Bollettino numero 20 1998

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Bollettino numero 20 1998
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bollettino ASPI al seguente indirizzo:
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ASPI
GR della Svizzera Italiana
c/o Dr. A.Tonella
Piazza Nosetto 4a
6500 Bellinzona
N.20 OTTOBRE1998
Da ritagliare e inviare al seguente indirizzo:
BOLLETTINO ASPI
A
ASSOCIAZIONE SVIZZERA PER LA PROTEZIONE DELL'INFANZIA
GRUPPO REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA
P.P.
6500 BELLINZONA 4
Editoriale
Il maltrattamento sui minori
Consenso in tema di abuso sessuale infantile
La scuola di Tesserete premiata dal RES
Progetto educativo:
una bussola per la scuola media di Tesserete
Risoluzione della giornata ASPI 1997
Regolamento scolastico del 18.10.1583
Attività e comunicati importanti
Libri e recensioni
Indice dei numeri da uno a venti
ASSOCIAZIONE SVIZZERA PER LA PROTEZIONE DELL'INFANZIA
GRUPPO REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA
PRO MEMORIA
Comitato
Presidente
Myriam CARANZANO med. dipl.
Ar Mòor, Cagiallo - Tel. 091 943 57 47
Segretarie
Chantal HEIZ, aiuto medico, Bellinzona
Jenny LAZZAROTTO, aiuto medico, Biasca
Cassiera
Karin HEIZ, contabile, Bellinzona
Membri
Patrizia DELCÒ, avvocato, Cureglia
Paola FERRARI, psicologa, Lugano
Daniela LUETHY GRIGIONI, giornalista, Lugano
Giancarlo BERNASCONI, ispettore scolastico, Manno
Donato GERBER, pedopsichiatra, Bellinzona
Pierre KAHN, psicologo, Canobbio
Amilcare TONELLA, pediatra, Bellinzona
Revisore dei conti
Michela DELCÒ, avvocato, Giubiasco
Redazione del bollettino
Amilcare TONELLA, pediatra, Piazza Nosetto 4a, Bellinzona
Tel. 091 825 52 52 - Fax: 091 826 14 70
Internet: http://www.aspi.ch (in preparazione)
e-mail: [email protected]
Apparizione 3 volte all'anno
I versamenti vanno
effettuati presso il: Credito Svizzero 6901 Lugano-UC, CCP 69-3008-1
a favore di: 810521-60 CS Bellinzona
ASPI gruppo regionale della Svizzera Italiana-Bellinzona
Copyright:
Riproduzione autorizzata citando la fonte
Impaginazione:
Laser - Fondazione Diamante - Lugano
Stampa:
1800 copie - Tipografia Coduri e Bremer - Lugano
stampato su carta rispettosa dell'ambiente
Fotografia:
anonimo biaschese
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Chi vuole entrare a far parte del nostro
Gruppo Regionale della Svizzera Italiana dell’Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia deve:
1. chiedere di far parte dell’Associazione
svizzera per la protezione dell'infanzia:
Brunnmattstrasse 38, casella postale
344, 3000 Berna 14 tel. 031 382 02 33,
Fax 031 382 45 21
2. versare la quota sociale (attualmente 50 fr.), dell’Associazione svizzera
per la protezione dell'infanzia a Berna
CCP 30-12478-8
3. annunciarsi alla segretaria del Gruppo Regionale (vedere pag. 2 l'indirizzo) per avere il materiale.
Si rimane membri del Gruppo Regionale pagando annualmente la
sola tassa sociale all'ASPI di Berna
Il Bollettino lo si può ricevere versando
30.– fr. (50.– fr. per associazioni, scuole, enti, ecc.) sul nostro conto. Ogni
offerta superiore ai 50.– fr. fa scattare
automaticamente l'abbonamento.
Ogni offerta è ben accetta e ci permette di continuare il nostro lavoro.
Credito Svizzero 6901 Lugano-UC
CCP 69-3008-1.
a favore di:
810521-60 CS Bellinzona
ASPI gruppo regionale
della Svizzera italiana-Bellinzona
Le vostre osservazioni ci interessano, qui avete uno spazio a vostra disposizione:
Indice
EDITORIALE
4/7
IL MALTRATTAMENTO SUI MINORI
8/10
CONSENSO IN TEMA DI ABUSO SESSUALE INFANTILE
11/14
LA SCUOLA MEDIA DI TESSERETE PREMIATA DAL RSES
15/17
PROGETTO EDUCATIVO:
18/20
UNA BUSSOLA PER LA SCUOLA MEDIA DI TESSERETE
IL RAPPORTO DEL 1992, A CHE PUNTO SIAMO?
21/29
RISOLUZIONE DELLA GIORNATA ASPI 1997
30/32
REGOLAMENTO SCOLASTICO DEL 18.10.1583
33/35
ATTIVITÀ E COMUNICATI IMPORTANTI
36/42
LIBRI E RECENSIONI
43/64
INDICE DEI NUMERI DA UNO A VENTI
65/69
3
E così sono giunto al numero 20 di
questo nostro Bollettino, sarebbe un
occasione degna di festeggiamenti
anche perchè dalla fondazione nel
1991 del nostro Gruppo regionale dell’ASPI molte cose sono cambiate. La
sensibilità della gente verso i problemi dell’infanzia maltrattata è decisamente aumentata e ora anche le autorità sembrano interessarsi maggiormente. Le nostre autorità del mondo
della scuola se dieci anni fa erano
contrarie a fare circolare nella scuola
lo spettacolo teatrale per la prevenzione degli abusi sessuali “bouches
décousues” e più tardi avevano bloccato la cassetta video di A. Schmid
“Grida il tuo NO” ora da qualche anno
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stanno realizzando una formazione a
tappeto dei docenti in tema di maltrattamenti all’infanzia e prevedono di
ulteriormente migliorare le strategie
di approccio al problema con la pubblicazione di un libretto di informazione e consigli di intervento per tutto
quello che tocca il problema della violenza. Non bisogna poi dimenticare
che singoli istituti scolastici hanno
affrontato il tema della violenza con
lavori e discussioni. I maltrattamenti
all’infanzia vanno combattuti, questo
era e resta il nostro obiettivo numero
uno ma un grande lavoro va fatto nel
campo della prevenzione, infatti se i
nostri bambini ed adolescenti potessero crescere maggiormente rispettati non dovremmo più dover lottare
contro i maltrattamenti. Appunto in
questa direzione vedo una possibilità
concreta nel progetto di prevenzione
primaria di promozione della salute in
ambito scolastico.1 La definizione di
salute dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità dice: Salute è uno stato
di completo benessere fisico, spirituale e sociale e non soltanto
l’essere esente da malattie o infermità. La lotta ai maltrattamenti
infantili rappresenta quindi uno degli
1
obiettivi per raggiungere “la salute”.
Un plauso quindi ai docenti della Scuola di Tesserete che dal 1995/96 hanno
iniziato un progetto che tocca le varie
fasce di età dei ragazzi della loro scuola media e che ci rallegriamo oggi di
poter pubblicare su questo Bollettino
(vedere “Progetto educativo: una bussola per la scuola media di Tesserete”
a firma Fausto Poretti a pagina 49).
Questa inziativa ha ricevuto un premio
a livello federale e la nostra Presidente Myriam Caranzano a pagina 47 lo
commenta. Il 29 novembre 1997 l’ASPI
con la sua giornata di formazione organizzata in collaborazione con il “Réseau Suisse d’Écoles en Santé” ha
dedicato un momento particolare di
riflessione terminato poi con la “Risoluzione” che troverete a pagina 54. Mi
permettete poi, care lettrici e cari lettori, di proporvi un documento vecchio di
oltre 400 anni che tocca l’organizzazione della scuola e che trovo interessante per due motivi, il primo per come
deve comportarsi il docente verso i suoi
scolari e il secondo come deve intervenire per combattere l’indisciplina (vedere a pagina 56 “Regolamento scolastico del 18.10.1583” di Ferri e Giberti).
In questo numero del Bollettino ampio
spazio è stato dato al problema dei
maltrattamenti in generale pubblicando a pagina 9 il lavoro che Raffaella
Brenni ha presentato al prof. Herzka
Vedere anche il recente articolo di Gianmarco Petrini dal
titolo “ La promozione della salute nella scuola” apparso
in “Scuola ticinese” nr 222 del giugno 1998 (To).
5
per l’ottenimento del suo diploma in
psicologia clinica all’Università di Zurigo il (1997). Fino ad oggi i nostri
Bollettini hanno presentato articoli dedicati a vari argomenti sul tema dei
maltrattamenti ma non hanno mai presentato un lavoro che sintetizzasse il
problema. Molti per la verità sono
stati i/le giovani studenti/esse che in
questi anni hanno scritto lavori di seminario o di diploma sul tema dei
maltrattamenti, alcuni anche giunti
alla redazione, sicuramente ciò rappresenta un indice della migliore sensibilità e preparazione dei nostri professionisti. Non li abbiamo mai pubblicati perchè sono sempre stati lavori
di ricerca molto voluminosi. Questo
che oggi pubblichiamo, tradotto dall’originale in tedesco, ha voluto essere sintetico, con i pregi ed i difetti che
una sintesi in questo campo può rappresentare. Alla fine però i/le lettori/
trici troveranno una lista bibliografia
che permetterà loro, se interessati, di
approfondire gli argomenti toccati.
La dottoressa Marinella Malacrea mi
ha inviato la “Dichiarazione di consenso in tema di abuso sessuale all’infanzia” (vedere a pag.41), che il 21 marzo
1998 a Roma, è stato stilato dal Coordinamento Nazionale (italiano) dei Centri
e dei Servizi di prevenzione e trattamento dell’abuso in danno ai minori.
Nel nostro Paese una simile dichiara-
zione di consenso non è mai stata
discussa. Infatti, malgrado che il concetto di “collaborazione” e di “interprofessionalità” sia sulla bocca di tutti gli operatori, si stenta ancora a fare
cadere le barriere che separano i vari
settori professionali e ognuno tende
ancora a proteggere il proprio orticello. Le ricadute finanziarie della Legge
federale di aiuto alle vittime di reati,
ha permesso la realizzazione e la sovvenzione di gruppi di intervento nel
campo dei maltrattamenti sui minori
che così hanno voluto primeggiare su
altri in barba alla tanto proclamata
“collaborazione”. La Confederazione
svizzera con le sue autorità federali, si
trincera dietro al fatto che non ha le
competenze necessarie per intervenire e lascia che siano i Cantoni ad
organizzarsi e così in Europa restiamo,
per quanto concerne la lotta ai maltrattamenti sui minori e la loro prevenzione in posizione secondaria.
Un plauso quindi ai nostri vicini che
hanno saputo realizzare questo documento di non facile realizzazione se si
pensa alle variegate ideologie e opinioni sul tema dell’abuso sessuale.
Esiste comunque un acuto bisogno di
chiarezza e di un consenso di base per
gli interventi in questo campo così
delicato ed io non posso che sognare
che un giorno anche in Svizzera si
giunga a tanto.
6
In Italia la Legge obbliga tutti gli “esercenti la professione sanitaria” pubblici i privati che siano a denunciare la
maggioranza dei casi di abuso all’infanzia, ed i processi sono a porte chiuse (anche se la stampa lo viene a
sapere dagli intervistati, magari dai
difensori dell’imputato, e in maniera
ovviamente di parte (come mi diceva
la dottoressa Malacrea). Da noi manca già una tale base di partenza. Ogni
Cantone si da la legge che vuole magari cozzando contro la disposizione
federale che regola il segreto medico
come nel caso della legge sanitaria,
cantonale ticinese, del 1968 che obbliga gli “operatori sanitari” a denunciare all’autorità penale la malattia,
l’incidente o la morte subentrati per
causa certa o sospetta di reato (ed il
maltrattamento sui minori è un reato)!
Persino il concetto di “processo a porte chiuse” nei casi di vittime di reato
sessuale garantito dalla legge federale di aiuto alle vittime di reati viene
interpretato in maniera differente da
cantone a cantone, infatti, ad esempio, in Ticino, la stampa accreditata
può parteciparvi con l’impegno a non
riferire dettagli che possano permettere l’identificazione della vittima o
dell’autore. Ma a questo proposito gli
esempi negativi si sprecano!
Il campo degli abusi sessuali è un
campo che incrocia spesso il percorso
della giustizia e non si può farne astrazione, per questo motivo una legislazione chiara che tenga conto delle
recenti ricerche in questo ambito e
che possa anche rappresentare la base
per costruire un intervento preventivo
ad ogni livello andrebbe studiata anche nel nostro Paese.
La dichiarazione di consenso italiana
a mio avviso avrebbe dovuto ricordare
anche le autorità politiche e il mondo
della scuola per poter avere ancora
più possibilità di realizzare concrete
misure di intervento anche nel campo
della prevenzione e della cura. Senza
un sostegno politico ed in ultima analisi un deciso sostegno finanziario ed
un coinvolgimento dei centri nazionali
di formazione e di ricerca molte iniziative rischiano di restare vuoti intenti
programmatici. Miglioramento della
formazione ad ogni livello (anche giudiziario e medico), stretta e aperta
collaborazione interdisciplinare senza timori di perdite di potere o di
facciata sono obiettivi da realizzare
nel prossimo immediato futuro.
Chissà se un giorno anche la Svizzera
avrà il suo “consensus”? Si dice che le
utopie di oggi possono diventare la
realtà di domani!
Festeggiamo il ventesimo numero pubblicando la lista completa di tutti gli
articoli di fondo dal primo numero ad
oggi, in ordine alfabetico di argomen7
to, con l’indicazione del o degli autori
e le indicazione per ritrovarli (numero
del Bollettino e pagina).
E come ogni associazione dinamica,
ogni tanto modifichiamo i nostri statuti per meglio adattarci alle nuove condizioni. Così oggi ho piacere di presentare come “inserto” gli statuti del nostro Gruppo, revisionati a fondo lo
scorso anno ed ora formalmente accettati anche dal nostro Comitato centrale dell’ASPI
Per quanto concerne la nostra attività
andate a pagina 59. Il nostro Gruppo
lavora, il prossimo mese di novembre
(ricordatevi la data della nostra
assemblea annuale: 20.11.1998!)
partirà la nostra linea telefonica GeniAL di aiuto ai genitori in difficoltà.
Per i fruitori di Internet sarà piacevole
trovare che ora, grazie alla Ad Hoc
Informatica di Bellinzona, anche il nostro gruppo ha il suo sito web sotto
l’indirizzo: http://www.aspi.ch e un
E-mail:[email protected] Il signore e
la signora Pisani (grazie Pietro, grazie
Delia per questo vostro “volontariato”!) stanno preparando la documentazione e la grafica necessaria, ci saranno anche delle novità ad esempio
una rubrica di libri per l’infanzia curata
da Delia Eusebio Pisani con la collaborazione di Dario Leo e Antonella Scalzi
della Libreria dei Ragazzi di Mendrisio. Essa é dedicata alla prevenzione
nel campo dei maltrattamenti e tante
altre cose... vedere per credere! In
questo numero vi presentiamo i primi
libri recensiti.
La procura pubblica ci ha inviato il
testo della perizia che ha commissionato ad un esperto bernese sulla nostra denuncia contro la pornografia
dura su internet. Ne parleremo nel
prossimo numero.
Prima di terminare questo editoriale
ho il piacere di salutare l'entrata nel
Comitato del nostro Gruppo regionale
di Patrizia Delcò, avvocato, che abita a
Cureglia. Grazie per la disponibilità!
Vi auguro una piacevole ed interessante lettura e arrivederci per il numero di Natale!
Amilcare Tonella
8
Raffaella Brenni
1. Introduzione
Ogni anno centinaia di migliaia di bambini sono vittime innocenti di maltrattamenti, ma raramente queste violenze vengono scoperte e la vittima aiutata, infatti nella maggior parte dei
casi gli autori fanno parte della cerchia familiare o dei conoscenti più
stretti della vittima. La vergogna, la
paura di denuncie penali, il timore di
ulteriori atti di violenza e di punizioni,
1
9
È stato preparato come lavoro scritto (“Dreitägige”)
finale dell’esame di psicopatologia del bambino e
dell’adolescente (Prof. dr. H.S. Herzka) per l’ottenimento della licenza in psicologia presso l’Università
di Zurigo (1997).
il ricatto affettivo che la vittima subisce, la paura della rottura dei legami
familiari e la perdita del papà o della
mamma e non ultimo il tabù sociale
proteggono l’autore di queste violenze.
La problematica della violenza sui bambini è diventata oggetto di pubblica
discussione e meritevole di attenzione
solo negli ultimi 50 anni circa, nonostante che i bambini siano vittime di
violenze e sfruttamenti ormai da secoli.
in quanto l’accettare il principio delle
punizioni corporali apre la porta al
deciso maltrattamento (Eckert et al.,
1990; cit. da Rauchfleisch, 1994). Inoltre è nota la spirale perversa che porta
il bambino maltrattato dai propri genitori a facilmente diventare a sua volta
un genitore maltrattante (Rauchfleisch, 1994).
Nel 1884 venne fondata in Inghilterra
l’associazione per la protezione dell’infanzia, seguita dagli USA nel 1889,
dall’Australia nel 1894 e dall’ Austria
nel 1904. All’inizio di questo secolo
nasceva anche in Svizzera una associazione per la protezione del bambino e della donna, questa associazione
nel corso degli anni veniva poi assorbita dalla Pro Juventute per poi rinascere all’inizio degli anni ottanta a
Berna (SKSB-ASPE-ASPI).
Nel 1959 L’ONU si aprì ai bambini con
la dichiarazione dei diritti del bambino. In essa fu codificato che i bambini quali individui hanno i propri diritti, indipendentemente dai diritti degli
adulti. Nel 1976 a Ginevra fu fondata
l’”Associazione Internazionale per la
prevenzione degli abusi e delle trascuratezze infantili” (ISPCAN). In seguito a queste iniziative anche nei
reparti pediatrici degli ospedali universitari svizzeri furono creati dei gruppi interdisciplinari per la protezione
Lo sfruttamento, il maltrattamento
infantile e l’uso della violenza hanno
uno stretto legame con tradizioni religiose, politiche, sociali e culturali. I
sacrifici dei bambini appartengono ai
rituali più antichi di quasi tutte le
religioni. Nel diritto romano il padre
poteva rigettare il proprio figlio o figlia, venderlo, ucciderlo, offrirlo come
sacrificio agli dei oppure sbarazzarsene in qualche altro modo.
Nella maggioranza della nostra popolazione è ancora in uso infliggere dure
punizioni fisiche ai figli quale mezzo
legittimo di educazione. Inoltre si possono rilevare continuamente maltrattamenti psichici, che non vengono
considerati dall’educatore come atti
di violenza, ma vengono visti come
“provvedimenti disciplinari necessari” e vengono socialmente legittimati.
Tutto ciò ha delle conseguenze fatali,
10
dell’infanzia, composti in genere da
un pediatra, un assistente sociale, uno
psicologo (o psichiatra infantile) ed
eventualmente da un ginecologo. Nel
primo decennio di esistenza di questi
gruppi il numero di casi di maltrattamenti registrati fu abbastanza piccolo
in totale meno di una ventina di casi di
maltrattamento e, dato sintomatico,
nessun caso di abuso sessuale.
piccole vittime. Ma ancora meno ne
era interessata la maggior parte dell’opinione pubblica che tendeva a negarne l’esistenza. Ma da qualche anno
anche la nostra opinione pubblica,
aiutata anche dalle pubblicazioni sempre più frequenti di gravi abusi sui
minori, si è svegliata. Ora anche per
molti svizzeri la violenza sui minori è
diventato un problema sociale molto
importante.
Ci sono sempre più pubblicazioni che
si occupano del tema, ma soprattutto
la denuncia dell’abuso sessuale infantile comincia ad affiorare sempre
più nella coscienza collettiva.
Durante gli anni ’80 grazie ai movimenti femministi americani, si cominciò a parlare pubblicamente del problema della violenza sessuale subita
dalle bambine. Anche i Gruppi Svizzeri
per la Protezione dell’Infanzia degli
ospedali pediatrici universitari, si sintonizzarono su questo nuovo aspetto e
cominciarono a rilevarne qualche caso
che poi con il passare del tempo aumentarono in modo importante.
Piano del lavoro
Questo lavoro è strutturato nel modo
seguente:
nel capitolo 2 vengono definiti i concetti di “violenza” e “maltrattamento
infantile” e descritte le diverse forme
Fino a pochi anni fa’ il tema sulla vio- di quest’ultimo. Nei successivi due
lenza sui bambini era anche in Svizzera capitoli vengono illustrati la sintomaun problema poco considerato, per il tologia e la via alla diagnosi. Le consequale medici, assistenti sociali, psico- guenze del maltrattamento inflitto ai
logi e tribunali si occupavano unica- bambini vengono descritte brevemenmente in casi di evidente e grave dan- te nel capitolo 5. Il capitolo 6 spiega la
no al bambino, per lo più in casi di difficoltà nel valutare e quantificare i
violenza fisica. L’abuso psicologico, la dati disponibili (statistiche, valutaziotrascuratezza e l’abuso sessuale non ni, ecc.), inoltre presenta del materiaerano molto evidenti a coloro i quali le pubblicato in statistiche svizzere,
erano a contatto, per motivi professio- come pure i risultati di sondaggi che
nali magari giornalmente, con queste riguardano i maltrattamenti sui bam11
bini nel nostro paese. Il capitolo 7
presenta i fattori che generano la violenza contro i bambini e il capitolo 8 si
occupa dei provvedimenti terapeutici
e preventivi. Il lavoro termina con un
riassunto e una conclusione.
dell’infanzia di Berlino (1976) e ripreso poi dal Ministero Federale
(germanico) per la gioventù, la famiglia e la salute (Ziegler, 1990, p. 11):
“Il maltrattamento infantile non è
solamente un atto violento e isolato a un bambino. Il concetto di mal2. Che cosa è il maltrattamento
trattamento ai bambini comprende
tutte quelle situazioni di vita, quelal bambino?
le azioni e quelle omissioni che
Il maltrattamento sui minori non avledono il diritto dei bambini alla
viene unicamente all’interno della
vita, all’educazione e ad una crescicerchia familiare (famiglia naturale,
ta ottimale. Il deficit tra questi suoi
famiglia affidataria, famiglia adottidiritti e la sua effettiva situazione
va) (Brinkman & Honig, 1984). Fosse
di vita costituisce la totalità dei
solamente così, la famiglia ne dovrebmaltrattamenti infantili”.
be essere l’unico capro espiatorio. I
maltrattamenti subiti dai bambini sono • la definizione di “violenza” secondo Galtung (1975, p. 52) è invealtrettanto frequenti anche fuori dalla
ce la seguente: “La violenza esiste
famiglia, nella società, in istituzioni e
quando gli individui vengono inpossono anche essere causati da perfluenzati in modo tale, che la loro
sone sconosciute alla famiglia stessa.
realizzazione somatica e spirituale
Il problema ci tocca tutti!
è inferiore a quella potenziale”.
Questa definizione è in fondo simi2.1 Definizioni
le alla precedente.
Il “maltrattamento infantile” e la “violenza contro i bambini” sono concetti
che hanno generato nella letteratura I bambini possono essere oggetti di
differenti tentativi di definizione. Per maltrattamenti nei seguenti modi:
motivi di sintesi e semplificazione e • tramite la società, a causa della
scarsa presa di coscienza collettiper questo lavoro, mi sono attenuta
va, per cui manca la visione della
alle seguenti definizioni:
necessità di protezione per lo svi• per quanto concerne la definizione
luppo di tutti i bambini.
del concetto “maltrattamento infantile” mi attengo alla definizione • nelle istituzioni pubbliche e private
(semi-)stazionarie pedagogiche,
usata dal Centro per la protezione
12
•
•
•
•
2.2 Forme di maltrattamento
Le quattro principali forme di maltrattamento sono qui di seguito brevemente illustrate.
terapeutiche, scolastiche e sociopedagogiche i bambini vengono trascurati, e qui possono inoltre nascere veri e
propri maltrattamenti fisici, psicologici e sessuali (Tomkiewicz, 1991).
da parte degli specialisti delle diverse professioni educative, psicosociali
e mediche, ai quali è affidata l’educazione e l’affidamento dei bambini.
attraverso dei conoscenti dei bambini che non appartengono alla famiglia, per es. il/la vicino, il personale curante, il/la babysitter, il tutore, l’insegnante, la guida spirituale (specialmente in certe sette),
l’allenatore o l’animatore del tempo libero e altre persone di fiducia.
da parte di sconosciuti, che maltrattano i bambini a causa di uno
disturbo della propria personalità,
dovuta spesso a maltrattamenti
subiti nella loro infanzia.
attraverso la violenza strutturale,
come la carenza di spazio negli appartamenti, l’ambiente abitativo
inadatto ai bambini e il continuo
pericolo del traffico stradale, soprattutto nelle città e nei suoi agglomerati. Anche il recente fenomeno dei bambini clandestini in
Svizzera rappresenta una forma di
maltrattamento strutturale. Questi
bambini, ad esempio, non possono
partecipare alla vita normale e nemmeno frequentare la scuola.
2.2.1 Trascuratezza (“neglect”)
Dal punto di vista concettuale si può
suddividere fra trascuratezza fisica e
psicologica (p.es. Garbarino & Gilliam,
1980; cit. da Amelang & Krüger, 1995),
sebbene la trascuratezza emozionale
e psicologica vada in pratica di pari
passo con quella fisica. Con “trascuratezza fisica” si intende il non preoccuparsi in modo adeguato della salute, della sicurezza e del benessere del
bambino nei suoi bisogni di base. Sotto “negligenza psicologica” troviamo
invece un accumulo di comportamenti
negativi come l’indifferenza, la dimenticanza, promesse non mantenute nei
suoi confronti oppure il distacco emotivo (Garbarino & Gilliam 1980; cit. da.
Amelang & Krüger, 1995).
2.2.2 Violenza fisica (“physical injury”)
Per “violenza fisica” si intende qualsiasi azione brutale e sproporzionata,
che provoca ferite fisiche e danneggia
lo sviluppo del bambino. Il danno fisico però non è sempre così determinante mentre più importante possono
essere le modalità in cui una determinata azione violenta è nata (Garbarino
& Gilliam 1980; cit. da Amelang &
13
Krüger, 1995). Come e in quale misura
un determinato atto di violenza sia
dannosa, dipende tra l’altro dall’età e
dalla sensibilità di un bambino. Spesso il limite tra punizione fisica e maltrattamento è molto flessibile, anche
se oggi si tenda a vietare ogni forma di
castigo corporale ai bambini.
perverse. Generalmente sono da considerare abusi psicologici tutti quegli
atteggiamenti dei genitori che inducono nel bambino sensi di paura, di
rifiuto, di mancanza di valore, di disistima o di perdita di controllo. In particolare si possono citare come forme
di abuso psicologico: il terrorizzare il
bambino (con costanti minacce e intimidazioni - il bambino considerato
2.2.3 Abuso psicologico
come “capro espiatorio”); il rifiuto del
(“emotional abuse”)
È la forma di maltrattamento infantile bambino stesso, della sua esistenza
meno facile da diagnosticare e viene (p.es. sotto forma di continue critiche
definita attraverso dei concetti come e disprezzo); l’applicazione intenzio“maltrattamento psicologico”, “cru- nale di pratiche educative inconsistendeltà psichica” o anche “maltratta- ti, contraddittorie o vessatorie; l’isomento emotivo”. Queste descrizioni lamento del bambino magari rinchiuindicano gli aspetti affettivi e cogniti- dendolo in casa e proibendogli di frevi della violenza contro i bambini. quentare altre persone.
L’abuso psicologico oggi vale come
criterio centrale nella classificazione 2.2.4 Abuso sessuale (“sexual abuse”)
di un atto di maltrattamento al bambi- Con “abuso sessuale” si intende il
no (Garbarino & Gilliam 1980; cit. da coinvolgimento di bambini e adoleAmelang & Krüger, 1995). Nel definire scenti soggetti dipendenti e (rispetto
la violenza fisica, specialmente quan- al loro sviluppo) immaturi, in pratiche
do si disquisisce sull’intensità di una sessuali (vedi Kempe & Kempe 1978;
forma di punizione, resta comunque il cit. da Amelang & Krüger, 1995). Qui si
danno fisico visibile sul corpo del bam- distingue tra le cosiddette azioni Hanbino. Per quanto concerne invece l’abu- ds-on e quelle Hands-off (Hummel
so psicologico e il grado di impatto sul 1988; cit. da Amelang & Krüger, 1995).
bambino ci si trova spesso con una Si considerano azioni Hands-on i deassenza di macrocriteri di valutazio- litti del tipo stupro, incesto e la pedone. Le modalità che vengono messe in filia. Mentre gli atti Hands-on si veriatto e portano all’abuso psicologico ficano sempre con un contatto fisico
sono spesso estremamente subdole e tra l’autore e la vittima, le azioni Han14
ds-off sono caratterizzate dalla mancanza di simili contatti fisici; qui troviamo la visione di materiale pornografico, l’esibizionismo, l’incitamento
alla prostituzione e il coinvolgimento
di bambini per l’allestimento di materiale pornografico.
In questo contesto si parla anche di
“sfruttamento sessuale”, visto che
bambini e adolescenti vengono usati
da conoscenti o parenti per soddisfare
i propri bisogni sessuali, approfittando del dislivello di potere e di competenza a scapito naturalmente di uno
sviluppo adeguato all’età della sessualità della vittima (Garbarino & Gilliam 1980; cit. da Amelang & Krüger,
1995).
Nelle situazioni di abuso sessuale le
lesioni fisiche della regione genitale
ed anale sono spesso poco evidenti o
completamente assenti. Infezioni veneree o gravidanza sono i “sintomi”
più sicuri di un abuso sessuale.
Nei bambini abusati cronicamente oppure deprivati emotivamente si possono verificare anche dei disturbi della crescita. Dal punto di visto comportamentale e psicologico i maltrattamenti si evidenziano con tutta una serie di sintomi comportamentali, come:
timidezza, ansia, agitazione, disturbi
del ritmo del sonno oppure dell’alimentazione (bulimia oppure anoressia), enuresi, encopresi, comportamenti aggressivi, asociali e delinquenziali. Nelle situazioni nelle quali il maltrattamento si
estende su un lungo periodo la vittima
3. Sintomatologia
Il quadro clinico di un maltrattamento può riportare dei danni nello sviluppo
fisico è caratterizzato da ferite visibili intellettivo dovuto a cattiva alimentaquali conseguenza di un trauma diret- zione, a carenze affettive ma anche a
to, come p. es. fratture o ematomi danni diretti sul cervello.
subperiostali, ferite alla testa, contu- Molti bambini presentano difficoltà di
sioni alla pelle, grossi ematomi, segni apprendimento e cattivo rendimento
di bastonate e lividi magari caratteri- scolastico. Il loro senso di stima può
stici dell’oggetto usato. Non di rado si essere molto basso. Fughe da casa,
riscontrano bruciature e ustioni, ma tossicomanie oppure comportamenti
anche ferite di organi interni con emor- sessuali inadeguati possono anche esragie (fegato, reni, milza e cervello). Si sere sintomi di un maltrattamento. Lo
possono così generare dei danni irre- sviluppo della personalità ne resta
versibili dell’udito o della vista oppure segnato (autostima bassa, problemi
danni cerebrali permanenti ed anche relazionali importanti e magari anche
una tendenza alla violenza fisica).
essere causa di morte.
15
4. Diagnosi del maltrattamento rente fase di consolidamento sono
chiari segni di maltrattamento fisico.
Sintomatiche sono anche quelle fratture, o fissure in determinate parti
delle ossa lunghe, che non si riscontrano abitualmente in incidenti o in
malattie delle ossa.
Qui di seguito vorrei presentare una
lista di ferite che si possono considerare specifiche del maltrattamento
infantile dal punto di vista medico. La
descrizione si prefigge lo scopo di
aumentare l’attenzione nei casi nei
quali si pensa abitualmente agli esiti
di un “normale” incidente del bambino, affinché si possa così intervenire
seguendo “anche” la possibile diagnosi di maltrattamento con visite
mediche specializzate. Queste lesioni, suggestive per la diagnosi di maltrattamento, sono il risultato di ricerche mediche eseguite principalmente su neonati e bambini. (Amelang &
Krüger, 1995):
Le emorragie sottoperiostali delle estremità (es. il femore) non sono radiologicamente visibili che dopo una diecina
di giorni quando si vedrà la calcificazione sottoperiostale. Sono tipiche di brutali afferramenti dell’estremità o a
movimenti di torsione dell’arto del lattante o del bambino piccolo.
Ferite alla testa ed alla nuca
Il 50% circa delle ferite da maltrattamento riguardano la testa e la nuca
(Ambrose, 1989; cit. da Amelang &
Krüger, 1995). Colpi alla testa o il
picchiare la stessa contro oggetti,
quali spigoli o muri, possono provocare, nei bambini piccoli, fratture del
cranio con conseguenti emorragie
intracerebrali.
Danni alla pelle
Cicatrici, ferite, bruciature o morsicature, lividi, ematomi, segni di strangolamento, testimoniano violenza, specialmente se riportano i contorni dell’oggetto usato per picchiare il bambino. Alcune ustioni (ad esempio alle
estremità oppure ai glutei) e le ustioni
di sigarette sul suo corpo sono segni
di sicuro maltrattamento. Le superfici
del corpo maggiormente colpite sono
il petto, la schiena, le braccia e le
gambe, il sedere ed il collo.
Ferite interne
Quali tipiche conseguenze di botte o
pedate sono da considerare le lesioni all’intestino, al fegato, alla milza,
le perforazioni dello stomaco, le lesioni ai polmoni e le emorragie suFerite allo scheletro
Fratture agli arti e alle costole in diffe- bpleurali.
16
5. Conseguenze del maltrattamento inflitto ai bambini
Disturbi dello sviluppo e
della crescita
Vanno catalogati sotto questo titolo i
segni di denutrizione e di trascuratezza
dell’aspetto del bambino, come p.es..
un eczema esteso dovuto dall’urina,
ferite dovute al freddo e l’aspetto della
dentatura che va sotto la denominazione di “negligenza dentale” (Berg, 1984;
Ambrose, 1989; cit. da Amelang & Krüger, 1995). Disturbi della crescita, del
sonno, alimentari, motori e nel comportamento sociale sono classabili sotto
la trascuratezza psichica e denominati
“sindrome psicosociale da negligenza”. (Garbarino & Vondra, 1982; cit. da
Amelang & Krüger, 1995).
I bambini maltrattati oltre a presentare disturbi somatici sono anche danneggiati notevolmente nel loro sviluppo cognitivo e socio-emotivo.
I danni nello sviluppo cognitivo sono
riscontrabili abbastanza presto, e a
lungo termine sembra che i bambini
maltrattati, a differenza di quelli ben
assistiti, sono anche ritardati nello
sviluppo dell’intelligenza. Solamente
in pochi casi questi danni sono le
conseguenze di gravi ferite al cranio
con danneggiamenti irreversibili del
sistema nervoso centrale. Nella maggior parte dei casi questi ritardi sono
piuttosto le conseguenze di un “ambiente maltrattante”, in cui i bambini
sono sottostimolati e ai quali viene
vietato, attraverso le punizioni da parte dei genitori, di esplorare il loro
ambiente e di acquisire le relative
competenze cognitive. Poiché questi
bambini hanno grossi problemi comportamentali, risultano così meno efficienti anche a scuola e nelle prove di
valutazione, di quanto ci si aspetterebbe secondo la loro età di sviluppo.
Forme di avvelenamento
Febbre, brividi, crampi, paralisi, bradicardia, disturbi alla vista o altri sintomi somatici che alla prova dei fatti, in
ambiente ospedaliero, vengono considerati “ falsi” fanno pensare alla
cosiddetta “sindrome di Münchausen
by proxy” (Lenard, 1988; Chan, Salledo, Atkins & Ruley, 1986; cit. da Amelang & Krüger, 1995). Per contro si
possono anche registrare dei veri e
propri avvelenamenti dovuti a grave
trascuratezza o intenzionali.
Nello sviluppo socio-emotivo dei
bambini maltrattati queste conseguenze di un ambiente maltrattante sono
ancora più chiare. Questi bambini in
confronto a gruppi di controllo ben
17
assistiti sono notevolmente più aggressivi, infelici e sono così fortemente disabili nelle relazioni con altre
persone attraverso la loro sfiducia e i
loro problemi comportamentali aggressivi, che per loro il rifiuto assimilato in casa dei genitori si ripete anche
in altre relazioni sociali. È addirittura
tragico il fatto che questi bambini, così
abbandonati a se stessi, cercano di riprendere o di compensare in altre relazioni umane ciò che nella loro famiglia
gli è negato o gli vien fatto. Ma essi
sono così segnati dai maltrattamenti e
dal loro ambiente familiare che spesso
non vengono amati neanche da altre
persone, ma anzi vengono respinti. Queste dolorose ripercussioni del maltrattamento infantile non sono tanto le conseguenza dei colpi o dei danni fisici che
accompagnano il maltrattamento quanto il risultato ben più grave del sentimento di essere rifiutato dai propri genitori,
di non avere possibilità di successo nella
lotta per ottenere attenzioni, amore, gratificazione e riconoscimento. Oltre a tutto questo anche le condizioni familiari
possono ulteriormente danneggiare i
bambini, magari anche senza che essi
vengano picchiati o rifiutati. Queste sono:
la povertà, la prole numerosa, le condizioni d’alloggio esigue, le malattie e i
continui litigi coniugali. (Rutter, 1985;
cit. da Engfer, 1986).
Le conseguenze fisiche del maltratta-
mento infantile subito sulla salute sono
spesso evidenti anche più tardi in età
adulta e sono di varia natura. Esse spaziano dai danni fisici immediati ai disturbi psicosomatici tardivi (uno studio recente ha trovato un riscontro tra i sintomi del colon spastico dell’adulto ed i
maltrattamenti subiti nell’infanzia!) e
possono anche portare alla morte.
Questo dimostra che i bambini maltrattati hanno bisogno assolutamente
di aiuto. Questi aiuti dovrebbero soprattutto concentrarsi sul miglioramento della loro situazione in famiglia. Qualora questi aiuti non ottengono il successo previsto, allora i bambini devono essere tolti dalla famiglia
naturale e per un certo lasso di tempo
vanno messi in una famiglia affidataria e in alcuni casi si deve anche prevedere l’eventualità di una adozione.
Comunque tali provvedimenti devono
essere accompagnati da una terapia
di sostegno sia per il bambino che per
i genitori affidatari o adottivi. Infatti
questi bambini corrono il rischio di
essere così poco tollerabili nelle nuove famiglie in seguito ai loro problemi
comportamentali, che queste relazioni d’affidamento e d’adozione rischiano di naufragare. Di conseguenza si
potrebbe iniziare per i bambini la fatale spirale di continui cambiamenti di
famiglia o di istituzione, una situazio18
ne che porta ulteriori danni ai bambini
di fatto simili a quelli che avrebbero
avuto lasciati nella loro famiglia maltrattante.
Quali sono i bambini che sopravvivono
nonostante le oppressioni di un ambiente maltrattante? Lynch e Roberts
(1982, cit. da Engfer, 1986) concludono come Herrenkohl et al. (1983, cit.
da Engfer, 1986) che i bambini intelligenti oltre la media hanno buone possibilità di superare le conseguenze del
maltrattamento, perché notoriamente possono compensare più facilmente le esperienze negative della famiglia attraverso i successi scolastici e
la gioia e la gratificazione in attività
che richiedono capacità intellettuali.
Di molto aiuto sembra anche essere il
fatto che i bambini maltrattati possano trovare altre persone di riferimento
nel loro ambiente sociale, dalle quali
poter essere amati e apprendere amore, attenzione e pazienza e che li aiutano quindi a distruggere la sfiducia
che si era formata nell’ambiente della
famiglia maltrattante (Lynch e Roberts 1982, Hunter e Kilstrom 1979; cit.
da Engfer, 1986). Favorevoli nello sviluppo dei bambini sono queste compensazioni se possono iniziare molto
presto nella vita, prima che i danni
siano ormai irreversibili. Comunque
anche una possibile esperienza positiva, più tardi nella vita, ad esempio
sotto forma di una relazione amorosa
con un/una partner può migliorare il
destino dei bambini maltrattati ed evitare che questa violenza venga continuata sui propri figli (Herrenkohl et al.,
1983; cit. da Engfer, 1986). Non sono
ancora noti studi sulla resilenza (la
capacità e/o le condizioni che permettono di poter superare le difficoltà)
applicata al campo dei maltrattamenti.
6. Infanzia maltrattata in Svizzera: estensione del fenomeno
Nelle società non industrializzate e in
quelle industrializzate ha sempre ancora una considerevole importanza il
ricorso alla violenza fisica quale mezzo di regolazione dei conflitti. Nella
maggior parte degli stati industriali le
pene corporali per gli adulti sono state
vietate legalmente, in molti paesi invece i castighi corporali ai bambini
sono tollerati. Levinson (1988, cit. da
Perrez, 1992/93) ha trovato nel suo
studio interculturale in 90 società non
industrializzate di diversi regioni del
mondo, che i castighi fisici sono in uso
nel 13% di questi stati, molto spesso;
spesso nel 21%; occasionalmente nel
40% e molto raramente o mai nel
26%. La tendenza di punire i bambini
fisicamente risulta nel suo studio altamente correlata con la tendenza di
picchiare le donne. Anche l’omicidio
19
di bambini è correlato con la violenza
all’interno della famiglia. L’accettare
per bambini indifesi le pene corporali
indica la disponibilità della società di
risolvere i conflitti con i più deboli
tramite l’uso della violenza. È un indicatore della qualità e del livello della
cultura dei rapporti interpersonali ed
è indice di aggressività latente e manifesta di una cultura.
Si possono poi consultare e interpretare statistiche sulla criminalità oppure si possono condurre inchieste rappresentative con bambini e adulti sulla violenza vissuta individualmente e
praticata. Tutti questi esempi forniscono indicatori di violenza contro i
bambini, e dimostrano chiaramente
che, a seconda del concetto usato e
dell’osservatorio dal quale si vuole
studiare il problema, si avranno delle
valutazioni della frequenza del fenomeno differenti.
Per dimostrare la violenza che, anche nel
nostro Paese, si manifesta sui bambini
possono essere scelte diverse strade.
Si possono ad esempio rilevare il numero dei bambini feriti ospedalizzati,
certamente una parte di questi sono
dei bambini maltrattati o vittime di
violenza. Si può anche osservare il
comportamento stradale di un automobilista in un quartiere residenziale
o la frequenza di scene violente mandate in onda dalla televisione. Oppure
si può cercare di stimare il numero dei
bambini clandestini nascosti - migliaia in Svizzera - (Perrez, 1992/93). Questi sono indicatori di violenza strutturale, cioè richiami della dannosa esercitazione di potere sul piano sociale.
Le leggi prescrivono indirettamente il
maltrattamento infantile - come nel
caso della situazione dei clandestini oppure permettono il mantenimento
di una violenza, come nei quartieri
residenziali oberati dal traffico.
Nelle statistiche viene spesso usata
come indicatore la cosiddetta “incidenza amministrativa”, vale a dire il
numero di casi che sono stati registrati per mezzo di formulari nelle istituzioni private e pubbliche. Con questo
sistema vengono documentati solo i
casi più gravi di maltrattamento. Da
questa frequenza amministrativa si
deve distinguere quella vera, poiché
quella amministrativa dice nulla in
merito. Essa è più un indicatore per le
qualità o per le carenze del sistema
assistenziale. Un indicatore migliore
è la registrazione di quanta disponibilità c’è nel usare o nel giustificare
l’uso della violenza nell’educazione.
Infatti esiste uno stretto legame tra
“la norma” nella punizione e il maltrattamento fino anche a quello mortale. Una cultura poco sensibile alla
20
violenza metterà come definizione un
concetto molto stretto di maltrattamento, chiuderà gli occhi davanti alle forme
di violenza meno appariscente e ne risulteranno perciò molto meno casi nei
rilevamenti statistici. Una cultura invece sensibile alla violenza svilupperà organi di percezione alla violenza nelle sue
molteplici sfaccettature e forme di regolazione dei comportamenti violenti.
eseguito sui comportamenti punitivi
dei genitori ha rilevato che la punizione corporale come mezzo educativo è
ancora molto diffusa e usata soprattutto nei confronti dei lattanti e dei
bambini piccoli. Infatti il 25% dei genitori studiati con un bambino da 0 a
2.5 anni ammette di aver picchiato il
proprio figlio. Circa il 48% dei genitori
con un bambino dai 2.5 ai 4 anni confessa di aver punito fisicamente il loro
figlio, di questi il 37% durante gli
ultimi 7 giorni. Questo dimostra che
con più piccoli sono i bambini, più
corto è il tempo di latenza dall’ultima
punizione corporale. Inoltre i ragazzi
vengono puniti più spesso che le ragazze. Tutte le forme di punizioni corporali non sono altro che una applicazione della violenza fisica all’educazione. Si sa abbastanza sugli schiaffi,
che genitori in situazioni di rabbia e
agressività estrema danno ai loro figli. Questa forma di violenza può comportare per bambini piccoli danni rilevanti (vedi Wimmer-Puchinger, 1991;
cit. da Perrez, l992/93). Chi dà spesso
schiaffi userà più spesso con grande
probabilità anche forme di violenza
fisica più pesante.
L’effettiva incidenza dei fenomeni di
maltrattamento inflitto ai bambini non
può essere misurata in modo attendibile. Sta nella natura del fenomeno
che si debba tener conto di un grande
margine di valutazione studiando il
problema delle cifre nere (Dunkelfeldforschung). Si distinguono tre fonti,
da cui si ricavano informazioni sull’ampiezza approssimativa dei maltrattamenti, esse sono:
• le ricerche epidemiologiche
• le statistiche di servizi sociali e
medici
• le statistiche sulla criminalità.
6.1 Ricerche epidemiologiche
Il rapporto “Infanzia maltrattata in
Svizzera” del 1992 ha ribadito quanto
già si era trovato in altri studi ossia
che i bambini piccoli corrono il rischio
soprattutto di essere maltrattati fisicamente. Lo studio rappresentativo
presentato nel rapporto sopraccitato
I motivi adotti dai genitori per giustificare le punizioni corporali sono un
indicatore sociale importante. Assieme al fatto che il bambino “da fastidio”
21
i fattori più frequentemente associati e
che fanno scattare le punizioni corporali sono lo stress e la tensione dei
genitori. Ci si può stupire leggendo che
nel 40.5% dei casi la disubbidienza
viene data come la causa prima per le
punizioni nei bambini fino a 2.5 anni di
età. I genitori si aspettano dunque delle capacità di adattamento irrealiste da
parte dei bambini, infatti a questa età i
bambini non sanno “ubbidire”!
reclute che erano state, anche duramente, picchiate nella loro infanzia, erano
pronte ad usare gli stessi sistemi punitivi per educare i propri figli.
6.2 Dati dei servizi sociali e sanitari
Attraverso lo studio prospettivo 19891990 presentato dal gruppo di lavoro
del dipartimento federale degli interni
e pubblicato nel rapporto del 1992“Infanzia maltrattata inSvizzera” (Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992)
ci si ripropose di studiare prospettivamente sull’arco di un anno quanti bambini maltrattati venivano registrati tramite la rete delle istituzioni mediche e
sociali della Svizzera. La maggior parte delle istituzioni svizzere mediche e
psicosociali (4791 servizi medici e 816
servizi sociali) furono invitate a segnalare durante un anno i propri casi
registrati secondo un schema uniforme elaborato dal Gruppo di lavoro. Si
voleva registrare le varie forme di maltrattamento, la loro gravità, le modalità
che avevano portato al rilevamento del
maltrattamento, la soggettiva sicurezza diagnostica della persona che aveva
raccolto la segnalazione, i provvedimenti presi e i problemi riscontrati in
relazione ai provvedimenti stessi.
La registrazione su scala nazionale
purtroppo non è riuscita per diversi
motivi, alcuni enti o persone interpellati infatti si erano rifiutati per motivi
Il significato di questo studio sta nel
fatto che l’accettazione sociale delle
punizioni corporali nella quotidianità
dell’educazione rappresenta la base,
sul quale si può innestare il fenomeno
dei maltrattamenti ai bambini e la
rispettiva cecità nel rilevarli e quindi
giustificarne l’ esistenza. Il maltrattamento dei bambini in questa ottica
può essere anche visto come una continuazione (nella forma più dura) della
normale educazione di tutti i giorni.
In un’indagine condotta presso le scuole reclute svizzere (1983, cit. da Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992)
fu studiata la trasmissione della violenza nelle generazioni.
Alle reclute, consultate nel 1983, è stato
chiesto quali tipi di punizione si ricordavano di aver subìto durante l’infanzia e
quali punizioni infliggerebbero loro,
come genitori, ai propri figli. I risultati
evidenziavano che una gran parte delle
22
concettuali o formali di partecipare
allo studio. Perciò non si è potuto
rilevare la così della “incidenza amministrativa” in Svizzera. 130 diversi servizi sociali (576 casi segnalati) e 158
servizi medici (579 casi), quindi complessivamente 288 servizi, hanno segnalato casi di maltrattamento e su
questi risultati si possono fare delle
interessanti osservazioni.
statazioni e il fatto che la maggior
parte dei maltrattamenti segnalati
erano stati scoperti dagli /dalle insegnanti delle scuole materne ed elementari fanno concludere che i maltrattamenti inflitti ai bambini in età
prescolastica sono socialmente meno
appariscenti oppure l’omertà sociale
è così forte (paura di ferire l’intimità
della famiglia) da non essere segnalati ai servizi.
Nell’arco di un anno sono stati rilevati
1’155 nuovi casi che toccavano 1070
famiglie (le doppie segnalazioni erano
state sottratte dal totale). La suddivisione nelle varie forme di maltrattamento davano: 602 casi di maltrattamento fisico, 615 di maltrattamento
psichico, 344 di abuso sessuale e 456
di trascuratezza. La suddivisione dell’età del campione fa notare una discrepanza tra la reale frequenza e
quella che ci si attendeva. Il numero
più basso di casi annunciati si è infatti
riscontrato nei bambini di età compresa tra i 2.5 e i 4 anni. Tutti gli studi sui
maltrattamenti in rapporto all’età
mostrano infatti che la maggior parte
dei casi segnalati riguarda bambini di
età inferiore ai 5 anni. Tale divergenza
va ricondotta o ad una registrazione
carente da parte dello studio di questa
fascia di età o a lacune nell’individuazione di questi casi da parte del nostro
sistema sociosanitario. Questa con-
Se i bambini piccoli, soprattutto i ragazzini, corrono il pericolo di essere
maltrattati fisicamente, così le bambine lo sono più tardi soprattutto per
la violenza sessuale. Gli autori di questa forma di violenza sono per la maggior parte uomini. Le donne come abusanti sessuali sono state poco studiate nelle varie ricerche ma resta comunque il fatto che gli uomini sono
molto più frequentemente autori di
abusi in confronto alle donne, e le
ragazze sono più frequentemente vittime di violenza sessuale rispetto ai
ragazzi (la relazione varia da 1:3 fino a
1:4; nello studio prospettivo il 78% di
ragazze contro il 22% dei ragazzi). La
violenza sessuale ha luogo per lo più
nell’ambiente familiare. In Svizzera la
KINAG (Kindernachrichtenagentur)
aveva, negli anni ottanta stimato in
circa 40’000 gli abusi sessuali sull’arco di un anno vedere anche la nota
23
nr. 4 a piè di pagina a pag. 27). In Austria
una recente stima avanzava la cifra di
25’000 casi. I numeri così diversi dipendono dalla grandezza, rispettivamente
dalla limitatezza ormai già accennata
del concetto di abuso sessuale che ogni
volta sta alla base di questi studi (p.es.
l’uso della violenza fisica è un criterio di
definizione o no? Il contatto col corpo è
necessario o no? Quale è l’età massima
considerata per gli abusi sessuali per
reputare qualcuno una vittima? ecc.).
Altri fattori che influenzano metodicamente la frequenza sono il tipo di campione (rappresentativo o sottogruppi sociali come p.es.. studentesse e studenti?) e il metodo scelto dell’inchiesta (intervista face-to-face, intervista telefonica, questionario, tipo e numero delle
domande ecc.; vedi Moggi, 1991; cit. da
Perrez, 1992/93).
ultimi 15 anni questa sensibilità è cambiata drasticamente in Svizzera sia all’interno delle singole istituzioni che nei
Cantoni ma in proporzioni diverse. Una
dimostrazione impressionante per la crescente sensibilità è lo studio di Bürgin,
Schmidt e Vollenweider-Kunz del 1979
(cit. da Perrez, 1992/93). Essi condussero un’indagine retrospettiva presso 88
ospedali svizzeri sui casi di bambini
maltrattati ospedalizzati. La percentuale degli ospedali che avevano risposto
era del 76%. In cinque anni (1973-1977)
erano state diagnosticate in 25 ospedali
solo 151 casi di “sindromi da maltrattamento”. Dal raffronto tra i dati di Bürgin
e dei suoi colleghi con quelli, ad esempio, della Clinica pediatrica universitaria
di Berna si può osservare che con il
passare degli anni l’attenzione e la sensibilità verso il maltrattamento infantile
è notevolmente migliorata, infatti nel
Lo studio in questione dice che nel 1990 a Berna, in un unico servizio pedia27% circa dei casi “nuovi” segnalati trico erano stati diagnosticati tanti casi
ai servizi, già in precedenza era stato di maltrattamento quanti quelli segnaapplicato un provvedimento di diritto lati in tutti gli ospedali della Svizzera
civile. Ciò mostra come gli organi pre- nell’arco di cinque anni dallo studio di
posti alla protezione dell’infanzia non Burgin e colleghi.
siano sempre riusciti ad impedire i
maltrattamenti.
Statistiche private di cliniche e di
Lo studio rende attenti anche sulla diver- servizi sociali
sa sensibilità locale sui problemi del I dati di queste statistiche sono da
maltrattamento infantile. Le frequenze prendere con le pinzette e a causa di
della registrazione tra i diversi Cantoni differenti concetti di maltrattamento
svizzeri variava molto. Nel corso degli e i risultati sono difficilmente confron24
tabili tra di loro. In questo contesto è
invece ricca di informazioni la statistica della Clinica universitaria pediatrica e di chirurgia pediatrica dell’Inselspital di Berna. La registrazione dei
dati dall’inizio degli anni ‘70 mostra
che per un abbondante decennio i casi
di maltrattamento rilevati erano estremamente pochi. A partire dal 1982,
grazie alla ristrutturazione del gruppo
di intervento e a una migliore formazione la frequenza delle registrazioni
inizia a crescere e verso la fine degli
anni ‘80 iniziano anche ad apparire i
casi di abuso sessuale (migliore attenzione al problema!). Statistiche simili sono conosciute anche per i reparti pediatrici della clinica universitaria di Ginevra e per quella di Zurigo.
Queste statistiche comunque rappresentano solo la punta di un iceberg e
una selezione particolare di casi, quella
fatta in base ai bambini ricoverati in
cliniche pediatriche. Indubbiamente,
l’aumento del numero delle segnalazioni è dovuto anche all’accresciuto
interesse manifestato dalla stampa e
dalla televisione per il fenomeno, interesse che ha contribuito a non considerarlo più un tabù. Anche l’attenzione del personale sanitario verso i
problemi connessi al maltrattamento
dei bambini influisce in modo rilevante sull’aumento delle diagnosi. Particolarmente significativo al riguardo è
il marcato aumento degli abusi sessuali su minorenni registrato dal 1987.
Il personale sanitario si è sforzato di
superare le resistenze personali che
spesso impedivano la percezione di
questa dura realtà ed è diventato più
disponibile ad aiutare sia i bambini
che hanno subìto molestie a sfondo
sessuale sia le loro famiglie. L’incremento dei ricoveri in ospedale e del
depistaggio è dipeso molto da questa
situazione.
6.3 Statistiche sulla criminalità
Le statistiche sulla criminalità si limitano ai casi di maltrattamento di bambini
punibili secondo il diritto penale e contro cui è stata sporta una denuncia
(maltrattamento fisico e delitti sessuali). Dato che in Svizzera non esiste
nessun obbligo di denuncia2 e in molti
casi il procedimento penale si rivela
problematico, solo una parte esigua di
tutti i casi di maltrattamento è riportata
dalle statistiche sulla criminalità, e, di
conseguenza, non si possono trarre indicazioni attendibili circa l’ampiezza del
fenomeno.
2
25
La legge sanitaria cantonale (Canton Ticino) del 1968 fa
obbligo a tutto il personale sanitario di denunciare alla
procura pubblica ogni malattia, incidente o morte dovuto ad un accertato o sospetto reato. Essendo il maltrattamento un reato penalmente punibile i casi di maltrattamento che vengono visti da medici, infermiere o
levatrici vanno denunciati all’autorità preposta. In realtà il corpo medico si trincera ancora dietro al segreto
medico il cui obbligo è ancorato in direttive federali.
Le statistiche forniscono solo ragguagli
sui comportamenti devianti catalogati
come criminali dall’opinione pubblica,
non viene invece data nessuna indicazione sul numero reale degli autori delle
aggressioni né su quello delle vittime. Il
numero delle condanne è il risultato di
una successione di selezioni e di filtri. Il
loro valore informativo dipende:
• dall’evidenza dei reati;
• dalla disponibilità delle vittime e della popolazione nel segnalare il caso;
• dall’efficacia della polizia;
• dall’efficienza dei tribunali
(Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992).
(parenti, vicini di casa) sono restii nel
denunciare il caso, sia per non immischiarsi negli “affari di famiglia”, sia per
paura di essere chiamati a testimoniare
nel corso del procedimento, nonostante
l’anonimato sia garantito dalla legge. La
responsabilità del depistaggio e della
scoperta dei maltrattamenti, quindi, incombe prevalentemente sulle istanze
ufficiali di controllo, sulle autorità incaricate della protezione del bambino, sulla polizia e sui tribunali. Nelle autorità
preposte alla protezione del bambino si
riscontra tuttavia una reticenza analoga a
quella della popolazione in generale. Inoltre, polizia e tribunali tendono, per motivi
di capacità limitata, ad interessarsi in
particolare ai delitti più rilevanti, che sono
considerati delitti gravi agli occhi della
società e degli organi d’esecuzione ufficiali. Tra questi non sono tuttavia annoverati i vari tipi di maltrattamento inflitti ai
bambini, eccettuate le forme più gravi di
maltrattamento fisico e sessuale. Anche
nei casi in cui è sporta denuncia, l’influsso
di altri meccanismi di selezione porta a un
numero minimo di condanne.
Stando a varie ricerche di criminologia,
oltre il 90% dei procedimenti penali
sono stati avviati dopo che privati hanno
sporto denuncia. In meno del 10% dei
casi, il procedimento è avviato d’ufficio
o da parte della polizia stessa (Steffen,
1976; cit. da Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung, 1992). Inoltre, in più del 70%
dei casi le vittime sono le stesse persone che sporgono denuncia. La tendenza
a denunciare delitti connessi al maltrattamento dei bambini è più bassa rispetto ai reati di altra natura (ad esempio
delitti contro il patrimonio). Le vittime,
per la maggior parte bambini in tenera
età, ovviamente non sono in grado di
denunciare le violenze subìte e le persone a più stretto contatto con la vittima
6.4 Conclusioni
L’estensione del fenomeno nel nostro
Paese non può essere quantificato in
modo preciso. Tuttavia, stando ai dati
a disposizione, un numero molto elevato di minorenni vive in Svizzera in condizioni sfavorevoli al loro sviluppo.
26
Nonostante manchino stime per due
forme molto diffuse e fortemente patogene di maltrattamento, vale a dire gli
abusi psicologici e la carenza di attenzione, ne esistono assai in merito alle
violenze fisiche, alle aggressioni sessuali e alla clandestinità infantile.
Alcuni esempi.
Violenze fisiche: L’educazione dei
bambini di età inferiore ai 2 anni e
mezzo è accompagnata, in Svizzera, da:
- schiaffi occasionali o molto frequenti per circa 38’000 bambini,
- colpi per circa 21’000 neonati,
- colpi inferti con oggetti vari per
circa 4’800 neonati.3
Clandestinità: stando alla stima fornita dalla Commissione nazionale svizzera all’UNESCO, circa 10’000 bambini vivrebbero attualmente in clandestinità nel nostro paese.
Il confronto dei risultati di un’inchiesta e di una statistica federale dà
un’immagine di come siano differenti
le cifre dei casi di maltrattamento su
minori in Svizzera. Infatti oltre 5600
servizi medici e sociali svizzeri hanno
segnalato nello studio prospettivo
1989-1990 del rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” 1’155 casi di maltrattamento di ogni tipo, su persone di
età inferiore ai 16 anni. Di questi 344
Aggressioni sessuali: si ritiene che erano stati gli abusi sessuali segnalain Svizzera circa 40’000 minorenni su- ti. Nello stesso anno 1990 sono stati
biscono ogni anno molestie a sfondo denunciati alla polizia, per tutto il tersessuale, che vanno dall’esibizioni- ritorio nazionale, 1’495 delitti sessuali su bambine e bambini di meno 16
smo allo stupro4.
anni. Una bella differenza!
3
Dati elaborati dai risultati rilevati dallo studio
Demoscope pubblicato nel rapporto “infanzia maltrattata in Svizzera” del 1992.
4
Nell’anno scolastico 1994-95 a Ginevra è stato
realiyzzato uno studio sulla prevalenza degli abusi
sessuali su 548 ragazzi e 568 ragazze del nono anno di
scuola. I risultati con i commenti sono stati pubblicati
nel libro “À contre-coeur, À contre-corps” sotto la
direzione di D.S. Halpérin, P. Bouvier e H. Rey Wicky
dalla casa editrice Médecine et Hygiène di Ginevra
nel 1997. Tra le ragazze il 33,8 % (n = 192) aveva
subito abusi sessuali, se si consideravano quelli con
contatto diretto la percentuale scendeva al 20,4 %
(116 casi di cui 32 erano le situazione che avevano
comportato anche penetrazione). Per i maschi la frequenza totale era del 10.9 % (pari a 60 casi), quelli
caratterizzati da contatto erano il 3,3 % pari a 18 casi
di cui 6 con penetrazione.
Grazie al raffronto delle varie stime e dei
dati a disposizione si può misurare il
divario che separa la realtà vissuta dai
minorenni e la percezione di tale realtà
da parte degli adulti e, in particolare, dei
professionisti che si occupano dei giovani. Questo costituisce un altro indice
degli sforzi che occorre ancora fare nel
nostro paese per insegnare ai professionisti ad individuare le situazioni di bisogno in cui si trovano i bambini.
27
7. Fattori che generano la violenza contro i bambini
6.5 Presa di posizione del Consiglio federale sul rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” del 1992
Il 7 luglio 1995 il Consiglio Federale
comunicò con una conferenza stampa
la sua presa di posizione sul rapporto
del 1992 e soprattutto sulle raccomandazioni contenute nel Rapporto
stesso e di competenza della Confederazione (sottolineando il fatto che competenti sono le autorità cantonali e che
alla Confederazione in questo ambito
non sono stati dati dei mandati!).
Secondo gli autori del rapporto in questione, ribadisce l’autorità federale,
la legislazione della Confederazione e
dei Cantoni come pure gli accordi internazionali firmati dalla Svizzera contengono già sufficienti disposizioni per
una efficace protezione dell’infanzia.
Malauguratamente questi dispositivi
legali sono mal conosciuti o mal applicati. Per la Confederazione perciò va
garantita una migliore applicazione
delle leggi esistenti. Provvedimenti di
politica familiare e sociale devono
essere realizzati(ad esempio l’ assicurazione maternità). La Confederazione si dice disposta a migliorare il suo
compito nella prevenzione e nella cura
del maltrattamento ai bambini tramite l’informazione, la coordinazione e
la sovvenzione (Eidg. Departement des
Innern, 1995).
I capitoli che seguono cercheranno di
spiegare le cause del maltrattamento
ai bambini.
7.1 Cenni sulle teorie correnti in
tema: maltrattamento
Nella letteratura si possono distinguere, sulla base delle variabili considerate rilevanti, tre gruppi principali
di teorie. Questi si distinguono in teorie socio-ecologiche, psicologiche e
interattive (Amelang & Krüger, 1995).
Semplificando, i sostenitori dei modelli socio-ecologici vedono le cause
della violenza contro i bambini soprattutto nella struttura e nell’idea di valori della società, e rispettivamente dell’“ambiente” familiare. Le teorie psicologiche si concentrano sulla personalità dei genitori e sul loro bagaglio
d’esperienza individuale (patologico)
e rispettivamente sulla globalità di
influenza che viene esercitata sul bambino da educatori attivi in diverse associazioni o istituzioni. I modelli interattivi, infine, fanno risaltare soprattutto il ruolo del bambino nella genesi
del maltrattamento, a cui si aggiungono beninteso, le interazioni con i genitori e l’influsso di variabili specifiche
del contesto.
Queste diverse teorie non si escludono
a vicenda, bensì pongono accenti diffe28
renti. In generale esiste una certa problematica, in cui una pluralità di variabili può sia a livello collettivo che individuale portare poi alla realizzazione
del fenomeno “maltrattamento”.
centri creati specialmente per la loro
educazione, stabilimenti per handicappati, collegi, orfanotrofi, ospedali
ecc. subiscono violenza.
L’appartenenza ad una classe sociale
inferiore rappresenta un fattore soCome raccolta di variabili rilevanti ci ciale ed economico che, sommato ad
si basa sul modello presentato da altri, può far propendere per una soluMeier (“Model of child abuse dyna- zione violenta dei problemi o dei conmic” 1985, cit. da Amelang & Krüger, flitti familiari. L’appartenenza ad un
1995), che si basa su pubblicazioni classe sociale superiore non garantiprecedenti, modificato e completato sce tuttavia l’assenza di maltrattain seguito in più punti. Il diagramma menti. Va ricordato, in proposito, che
riveduto dei potenziali fattori d’influen- il controllo sociale si esercita meno
za è stampato a pagina 30.
sulle famiglie abbienti che su quelle
che vivono in condizioni più modeste.
7.2 Fattori socio-ecologici
Le spiegazioni per cui all’interno della Pressione negative particolari sono
famiglia si ricorre spesso alla violenza dettate da uno statuto di minoranza.
quale metodo per risolvere conflitti, si Infatti le minoranze sono ovunque conritrovano facendo una riflessione sul frontate con parecchie difficoltà. Da
tipo di società nel quale la famiglia varie ricerche risulta chiaramente che
vive. Recentemente, ad esempio, la esperienze opprimenti di discriminastampa (KINAG, Arbeitsgruppe Kin- zione, isolamento, frustrazione, ecc.,
desmisshandlung, 1992) ha reso noto nonché altre situazioni di crisi e di stress
che il maltrattamento inflitto ai bam- (conflitti e problemi irrisolti) aumentano
bini si realizza sovente in alcune sette il pericolo di ricorrere alla violenza nella
o comunità religiose severe. I bambini ricerca di un controllo di sé.
sono infatti totalmente sottratti alle Altro fattore di pressione negativa è l’
influenze provenienti dall’esterno e isolamento sociale. L’assenza di una
tenuti lontano dall’insegnamento rete sociale o di un sistema di appogpubblico, ricevono un’educazione rigi- gio adeguato crea le premesse per la
da che ricorda la “pedagogia nera” ed nascita della violenza. Analogamente
inoltre sono puniti fisicamente. Molti infatti, la maggior parte delle famiglie
bambini che si trovano in istituti e in cui si constatano maltrattamenti
29
FATTORI SOCIOLOGICI ED
ECOLOGICI
Macro-sistema (cultura)
• atteggiamento di fronte
alla violenza come mezzo
per risolvere i problemi
• misura della violenza
registrata ufficialmente
(massmedia, statistiche)
• atteggiamento di fronte
ai bambini, ai loro diritti
e spazi liberi
Meso-sistema (gruppi locali)
• preferenza per determinate
strategie educative
• disponibilità di sistemi
di appoggio informali
• lavoro
• tempo libero
Micro-sistema (famiglia)
• modello di famiglia interattiva
• stile educativo familiare
FATTORI PSICOLOGICI
(variabile genitori)
FATTORI INTERATTIVI
(variabile bambino)
Variabili demografiche
• Età
• Sesso
• Stato socioeconomico
• figlio indesiderato
• bambino problematico
condizionato da coliche,
incontinenza, malattia,
handicap,
disturbi dello sviluppo
• comportamento provocatorio (iperattività,
disinibizione sessuale,
piagnucolone, rivalità
tra fratelli, irascibilità,
non influenzabile,
intrattabile)
Fattori di socializzazione
• esperienza di maltrattamento da bambino
• delinquenza/criminalità
• aggressività acquisita
• modelli violenti
• demoralizzazione
Fattori della personalità
•disturbi della personalità
• privazione emozionale
• impulsività
• anomalie
neuropsicologiche
• problemi di alcool e
di droga
• paura
• stress
• stress intrafamiliare
(p.es. condizionato da risorse
finanziare, perdita dell’autorità
parentale, numero dei figli)
• condizione familiare (divorziati,
separati, celibe o nubile)
EVENTI CRITICI
• il bambino grida
• il bambino si comporta
in maniera “sbagliata”
• litigate
• stanchezza
MALTRATTAMENTO
Modello dei fattori d'influenza rilevanti secondo Meier, 1985.
30
sono delle famiglie che vivono socialmente isolate.
Particolari situazioni di stress sono vissuti dalle famiglie monoparentali. In
Svizzera, il numero di famiglie monoparentali è in costante aumento. Sempre più le donne decidono, nonostante
la gravidanza e i bambini, di rimanere
da sole. In Svizzera un matrimonio su
tre termina con un divorzio. Sui genitori che educano da soli i figli ricade
spesso e contemporaneamente la responsabilità dell’educazione, di un’attività lucrativa e delle faccende domestiche, questo aumenta lo stress e le
preoccupazioni e di riflesso la possibilità di maltrattamento.
I bambini subiscono violenza non solo
nella famiglia, ma anche mediante
strutture istituzionali e sociali. Ad
esempio mediante i danni ambientali tra cui l’inquinamento atmosferico, del suolo e dell’acqua, il rumore, la
densità abitativa, ecc., questi hanno
ripercussioni negative sia dal profilo
fisico che psichico; è nota già da parecchio tempo la minaccia del traffico
stradale per i bambini; i parchi giochi
che sono in genere zone depresse,
ghetti o riserve anziché spazi di gioco
e di ricreazione; recentemente si è
molto scritto e molto discusso sull’offerta di gioco e di tempo libero, soprattutto per i settori TV e video; la
costruzione di alloggi e la politica in
tale ambito non possono essere considerate “vicine” ai bambini. Le camere dei bambini sono di solito quelle più
piccole dell’appartamento. L’isolamento insufficiente giustifica il fatto
che si imponga ai bambini di restare
calmi e si pianifica spesso una superficie di gioco per loro troppo esigua. I
figli di cittadini stranieri subiscono
in Svizzera un altro aspetto della violenza strutturale. A causa dello statuto dello stagionale, che non esiste in
nessun altro paese europeo, un numero elevato di questi bambini deve restare nel paese d’origine e vivere di
conseguenza diversi mesi all’anno e
per parecchi anni, separato da uno o
da entrambi i genitori. Quasi mille figli
di stagionali vivono illegalmente in
Svizzera come “bambini clandestini".
7.3 Fattori psicologici
(variabile genitori)
Fattori economici (recessione, disoccupazione) e insufficienti spazi
abitativi colpiscono i bambini in due
modi: innanzitutto ricevono dei limiti
materiali, di cui sentono direttamente
le conseguenze sulla pelle; inoltre sono
spesso vittime indirette dello stress
sociale e psicologico dei genitori.
Diversi fattori perinatali si sono rivelati come ulteriore fattore di rischio di
maltrattamento. Essi sono significativi in quanto rendono possibile una
31
previsione attendibile di futuri maltrattamenti. In particolare, sono considerati fattori di rischio perinatali una
gravidanza ed un parto difficili, un
parto prematuro, una madre molto giovane e senza esperienza (primipara) e
una lunga separazione della madre
dal bambino.
Nella vita dei genitori che maltrattano
i figli si riscontrano sovente esperienze traumatiche vissute durante l’infanzia; tali genitori tuttavia non maltrattano necessariamente i propri figli, soprattutto se essi stessi sono
stati aiutati e curati per tempo e in
modo adeguato.
Mancanza di controllo dell’impulsività, tendenze aggressive, atteggiamenti
rigidi, difficoltà d’immedesimarsi e di
tollerare la frustrazione, unitamente
ad altri fattori, aumentano il rischio di
violenza. Alcuni di questi fattori possono ulteriormente essere acutizzati
dall’abuso di alcool, droghe o medicamenti.
che i bambini maltrattati sono spesso
figli non voluti e non amati. Ciò però
non spiega perché di norma solo un
bambino all’interno di una famiglia
venga maltrattato. Per queste precise
circostanze è evidente cercare la responsabilità nelle particolari qualità
della vittima e/o nelle caratteristiche
d’interazione.
Relazione madre-figlio/a: L’ importanza della prima impressione della
madre che il/la proprio/a figlio/a sia
“difficile” può incidere sullo sviluppo
futuro delle interazioni madre-bambino/a. Questa impressione di “difficoltà”, generalmente osservabile nel sesto e nel tredicesimo mese di vita, è
infatti statisticamente correlata con i
primi conflitti madre-figlio/a che avvengono attorno al 24esimo mese.
Inoltre le madri di bambini percepiti
come “difficili” reagiscono, quando
questi ultimi si accingono a “provocare”, in modo più intenso e più persistente rispetto alle madri di bambini
non problematici. I bambini difficili si
7.4 Fattori interattivi
dimostrano a loro volta più resistenti
(variabile bambino)
di fronte al comportamento di controlCaratteristiche strutturali: i proble- lo della madre con disubbidienza, inmi risultanti da una gravidanza non docilità, parolacce e ripetizione istanvoluta sono gravi sia per i genitori che tanea di comportamenti contrari alle
per i figli. Anche dal rapporto fra l’età regole (Amelang & Krüger, 1995).
spesso giovane delle madri maltrattanti e l’elevato numero di figli nelle
famiglie maltrattanti, si può dedurre
32
8. Provvedimenti terapeutici e maltrattamento stesso, perché il bambino non può svilupparsi psicologicapreventivi
mente bene senza famiglia. A questo
modo di pensare sta alla base l’ipotesi, secondo la quale il disturbo si trova
nell’ambiente familiare. Qualsiasi terapia incentrata sul bambino è sensata solo se accompagnata da una terapia familiare (Tomkiewicz, 1995). L’intervento sulla famiglia ha l’obiettivo
di capire in dettaglio la dinamica e la
processualità abusante affinché anche il bambino possa comprenderla e
liberarsi da ingiustificate colpevolizzazioni. Ha inoltre l’obiettivo di verificare la possibilità della famiglia di
cambiare affinché il bambino stesso,
laddove sia possibile, possa ristabilire relazioni soddisfacenti con la propria famiglia d’origine.
Secondo Di Blasio (1996) garantire la
tutela del bambino solo con interventi
di sostegno socio-psicologico e assistenziale appare largamente insoddisfacente. È necessario elaborare programmi capaci di coniugare la tutela
del bambino, anche attraverso l’allontanamento da genitori che lo mettono
in pericolo, con il trattamento psicologico della famiglia. È necessario integrare le esigenze giuridiche con quelle
socio-assistenziali per superare la pericolosa alternativa tra semplice criminalizzazione del genitore e indifferenza
verso le vittime dell’abuso.
Il capitolo che segue illustra al lettore
alcune piste di intervento in caso di
maltrattamento infantile. Nel capitolo 8.2 viene poi, succintamente, toccato il problema della prevenzione nel
campo della protezione del bambino.
8.1 Strategie d'intervento
Le opinioni in merito alle strategie
d’intervento da applicare in caso di
maltrattamento infantile sono molto
divergenti. Alcuni sostengono di sporgere denuncia unicamente nei casi
più gravi. Altri invece ritengono che
bisogna aiutare senza punire (in modo
particolare questo è l’atteggiamento
dei pediatri svizzeri!)5. È da annotare
che il 90% dei casi di maltrattamento
rinuncia ad un sostegno giuridico.
Un’altra opinione sostiene la protezione indispensabile del bambino e
propone una eventuale e totale separazione del bambino dalla famiglia
con o senza l’approvazione di quest’ultima. Contro un tale procedere ci
sarebbe la convinzione che un simile
procedimento sarebbe peggiore del
5
A pag. 106 del libro di Alice Miller “L'infanzia rimossa” (Edizioni: Garzanti, 1990, ISBN 88-II-59863-X)
viene riportata la lettera del 25.7.1986 dei direttori
delle cliniche pediatriche svizzere al Consiglio federale con la quale chiedevano di NON essere obbligati a
denunciare penalmente i casi di maltrattamento.
33
In Svizzera i bambini maltrattati, ammesso che vengano scoperti, sono
seguiti dagli operatori del servizio
medico psicologico e da quello sociale. Ogni cantone ha per altro delle
strutture particolari non sempre sovrapponibili. In Ticino da pochi anni
hanno ristrutturato i servizi della rete
di aiuto creando quattro unità di intervento regionali (UIR = Unità di Intervento Regionali) per i primi interventi
nei casi di maltrattamento. Solo all’inizio degli anni ’90, grazie alla pubblicazione del Rapporto sull’infanzia
maltrattata (1992), il problema del maltrattamento viene affrontato con più
determinazione e si iniziano a raccogliere i dati statistici al riguardo.
Comincia a prendere forma la formazione a tutti i livelli, medica, giuridica6 , psicologica e sociale carente fino
ad oggi con la proposta di corsi speciali di formazione. Molto deve, a questo riguardo, ancora essere fatto.
Grazie all’entrata in vigore della Legge
federale sull’aiuto alle vittime il 1. gennaio 1993, si è aperta la possibilità per
i Cantoni di migliorare e rafforzare la
rete di aiuti alle vittime di maltrattamenti. Questa legge prevede dei con-
6
sultori per la vittima aperti 24 ore su 24,
miglioramenti nei codici di procedura
penale, come pure la possibilità di un
indennizzo economico.
Nell’ attuale Costituzione federale non
esistono degli articoli specifici sulla
protezione del bambino e sul maltrattamento infantile. La Confederazione
non dispone ancora di chiare competenze in questo campo, perciò ogni
Cantone si organizza da solo e diversamente. In Ticino ad esempio con la
legge di applicazione cantonale della
legge federale di aiuto alle vittime fu
nominato un delegato per i problemi
di violenza e per la sua prevenzione e,
come già detto sopra, sono state organizzate le 4 UIR, gruppi composti da
uno psicologo o psichiatra per adulti,
uno per i bambini, un’ assistente sociale e un rappresentate dell’ufficio
del tutore ufficiale.
8.2 Prevenzione nel campo della
protezione del bambino
Il tema della prevenzione nel campo
della lotta ai maltrattamenti e in ambito di protezione del bambino ha fatto e
fa scorrere fiumi di inchiostro. Difficile
se non impossibile diventa il voler sintetizzare le opinioni in questo campo.
Qui di seguito una breve osservazione.
Prevenire in ambito di protezione dell’infanzia significa proteggere i bambini da condizioni, relazioni e misure ne-
Il dr. Andreas Brunner, procuratore pubblico di Zurigo,
nel corso di formazione dell’ASPI a Friborgo nel novembre del 1996 aveva stigmatizzato la cattiva formazione dei giuristi nel campo dei maltrattamenti ma
anche quella dei così detti “periti”!
34
gative, affinché abbiano diritto ad una
vita dignitosa e possano svilupparsi
adeguatamente, con interventi adeguati in ambito sociale. (Ziegler, 1992). In
base a nuove discussioni sulla tematica della prevenzione e della violenza
contro i bambini si deduce che da una
parte sono da favorire - idealmente - le
competenze (individuali) e le strategie
di superamento dei problemi e che dall’altra sono da cambiare le condizioni
(sociali) e i rapporti, affinché provochino il minor stress e rischio possibili
(Rosenberg & Repucci, 1985; cit. da
Ziegler, 1992).
Il lavoro preventivo per la protezione
dell’infanzia soffre fino ad oggi della
stessa limitata attività professionale
orientata sull’individuo, che - secondo
le complesse condizioni dell’attuazione della violenza - non può essere mai
sufficiente e per cui c’è il rischio di
cadere nella fatica di Sisifo. Il lavoro
preventivo per la protezione dell’infanzia deve confrontarsi con individui
(brutali) e condizioni di vita (violente).
“La violenza contro i bambini si riscontra in tutti gli ambiti della società, e
non solo nelle famiglie. Al lavoro ai
processi sociali di cambiamento e alle
condizioni di vita violente compete
perciò una centrale importanza nell’intreccio causale della violenza contro i bambini - anche nelle famiglie -.
Oggi la protezione del bambino non si
occupa più solo di maltrattamenti fisici grossolani, bensì classifica questi
atti violenti individuali in un contesto
più grande a livello di intera società,
che lascia riconoscere una reciproca
condizione tra quello che commette
un’azione violenta o un maltrattamento e le strutture violente che lo circondano e che concernono tutti” (DKSB,
1985; cit. da. Ziegler, 1992).
9. Riepilogo e prospettive
La violenza contro i bambini non è
nulla di straordinario per quanto riguarda la dimensione e la diffusione,
considerato che il 35 % dei genitori
usa pene corporali come metodi d’educazione7 . La violenza appartiene alle
normali esperienze della maggior parte dei bambini e per questo non è
sicuramente un problema individuale
o familiare, bensì un problema sociale
e culturale. I retroscena del maltrattamento e dell’abuso sessuale sono
quindi complessi; non esistono semplici concatenazioni causali; questi
stati di fatto sono più il risultato di
complessi legami di effetti che non un
singolo caso o un problema sociale. È
necessario assicurare a questa molte-
7
35
Lo studio sui comportamenti punitivi dei genitori in
Svizzera pubblicato nel rapporto “Infanzia maltrattata
in Svizzera” del 1992 si era basato su 1356 questionari riempiti da genitori svizzero tedeschi e romandi (il
25,2% uomini ed il 74,3% donne).
plice struttura una prevenzione, una
cura e provvedimenti legislativi. Oggi
gli aiuti e le offerte di aiuto comprendono tuttavia quasi esclusivamente
aspetti individuali e/o familiari della
problematica della violenza.
Non si può quantificare con attendibilità i maltrattamenti e gli abusi sessuali. Studi riconosciuti fanno pur sempre dedurre, che tutte le forme di maltrattamento e di abuso sessuale siano
molto più diffuse di quello che si era
supposto qualche anno fa’ in Svizzera.
riserve che solo il tempo potrà modificare.
Il 13 giugno 1996 è arrivata, finalmente sui banchi del Parlamento la presa
di posizione del Consiglio federale sul
rapporto “Infanzia maltrattata in Svizzera” ed è stato finalmente l’occasione per discutere di questo problema a
livello svizzero. La discussione è stata
molto superficiale e limitata alla presa di posizione del Consiglio federale
e alla tribuna gli interventi sono stati
pochi, così il tema è stato archiviato
con buona pace dei politici ma disattendendo le aspettative dei relatori
del rapporto e le raccomandazioni ivi
contenute. Peccato!
La mozione Béguin del 1993 sul prolungamento a dieci anni del termine di
prescrizione dei delitti sessuali sui
minori è stata accettata il 21 marzo
1997 (è entrata in vigore il primo di
settembre del 1997). Mentre i termini
di prescrizione dell’incesto non sembrano preoccupare nessuna autorità!8
Nel corso dell’anno 1997 fu presentato al Consiglio Federale il postulato
Per sensibilizzare la popolazione a questa tematica e per promuovere contromisure, sarebbe auspicabile un intervento politico più efficace. Il rapporto
sull’infanzia maltrattata in Svizzera (Arbeitsgruppe Kindesmisshandlung,
1992) è arrivato al Consiglio Federale
solo nel 1995. Si è discusso in quell’anno di vietare le punizioni fisiche come
metodo di educazione sia all’interno
che all’esterno della famiglia. Ma purtroppo il Consiglio degli Stati ha respinto questa proposta.
Nel 1996 le Camere Federali hanno
ratificato la Convenzione dell’UNO sui
diritti del bambino del 1989. La lotta
per la non entrata in materia è stata
sintomatica del clima negativo esistente a livello politico sulle problematiche legate ai diritti dei minori. La
ratifica ha poi comportato ben cinque
8
36
Il 26 agosto 1998 il Dipartimento federale di giustizia
e polizia ha trasmesso ai Cantoni ed alle associazioni
interessate un avamprogetto sulla modifica del CPS
(Codice penale svizzero) e del CPM (Codice penale
militare) concernente i reati contro l’integrità sessuale. Con questo si vorrebe che i termini di prescrizione
per i reati sessuali commessi su fanciulli, compreso
l’incesto, abbiano a decorrere dal diciottesimo anno
di età. Nello stesso avamprogetto si vorrebbe anche
vietare il possesso di pornografia dura.
Carobbio che voleva chiarire l’ obbligo
delle casse malati di sopportare i costi
derivati dai maltrattamenti per le terapie ambulanti per vittima ed autore.
Il Consiglio federale nella sua risposta
ha detto che tali costi sono già sostenuti dalle casse malati perché i maltrattamenti vengono assimilati agli
incidenti (!) e pertanto il postulato
veniva classato.
Attualmente si sta preparando la nuova Costituzione federale, nel progetto
distribuito in consultazione mancava
un articolo per la protezione dei minori
e un articolo contro i maltrattamenti.
Per questo motivo il Gruppo regionale
della Svizzera italiana dell’ Associazione svizzera per la protezione dell’
infanzia (ASPI) ha fatto delle proposte
sostenute da una campagna di raccolta di firme nel Ticino (sono state raccolte oltre 8600 firme in poche settimane!). I lavori in questa direzione
non sono ancora terminati anche se
fino a questo momento si può registrare la presa di posizione positiva
del Consiglio Nazionale che contro il
parere del consigliere federale A. Koller (ministro della giustizia) ha votato
un articolo per la protezione dei bambini. Ora resta di superare lo scalino
del Consiglio degli Stati. Speriamo!
L’accettazione di una nuova Costituzione federale con un articolo per la
protezione del bambino resta la mi-
gliore prospettiva per la lotta ai maltrattamenti in Svizzera, solo così la
Confederazione potrà darsi strumenti
adatti a questo compito.
Indirizzo dell’autrice:
Raffaella Brenni Tonella
Schaffhausenplatz 3
8006 Zurigo
37
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39
Indice:
pagina
1.Introduzione
2.Che cosa è il maltrattamento al bambino?
2.1 Definizioni
2.2 Forme di maltrattamento
2.2.1 Trascuratezza (“neglect”)
2.2.2 Violenza fisica (“physical iniury”)
2.2.3 Abuso psicologico (emotional abuse”)
2.2.4 Abuso sessuale (“sexual abuse”)
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12
13
13
13
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14
3.Sintomatologia
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4.Diagnosi del maltrattamento
16
5.Conseguenze del maltrattamento inflitto ai bambini
17
6.Infanzia maltrattata in Svizzera: estensione del fenomeno
6.1 Ricerche epidemiologiche
6.2 Dati dei servizi sociali e medici
6.3 Statistiche sulla criminalità
6.4 Conclusioni
6.5 Presa di posizione del Consiglio federale sul rapporto
“Infanzia maltrattata in Svizzera”
19
21
22
25
26
7.Fattori che generano la violenza contro i bambini
7.1 Cenni di teorie correnti sul maltrattamento
7.2 Fattori socio-ecologici
7.3 Fattori psicologici (variabile genitori)
7.4 Fattori interattivi (variabile bambino)
28
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29
31
32
8.Provvedimenti terapeutici e preventivi
8.1 Strategie di intervento
8.2 Prevenzione nel campo della protezione del bambino
33
33
34
9.Riepilogo e prospettive
35
10. Bibliografia
28
38
40
Roma, 21/03/98
Premessa
Gli enunciati di questa Dichiarazione
di Consenso costituiscono linee-guida per gli interventi dei professionisti
psicosociosanitari in tema di abuso
sessuale all’infanzia.
1. Definizione
1.1 Che cos’è l’abuso sessuale?
a) È il coinvolgimento di un minore, da
parte di un partner preminente in
1
41
La presente dichiarazione di consenso è opera del
“Coordinamento nazionale dei Centri e dei Servizi di
prevenzione e trattamento dell'abuso in danno di
minori”.
attività sessuali anche non caratterizzate da violenza esplicita.
b) È un fenomeno diffuso.
c) Esso si configura sempre e comunque come un attacco confusivo e
destabilizzante alla personalità del
minore e al suo percorso evolutivo.
d) L’intensità e la qualità degli esiti
dannosi derivano dal bilancio tra le
caratteristiche dell’evento (precocità, frequenza, durata, gravità degli atti sessuali) e gli interventi protettivi e riparativi esterni, che si
attivano in relazione all’abuso.
c) spesso il bambino rappresenta l’unica fonte validabile.
2.2 In ogni caso la validazione va
portata avanti analizzando almeno tre aree: indicatori e segni
sul piano fisico e sul piano psicologico, racconti e affermazione della presunta vittima.
2.3.1 Per quanto riguarda gli indicatori
e i segni fisici:
a) l’ipotesi di abuso sessuale va sempre presa in esame in presenza di
lesioni, pur di carattere specifico,
dell’area ano-genitale, e di altri
segni rilevabili con esame obiettivo
compatibili con l’ipotesi di abuso;
b) i segni specifici (gravidanza, presenza di spermatozoi, malattia
sessualmente trasmesse) sono rarissimi;
c) l’assenza di lesioni non può mai portare il medico ad escludere l’ipotesi
di un abuso, in quanto numerosi atti
di abuso non lasciano segni fisici.
1.2 Il danno è tanto maggiore quanto più:
a) il fenomeno resta nascosto, o non
viene riconosciuto;
b) non viene attivata protezione nel
cotesto primario e nel contesto sociale,
c) l’esperienza resta non verbalizzata
e non elaborata;
d) è forte il legame di dipendenza fisica ed affettiva della vittima dell’abusante.
2.3.2 Conseguentemente:
a) la vista medica va effettuata esclusivamente da medici specificamente competenti, in grado di valutare
correttamente e completamente le
lesioni e di evitare la ripetizione
delle indagini. Essa è particolarmente necessaria se l’atto di abuso
2. Validazione
2.1 È necessario sviluppare sistemi
validi ed affidabili per far emergere il fenomeno. Infatti:
a) il perpetratore quasi sempre nega;
b) spesso mancano evidenze fisiche e
testimonianze esterne;
42
sessuale è avvenuto nei 3 giorni
precedenti il rilevamento.
e) che durante il percorso valutativo
sia in ogni momento salvaguardata
la protezione fisica e psicologica
del minore garantendo, se necessario, percorsi paralleli di intervento per lui e per i suoi familiari.
2.4.1 Per quanto riguarda gli indicatori
e i segni psicologici dell’abuso:
a) l’ipotesi di abuso sessuale va tenuta
presente di fronte a una vasta gamma di sintomi cognitivi, emotivi e
comportamentali anche se aspecifici
e anche in assenza di rivelazioni;
b) le conoscenze sessuali improprie e
i comportamenti sessualizzati sono
riconosciuti come indicatori con
maggior grado di specificità, ed
esigono approfondimento.
2.5.1 Per quanto riguarda le rivelazioni del minore va notato che:
a) la rivelazione è la conseguenza della presi di contatto con la propria
esperienza traumatica;
b) tale momento è estremamente importante e delicato e, per quanto
potenzialmente benefico, comporta il rischio di una riacutizzazione
della sofferenza; la gravità di tale
rischio è diminuita dal grado di riconoscimento, nell’ambito delle relazioni familiari o comunque protettive, dei bisogni psicologici e fisici
del bambino;
c) quanto più il bambino è stato danneggiato dall’abuso, tanto più può
essere compromessa la sua capacità di ricordare e raccontare;
d) la rivelazione è un processo e passa
per fasi che possono non risultare
lineari e logiche.
2.4.2 conseguentemente è opportuno:
a) approfondire la conoscenza del mondo interno del bambino per dare significato alle espressioni sintomatiche;
b) approfondire la conoscenza del contesto relazionale, per completare la
comprensione del quadro individuale
situandolo si a rispetto alla storia
familiare del minore sia rispetto ai più
ampi parametri di riferimento socioculturali in cui il minore è inscritto;
c) adottare la procedura di ampliare il
più possibile la raccolta anamnestica
sul piano individuale e relazionale,
anche ricorrendo alle informazioni
pregresse e alla rete dei servizi;
d) non vi dovrebbe essere barriere di
segreto professionale tra gli addetti ai lavori;
2.5.2 Conseguentemente:
a) la rivelazione va sempre raccolta e
approfondita, anche se si presenta
frammentaria, confusa, bizzarra;
b) essa va accompagnata, mettendo
43
in atto congrui interventi di protezione e sostegno;
c) essendo l’abuso sessuale un fenomeno fortemente improntato dall’ingiunzione (esplicita o allusa) del segreto e del silenzio e dall’attivazione
di sentimenti che inibiscono la narrazione (quali colpa, vergogna, tradimento, ecc.), la raccolta delle rivelazioni dovrà accompagnarsi a una
grande attenzione nell’evitare elementi di “suggestione negativa”
(squalifiche, ripetizione di domande,
confronto con dubbi e perplessità
dell’adulto, ricatto morale);
d) sarà necessario porre grande cura anche nell’evitare elementi di “suggestione positiva” nel dialogo, sovrapponendo idee, ipotesi e sentimenti
dell’adulto alla narrazione del bambino, anticipando situazioni o particolari che possano condizionare il minore
e alterare l’acquisizione dei dati;
e) favorire il clima di confidenza e
fiducia e il racconto spontaneo.
chieste di ripetizione di esse un
basso indice del credito ottenuto;
b) la sua capacità di rendere testimonianza dipende dal grado di elaborazione del trauma;
3. Testimonianza del minore
4. False denunce
3.1 Per quanto riguarda l’eventuale
testimonianza del minore durante l’iter giudiziario è utile considerare che:
a) il minore somma interiormente tutte le occasioni in cui ha effettuato
delle dichiarazioni circa l’esperienza traumatica, ravvisando nelle ri-
4.1 Non si conosce l’incidenza reale
di false denunce. È utile considerare che:
a) le difficoltà validative in campo clinico e giudiziario e l’esistenza frequente di ritrattazioni si sommano
e ampliano probabilmente l’arca
delle denunce non comprovabili;
3.2 Conseguentemente:
a) è opportuno non moltiplicare tali
occasioni;
b) evitare il confronto diretto vittima autore, usare video;
c) è imprescindibile garantire al minore effettive condizioni di protezione nel momento in cui viene richiesto di rendere dichiarazioni circa l’abuso;
d) è auspicabile che tale richiesta venga
subordinata, nella scelta di tempi e
modi; al rispetto del grado di elaborazione il trauma raggiunto dal minore;
e) è necessario tenere conto, nella
valutazione della validità delle dichiarazioni della loro contestualizzazione (tempi, modi, luoghi,
interlocutori, aspetti emotivi).
44
b) ritenere autentica una denuncia non
vera espone il bambino, i suoi familiari e chi è falsamente accusato a
gravi conseguenze dannose; d’altra
parte le false ritrattazioni provocano
conseguenze altrettanto dannose;
c) è stato individuato un numero limitato di dinamiche personali e
relazionali che possono dare origine ad una falsa denuncia;
d) le separazioni coniugali altamente
conflittuali sono indicate come una
condizione di particolare rischio per
le false denunce, ma possono essere anche occasioni che favoriscono
rivelazioni autentiche.
permanente tra esperti circa le eventualità più frequenti di falsa denuncia.
5. Orientamenti del professionista
5.1 Quanto ai criteri di acquisizione
e di esercizio delle competenze
professionali di chi opera nell’area dell’abuso sessuale ai
minori, è utile considerare che:
a) è auspicabile che tutti i professionisti di area medica o psicosociale
che operano o nel campo della tutela del minore o come consulenti
giudiziari, abbiano acquisito competenze culturali e tecniche specifiche nel campo dell’età evolutiva,
delle dinamiche individuali e familiari e delle peculiarità dell’abuso
sessuale;
b) per tutte le professioni sanitarie o
equiparate, l’obiettivo della protezione e della cura del minore o comunque della salvaguardia delle
esigenze cliniche dello stesso, è prioritario rispetto a qualsiasi altro obiettivo richiesto dalle circostanze, d'accordo con le norme deontologiche;
c) va tuttavia tenuto conto del frequente incrocio tra esigenze cliniche ed esigenze giudiziarie.
4.2 Conseguentemente:
a) i professionisti dovranno incrementare le competenze diagnostiche,
per evitare che i bambini vadano
incontro ad un’esperienza doppiamente traumatica (essere abusati e
non trovare protezione) oppure a
strumentalizzazione fortemente
pregiudizievole;
b) il rischio di trovarsi di fronte a una
falsa denuncia deve essere sempre
preso in considerazione da chi si
occupa di questa materia;
c) di fronte al rischio di falsa denuncia
sarà necessario evitare un generico
atteggiamento di dubbio, ma vagliare precise alternative diagno-stiche;
d) è auspicabile un confronto puntuale e
5.2 Conseguentemente:
a) anche se l’intervento sul minore nasce in un quadro giudiziario, esso
45
b)
c)
d)
e)
f)
dovrà rispettare i criteri comunemente riconosciuti in ambito clinico;
in particolare, poiché la cura è il
naturale sbocco della diagnosi, non
può esistere controindicazione intrinseca a che lo stesso professionista svolga ambedue gli interventi, in qualsiasi quadro istituzionale
siano stati richiesti;
è altresì necessario che il professionista, oltre ad osservare con rigorosa consapevolezza le disposizioni giuridiche e deontologiche, si
renda disponibile a portare il proprio contributo in ambito giudiziario, così come è opportuno apprendere regole e linguaggio di tale
ambito;
il professionista che opera con
obiettivi clinici sceglierà responsabilmente gli strumenti e la documentazione del proprio operato che
ritiene più opportuni, dando ovviamente conto dei criteri che utilizza
a tal fine;
quando l’obbiettivo è di natura
giudiziaria, strumenti e documentazione verranno concordati con
l’autorità competente, purché non
in contrasto con le esigenze cliniche del minore;
va presa in considerazione l’eventualità che, in casi particolarmente
complessi sul piano della prova
giudiziaria, sia opportuno ricorrere
ad una pluralità di professionisti
che si dividano gli interventi di tipo
probatorio e di tipo clinico. È in ogni
caso necessario che l’integrazione
tra i professionisti renda minimo il
disagio che tale organizzazione degli interventi può arrecare al minore.
46
Siamo estremamente contenti di costatare che anche in Ticino si fa strada
un’idea più globale dell’educazione
alla salute. I responsabili della scuola
media di Tesserete hanno fatto opera
da pionieri nella Svizzera italiana elaborando un progetto educativo molto
interessante che si è poi visto premiato a livello federale. Il direttore Fausto
Poretti ha riassunto per il nostro bollettino il lavoro svolto (vedi a pag. 49).
In un ampio contesto di prevenzione
delle dipendenze, la scuola costituisce non solo un passaggio obbligato-
1
47
RSES = Résean Suisse d'écoles en Santé
rio per tutti i bambini e gli adolescenti,
ma un luogo di vita, di socializzazione
e di responsabilizzazione nel rispetto
reciproco.
salute” e di impegnarsi alla sua realizzazione. Il bollettino Nr.1/1998 dell’ASPI
centrale riferisce in dettaglio della giornata di Friborgo, chi fosse interessato
ad averlo può contattare direttamente
il segretario centrale sig.re Franz Ziegler al nr. Tel. 031 382 02 33.
Questa tematica “Estime de soi-compétence-santé: Expériences préventives en milieu scolaire” era anche al
centro della tradizionale giornata annuale di formazione dell’ASPI il 29
novembre dello scorso anno all’Università di Friborgo. L'edizione 1997
era stata organizzata in collaborazione con il “Réseau Suisse d’Ecoles en
Santé”.
Daniel Pellaux, pedagogista, ha presentato una conferenza: “Autonomie
e Socialisation: approches de prévention et de promotion de la santé:.
Cornelia Oetle Bürki, responsabile del
programma “scuole e salute” per la
Conferenza Svizzera dei Direttori Cantonali della Pubblica Educazione
(CDPE) ha parlato di “Gesundheitsförderung in der Schule - Ein Streiflicht
aus der Sicht der Schweizerischen
Konferenz der Kantonalen Erziehungsdirektoren”. Nei vari “ateliers” della
seconda parte della giornata sono stati
presentati diversi progetti legati al
concetto globale di salute. Inoltre la
maggior parte dei partecipanti ha firmato una risoluzione (vedere a pag. 54)
chiedendo ai politici e agli specialisti
di interessarsi al progetto “Scuole e
Congratulazioni alla scuola media di
Tesserete! Auguriamo che nascano
altri progetti di questo genere, e ancora di più che vengano concretizzati
usando le sinergie di tutti coloro che
lavorano CON i bambini nel rispetto
loro dovuto.
Myriam Caranzano
presidente del gruppo regionale
48
Fausto Poretti1
Premessa
Il progetto educativo elaborato dai
docenti della scuola media di Tesserete durante l’intero anno scolastico
96/97, si propone di valorizzare le potenzialità individuali e collettive presenti nell’istituto e di migliorare la
qualità della scuola.
Esso non sostituisce le disposizioni
contenute nelle leggi, nei regolamenti
o nei programmi delle varie discipline,
ma è il tentativo di promuovere, in
1
49
Fausto Poretti è il direttore della Scuola media di
Tesserete (NdR)
modo autonomo, una vita d’istituto
che abbia un indirizzo educativo e di
apertura a tutte le componenti.
Il punto di partenza è stata la disponibilità di ognuno a mettersi in discussione, senza riserve mentali,, nell’intento di concordare un insieme di risposte coerenti, utili all’intero collettivo.
• tra aprile e giugno: preparare un
documento di sintesi, tenendo presenti le proposte dei gruppi di lavoro e le decisioni adottate dal plenum.
Le tappe del nostro progetto
Da un lato ha cercato di far emergere
le caratteristiche della sede. Confrontando in modo sistematico parecchi
indicatori statistici del nostro istituto
con quelli riferiti alle medie cantonali.
Dall’altro, in collaborazione con l’USR,
ha preparato una serie di domande
per indagare le opinioni ed i bisogni di
allievi, genitori, ex-allievi e docenti su
tre temi particolare: il benessere personale, i rapporti umani all’interno
dell’istituto e i contatti della scuola
con la realtà locale. La lettura e il
riordino delle risposte ha rappresentato un lavoro non indifferente, data la
massiccia rispondenza degli interpellati: un totale di 597 questionari rientrati, corrispondenti alla lettura di 21
553 risposte a domande chiuse e oltre
9 000 risposte a domande aperte!
Il gruppo di coordinamento ha immediatamente iniziato la propria attività,
concentrandosi su due versanti.
L’idea di un progetto educativo per la
scuola media di Tesserete è stata lanciata informalmente durante il plenum del 14 maggio 1996.
In occasione della riunione d’apertura
del successivo anno scolastico, la presentazione ufficiale degli obiettivi da
perseguire è stata accolta dal collegio
dei docenti.
Nella seduta del 9 settembre 1996 il
consiglio di direzione, conformemente a quanto preannunciato durante il
plenum d’apertura, ha costituito un
gruppo di coordinamento, chiamandolo a svolgere i seguenti compiti:
• entro fine dicembre: promuovere
un’analisi relativa alla situazione
della scuola e raccogliere le richieste ed i bisogni di tutte le componenti scolastiche.
• tra gennaio e marzo: favorire il flusso delle informazioni all’interno
della sede e verso i genitori e coordinare l’attività di gruppi di lavoro
aperti a tutti i docenti della sede.
Una sintesi di tutti questi dati ha permesso la stesura di un rapporto intermedio, strutturato in 6 aree tematiche, dal quale sono emersi i desideri e
le aspettative più sentiti dalle varie
50
componenti scolastiche. Questo rapporto è stato presentato separatamente al plenum, ai genitori e agli allievi,
ciò che ha consentito di raccogliere
ulteriori spunti di riflessione.
A partire dal mese di febbraio, tutti i
docenti della sede sono stati coinvolti
direttamente, dando così inizio alla fase
propositiva del nostro progetto.
Ogni docente ha avuto l’occasione di
far parte di un gruppo di lavoro, scegliendo, a seconda dei propri interessi,
una delle 6 aree tematiche analizzate.
La bozza provvisoria del documento
finale è stata sottoposta al collegio dei
docenti una prima volta il 24 aprile ed in
seguito il 22 maggio e il 9 giugno 1997.
Durante quelle riunioni il plenum ha
preso atto di tutta la documentazione e
ne ha discusso criticamente i contenuti, suggerendo diverse modifiche.
Il testo definitivo, corretto e completato dal gruppo di coordinamento, è
infine stato approvato dal plenum nella seduta del 9 giugno 1997.
I contenuti
Semplice, ma impegnativo, il mandato ai gruppi di lavoro: esaminare la
documentazione concernente la propria area e ricercare possibili proposte concrete, atte a soddisfare le richieste emerse durante la consultazione. Ogni gruppo ha lavorato autonomamente, incontrandosi più volte e
cercando di coniugare pragmaticamente l’ideale con il reale, la creatività con la concretezza.
Il documento inizia con la presentazione dei valori che i docenti della scuola
media di Tesserete, in collaborazione
con gli allievi ed i loro genitori, si sforzeranno di porre in primo piano. Si
tratta di obiettivi generali, suddivisi in
quattro grandi campi: il campo dell’istruzione, quello educativo, il campo
del benessere personale e quello di
apertura verso l’esterno. Per ognuna di
queste grandi aree, il progetto enuncia
un certo numero di obiettivi intermedi
che dovranno essere perseguiti attraverso una serie di risposte concrete.
Tutte le componenti della scuola si
impegneranno così a curare le dimensioni dell’ascolto, della reciproca comprensione e dell’aiuto nei riguardi degli allievi.
Si cercherà di portare i ragazzi a sviluppare un senso di responsabilità
Tutta la documentazione elaborata dai
diversi gruppi di lavoro è stata infine
consegnata al gruppo di coordinamento che, prima di entrare nel merito, ha
ritenuto importante fissare alcuni obiettivi ideali a cui tendere, affinché ogni
attività rientrasse in un quadro coerente e si inserisse in una struttura composta di parti logicamente ordinate.
51
verso se stessi e verso il prossimo,
aiutandoli a conoscersi, a valutare le
proprie risorse e i propri limiti. Verrà
combattuta ogni forma di violenza fisica, verbale o morale attraverso interventi puntuali e coerenti.
Nel campo del benessere personale
allievi, docenti e genitori dovranno trovarsi a proprio agio a scuola e perciò
verrà incoraggiato lo spirito di appartenenza alla nostra scuola, inteso come
sentirsi parte idi un progetto comune.
In particolare verrà promossa la salute
intesa come benessere fisico e spirituale, svolgendo un compito di prevenzione da ogni dipendenza. Non da ultimo, verso l’esterno verranno tenuti
stretti legami, non solo con le famiglie,
ma anche con la società civile, favorendo l’integrazione degli allievi nel tessuto sociale e aiutandoli a compiere responsabilmente scelte scolastiche e
professionale conformi alle loro attitudini e ai loro interessi.
to le attività proposte saranno distribuite sull’arco dei quattro anni di scuola,
tenendo in considerazione il grado differente di maturazione degli allievi.
Le diverse iniziative verranno organizzate in momenti ben precisi e identici
per ogni fascia di classi, stabiliti con
largo anticipo dal consiglio di direzione, così da permettere un’adeguata
pianificazione didattica. Ogni annata
trarrà ispirazione da un tema conduttore: per le prime classi il tema conduttore sarà “la varietà e il piacere”, per le
seconde “la cura dell’ambiente”, per le
terze “la conoscenza di sé” e per le
quarte “l’apertura verso il mondo”.
Tra le molte proposte uscite dai gruppi
di lavoro, il progetto ne ha privilegiate
alcune, suddividendole per carattere:
formativo, scientifico-naturalistico,
culturale, sportivo e ricreativo.
Per favorire una parità di trattamento
e una continuità nel tempo, un rappresentante del consiglio di direzione
coordinerà il lavoro dei docenti e delle
classi di una determinata fascia.
Tutte le iniziative che la sede intende
proporre per i prossimi anni non sono
quindi fini a se stesse, ma vanno viste
come un naturale completamento dei
programmi e alla luce degli obiettivi
che la sede si è sentita di privilegiare.
L’intenzione è quella di offrire a tutti i
ragazzi che frequentano la nostra scuola le stesse occasioni di svago, di approfondimento e di riflessione: pertan-
Un capitolo del progetto precisa poi la
suddivisione delle competenze e delle
responsabilità assegnate ai vari organismi interni, senza dimenticare le risorse umane esterne, che andrebbero
meglio valorizzate, nonché quelle finanziarie, su cui fare affidamento.
52
L’ultima parte del documento, che conta una ventina di pagine, graficamente
curate, contempla il dispositivo di valutazione previsto. Durante i quattro anni
di vita del progetto, si prenderanno in
considerazione due tipi di verifiche: un
primo bilancio verrà promosso all’indomani dello svolgimento delle attività.
Durante questo esame si analizzeranno criticamente l’impostazione, la documentazione prodotta, il grado di coinvolgimento e di soddisfazione delle
varie componenti.
Una valutazione più generale è invece
prevista alla fine di ogni anno scolastico, per chiarire se gli obiettivi siano
stati raggiunti e per apportare eventuali modifiche, nella prospettiva di
un prolungamento del progetto nell’anno successivo.
autonomamente una serie analisi della
situazione è stata un’idea vincente e ha
contribuito a creare una serie di miglioramenti indotti: sul clima generale della sede, sulla coerenza dell’offerta e su
un maggior riconoscimento esterno,
gratificante per tutti.
Non è quindi un caso che l’iniziativa
abbia ricevuto un prezioso riconoscimento anche a livello federale. Sottoposta all’esame del Reseau suisse
d’ecoles en santé, tramite l’associazione Radix, essa ha infatti superato
l’esame dei criteri fissati dall’Ufficio
federale della sanità, ottenendo un
contributo di fr. 5000.-, il massimo
previsto per un progetto scolastico.
Fausto Poretti
6964 Davesco-Soragno
L’ultimo anno del quadriennio sarà
dedicato all’analisi generale della situazione della sede, in vista dell’impostazione di un nuovo progetto, che
risentirà dei cambiamenti intervenuti
e delle attese espresse, a quel momento, da tutte le componenti della
scuola.
Conclusione
L’elaborazione di questo progetto educativo ha rappresentato per la sede di
Tesserete una preziosa occasione di
scambio e di crescita. L’aver promosso
53
Risoluzione
Più di 300 specialisti e responsabili
che operano nel campo della scuola,
nelle professioni medico-sanitari ed
in ambito educativo affiancati da rappresentanti delle autoritá cantonali e
comunali friborghesi, hanno partecipato alla giornata nazionale di studio
del 29 novembre 1997, consacrata alle
esperienze di prevenzione in ambito
scolastico. Questa giornata era stata
organizzata congiuntamente dall’Associazione Svizzera per la Protezione
1 Risoluzione presentata alla giornata di formazione e
di studio - Friborgo 29.11.1997 organizzata dall’ASPI in
collaborazione con “Réseau Suisse d’écoles en santé”
54
dell’Infanzia (ASPI) e dal “Réseau Suisse d’écoles en santé”.
Per molti anni, l’educazione alla salute (conoscenze, dati, direttive per un
modello di vita sano e pericoli) è stata
considerata come il solo mezzo d’insegnamento adatto a promuovere la
salute dei bambini e dei giovani. Agendo così si è certamente potuto diminuire l’incidenza delle carie dentali e
delle malattie infantili contagiose, ma
questi successi sono stati sorpassati
dall’aumento delle malattie di origine
psicosociale come l’aggressività, la
violenza, l’abuso di alcool, tabacco e
droghe, le difficoltà scolastiche, i tentativi di suicidio, l’anoressia e la bulimia ed i disturbi comportamentali. Da
questo punto di vista della promozione alla salute, la scuola deve essere
vista come un luogo sociale nel quale:
• si sviluppano le risorse personali
degli insegnanti, degli allievi e dei
genitori nell’ambito della salute
• si rinforza la possibilità dell’istituto
scolastico per risolvere i suoi problemi
• e si crea un ambiente favorevole
all’apprendimento e al lavoro.
Esistono già attualmente molte scuole e programmi scolastici che tendono
a questi obiettivi per funzionamento
e/o contenuti. Lo scopo di questa giornata di Friborgo era di fare conoscere
queste esperienze ad un pubblico più
numeroso e di stimolare altri respon-
sabili scolastici ed operatori del mondo della scuola affinché “la scuola
possa diventare un luogo di vita favorevole alla salute”.
La scuola non potrá diventare un luogo privilegiato dove differenti culture
e generazioni possono incontrarsi,
dove l’iniziativa personale viene incoraggiata e dove tutti gli attori si sentono a proprio agio, se non si potrà
contare sulla cooperazione tra il settore della salute e quello dell’educazione e senza il sostegno delle autorità.
Le /i partecipanti a questa giornata
di studio lanciano pertanto un pressante appello a tutte le istanze politiche e agli specialisti affinché si
interessino al concetto di scuole in
salute (écoles en santé), affinché
creino le basi indispensabili per la
loro realizzazione e organizzino le
basi finanziarie ed il personale per
raggiungere questi obiettivi.
55
A. Ferri e M. Giberti
- Per incarico del Magistrato, Alessandro Borghesi e Francesco Schiavi, laureati in “utroque jure” il 18 ottobre 1583
presentarono una bozza di regolamento
che, per quanto limitata a disciplinare le
lezioni di “instituta”, ha comunque un
pregio paradigmatico anche nel prefigurare le norme che presiedevano agli altri
insegnamenti. Degno di nota è che il
testo degli ordinamenti scolastici, una
volta emandato delle autorità comunali,
sarebbe dovuto essere noto a insegnanti e alunni.1 Da “I Gesuiti a Imola e le scuole cittadine nel complesso di Sant’Agata” University Press Bologna, 1997
56
Il testo:
“Ordini, et decreti da osservarsi nel
modo del leggere l’ordinata lettione
dell’Instituta. Et primo che la lettione
del Instituta debba dal Signor Dottor
deputato esser letta la sera dopo il
sono della campana usata, al son della quale debbono li scolari ascoltanti
andar a casa del detto signor Dottor,
et per honoranza della Città accompagnarlo da casa al luogo ordinario dove
si legge, et si leggerà pro tempore la
detta lettione, et quella ascoltare con
attenzione, senza strepito, et senza alcuna sorte di malcostume, et in evento
che vi fosse alcun scolaro di mala creanza, che mentre si leggesse la lettione
facesse strepito, romore, o per qual si
voglia modo disturbasse detto signor
Dottore, in quel caso s’ordina, e si
dichiara che Sua Signoria lo possa et
debba mandar fuori2, et egli s’intenda
privo di poterlo più ascoltare, se prima
quel tale non sarà tornato in gratia
dell’Illustrissimi Signor Gonfalonieri, et
Magistrato che saranno pro tempore, e
del detto Signor Dottore.
3
Che il detto signor Dottore leggente
2
Anche allora come oggi esistevano gli scolari insubordinati.
Come poteva “difendersi” il docente? Ecco un passaggio
interessante dal quale si può desumere che le punizioni
corporali erano vietate. Vedere anche la nota nr.3.
3
Come si può immaginare la violenza esercitata dagli
insegnanti sugli allievi allora doveva essere generale.
È pertanto interessante rilevare in questo testo come
il docente dovesse essere amorevole con i suoi discepoli (carezzare) ma anche come fosse importante che
desse loro buon esempio. (To)
habbia a carezzare li scolari, darli buono esempio, et inanimarli alle virtudi,
et sia obligato leggere pubblicamente, a talché ogni persona che lo voglia
udire lo possa ascoltare quattro giorni
della settimana, cioè il Lune, Marte,
Mercore et Venere, purché non siano
feste di precetto, o di consuetudine
della Città, et se in questi giorni ve ne
fossero alcuni o un solo di festa, sia
obligato leggere il Giovedì, non essendo feriato, ma il sabbato sia in ogni
modo libero, et assoluto, sia per il
signor Dottore, come per li scolari.
Che li giorni feriati, et asciolti dal
leggere, s’intendano li giorni di festa
comandata da Santa Madre Chiesa
Romana, et simile li giorni festivi ex
divotione et ex consuetudine, e particolarmente li giorni della festività delle nostri divi protettori Sancto Cassiano, Sancto Proietto, Sancto Pietro
Roverenate, Sancto Mamiello, et Sancto Cosmo, de quali la nostra Cattedrale ne fa particolare segno d’allegranza.
Si come ancora siano, et s’intendano
liberi quelli giorni nelli quali si facesse
il consiglio la sera o vero anco la
mattina, in evento che li Signori Dottori leggenti si accomodassero insieme d’altro ordine che del presente, o
vero, che dal Illustre Magistrato vi
fosse per qualche accidente trasmulato l’ordine precedente.
57
Giorni delle Vacchantie. Dal giorno di
San Thomaso apostolo, sino fatta l’Epifania. Dodici o quindici giorni dalli
ultimi del Carnevale, et più o meno
secondo che saranno d’accordo insieme il signor Dottore, e li scolari. Dalla
Domenica delle Palme sino fatta l’ottava della Pasqua di Resuretione di
Nostro Signore. Tutta quella settimana nella quale caderanno li tre giorni
delle Rogationi. Tutta la settimana
della festa della Pentecoste. Dalli quindici di Giugno, nel qual giorno, ex
forma Statutus Imolensis incominciano le ferie delle messi, sino fatto le
vendemie, ma se occoresse, come suol
fare qualche volta per la diversità de
tempi, che alle prime acque d’Agosto
si rinfrescasse la temperie dell’aere,
si debbano leggere sei, o otto lettioni
come meglio si potranno accomodare
insieme il signor Dottore et scolari.
Et che sempre sia riservato l’arbitrio
dell’Illustre Magistrato pro tempore
nell’aggiungere, minuire o moderare
li presenti capitoli, secondo parerá
conveniente a loro Signorie.
58
1. Assemblea annuale 1998
Sicuramente il momento pubblico più
importante del nostro anno è rappresentato dalla nostra assemblea generale… anche se poco frequentata (sperare che il Bollettino venga letto da
almeno cento persone è forse utopia?). Quest’anno le coordinate della
nostra Assemblea annuale sono:
Data: il 20 novembre 1998
(giornata dei diritti dei bambini)
Orario: alle ore 20.00
Luogo: presso il Centro didattico cantonale, stabile Torretta (tel 804.34.78),
Bellinzona
Trattande:
1 rapporto della Presidente
2 nomina di un membro del Comitato
59
3 presentazione dei consuntivi del 1997
(vedere anche Boll. nr. 19 pag.49)
4 rapporto del revisore e scarico del
Comitato
5 riorganizzazione del conto del Gruppo in tre conti
6 GeniAL, la nostra nuova creatura!
7 La mostra di fotografie del DEI Suisse
8 Internet e E-mail del Gruppo regionale
9 La nostra denuncia contro la pornografia dura su Internet, il seguito!
10 Attività futura (Bollettino, Mummenschanz e altro)
VENITE NUMEROSI!
co cantonale di Bellinzona sarà visitabile la mostra di 60 fotografie che
l’associazione DBI Svizzera (Difesa dei
bambini internazionale - sezione Svizzera) da qualche anno fa girare in
Svizzera. Da anni il nostro Gruppo regionale collabora con il DEI -Suisse di
Ginevra, già nel nr. 6 avevamo proposto una piccola pubblicazione per i
bambini sui loro diritti. Oggi, dopo che
due anni sono passati da quando la
Svizzera come centonovantesimo Stato ha ratificato la Convenzione dei
diritti dei bambini del 1989, è sempre
più importante parlare di questa Convenzione con i diretti interessati, i
2. GeniAL
bambini. Un grande grazie alla scuola
Con questa sigla (vedere anche a e alle sue istanze amministrative che
pag.78) il 20 di novembre del 1998, ci hanno dato il loro sostegno ed il loro
inizialmente solo il lunedì, al numero aiuto.
0878 878004, i genitori che hanno Questa mostra circolerà poi in diversi
problemi nella gestione del o dei loro istituti scolastici del Cantone e della
bambini piccoli (età inferiore ai 4 anni) vicina Mesolcina e dovrebbe servire
potranno trovare una voce amica, qual- da stimolo per tutti per approfondire il
cuno che da un anno si sta preparando discorso dei diritti dei bambini.
seriamente ad ascoltare e, assieme, a
cercare delle soluzioni. Un contributo 4. Internet Monitoring
alla prevenzione dei maltrattamenti Gli uffici centrali di polizia giudiziaria
sui bambini! L’obiettivo ultimo sareb- dell’Ufficio federale di polizia (UFP)
be quello di poter restare aperti ogni hanno istituito un servizio speciale
giorno della settimana, vedremo!
per proteggere i bambini dall’abuso
sessuale nel e attraverso Internet.
3. La mostra delle fotografie sui Questo servizio conta sull’aiuto e la
diritti dei bambini.
collaborazione di tutti (vedere anche il
Il 20 novembre 1998 al Centro didatti- comunicato stampa a pag. 62). Chi do60
vesse riscontare offerte di pornografia infantile (e altre forme di pornografia dura) oppure proposte di prostituzione infantile su un sito web o in un
altro news group è pregato di notificarlo a: http://www.admin.ch/
bap/i/monitor/meldefo.htm oppure per fax al nr. 031 3235262 oppure per telefono al nr 031 3231123.
Ricordo che il 9.10.97 il consigliere nazionale Jeanpretre aveva presentato una
mozione (97.3487) che chiedeva l’istituzione di un organo di controllo federale
contro il mercato della pedofilia.
Internet Monitoring risponde in parte
a questa richiesta.
6. La seconda edizione della
mini guida “essere genitori
non è facile”
La prima edizione di questa interessante pubblicazione si è esaurita nello
spazio di pochi mesi, una seconda
edizione, riveduta nella lista degli indirizzi, è ora ottenibile gratuitamente
presso il “Pro Juventute, sezione Svizzera italiana, Via La Santa 31, 6962
Viganello (Tel 091 9713301).
Ora in tutta la Svizzera, nelle tre lingue
nazionali più importanti, abbiamo la
possibilità di fare una buona prevenzione primaria dei maltrattamenti ai
bambini piccoli!
5. Consuntivo dell’ esposizione
dei disegni “Meglio in pace”
La mostra dei disegni dei bambini di
alcune scuole del Ticino, firmati poi da
personaggi di vari campi di attività,
organizzata dal nostro Gruppo a Bellinzona in aprile-maggio u.s. ha avuto
molto successo e anche dopo, grazie
all’impegno anche di singole persone
(grazie, Livio Cortesi!), ci ha permesso
di vendere quasi tutte le opere. Se
qualcuno fosse rimasto senza vi ricordo che nel mio ufficio ci sono ancora
una diecina di quadri in cerca di compratore/trice. Le controfirme sono di
personaggi molto importanti della politica e dello sport. fatevi avanti, coraggio, costano solo 75 fr. al pezzo!
7. La sicurezza dei bambini sulla strada verso la scuola.
Non ne parliamo mai, ma la lotta ai
maltrattamenti passa anche attraverso la lotta ai maltrattamenti strutturali. Tra questi il problema della moderazione del traffico sulle strade abitualmente usate dai bambini per i loro
spostamenti verso o dalla scuola è
tema importantissimo. Bene ha perciò
fatto il Comitato genitori dell’Istituto
Sud di Bellinzona che ha commissionato al gruppo di lavoro “sicurezza sul
percorso casa-scuola” (presso Antonella Steib Neuenschwander,
Via Rusconi 4, 6500 Bellinzona,
tel 091 8264735, fax 8261234,
E-mail: [email protected])
61
un rapporto sulla situazione stradale dei
Iscrizioni entro il 17.11.98
bambini nella zona sud di Bellinzona.
INFO: presso il segretario centrale
Questo rapporto di 34 pagine e vari
Franz Ziegler a Berna
allegati è molto ben fatto e oso sperare
tel. 031 3820233, fax 031 3824521
che le autorità alle quale si rivolge siano
aperte al dialogo e la popolazione pron- 9. Comunicato stampa
La lotta contro gli abusi sessuali
ta e sostenerne le raccomandazioni.
commessi su fanciulli
Il Servizio speciale “Internet Monito8. Date da ricordare:
ring” serve come centrale d’informa13 novembre 1998
- a Parigi - Bobigny, giornata sui dirit- zione e coordinazione
ti dei bambini in Francia sotto il
titolo: Une imposture? un leurre?
Les droits de l’enfant en France.
Partecipazione limitata a 450 persone, tassa di iscrizione 200 FF.
INFO: Association Jeunesse et droit,
16, passage Gatbois, 75012 Paris,
fax 01 40374125 oppure Isabelle
Beskens tel 01 40374008.
Nell’ambito del potenziamento degli
Uffici centrali di polizia giudiziaria,
l’Ufficio federale di polizia (UFP) ha
istituito il Servizio speciale “Internet
Monitoring”. Si tratta di una centrale
d’informazione e coordinazione che
per il momento si concentra sulla lotta
contro gli abusi sessuali commessi su
fanciulli nel o attraverso l’Internet.
Dall’inizio dell’anno due collaboratori
dedicano il 50 % del loro tempo di
lavoro a questo compito.
20 novembre 1998
- a Bellinzona, stabile Torretta, centro didattico cantonale, Assemblea annuale del gruppo regionale della Svizzera italiana
dell’ASPI, ore 20.00. Trattande da
vedere sotto punto 1 qui sopra!
INFO: presso la Redazione.
Nella fase iniziale, il Servizio speciale
si è soprattutto occupato della messa
in opera dell’infrastruttura tecnica e
dell’acquisizione delle conoscenze di
base per poter indagare in modo sistematico ed efficiente in Internet. Allo
scopo si sono pure effettuati stage
presso servizi di polizia esteri. Tali stage hanno nel contempo permesso di
allacciare contatti in vista della collaborazione internazionale (coordinazione di azioni oltre i confini nazionali).
21 novembre 1998
- presso l’Università di Friborgo si
terrà la giornata di formazione
dell’ASPI, quest’anno sotto il titolo:
“Enfants en détresse.”
62
Collaborazione con i Cantoni
Un ulteriore settore di attività del Servizio speciale è la collaborazione con
i Cantoni. Da un canto, su richiesta dei
Cantoni, il Servizio speciale verifica
indirizzi sospetti. Finora ha proceduto
a circa 30 chiarimenti per autorità
nazionali ed estere. Dall’altro collabora con le autorità cantonali di perseguimento penale, fornendo loro supporto tecnico e aiutandole nell’assunzione delle prove in fase istruttoria.
Inoltre l’UFP organizza seminari per il
perfezionamento professionale: nello
scorso luglio, per esempio, ha indetto
a Berna, insieme all’U.S. Costums
Service, una giornata d’informazione
sulle tecniche d’indagine contro chi
offre pornografia infantile in Internet.
tuzione infantili, il Servizio speciale
ne informa la competente autorità
cantonale o estera preposta al perseguimento penale.
Tirare tutti insieme alla stessa fune!
Il Servizio speciale che non intende
unicamente reagire alle segnalazioni
collabora anche con specialisti EED
esterni. Lo scopo è di sviluppare un
software per la ricerca su Internet
adatto alle esigenze della polizia. Il
Servizio speciale ha inoltre preso contatti con provider (gestori di reti informatiche). Infine l’UFP, insieme all’Ufficio federale delle comunicazioni
(UFCOM), intende creare un servizio
centrale incaricato di ricevere e valutare le segnalazioni di provider, di loro
clienti e di terzi concernenti il contenuto illecito di annunci su Internet.
Detto servizio già auspicato da un
gruppo di lavoro della Confederazione
nel 1996, dovrebbe fungere da centrale delle prestazioni e delle informazioni, fornendo ai provider allacciati informazioni attuali sui contenuti di Internet rilevanti dal diritto penale e agli
appartenenti al settore aiuto tecnico e
professionale.
Annunciare le offerte sospette!
I collaboratori del Servizio speciale si
occupano piuttosto raramente di cercare essi stessi in Internet offerte relative alla pornografia infantile (e ad
altre forme di pornografia dura) o alla
prostituzione infantile. Visto che non
potrebbero comunque controllare in
permanenza l’intero Internet, sono tributari delle segnalazioni provenienti
dalla popolazione. Da subito le offerte
sospette possono essere annunciate
al Servizio speciale, per e-mail, mediante un modulo. Se l’esame convalida il sospetto di pornografia o prosti-
Ufficio Federale di Polizia
Servizio informazione
27 agosto 1998
63
Da Internet, pagina in preparazione,
Ultima modifica: 19 settembre 1998
informazioni: [email protected]
supporto tecnico: [email protected]
STORIE PER BIMBI E RAGAZZI
La letteratura per bambini e per ragazzi è una delle poche che, perlomeno
nelle zone italofone, gode di discreta
salute, nel senso che negli anni novanta molto si è pubblicato e molto si
è venduto. Non tutto quanto è stato
pubblicato è di qualità eccelsa ma è
data a tutti la possibilità di una vasta
scelta. Chi è solito recarsi in libreria (il
discorso non vale per i settori dei
grandi magazzini dedicati ai libri) troverà sempre molte novità, a volte libri
64
curati nel testo (quasi sempre si tratta
di traduzioni) e nelle immagini, spesso, unica pecca, un po’ cari. In questo
panorama ricco e assai variegato delle pubblicazioni per l’infanzia ci vogliamo occupare qui di quei libri che
riportano storie, racconti, fiabe, poesie, o di altro genere, che trattano in
modo più o meno esplicito di difficili
rapporti tra bimbo/a (o ragazzo/a) e se
stesso, tra bimbo/a (o ragazzo/a) e
altri bimbi/e (o ragazzi/e), tra bambino/a (o adolescente) e adulti. In particolare interessano i libri che sanno
illustrare le strategie, più o meno sagge, per risolvere questioni che causano sofferenza o disagio ai piccoli, o i
tentativi, non sempre riusciti, di porre
rimedio a situazioni pesanti. Se le
soluzioni non saranno valide, daranno
comunque spunti per la ricerca di nuovi percorsi. Per gli adulti che vogliono
stabilire uno scambio profondo con un
bimbo/a o un adolescente, un libro
letto assieme o discusso assieme è
sicuramente una delle opportunità più
preziose.
La bibliografia, che precede le presentazioni di alcuni libri, è suddivisa per
fasce d’età: ciò non vuol esser d’intralcio ai lettori. Se un bimbo di sei
anni faticherebbe decisamente troppo ad affrontare il dialogo filosofico
sul razzismo di Ben Jelloun o un romanzo per ragazzi delle scuole medie,
niente e nessuno impediranno a suo
fratello di dieci anni di sfogliare con
grande godimento le raffinate tavole
delle avventure del coniglio Paolino,
nulla impedirà ai suoi genitori di leggere appassionatamente un romanzo
della Noestlinger. Ad età diverse, lo
stesso libro può avere per lo stesso
lettore un sapore differente.
BIBLIOGRAFIA SUL DISAGIO, SULLE
PAURE, SUL MALTRATTAMENTO DEI/
DELLE BAMBINI/E E DEI/DELLE RAGAZZI/E DESTINATA AI/ALLE BAMBINI/E, AI/ALLE RAGAZZI/E E AI LORO
GENITORI
(La Bibliografia è curata da D. Eusebio
Pisani, D. Leo e A. Scalzi)
1 Storie per bimbi che non sanno
leggere o che hanno appena imparato (scuola dell’infanzia e primo
ciclo della scuola elementare)
ALBAUT C., Filastrocche per giocare
alla paura, Milano, Motta junior, 1998
BERTELLE N., Maja, la sirenetta, Milano, Arka, 1995
COLE B., E vissero divisi e contenti,
Emme, 1998
DAMJAN M. - DE BEER H., La foresta
dalle Mille Ombre, Nord-Sud 1998
FACCHINI V., Le femmine non mi piacciono perché..., Firenze, Fatatrac, 1998
65
FACCHINI V., I maschi non mi piacciono perché..., Firenze, Fatatrac, 1998
MOOST N. - RUDOLPH A., Tutto permesso?, AER 1998
MOOST N.- RUDOLPH A., Tutto mio!,
AER 1997
PFISTER M., Cesare due volte re, NordSud 1998
RIEGER A., Lena e Paolo, Fabbri 1998
TARNOWSKA H. - CORNARO C., La
bella avventura di una pecora tricolore, ASPI 1998
WAGENER G. - SACRE’ M.J., Il coniglietto suona lo zufolo, Milano, Arka,
1998
WENINGER B. - THARLET E., Paolino
torna a casa!, Nord-Sud 1998
WENINGER B. - THARLET E., Paolino
tu esageri!, Nord-Sud 1997
WOLFSGRUBER L., Tre gatti e un topolino, Milano, Arka, 1996
VÁZQUEZ-VIGO C. - GABÁN J., La forza
della gazzella, Casale Monferrato,
Piemme Junior (Il Battello a vapore), 1995
WILSON J., Bambina affittasi, Firenze, Salani, 1994
WILSON J., La bambina con la valigia,
Firenze, Salani, 1998
I miei diritti, Associazione Telefono
S.O.S Infanzia, 1996
Il libro dei diritti dei bambini, Milano,
Bompiani, 1998
Il lupo in casa - Ciao amico - La Casamatta, Associazione Telefono S.O.S.
Infanzia 1997
Lisa non è un orsacchiotto, Associazione Telefono S.O.S. Infanzia, 1997
Non possiamo imitare lo struzzo per
tutta la vita, Associazione Telefono
S.O.S Infanzia, 1997
3 Storie per ragazzi della scuola
media
AA.VV., Fuori tutti, Torino, Einaudi, 1996
AA.VV., Quello che ho da dirvi. Autoritratto delle ragazze e dei ragazzi
italiani, Torino, Einaudi, 1998
BEN JELLOUN T., Il razzismo spiegato
a mia figlia, Milano, Bompiani, 1998
BLOBEL B., Amore perverso, E. Elle 1995
CARDELLA L., Volevo i pantaloni, Milano, Mondadori, 1989
CREECH S., Due Lune, Milano, Mondadori, 1998
DE VRIES A., Io sono Judith, Milano,
Mondadori, 1998
2 Storie per il secondo ciclo della scuola elementare
AA.VV., Storie di paura, Torino, Einaudi Ragazzi, 1998 (2a rist.)
BENEDICT H., Impara a difenderti,
Milano, Bompiani, 1997
DAHL R., Matilde, Firenze, Salani, 1989
(ma siamo già giunti oltre la decima
ristampa!)
DUMONT V., Quel signore mi fa paura, Milano, Motta, 1998
FAEHRMANN W., Baldo su tutti, Firenze, Salani, 1998
66
FILIPOVIC Z., Diario di Zlata, Milano,
Rizzoli, 1994
GOERIGUS, Mamma ho catturato un
altro mostro...
GORDON S., Aspettando la pioggia,
Torino, Einaudi Ragazzi, 1992
GRANDT C.D., Zio vampiro, Milano,
Mondadori, 1995
HATANO I. & I., Lettere a mia madre,
E. Elle 1994
HOWARD E., Papà, non mi toccare, E.
Elle, 1995
IRWIN H., Kim-Kimi, Milano, Mondadori, 1997
KERR M.E., Dinki Hocker non è sola,
Milano, Mondadori, 1993
KOVAK A., I giorni della mia giovinezza, Milano, Mondadori, 1998
LAIRD E., La patria impossibile, E. Elle
1993
LEVI L., Una valle piena di stelle, Milano, Mondadori, 1997
LOUZEIRO A. - BRAZ J.E., Figli del
buio, Milano, Mondadori, 1996
MASINI B. - SCANDELLA A., Bimbo
d’ombra, Milano, Arka, 1997
MATTINGLEY C., Asmir di Sarajevo,
Milano, Mondadori, 1994
MAZZONI R., Il peccato originale, Milano, Mondadori, 1997
MOLESINI A., All’ombra del lungo cammino, Milano, Mondadori, 1990
NOESTLINGER CH., Due settimane in
maggio, Milano, Mondadori, 1991
NOESTLINGER CH., Che stress!, Fi-
renze, Salani, 1997
NOESTLINGER CH., La famiglia cercaguai, Torino, Einaudi Ragazzi, 1996
NOESTLINGER CH., Mamma e papà me
ne vado, Torino, Einaudi Ragazzi, 1995
PAULSEN G., Oltre il confine, Milano,
Mondadori, 199?
PECK R., Non guardare e non soffrirai,
Milano, Mondadori, 1995
RICHTER H.P., Si chiamava Friedrich,
Milano, Mondadori, 1994
ROSEN B., Oltre la montagna, E. Elle
1993
ROSEN B., La guerra di Anna, Milano,
Mondadori, 1989
RUBY L., Skin, E. Elle 1996
SIEGAL A., All’inferno e ritorno, E. Elle
1995
SIEGAL A., Capro espiatorio, E. Elle 1990
SOTO G., Chicano, Milano, Mondadori, 1997
SPINELLI J., Guerre in famiglia, Milano, Mondadori, 1994
SWINDELLS R., La setta, Milano,
Mondadori, 1997
VINCI S., Dei bambini non si sa niente,
Torino, Einaudi, 1997
4 Narrativa per adulti trattante di
bambini o adolescenti a disagio o maltrattati
AA. VV., Gioventù cannibale, a c. di D.
BROLLI, Torino, Einaudi, 1996 (in particolare i racconti di GOVERNI, Diario
in estate, e MASSARON, Il rumore)
67
DOYLE R., Paddy Clarke ah ah ah!,
Parma, Guanda, 1994
HAYDEN T.L., Una bambina e gli spettri, Varese, Corbaccio, 1995
McEWAN I., Bambini nel tempo, Torino, Einaudi, 1988
ai bambini che già frequentano le scuole elementari ma anche a quelli che
ancora non sanno leggere e pertanto
hanno bisogno dell’intervento di un
adulto. Anche ai bimbi che già sanno
leggere sarà d’aiuto poter parlare di
questi libri con gli amici, i fratellini, i
genitori o altri grandi disponibili.
PRESENTAZIONE DI ALCUNI LIBRI
Tenuto conto che i libri per l’infanzia e
la giovinezza hanno quale ricevente
principale, non ne vogliamo qui dubitare, i/le bambini/e o i/le ragazzi/e,
ma che sono comunque scritti da adulti, spesso correlati da splendide immagini pure opera di adulti, pubblicati, venduti da adulti, acquistati grazie
all’intermediazione di un adulto, rispecchiano molto volentieri preoccupazioni, intenti, osservazioni di adulti
sul mondo dei bambini. Ovviamente
l’autore adulto cerca di rendere alcune problematiche, spesso molto care
agli adulti, comprensibili anche ai bambini, persone a tutti gli effetti ma con
un’esperienza diversa. Ebbene tra le
tematiche che più ossessionano gli
adulti, tra cui gli scrittori (per nostra
fortuna), sono i rapporti difficoltosi tra
il mondo dei bambini e quello degli
adulti. Alcuni libri per bambini o per
ragazzi riescono a farlo in modo soddisfacente per gli adulti, comprensibile,
piacevole o addirittura divertente per
i bambini. Tra questi ne presentiamo
per cominciare quattro, tutti dedicati
Tutto mio! Ovvero 10
trucchi per avere sempre tutto
N. MOOST (narrazione)
A. RUDOLPH (illustrazioni),
traduzione di G. MARIANI,
Edizione:, AER Bolzano, 1997,
pp. 28 (non numerate), £ 25.000
Tutto permesso?
Ovvero far sempre i bravi - e chi
mai ci riesce!
- N. MOOST (narrazione)
- A. RUDOLPH (Illustrazioni)
traduzione di G. MARIANI,
Edizione: AER, Bolzano 1998
pp. 28 (non numerate), £ 25.000
Paolino tu esageri!
B. WENINGER (narrazione)
E. THARLET (Illustrazioni),
traduzione di L. BATTISTUTTA,
Edizioni: Nord-Sud, 1997,
pp. 28 (non numerate), £ 22.000
68
Paolino torna a casa!
B. WENINGER (narrazione)
E. THARLET (illustrazioni)
Traduzione di L. BATTISTUTTA,
Edizioni: Nord-Sud, 1998,
pp. 28 (non numerate), £ 22.000.
ta il piccolo corvo che vorrebbe impossessarsi di tutti i giochi degli altri
animali (quale genitore non si è mai
imbarazzato vedendo il figlio incapricciato per il gioco dell’amichetto?). La
tecnica usata è quella di ripresentare
più volte lo stesso modulo narrativo
(piccolo corvo vede un gioco nuovo,
inganna l’amico che lo possiede e
glielo sottrae) usando delle varianti
(diversi sono i modi usati per ingannare gli amici). La ripetitività aiuta i bimbi piccoli a capire le varie modalità
che, se presentate sotto nude etichette (fregare, sviare, lusingare, minacciare, distruggere, mendicare, fare del
disfattismo, scambiare, dividere eccetera) risultano di difficile comprensione. I disegni sono molto curati e si
sovrappongono al testo in modo da
completarlo nei minimi particolari. Un
piccolo trucco di impaginazione crea
una discrepanza tra quanto raccontato nelle ultime righe di ogni pagina e
quanto è visibile in primo piano: il
testo anticipa di qualche istante quello che verrà rappresentato nel disegno della pagina successiva.
Eppure in piccolo, in un angolino, anche l’immagine corrente distribuisce
qualche indizio su chi sarà il protagonista della pagina successiva: i bambini si divertiranno molto a rintracciarlo. Si viene così a creare vera suspense, a testimonianza di una cura edito-
Questi quattro libri hanno degli elementi che li accomunano: i loro protagonisti sono degli animali; tra gli animali si distinguono chiaramente quelli che sono cuccioli da quelli che sono
adulti; i cuccioli hanno un grado di
sapere ed esperienza simili, se non
minori, a quelli dei piccoli lettori; trattano di difficoltà di rapporti tra i protagonisti; sono brevi; hanno immagini
che invece di accompagnare il testo,
lo inglobano al loro interno; sono in
genere ben tradotti.
I primi due di cui vogliamo parlare
hanno quale protagonista un piccolo
corvo estremamente egoista e maleducato che vive in un mondo popolato
di tanti animali. Per facilitare i giovani
lettori a riconoscere i caratteri dei
personaggi, gli autori usano il vecchio
trucco della tipizzazione: il coniglio e
l’agnello sono ovviamente docili e
paurosi (un po’ come in Fedro, dato
che per Esopo gli atteggiamenti umili
erano rappresentati dalla rana, dalla
formica e dal topo), la volpe è furba (vi
ricordate Pinocchio?), la civetta sapiente, eccetera. Tutto mio ci presen69
riale certo non frequente nei libri per
l’infanzia di recente pubblicazione.
Questo libro vede la sua naturale continuazione in Tutto permesso?, che affronta la spinosa questione, spinosa per
gli adulti ovviamente, delle buone maniere. Piccolo corvo partecipa alla festa
di compleanno del suo amico tasso.
La situazione degenera velocemente:
il corvo arriverà a sputare dapprima,
quindi a sedersi dentro il piatto di
portata, facendo infuriare la mamma
del festeggiato, la signora tasso. Per
evitare che il suo compleanno venga
ignorato dagli animali del bosco, il
piccolo corvo dovrà scendere a compromessi con le regole del mondo adulto. Chiede aiuto a tre animali: l’orso,
l’agnello, il coniglio. Il primo non sa, il
secondo non è disponibile, il terzo gli
fornisce l’elenco delle cose che si fanno e non si fanno. Il corvo si impegna
per imparare. Specularmente a quando cercava aiuto, tre animali tentano
di interrompere o intralciare piccolo
corvo nei suoi studi: l’agnello, il lupo,
l’orso. Alla fine il corvo riuscirà ad
accontentare la signora tasso, imponendole però, a sua volta, delle oasi di
spazio e di tempo dove, per convenzione, sono abolite tutte le buone maniere: accanto alle regole adulte vivono,
anche se limitate, le esigenze bambine.
Gli altri due libri hanno, quale protagonista, un coniglietto, Paolino, che
ha, oltre ai genitori, tre fratellini: Violetta, la più piccola, Nocciolino, Prezzemolo, il più grande. Paolino è un
coniglietto scatenato e distratto, che
combina, senza volerlo, molti guai.
Paolino tu esageri! ci racconta come il
protagonista causi ben quattro disastri. A Violetta, a Nocciolino, a Prezzemolo distrugge dei giochi e, nei tre
casi, fugge. A casa si pappa tutti i
mirtilli, anche quelli destinati ai fratelli, e quindi si nasconde. Questi disastri vengono poi riferiti a mamma
coniglio dai singoli coniglietti che li
hanno subiti. La mamma scopre infine
l’ultima malefatta dei mirtilli e ritrova
Paolino nascosto. Tutti si coalizzano
contro Paolino che, questa volta, non
può né fuggire, né nascondersi. Per
farsi perdonare dovrà porre rimedio ai
guai combinati e li affronterà nello stesso ordine in cui li ha commessi. Alla
fine sarà perdonato. Non dimentichiamo però che le belle illustrazioni danno
molto più spazio alle malefatte commesse e alle discussioni con i famigliari che non alle pratiche per porvi rimedio. Rimediare si deve, ma i guai succedono e non si conoscono prima.
Qualche parola in più credo vada spesa per presentare quella che, nel titolo, è definita: “ storia avventurosa “. In
Paolino torna a casa il testo racconta
linearmente la vicenda occorsa a Paolino: sua mamma trova una ciotola
70
rotta e, col resto della famiglia a farle
da cornice, incolpa ingiustamente Paolino dell’accaduto, Paolino che, per
una volta, è innocente. L’ingiustizia
subita spinge il piccolo coniglio a fuggire di casa: l’avventura si concluderà
per il meglio, con la mamma che va a
riprendere Paolino e gli chiede scusa
per averlo incolpato di un fattaccio
causato da un suo fratellino. Se le
parole del testo narrano l’accaduto
dandone una sobria valutazione (non
dimentichiamo che il libro si indirizza
a bambini piccoli, che non hanno la
sufficiente autonomia per lasciare la
loro famiglia senza danno gravissimo), non altrettanto si può dire delle
immagini. I disegni, bellissimi, accompagnano in modo diverso i momenti
della vicenda, sottolineandone alcuni
più di altri. La protagonista dei primi
quattro disegni (le pagine non sono
numerate) è mamma coniglio con la
sua giustificata rabbia: è stanca e
qualcuno ha rotto la sua ciotola più
bella. La coniglia troneggia su fondali
bianchi, scarni di particolari e di colori, pareti bianche che concentrano l’osservatore proprio su di lei. L’incontro
con Paolino è rappresentato come una
vera e propria aggressione: mamma
coniglia è enorme su una pagina quasi
interamente bianca, accompagnata
solo dalla sua scopa e dai cocci della
ciotola: minacciosa sovrasta Paolino
piccolissimo. Le raffigurazioni della
rabbia della mamma sono seguite dai
disegni che accompagnano lo sconforto di Paolino. Egli è sempre solo in
diversi, colorati contesti sempre ricchi
di particolari (fiori, piante, elementi
d’arredamento, ecc.). I disegni raffigurano la tristezza di Paolino, i preparativi per fuggire da casa, Paolino giunto al limite del suo viaggio-fuga. Non
è raffigurato il percorso della fuga,
ovvero l’attraversamento del bosco.
Sappiamo dal testo che Paolino ritorna in parte sui suoi passi, ma non lo
vediamo. I disegni ci mostrano invece
la paura del coniglietto, paura associata alla notte e ai colori scuri, magistralmente incarnata da un gufo grandissimo, ancora più minaccioso di
mamma coniglio in preda ai furori.
Sono rese nel dettaglio le raffigurazioni dei magici momenti del ritrovamento di Paolino e del suo rientro a
casa con la mamma e Prezzemolo.
I genitori timorosi che un simile libro
possa indurre i bambini a fuggire di
casa alla minima difficoltà prestino
attenzione ad alcuni illuminanti particolari, che andrebbero indicati anche
ai bambini. I piccoli lettori molto partecipano della sofferenza di Paolino e
si entusiasmano per il suo desiderio
di fuga. Ricordiamo che il titolo del
libro è proprio Paolino torna a casa e
non Paolino fuggi da casa; le immagini
71
del libro, dai tratti essenziali ma curati, insistono nel rappresentare il ritorno e la conciliazione, mentre la fuga in
quanto atto è ignorata. Del viaggio di
Paolino si vedono solo i limiti: il fiume,
i pericoli, la paura. Il giudizio degli
autori sulla scelta temeraria del piccolo coniglio protagonista è pertanto
ben visibile, ma discreto. La morale
che, volendo, si può cogliere non è
esplicita ed oppressiva, ma affidata
alle sottili scelte dell’illustratrice. Il
succo della storia vada pertanto a chi
lo sa vedere (e forse chi meglio lo
vedrà, sarà proprio chi non sa leggere).
medico è impersonato da una pecora
tricolore (giallo, rosso, blu: i tre colori di
base con cui è possibile, con la giusta
miscela, ottenere tutti gli altri colori)
che cura i “pazienti” donando loro la
propria lana colorata. Alla fine la pecora riceverà da chi ha in precedenza
soccorso un nuovo vello ancora più
bello di quello originale. È un libro per
bimbi piccoli, che ancora non sanno
leggere ma che facilmente possono
interpretare i disegni essenziali della
ticinese Chiara Cornaro. Con l’ausilio
dei genitori o di chi li accompagna dal
medico, i bambini potranno cogliere a
modo loro la reciproca relazione che si
La bella avventura di una pecora stabilisce tra paziente (che siano gli
tricolore
animali o il bambino stesso) e curante
H. TARNOWSKA (narrazione)
(la pecora, l’adulto che fa il medico). Il
C. CORNARO (illustrazioni),
disagio che possono provare di fronte
Edizioni: ASPI, 1998,
al medico in carne ed ossa potrà forse
pp. 8 (non numerate);
essere ridimensionato.
per avere questo libretto ci si può rivolgere a ASPI La pecora, come il Dottore, non è onGruppo regionale della Svizzera Italiana, c/o Dr.
nipotente: può aver bisogno dei suoi
Med. Amilcare Tonella, Piazza Nosetto 4a, 6500
“pazienti”, come il Dottore può aver
Bellinzona (tel. 091/ 825 52 52).
bisogno dell’aiuto dei bambini.
Il vostro bambino non ha capito a cosa Il libriccino termina con un utile vaserve un medico o ha paura quando demecum del genitore rispettoso: aldeve farsi visitare? Forse avete paura cuni articoli, 7 dei 54 originali, della
anche voi? Non è facile per un piccolo Convenzione dei diritti dei bambini.
capire quale tipo di relazione si in- Chiude il libro la lista di tutti i Gruppi
stauri con un personaggio tanto auto- regionali dell’Associazione Svizzera
revole quanto il Dottore! Questa è una per la Protezione dell’Infanzia.
bella e brevissima avventura scritta e
illustrata a questo scopo. Il ruolo del
(D. Eusebio Pisani)
72
Indice degli articoli, per argomento, pubblicati nei bollettini dal
nr. 1 al nr. 20 (1991-1998)
Argomento (in ordine alfabetico)
Autore/i
Nr. Pag.
Aiutare piuttosto che punire?
Andreas Brunner
17
32
9
9
Bambini in guerra nel Mondo
(Rapporto UNICEF 1994:bilancio di un decennio)
“Bugabira”
Renzo Petraglio
9
11
Cari bambini imparate a difendervi dai bruti
Maria Rita Parsi
19
11
Conosci i tuoi diritti?
Difesa dei Bambini
Internazionale
6
19
Consenso in tema di abuso sessuale infantile
Centri italiani ecc.
20
41
Coppia in crisi e il maltrattamento psicologico
Pierre Kahn
6
7
Dei pani, dei pesci... e dell’impegno
Padre Callisto
Caldelari
9
6
Diagnosi precoce e prevenzione perinatale
dei maltrattamenti ai bambini piccoli
D. Girodet
11
24
Diritto di visita nell’interesse del figli
Esther Wyss
11
33
19
36
19
15
Disegno di legge”disposizioni per la
promozione di diritti e di opportunità
per l’infanzia e l’adolescenza”
Dubbi sulla donna moderna
Virgilio Levi
Educazione alla non violenza
Mario Delucchi
7
13
Educazione alla salute:
per un approccio globale
Diego Erba
7
7
Educazione alla socialità:
un esperienza comune
Filippo Gabaglio e
Franco Negrini
7
20
Famiglie solidali - Aiuto ai bambini e agli
adolescenti abusati sessualmente e alle
loro famiglie
Ass.Famiglie solidali
16
34
Genitori colpevoli o responsabili?
Donato Gerber
3
14
13
38
Louisette Hurni-Caille 17
15
Giornata di studio dell’associazione Svizzera per
la protezione dell’infanzia Friborgo 11.11.1995
Myriam Caranzano
I bambini hanno diritti, anche da noi!
73
I dieci anni della Fondazione Foyers
Pro Juventute Ticino
Bernasconi-Armati
Franca
I diritti del ragazzo nello sport
4
7
Lucio Bizzini
12
26
I figli di genitori malati di mente
René Henny
14
24
I figli dei genitori tossicodipendenti
Silvia Berke e
Annerose Schneider
8
26
Il bambino e la famiglia d’affido
Francesca Snider
16
8
Il bambino e lo sport
Marcello Bernardi
12
19
Il CbM di Milano, 10 anni di esperienza
Dante Ghezzi
10
11
Il collocamento
Alcuni aspetti giuridico formali
Mario Branda
16
18
Il diritto di avere dei diritti... e in Svizzera?
Giuseppe Pescia
5
7
Il “diritto di visita”: il ruolo degli operatori
Maria Rosa Maggi
15
41
Il gruppo POP: perché?
Alberto Spinelli
14
8
Il KinderSchutzZentrum (KSZ) di Berlino, ieri
e oggi (Der KSZ Berlin, gestern und heute)
Reinhart Wolff
10
38
Il magnifico e impegnativo compito di
essere genitori
Michele Mainardi
5
32
Il maltrattamento sui minori
Raffaella Brenni
20
9
Il maltrattamento verso i bambini nella
storia e nell’esperienza del medico
Klaus Zuppinger
2
8
Il rapporto del 1992; a che punto siamo?
Franz Ziegler
19
21
13
7
Il rapporto “infanzia maltrattata in Svizzera”,
una storia in 5 atti
Il Rotary e la famiglia (Rotary und die Familie)
Giuseppe Gioia
18
8
Impegni e compiti di un giurista: un
contributo introduttivo
Gabriele Ferrari
1
18
In silenzio gridano, i bambini
Virgilio Levi
19
18
Interazione tra servizi e reti sociali per
prevenire evoluzioni psicopatologiche:
Modelli d’intervento
Intervista al dr. Fabio Sbattella
Eustachio Loperfido
Pierre Kahn
14
6
13
15
Intervista all’avv. Laura Beroggi
Pierre Kahn
6
22
74
I potenti davanti alla grotta vuota
Giancarlo Zizola
19
8
L’aiuto alle vittime in Ticino
Roberto Sandrinelli
17
9
L’intervento nei casi di abuso sessuale
Marco Vannotti e
H. Rey.
3
7
L’intervento nei casi di incesto
Marinella Malacrea
12
8
La famiglia educante e la famiglia diseducante
Franco Zambelloni
4
15
La prevenzione degli abusi sessuali
sui minori e la scuola
Amilcare Tonella
7
34
La protezione giudiziaria delle vittime
minorenni nel processo
Patrizia.Pesenti
Huber
8
9
La scuola media di Tesserete premiata
Myriam Caranzano
20
47
La violence. De la famille au lieu d’accueil:
un passage de témoin
Gérard Poussin
15
13
La violenza sui minori: anche un
aspetto culturale
Marina Armi
1
14
Le conseguenze dell’incesto. Disturbi
psicosomatici e pulsioni suicidarie
M. Goubier-Boula e
Marco Vannotti
2
16
Le droit d’expression de l’enfant dans les
procédure civiles le concernant
Isabelle Fumagalli
De Chezelles
13
44
Le misure di protezione dei minori
Reto Medici
8
14
Les lieux d’accueil parents/enfants:
une alternative pour le désir
Anne Meunier
15
23
Amilcare Tonella
8
4
Lettera del 26 ottobre 1995 di presentazione
del Gruppo POP, in occasione della giornata
di studio del 2 dicembre 1995 a Mendrisio
14
10
Limiti della terapia nella presa a carico dei maltrattamenti gravi e degli abusi sessuali intrafamiliari Stanislav Tomkiewicz
11
7
Lontani dagli occhi, lontani dal cuore
IsabelleFumagalli
De Chezelles
Marina Frigerio
13
8
49
39
Lo sviluppo dell’aiuto pratico al bambino e
ai genitori: dal passato al futuro
Beatrice Uehli Stauffer
13
24
Lettera aperta a tutte le donne e tutti gli
uomini che fanno la nostra politica
Loi du 10 juillet 1989
75
Lugano, giornata del 28.10.1994
Amilcare Tonella
10
8
Maltrattamento, un affare psicologico?
Antonella Seminara e
Donato Gerber
1
21
Maltrattamenti e informazione
Françoise Gehring
1
11
Mantenere il legame malgrado la
separazione/il divorzio
Gruppo di accoglienza
YO-YO
11
40
Momento di riflessione
La redazione
4
29
Perchè un Gruppo regionale dell’Associazione
Svizzera per la Protezione dell’Infanzia?
Amilcare Tonella
1
6
Prima le donne e i bambini!
Amilcare Tonella
19
30
Progetto educativo - Tesserete
Fausto Poretti
20
49
Regolamento scolastico del 18.10.1583
A.Ferri e M.Giberti
20
57
Riflessione sull’infanzia
Salvatore Maria Fares
13
22
Risoluzione della giornata ASPI 1997
autori diversi
20
54
Scientology e la famiglia
un giornalista della TSI
12
14
Soli di carta
Amilcare Tonella
15
7
Sospensione della podestà genitoriale:
un problema emergente
S. Vendemmia, M.P.
Capasso, R. Coppola,
C.Cioffi e M. Vendemmia 16
31
Tribuna del publblico: Andrea
Paola Häring
11
49
Tribuna del pubblico:
Lettera di “Scientology” del 24.11.1995
Silvia Lanni
13
52
Tribuna del pubblico: Valentina
Paola Häring
12
33
Tribuna internazionale dei diritti dell’infanzia
M.Lücker-Babel
9
14
Una nuova cultura per l’infanzia,
traguardo raggiunto?
Marcello Bernardi
4
23
Una Magna Charta
Gabriele Ferrari
4
16
Violenza? Meglio senza.
Agostino Savoldelli
7
28
Violenze dei pazienti, violenza delle cure
M.Christen, M.C.
Cabié, J.Y. Frappier,
O. Masson e G. Prata
14
33
Tazio Carlevaro
18
22
Vittime e aggressori
76
COMUNICATO DEL DELEGATO PER I PROBLEMI DELLE VITTIME E
PER LA PREVENZIONE DEI MALTRATTAMENTI
Le Unità di Intervento Regionale (UIR) preposte come consultori cantonali per l’applicazione della LAVi sono ufficialmente entrate in funzione.
Le UIR sono quattro (Mendrisiotto, Luganese, Bellinzonese e Valli e
Locarnese) sono composte ognuna da 4 operatori (assistente sociale,
tutore ufficiale, psicologo e/o psichiatra del SMP e del SPS)
Le unità garantiscono la consulenza e se del caso, l’intervento previsto
dalle normative federali e cantonali.
Durante gli orari d’ufficio i recapiti sono:
Bellinzonese e Valli:
Luganese:
Viale Stazione 21
Via Rinaldo Simen 10
6500 Bellinzona
6904 Lugano
tel 091/804 31 73
tel 091/922 61 43
fax 091/825 01 08
fax 091/922 62 27
Locarnese:
Mendrisiotto:
Via Antonio Ciseri 5
Via Giorgio Bernasconi 16,
6600 Locarno
6850 Mendrisio
tel 091/751 19 31
tel 091/646 90 60
fax 091/752 35 58
fax 091/646 90 62
Fuori dagli orari d’ufficio, la notte e i giorni festivi, limitatamente ai casi
di emergenza, è possibile attivare il picchetto telefonando al numero:
079/214 63 02 . Questo numero può essere deviato e pertanto bisogna
attendere fino ad una risposta dell’ operatore.
Il Delegato, signor Roberto Sandrinelli, è raggiungibile al seguente
indirizzo: Vicolo Sottocorte 4, 6500 BellinzonaTel 091 804 31 71 Fax 091
804 44 83.
Si ricorda che l’ascolto per le vittime, anonimo e discreto, viene
garantito 24 ore su 24 dall’Associazione Telefono Amico con il
numero telefonico 143.
77
NOME Genitori Ascolto Linea = GeniAL
NUMERO 0878 878 004
ORARIO DI ASCOLTO Picchetto telefonico
ogni lunedì ore 09.00 - 11.00
ore 13.30 - 15.30
ore 20.00 - 23.00
PROBLEMATICA “ESSERE GENITORI NON E FACILE”
Non esiste né scuola, né patente, né ricetta…
Vogliamo offrire un aiuto concreto…
SCOPI …per mezzo di una linea telefonica offrendo:
- ascolto “attivo”
- informazioni inerenti allo sviluppo
normale del bambino da 0 a 4 anni
- di cercare insieme soluzioni personalizzate
- un orientamento del caso specifico verso enti
specializzati
INIZIO 20 novembre 1998
INFORMAZIONI Dr. med. M. CARANZANO-Maître
Ar Móor 6955 Cagiallo
tel 091 943 57 47 - fax 091 943 58 45
E-Mail: [email protected]
78
ASSOCIAZIONE SVIZZERA PER LA PROTEZIONE DELL'INFANZIA
GRUPPO REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA
PRO MEMORIA
Comitato
Presidente
Myriam CARANZANO med. dipl.
Ar Mòor, Cagiallo - Tel. 091 943 57 47
Segretarie
Chantal HEIZ, aiuto medico, Bellinzona
Jenny LAZZAROTTO, aiuto medico, Biasca
Cassiera
Karin HEIZ, contabile, Bellinzona
Membri
Patrizia DELCÒ, avvocato, Cureglia
Paola FERRARI, psicologa, Lugano
Daniela LUETHY GRIGIONI, giornalista, Lugano
Giancarlo BERNASCONI, ispettore scolastico, Manno
Donato GERBER, pedopsichiatra, Bellinzona
Pierre KAHN, psicologo, Canobbio
Amilcare TONELLA, pediatra, Bellinzona
Revisore dei conti
Michela DELCÒ, avvocato, Giubiasco
Redazione del bollettino
Amilcare TONELLA, pediatra, Piazza Nosetto 4a, Bellinzona
Tel. 091 825 52 52 - Fax: 091 826 14 70
Internet: http://www.aspi.ch (in preparazione)
e-mail: [email protected]
Apparizione 3 volte all'anno
I versamenti vanno
effettuati presso il: Credito Svizzero 6901 Lugano-UC, CCP 69-3008-1
a favore di: 810521-60 CS Bellinzona
ASPI gruppo regionale della Svizzera Italiana-Bellinzona
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Chi vuole entrare a far parte del nostro
Gruppo Regionale della Svizzera Italiana dell’Associazione svizzera per la protezione dell'infanzia deve:
1. chiedere di far parte dell’Associazione
svizzera per la protezione dell'infanzia:
Brunnmattstrasse 38, casella postale
344, 3000 Berna 14 tel. 031 382 02 33,
Fax 031 382 45 21
2. versare la quota sociale (attualmente 50 fr.), dell’Associazione svizzera
per la protezione dell'infanzia a Berna
CCP 30-12478-8
3. annunciarsi alla segretaria del Gruppo Regionale (vedere pag. 2 l'indirizzo) per avere il materiale.
Si rimane membri del Gruppo Regionale pagando annualmente la
sola tassa sociale all'ASPI di Berna
Il Bollettino lo si può ricevere versando
30.– fr. (50.– fr. per associazioni, scuole, enti, ecc.) sul nostro conto. Ogni
offerta superiore ai 50.– fr. fa scattare
automaticamente l'abbonamento.
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Credito Svizzero 6901 Lugano-UC
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ASPI gruppo regionale
della Svizzera italiana-Bellinzona
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Sì, mi interesso all'ASPI.
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Affrancare
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GRUPPO REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA
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Editoriale
Il maltrattamento sui minori
Consenso in tema di abuso sessuale infantile
La scuola di Tesserete premiata dal RES
Progetto educativo:
una bussola per la scuola media di Tesserete
Risoluzione della giornata ASPI 1997
Regolamento scolastico del 18.10.1583
Attività e comunicati importanti
Libri e recensioni
Indice dei numeri da uno a venti