Bollettino numero 20 1998
Transcript
Bollettino numero 20 1998
✂ Sì, mi interesso all'ASPI. Vogliate inviarmi altre informazioni. Affrancare P.F. Non voglio più ricevere la vostra pubblicazione Vogliate inviarmi... esemplari del bollettino ASPI al seguente indirizzo: Ho pagato l'abbonamento alla rivista che desidero ricevere Nome: Cognome Via: Città: Tel. ASPI GR della Svizzera Italiana c/o Dr. A.Tonella Piazza Nosetto 4a 6500 Bellinzona N.20 OTTOBRE1998 Da ritagliare e inviare al seguente indirizzo: BOLLETTINO ASPI A ASSOCIAZIONE SVIZZERA PER LA PROTEZIONE DELL'INFANZIA GRUPPO REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA P.P. 6500 BELLINZONA 4 Editoriale Il maltrattamento sui minori Consenso in tema di abuso sessuale infantile La scuola di Tesserete premiata dal RES Progetto educativo: una bussola per la scuola media di Tesserete Risoluzione della giornata ASPI 1997 Regolamento scolastico del 18.10.1583 Attività e comunicati importanti Libri e recensioni Indice dei numeri da uno a venti ASSOCIAZIONE SVIZZERA PER LA PROTEZIONE DELL'INFANZIA GRUPPO REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA PRO MEMORIA Comitato Presidente Myriam CARANZANO med. dipl. Ar Mòor, Cagiallo - Tel. 091 943 57 47 Segretarie Chantal HEIZ, aiuto medico, Bellinzona Jenny LAZZAROTTO, aiuto medico, Biasca Cassiera Karin HEIZ, contabile, Bellinzona Membri Patrizia DELCÒ, avvocato, Cureglia Paola FERRARI, psicologa, Lugano Daniela LUETHY GRIGIONI, giornalista, Lugano Giancarlo BERNASCONI, ispettore scolastico, Manno Donato GERBER, pedopsichiatra, Bellinzona Pierre KAHN, psicologo, Canobbio Amilcare TONELLA, pediatra, Bellinzona Revisore dei conti Michela DELCÒ, avvocato, Giubiasco Redazione del bollettino Amilcare TONELLA, pediatra, Piazza Nosetto 4a, Bellinzona Tel. 091 825 52 52 - Fax: 091 826 14 70 Internet: http://www.aspi.ch (in preparazione) e-mail: [email protected] Apparizione 3 volte all'anno I versamenti vanno effettuati presso il: Credito Svizzero 6901 Lugano-UC, CCP 69-3008-1 a favore di: 810521-60 CS Bellinzona ASPI gruppo regionale della Svizzera Italiana-Bellinzona Copyright: Riproduzione autorizzata citando la fonte Impaginazione: Laser - Fondazione Diamante - Lugano Stampa: 1800 copie - Tipografia Coduri e Bremer - Lugano stampato su carta rispettosa dell'ambiente Fotografia: anonimo biaschese ✂ Chi vuole entrare a far parte del nostro Gruppo Regionale della Svizzera Italiana dell’Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia deve: 1. chiedere di far parte dell’Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia: Brunnmattstrasse 38, casella postale 344, 3000 Berna 14 tel. 031 382 02 33, Fax 031 382 45 21 2. versare la quota sociale (attualmente 50 fr.), dell’Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia a Berna CCP 30-12478-8 3. annunciarsi alla segretaria del Gruppo Regionale (vedere pag. 2 l'indirizzo) per avere il materiale. Si rimane membri del Gruppo Regionale pagando annualmente la sola tassa sociale all'ASPI di Berna Il Bollettino lo si può ricevere versando 30.– fr. (50.– fr. per associazioni, scuole, enti, ecc.) sul nostro conto. Ogni offerta superiore ai 50.– fr. fa scattare automaticamente l'abbonamento. Ogni offerta è ben accetta e ci permette di continuare il nostro lavoro. Credito Svizzero 6901 Lugano-UC CCP 69-3008-1. a favore di: 810521-60 CS Bellinzona ASPI gruppo regionale della Svizzera italiana-Bellinzona Le vostre osservazioni ci interessano, qui avete uno spazio a vostra disposizione: Indice EDITORIALE 4/7 IL MALTRATTAMENTO SUI MINORI 8/10 CONSENSO IN TEMA DI ABUSO SESSUALE INFANTILE 11/14 LA SCUOLA MEDIA DI TESSERETE PREMIATA DAL RSES 15/17 PROGETTO EDUCATIVO: 18/20 UNA BUSSOLA PER LA SCUOLA MEDIA DI TESSERETE IL RAPPORTO DEL 1992, A CHE PUNTO SIAMO? 21/29 RISOLUZIONE DELLA GIORNATA ASPI 1997 30/32 REGOLAMENTO SCOLASTICO DEL 18.10.1583 33/35 ATTIVITÀ E COMUNICATI IMPORTANTI 36/42 LIBRI E RECENSIONI 43/64 INDICE DEI NUMERI DA UNO A VENTI 65/69 3 E così sono giunto al numero 20 di questo nostro Bollettino, sarebbe un occasione degna di festeggiamenti anche perchè dalla fondazione nel 1991 del nostro Gruppo regionale dell’ASPI molte cose sono cambiate. La sensibilità della gente verso i problemi dell’infanzia maltrattata è decisamente aumentata e ora anche le autorità sembrano interessarsi maggiormente. Le nostre autorità del mondo della scuola se dieci anni fa erano contrarie a fare circolare nella scuola lo spettacolo teatrale per la prevenzione degli abusi sessuali “bouches décousues” e più tardi avevano bloccato la cassetta video di A. Schmid “Grida il tuo NO” ora da qualche anno 4 stanno realizzando una formazione a tappeto dei docenti in tema di maltrattamenti all’infanzia e prevedono di ulteriormente migliorare le strategie di approccio al problema con la pubblicazione di un libretto di informazione e consigli di intervento per tutto quello che tocca il problema della violenza. Non bisogna poi dimenticare che singoli istituti scolastici hanno affrontato il tema della violenza con lavori e discussioni. I maltrattamenti all’infanzia vanno combattuti, questo era e resta il nostro obiettivo numero uno ma un grande lavoro va fatto nel campo della prevenzione, infatti se i nostri bambini ed adolescenti potessero crescere maggiormente rispettati non dovremmo più dover lottare contro i maltrattamenti. Appunto in questa direzione vedo una possibilità concreta nel progetto di prevenzione primaria di promozione della salute in ambito scolastico.1 La definizione di salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dice: Salute è uno stato di completo benessere fisico, spirituale e sociale e non soltanto l’essere esente da malattie o infermità. La lotta ai maltrattamenti infantili rappresenta quindi uno degli 1 obiettivi per raggiungere “la salute”. Un plauso quindi ai docenti della Scuola di Tesserete che dal 1995/96 hanno iniziato un progetto che tocca le varie fasce di età dei ragazzi della loro scuola media e che ci rallegriamo oggi di poter pubblicare su questo Bollettino (vedere “Progetto educativo: una bussola per la scuola media di Tesserete” a firma Fausto Poretti a pagina 49). Questa inziativa ha ricevuto un premio a livello federale e la nostra Presidente Myriam Caranzano a pagina 47 lo commenta. Il 29 novembre 1997 l’ASPI con la sua giornata di formazione organizzata in collaborazione con il “Réseau Suisse d’Écoles en Santé” ha dedicato un momento particolare di riflessione terminato poi con la “Risoluzione” che troverete a pagina 54. Mi permettete poi, care lettrici e cari lettori, di proporvi un documento vecchio di oltre 400 anni che tocca l’organizzazione della scuola e che trovo interessante per due motivi, il primo per come deve comportarsi il docente verso i suoi scolari e il secondo come deve intervenire per combattere l’indisciplina (vedere a pagina 56 “Regolamento scolastico del 18.10.1583” di Ferri e Giberti). In questo numero del Bollettino ampio spazio è stato dato al problema dei maltrattamenti in generale pubblicando a pagina 9 il lavoro che Raffaella Brenni ha presentato al prof. Herzka Vedere anche il recente articolo di Gianmarco Petrini dal titolo “ La promozione della salute nella scuola” apparso in “Scuola ticinese” nr 222 del giugno 1998 (To). 5 per l’ottenimento del suo diploma in psicologia clinica all’Università di Zurigo il (1997). Fino ad oggi i nostri Bollettini hanno presentato articoli dedicati a vari argomenti sul tema dei maltrattamenti ma non hanno mai presentato un lavoro che sintetizzasse il problema. Molti per la verità sono stati i/le giovani studenti/esse che in questi anni hanno scritto lavori di seminario o di diploma sul tema dei maltrattamenti, alcuni anche giunti alla redazione, sicuramente ciò rappresenta un indice della migliore sensibilità e preparazione dei nostri professionisti. Non li abbiamo mai pubblicati perchè sono sempre stati lavori di ricerca molto voluminosi. Questo che oggi pubblichiamo, tradotto dall’originale in tedesco, ha voluto essere sintetico, con i pregi ed i difetti che una sintesi in questo campo può rappresentare. Alla fine però i/le lettori/ trici troveranno una lista bibliografia che permetterà loro, se interessati, di approfondire gli argomenti toccati. La dottoressa Marinella Malacrea mi ha inviato la “Dichiarazione di consenso in tema di abuso sessuale all’infanzia” (vedere a pag.41), che il 21 marzo 1998 a Roma, è stato stilato dal Coordinamento Nazionale (italiano) dei Centri e dei Servizi di prevenzione e trattamento dell’abuso in danno ai minori. Nel nostro Paese una simile dichiara- zione di consenso non è mai stata discussa. Infatti, malgrado che il concetto di “collaborazione” e di “interprofessionalità” sia sulla bocca di tutti gli operatori, si stenta ancora a fare cadere le barriere che separano i vari settori professionali e ognuno tende ancora a proteggere il proprio orticello. Le ricadute finanziarie della Legge federale di aiuto alle vittime di reati, ha permesso la realizzazione e la sovvenzione di gruppi di intervento nel campo dei maltrattamenti sui minori che così hanno voluto primeggiare su altri in barba alla tanto proclamata “collaborazione”. La Confederazione svizzera con le sue autorità federali, si trincera dietro al fatto che non ha le competenze necessarie per intervenire e lascia che siano i Cantoni ad organizzarsi e così in Europa restiamo, per quanto concerne la lotta ai maltrattamenti sui minori e la loro prevenzione in posizione secondaria. Un plauso quindi ai nostri vicini che hanno saputo realizzare questo documento di non facile realizzazione se si pensa alle variegate ideologie e opinioni sul tema dell’abuso sessuale. Esiste comunque un acuto bisogno di chiarezza e di un consenso di base per gli interventi in questo campo così delicato ed io non posso che sognare che un giorno anche in Svizzera si giunga a tanto. 6 In Italia la Legge obbliga tutti gli “esercenti la professione sanitaria” pubblici i privati che siano a denunciare la maggioranza dei casi di abuso all’infanzia, ed i processi sono a porte chiuse (anche se la stampa lo viene a sapere dagli intervistati, magari dai difensori dell’imputato, e in maniera ovviamente di parte (come mi diceva la dottoressa Malacrea). Da noi manca già una tale base di partenza. Ogni Cantone si da la legge che vuole magari cozzando contro la disposizione federale che regola il segreto medico come nel caso della legge sanitaria, cantonale ticinese, del 1968 che obbliga gli “operatori sanitari” a denunciare all’autorità penale la malattia, l’incidente o la morte subentrati per causa certa o sospetta di reato (ed il maltrattamento sui minori è un reato)! Persino il concetto di “processo a porte chiuse” nei casi di vittime di reato sessuale garantito dalla legge federale di aiuto alle vittime di reati viene interpretato in maniera differente da cantone a cantone, infatti, ad esempio, in Ticino, la stampa accreditata può parteciparvi con l’impegno a non riferire dettagli che possano permettere l’identificazione della vittima o dell’autore. Ma a questo proposito gli esempi negativi si sprecano! Il campo degli abusi sessuali è un campo che incrocia spesso il percorso della giustizia e non si può farne astrazione, per questo motivo una legislazione chiara che tenga conto delle recenti ricerche in questo ambito e che possa anche rappresentare la base per costruire un intervento preventivo ad ogni livello andrebbe studiata anche nel nostro Paese. La dichiarazione di consenso italiana a mio avviso avrebbe dovuto ricordare anche le autorità politiche e il mondo della scuola per poter avere ancora più possibilità di realizzare concrete misure di intervento anche nel campo della prevenzione e della cura. Senza un sostegno politico ed in ultima analisi un deciso sostegno finanziario ed un coinvolgimento dei centri nazionali di formazione e di ricerca molte iniziative rischiano di restare vuoti intenti programmatici. Miglioramento della formazione ad ogni livello (anche giudiziario e medico), stretta e aperta collaborazione interdisciplinare senza timori di perdite di potere o di facciata sono obiettivi da realizzare nel prossimo immediato futuro. Chissà se un giorno anche la Svizzera avrà il suo “consensus”? Si dice che le utopie di oggi possono diventare la realtà di domani! Festeggiamo il ventesimo numero pubblicando la lista completa di tutti gli articoli di fondo dal primo numero ad oggi, in ordine alfabetico di argomen7 to, con l’indicazione del o degli autori e le indicazione per ritrovarli (numero del Bollettino e pagina). E come ogni associazione dinamica, ogni tanto modifichiamo i nostri statuti per meglio adattarci alle nuove condizioni. Così oggi ho piacere di presentare come “inserto” gli statuti del nostro Gruppo, revisionati a fondo lo scorso anno ed ora formalmente accettati anche dal nostro Comitato centrale dell’ASPI Per quanto concerne la nostra attività andate a pagina 59. Il nostro Gruppo lavora, il prossimo mese di novembre (ricordatevi la data della nostra assemblea annuale: 20.11.1998!) partirà la nostra linea telefonica GeniAL di aiuto ai genitori in difficoltà. Per i fruitori di Internet sarà piacevole trovare che ora, grazie alla Ad Hoc Informatica di Bellinzona, anche il nostro gruppo ha il suo sito web sotto l’indirizzo: http://www.aspi.ch e un E-mail:[email protected] Il signore e la signora Pisani (grazie Pietro, grazie Delia per questo vostro “volontariato”!) stanno preparando la documentazione e la grafica necessaria, ci saranno anche delle novità ad esempio una rubrica di libri per l’infanzia curata da Delia Eusebio Pisani con la collaborazione di Dario Leo e Antonella Scalzi della Libreria dei Ragazzi di Mendrisio. Essa é dedicata alla prevenzione nel campo dei maltrattamenti e tante altre cose... vedere per credere! In questo numero vi presentiamo i primi libri recensiti. La procura pubblica ci ha inviato il testo della perizia che ha commissionato ad un esperto bernese sulla nostra denuncia contro la pornografia dura su internet. Ne parleremo nel prossimo numero. Prima di terminare questo editoriale ho il piacere di salutare l'entrata nel Comitato del nostro Gruppo regionale di Patrizia Delcò, avvocato, che abita a Cureglia. Grazie per la disponibilità! Vi auguro una piacevole ed interessante lettura e arrivederci per il numero di Natale! Amilcare Tonella 8 Raffaella Brenni 1. Introduzione Ogni anno centinaia di migliaia di bambini sono vittime innocenti di maltrattamenti, ma raramente queste violenze vengono scoperte e la vittima aiutata, infatti nella maggior parte dei casi gli autori fanno parte della cerchia familiare o dei conoscenti più stretti della vittima. La vergogna, la paura di denuncie penali, il timore di ulteriori atti di violenza e di punizioni, 1 9 È stato preparato come lavoro scritto (“Dreitägige”) finale dell’esame di psicopatologia del bambino e dell’adolescente (Prof. dr. H.S. Herzka) per l’ottenimento della licenza in psicologia presso l’Università di Zurigo (1997). il ricatto affettivo che la vittima subisce, la paura della rottura dei legami familiari e la perdita del papà o della mamma e non ultimo il tabù sociale proteggono l’autore di queste violenze. La problematica della violenza sui bambini è diventata oggetto di pubblica discussione e meritevole di attenzione solo negli ultimi 50 anni circa, nonostante che i bambini siano vittime di violenze e sfruttamenti ormai da secoli. in quanto l’accettare il principio delle punizioni corporali apre la porta al deciso maltrattamento (Eckert et al., 1990; cit. da Rauchfleisch, 1994). Inoltre è nota la spirale perversa che porta il bambino maltrattato dai propri genitori a facilmente diventare a sua volta un genitore maltrattante (Rauchfleisch, 1994). Nel 1884 venne fondata in Inghilterra l’associazione per la protezione dell’infanzia, seguita dagli USA nel 1889, dall’Australia nel 1894 e dall’ Austria nel 1904. All’inizio di questo secolo nasceva anche in Svizzera una associazione per la protezione del bambino e della donna, questa associazione nel corso degli anni veniva poi assorbita dalla Pro Juventute per poi rinascere all’inizio degli anni ottanta a Berna (SKSB-ASPE-ASPI). Nel 1959 L’ONU si aprì ai bambini con la dichiarazione dei diritti del bambino. In essa fu codificato che i bambini quali individui hanno i propri diritti, indipendentemente dai diritti degli adulti. Nel 1976 a Ginevra fu fondata l’”Associazione Internazionale per la prevenzione degli abusi e delle trascuratezze infantili” (ISPCAN). In seguito a queste iniziative anche nei reparti pediatrici degli ospedali universitari svizzeri furono creati dei gruppi interdisciplinari per la protezione Lo sfruttamento, il maltrattamento infantile e l’uso della violenza hanno uno stretto legame con tradizioni religiose, politiche, sociali e culturali. I sacrifici dei bambini appartengono ai rituali più antichi di quasi tutte le religioni. Nel diritto romano il padre poteva rigettare il proprio figlio o figlia, venderlo, ucciderlo, offrirlo come sacrificio agli dei oppure sbarazzarsene in qualche altro modo. Nella maggioranza della nostra popolazione è ancora in uso infliggere dure punizioni fisiche ai figli quale mezzo legittimo di educazione. Inoltre si possono rilevare continuamente maltrattamenti psichici, che non vengono considerati dall’educatore come atti di violenza, ma vengono visti come “provvedimenti disciplinari necessari” e vengono socialmente legittimati. Tutto ciò ha delle conseguenze fatali, 10 dell’infanzia, composti in genere da un pediatra, un assistente sociale, uno psicologo (o psichiatra infantile) ed eventualmente da un ginecologo. Nel primo decennio di esistenza di questi gruppi il numero di casi di maltrattamenti registrati fu abbastanza piccolo in totale meno di una ventina di casi di maltrattamento e, dato sintomatico, nessun caso di abuso sessuale. piccole vittime. Ma ancora meno ne era interessata la maggior parte dell’opinione pubblica che tendeva a negarne l’esistenza. Ma da qualche anno anche la nostra opinione pubblica, aiutata anche dalle pubblicazioni sempre più frequenti di gravi abusi sui minori, si è svegliata. Ora anche per molti svizzeri la violenza sui minori è diventato un problema sociale molto importante. Ci sono sempre più pubblicazioni che si occupano del tema, ma soprattutto la denuncia dell’abuso sessuale infantile comincia ad affiorare sempre più nella coscienza collettiva. Durante gli anni ’80 grazie ai movimenti femministi americani, si cominciò a parlare pubblicamente del problema della violenza sessuale subita dalle bambine. Anche i Gruppi Svizzeri per la Protezione dell’Infanzia degli ospedali pediatrici universitari, si sintonizzarono su questo nuovo aspetto e cominciarono a rilevarne qualche caso che poi con il passare del tempo aumentarono in modo importante. Piano del lavoro Questo lavoro è strutturato nel modo seguente: nel capitolo 2 vengono definiti i concetti di “violenza” e “maltrattamento infantile” e descritte le diverse forme Fino a pochi anni fa’ il tema sulla vio- di quest’ultimo. Nei successivi due lenza sui bambini era anche in Svizzera capitoli vengono illustrati la sintomaun problema poco considerato, per il tologia e la via alla diagnosi. Le consequale medici, assistenti sociali, psico- guenze del maltrattamento inflitto ai logi e tribunali si occupavano unica- bambini vengono descritte brevemenmente in casi di evidente e grave dan- te nel capitolo 5. Il capitolo 6 spiega la no al bambino, per lo più in casi di difficoltà nel valutare e quantificare i violenza fisica. L’abuso psicologico, la dati disponibili (statistiche, valutaziotrascuratezza e l’abuso sessuale non ni, ecc.), inoltre presenta del materiaerano molto evidenti a coloro i quali le pubblicato in statistiche svizzere, erano a contatto, per motivi professio- come pure i risultati di sondaggi che nali magari giornalmente, con queste riguardano i maltrattamenti sui bam11 bini nel nostro paese. Il capitolo 7 presenta i fattori che generano la violenza contro i bambini e il capitolo 8 si occupa dei provvedimenti terapeutici e preventivi. Il lavoro termina con un riassunto e una conclusione. dell’infanzia di Berlino (1976) e ripreso poi dal Ministero Federale (germanico) per la gioventù, la famiglia e la salute (Ziegler, 1990, p. 11): “Il maltrattamento infantile non è solamente un atto violento e isolato a un bambino. Il concetto di mal2. Che cosa è il maltrattamento trattamento ai bambini comprende tutte quelle situazioni di vita, quelal bambino? le azioni e quelle omissioni che Il maltrattamento sui minori non avledono il diritto dei bambini alla viene unicamente all’interno della vita, all’educazione e ad una crescicerchia familiare (famiglia naturale, ta ottimale. Il deficit tra questi suoi famiglia affidataria, famiglia adottidiritti e la sua effettiva situazione va) (Brinkman & Honig, 1984). Fosse di vita costituisce la totalità dei solamente così, la famiglia ne dovrebmaltrattamenti infantili”. be essere l’unico capro espiatorio. I maltrattamenti subiti dai bambini sono • la definizione di “violenza” secondo Galtung (1975, p. 52) è invealtrettanto frequenti anche fuori dalla ce la seguente: “La violenza esiste famiglia, nella società, in istituzioni e quando gli individui vengono inpossono anche essere causati da perfluenzati in modo tale, che la loro sone sconosciute alla famiglia stessa. realizzazione somatica e spirituale Il problema ci tocca tutti! è inferiore a quella potenziale”. Questa definizione è in fondo simi2.1 Definizioni le alla precedente. Il “maltrattamento infantile” e la “violenza contro i bambini” sono concetti che hanno generato nella letteratura I bambini possono essere oggetti di differenti tentativi di definizione. Per maltrattamenti nei seguenti modi: motivi di sintesi e semplificazione e • tramite la società, a causa della scarsa presa di coscienza collettiper questo lavoro, mi sono attenuta va, per cui manca la visione della alle seguenti definizioni: necessità di protezione per lo svi• per quanto concerne la definizione luppo di tutti i bambini. del concetto “maltrattamento infantile” mi attengo alla definizione • nelle istituzioni pubbliche e private (semi-)stazionarie pedagogiche, usata dal Centro per la protezione 12 • • • • 2.2 Forme di maltrattamento Le quattro principali forme di maltrattamento sono qui di seguito brevemente illustrate. terapeutiche, scolastiche e sociopedagogiche i bambini vengono trascurati, e qui possono inoltre nascere veri e propri maltrattamenti fisici, psicologici e sessuali (Tomkiewicz, 1991). da parte degli specialisti delle diverse professioni educative, psicosociali e mediche, ai quali è affidata l’educazione e l’affidamento dei bambini. attraverso dei conoscenti dei bambini che non appartengono alla famiglia, per es. il/la vicino, il personale curante, il/la babysitter, il tutore, l’insegnante, la guida spirituale (specialmente in certe sette), l’allenatore o l’animatore del tempo libero e altre persone di fiducia. da parte di sconosciuti, che maltrattano i bambini a causa di uno disturbo della propria personalità, dovuta spesso a maltrattamenti subiti nella loro infanzia. attraverso la violenza strutturale, come la carenza di spazio negli appartamenti, l’ambiente abitativo inadatto ai bambini e il continuo pericolo del traffico stradale, soprattutto nelle città e nei suoi agglomerati. Anche il recente fenomeno dei bambini clandestini in Svizzera rappresenta una forma di maltrattamento strutturale. Questi bambini, ad esempio, non possono partecipare alla vita normale e nemmeno frequentare la scuola. 2.2.1 Trascuratezza (“neglect”) Dal punto di vista concettuale si può suddividere fra trascuratezza fisica e psicologica (p.es. Garbarino & Gilliam, 1980; cit. da Amelang & Krüger, 1995), sebbene la trascuratezza emozionale e psicologica vada in pratica di pari passo con quella fisica. Con “trascuratezza fisica” si intende il non preoccuparsi in modo adeguato della salute, della sicurezza e del benessere del bambino nei suoi bisogni di base. Sotto “negligenza psicologica” troviamo invece un accumulo di comportamenti negativi come l’indifferenza, la dimenticanza, promesse non mantenute nei suoi confronti oppure il distacco emotivo (Garbarino & Gilliam 1980; cit. da. Amelang & Krüger, 1995). 2.2.2 Violenza fisica (“physical injury”) Per “violenza fisica” si intende qualsiasi azione brutale e sproporzionata, che provoca ferite fisiche e danneggia lo sviluppo del bambino. Il danno fisico però non è sempre così determinante mentre più importante possono essere le modalità in cui una determinata azione violenta è nata (Garbarino & Gilliam 1980; cit. da Amelang & 13 Krüger, 1995). Come e in quale misura un determinato atto di violenza sia dannosa, dipende tra l’altro dall’età e dalla sensibilità di un bambino. Spesso il limite tra punizione fisica e maltrattamento è molto flessibile, anche se oggi si tenda a vietare ogni forma di castigo corporale ai bambini. perverse. Generalmente sono da considerare abusi psicologici tutti quegli atteggiamenti dei genitori che inducono nel bambino sensi di paura, di rifiuto, di mancanza di valore, di disistima o di perdita di controllo. In particolare si possono citare come forme di abuso psicologico: il terrorizzare il bambino (con costanti minacce e intimidazioni - il bambino considerato 2.2.3 Abuso psicologico come “capro espiatorio”); il rifiuto del (“emotional abuse”) È la forma di maltrattamento infantile bambino stesso, della sua esistenza meno facile da diagnosticare e viene (p.es. sotto forma di continue critiche definita attraverso dei concetti come e disprezzo); l’applicazione intenzio“maltrattamento psicologico”, “cru- nale di pratiche educative inconsistendeltà psichica” o anche “maltratta- ti, contraddittorie o vessatorie; l’isomento emotivo”. Queste descrizioni lamento del bambino magari rinchiuindicano gli aspetti affettivi e cogniti- dendolo in casa e proibendogli di frevi della violenza contro i bambini. quentare altre persone. L’abuso psicologico oggi vale come criterio centrale nella classificazione 2.2.4 Abuso sessuale (“sexual abuse”) di un atto di maltrattamento al bambi- Con “abuso sessuale” si intende il no (Garbarino & Gilliam 1980; cit. da coinvolgimento di bambini e adoleAmelang & Krüger, 1995). Nel definire scenti soggetti dipendenti e (rispetto la violenza fisica, specialmente quan- al loro sviluppo) immaturi, in pratiche do si disquisisce sull’intensità di una sessuali (vedi Kempe & Kempe 1978; forma di punizione, resta comunque il cit. da Amelang & Krüger, 1995). Qui si danno fisico visibile sul corpo del bam- distingue tra le cosiddette azioni Hanbino. Per quanto concerne invece l’abu- ds-on e quelle Hands-off (Hummel so psicologico e il grado di impatto sul 1988; cit. da Amelang & Krüger, 1995). bambino ci si trova spesso con una Si considerano azioni Hands-on i deassenza di macrocriteri di valutazio- litti del tipo stupro, incesto e la pedone. Le modalità che vengono messe in filia. Mentre gli atti Hands-on si veriatto e portano all’abuso psicologico ficano sempre con un contatto fisico sono spesso estremamente subdole e tra l’autore e la vittima, le azioni Han14 ds-off sono caratterizzate dalla mancanza di simili contatti fisici; qui troviamo la visione di materiale pornografico, l’esibizionismo, l’incitamento alla prostituzione e il coinvolgimento di bambini per l’allestimento di materiale pornografico. In questo contesto si parla anche di “sfruttamento sessuale”, visto che bambini e adolescenti vengono usati da conoscenti o parenti per soddisfare i propri bisogni sessuali, approfittando del dislivello di potere e di competenza a scapito naturalmente di uno sviluppo adeguato all’età della sessualità della vittima (Garbarino & Gilliam 1980; cit. da Amelang & Krüger, 1995). Nelle situazioni di abuso sessuale le lesioni fisiche della regione genitale ed anale sono spesso poco evidenti o completamente assenti. Infezioni veneree o gravidanza sono i “sintomi” più sicuri di un abuso sessuale. Nei bambini abusati cronicamente oppure deprivati emotivamente si possono verificare anche dei disturbi della crescita. Dal punto di visto comportamentale e psicologico i maltrattamenti si evidenziano con tutta una serie di sintomi comportamentali, come: timidezza, ansia, agitazione, disturbi del ritmo del sonno oppure dell’alimentazione (bulimia oppure anoressia), enuresi, encopresi, comportamenti aggressivi, asociali e delinquenziali. Nelle situazioni nelle quali il maltrattamento si estende su un lungo periodo la vittima 3. Sintomatologia Il quadro clinico di un maltrattamento può riportare dei danni nello sviluppo fisico è caratterizzato da ferite visibili intellettivo dovuto a cattiva alimentaquali conseguenza di un trauma diret- zione, a carenze affettive ma anche a to, come p. es. fratture o ematomi danni diretti sul cervello. subperiostali, ferite alla testa, contu- Molti bambini presentano difficoltà di sioni alla pelle, grossi ematomi, segni apprendimento e cattivo rendimento di bastonate e lividi magari caratteri- scolastico. Il loro senso di stima può stici dell’oggetto usato. Non di rado si essere molto basso. Fughe da casa, riscontrano bruciature e ustioni, ma tossicomanie oppure comportamenti anche ferite di organi interni con emor- sessuali inadeguati possono anche esragie (fegato, reni, milza e cervello). Si sere sintomi di un maltrattamento. Lo possono così generare dei danni irre- sviluppo della personalità ne resta versibili dell’udito o della vista oppure segnato (autostima bassa, problemi danni cerebrali permanenti ed anche relazionali importanti e magari anche una tendenza alla violenza fisica). essere causa di morte. 15 4. Diagnosi del maltrattamento rente fase di consolidamento sono chiari segni di maltrattamento fisico. Sintomatiche sono anche quelle fratture, o fissure in determinate parti delle ossa lunghe, che non si riscontrano abitualmente in incidenti o in malattie delle ossa. Qui di seguito vorrei presentare una lista di ferite che si possono considerare specifiche del maltrattamento infantile dal punto di vista medico. La descrizione si prefigge lo scopo di aumentare l’attenzione nei casi nei quali si pensa abitualmente agli esiti di un “normale” incidente del bambino, affinché si possa così intervenire seguendo “anche” la possibile diagnosi di maltrattamento con visite mediche specializzate. Queste lesioni, suggestive per la diagnosi di maltrattamento, sono il risultato di ricerche mediche eseguite principalmente su neonati e bambini. (Amelang & Krüger, 1995): Le emorragie sottoperiostali delle estremità (es. il femore) non sono radiologicamente visibili che dopo una diecina di giorni quando si vedrà la calcificazione sottoperiostale. Sono tipiche di brutali afferramenti dell’estremità o a movimenti di torsione dell’arto del lattante o del bambino piccolo. Ferite alla testa ed alla nuca Il 50% circa delle ferite da maltrattamento riguardano la testa e la nuca (Ambrose, 1989; cit. da Amelang & Krüger, 1995). Colpi alla testa o il picchiare la stessa contro oggetti, quali spigoli o muri, possono provocare, nei bambini piccoli, fratture del cranio con conseguenti emorragie intracerebrali. Danni alla pelle Cicatrici, ferite, bruciature o morsicature, lividi, ematomi, segni di strangolamento, testimoniano violenza, specialmente se riportano i contorni dell’oggetto usato per picchiare il bambino. Alcune ustioni (ad esempio alle estremità oppure ai glutei) e le ustioni di sigarette sul suo corpo sono segni di sicuro maltrattamento. Le superfici del corpo maggiormente colpite sono il petto, la schiena, le braccia e le gambe, il sedere ed il collo. Ferite interne Quali tipiche conseguenze di botte o pedate sono da considerare le lesioni all’intestino, al fegato, alla milza, le perforazioni dello stomaco, le lesioni ai polmoni e le emorragie suFerite allo scheletro Fratture agli arti e alle costole in diffe- bpleurali. 16 5. Conseguenze del maltrattamento inflitto ai bambini Disturbi dello sviluppo e della crescita Vanno catalogati sotto questo titolo i segni di denutrizione e di trascuratezza dell’aspetto del bambino, come p.es.. un eczema esteso dovuto dall’urina, ferite dovute al freddo e l’aspetto della dentatura che va sotto la denominazione di “negligenza dentale” (Berg, 1984; Ambrose, 1989; cit. da Amelang & Krüger, 1995). Disturbi della crescita, del sonno, alimentari, motori e nel comportamento sociale sono classabili sotto la trascuratezza psichica e denominati “sindrome psicosociale da negligenza”. (Garbarino & Vondra, 1982; cit. da Amelang & Krüger, 1995). I bambini maltrattati oltre a presentare disturbi somatici sono anche danneggiati notevolmente nel loro sviluppo cognitivo e socio-emotivo. I danni nello sviluppo cognitivo sono riscontrabili abbastanza presto, e a lungo termine sembra che i bambini maltrattati, a differenza di quelli ben assistiti, sono anche ritardati nello sviluppo dell’intelligenza. Solamente in pochi casi questi danni sono le conseguenze di gravi ferite al cranio con danneggiamenti irreversibili del sistema nervoso centrale. Nella maggior parte dei casi questi ritardi sono piuttosto le conseguenze di un “ambiente maltrattante”, in cui i bambini sono sottostimolati e ai quali viene vietato, attraverso le punizioni da parte dei genitori, di esplorare il loro ambiente e di acquisire le relative competenze cognitive. Poiché questi bambini hanno grossi problemi comportamentali, risultano così meno efficienti anche a scuola e nelle prove di valutazione, di quanto ci si aspetterebbe secondo la loro età di sviluppo. Forme di avvelenamento Febbre, brividi, crampi, paralisi, bradicardia, disturbi alla vista o altri sintomi somatici che alla prova dei fatti, in ambiente ospedaliero, vengono considerati “ falsi” fanno pensare alla cosiddetta “sindrome di Münchausen by proxy” (Lenard, 1988; Chan, Salledo, Atkins & Ruley, 1986; cit. da Amelang & Krüger, 1995). Per contro si possono anche registrare dei veri e propri avvelenamenti dovuti a grave trascuratezza o intenzionali. Nello sviluppo socio-emotivo dei bambini maltrattati queste conseguenze di un ambiente maltrattante sono ancora più chiare. Questi bambini in confronto a gruppi di controllo ben 17 assistiti sono notevolmente più aggressivi, infelici e sono così fortemente disabili nelle relazioni con altre persone attraverso la loro sfiducia e i loro problemi comportamentali aggressivi, che per loro il rifiuto assimilato in casa dei genitori si ripete anche in altre relazioni sociali. È addirittura tragico il fatto che questi bambini, così abbandonati a se stessi, cercano di riprendere o di compensare in altre relazioni umane ciò che nella loro famiglia gli è negato o gli vien fatto. Ma essi sono così segnati dai maltrattamenti e dal loro ambiente familiare che spesso non vengono amati neanche da altre persone, ma anzi vengono respinti. Queste dolorose ripercussioni del maltrattamento infantile non sono tanto le conseguenza dei colpi o dei danni fisici che accompagnano il maltrattamento quanto il risultato ben più grave del sentimento di essere rifiutato dai propri genitori, di non avere possibilità di successo nella lotta per ottenere attenzioni, amore, gratificazione e riconoscimento. Oltre a tutto questo anche le condizioni familiari possono ulteriormente danneggiare i bambini, magari anche senza che essi vengano picchiati o rifiutati. Queste sono: la povertà, la prole numerosa, le condizioni d’alloggio esigue, le malattie e i continui litigi coniugali. (Rutter, 1985; cit. da Engfer, 1986). Le conseguenze fisiche del maltratta- mento infantile subito sulla salute sono spesso evidenti anche più tardi in età adulta e sono di varia natura. Esse spaziano dai danni fisici immediati ai disturbi psicosomatici tardivi (uno studio recente ha trovato un riscontro tra i sintomi del colon spastico dell’adulto ed i maltrattamenti subiti nell’infanzia!) e possono anche portare alla morte. Questo dimostra che i bambini maltrattati hanno bisogno assolutamente di aiuto. Questi aiuti dovrebbero soprattutto concentrarsi sul miglioramento della loro situazione in famiglia. Qualora questi aiuti non ottengono il successo previsto, allora i bambini devono essere tolti dalla famiglia naturale e per un certo lasso di tempo vanno messi in una famiglia affidataria e in alcuni casi si deve anche prevedere l’eventualità di una adozione. Comunque tali provvedimenti devono essere accompagnati da una terapia di sostegno sia per il bambino che per i genitori affidatari o adottivi. Infatti questi bambini corrono il rischio di essere così poco tollerabili nelle nuove famiglie in seguito ai loro problemi comportamentali, che queste relazioni d’affidamento e d’adozione rischiano di naufragare. Di conseguenza si potrebbe iniziare per i bambini la fatale spirale di continui cambiamenti di famiglia o di istituzione, una situazio18 ne che porta ulteriori danni ai bambini di fatto simili a quelli che avrebbero avuto lasciati nella loro famiglia maltrattante. Quali sono i bambini che sopravvivono nonostante le oppressioni di un ambiente maltrattante? Lynch e Roberts (1982, cit. da Engfer, 1986) concludono come Herrenkohl et al. (1983, cit. da Engfer, 1986) che i bambini intelligenti oltre la media hanno buone possibilità di superare le conseguenze del maltrattamento, perché notoriamente possono compensare più facilmente le esperienze negative della famiglia attraverso i successi scolastici e la gioia e la gratificazione in attività che richiedono capacità intellettuali. Di molto aiuto sembra anche essere il fatto che i bambini maltrattati possano trovare altre persone di riferimento nel loro ambiente sociale, dalle quali poter essere amati e apprendere amore, attenzione e pazienza e che li aiutano quindi a distruggere la sfiducia che si era formata nell’ambiente della famiglia maltrattante (Lynch e Roberts 1982, Hunter e Kilstrom 1979; cit. da Engfer, 1986). Favorevoli nello sviluppo dei bambini sono queste compensazioni se possono iniziare molto presto nella vita, prima che i danni siano ormai irreversibili. Comunque anche una possibile esperienza positiva, più tardi nella vita, ad esempio sotto forma di una relazione amorosa con un/una partner può migliorare il destino dei bambini maltrattati ed evitare che questa violenza venga continuata sui propri figli (Herrenkohl et al., 1983; cit. da Engfer, 1986). Non sono ancora noti studi sulla resilenza (la capacità e/o le condizioni che permettono di poter superare le difficoltà) applicata al campo dei maltrattamenti. 6. Infanzia maltrattata in Svizzera: estensione del fenomeno Nelle società non industrializzate e in quelle industrializzate ha sempre ancora una considerevole importanza il ricorso alla violenza fisica quale mezzo di regolazione dei conflitti. Nella maggior parte degli stati industriali le pene corporali per gli adulti sono state vietate legalmente, in molti paesi invece i castighi corporali ai bambini sono tollerati. Levinson (1988, cit. da Perrez, 1992/93) ha trovato nel suo studio interculturale in 90 società non industrializzate di diversi regioni del mondo, che i castighi fisici sono in uso nel 13% di questi stati, molto spesso; spesso nel 21%; occasionalmente nel 40% e molto raramente o mai nel 26%. La tendenza di punire i bambini fisicamente risulta nel suo studio altamente correlata con la tendenza di picchiare le donne. Anche l’omicidio 19 di bambini è correlato con la violenza all’interno della famiglia. L’accettare per bambini indifesi le pene corporali indica la disponibilità della società di risolvere i conflitti con i più deboli tramite l’uso della violenza. È un indicatore della qualità e del livello della cultura dei rapporti interpersonali ed è indice di aggressività latente e manifesta di una cultura. Si possono poi consultare e interpretare statistiche sulla criminalità oppure si possono condurre inchieste rappresentative con bambini e adulti sulla violenza vissuta individualmente e praticata. Tutti questi esempi forniscono indicatori di violenza contro i bambini, e dimostrano chiaramente che, a seconda del concetto usato e dell’osservatorio dal quale si vuole studiare il problema, si avranno delle valutazioni della frequenza del fenomeno differenti. Per dimostrare la violenza che, anche nel nostro Paese, si manifesta sui bambini possono essere scelte diverse strade. Si possono ad esempio rilevare il numero dei bambini feriti ospedalizzati, certamente una parte di questi sono dei bambini maltrattati o vittime di violenza. Si può anche osservare il comportamento stradale di un automobilista in un quartiere residenziale o la frequenza di scene violente mandate in onda dalla televisione. Oppure si può cercare di stimare il numero dei bambini clandestini nascosti - migliaia in Svizzera - (Perrez, 1992/93). Questi sono indicatori di violenza strutturale, cioè richiami della dannosa esercitazione di potere sul piano sociale. Le leggi prescrivono indirettamente il maltrattamento infantile - come nel caso della situazione dei clandestini oppure permettono il mantenimento di una violenza, come nei quartieri residenziali oberati dal traffico. Nelle statistiche viene spesso usata come indicatore la cosiddetta “incidenza amministrativa”, vale a dire il numero di casi che sono stati registrati per mezzo di formulari nelle istituzioni private e pubbliche. Con questo sistema vengono documentati solo i casi più gravi di maltrattamento. Da questa frequenza amministrativa si deve distinguere quella vera, poiché quella amministrativa dice nulla in merito. Essa è più un indicatore per le qualità o per le carenze del sistema assistenziale. Un indicatore migliore è la registrazione di quanta disponibilità c’è nel usare o nel giustificare l’uso della violenza nell’educazione. Infatti esiste uno stretto legame tra “la norma” nella punizione e il maltrattamento fino anche a quello mortale. Una cultura poco sensibile alla 20 violenza metterà come definizione un concetto molto stretto di maltrattamento, chiuderà gli occhi davanti alle forme di violenza meno appariscente e ne risulteranno perciò molto meno casi nei rilevamenti statistici. Una cultura invece sensibile alla violenza svilupperà organi di percezione alla violenza nelle sue molteplici sfaccettature e forme di regolazione dei comportamenti violenti. eseguito sui comportamenti punitivi dei genitori ha rilevato che la punizione corporale come mezzo educativo è ancora molto diffusa e usata soprattutto nei confronti dei lattanti e dei bambini piccoli. Infatti il 25% dei genitori studiati con un bambino da 0 a 2.5 anni ammette di aver picchiato il proprio figlio. Circa il 48% dei genitori con un bambino dai 2.5 ai 4 anni confessa di aver punito fisicamente il loro figlio, di questi il 37% durante gli ultimi 7 giorni. Questo dimostra che con più piccoli sono i bambini, più corto è il tempo di latenza dall’ultima punizione corporale. Inoltre i ragazzi vengono puniti più spesso che le ragazze. Tutte le forme di punizioni corporali non sono altro che una applicazione della violenza fisica all’educazione. Si sa abbastanza sugli schiaffi, che genitori in situazioni di rabbia e agressività estrema danno ai loro figli. Questa forma di violenza può comportare per bambini piccoli danni rilevanti (vedi Wimmer-Puchinger, 1991; cit. da Perrez, l992/93). Chi dà spesso schiaffi userà più spesso con grande probabilità anche forme di violenza fisica più pesante. L’effettiva incidenza dei fenomeni di maltrattamento inflitto ai bambini non può essere misurata in modo attendibile. Sta nella natura del fenomeno che si debba tener conto di un grande margine di valutazione studiando il problema delle cifre nere (Dunkelfeldforschung). Si distinguono tre fonti, da cui si ricavano informazioni sull’ampiezza approssimativa dei maltrattamenti, esse sono: • le ricerche epidemiologiche • le statistiche di servizi sociali e medici • le statistiche sulla criminalità. 6.1 Ricerche epidemiologiche Il rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” del 1992 ha ribadito quanto già si era trovato in altri studi ossia che i bambini piccoli corrono il rischio soprattutto di essere maltrattati fisicamente. Lo studio rappresentativo presentato nel rapporto sopraccitato I motivi adotti dai genitori per giustificare le punizioni corporali sono un indicatore sociale importante. Assieme al fatto che il bambino “da fastidio” 21 i fattori più frequentemente associati e che fanno scattare le punizioni corporali sono lo stress e la tensione dei genitori. Ci si può stupire leggendo che nel 40.5% dei casi la disubbidienza viene data come la causa prima per le punizioni nei bambini fino a 2.5 anni di età. I genitori si aspettano dunque delle capacità di adattamento irrealiste da parte dei bambini, infatti a questa età i bambini non sanno “ubbidire”! reclute che erano state, anche duramente, picchiate nella loro infanzia, erano pronte ad usare gli stessi sistemi punitivi per educare i propri figli. 6.2 Dati dei servizi sociali e sanitari Attraverso lo studio prospettivo 19891990 presentato dal gruppo di lavoro del dipartimento federale degli interni e pubblicato nel rapporto del 1992“Infanzia maltrattata inSvizzera” (Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992) ci si ripropose di studiare prospettivamente sull’arco di un anno quanti bambini maltrattati venivano registrati tramite la rete delle istituzioni mediche e sociali della Svizzera. La maggior parte delle istituzioni svizzere mediche e psicosociali (4791 servizi medici e 816 servizi sociali) furono invitate a segnalare durante un anno i propri casi registrati secondo un schema uniforme elaborato dal Gruppo di lavoro. Si voleva registrare le varie forme di maltrattamento, la loro gravità, le modalità che avevano portato al rilevamento del maltrattamento, la soggettiva sicurezza diagnostica della persona che aveva raccolto la segnalazione, i provvedimenti presi e i problemi riscontrati in relazione ai provvedimenti stessi. La registrazione su scala nazionale purtroppo non è riuscita per diversi motivi, alcuni enti o persone interpellati infatti si erano rifiutati per motivi Il significato di questo studio sta nel fatto che l’accettazione sociale delle punizioni corporali nella quotidianità dell’educazione rappresenta la base, sul quale si può innestare il fenomeno dei maltrattamenti ai bambini e la rispettiva cecità nel rilevarli e quindi giustificarne l’ esistenza. Il maltrattamento dei bambini in questa ottica può essere anche visto come una continuazione (nella forma più dura) della normale educazione di tutti i giorni. In un’indagine condotta presso le scuole reclute svizzere (1983, cit. da Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992) fu studiata la trasmissione della violenza nelle generazioni. Alle reclute, consultate nel 1983, è stato chiesto quali tipi di punizione si ricordavano di aver subìto durante l’infanzia e quali punizioni infliggerebbero loro, come genitori, ai propri figli. I risultati evidenziavano che una gran parte delle 22 concettuali o formali di partecipare allo studio. Perciò non si è potuto rilevare la così della “incidenza amministrativa” in Svizzera. 130 diversi servizi sociali (576 casi segnalati) e 158 servizi medici (579 casi), quindi complessivamente 288 servizi, hanno segnalato casi di maltrattamento e su questi risultati si possono fare delle interessanti osservazioni. statazioni e il fatto che la maggior parte dei maltrattamenti segnalati erano stati scoperti dagli /dalle insegnanti delle scuole materne ed elementari fanno concludere che i maltrattamenti inflitti ai bambini in età prescolastica sono socialmente meno appariscenti oppure l’omertà sociale è così forte (paura di ferire l’intimità della famiglia) da non essere segnalati ai servizi. Nell’arco di un anno sono stati rilevati 1’155 nuovi casi che toccavano 1070 famiglie (le doppie segnalazioni erano state sottratte dal totale). La suddivisione nelle varie forme di maltrattamento davano: 602 casi di maltrattamento fisico, 615 di maltrattamento psichico, 344 di abuso sessuale e 456 di trascuratezza. La suddivisione dell’età del campione fa notare una discrepanza tra la reale frequenza e quella che ci si attendeva. Il numero più basso di casi annunciati si è infatti riscontrato nei bambini di età compresa tra i 2.5 e i 4 anni. Tutti gli studi sui maltrattamenti in rapporto all’età mostrano infatti che la maggior parte dei casi segnalati riguarda bambini di età inferiore ai 5 anni. Tale divergenza va ricondotta o ad una registrazione carente da parte dello studio di questa fascia di età o a lacune nell’individuazione di questi casi da parte del nostro sistema sociosanitario. Questa con- Se i bambini piccoli, soprattutto i ragazzini, corrono il pericolo di essere maltrattati fisicamente, così le bambine lo sono più tardi soprattutto per la violenza sessuale. Gli autori di questa forma di violenza sono per la maggior parte uomini. Le donne come abusanti sessuali sono state poco studiate nelle varie ricerche ma resta comunque il fatto che gli uomini sono molto più frequentemente autori di abusi in confronto alle donne, e le ragazze sono più frequentemente vittime di violenza sessuale rispetto ai ragazzi (la relazione varia da 1:3 fino a 1:4; nello studio prospettivo il 78% di ragazze contro il 22% dei ragazzi). La violenza sessuale ha luogo per lo più nell’ambiente familiare. In Svizzera la KINAG (Kindernachrichtenagentur) aveva, negli anni ottanta stimato in circa 40’000 gli abusi sessuali sull’arco di un anno vedere anche la nota 23 nr. 4 a piè di pagina a pag. 27). In Austria una recente stima avanzava la cifra di 25’000 casi. I numeri così diversi dipendono dalla grandezza, rispettivamente dalla limitatezza ormai già accennata del concetto di abuso sessuale che ogni volta sta alla base di questi studi (p.es. l’uso della violenza fisica è un criterio di definizione o no? Il contatto col corpo è necessario o no? Quale è l’età massima considerata per gli abusi sessuali per reputare qualcuno una vittima? ecc.). Altri fattori che influenzano metodicamente la frequenza sono il tipo di campione (rappresentativo o sottogruppi sociali come p.es.. studentesse e studenti?) e il metodo scelto dell’inchiesta (intervista face-to-face, intervista telefonica, questionario, tipo e numero delle domande ecc.; vedi Moggi, 1991; cit. da Perrez, 1992/93). ultimi 15 anni questa sensibilità è cambiata drasticamente in Svizzera sia all’interno delle singole istituzioni che nei Cantoni ma in proporzioni diverse. Una dimostrazione impressionante per la crescente sensibilità è lo studio di Bürgin, Schmidt e Vollenweider-Kunz del 1979 (cit. da Perrez, 1992/93). Essi condussero un’indagine retrospettiva presso 88 ospedali svizzeri sui casi di bambini maltrattati ospedalizzati. La percentuale degli ospedali che avevano risposto era del 76%. In cinque anni (1973-1977) erano state diagnosticate in 25 ospedali solo 151 casi di “sindromi da maltrattamento”. Dal raffronto tra i dati di Bürgin e dei suoi colleghi con quelli, ad esempio, della Clinica pediatrica universitaria di Berna si può osservare che con il passare degli anni l’attenzione e la sensibilità verso il maltrattamento infantile è notevolmente migliorata, infatti nel Lo studio in questione dice che nel 1990 a Berna, in un unico servizio pedia27% circa dei casi “nuovi” segnalati trico erano stati diagnosticati tanti casi ai servizi, già in precedenza era stato di maltrattamento quanti quelli segnaapplicato un provvedimento di diritto lati in tutti gli ospedali della Svizzera civile. Ciò mostra come gli organi pre- nell’arco di cinque anni dallo studio di posti alla protezione dell’infanzia non Burgin e colleghi. siano sempre riusciti ad impedire i maltrattamenti. Statistiche private di cliniche e di Lo studio rende attenti anche sulla diver- servizi sociali sa sensibilità locale sui problemi del I dati di queste statistiche sono da maltrattamento infantile. Le frequenze prendere con le pinzette e a causa di della registrazione tra i diversi Cantoni differenti concetti di maltrattamento svizzeri variava molto. Nel corso degli e i risultati sono difficilmente confron24 tabili tra di loro. In questo contesto è invece ricca di informazioni la statistica della Clinica universitaria pediatrica e di chirurgia pediatrica dell’Inselspital di Berna. La registrazione dei dati dall’inizio degli anni ‘70 mostra che per un abbondante decennio i casi di maltrattamento rilevati erano estremamente pochi. A partire dal 1982, grazie alla ristrutturazione del gruppo di intervento e a una migliore formazione la frequenza delle registrazioni inizia a crescere e verso la fine degli anni ‘80 iniziano anche ad apparire i casi di abuso sessuale (migliore attenzione al problema!). Statistiche simili sono conosciute anche per i reparti pediatrici della clinica universitaria di Ginevra e per quella di Zurigo. Queste statistiche comunque rappresentano solo la punta di un iceberg e una selezione particolare di casi, quella fatta in base ai bambini ricoverati in cliniche pediatriche. Indubbiamente, l’aumento del numero delle segnalazioni è dovuto anche all’accresciuto interesse manifestato dalla stampa e dalla televisione per il fenomeno, interesse che ha contribuito a non considerarlo più un tabù. Anche l’attenzione del personale sanitario verso i problemi connessi al maltrattamento dei bambini influisce in modo rilevante sull’aumento delle diagnosi. Particolarmente significativo al riguardo è il marcato aumento degli abusi sessuali su minorenni registrato dal 1987. Il personale sanitario si è sforzato di superare le resistenze personali che spesso impedivano la percezione di questa dura realtà ed è diventato più disponibile ad aiutare sia i bambini che hanno subìto molestie a sfondo sessuale sia le loro famiglie. L’incremento dei ricoveri in ospedale e del depistaggio è dipeso molto da questa situazione. 6.3 Statistiche sulla criminalità Le statistiche sulla criminalità si limitano ai casi di maltrattamento di bambini punibili secondo il diritto penale e contro cui è stata sporta una denuncia (maltrattamento fisico e delitti sessuali). Dato che in Svizzera non esiste nessun obbligo di denuncia2 e in molti casi il procedimento penale si rivela problematico, solo una parte esigua di tutti i casi di maltrattamento è riportata dalle statistiche sulla criminalità, e, di conseguenza, non si possono trarre indicazioni attendibili circa l’ampiezza del fenomeno. 2 25 La legge sanitaria cantonale (Canton Ticino) del 1968 fa obbligo a tutto il personale sanitario di denunciare alla procura pubblica ogni malattia, incidente o morte dovuto ad un accertato o sospetto reato. Essendo il maltrattamento un reato penalmente punibile i casi di maltrattamento che vengono visti da medici, infermiere o levatrici vanno denunciati all’autorità preposta. In realtà il corpo medico si trincera ancora dietro al segreto medico il cui obbligo è ancorato in direttive federali. Le statistiche forniscono solo ragguagli sui comportamenti devianti catalogati come criminali dall’opinione pubblica, non viene invece data nessuna indicazione sul numero reale degli autori delle aggressioni né su quello delle vittime. Il numero delle condanne è il risultato di una successione di selezioni e di filtri. Il loro valore informativo dipende: • dall’evidenza dei reati; • dalla disponibilità delle vittime e della popolazione nel segnalare il caso; • dall’efficacia della polizia; • dall’efficienza dei tribunali (Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992). (parenti, vicini di casa) sono restii nel denunciare il caso, sia per non immischiarsi negli “affari di famiglia”, sia per paura di essere chiamati a testimoniare nel corso del procedimento, nonostante l’anonimato sia garantito dalla legge. La responsabilità del depistaggio e della scoperta dei maltrattamenti, quindi, incombe prevalentemente sulle istanze ufficiali di controllo, sulle autorità incaricate della protezione del bambino, sulla polizia e sui tribunali. Nelle autorità preposte alla protezione del bambino si riscontra tuttavia una reticenza analoga a quella della popolazione in generale. Inoltre, polizia e tribunali tendono, per motivi di capacità limitata, ad interessarsi in particolare ai delitti più rilevanti, che sono considerati delitti gravi agli occhi della società e degli organi d’esecuzione ufficiali. Tra questi non sono tuttavia annoverati i vari tipi di maltrattamento inflitti ai bambini, eccettuate le forme più gravi di maltrattamento fisico e sessuale. Anche nei casi in cui è sporta denuncia, l’influsso di altri meccanismi di selezione porta a un numero minimo di condanne. Stando a varie ricerche di criminologia, oltre il 90% dei procedimenti penali sono stati avviati dopo che privati hanno sporto denuncia. In meno del 10% dei casi, il procedimento è avviato d’ufficio o da parte della polizia stessa (Steffen, 1976; cit. da Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992). Inoltre, in più del 70% dei casi le vittime sono le stesse persone che sporgono denuncia. La tendenza a denunciare delitti connessi al maltrattamento dei bambini è più bassa rispetto ai reati di altra natura (ad esempio delitti contro il patrimonio). Le vittime, per la maggior parte bambini in tenera età, ovviamente non sono in grado di denunciare le violenze subìte e le persone a più stretto contatto con la vittima 6.4 Conclusioni L’estensione del fenomeno nel nostro Paese non può essere quantificato in modo preciso. Tuttavia, stando ai dati a disposizione, un numero molto elevato di minorenni vive in Svizzera in condizioni sfavorevoli al loro sviluppo. 26 Nonostante manchino stime per due forme molto diffuse e fortemente patogene di maltrattamento, vale a dire gli abusi psicologici e la carenza di attenzione, ne esistono assai in merito alle violenze fisiche, alle aggressioni sessuali e alla clandestinità infantile. Alcuni esempi. Violenze fisiche: L’educazione dei bambini di età inferiore ai 2 anni e mezzo è accompagnata, in Svizzera, da: - schiaffi occasionali o molto frequenti per circa 38’000 bambini, - colpi per circa 21’000 neonati, - colpi inferti con oggetti vari per circa 4’800 neonati.3 Clandestinità: stando alla stima fornita dalla Commissione nazionale svizzera all’UNESCO, circa 10’000 bambini vivrebbero attualmente in clandestinità nel nostro paese. Il confronto dei risultati di un’inchiesta e di una statistica federale dà un’immagine di come siano differenti le cifre dei casi di maltrattamento su minori in Svizzera. Infatti oltre 5600 servizi medici e sociali svizzeri hanno segnalato nello studio prospettivo 1989-1990 del rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” 1’155 casi di maltrattamento di ogni tipo, su persone di età inferiore ai 16 anni. Di questi 344 Aggressioni sessuali: si ritiene che erano stati gli abusi sessuali segnalain Svizzera circa 40’000 minorenni su- ti. Nello stesso anno 1990 sono stati biscono ogni anno molestie a sfondo denunciati alla polizia, per tutto il tersessuale, che vanno dall’esibizioni- ritorio nazionale, 1’495 delitti sessuali su bambine e bambini di meno 16 smo allo stupro4. anni. Una bella differenza! 3 Dati elaborati dai risultati rilevati dallo studio Demoscope pubblicato nel rapporto “infanzia maltrattata in Svizzera” del 1992. 4 Nell’anno scolastico 1994-95 a Ginevra è stato realiyzzato uno studio sulla prevalenza degli abusi sessuali su 548 ragazzi e 568 ragazze del nono anno di scuola. I risultati con i commenti sono stati pubblicati nel libro “À contre-coeur, À contre-corps” sotto la direzione di D.S. Halpérin, P. Bouvier e H. Rey Wicky dalla casa editrice Médecine et Hygiène di Ginevra nel 1997. Tra le ragazze il 33,8 % (n = 192) aveva subito abusi sessuali, se si consideravano quelli con contatto diretto la percentuale scendeva al 20,4 % (116 casi di cui 32 erano le situazione che avevano comportato anche penetrazione). Per i maschi la frequenza totale era del 10.9 % (pari a 60 casi), quelli caratterizzati da contatto erano il 3,3 % pari a 18 casi di cui 6 con penetrazione. Grazie al raffronto delle varie stime e dei dati a disposizione si può misurare il divario che separa la realtà vissuta dai minorenni e la percezione di tale realtà da parte degli adulti e, in particolare, dei professionisti che si occupano dei giovani. Questo costituisce un altro indice degli sforzi che occorre ancora fare nel nostro paese per insegnare ai professionisti ad individuare le situazioni di bisogno in cui si trovano i bambini. 27 7. Fattori che generano la violenza contro i bambini 6.5 Presa di posizione del Consiglio federale sul rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” del 1992 Il 7 luglio 1995 il Consiglio Federale comunicò con una conferenza stampa la sua presa di posizione sul rapporto del 1992 e soprattutto sulle raccomandazioni contenute nel Rapporto stesso e di competenza della Confederazione (sottolineando il fatto che competenti sono le autorità cantonali e che alla Confederazione in questo ambito non sono stati dati dei mandati!). Secondo gli autori del rapporto in questione, ribadisce l’autorità federale, la legislazione della Confederazione e dei Cantoni come pure gli accordi internazionali firmati dalla Svizzera contengono già sufficienti disposizioni per una efficace protezione dell’infanzia. Malauguratamente questi dispositivi legali sono mal conosciuti o mal applicati. Per la Confederazione perciò va garantita una migliore applicazione delle leggi esistenti. Provvedimenti di politica familiare e sociale devono essere realizzati(ad esempio l’ assicurazione maternità). La Confederazione si dice disposta a migliorare il suo compito nella prevenzione e nella cura del maltrattamento ai bambini tramite l’informazione, la coordinazione e la sovvenzione (Eidg. Departement des Innern, 1995). I capitoli che seguono cercheranno di spiegare le cause del maltrattamento ai bambini. 7.1 Cenni sulle teorie correnti in tema: maltrattamento Nella letteratura si possono distinguere, sulla base delle variabili considerate rilevanti, tre gruppi principali di teorie. Questi si distinguono in teorie socio-ecologiche, psicologiche e interattive (Amelang & Krüger, 1995). Semplificando, i sostenitori dei modelli socio-ecologici vedono le cause della violenza contro i bambini soprattutto nella struttura e nell’idea di valori della società, e rispettivamente dell’“ambiente” familiare. Le teorie psicologiche si concentrano sulla personalità dei genitori e sul loro bagaglio d’esperienza individuale (patologico) e rispettivamente sulla globalità di influenza che viene esercitata sul bambino da educatori attivi in diverse associazioni o istituzioni. I modelli interattivi, infine, fanno risaltare soprattutto il ruolo del bambino nella genesi del maltrattamento, a cui si aggiungono beninteso, le interazioni con i genitori e l’influsso di variabili specifiche del contesto. Queste diverse teorie non si escludono a vicenda, bensì pongono accenti diffe28 renti. In generale esiste una certa problematica, in cui una pluralità di variabili può sia a livello collettivo che individuale portare poi alla realizzazione del fenomeno “maltrattamento”. centri creati specialmente per la loro educazione, stabilimenti per handicappati, collegi, orfanotrofi, ospedali ecc. subiscono violenza. L’appartenenza ad una classe sociale inferiore rappresenta un fattore soCome raccolta di variabili rilevanti ci ciale ed economico che, sommato ad si basa sul modello presentato da altri, può far propendere per una soluMeier (“Model of child abuse dyna- zione violenta dei problemi o dei conmic” 1985, cit. da Amelang & Krüger, flitti familiari. L’appartenenza ad un 1995), che si basa su pubblicazioni classe sociale superiore non garantiprecedenti, modificato e completato sce tuttavia l’assenza di maltrattain seguito in più punti. Il diagramma menti. Va ricordato, in proposito, che riveduto dei potenziali fattori d’influen- il controllo sociale si esercita meno za è stampato a pagina 30. sulle famiglie abbienti che su quelle che vivono in condizioni più modeste. 7.2 Fattori socio-ecologici Le spiegazioni per cui all’interno della Pressione negative particolari sono famiglia si ricorre spesso alla violenza dettate da uno statuto di minoranza. quale metodo per risolvere conflitti, si Infatti le minoranze sono ovunque conritrovano facendo una riflessione sul frontate con parecchie difficoltà. Da tipo di società nel quale la famiglia varie ricerche risulta chiaramente che vive. Recentemente, ad esempio, la esperienze opprimenti di discriminastampa (KINAG, Arbeitsgruppe Kin- zione, isolamento, frustrazione, ecc., desmisshandlung, 1992) ha reso noto nonché altre situazioni di crisi e di stress che il maltrattamento inflitto ai bam- (conflitti e problemi irrisolti) aumentano bini si realizza sovente in alcune sette il pericolo di ricorrere alla violenza nella o comunità religiose severe. I bambini ricerca di un controllo di sé. sono infatti totalmente sottratti alle Altro fattore di pressione negativa è l’ influenze provenienti dall’esterno e isolamento sociale. L’assenza di una tenuti lontano dall’insegnamento rete sociale o di un sistema di appogpubblico, ricevono un’educazione rigi- gio adeguato crea le premesse per la da che ricorda la “pedagogia nera” ed nascita della violenza. Analogamente inoltre sono puniti fisicamente. Molti infatti, la maggior parte delle famiglie bambini che si trovano in istituti e in cui si constatano maltrattamenti 29 FATTORI SOCIOLOGICI ED ECOLOGICI Macro-sistema (cultura) • atteggiamento di fronte alla violenza come mezzo per risolvere i problemi • misura della violenza registrata ufficialmente (massmedia, statistiche) • atteggiamento di fronte ai bambini, ai loro diritti e spazi liberi Meso-sistema (gruppi locali) • preferenza per determinate strategie educative • disponibilità di sistemi di appoggio informali • lavoro • tempo libero Micro-sistema (famiglia) • modello di famiglia interattiva • stile educativo familiare FATTORI PSICOLOGICI (variabile genitori) FATTORI INTERATTIVI (variabile bambino) Variabili demografiche • Età • Sesso • Stato socioeconomico • figlio indesiderato • bambino problematico condizionato da coliche, incontinenza, malattia, handicap, disturbi dello sviluppo • comportamento provocatorio (iperattività, disinibizione sessuale, piagnucolone, rivalità tra fratelli, irascibilità, non influenzabile, intrattabile) Fattori di socializzazione • esperienza di maltrattamento da bambino • delinquenza/criminalità • aggressività acquisita • modelli violenti • demoralizzazione Fattori della personalità •disturbi della personalità • privazione emozionale • impulsività • anomalie neuropsicologiche • problemi di alcool e di droga • paura • stress • stress intrafamiliare (p.es. condizionato da risorse finanziare, perdita dell’autorità parentale, numero dei figli) • condizione familiare (divorziati, separati, celibe o nubile) EVENTI CRITICI • il bambino grida • il bambino si comporta in maniera “sbagliata” • litigate • stanchezza MALTRATTAMENTO Modello dei fattori d'influenza rilevanti secondo Meier, 1985. 30 sono delle famiglie che vivono socialmente isolate. Particolari situazioni di stress sono vissuti dalle famiglie monoparentali. In Svizzera, il numero di famiglie monoparentali è in costante aumento. Sempre più le donne decidono, nonostante la gravidanza e i bambini, di rimanere da sole. In Svizzera un matrimonio su tre termina con un divorzio. Sui genitori che educano da soli i figli ricade spesso e contemporaneamente la responsabilità dell’educazione, di un’attività lucrativa e delle faccende domestiche, questo aumenta lo stress e le preoccupazioni e di riflesso la possibilità di maltrattamento. I bambini subiscono violenza non solo nella famiglia, ma anche mediante strutture istituzionali e sociali. Ad esempio mediante i danni ambientali tra cui l’inquinamento atmosferico, del suolo e dell’acqua, il rumore, la densità abitativa, ecc., questi hanno ripercussioni negative sia dal profilo fisico che psichico; è nota già da parecchio tempo la minaccia del traffico stradale per i bambini; i parchi giochi che sono in genere zone depresse, ghetti o riserve anziché spazi di gioco e di ricreazione; recentemente si è molto scritto e molto discusso sull’offerta di gioco e di tempo libero, soprattutto per i settori TV e video; la costruzione di alloggi e la politica in tale ambito non possono essere considerate “vicine” ai bambini. Le camere dei bambini sono di solito quelle più piccole dell’appartamento. L’isolamento insufficiente giustifica il fatto che si imponga ai bambini di restare calmi e si pianifica spesso una superficie di gioco per loro troppo esigua. I figli di cittadini stranieri subiscono in Svizzera un altro aspetto della violenza strutturale. A causa dello statuto dello stagionale, che non esiste in nessun altro paese europeo, un numero elevato di questi bambini deve restare nel paese d’origine e vivere di conseguenza diversi mesi all’anno e per parecchi anni, separato da uno o da entrambi i genitori. Quasi mille figli di stagionali vivono illegalmente in Svizzera come “bambini clandestini". 7.3 Fattori psicologici (variabile genitori) Fattori economici (recessione, disoccupazione) e insufficienti spazi abitativi colpiscono i bambini in due modi: innanzitutto ricevono dei limiti materiali, di cui sentono direttamente le conseguenze sulla pelle; inoltre sono spesso vittime indirette dello stress sociale e psicologico dei genitori. Diversi fattori perinatali si sono rivelati come ulteriore fattore di rischio di maltrattamento. Essi sono significativi in quanto rendono possibile una 31 previsione attendibile di futuri maltrattamenti. In particolare, sono considerati fattori di rischio perinatali una gravidanza ed un parto difficili, un parto prematuro, una madre molto giovane e senza esperienza (primipara) e una lunga separazione della madre dal bambino. Nella vita dei genitori che maltrattano i figli si riscontrano sovente esperienze traumatiche vissute durante l’infanzia; tali genitori tuttavia non maltrattano necessariamente i propri figli, soprattutto se essi stessi sono stati aiutati e curati per tempo e in modo adeguato. Mancanza di controllo dell’impulsività, tendenze aggressive, atteggiamenti rigidi, difficoltà d’immedesimarsi e di tollerare la frustrazione, unitamente ad altri fattori, aumentano il rischio di violenza. Alcuni di questi fattori possono ulteriormente essere acutizzati dall’abuso di alcool, droghe o medicamenti. che i bambini maltrattati sono spesso figli non voluti e non amati. Ciò però non spiega perché di norma solo un bambino all’interno di una famiglia venga maltrattato. Per queste precise circostanze è evidente cercare la responsabilità nelle particolari qualità della vittima e/o nelle caratteristiche d’interazione. Relazione madre-figlio/a: L’ importanza della prima impressione della madre che il/la proprio/a figlio/a sia “difficile” può incidere sullo sviluppo futuro delle interazioni madre-bambino/a. Questa impressione di “difficoltà”, generalmente osservabile nel sesto e nel tredicesimo mese di vita, è infatti statisticamente correlata con i primi conflitti madre-figlio/a che avvengono attorno al 24esimo mese. Inoltre le madri di bambini percepiti come “difficili” reagiscono, quando questi ultimi si accingono a “provocare”, in modo più intenso e più persistente rispetto alle madri di bambini non problematici. I bambini difficili si 7.4 Fattori interattivi dimostrano a loro volta più resistenti (variabile bambino) di fronte al comportamento di controlCaratteristiche strutturali: i proble- lo della madre con disubbidienza, inmi risultanti da una gravidanza non docilità, parolacce e ripetizione istanvoluta sono gravi sia per i genitori che tanea di comportamenti contrari alle per i figli. Anche dal rapporto fra l’età regole (Amelang & Krüger, 1995). spesso giovane delle madri maltrattanti e l’elevato numero di figli nelle famiglie maltrattanti, si può dedurre 32 8. Provvedimenti terapeutici e maltrattamento stesso, perché il bambino non può svilupparsi psicologicapreventivi mente bene senza famiglia. A questo modo di pensare sta alla base l’ipotesi, secondo la quale il disturbo si trova nell’ambiente familiare. Qualsiasi terapia incentrata sul bambino è sensata solo se accompagnata da una terapia familiare (Tomkiewicz, 1995). L’intervento sulla famiglia ha l’obiettivo di capire in dettaglio la dinamica e la processualità abusante affinché anche il bambino possa comprenderla e liberarsi da ingiustificate colpevolizzazioni. Ha inoltre l’obiettivo di verificare la possibilità della famiglia di cambiare affinché il bambino stesso, laddove sia possibile, possa ristabilire relazioni soddisfacenti con la propria famiglia d’origine. Secondo Di Blasio (1996) garantire la tutela del bambino solo con interventi di sostegno socio-psicologico e assistenziale appare largamente insoddisfacente. È necessario elaborare programmi capaci di coniugare la tutela del bambino, anche attraverso l’allontanamento da genitori che lo mettono in pericolo, con il trattamento psicologico della famiglia. È necessario integrare le esigenze giuridiche con quelle socio-assistenziali per superare la pericolosa alternativa tra semplice criminalizzazione del genitore e indifferenza verso le vittime dell’abuso. Il capitolo che segue illustra al lettore alcune piste di intervento in caso di maltrattamento infantile. Nel capitolo 8.2 viene poi, succintamente, toccato il problema della prevenzione nel campo della protezione del bambino. 8.1 Strategie d'intervento Le opinioni in merito alle strategie d’intervento da applicare in caso di maltrattamento infantile sono molto divergenti. Alcuni sostengono di sporgere denuncia unicamente nei casi più gravi. Altri invece ritengono che bisogna aiutare senza punire (in modo particolare questo è l’atteggiamento dei pediatri svizzeri!)5. È da annotare che il 90% dei casi di maltrattamento rinuncia ad un sostegno giuridico. Un’altra opinione sostiene la protezione indispensabile del bambino e propone una eventuale e totale separazione del bambino dalla famiglia con o senza l’approvazione di quest’ultima. Contro un tale procedere ci sarebbe la convinzione che un simile procedimento sarebbe peggiore del 5 A pag. 106 del libro di Alice Miller “L'infanzia rimossa” (Edizioni: Garzanti, 1990, ISBN 88-II-59863-X) viene riportata la lettera del 25.7.1986 dei direttori delle cliniche pediatriche svizzere al Consiglio federale con la quale chiedevano di NON essere obbligati a denunciare penalmente i casi di maltrattamento. 33 In Svizzera i bambini maltrattati, ammesso che vengano scoperti, sono seguiti dagli operatori del servizio medico psicologico e da quello sociale. Ogni cantone ha per altro delle strutture particolari non sempre sovrapponibili. In Ticino da pochi anni hanno ristrutturato i servizi della rete di aiuto creando quattro unità di intervento regionali (UIR = Unità di Intervento Regionali) per i primi interventi nei casi di maltrattamento. Solo all’inizio degli anni ’90, grazie alla pubblicazione del Rapporto sull’infanzia maltrattata (1992), il problema del maltrattamento viene affrontato con più determinazione e si iniziano a raccogliere i dati statistici al riguardo. Comincia a prendere forma la formazione a tutti i livelli, medica, giuridica6 , psicologica e sociale carente fino ad oggi con la proposta di corsi speciali di formazione. Molto deve, a questo riguardo, ancora essere fatto. Grazie all’entrata in vigore della Legge federale sull’aiuto alle vittime il 1. gennaio 1993, si è aperta la possibilità per i Cantoni di migliorare e rafforzare la rete di aiuti alle vittime di maltrattamenti. Questa legge prevede dei con- 6 sultori per la vittima aperti 24 ore su 24, miglioramenti nei codici di procedura penale, come pure la possibilità di un indennizzo economico. Nell’ attuale Costituzione federale non esistono degli articoli specifici sulla protezione del bambino e sul maltrattamento infantile. La Confederazione non dispone ancora di chiare competenze in questo campo, perciò ogni Cantone si organizza da solo e diversamente. In Ticino ad esempio con la legge di applicazione cantonale della legge federale di aiuto alle vittime fu nominato un delegato per i problemi di violenza e per la sua prevenzione e, come già detto sopra, sono state organizzate le 4 UIR, gruppi composti da uno psicologo o psichiatra per adulti, uno per i bambini, un’ assistente sociale e un rappresentate dell’ufficio del tutore ufficiale. 8.2 Prevenzione nel campo della protezione del bambino Il tema della prevenzione nel campo della lotta ai maltrattamenti e in ambito di protezione del bambino ha fatto e fa scorrere fiumi di inchiostro. Difficile se non impossibile diventa il voler sintetizzare le opinioni in questo campo. Qui di seguito una breve osservazione. Prevenire in ambito di protezione dell’infanzia significa proteggere i bambini da condizioni, relazioni e misure ne- Il dr. Andreas Brunner, procuratore pubblico di Zurigo, nel corso di formazione dell’ASPI a Friborgo nel novembre del 1996 aveva stigmatizzato la cattiva formazione dei giuristi nel campo dei maltrattamenti ma anche quella dei così detti “periti”! 34 gative, affinché abbiano diritto ad una vita dignitosa e possano svilupparsi adeguatamente, con interventi adeguati in ambito sociale. (Ziegler, 1992). In base a nuove discussioni sulla tematica della prevenzione e della violenza contro i bambini si deduce che da una parte sono da favorire - idealmente - le competenze (individuali) e le strategie di superamento dei problemi e che dall’altra sono da cambiare le condizioni (sociali) e i rapporti, affinché provochino il minor stress e rischio possibili (Rosenberg & Repucci, 1985; cit. da Ziegler, 1992). Il lavoro preventivo per la protezione dell’infanzia soffre fino ad oggi della stessa limitata attività professionale orientata sull’individuo, che - secondo le complesse condizioni dell’attuazione della violenza - non può essere mai sufficiente e per cui c’è il rischio di cadere nella fatica di Sisifo. Il lavoro preventivo per la protezione dell’infanzia deve confrontarsi con individui (brutali) e condizioni di vita (violente). “La violenza contro i bambini si riscontra in tutti gli ambiti della società, e non solo nelle famiglie. Al lavoro ai processi sociali di cambiamento e alle condizioni di vita violente compete perciò una centrale importanza nell’intreccio causale della violenza contro i bambini - anche nelle famiglie -. Oggi la protezione del bambino non si occupa più solo di maltrattamenti fisici grossolani, bensì classifica questi atti violenti individuali in un contesto più grande a livello di intera società, che lascia riconoscere una reciproca condizione tra quello che commette un’azione violenta o un maltrattamento e le strutture violente che lo circondano e che concernono tutti” (DKSB, 1985; cit. da. Ziegler, 1992). 9. Riepilogo e prospettive La violenza contro i bambini non è nulla di straordinario per quanto riguarda la dimensione e la diffusione, considerato che il 35 % dei genitori usa pene corporali come metodi d’educazione7 . La violenza appartiene alle normali esperienze della maggior parte dei bambini e per questo non è sicuramente un problema individuale o familiare, bensì un problema sociale e culturale. I retroscena del maltrattamento e dell’abuso sessuale sono quindi complessi; non esistono semplici concatenazioni causali; questi stati di fatto sono più il risultato di complessi legami di effetti che non un singolo caso o un problema sociale. È necessario assicurare a questa molte- 7 35 Lo studio sui comportamenti punitivi dei genitori in Svizzera pubblicato nel rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” del 1992 si era basato su 1356 questionari riempiti da genitori svizzero tedeschi e romandi (il 25,2% uomini ed il 74,3% donne). plice struttura una prevenzione, una cura e provvedimenti legislativi. Oggi gli aiuti e le offerte di aiuto comprendono tuttavia quasi esclusivamente aspetti individuali e/o familiari della problematica della violenza. Non si può quantificare con attendibilità i maltrattamenti e gli abusi sessuali. Studi riconosciuti fanno pur sempre dedurre, che tutte le forme di maltrattamento e di abuso sessuale siano molto più diffuse di quello che si era supposto qualche anno fa’ in Svizzera. riserve che solo il tempo potrà modificare. Il 13 giugno 1996 è arrivata, finalmente sui banchi del Parlamento la presa di posizione del Consiglio federale sul rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” ed è stato finalmente l’occasione per discutere di questo problema a livello svizzero. La discussione è stata molto superficiale e limitata alla presa di posizione del Consiglio federale e alla tribuna gli interventi sono stati pochi, così il tema è stato archiviato con buona pace dei politici ma disattendendo le aspettative dei relatori del rapporto e le raccomandazioni ivi contenute. Peccato! La mozione Béguin del 1993 sul prolungamento a dieci anni del termine di prescrizione dei delitti sessuali sui minori è stata accettata il 21 marzo 1997 (è entrata in vigore il primo di settembre del 1997). Mentre i termini di prescrizione dell’incesto non sembrano preoccupare nessuna autorità!8 Nel corso dell’anno 1997 fu presentato al Consiglio Federale il postulato Per sensibilizzare la popolazione a questa tematica e per promuovere contromisure, sarebbe auspicabile un intervento politico più efficace. Il rapporto sull’infanzia maltrattata in Svizzera (Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992) è arrivato al Consiglio Federale solo nel 1995. Si è discusso in quell’anno di vietare le punizioni fisiche come metodo di educazione sia all’interno che all’esterno della famiglia. Ma purtroppo il Consiglio degli Stati ha respinto questa proposta. Nel 1996 le Camere Federali hanno ratificato la Convenzione dell’UNO sui diritti del bambino del 1989. La lotta per la non entrata in materia è stata sintomatica del clima negativo esistente a livello politico sulle problematiche legate ai diritti dei minori. La ratifica ha poi comportato ben cinque 8 36 Il 26 agosto 1998 il Dipartimento federale di giustizia e polizia ha trasmesso ai Cantoni ed alle associazioni interessate un avamprogetto sulla modifica del CPS (Codice penale svizzero) e del CPM (Codice penale militare) concernente i reati contro l’integrità sessuale. Con questo si vorrebe che i termini di prescrizione per i reati sessuali commessi su fanciulli, compreso l’incesto, abbiano a decorrere dal diciottesimo anno di età. Nello stesso avamprogetto si vorrebbe anche vietare il possesso di pornografia dura. Carobbio che voleva chiarire l’ obbligo delle casse malati di sopportare i costi derivati dai maltrattamenti per le terapie ambulanti per vittima ed autore. Il Consiglio federale nella sua risposta ha detto che tali costi sono già sostenuti dalle casse malati perché i maltrattamenti vengono assimilati agli incidenti (!) e pertanto il postulato veniva classato. Attualmente si sta preparando la nuova Costituzione federale, nel progetto distribuito in consultazione mancava un articolo per la protezione dei minori e un articolo contro i maltrattamenti. Per questo motivo il Gruppo regionale della Svizzera italiana dell’ Associazione svizzera per la protezione dell’ infanzia (ASPI) ha fatto delle proposte sostenute da una campagna di raccolta di firme nel Ticino (sono state raccolte oltre 8600 firme in poche settimane!). I lavori in questa direzione non sono ancora terminati anche se fino a questo momento si può registrare la presa di posizione positiva del Consiglio Nazionale che contro il parere del consigliere federale A. Koller (ministro della giustizia) ha votato un articolo per la protezione dei bambini. Ora resta di superare lo scalino del Consiglio degli Stati. Speriamo! L’accettazione di una nuova Costituzione federale con un articolo per la protezione del bambino resta la mi- gliore prospettiva per la lotta ai maltrattamenti in Svizzera, solo così la Confederazione potrà darsi strumenti adatti a questo compito. Indirizzo dell’autrice: Raffaella Brenni Tonella Schaffhausenplatz 3 8006 Zurigo 37 10. Bibliografia Ambrose, J.B. (1989). Orofacial Signs of Child Abuse and Neglect: A Dental Perspective. Pediatrician, 16, 188-192. Amelang, M. & Krüger, C. (1995). Misshandlung von Kindern. Darmstadt: Wissenschaftliche Buchgesellschaft. Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung (1992): Kindesmisshandlung in der Schweiz. Schlussbericht. Bern, Eidgenössischen Departement des Innern. Berg, S.P. (1984). Grundriss der Rechtsmedizin (2. Aufl.). München: Müller & Steinicke. Brinkman, W. & Honig, M.S. (1984). Kinderschutz als sozialpolitische Praxis, Hilfe, Schutz und Kontrolle. München: Kösel. Bürgin, C., Schmidt, J. & Vollenwieder-Kunz, D. (1979). Das misshandelte Kind und seine Familie. Diplomarbeit an der Ostschweiz. St. Gallen, Schule für Sozialarbeit. Chan, D.A., Salledo, J.R., Atkins, D.M. & Ruley, E.J. (1986). Münchausen Syndrome by Proxy: A Review and Case Study. Journal of Pediatric Psychology, 11, 71-80. Di Blasio, P. (1996). Bambini violati; la paura, la vergogna, il silenzio. Psicologia contemporanea,137, 28-37. Eckert, R. et al. (1990). Ursachen, Prävention und Kontrolle von Gewalt aus soziologischer Sicht. Gutachten der Unterkommission III. In: Schwind, H.-D. et al. (Hrsg.): Ursachen, Prävention und Kontrolle von Gewalt. Bd. II Erstgutachten der Unterkommission. Berlin: Duncker und Humblot, 293-414. Eidgenossischer Departement des Innern, Presseinformationsdienst (1995). Pressmitteilung. Bulletin Schweizerischer Kinderschutzbund, 3, 4-6. Engfer, A. (1986). Kindesmisshandlung. Stuttgart: Enke Verlag. Galtung, J. (1975). Strukturelle Gewalt. Beiträge zur Friedens- und Konflikt-forschung. Reinbeck: Rowohlt. Garbarino, J. & Gilliam, G. (1980). Understanding Abusive Families. Toronto: Lexington. Garbarino, J. & Vondra, J. (1982). Psychological Maltreatment: Issues and Perspectives. In: R.H. Starr (Ed.): Child Abuse Prediction (25-44). Cambridge, Mass.: Ballinger Publishing Company. Herrenkohl, E.C., Herrenkohl, R.C. & Toedter, L.J. (1983). Perspectives on the intergenerational transmission of abuse. In: D. Finkelohr, R.J. Gelles, G.T. Hotaling, M.A. Straus (Ed.): The dark side of families. Current family violence research. London: Sage, 57-76. Hunter, R.S. & Kilstrom, N. (1979). Breaking the cycle in abusive families. In: American Journal of Psychiatry, 136, 1320-1322. 38 Kempe, R.S. & Kempe, C.H. (1978). Child Abuse. Cambridge/Mass.: Harvard University Press. Lenard, H.-G. (1988). Kindesmisshandlung. In: F.J. Schulte & J. Spranger (Hrsg.): Lehrbuch der Kinderheilkunde (26. Aufl., 909-912). Stuttgart: Fischer. Levinson, D. (1988). Family Violence in Cross-Cultural Perspective. In: V.B. Van Hasselt et al. (Eds.): Handbook of Family Violence. New York: Plenum Press, 441-455. Lynch, M.A. & Roberts, J. (1982). Consequences of child abuse. London: Academic Press. Meier, J.H. (1985). Definition, Dynamics and Prevalence of Assault Against Children: A Multifactorial Model. In: J.H. Meier (Ed.): Assault Against Children (Ch. 1, 146). Philadelphia: Taylor & Francis. Moggi, F. (1991). Sexuelle Kindesmisshandlung: Definition, Prävalenz und Folgen. In: Zeitschrift für Klinische Psychologie, Psychopathologie und Psychotherapie, 39, 323-335. Olbing, H., Bachmann, K.D. & Gross, R. (1989). Kindesmisshandlung. Köln: Deutscher Ärzte-Verlag. Perrez, M. (1992/93). Gewalt gegen Kinder in der Schweiz. In: Bulletin Schweizerischer Kinderschutzbund, 4/1, 11-21. Rauchfleisch, U. (1994). Kinder, eine Gruppe ohne Lobby. Schweizerischer Kinderschutzbund Bulletin, 1, 5-7. Rosenberg, M.S., Repuci, N.D. (1985). Primary Prevention of Child Abuse. In: Journal of Consulting and Clinical Psychology, 53, 576-585. Rutter, M. (1985). Family and school influences: meanings, mechanisms and implications. In: A.R. Nicol (Ed.): Longitudinal studies in child psychology and psychiatry. New York: Wiley, 357-403. Steffen, W. (1976). Analyse polizeilicher Ermittlungstätigkeit aus der Sicht des späteren Strafverfahrens. Bundeskriminalamt. Wiesbaden. Tomkiewicz, S. (1991). Aimer mal, châtier bien. Enquêtes sur les violences dans les institutions pour enfants et adolescents. Paris: Edition du Seuil. Tomkiewicz, S. (1995). Limiti della terapia nella presa a carico dei maltrattamenti gravi e degli abusi sessuali intrafamiliari. In: Paediatrica, 6, 17-22. Wimmer-Puchinger, B. (1991). Gewalt in der Familie. Soziale und psychische Bedingungen von gewalthaften Erziehungsstilen. Wien: Ludwig Boltzmann-Institut für Gesundheitspsychologie der Frau (Bericht). Ziegler, F. (1990). Kinder als Opfer von Gewalt. Ursachen und Interventionsmöglichkeiten. Freiburg Schweiz: Universitätsverlag. Ziegler, F. (1992). Gewalt gegen Kinder. Eine kompexe Problematik. Psychoscope, 8, 13-17. 39 Indice: pagina 1.Introduzione 2.Che cosa è il maltrattamento al bambino? 2.1 Definizioni 2.2 Forme di maltrattamento 2.2.1 Trascuratezza (“neglect”) 2.2.2 Violenza fisica (“physical iniury”) 2.2.3 Abuso psicologico (emotional abuse”) 2.2.4 Abuso sessuale (“sexual abuse”) 9 12 12 13 13 13 14 14 3.Sintomatologia 15 4.Diagnosi del maltrattamento 16 5.Conseguenze del maltrattamento inflitto ai bambini 17 6.Infanzia maltrattata in Svizzera: estensione del fenomeno 6.1 Ricerche epidemiologiche 6.2 Dati dei servizi sociali e medici 6.3 Statistiche sulla criminalità 6.4 Conclusioni 6.5 Presa di posizione del Consiglio federale sul rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” 19 21 22 25 26 7.Fattori che generano la violenza contro i bambini 7.1 Cenni di teorie correnti sul maltrattamento 7.2 Fattori socio-ecologici 7.3 Fattori psicologici (variabile genitori) 7.4 Fattori interattivi (variabile bambino) 28 28 29 31 32 8.Provvedimenti terapeutici e preventivi 8.1 Strategie di intervento 8.2 Prevenzione nel campo della protezione del bambino 33 33 34 9.Riepilogo e prospettive 35 10. Bibliografia 28 38 40 Roma, 21/03/98 Premessa Gli enunciati di questa Dichiarazione di Consenso costituiscono linee-guida per gli interventi dei professionisti psicosociosanitari in tema di abuso sessuale all’infanzia. 1. Definizione 1.1 Che cos’è l’abuso sessuale? a) È il coinvolgimento di un minore, da parte di un partner preminente in 1 41 La presente dichiarazione di consenso è opera del “Coordinamento nazionale dei Centri e dei Servizi di prevenzione e trattamento dell'abuso in danno di minori”. attività sessuali anche non caratterizzate da violenza esplicita. b) È un fenomeno diffuso. c) Esso si configura sempre e comunque come un attacco confusivo e destabilizzante alla personalità del minore e al suo percorso evolutivo. d) L’intensità e la qualità degli esiti dannosi derivano dal bilancio tra le caratteristiche dell’evento (precocità, frequenza, durata, gravità degli atti sessuali) e gli interventi protettivi e riparativi esterni, che si attivano in relazione all’abuso. c) spesso il bambino rappresenta l’unica fonte validabile. 2.2 In ogni caso la validazione va portata avanti analizzando almeno tre aree: indicatori e segni sul piano fisico e sul piano psicologico, racconti e affermazione della presunta vittima. 2.3.1 Per quanto riguarda gli indicatori e i segni fisici: a) l’ipotesi di abuso sessuale va sempre presa in esame in presenza di lesioni, pur di carattere specifico, dell’area ano-genitale, e di altri segni rilevabili con esame obiettivo compatibili con l’ipotesi di abuso; b) i segni specifici (gravidanza, presenza di spermatozoi, malattia sessualmente trasmesse) sono rarissimi; c) l’assenza di lesioni non può mai portare il medico ad escludere l’ipotesi di un abuso, in quanto numerosi atti di abuso non lasciano segni fisici. 1.2 Il danno è tanto maggiore quanto più: a) il fenomeno resta nascosto, o non viene riconosciuto; b) non viene attivata protezione nel cotesto primario e nel contesto sociale, c) l’esperienza resta non verbalizzata e non elaborata; d) è forte il legame di dipendenza fisica ed affettiva della vittima dell’abusante. 2.3.2 Conseguentemente: a) la vista medica va effettuata esclusivamente da medici specificamente competenti, in grado di valutare correttamente e completamente le lesioni e di evitare la ripetizione delle indagini. Essa è particolarmente necessaria se l’atto di abuso 2. Validazione 2.1 È necessario sviluppare sistemi validi ed affidabili per far emergere il fenomeno. Infatti: a) il perpetratore quasi sempre nega; b) spesso mancano evidenze fisiche e testimonianze esterne; 42 sessuale è avvenuto nei 3 giorni precedenti il rilevamento. e) che durante il percorso valutativo sia in ogni momento salvaguardata la protezione fisica e psicologica del minore garantendo, se necessario, percorsi paralleli di intervento per lui e per i suoi familiari. 2.4.1 Per quanto riguarda gli indicatori e i segni psicologici dell’abuso: a) l’ipotesi di abuso sessuale va tenuta presente di fronte a una vasta gamma di sintomi cognitivi, emotivi e comportamentali anche se aspecifici e anche in assenza di rivelazioni; b) le conoscenze sessuali improprie e i comportamenti sessualizzati sono riconosciuti come indicatori con maggior grado di specificità, ed esigono approfondimento. 2.5.1 Per quanto riguarda le rivelazioni del minore va notato che: a) la rivelazione è la conseguenza della presi di contatto con la propria esperienza traumatica; b) tale momento è estremamente importante e delicato e, per quanto potenzialmente benefico, comporta il rischio di una riacutizzazione della sofferenza; la gravità di tale rischio è diminuita dal grado di riconoscimento, nell’ambito delle relazioni familiari o comunque protettive, dei bisogni psicologici e fisici del bambino; c) quanto più il bambino è stato danneggiato dall’abuso, tanto più può essere compromessa la sua capacità di ricordare e raccontare; d) la rivelazione è un processo e passa per fasi che possono non risultare lineari e logiche. 2.4.2 conseguentemente è opportuno: a) approfondire la conoscenza del mondo interno del bambino per dare significato alle espressioni sintomatiche; b) approfondire la conoscenza del contesto relazionale, per completare la comprensione del quadro individuale situandolo si a rispetto alla storia familiare del minore sia rispetto ai più ampi parametri di riferimento socioculturali in cui il minore è inscritto; c) adottare la procedura di ampliare il più possibile la raccolta anamnestica sul piano individuale e relazionale, anche ricorrendo alle informazioni pregresse e alla rete dei servizi; d) non vi dovrebbe essere barriere di segreto professionale tra gli addetti ai lavori; 2.5.2 Conseguentemente: a) la rivelazione va sempre raccolta e approfondita, anche se si presenta frammentaria, confusa, bizzarra; b) essa va accompagnata, mettendo 43 in atto congrui interventi di protezione e sostegno; c) essendo l’abuso sessuale un fenomeno fortemente improntato dall’ingiunzione (esplicita o allusa) del segreto e del silenzio e dall’attivazione di sentimenti che inibiscono la narrazione (quali colpa, vergogna, tradimento, ecc.), la raccolta delle rivelazioni dovrà accompagnarsi a una grande attenzione nell’evitare elementi di “suggestione negativa” (squalifiche, ripetizione di domande, confronto con dubbi e perplessità dell’adulto, ricatto morale); d) sarà necessario porre grande cura anche nell’evitare elementi di “suggestione positiva” nel dialogo, sovrapponendo idee, ipotesi e sentimenti dell’adulto alla narrazione del bambino, anticipando situazioni o particolari che possano condizionare il minore e alterare l’acquisizione dei dati; e) favorire il clima di confidenza e fiducia e il racconto spontaneo. chieste di ripetizione di esse un basso indice del credito ottenuto; b) la sua capacità di rendere testimonianza dipende dal grado di elaborazione del trauma; 3. Testimonianza del minore 4. False denunce 3.1 Per quanto riguarda l’eventuale testimonianza del minore durante l’iter giudiziario è utile considerare che: a) il minore somma interiormente tutte le occasioni in cui ha effettuato delle dichiarazioni circa l’esperienza traumatica, ravvisando nelle ri- 4.1 Non si conosce l’incidenza reale di false denunce. È utile considerare che: a) le difficoltà validative in campo clinico e giudiziario e l’esistenza frequente di ritrattazioni si sommano e ampliano probabilmente l’arca delle denunce non comprovabili; 3.2 Conseguentemente: a) è opportuno non moltiplicare tali occasioni; b) evitare il confronto diretto vittima autore, usare video; c) è imprescindibile garantire al minore effettive condizioni di protezione nel momento in cui viene richiesto di rendere dichiarazioni circa l’abuso; d) è auspicabile che tale richiesta venga subordinata, nella scelta di tempi e modi; al rispetto del grado di elaborazione il trauma raggiunto dal minore; e) è necessario tenere conto, nella valutazione della validità delle dichiarazioni della loro contestualizzazione (tempi, modi, luoghi, interlocutori, aspetti emotivi). 44 b) ritenere autentica una denuncia non vera espone il bambino, i suoi familiari e chi è falsamente accusato a gravi conseguenze dannose; d’altra parte le false ritrattazioni provocano conseguenze altrettanto dannose; c) è stato individuato un numero limitato di dinamiche personali e relazionali che possono dare origine ad una falsa denuncia; d) le separazioni coniugali altamente conflittuali sono indicate come una condizione di particolare rischio per le false denunce, ma possono essere anche occasioni che favoriscono rivelazioni autentiche. permanente tra esperti circa le eventualità più frequenti di falsa denuncia. 5. Orientamenti del professionista 5.1 Quanto ai criteri di acquisizione e di esercizio delle competenze professionali di chi opera nell’area dell’abuso sessuale ai minori, è utile considerare che: a) è auspicabile che tutti i professionisti di area medica o psicosociale che operano o nel campo della tutela del minore o come consulenti giudiziari, abbiano acquisito competenze culturali e tecniche specifiche nel campo dell’età evolutiva, delle dinamiche individuali e familiari e delle peculiarità dell’abuso sessuale; b) per tutte le professioni sanitarie o equiparate, l’obiettivo della protezione e della cura del minore o comunque della salvaguardia delle esigenze cliniche dello stesso, è prioritario rispetto a qualsiasi altro obiettivo richiesto dalle circostanze, d'accordo con le norme deontologiche; c) va tuttavia tenuto conto del frequente incrocio tra esigenze cliniche ed esigenze giudiziarie. 4.2 Conseguentemente: a) i professionisti dovranno incrementare le competenze diagnostiche, per evitare che i bambini vadano incontro ad un’esperienza doppiamente traumatica (essere abusati e non trovare protezione) oppure a strumentalizzazione fortemente pregiudizievole; b) il rischio di trovarsi di fronte a una falsa denuncia deve essere sempre preso in considerazione da chi si occupa di questa materia; c) di fronte al rischio di falsa denuncia sarà necessario evitare un generico atteggiamento di dubbio, ma vagliare precise alternative diagno-stiche; d) è auspicabile un confronto puntuale e 5.2 Conseguentemente: a) anche se l’intervento sul minore nasce in un quadro giudiziario, esso 45 b) c) d) e) f) dovrà rispettare i criteri comunemente riconosciuti in ambito clinico; in particolare, poiché la cura è il naturale sbocco della diagnosi, non può esistere controindicazione intrinseca a che lo stesso professionista svolga ambedue gli interventi, in qualsiasi quadro istituzionale siano stati richiesti; è altresì necessario che il professionista, oltre ad osservare con rigorosa consapevolezza le disposizioni giuridiche e deontologiche, si renda disponibile a portare il proprio contributo in ambito giudiziario, così come è opportuno apprendere regole e linguaggio di tale ambito; il professionista che opera con obiettivi clinici sceglierà responsabilmente gli strumenti e la documentazione del proprio operato che ritiene più opportuni, dando ovviamente conto dei criteri che utilizza a tal fine; quando l’obbiettivo è di natura giudiziaria, strumenti e documentazione verranno concordati con l’autorità competente, purché non in contrasto con le esigenze cliniche del minore; va presa in considerazione l’eventualità che, in casi particolarmente complessi sul piano della prova giudiziaria, sia opportuno ricorrere ad una pluralità di professionisti che si dividano gli interventi di tipo probatorio e di tipo clinico. È in ogni caso necessario che l’integrazione tra i professionisti renda minimo il disagio che tale organizzazione degli interventi può arrecare al minore. 46 Siamo estremamente contenti di costatare che anche in Ticino si fa strada un’idea più globale dell’educazione alla salute. I responsabili della scuola media di Tesserete hanno fatto opera da pionieri nella Svizzera italiana elaborando un progetto educativo molto interessante che si è poi visto premiato a livello federale. Il direttore Fausto Poretti ha riassunto per il nostro bollettino il lavoro svolto (vedi a pag. 49). In un ampio contesto di prevenzione delle dipendenze, la scuola costituisce non solo un passaggio obbligato- 1 47 RSES = Résean Suisse d'écoles en Santé rio per tutti i bambini e gli adolescenti, ma un luogo di vita, di socializzazione e di responsabilizzazione nel rispetto reciproco. salute” e di impegnarsi alla sua realizzazione. Il bollettino Nr.1/1998 dell’ASPI centrale riferisce in dettaglio della giornata di Friborgo, chi fosse interessato ad averlo può contattare direttamente il segretario centrale sig.re Franz Ziegler al nr. Tel. 031 382 02 33. Questa tematica “Estime de soi-compétence-santé: Expériences préventives en milieu scolaire” era anche al centro della tradizionale giornata annuale di formazione dell’ASPI il 29 novembre dello scorso anno all’Università di Friborgo. L'edizione 1997 era stata organizzata in collaborazione con il “Réseau Suisse d’Ecoles en Santé”. Daniel Pellaux, pedagogista, ha presentato una conferenza: “Autonomie e Socialisation: approches de prévention et de promotion de la santé:. Cornelia Oetle Bürki, responsabile del programma “scuole e salute” per la Conferenza Svizzera dei Direttori Cantonali della Pubblica Educazione (CDPE) ha parlato di “Gesundheitsförderung in der Schule - Ein Streiflicht aus der Sicht der Schweizerischen Konferenz der Kantonalen Erziehungsdirektoren”. Nei vari “ateliers” della seconda parte della giornata sono stati presentati diversi progetti legati al concetto globale di salute. Inoltre la maggior parte dei partecipanti ha firmato una risoluzione (vedere a pag. 54) chiedendo ai politici e agli specialisti di interessarsi al progetto “Scuole e Congratulazioni alla scuola media di Tesserete! Auguriamo che nascano altri progetti di questo genere, e ancora di più che vengano concretizzati usando le sinergie di tutti coloro che lavorano CON i bambini nel rispetto loro dovuto. Myriam Caranzano presidente del gruppo regionale 48 Fausto Poretti1 Premessa Il progetto educativo elaborato dai docenti della scuola media di Tesserete durante l’intero anno scolastico 96/97, si propone di valorizzare le potenzialità individuali e collettive presenti nell’istituto e di migliorare la qualità della scuola. Esso non sostituisce le disposizioni contenute nelle leggi, nei regolamenti o nei programmi delle varie discipline, ma è il tentativo di promuovere, in 1 49 Fausto Poretti è il direttore della Scuola media di Tesserete (NdR) modo autonomo, una vita d’istituto che abbia un indirizzo educativo e di apertura a tutte le componenti. Il punto di partenza è stata la disponibilità di ognuno a mettersi in discussione, senza riserve mentali,, nell’intento di concordare un insieme di risposte coerenti, utili all’intero collettivo. • tra aprile e giugno: preparare un documento di sintesi, tenendo presenti le proposte dei gruppi di lavoro e le decisioni adottate dal plenum. Le tappe del nostro progetto Da un lato ha cercato di far emergere le caratteristiche della sede. Confrontando in modo sistematico parecchi indicatori statistici del nostro istituto con quelli riferiti alle medie cantonali. Dall’altro, in collaborazione con l’USR, ha preparato una serie di domande per indagare le opinioni ed i bisogni di allievi, genitori, ex-allievi e docenti su tre temi particolare: il benessere personale, i rapporti umani all’interno dell’istituto e i contatti della scuola con la realtà locale. La lettura e il riordino delle risposte ha rappresentato un lavoro non indifferente, data la massiccia rispondenza degli interpellati: un totale di 597 questionari rientrati, corrispondenti alla lettura di 21 553 risposte a domande chiuse e oltre 9 000 risposte a domande aperte! Il gruppo di coordinamento ha immediatamente iniziato la propria attività, concentrandosi su due versanti. L’idea di un progetto educativo per la scuola media di Tesserete è stata lanciata informalmente durante il plenum del 14 maggio 1996. In occasione della riunione d’apertura del successivo anno scolastico, la presentazione ufficiale degli obiettivi da perseguire è stata accolta dal collegio dei docenti. Nella seduta del 9 settembre 1996 il consiglio di direzione, conformemente a quanto preannunciato durante il plenum d’apertura, ha costituito un gruppo di coordinamento, chiamandolo a svolgere i seguenti compiti: • entro fine dicembre: promuovere un’analisi relativa alla situazione della scuola e raccogliere le richieste ed i bisogni di tutte le componenti scolastiche. • tra gennaio e marzo: favorire il flusso delle informazioni all’interno della sede e verso i genitori e coordinare l’attività di gruppi di lavoro aperti a tutti i docenti della sede. Una sintesi di tutti questi dati ha permesso la stesura di un rapporto intermedio, strutturato in 6 aree tematiche, dal quale sono emersi i desideri e le aspettative più sentiti dalle varie 50 componenti scolastiche. Questo rapporto è stato presentato separatamente al plenum, ai genitori e agli allievi, ciò che ha consentito di raccogliere ulteriori spunti di riflessione. A partire dal mese di febbraio, tutti i docenti della sede sono stati coinvolti direttamente, dando così inizio alla fase propositiva del nostro progetto. Ogni docente ha avuto l’occasione di far parte di un gruppo di lavoro, scegliendo, a seconda dei propri interessi, una delle 6 aree tematiche analizzate. La bozza provvisoria del documento finale è stata sottoposta al collegio dei docenti una prima volta il 24 aprile ed in seguito il 22 maggio e il 9 giugno 1997. Durante quelle riunioni il plenum ha preso atto di tutta la documentazione e ne ha discusso criticamente i contenuti, suggerendo diverse modifiche. Il testo definitivo, corretto e completato dal gruppo di coordinamento, è infine stato approvato dal plenum nella seduta del 9 giugno 1997. I contenuti Semplice, ma impegnativo, il mandato ai gruppi di lavoro: esaminare la documentazione concernente la propria area e ricercare possibili proposte concrete, atte a soddisfare le richieste emerse durante la consultazione. Ogni gruppo ha lavorato autonomamente, incontrandosi più volte e cercando di coniugare pragmaticamente l’ideale con il reale, la creatività con la concretezza. Il documento inizia con la presentazione dei valori che i docenti della scuola media di Tesserete, in collaborazione con gli allievi ed i loro genitori, si sforzeranno di porre in primo piano. Si tratta di obiettivi generali, suddivisi in quattro grandi campi: il campo dell’istruzione, quello educativo, il campo del benessere personale e quello di apertura verso l’esterno. Per ognuna di queste grandi aree, il progetto enuncia un certo numero di obiettivi intermedi che dovranno essere perseguiti attraverso una serie di risposte concrete. Tutte le componenti della scuola si impegneranno così a curare le dimensioni dell’ascolto, della reciproca comprensione e dell’aiuto nei riguardi degli allievi. Si cercherà di portare i ragazzi a sviluppare un senso di responsabilità Tutta la documentazione elaborata dai diversi gruppi di lavoro è stata infine consegnata al gruppo di coordinamento che, prima di entrare nel merito, ha ritenuto importante fissare alcuni obiettivi ideali a cui tendere, affinché ogni attività rientrasse in un quadro coerente e si inserisse in una struttura composta di parti logicamente ordinate. 51 verso se stessi e verso il prossimo, aiutandoli a conoscersi, a valutare le proprie risorse e i propri limiti. Verrà combattuta ogni forma di violenza fisica, verbale o morale attraverso interventi puntuali e coerenti. Nel campo del benessere personale allievi, docenti e genitori dovranno trovarsi a proprio agio a scuola e perciò verrà incoraggiato lo spirito di appartenenza alla nostra scuola, inteso come sentirsi parte idi un progetto comune. In particolare verrà promossa la salute intesa come benessere fisico e spirituale, svolgendo un compito di prevenzione da ogni dipendenza. Non da ultimo, verso l’esterno verranno tenuti stretti legami, non solo con le famiglie, ma anche con la società civile, favorendo l’integrazione degli allievi nel tessuto sociale e aiutandoli a compiere responsabilmente scelte scolastiche e professionale conformi alle loro attitudini e ai loro interessi. to le attività proposte saranno distribuite sull’arco dei quattro anni di scuola, tenendo in considerazione il grado differente di maturazione degli allievi. Le diverse iniziative verranno organizzate in momenti ben precisi e identici per ogni fascia di classi, stabiliti con largo anticipo dal consiglio di direzione, così da permettere un’adeguata pianificazione didattica. Ogni annata trarrà ispirazione da un tema conduttore: per le prime classi il tema conduttore sarà “la varietà e il piacere”, per le seconde “la cura dell’ambiente”, per le terze “la conoscenza di sé” e per le quarte “l’apertura verso il mondo”. Tra le molte proposte uscite dai gruppi di lavoro, il progetto ne ha privilegiate alcune, suddividendole per carattere: formativo, scientifico-naturalistico, culturale, sportivo e ricreativo. Per favorire una parità di trattamento e una continuità nel tempo, un rappresentante del consiglio di direzione coordinerà il lavoro dei docenti e delle classi di una determinata fascia. Tutte le iniziative che la sede intende proporre per i prossimi anni non sono quindi fini a se stesse, ma vanno viste come un naturale completamento dei programmi e alla luce degli obiettivi che la sede si è sentita di privilegiare. L’intenzione è quella di offrire a tutti i ragazzi che frequentano la nostra scuola le stesse occasioni di svago, di approfondimento e di riflessione: pertan- Un capitolo del progetto precisa poi la suddivisione delle competenze e delle responsabilità assegnate ai vari organismi interni, senza dimenticare le risorse umane esterne, che andrebbero meglio valorizzate, nonché quelle finanziarie, su cui fare affidamento. 52 L’ultima parte del documento, che conta una ventina di pagine, graficamente curate, contempla il dispositivo di valutazione previsto. Durante i quattro anni di vita del progetto, si prenderanno in considerazione due tipi di verifiche: un primo bilancio verrà promosso all’indomani dello svolgimento delle attività. Durante questo esame si analizzeranno criticamente l’impostazione, la documentazione prodotta, il grado di coinvolgimento e di soddisfazione delle varie componenti. Una valutazione più generale è invece prevista alla fine di ogni anno scolastico, per chiarire se gli obiettivi siano stati raggiunti e per apportare eventuali modifiche, nella prospettiva di un prolungamento del progetto nell’anno successivo. autonomamente una serie analisi della situazione è stata un’idea vincente e ha contribuito a creare una serie di miglioramenti indotti: sul clima generale della sede, sulla coerenza dell’offerta e su un maggior riconoscimento esterno, gratificante per tutti. Non è quindi un caso che l’iniziativa abbia ricevuto un prezioso riconoscimento anche a livello federale. Sottoposta all’esame del Reseau suisse d’ecoles en santé, tramite l’associazione Radix, essa ha infatti superato l’esame dei criteri fissati dall’Ufficio federale della sanità, ottenendo un contributo di fr. 5000.-, il massimo previsto per un progetto scolastico. Fausto Poretti 6964 Davesco-Soragno L’ultimo anno del quadriennio sarà dedicato all’analisi generale della situazione della sede, in vista dell’impostazione di un nuovo progetto, che risentirà dei cambiamenti intervenuti e delle attese espresse, a quel momento, da tutte le componenti della scuola. Conclusione L’elaborazione di questo progetto educativo ha rappresentato per la sede di Tesserete una preziosa occasione di scambio e di crescita. L’aver promosso 53 Risoluzione Più di 300 specialisti e responsabili che operano nel campo della scuola, nelle professioni medico-sanitari ed in ambito educativo affiancati da rappresentanti delle autoritá cantonali e comunali friborghesi, hanno partecipato alla giornata nazionale di studio del 29 novembre 1997, consacrata alle esperienze di prevenzione in ambito scolastico. Questa giornata era stata organizzata congiuntamente dall’Associazione Svizzera per la Protezione 1 Risoluzione presentata alla giornata di formazione e di studio - Friborgo 29.11.1997 organizzata dall’ASPI in collaborazione con “Réseau Suisse d’écoles en santé” 54 dell’Infanzia (ASPI) e dal “Réseau Suisse d’écoles en santé”. Per molti anni, l’educazione alla salute (conoscenze, dati, direttive per un modello di vita sano e pericoli) è stata considerata come il solo mezzo d’insegnamento adatto a promuovere la salute dei bambini e dei giovani. Agendo così si è certamente potuto diminuire l’incidenza delle carie dentali e delle malattie infantili contagiose, ma questi successi sono stati sorpassati dall’aumento delle malattie di origine psicosociale come l’aggressività, la violenza, l’abuso di alcool, tabacco e droghe, le difficoltà scolastiche, i tentativi di suicidio, l’anoressia e la bulimia ed i disturbi comportamentali. Da questo punto di vista della promozione alla salute, la scuola deve essere vista come un luogo sociale nel quale: • si sviluppano le risorse personali degli insegnanti, degli allievi e dei genitori nell’ambito della salute • si rinforza la possibilità dell’istituto scolastico per risolvere i suoi problemi • e si crea un ambiente favorevole all’apprendimento e al lavoro. Esistono già attualmente molte scuole e programmi scolastici che tendono a questi obiettivi per funzionamento e/o contenuti. Lo scopo di questa giornata di Friborgo era di fare conoscere queste esperienze ad un pubblico più numeroso e di stimolare altri respon- sabili scolastici ed operatori del mondo della scuola affinché “la scuola possa diventare un luogo di vita favorevole alla salute”. La scuola non potrá diventare un luogo privilegiato dove differenti culture e generazioni possono incontrarsi, dove l’iniziativa personale viene incoraggiata e dove tutti gli attori si sentono a proprio agio, se non si potrà contare sulla cooperazione tra il settore della salute e quello dell’educazione e senza il sostegno delle autorità. Le /i partecipanti a questa giornata di studio lanciano pertanto un pressante appello a tutte le istanze politiche e agli specialisti affinché si interessino al concetto di scuole in salute (écoles en santé), affinché creino le basi indispensabili per la loro realizzazione e organizzino le basi finanziarie ed il personale per raggiungere questi obiettivi. 55 A. Ferri e M. Giberti - Per incarico del Magistrato, Alessandro Borghesi e Francesco Schiavi, laureati in “utroque jure” il 18 ottobre 1583 presentarono una bozza di regolamento che, per quanto limitata a disciplinare le lezioni di “instituta”, ha comunque un pregio paradigmatico anche nel prefigurare le norme che presiedevano agli altri insegnamenti. Degno di nota è che il testo degli ordinamenti scolastici, una volta emandato delle autorità comunali, sarebbe dovuto essere noto a insegnanti e alunni.1 Da “I Gesuiti a Imola e le scuole cittadine nel complesso di Sant’Agata” University Press Bologna, 1997 56 Il testo: “Ordini, et decreti da osservarsi nel modo del leggere l’ordinata lettione dell’Instituta. Et primo che la lettione del Instituta debba dal Signor Dottor deputato esser letta la sera dopo il sono della campana usata, al son della quale debbono li scolari ascoltanti andar a casa del detto signor Dottor, et per honoranza della Città accompagnarlo da casa al luogo ordinario dove si legge, et si leggerà pro tempore la detta lettione, et quella ascoltare con attenzione, senza strepito, et senza alcuna sorte di malcostume, et in evento che vi fosse alcun scolaro di mala creanza, che mentre si leggesse la lettione facesse strepito, romore, o per qual si voglia modo disturbasse detto signor Dottore, in quel caso s’ordina, e si dichiara che Sua Signoria lo possa et debba mandar fuori2, et egli s’intenda privo di poterlo più ascoltare, se prima quel tale non sarà tornato in gratia dell’Illustrissimi Signor Gonfalonieri, et Magistrato che saranno pro tempore, e del detto Signor Dottore. 3 Che il detto signor Dottore leggente 2 Anche allora come oggi esistevano gli scolari insubordinati. Come poteva “difendersi” il docente? Ecco un passaggio interessante dal quale si può desumere che le punizioni corporali erano vietate. Vedere anche la nota nr.3. 3 Come si può immaginare la violenza esercitata dagli insegnanti sugli allievi allora doveva essere generale. È pertanto interessante rilevare in questo testo come il docente dovesse essere amorevole con i suoi discepoli (carezzare) ma anche come fosse importante che desse loro buon esempio. (To) habbia a carezzare li scolari, darli buono esempio, et inanimarli alle virtudi, et sia obligato leggere pubblicamente, a talché ogni persona che lo voglia udire lo possa ascoltare quattro giorni della settimana, cioè il Lune, Marte, Mercore et Venere, purché non siano feste di precetto, o di consuetudine della Città, et se in questi giorni ve ne fossero alcuni o un solo di festa, sia obligato leggere il Giovedì, non essendo feriato, ma il sabbato sia in ogni modo libero, et assoluto, sia per il signor Dottore, come per li scolari. Che li giorni feriati, et asciolti dal leggere, s’intendano li giorni di festa comandata da Santa Madre Chiesa Romana, et simile li giorni festivi ex divotione et ex consuetudine, e particolarmente li giorni della festività delle nostri divi protettori Sancto Cassiano, Sancto Proietto, Sancto Pietro Roverenate, Sancto Mamiello, et Sancto Cosmo, de quali la nostra Cattedrale ne fa particolare segno d’allegranza. Si come ancora siano, et s’intendano liberi quelli giorni nelli quali si facesse il consiglio la sera o vero anco la mattina, in evento che li Signori Dottori leggenti si accomodassero insieme d’altro ordine che del presente, o vero, che dal Illustre Magistrato vi fosse per qualche accidente trasmulato l’ordine precedente. 57 Giorni delle Vacchantie. Dal giorno di San Thomaso apostolo, sino fatta l’Epifania. Dodici o quindici giorni dalli ultimi del Carnevale, et più o meno secondo che saranno d’accordo insieme il signor Dottore, e li scolari. Dalla Domenica delle Palme sino fatta l’ottava della Pasqua di Resuretione di Nostro Signore. Tutta quella settimana nella quale caderanno li tre giorni delle Rogationi. Tutta la settimana della festa della Pentecoste. Dalli quindici di Giugno, nel qual giorno, ex forma Statutus Imolensis incominciano le ferie delle messi, sino fatto le vendemie, ma se occoresse, come suol fare qualche volta per la diversità de tempi, che alle prime acque d’Agosto si rinfrescasse la temperie dell’aere, si debbano leggere sei, o otto lettioni come meglio si potranno accomodare insieme il signor Dottore et scolari. Et che sempre sia riservato l’arbitrio dell’Illustre Magistrato pro tempore nell’aggiungere, minuire o moderare li presenti capitoli, secondo parerá conveniente a loro Signorie. 58 1. Assemblea annuale 1998 Sicuramente il momento pubblico più importante del nostro anno è rappresentato dalla nostra assemblea generale… anche se poco frequentata (sperare che il Bollettino venga letto da almeno cento persone è forse utopia?). Quest’anno le coordinate della nostra Assemblea annuale sono: Data: il 20 novembre 1998 (giornata dei diritti dei bambini) Orario: alle ore 20.00 Luogo: presso il Centro didattico cantonale, stabile Torretta (tel 804.34.78), Bellinzona Trattande: 1 rapporto della Presidente 2 nomina di un membro del Comitato 59 3 presentazione dei consuntivi del 1997 (vedere anche Boll. nr. 19 pag.49) 4 rapporto del revisore e scarico del Comitato 5 riorganizzazione del conto del Gruppo in tre conti 6 GeniAL, la nostra nuova creatura! 7 La mostra di fotografie del DEI Suisse 8 Internet e E-mail del Gruppo regionale 9 La nostra denuncia contro la pornografia dura su Internet, il seguito! 10 Attività futura (Bollettino, Mummenschanz e altro) VENITE NUMEROSI! co cantonale di Bellinzona sarà visitabile la mostra di 60 fotografie che l’associazione DBI Svizzera (Difesa dei bambini internazionale - sezione Svizzera) da qualche anno fa girare in Svizzera. Da anni il nostro Gruppo regionale collabora con il DEI -Suisse di Ginevra, già nel nr. 6 avevamo proposto una piccola pubblicazione per i bambini sui loro diritti. Oggi, dopo che due anni sono passati da quando la Svizzera come centonovantesimo Stato ha ratificato la Convenzione dei diritti dei bambini del 1989, è sempre più importante parlare di questa Convenzione con i diretti interessati, i 2. GeniAL bambini. Un grande grazie alla scuola Con questa sigla (vedere anche a e alle sue istanze amministrative che pag.78) il 20 di novembre del 1998, ci hanno dato il loro sostegno ed il loro inizialmente solo il lunedì, al numero aiuto. 0878 878004, i genitori che hanno Questa mostra circolerà poi in diversi problemi nella gestione del o dei loro istituti scolastici del Cantone e della bambini piccoli (età inferiore ai 4 anni) vicina Mesolcina e dovrebbe servire potranno trovare una voce amica, qual- da stimolo per tutti per approfondire il cuno che da un anno si sta preparando discorso dei diritti dei bambini. seriamente ad ascoltare e, assieme, a cercare delle soluzioni. Un contributo 4. Internet Monitoring alla prevenzione dei maltrattamenti Gli uffici centrali di polizia giudiziaria sui bambini! L’obiettivo ultimo sareb- dell’Ufficio federale di polizia (UFP) be quello di poter restare aperti ogni hanno istituito un servizio speciale giorno della settimana, vedremo! per proteggere i bambini dall’abuso sessuale nel e attraverso Internet. 3. La mostra delle fotografie sui Questo servizio conta sull’aiuto e la diritti dei bambini. collaborazione di tutti (vedere anche il Il 20 novembre 1998 al Centro didatti- comunicato stampa a pag. 62). Chi do60 vesse riscontare offerte di pornografia infantile (e altre forme di pornografia dura) oppure proposte di prostituzione infantile su un sito web o in un altro news group è pregato di notificarlo a: http://www.admin.ch/ bap/i/monitor/meldefo.htm oppure per fax al nr. 031 3235262 oppure per telefono al nr 031 3231123. Ricordo che il 9.10.97 il consigliere nazionale Jeanpretre aveva presentato una mozione (97.3487) che chiedeva l’istituzione di un organo di controllo federale contro il mercato della pedofilia. Internet Monitoring risponde in parte a questa richiesta. 6. La seconda edizione della mini guida “essere genitori non è facile” La prima edizione di questa interessante pubblicazione si è esaurita nello spazio di pochi mesi, una seconda edizione, riveduta nella lista degli indirizzi, è ora ottenibile gratuitamente presso il “Pro Juventute, sezione Svizzera italiana, Via La Santa 31, 6962 Viganello (Tel 091 9713301). Ora in tutta la Svizzera, nelle tre lingue nazionali più importanti, abbiamo la possibilità di fare una buona prevenzione primaria dei maltrattamenti ai bambini piccoli! 5. Consuntivo dell’ esposizione dei disegni “Meglio in pace” La mostra dei disegni dei bambini di alcune scuole del Ticino, firmati poi da personaggi di vari campi di attività, organizzata dal nostro Gruppo a Bellinzona in aprile-maggio u.s. ha avuto molto successo e anche dopo, grazie all’impegno anche di singole persone (grazie, Livio Cortesi!), ci ha permesso di vendere quasi tutte le opere. Se qualcuno fosse rimasto senza vi ricordo che nel mio ufficio ci sono ancora una diecina di quadri in cerca di compratore/trice. Le controfirme sono di personaggi molto importanti della politica e dello sport. fatevi avanti, coraggio, costano solo 75 fr. al pezzo! 7. La sicurezza dei bambini sulla strada verso la scuola. Non ne parliamo mai, ma la lotta ai maltrattamenti passa anche attraverso la lotta ai maltrattamenti strutturali. Tra questi il problema della moderazione del traffico sulle strade abitualmente usate dai bambini per i loro spostamenti verso o dalla scuola è tema importantissimo. Bene ha perciò fatto il Comitato genitori dell’Istituto Sud di Bellinzona che ha commissionato al gruppo di lavoro “sicurezza sul percorso casa-scuola” (presso Antonella Steib Neuenschwander, Via Rusconi 4, 6500 Bellinzona, tel 091 8264735, fax 8261234, E-mail: [email protected]) 61 un rapporto sulla situazione stradale dei Iscrizioni entro il 17.11.98 bambini nella zona sud di Bellinzona. INFO: presso il segretario centrale Questo rapporto di 34 pagine e vari Franz Ziegler a Berna allegati è molto ben fatto e oso sperare tel. 031 3820233, fax 031 3824521 che le autorità alle quale si rivolge siano aperte al dialogo e la popolazione pron- 9. Comunicato stampa La lotta contro gli abusi sessuali ta e sostenerne le raccomandazioni. commessi su fanciulli Il Servizio speciale “Internet Monito8. Date da ricordare: ring” serve come centrale d’informa13 novembre 1998 - a Parigi - Bobigny, giornata sui dirit- zione e coordinazione ti dei bambini in Francia sotto il titolo: Une imposture? un leurre? Les droits de l’enfant en France. Partecipazione limitata a 450 persone, tassa di iscrizione 200 FF. INFO: Association Jeunesse et droit, 16, passage Gatbois, 75012 Paris, fax 01 40374125 oppure Isabelle Beskens tel 01 40374008. Nell’ambito del potenziamento degli Uffici centrali di polizia giudiziaria, l’Ufficio federale di polizia (UFP) ha istituito il Servizio speciale “Internet Monitoring”. Si tratta di una centrale d’informazione e coordinazione che per il momento si concentra sulla lotta contro gli abusi sessuali commessi su fanciulli nel o attraverso l’Internet. Dall’inizio dell’anno due collaboratori dedicano il 50 % del loro tempo di lavoro a questo compito. 20 novembre 1998 - a Bellinzona, stabile Torretta, centro didattico cantonale, Assemblea annuale del gruppo regionale della Svizzera italiana dell’ASPI, ore 20.00. Trattande da vedere sotto punto 1 qui sopra! INFO: presso la Redazione. Nella fase iniziale, il Servizio speciale si è soprattutto occupato della messa in opera dell’infrastruttura tecnica e dell’acquisizione delle conoscenze di base per poter indagare in modo sistematico ed efficiente in Internet. Allo scopo si sono pure effettuati stage presso servizi di polizia esteri. Tali stage hanno nel contempo permesso di allacciare contatti in vista della collaborazione internazionale (coordinazione di azioni oltre i confini nazionali). 21 novembre 1998 - presso l’Università di Friborgo si terrà la giornata di formazione dell’ASPI, quest’anno sotto il titolo: “Enfants en détresse.” 62 Collaborazione con i Cantoni Un ulteriore settore di attività del Servizio speciale è la collaborazione con i Cantoni. Da un canto, su richiesta dei Cantoni, il Servizio speciale verifica indirizzi sospetti. Finora ha proceduto a circa 30 chiarimenti per autorità nazionali ed estere. Dall’altro collabora con le autorità cantonali di perseguimento penale, fornendo loro supporto tecnico e aiutandole nell’assunzione delle prove in fase istruttoria. Inoltre l’UFP organizza seminari per il perfezionamento professionale: nello scorso luglio, per esempio, ha indetto a Berna, insieme all’U.S. Costums Service, una giornata d’informazione sulle tecniche d’indagine contro chi offre pornografia infantile in Internet. tuzione infantili, il Servizio speciale ne informa la competente autorità cantonale o estera preposta al perseguimento penale. Tirare tutti insieme alla stessa fune! Il Servizio speciale che non intende unicamente reagire alle segnalazioni collabora anche con specialisti EED esterni. Lo scopo è di sviluppare un software per la ricerca su Internet adatto alle esigenze della polizia. Il Servizio speciale ha inoltre preso contatti con provider (gestori di reti informatiche). Infine l’UFP, insieme all’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), intende creare un servizio centrale incaricato di ricevere e valutare le segnalazioni di provider, di loro clienti e di terzi concernenti il contenuto illecito di annunci su Internet. Detto servizio già auspicato da un gruppo di lavoro della Confederazione nel 1996, dovrebbe fungere da centrale delle prestazioni e delle informazioni, fornendo ai provider allacciati informazioni attuali sui contenuti di Internet rilevanti dal diritto penale e agli appartenenti al settore aiuto tecnico e professionale. Annunciare le offerte sospette! I collaboratori del Servizio speciale si occupano piuttosto raramente di cercare essi stessi in Internet offerte relative alla pornografia infantile (e ad altre forme di pornografia dura) o alla prostituzione infantile. Visto che non potrebbero comunque controllare in permanenza l’intero Internet, sono tributari delle segnalazioni provenienti dalla popolazione. Da subito le offerte sospette possono essere annunciate al Servizio speciale, per e-mail, mediante un modulo. Se l’esame convalida il sospetto di pornografia o prosti- Ufficio Federale di Polizia Servizio informazione 27 agosto 1998 63 Da Internet, pagina in preparazione, Ultima modifica: 19 settembre 1998 informazioni: [email protected] supporto tecnico: [email protected] STORIE PER BIMBI E RAGAZZI La letteratura per bambini e per ragazzi è una delle poche che, perlomeno nelle zone italofone, gode di discreta salute, nel senso che negli anni novanta molto si è pubblicato e molto si è venduto. Non tutto quanto è stato pubblicato è di qualità eccelsa ma è data a tutti la possibilità di una vasta scelta. Chi è solito recarsi in libreria (il discorso non vale per i settori dei grandi magazzini dedicati ai libri) troverà sempre molte novità, a volte libri 64 curati nel testo (quasi sempre si tratta di traduzioni) e nelle immagini, spesso, unica pecca, un po’ cari. In questo panorama ricco e assai variegato delle pubblicazioni per l’infanzia ci vogliamo occupare qui di quei libri che riportano storie, racconti, fiabe, poesie, o di altro genere, che trattano in modo più o meno esplicito di difficili rapporti tra bimbo/a (o ragazzo/a) e se stesso, tra bimbo/a (o ragazzo/a) e altri bimbi/e (o ragazzi/e), tra bambino/a (o adolescente) e adulti. In particolare interessano i libri che sanno illustrare le strategie, più o meno sagge, per risolvere questioni che causano sofferenza o disagio ai piccoli, o i tentativi, non sempre riusciti, di porre rimedio a situazioni pesanti. Se le soluzioni non saranno valide, daranno comunque spunti per la ricerca di nuovi percorsi. Per gli adulti che vogliono stabilire uno scambio profondo con un bimbo/a o un adolescente, un libro letto assieme o discusso assieme è sicuramente una delle opportunità più preziose. La bibliografia, che precede le presentazioni di alcuni libri, è suddivisa per fasce d’età: ciò non vuol esser d’intralcio ai lettori. Se un bimbo di sei anni faticherebbe decisamente troppo ad affrontare il dialogo filosofico sul razzismo di Ben Jelloun o un romanzo per ragazzi delle scuole medie, niente e nessuno impediranno a suo fratello di dieci anni di sfogliare con grande godimento le raffinate tavole delle avventure del coniglio Paolino, nulla impedirà ai suoi genitori di leggere appassionatamente un romanzo della Noestlinger. Ad età diverse, lo stesso libro può avere per lo stesso lettore un sapore differente. BIBLIOGRAFIA SUL DISAGIO, SULLE PAURE, SUL MALTRATTAMENTO DEI/ DELLE BAMBINI/E E DEI/DELLE RAGAZZI/E DESTINATA AI/ALLE BAMBINI/E, AI/ALLE RAGAZZI/E E AI LORO GENITORI (La Bibliografia è curata da D. Eusebio Pisani, D. Leo e A. Scalzi) 1 Storie per bimbi che non sanno leggere o che hanno appena imparato (scuola dell’infanzia e primo ciclo della scuola elementare) ALBAUT C., Filastrocche per giocare alla paura, Milano, Motta junior, 1998 BERTELLE N., Maja, la sirenetta, Milano, Arka, 1995 COLE B., E vissero divisi e contenti, Emme, 1998 DAMJAN M. - DE BEER H., La foresta dalle Mille Ombre, Nord-Sud 1998 FACCHINI V., Le femmine non mi piacciono perché..., Firenze, Fatatrac, 1998 65 FACCHINI V., I maschi non mi piacciono perché..., Firenze, Fatatrac, 1998 MOOST N. - RUDOLPH A., Tutto permesso?, AER 1998 MOOST N.- RUDOLPH A., Tutto mio!, AER 1997 PFISTER M., Cesare due volte re, NordSud 1998 RIEGER A., Lena e Paolo, Fabbri 1998 TARNOWSKA H. - CORNARO C., La bella avventura di una pecora tricolore, ASPI 1998 WAGENER G. - SACRE’ M.J., Il coniglietto suona lo zufolo, Milano, Arka, 1998 WENINGER B. - THARLET E., Paolino torna a casa!, Nord-Sud 1998 WENINGER B. - THARLET E., Paolino tu esageri!, Nord-Sud 1997 WOLFSGRUBER L., Tre gatti e un topolino, Milano, Arka, 1996 VÁZQUEZ-VIGO C. - GABÁN J., La forza della gazzella, Casale Monferrato, Piemme Junior (Il Battello a vapore), 1995 WILSON J., Bambina affittasi, Firenze, Salani, 1994 WILSON J., La bambina con la valigia, Firenze, Salani, 1998 I miei diritti, Associazione Telefono S.O.S Infanzia, 1996 Il libro dei diritti dei bambini, Milano, Bompiani, 1998 Il lupo in casa - Ciao amico - La Casamatta, Associazione Telefono S.O.S. Infanzia 1997 Lisa non è un orsacchiotto, Associazione Telefono S.O.S. Infanzia, 1997 Non possiamo imitare lo struzzo per tutta la vita, Associazione Telefono S.O.S Infanzia, 1997 3 Storie per ragazzi della scuola media AA.VV., Fuori tutti, Torino, Einaudi, 1996 AA.VV., Quello che ho da dirvi. Autoritratto delle ragazze e dei ragazzi italiani, Torino, Einaudi, 1998 BEN JELLOUN T., Il razzismo spiegato a mia figlia, Milano, Bompiani, 1998 BLOBEL B., Amore perverso, E. Elle 1995 CARDELLA L., Volevo i pantaloni, Milano, Mondadori, 1989 CREECH S., Due Lune, Milano, Mondadori, 1998 DE VRIES A., Io sono Judith, Milano, Mondadori, 1998 2 Storie per il secondo ciclo della scuola elementare AA.VV., Storie di paura, Torino, Einaudi Ragazzi, 1998 (2a rist.) BENEDICT H., Impara a difenderti, Milano, Bompiani, 1997 DAHL R., Matilde, Firenze, Salani, 1989 (ma siamo già giunti oltre la decima ristampa!) DUMONT V., Quel signore mi fa paura, Milano, Motta, 1998 FAEHRMANN W., Baldo su tutti, Firenze, Salani, 1998 66 FILIPOVIC Z., Diario di Zlata, Milano, Rizzoli, 1994 GOERIGUS, Mamma ho catturato un altro mostro... GORDON S., Aspettando la pioggia, Torino, Einaudi Ragazzi, 1992 GRANDT C.D., Zio vampiro, Milano, Mondadori, 1995 HATANO I. & I., Lettere a mia madre, E. Elle 1994 HOWARD E., Papà, non mi toccare, E. Elle, 1995 IRWIN H., Kim-Kimi, Milano, Mondadori, 1997 KERR M.E., Dinki Hocker non è sola, Milano, Mondadori, 1993 KOVAK A., I giorni della mia giovinezza, Milano, Mondadori, 1998 LAIRD E., La patria impossibile, E. Elle 1993 LEVI L., Una valle piena di stelle, Milano, Mondadori, 1997 LOUZEIRO A. - BRAZ J.E., Figli del buio, Milano, Mondadori, 1996 MASINI B. - SCANDELLA A., Bimbo d’ombra, Milano, Arka, 1997 MATTINGLEY C., Asmir di Sarajevo, Milano, Mondadori, 1994 MAZZONI R., Il peccato originale, Milano, Mondadori, 1997 MOLESINI A., All’ombra del lungo cammino, Milano, Mondadori, 1990 NOESTLINGER CH., Due settimane in maggio, Milano, Mondadori, 1991 NOESTLINGER CH., Che stress!, Fi- renze, Salani, 1997 NOESTLINGER CH., La famiglia cercaguai, Torino, Einaudi Ragazzi, 1996 NOESTLINGER CH., Mamma e papà me ne vado, Torino, Einaudi Ragazzi, 1995 PAULSEN G., Oltre il confine, Milano, Mondadori, 199? PECK R., Non guardare e non soffrirai, Milano, Mondadori, 1995 RICHTER H.P., Si chiamava Friedrich, Milano, Mondadori, 1994 ROSEN B., Oltre la montagna, E. Elle 1993 ROSEN B., La guerra di Anna, Milano, Mondadori, 1989 RUBY L., Skin, E. Elle 1996 SIEGAL A., All’inferno e ritorno, E. Elle 1995 SIEGAL A., Capro espiatorio, E. Elle 1990 SOTO G., Chicano, Milano, Mondadori, 1997 SPINELLI J., Guerre in famiglia, Milano, Mondadori, 1994 SWINDELLS R., La setta, Milano, Mondadori, 1997 VINCI S., Dei bambini non si sa niente, Torino, Einaudi, 1997 4 Narrativa per adulti trattante di bambini o adolescenti a disagio o maltrattati AA. VV., Gioventù cannibale, a c. di D. BROLLI, Torino, Einaudi, 1996 (in particolare i racconti di GOVERNI, Diario in estate, e MASSARON, Il rumore) 67 DOYLE R., Paddy Clarke ah ah ah!, Parma, Guanda, 1994 HAYDEN T.L., Una bambina e gli spettri, Varese, Corbaccio, 1995 McEWAN I., Bambini nel tempo, Torino, Einaudi, 1988 ai bambini che già frequentano le scuole elementari ma anche a quelli che ancora non sanno leggere e pertanto hanno bisogno dell’intervento di un adulto. Anche ai bimbi che già sanno leggere sarà d’aiuto poter parlare di questi libri con gli amici, i fratellini, i genitori o altri grandi disponibili. PRESENTAZIONE DI ALCUNI LIBRI Tenuto conto che i libri per l’infanzia e la giovinezza hanno quale ricevente principale, non ne vogliamo qui dubitare, i/le bambini/e o i/le ragazzi/e, ma che sono comunque scritti da adulti, spesso correlati da splendide immagini pure opera di adulti, pubblicati, venduti da adulti, acquistati grazie all’intermediazione di un adulto, rispecchiano molto volentieri preoccupazioni, intenti, osservazioni di adulti sul mondo dei bambini. Ovviamente l’autore adulto cerca di rendere alcune problematiche, spesso molto care agli adulti, comprensibili anche ai bambini, persone a tutti gli effetti ma con un’esperienza diversa. Ebbene tra le tematiche che più ossessionano gli adulti, tra cui gli scrittori (per nostra fortuna), sono i rapporti difficoltosi tra il mondo dei bambini e quello degli adulti. Alcuni libri per bambini o per ragazzi riescono a farlo in modo soddisfacente per gli adulti, comprensibile, piacevole o addirittura divertente per i bambini. Tra questi ne presentiamo per cominciare quattro, tutti dedicati Tutto mio! Ovvero 10 trucchi per avere sempre tutto N. MOOST (narrazione) A. RUDOLPH (illustrazioni), traduzione di G. MARIANI, Edizione:, AER Bolzano, 1997, pp. 28 (non numerate), £ 25.000 Tutto permesso? Ovvero far sempre i bravi - e chi mai ci riesce! - N. MOOST (narrazione) - A. RUDOLPH (Illustrazioni) traduzione di G. MARIANI, Edizione: AER, Bolzano 1998 pp. 28 (non numerate), £ 25.000 Paolino tu esageri! B. WENINGER (narrazione) E. THARLET (Illustrazioni), traduzione di L. BATTISTUTTA, Edizioni: Nord-Sud, 1997, pp. 28 (non numerate), £ 22.000 68 Paolino torna a casa! B. WENINGER (narrazione) E. THARLET (illustrazioni) Traduzione di L. BATTISTUTTA, Edizioni: Nord-Sud, 1998, pp. 28 (non numerate), £ 22.000. ta il piccolo corvo che vorrebbe impossessarsi di tutti i giochi degli altri animali (quale genitore non si è mai imbarazzato vedendo il figlio incapricciato per il gioco dell’amichetto?). La tecnica usata è quella di ripresentare più volte lo stesso modulo narrativo (piccolo corvo vede un gioco nuovo, inganna l’amico che lo possiede e glielo sottrae) usando delle varianti (diversi sono i modi usati per ingannare gli amici). La ripetitività aiuta i bimbi piccoli a capire le varie modalità che, se presentate sotto nude etichette (fregare, sviare, lusingare, minacciare, distruggere, mendicare, fare del disfattismo, scambiare, dividere eccetera) risultano di difficile comprensione. I disegni sono molto curati e si sovrappongono al testo in modo da completarlo nei minimi particolari. Un piccolo trucco di impaginazione crea una discrepanza tra quanto raccontato nelle ultime righe di ogni pagina e quanto è visibile in primo piano: il testo anticipa di qualche istante quello che verrà rappresentato nel disegno della pagina successiva. Eppure in piccolo, in un angolino, anche l’immagine corrente distribuisce qualche indizio su chi sarà il protagonista della pagina successiva: i bambini si divertiranno molto a rintracciarlo. Si viene così a creare vera suspense, a testimonianza di una cura edito- Questi quattro libri hanno degli elementi che li accomunano: i loro protagonisti sono degli animali; tra gli animali si distinguono chiaramente quelli che sono cuccioli da quelli che sono adulti; i cuccioli hanno un grado di sapere ed esperienza simili, se non minori, a quelli dei piccoli lettori; trattano di difficoltà di rapporti tra i protagonisti; sono brevi; hanno immagini che invece di accompagnare il testo, lo inglobano al loro interno; sono in genere ben tradotti. I primi due di cui vogliamo parlare hanno quale protagonista un piccolo corvo estremamente egoista e maleducato che vive in un mondo popolato di tanti animali. Per facilitare i giovani lettori a riconoscere i caratteri dei personaggi, gli autori usano il vecchio trucco della tipizzazione: il coniglio e l’agnello sono ovviamente docili e paurosi (un po’ come in Fedro, dato che per Esopo gli atteggiamenti umili erano rappresentati dalla rana, dalla formica e dal topo), la volpe è furba (vi ricordate Pinocchio?), la civetta sapiente, eccetera. Tutto mio ci presen69 riale certo non frequente nei libri per l’infanzia di recente pubblicazione. Questo libro vede la sua naturale continuazione in Tutto permesso?, che affronta la spinosa questione, spinosa per gli adulti ovviamente, delle buone maniere. Piccolo corvo partecipa alla festa di compleanno del suo amico tasso. La situazione degenera velocemente: il corvo arriverà a sputare dapprima, quindi a sedersi dentro il piatto di portata, facendo infuriare la mamma del festeggiato, la signora tasso. Per evitare che il suo compleanno venga ignorato dagli animali del bosco, il piccolo corvo dovrà scendere a compromessi con le regole del mondo adulto. Chiede aiuto a tre animali: l’orso, l’agnello, il coniglio. Il primo non sa, il secondo non è disponibile, il terzo gli fornisce l’elenco delle cose che si fanno e non si fanno. Il corvo si impegna per imparare. Specularmente a quando cercava aiuto, tre animali tentano di interrompere o intralciare piccolo corvo nei suoi studi: l’agnello, il lupo, l’orso. Alla fine il corvo riuscirà ad accontentare la signora tasso, imponendole però, a sua volta, delle oasi di spazio e di tempo dove, per convenzione, sono abolite tutte le buone maniere: accanto alle regole adulte vivono, anche se limitate, le esigenze bambine. Gli altri due libri hanno, quale protagonista, un coniglietto, Paolino, che ha, oltre ai genitori, tre fratellini: Violetta, la più piccola, Nocciolino, Prezzemolo, il più grande. Paolino è un coniglietto scatenato e distratto, che combina, senza volerlo, molti guai. Paolino tu esageri! ci racconta come il protagonista causi ben quattro disastri. A Violetta, a Nocciolino, a Prezzemolo distrugge dei giochi e, nei tre casi, fugge. A casa si pappa tutti i mirtilli, anche quelli destinati ai fratelli, e quindi si nasconde. Questi disastri vengono poi riferiti a mamma coniglio dai singoli coniglietti che li hanno subiti. La mamma scopre infine l’ultima malefatta dei mirtilli e ritrova Paolino nascosto. Tutti si coalizzano contro Paolino che, questa volta, non può né fuggire, né nascondersi. Per farsi perdonare dovrà porre rimedio ai guai combinati e li affronterà nello stesso ordine in cui li ha commessi. Alla fine sarà perdonato. Non dimentichiamo però che le belle illustrazioni danno molto più spazio alle malefatte commesse e alle discussioni con i famigliari che non alle pratiche per porvi rimedio. Rimediare si deve, ma i guai succedono e non si conoscono prima. Qualche parola in più credo vada spesa per presentare quella che, nel titolo, è definita: “ storia avventurosa “. In Paolino torna a casa il testo racconta linearmente la vicenda occorsa a Paolino: sua mamma trova una ciotola 70 rotta e, col resto della famiglia a farle da cornice, incolpa ingiustamente Paolino dell’accaduto, Paolino che, per una volta, è innocente. L’ingiustizia subita spinge il piccolo coniglio a fuggire di casa: l’avventura si concluderà per il meglio, con la mamma che va a riprendere Paolino e gli chiede scusa per averlo incolpato di un fattaccio causato da un suo fratellino. Se le parole del testo narrano l’accaduto dandone una sobria valutazione (non dimentichiamo che il libro si indirizza a bambini piccoli, che non hanno la sufficiente autonomia per lasciare la loro famiglia senza danno gravissimo), non altrettanto si può dire delle immagini. I disegni, bellissimi, accompagnano in modo diverso i momenti della vicenda, sottolineandone alcuni più di altri. La protagonista dei primi quattro disegni (le pagine non sono numerate) è mamma coniglio con la sua giustificata rabbia: è stanca e qualcuno ha rotto la sua ciotola più bella. La coniglia troneggia su fondali bianchi, scarni di particolari e di colori, pareti bianche che concentrano l’osservatore proprio su di lei. L’incontro con Paolino è rappresentato come una vera e propria aggressione: mamma coniglia è enorme su una pagina quasi interamente bianca, accompagnata solo dalla sua scopa e dai cocci della ciotola: minacciosa sovrasta Paolino piccolissimo. Le raffigurazioni della rabbia della mamma sono seguite dai disegni che accompagnano lo sconforto di Paolino. Egli è sempre solo in diversi, colorati contesti sempre ricchi di particolari (fiori, piante, elementi d’arredamento, ecc.). I disegni raffigurano la tristezza di Paolino, i preparativi per fuggire da casa, Paolino giunto al limite del suo viaggio-fuga. Non è raffigurato il percorso della fuga, ovvero l’attraversamento del bosco. Sappiamo dal testo che Paolino ritorna in parte sui suoi passi, ma non lo vediamo. I disegni ci mostrano invece la paura del coniglietto, paura associata alla notte e ai colori scuri, magistralmente incarnata da un gufo grandissimo, ancora più minaccioso di mamma coniglio in preda ai furori. Sono rese nel dettaglio le raffigurazioni dei magici momenti del ritrovamento di Paolino e del suo rientro a casa con la mamma e Prezzemolo. I genitori timorosi che un simile libro possa indurre i bambini a fuggire di casa alla minima difficoltà prestino attenzione ad alcuni illuminanti particolari, che andrebbero indicati anche ai bambini. I piccoli lettori molto partecipano della sofferenza di Paolino e si entusiasmano per il suo desiderio di fuga. Ricordiamo che il titolo del libro è proprio Paolino torna a casa e non Paolino fuggi da casa; le immagini 71 del libro, dai tratti essenziali ma curati, insistono nel rappresentare il ritorno e la conciliazione, mentre la fuga in quanto atto è ignorata. Del viaggio di Paolino si vedono solo i limiti: il fiume, i pericoli, la paura. Il giudizio degli autori sulla scelta temeraria del piccolo coniglio protagonista è pertanto ben visibile, ma discreto. La morale che, volendo, si può cogliere non è esplicita ed oppressiva, ma affidata alle sottili scelte dell’illustratrice. Il succo della storia vada pertanto a chi lo sa vedere (e forse chi meglio lo vedrà, sarà proprio chi non sa leggere). medico è impersonato da una pecora tricolore (giallo, rosso, blu: i tre colori di base con cui è possibile, con la giusta miscela, ottenere tutti gli altri colori) che cura i “pazienti” donando loro la propria lana colorata. Alla fine la pecora riceverà da chi ha in precedenza soccorso un nuovo vello ancora più bello di quello originale. È un libro per bimbi piccoli, che ancora non sanno leggere ma che facilmente possono interpretare i disegni essenziali della ticinese Chiara Cornaro. Con l’ausilio dei genitori o di chi li accompagna dal medico, i bambini potranno cogliere a modo loro la reciproca relazione che si La bella avventura di una pecora stabilisce tra paziente (che siano gli tricolore animali o il bambino stesso) e curante H. TARNOWSKA (narrazione) (la pecora, l’adulto che fa il medico). Il C. CORNARO (illustrazioni), disagio che possono provare di fronte Edizioni: ASPI, 1998, al medico in carne ed ossa potrà forse pp. 8 (non numerate); essere ridimensionato. per avere questo libretto ci si può rivolgere a ASPI La pecora, come il Dottore, non è onGruppo regionale della Svizzera Italiana, c/o Dr. nipotente: può aver bisogno dei suoi Med. Amilcare Tonella, Piazza Nosetto 4a, 6500 “pazienti”, come il Dottore può aver Bellinzona (tel. 091/ 825 52 52). bisogno dell’aiuto dei bambini. Il vostro bambino non ha capito a cosa Il libriccino termina con un utile vaserve un medico o ha paura quando demecum del genitore rispettoso: aldeve farsi visitare? Forse avete paura cuni articoli, 7 dei 54 originali, della anche voi? Non è facile per un piccolo Convenzione dei diritti dei bambini. capire quale tipo di relazione si in- Chiude il libro la lista di tutti i Gruppi stauri con un personaggio tanto auto- regionali dell’Associazione Svizzera revole quanto il Dottore! Questa è una per la Protezione dell’Infanzia. bella e brevissima avventura scritta e illustrata a questo scopo. Il ruolo del (D. Eusebio Pisani) 72 Indice degli articoli, per argomento, pubblicati nei bollettini dal nr. 1 al nr. 20 (1991-1998) Argomento (in ordine alfabetico) Autore/i Nr. Pag. Aiutare piuttosto che punire? Andreas Brunner 17 32 9 9 Bambini in guerra nel Mondo (Rapporto UNICEF 1994:bilancio di un decennio) “Bugabira” Renzo Petraglio 9 11 Cari bambini imparate a difendervi dai bruti Maria Rita Parsi 19 11 Conosci i tuoi diritti? Difesa dei Bambini Internazionale 6 19 Consenso in tema di abuso sessuale infantile Centri italiani ecc. 20 41 Coppia in crisi e il maltrattamento psicologico Pierre Kahn 6 7 Dei pani, dei pesci... e dell’impegno Padre Callisto Caldelari 9 6 Diagnosi precoce e prevenzione perinatale dei maltrattamenti ai bambini piccoli D. Girodet 11 24 Diritto di visita nell’interesse del figli Esther Wyss 11 33 19 36 19 15 Disegno di legge”disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” Dubbi sulla donna moderna Virgilio Levi Educazione alla non violenza Mario Delucchi 7 13 Educazione alla salute: per un approccio globale Diego Erba 7 7 Educazione alla socialità: un esperienza comune Filippo Gabaglio e Franco Negrini 7 20 Famiglie solidali - Aiuto ai bambini e agli adolescenti abusati sessualmente e alle loro famiglie Ass.Famiglie solidali 16 34 Genitori colpevoli o responsabili? Donato Gerber 3 14 13 38 Louisette Hurni-Caille 17 15 Giornata di studio dell’associazione Svizzera per la protezione dell’infanzia Friborgo 11.11.1995 Myriam Caranzano I bambini hanno diritti, anche da noi! 73 I dieci anni della Fondazione Foyers Pro Juventute Ticino Bernasconi-Armati Franca I diritti del ragazzo nello sport 4 7 Lucio Bizzini 12 26 I figli di genitori malati di mente René Henny 14 24 I figli dei genitori tossicodipendenti Silvia Berke e Annerose Schneider 8 26 Il bambino e la famiglia d’affido Francesca Snider 16 8 Il bambino e lo sport Marcello Bernardi 12 19 Il CbM di Milano, 10 anni di esperienza Dante Ghezzi 10 11 Il collocamento Alcuni aspetti giuridico formali Mario Branda 16 18 Il diritto di avere dei diritti... e in Svizzera? Giuseppe Pescia 5 7 Il “diritto di visita”: il ruolo degli operatori Maria Rosa Maggi 15 41 Il gruppo POP: perché? Alberto Spinelli 14 8 Il KinderSchutzZentrum (KSZ) di Berlino, ieri e oggi (Der KSZ Berlin, gestern und heute) Reinhart Wolff 10 38 Il magnifico e impegnativo compito di essere genitori Michele Mainardi 5 32 Il maltrattamento sui minori Raffaella Brenni 20 9 Il maltrattamento verso i bambini nella storia e nell’esperienza del medico Klaus Zuppinger 2 8 Il rapporto del 1992; a che punto siamo? Franz Ziegler 19 21 13 7 Il rapporto “infanzia maltrattata in Svizzera”, una storia in 5 atti Il Rotary e la famiglia (Rotary und die Familie) Giuseppe Gioia 18 8 Impegni e compiti di un giurista: un contributo introduttivo Gabriele Ferrari 1 18 In silenzio gridano, i bambini Virgilio Levi 19 18 Interazione tra servizi e reti sociali per prevenire evoluzioni psicopatologiche: Modelli d’intervento Intervista al dr. Fabio Sbattella Eustachio Loperfido Pierre Kahn 14 6 13 15 Intervista all’avv. Laura Beroggi Pierre Kahn 6 22 74 I potenti davanti alla grotta vuota Giancarlo Zizola 19 8 L’aiuto alle vittime in Ticino Roberto Sandrinelli 17 9 L’intervento nei casi di abuso sessuale Marco Vannotti e H. Rey. 3 7 L’intervento nei casi di incesto Marinella Malacrea 12 8 La famiglia educante e la famiglia diseducante Franco Zambelloni 4 15 La prevenzione degli abusi sessuali sui minori e la scuola Amilcare Tonella 7 34 La protezione giudiziaria delle vittime minorenni nel processo Patrizia.Pesenti Huber 8 9 La scuola media di Tesserete premiata Myriam Caranzano 20 47 La violence. De la famille au lieu d’accueil: un passage de témoin Gérard Poussin 15 13 La violenza sui minori: anche un aspetto culturale Marina Armi 1 14 Le conseguenze dell’incesto. Disturbi psicosomatici e pulsioni suicidarie M. Goubier-Boula e Marco Vannotti 2 16 Le droit d’expression de l’enfant dans les procédure civiles le concernant Isabelle Fumagalli De Chezelles 13 44 Le misure di protezione dei minori Reto Medici 8 14 Les lieux d’accueil parents/enfants: une alternative pour le désir Anne Meunier 15 23 Amilcare Tonella 8 4 Lettera del 26 ottobre 1995 di presentazione del Gruppo POP, in occasione della giornata di studio del 2 dicembre 1995 a Mendrisio 14 10 Limiti della terapia nella presa a carico dei maltrattamenti gravi e degli abusi sessuali intrafamiliari Stanislav Tomkiewicz 11 7 Lontani dagli occhi, lontani dal cuore IsabelleFumagalli De Chezelles Marina Frigerio 13 8 49 39 Lo sviluppo dell’aiuto pratico al bambino e ai genitori: dal passato al futuro Beatrice Uehli Stauffer 13 24 Lettera aperta a tutte le donne e tutti gli uomini che fanno la nostra politica Loi du 10 juillet 1989 75 Lugano, giornata del 28.10.1994 Amilcare Tonella 10 8 Maltrattamento, un affare psicologico? Antonella Seminara e Donato Gerber 1 21 Maltrattamenti e informazione Françoise Gehring 1 11 Mantenere il legame malgrado la separazione/il divorzio Gruppo di accoglienza YO-YO 11 40 Momento di riflessione La redazione 4 29 Perchè un Gruppo regionale dell’Associazione Svizzera per la Protezione dell’Infanzia? Amilcare Tonella 1 6 Prima le donne e i bambini! Amilcare Tonella 19 30 Progetto educativo - Tesserete Fausto Poretti 20 49 Regolamento scolastico del 18.10.1583 A.Ferri e M.Giberti 20 57 Riflessione sull’infanzia Salvatore Maria Fares 13 22 Risoluzione della giornata ASPI 1997 autori diversi 20 54 Scientology e la famiglia un giornalista della TSI 12 14 Soli di carta Amilcare Tonella 15 7 Sospensione della podestà genitoriale: un problema emergente S. Vendemmia, M.P. Capasso, R. Coppola, C.Cioffi e M. Vendemmia 16 31 Tribuna del publblico: Andrea Paola Häring 11 49 Tribuna del pubblico: Lettera di “Scientology” del 24.11.1995 Silvia Lanni 13 52 Tribuna del pubblico: Valentina Paola Häring 12 33 Tribuna internazionale dei diritti dell’infanzia M.Lücker-Babel 9 14 Una nuova cultura per l’infanzia, traguardo raggiunto? Marcello Bernardi 4 23 Una Magna Charta Gabriele Ferrari 4 16 Violenza? Meglio senza. Agostino Savoldelli 7 28 Violenze dei pazienti, violenza delle cure M.Christen, M.C. Cabié, J.Y. Frappier, O. Masson e G. Prata 14 33 Tazio Carlevaro 18 22 Vittime e aggressori 76 COMUNICATO DEL DELEGATO PER I PROBLEMI DELLE VITTIME E PER LA PREVENZIONE DEI MALTRATTAMENTI Le Unità di Intervento Regionale (UIR) preposte come consultori cantonali per l’applicazione della LAVi sono ufficialmente entrate in funzione. Le UIR sono quattro (Mendrisiotto, Luganese, Bellinzonese e Valli e Locarnese) sono composte ognuna da 4 operatori (assistente sociale, tutore ufficiale, psicologo e/o psichiatra del SMP e del SPS) Le unità garantiscono la consulenza e se del caso, l’intervento previsto dalle normative federali e cantonali. Durante gli orari d’ufficio i recapiti sono: Bellinzonese e Valli: Luganese: Viale Stazione 21 Via Rinaldo Simen 10 6500 Bellinzona 6904 Lugano tel 091/804 31 73 tel 091/922 61 43 fax 091/825 01 08 fax 091/922 62 27 Locarnese: Mendrisiotto: Via Antonio Ciseri 5 Via Giorgio Bernasconi 16, 6600 Locarno 6850 Mendrisio tel 091/751 19 31 tel 091/646 90 60 fax 091/752 35 58 fax 091/646 90 62 Fuori dagli orari d’ufficio, la notte e i giorni festivi, limitatamente ai casi di emergenza, è possibile attivare il picchetto telefonando al numero: 079/214 63 02 . Questo numero può essere deviato e pertanto bisogna attendere fino ad una risposta dell’ operatore. Il Delegato, signor Roberto Sandrinelli, è raggiungibile al seguente indirizzo: Vicolo Sottocorte 4, 6500 BellinzonaTel 091 804 31 71 Fax 091 804 44 83. Si ricorda che l’ascolto per le vittime, anonimo e discreto, viene garantito 24 ore su 24 dall’Associazione Telefono Amico con il numero telefonico 143. 77 NOME Genitori Ascolto Linea = GeniAL NUMERO 0878 878 004 ORARIO DI ASCOLTO Picchetto telefonico ogni lunedì ore 09.00 - 11.00 ore 13.30 - 15.30 ore 20.00 - 23.00 PROBLEMATICA “ESSERE GENITORI NON E FACILE” Non esiste né scuola, né patente, né ricetta… Vogliamo offrire un aiuto concreto… SCOPI …per mezzo di una linea telefonica offrendo: - ascolto “attivo” - informazioni inerenti allo sviluppo normale del bambino da 0 a 4 anni - di cercare insieme soluzioni personalizzate - un orientamento del caso specifico verso enti specializzati INIZIO 20 novembre 1998 INFORMAZIONI Dr. med. M. CARANZANO-Maître Ar Móor 6955 Cagiallo tel 091 943 57 47 - fax 091 943 58 45 E-Mail: [email protected] 78 ASSOCIAZIONE SVIZZERA PER LA PROTEZIONE DELL'INFANZIA GRUPPO REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA PRO MEMORIA Comitato Presidente Myriam CARANZANO med. dipl. Ar Mòor, Cagiallo - Tel. 091 943 57 47 Segretarie Chantal HEIZ, aiuto medico, Bellinzona Jenny LAZZAROTTO, aiuto medico, Biasca Cassiera Karin HEIZ, contabile, Bellinzona Membri Patrizia DELCÒ, avvocato, Cureglia Paola FERRARI, psicologa, Lugano Daniela LUETHY GRIGIONI, giornalista, Lugano Giancarlo BERNASCONI, ispettore scolastico, Manno Donato GERBER, pedopsichiatra, Bellinzona Pierre KAHN, psicologo, Canobbio Amilcare TONELLA, pediatra, Bellinzona Revisore dei conti Michela DELCÒ, avvocato, Giubiasco Redazione del bollettino Amilcare TONELLA, pediatra, Piazza Nosetto 4a, Bellinzona Tel. 091 825 52 52 - Fax: 091 826 14 70 Internet: http://www.aspi.ch (in preparazione) e-mail: [email protected] Apparizione 3 volte all'anno I versamenti vanno effettuati presso il: Credito Svizzero 6901 Lugano-UC, CCP 69-3008-1 a favore di: 810521-60 CS Bellinzona ASPI gruppo regionale della Svizzera Italiana-Bellinzona Copyright: Riproduzione autorizzata citando la fonte Impaginazione: Laser - Fondazione Diamante - Lugano Stampa: 1800 copie - Tipografia Coduri e Bremer - Lugano stampato su carta rispettosa dell'ambiente Fotografia: anonimo biaschese ✂ Chi vuole entrare a far parte del nostro Gruppo Regionale della Svizzera Italiana dell’Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia deve: 1. chiedere di far parte dell’Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia: Brunnmattstrasse 38, casella postale 344, 3000 Berna 14 tel. 031 382 02 33, Fax 031 382 45 21 2. versare la quota sociale (attualmente 50 fr.), dell’Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia a Berna CCP 30-12478-8 3. annunciarsi alla segretaria del Gruppo Regionale (vedere pag. 2 l'indirizzo) per avere il materiale. Si rimane membri del Gruppo Regionale pagando annualmente la sola tassa sociale all'ASPI di Berna Il Bollettino lo si può ricevere versando 30.– fr. (50.– fr. per associazioni, scuole, enti, ecc.) sul nostro conto. Ogni offerta superiore ai 50.– fr. fa scattare automaticamente l'abbonamento. Ogni offerta è ben accetta e ci permette di continuare il nostro lavoro. Credito Svizzero 6901 Lugano-UC CCP 69-3008-1. a favore di: 810521-60 CS Bellinzona ASPI gruppo regionale della Svizzera italiana-Bellinzona Le vostre osservazioni ci interessano, qui avete uno spazio a vostra disposizione: ✂ Sì, mi interesso all'ASPI. Vogliate inviarmi altre informazioni. Affrancare P.F. Non voglio più ricevere la vostra pubblicazione Vogliate inviarmi... esemplari del bollettino ASPI al seguente indirizzo: Ho pagato l'abbonamento alla rivista che desidero ricevere Nome: Cognome Via: Città: Tel. ASPI GR della Svizzera Italiana c/o Dr. A.Tonella Piazza Nosetto 4a 6500 Bellinzona N.20 OTTOBRE1998 Da ritagliare e inviare al seguente indirizzo: BOLLETTINO ASPI A ASSOCIAZIONE SVIZZERA PER LA PROTEZIONE DELL'INFANZIA GRUPPO REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA P.P. 6500 BELLINZONA 4 Editoriale Il maltrattamento sui minori Consenso in tema di abuso sessuale infantile La scuola di Tesserete premiata dal RES Progetto educativo: una bussola per la scuola media di Tesserete Risoluzione della giornata ASPI 1997 Regolamento scolastico del 18.10.1583 Attività e comunicati importanti Libri e recensioni Indice dei numeri da uno a venti