L`efficienza della ventilazione
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L`efficienza della ventilazione
PROGETTAZIONE L’efficienza della ventilazione La denominazione generica di Indoor Air Quality per definire le condizioni di salubrità all’interno degli edifici spesso non restituisce in modo esaustivo la realtà delle situazioni che si producono. Uno dei fattori responsabili di questa distonia è il valore, non sempre sufficientemente approfondito, dell’efficienza di ventilazione, visto anche come conseguenza diretta dei ricambi d’aria esterna Luca Ferrari Lo scopo principale di un impianto di ventilazione è di rimuovere gli agenti inquinanti che non possono essere eliminati convenientemente in qualunque altro modo e mantenere in tal modo le condizioni di salubrità in ambiente. In apparenza, questa che dovrebbe essere una semplice e continua operazione di rimozione e sostituzione in ambiente della quantità d’aria “esausta”, in realtà risulta un’operazione complessa che investe tutta una serie di fattori nel campo della climatizzazione in generale, primi fra tutti le condizioni di IAQ e di risparmio energetico. Prova ne è che a questo fine negli ultimi anni sono state prodotte e successivamente aggiornate diverse normative rivolte a specificare le condizioni ambiente indoor (UNI EN 15251), in cui si osservano con 34 RCI n.7/2014 particolare attenzione nella ventilazione degli ambienti, i valori dei ricambi d’aria esterna. Nonostante ciò, risulta a tutt’oggi molto impegnativo e difficilmente schematizzabile una valutazione sull’efficienza della distribuzione dell’aria in ambiente. Inoltre è bene ricordare che la presenza degli occupanti modifica a volte in modo sostanziale il processo di ventilazione e diluizione degli inquinanti, compromettendo spesso i risultati previsti. Gli indici di ventilazione Espresso in termini di disturbo, un sistema di ventilazione può assumere una caratteristica simile a quella descritta nella figura 1. Da qui è facile osservare che fino a un determinata portata d’aria gli effetti po- sitivi della ventilazione aumentano con l’aumento della portata, in quanto viene diminuita la concentrazione delle sostanze inquinanti. Viceversa, quando la portata d’aria raggiunge un valore ottimale, un qualsiasi aumento supplementare arreca soltanto un effetto marginale sulla diluizione degli agenti inquinanti o sull’abbassamento della temperatura. In compenso, aumentano in modo più che proporzionale gli effetti indesiderati delle correnti d’aria e della rumorosità in ambiente. Se a queste semplici considerazioni si aggiunge, come ormai è ampiamente noto, che non solo la quantità della portata d’aria immessa in ambiente determina le condizioni di IAQ, è facile definire un indice di efficienza di ventilazione che sostanzialmente contraddistingue il processo di miscelazione dell’aria e la distribuzione di una sostanza inquinante all’interno della zona occupata. Allo stesso modo, sono stati individuati diversi altri indici idonei a valutare in maniera specifica le caratteristiche della ventilazione degli ambienti climatizzati. E’ dunque importante conoscere e interpretare i distinti indici per avvalersi di una buona comprensione delle caratteristiche intrinseche del processo di ventilazione. Efficienza di ventilazione E’ buona cosa partire dalla definizione dell’efficienza di ventilazione così come riportata nella norma UNI EN 15251/2008 che definisce lo standard generale delle condizioni ambientali indoor. Essa descrive la relazione tra la concentrazione dei contaminati nell’aria immessa, nell’aria espulsa e nell’aria ambiente nella zona occupata (o meglio nella zona di respirazione): V = cEHA – c SUP cIDA – cSUP dove ev = efficienza di ventilazione c EHA = concentrazione dei contaminati nell’aria espulsa c IDA = concentrazione dei contaminati nell’aria ambiente c SUP = concentrazione dei contaminati nell’aria immessa L’efficienza di ventilazione dipende dalla distribuzione dell’aria e dal tipo e dalla quantità di contaminati diffusi presenti. E’ dunque possibile avere differenti valori per diversi contaminati. Nel caso di completa miscelazione dei contaminanti questo valore è uguale a 1. L’indice di efficienza di ventilazione è a sua volta basato su una valutazione “dell’età” dell’aria e sulla distribuzione di concentrazione della sostanza inquinante in ambiente. Queste due funzioni vengono individuate in indici che rappresentano l’abilità dell’impianto di operare lo scambio dell’aria in ambiente e di efficacia di rimozione delle sostanze inquinanti. Alcuni indici sono basati sui valori mediani misurati sull’intero volume dell’ambiente, mentre altri si riferiscono esattamente a indicazioni per punti o posizioni specifiche. Ciò ha conseguenze importanti perché mentre i valori medi in ambiente forniscono una indicazione sulle prestazioni generali di un sistema di ventilazione, i valori spazio-specifici mostrano le regioni dove si potrebbe realizzare una ventilazione localizzata insufficiente. Entrambi gli indici, medi e localizzati, sono quantità misurabili con la tecnica del gas tracciante e possono essere previsti anche attraverso calcoli di fluidodinamica computazionale. Efficienza del ricambio d’aria Come si è detto, una via per valutare l’efficacia del processo di ventilazione è quella di osservare la frequenza con cui si ricambia l’aria nell’ambiente ventilato. L’età dell’aria viene misurata dal momento in cui viene immessa in ambiente. L’età media dell’aria (t–) è un concetto statistico basato sulla somma mediana della distribuzione dell’età dei suo componenti in tutti punti del locale (figura 2). È intuitivo che, tanto più breve sarà l’età media dell’aria ambiente, tanto più efficiente risulterà la ventilazione del locale stesso. L’età media dell’aria nel punto di espulsione (tn ), viene espressa dalla relazione: n = V qV Il valore della costante di tempo nominale tn dipende dunque solo dal volume dell’ambiente (V) e dalla portata di ventilazione (qv). Il valore minimo di ricambio d’aria nell’ambiente tn, lo si ottiene con un flusso a pistone (figura 3). Viceversa, per tutti gli altri processi di ventilazione il tempo medio di ricambio dell’aria tr, ossia il tempo di ricambio reale dell’intera portata d’aria in ambiente, dipende, oltre che da tali fattori (V, qv), anche dall’andamento del flusso d’aria nel locale stesso e può dunque variare a seconda che la diffusione avvenga per normale miscelazione o per dislocamento. L’efficienza media del ricambio d’aria ea può così essere determinata dal confronto del minor tempo di ricambio possibile tn, in relazione con il tempo medio reale con 1 Andamento della variabile disturbante in ambiente in funzione dell’aumento della portata d’aria di ventilazione. Si noti come oltre una determinata portata d’aria la linea tratteggiata dei disturbi ricominci a crescere. 35 RCI n.7/2014 cui viene effettivamente ricambiata l’aria in ambiente tr. a = n ⋅ 100 = n ⋅ 100 [%] r 2 La seconda relazione mette in evidenza come l’efficienza media del ricambio d’aria possa essere espressa anche dal rapporto tra la minore possibile età media dell’aria n 2 e l’età media dell’aria (t–). Come detto, il tempo medio di ricambio dell’aria tr può essere determinato con l’utilizzo di gas traccianti (esafloruro di zolfo SF6). Con una miscelazione perfetta, l’efficienza media di ricambio d’aria vale 50%. V r == 2 q V In pratica, l’efficienza di ricambio d’aria rivela se nell’ambiente c’è tendenza al ristagno d’aria o al dislocamento (tabella 1). Allo stesso modo, è possibile definire l’efficienza di ricambio aria in una zona specifica dell’ambiente ventilato, in particolare nella zona occupata, in modo da comprendere se il ricambio d’aria nella zona occupata (meglio ancora nell’area di respirazione) è più rapida che nel resto del locale. Efficacia della rimozione dei contaminati Le stesse considerazioni sviluppate per l’efficienza di ricambio d’aria possono essere trasposte per valutare la rimozione degli inquinati dall’aria ambiente. Di solito un agente contaminate “nasce” in ambiente attraverso il rilascio da parte di processi, materiali e corpi disturbanti e viene dapprima diluito attraverso l’apporto di aria di ventilazione (esterna e non), e successivamente rimosso attraverso le prese di espulsione. La qualità dell’aria in termini di concentra- 36 RCI n.7/2014 2 L’età media dell’aria in un punto del locale è il connubio dei diversi tempi di permanenza e di contaminazione in ambiente dei suoi componenti. L’età media dell’aria nel punto di espulsione (tn ), rappresenta il tempo minimo di ricambio totale dell’aria nell’ambiente. zione dell’agente inquinante dipende dai seguenti fattori: – il tasso di produzione dell’agente inquinante; – la portata d’aria; – la distribuzione dell’agente inquinante all’interno dell’ambiente; – la distribuzione dell’aria all’interno dell’ambiente; – la distribuzione dell’aria e dell’agente inquinante all’interno dell’ambiente dipende dalla proprietà del contaminate (più leggero, più pesante o della stessa densità dell’aria); – temperatura dell’aria di ricambio rispetto alla temperatura ambiente; – posizione dei diffusori di mandata e di ripresa dell’aria; – posizione delle fonti di calore in ambiente. In relazione a ciò, un modo per determinare l’efficienza di ventilazione è di confrontare la concentrazione di un dato contaminante prelevato nell’aria di ripresa dall’ambiente considerato con la concentrazione media del contaminate nel medesimo ambiente: c c = e c Tab. 1 – Efficienza media del ricambio d’aria (ea) in relazione della tipologia di distribuzione dell’aria. Tipo di distribuzione Completa e perfetta miscelazione Flusso a pistone (unidirezionale) Dislocamento In corto circuito Efficienza media 50% 100% 50 - 100% <50% 3 Nel caso di flusso unidirezionale (a pistone), l’età media complessiva dell’aria in ambiente (t) è pari alla metà del tempo minimo di ricambio totale (tn). In questo caso l’efficienza di ricambio d’aria raggiunge il limite insuperabile del 100%. 4 In presenza nel locale di zone di stagnazione, la concentrazione media dei contaminati nell’aria in ambiente risulta maggiore della concentrazione dei contaminati nell’aria espulsa, diminuendo considerevolmente l’efficienza di ventilazione. dove: ce = la concentrazione dei contaminati nell’aria espulsa; c = la concentrazione media dei contaminati nell’aria in ambiente; In altre parole, l’efficacia di rimozione del contaminate misura di quanto l’aria viene “pulita”. Similmente all’efficienza di ricambio aria, si definisce l’indice locale di qualità dell’aria per verificare se la concentrazione della sostanza inquinante nell’aria di espulsione è maggiore di quella nella zona di respirazione e dunque l’impianto funziona in modo corretto.Va comunque ricordato che i valori della portata d’aria minima di ventilazione non dovrebbero poter variare significativamente in funzione dei carichi di inquinamento. La normativa americana La normativa americana Ansi/Ashrae 62.1 e successivi addendum si propone, tra gli altri scopi, di determinare la minima quantità di aria esterna da inviare in ambiente attraverso l’impianto di ventilazione in grado di garantire le migliori condizioni di comfort, salute (e produttività) degli occupanti. In capo alla norma viene definita Tab. 2 – Efficacia di distribuzione dell’aria nella zona occupata (Ez). Tipo di distribuzione Aria fredda immessa dal soffitto Aria calda immessa dal soffitto e ripresa a pavimento Aria calda (> 8 °C) immessa e ripresa dal soffitto Aria calda (< 8 °C) immessa dal soffitto e ripresa. L’aria immessa ha una velocità di almeno 0,8 m/s e raggiunge un altezza di 1,4 m dal pavimento Aria fredda immessa dal pavimento e ripresa a soffitto. L’aria immessa ha una velocità di almeno 0,8 m/s e raggiunge un’altezza oltre i 1,4 m dal pavimento Aria fredda immessa dal pavimento e ripresa a soffitto. L’aria viene immessa con il sistema a dislocamento unidirezionale e stratificazione Aria calda immessa dal pavimento e ripresa a pavimento. Aria di ricambio immessa in un lato opposto a quello di ripresa e/o espulsione Aria di ricambio immessa in vicinanza alla ripresa e/o espulsione Ez 1,0 1,0 0,8 1,0 1,0 1,2 1,0 0,8 0,5 37 RCI n.7/2014 VRP) o attraverso la qualità dell’aria interna (Indoor Air Quality Procedure - IAQP). Nel primo caso, la quantità di aria esterna viene predeterminata dal tipo di applicazione, dal livello di occupazione e dalla superficie ventilata. In particolare viene cosi definita una portata d’aria esterna circoscritta alla zona occupata (Breathing Zone) (Vbz): Vbz = RpPz + RaAz dove: Az = superficie netta del pavimento Pz = numero massimo di persone presenti in condizioni di normale operatività Rp = portata d’aria esterna per persona Ra = portata d’aria esterna per unità di superficie persona 5 Nella Ashrae 62.1, l’efficacia di distribuzione dell’aria nella zona occupata (Ez) cerca di individuare le inefficienze della miscelazione dell’aria di ventilazione all’interno dell’ambiente (tabella 2). In figura, il valore scende a 0.8 in presenza di aria calda immessa dal soffitto e ripresa complanare. una premessa che definisce un livello accettabile di qualità dell’aria la condizione per cui nell’aria di ventilazione non siano presenti concentrazioni ritenute nocive degli inquinanti conosciuti e soprattutto quando una maggioranza rilevante (80% e più) delle persone presenti non esprime sensazioni di insoddisfazione. Cosi come avviene in Europa, anche lo standard 62.1 stabilisce che vi debbano 38 RCI n.7/2014 essere condizioni di ventilazione sufficientemente efficaci e contemporaneamente modifica la minima quantità di aria esterna a seconda dell’efficacia del processo di ventilazione. In particolare, nella parte 6 della norma, che costituisce il cuore dell’intera direttiva, si distingue la procedura di calcolo della minima aria esterna tra l’utilizzo del tasso di ventilazione (Ventilation Rate Procedure, La zona occupata, che è facilmente distinguibile, viene definita come la regione all’interno di uno spazio ben definito in cui l’aria di ventilazione deve essere fornita. Questo concetto viene precisato per chiarire la differenza fra l’aria immessa attraverso le canalizzazioni del sistema di ventilazione e, viceversa, quella che realmente raggiunge gli occupanti nell’area occupata. La capacità dell’impianto di ventilazione di trasportare l’aria esterna alla zona di respirazione dello spazio occupato può essere descritta da due indicatori: l’efficacia di distribuzione dell’aria nella zona occupata Ez e l’efficienza di ventilazione del sistema applicato a ambienti multizona con ricircolo dell’aria interna Ev. E’ proprio infatti partendo dalla stima dell’efficacia di distribuzione dell’aria (simile alla europea efficienza del ricambio d’aria) che deve essere operata la prima selezione sulla quantità di aria esterna, in quanto importanti (e motivate) preoccupazioni sono state lungamente espresse circa le inefficienze della miscelazione dell’aria di ventilazione all’interno Tab. 3 – Portata d’aria esterna da immettere nei diffusori. Efficacia di distribuzione nella zona occupata Tipo di distribuzione Portata d’aria esterna alla zona occupata Portata di aria esterna da immettere nei diffusori 1,0 Aria fredda immessa dal soffitto 85 85 1,0 Aria calda immessa dal soffitto e ripresa a pavimento 85 85 0,8 Aria calda (> 8°C) immessa e ripresa dal soffitto 85 106 1,0 Aria calda immessa dal pavimento e ripresa a pavimento 85 85 0,7 Aria calda immessa dal pavimento e ripresa a soffitto 85 121 Tab. 4 – Efficienza del sistema di ventilazione (Ev), dove Zp rappresenta la frazione di aria primaria esterna. Massimo (Zp) Ev <0,15 1,0 <0,25 0,9 <0,35 0,8 <0,45 0,7 <0,55 0,6 <0,55 Appendice A dell’ambiente e dunque della possibilità che l’aria esterna di ventilazione non fosse in grado di raggiungere in modo consistente la zona occupata. Il valore dell’efficacia di distribuzione dell’aria viene indicato nella tabella 2 richiamando la normativa Ashrae che lo ricava in funzione del processo di climatizzazione (freddo, caldo, ventilazione, ricircolo, ecc.) e del tipo di distribuzione (a soffitto, pavimento, laterale, ecc.). In generale è facilmente riscontrabile che in regime di condizionamento il valore di Ez si approssimi all’unità, mentre diventa minore di uno per processi di riscaldamento, in quanto la miscelazione con l’aria ambiente e le possibili sorgenti calde comportano probabili risalite dell’aria (figura 5). Una volta definita l’efficacia di distribuzione dell’aria si è così in grado di risalire alla necessaria portata di aria esterna da immettere nei diffusori con la relazione: Voz = Vbz/Ez Nella tabella 3 si riportano i valori della portata d’aria esterna in funzione della formula indicata. Il processo di selezione della portata d’aria esterna termina distinguendo gli ambienti in: – sistemi a zona singola, Vot = Voz; – sistemi con una portata del 100% di aria esterna, Vot = Sall zonesVoz; – sistemi multizona con ricircolo, dove la portata di aria esterna è data da Vot = Vou/Ev. Il calcolo di Vou dipende dalla sommatoria di tutte le zone per un coefficiente di contemporaneità (diversity) e Ev rappresenta l’efficienza del sistema di ventilazione. Quest’ultimo indice misura l’inefficienza di un impianto multizone con ricircolo rispetto ad uno con una portata del 100% di aria esterna. © RIPRODUZIONE RISERVATA 39 RCI n.7/2014