolti da questo sentimento di un tempo crepuscolare nel quale tutto tramonta, immettendoli in una condizione reale dell’esistenza, facendoli sentire al centro di un interesse comune, trasformando le loro speranze in qualcosa da mettere nella propria storia, quelle speranze che non nutriamo solo per noi Vita La n. 15 20 Aprile 2014 stessi, che teniamo pronte anche per gli altri, «bisogna ammirarle, nutrirle, proteggerle –scriveva Elias Canetti, premio Nobel- quand’anche non dovesse mai giungere il giorno in cui si compiano: perché nessun inganno è altrettanto sacro e da nessun altro inganno dipende, a tal punto, la nostra possibilità di non finire completamente sconfitti». Leonardo Soldati Pasquetta a Piteglio Festa della farina dolce L a Pro Loco di Piteglio darà vita il giorno di Pasquetta dalle 13 in poi alla festa della farina dolce. Sarà possibile gustare le specialità che derivano dalla castagna: necci, frittelle, polenta e castagnaccio. I prodotti saranno offerti in varie parti del paese: aia grande, piazza fratelli Guermani, Casa della musica. La Pro Loco informa che saranno disponibili salsicce e rosticciana, mentre in alcuni stand si potranno acquistare una serie di prodotti locali come il formaggio e il miele. Dalle 16 saranno aperti al pubblico l’antica Chiesa dedicata a Santa Maria Assunta e la torre campanaria dell’VIII secolo. Ai turisti sarà mostrato il castagno che per secoli è stato “l’albero del pane”: erano periodi in cui la gente di montagna mangiava “pan di legno” e beveva “vin di nuvole” con chiaro riferimento alla farina dolce e all’acqua. La festa ha oltre un secolo di vita: con il tempo è diventata simbolo di Piteglio racchiudendo in sé un patrimonio ricco di genuino folclore. La scampagnata di Pasquetta stimolerà molte persone verso una gita fuori porta: alcuni scopriranno e rivisiteranno la montagna, dove tutto è genuino, divertente e spontaneo. Ogni turista potrà dimenticare per qualche ora o magari qualche giorno, guai, pensieri e quotidiane preoccupazioni. Appuntamento quindi il 21 aprile a Piteglio. Giorgio Ducceschi spor t pistoiese Calcio - Basket PREMI Alla “Giornata del Veterano” Tempi Supplementari vincono i numeri uno U na festa all’insegna dei numeri uno dello sport, che proprio in quanto tali hanno principi e valori. Si è tenuta alla Fattoria Medicea di Monsummano Terme la “Giornata del Veterano dello Sport - Premio Atleta dell’Anno 2013”, organizzata per la prima volta fuori dal comune di Pistoia dalla sezione Celina Seghi di Pistoia dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport (UNVS) e presentata dal sottoscritto. Per tenere vivi lo spirito e la passione per lo sport, come da finalità statutarie, i Veterani pistoiesi si sono superati nelle scelte, tutte di ottimo livello. “Atleta dell’Anno 2013” è stato nominato Alberto Tesi, di brasilian Jiu Jitsu, “Giovani Emergenti 2013” sono stati designati Carlotta Bucelli (pattinaggio artistico), Mattia Russillo (ciclismo), Lorenzo Francella (scherma) e Martina Russi (karate); “Sport e istituzioni” hanno premiato Dynamo Camp Onlus e Giuseppe Bellandi, primo cittadino di Montecatini Terme; “Medicina dello Sport” ha insignito il dottor Edoardo Cantilena (nella foto con il compianto ct Franco Ballerini), medico della Nazionale italiana di ciclismo, due Olimpiadi (Pechino 2008 e Londra 2012) e sei Mondiali, compreso quello di Toscana 2013, alle spalle; “Scuola e Sport” i professori Luciano Rafanelli (alla memoria) e Franco Ristori; “Giornalismo Sportivo” l’ex corrispondente della Rai Tv Marcello Paris; “Società Sportive” la delegazione provinciale calcio Allievi Figc, l’Abeti Club Maresca di sci e il Margine Coperta di calcio giovanile; “Dirigenti Sportivi” Massimo Porciani (diversamente abili) ed Enzo Bindi (Atletica Borgo a Buggiano); “Allenatori e Preparatori” Massimo Morgia tecnico della neo promossa Pistoiese, Gianluca Mazzoncini (preparatore atletico Giorgio Tesi Group) e Armando Reggiannini (trainer Figc); “Menzione Speciale Atleti” Nicole Nesti e Samuel Mannori (ciclismo), Massimiliano Begliomini (podismo), Niccolò Pisaneschi e Luca Novi (sci alpino). A fianco della presidentessa dei Veterani pistoiesi, Francesca Bardelli, il presidente nazionale UNVS Giampaolo Bertoni, il sindaco di Monsummano Terme Rinaldo Vanni, il vice presidente della Provincia Magnanensi, il delegato provinciale del CONI Gabriele Magni, il segretario nazionale UNVS Ettore Biagini e il delegato regionale toscano Salvatore Cultrera. È stata annunciata la consegna di un distintivo d’onore, massima onorificenza dei Veterani, al segretario della sezione pistoiese Gianfranco Zinanni e uno d’argento a Guido Pederzoli, sono stati omaggiati Renzo Bardelli, autore di un nuovo libro sul doping, e Alberto Tuci, figlio dell’indimenticabile Brunero, in arte Bruschino, ritiratosi dal calcio giocato al 100° gol segnato. Gianluca Barni L di Enzo Cabella a Pistoiese ha conquistato la promozione con tre giornate d’anticipo sulla conclusione del campionato. Giocherà il prossimo nella serie C unica. E’ un grande successo per la società e per la città, dopo aver trascorso cinque anni nell’anonimato, tra i dilettanti. La squadra arancione ha dominato il campionato, stando in testa alla classifica per due terzi del torneo e infliggendo alle altre squadre, in particolare a quelle che avevano le sue stesse ambizioni di promozione, distacchi enormi. Una cavalcata inarrestabile, quella degli arancioni, guidati da un tecnico che ha saputo guidarli con idee chiare e moderne, con duttilità e acume tattico, ricavando da ogni giocatore il rendimento migliore e creando un gruppo coeso, forte, legato da una straordinaria unità d’intenti. Si deve dare atto al presidente Orazio Ferrari (due promozioni in quattro anni) la scelta dell’allenatore, venuto due anni fa a sostituire il giovane ed inesperto Gabbanini. Morgia ha trovato a Pistoia il terreno adatto per sviluppare il suo credo calcistico. Non si è limitato ad allenare la squadra ma ha svolto anche il ruolo di direttore sportivo, scegliendo insieme al presidente al figlio Marco e al dt Bargagna i giocatori giusti. Non solo, si è occupato personalmente anche del settore giovanile e ha visitato scuole e club per rilanciare l’immagine della società e per stimolare i tifosi, soprattutto i giovani, a riavvicinarsi alla Pistoiese. Dal punto di vista dei risultati pratici di campionato, Morgia ha raccolto in 14 mesi, da quando è alla guida della squadra arancione, 106 punti, giocando in casa 19 volte con 18 vittorie e un pareggio. I numeri esprimono la forza della Pistoiese di quest’anno: ha totalizzato in 31 partite ben 74 punti, ha segnato 73 gol (media 2,3 a partita), con Bigoni bomber principe con 23 reti e quattro giocatori (lo stesso Bigoni, Peluso, Minincleri e Peluso) in doppia cifra. Bisogna dare i giusti meriti ai dirigenti, primo tra tutti il presidente Ferrari, e ai giocatori, che hanno sposato il progetto della società e si sono impegnati sempre per realizzarlo. Riuscendovi. Di essi citiamo quelli che hanno giocato di più e che entrano a pieno titolo nella storia della società: i quattro attaccanti citati sopra più Gambadori (il capitano), Buglio, Collacchioni, Belli, Giordani, Sambo, Molnar, Giovanelli, Varutti, Cecchi. Conquistata la promozione, ora per la società viene il difficile. Orazio Ferrari ha più volte lanciato appelli agli imprenditori della città perché lo aiutino economicamente, in quanto ha detto che da solo non è in grado di gestire un campionato di C. Essere tornati nel calcio che conta dovrebbe spingere qualcuno a farsi avanti. D’altronde la Pistoiese fa parte del tessuto sociale di Pistoia. Vita La PER TUTTI: CREDENTI E NON Giù mani e tastiere da Papa Francesco D ifficile pensare che Papa Francesco volesse in qualche modo rispondere a tutti quegli editorialisti e commentatori italiani che in queste ore gli hanno attribuito il “merito” per l’introduzione in Italia della fecondazione eterologa e del matrimonio gay. Però il Papa ha parlato e quindi ci limitiamo a registrare le sue parole rivolte al Bice (Bureau International Catholique de l’Enfance) e senza alcun intento esegetico: “Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli”. Poi ha voluto aggiungere altre parole: “A questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico”. Noi ci guardiamo bene dal tirare il Papa per la veste bianca. Nel frattempo vorremmo sommessamente consigliare un’analoga prudenza ai tanti (troppi) laici e laicisti che “usano” il Papa a tutto spiano. Non dovremmo dirlo, ma vale per noi come per loro:“Giù le mani dal Papa”. Il Papa parla così chiaro che non ha bisogno di esegeti, ma solo di ascoltatori onesti. Di cuore e di mente. S uona la sveglia. Nel buio della stanza una mano esce dalle coperte ed esplora il comodino per spegnerla. Il dito scorre sulla tastiera touch e la stanza torna nel silenzio. La sveglia non è che la prima app di una normalissima giornata 2.0. Niente orologio tondo, niente levette da caricare. Mentre la moka scoppietta sul fornello, la “modalità aereo” va off e si torna a essere connessi col mondo, l’aroma del caffè si confonde con le vibrazioni di messaggi, email, notifiche varie. Prima di uscire, un occhio fuori dalla finestra per vedere che tempo fa, l’altro sullo smartphone per controllare l’app meteo ed evitare sorprese, una mano si occupa di calzare le scarpe, l’altra di aggiornare la schermata per sapere tra quanto arriverà il prossimo bus. Una giornata di app Alla fermata un capannello in attesa. Nessuno chiede se si sa quando arriverà l’autobus. La risposta si può trovare in un touch, perché sprecare parole? E chi non ha la app… potrebbe anche scaricarla, è il 2014. Appurato che mancano 5 minuti e che il pullman è geolocalizzato a tre fermate dalla propria, ci si può concentrare sulle email: pubblicità, qualche newsletter, un paio di conver- 20 Aprile 2014 S dall’Italia ESPOSIZIONE UNIVERSALE n. 15 arà “Cascina Triulza”, un complesso architettonico di quasi 8000 mq., con 5100 mq di spazio aperto, la più grande area espositiva all’interno di Expo 2015, a ospitare le organizzazioni della società civile. Un’occasione irripetibile: per la prima volta, un’esposizione universale dà quest’opportunità al mondo del Terzo Settore. Per la prima volta ad un’esposizione universale “Expo 2015”, che si svolgerà a Milano e che avrà come tema “Nutrire il pianeta, energie per la vita”, sarà una grande opportunità per il mondo del Terzo Settore. Per la prima volta, un’esposizione universale avrà un padiglione dedicato alle organizzazioni nazionali e internazionali della società civile, sulla cui identità saranno coinvolti giovani designer di tutto il mondo, che avranno il compito di progettare elementi di seduta e piani d’appoggio mobili, sistemi di ombreggiamento e chioschi tematici per la somministrazione di prodotti, al fine di rendere il padiglione accessibile a tutti. Sabato 12 aprile, a Milano, nell’ambito di “Fuori Salone”, la kermesse del disegn, sarà presentata la Call Internazionale che coinvolgerà i giovani designer e che sarà lanciata nelle prossime settimane. La Cascina Triulza Ad occuparsi della gestione dello spazio - una fattoria abbandonata, di quasi 8000 mq., con 5100 mq di spazio aperto, la più grande area espositiva all’interno di Expo 2015, i cui lavori di adattamento, iniziati a settembre dello scorso anno, saranno ultimati entro dicembre 2014 - e del coordinamento degli eventi sarà, insieme a Expo 2015 S.p.A., Fondazione Triulza, un network di quasi 60 realtà del Terzo Settore: dalle Acli all’Arci, dalla Compagnia delle Opere Il Terzo Settore all’Expo 2015 Le organizzazioni nazionali e internazionali della società civile potranno disporre di una grandissima area espositiva. Per il mondo italiano del non profit, in grande espansione, sarà una straordinaria occasione di confronto di Benedetto Riga a Legambiente, che attraverso specifiche call internazionali, raccoglie istanze e proposte delle organizzazioni della Società Civile e del Terzo Settore in vista dell’evento. Nella Cascina Triulza, le organizzazioni della società civile italiane e internazionali potranno allestire una propria area espositiva e organizzare gli eventi (laboratori, workshop, conferenze e concerti) negli ambienti esterni ed interni alla Cascina, sia individualmente che cooperando tra loro. Il confronto con il resto del mondo Il nostro Paese si caratterizza per un tessuto associativo tra i più interessanti del mondo, con moltissime esperienze di autorganizzazione di base e di innovazione sociale, che vanno dalla vita sana alla difesa dell’ambiente, dalla produzione culturale alla preservazione del patrimonio materiale e immateriale, dalla coesione sociale alle politiche per i giovani, dalla promozione dell’in- 24 ORE IPERCONNESSI La giornata 2.0? Una prigione dorata Le app permettono di essere connessi tutto il giorno, immersi in un vortice di comunicazione continua, ma possono lasciare afoni, quasi non fossimo che l’hardware su cui far girare tutti questi software di Giuseppe Del Signore sazioni epistolari. Una volta a bordo musica on, spazio ai messaggi, se c’è traffico lungo il tragitto ci scappa un’occhiata veloce a una delle tante app di informazione per leggere le notizie principali. Giunti al lavoro, le app non smettono di richiedere considerazione: c’è il calendario con i promemoria, c’è la calcolatrice, c’è il taccuino in formato digitale per prendere appunti, registrare audio, fare foto simultaneamente e trovare il tutto un istante dopo sincronizzato sul computer, ci sono perfino applicazioni che vibrando ricordano di non stare troppo alla scrivania. In riunione il telefono è bandito… ma le app no, soprattutto se si tratta di quella che permette di disattivare la ricezione di chiamate e di inviare in automatico il messaggio “sono occupato”. 13 Svago Usciti dall’ufficio, tempo di spesa. La lista non è più su carta raffazzonata, ma su uno schermo con check box per spuntare quello che si è già preso, mentre con un’altra app si scorrono i prezzi dei supermercati vicini. Nel tempo libero le app continuano a fare compagnia. Una permette di scegliere dove mangiare al volo nelle vicinanze, un’altra dà orario e puntualità dei treni, un’altra ancora consente di fare il check in dell’aereo anche in coda per l’imbarco, poi basta appoggiare lo smartphone sull’apposito lettore e si sale a bordo. Grazie alle app si possono conciliare il battesimo la domenica pomeriggio e le partite della serie A, rimanendo aggiornati in tempo reale su marcatori e risultati. Così gli stadi calcistici possono finire su Facebook e Twitter in contemporanea alle foto con il bimbo al ristorante. Una mano sul telefonino, una sulla torta senza preoccuparsi di esagerare a tavola perché ci pensano le app a valutare quante calorie abbiamo trangugiato, quanti passi abbiamo fatto nell’arco della giornata e perché no di che umore siamo. E se si alza troppo il gomito? Esiste l’app che con un test capisce se è il caso di bloccare il telefono onde evitare l’invio di messaggi sconvenienti. Atoni Grazie alle app tutto è sotto controllo o così pare. Il Gps con qualche veloce digitazione calcola itinerari precisi al metro e trasforma qualunque turista in un esperto del posto,Wikipedia ha informazioni per ogni monumento, lo smartphone ascolta una canzone bellissima mai sentita prima e informa di tercultura alla cooperazione internazionale. A queste organizzazioni, si aggiungono migliaia di imprese “ad alto valore sociale, ambientale e culturale”. Secondo una ricerca del 2012, realizzata da UniCredit Foundation e dall’Istituto di ricerca Ipsos, il comparto del Terzo Settore ha un giro d’affari di circa 67 miliardi di euro e un fatturato pari al 4,3% del Pil. L’indagine stimava in oltre 650mila il numero di persone impiegate, con un incremento nel decennio di circa il 35%. I dati del 9° Censimento dell’industria, servizi e istituzioni non profit, resi noti dall’Istat nel 2013, hanno certificato il consolidamento del Terzo settore: al 31 dicembre 2011, le organizzazioni non profit attive in Italia sono 301.191, con un incremento del 28% rispetto al 2001. Un altro elemento molto rilevante riguarda l’incremento del numero di associazioni non profit con addetti (+9,5%) con una crescita del personale dipendente del 39,4% rispetto al 2001. Siamo, in sostanza, un Paese che ha grandissime potenzialità ulteriori di espansione su questo terreno. L’opportunità offerta da Expo 2015 sarà di straordinaria importanza per confrontarsi con le esperienze che ci sono nel mondo. Per esempio, con gli Stati Uniti, dove - in base ai dati diffusi dalla Corporation for National and Community Service - i volontari che animano le organizzazioni non profit, sono circa 63,4 milioni (il 26% della popolazione) e prestano 8,1 miliardi di ore di lavoro non retribuito, per un controvalore nel 2010 calcolato in 173 miliardi di dollari. titolo, autore, testo, casa discografica, inquadrando una porzione di cielo rivela se si sta guardando una stella o un pianeta. Non ci sono più misteri. Già. È bello e confortante avere la soluzione a quasi tutto nella propria mano, ma qualche volta non dispiacerebbe provare il brivido di perdersi, a un bivio non sapere se andare a destra o sinistra. Decidere da soli se una scultura è un capolavoro, alzare gli occhi al cielo e farsi sorprendere dalla volta celeste immaginando costellazioni inesistenti. Quante scoperte meravigliose nascono da abbagli clamorosi? Quante intuizioni da fantasticherie per ingannare il tempo alla fermata del bus? Quante storie da due parole scambiate con una sconosciuta? Le app permettono di essere connessi tutto il giorno, immersi in un vortice di comunicazione continua, ma possono lasciare afoni, quasi non fossimo che l’hardware su cui far girare tutti questi software. Pensieri peregrini nati quando il telefono è in carica e si contempla il silenzio della notte prima di andare a letto. Sarebbe perfetto se piovesse e le gocce di pioggia ticchettassero sulla finestra. Per fortuna ho una app con i suoni dei temporali, mi concilierà il sonno. Forse domani smetto. Ho letto di una app che permette di disattivare le altre app. 14 dall’italia Il parere del presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli di Francesco Rossi G iurisprudenza creativa. Nelle parole di Cesare Mirabelli, giurista, docente e presidente emerito della Corte Costituzionale, è questo l’appellativo adatto per la sentenza del tribunale di Grosseto, che ordina all’Ufficiale di stato civile del capoluogo toscano di trascrivere nei registri il matrimonio fra Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci, avvenuto il 6 dicembre 2012 a New York. La coppia aveva presentato un’istanza lo scorso giugno per la trascrizione del matrimonio, ma il Comune di Grosseto l’aveva respinta, asserendo il “contrasto con la normativa vigente sia di rango costituzionale sia ordinaria in quanto l’istituto del matrimonio nell’ordinamento giuridico italiano è inequivocabilmente centrato sulla diversità di sesso dei coniugi”. I due hanno quindi fatto ricorso al Tribunale, che ha emesso la sua sentenza. Mirabelli, cosa ne pensa della decisione del Tribunale? Stiamo assistendo a una manipolazione giurisprudenziale dell’ordinamento con l’affermarsi di casi di giurisprudenza fortemente creativa. Un matrimonio tra due persone dello stesso sesso contrasterebbe con l’ordine pubblico italiano, perciò non si comprende come il Tribunale di Grosseto abbia potuto disporre così. È evidente I l divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito il 9 aprile, la Consulta, dichiarando l’illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di gameti (ovociti o spermatozoi) nei casi di infertilità assoluta. “La Corte costituzionale, nell’odierna Camera di Consiglio -si legge nel comunicato di tre righe diffuso dall’ufficio stampa della Consulta- ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 4, comma 3, 9, commi 1 e 3, e 12, comma1, della Legge 19 febbraio 2004, n. 40, relativi al divieto di fecondazione eterologa medicalmente assistita”. I giudici costituzionali hanno accolto i ricorsi presentati dai tribunali di Milano, Firenze e Catania. Abbiamo parlato della pronuncia con Alberto Gambino, ordinario di diritto privato e direttore del Dipartimento di scienze umane dell’Università europea di Roma. Come valuta la sentenza? “Si tratta di una decisione gravissima con la quale gli interessi del nascituro vengono fatti retrocedere di fronte a un presunto diritto degli adulti alla genitorialità. Il divieto di fecondazione eterologa manteneva intatta una visione della famiglia secondo la quale il dato biologico coincideva con il dato sociale. Il ricondurre le tecniche di fecondazione artificiale nell’ambito dei soggetti che convivono quotidianamente con il figlio era un modo per lasciare inalterato il rapporto tra padre e madre naturale e padre e madre sociale. Due sole figure genitoriali. La caduta del divieto dell’eterologa apre invece ad un terzo soggetto: il donatore esterno, estraneo alla famiglia, ma che entra dal punto Vita La n. 15 20 Aprile 2014 GIURISPRUDENZA CREATIVA Il matrimonio gay di Grosseto? che si tratta di una decisione relativa al caso singolo, ma segnala questa tendenza non tanto a dare attuazione alla disciplina normativa, ma a innovare modificandola, intervenendo in ambiti particolarmente sensibili come quelli del diritto della persona e del diritto di famiglia. Viene legittimato dalle aule dei tribunali, quindi, ciò che non passa per legge? Questa decisione mi pare sbagliata. Peraltro non è definitiva se il pubblico ministero, che aveva espresso parere contrario, la impugna in appello, come risulta dalle sue ultime dichiarazioni. Ribadisco, tuttavia, che si tratta di una singola sentenza, non costituisce un indirizzo giuridico. È però in grado d’influenzare l’opinione pubblica e future decisioni in merito? L’ordinamento non prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso, quindi è proprio una fuga in avanti, anzi, una decisione estremamente creativa. È vero che, nella pubblica opinione, chi ha maggiore originalità di pensiero ottiene più risonanza, che magari da qualcuno viene pure cercata. Ma non si può proprio dire che questa sentenza sia un indirizzo giurisprudenziale. L’avvocato della coppia ha argomentato che la normativa non precisa che il matrimonio debba essere contratto tra persone di sesso diverso… Il Codice civile e la Costituzione lo danno per scontato. All’epoca dei padri costituenti non era certo in discussione che il matrimonio lo contraessero un uomo e una donna. Il legislatore può disciplinare anche in modo differente. Ma che un giudice, sulla base di un’interpretazione lessicale, innovi così profondamente l’ordinamento è una singolarità. È forse il caso di richiamare a livello legislativo la differenza sessuale tra i coniugi, come avvenuto di recente in Croazia tramite un referendum? Non occorre nulla di più esplicito. Semmai bisogna fare qualcosa se si vuole disciplinare una forma di unione tra persone dello stesso sesso, ma questo è compiuto del legislatore, non di un interprete come la magistratura. Ieri la sentenza della Corte costituzionale sulla fecondazione eterologa, oggi questa. Sembra che le decisioni sensibili vengano prese fuori dai luoghi deputati a legiferare. Il caso della Corte è diverso. Lì il riferimento - criticabile o meno - è il FECONDAZIONE ETEROLOGA Una terza figura genitoriale? ‘’Una decisione gravissima’’ per Alberto Gambino, ordinario di diritto privato e direttore del Dipartimento di scienze umane dell’Università europea di Roma di Giovanna Pasqualin Traversa di vista biologico a farne parte”. Una pronuncia che quindi “scardina” la concezione della famiglia… “A risentirne sono in particolare gli articoli 29 e 30 della Carta costituzionale, il primo già vittima di un ‘attacco’ con l’apertura della legge 40 anche a coppie non sposate, il secondo perché la sentenza ribalta la centralità dell’interesse del figlio sulla quale sembra prevalere il già citato presunto diritto alla genitorialità. Un presunto ‘diritto’, appunto. Occorrerà attendere la pubblicazione della sentenza, ma se la Consulta stabilisce l’incostituzionalità di una norma di divieto, si presume che quest’ultima ‘contraddica’ un principio o un diritto sancito dalla nostra Carta. Quale, nel caso di specie? Dobbiamo ritenere che per i ‘giudici delle leggi’ il desiderio di un figlio venga assurto, di fatto, a diritto?”. Quali altri aspetti della sentenza ritiene problematici? “La Corte non ha fatto cadere soltanto il divieto dell’eterologa, ma pure il divieto di disconoscimento della paternità da parte del coniuge o convivente della madre del bambino, insomma del ‘padre sociale’, e di conseguenza anche il divieto del donatore di avere relazioni parentali con il nato e di far valere nei suoi confronti alcun diritto. Proprio perché consapevole di una forzatura, quella di introdurre un elemento esterno, la Corte sembra aver ritenuto che questa forzatura non potesse spingersi fino al punto di fingere che non esista questo soggetto esterno. Esiste inoltre anche il diritto del figlio, ribadito di recente dalla stessa Corte, a risalire alle proprie origini biologiche, e quindi all’identità del donatore di gameti. In questo scenario l’attivazione di relazioni tra il donatore e il nato diviene una possibilità reale. Un ragionamento sconcertante, quello dei giudici, ma intrinsecamente logico: aprendo all’eterologa non si sarebbe potuto fare altrimenti”. Fin dall’inizio la legge 40 ha subito diversi attacchi e tentativi di progressivo smantellamento… “La questione è delicata, in particolare perché si tratta di una legge non solo approvata in Parlamento, ma pure confermata dal referendum del 2005. Dopo la sentenza di ieri ci si potrebbe chiedere quanto i giudici della Consulta siano effettivamente rappresentativi dello spirito della Costituzione e dello spirito del popolo.Verrebbe da dire che se ne sono allontanati”. Che cultura giuridica esprime la pronuncia della Corte? “Oggi occorre parlare di culture giuridiche al plurale. Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a metodi molto diversi di interpretazione della legge. Da un lato quello che si ispira a quanto affermato dalla legge e dai testi normativi; dall’altro quello riconducibile alla convinzione che, a prescindere dal disposto legislativo, sia più ‘interessante’ sentire che cosa dice la società e occorra quindi ricalibrare la legge secondo le aspettative sociali. La prima impostazione è certamente più fedele al significato della carta costituzionale, che comunque è anche espressione di una volontà popolare, ma la sentenza di ieri ha sposato di più la seconda tesi”. Intravvede il rischio di un mercato di gameti? “La decisione dei giudici apre al ricorso a gameti estranei, ma la loro commercializzazione rimane vietata e le procedure devono essere eseguite nei centri di procreazione medicalmente assistita pubblici o accreditati. Occorrerà tuttavia un’azione di monitoraggio da parte del ministero della Salute”. rispetto della Costituzione. Bisogna vedere le motivazioni della sentenza. Quel che appare, guardando alla decisione della Corte, ma anche all’andamento complessivo della giurisprudenza, è l’esigenza di disciplinare una tutela dell’embrione. Queste decisioni richiamano il parlamento a dare norme chiare su questioni che ora sono significative e sensibili? Occorre aprire una riflessione profonda su valori molto importanti e verificare, nelle modalità e con i termini che la democrazia pluralista consente, quali sono le soluzioni che rispettano i diritti fondamentali, i quali sono orientati al bene comune e non alle pulsioni soggettive. SOCIETÀ Alcol, amore e odio di Andrea Casavecchia È trascorso poco tempo da quando abbiamo incontrato la “neknomination”, quella pericolosa gara, nata sui social network, tra adolescenti che si sfidano a bere smoderatamente. Questa è però soltanto una delle modalità in cui si è esposti al rischio. L’annuale rilevazione Istat su “Usi e abusi di alcol” ci mostra che si eccede nel bere soprattutto nei luoghi classici, come bar e discoteche, mentre si riscontrano più facilmente tra gli anziani e tra i giovani, in particolare tra i maschi. Due delle fasce più trascurate della popolazione italiana. Negli ultimi dieci anni cresce in Italia il consumo di alcol occasionale dal 37,6% al 41,2% come aumentano i bevitori di alcolici lontano dai pasti dal 24,8% al 25,8%. Sono due campanelli di allarme sulle possibilità di abusare nel bere. Il primo caso indica la possibilità di concentrare il consumo in un’unica volta, che si collega alle uscite serali proprio quando è possibile andare nelle discoteche, nei pub o nei bar. Il secondo caso favorisce la possibilità di ubriacatura. La rilevazione poi illustra i comportamenti a rischio che coinvolgono più di 7 milioni di cittadini. Soprattutto sono diffusi tra i maschi e si concentrano in due fasce della popolazione: il 38,6% gli anziani over 65 e il 23% dei giovani tra i 18 e i 24 anni. La rilevazione segnala anche un altro importante dato: negli ultimi dieci anni la quota di persone che ha consumato una bevanda alcolica durante l’anno diminuisce: passa dal 68,7% al 63,9%. Aumentano gli astemi. Una tendenza che prende piede anche in Europa, tanto che in Gran Bretagna, nascono dei “locali analcolici” dove si possono bere solo analcolici. Prende piede un comportamento polarizzato: bere sì, bere no. In questo modo si segnala una tendenza a estremizzare, si è a favore o contro. Evitare o eccedere erodono la dimensione della moderazione, che è una virtù per coltivare il gusto e i sapori. In entrambi i casi si mostrano dei limiti. Da una parte, si trascura l’importanza di percezione del rischio che aiuta a valutare le conseguenze delle nostre azioni. Dall’altra, si può diventare succubi della trasgressione. Invece, coltivare il gusto serve a conoscerci meglio. Evitare completamente un comportamento o abusarne, mostra una resa o un’incapacità di dominarsi e di essere liberi di scegliere. Mostra i limiti della nostra tradizione educativa che non riesce a trasmettere una cultura popolare, sapienziale che guida a dare sapore alla vita. Vita La Gli equilibri sono ancora fragili nel Paese che è da anni alla vana ricerca di una solidità istituzionale dall’estero n. 15 20 Aprile 2014 IRAQ Alla ricerca di un governo stabile di Angela Carusone A più di dieci anni dalla guerra, l’Iraq resta un Paese instabile dilaniato dalle violenze settarie e dal terrorismo jihadista. La caduta della dittatura ha fatto riemergere le rivalità etnico-religiose tra le comunità di sciiti e sunniti, e la situazione politica rimane lontana da quanto auspicato per il Paese dalla comunità internazionale.“Fare un bilancio della situazione irachena è estremamente difficile – spiegano i ricercatori – e ancor più complicato è capire cosa il futuro potrà riservare”. Seppure non sia possibile definire l’Iraq post Saddam un modello di democrazia, Baghdad è riuscita a organizzare dal 2005 sei votazione su scala nazionale e si appresta a tenere un nuovo round elettorale in aprile. La regione autonoma del Kurdistan, inoltre, è divenuta in questi anni un vero e proprio luogo di raccolta degli investimenti, soprattutto grazie alla sua stabilità e allo storico riavvicinamento L’ con Ankara. “Anche sul piano regionale si sono registrati importanti passi avanti – ricordano gli analisti – al di là dell’influenza che diversi attori mediorientali (e non) ancora esercitano, l’Iraq è riuscito a recuperare un proprio ruolo internazionale”. Ora, però, nuove sfide minacciano il futuro, soprattutto nell’ambito della sicurezza. Gli oltre settemila morti registrati nel 2013, il numero più alto dal 2008, hanno rievocato lo spettro della guerra civile che ha rischiato di travolgere le fragili fondamenta del sistema iracheno.Al di là del mero dato numerico, a preoccupare è la progressione dello stesso, dato che il numero delle vittime a seguito di scontri di natura politico- settaria del primo trimestre 2013 si è attestato a quota mille, per poi raddoppiare nei tre mesi successivi e superare gli oltre tremila morti nel terzo trimestre. Tutto ciò, tra l’altro, all’interno di un contesto regionale tutt’altro che confortante, con la lunga crisi siriana e la battaglia in proposito ingaggiata per procura tra Teheran e Ryad. A soffiare ulteriormente sul fuoco hanno poi contribuito le complesse dinamiche politiche irachene e soprattutto –secondo gli analisti– le responsabilità del primo ministro Nuri al-Maliki. “Questi – sottolineano – confermato alla guida dell’esecutivo nel 2010, non ha mantenuto fede agli impegni presi con i partner di governo sunniti estendendo al tempo stesso la propria autorità sui centri nevralgici del Paese, e scatenando le ire dell’opposizione. Gli ultimi due anni hanno visto, inoltre, una significativa ripresa della polarizzazione etno-religiosa, alimentata in buona parte dalla dura presa di posizione del primo ministro nei confronti della comunità arabo sunnita”. È in questo contesto che va collocata l’escalation di violenza registrata nelle ultime settimana nella provincia orientale di al-Anbar, la difficile regione in gran parte desertica, vasta un terzo del territorio iracheno e posta in prossimità dei confini della Siria. Le sue città, Ramadi e Falluja, un tempo roccaforti delle più importanti formazioni dell’insurrezione arabo-sunnita, sono divenute il teatro di uno scontro dai contorni scivolosi e tutt’altro che definiti. “Le cause dell’involuzione che si registra in Iraq –sottolineano gli studiosi– sono di carattere interno e regionale. Le prime sono da ricercare nell’incapacità delle forze politiche di gestire il necessario governo di coalizione la cui costituzione era stata propiziata sia dagli Stati Uniti sia dall’Iran”. La repressione delle proteste inizialmente pacifiche, condotta violentemente da apparati di sicurezza sempre più identificati con il potere personale del primo ministro, ha riaperto spazi alla lotta armata. E, d’altro canto, sul piano regionale i Paesi vicini hanno continuato a non favorire la stabilizzazione. Si sa che senza il concorso convergente dei Paesi vicini all’Iraq, l’Iraq non potrà essere stabilizzato. La grande intesa con l’Iran che si va profilando dovrebbe portare nel tempo a tale risultato: ma intanto le resistenze regionali e questo sviluppo accentuano in un più o meno breve periodo le spinte destabilizzanti. POVERTA’ E PERSECUZIONI estremismo islamico e la feroce contrapposizione tra i partiti che sono al governo e all’opposizione, determinano un clima di terrore in Bangladesh. A farne le spese sono le parti più deboli della popolazione, come i cristiani. La persecuzione si scatena soprattutto contro i convertiti dall’Islam. La condizione dei cristiani è peggiorata, sia per la presenza dell’estremismo islamico sia per la feroce contrapposizione tra i due partiti che gestiscono, al governo e all’opposizione, le sorti del Paese. Nel mirino i musulmani convertiti al cristianesimo Il rogo doloso di Umberto Sirio di una casa nel villaggio di Goualliapara. “Tre giorni prima dell’incendio abbiamo visto alcune persone a noi sconosciute dietro alla nostra casa. Hanno chiesto in giro se ci vivevano dei cristiani. Pensiamo che questo attacco sia stato premeditato da loro. Nel rogo abbiamo perso tutto, anche la Bibbia e il crocifisso. Tutto quello che ci è rimasto sono i vestiti che indossavamo quando siamo fuggiti”. È quanto ha raccontato ad Asia News, Shipra Palma, scampata insieme ai suoi due bambini e alla suocera all’incendio della sua casa, nel villaggio di Goualliapara, appartenente alla parrocchia di Dharenda (diocesi di Dhaka), in Bangladesh. Si sono fatte due ipotesi rispetto a quest’atto doloso: può inserirsi nel clima di minaccia alla sicurezza della Il Bangladesh è una bomba pronta a esplodere popolazione che vive il Paese da diversi mesi o può essere direttamente attribuito alla matrice integralista islamica. Una bomba pronta ad esplodere Nel luglio scorso, la responsabile internazionale della sezione Asia di Aiuto alla Chiesa che soffre,Véronique Vogel, dichiarava: “Il Bangladesh è una bomba pronta a esplodere: una nazione estremamente povera con serissimi problemi sociali e in cui il fattore religioso viene spesso strumentalizzato per fini politici”. “Ad alimentare i disordini - aggiungeva Vogel - sono soprattutto ragioni politiche e sociali e perfino la terra da coltivare. Alcuni gruppi tentano di raggirare cittadini poveri e con un basso livello di istru- zione per cercare d’impadronirsi dei loro appezzamenti. Se poi i proprietari terrieri appartengono a due gruppi religiosi diversi, la questione degenera rapidamente in conflitto politico-religioso”. Il momento delicato che attraversa il Paese, si ripercuote sulla comunità cattolica, che conta 318mila fedeli su una popolazione totale di oltre 164milioni di abitanti; i musulmani, prevalentemente sunniti, rappresentano poco meno del 90%. Nel suo ultimo rapporto, l’organizzazione Porte Aperte certifica che la condizione dei cristiani è peggiorata, sia per la presenza dell’estremismo islamico - alcuni gruppi cercano di spingere il governo a modificare la Costituzione in alcuni punti fondamentali, in particolare chiedono di stabilire la Sharia - sia per la feroce contrapposizione tra i due partiti che gestiscono, al governo e all’opposizione, le sorti del Paese. A pagarne le spese sono, ovviamente, i più deboli. I più perseguiti sono i credenti ex-musulmani A soffrire la persecuzione sono le comunità cristiane storiche -come la chiesa cattolica -le chiese non tradizionali protestanti e i cristiani convertiti dall’Islam. Le chiese, in particolare le comunità familiari dove si incontrano i credenti ex-musulmani, preferiscono non mostrare i simboli cristiani per evitare di essere visibili. A volte, persino i vicini delle chiese storiche incontrano opposizioni e restrizioni se esse esibiscono una croce o altri simboli religiosi. La conversio- ne non è vietata dalla legge, ma la pressione per abiurare la fede cristiana viene esercitata da familiari, amici e vicini di casa. I cristiani sono discriminati nella loro vita privata, così come nella loro vita lavorativa. Ci sono state diverse segnalazioni di cristiani che hanno dovuto chiudere i loro negozi o le aziende a causa delle pressioni da parte della maggioranza musulmana. I bambini degli ex-musulmani si trovano ad affrontare discriminazioni e pregiudizi da parte degli insegnanti e dei compagni di scuola. Chi si converte viene frequentemente isolato dalla sua famiglia e perfino la registrazione anagrafica dei figli può essere problematica. Nella maggior parte dei casi, infatti, i bambini vengono registrati in modo automatico come musulmani. 15 Dal mondo Consultorio in Moldavia Attivo in Moldavia dal 2000, l’Mcl ha contribuito in virtù dei fondi costituiti dalla raccolta del 5x1.000 alla creazione in loco del primo consultorio familiare cattolico, struttura ispirata ai princìpi di condotta cristiana, volta al rispetto della vita e della famiglia, impegnata nel campo dell’educazione ai giovani e nell’emancipazione delle fasce deboli. Il centro è sorto a Chlsinau (Klsinev), capitale della Moidavia nell’oriente europeo, grazie anche alla fondazione Regina Pacis: la sua nascita manifesta concretamente la volontà di essere presenti in una società sofferente e bisognosa di recuperare i valori fondanti la vita umana. Senzatetto in Europa Meno della metà delle case vuote esistenti in Europa sarebbe sufficiente a soddisfare le necessità dei 4,1 milioni di senzatetto del vecchio continente. La “classifica della vergogna” così definita dal Guardian quotidiano londinese dopo l’esame dei dati sulle case vuote accertate nel 2012 in ogni nazione, è capeggiata dalla Spagna (3,4 milioni di case vuote seguita dalla Francia (2,4 milioni), dall’Italia (2 milioni), dalla Germania 1,8 milioni), dalla Gran Bretagna oltre 700mila). A gennaio i governi nazionali sono stati sollecitati dal parlamento europeo ad imporre che gli alloggi vuoti siano messi a disposizione dei senzatetto. Corea del Nord dall’alto La Corea del Nord osservata dallo spazio appare come macchia scura circondata da migliaia di punti luminosi, risultato dell’isolamento di una terra fra le più povere del pianeta. Affiancata da due giganti dell’economia asiatica, Cina e Corea del Sud, la Corea del Nord è un paese con grattacieli e metropolitane mai utilizzati, afflitto da carestie e da carenza di beni di prima necessità, luogo dove larga parte della popolazione vive di un’agricoltura arretrata e non produttiva. Per risparmiare elettricità, di notte Pyongyang stacca la corrente in tutta la nazione che così resta al buio, mentre Cina e Corea del Sud consumano energia in forti quantità e appaiono sempre illuminate. 16 musica e spettacolo MUSICA Nicola Piovani, la musica è bella N on è così che s’intitola il libro autobiografico di Nicola Piovani, uscito per i tipi di Rizzoli lo scorso febbraio, bensì “La musica è pericolosa”, cioè -secondo lui- può impossessarsi di chi ne resta affascinato in modo totale ed esclusivo. Torto non ha. Il titolo di questo articolo, invece, vuol rimandare più che ad un’ovvietà banalotta piuttosto al titolo del film che a Piovani ha dato fama internazionale ed Oscar, “La vita è bella”, diretto e interpretato da quel Roberto Benigni con cui aveva cominciato a collaborare sin dai tempi del recital “TuttoBenigni”. Sia il motivo più gioioso di “Buongiorno principessa” (reso canzone da Noa), sia il tema struggente di “Abbiamo vinto!”, commentano con eccezionale pertinenza il film, ogni nota è -come direbbero gli esperti- contestuale all’immagine: il commento musicale, per sua natura, extradiege- T orna alla sua passione per il cinema Walter Veltroni, parlamentare per più legislature fino al 2013, ministro dei Beni culturali, Sport e Spettacolo nel primo governo Prodi. Lo fa cimentandosi nella regia del documentario “Quando c’era Berlinguer”, in questi giorni nelle sale dei cinema. Un cast prestigioso, con tra gli altri il presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano, la figlia Bianca Berlinguer, Emanuele Macaluso, il fondatore e già direttore del quotidiano La Repubblica Eugenio Scalfari, Alberto Franceschini. Non una biografia completa, bensì il racconto del modo in cui l’azione politica e la figura stessa di Enrico Berlinguer è stata vissuta da un ragazzo (Veltroni) non proveniente da una famiglia comunista, ma affascinato dall’opera coraggiosa di un uomo che allora guidava il Partito comunista verso approdi inimmaginabili in termini di nuovi scenari politico-culturali e di consenso popolare. Il racconto dei successi berlingueriani ma anche degli aspetti di solitudine dell’uomo politico, legando i ricordi personali dell’autore con quelli dei protagonisti del tempo. Immagini di repertorio ed interviste a chi l’ha conosciuto, ha vissuto o lavorato al suo fianco. L’autobiografia è in libreria di Francesco Sgarano tico, qui compie il miracolo di penetrare nel sostrato intradiegetico della pellicola. Chiedo scusa per i paroloni specialistici ma nulla meglio che una siffatta osservazione, Vita La n. 15 20 Aprile 2014 secondo il mio parere, descrive la perfetta riuscita della musica per film. In termini più volgarizzati, senza l’intervento di Piovani, “La vita è bella” sarebbe un film meno incisivo, proprio come quelli di Leone senza Morricone o quelli di Spielberg senza John Williams. Potremmo andare avanti per ore con questo giochino, che peraltro abbiamo già tentato di fare qualche mese fa coi direttori della fotografia. Ma il cinema è lavoro d’equipe e i responsabili dei diversi reparti della realizzazione di un film sono molto di più che semplici collaboratori. Piovani, romano al cento per cento, ha suonato nei piano-bar, nei cabaret, ha accompagnato film muti di Stanlio e Ollio, ha scritto per il teatro, anche canzoni (splendida quella con Cerami per Benigni, “Quanto t’ho amato”) ma è nella decima musa che ha trovato il suo terreno più fertile. Si scorre la sua filmografia e, di prim’acchito, si nota che, CINEMA Quando c’era Berlinguer riemergendo alla memoria, almeno per certi film scialbetti, alcune sue musiche sono proprio sciupate. Nessuno dei film di Bellocchio dei ‘70, nemmeno “Salto nel vuoto”, merita i bei commenti di Piovani, tre film che invece sono stati valorizzati bene dalle partiture del compositore sono il capolavoro dei Taviani “La notte di San Lorenzo”, un episodio, a metà tra favola e tragedia, della Resistenza toscana, il successo della vecchiaia di un poco imborghesito Monicelli, “Speriamo che sia femmina” e uno dei migliori Nanni Moretti, prima dello sconfortante ingresso nel Pantheon dei pretesi autori senza esserlo, “La messa è finita”. Per Nanni, Piovani firma la soundtrack di molti titoli, anche per quel bel film -nessuno può negarlo- che è “La stanza del figlio”, in cui certi suoni paiono però essere modulati su quelli fortunati appena sfornati per Benigni. Poi Fellini: il maestro riminese s’era servito per quasi tre decenni di Nino Rota; sostituirlo era impresa improba, eppure Piovani ha probabilmente fatto la cosa migliore dei tre ultimi film del Federico nazionale:“Ginger e Fred”, opaca filippica del mondo imbarbarito della televisione berlusconiana degli anni ‘80, “Intervista”, amarcord un po’ autocompiaciuto e inutilmente autocelebrativo dei suoi inizi a Cinecittà, infine quell’esito financo imbarazzante de “La voce della luna”. Il musicista sa dosare sapientemente tempi veloci e moderati, sonorità colte e circensi, inserti di fiati e archi con consumato mestiere. E’ oggi uno dei maggiori rappresentanti della musica per film, un posto guadagnato meritoriamente. Sostieni LaVita Abbonamento 2014 Sostenitore 2014 2014 Amico euro 45,00 euro 65,00 euro 110,00 c/c postale 1 1 0 4 4 5 1 8 I vecchi abbonati possono effettuare il bollettino postale preintestato, e chi non l’avesse ricevuto può richiederlo al numero 0573.308372 (c/c n. 11044518) intestato a Settimanale Cattolico Toscano La Vita Via Puccini, 38 Pistoia. Gli abbonamenti si possono rinnovare anche presso Graficamente in via Puccini 46 Pistoia in orario di ufficio. Un film di Walter Veltroni di Leonardo Soldati Poca attenzione alla vita personale, molta invece per quella professionale, ricostruendo il percorso che rende l’esponente politico un simbolo di rettitudine politica stimato anche dagli avversari. L’indicativo titolo suggerisce la domanda che accompagna tutto il film: com’è possibile che la morte di un politico abbia originato un’adunata di massa senza precedenti, in occasione dei funerali, ed una commozione generale autentica e struggente? Nella pellicola la voce fuori campo di Veltroni, che sottolinea la maniera in cui la propria storia politica agli inizi si sia sovrapposta con quella di Berlinguer, cercando di spiegare l’esponente politico a chi non l’ha vissuto. Da qui il montaggio di persone comuni, ragazzi o adulti, ai quali viene chiesto chi fosse Berlinguer, rispondendo con un misto di ignoranza e conoscenza dell’uomo. Nel film inoltre le testimonianze della scorta, di operai a lui vicini, del cantante Lorenzo “Jovanotti” Cherubini che Berlinguer personalmente non l’ha conosciuto. Riportando i numeri dei trionfi, il celebre segretario comunista viene presentato come un innovatore solitario, capace di ribellarsi al Soviet, negando molti assunti fondamentali del comunismo ma allo stesso tempo accrescendo in maniera impressionante il proprio seguito. Palese la commozione di Veltroni, che concede diversi momenti di poesia per immagini: vecchie pagine del quotidiano L’Unità al vento nella piazza deserta, campi assolati, musiche struggenti. La commovente rievocazione del passato è però priva di un rapporto che la stringa con l’attualità dei giorni odierni. LaVita Settimanale cattolico toscano Direttore responsabile: Giordano Frosini STAMPA: Tipografia GF Press Masotti IMPIANTI: Palmieri e Bruschi Pistoia FOTOCOMPOSIZIONE: Graficamente Pistoia tel. 0573.308372 e-mail: [email protected] - [email protected] Registrazione Tribunale di Pistoia N. 8 del 15 Novembre 1949 e-mail: [email protected] sito internet: www.settimanalelavita.it CHIUSO IN TIPOGRAFIA: 16 APRILE 2014