«Resurrezione ha nome il nostro giorno»

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«Resurrezione ha nome il nostro giorno»
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dal 1897
G I O R N A L E
C A T T O L I C O
T O S C A N O
15
Anno 117
20 APRILE 2014
e1,10
1,10
e
«Resurrezione ha nome
il nostro giorno»
“Così cerca di prolungarsi il pianto
nella notte, ma già il mattino sorge:
mistero d’amore è la nostra parabola.
Dov’è la vittoria della morte?
Un forte vento toglierà la pietra
anche dal nostro sepolcro.
Il futuro è già presente e viene incontro,
luce adorna come fiori le piaghe,
resurrezione ha nome il nostro giorno”.
Al poeta della nostra fede chiediamo in prestito la forza prorompente delle sue immagini, che
più dei nostri concetti lucidi e astratti, scavano
nelle profondità del mistero e accendono l’animo
di grandi attese. La pasqua è l’anniversario della
nostra nascita, il nostro compleanno, secondo san
Giovanni Crisostomo, “il giorno natalizio dell’intero genere umano”. E Gerusalemme è diventata per
questo la nostra patria. “Tutti là sono nati, le nostre sorgenti sono nella città di Dio”, aveva predetto l’antico salmista, e la danza dei popoli che prese
le prime mosse in quel giorno lontano, continua nel
canto attraverso i secoli e ha raggiunto ormai le dimensioni dell’universo. Tutti dovranno dire: “Sono
in te le mie sorgenti”. Gerusalemme è la nostra anagrafe.
È la ballata della speranza, il canto della liberazione, l’inno della vittoria, che risuonò per la
prima volta sulle sponde del Mare dei Giunchi, che
riempie di sé le notti luminose delle nostre pasque
e che ripercorrerà per sempre i suoi echi nel giorno
dell’eternità. Allora, per l’ultima volta, l’umanità
attraverserà il mare della libertà quando l’ultimo
nemico, la morte, sarà vinto per sempre e lungo il
fiume di fuoco coloro che provengono dalla grande
tribolazione intoneranno, a voci spiegate e al suono
delle arpe, il cantico di Mosè e dell’Agnello: “Cantate Jahvè, perché ha fatto rifulgere la sua gloria,
ha gettato in mare cavallo e cavaliere”. Il fine
dell’universo, il motivo per cui Dio si è messo in movimento e ha dato origine a tutte le cose e all’uomo,
la sua immagine posta a guardia dell’intero mondo.
La sera della storia riporterà tutti a casa e tutte le
cose, finito il loro periplo, torneranno alla loro origine. Un sentimento già misteriosamente nascosto
nella ispirazione della poetessa greca Saffo: “Espero, riporti tutti a casa: riporti i greggi, riporti gli
armenti, riporti il bambino a sua madre”. Il padre
della Bibbia è anche la nostra madre.
Il giorno della nostra divinizzazione. La risurrezione ha scritto per sempre i nostri nomi nei registri del cielo e nessuno al di fuori di noi li potrà
cancellare. Si dice che il cristianesimo è nato due
volte: la prima volta nell’annuncio del Regno nella
Galilea delle Genti, la seconda volta a Gerusalemme, quando il Crocifisso è stato richiamato alla
vita e sollevato nell’alto dei cieli, dove siede alla
destra del Padre, giudice dei vivi e dei morti. In quel
giorno, Cristo ha mostrato definitivamente la sua
divinità, sull’umanità e sul cosmo è scesa la forza
dello Spirito Santo che solleva in alto l’intero creato
e scoperchia di forza i nostri sepolcri, la Trinità ha
mostrato il suo vero volto, l’uomo è riportato nella
sfera trinitaria, è nata la chiesa che sarà per sempre la comunità del risorto, l’uomo ha conosciuto la
sua vocazione alla vita vera, quella che non conosce
Cattedrale di Pistoia: la Resurrezione di Cristofano Allori
limiti né di spazio, né di intensità, lo stesso mondo
materiale è entrato nella definitività, perché, come
afferma sant’Ambrogio: “È risorto in lui il cielo, è
risorta in lui la terra, è risorto in lui il mare: ci saranno infatti cieli nuovi e terra nuova”.
La festa dell’universo. Resurrezione ha nome il
giorno dell’intera creazione. Di questa resurrezione
universale la comunità credente rimane la grande
testimone. Al grido della nostra speranza: “Se Cristo
è risorto, anche noi risorgeremo”, fa eco l’inno della
carità: “Se Cristo è risorto, noi dobbiamo cambiare
vita”, perché è cominciato il giorno nuovo, la storia
è ritornata alla purezza delle sue origini e il Regno
di Dio, regno di santità, di giustizia, di amore e di
pace, ha iniziato il suo difficile cammino verso l’ul-
timo compimento.
“Se Cristo è risorto, voi dovete camminare in novità di vita”, ci ripete l’apostolo Paolo dall’alto della sua conversione. Egli, il Signore, è vissuto e morto
per noi, perché ne potessimo imitare i pensieri, i
sentimenti, le movenze, le azioni. La resurrezione è
anche l’inizio della sequela, della imitazione di colui
che, obbediente fino alla morte di croce, è stato per
questo innalzato alla gloria dell’eternità. Sarà questa la nostra testimonianza forte. La testimonianza
debole dei nostri auguri e dei nostri canti avrà altrimenti una breve durata. E anche il suono festoso
e vincente delle nostre campane si sperderà presto
nella notte del mondo.
Giordano Frosini
2
V
La ita
n. 15 20 Aprile 2014
PER UNA LETTURA AGGIORNATA
primo piano
di Giordano Frosini
D
a diversi decenni ormai
(si parla di tre fasi di
ricerca, l’antica, la nuova,
la terza) gli studiosi della
Bibbia (biblisti e teologi) hanno
concentrato la loro attenzione sul
“Gesù storico” (distinto dal “Cristo
della fede”), una dimensione, oggi ritenuta unanimemente di grandissima
importanza, non sufficientemente
curata nei tempi passati. La ricerca
è condotta certo sui vangeli che la
tradizione ci ha passato, ma anche
su altre fonti, su altre testimonianze,
fra cui figurano quelle di primo piano
e di grande valore degli autori di
fede ebraica. Sarà anche opportuno
ricordare che i vangeli, di per sé,
non sono libri storici, almeno come
oggi li intendiamo, ma libri di fede,
catechesi, con fondamenti storici,
che solo lentamente e con molta
difficoltà, vengono alla luce.
Le ultime ore
della vita terrena di Gesù
sabato), chiesero a Pilato che fossero
loro spezzate le gambe e fossero
portati via.Vennero dunque i soldati
e spezzarono le gambe al primo e
poi all’altro che era stato crocifisso con lui. Venuti però da Gesù e
vedendo che era già morto, non gli
spezzarono le gambe, ma uno dei
soldati gli colpì il fianco con la lancia
e subito ne uscì sangue e acqua».
Il quarto evangelista trova in
questo fatto la realizzazione di un
passo dell’Esodo, che proibisce
di spezzare alcun osso all’agnello
pasquale. Un simbolismo molto suggestivo, che il lettore cristiano non
lascerà certamente perdere. Come
la fuoriuscita del duplice liquido dal
corpo di Gesù, in cui i padri della
Chiesa vedranno i simboli del battesimo e dell’eucaristia.A noi interessa
in questo momento il fatto storico.
Qui c’è la constatazione della morte
e, insieme, il colpo di grazia che non
avrebbe lasciato scampo a Gesù,
qualora egli fosse stato ancora vivo.
L’uscita di sangue e acqua, sia che
abbia origine pericardica od origine
pleurica (tutt’e due le ipotesi sono
state avanzate dagli scienziati), è
sinonimo di ferita mortale, che non
lascia possibilità di sopravvivenza.
Chi ha voluto
la morte di Gesù?
Nell’ultima fase di ricerca, quella
attuale, si tende a minimizzare il
conflitto del profeta di Nazaret col
mondo giudaico, dando una considerazione maggiore agli aspetti
politici innegabilmente presenti
nella sua predicazione e nei suoi
atteggiamenti. Così è facile oggi
sentir dire, che Gesù non aveva,
almeno inizialmente, nessuna intenzione di fondare una nuova
religione, ma soltanto la volontà di
riportare l’ebraismo alla sua purezza
originale, naturalmente con quelle
novità che egli riteneva necessarie;
che le responsabilità della morte
di Gesù gravano pesantemente sul
rappresentante del potere romano
e anche sui farisei, finora, sulla base
dei racconti dei tre sinottici, ritenuti
estranei alla condanna di Gesù. Per
queste due ultime affermazioni ci
si basa sopraattutto sui testi del
quarto evangelista e su una frase del
più grande storico ebraico, Giuseppe
Flavio, che suona esattamente così:
“Pilato lo condannò alla croce su
denuncia dei primi tra noi”. La condanna, si dice inoltre, fu decretata
dal procuratore romano sulla base
dell’unica accusa che gli poteva interessare, quella di essere il re dei
Giudei (come afferma anche il cartiglio della croce) e la croce era un
normale patibolo tipico del diritto
romano, riservato agli schiavi e ai
rivoluzionari. La denuncia al potere
di Roma fu però presentata dagli
avversari di Gesù, fra cui devono
essere collocati, oltre i rappresentanti della classe sacerdotale, come
abbiamo già detto, anche i capi dei
farisei. Una versione che possiamo
ritenere sostanzialmente giusta.
Un testo di un apprezzato autore cattolico, Giorgio Jossa, cerca di
rimettere la questione nei suoi giusti
termini: «Secondo la tradizione
sinottica, che per vari motivi appare
più credibile di quella di Giovanni,
la vicenda di Gesù è una vicenda
eminentemente religiosa e si è svolta
quasi tutta nella Galilea governata
da Erode Antipa. Solo alla fine della
sua vita egli è salito a Gerusalemme,
dove si è scontrato con le autorità
giudaiche ed è stato messo a morte
dal prefetto romano.
È difficile perciò pensare che
a decidere della sua sorte tragica
siano stati soltanto gli ultimi eventi
nella città santa, l’ingresso messia-
Ivan Rupnik, La lavanda dei piedi, Mosaico - Città del Vaticano
nico e trionfale a Gerusalemme e la
cosiddetta purificazione del tempio;
che l’arrivo a Gerusalemme abbia
costituito quella svolta radicale della
vicenda di Gesù come indicavano i
fautori di una sua interpretazione
politica; che le ragioni della condanna
a morte di Gesù siano in fondo più
politiche che religiose. C’è una continuità tra l’azione di Gesù in Galilea
e la sua morte a Gerusalemme che
difficilmente può essere negata. E la
portata politica di quegli eventi non
può essere esagerata. Sono i vangeli
che attribuiscono a essi un significato
messianico esplicito e quindi vedono
in essi una grave minaccia per l’ordine costituito. Questo però significa
che la predicazione di Gesù ha conosciuto ostacoli e resistenze non
soltanto negli ultimi giorni a Gerusalemme, ma già prima in Galilea. E che
i suoi avversari non sono soltanto i
sommi sacerdoti di Gerusalemme,
che con l’aiuto dei Romani lo hanno
condotto a morte, ma anche i farisei,
che ne hanno contrastato l’azione
già in Galilea.
La predicazione di Gesù è infatti
una predicazione eminentemente
religiosa, che ha tuttavia implicazioni sociali e politiche molto forti. E’
difficile quindi distinguere in maniera
netta le ragioni religiose della sua
condanna a morte da quelle strettamente politiche. Ai conflitti di carattere religioso, che nascono in Galilea
e che riguardano essenzialmente il
problema dell’osservanza della legge
mosaica e delle tradizioni dei padri, e
hanno luogo quindi prevalentemente
con i farisei, si aggiungono a Gerusalemme conflitti di carattere religioso
e politico insieme, che vedono in
primo piano i problemi del culto e
del tempio e i rapporti col potere
romano, e coinvolgono soprattutto
i sommi sacerdoti. È l’insieme inestricabile di questi problemi che spinge
i membri del sinedrio ad arrestare
Gesù e a chiederne la condanna al
governatore romano. Ed è da questa
collusione tra autorità giudaiche,
sommi sacerdoti e capi dei farisei,
e governatore romano, il prefetto
Ponzio Pilato, che deriva alla fine la
condanna a morte di Gesù. Come
ha scritto lo storico ebreo Giuseppe
Flavio nel suo famoso Testimonium,
“Pilato lo condannò alla croce su
denuncia dei primi tra noi”.»
Mors turpissima
crucis
Firmata la condanna a morte
dopo il processo civile, Gesù fu
caricato del legno della croce, che
egli portò, con molta difficoltà (si
ricordi l’episodio del Cireneo), fino
al luogo del supplizio, fuori le mura,
sulla collina detta il Cranio. Qui fu
crocifisso insieme a due «ladroni»,
più propriamente due combattenti
per la libertà o sobillatori. Come
abbiamo già detto il motivo della
condanna, scritta in ebraico, latino e
greco afferma che Gesù fu condannato perché sedicentesi re dei giudei.
La crocifissione era uno dei più terribili suppllizi, mai usata per i cittadini
romani. La morte sopraggiungeva
celermente fra dolori lancinanti per
tetano e/o per asfissia.
Secondo il libro del Deuteronomio portava scritto: «Se un uomo
avrà commesso un delitto degno di
morte e tu l’avrai messo a morte e
appeso a un albero, il suo cadavere
non dovrà rimanere tutta la notte
sull’albero, ma lo seppellerai lo
stesso giorno, perché l’appeso è una
maledizione di Dio e tu non contaminerai il paese che il Signore tuo
Dio ti dà in eredità». La combine dei
due poteri evidentemente procede
con mano dura nei riguardi di Gesù:
anche agli amici non poteva sfuggire
il tragico particolare che «l’appeso è
maledetto da Dio».
Sulla croce, durante l’agonia,
alcune brevi frasi pronunciate da
Gesù, che variano a seconda degli
evangelisti, sette in tutto. Alle tre
del pomeriggio di quel venerdì (che
rimarrà perennemente sacro per
i suoi fedeli), Gesù emise l’ultimo
respiro. Ora i suoi nemici potevano
riposare in pace: era stata resa gloria
a Dio ed era stato tolto per sempre
di mezzo un pericoloso sovvertitore
della religione dei padri. I numerosi
passanti potevano vedere il triste
spettacolo, che serviva anche di ammonimento per tutti: le sommosse
di tipo rivoluzionario erano allora un
fatto di quasi ordinaria amministrazione. L’ordine era stato ristabilito.
Fra i narratori della crocifissione,
ce n’è anche uno (Giovanni), che fu
testimone oculare dell’avvenimento.
È proprio lui che racconta quanto
successe al momento del rito macabro del «crurifragio», cioè della
rottura delle gambe, che si faceva per
affrettare la morte dei condannati.
«Era il giorno della Preparazione e
i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato
(era infatti un giorno solenne quel
Quel 7 aprile
dell’anno 30
Sulla data della morte di Gesù e,
quindi, anche dell’ultima cena, sembra che si sia giunti a una soluzione
certa e definitiva. C’è concordanza
fra gli evangelisti per quanto riguarda
il giorno della morte di Gesù: egli
è morto il venerdì della settimana
di Pasqua.
Soltanto che per i sinottici questo venerdì sarebbe esattamente
il giorno stesso della festa, mentre
per Giovanni sarebbe il giorno della
vigilia. Il pomeriggio di questa vigilia
era il tempo in cui i sacerdoti nel
tempio preparavano gli agnelli del
sacrificio pasquale: una coincidenza
evidentemente importante per la
simbologia giovannea.
Per dirimere la questione è
bastato conoscere con esattezza
l’anno della morte di Gesù.
A questo fine serve molto il testo del IV Vangelo, quello di Giovanni.
Ecco il parere di un noto studioso
protestante:
«A favore della vigilia e contro
il giorno di Pasqua, depongono le
seguenti circostanze: il fatto che né
i giudei né i romani avrebbero pronunciato una sentenza, e tanto meno
eseguito una condanna a morte, il
primo giorno di pasqua; il fatto che
Simone di Cirene, al quale i soldati
impongono di portare la croce di
Gesù, torna dal lavoro dei campi; il
fatto che alcune persone portino le
armi, il che era proibito nei giorni
di festa. Bisogna dunque supporre
che Gesù sia stato crocifisso in
quella vigilia di pasqua, e non il primo
giorno festivo. Questo cominciava
solo dopo il tramonto del sole, e in
quell’anno cadeva di sabato».
Era il 7 aprile dell’anno ‘30 e
Gesù aveva circa 36 anni.
Vita
La
20 Aprile 2014
Nuove pubblicazioni
di Giordano Frosini
È
un periodo particolarmente favorevole per le
sempre ben accolte opere teologiche di Giordano Frosini. In formato, per così
dire, “a grappolo” sono comparse
nelle librerie – o sono di imminente uscita – tre lavori di occasione
diversa curate dal Direttore di
questo settimanale.
In primo luogo è da segnalare
proprio una pubblicazione che al
settimanale “La Vita” è specificamente legato. Si tratta, infatti, di
Costruttori del Regno, la raccolta
in volume degli editoriali che hanno aperto il giornale a partire dal
primo numero del 2009 fino all’ultima settimana di dicembre 2013. Il
libro è suddiviso in parti secondo
la logica di tre nuclei tematici: “Il
cristiano nella Chiesa”, “Anno liturgico” e “Da cristiani nella società”.
Non è la prima volta che una
simile raccolta di editoriali viene
proposta e appunto la favorevole
accoglienza, nonché la richiesta da
più parti sollecitata, ha portato a
questo quinto volume che è disposizione degli interessati nella sede
della redazione de “La Vita”. E’
curioso ed interessante l’effetto di
leggere di seguito quanto acquisito,
in frammenti, nel corso del tempo
anche perché è così più facile cogliere il filo conduttore sottostante
una riflessione settimanalmente
dosata, mentre possiamo ritornare
con la memoria ad eventi dei nostri ultimi anni, spesso affastellati
in un ritmo di informazioni sempre
più incalzante.
La seconda pubblicazione da
segnalare è il libro Una Chiesa di
tutti. Sinodalità, partecipazione e
corresponsabilità (EDB, Bologna,
2014, pp. 194, euro 16.50). Il testo
era stato originariamente pubblicato come edizione de “La Vita”, ma,
avendo raccolto molti apprezzamenti e meritando una diffusione
3
n. 15
Pressoché in contemporanea, vedono
l’uscita tre opere di Giordano Frosini.
Per una riflessione teologica sempre
aggiornata e coinvolgente
Primo Mazzolari
Della
fede
edizione critica a cura di
Mariangela Maraviglia
Bologna, Edizioni
Dehoniane, 2013
di Andrea Vaccaro
più ad ampio raggio, l’editrice
Dehoniana - che conserva i diritti
della maggior parte dei libri di Frosini – ha voluto farlo circolare nella
grande distribuzione, assorbendolo
nella propria collana “Cammini
di Chiesa”. Il libro in questione
costituisce forse l’inquadramento
storico-teologico più ampio del
tema della “sinodalità” che è emerso come una delle questioni più
attuali e promettenti nel dibattito
ecclesiologico contemporaneo.
Sinodalità è sinonimo di collaborazione, comunione, partecipazione
e troverebbe nel concetto civile di
“democrazia” la corrispondenza
“Spenti i suoni del giorno,
mi conduci
nella cella.
Col tuo nettare
mi nutri, perché
dolce sia il mio riposo”.
Il motivo delle api è piuttosto
diffuso nella letteratura religiosa:
molti padri della chiesa, alcuni
santi, la stessa Bibbia colgono
affinità tra esse e la fede, perché
l’ape, come scrive sant’Efrem, “è
la più pura di tutti. Essa è lo specchio della Chiesa, che raccoglie
dalle Scritture la dolcezza dello
Spirito Santo”.
Non c’è da sorprendersi, dunque,
se il domenicano Alfredo Scarciglia, priore del convento di san
Domenico a Siena, autore di diverse raccolte liriche che lo hanno
consacrato come uno tra i più
interessanti poeti religiosi in Italia,
fa dell’ape il centro focale della
sua nuova fatica poetica, “Le api
dei miei giorni” (Il Leccio, 31 pagine). Qui non c’è solo il recupero di
fonti sacre e di una tradizione millenaria, che significherebbe se mai
un notevole ma esclusivo impegno
come studioso: si assiste in questa
breve, e per questo più facilmente
godibile, raccolta lirica, all’assunzione nella propria esistenza del
simbolismo legato al volo, alla pro-
più prossima. La tendenza è dunque
quella di una Chiesa ove le decisioni vengono prese nell’armonia
di tutto il popolo, ove la riflessione
coinvolge tutte le componenti e
ove tutti i fedeli si sentono parte in
causa del destino della Chiesa stessa. In un solo anno di pontificato,
Francesco vescovo di Roma ha non
solo predicato in questa direzione,
ma ha anche assunto decisioni concrete che hanno fatto della sinodalità non più un termine astratto o
un orizzonte lontano, quanto una
prospettiva in cui è possibile e doveroso agire nel presente.
Tra materiali già prodotti e solo
da raccogliere e materiali in veste
nuova, compare anche un lavoro
totalmente inedito. L’attenzione di
Frosini nell’ultimo periodo è stata
infatti sempre più attratta dalla
figura del cardinale John Henry
Newman (1801-1890), filosofo e
teologo inglese, beatificato il 19
settembre 2010. In Newman, Frosini ravvisa alcuni elementi di profonda attualità; non caso il cardinale
è stato definito in modo suggestivo
“il grande assente del Concilio Vaticano II”, proprio per la sua capacità
di anticipare molte idee e urgenze
della Chiesa contemporanea. Tra
questi sono almeno da menzionare
il ruolo e il valore che Newman
riconosce alla coscienza personale
nel momento delle scelte cruciali
della vita; il rapporto dialettico e
vitale tra fede e ragione; la valorizzazione del laicato nella vita della
Chiesa e alcuni spunti particolarmente “preveggenti” nell’ambito
del dialogo ecumenico. A questa
figura di storia della Chiesa certamente famosa, ma forse ancora
da scoprire nelle sue profondità,
Frosini ha dedicato una ricerca
attenta e minuziosa che troverà la
sua espressione in un imminente
libro per i tipi delle Dehoniane. Per
un assaggio dell’importanza della
speculazione teologica di Newman, gli ultimi due appuntamenti
della Scuola teologica diocesana,
al quarto anno, saranno incentrati
proprio su “John Henry Newman:
il promotore del laicato, anticipatore del Concilio”, tenuti appunto da
don Frosini.
Le api, dolcezza
della
Chiesa
Nella lirica del domenicano Alfredo Scarciglia,
interessante poeta religioso
di Marco Testi
duzione del dolce miele, alla musica prodotta dalle ali delle api che
battono “a più di duecento volte al
secondo”, come spiega l’autore, e
che emettono una vera e propria
armonia studiata e riprodotta da
grandi musicisti.
Come l’ape cerca il fiore che qui
rappresenta Cristo, così l’anima
del poeta vola verso il suo creatore: “Da Te m’innalzo alto nel
cielo,/ e in Te scompaio./ Tu sei il
vento/ io sono la polvere:/ in Te mi
sollevo/ e in Te riposo”. L’alveare, il
lavoro comune, la simbiosi naturadivino è la costante di tutta l’opera che fa dell’abbandono totale
il suo motivo d’essere; ma non si
tratta di una costruzione retorica,
di una forzata trasposizione per
sorprendere il lettore, perché
appare evidente che l’attenzione
continua al mondo delle api è un
mezzo per avvicinarsi al significato delle cose ultime: “Mi piace-
rebbe finire/ i miei giorni stanchi
di sole,/ come le api…/ Sazie di
miele,/ in silenzio,/ si addormentano/ sui fiori”.
L’attenzione al mondo animale
non è nuovo nel mondo della poesia moderna, ma qui essa tocca,
nella sua tonalità uniforme, monodica, giocata su pochissime e profonde note, nuove forme espressive. A volte questa uniformità,
tutta chiusa in un microcosmo
assolutamente auto-significante,
sembra rimandare ad una più
antica esperienza di chiusura in
un ristretto giro di orizzonti (il che
non vuol dire che sia possibile un
paragone), quella della grande
Emily Dickinson, che non a caso è
citata in questa raccolta. Si tratta
infatti di esempi, diversissimi tra
di loro, di come intuizione poetica
possa aprire mondi che apparentemente sembrano privi di fascino
e di mistero. Che c’è di meno
misterioso per un adulto (ma qui
ha ragione Pascoli: bisognerebbe
ritornare allo stupore dei bimbi di
fronte a cose che ci sembrano, a
torto, banali), del proprio giardino
o di un’ape che si posa su un fiore? Eppure, come i “fanciullini” di
Pascoli, alcuni poeti penetrano nel
mistero di quelle apparentemente
piccole cose, e ne restituiscono la
bellezza e il fascino grazie al loro
racconto in versi.
Nella poesia di Scarciglia, la
propria dimora, quella delle api
e quella celeste, divengono un
tutt’uno, laddove le prime due,
grazie alla mediazione del volo
e della trasformazione in miele,
assumono la dimensione di prefigurazione della casa perduta e un
giorno ritrovata:
“Lasciate/ che api roride di luce/
e profumate di polline/ tornino
armoniosamente/ alla traforata
dimora
M
artedì 22 aprile
2014, alle 17, nella
Sala Gatteschi
della Biblioteca
Forteguerriana in
Piazza della Sapienza, 5 a Pistoia
ci sarà la presentazione del libro
“Della fede” di don Primo Mazzolari, edizione critica a cura di
Mariangela Maraviglia.
Intervengono: Stefano Bindi e
Giampaolo Perugi. Sarà presente
la curatrice.
Della fede, la cui composizione
era stata terminata da Primo
Mazzolari nel 1943, fu pubblicato solo nel 1955. Documenti
inediti, recentemente scoperti e
qui pubblicati per la prima volta,
dimostrano la preoccupazione
delle alte sfere ecclesiastiche per
le reazioni che il libro avrebbe
potuto suscitare. Don Mazzolari
infatti, noto per vivere e proporre
il Vangelo nella sua integralità, per
le sue riflessioni sulla funzione
delle parrocchie, sulla povertà,
sulla pace e la giustizia sociale,
esprime in quest’opera in maniera
compiuta il suo pensiero.
Poeti
Contemporanei
La Via
Crucis
della vita
Inizia con un vagito
termina con lacrime,
preghiere,
profumo d’incenso.
Soste di gioia e di dolore,
desideri, illusioni,
veli di luce ed ombre.
Debolezze umane,
emozioni e fragilità,
percorsi di sofferenza
in un mare di incertezze,
in un mare di ingiustizie
nel ricordo del sacrificio
di nostro Signore
nel ricordo della Croce
e della Sua Resurrezione:
Pane di Vita.
Lalla Calderoni
4
I
attualità ecclesiale
cristiani vivono nell’attesa
di Colui che deve tornare
e cui rivolgiamo il nostro
grido: Marana thà! Vieni Signore Gesù!
Viviamo nella storia, nello svolgersi del tempo, di ogni minuto
che, una volta scandito, non può
più tornare. Si crea così un vuoto?
Generatosi da quel momento in
cui il Risorto, con gli splendidi
segni della sua passione gloriosa,
scomparve alla vista dei suoi? Lo
sanno tutti: il vuoto genera il vuoto, nei rapporti di coppia, fra gli
amici e anche nella gestione dello
“sterco del diavolo”: un conto
in rosso, non genera che rosso
ancora.
Il Signore Gesù, il Maestro
che tanto ha attirato le folle, le ha
magnetizzate e ha annunziato loro
il Regno di Dio, ci ha gettati in baratro così vischioso? Se così fosse,
sarebbe la negazione assoluta e dimostrabile della sua Incarnazione,
del Suo peregrinare di villaggio in
villaggio, della Sua accettazione di
una morte crudele e vergognosa
per la salvezza di tutti.
Così non è. Fra di noi, Egli
ha voluto rimanere con il dono
supremo, per noi inimmaginabile,
della Sua presenza nel Pane e nel
Vino eucaristici. Ogni giorno Egli
è fra i Suoi, fra coloro che Lo riconoscono e anche fra coloro che
non Lo riconoscono ma che Egli
attende. Ogni domenica si dona e
rinnova la promessa di stare con
noi, di essere Pane che nutre, sostiene, via su cui poter camminare
con sicurezza.
Il Giovedì Santo di ogni anno
rinnova però questo misterioso
legame in modo solenne, esponendosi agli occhi di tutti e tutti
sollecitando ad avvicinarsi. In
ogni Cattedrale, in ogni Duomo,
Egli è fra i suoi: poveri e affamati
pellegrini nella storia, stracolma
di inciampi e difficoltà. Quale Cattedrale, quale Duomo, antico e
bagnato nella preghiera che si inanella nei secoli oppure moderno
che sfida l’assenteismo odierno
con il suo richiamo a questa Presenza, regge al confronto con la
Cattedrale viva, in carne ed ossa,
di chi soffre ed è povero nella
propria umanità dolente?
Francesco non rimarrà nello
splendore di San Pietro ma si
porterà nel luogo del dolore che
grida sempre il suo, troppo spesso
inascoltato, perché? Perché a me?
A questa umanità ferita e dolorante, il vescovo di Roma spezzerà
il Pane che dona senso, che dona
vigore, che soccorre gratuitamente e non ti promette una rivincita
post mortem ma ti indica qui, proprio, qui, la chiave non risolutiva
ma donante di ogni sofferenza che
Egli, il Cristo crocifisso, ha assunto
nella Passione.
La “Fondazione Don Carlo
Gnocchi” non è un luogo povero,
misero, abbandonato, anzi è un
luogo specializzato, all’avanguardia,
ma è il luogo per eccellenza in cui
Egli, Pane sempre presente alla
storia e nella storia di ciascuno e
di ciascuna, si offre nella povertà
e nella quotidianità del segno perché ogni povero, nostro fratello,
colpito nella sua umanità e privo
della salute, sia posto al centro del
mistero, al posto d’onore. Grande
segno di misericordia, di quell’ute-
Francesco non
rimarrà nello
splendore di San
Pietro ma si porterà
nel luogo del dolore
che grida sempre
il suo, troppo spesso
inascoltato,
perché?
Perché a me?
E poi la Via Crucis
scritta la vescovo
che conosce
le cicatrici
del territorio
Vita
La
n. 15 20 Aprile 2014
SETTIMANA SANTA
Sempre
i poveri
al posto
d’onore
di Cristiana Dobner
ro del Creatore che si commuove
e condivide la propria sorte fino a
perdere la vita.
Ultimo Lui che pende dal
legno maledetto, ultimi i malati;
Ultimo Lui che arranca per giungere al Golgota e subire l’infamia;
ultimi fra gli ultimi: gli oppressi dai
lacci della mafia, della ‘ndrangheta,
dell’usura, delle slot machine, della
droga.
La Via Crucis al Colosseo
che emergerà da un territorio
colpito e guidata dal pastore che
ne conosce le cicatrici, sarà, miracolosamente, segno di guarigione
e il Pane che risplenderà sulla
mensa dell’altare, sarà Luce vera
che illumina e porta, nell’alchimia
dell’amore di Dio, ad una trasformazione piena e totale.
Il dono di Francesco nel segno
della Bellezza assoluta e gratuita,
si china sugli ultimi fra gli ultimi. E
noi con lui.
A
nche per le ormai imminenti elezioni amministrative in circa 5.000
Comuni, tra i quali 27
capoluoghi di provincia, c’è nelle
liste dei candidati una forte e
variegata presenza di cattolici. E
come nelle precedenti prove elettorali molti di questi sono giovani.
Il territorio, pur in un contesto
globalizzato, è il “luogo”, non solo
geografico, in cui la passione per
la città si declina tra ideali e concretezza al punto di dare vita a
laboratori del politicamente pensare e agire.
In questo “luogo” i cattolici sono
presenti con il loro contributo
fondato sulla dottrina sociale
della Chiesa che ispira scelte importanti per il bene comune. In
questo stesso “luogo” la dottrina
sociale viene messa alla prova
dalla concretezza delle attese e a
volte dall’asprezza delle angosce
di persone e famiglie.
I grandi principi e i grandi valori
così vengono posti come semi nel
terreno della società locale.
Il laicato cattolico non manca
sulla frontiera dell’impegno politico sul territorio e bisognerebbe
chiedersi se questa non sia in
qualche misura una frontiera
“missionaria” che nulla toglie al
significato ultimo della missione
della Chiesa ma lo apre a più am-
AI BORDI DELLA CRONACA
Una ricchezza
da non sciupare
Giovani cattolici nelle liste per le elezioni amministrative
di Paolo Bustaffa
pie riflessioni e prospettive.
In soccorso di questa lettura,
che potrebbe apparire forzata,
vengono il Concilio e, oggi, il magistero di Papa Francesco quando
ricordano che l’impegno politico
è la più alta ed esigente forma di
carità.
E il cuore della missione non è
forse la carità?
Non è di oggi questa consapevolezza perché nel nostro Paese
l’esperienza del movimento cattolico a partire dalle comunità
locali ha costruito e reso credibile
un’iniziativa sociale e politica per
il suo essere un servizio competente e disinteressato.
Un capitolo di storia non si deve
e non si può però fotocopiare,
rimane una fonte a cui attingere
motivazioni e visioni per gli impegni di oggi che in gran parte
hanno riflessi sul domani.
E, allora, il pensiero non può non
andare anche ai giovani candidati
nelle liste per le elezioni amministrative.
Può darsi che una parte di questi
si sia resa disponibile “quasi per
gioco” ma certamente una gran
parte si è resa disponibile perché
sente - come sentiva nelle precedenti elezioni - una forte responsabilità nei confronti del proprio
Paese e della propria città.
Questo “sentire” era ed è una
grande ricchezza che non è stata
sempre compiutamente valorizzata neppure dalla comunità cristiana e dalle aggregazioni cattoliche.
Non ci si è resi sufficientemente
conto che a questi giovani si dovevano dedicare persone competenti e si dovevano offrire luoghi
e strumenti perché coltivassero
quel desiderio d’impegnarsi per il
bene comune.
Forse senza rendersene conto si
sono perse occasioni e si sono
commessi errori.
Sarà così anche dopo queste elezioni amministrative?
Prima di rispondere è bene andare al quarto capitolo della “Evangelii gaudium” dedicato al tema
della dimensione sociale dell’evangelizzazione.
“Prego il Signore - scrive il Papa
- che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il
popolo, la vita dei poveri!”.
Il pensiero non esclude i politici
impegnati oggi ma si spinge ai
politici futuri, cioè ai giovani che a
partire dal territorio si mettono
in gioco per il bene comune.
Lasciarli soli, abbandonarli a
se stessi sarebbe un’occasione
perduta per la società e ancor
più per la comunità cristiana che
nell’esortazione apostolica di Papa
Francesco ha ora una bussola per
orientare la missione anche nei
tortuosi percorsi della politica.
Vita
La
20 Aprile 2014
Il Patriarca ecumenico in vista
dello storico incontro di maggio
a Gerusalemme: “Siamo convinti
che i leader delle Chiese devono
intraprendere passi decisi per
riconciliare la cristianità divisa.
Certamente Papa Francesco
è un leader sincero e altruista”
di Maria Chiara Biagioni
A
l dialogo non c’è alternativa. Le Chiese oggi sono chiamate a parlare con
un’unica voce e ad agire insieme perché i problemi sono tanti e urgenti.
Sofferenze, povertà, crisi ecologica, abuso delle
religioni da parte dei poteri politici, guerre e
soprattutto persecuzioni dei cristiani a causa
della loro fede. Ecco perché Papa Francesco
e il Patriarca ecumenico Bartolomeo si sono
dati appuntamento a maggio a Gerusalemme.
“Fratello Papa Francesco”, lo chiama il Patriarca in questa intervista rilasciata alla vigilia
dell’incontro di Gerusalemme, a 50 anni dello
storico abbraccio tra Paolo VI e il Patriarca
Athenagoras che segnò l’inizio di un’era nuova
nei rapporti tra cattolici e ortodossi.
Cosa vi ha spinto con Papa Francesco a ritrovarvi in maggio a Gerusalemme? Quale sarà lo scopo di questo
incontro ecumenico? Che cosa hanno
da dire le Chiese al mondo parlando
a Gerusalemme?
“Quest’anno ricorre il 50° anniversario dell’incontro storico del Patriarca ecumenico Athenagoras
e Papa Paolo VI a Gerusalemme. Siamo molto lieti
che Sua Santità Papa Francesco abbia accettato
la nostra proposta di incontrarci insieme in Terra
Santa per commemorare questo evento storico da
cui sono derivati relazioni e colloqui sempre più
stretti. Il ‘dialogo dell’amore’ che loro hanno iniziato,
ha condotto al ‘dialogo della verità’ tra le nostre
due ‘Chiese sorelle’. È un imperativo essenziale
incontrarci con Papa Francesco per mostrare il
nostro comune impegno e parlare con un’unica
voce come Chiese cristiane dell’Est e dell’Ovest
sui problemi che affliggono le vite dei nostri fedeli
e di tutte le persone nel mondo intero”.
Lei è stato vicino a Papa Francesco fin dall’inizio del suo Pontificato.
«
Sono risorto, sono sempre con te!».
Questa affermazione dell’Antifona
d’Ingresso è una delle migliori chiavi
di lettura della Pasqua di Risurrezione,
festa centrale non solo dell’anno liturgico, ma
di tutta la vita cristiana. Infatti, «se Cristo non è
risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora
nei vostri peccati […]. Se noi abbiamo avuto
speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora,
invece, Cristo è risorto dai morti» (1Cor 15, 1720). Cristo, morendo e risorgendo, è uscito dalla
costrittiva dimensione cronologica e geografica,
che connotava la sua vita terrena, e può quindi
“essere sempre con tutti gli uomini” di ogni tempo e di ogni luogo.
La Pasqua cristiana, esplosione di luce e di vita,
di redenzione e di salvezza, è il frutto di una
lunga e paziente preparazione da parte di un
Dio che non si rassegnava alla rovina dell’uomo,
suo capolavoro, iniziata, subito dopo il peccato
originale, con la promessa che la donna e la stirpe di lei avrebbero avuto la rivincita sul serpente
tentatore.
Passo importante fu la chiamata di Abramo,
inizio della storia di un popolo “eletto”, dal quale
sarebbe, nella pienezza dei tempi, uscito il salvatore. Il sacrificio di Isacco e la stipula del patto di
alleanza fra Dio ed Abramo sono già immagine
e profezia di quanto sarebbe accaduto al compimento di questa lunga gestazione: il sacrificio
del Cristo e la nuova ed eterna alleanza nel suo
sangue, ai quali è legato un altro segno profetico,
il sacrificio di pane e vino di Melchisedek, re
e sacerdote, per cui verrà detto del Cristo: «Il
n. 15
attualità ecclesiale
IL PATRIARCA BARTOLOMEO
5
“Dal dialogo dell’amore
al dialogo della verità
tra due Chiese sorelle’’
quest’anno dal 6 al 9 marzo. Lo scopo di convocare questa Sinassi era di affrontare questioni di
interesse comune dei nostri vescovi e fedeli in varie
parti del mondo, in modo particolare nelle regioni
dove le persone stanno soffrendo a causa della
persecuzione per la loro fede cristiana e dove la
violenza militare ha creato disordini e oppressione.
I Primi-Gerarchi hanno condannato ogni forma di
crudeltà e brutalità causata dal fondamentalismo
religioso o dal fanatismo. Un altro scopo del nostro
incontro è stato anche quello di preparare il prossimo Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa
che spero di poter annunciare molto presto: sarà la
prima volta che un simile concilio ecclesiastico sia
convocato in più di un millennio. Sarà un simbolo
potente di unità tra le Chiese ortodosse”.
Chi è per Lei Papa Francesco?
“È stata innanzitutto per noi una gioia partecipare alla Messa di inaugurazione di Papa Francesco
un anno fa. Come abbiamo saputo la notizia della
sua elezione, spontaneamente abbiamo deciso di
partecipare alla sua intronizzazione di persona.
Non era mai avvenuto prima in tutta la storia
delle nostre due Chiese. Siamo convinti che i leader
delle Chiese devono intraprendere passi decisi per
riconciliare la Cristianità divisa e rispondere ai
bisogni urgenti del nostro tempo. Certamente Papa
Francesco è un leader sincero e altruista, che ha
a cuore la divisione della Chiesa come anche la
sofferenza del nostro mondo”.
La strada del dialogo in questi 50
anni ha purtroppo conosciuto tanti
ostacoli, rallentamenti, nuove divisioni. L’unità dei cristiani e la piena
comunione delle Chiese è ancora un
orizzonte possibile? E quale via percorrere?
“Non ci sono dubbi che il cammino delle due
Chiese negli ultimi 50 anni non sia stato facile. Ciò
nonostante, lo spirito di amore fraterno e rispettoso
ha fortunatamente preso il posto della vecchia polemica, alimentata da sospetti e giudizi. A livello teologico, ci sono alcuni documenti comuni importanti
che sono il frutto della Commissione internazionale
del dialogo teologico delle due Chiese. C’è ancora
molto da fare e il percorso sembra essere lungo.
Questa strada, comunque, deve essere intrapresa
nonostante le difficoltà; non c’è alternativa”.
A marzo c’è stato un incontro
molto importante: la Sinassi di tutti
i Primati della Chiese ortodosse in
preparazione del Sinodo pan-ortodosso indetto per il 2016. Che cosa
ha significato per Lei questo incontro?
E che cosa auspica dal Sinodo panortodosso?
“L’assemblea (o Sinassi) dei capi delle Chiese
ortodosse autocefale di tutto il mondo si è tenuta
La Parola e le parole
Pasqua di Risurrezione
del Signore
Signore ha giurato e non si pente: “Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek”» (Sal
110, 4).
Successivo passo è la Pasqua, commemorazione
dell’esodo degli Ebrei dall’Egitto. Questo rito risulta dalla confluenza di due precedenti usanze
che gli Ebrei mutuarono da popolazioni vicine.
La prima usanza, praticata da pastori nomadi,
aveva due momenti: 1. si sacrificava e si mangiava un agnello, prima della migrazione dai pascoli
invernali del deserto verso aree coltivate, per
ottenere da Dio un viaggio sicuro; Pesah (dalla
radice psh, «risparmiare», oppure «saltellare,
zoppicare»), originariamente forse indicante
la danza “zoppicante” della celebrazione pasquale arcaica, era il nome sia del sacrificio, sia
dell’agnello sacrificato; 2. si aspergevano col suo
sangue, come rito propiziatorio, gli stipiti e l’architrave degli ingressi delle loro tende, e più tardi
delle loro case. La seconda usanza, praticata dai
Cananei, era una festa agricola per celebrare
l’inizio della mietitura del grano, durante la quale si mangiava matzà, cioè pane non lievitato,.
Pesah fu la prima usanza adottata dagli Ebrei,
perché era facile connettere le trasumanze dei
pastori con l’esodo dall’Egitto. L’Esodo (12, 12)
racconta che JHWH, passando in tutte case degli egiziani per sterminare i primogeniti, avrebbe
invece “saltato” le case degli Ebrei. Fu, poi, ugual-
mente facile per gli Ebrei collegare con questo
avvenimento anche la festa di matzà, dato che
la mietitura era vicina come data. Le due celebrazioni, inizialmente
separate, vennero poi “storicizzate” e “tradizionalizzate” come parte della storia della “Pasqua
dell’Egitto” e, al ritorno dall’esilio di Babilonia
(587 o 586 A.C.), finalmente congiunte in
un’unica festa, denominata semplicemente, appunto, “Pasqua”.
Nel nuovo testamento, la Pasqua dalla morte del
peccato alla vita della riconquistata familiarità
con Dio grazie al sacrificio del Cristo previsto
dalle Scritture, come nota l’apostolo Paolo: «Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,
fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (1Cor, 15, 3-4).
I due antichi riti, cioè agnello immolato (pesah)e
pane azzimo (matzà), erano segni profetici così
spiegati ancora da Paolo: « Togliete via il lievito
vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete
azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato
immolato! Celebriamo dunque la festa non con
il lievito vecchio, ma con azzimi di sincerità e
verità» (1Cor, 5, 7-8).
La Pasqua è un dono di Dio a tutti gli uomini.
Cristo, infatti, non risorge per sé -il Figlio di Dio
non aveva, evidentemente, alcun bisogno di incarnarsi, di soffrire, di morire e di risorgere-, ma
Il Papa sta invitando la Chiesa cattolica ad uscire nelle periferie anche
esistenziali della vita per combattere
la cultura dello scarto e annunciare il
Vangelo dell’amore. Quale secondo
Lei è la missione della Chiesa oggi?
“La sofferenza delle persone in ogni angolo
del pianeta oggi; l’abuso della religione per scopi
politici o di altro tipo; le difficoltà che i cristiani di
tutto il mondo affrontano in particolare nelle aree
dove la Chiesa cristiana, a prescindere dalle identità
confessionali, è nata e cresciuta; le ingiustizie inflitte
ai membri più deboli delle società contemporanee
e l’allarmante crisi ecologica che minaccia l’integrità e la sopravvivenza stessa della creazione di
Dio: tutto ciò chiede un’azione comune e la soluzione dei problemi che ancora ci dividono. Questo
spiega perché, oggi, forse ancor più di 50 anni fa,
c’è un urgente bisogno di riconciliazione e questo
rende il prossimo incontro con il mio fratello Papa
Francesco a Gerusalemme un evento di grande
significato e aspettativa”.
perché anche noi potessimo risorgere ed essere
glorificati con lui e si compisse, finalmente, il
disegno di salvezza concepito da Dio per l’uomo,
sua creatura prediletta: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto
alla destra di Dio […].Voi infatti siete morti e la
vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando
Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche
voi apparirete con lui nella gloria» (seconda lettura, Col. 3, 1-4).
La scelta dei primi testimoni della sua risurrezione conferma che si tratta di un dono offerto
a tutti senza preclusioni ed è rivelatrice della
straordinaria novità portata da Cristo: «Dopo il
sabato, all’alba del primo giorno della settimana,
Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono
a visitare la tomba […]. Ed ecco, Gesù venne
loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse
si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo
adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete;
andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano
in Galilea: là mi vedranno!”» (lettura evangelica,
Mt 28,1-10). Non sono, cioè, gli apostoli, come
ci si sarebbe potuto aspettare, a cui viene dato il
primo annuncio della risurrezione di Cristo, ma
due donne, una della quali, per giunta, addirittura ex-prostituta. È lo stesso criterio di scelta che
Dio aveva adottato nel volere i pastori, categoria
dannata, come primi destinatari dell’annuncio
della nascita del Cristo. Il significato è chiaro: se
Dio privilegia qualcuno e gli dà la precedenza, si
tratta di chi dai “benpensanti” verrebbe messo
all’ultimo posto o, magari, lasciato fuori della
porta.
don Umberto Pineschi
6
n. 15 20 Aprile 2014
L
a Pasqua è centro della nostra fede
da cui ogni solennità e festività riceve
il significato più profondo. Per mezzo
della passione, morte e resurrezione
del suo Figlio, misteriosamente Dio si riconcilia
con l’uomo e instaura con lui un nuovo rapporto definitivo.
Alle nostre domande sulla solennità della
Pasqua risponde monsignor Divo Zadi, vescovo
emerito di Civita Castellana (VT).
Il messaggio della Pasqua
Intervista con monsignor Divo Zadi, vescovo emerito di Civita Castellana
di Carlo Pellegrini
l’unità e l’amore. In fondo Pasqua e Pentecoste si
richiamano e si spiegano a vicenda.
La vita di Cristo è tutta orientata
solo alla Pasqua, oppure si ispira ad
altri contenuti?
Gli evangelisti presentano il Messia in cammino verso Gerusalemme, dove si compiranno la
passione, la morte, la resurrezione. È questo lo
scopo della sua venuta, il compimento della sua
missione. Sulla Croce dirà: tutto è compiuto, non
per dire che tutto ormai è finito, ma per dire che
la missione affidatagli dal Padre ora è giunta al suo
compimento. Tutto il resto, insegnamenti, opere di
Gesù non sono altro che corollari di questo evento.
Al di là dell’evento, quale messaggio attuale ci consegna la celebrazione della Pasqua?
È facile augurare Buona Pasqua, ma spesso
questo augurio nasconde il vuoto delle nostre
speranze ed è frutto più di convenienze che di
contenuti di fede. Per il credente la Pasqua dovrebbe rappresentare il rifiorire di speranze che sembravano destinate a rimanere semplici desideri. In
Cristo risorto siamo noi che risorgiamo; è il mondo
che rifiorisce, anche se le apparenza ci inducono a
pensare il contrario. Di fronte ai mali della società
del mondo e delle singole persone sta la vittoria
di Cristo che può essere anche la nostra vittoria.
Quale riflessione può essere congiunta alla Pasqua?
Mi piacerebbe un mondo che torna a sperare,
a sorridere, a vivere e fa di tutto perchè siano eliminate le ingiustizie, le diseguaglianze, le povertà
di ogni tipo. Nel suo messaggio più profondo, la
Pasqua ci dice che nulla è perduto, che tutto può essere recuperato, che tutto può essere fatto nuovo...
a continuare fino alla fine del tempo.
Qual è l’elemento più eloquente
per dimostrare l’autenticità della
Resurrezione di Cristo?
Leggendo il Vangelo troviamo segni inequivocabili della resurrezione. La tomba vuota le apparizioni, il cambio di vita che si opera fra gli apostoli: da
timorosi fuggiaschi a testimoni coraggiosi e intrepidi
di ciò che hanno visto, toccato, esperimentato…
Se tutto l’evento fosse un’illusione, o un’invenzione
tutto sarebbe morto, anzi non sarebbe nemmeno
cominciato. Ma da quell’evento ha avuto inizio
una storia che continua ancor oggi ed è destinata
Secondo lei, nei visitatori che costatarono il sepolcro vuoto prevalse
più la fede o la razionalità?
Chiederci se ha prevalso la razionalità o la fede,
equivale a pensare che altro sia la fede, altro la
ragione. Semplicemente la fede non si contrappone
alla ragione; al contrario la ragione sostiene la fede
e la fede aiuta la ragione a comprendere. Gli apostoli hanno bisogno di toccare, sperimentare come
fanno Piero e Giovanni, ma la oro fede in Cristo
risorto non dipende dalla loro verifica. Tuttavia la
fede aiuta la ragione ad andare oltre il semplice
Presentato dal Comitato
scientifico-organizzatore delle
Settimane Sociali il documento
conclusivo dell’edizione
torinese. Grandi grandi
appuntamenti all’orizzonte;
a Madrid, in settembre, la
“Settimana sociale europea’’,
in ottobre il primo dei due
Sinodi indetti dal Papa
di Luigi Crimella
“L
a famiglia costituita da un
padre, una madre e dei figli
non è omologabile a nessun
altro tipo di unione”: con
queste parole monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato
scientifico-organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, ha presentato a Roma
il documento conclusivo dell’ultima edizione,
quella di Torino del settembre 2013.Titolo del
testo: “La famiglia fa la differenza. Per il futuro,
per la città, per la politica”. Sono passati solo
pochi mesi da quando, nell’autunno scorso, si è
tenuto il raduno di 1.300 delegati da ogni parte
d’Italia per pensare alle sfide odierne poste alla
famiglia. Ma da allora sono emerse molte novità
e richieste in nome di presunti nuovi “diritti”
da ottenere ad ogni costo. Basti pensare alle
richieste per il riconoscimento delle unioni
civili tra persone dello stesso sesso, oppure ai
matrimoni “gay”.
E anche alla recente decisione della Corte
Costituzionale (mercoledì 9 aprile) in materia
di fecondazione medicalmente assistita, che di
fatto ha aperto le porte alla sua forma eterologa, precedentemente vietata.
Vita
La
dato materiale. La tomba vuota non è l’incontro
con Cristo Risorto, ma prepara e da consistenza
alla loro fede quando, sempre in maniera misteriosa
seppur reale, saranno faccia a faccia con Gesù.
Quale rapporto esiste tra la Pasqua e la Pentecoste?
Il Cristo risorto dona Spirito Santo ai suoi.
“Ricevete lo Spirito”… dice agli Apostoli la sera di
Pasqua la venuta dello Spirito è una conseguenza
immediata Risurrezione anche se quella venuta,
quella “discesa” si manifesterà in maniera esplicita
e solenne il giorno di Pentecoste ad indicare un
mondo che, proprio il dono dello Spirito, ritrova
Q u a l e i d e n t i t à n u ov a n a s c e
dall’annuncio pasquale degli apostoli?
Gli apostoli annunciano la Risurrezione non
come prova della divinità di Gesù, anche se è da
quel momento che lo riconosceranno come Signore.
Ma per gli apostoli la risurrezione dona identità
al cristiano stesso. Se Cristo è risorto anche voi
siete risorti. Il cristiano sa che la vita di cristo è già
presente nella sua vita. È vita eterna che troverà la
sua fioritura della vita futura. Unito a Cristo risorto,
il Cristo non si aliena dal mondo, né lo disprezza
o lo ignora. Ma è chiamato a contribuire al rinnovamento del mondo stesso.
Cosa significa per il cristiano di
oggi vivere la Pasqua?
Esattamente quello che ho appena detto:
crescere nella coscienza di essere già dei risorti,
non essere dei turisti che passano nella storia
come turisti educati che lasciano le cose come le
trovano, né viandanti frettolosi di arrivare al punto
di disinteressarsi del mondo e dei suoi problemi, ma
giardinieri e custodi di un mondo che devono rendere migliore, proprio dalla loro identità di risorti.
SETTIMANE SOCIALI
Altro che “oscurantisti”,
i cattolici italiani
dalla parte delle famiglie
Ma chi sono davvero gli
“oscurantisti” oggi?
Proprio da questo pronunciamento ha mosso,
nell’introduzione alla conferenza stampa presso
Radio Vaticana, il sottosegretario monsignor Domenico Pompili, ricordando come “all’indomani della
doppia dichiarazione della presidenza della Cei,
l’una sulla trascrizione a Grosseto di un matrimonio
tra persone dello stesso sesso e l’altra sulla decisione della Corte Costituzionale”, venga presentato il
documento conclusivo delle Settimane Sociali. “La
Chiesa italiana non manca di offrire un’interpretazione globale del momento sociale - ha proseguito
- a partire dalla famiglia che resta la ‘differenza
fondamentale’ tra una società aperta alla relazione
plurale e una società chiusa in un individualismo
autosufficiente”. Mons. Pompili ha voluto reagire a
un editoriale del “Corriere della Sera” dove si parla
di “scontro fra cosiddetti amanti del progresso e
cosiddetti oscurantisti”, sottolineando che la Chiesa
ha “due persuasioni programmatiche”, la prima è
che “l’etica sociale non è mai separata da quella
individuale” ed esiste “un nesso decisivo tra scelte
personali e ricadute pubbliche”. La seconda è che
“laici, uomini e donne, con le loro scelte di vita
quotidiane e con i loro progetti di famiglia, sono i
protagonisti di un cambiamento che può andare
ben al di là di certe rituali polemiche ideologiche”.
Su tutto - ha ricordato - domina “la drammatica
crisi demografica che è la più grande sfida per
un Paese che fatica a rialzarsi”, dovuta anche a
“logiche ripiegate sull’individuo che non portano
da nessuna parte”.
Anno dell’Onu, incontro
a Madrid, Sinodo
La famiglia “disprezzata e maltrattata”, parole
usate dal cardinale Angelo Bagnasco, è “nel cuore
della Chiesa, che vuole essere vicina a tutte le sue
sofferenze”: così monsignor Miglio è entrato nel
vivo della presentazione del documento. Ne ha
delineato i contenuti e quindi ha richiamato gli
appuntamenti dell’anno in corso attorno alla famiglia che sono rilevanti: il 2014 è stato proclamato
dall’Onu “Anno internazionale della famiglia”; a
Madrid, nel prossimo settembre, si terrà la “Settimana sociale europea” sempre sulla famiglia e a
cura delle Chiese di Europa; in ottobre si terrà il
primo dei due Sinodi indetti dal Papa, ancora sulla
famiglia e sulle istanze che si levano dalla società.
Da ultimo, mons. Miglio ha voluto richiamare anche
l’imminente appuntamento del 10 maggio, quando
una moltitudine di genitori e figli raggiungerà piazza San Pietro per ritrovarsi assieme al Papa nella
giornata per la scuola. “Sarà una manifestazione
per la scuola, statale e paritaria insieme, per il suo
grande significato formativo - ha detto -. Ma dentro
la problematica della scuola si trova la libertà di
scelta educativa, che è anch’essa un tema centrale”. “Vorrei ricordare a tutti che la famiglia non è
un ‘problema’ che riguarda l’ambito religioso, ma
coinvolge tutta la società e se la famiglia non viene
sostenuta, in quanto pilastro del bene comune, ne
soffre la società intera”.
Prossima “Settimana”
nel 2017
Ridare dignità all’istituto familiare, chiedere
meno tasse per le famiglie, specie le più numerose,
organizzare un welfare più favorevole verso le
famiglie che farebbe innalzare anche la natalità:
sono queste le “ricette” pro-famiglia individuate dal
sociologo Luca Diotallevi, vice-presidente delle Settimane Sociali. Sono concetti presenti nel documento
che chiede tra l’altro di ridurre il debito pubblico,
riformare la spesa pubblica e offrire una fiscalità
“equa”, eliminando “i costi e i privilegi ingiustificabili
del ceto politico e quelli per una dirigenza pubblica
nell’uno e nell’altro caso minimamente giustificati
dai risultati”.
Le Settimane Sociali non guardano solo dentro
la comunità cristiana ma parlano a tutti e toccano
tasti “dolenti”, come quelli che al momento preoccupano per la tenuta economica e sociale del
nostro Paese. L’annuncio finale è che la prossima
Settimana Sociale sarà nell’anno 2017. Il tema
non è ancora stato individuato.
Pistoia
Sette
N.
15
20 Aprile 2014
Pasqua, gioia Oraestate 2014
e pace per tutti
PASTORALE GIOVANILE
Anche quest’anno, la diocesi offre un corso
di formazione per animatori di oratorio
L
a primavera è la stagione bella, è la stagione più attesa perché
nella natura si compie un atto meraviglioso di trasformazione,
tutto riprende vita in una esplosione di colori, di suoni, di luce
di movimento, si attua un vero e impressionante dinamismo
della natura.
Per noi cristiani è il tempo della celebrazione della festa più grande
della nostra fede, la festa della Pasqua. San Paolo afferma nella lettera
ai Corinti “Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede”,
perché è il seno purissimo della chiesa che dona la vita eterna.
“Esulti il coro degli angeli... gioisca la terra..., esulti la madre chiesa,
perché la luce del re ha vinto le tenebre del mondo”. È il grido di fede,
di speranza, di festa e di gioia che l’assemblea cristiana proclama durante
la veglia pasquale per professare cantando che Cristo nel suo passaggio
dalla morte alla vita trascina con se l’umanità e tutta la creazione.
Oggi siamo davanti a una forte crisi economica, impensata e
imprevista, ma reale che pone certamente alla famiglia e alla società
interrogativi inquietanti per una futura sussistenza e una convivenza
ordinata e serena. Penso alle famiglie che faticano ad arrivare in fondo
al mese, a chi ha perduto il lavoro, alle sempre più numerose persone
che vengono a chiedere aiuto alla Caritas diocesana, a tanti artigiani
che hanno chiuso e a fabbriche in grave difficoltà. Fa riscontro a questo
aumento di povertà l’incedere spensierato e allegro di tante famiglie
che godono di una elevata agiatezza.
Il pensiero va a queste persone in difficoltà e alle strutture economiche della società per chiedere un cambiamento operativo e reale a
favore dei più deboli come ci ricorda spesso papa Francesco.
L’augurio più bello che insieme alla grazia e alla gioia di Cristo
risorto per questi nostri fratelli in difficoltà si apra la strada faticosa
ma sicura e serena del ritrovato lavoro e per tutti una Pasqua di fraternità cristiana.
Mons. Paolo Palazzi
T
orna anche quest’anno
“Oraestate 2014”, il
corso di formazione
per tutti quei giovani
che, nella prossima estate, saranno impegnati nell’animazione
degli oratori estivi parrocchiali.
A spiegare lo scopo di questa
appuntamento, è il responsabile
della pastorale giovanile don
Fulvio Baldi: “L’intenzione della Pastorale giovanile è quella di aiutare le parrocchie
nella formazione degli animatori e quella di alleggerire il lavoro delle comunità
fornendo un sussidio da adottare, delle tecniche operative e tante idee da spendere
nelle proprie realtà”.
Gli incontri saranno guidati dai formatori dall’Opera dei ricreatori, un’associazione
della diocesi di Bologna, della quale si conosce, dopo l’esperienza degli scorsi anni,
la vivacità e la competenza. Infatti l’Opera è conosciuta in campo ecclesiale per il
suo impegno nell’ambito educativo: esisteva già dal febbraio del 1983 per la felice
intuizione del canonico don Raffele Mariotti, instancabile animatore delle realtà
giovanili bolognesi.
L’Opera negli anni si è impegnata direttamente nella cura dei percorsi di formazione
dei responsabili e degli animatori di oratori e nella cura di un sussidio.
Il corso per animatori di oratorio prevede tre incontri che si terranno alle 20,45
in seminario. Avrà inizio il 23 aprile dove l’équipe animatori tratterà il tema
“Animatore ci fai o ci sei? Stile e spiritualità dell’animatore, processi cooperativi e
relazione educativa”.
Il secondo incontro, che si svolgerà il 7 maggio, ha per tema “Se immagini puoi
esperienza di creatività”. Si concluderà il 12 maggio con la presentazione del sussidio
“Gestione dei conflitti: relazioni tra animatori, tra bambini e adulti”.
Per info e iscrizioni [email protected]. D.R.
L’ANGOLO DELLA FAMIGLIA
La resilienza: cuore della famiglia
Q
uando inizia un matrimonio
con Cristo e in Cristo, si crea
un’alleanza, un’unione tra
marito, moglie e Cristo che
deve essere custodita. Custodire è un verbo che è aperto e rivolto
verso il futuro: è il progetto di coppia che
deve continuare nel tempo, è il sogno
della vita a due con Cristo che deve
essere tenuto sempre vivo. Ma custodire
bene un matrimonio non è un’azione
che si può fare da soli, occorre essere
in due, vivere la relazione e l’attenzione
per l’altro/a. Solo così il matrimonio potrà essere ben custodito e tutelato contro un vento fatto di mercificazione del
sesso e di disgregazione individualista,
contro una cultura che non sa accogliere
l’alterità. È allora tempo di chiederci
cosa significhi sostenere la custodia del
matrimonio oggi in Italia, in questi giorni
pieni di incertezza e di insicurezza.
È allora tempo di domandarci qual è
l’impegno che abbiamo preso con le
parole “io accolgo te”; parole pesanti,
parole generatrici di vita.
Rispondere a tali interrogativi
significa individuare alcune urgenze
primarie del bene comune in questo
tempo. Sono urgenze che vengono
alla luce quasi naturalmente a chi sa
ascoltare il grido di una società che ha
visto crescere la crisi del matrimonio
come esistenza comune stabile di due
coniugi, e l’impoverimento di questa
struttura fondamentale della società e
non solo della comunità cristiana. È un
grido da ascoltare che nasce da tante
voci. In questi ultimi anni una voce sono
le opportunità lavorative, con un mondo
del lavoro che non riesce a dare segni
di stabilità, con contratti tra azienda e
dipendente sempre più insicuri, incerti,
a scadenza breve. A questo va aggiunta
la mancanza di accessibilità a beni e
servizi, o meglio la opportunità e l’offerta di beni e servizi che non rispetta
più il fine settimana e nemmeno la
domenica: come è possibile pensare ad
una famiglia, ai figli a vivere la propria
casa domestica se gli orari lavorativi
impegnano anche la domenica, il giorno
del Signore?
C’è, insomma, una crescente difficoltà, che si estende fino al livello di
capacità di vedere, leggere, immaginare
il futuro; un futuro di scelte di vita accessibili da custodire Non si tratta qui di
fare l’apologia vintage di un passato che
è da ricordare, ma di scoprire i talenti
individuali che permettono di custodire
il matrimonio. Non è certo casuale che
alla crisi di coppia corrisponda anche
una diminuzione delle nascite, che pone
pesanti interrogativi al sistema-Paese.
Sembra che le fondamenta stesse della
nostra comunità siano erose.Appare difficile persino custodire se stessi; appare
difficile mantenere quell’affidabilità su
cui altri possono contare; appare difficile
mantenersi responsabili in quelle scelte
alle quali ogni giorno siamo chiamati
nelle comunità in cui viviamo, nella città
che abitiamo, nella rete delle relazionali
con gli altri. In tempi così critici, in effetti,
persino le scelte quotidiane possono
diventare logoranti. Specie quelle più
delicate ci mettono in gioco profondamente, ci fanno pressione, ci costringono
a bruciare energie che talvolta è faticoso ricostituire, mettendo a rischio il
nostro stesso coraggio di essere. È nella
famiglia che possiamo realizzare una
ripresa delle relazioni interpersonali.
È nella famiglia e nei conseguenti stili
di vita che essa genera che possiamo
sviluppare e sostenere buone pratiche
di vita, operando efficacemente per la
custodia e per il rinnovamento della
società. È mantenendo la struttura
famiglia anche nel mutamento sociale
che possiamo rendere salda la comunità
in cui viviamo. Certo, in un tempo di
crisi che ci tocca così profondamente,
è difficile pensare alla famiglia con
ingenuità, come se fosse sicura e tranquillamente padrona di sé. Oggi può
star salda solo la famiglia che conosce
la propria fragilità, la famiglia cristiana
che è capace di comprendere il senso
profondo del proprio sacramento. La
famiglia, infatti, non è mai solo l’espressione di scelte individuali o di coppia:
essa si fa e si rinsalda anche nel contatto
con tante realtà che quotidianamente
vengono offerte. Grazie a esse, anche
nei momenti più delicati la famiglia
può alimentare la sua resilienza, quella
capacità di ritrovare equilibrio di fronte
alle perturbazioni. Il termine “resilienza”
si applica alla famiglia come capacità
di affrontare le avversità della vita,
di superarle e di uscirne rinforzata e
addirittura trasformata positivamente.
Diverse possono essere le fonti
cui indirizzarsi per attingere la forza
di questa resilienza: un fine settimana
nella bellezza di un luogo naturale o in
una città sognata; la solidarietà degli
amici o di coloro con cui si condividono
sogni o ideali; il riferimento alla propria
storia personale o familiare o a un progetto condiviso, con gruppi o comunità;
la realtà indefinibile che si manifesta
nel silenzio ritagliato nel cuore di una
giornata frenetica; un libro che con le
sue parole o con la sua narrazione ci
comunica un’energia vivificante. Solo
una fede forte, sperimentata come
fonte di forza nella difficoltà e sorgente
di speranza può aiutarci a prendere
cura della nostra esistenza. È la ricerca
di una spiritualità che aiuti a trovare i
tempi nei quali riprendere respiro, nei
quali attingere al senso profondo della
vita quotidiana. Così possiamo vivere
creativamente il presente, con tutte
le sue trasformazioni. Così può vivere
la speranza in un mondo diverso che
nasce dall’indignazione per le contraddizioni del presente, ma vive in una vita
bella e meritevole di cura. Così possiamo
mantenere quello sguardo che sa andare al di là delle singole scelte di cui è
pieno il nostro quotidiano, per ritrovare
respiro, lucidità e capacità di giudizio.
Così può delinearsi una visione
conscia dei propri limiti, ma aperta nel
disegnare il futuro.
Paola e Piero Pierattini
8
comunità ecclesiale
n. 15 20 Aprile 2014
MOICA
“Mio tempo brutale”
M
a cura di Daniela Raspollini
io tempo brutale” è il tema
di una poesia
scritta da una
donna del Moica che è dedicata
al grave problema della violenza
sulle donne. Il titolo di questa
composizione introduce a un approfondimento sulla condizione
della donna oggi. A parlarne è
Annamaria Michelon Palchetti,
presidente del movimento casalinghe.
“Ricordo come un tempo,
per lo più le donne erano casalinghe, restavano in casa ad
accudire la numerosa famiglia,
non solo impegnate nelle faccende domestiche: pulire, fare
la spesa, preparare i pasti, che
si consumavano tutti insieme
(era un rito fare colazione,
S
abato 29 marzo si è tenuto il terzo incontro
del corso di aggiornamento e formazione
dal titolo “a partire da un
gioco” organizzato dalla Fism
provinciale di Pistoia per le
insegnanti delle scuole dell’infanzia paritarie.
Il percorso è stato sviluppato dal Dott. Antonio Di
Pietro che è pedagogista ludico,
referente nazionale del “Ludo
Cermea -gruppo di ricerca e
azione sul gioco-”, docente del
pranzare e cenare agli orari
stabiliti), ma anche per cucire,
ricamare, aggiustare quanto
più possibile, per risparmiare.
Oggi la donna ambisce
ad un meritato lavoro fuori
casa, sia perché ha studiato
seriamente, sia anche perché
lo stipendio del marito non
basta più. Ed allora la casa
resta vuota.
È ovvio che i turni di lavoro non se li può scegliere la
donna e che è difficile concilia-
re i ritmi del lavoro e i tempi
per la famiglia e questo è per
ognuna di noi un sacrificio e
una preoccupazione e allora
saltano i riti di cui parlavo
sopra ed è già tanto se ci si
ritrova insieme genitori e
figli, la sera; purtroppo stanchi
e preoccupati per il giorno
dopo assillati per la crisi in
corso. Dipende da questa
situazione il fallimento di tanti
matrimoni o la scelta di stare
insieme senza sposarsi?
Anche dalla fatica del nostro vivere quotidiano afferma, Annamaria le coppie di
fatto sono, purtroppo ormai
una realtà: molti le giustificano
dicendo: meglio una coppia
felice, piuttosto che un matrimonio fallito. È di questo passo diminuiscono i matrimoni
che tra l’altro durano pochi
anni. Eppure le forze politiche
si battono per concedere il
matrimonio alle coppie gay
e le stesse forze politiche
sembrano accettare il dissolversi di legami matrimoniali
naturali fra uomo e donna. È
senz’altro un controsenso. Il
problema più grave di questa
situazione è senz’altro quello
dei figli che crescono, nel
miglior caso divisi civilmente
fra babbo e mamma; spesso invece, la fine di un matrimonio
provoca liti pesanti fra i due
e chi ne risente di più sono i
figli che crescono in un clima
di sofferenza che li porterà,
penso purtroppo a trovare
naturale, a loro volta sposarsi
e dividersi o non sposarsi
affatto, per non parlare del
grave problema della violenza
sulle donne che giornalmente
ormai appaiono sulla stampa e
alla televisione. Nella poesia
che segue e che il Moica tutto
condivide è trattato questo
problema”.
FISM
Percorso di aggiornamento
laboratorio “Progettare percorsi ludici” presso la facoltà
di Scienze della formazione
dell’università di Firenze.
Il relatore ha affrontato
un’aspetto specifico in ogni incontro evidenziando ogni volta
le intenzionalità pedagogiche
e le caratteristiche didattiche:
il gioco musicale e cantato in
cui tutti i bambini possono
partecipare insieme, secondo
tempi distesi che garantiscono
a turno per ognuno il ruolo
di protagonista principale; il
gioco scientifico per suscitare
e valorizzare la curiosità e lo
stupore come componenti
essenziali per porre domande
e ricercare risposte da parte
di bambini ed infine il gioco
cooperativo con l’utilizzo sia
di materiale strutturato che
di recupero, con l’obiettivo di
favorire la collaborazione fra
i partecipanti piuttosto che
incitare alla competitività.
Il livello di gradimento da
parte delle insegnanti è stato
ottimo, sia in relazione agli evidenti aspetti valoriali insiti nelle
varie proposte ludiche, che per
le possibili attivazioni che i giochi presentati possono offrire
nei diversi contesti scolastici.
Giuliana Orlandini
Accademia d’organo “Giuseppe Gherardeschi”
L’impegno a favore della musica
italiana
per
organo
Ne parliamo con don Umberto Pineschi presidente dell’accademia
e della commissione musica sacra della diocesi
L’
Accademia
d’organo
Giuseppe
Gherardeschi
ha organizzato numerosi Vespri d’organo nelle
chiese della città: quali
le date e gli organisti
che saranno ospiti della
città di Pistoia?
Per il 2014 abbiamo organizzato ben 32 Vespri d’organo. In particolare, per la
Quaresima, ne sono stato
fatti quattro: sabato 22 marzo sabato nella chiesa delle
Salesiane di Pistoia ha suonato Kumiko Konishi su un
organo Agati-Tronci 1891,
il 10 aprile nella chiesa del
Carmine, sempre a Pistoia,
si sono esibiti Jimena Llanos
(mezzo soprano) e Serenella
Secchiero, con commenti
della musicologa Maria Chiara
Mazzi. La sera successiva, nella
chiesa di S. Ignazio di Pistoia,
hanno suonato alcuni studenti
del conservatorio di Pesaro,
mentre domenica 13 aprile,
in Cattedrale si è esibito
Emanuele Cardi.
N e l p ro g ra m m a
dell’Accademia vi è un
ricco calendario di corsi
di interpretazione. Cosa
significa per i non addetti ai lavori?
I numerosi strumenti a nostra disposizione permettono
una vasta e qualificata attività
didattica, per lo più rivolta ad
organisti professionisti, oppure ad allievi di conservatori di
Stato e istituti musicali. In un
caso, siamo due organisti di Pistoia che andiamo in Giappone
ad insegnare la nostra musica
organistica.
Programma dei corsi
22-25 aprile: Corso di interpretazione (6° anno) di musica
spagnola (Guy Bovet) e J.S.
Bach (Ludger Lohmann). Si
svolgerà sugli organi Hermans
1664 e Ghilardi 2007 della
chiesa di S. Ignazio e Ghilardi
2008 della chiesa del Carmine.
La letteratura in programma
in www.accademiagherardeschi.it.
5 maggio: visita agli organi di
Pistoia da parte del “College
of Organadvisors Netherland”
(College van Orgeladviseurs
Nederland)
26 maggio: visita agli organi di
Pistoia della classe d’organo
dell’università delle Arti di
Berlino (UdK).
30-31 maggio e 1 giugno: corso
in collaborazione con il conservatorio statale “Giuseppe
Tartini” di Trieste (2° anno),
a cura di Wladimir Matesic. Si
svolgerà sugli organi Hermans
1664 e Ghilardi 2007 della
chiesa di S. Ignazio e Costamagna 1969 della Cattedrale
di Pistoia.
18-24 luglio: Pistoia Organ
Week, con Mino Shirakawa;
amministrazione della città
(con Umberto Pineschi, Andrea Vannucchi e Masakata Kanazawa). Capolavori e concerti
su importanti organi delle città
di Pistoia, Lucca, Cutigliano,
Collodi e Bargi.
27 agosto-3 settembre
Mino Shirakawa 30° dell’Accademia di musica organi-
stica italiana (con Umberto
Pineschi, Andrea Vannucchi e
Masakata Kanazawa).
Daniela Raspollini
Pistoia-aprile 2014
La Danza nel
repertorio strumentale
per organo e liuto
Il progetto “La Danza nel repertorio strumentale per organo e
liuto Pistoia-aprile 2014” è stato delineato in collaborazione tra
l’Accademia “Giuseppe Gherardeschi” di Pistoia e alcune classi del
Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro.
In particolare partecipano a questa iniziativa, che è già al terzo
anno, i maestri Serenella Secchiero e Andrea Freddini (organo e
composizione organistica), Maria Chiara Mazzi (storia della musica
per il corso di composizione ad indirizzo musicologico) e gli allievi
della classe di liuto.
Scopo del corso, mostrare attraverso la contestualizzazione effettuata dagli allievi di storia della musica e la realizzazione pratica
effettuata nelle esecuzioni degli allievi organisti e liutisti, le differenti
modalità e i differenti aspetti del repertorio organistico dall’inizio
del 500, alla fine dell’800.
Durante la giornata di lavoro, l’esecuzione di ogni brano, realizzata
sullo strumento che è più adatto per le sue caratteristiche ad ogni
singolo pezzo, verrà preceduta da una breve analisi dell’autore e
del brano preparata da un allievo musicologo.
Il concerto pubblico verrà preceduto da una breve guida all’ascolto
affidata da uno o più allievi musicologi.
Vita
La
Mio tempo
brutale
Vado per le strade
macchiate di violenza
a sciogliere
lunghe chiome
immaginarie
il solitario pianto:
intorno i passi affrettati
di una folla
grigia
per l’insulto
di una quotidiana pena.
Cerco nelle pozze
stagnanti
gli opachi riflessi
delle morte bellezze:
trovo il
livido volto
di una rea
non so di quali
colpe.
E sono donna
del mio tempo
brutale
e mi si spenge
dentro
l’inutile
dono del
mio struggente
amore.
F.C.
TEISD
Pasqua
fra gli
anziani
ammalati
N
el periodo della
Pasqua i volontari del Teisd
hanno fatto
visita agli anziani
ammalati portando loro un
dolce tradizionale.
Il Teisd è stato fondato da
monsignor Sabatino Bertini
con un gruppo di persone
che dovevano prestare
la loro azione e donare il
loro amore agli anziani.
Lo scopo dell’associazione
è organizzare un servizio
di assistenza agli anziani e
ai disabili, in modo che le
famiglie non rimangono
sole nella sofferenza, e
accogliere i bisogni della
nuove povertà.
Dopo la morte del fondatore il Teisd ha proseguito
fino ad oggi la sua opera
con dedizione con Viviana
Bertini, scomparsa qualche
anno fa, e oggi con la responsabile Graziella Caselli.
L’associazione attualmente,
oltre ai bisogni degli anziani ammalati, accoglie anche
i bisogni emergenti delle
nuove povertà: famiglie in
disagio, extracomunitari,
persone in difficoltà.
Sono circa 50 le famiglie
che il Teisd sta attualmente
aiutando.
Il servizio è gratuito,
l’azione del Teisd partendo dal vicariato, è attiva
all’interno del territorio
diocesano.
INFO:
Il servizio di segreteria
telefonica (0573 570543)
dal lunedì al giovedì
dalle 9.30 alle11.
d.r.
Vita
La
Q
n. 15
Pastorale della Terza Età
La Resurrezione di Gesù:
il fondamento della fede
uesto è il tema che il vescovo Mansueto Bianchi
ha svolto nell’incontro
organizzato dalla pastorale della Terza età per il
cammino di approfondimento del
credo apostolico.
Per ben comprendere l’affermazione che la resurrezione è il fondamento della nostra fede bisogna
partire da alcuni comportamenti di
Gesù, che lasciarono molto sbalordite le persone che lo incontravano
e lo ascoltavano. Comportamenti
che gli studiosi della sua vita hanno
sintetizzato con l’espressione “la
pretesa di Gesù” il quale con il suo
parlare ed il suo agire esprimeva
una rivendicazione: quella di essere
figlio di Dio.
In che modo Gesù ha espresso
quest’affermazione; quale è stata la
reazione della gente del suo tempo;
quale la reazione del Padre; e quale
il messaggio che giunge a noi oggi.
Queste le scansioni della relazione
del vescovo Mansueto.
Nei Vangeli Gesù per indicare il
suo rapporto personale con Dio ha
usato la parola “Abbà “, che può essere tradotto con “babbo” o “papà”
o addirittura con “paparino”. Mai
nessun Giudeo avrebbe osato usato
questa espressione per indicare Dio.
Nel Primo Testamento Dio viene
a volte indicato come padre, ma
soprattutto come padre collettivo
del popolo di Israele, il popolo dei
giusti. Abbà è un termine che indica
prossimità affettiva, familiare. Il fatto
che Gesù lo abbia usato mostra la
sua consapevolezza di avere un rapporto particolare con Dio.
Gesù non ha mai presentato se
stesso come “figlio di Dio”, mentre
ha spesso usato l’espressione “figlio
dell’uomo” (82 volte nei Vangeli,
e mai più usata nel Nuovo Testamento).
“Figlio dell’uomo” è un’espres-
sione presente nel Libro di Daniele
e ben conosciuta al tempo di Gesù,
che indica un personaggio che viene
dal mondo di Dio e che avrebbe
esercitato il giudizio sui vivi e sui
morti alla fine della storia.
Anche l’annuncio del “Regno di
Dio” che si realizza con la persona di
Gesù in mezzo a noi stupiva le genti
del tempo, che avevano tutt’altro
concetto del Regno che Dio avrebbe
realizzato per Israele.
Gesù ha poi interpretato la sua
morte in riferimento al cap. 53 di
Isaia, come morte espiativi di valore universale, attraverso la quale
sarebbero state risanate le colpe, e
questa è un’affermazione che lasciava
interdetti gli interlocutori perché
il riscatto dalle colpe è un’azione
riservata a Dio.
Anche il modo di parlare di Gesù
stupiva, perché parlava come parla
Dio. Nei cap. 5,6,7 di Matteo Gesù
dice “avete udito che vi fu detto” (e
quello che era stato detto era parola
di Dio trasmessa a Mosè), “ma io
vi dico...” (attribuendo quindi alle
sue parole la stessa valenza divina).
Inoltre paragonandosi a qualche
grande figura dell’A.T indicava se
stesso come superiore, e per di più
“rimetteva i peccati”, affermazione
scandalosa perché solo Dio può fare
questo. Così anche la pretesa di sostituire il Tempio di Israele con il suo
corpo (“Distruggete questo Tempio
e in tre giorni lo farò risorgere. Gv
2,19”) era motivo di scandalo perché
voleva dire che la presenza di Dio
non era più nel Tempio di Israele ma
era nella sua persona.
Gesù quindi si presenta come
colui che pretende di essere Dio
in mezzo all’umanità. E per questa
pretesa fu messo a morte, come ci
testimonia il racconto del suo processo e della sua condanna alla croce.
Cosa fa Dio il terzo giorno dopo
la morte? Lo fa risorgere, confermando con questo atto ciò che Gesù
aveva detto di se stesso durante la
sua vita. La Resurrezione sconfessa
coloro che l’avevano condannato e
conferma che la figliolanza di Gesù
era la verità.
I contenuti della nostra fede sono
tutti condensati nell’atto di Dio che
fa risorgere Gesù!
E come la sua morte non fu
una morte privata, ma per espiare
il peccato per le moltitudini, così la
sua resurrezione è una profezia della
nostra resurrezione.
Con Cristo risorto dai morti
inizia una nuova creazione, un nuovo
LETTERA IN REDAZIONE
R
comunità ecclesiale
20 Aprile 2014
Il dovere etico
dei commercialisti
aramente un quotidiano
economico nazionale affronta i problemi dei doveri
etici dei commercialisti.
Su “Il Sole 24 Ore” dei giorni scorsi una
lunga riflessione sul tema è affidata
all’arcivescovo di Chieti-Vasto monsignor
Bruno Forte.
Mi pare rilevante questo evento essenzialmente per due motivi:
l) perché un giornale rivolto essenzialmente alle categorie economiche, che
analizza quasi esclusivamente questioni
finanziarie tributarie, commerciali
ecc., pone all’attenzione di una vasta
categoria di utenti: gli operatori economici e finanziari appunto, la questione
dell’etica per i consulenti di queste categorie che sono principalmente i dottori
commercialisti;
2) perché l’analisi svolta dall’alto prelato parte dal presupposto che vuole
cancellare il luogo comune abbastanza
diffuso secondo il quale il commercialista
è “soltanto l’alleato del contribuente
contro il fisco”.
Questa visione aggiunge l’arcivescovo è
“senz’altro miope e perdente per tutti”
Oggi il dottore commercialista ha
competenze molteplici sulle materie
economiche finanziarie commerciali
tributarie e di ragioneria.
Per comprendere l’importanza di queste
funzioni basta ricordare che nell’ambito
della professione rientrano attività quali
l’amministrazione di aziende e patrimoni perizie, revisioni amministrative
anche per consulenze tecniche ispezioni
conto dell’autorità giudiziaria funzione
di sindaco revisore nelle società ed enti
commerciali e non, nonché in enti pubblici e gestioni dei dissesti aziendali ecc.
È un insieme di funzioni che implicano
necessariamente responsabilità etiche in
quanto l’attività del commercialista non
riguarda solo interessi privati, quelli del
cliente, ma dell’intera collettività stante
l’evidente funzione di mediazione fra
interessi pubblici e privati.
Non bisogna infatti dimenticare che molte competenze tipicamente pubbliche
sono delegate dallo Stato ai commercialisti che sono elementi essenziali, se
non addirittura determinanti, nella lotta
all’evasione fiscale e funzionali ad una
migliore distribuzione della ricchezza
fra i cittadini.
Non vanno nemmeno dimenticate le
battaglie vere e proprie condotte per la
sburocratizzazione dello Stato il vero e
più importante elemento destabilizzante del nostro Paese.
Migliaia di adempimenti, elenchi, dichiarazioni moduli da riempire, invii telematici possono e debbono essere eliminati.
I commercialisti sono obbligati dallo
Stato a farli per conto dei clienti che
devono sostenere ovviamente un costo
elevato che potrebbe tranquillamente
progetto di uomo e di mondo. Cristo
è entrato nella morte ed è risorto
perché noi possiamo entrare nella
sua vita di figlio e divenire figli di Dio.
La resurrezione di Gesù è la
caparra della nostra resurrezione:
anche noi risorgeremo. Il Cristianesimo non parla solo dell’immortalità
dell’anima, dice molto di più, dice
che anche la carne risorgerà. Tutto
l’uomo nell’ultimo giorno tornerà
alla vita nuova immortale, ad una
perfezione e felicità di vita uguale a
quella del Padre.
Oggi questa vita nuova è già presente in mezzo a noi, presente come
un seme dentro di noi, attraverso il
dono dello Spirito che ci è dato nel
Battesimo. La vita della resurrezione
è già presente grazie alla fede che ci
permette di chiamare Dio “abbà” ed
è presente nel cammino di solidarietà
con i fratelli oggi nel mondo.
Noi crediamo che il destino di
Gesù è anche il nostro destino, destino di croce ma anche di resurrezione.
Al termine il relatore, molto apprezzato, ha risposto alle domande
che sono state poste da parte di
alcuni dei circa 60 presenti.
Paolo Gelli e
Alberto Niccolai
essere evitato molti dei quali non avendo alcuna utilità.
L’etica del dottore commercialista, in
fondo è questa adoperarsi per snellire la
complessa macchina statale mettendo
a disposizione la propria intelligente
capacità ed esperienza che diventa un
ottimo servizio alla collettività.
Infine il supporto che questa categoria dà anche alla chiesa intesa come
istituzione.
In tutta Italia stiamo constatando che le
funzioni amministrative ed economiche
delle diocesi una volta appannaggio dei
soli sacerdoti, stanno gradatamente
passando sotto la responsabilità dei
laici per lo più preparati e sopratutto
decisamente operanti con impegno
encomiabile in funzioni spesso delicate
rendendo un servizio prezioso e disinteressato.
Allora “viva i dottori commercialisti?”.
No. solo far constatare che questa professione si sta positivamente evolvendo
assumendo sempre più una funzione
pubblicisitta e di stimolo al raggiungimento del bene comune.
Pier Giorgio Caselli
già presidente dell’ordine
dei dottori commercialisti
di Pistoia
9
PASTORALE DELLA
tERZA Età
La chiesa
cattolica,
popolo
di Dio
Proseguono gli incontri (questo
sarà il settimo) organizzati dalla Pastorale della terza età per l’approfondimento del Credo apostolico.
Mercoledì 30 aprile alle 16 presso il
centro di Monteoliveto la professoressa Mariangela Maraviglia tratterà
il tema: “La chiesa cattolica: popolo
di Dio”. Sarà questa l’occasione per
conoscere meglio il percorso storico della chiesa cattolica e avere
risposte su quale sia il significato
della parola “chiesa” alla luce del
concilio Vaticano II, e soprattutto
quale sia oggi il ruolo dei laici, in
particolare delle donne.
Alla fine dell’incontro è previsto un
momento conviviale.
ISTITUTO SUORE
MANTELLATE
Olimpiadi
di italiano
Lo studente Lapo Ferri della classe
1° liceo “Suore Mantellate” di Pistoia ha partecipato all’Olimpiadi
di italiano ed è risultato tra i primi
30 su scala nazionale. Lo studente,
dopo aver superato la fase d’istituto e quella provinciale, ha avuto
accesso, unico in Toscana tra gli
alunni del biennio, alla finale che si
è svolta sabato 12 aprile.
A questo brillante studente auguriamo il meglio della vita.
Via Crucis a
Giaccherino
La Via Crucis di Giaccherino è
un’iniziativa del Vicariato del Vincio.
Inizia il venerdì Santo, 18 aprile alle
21 sotto la croce illuminata, all’inizio del sentiero a Giaccherino.
Saranno presenti i sacerdoti e gli
operatori pastorali delle parrocchie
del Vicariato.
Sono invitati tutti i fedeli del Vicariato del Vincio, ed anche fedeli di
tutta la diocesi.
In caso di pioggia la processione
della Via Crucis si svolgerà nella
Chiesa Convento di Giaccherino.
E’ una processione su una vecchia
strada acciolata, un tempo crocevia
dei pellegrini. Collega via Pieve a
Celle al complesso religioso di origine medioevale.
Il percorso viene illuminato da ceri:
è un momento molto suggestivo.
I fedeli si fermano a pregare dinanzi
alle edicole sacre che rappresentano le quattordici stazioni che segnano il cammino penitenziale.
Un percorso spirituale atto a rievocare Gesù Cristo che si avvia alla
crocifissione.
Per raggiungere Giaccherino partendo dal centro di Pistoia potete
raggiungere la meta imboccando la
tangenziale fino all’uscita di Pistoia
ovest, seguendo poi le indicazioni
per lo Zoo; svoltate a sinistra in via
Pieve a Celle e dopo aver superato
il ponticino proseguite fino all’Oratorio di San Giuseppe, punto di
partenza della Via Crucis.
D.R.
10 comunità e territorio
n. 15 20 Aprile 2014
SANITà
Vita
La
sicurezza
Tubercolosi: una «app» Videosorveglianza
contro degrado
spiega ai medici
e atti vandalici
come intervenire
Sì del Comune all’installazione di nuove
telecamere in punti strategici della città
La nuova
applicazione è
stata messa a
punto dall’unità
operativa malattie
infettive dell’Asl
3 e presentata
all’ospedale San
Jacopo nel corso
di un convegno
medico regionale
L’
pagina a cura di
Patrizio Ceccarelli
U
na “App” riservata ai
medici, che illustra come
affrontare la tubercolosi:
dal test cutaneo, agli
esami ematici, ai raggi X, alla Tc fino
alla broncoscopia. È stata messa a
punto dall’unità operativa malattie
infettive dell’Asl 3 e presentata
all’ospedale San Jacopo nel corso di
un convegno medico: sarà adottata
a livello regionale e si potrà utilizzare con tablet e smartphone in
qualsiasi contesto e momento.
«Con questo strumento speriamo di raggiungere tanti colleghi che
si trovano ad affrontare nei loro
ambulatori e nei reparti ospedalieri casi di pazienti con l’infezione
tubercolare - ha detto Corrado
Catalani, direttore di malattie infettive dell’Asl 3 - e rappresenta
un contributo conoscitivo per
migliorare la qualità dell’assistenza
ed è un precedente importante sul
piano metodologico relativamente
al quale sono già in fase di sviluppo
progettualità relative ad altre patologie».
In videoconferenza da Ginevra
è intervenuto il professor Mario
Raviglione, direttore del “Programma mondiale tubercolosi” per
l’Oms, evidenziando che la malattia
tubercolare è un problema tutt’altro che scomparso. «Nel mondo
– ha detto - attualmente ci sono 8
milioni di casi, 5 milioni riguardano
i bambini e 2,9 le donne con 4 mila
morti al giorno e nessun Paese al
mondo oggi ha eliminato la tubercolosi che persiste, nonostante l’incidenza della malattia e la mortalità
negli ultimi anni siano diminuite».
In Italia il tasso annuale di
incidenza della tubercolosi è in
costante lenta discesa: i 7 casi ogni
100.000 abitanti ci classificano
come paese a bassa prevalenza.
Tuttavia – è stato sottolineato
nel corso dell’incontro al quale
hanno preso parte medici e infermieri provenienti dai vari centri
di infettivologia degli ospedali
toscani - si registrano ogni anno
casi di tubercolosi in alcuni gruppi
a rischio e in alcune classi di età: i
cittadini non italiani rappresentano
il 35% dei casi notificati e 13 casi
ogni 100.000 abitanti riguardano
ultra65enni. Dall’ultimo rapporto in
Toscana i casi notificati sono stati
complessivamente 277 di questi 15
nella Asl3 di Pistoia (popolazione
residente 287.445).
SVILUPPO ECONOMICO
Le Camere di commercio di Pistoia
e Prato uniscono le forze
Protocollo tra i due enti per organizzare iniziative comuni o comunque coordinate
per la promozione dell’economia dei due territori provinciali
P
rosegue il processo di collaborazione tra le Camere
di Commercio di Prato e
Pistoia, in un’ottica di razionalizzazione di spesa e di iniziative.
Un percorso di avvicinamento che nei
giorni scorsi si è arricchito un nuovo
tassello: un protocollo tra i due enti
per organizzare iniziative comuni o
comunque coordinate per la promozione dell’economia dei due territori
provinciali. Questo per poter mettere
in campo risposte effettive e concrete
alle esigenze del sistema delle imprese, condividendo risorse, scambiando
informazioni, promuovendo le attività
economiche operanti nelle aree di
rispettiva competenza. Una sinergia
che si basa anche sulla valorizzazione delle risorse ambientali, culturali
e agroalimentari in una strategia
complessiva e coerente, in grado di
valorizzare e potenziare il quadro
degli interventi previsti nel territorio
pratese e pistoiese.
“Operiamo in due territori contigui, è importante lavorare in un’ottica
di sinergia – ha commentato Stefano
Morandi, presidente della Camera di
Commercio di Pistoia – Le aziende
dei nostri territori hanno superato
da tempo le barriere provinciali, è
giusto che anche noi ci muoviamo”.
“La nostra è una scelta politica
precisa, l’integrazione dei servizi, che
sono poi uno dei punti di forza delle
Camere di Commercio, è una sfida
importante. –ha aggiunto Luca Giusti,
presidente della Camera di Commercio di Prato– Lavoreremo nei
prossimi mesi per costruire nuove
collaborazioni anche in altri ambiti”.
Il protocollo si aggiunge alla
convenzione già in essere per la
realizzazione comune dei servizi, tra
cui quelli inerenti il controllo sulle
clausole vessatorie, un’esperienza
nata diversi mesi fa che, visti i risultati
positivi, i due enti hanno pensato di
ripetere anche in ambiti diversi.
ultimo caso clamoroso è stato
quello del Battistero, sfregiato
da scritte con bombolette
spray e pennarelli indelebili,
i cui autori, tutti minorenni,
sono già stati scoperti dalle
forze dell’ordine e il danno,
per fortuna, è stato riparato a tempo di record. Importante, anche se
non fondamentale, per l’individuazione dei responsabili è stata l’analisi
dei filmati del sistema di videosorveglianza di piazza Duomo. Adesso il
Comune ha deciso di installare altre telecamere di videosorveglianza per
tutelare i beni pubblici e contro il degrado ambientale. La giunta comunale ha infatti approvato una delibera con la quale autorizza il dirigente del
servizio di polizia municipale al posizionamento, in siti strategici, di alcune
telecamere di videosorveglianza, per prevenire e reprimere i reati contro
il patrimonio pubblico e ai danni dell’ambiente.
Si tratta di quattro apparecchi, già acquistati dal servizio di polizia municipale, ad alta tecnologia, dotati di sensori di rilevamento capaci di scattare
60 foto al minuto e in grado di catturare immagini di buona qualità anche
di notte. L’obiettivo è quello di rispondere a specifiche esigenze di tutela
di beni pubblici e di luoghi oggetto di ripetute violazioni o degrado ambientale.
Le telecamere saranno utilizzate in diversi luoghi considerati critici perché già interessati da danneggiamenti o abbandoni di rifiuti e già oggetto
sia di interventi da parte del personale di polizia municipale che di segnalazioni dei cittadini e di Publiambiente.
Le telecamere, spiega una nota dell’amministrazione comunale, potranno
essere poste anche nella zona dell’area ospedaliera in via Ciliegiole, particolarmente soggetta all’abbandono di rifiuti ingombranti. Nello specifico,
i siti saranno individuati, a seconda dell’occorrenza e delle necessità di
controllo, dalla polizia municipale. In tutti i casi, conclude la nota, dopo
l’eventuale individuazione della violazione attraverso le telecamere, si
provvederà all’iter sanzionatorio previsto.
TURISMO
Segnali di ripresa
Secondo Confcommercio le prenotazioni
per il ponte pasquale segnano
un’inversione di tendenza rispetto al 2013.
Tengono anche commercio e ristorazione
Q
uella di quest’anno non sarà una Pasqua eccessivamente austera.
Secondo un’indagine condotta da Confcommercio Pistoia in collaborazione con i consorzi turistici Città di Pistoia e Apm-Abetone
Montagna pistoiese, molte strutture alberghiere stanno hanno
registrato un significativo incremento delle presenze rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, con molti alberghi al completo, soprattutto in città e nel
Montalbano. Più calma, invece, la situazione nelle località della montagna pistoiese.Tengono anche commercio e ristorazione, sempre secondo una ricerca
svolta da Confcommercio presso i propri associati: nel primo caso a trainare
sono soprattutto le produzioni artigianali di qualità. Sull’andamento delle prenotazioni, bene per il pranzo di Pasqua, mentre per Pasquetta sarà determinante, come di consueto, il fattore meteorologico.
Secondo quanto diffuso dai consorzi turistici di Confcommercio, ad affollare gli
alberghi di Pistoia e dintorni sono soprattutto turisti italiani e discrete percentuali (in qualche caso anche pari al 50%) di stranieri, provenienti perlopiù da
Germania, Russia, Danimarca,Turchia, Israele e Romania. La durata media del
soggiorno è di circa 3 notti, ma vi sono anche richieste per periodi più lunghi.
L’andamento è dunque incoraggiante, e segna in alcuni casi un incremento significativo del numero di presenze o della durata media del soggiorno rispetto
alle festività pasquali del 2013.
«Le previsioni di generale tenuta dei consumi e delle presenze turistiche per
il prossimo periodo pasquale vanno lette con assoluta positività – afferma
Tiziano Tempestini, direttore di Confcommercio Pistoia - perché confermano
un cambio di tendenza rispetto alle continue contrazioni registrate in passato. I dati manifestano una provincia “a macchia di leopardo” con segni più e
segni meno rispetto alla capacità di spesa delle famiglie e alla attrattività del
territorio. Questa situazione evidenzia la necessità di valorizzare in quantità e
qualità gli eventi promozionali i veri motori dell’attrazione turistica e dell’animazione territoriale».
Vita
La
n. 15
VILLA DI BAGGIO
comunità e territorio
20 Aprile 2014
Associazione di cittadini
recupera la scuola
dell’infanzia
La struttura è stata completamente riqualificata grazie al senso
civico dei paesani, con il contributo della Fondazione Caript
e il Comune che ha curato la parte progettuale
D
opo i lavori di ristrutturazione e riqualificazione
svolti dall’associazione
civile «Comunità di Villa
di Baggio onlus», è stata inaugurata
pochi giorni fa la scuola dell’infanzia
«La Favola» di Villa Di Baggio. L’intervento è stato realizzato dall’associazione con la collaborazione del
Comune di Pistoia e il contributo
della Fondazione Cassa di Risparmio
di Pistoia e Pescia. Tra gli interventi
portati a compimento una miglior
suddivisone degli spazi, la costruzione
di accessi anche per i diversamente
abili, la completa imbiancatura, la
revisione degli impianti e la fornitura
di nuovi arredi, attrezzature e infissi.
Così migliorata, la scuola dell’infanzia
«La Favola» è in grado di fornire un
servizio socio-educativo fondamen-
L
o scorso 9 aprile la giunta comunale ha approvato il nuovo
regolamento sulla Tari, ossia la
nuova tassa su rifiuti riscossa
direttamente dai Comuni e che sostituisce
la vecchia Tares ossia il tributo sui rifiuti
e sui servizi.
Per quanto riguarda le modalità di
calcolo queste resteranno invariate nel
senso che il Comune di Pistoia ha deciso
di riconfermare tutte le esenzioni e le
agevolazioni già in vigore per la Tares.
Venendo agli aspetti tecnici possiamo
notare che per quanto riguarda le utenze
domestiche che si trovano in una situazione di particolare disagio sia sociale sia
economico è stato stabilito che per tutto
il corrente anno saranno esentate dal
pagamento nei limiti dello stanziamento
di 150.000 euro attraverso un bando
pubblico. Prevista in via sperimentale per
le utenze domestiche che aderiscono a
sistemi di rilevamento dei propri conferimenti una riduzione fino al 30% della
parte variabile della tariffa.
Per quanto riguarda le agevolazioni
versità e della ricerca per garantire
edifici scolastici sicuri, sostenibili,
accoglienti e adeguati alla più recente
concezione educativa e didattica.
Alla cerimonia d’inaugurazione
hanno preso parte, tra gli altri, l’assessore all’educazione e formazione del
Comune Elena Becheri, la responsabile delle scuole dell’infanzia Maria Laura Contini, il funzionario responsabile
dell’edilizia comunale Nicola Stefanelli, il presidente della Fondazione Cassa
di Risparmio di Pistoia e Pescia Ivano
Paci e il presidente dell’associazione
civile di «Villa di Baggio onlus» Alvaro
Tondini. L’associazione «Comunità
di Villa di Baggio» si è costituita nel
1969 proprio per realizzare l’edificio
che doveva ospitare una scuola materna per i bambini del posto e dei
paesi limitrofi. Con l’apporto della
popolazione l’opera è stata completata in soli sei mesi. Dall’ anno della
costruzione a oggi, l’associazione ha
eseguito e finanziato tutti i lavori di
manutenzione ordinaria e straordinaria dell’edificio scolastico, come il
rifacimento del tetto e dei pavimenti,
la sostituzione degli infissi, la revisione
dell’impianto elettrico, il restauro del
loggiato e altri.
Patrizio Ceccarelli
Resistenza attiva
La storia spezzata di Eugenio Lavorini
P
tale, strategico e di primaria importanza per la popolazione che vive
nel comune di Pistoia e in particolar
modo nelle frazioni collinari situate
sopra Candeglia.
I lavori hanno avuto inizio il primo
agosto per garantire la riapertura
della struttura a settembre, per l’inizio dell’anno scolastico 2013/2014.
Obiettivo dell’intervento, permettere
l’adeguamento alle nuove linee guida
del Ministero dell’istruzione, dell’uni-
COMUNE DI PISTOIA
Approvata la Tari
sono state previste sia per le utenze domestiche sia per quelle non domestiche.
Le prime che avranno un unico occupante
avranno una riduzione del 10%; quelle
tenute a disposizione uno sconto del 30%
cosi come quelle occupate dai soggetti
che risiedono all’estero mentre il 10%
di agevolazione è previsto anche per i
fabbricati rurali ad uso abitativo e tutte
quelle utenze domestiche che abbiano
avviato il compostaggio. Per quelle non
domestiche invece se l’uso dei locali è
stagionale o comunque non continuativo
la riduzione è del 30% mentre sale fino al
50% per le categorie 22 24 e 27 in caso
di conferimento alla specifica raccolta
differenziata dell’organico. Atre riduzioni
previste : per tutte quelle utenze poste ad
un distanza superiore a 500 metri dal più
vicino punto di conferimento riduzione al
40% mentre scende al 10% nei periodi
di mancato svolgimento del servizio di
gestione dei rifiuti.
“Questa non è altro che la nostra
proposta – dicono dalla giunta comunale
attraverso una nota – e come tale dovrà
essere sottoposta all’approvazione del
consiglio comunale.”
In ogni caso il tributo dovrà essere
versato esclusivamente al Comune
tramite la compilazione del modello
F24, a seguito di invio di avvisi di pagamento da parte dell’Amministrazione
comunale. “Per quanto riguarda le rate
del versamento – si legge ancora nella
nota- la Giunta proporrà nel corso della
discussione già iniziata nella Commissione
Consiliare le scadenze di luglio, settembre
e novembre.”
Edoardo Baroncelli
er 32 anni cassiere di banca, due figli, adesso abita a Montecatini: è Eugenio Lavorini, una vita normalissima se non si considera il suo passato, che lui stesso cerca di scordare da quanto
pieno di orrori. Non ne ha mai voluto parlare con i figli, che
solo negli ultimi anni sanno che il padre sa parlare tedesco, molte cose
sono state da loro apprese solamente dai racconti dei parenti. Sì perché
un giorno d’aprile del 1945, in un’Italia ancora occupata dai tedeschi,
Eugenio Lavorini viene preso alla stazione ferroviaria per deportarlo, ha
solo 20 anni d’età, quando torna, circa due anni dopo, sembra morto.
Sua madre viene uccisa nella strage di Malocchio in Valdinievole, la casa
di famiglia distrutta dai bombardamenti. Ferito in Africa, non accetta
mai la misera pensione di riparazione offerta. Avrebbe accettato il riconoscimento che la Germania, per un certo periodo, in passato sembra
disponibile a concedere. Quale forma di risarcimento morale secondo
lui, non certo per il denaro in sé, un’iniziativa poi rimasta senza esito.
Lavorini non ha voluto coinvolgere i suoi cari nei terribili ricordi. Tutte
le volte che in televisione si parla di campi di concentramento e di nazismo, cambia canale. Ne ha parlato però al momento della consegna della
medaglia d’onore, riconoscimento deciso dal presidente della Repubblica
e ritirato personalmente, c’è solo lui a farlo, nella sala Maggiore del Comune di Pistoia, solo lui ancora in vita delle sei medaglie previste, oltre
a Tullio Donnini però impossibilitato a partecipare in quanto ammalato.
Ha ricordato con i dovuti dettagli, luoghi, date, nomi precisi, dichiarando
alla stampa locale: «Ancora oggi ci sono delle guerre, ma come si fa…».
Guerra in Africa, poi messo su un camion ed internato in un campo di
concentramento. Sul mar Baltico, dove lavora dodici ore di fila sui binari,
un pasto al giorno con rape secche, un cucchiaio di marmellata ed un
pezzo di pane nero. Poi in Renania, in un fabbrica che costruisce pezzi di
contraerea, lavorando dalle 6 del mattino alle 18 della sera, o viceversa
tutta la notte a settimane alterne. Terzo campo quello per la costruzione
di armi, dove per protesta lancia a terra un pezzo rompendolo. Per punizione viene messo nella cosiddetta “torre”, ma Lavorini non spiega alla
stampa che cos’era e che cosa vi succedeva, non ce la fa, così come non
risponde se gli viene chiesto se ancora ha degli incubi.
Leonardo Soldati
COMUNE DI AGLIANA
Più Tasi per compensare
il mancato gettito dell’Imu
T
asi allo 0,25% per compensare il mancato gettito Imu
“prima casa”, aumento delle
aliquote Imu sugli altri immobili a fronte di 500mila euro di mancati
trasferimenti e diminuzione della tassa
sui rifiuti. Queste le principali misure
nella manovra del bilancio preventivo
2014, che sarà sottoposto voto del
consiglio comunale entro aprile.
“Si tratta -spiegano il sindaco Eleanna
Ciampolini e l’assessore Roberta Santinidi far fronte ad una serie di mancate
entrate. Tra queste l’azzeramento del
gettito Imu sulla prima casa e gli ulteriori
tagli ai trasferimenti statali calcolati
in circa 500mila euro, l’aumento del
punto percentuale di iva, l’aumento
del costo della vita e l’istituzione del
11
fondo a compensazione della Tasi per
attenuare l’impatto del provvedimento
per le famiglie in difficoltà”.
Il sindaco di Agliana ha ricordato che
“purtroppo anche quest’anno siamo
partiti con un aumento della spesa
corrente di circa 250mila euro. Per
portare il bilancio in pareggio dopo 4
anni di tagli alla spesa, dobbiamo agire
sulla Iuc (Imposta unica comunale)
ed applicare 350mila euro di oneri
di urbanizzazione alla parte corrente.
La mancanza del gettito proveniente
dall’Imu sarà compensata con la Tasi
allo 0,25% sulle abitazioni principali.
Parallelamente è stato previsto un fondo
di circa 70mila euro da distribuire sulla
base Isee”.
A fronte di tutto ciò l’unica nota posi-
tiva riguarda la Tari, in quanto il piano
finanziario 2014 del Cis vede una diminuzione del 5,28% che potrà tradursi in
una diminuzione della tassa di circa 3-4
punti percentuali per le utenze domestiche e di almeno 10 punti percentuali per
le utenze non domestiche. Nel bilancio
è stata inserita anche la previsione di
spesa per 1,5 milioni di euro, da coprire
con un mutuo, per la costruzione del
nuovo edificio delle scuole medie Sestini,
oltre a quella di circa 400mila euro per
adeguamenti sismici e per l’abbattimento delle barriere architettoniche dell’asilo
nido (Il Glicine e Gatto Mammone).Tra le
uscite previste anche alcune voci legate
a risarcimenti e spese legali, inerenti a
cause del passato, per circa 80mila euro.
M. B.
PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE
Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633
- [email protected] - [email protected]
SEDE PISTOIA
Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected]
FILIALI
CHIAZZANO
Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]
PISTOIA
Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]
MONTALE
Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]
MONTEMURLO
Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]
SPAZZAVENTO
Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]
LA COLONNA
Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]
PRATO
Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]
S. AGOSTINO
Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]
CAMPI BISENZIO
Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]
BOTTEGONE
Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]
12 comunità e territorio
Che guaio se
i ragazzi non
sono la meglio
gioventù…..
I
giovani si accostano al
problema dell’odierna congiuntura economica con il
disinteresse di chi non ha
molti motivi per sentirsi in obbligo
di partecipare ad una prova dalla
quale, per tanti versi, si sentono
esclusi. I sondaggi attestano che
l’interessamento dei giovani alla
cosa pubblica non è mai stato ad
un livello così basso. La grave crisi
economico-finanziaria che percorre la cosiddetta seconda Repubblica ha inflitto la più clamorosa sconfitta dell’etica pubblica. Mai come
oggi il disinteresse giovanile per la
cosa pubblica rischia di privare la
società e la democrazia di una linfa
vitale, i giovani. Quando cadde il
muro di Berlino si prese atto che
una certa visione del mondo veniva
sconfessata nella sua illusione, con
i giovani che assistevano alla sconfitta dei padri. Oggi, sotto il peso
di un ideale concepito nel forziere
dell’alta finanza internazionale,
tutto avviene, ancora una volta in
particolare per i giovani, come se
non potesse succedere altro che
quanto sta accadendo. Qualche
anno fa il poeta Mario Luzi affermava: «I giovani non hanno ancora
radici profonde e rimangono esposti alle tempeste più degli adulti. La
loro continua a essere una domanda di vita non soddisfatta, frutto
del disinganno, cioè dell’incertezza
e della paura». E Adorno: «Attenti,
potreste perderla! La gioventù è
amministrata dagli adulti in base
alla logica di mercato. Il risultato
è l’aver prodotto una cittadinanza
utilizzabile, cioè strumentale». Eppure i giovani italiani esprimono
il più alto numero di volontari in
Europa, gli “angeli del fango” di
Firenze sono gli stessi del Veneto
quando si parla di alluvione. Troppi
ragazzi però non leggono il giornale perché dicono che parla di
loro solo per la droga e per il fine
settimana, vivono fuori dalla storia,
pensano che la politica sia una
perdita di tempo o un affare, ignari
di farne parte. Una minoranza, che
tramite pigrizia ed assuefazione
viene assimilata a quanti meritano
invece fiducia. Sono privi di una
loro memoria, costretti a vivere in
fretta, socialmente irrilevanti, saliti
sulla giostra della conoscenza che
è Internet quale universo di nozioni senz’anima, muniti di passioni
che li allontanano sempre più da
quelle degli adulti. Ecco perché non
se la prendono se cade o non cade
un governo. I giovani devono essere
distolti da questo sentimento di un
tempo crepuscolare nel quale tutto tramonta, immettendoli in una
condizione reale dell’esistenza, facendoli sentire al centro di un interesse comune, trasformando le loro
speranze in qualcosa da mettere
nella propria storia, quelle speranze che non nutriamo solo per noi
Vita
La
n. 15 20 Aprile 2014
stessi, che teniamo pronte anche
per gli altri, «bisogna ammirarle,
nutrirle, proteggerle –scriveva Elias
Canetti, premio Nobel- quand’anche non dovesse mai giungere il
giorno in cui si compiano: perché
nessun inganno è altrettanto sacro
e da nessun altro inganno dipende,
a tal punto, la nostra possibilità di
non finire completamente sconfitti».
Leonardo Soldati
Pasquetta a Piteglio
Festa della farina
dolce
L
a Pro Loco di Piteglio
darà vita il giorno di
Pasquetta dalle 13 in
poi alla festa della farina
dolce.
Sarà possibile gustare le specialità
che derivano dalla castagna: necci,
frittelle, polenta e castagnaccio. I
prodotti saranno offerti in varie
parti del paese: aia grande, piazza fratelli Guermani, Casa della
musica.
La Pro Loco informa che saranno disponibili salsicce e rosticciana, mentre
in alcuni stand si potranno acquistare una serie di prodotti locali come il
formaggio e il miele. Dalle 16 saranno aperti al pubblico l’antica Chiesa
dedicata a Santa Maria Assunta e la torre campanaria dell’VIII secolo.
Ai turisti sarà mostrato il castagno che per secoli è stato “l’albero del pane”:
erano periodi in cui la gente di montagna mangiava “pan di legno” e beveva
“vin di nuvole” con chiaro riferimento alla farina dolce e all’acqua.
La festa ha oltre un secolo di vita: con il tempo è diventata simbolo di Piteglio
racchiudendo in sé un patrimonio ricco di genuino folclore. La scampagnata
di Pasquetta stimolerà molte persone verso una gita fuori porta: alcuni
scopriranno e rivisiteranno la montagna, dove tutto è genuino, divertente
e spontaneo.
Ogni turista potrà dimenticare per qualche ora o magari qualche giorno,
guai, pensieri e quotidiane preoccupazioni. Appuntamento quindi il 21 aprile
a Piteglio.
Giorgio Ducceschi
spor t pistoiese
Calcio - Basket
PREMI
Alla “Giornata del Veterano” Tempi Supplementari
vincono i numeri uno
U
na festa all’insegna dei numeri uno dello sport, che
proprio in quanto tali hanno principi e valori. Si è
tenuta alla Fattoria Medicea di Monsummano Terme
la “Giornata del Veterano dello Sport - Premio Atleta
dell’Anno 2013”, organizzata per la prima volta fuori dal comune
di Pistoia dalla sezione Celina Seghi di Pistoia dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport (UNVS) e presentata dal sottoscritto. Per
tenere vivi lo spirito e la passione per lo sport, come da finalità
statutarie, i Veterani pistoiesi si sono superati nelle scelte, tutte di
ottimo livello. “Atleta dell’Anno 2013” è stato nominato Alberto
Tesi, di brasilian Jiu Jitsu, “Giovani Emergenti 2013” sono stati designati Carlotta Bucelli (pattinaggio
artistico), Mattia Russillo (ciclismo), Lorenzo Francella (scherma) e Martina Russi (karate); “Sport e
istituzioni” hanno premiato Dynamo Camp Onlus e Giuseppe Bellandi, primo cittadino di Montecatini Terme; “Medicina dello Sport” ha insignito il dottor Edoardo Cantilena (nella foto con il compianto
ct Franco Ballerini), medico della Nazionale italiana di ciclismo, due Olimpiadi (Pechino 2008 e Londra 2012) e sei Mondiali, compreso quello di Toscana 2013, alle spalle; “Scuola e Sport” i professori
Luciano Rafanelli (alla memoria) e Franco Ristori; “Giornalismo Sportivo” l’ex corrispondente della
Rai Tv Marcello Paris; “Società Sportive” la delegazione provinciale calcio Allievi Figc, l’Abeti Club
Maresca di sci e il Margine Coperta di calcio giovanile; “Dirigenti Sportivi” Massimo Porciani (diversamente abili) ed Enzo Bindi (Atletica Borgo a Buggiano); “Allenatori e Preparatori” Massimo Morgia
tecnico della neo promossa Pistoiese, Gianluca Mazzoncini (preparatore atletico Giorgio Tesi Group)
e Armando Reggiannini (trainer Figc); “Menzione Speciale Atleti” Nicole Nesti e Samuel Mannori
(ciclismo), Massimiliano Begliomini (podismo), Niccolò Pisaneschi e Luca Novi (sci alpino). A fianco
della presidentessa dei Veterani pistoiesi, Francesca Bardelli, il presidente nazionale UNVS Giampaolo
Bertoni, il sindaco di Monsummano Terme Rinaldo Vanni, il vice presidente della Provincia Magnanensi, il delegato provinciale del CONI Gabriele Magni, il segretario nazionale UNVS Ettore Biagini
e il delegato regionale toscano Salvatore Cultrera. È stata annunciata la consegna di un distintivo
d’onore, massima onorificenza dei Veterani, al segretario della sezione pistoiese Gianfranco Zinanni
e uno d’argento a Guido Pederzoli, sono stati omaggiati Renzo Bardelli, autore di un nuovo libro sul
doping, e Alberto Tuci, figlio dell’indimenticabile Brunero, in arte Bruschino, ritiratosi dal calcio giocato
al 100° gol segnato.
Gianluca Barni
L
di Enzo Cabella
a Pistoiese ha conquistato la
promozione con tre giornate
d’anticipo sulla conclusione del
campionato. Giocherà il prossimo
nella serie C unica. E’ un grande successo
per la società e per la città, dopo aver trascorso cinque anni nell’anonimato, tra i dilettanti. La squadra arancione ha dominato il
campionato, stando in testa alla classifica per
due terzi del torneo e infliggendo alle altre
squadre, in particolare a quelle che avevano
le sue stesse ambizioni di promozione, distacchi enormi. Una cavalcata inarrestabile,
quella degli arancioni, guidati da un tecnico
che ha saputo guidarli con idee chiare e
moderne, con duttilità e acume tattico,
ricavando da ogni giocatore il rendimento
migliore e creando un gruppo coeso, forte,
legato da una straordinaria unità d’intenti. Si deve dare atto al presidente Orazio
Ferrari (due promozioni in quattro anni) la
scelta dell’allenatore, venuto due anni fa a
sostituire il giovane ed inesperto Gabbanini.
Morgia ha trovato a Pistoia il terreno adatto
per sviluppare il suo credo calcistico. Non
si è limitato ad allenare la squadra ma ha
svolto anche il ruolo di direttore sportivo,
scegliendo insieme al presidente al figlio
Marco e al dt Bargagna i giocatori giusti.
Non solo, si è occupato personalmente anche del settore giovanile e ha visitato scuole
e club per rilanciare l’immagine della società
e per stimolare i tifosi, soprattutto i giovani, a riavvicinarsi alla Pistoiese. Dal punto
di vista dei risultati pratici di campionato,
Morgia ha raccolto in 14 mesi, da quando è
alla guida della squadra arancione, 106 punti,
giocando in casa 19 volte con 18 vittorie
e un pareggio. I numeri esprimono la forza
della Pistoiese di quest’anno: ha totalizzato
in 31 partite ben 74 punti, ha segnato 73
gol (media 2,3 a partita), con Bigoni bomber
principe con 23 reti e quattro giocatori (lo
stesso Bigoni, Peluso, Minincleri e Peluso)
in doppia cifra. Bisogna dare i giusti meriti
ai dirigenti, primo tra tutti il presidente
Ferrari, e ai giocatori, che hanno sposato il
progetto della società e si sono impegnati
sempre per realizzarlo. Riuscendovi. Di essi
citiamo quelli che hanno giocato di più e
che entrano a pieno titolo nella storia della
società: i quattro attaccanti citati sopra più
Gambadori (il capitano), Buglio, Collacchioni,
Belli, Giordani, Sambo, Molnar, Giovanelli,
Varutti, Cecchi. Conquistata la promozione,
ora per la società viene il difficile. Orazio
Ferrari ha più volte lanciato appelli agli
imprenditori della città perché lo aiutino
economicamente, in quanto ha detto che da
solo non è in grado di gestire un campionato di C. Essere tornati nel calcio che conta
dovrebbe spingere qualcuno a farsi avanti.
D’altronde la Pistoiese fa parte del tessuto
sociale di Pistoia.
Vita
La
PER TUTTI: CREDENTI E NON
Giù mani e
tastiere
da Papa
Francesco
D
ifficile pensare che Papa
Francesco volesse in qualche modo rispondere a
tutti quegli editorialisti e
commentatori italiani che in queste ore
gli hanno attribuito il “merito” per l’introduzione in Italia della fecondazione
eterologa e del matrimonio gay. Però il
Papa ha parlato e quindi ci limitiamo a
registrare le sue parole rivolte al Bice
(Bureau International Catholique de
l’Enfance) e senza alcun intento esegetico: “Occorre ribadire il diritto dei
bambini a crescere in una famiglia, con
un papà e una mamma capaci di creare
un ambiente idoneo al suo sviluppo
e alla sua maturazione affettiva. Ciò
comporta al tempo stesso sostenere
il diritto dei genitori all’educazione
morale e religiosa dei propri figli”.
Poi ha voluto aggiungere altre parole:
“A questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo
di sperimentazione educativa con i
bambini. Con i bambini e i giovani non
si può sperimentare. Gli orrori della
manipolazione educativa che abbiamo
vissuto nelle grandi dittature genocide
del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti
diverse e proposte che, con pretesa
di modernità, spingono i bambini e i
giovani a camminare sulla strada dittatoriale del pensiero unico”.
Noi ci guardiamo bene dal tirare il Papa
per la veste bianca.
Nel frattempo vorremmo sommessamente consigliare un’analoga prudenza
ai tanti (troppi) laici e laicisti che
“usano” il Papa a tutto spiano. Non
dovremmo dirlo, ma vale per noi come
per loro:“Giù le mani dal Papa”. Il Papa
parla così chiaro che non ha bisogno di
esegeti, ma solo di ascoltatori onesti.
Di cuore e di mente.
S
uona la sveglia. Nel buio della
stanza una mano esce dalle
coperte ed esplora il comodino per spegnerla. Il dito
scorre sulla tastiera touch e la stanza
torna nel silenzio. La sveglia non è che
la prima app di una normalissima
giornata 2.0. Niente orologio tondo,
niente levette da caricare. Mentre
la moka scoppietta sul fornello, la
“modalità aereo” va off e si torna a
essere connessi col mondo, l’aroma del
caffè si confonde con le vibrazioni di
messaggi, email, notifiche varie. Prima
di uscire, un occhio fuori dalla finestra
per vedere che tempo fa, l’altro sullo
smartphone per controllare l’app
meteo ed evitare sorprese, una mano
si occupa di calzare le scarpe, l’altra
di aggiornare la schermata per sapere
tra quanto arriverà il prossimo bus.
Una giornata
di app
Alla fermata un capannello in attesa.
Nessuno chiede se si sa quando
arriverà l’autobus. La risposta si può
trovare in un touch, perché sprecare
parole? E chi non ha la app… potrebbe anche scaricarla, è il 2014.
Appurato che mancano 5 minuti e
che il pullman è geolocalizzato a
tre fermate dalla propria, ci si può
concentrare sulle email: pubblicità,
qualche newsletter, un paio di conver-
20 Aprile 2014
S
dall’Italia
ESPOSIZIONE UNIVERSALE
n. 15
arà “Cascina Triulza”, un
complesso architettonico
di quasi 8000 mq., con
5100 mq di spazio aperto,
la più grande area espositiva all’interno di Expo 2015, a ospitare le
organizzazioni della società civile.
Un’occasione irripetibile: per la prima volta, un’esposizione universale
dà quest’opportunità al mondo del
Terzo Settore.
Per la prima volta
ad un’esposizione
universale
“Expo 2015”, che si svolgerà
a Milano e che avrà come tema
“Nutrire il pianeta, energie per la
vita”, sarà una grande opportunità
per il mondo del Terzo Settore.
Per la prima volta, un’esposizione
universale avrà un padiglione dedicato alle organizzazioni nazionali
e internazionali della società civile,
sulla cui identità saranno coinvolti
giovani designer di tutto il mondo,
che avranno il compito di progettare
elementi di seduta e piani d’appoggio
mobili, sistemi di ombreggiamento e
chioschi tematici per la somministrazione di prodotti, al fine di rendere il
padiglione accessibile a tutti. Sabato
12 aprile, a Milano, nell’ambito di
“Fuori Salone”, la kermesse del
disegn, sarà presentata la Call Internazionale che coinvolgerà i giovani
designer e che sarà lanciata nelle
prossime settimane.
La Cascina Triulza
Ad occuparsi della gestione dello
spazio - una fattoria abbandonata,
di quasi 8000 mq., con 5100 mq di
spazio aperto, la più grande area
espositiva all’interno di Expo 2015,
i cui lavori di adattamento, iniziati a
settembre dello scorso anno, saranno ultimati entro dicembre 2014 - e
del coordinamento degli eventi sarà,
insieme a Expo 2015 S.p.A., Fondazione Triulza, un network di quasi 60
realtà del Terzo Settore: dalle Acli
all’Arci, dalla Compagnia delle Opere
Il Terzo Settore
all’Expo 2015
Le organizzazioni nazionali
e internazionali della società civile
potranno disporre di una grandissima area
espositiva. Per il mondo italiano del non
profit, in grande espansione, sarà una
straordinaria occasione di confronto
di Benedetto Riga
a Legambiente, che attraverso specifiche call internazionali, raccoglie
istanze e proposte delle organizzazioni della Società Civile e del Terzo
Settore in vista dell’evento. Nella
Cascina Triulza, le organizzazioni della
società civile italiane e internazionali
potranno allestire una propria area
espositiva e organizzare gli eventi
(laboratori, workshop, conferenze e
concerti) negli ambienti esterni ed interni alla Cascina, sia individualmente
che cooperando tra loro.
Il confronto con il
resto del mondo
Il nostro Paese si caratterizza
per un tessuto associativo tra i
più interessanti del mondo, con
moltissime esperienze di autorganizzazione di base e di innovazione
sociale, che vanno dalla vita sana alla
difesa dell’ambiente, dalla produzione
culturale alla preservazione del patrimonio materiale e immateriale, dalla
coesione sociale alle politiche per
i giovani, dalla promozione dell’in-
24 ORE IPERCONNESSI
La giornata 2.0?
Una prigione dorata
Le app permettono di essere connessi tutto il giorno, immersi in un vortice
di comunicazione continua, ma possono lasciare afoni,
quasi non fossimo che l’hardware su cui far girare tutti questi software
di Giuseppe Del Signore
sazioni epistolari. Una volta a bordo
musica on, spazio ai messaggi, se
c’è traffico lungo il tragitto ci scappa
un’occhiata veloce a una delle tante
app di informazione per leggere le
notizie principali. Giunti al lavoro,
le app non smettono di richiedere
considerazione: c’è il calendario con
i promemoria, c’è la calcolatrice, c’è
il taccuino in formato digitale per
prendere appunti, registrare audio,
fare foto simultaneamente e trovare il
tutto un istante dopo sincronizzato sul
computer, ci sono perfino applicazioni
che vibrando ricordano di non stare
troppo alla scrivania. In riunione il
telefono è bandito… ma le app no,
soprattutto se si tratta di quella che
permette di disattivare la ricezione di
chiamate e di inviare in automatico il
messaggio “sono occupato”.
13
Svago
Usciti dall’ufficio, tempo di spesa. La
lista non è più su carta raffazzonata,
ma su uno schermo con check box
per spuntare quello che si è già preso,
mentre con un’altra app si scorrono
i prezzi dei supermercati vicini. Nel
tempo libero le app continuano a fare
compagnia. Una permette di scegliere
dove mangiare al volo nelle vicinanze,
un’altra dà orario e puntualità dei
treni, un’altra ancora consente di fare
il check in dell’aereo anche in coda
per l’imbarco, poi basta appoggiare lo
smartphone sull’apposito lettore e si
sale a bordo. Grazie alle app si possono conciliare il battesimo la domenica
pomeriggio e le partite della serie A,
rimanendo aggiornati in tempo reale
su marcatori e risultati. Così gli stadi
calcistici possono finire su Facebook
e Twitter in contemporanea alle foto
con il bimbo al ristorante. Una mano
sul telefonino, una sulla torta senza
preoccuparsi di esagerare a tavola
perché ci pensano le app a valutare
quante calorie abbiamo trangugiato,
quanti passi abbiamo fatto nell’arco
della giornata e perché no di che umore siamo. E se si alza troppo il gomito?
Esiste l’app che con un test capisce se
è il caso di bloccare il telefono onde
evitare l’invio di messaggi sconvenienti.
Atoni
Grazie alle app tutto è sotto controllo
o così pare. Il Gps con qualche veloce
digitazione calcola itinerari precisi al
metro e trasforma qualunque turista
in un esperto del posto,Wikipedia ha
informazioni per ogni monumento, lo
smartphone ascolta una canzone bellissima mai sentita prima e informa di
tercultura alla cooperazione internazionale. A queste organizzazioni,
si aggiungono migliaia di imprese
“ad alto valore sociale, ambientale
e culturale”. Secondo una ricerca
del 2012, realizzata da UniCredit
Foundation e dall’Istituto di ricerca
Ipsos, il comparto del Terzo Settore ha un giro d’affari di circa 67
miliardi di euro e un fatturato pari
al 4,3% del Pil. L’indagine stimava in
oltre 650mila il numero di persone
impiegate, con un incremento nel
decennio di circa il 35%. I dati del
9° Censimento dell’industria, servizi
e istituzioni non profit, resi noti
dall’Istat nel 2013, hanno certificato
il consolidamento del Terzo settore:
al 31 dicembre 2011, le organizzazioni non profit attive in Italia sono
301.191, con un incremento del 28%
rispetto al 2001. Un altro elemento
molto rilevante riguarda l’incremento del numero di associazioni
non profit con addetti (+9,5%) con
una crescita del personale dipendente del 39,4% rispetto al 2001.
Siamo, in sostanza, un Paese che ha
grandissime potenzialità ulteriori
di espansione su questo terreno.
L’opportunità offerta da Expo 2015
sarà di straordinaria importanza per
confrontarsi con le esperienze che ci
sono nel mondo. Per esempio, con gli
Stati Uniti, dove - in base ai dati diffusi dalla Corporation for National and
Community Service - i volontari che
animano le organizzazioni non profit,
sono circa 63,4 milioni (il 26% della
popolazione) e prestano 8,1 miliardi
di ore di lavoro non retribuito, per
un controvalore nel 2010 calcolato
in 173 miliardi di dollari.
titolo, autore, testo, casa discografica,
inquadrando una porzione di cielo
rivela se si sta guardando una stella
o un pianeta. Non ci sono più misteri.
Già. È bello e confortante avere la
soluzione a quasi tutto nella propria
mano, ma qualche volta non dispiacerebbe provare il brivido di perdersi,
a un bivio non sapere se andare a
destra o sinistra. Decidere da soli se
una scultura è un capolavoro, alzare
gli occhi al cielo e farsi sorprendere
dalla volta celeste immaginando costellazioni inesistenti. Quante scoperte
meravigliose nascono da abbagli
clamorosi? Quante intuizioni da fantasticherie per ingannare il tempo
alla fermata del bus? Quante storie
da due parole scambiate con una
sconosciuta? Le app permettono di
essere connessi tutto il giorno, immersi
in un vortice di comunicazione continua, ma possono lasciare afoni, quasi
non fossimo che l’hardware su cui far
girare tutti questi software. Pensieri
peregrini nati quando il telefono è
in carica e si contempla il silenzio
della notte prima di andare a letto.
Sarebbe perfetto se piovesse e le
gocce di pioggia ticchettassero sulla
finestra. Per fortuna ho una app con
i suoni dei temporali, mi concilierà il
sonno. Forse domani smetto. Ho letto
di una app che permette di disattivare
le altre app.
14 dall’italia
Il parere del presidente
emerito della Corte
Costituzionale,
Cesare Mirabelli
di Francesco Rossi
G
iurisprudenza creativa.
Nelle parole di Cesare
Mirabelli, giurista, docente e presidente emerito
della Corte Costituzionale, è questo
l’appellativo adatto per la sentenza
del tribunale di Grosseto, che ordina all’Ufficiale di stato civile del
capoluogo toscano di trascrivere nei
registri il matrimonio fra Giuseppe
Chigiotti e Stefano Bucci, avvenuto
il 6 dicembre 2012 a New York. La
coppia aveva presentato un’istanza
lo scorso giugno per la trascrizione
del matrimonio, ma il Comune di
Grosseto l’aveva respinta, asserendo il “contrasto con la normativa
vigente sia di rango costituzionale
sia ordinaria in quanto l’istituto del
matrimonio nell’ordinamento giuridico italiano è inequivocabilmente
centrato sulla diversità di sesso dei
coniugi”. I due hanno quindi fatto
ricorso al Tribunale, che ha emesso
la sua sentenza.
Mirabelli, cosa ne pensa
della decisione del Tribunale?
Stiamo assistendo a una manipolazione giurisprudenziale dell’ordinamento con l’affermarsi di casi di
giurisprudenza fortemente creativa.
Un matrimonio tra due persone dello
stesso sesso contrasterebbe con l’ordine
pubblico italiano, perciò non si comprende come il Tribunale di Grosseto
abbia potuto disporre così. È evidente
I
l divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha
stabilito il 9 aprile, la Consulta,
dichiarando l’illegittimità della
norma della legge 40 che vieta il
ricorso a un donatore esterno di
gameti (ovociti o spermatozoi) nei
casi di infertilità assoluta. “La Corte
costituzionale, nell’odierna Camera
di Consiglio -si legge nel comunicato
di tre righe diffuso dall’ufficio stampa
della Consulta- ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 4,
comma 3, 9, commi 1 e 3, e 12, comma1, della Legge 19 febbraio 2004, n.
40, relativi al divieto di fecondazione
eterologa medicalmente assistita”. I
giudici costituzionali hanno accolto i ricorsi presentati dai tribunali di Milano,
Firenze e Catania. Abbiamo parlato
della pronuncia con Alberto Gambino,
ordinario di diritto privato e direttore
del Dipartimento di scienze umane
dell’Università europea di Roma.
Come valuta la sentenza?
“Si tratta di una decisione gravissima
con la quale gli interessi del nascituro
vengono fatti retrocedere di fronte a
un presunto diritto degli adulti alla
genitorialità. Il divieto di fecondazione eterologa manteneva intatta
una visione della famiglia secondo
la quale il dato biologico coincideva
con il dato sociale. Il ricondurre le
tecniche di fecondazione artificiale
nell’ambito dei soggetti che convivono quotidianamente con il figlio era
un modo per lasciare inalterato il
rapporto tra padre e madre naturale
e padre e madre sociale. Due sole
figure genitoriali. La caduta del divieto
dell’eterologa apre invece ad un terzo
soggetto: il donatore esterno, estraneo
alla famiglia, ma che entra dal punto
Vita
La
n. 15 20 Aprile 2014
GIURISPRUDENZA CREATIVA
Il matrimonio gay
di Grosseto?
che si tratta di una decisione relativa
al caso singolo, ma segnala questa
tendenza non tanto a dare attuazione
alla disciplina normativa, ma a innovare
modificandola, intervenendo in ambiti
particolarmente sensibili come quelli
del diritto della persona e del diritto
di famiglia.
Viene legittimato dalle
aule dei tribunali, quindi, ciò
che non passa per legge?
Questa decisione mi pare sbagliata.
Peraltro non è definitiva se il pubblico
ministero, che aveva espresso parere
contrario, la impugna in appello, come
risulta dalle sue ultime dichiarazioni.
Ribadisco, tuttavia, che si tratta di una
singola sentenza, non costituisce un
indirizzo giuridico.
È però in grado d’influenzare l’opinione pubblica e
future decisioni in merito?
L’ordinamento non prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso,
quindi è proprio una fuga in avanti, anzi,
una decisione estremamente creativa. È
vero che, nella pubblica opinione, chi ha
maggiore originalità di pensiero ottiene
più risonanza, che magari da qualcuno
viene pure cercata. Ma non si può
proprio dire che questa sentenza sia
un indirizzo giurisprudenziale.
L’avvocato della coppia
ha argomentato che la normativa non precisa che il
matrimonio debba essere
contratto tra persone di sesso diverso…
Il Codice civile e la Costituzione lo
danno per scontato. All’epoca dei padri
costituenti non era certo in discussione
che il matrimonio lo contraessero un
uomo e una donna. Il legislatore può
disciplinare anche in modo differente. Ma che un giudice, sulla base di
un’interpretazione lessicale, innovi così
profondamente l’ordinamento è una
singolarità.
È forse il caso di richiamare a livello legislativo
la differenza sessuale tra i
coniugi, come avvenuto di
recente in Croazia tramite un
referendum?
Non occorre nulla di più esplicito.
Semmai bisogna fare qualcosa se si
vuole disciplinare una forma di unione
tra persone dello stesso sesso, ma questo è compiuto del legislatore, non di un
interprete come la magistratura.
Ieri la sentenza della Corte costituzionale sulla fecondazione eterologa, oggi
questa. Sembra che le decisioni sensibili vengano prese
fuori dai luoghi deputati a
legiferare.
Il caso della Corte è diverso. Lì il
riferimento - criticabile o meno - è il
FECONDAZIONE ETEROLOGA
Una terza
figura genitoriale?
‘’Una decisione gravissima’’ per Alberto Gambino, ordinario di diritto privato e
direttore del Dipartimento di scienze umane dell’Università europea di Roma
di Giovanna Pasqualin Traversa
di vista biologico a farne parte”.
Una pronuncia che quindi
“scardina” la concezione
della famiglia…
“A risentirne sono in particolare gli
articoli 29 e 30 della Carta costituzionale, il primo già vittima di un ‘attacco’
con l’apertura della legge 40 anche a
coppie non sposate, il secondo perché
la sentenza ribalta la centralità dell’interesse del figlio sulla quale sembra
prevalere il già citato presunto diritto
alla genitorialità. Un presunto ‘diritto’,
appunto. Occorrerà attendere la pubblicazione della sentenza, ma se la
Consulta stabilisce l’incostituzionalità
di una norma di divieto, si presume che
quest’ultima ‘contraddica’ un principio
o un diritto sancito dalla nostra Carta.
Quale, nel caso di specie? Dobbiamo
ritenere che per i ‘giudici delle leggi’ il
desiderio di un figlio venga assurto, di
fatto, a diritto?”.
Quali altri aspetti della sentenza ritiene problematici?
“La Corte non ha fatto cadere soltanto
il divieto dell’eterologa, ma pure il divieto di disconoscimento della paternità
da parte del coniuge o convivente
della madre del bambino, insomma
del ‘padre sociale’, e di conseguenza
anche il divieto del donatore di avere
relazioni parentali con il nato e di far
valere nei suoi confronti alcun diritto.
Proprio perché consapevole di una
forzatura, quella di introdurre un
elemento esterno, la Corte sembra
aver ritenuto che questa forzatura
non potesse spingersi fino al punto di
fingere che non esista questo soggetto
esterno. Esiste inoltre anche il diritto
del figlio, ribadito di recente dalla stessa Corte, a risalire alle proprie origini
biologiche, e quindi all’identità del
donatore di gameti. In questo scenario
l’attivazione di relazioni tra il donatore
e il nato diviene una possibilità reale.
Un ragionamento sconcertante, quello
dei giudici, ma intrinsecamente logico:
aprendo all’eterologa non si sarebbe
potuto fare altrimenti”.
Fin dall’inizio la legge 40
ha subito diversi attacchi
e tentativi di progressivo
smantellamento…
“La questione è delicata, in particolare
perché si tratta di una legge non solo
approvata in Parlamento, ma pure
confermata dal referendum del 2005.
Dopo la sentenza di ieri ci si potrebbe
chiedere quanto i giudici della Consulta siano effettivamente rappresentativi
dello spirito della Costituzione e dello
spirito del popolo.Verrebbe da dire che
se ne sono allontanati”.
Che cultura giuridica esprime la pronuncia della Corte?
“Oggi occorre parlare di culture
giuridiche al plurale. Negli ultimi
20 anni abbiamo assistito a metodi
molto diversi di interpretazione della
legge. Da un lato quello che si ispira
a quanto affermato dalla legge e
dai testi normativi; dall’altro quello
riconducibile alla convinzione che, a
prescindere dal disposto legislativo, sia
più ‘interessante’ sentire che cosa dice
la società e occorra quindi ricalibrare
la legge secondo le aspettative sociali.
La prima impostazione è certamente
più fedele al significato della carta
costituzionale, che comunque è anche
espressione di una volontà popolare,
ma la sentenza di ieri ha sposato di
più la seconda tesi”.
Intravvede il rischio di un
mercato di gameti?
“La decisione dei giudici apre al ricorso
a gameti estranei, ma la loro commercializzazione rimane vietata e le
procedure devono essere eseguite nei
centri di procreazione medicalmente
assistita pubblici o accreditati. Occorrerà tuttavia un’azione di monitoraggio
da parte del ministero della Salute”.
rispetto della Costituzione. Bisogna vedere le motivazioni della sentenza. Quel
che appare, guardando alla decisione
della Corte, ma anche all’andamento
complessivo della giurisprudenza, è
l’esigenza di disciplinare una tutela
dell’embrione.
Queste decisioni richiamano il parlamento a dare
norme chiare su questioni
che ora sono significative e
sensibili?
Occorre aprire una riflessione
profonda su valori molto importanti e
verificare, nelle modalità e con i termini
che la democrazia pluralista consente,
quali sono le soluzioni che rispettano i
diritti fondamentali, i quali sono orientati al bene comune e non alle pulsioni
soggettive.
SOCIETÀ
Alcol, amore
e odio
di Andrea Casavecchia
È
trascorso poco tempo da
quando abbiamo incontrato
la “neknomination”, quella
pericolosa gara, nata sui social
network, tra adolescenti che si sfidano
a bere smoderatamente. Questa è però
soltanto una delle modalità in cui si è
esposti al rischio. L’annuale rilevazione
Istat su “Usi e abusi di alcol” ci mostra
che si eccede nel bere soprattutto nei
luoghi classici, come bar e discoteche,
mentre si riscontrano più facilmente tra
gli anziani e tra i giovani, in particolare
tra i maschi. Due delle fasce più trascurate della popolazione italiana.
Negli ultimi dieci anni cresce in Italia il
consumo di alcol occasionale dal 37,6%
al 41,2% come aumentano i bevitori di
alcolici lontano dai pasti dal 24,8% al
25,8%. Sono due campanelli di allarme
sulle possibilità di abusare nel bere. Il
primo caso indica la possibilità di concentrare il consumo in un’unica volta,
che si collega alle uscite serali proprio
quando è possibile andare nelle discoteche, nei pub o nei bar. Il secondo caso
favorisce la possibilità di ubriacatura. La
rilevazione poi illustra i comportamenti
a rischio che coinvolgono più di 7 milioni
di cittadini. Soprattutto sono diffusi tra
i maschi e si concentrano in due fasce
della popolazione: il 38,6% gli anziani
over 65 e il 23% dei giovani tra i 18
e i 24 anni.
La rilevazione segnala anche un altro
importante dato: negli ultimi dieci anni
la quota di persone che ha consumato
una bevanda alcolica durante l’anno
diminuisce: passa dal 68,7% al 63,9%.
Aumentano gli astemi. Una tendenza
che prende piede anche in Europa,
tanto che in Gran Bretagna, nascono
dei “locali analcolici” dove si possono
bere solo analcolici.
Prende piede un comportamento polarizzato: bere sì, bere no. In questo modo
si segnala una tendenza a estremizzare,
si è a favore o contro. Evitare o eccedere
erodono la dimensione della moderazione, che è una virtù per coltivare il gusto
e i sapori. In entrambi i casi si mostrano
dei limiti. Da una parte, si trascura
l’importanza di percezione del rischio
che aiuta a valutare le conseguenze
delle nostre azioni. Dall’altra, si può
diventare succubi della trasgressione.
Invece, coltivare il gusto serve a conoscerci meglio. Evitare completamente
un comportamento o abusarne, mostra
una resa o un’incapacità di dominarsi
e di essere liberi di scegliere. Mostra i
limiti della nostra tradizione educativa
che non riesce a trasmettere una cultura popolare, sapienziale che guida a
dare sapore alla vita.
Vita
La
Gli equilibri
sono ancora
fragili nel Paese
che è da anni
alla vana ricerca
di una solidità
istituzionale
dall’estero
n. 15
20 Aprile 2014
IRAQ
Alla ricerca di un
governo stabile
di Angela Carusone
A
più di dieci anni
dalla guerra, l’Iraq
resta un Paese
instabile dilaniato
dalle violenze settarie e dal
terrorismo jihadista. La caduta
della dittatura ha fatto riemergere le rivalità etnico-religiose
tra le comunità di sciiti e
sunniti, e la situazione politica
rimane lontana da quanto
auspicato per il Paese dalla
comunità internazionale.“Fare
un bilancio della situazione
irachena è estremamente difficile – spiegano i ricercatori – e
ancor più complicato è capire
cosa il futuro potrà riservare”.
Seppure non sia possibile
definire l’Iraq post Saddam un
modello di democrazia, Baghdad è riuscita a organizzare
dal 2005 sei votazione su scala
nazionale e si appresta a tenere un nuovo round elettorale
in aprile. La regione autonoma
del Kurdistan, inoltre, è divenuta in questi anni un vero
e proprio luogo di raccolta
degli investimenti, soprattutto grazie alla sua stabilità e
allo storico riavvicinamento
L’
con Ankara. “Anche sul piano
regionale si sono registrati
importanti passi avanti – ricordano gli analisti – al di là
dell’influenza che diversi attori
mediorientali (e non) ancora
esercitano, l’Iraq è riuscito a
recuperare un proprio ruolo
internazionale”.
Ora, però, nuove sfide minacciano il futuro, soprattutto
nell’ambito della sicurezza. Gli
oltre settemila morti registrati
nel 2013, il numero più alto
dal 2008, hanno rievocato lo
spettro della guerra civile che
ha rischiato di travolgere le
fragili fondamenta del sistema
iracheno.Al di là del mero dato
numerico, a preoccupare è la
progressione dello stesso, dato
che il numero delle vittime a
seguito di scontri di natura
politico- settaria del primo
trimestre 2013 si è attestato
a quota mille, per poi raddoppiare nei tre mesi successivi e
superare gli oltre tremila morti
nel terzo trimestre. Tutto ciò,
tra l’altro, all’interno di un contesto regionale tutt’altro che
confortante, con la lunga crisi
siriana e la battaglia in proposito ingaggiata per procura tra
Teheran e Ryad.
A soffiare ulteriormente
sul fuoco hanno poi contribuito le complesse dinamiche
politiche irachene e soprattutto –secondo gli analisti– le
responsabilità del primo ministro Nuri al-Maliki. “Questi
– sottolineano – confermato
alla guida dell’esecutivo nel
2010, non ha mantenuto fede
agli impegni presi con i partner
di governo sunniti estendendo
al tempo stesso la propria
autorità sui centri nevralgici
del Paese, e scatenando le ire
dell’opposizione. Gli ultimi
due anni hanno visto, inoltre,
una significativa ripresa della
polarizzazione etno-religiosa,
alimentata in buona parte dalla
dura presa di posizione del
primo ministro nei confronti
della comunità arabo sunnita”.
È in questo contesto che
va collocata l’escalation di
violenza registrata nelle ultime settimana nella provincia
orientale di al-Anbar, la difficile
regione in gran parte desertica,
vasta un terzo del territorio
iracheno e posta in prossimità dei confini della Siria. Le
sue città, Ramadi e Falluja, un
tempo roccaforti delle più
importanti formazioni dell’insurrezione arabo-sunnita, sono
divenute il teatro di uno scontro dai contorni scivolosi e
tutt’altro che definiti.
“Le cause dell’involuzione
che si registra in Iraq –sottolineano gli studiosi– sono di
carattere interno e regionale.
Le prime sono da ricercare
nell’incapacità delle forze
politiche di gestire il necessario governo di coalizione
la cui costituzione era stata
propiziata sia dagli Stati Uniti
sia dall’Iran”. La repressione
delle proteste inizialmente
pacifiche, condotta violentemente da apparati di sicurezza
sempre più identificati con il
potere personale del primo
ministro, ha riaperto spazi alla
lotta armata. E, d’altro canto,
sul piano regionale i Paesi
vicini hanno continuato a non
favorire la stabilizzazione.
Si sa che senza il concorso
convergente dei Paesi vicini
all’Iraq, l’Iraq non potrà essere
stabilizzato. La grande intesa
con l’Iran che si va profilando
dovrebbe portare nel tempo
a tale risultato: ma intanto le
resistenze regionali e questo
sviluppo accentuano in un
più o meno breve periodo le
spinte destabilizzanti.
POVERTA’ E PERSECUZIONI
estremismo
islamico e la
feroce contrapposizione
tra i partiti che sono al
governo e all’opposizione,
determinano un clima di
terrore in Bangladesh. A
farne le spese sono le parti
più deboli della popolazione, come i cristiani. La
persecuzione si scatena
soprattutto contro i convertiti dall’Islam.
La condizione dei cristiani è peggiorata, sia per la presenza dell’estremismo islamico
sia per la feroce contrapposizione tra i due partiti che gestiscono, al governo e all’opposizione,
le sorti del Paese. Nel mirino i musulmani convertiti al cristianesimo
Il rogo doloso
di Umberto Sirio
di una casa nel
villaggio di
Goualliapara.
“Tre giorni prima dell’incendio
abbiamo visto alcune persone
a noi sconosciute dietro alla
nostra casa. Hanno chiesto in
giro se ci vivevano dei cristiani.
Pensiamo che questo attacco
sia stato premeditato da loro.
Nel rogo abbiamo perso tutto,
anche la Bibbia e il crocifisso.
Tutto quello che ci è rimasto
sono i vestiti che indossavamo quando siamo fuggiti”. È
quanto ha raccontato ad Asia
News, Shipra Palma, scampata insieme ai suoi due bambini e alla suocera all’incendio
della sua casa, nel villaggio di
Goualliapara, appartenente
alla parrocchia di Dharenda
(diocesi di Dhaka), in Bangladesh. Si sono fatte due ipotesi
rispetto a quest’atto doloso:
può inserirsi nel clima di
minaccia alla sicurezza della
Il Bangladesh
è una bomba
pronta a esplodere
popolazione che vive il Paese
da diversi mesi o può essere
direttamente attribuito alla
matrice integralista islamica.
Una bomba
pronta ad
esplodere
Nel luglio scorso, la responsabile internazionale della
sezione Asia di Aiuto alla
Chiesa che soffre,Véronique
Vogel, dichiarava: “Il Bangladesh è una bomba pronta a
esplodere: una nazione estremamente povera con serissimi problemi sociali e in cui il
fattore religioso viene spesso
strumentalizzato per fini politici”. “Ad alimentare i disordini - aggiungeva Vogel - sono
soprattutto ragioni politiche
e sociali e perfino la terra da
coltivare. Alcuni gruppi tentano di raggirare cittadini poveri
e con un basso livello di istru-
zione per cercare d’impadronirsi dei loro appezzamenti.
Se poi i proprietari terrieri
appartengono a due gruppi
religiosi diversi, la questione
degenera rapidamente in conflitto politico-religioso”. Il momento delicato che attraversa
il Paese, si ripercuote sulla
comunità cattolica, che conta
318mila fedeli su una popolazione totale di oltre 164milioni di abitanti; i musulmani,
prevalentemente sunniti,
rappresentano poco meno del
90%. Nel suo ultimo rapporto,
l’organizzazione Porte Aperte
certifica che la condizione dei
cristiani è peggiorata, sia per
la presenza dell’estremismo
islamico - alcuni gruppi cercano di spingere il governo
a modificare la Costituzione
in alcuni punti fondamentali,
in particolare chiedono di
stabilire la Sharia - sia per la
feroce contrapposizione tra i
due partiti che gestiscono, al
governo e all’opposizione, le
sorti del Paese. A pagarne le
spese sono, ovviamente, i più
deboli.
I più perseguiti
sono i credenti
ex-musulmani
A soffrire la persecuzione
sono le comunità cristiane storiche -come la chiesa cattolica
-le chiese non tradizionali protestanti e i cristiani convertiti
dall’Islam. Le chiese, in particolare le comunità familiari
dove si incontrano i credenti
ex-musulmani, preferiscono
non mostrare i simboli cristiani per evitare di essere visibili.
A volte, persino i vicini delle
chiese storiche incontrano opposizioni e restrizioni se esse
esibiscono una croce o altri
simboli religiosi. La conversio-
ne non è vietata dalla legge,
ma la pressione per abiurare
la fede cristiana viene esercitata da familiari, amici e
vicini di casa. I cristiani sono
discriminati nella loro vita privata, così come nella loro vita
lavorativa. Ci sono state diverse segnalazioni di cristiani che
hanno dovuto chiudere i loro
negozi o le aziende a causa
delle pressioni da parte della
maggioranza musulmana. I
bambini degli ex-musulmani si
trovano ad affrontare discriminazioni e pregiudizi da parte
degli insegnanti e dei compagni di scuola. Chi si converte
viene frequentemente isolato
dalla sua famiglia e perfino la
registrazione anagrafica dei
figli può essere problematica.
Nella maggior parte dei casi,
infatti, i bambini vengono
registrati in modo automatico
come musulmani.
15
Dal mondo
Consultorio
in Moldavia
Attivo in Moldavia dal
2000, l’Mcl ha contribuito
in virtù dei fondi costituiti
dalla raccolta del 5x1.000
alla creazione in loco
del primo consultorio
familiare cattolico, struttura ispirata ai princìpi di
condotta cristiana, volta al
rispetto della vita e della
famiglia, impegnata nel
campo dell’educazione ai
giovani e nell’emancipazione delle fasce deboli. Il
centro è sorto a Chlsinau
(Klsinev), capitale della
Moidavia nell’oriente europeo, grazie anche alla
fondazione Regina Pacis:
la sua nascita manifesta
concretamente la volontà di essere presenti in
una società sofferente e
bisognosa di recuperare
i valori fondanti la vita
umana.
Senzatetto
in Europa
Meno della metà delle
case vuote esistenti in Europa sarebbe sufficiente a
soddisfare le necessità dei
4,1 milioni di senzatetto
del vecchio continente. La
“classifica della vergogna”
così definita dal Guardian
quotidiano londinese
dopo l’esame dei dati
sulle case vuote accertate
nel 2012 in ogni nazione,
è capeggiata dalla Spagna
(3,4 milioni di case vuote seguita dalla Francia
(2,4 milioni), dall’Italia (2
milioni), dalla Germania
1,8 milioni), dalla Gran
Bretagna oltre 700mila).
A gennaio i governi nazionali sono stati sollecitati
dal parlamento europeo
ad imporre che gli alloggi
vuoti siano messi a disposizione dei senzatetto.
Corea del
Nord dall’alto
La Corea del Nord osservata dallo spazio appare come macchia scura
circondata da migliaia di
punti luminosi, risultato
dell’isolamento di una
terra fra le più povere
del pianeta. Affiancata da
due giganti dell’economia
asiatica, Cina e Corea del
Sud, la Corea del Nord
è un paese con grattacieli e metropolitane
mai utilizzati, afflitto da
carestie e da carenza di
beni di prima necessità,
luogo dove larga parte
della popolazione vive di
un’agricoltura arretrata
e non produttiva. Per
risparmiare elettricità, di
notte Pyongyang stacca la
corrente in tutta la nazione che così resta al buio,
mentre Cina e Corea del
Sud consumano energia in
forti quantità e appaiono
sempre illuminate.
16 musica e spettacolo
MUSICA
Nicola Piovani,
la musica è bella
N
on è così che
s’intitola il libro
autobiografico di
Nicola Piovani,
uscito per i tipi di Rizzoli lo
scorso febbraio, bensì “La
musica è pericolosa”, cioè
-secondo lui- può impossessarsi di chi ne resta affascinato
in modo totale ed esclusivo.
Torto non ha. Il titolo di
questo articolo, invece, vuol
rimandare più che ad un’ovvietà banalotta piuttosto al
titolo del film che a Piovani
ha dato fama internazionale
ed Oscar, “La vita è bella”,
diretto e interpretato da quel
Roberto Benigni con cui aveva
cominciato a collaborare sin
dai tempi del recital “TuttoBenigni”. Sia il motivo più gioioso
di “Buongiorno principessa”
(reso canzone da Noa), sia il
tema struggente di “Abbiamo
vinto!”, commentano con
eccezionale pertinenza il film,
ogni nota è -come direbbero
gli esperti- contestuale all’immagine: il commento musicale,
per sua natura, extradiege-
T
orna alla sua
passione per il
cinema Walter
Veltroni, parlamentare per più legislature
fino al 2013, ministro dei
Beni culturali, Sport e Spettacolo nel primo governo
Prodi. Lo fa cimentandosi
nella regia del documentario “Quando c’era Berlinguer”, in questi giorni
nelle sale dei cinema. Un
cast prestigioso, con tra
gli altri il presidente della
Repubblica on. Giorgio
Napolitano, la figlia Bianca
Berlinguer, Emanuele Macaluso, il fondatore e già
direttore del quotidiano La
Repubblica Eugenio Scalfari,
Alberto Franceschini. Non
una biografia completa,
bensì il racconto del modo
in cui l’azione politica e la
figura stessa di Enrico Berlinguer è stata vissuta da
un ragazzo (Veltroni) non
proveniente da una famiglia
comunista, ma affascinato
dall’opera coraggiosa di un
uomo che allora guidava
il Partito comunista verso
approdi inimmaginabili in
termini di nuovi scenari
politico-culturali e di consenso popolare. Il racconto
dei successi berlingueriani
ma anche degli aspetti
di solitudine dell’uomo
politico, legando i ricordi
personali dell’autore con
quelli dei protagonisti del
tempo. Immagini di repertorio ed interviste a chi
l’ha conosciuto, ha vissuto
o lavorato al suo fianco.
L’autobiografia è in libreria
di Francesco Sgarano
tico, qui compie il miracolo
di penetrare nel sostrato
intradiegetico della pellicola.
Chiedo scusa per i paroloni
specialistici ma nulla meglio
che una siffatta osservazione,
Vita
La
n. 15 20 Aprile 2014
secondo il mio parere, descrive la perfetta riuscita della
musica per film. In termini più
volgarizzati, senza l’intervento
di Piovani, “La vita è bella”
sarebbe un film meno incisivo,
proprio come quelli di Leone
senza Morricone o quelli di
Spielberg senza John Williams.
Potremmo andare avanti per
ore con questo giochino, che
peraltro abbiamo già tentato
di fare qualche mese fa coi
direttori della fotografia. Ma
il cinema è lavoro d’equipe
e i responsabili dei diversi
reparti della realizzazione di
un film sono molto di più che
semplici collaboratori. Piovani,
romano al cento per cento,
ha suonato nei piano-bar, nei
cabaret, ha accompagnato
film muti di Stanlio e Ollio,
ha scritto per il teatro, anche
canzoni (splendida quella con
Cerami per Benigni, “Quanto t’ho amato”) ma è nella
decima musa che ha trovato
il suo terreno più fertile. Si
scorre la sua filmografia e,
di prim’acchito, si nota che,
CINEMA
Quando c’era
Berlinguer
riemergendo alla memoria,
almeno per certi film scialbetti, alcune sue musiche sono
proprio sciupate. Nessuno
dei film di Bellocchio dei ‘70,
nemmeno “Salto nel vuoto”,
merita i bei commenti di Piovani, tre film che invece sono
stati valorizzati bene dalle
partiture del compositore
sono il capolavoro dei Taviani
“La notte di San Lorenzo”,
un episodio, a metà tra favola
e tragedia, della Resistenza
toscana, il successo della vecchiaia di un poco imborghesito
Monicelli, “Speriamo che sia
femmina” e uno dei migliori
Nanni Moretti, prima dello
sconfortante ingresso nel Pantheon dei pretesi autori senza
esserlo, “La messa è finita”.
Per Nanni, Piovani firma la
soundtrack di molti titoli, anche per quel bel film -nessuno
può negarlo- che è “La stanza
del figlio”, in cui certi suoni
paiono però essere modulati
su quelli fortunati appena sfornati per Benigni. Poi Fellini: il
maestro riminese s’era servito
per quasi tre decenni di Nino
Rota; sostituirlo era impresa
improba, eppure Piovani ha
probabilmente fatto la cosa
migliore dei tre ultimi film del
Federico nazionale:“Ginger e
Fred”, opaca filippica del mondo imbarbarito della televisione berlusconiana degli anni ‘80,
“Intervista”, amarcord un po’
autocompiaciuto e inutilmente autocelebrativo dei suoi inizi a Cinecittà, infine quell’esito
financo imbarazzante de “La
voce della luna”. Il musicista sa
dosare sapientemente tempi
veloci e moderati, sonorità
colte e circensi, inserti di fiati
e archi con consumato mestiere. E’ oggi uno dei maggiori
rappresentanti della musica
per film, un posto guadagnato
meritoriamente.
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Un film di Walter Veltroni
di Leonardo Soldati
Poca attenzione alla vita
personale, molta invece per
quella professionale, ricostruendo il percorso che
rende l’esponente politico
un simbolo di rettitudine
politica stimato anche dagli
avversari. L’indicativo titolo suggerisce la domanda
che accompagna tutto il
film: com’è possibile che la
morte di un politico abbia
originato un’adunata di
massa senza precedenti, in
occasione dei funerali, ed
una commozione generale
autentica e struggente?
Nella pellicola la voce fuori
campo di Veltroni, che sottolinea la maniera in cui la
propria storia politica agli
inizi si sia sovrapposta con
quella di Berlinguer, cercando di spiegare l’esponente
politico a chi non l’ha vissuto. Da qui il montaggio
di persone comuni, ragazzi
o adulti, ai quali viene chiesto chi fosse Berlinguer,
rispondendo con un misto
di ignoranza e conoscenza
dell’uomo. Nel film inoltre le testimonianze della
scorta, di operai a lui vicini,
del cantante Lorenzo “Jovanotti” Cherubini che Berlinguer personalmente non
l’ha conosciuto. Riportando
i numeri dei trionfi, il celebre segretario comunista
viene presentato come un
innovatore solitario, capace
di ribellarsi al Soviet, negando molti assunti fondamentali del comunismo ma allo
stesso tempo accrescendo
in maniera impressionante
il proprio seguito. Palese
la commozione di Veltroni, che concede diversi
momenti di poesia per
immagini: vecchie pagine del
quotidiano L’Unità al vento
nella piazza deserta, campi
assolati, musiche struggenti.
La commovente rievocazione del passato è però priva
di un rapporto che la stringa con l’attualità dei giorni
odierni.
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CHIUSO IN TIPOGRAFIA: 16 APRILE 2014