Calmy-Rey rinuncia Lotta per la successione
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Calmy-Rey rinuncia Lotta per la successione
Anno 42 N.10, ottobre 2011 Mensile degli Svizzeri in Italia con comunicazioni ufficiali delle Autorità svizzere e informazioni del Segretariato degli Svizzeri all’estero Internet: http://www.gazzettasvizzera.it Dopo le elezioni federali del 23 ottobre prossimo Calmy-Rey rinuncia Lotta per la successione Micheline Calmy-Rey, direttrice del Dipartimento federale degli affari esteri, e attualmente presidente della Confederazione, ha annunciato di non volersi ripresentare per un nuovo mandato in Consiglio federale, dopo le elezioni del 23 ottobre. Se ne parlava da tempo, anche in vista di un eventuale rimpasto in governo, ma la decisione formale è degli inizi di settembre, con l’abituale lettera indirizzata al presidente dell’Assemblea federale. A spingere la magistrata ginevrina a questa decisione sono state – a quanto si dice a Berna – le aumentate pressioni del suo partito (socialista) che teme di non riuscire a salvare il proprio secondo seggio in Consiglio federale, dopo il prevedibile terremoto delle elezioni delle Camere federali per un nuovo quadriennio. Calmy-Rey – che ha 66 anni – ha tracciato un Per i nostri figli Le Scuole Svizzere: la scelta migliore! La scelta della scuola è una delle decisioni più importanti che i genitori prendono per i loro figli. Riceveranno una buona preparazione che permetterà loro di affrontare uno studio e tutta la vita con successo? Cresceranno in un ambiente sano, senza pericoli, e che gli insegnerà non solo nozioni, ma anche valori umani, saper lavorare sia in autonomia che in collaborazione con gli altri? Non solo teoria, ma anche attività creative così come le tecniche dell’informatica? Impareranno perfettamente le lingue con insegnanti di madrelingua? Tutto questo Vi offrono le scuole svizzere in Italia. Più ampie informazioni sulle Scuole Svizzere in Italia a pag. 5. ●pagina 2 Si può rinunciare alla cittadinanza ●pagina 4 La disoccupazione al ritorno in Svizzera Aiutateci a coprirli I costi della Gazzetta Svizzera bilancio della sua attività in governo, incentrata su quelle che ha definito “una diplomazia pubblica e una neutralità attiva”. In particolare ha sottolineato il rafforzamento della via bilaterale nei contatti con l’UE e un allargamento e approfondimento dei contatti con altri paesi, per rafforzare il ruolo della Svizzera di mediatrice internazionale e di promotrice della pace. Visto dall’esterno, il parere non è sempre positivo. Questa prima nonna in Consiglio federale, madre di due figli ed ex-consigliera di Stato a Ginevra, a Berna era chiamata “Crudelia” o “Calamity Rey”, a causa della sua personalità forte e dura, talvolta scontrosa. Poco rispettosa dei cerimoniali, si presentava talvolta a ricevimenti ufficiali con un grosso borsone a tracolla e magari l’impermeabile in mano. Certi suoi colpi di testa (il velo in Iran, l’incontro con Gheddafi, non buoni rapporti con i subordinati, decisioni sbagliate difese con ostinazione) non le sono stati perdonati, anche se tutti ammettono che ha sempre operato per il bene del paese e per rafforzarne l’immagine nel mondo. La partenza di Calmy-Rey apre tutta una serie di possibilità per la sua successione. Tutto dipenderà dall’esito delle elezioni e dalla possibilità per il partito socialista di salvare il secondo seggio in Governo. Ne parliamo a pagina 31. i.b. ●pagina 17 Festa Nazionale e ricordo del 1291 ●pagina 20 L’idea svizzera di un ospedale a Betlemme ●pagina 21 L’elenco dei sostenitori di Gazzetta Svizzera ●pagina 24 La Società svizzera di radio e televisione Fondamentalmente tengo a precisare che ogni Svizzero residente in Italia e regolarmente iscritto al Consolato riceve gratuitamente la Gazzetta Svizzera. La gazzetta viene stampata e distribuita 11 volte l’anno, e porta nelle case dei nostri connazionali da una parte le notizie da Palazzo Federale, e dall’altra articoli a direzione specifica per la vita in Italia. Una gran parte dei nostri articoli proviene direttamente dalla vita degli Svizzeri in Italia, le diverse istituzioni Svizzere raccontano in modo continuo, ciò che avviene nelle diverse parti del paese che ci ospita. Detto questo devo comunque precisare che la produzione della Gazzetta non è affatto gratuita, ma costa! Fare un giornale, stamparlo, distribuirlo in tutto il paese ha un costo notevole. Come si finanzia il nostro giornale? Riceviamo un supporto finanziario da Berna, il quale però – a causa della crisi economica e le relative manovre di risparmio – si è notevolmente ridotto. Cerchiamo di incrementare le nostre entrate con inserzioni pubblicitarie. La fonte più importante delle nostre entrate sono i nostri sostenitori, ovvero i nostri lettori. Grazie al contributo di questi ultimi siamo sempre riusciti a mantenere l’equilibrio tra i costi e le entrate. Non mi stanco di ribadire: solo circa il 20% dei nostri lettori ci aiutano con un contributo finanziario! Cerchiamo continuamente di ridurre i costi, ciò non sempre riesce. Per questo i contributi dei nostri lettori sono di vitale importanza. Ed è per questo motivo che mi rivolgo a quell’80% che fino a oggi non ha mai risposto alla nostra richiesta! Aiutate anche voi il nostro – vostro – giornale! Il bollettino allegato alla Gazzetta vi sarà di aiuto. Chi preferisce il pagamento tramite banca, trova a pagina 2 della Gazzetta i dati bancari necessari. Cari lettori della Gazzetta Svizzera, conto veramente sul vostro aiuto! Arwed G. Buechi, Presidente 2 N. 10, ottobre 2011 In Italia è possibile in caso di residenza all’estero Si può rinunciare alla cittadinanza? Ci sono problemi con la casa? Buon giorno, sono una cittadina svizzera che vive in Italia, a Novara, da 40 anni. – Quando mi sono sposata con mio marito italiano, mi è stata “affibbiata” la cittadinanza italiana. Per cui per lo Stato io sono solo italiana. Nel luglio scorso purtroppo mio marito è mancato ed io ho deciso, quando avrò sistemato tutta la parte burocratica, che è tanta e complicata, di tornare a Basilea, dove ho ancora i miei genitori e fratelli. La domanda è: è possibile rinunciare alla cittadinanza e come si fa? Quali strade bisogna prendere? Io sono proprietaria dell’appartamento dove vivo ora e dove abitano anche le mie figlie che continueranno a vivere qui per il momento. Ci sarebbero dei problemi con la casa se io non dovessi più avere la cittadinanza italiana? Grazie per accogliere le mie domande e per una eventuale risposta. Cordiali saluti. (A.G.-W. Novara) Risposta Gentile Lettrice, la Sua lettera ci consente innanzitutto di affrontare di nuovo dopo tanto tempo il tema della cittadinanza, che forse nell’Unione Europea sembrava aver perso un po’ di significato, ma che invece resta sempre attuale. Il tema è a me particolarmente caro, perché personalmente ha rappresentato il mio primo contatto concreto con il mondo del diritto e con l’amico Ugo Guidi, allorquando, “giovinetto” di belle speranze mi preoccupavo del mio status (e del servizio militare!). In secondo luogo, poi, la Sua missiva solleva anche un aspetto relativo alla proprietà immo- biliare, anch’esso assai dibattuto tra l’Italia e la Svizzera. Ma andiamo con ordine e, prima di rispondere ai Suoi dubbi, cerchiamo di dare un po’ di informazioni utili. Per quanto riguarda la cittadinanza italiana, viene oggi in linea di conto la nota legge 5.2.1992 n. 91, la quale, innovando rispetto alla precedente (e datata) disciplina, ha modernizzato la legislazione italiana in materia. Riassumiamone solo in sintesi i tratti principali. Come è forse noto ai più, il principale criterio di attribuzione della cittadinanza in Italia (ma anche e soprattutto in Svizzera ed in molti altri Paesi ispirati dalla Rivoluzione francese), è lo ius sanguinis (e cioè legato alla discendenza) al contrario dei Paesi anglosassoni e degli Stati d’immigrazione classici come quelli latino–americani, legati al principio dello ius soli (e cioè al territorio). Tralasciando le disposizioni del Codice Civile del 1865, la prima disciplina organica sulla cittadinanza in Italia è stata rappresentata dalla legge 13.6.1912 n. 555. Principio fondamentale per l’acquisto della cittadinanza era dunque la nascita. Altro principio essenziale era quello dell’unicità della cittadinanza ed unità della famiglia. Tuttavia, mutate sensibilità in ordine alla parità dei sessi, nonchè le ondate di immigrazione in Europa negli anni più recenti, hanno determinato un’attenuazione generale di tali principi ed una sempre più ampia tolleranza per i casi di cittadinanza multipla. In Italia, infatti, a seguito della riforma del diritto di famiglia nel 1975, di vari interventi della Corte Costituzionale, della legge 21.4.1983 n. 123, ma soprattutto con l’entrata in vigore della citata legge 5.2.1992 n. 91 (e le Rubrica legale successive modifiche) si sviluppavano gradualmente nuovi principi fondati sulla parità, parzialmente sullo ius soli (in taluni casi limitati), sulla possibilità della doppia nazionalità (perfettamente tollerata oramai da molti ordinamenti nazionali, compreso quello svizzero) ed, infine, sulla volontarietà dell’acquisto e della perdita della cittadinanza italiana. Fatto questo breve excursus storico, per non tediare nessuno vediamo ora le disposizioni più significative sull’acquisto della cittadinanza e quelle che interessano il nostro caso. Innanzitutto, anche oggi la trasmissione della cittadinanza avviene prevalentemente sempre iure sanguinis, anche se non più solo per nascita dal padre, bensì anche dalla madre (art. 1 L. n.91/1992). Tale forma di acquisto, in realtà era già stata prevista dalla legge n. 123/1983, che consentiva la possibilità ai figli di madre italiana di acquisire la cittadinanza italiana. Altro modo d’acquisto della cittadinanza è il matrimonio con il cittadino italiano (art. 5 L. n.91/1992), quando il coniuge straniero risiede legalmente in Italia da almeno 2 anni (originariamente il termine era di 6 mesi, ma è stato di recente modificato dalla Legge 15.7.2009 n. 94), ovvero dopo 3 anni dal matrimonio, se residente all’estero e sempre che non vi sia stato scioglimento del vincolo. Si tratta di una notevole evoluzione rispetto all’abrogata legge n. 55/1912, la quale non era di certo ispirata al principio della parità tra uomo e donna. Basti ricordare l’art. 10 di questo risalente provvedimento che disponeva: “La donna maritata non può assumere una cittadinanza diversa da quella del marito anche se esiste separazione personale fra coniugi”. Il meccanismo in passato era automatico e Mensile degli svizzeri in Italia. Fondata nel 1968. Internet: www.gazzettasvizzera.it Editore: Associazione Gazzetta Svizzera CH-6963 Cureggia Gazzetta svizzera viene pubblicata 11 volte all’anno. Tiratura media mensile 24’078 copie. Redazione: Dott. Ignazio Bonoli CP 146, CH-6932 Breganzona Tel. +41 91 966 44 14, Fax +41 91 950 98 45 E-mail: [email protected] Gazzetta svizzera viene distribuita gratuitamente a tutti gli Svizzeri residenti in Italia a condizione che siano regolarmente immatricolati presso le rispettive rappresentanze consolari. Pubblicità: Studio professionelle condotto da Germana Carbognani Baschier, Case del Gatto, CH-6935 Bosco Luganese E-mail: [email protected] Testi e foto da inviare per e-mail a: [email protected] Cambiamento di indirizzo: Per gli Svizzeri immatricolati in Italia comunicare il cambiamento dell’indirizzo esclusivamente al Consolato. Introiti: Contributi volontari, la cui entità viene lasciata alla discrezione dei lettori. Dall’ltalia: versamento sul conto corrente postale italiano no. 325.60.203 intestato a «Associazione Gazzetta Svizzera, CH-6963 Cureggia». Oppure con bonifico alla Banca Popolare di Milano, Agenzia 344, 20148 Milano, sul conto corrente intestato a «Collegamento Svizzero in Italia, Rubrica Gazzetta». IBAN IT78 N 05584 01652 000000002375. Dalla Svizzera: versamento sul conto corrente postale svizzero no. 69-7894-4, intestato a «Associazione Gazzetta Svizzera, 6963 Cureggia». Composizione e impaginazione: TBS, La Buona Stampa sa Via Fola 11 CH-6963 Pregassona (Lugano) www.tbssa.ch I soci ordinari dell’Associazione Gazzetta Svizzera sono tutte le istituzioni volontarie svizzere in Italia (circoli svizzeri, società di beneficenza, scuole ecc.). Soci simpatizzanti sono i lettori che versano un contributo all’Associazione. L’Associazione Gazzetta Svizzera fa parte del Collegamento Svizzero in Italia (www.collegamentosvizzero.it). 3 N. 10, ottobre 2011 ambivalente. Da un lato, la cittadina italiana di sesso femminile che sposava uno straniero perdeva la cittadinanza italiana, allorquando acquisiva quella straniera del coniuge. Dall’altro lato, la donna straniera che sposava un cittadino italiano diveniva italiana, senza bisogno di una manifestazione di volontà e indipendentemente dall’atteggiamento dello stato straniero. È quest’ultimo mi pare proprio il Suo caso. Invece, la riforma del diritto di famiglia, già citata sopra, ha in seguito reso possibile il mantenimento della cittadinanza italiana (art. 25 L. n. 151/1975 poi trasfuso nell’art.143ter c.c. e art. 219 L. n. 151/1975). Un’ulteriore modalità che molti dei nostri lettori senza dubbio conosceranno, è l’acquisto per beneficio di legge (art. 4 L. n. 91/1992). Sotto tale profilo, lo straniero, con padre o madre o un ascendente in linea retta di secondo grado che sono stati cittadini per nascita, diviene a sua volta cittadino: a) se presta effettivo servizio militare per lo Stato italiano dichiarando preventivamente di voler acquistare la cittadinanza italiana; b)se assume un pubblico impiego alle dipendenze dello Stato, anche all’estero, e dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana; c) se, al raggiungimento della maggiore età, risiede legalmente da almeno 2 anni nel territorio della Repubblica e dichiara, entro un anno dal raggiungimento, di voler acquistare la cittadinanza italiana; d) se, nato in Italia, vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, e dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data. I casi più frequenti, che rappresentano una parziale concessione al principio dello ius soli, riguardano, ovviamente, gli stranieri nati in Italia che vi abbiano risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età e chiedono di acquisire la cittadinanza, ovvero che al 18° anno d’età sono legalmente residenti da più di 2 anni in Italia ed entro il compimento del 19° anno d’età dichiarano di voler acquisire la cittadinanza italiana. Infine, ricordiamo anche la naturalizzazione (art. 9 L. n. 91/1992) la quale, invece, avviene per concessione con decreto del Presidente della Repubblica (su proposta del Ministero dell’Interno): a) allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, o che è nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno 3 anni (comunque fatto salvo quanto previsto dall’articolo 4, comma 1, lettera c), nel qual caso bastano 2 anni); b)allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da almeno 5 anni successivamente alla adozione ; c) allo straniero che ha prestato servizio per lo Stato, anche all’estero, per almeno 5 anni; d) al cittadino di uno Stato membro delle Comunità europee, se risiede legalmente in Italia da almeno 4 anni; e) all’apolide che risiede legalmente da almeno 5 anni nel territorio della Repubblica; f) allo straniero che risiede legalmente da almeno 10 anni in Italia g) allo straniero che abbia reso eminenti servizi all’Italia, o quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato. Per quanto attiene alla rinuncia alla cittadinanza, la legge la prevede espressamente. L’art. 11 L. n. 91/1992, stabilisce, infatti, che chi possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva quella italiana, ma vi può rinunciare se risiede o stabilisce la residenza all’estero. Per rispondere, quindi, al Suo primo quesito specifico, gentile Lettrice, possiamo dire in altre parole, che Lei può tranquillamente rinunciare alla cittadinanza italiana trasferendosi a Basilea e formulando apposita ed espressa dichiarazione in tal senso. Tale dichiarazione (come quella per l’acquisto, la conservazione, il riacquisto e la prestazione del giuramento previsti dalla presente legge) è resa all’ufficiale dello stato civile del comune dove Lei risiede o intende stabilire la Sua residenza, ovvero, in caso di residenza all’estero, davanti all’autorità diplomatica o consolare di tale luogo (art. 23 L. n. 91/1992). In base all’art. 8. (Rinuncia alla cittadinanza) del Regolamento di attuazione (D.P.R. 12.10.1993 n. 572) della legge sulla cittadinanza, la dichiarazione di rinuncia deve essere corredata della seguente documentazione: a) atto di nascita rilasciato dal comune presso il quale detto atto risulta iscritto o trascritto; b) certificato di cittadinanza italiana; c) documentazione relativa al possesso della cittadinanza straniera; d)documentazione relativa alla residenza all’estero, ove richiesta. Dovrà, però, ai sensi dell’art 9-bis (introdotto sempre dalla L. n. 94/2009) versare un “obolo” allo Stato Italiano di 200 euro - che magari non è moltissimo, ma che di questi tempi può essere assai utile alle disastrate finanze di questo bellissimo Paese! E veniamo ora invece brevemente alla questione immobiliare. In proposito, immagino che Lei, nostra gentile ed attenta lettrice abbia forse temuto un possibile difetto sopravvenuto della condizione di reciprocità. Senza affrontare per questa volta la complessa problematica relativa alla reciprocità negli acquisti immobiliari, in questo caso possiamo tranquillizzarLa senz’altro. Infatti, le vicende relative al mutamento della cittadinanza (così come quelle relative al soggiorno ed alla residenza) successive all’acquisto immobiliare non hanno influenza, né inficiano il negozio giuridico medesimo. E, dunque, anche le Sue figlie non avranno nulla di cui preoccuparsi. Per ora sul tema non dirò di più ma lo affronteremo presto in uno dei prossimi numeri. Avv. Markus W. Wiget L’ultimo romanzo di Gottfried Keller Pubblicato in italiano il “Martin Salander” L’editore Dadò di Locarno pubblica, per la prima volta in italiano, il celebre (e ultimo) romanzo di Gottfried Keller “Martin Salander”, che è considerato il suo testamento umano e spirituale. Poco conosciuto e ingiustamente sottovalutato, considerato per lungo tempo un’opera di poca riuscita e nemmeno lontanamente paragonabile alla restante produzione di Keller, il Martin Salander è invece un romanzo di grandissimo impatto e soprattutto di estrema attualità, perché ha colto e profetizzato con più di un secolo di anticipo la crisi di un sistema economico e di un intero sistema di vita. La vicenda di Martin Salander si svolge nella seconda metà del diciannovesimo secolo sullo sfondo di una Svizzera che sta attraversando una fase di profondo cambiamento e si trova confrontata col mondo esterno e con l’economia capitalista. Martin Salander, mosso da una sincera quanto ingenua fede nelle potenzialità del liberalismo e della democrazia, si trova a vivere in una società dominata dal profitto e da un’economia senza più regole. Truffato due volte dall’amico di giovinezza Louis Wohlwend, profondamente segnato dal fallito matrimonio delle figlie con due rappresentanti del nuovo corso sociale, idealista e sognatore in un mondo di profittatori e arrivisti, Martin Salander esprime nella propria figura e nel proprio destino tutti i dubbi del vecchio Keller su un futuro che nel frattempo è diventato cronaca quotidiana. 4 N. 10, ottobre 2011 Consigli sul come districarsi in Svizzera Rientro in Svizzera: ho diritto all’indennità di disoccupazione? Gentile Signor Engeler, mi rivolgo a lei per chiederle un’informazione. Sono una cittadina svizzera di 49 anni con una bambina di 10 anni residente attualmente in Italia. Per motivi personali devo rientrare in Svizzera. Sto facendo ricerche di lavoro, non avendo al momento niente di certo. Se al mio rientro in Svizzera non ho ancora un lavoro, posso usufruire della disoccupazione avendo una bambina a carico? La ringrazio per una sua risposta. Cordiali saluti. M.G. Gentile Signora, il redattore dott. Bonoli mi ha fatto pervenire la Sua richiesta. Per poterLe rispondere avrei bisogno di sapere il Suo nome e cognome, con indirizzo completo e numero di telefono. Da quando Lei è uscita dalla Svizzera, e se fino a qual momento Lei lavorava come dipendente di una ditta. Se attualmente ha un lavoro da dipendente in Italia. In quale città o regione della Svizzera intende ritornare. Con cordiali saluti. Robert Engeler Gentile Signor Engeler, Innanzitutto colgo l’occasione per ringraziarLa vista la tempestività nel contattarmi. Come da voi richiesto, le comunico di seguito: – Nome e indirizzo completo, numeri di telefono – Ho lasciato la svizzera nel mese di marzo 2000, fino a quel momento lavoravo per la dittà X a P – D’allora, sono stata, con il mio compagno, proprietaria di attività commerciale in Italia (non assunta). Al momento sto cercando nel cantone Vaud (precisamente zona X dove ho già vissuto e Le video-risposte di Robert Engeler sul sito: gazzettasvizzera.it Gazzetta Svizzera presenta i video di Robert Engeler con le risposte ad alcune delle domande più frequenti inviate dai lettori. lavorato) tramite Jobup, ma non escludo la possibilità del canton Ticino dato che mia figlia (10 anni) ha frequentato fino a giugno le scuole d’obbligo in Italia (quinta elementare promossa alle medie). Spero di aver risposto correttamente alle vostre domande. In attesa di una vostra risposta, colgo l’occasione per salutarLa cordialmente. M.G. Risposta Gentile Lettrice, Solo le Sue informazioni complete mi hanno dato la possibilità di risponderLe correttamente. 1. Rientrando in Svizzera da un paese CE (salvo dopo brevissima assenza) Lei non ha diritto all’indennità di disoccupazione svizzera. L’indennità di disoccupazione va sempre richiesta nel paese CE dell’ultima occupazione, nel Suo caso all’Italia. 2. Non avendo contribuito in Italia, non dovrebbe aver diritto nemmeno alla disoccupazione italiana. Per sicurezza, si informi tuttavia presso la Sua INPS locale. 3. Chi ha diritto all’indennità di disoccupazione italiana e vuole cercare lavoro in Svizzera, può farsela trasmettere per un massimo di tre mesi alla sua nuova residenza in Svizzera, al netto delle imposte italiane (non va dichiarata in Svizzera). La domanda va presentata all’INPS tramite l’ufficio disoccupati nel luogo di domicilio in Svizzera. 4. Una volta preso domicilio (corrisponde a residenza in Italia) in un comune svizzero, Lei avrà invece – fin quando non avrà trovato lavoro e potrà mantenersi da sola – diritto all’assistenza sociale del suo comune di residenza. L’assistenza sociale è regolata per cantone e comune; le differenze di prestazioni variano molto. In genere sono migliori nei grandi centri. Nella Sua situazione Le consiglierei: a) Rientri in una località dove Lei ha familiari o stretti amici. Questo Le sarà di grande aiuto sia per un’abitazione temporanea, sia per cercare un’abitazione propria e un lavoro, oltre che di sostegno morale e di assistenza per Sua figlia. La maggior parte delle abitazioni e dei posti di lavoro non si trovano né sui giornali né su Internet, ma attraverso conoscenze. b)Sceglierei il Ticino solo se Lei ha familiari stretti. Il Ticino è economicamente uno dei cantoni più deboli e toccato per primo da una crisi, mentre la zona da Lei prescelta offre molte più possibilità di lavori stabili. c) Non sceglierei mai il Ticino solo per la lingua AVS/AI Assicurazioni sociali di Robert Engeler di Sua figlia. Dopo un anno nella Svizzera interna Sua figlia avrà superatole difficoltà linguistiche iniziali, soprattutto se Lei gli starà vicina e seguirà l’andamento scolastico in stretto contatto con il suo insegnante. E in futuro avrà una lingua di più che gli potrà essere molto utile nella vita e sul lavoro. d) Se è incerta sul comune dove stabilirsi, vada all’ufficio comunale di assistenza sociale dei diversi comuni e si faccia spiegare quali siano le prestazioni offerte nel Suo caso. In genere sono il pagamento dell’affitto, della cassa malattia per Lei e la figlia ed un importo fisso mensile per tutte le altre spese. e) È molto difficile trovare un lavoro a distanza, perché un datore di lavoro serio vuole vedere i candidati di persona; visto che spesso il futuro datore di lavoro paga le spese di viaggio per il colloquio, quasi mai si invita un candidato dall’estero a presentarsi. Conviene perciò trasferirsi e iniziare da subito ad interessarsi presso tutte le agenzie di lavoro (p.es. ADIA, Manpower), presso i familiari ed amici, i datori di lavoro precedenti e consultare su Internet non solo Jobup, ma anche altri siti specializzati, p.es. www.tutti.ch – www.espace-emploi.ch, ambedue suddivisi per cantone. Le auguro molto coraggio, ottimismo, persistenza e buona fortuna! Robert Engeler Ai gentili lettori –non possiamo rispondere se non conosciamo nome, o cognome, indirizzo completo compreso i numeri di telefono per contattarVi se necessario. –Dateci tutti i particolari necessari per capire la Vostra situazione particolare; conoscendo la situazione esatta Vi possiamo anche indicare alternative. Non pubblichiamo nessun particolare che permette agli altri lettori di risalire a Voi. –Facciamo questo lavoro gratuitamente e nel nostro tempo libero. Aiutateci quindi a risponderVi senza dover richiedere ulteriori dettagli. –Capiamo che talvolta una risposta urge. Chiedere in tempi brevi una risposta gratuita che richiede dalle tre ore di lavoro in su Vi sarà più facile se avete lavorato gratuitamente per la colonia svizzera e/o pagato regolarmente il contributo alla Gazzetta Svizzera. 5 N. 10, ottobre 2011 Le Scuole svizzere in Italia, permettono una migliore padronanza delle lingue Scegliete il meglio per i Vostri figli: la Scuola Svizzera La scelta della scuola è una delle decisioni più importanti che i genitori prendono per i loro figli. Riceveranno una buona preparazione che permetterà loro di affrontare uno studio e tutta la vita con successo? Cresceranno in un ambiente sano, senza pericoli, e che gli insegnerà non solo nozioni, ma anche valori umani, saper lavorare sia in autonomia che in collaborazione con gli altri? Non solo teoria, ma anche attività creative così come le tecniche dell’informatica? Impareranno perfettamente le lingue con insegnanti di madrelingua? Tutto questo Vi offrono le scuole svizzere in Italia. Scuole bilingue che permettono il cambio sia verso una scuola italiana che una scuola in Svizzera Tutte le scuole svizzere sono bilingue sin dall’asilo italiano/tedesco con insegnanti di lingua madre. Questa porta gli allievi alla padronanza di due lingue; viene inoltre offerto un insegnamento del francese e dell’inglese, sempre da personale specializzato nella loro madre lingua. Le scuole svizzere permettono quindi agli allievi di acquisire una padronanza delle lingue migliore di qualsiasi altra scuola in Italia. Un vantaggio importante per periodi di studio all’estero e per la vita lavorativa. Le scuole so orientano ai programmi svizzeri, ma tengono anche conto dei programmi italiani. Permettono agli allievi di sostenere gli esami della 3ª media. Le cinque Scuole Svizzere in Italia Bergamo Via Bossi 44, 24123 Bergamo – tel. 035 361 974 [email protected] – www.scuolasvizzerabergamo.it materna, elementare, media – ca. 170 allievi Open Day sabato 12 novembre 2011, ore 10.00 - 13.00 Catania Via M.R. Imbriani 32, tel. 095 447 116 [email protected] – www.scuolasvizzeracatania.it materna, elementare, media - ca. 65 allievi Milano Via Appiani 21, tel. 02 655 57 23 [email protected] – www.scuolasvizzera.it materna, elementare, media, liceo – 375 allievi Serata informativa martedì 22 novembre 2011, ore 19.30 Cadorago (CO)Via Plinio 2, tel. 031 90 32 97 [email protected] – http://campuscaslino.scuolasvizzera.it nel 2012/13 materna, 1ª e 2ª elementare, porterà gradualmente alla terza media Serate informative martedì 15 e lunedì 28 novembre 2011, ore 19.30 Roma Via M. Malpighi 14, tel. 06 440 21 09 Asilo, elementare, media, liceo – ca. 500 allievi [email protected] – www.scuolasvizzeradiroma.it Riunione informativa martedì 25 ottobre 2011, ore 9.30 Potete iscrivervi telefonicamente per la mattinata informativa (+39 06 440 21 09) oppure mandarci un Fax (+39 06 440 42 13) o una e-mail: ([email protected]). Vi preghiamo di annunciarvi entro venerdì 21 ottobre 2011. Basi solide per un futuro di successo Le principali finalità delle scuole, che si rifanno alla migliore tradizione pedagogica, mirano, nel rispetto delle diverse personalità, a formare individui autonomi e responsabili, dotati di spirito di iniziativa e nel contempo capaci di svolgere un lavoro in “team”. Le scuole offrono un insegnamento di informatica per gli allievi della scuola media a livello esemplare. Iniziare già con l’asilo Imparare in due lingue non crea problemi alla quasi totalità dei bambini, anche quando i genitori non conoscono la seconda lingua. È consigliabile di farli frequentare già la scuola materna; incominciano a conoscere il tedesco giocando e fanno molto meno fatica nei primi anni della scuola elementare. Solo eccezionalmente bambini senza buone conoscenza della seconda lingua possono entrare in 1ª elementare o classi superiori. Ambiente familiare e sano Le 5 scuole sono tutte scuole piccole o relativamente piccole che creano un ambiente familiare e sereno favorendo i contatti tra gli studenti ed il senso di appartenenza ad una comunità. Permettono ai loro insegnanti preparati e disponibili a seguire individualmente gli allievi nel loro processo di apprendimento e di crescita, nonchè di instaurare un dialogo costante con i genitori. Gite scolastiche e campi di lavoro offrono agli allievi occasioni per approfondire la conoscenza dei compagni e degli insegnanti, allargare il proprio orizzonte culturale, parlare lingue straniere e recuperare il contatto con la natura. Il costo Le scuole svizzere all’estero sono scuole private gestite da associazioni di svizzeri in loco; non possono quindi essere gratuite. Le rette, soprattutto per bambini di nazionalità svizzera, sono però molto accessibili; in alcune scuole, libri e quaderni sono compresi nella retta, vengono prestati o ceduti a prezzi contenuti. Alla fine, il costo non è molto superiore a quello di una scuola pubblica. Inoltre, le cinque scuole, per essere riconosciute e sovvenzionate dalla Confederazione devono offrire, a famiglie svizzere che vivono in condizioni economiche ristrette, riduzioni sulle rette: Nessun bambino svizzero può essere escluso da queste scuole per motivi economici. Se Vi trovate in condizioni economiche ristrette, parlatene in tutta confidenza con la scuola. Informazioni Tutte le scuole sono liete di dare informazioni, far vedere la scuola e valutare, assieme ai genitori, i vantaggi ed eventualmente problemi di un inserimento dei Vostri figli nella scuola svizzera. Le scuole maggiori organizzano normalmente giornate a porte aperte o serate informative durante le quali presentano i programmi scolastici e si conoscono insegnanti ed aule (vedi riquadro, è necessario iscriversi). Telefonate! Riceverete tutte le informazioni sulla scuola e su queste iniziative. Se vivete nelle vicinanze, non decidete prima di aver visitato la scuola e valutato vantaggi e difficoltà. Ogni anno, le scuole devono informare genitori pentiti della loro scelta scolastica di non poter accettare i loro figli in classi avanzate per mancante conoscenza della seconda lingua. Robert Engeler 6 N. 10, ottobre 2011 «Chi sono cosa fanno» A cura di Annamaria Lorefice www. gazzettasvizzera.it Intervista ad una delle eccellenze di Tecnica bancaria. I suoi consigli per i giovani laureandi Per l’esperta svizzera Paola Schwizer rispettare le regole giova al business Milano – È nella lista delle 70 manager più importanti in Italia, è svizzera e si chiama Paola Schwizer. È una massima esperta di Tecnica bancaria, disciplina che indaga e padroneggia in ogni piega, e che insegna con passione in varie Università. Con lei, Professore ordinario di economia degli intermediari finanziari all’Università di Parma, tocchiamo alcuni temi caldi nell’attuale quadro di crisi economica. Poteri economici, multinazionali, banche, management... possiamo avvicinare queste realtà al concetto di trasparenza e correttezza? Oppure vince solo la logica del massimo profitto ad ogni costo? «Questo è un tema essenziale del quale mi occupo. Svolgo molte ricerche sulla “Compliance bancaria”, cioè di tutta la normativa che riguarda proprio il rispetto delle regole interne ed esterne alla banca. Io sorrido sempre al pensiero di come rimasi colpita quando uscì la normativa per la Compliance, che si chiama “Compliance function in banks... ». Perché? «Perché sul momento non riuscivo a capire la necessità di una normativa del genere... e questa mia incomprensione derivava proprio dal mio essere svizzera... ». In che senso? «Mi chiesi come mai si sentisse il bisogno di introdurre un organo interno alle banche con il compito di far rispettare le leggi. Noi svizzere/i sappiamo bene che se c’è una legge, se c’e una regola, è lì per essere rispettata. Non occorre creare un organo che ne garantisca l’osservanza. Dunque penso che il problema etico sia un problema reale, è un tema molto dibattuto negli Stati Uniti, mentre in Italia si fa fatica a parlarne». Da cosa dipende questa fatica? «L’Italia è un paese di scettici e questi temi fanno un po’ sorridere, sono associati al concetto di buonismo. Ma non è così. Dico sempre ai miei studenti che i principi etici sono essenziali nelle scelte di organizzazione, di governo e di gestione di qualunque attività. Talvolta conduco in aula un filosofo il quale spiega che tra etica e business non c’è nessun conflitto, anzi che l’etica è la base del business. Se tutti noi non riconoscessimo il principio che i patti si devono rispettare, il business non esisterebbe». Ma i grandi manager questo lo sanno? «Credo che manchi oggi un modello di valore etico. Quello che al management risulta diffi- Paola Schwizer, originaria del canton San Gallo, è nata e cresciuta a Milano. I suoi studi sulle tecniche bancarie sono pubblicati in numerosi testi di settore. Insegna “Economia degli intermediari finanziari” in diverse Università italiane (Bocconi, Brescia, Lecce, Politecnico di Milano, Parma). È Professore ordinario e Responsabile della Sezione Finanza, Banche e Assicurazioni presso l’Università di Parma. Professor presso la SDA Bocconi. Membro dell’Editorial Board della rivista Journal of Management and Governance. Si dedica a ricerche su etica e business. cile comprendere è come si forma un valore economico basato sui principi etici. Quando parlo di principi etici intendo dire correttezza assoluta verso tutte le controparti che non siano solo gli azionisti e i manager, e rispetto assoluto delle regole che poi definiscono il bene comune». Ora un altro scandalo per UBS che, al momento del nostro andare in stampa, non è del tutto chiaro: un trader avrebbe fatto perdere la cifra folle di 2,3 miliardi di dollari. Come può succedere una cosa del genere? «Di fatti simili ce ne sono tanti, come quelli avvenuti anni fa in Inghilterra, o nel 2008 alla banca francese Société Générale con un trader ora in prigione. Fatti che rivelano inadeguatezze del sistema dei controlli interni. Dato che le banche oggi compiono verifiche costanti sulle operazioni svolte dal personale a tutti i livelli, i casi sono due, o l’autore dell’operazione è stato capace di eludere il sistema dei controlli che quindi è comunque da rivedere... ». Oppure? «Può esserci una trascuratezza di fondo, a monte, nel sistema dei controlli, che in genere è considerato più come un onere che come una leva di gestione». Come mai visto che serve a scongiurare rischi seri? «Le funzioni di controllo sono spesso definite 7 N. 10, ottobre 2011 come “costi che camminano” all’interno delle aziende. L’esigenza della redditività spinge a trascurare gli investimenti su questi elementi importantissimi». Lei lavora nell’Università italiana pubblica e privata: ai giovani appassionati di tecnica bancaria dove consiglierebbe di studiare, in Svizzera o in Italia? «L’Università svizzera è molto più selettiva. Nel bene e nel male. In Italia uno studente può ripetere l’esame un numero infinito di volte, si può laureare dopo cinque anni fuori corso. Questo in Svizzera non accade, c’è una grande selezione all’ingresso, e se non si supera l’esame per la seconda volta credo si debba lasciare l’Università. Occorrono una motivazione e una determinazione molto alte». In generale che consigli può dare? «Per la mia generazione, una laurea presa con impegno assicurava subito decine di offerte di lavoro. Oggi i neo laureati se lo devono inventare il lavoro. Per avere più chance ben vengano tutte le esperienze di stage in altre nazioni». Devono andarsene dall’Italia? «Non dico per sempre, ma di fare delle esperienze all’estero, sì. Di misurarsi con altre culture. C’è una critica che si fa sempre ai giovani italiani, che è veritiera: sono troppo legati alla famiglia e ne cercano sempre il supporto. La famiglia è un aspetto bellissi- mo della vita e rappresenta le nostre radici. Tuttavia, come diceva Goethe, deve anche saper mettere le ali ai figli». Cosa augura ai giovani? «Di non restare schiacciati da questa situazione d’incertezza. Di diventare autonomi, di sapersi muovere, di credere nei propri progetti, di generare innovazioni da proporre al mercato. Questo è l’elemento vincente che li può aiutare». Quando lei fa lezione emerge la sua “elveticità”? «Sì, emerge. Intanto gli studenti impiegano due o tre mesi per scrivere correttamente il mio cognome... sei sempre un po’ una straniera con un simile cognome. Inoltre, spesso racconto aneddoti positivi del mio paese, per controbattere un po’, scherzando, a certi luoghi comuni sulla Svizzera. E poi... sono proprio puntualissima! Il primo giorno di lezione lo faccio notare agli studenti, e pretendo che lo siano anche loro». Lei è nell’elenco delle 70 manager più importanti in Italia. L’economia al femminile: crede che sarebbe concepita e gestita differentemente? «Fatico con le generalizzazioni e non ho la certezza che ci possa essere una soluzione femminile a tutti i problemi del mondo. Però, quello che noto nel luoghi di lavoro è una grande capacità delle donne di affrontare le questioni in maniera efficiente, di andare al nocciolo dei problemi e risolverli in tempi rapidi, cosa che spesso non ho visto negli uomini. Trovo in questo una reale differenza». Come si è trovata a crescere in Italia? «Molto bene. Quello che mi dispiace è che tutto sia molto complicato. In sé la complessità è un elemento di bellezza, l’Italia è molto varia in ogni aspetto. Ma sul piano pratico, andare in posta o al comune può essere un’avventura. Da un lato è divertente, ma dall’altro affrontare tante quotidiane difficoltà alla fine stanca». L’Italia com’è messa economicamente in questo momento? «Con problemi grandissimi, dico solo questo. Abbiamo bisogno di ritrovare la fiducia». Torna spesso in Svizzera? «Ho bisogno di tornarci spesso, perché la amo molto. Partecipo ben volentieri alle feste e alle riunioni della mia grandissima famiglia nel Cantone San Gallo. Cerco anche di parlare un po’ di Schwytzerdüsch, ogni tanto. E poi vado sempre in vacanza nel Vallese, almeno un mese all’anno tra estate e inverno. Ne approfitto per fare la spesa e portarmi in Italia non solo la cioccolata ma anche tanti altri prodotti a cui sono legata. Per fare in modo di averne sempre qualcuno in casa, quando sono a Milano, qualche volta faccio una scappata nei negozi in Ticino...». [email protected] Pubbliredazionale 8 N. 10, ottobre 2011 Lo spettacolo “Volare” al Teatro Golden di Roma Circolo Svizzero di Roma: omaggio a Domenico Modugno Gennaro Cannavacciuolo, coniugato con una cittadina svizzera ed in procinto di richiedere questa nuova nazionalità, presenterà dal 6 al 9 ottobre 2011 al Teatro Golden di Roma lo spettacolo “Volare” – “Omaggio a Domenico Modugno”. Il recital eseguito con musiche dal vivo, suonate dal trio Bugatta (pianoforte, violoncello, sax/contralto) è definito dalla critica “un autentico gioiello” ed è tutto dedicato a Domenico Modugno: un tuffo emozionante nella storia della grande canzone italiana. Propone in una reinterpretazione personale le varie strade musicali percorse da Modugno. Nella prima parte, via con le canzoni dialettali e macchiettistiche, da “O ccafè” a “La donna riccia”, da “La cicoria” e “U pisci spada”, alla più famosa “Io mammeta e tu”; fino ai monologhi teatrali e al suggestivo dialogo tra Scuola Svizzera Roma Scuola materna – Scuola elementare Scuola media – Liceo madre e figlia tratto dalla commedia musicale “Tommaso D’Amalfi” di Eduardo de Filippo, eseguito con l’apporto della voce registrata di Pupella Maggio che volle dare il suo contributo proprio a questo spettacolo. Nella seconda parte da atmosfera brechtiana, largo alle canzoni d’amore più famose lanciate da Modugno come “Vecchio frac”, “Tu si na cosa grande”, “Resta cu mme” e così via sino all’ormai inno nazionale “Nel blu dipinto di blu”, cantato e danzato a mo di Tip Tap alla maniera di Fred Astaire. Uno spettacolo coinvolgente ed interattivo, applaudito dalla critica più esigente, che propone un alternarsi sottile di momenti comici e di alcuni più melanconici, di aspetti gioiosi e di suggestive evocazioni poetiche; uno spettacolo in cui Gennaro Cannavacciuolo miscela il pathos di Di Giacomo al realismo Mattinata di visita alla Scuola Svizzera di Roma Invitiamo cordialmente tutti i genitori che desiderano conoscere la nostra scuola per i loro figli mecoledì 25 ottobre 2011 alle ore 09.30 presso la Scuola Svizzera di Roma, Via M. Malpighi 14 – 00161 Roma Potete iscrivervi telefonicamente per la mattinata informativa (+39 06 440 21 09) oppure mandarci un Fax (+39 06 440 42 13) o una e-mail: ([email protected]). Vi preghiamo di annunciarvi entro venerdì 21 ottobre 2011. Schweizer Schule Rom Kindergarten – Primarschule Sekundarschule – Gymnasium Besuchsvormittag an der Schweizer Schule Rom für alle Eltern, die unsere Schule kennenlernen möchten Dienstag, 25. Oktober 2011 um 09.30 Uhr an der Schweizer Schule Rom, Via M. Malpighi 14 – 00161 Roma Gerne nehmen wir Ihre Anmeldung zum Informationsmorgen telefonisch (+39 06 440 21 09) entgegen. Sie können uns aber auch ein Fax (+39 06 440 42 13) oder ein e-mail: ([email protected]) senden. Bitte melden Sie sich bis spätestens Freitag, 21.10.11 an. triste-ironico di Eduardo, approdando con successo ad una comicità teatral-musicale dai mille volti. L’artista ha riservato agli aderenti al Circolo Svizzero di Roma condizioni particolari per assistere alle serate. Per informazioni [email protected]. Prossime proposte (per partecipare agli eventi è necessario essere Soci ed é gradito un cenno di prenotazione presso la Scuola Svizzera 06 440 21 09 oppure [email protected]): Domenica 9 ottobre 2011 ore 17.00 Daniela Lorenz – concerto d’Arpa Oratorio Arciconfraternita dei Bergamaschi in Roma - via di Pietra, 70. Mercoledì 19 ottobre 2011 ore 19.00 Assemblea Generale Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Mercoledì 16 novembre 2011 ore 18.00 Guetzli con spaghettata finale Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Prenotazione entro l’11 novembre 2011 Domenica 27 novembre 2011 dalle ore 10.00 alle ore 14.00 Kerzenziehen e mercatino dello “sci” Sabato 26 novembre 2011 raccolta indumenti sci. Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Domenica 4 dicembre 2011 ore 10.00 St. Nikolaus e mercatino di natale Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Prenotazione entro 1º dicembre 2011. Giovedì 15 dicembre 2011 ore 18.30 125° compleanno del Circolo e Buon natale Domenica 15 gennaio 2012 ore 17.00 cineforum: Mais im Bundeshuus Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Venerdì 27 gennaio 2012 ore 20.00 Raclette Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Venerdì 10 febbraio 2012 ore 20.00 Corso Racleur con degustazione Raclette Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. 9 N. 10, ottobre 2011 Domenica 4 marzo 2012 ore 17.00 Informazioni militari e servizio in Svizzera Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Domenica 11 marzo 2012 ore 17.00 cineforum: Cannabis Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Nella dimora offerta dal Console Onorario Adriano Aveta La ricorrenza del 1° agosto al Circolo Svizzero di Napoli Mercoledì 21 marzo 2012 ore 15.00 visita scavi di Santa Rosa, Città del Vaticano Domenica 1 aprile 2012 ore 15.00 pittura uova di pasqua Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Domenica 22 aprile 2012 dalle ore 16.00 alle ore 18.00 Brockenhaus und Fruelig zvieri Domenica 29 aprile 2012 Malborghetto, Arco di Costantino Venerdì 8 giugno 2012 cena fine corso “pratiche di idiomi svizzeri” Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Mercoledì 20 giugno 2012 ore 18.00 Schulschlussfest – Gartenfest Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14. Sabato 22 e domenica 23 settembre 2012 escursione Ventotene. Colonia Svizzera di Roma Le riunioni dell’Ouvroir per l’anno 2011-2012 Le Signore dell’OUVROIR si incontreranno nei locali della Scuola Svizzera di Roma, via Malpighi 14, dalle ore 16.30 alle ore 18.00 circa. Mercoledì 9 novembre 2011 Mercoledì 30 novembre 2011 Mercoledì 25 gennaio 2012 Mercoledì 29 febbraio 2012 Mercoledì 21 marzo 2012 Mercoledì 18 aprile 2012 Mercoledì 9 maggio 202 Mercoledì 5 giugno 2012 Un cordiale arrivederci! Vi aspettiamo! Eveline Degli Abbati Foto di gruppo in giardino e (sotto) la torta “svizzera”. In una atmosfera di grande cordialità, di sincera amicizia e di vera allegria il Circolo Svizzero di Napoli si è riunito a Candida nell’accogliente dimora della famiglia Del Giudice, messaci gentilmente a disposizione dal nostro Console onorario Avv. Adriano Aveta e dalla moglie signora Patrizia, per celebrare la Festa Nazionale Svizzera. Con il solito anticipo, il 2 luglio 2011 numerosissimi soci ed amici, allietati anche dai giochi e dalle risate dei tanti bambini intervenuti, hanno goduto del fresco del bel parco, del buon cibo preparato dalle signore, della ottima grigliata di “Bratwuerste” e “Cervelats”, delle squisite torte tra le quali spiccava quella che riproduceva la Svizzera con la sua croce bianca offerta dalla famiglia Aveta. Il Console di Svizzera a Roma, sig. Mauro Gobbo, ci ha fatto l’onore di intervenire, interessandoci con un discorso sui rapporti fra la Confederazione Elvetica e l’Italia, sulle attuali difficoltà economiche e congiunturali che hanno colpito in generale l’Europa e sui problemi degli Svizzeri all’estero, dicendosi anche compiaciuto del grande numero di Svizzeri partecipanti e della piacevole atmosfera riscontrata nelle nostra comunità. Il Console Aveta ha parlato con la sua innata simpatia e signorilità, lieto per l’attiva presenza di tanti soci ed amici. Avremmo voluto che il tempo non passasse mai, ma il pullman che doveva riportarci in città ci aspettava inesorabilmente. Ancora un grazie al Console Gobbo, alla famiglia AvetaDel Giudice e a tutti i partecipanti per averci permesso di festeggiare piacevolmente una ricorrenza così importante per tutti gli Svizzeri. Gabriella Moesch Lezza P.S.: Nell’articolo da me scritto nella Gazzetta Svizzera del mese di giugno 2011 sulla mostra del Palazzo Zevallos di Napoli, ho commesso un errore di copiatura attribuendo alla cerchia del dio Apollo e non a quella di Dioniso le figure delle Menadi riprodotte su alcuni vasi, ne chiedo scusa. 10 N. 10, ottobre 2011 Presente la console onoraria Sandra Brodbeck 1° agosto a Catania alle pendici dell’Etna La Comunità Elvetica di Catania e dintorni si è riunita Sabato 23 Luglio per festeggiare la Festa Nazionale del 1° Agosto. La serata, organizzata dal Presidente del Circolo Svizzero di Catania Signor Giuseppe Basile e dal Consigliere Signor Andrea Caflisch, si è svolta come l’anno scorso, nella splendida cornice del Palmento La Rosa, agriturismo sito nel comune di Pedara, alle pendici dell’Etna, e ottimamente gestito dai connazionali Zora e Franz Hochreutener. Nonostante il periodo estivo, un folto gruppo di persone si è dato appuntamento per passare una serata in buona compagnia e al fresco del meraviglioso giardino del palmento, dove è stata servita una cena tipicamente svizzera. Suggestivi quindi sia il luogo che l’atmosfera generale. Era presente anche il Console Onorario di Svizzera per la Sicilia Signora Sandra Brodbeck, la quale, dopo aver ascoltato le parole della Presidente della Confederazione Elvetica Signora Micheline Calmy-Rey rivolte agli Svizzeri all’Estero, ha tenuto anch’essa un breve discorso, concludendo con l’augurio che la splendida isola che ci ospita, la Sicilia, possa ben presto uscire dalla crisi economica nella quale versa. Al termine della serata ci si è dati appuntamento ad Ottobre, allorché il Circolo Svizzero di Catania riprenderà le sue attività mensili dopo la lunga pausa estiva. Loretta Brodbeck Benvenuti Welcome Bienvenue Willkommen Il VICTORIA albergo romano di PRIMISSIMA CLASSE • Costruito nel 1899 • Un angolo di quiete nel centro storico, affacciato sul Parco di Villa Borghese, a due passi da Via Veneto e dalle vie più famose per lo «shopping» • Con piacere Vi proponiamo l’atmosfera del nostro RISTORANTE BELISARIO la sua cucina classica italiana, le specialità romane • La CULTURA DEI VINI ITALIANI è espressa in una carta ben selezionata, composta soprattutto da «BEST BUYS» • Il VIC’S BAR , piacevole punto d’ incontro, il giardino pensile SOPRA I PINI, BAR E RISTORANTE, romantico ritrovo estivo, completano il vostro indimenticabile soggiorno a roma • R. H. Wirth H. Hunold (Gen. Mgr.) 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Al termine dell’aperitivo la presidente Ruth Von Gunten ha dato il benvenuto a tutti i presenti, ha ringraziato Ruth e Enzo per la loro ospitalità ed in particolar modo il Console per la sua presenza e la generosità del Consolato che ha sponsorizzato le bevande della serata. Inoltre ha dato risalto alla Pro Patria con la vendita dei distintivi del 1° agosto che sono andati a ruba! Il Console Mauro Gobbo ha sottolineato nel suo discorso che i servizi consolari sono sempre vicini a noi connazionali della quinta Svizzera e ha anche toccato il problema del rinnovo di passaporto e carta di identità. Di seguito abbiamo ascoltato l’allocuzione della presidente della Confederazione, Micheline Calmy-Rey per alzarsi poi tutti in piedi ad ascoltare e cantare l’inno nazionale – chi in tedesco, chi in francese o in italiano! Finita la parte ufficiale i due capi cuochi Enzo e Pippo hanno messo sulla griglia salsicce, alette di pollo ed altro. È stata imbandita una lunghissima tavola bianca (con tovagliolini rossi) sul prato e le socie hanno portato i vari contorni preparati in casa e portati per l’occasione. La presidente dà il saluto di benvenuto ai presenti. Questa copiosa grigliata, come anche il dessert con dolci di mandorle di Erice e buon gelato, ha soddisfatto tutti i palati. Al termine della cena è stato molto simpatico l’incontro personale del nostro Console Mauro Gobbo con tutti gli astanti che hanno avuto il piacere di potersi intrattenere con lui facendo elogi e critiche. Speriamo di poterlo incontrare di nuovo al più presto ad una manifestazione del nostro Circolo. A tarda sera, con gli auguri di una buona estate, ci siamo dati l’arrivederci ad una programmata gita di due giorni a Piazza Armerina e Morgantina. rvgg Omaggio al presidente René Ringger Il Circolo Svizzero Salentino non rinuncia alla tradizione Sono vietati i fuochi artificiali con questa siccità. Ma al cielo su Taurisano non gli importava poi più di tanto, poiché si era infuriato, in forma di una tempesta prepotente e violenta proprio su di noi, con lampi e tuoni un immenso mazzo di fuochi artificiali come per onorare la nostra festa Nazionale del 1º agosto. E se continua cosi anche stasera?… Pensavo… Ma San Pietro ha avuto comprensione, infatti, verso le ore 18.00 tornò il sereno, come se niente fosse, e la nostra festa era salva. Gradualmente sono arrivati anche i nostri partecipanti, e ognuno restava sbalordito, “temporale a Taurisano? Da noi? No, nessun temporale al contrario ha fatto vento e molto caldo” questi erano i commenti. Dopo il benvenuto e l’ascolto del discorso della nostra presidente del consiglio Nazionale Calmy Rey, non ha potuto mancare l’inno Nazionale. Nel frattempo il nostro oste del Ristorante Negro Amaro e i suoi aiutanti hanno preparato un delizioso Buffet con il motto “Mare e Terra” ovviamente tutti i partecipanti non si sono fatti pregare due volte per riempiere i piatti. Sazi e contenti abbiamo unito i nostri tavoli, per discutere di tutto e di più, per scherzare, rinnovare amicizie e sì, anche per fare nuove amicizie. Una bellissima festa di 1º agosto… durata sino al 2 agosto, certamente rimarrà nei nostri ricordi più belli. Grazie CIRCOLO SVIZZERO SALENTINO senza di te ci mancherebbe qualcosa; però… che cos’è un circolo senza anima? Per fortuna il nostro Circolo l’anima ce l’ha! René Ringger sei tu l’anima del Circolo Svizzero Salentino, credo di parlare a nome di tutti i soci, dicendo grazie per il tempo e l’amore che ci dedichi… Rina Schwarzenbach-del Vecchio 12 N. 10, ottobre 2011 Circolo Svizzero Pugliese Un’emozione chiamata 1º agosto in casa del Console Onorario Provate ad immaginare un’elegante location, un prato inglese immerso nella natura e nel silenzio, i riflessi di luce creati da una piscina e dopo il tramonto un dolce profumo di citronella che con l’ondeggiar delle fiammelle donavano un senso di accoglienza magica. Proprio in un tale contesto s’è svolto il tanto atteso 1º agosto 2011. Il gentil invito del Console Onorario Ugo Patroni Griffi, della sua Consorte Simonetta e dei piccoli Giovanni e Ariella, presso la loro villa in zona Parchitello, hanno reso tale evento (che con molta probabilità è la festa più sentita non solo per gli svizzeri in sede, ma soprattutto per coloro che per concause di vario genere si ritrovano lontano dalle proprie montagne elvetiche) ancor più gradito di quanto ci si aspettasse. Una mega bandiera rossa a croce bianca sovrastava in giardino, mentre all’unisono ci si apprestava ad ascoltar il messaggio registrato della presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey che con orgoglio e soddisfazione ci ricordava l’importanza del 1 agosto. Nel frattempo gli addetti del catering messo a disposizione dal Console s’impegnavano a farci salire Il taglio della torta a conclusione della bella festa. l’acquolina, e la soddisfazione fu grande quando ci si accorse che proprio lì si stavano arrostendo i tanto amati Kalbbratwürste! Chiacchiere bilingue incalzavano e la vivacità dei piccoli che scorrazzavano tra i tavoli hanno insaporito di gioia la già più che gradita situazione, che culminò in totale “sinfonia” nel momento del canto dell’inno nazionale svizzero. Non escludo che tra i coristi ci potessero esser dei tenori/soprani, ma l’“Emozione” e la notevole difficoltà delle note della melodia, avranno sicuramente giocato un ruolo non indifferente. Son certa che l’anno prossimo il mini-coretto potrà persino far invidia ai più esperti! Infine, una torta eccezionale dalla decorazione impeccabile ci ha nuovamente deliziato il palato sul calar della giornata…e come la tradizione ricorda la Svizzera con l’unione dei cantoni, anche noi questo 1°agosto l’abbiamo trascorso Uniti nel Cuore, gli uni con gli altri. Madia Petrosillo Circolo Svizzero di Firenze 1º agosto al Park Palace Chiusa la stagione 2010-2011 del Circolo Svizzero di Firenze con la cena di giugno, alcuni soci hanno partecipato la sera del primo agosto ai consueti festeggiamenti per la ricorrenza nazionale, origanizzati presso l’Hotel Park Palace del console di Svizzera a Firenze, Edgar Kraft. La manifestazione è iniziata alle ore 20, con l’ascolto del messaggio agli Svizzeri all’estero del Presidente della Confederazione: è seguito un buffet svizzero-toscano, concluso dai fuochi artificiali di rito, a cura dello stesso console Kraft. Nell’occasione è stata esposta una selezione di dipinti eseguiti dall’artista Walter Capineri, lasciati in donazione al Circolo Svizzero di Firenze dalla vedova, Ottilia Capineri, con l’autorizzazione di venderli al miglior offerente a beneficio delle attività statutarie del circolo. Durante la serata sono stati posti in vendita anche i distintivi della ricorrenza il cui ricavato è destinato al Fondo Pro Patria, a favore stavolta dell’evento culturale “Scambio di giovani – per conoscere meglio la Svizzera”. Con l’autunno, l’attività culturale del circolo riprenderà il normale ritmo e sono già allo studio iniziative per il periodo ottobre – novembre – dicembre. David Tarallo 13 N. 10, ottobre 2011 Circolo Svizzero della Riviera di Ponente Ai Giardini Botanici Hanbury a Mortola Domenica 29 maggio, con un sole splendido un bel gruppetto di soci del Circolo si sono trovati davanti al cancello dei Giardini Botanici Hanbury a Mortola. Ci aspettava il Signor Paolo, per guidarci nella visita del Parco Botanico più bello della Riviera di Ponente. Il “Giardino” nominato secondo il suo ideatore Thomas Hanbury, quest’ultimo, dopo aver realizzato immense fortune in Cina con il commercio di spezie, tè e seta, era venuto in Riviera per cura, si è innamorato del posto e acquistò il podere con l’antico Palazzo piuttosto malandato. Investimenti notevoli, passione e l’assunzione di Ludovico Winter, con un centinaia di lavoratori – con tutte le famiglie, per i bambini i padroni hanno aperto una scuola, hanno creato questo immenso parco – 18 ettari – che oggi ospita piante di tutto il mondo. Incontriamo Ficus Rubiginosa dall’Australia, Nolina longifolia e Oreopanax datylifolius del Messico, Tecoma capensis e Dovyalis caffra del Sudafrica. Ma anche piante mediterranee, taxus baccato, pinus canariensis, Aloè, Yucca, Agave e tante, tante altre. Certo in Liguria sulla costa godiamo di un clima meraviglioso. Ma i pendii sono ripidi, la terra arida e argillosa. Per far crescere e coltivare qualsiasi pianta, si deve terrazzare e lavorare continuamente il terreno. Abbandonato il maquis mediterraneo se la riprende in poco tempo. L’acqua non è abbondante. Ludovico Winter ha progettato fontane molto decorative, la più impressionante forse è la Fontana Nirvana. Dopo Thomas, dal 1925 al 1939, è stato la sua nuora, Dorothy Hanbury, a prendersi con Il gruppo all’entrata dei Giardini Botanici Thomas Hanbury. passione cura di questo paradiso terrestre, ha messo il suo tocco, un vero capolavoro. Purtroppo questa oasi ha subito gravi danni durante la guerra e nel 1960 lo Stato Italiano ha acquistato tutto il complesso, e dal 1987 è affidato all’Università degli Studi di Genova. Tra tutte queste piante esotiche venute da tanti paesi mediterranei, orientali, sudamericani, e pure dall’Australia, troviamo anche il bellissi- Circolo Svizzero Sondrio e Alto Lario mo mausoleo, dove sono tumulate le ceneri di Thomas Hanbury e di sua moglie Katherine Paese. Nella parte bassa troviamo anche piantagioni di agrumi, alberi da frutta portati da tutto il mondo, un bel uliveto con il suo frantoio. Dopo questa passeggiata interessantissima, il gruppo si è fermato alla caffetteria per un pranzo – una bella insalata con un panino. Incontro a Sorico e gita a Bellagio Con grande soddisfazione presentiamo il resoconto della serata del 2 luglio 2011: il cerchio si sta allargando, i soci e simpatizzanti del nostro Circolo si sono presentati ancor più numerosi e motivati. Delle numerose proposte per la gita annuale è stata scelta quale meta Bellagio. Nonostante il maltempo la gita si è rivelata un momento entusiasmante di incontro e conoscenza reciproca con la partecipazione straordinaria del Presidente della Gazzetta Svizzera e della moglie Ivèse. Per i prossimi appuntamenti troverete le informazioni sul prossimo numero della Gazzetta Svizzera. Per ulteriori informazioni rivolgersi a Margrit Birrer tel. 346 37 23 214 e-mail: [email protected] Le iscrizioni al Circolo sono sempre aperte. Un grazie di cuore a tutti. Il comitato Nella foto: Il gruppo in partenza per Bellagio. 14 N. 10, ottobre 2011 Circolo Svizzero della Riviera di Ponente Gita storico-gastronomica ad Asti e ad Alba nel Sudpiemonte Quest’anno un confortevole autobus della RT, alla guida il “nostro” autista Luciano ci ha portati nel Sudpiemonte. Ad Asti ci aspettava la guida per una passeggiata nel centro storico. E quanta storia! E quanti bei palazzi, costruzioni decorativi di una volta. Per più di due ore Valeria ci ha presentato la sua città. Alcuni di noi c’erano già stati, per altri era una novità – per tutti era molto interessante – camminare sulle strade del passato fa effetto, ed il passato di Asti è stato molto importante. Occhi e cuori pieni ci siamo spostati a Rodello d’Alba dove al FARO ci aspettava un ottimo pranzo tipico di quella regione con del buonissimo Dolcetto del posto. Marlene ed i coniugi Dubacher sono venuti a trovarci, peccato che quando si è in comitiva non si può curare adeguatamente i contatti personali, ed il tempo passa in fretta. La guida, offerta dal Ristorante, aspettava già per accompagnarci tra dolci colli- Foto di gruppo in allegria. ne e vigneti curati fino ad Alba. La giovanissima guida è riuscita a rendere anche questa visita molto interessante. Non solo Siena, anche Asti ha il suo Palio, e Alba – cosa curiosa – fa concorrenza, ma per dispetto verso Asti, con gli asini! Il torronificio – chiuso per ferie – ha aperto le porte per noi. È sempre istruttivo visitare fabbriche, guardare dietro le quinte e seguire la produzione di prodotti sopratutto quotidiani. Confesso però che abbiamo accelerato i passi, faceva troppo caldo. Ma prima di salire sull’ autobus abbiamo fatto un giro nel negozio, dove ci aspettavano assaggini, dolci seduttori. Veramente sedotti abbiamo fatto acquisti per amici e per noi stessi. Dopo questo “dessert” dovevamo visitare una distilleria. Ma considerato il caldo, la stanchezza, le tante impressioni da digerire, le lancette dell’ orologio che avanzavano senza pietà, abbiamo deciso di saltare questa visita e abbiamo dato a Luciano il via per la Riviera, felici e contenti di aver passato una bellissima giornata. Gertrud Fischer Vorsorgen in Schweizer Franken. Agentur Auslandschweizer Stefan Böni Dorfstrasse 140, 8706 Meilen +41 44 925 39 39, www.swisslife.ch/aso Inserat_Midi_Stefan Böni_90x64.5.indd 1 01.12.2010 14:26:28 VOGLIA DI RAGUSA? Per sapere come acquistare Ragusa vicino casa o come aprire un deposito Ragusa, basta un clic o una telefonata! Tel. 0041 32 945 12 00 o [email protected] 15 N. 10, ottobre 2011 Per festeggiare il 1º agosto di nuovo in trasferta Il Circolo di Torino nelle colline astigiane Festa Nazionale di nuovo in trasferta per il Circolo di Torino. Questa volta nelle colline astigiane, dove un nostro socio ha recentemente rilevato e ristrutturato una cascina a Costigliole d’Asti. Dopo la moderna impiantistica, che la rende autonoma sia energeticamente che per la completa riutilizzabilità delle acque reflue, ci è stata anche illustrata la cantina dove i frutti dei contigui vigneti – adeguatamente trattati – vengono trasformati in vini pregiati. Brillante quindi l’idea di raggiungere la meta, nascosta fra le colline del Basso Monferrato, rinunciando all’uso di autovetture utilizzando invece un mezzo collettivo di trasporto. Il che ha disinibito anche i più timorosi nei riguardi di un anomalo rialzo del tasso alcoolemico.... Anche quest’anno difficoltà logisitiche ed organizzative ci hanno privato dei tradizionali Bratwurst: interrompendo così una tradizione che si stava trasformando in monotona routine ma che ora, dopo la sofferta e for- Da sinistra in alto: La torta del 1º agosto, davanti alla cascina ristrutturata, lieti conversari anche senza Bratwurst. zata astinenza, a generale richiesta verrà è invece mancato il messaggio augurale della Presidente della Confederazione signora Calmy-Rey seguito dall’Inno Nazionale e – al termine – da una altrettanto tradizionale e squisita torta rossocrociata. Franco Schellenbaum 1° agosto del Gruppo Canton Piave Con una “raclette” all’aria aperta Quest’anno il Gruppo Canton Piave ha festeggiato la Festa Nazionale Svizzera il sabato 30 luglio con 2 giorni di anticipo. La giornata si è svolta sotto l’occhio vigile della nostra instancabile organizzatrice Erika che, sempre in movimento si accertava che non vi fossero dei rallentamenti nel servizio che dessero modo a qualche reclamo. Bisogna dire che quest’anno si trattava di una “Première” nel senso che mai prima d’ora si era, da noi, organizzata una raclette all’aria libera e su fuoco di legna. Cucinare 35 kg di eccellenti patate del Montello gentilmente offerte da Lina e Bruno Bolzonello di Santi Angeli e 15 kg di formaggio da raclette ordinati appositamente per quel giorno, tutto all’aperto, non è cosa da nulla. Comunque visti gli elogi fatti da tutta la compagnia sia all’organizzatrice che ai due “raschiatori” Pierino e Germano si può dire che il risultato è stato eccellente e che potrà essere ripetuto. Abbiamo beneficiato di una meteo clemente e, soprattutto di una partecipazione delle migliori, sia in qualità che in quantità, 47 persone, alle quali abbiamo augurato BUONE VACANZE ESTIVE e arrivederci per le feste natalizie. Germano De Marco Vivo successo di una “prima” con la raclette all’aria aperta.s 16 N. 10, ottobre 2011 Società Svizzera di Milano La tradizionale “Serata dei Fiori” sulla Terrazza di Via Palestro Lo scorso 23 giugno, inappuntabilmente organizzata dall’infaticabile Ing. Haechler, alla Società Svizzera di Milano e nella splendida cornice del Restaurant “La Terrazza di Via Palestro”, si è tenuta la nostra annuale “Serata dei Fiori”. Per l’occasione, i tavoli impreziositi con splendidi bouquets di gerbere multicolore, occupavano per intero la terrazza che, incorniciata da profumati e bianchissimi gelsomini in piena fioritura, si apre in veduta sui giardini di Via Palestro, mentre su un lato, facevano bella mostra gli invitanti e freschi aperitivi garbatamente serviti dal personale del Restaurant. Gli aperitivi*1 in perfetta armonia con la serata di inizio estate, erano stati preparati con sapori mediterranei di formaggio greco e profumi di menta; menta che costituiva poi il trait d’union fra questi ed il primo piatto della cena**2, terminata con un sorbetto all’arancia di squisita fattura ed artistica presentazione. Un bianco dai sentori fruttati ed un rosso con brillanti accenti di giovani uve, hanno reso ancor più gradevole e piacevole la cena ed unita la numerosa compagnia dei presenti. La serata che per una grigia velatura durante il pomeriggio, aveva fatto pensare al peggio, si è in realtà “déroulée” in un clima piacevolissimo sebbene all’orizzonte si palesassero, ancora a tratti, bagliori di lampi cui, per contrappunto, faceva sponda una temperatura gradevolissima alla quale, le numerose ed elegantissime signore, non hanno avuto necessità di opporre neppure le leggere ed immancabili stole. Ma il segno ed il senso della serata sono stati l’atmosfera di serena tranquillità che traspariva dai volti dei presenti ed il tono pacato, amicale e conviviale del conversare che si levava dai singoli tavoli. Da qualche tempo infatti è di tutta evidenza che alle riunioni conviviali della Società, complice il buon cibo e l’ottimo vino, si sia raggiunto un più stretto legame, un così reale e profondo senso di appartenenza e comunanza fra noi soci svizzeri e non, tanto da contagiare anche i nostri ospiti e gli altri presenti. Infatti, i presenti sono sempre più “gradevolmente forzati” alla partecipazione ed a sentirsi - anche loro - parte di un gruppo che - con noi Svizzeri - ha in comune il senso tutto elvetico della semplicità delle cose che è sinonimo di chiarezza, di libertà di pensiero e di espressione che è sinonimo di tolleranza fra chi, accettando e rispettando le regole, ha e può esprimere idee e pensieri diversi***3, come infatti si sentiva passeggiando fra i tavoli. Niente e nessuno infatti è più diverso da come lo sono fra loro gli Svizzeri e pur siamo e ci sentiamo tutti Svizzeri. Niente e più diverso da come sono fra loro i fiori e pur anche loro… son tutti fiori! E gli Svizzeri amano i fiori: alzate gli occhi verso le loro finestre e le loro terrazze a Ginevra come a Friburgo, a Coira come ad Altdorf, come a Zug, come in Ticino come in Uri e le numerose Feste dei fiori che ne punteggiano il territorio lo provano e ne sono certezza e conferma****4. E come i fiori e le erbe delle nostre valli e delle nostre montagne, così gli stemmi dei Cantoni. Fiori gialli, rossi, bianchi, azzurri e verdissime erbe, in felice rispondenza con gli stemmi dei nostri Cantoni tutti fra loro diversi, ma tutti colorati e ciascuno, a suo modo intenso e simbolico. Fiori e stemmi dai molti colori: tutti diversi, ma tutti fiori e tutti stemmi, ma prima di tutto… tutti Svizzeri. Avv. Niccolò G. Ciseri Note *1 Dal menu (gli aperitivi): – Pizzette doppia lievitazione – Focacce variegate – Insalata di feta greca alla mediterranea – Crostini vegetariani al profumo di menta **2 Dal menu (la cena): – Penne con pomodorini, menta e tonno fresco – Roast-beef tiepido con salsa primavera con patate fondenti – Cubo d’arancia con la sua granita ***3 Evelyne Beatrice Hall (1868-1939?) “sintetizzando” il pensiero di Voltaire (1694-1778): “Disapprovo ciò che dici, ma difenderò sino alla morte il tuo diritto di dirlo. “Gli amici di Voltaire” 1906 ****4 Sui fiori e le relative feste: www.locarno.ch …. (festival delle Camelie – Parco delle Camelie) www.ascona-locarno.com www.ronco-s-ascona.ch … (nella-regione) – www.stadt.zuerich.ch … (progetto GardenStadt) www.basel.ch www.geneve.ch www.swissworld.org www.ch.ch/private La fabbrica del “Ciuculatt” a Induno (VA) La Società Svizzera di Milano in visita alla Lindt & Sprüngli Già fare il cioccolato non è facile, ma farlo poi veramente splendido come quello della Lindt richiede delle procedure particolari molto complesse ed anche… piuttosto lunghe. Si narra in proposito che un pasticcere bernese di nome Sprüngli uso a fare cioccolato, un fine settimana avesse scordato di fermare la miscelatrice della pasta del cioccolato: il lunedì usò questa pasta molto preoccupato del risultato, ed invece scoprì che il cioccolato era molto migliore e che si scioglieva bene in bocca. Fu questo l’inizio del successo del cioccolato “fondente” ed è questo uno dei tanti segreti della Lindt & Sprüngli, che divenne nel tempo uno dei più importanti produttori del mondo di cioccolato di alta qualità. Il grande stabilimento italiano di Induno (Varese) è stato il tra- guardo di una gita che il superattivo nostro Comitato Manifestazioni aveva organizzato per i soci della Società Svizzera per il 21 Giugno. Siamo stati accolti nel salone dei ricevimenti da una gentile esperta che ci ha brevemente introdotti sia nella storia della Ditta sia nelle varie modalità di produzione che avremmo poi viste nel nostro giro. Ci ha poi invitati ad abbigliarci opportuna- 17 N. 10, ottobre 2011 Parte del gruppo dei Soci di Milano a Villa Panza di Biumo. mente per la visita. Fummo così pregati di indossare un camice bianco ed una cuffia, nonché un paio di scarpe antinfortunistiche che (miracoli dell’organizzazione!) trovammo in scatole già intestate ciascuna al nostro nome, La visita è stata estremamente interessante, in uno stabilimento organizzato “alla svizzera”. Tutta la lavorazione è quasi totalmente automatizzata. La produzione principale è quella delle famose e veramente squisite palline “Lindor”, di cui abbiamo potuto seguire tutto il ciclo produttivo, sovente e felicemente integrato da squisiti assaggi. L’accompagnatrice ha anche ampliato la nostra conoscenza dell’italiano parlando di “scioglievolezza” (termine discutibile, ma molto espressivo), di “concaggio” ovvero del lungo e lento movimento della pasta durante il lungo processo indispensabile per rendere possibile poi la rapida e totale liquefazione del cioccolato, di “temperaggio” ossia delle precisissime variazioni di temperatura per ottenere fra l’altro la lucentezza delle tavolette, di “fusibilità” completa del cioccolato nella nostra bocca alla temperatura di 35° C. Oltre al gradito omaggio della Lindt, ci siamo poi ampiamente forniti di ogni tipo di dolcezze nel grande shop annesso allo stabilimento (visita caldamente consigliabile dato il vasto assortimento e le ottime quotazioni). Il gruppo si è poi spostato verso Biumo alla periferia di Varese raggiungendo il ristorante della nota Villa Panza, dove sotto un idilliaco pergolato abbiamo completato il rifornimento gastronomico (già iniziato in effetti durante la visita alla Lindt). Al termine della ristorazione alcuni coraggiosi del gruppo sono entrati in Villa per visitare la raccolta di dipinti ed antichità, ma la maggior parte si è dispersa passeggiando lungamente nel grandissimo e splendido parco, con graditi relax e sonnolenze sulle panchine. Raccolto infine (con qualche fatica) il gruppo, i partecipanti sono risaliti sull’autobus per il ritorno, come al solito “felici e contenti della bella giornata trascorsa”. Enrico Hachen Alla Società Svizzera di Milano La Festa Nazionale per ricordare il patto del 1291 sul Grütli “In nomine Domini, amen… noverint igitur universi, quod homines… maliciam temporis attendentes, ut se et sua magis defendere valeant et in statu debito melius conservare, fide bona promiserunt invicem sibi assistere auxilio, consilio quolibet ad favore, personis et rebus, infra valles et extra…”1 (dal “Patto del Rütli” del 1° agosto 1291) Mito o storia il Rütli2 è parte di noi. Quel favoloso o reale 1° agosto ancora ci unisce ed ancora ci accomuna: a Brunnen come a Génève, a Locarno come a Chur, a Melbourn come a Milano. Siamo Svizzeri e ne siamo fieri! Siamo Svizzeri e siamo liberi! Liberi come vollero essere i nostri avi quel giorno fra il verde del prato, l’azzurro del lago e gli splendidi colori dei loro stendardi3. Ogni anno, ieri come allora (sebbene con qualche giorno di anticipo) anche alla Società Svizzera di Milano si è festeggiato quel giorno. Infatti, lo scorso 21 luglio, sulla terrazza del Centro Svizzero si è celebrata la nostra Festa Nazionale fra connazionali, amici e simpatizzanti. Sotto l’alta regia dell’incomparabile Ing. Arnaldo Haechler, con la delicata, ma incisiva atti- vità dell’infaticabile Sig.na Sara, con l’allegra musica della bandella di Arogno, alla presenza di Autorità Federali4, Cantonali5 e Sociali6, la serata ha avuto momenti di vera corale partecipazione. Un semplice ma gustoso menù, accompagnato da un’ottima scelta di vini Ticinesi7, ha creato la giusta atmosfera che l’ufficialità dei discorsi e la lettura del messaggio della Presidente Confederale ha elevato per tono e contenuti, dando ancor maggior risalto alla solennità della ricorrenza ed al ricordo di quell’eterno patto. “Sono tempi difficili, ma le sfide non ci spaventano” hanno ricordato - ciascuno con sfumature diverse - gli oratori intervenuti (il Console Generale, Presidente del Gran Consiglio del Ticino, il Presidente della Società Svizzera). Sono tempi difficili come (sicuramente) lo era- no in quel lontano 1291 e come (forse) lo saranno anche in un prossimo futuro. Ma la nostra forza - hanno poi proseguito - si manifesta proprio nelle difficoltà! È nei momenti difficili che troviamo le energie, la volontà e la forza per superare, come appunto recita l’eterno patto del Rütli, la “malizia dei tempi”. Ed oggi come allora, l’unico modo per superare la “malizia dei tempi” è appunto la coesione, la comunanza degli intenti e la forza che deriva dalla capacità della nostra solidarietà prima interna e poi esterna. Come ha ricordato la Presidente Confederale nel suo messaggio agli Svizzeri all’estero. Così da quel prato, da quel 1°agosto noi traiamo energia ed ispirazione anche oggi, rievocandolo lo rinnoviamo per noi stessi e per le future generazioni. E ciò ovunque e fino a quando vi sarà, su questo pianeta, uno Svizzero! Nel darci appuntamento anche per il prossimo anno, Cari amici, compatrioti e simpatizzanti, continua a pagina 18 18 N. 10, ottobre 2011 continua da pagina 17 promettiamoci tutti di ripassare bene a memoria l’inno8 che se nel testo italiano risente un po’ di un ottocentesco stucchevole linguaggio, nel testo tedesco rende omaggio alla nostra libera Svizzera ed in quello francese, con quel “metti, sull’altare della patria, i tuoi beni, il tuo cuore, la tua vita”9, ci obbliga tutti ad più forte e profondo impegno personale e nazionale. Avv. Niccolò G. Ciseri Note 1 Dal Patto eterno del Rütli (de.) o Grütli (it./fr.) : “Nel nome del Signore, amen… sia noto dunque a tutti, che gli uomini …. (di Uri, Svitto e Unterwalden)… considerando la malizia dei tempi ed allo scopo di meglio difendere e integralmente conservare sé ed i loro beni, hanno fatto leale promessa di prestarsi reciproco aiuto, consiglio e appoggio, a salvaguardia così delle persone come delle cose, dentro le loro valli e fuori….” (righe 1-7) 2 Patto eterno del Rütli : Rinnovato nelle debite forme il 1° agosto 1291 fra i rappresentanti del Canton Uri, Svitto ed Unterwalden sul “praticello” (secondo l’espressione ticinese) che domina il Lago dei Quattro Cantoni, il Patto sancisce l’obbligo di reciproco aiuto fra i primi tre Cantoni e la tradizione vuole che segni l’atto di nascita della Svizzera. La pergamena originale è conservato nel museo di Svitto ed il testo, con la relativa traduzione, può essere letto in www.lexilogos.com/ declaration/suisse_pacte_index, www.wiki/ patto_eterno_confederale. 3 Gli stendardi: Uri: di giallo con testa centrata nera di uro anellato di rosso; Svitto: di rosso vivo con croce bianca nel quarto alto di destra; Unterwalden: di rosso al mezzo superiore e bianco al mezzo inferiore con chiave a doppia mappa per l’intero centrata. Oggi il Cantone di Unterwalden si compone di due sottocantoni Nitwald e Obwald. 4 Il Console Generale di Svizzera a Milano: Dott. Oec. Massimo Baggi. 5 Il Presidente del Gran Consiglio Ticinese: Signor Gianni Guidicelli. 6 Il Presidente della Società Svizzera: Signor Jean Pierre Hardegger. 7 Aperitivo di benvenuto con pizzette, focacce, crostini e prosecco; cena con carne secca, pane di segale e burro di malga, spätzli con ragout di cervo, carrè di maiale alla birra e mousse alle fragole e pesche. Vino Merlot Ismaro del Ticino 8 L’inno svizzero: il “Salmo svizzero-Schweizerpsalm-Cantique suisse”, composto dal monaco cistercense Alberik Zwyssing (18081854), con testo originale tedesco di Leonhard Widmer (1809-1867) e tradotto in italiano da Camillo Valsangiacomo (1898-1978), è stato ed è anche oggi oggetto di tante polemiche, ma dal 1981 è l’inno ufficiale svizzero. Può essere trovato, letto ed ascoltato su www.wiki/salmo_svizzero 9 Salmo Svizzero: 4ª strofa, verso 4 e 5. confŒderatio helvetica Molto svizzero, molto personalizzato. L’orologio d’annata al prezzo di CHF 198.–/ EUR 172.– è un prodotto prezioso e unico, prodotto secondo le vostre esigenze personali. Dotato di un vero franco svizzero con l’annata* scelta da voi questo orologio è inoltre numerato e ha l’incisione di nome/cognome e data di nascita (o simile) da voi desiderata. 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Maria Proja de Santis – che nella piccola Svizzera di via Palestro si sente di casa – ha brillantemente compiuto un’operazione ardua, una di quelle che riescono solo a chi abbia bene a fuoco l’argomento che tratta. È riuscita, infatti, a combinare con tutta naturalezza la marca effimera di quell’epoca con la sua capacità di durare non solo per lunghi decenni, ma di superare i limiti che la storia si compiacque di assegnarle. È un fatto che nessuno si sente smarrito di fronte all’espressione “Belle Epoque”, la quale ha una forza evocativa e suggestiva come poche altre. Ciascuno la fa rivivere da suoi frammenti di conoscenze letterarie, pittoriche, musicali, di costume, spesso indotte da reminiscenze cinematografiche. Ma unificare, con mano sicura, le episodiche suggestioni che stanno in ognuno di noi, ricondurle a un quadro complessivo e in movimento, e insieme tenere fermo e visibile, dietro questo quadro, lo sfondo storico e culturale di un Occidente compiaciuto di sé, dei propri primati tecnologici, economici e politici, e nello stesso tempo tormentato dalle sue interne inquietudini e contraddizioni, non è cosa che riesca a tutti, specialmente quando si scelga una comunicazione conversevole e non la gravità di una trattazione accademica. Premesse della conferenza sono stati due eventi comaschi: la bella e apprezzatissima mostra, organizzata dall’Assessore alla Cultura dott. Sergio Gaddi, del pittore-simbolo della Belle Epoque, il ferrarese/parigino Giovanni Boldini, che ha tenuto il campo a Villa Olmo tra marzo e luglio, e uno degli spettacoli collegati a quella mostra che, ideato e diretto dalla stessa prof. Proja de Santis, ha legato immagini, testi, suoni e luci come fossero fogli d’album rievocativi di quel seducente periodo. E «Fogli d’album fin de siècle- primo Novecento» era il titolo, appunto, dello spettacolo. Naturalmente, nello spettacolo, la coerenza interna era implicita e affidata alla stessa eloquenza di ciò che vi si vedeva e si ascoltava: nella conferenza di via Palestro essa, invece, è stata fatta esplicitamente emergere, ovvero, per usare la felice citazione da Schopenhauer della prof. de Santis, se ne è potuta scorgere la trama visibile nel “rovescio della stoffa”. Toccando vari punti – la moda, i personag- La professoressa Maria Proja de Santis nella Stube della Società Svizzera. gi femminili e maschili, le sensibilità, Maria Proja de Santis ha rievocato anche i luoghi deputati del “grande circo” della Belle Epoque: i caffé, i grandi alberghi, i teatri, le fastose dimore private con lo sfondo di Parigi, di Trouville, della Costa Azzurra, o di Venezia, come era d’obbligo. Ma non ha esitato a aggiungere, a questi luoghi, lo stesso atelier di Boldini, che fu un crocevia, quasi, di tutto ciò che di effimero e di eterno quell’epoca e quell’ambiente ci hanno consegnato. E infatti quel frammento di società che animava la faccia illuminata della luna (Emile Zola indagò “scientificamente” anche quella oscura) elesse lo studio del pittore come luogo obbligato, nel quale era sconveniente non potere metter piede. Per questo le grandi e fatali dame, che sopravvivono nei suoi ritratti, e i dandy estetizzanti intenti a fare della propria vita, se non sempre un’opera d’arte, certo qualcosa di “inimitabile”, incrociavano anche lì personalità che è impossibile tentare di espungere, né allora né mai, dalla storia universale delle arti e della cultura. Nella conferenza, nomi allora altisonanti di signore e di signori, come la marchesa Casati o il conte de Montesquiou, oggi familiari solo agli specialisti, si sono infatti intrecciati con quelli di Proust, di Diaghilev, di Ravel, di Degas, di D’Annunzio e di Debussy: non tutti necessariamente frequentatori dello studio boldiniano, ma certo capaci tutti di ammonire chi, in quell’epoca, veda solamente un turbinio di lustrini, penne di pavone e scoppi di fuochi artificiali in attesa di quelli degli shrapnel, che quel clima e quell’ambiente non produssero unicamente vite bensì inimitabili, ma non più durevoli di una vita, ma soprattutto un complesso monumentum aere perennius di capolavori letterari, pittorici e musicali. Quella, infatti, fu un’epoca nella quale ogni forma espressiva trovò una libera attitudine a rinnovarsi, aprendo le grandi rivoluzioni dei linguaggi artistici del Novecento e ponendo le premesse di un vivere più libero e sciolto nella società tutta, compreso il mondo femminile. Quello tra effimero e durevole ci apparirà non un semplice accostamento, ma una vera e propria commistione e un’intrinseca comunione se, lasciandoci guidare dalla prof. Proja de Santis, andiamo a scoprire come gli stessi personaggi maschili e femminili dello scintillante e apparentemente vacuo e spesso cinico demi-monde parigino (ma non solo parigino) sono, con il proprio o con altro nome, gli stessi che popolano romanzi, spettacoli e quadri che ancor oggi abbiamo bisogno di leggere e di ammirare. E, se al cronista fosse concessa una personale osservazione, allora aggiungerebbe che quello sguardo talora arcigno con cui a tratti guarda al “rovescio della stoffa” di quell’epoca, e a quell’ “obbligo di felicità” dissimulante, dietro le quinte dei suoi miti di progresso e di civilizzazione, le minacciose crepe di sofferenza e di esclusione che minavano l’edificio, quello stesso sguardo dovrebbe riservare anche ad altre epoche, come il Rinascimento o il Neoclassicismo, che ricercarono forme ideali di vita e di espressione – perpetuamente riutilizzabili – al di sopra dei drammi sottostanti e delle fosche premonizioni del futuro. E che una premonizione di caducità venisse diffusamente avvertita anche nel pieno della Belle Epoque, ce lo ha bene ricordato la prof. Proja de Santis, accennando a quella “nostalgia del presente” che spesso pervase la rappresentazione che della loro epoca fecero gli artisti. Epoca bella e destinata ad arrendersi all’apparir del vero: ma con l’onore, almeno, di aver saputo mostrare alle future élites del comando e del denaro le vie di un buon vivere nel buon gusto e nell’eleganza. Peccato che quelle che vennero di poi non seppero – e non sanno – raccogliere il buon lascito. Gian Piero Testa 20 N. 10, ottobre 2011 Il Baby Caritas Hospital di Betlemme Dall’idea di uno svizzero un’eccellenza ospedaliera e di speranza Una delegazione di Consiglieri regionali della Lombardia ha visitato a Betlemme (Palestina) il Caritas Baby Hospital di Betlemme: sono stati molto colpiti da questa struttura – modello gestita da un’associazione svizzera-tedesca, la Kinderhilfe, con sede a Lucerna. E’ un ospedale pediatrico che gestisce 82 posti letto ed è articolata in due reparti di medicina pediatrica e uno di neonatologia. Tra ricoveri (4 mila l’anno) e prestazioni ambulatoriali (circa 40 mila) la struttura sanitaria cura ormai molte migliaia di bimbi, ma non si limita a questo. Insegna anche alle madri come assistere i loro bimbi e gestisce una scuola di formazione per infermieri. Oggi è il secondo datore di lavoro nella città di Betlemme, dopo l’Università cattolica dei Fratelli delle scuole cristiane. Conta 200 dipendenti, tra cui 80 infermieri (metà cristiani e metà musulmani) e 15 medici tutti locali (due terzi cristiani, un terzo musulmano). Sono circa 160.000 gli esami specialistici annuali. Fondato nel 1952 dal sacerdote svizzero Ernst Schnydrig, all’origine era semplicemente una struttura di due stanze con 14 culle affidata a un medico e ad alcune giovani del posto. Schnydrig, della congregazione della Salette, originario del Vallese (Svizzera francese), si recava per conto della Caritas svizzera a visitare i campi profughi palestinesi. Nel corso di un sopralluogo, proprio la vigilia di Natale, mentre squillavano le campane di Betlemme, in un campo profughi dei dintorni della città vide un papà che seppelliva il proprio bambino, morto di fame e di freddo. Turbato da quella scena, prima di rientrare in Svizzera prese in affitto una casetta e diede avvio alla struttura, per sostenere la quale diede vita a un comitato elvetico-tedesco denominato Kinderhilfe Bethlehem, con sede a Lucerna. Negli anni Sessanta la struttura è diventata un piccolo ospedale con 50 posti letto. L’attuale nosocomio rappresenta una delle strutture di punta della malridotta sanità palestinese ed è stato inaugurato nell’aprile 1978. Padre Ernst era morto d’infarto la settimana prima dell’inaugurazione. Al finanziamento del Baby Caritas concorrono organismi che fanno capo alle conferenze episcopali svizzera, tedesca, austriaca e italiana, ma anche Comuni e numerosi gruppi che dopo aver visitato l’ospedale hanno deciso di non rescindere più il legame nato con quel primo incontro. Esemplare l’impegno di un vivace gruppo di lecchesi che da dieci anni inviano al Caritas Baby Hospital fondi ricavati con la raccolta e il riciclaggio di materiali. E’ sostenuto inoltre, tra le altre istituzioni svizzere e tedesche, da alcune Diocesi svizzere: La delegazioe dei consiglieri regionali della Lombardia a Betlemme. Diocesi di Basilea, Diocesi di Coira, Diocesi di San Gallo, Diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo, Diocesi di Lugano, Diocesi di Sion, Abbazia territoriale di Saint Maurice. Il fondatore, padre Schnydrig, non volle mai interferenze politiche da parte israeliana prima o palestinese poi, per garantire alla sua opera la libertà assoluta di offrire i suoi servizi ai più poveri. Nella sua visione l’ospedale doveva essere anche un ponte di pace e di riconciliazione. Le francescane elisabettine, fondate nel 1828, operano al Baby Hospital di Betlemme dal 1975, anno in cui arrivarono le prime tre suore. La congregazione generalmente si occupa di ospedali e scuole, ma lavora anche nella pastorale in parrocchia e nelle missioni, con comunità presenti in Egitto, Kenya, Argentina Ecuador e, appunto, Palestina. In tutto il mondo le francescane elisabettine sono oggi circa 900. Nel maggio del 2009 vi fece visita il Papa Benedetto XVI, inserendolo quale prezioso luogo del suo viaggio in Terrasanta: è stato un gesto di grande apprezzamento nei confronti di questa nostra istituzione. Con la sua visita, il Papa ha attirato l’attenzione del mondo sui bambini di Betlemme e le loro famiglie. L’accoglienza del gruppo di Consiglieri è stata fatta da suor Donatella Lessio dello staff dell’ospedale, religiosa delle Suore Elisabettine di Padova. “La necessità di cui abbiamo bisogno è proprio quella di essere conosciuti”, conferma suor Donatella. “Viviamo di provvidenza e abbiamo bisogno di supporto per continuare nel nostro servizio. Per tutte le famiglie dei bambini ricoverati, l’ospedale è un segnale di speranza: nonostante la struttura richieda una piccola retta, chi non può versarla è comunque accolto e curato. Il 90 per cento dei pazienti è di religione musulmana e per questo stesso fatto l’ospedale diventa, inoltre, un segno di dialogo e di pace. L’ospedale cura anche, ed è una cosa molto rara in questo contesto, l’accompagnamento alla morte. Qui accade che alcune famiglie abbandonino i bambini portatori di handicap: li lasciano a noi e noi ne abbiamo cura fino alla fine dei loro giorni”. In merito alle situazioni di gravi emergenze, per cui un bambino debba essere trasportato in ospedali israeliani più attrezzati, “l’ottenere i permessi di trasferimento è un problema. Infatti nessuna autovettura palestinese, neppure l’ambulanza, può attraversare il check point che è a 150 metri dal nostro ospedale. Così capita che un bambino, magari intubato, viene portato a braccia dall’altra parte del check point e caricato sull’ambulanza israeliana, sempre che il mezzo arrivi puntuale!”. Questo ospedale garantisce l’assistenza sanitaria a circa 300.000 bambini degli immediati dintorni. Inoltre, i collaboratori dell’ospedale si considerano una parte della società e contribuiscono a fare in modo che la Palestina possa, un giorno, offrire con le proprie forze ai propri bambini una valida assistenza sanitaria. Grazie ai miglioramenti apportati all’ospedale, come ad esempio il nuovo ambulatorio, è stato possibile gettare una testa di ponte decisiva per il futuro: il Caritas Baby Hospital ha tutto il potenziale necessario per giocare un ruolo importante del sistema sanitario palestinese. Mi è sembrato una bella storia di solidarietà svizzera da poter condividere con i miei connazionali in Italia: lo sguardo luminoso di tanti piccoli che ho incontrato durante la visita delle varie aree della struttura e lo sguardo di fiducia e riconoscenza delle loro madri, sta a indicare a noi tutti, che insieme stiamo andando verso un nuovo e migliore futuro! Alberto Fossati Presidente Società Svizzera di Beneficenza di Milano 21 N. 10, ottobre 2011 Un’occasione di cultura e di arricchimento personale In India con AFS Intercultural Programs nel racconto di un giovane svizzero d’Italia Arrivo Era inizio luglio 2010 quando, dopo averlo desiderato a lungo, arrivai in India, pronto ad intraprendere questa avventura, un anno di vita e di studio all›estero, ospite in una famiglia indiana di Pune, poco distante dalla più famosa Bombay. L›organizzazione con cui sono partito, AFS Intercultural Programs, permette a ragazzi dai 15 ai 17 anni di trascorrere l›anno scolastico in un paese estero. Io, che volevo confrontarmi con una cultura totalmente diversa da quella occidentale, scelsi l›India come mia destinazione. Volevo vivere un anno in un altro mondo ed effettivamente, una volta arrivato, ciò che vidi fu proprio quello. La prima impressione La prima cosa che mi ha colpito dell’India è il caos più totale che si vede per le strade, un caos che però ha del fascino. Colori, suoni, odori, tanta povertà e gente di tutti i tipi affollano l’ambiente indiano. Le strade sono popolate da auto-rickshaw (delle specie di Apecar che funzionano da taxi), motociclette e macchine che non seguono nessuna regola stradale (in India non si guida a sinistra, come molti credono, bensì al centro). Gli stereotipi sull’India che noi occidentali abbiamo, sono molti, e nonostante tanti siano falsi, quello delle mucche per strada non lo è affatto. Vedere una mandria di mucche per la strada è una cosa all’ordine del giorno e gli indiani non ci fanno affatto caso. La cosa fantastica dell’India è proprio il fatto che riesca a stupirti con qualcosa di nuovo e straordinario ogni giorno che passa. Dove vivevo Pune, città con più di 7 milioni di abitanti e dove si parla il marathi, è famosa in tutto il mondo per il centro di meditazione di Osho e il centro yoga di Iyengar, due delle personalità più importanti di sempre nel campo dello yoga e meditazione. La famiglia con cui ho vissuto durante il mio anno in India è di religione jainista, una religione che rappresenta solo l’1% della popolazione e simile a quella induista. Il credo fondamentale dei jainisti è la più assoluta non violenza. La mia famiglia indiana seguiva uno stile di vita molto sano e riteneva la pratica dello yoga di importanza vitale. il mio padre ospitante era non solo un profondo conoscitore dello yoga ma anche dell’ayurveda, la medicina indiana. Da lui ho acquisito molte conoscenze sui benefici che queste due scienze possono dare. In questo senso lo yoga non mi è stato insegnato come una disciplina da seguire durante una lezione, bensì come uno stile di vita, un modo in cui Carlos con la famiglia indiana durante il Diwali festival. Per induisti e jainisti, Diwali è una festa in celebrazione della vita e l’occasione per rinsaldare i legami con famigliari e amici. Per i jainisti è inoltre una festa importante che rappresenta l’inizio dell’anno. trattare il corpo e la mente. La mia famiglia era puramente vegetariana, non mangiava neanche le uova e non mangiava in ristoranti dove si cucinasse anche della carne o del pesce. Quando mangiavamo ci sedevamo per terra in salone a gambe incrociate e condividevamo il cibo, con le mani, da un unico piatto, posto direttamente sul pavimento. Questo, infatti, è il metodo tradizionale indiano per mangiare, che la mia famiglia ospitante, tenendo alle tradizioni, osservava nonostante in casa ci fosse un tavolo normale. Al tramonto tutti i giorni c’era poi la preghiera, dove tutta la famiglia (compreso io) sedeva per terra attorno ad una ciotola di rame, in cui veniva bruciato del letame di mucca ed altre sostanze. Il fumo di tutto ciò veniva ritenuto sacro e si recitava un mantra per 7-8 minuti. Dopo il mantra veniva fatta la puja, un tipo di preghiera dove si fa ruotare un bastoncino d’incenso ed una candela di fronte ad alcune statuette degli dei (a casa mia c’erano Ganesha, Krishna e Mahavir). flessibilità. Fare yoga mi ha reso elastico e fatto sentire in armonia con il mio corpo (lo yoga mi appassiona così tanto che lo pratico tuttora e lo sto insegnando a gruppi di ragazzi del territorio veronese). Alle 9 del mattino iniziava la lezione di hindi, la lingua nazionale dell’India, che era fondamentale per integrarsi nella vita sociale del paese. A mezzogiorno cominciavo la scuola, un college ad indirizzo economico e, come tutte le scuole in India, le lezioni erano in inglese, che insieme all’hindi è una delle due lingue ufficiali del paese. Il fatto che l’inglese venisse molto usato mi ha dato l’opportunità di perfezionarlo e di portarlo ad un livello molto alto. Dopo la scuola andavo in palestra o a correre. La sera studiavo e spesso guardavo la mia mamma ospitante cucinare (la sua cultura culinaria era incredibile). Dopo la cena si guardava un po’ di televisione tutti insieme, i film erano sempre indiani e in hindi. Il cinema indiano infatti, il cosiddetto Bollywood, è famoso in tutto il mondo e produce più film che Hollywood! La mia giornata tipo Da lunedì al sabato, la mia giornata tipo iniziava alle 6 del mattino, ora in cui mi recavo dalla mia insegnante di yoga per la mia lezione, della durata di un’ora e mezza. Lo yoga è un’antica disciplina nata in India che fa lavorare sia il fisico che la mente, richiede molta Scuola La frequentazione di una scuola locale è stato un’altro aspetto importante di questa esperienza interculturale. Ero iscritto al Symbiosis College of Commerce di Pune. All’inizio capire la matematica e le altre materie di indirizzo economico, ma soprattutto passare gli esa- 22 N. 10, ottobre 2011 mi, in una lingua straniera è stata un po’ una sfida ma è mi è bastato poco per mettermi al passo con gli altri. Vita sociale L’obiettivo della mia esperienza era quello di conoscere e imparare una cultura e modi di vivere nuovi, per questo partecipavo a molti eventi di tipo religioso e culturale come festival, cerimonie e matrimoni. In questa maniera mi sono vestito in abiti tradizionali, fatto la puja a Diwali, lanciato colori ad Holi, urlato Ganapati Bapa nella folla durante il Ganapati festival e mangiato cibi di tutti i tipi. Il cibo è qualcosa che mi è piaciuto fin dall’inizio, anche se sempre molto piccante, è molto variato e speziato. Certo che se qualcuno non può fare a meno della carne di manzo, l’India non è il paese adatto a lui... Aprirei un capitolo solo sui matrimoni, qualcosa di speciale ed impressionante. Durante la mia esperienza sono stato a sette matrimoni, in uno c’erano addirittura diecimila persone e metal detector all’entrata, ma anche gli altri superavano quasi sempre il migliaio di invitati La durata varia dai tre giorni alla settimana, ed è un susseguirsi di cerimonie, danze, pranzi e cene. Il matrimonio (quasi sempre combinato dai genitori degli sposi) viene concepito come un’occasione importante non solo per gli sposi, ma anche per le loro famiglie, le quali coprono le spese e vedono in esso un modo per mostrare il potere sociale della famiglia. Religione Il paese è famoso per la forte religiosità e spiritualità e ciò è effettivamente vero, io l’ho potuto sperimentare. La mia famiglia ospitante mi portava spesso a vedere tempi ed Carlos ad una puja (preghiera) jainista per l’inaugurazione di un negozio. assistere a funzioni religiose, in cui ho potuto conoscere monaci e monache di ogni sorta. Dato che in India sono presenti quasi tutte le religioni del mondo (i musulmani sono addirittura il 30%), ho avuto l’opportunità di entrare in tempi induisti, jainisti, buddhisti, sikh, moschee musulmane e chiese cattoliche. L’anno in India mi ha insegnato tanto e fatto crescere molto personalmente. Ho acquisito tantissime conoscenze, creato nuove amicizie e con la mia famiglia ospitante mantengo un ottimo rapporto. Sento di avere instaurato un forte legame con questo paese ed avrà un’importanza fondamentale per tutta la mia vita. L’India rimarrà sempre un paese speciale per me. Carlos Marchesini Verona, luglio 2011 L’elenco dei sostenitori 1° semestre 2011 Grazie. Un Grazie di Cuore! Come di consueto possiamo in questo numero della Gazzetta Svizzera pubblicare l’elenco dei nostri sostenitori, che hanno versato un contributo uguale o maggiore di € 50. Purtroppo questo elenco non è completo! Non abbiamo ricevuto tutti i bollettini dalla posta, cosi pensiamo che qualche altro sostenitore non sia presente nel nostro elenco. Chiedo scusa e prometto di compilare l’elen- co del prossimo Aprile in modo adeguato. Un grazie sincero a tutti coloro che con la loro generosità ci aiutano a pubblicare la Gazzetta Svizzera! Il team della Gazzetta trova nuova motivazione per continuare, ognuno con il suo compito, il lavoro per la nostra Gazzetta. Arwed G. Buechi Presidente JOOS ANNA CRISTINA CURSOLO ORASSO HÜRZELER W./MANCINI N. HÜRZELER MONICA RICCI ELSA CESENA SCHNEIDER NADINE ROMA FELDER HANS MANSUE LEGLER CARLO BREMBATE DI SOPRA SCHERRER FRANCO SESTO SAN GIOVANNI BOLLI ELISABETH MANCINI GERTRUD Bertotto Huber Lucia DEFINTI GIANNI GUIDA CON MARIA VITTORIA PADOVA NOCENTINI URSULA FIRENZE STEINHAUSLIN JEAN LEON FIRENZE VON ARX WALTER KNECHTLE BERNHARD PALAIA KUNZ REINHARD PORLEZZA 524 500 300 248 224 200 200 200 169 169 150 150 150 150 150 150 130 124 MARTIN KARL VARESE OECHSLIN KARL LEUENBERGER A. FRANCHINI FABIO MILANO HABERLI ALBERTA FIRENZE BRYNER DANIEL MILANO BULLONI SERRA CARLO PARMA CASANOVA ZAGHI ELVIRA CASSINA RIZZARDI CISERI NICCOLO’ MILANO DE BELLIS THERESE MIRANO DECIO JACQUELINE BERGAMO DOUSSE PAOLA LADISPOLI FACCARO ANDREA COMO FORMICONI ANDREAS ROBERT ROMA GIANNELLI GIUSEPPE GRISOSTOMI EMIDIO FERMO HONEGGER VITTORIO JAVET CHRISTIAN REGALBUTO LIBISZEWSKI JEAN SERGE AGAZZANO MARFURT FRANCO BOTTICINO 124 119 110 110 101 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 23 N. 10, ottobre 2011 MAZZET GIUSEPPE ALBERT ROMA 100 VERBANIA 100 MEIERHOFER ENRICO MENONI GIOVANNI CODROIPO 100 PARMA MARIALAURA BERGAMO 100 MERGOZZO 100 PELFINI ALBINO PERUCCA GERTRUD MILANO 100 AMENO 100 REISER COSTANZO ROTHLISBERGER HANS GOLFO ARANCI 100 STUBER PIERA 100 SORRENTO 100 TANGARI FILIPPO TREICHLER SERGIO MILANO 100 VARESE 100 VENCO MARIA LUISA VIOTTI LAURA GUANZATE 100 WHITE MARIALUISA OSNAGO 100 CEFALU 99 BITTERLIN HANS CARATSCH ROSEMARIE 85 N.N.85 RIVA AVV. PIERFRANCO 85 SOMMARUGA CORNELIO 85 CASSACCO 84 PALFI GYULA FIRENZE 80 MEARINI EDITH SCHELLENBAUM FRANCO PINO TORINESE 80 SCHMID JOLANDA SACILE 80 BAGGI AQUILINO CERVASCA 75 PALERMO NARCISO GIAVERA DEL MONTELLO 75 PENACHIOTTI-BÜHLER C. 75 BAVA ANTONIO TRIESTE 74 BERTOLDO PRISKA GENOVA 74 BEUCHAT ANDRE ROMA 74 CAPRIOLI ANGELINA BASSANO DEL GRAPPA 74 CARPANEDA LUIGI LA MADDALENA 74 FOSSATI CARLO MILANO 74 MATHYS ELIA MIANE 74 PENNA SONJA ROMA 74 RIZZI ANTONIO SAN QUIRINO 74 SCHAFER GUNTHER CASSINA RIZZARDI 74 SCIALDONE A./GANTENBEIN 74 DI DOMENICO KLARA FIRENZE 72 HAUSER MAI SUSANNE CANNOBIO 72 LIESCH ERNESTO UDINE 72 PACINOTTI ANITA S.MARCELLO PISTOIESE 72 GUGLIELMETTI SC MANOLA ROMA 70 HEDINGER ANGELA MILANO 70 CACCHIONE CIRO ARLUNO 64 SIMIONATO MARGRIT RONCHIS 64 60 ALDAY HANDSCHIN SILVIA BAZZANI MICHELINA GENOVA 60 BERTOSSA GIORDANA MILANO 60 RAPALLO 60 CODARIN CHARLOTTE FURRER A./RIZZOLI P.M. 60 KIPPELE ROBERT MILANO 60 LAURO MARIA BOLOGNA 60 MONTEVENTI CARLA VIGNOLA 60 PFERSICH MARIA CATERINA BORGOMANERO 60 RONC PAOLO S.RHEMY EN BOSSES 60 STEINMANN ELISABETTA MILANO 60 WEBER ALFONSO FIRENZE 60 ZANARELLI RICCARDO MILANO 60 ZANON SILVIA PORTOGRUARO 60 BORRELLI HELENA MILANO 59 PAOLETTI MARCO FIRENZE 55 FERAGOTTO MARLYSE GEMONA DEL FRIULI 54 HOTELIER SIMONE TORINO 54 KNEUBUHL FRANCOISE PANCALIERI 54 SCHERRER JURG BELGIOIOSO 54 MUELLER-VITALI GIACOMINA 51 ALLEGRANTI RAFFAELLA RAPALLO 50 ANGELETTI GIULIANA S. DONA’ DI PIAVE 50 ANSERMET JEAN MILANO 50 ARTIGANI PATRIZIA ROMA BALDI URSULA LUCCA FAGARE BERTOLI GIOVANNI BETTINELLI GREMION SUZANNECASALMORANO BIANCHI LUCIANA FERNO BIROLINI RUTH CENATE SOPRA BISSIG ANNA MARIA PONTINIA MILANO BRAEM PETER BRAGA AURELIO UGGIATE TREVANO BRAGA MARISA LEGNANO BRAZZOLA FLORIANO MILANO BRIGATO MARIE LOUISE ESTE GORLA MAGGIORE BROSCA LEPORI ADRIANA GENOVA BUACHE ALDO BUCHI PATRICE PORTOFERRAIO BULLIARD BRUNA CORREGGIO CARBONI MONICA MATINO CASTRI’ VITO MILANO CATTANEO GIOVANNA CATTAROSSI NANCY BAGNO A RIPOLI CAVADINI MARCO VALMOREA CERRI FRANCO MILANO SORICO COPES ERRICA PALERMO CORSELLI GENEVIEVE COSSALTER DORIS S.MICHELE TAGLIAMENT COSTAMAGNA GIORGIO CUFFARO MARIA CAMPAGNANO DI ROMA CURCHOD DOMINIQUE SAN VINCENZO CORDENONS DEANGELI JACQUELINE DELLA CASA EMILIO MILANO DELLA VEDOVA SARA CUGGIONO COMO DELL’OCA MARIARITA DESCLOUX MIRIAM PALAGIANELLO CASALZUIGNO DI DIO ANNALEA DONATINI MAURIZIO DUCCESCHI STEFANO NAPOLI SALUZZO EICHHOLZER DAVIDE ELMIGER WALTER PIANENGO FIRENZE ERCOLI ALESSANDRO FANTIN LUCIANA POLCENIGO FEDERICI MAURIZIO PESARO FERI LUCIO FIRENZE FIORUZZI ALBERTO MILANO FONTANA DE AGOSTINI LILIANA ROMA FOSSATI ACHILLE MILANO FOSTER ROSAMARINA CANNERO RIVIERA ROMANS D’ISONZO FRANCO BEATRIX FRESARD ALFREDO MILANO FURRER GIANFILIPPO GALVANI FULVIO TRIESTE GHIELMINI FERNANDO CORTONA GRECO GEORGETTE TARANTO GUGLIELMETTI BRUNO ROMA HACHEN ENRICO MILANO HILFIKER VERENA TORINO HORAT MICHEL PORTOFERRAIO HUG MARIANNA STELLANELLO INDERKUM PAPA ELISABETH BARI ISLER HANS RUDOLF JAKOBER MARIO MILANO KALLI LUISA BERGAMO KELLER ERWIN MONTANO LUCINO KELLER PAUL GENOVA KUNG DISTEFANO IRENE GRAMMICHELE LANDI FELICINA PALLANZENO LIBISZEWSKI JEAN SERGE AGAZZANO MACI FLUCKIGER ELENA CAMPI SALENTINA MANCUSO LOREDANA PIAZZA ARMERINA MARGHITOLA REBECCA FLAVIA FORDONGIANUS 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 50 MARRONE ANDREA FIRENZE 50 50 MARTELLI NADIA SARAH MENICHELLI PATRICK 50 MIASINO 50 MEYER MICHELLE MIRAVAL UDO GAGGIO MONTANO 50 LAZISE 50 MONTANARI RENATE MONTI MAURIZIO MASSA E COZZILE 50 GENOVA 50 MONTINI DONATA BORGHETTO S. SPIRITO 50 MORANDI ELDA MORINI GIAN FRANCO FAENZA 50 FIRENZE 50 MOSCA DENISE S.ZENONE D.EZZELINI 50 MULLER BERTILLA MARIA MURA RENATA MASCALUCIA 50 ROMA 50 NAHMIJAS ROSMARIE NARDONE BRIGITTE CHIANCHE 50 VENTIMIGLIA 50 NOTARI ENRICO PAGLIA COLBY FIORENZA FIRENZE 50 50 PALMIERI MANUELA 50 PAMPURO G./WEBER M. PASSUELLO GINA SACILE 50 MONTAIONE 50 PESCATORI CHRISTINE SAN DONATO MILANESE 50 PETRONE ROSARIO BERGAMO 50 PEZZOLI FABRIZIO MILANO 50 PFISTER BALDAN MONIKA PIANA CARMEN OMEGNA 50 PIGATO ALFREDO VARESE 50 50 PILLOUD TORE JACQUELINE MONCALIERI PINI RENATO TRONTANO 50 PITSCHEN LUCA GENOVA 50 PIZZI MARIO FIRENZE 50 PONTANARI ALBERTO MILANO 50 PROSPERO GIUSEPPINA MILANO 50 RIJTANO ORNELLA 50 50 RIZZ SIMONA MARTA ROMEO EDITH MERATE 50 ROTSCHE BRIGITTA LONDA 50 SALVALAGGIO GIOVANNI S. MARTINO DI LUPARI 50 SANNA LUCIA NUORO 50 SARTORI GUIDO SARCEDO 50 SAVOIA BERTHE BARDOLINO 50 SCHECK TERESA BOLOGNA 50 SCHMID NORMA PERGOLA 50 SCHUTZ ELDA MILANO 50 MILANO 50 SCHWIZER THEODOR SIMIONI RITA MAROSTICA 50 SISMONDI ELISA MILANO 50 SORBO ANNEMARIE CASOREZZO 50 SPAGNOL ANITA PIETRA LIGURE 50 SPINELLI DANIELA ALBINO 50 TEMPESTA FRANCESCO SESTO SAN GIOVANNI 50 TISSOT LUC BERGAMO 50 TOCCHIO PRISCA BRESSO 50 TODESCHINI IRENE LUINO 50 TREICHLER ENRICO 50 TREICHLER TRUFFI GIULIANA REGGIO EMILIA 50 TRUSSI EVA ROZZANO 50 TURELLI GISELLA LOVERE 50 TUZZA SILVIA CARLENTINI 50 UMIKER ROBERTO 50 VALBUZZI GINA TIRANO 50 VATRI HERMINE LATISANA 50 VESPA RICCARDO DOMODOSSOLA 50 VITI GABRIELLA SIENA 50 VOGLER MARGRIT BUTI 50 MONTEROTONDO MARITTI50 WIDMER JOHANN ZAMPINI GIANCARLO FIRENZE 50 ZANONI VITTORINA CANTU’ 50 24 N. 10, ottobre 2011 Al centro di vive polemiche sul mandato e sul controllo politico L’istituto nazionale che favorisce l’equilibrio: la Società di radiodiffusione e televisione La SSR, Società svizzera di radiodiffusione e di televisione, gode di una bella popolarità e le sue radio e reti televisive beneficiano di una forte credibilità in Svizzera. Generatrice e portatrice d’identità da generazioni, l’istituzione è attualmente al centro di una viva polemica concernente il suo mandato e il suo controllo politico. I media che influenzano il pensiero e i sentimenti generano immagini e ambienti interni che alimentano in seguito i nostri ricordi, si mescolano al nostro vissuto e marcano retrospettivamente un’epoca. Quando, all’inizio degli anni sessanta, avevo il diritto di dormire presso i miei nonni, mi svegliavo nel bel mezzo di spoutniks, di conferenze al vertice e di tentativi nucleari: mia nonna accendeva la radio alle sei del mattino, quando Radio Beromünster cominciava ad emettere. Dal mio letto osservavo come questo occhio magico prendeva vita: due ventagli verdi si spiegavano, diventavano sempre più chiari, poi si richiudevano in un cerchio. Era la prova che l’emittente era ben regolato. Ai tempi non riuscivo a spiegarmelo. L’occhio magico sembrava pertanto guardare discretamente all’interno del grigiore mattutino della camera, e nei miei sogni e incubi di ragazzo. I tempi erano tesi. La Seconda Guerra mondiale era ancora presente nella mente degli adulti, tra i quali molti avevano già vissuto la Prima Guerra mondiale e molti altri temevano che scoppiasse una terza guerra, magari finale. Durante la crisi di Cuba nell’autunno 1962, la famiglia si riuniva a partire dalle sei e un quarto per ascoltare i bollettini d’informazione dell’Agenzia telegrafica svizzera. Il tono solenne della voce radiofonica risuona ancora nelle mie orecchie. Con l’emissione della sera “Echo der Zeit”, la radio contribuiva anche a formare la nostra immagine del mondo. Heiner Gautschy presentava le notizie con la sua voce unica. Toccò a lui annunciare la decisione di Kennedy di andare sulla luna entro meno di dieci anni, la scoperta dei missili sovietici a Cuba e il blocco creato dagli Stati Uniti. La famiglia riteneva queste informazioni obiettive benché fossero cariche di emozioni e in realtà più pregnanti che le immagini televisive di questi stessi anni. Molti Svizzeri hanno condiviso con Heiner Gautschy lo choc provocato dall’assassinio del presidente americano il 22 novembre 1963. Un aristocratico intellettuale alla testa della SSR Oggi come ieri, i media comunicano fatti contradditori e punti di vista divergenti, dispute e conflitti di interessi. Essi propongono un’analisi dell’attualità, la commentano e rivalizzano tra di loro per garantirsi l’attenzione del pubblico, sia che venga tradotto in tirature o in indici d’ascolto. Per questo si ritrovano talvolta essi stessi al centro delle critiche. In Svizzera, questa costatazione si applica in particolare alla SRG, SSR, la Società svizzera di radiodiffusione e televisione, creata nel 1931 con il nome di Società svizzera di radiodiffusione. La SSR, regolarmente ritenuta l’emittente nazionale dalla critica, è in realtà un’associazione che riunisce attualmente 20’000 membri, provenienti da tutte le regioni linguistiche. Ognuno può aderire alle varie società regionali, organi responsabili delle 18 radio e delle 8 televisioni. Con più di 6000 dipendenti, la SSR è di gran lunga la maggior impresa nel settore dei media elettronici in Svizzera. Roger de Weck ne ha preso la testa all’inizio dell’anno 2011. Questo nuovo direttore generale è stato giornalista e redattore capo di “Tages-Anzeiger” di Zurigo e della “Zeit” di Amburgo. Proveniente dalla nobiltà bancaria friburghese, Roger de Weck ha difeso in pas- sato posizioni esplicite sotto la sua penna di cronista della “SonntagsZeitung”: si è opposto all’iniziativa per il divieto dei minareti e non ha mai nascosto di essere a favore di un avvicinamento della Svizzera all’Unione europea. “Non è nell’interesse dei paesi di piccolo e medio formato fare della nazione la misura di ogni cosa”, scriveva qualche giorno prima di essere eletto direttore generale della SSR. A posteriori i partigiani della destra nazionale conservatrice, in particolare i rappresentanti dell’Unione democratica di centro (UDC), hanno visto in queste affermazioni un senso provocatorio. Due nuovi capi L’elezione di Roger de Weck ha anche sorpreso gli specialisti dei media. Non era mai stato considerato pubblicamente come candidato possibile prima delle elezioni. Ci si attendeva che a questa funzione importante venisse eletta una persona con esperienza nella direzione economica, dal momento che i compiti del direttore della SSR comprendono anche la pianificazione e la messa in atto di misure economiche. Parallelamente all’elezione di Roger de Weck, Rudolf Matter ha assunto le funzioni di direttore della radiotelevisione svizzera tedesca Una famiglia davanti alla radio: eravamo nel 1936. 25 N. 10, ottobre 2011 (SRF). Anch’egli proviene dal giornalismo. Rudolf Matter è nel contempo responsabile della radio e della televisione, il che lo fa definire un “superdirettore”. Queste due aziende della SSR si sono fuse all’inizio dell’anno, secondo un principio di “convergenza”. Rudolf Matter ha preso il posto di Ingrid Deltenre alla testa della televisione, una donna che non aveva esperienza nel giornalismo e alla quale è stato rimproverato a più riprese, e non sempre a torto, di dare un’eccessiva importanza al numero di telespettatori, di lasciare sotto la sua direzione il contenuto di programmi della SSR degradarsi e di mettersi a livello di reti private commerciali tedesche. Rudolf Matter vuole inculcare un nuovo orientamento. Si dice pronto ad accettare una leggera diminuzione dell’audience. Concede la priorità alla pertinenza e non agli scoop e offre quale esempio i temi riguardanti l’”Arena”, l’emissione del venerdì che propone dibattiti fortemente politicizzati. Il talkshow di Roger Schawinski Egli può contare uno scoop al suo attivo dal momento che ha affidato l’animazione di un nuovo talkshow a Roger Schawinski, imprenditore del settore dei media, ex pirata di di radio e fondatore di “Radio 24”. A 65 anni, Roger Schawinski, che ha creato e dirige l’emissione Kassensturz (equivalente a “A Bon Entendeur” sulla TSR) alla televisione svizzero-tedesca, ha sconvolto il paesaggio mediatico svizzero degli anni ’80 con la sua radio privata illegale, le cui emittenti erano situate a 3000 metri di altitudine, su una montagna in Italia. Egli ha così forzato l’autorizzazione per le radio locali finanziate dalla pubblicità. Negli anni scorsi ha rivestito il ruolo di critico veemente della SSR e del suo monopolio nel settore delle reti nazionali. Ha condotto una vera e propria guerra privata al predecessore di Roger de Weck, Armin Walpen, un vallesano rustico, considerato come virtuoso del potere. Alla nomina di Roger Schawinski, Rudolf Matter ha dichiarato: “È il ritorno di un figliol prodigo”. Karl Lüönd del “Tagesanzeiger”, definito vecchia volpe del giornalismo svizzero, pensa invece che facendo la scelta spettacolare di Roger Schawinski, Roger de Weck e Rudolf Matter “hanno emesso un pessimo segnale”. Secondo lui, dichiarare “il miglior intervistatore della Svizzera” questo “egocentrico molto mal preparato e aggressivo fino a diventare indecente” è un affronto ai collaboratori della SSR. Permettergli di ritornare nel girone della SSR così spesso denigrata è una “mancanza d’istinto” che non trova spiegazioni giudiziose. Karl Lüönd pone in seguito una questione insidiosa: bisogna vedere in questa personalità una nuova variante del degrado dei rapporti caratteristici della SSR? Questa reazione potrebbe anche essere interpretata come un rispedire al mittente: Roger Schawinski, poco prima, aveva accusato Karl Lüönd di essere stato pagato per scrivere poiché aveva scritto su mandato di Christoph Blocher una cronaca benevola sull’azienda Ems-Chemie sotto forma di un libro, la cui versione provvisoria era stata pubblicata nel settimanale “Weltwoche” senza menzionare il mandato. Tuttavia, accusando di degrado dei rapporti, Karl Lüönd richiama la prossimità che esiste effettivamente tra Roger de Weck, Roger Schawinski e Rudolf Matter, che hanno vissuto o lavorato nello stesso periodo di tempo a Berlino e sono apparentemente amici. Un’emissione di “Unter uns gesagt” nel marzo del 1978 mette a confronto il consigliere federale Kurt Furgler (a destra) con il celebre scrittore svizzero Max Frisch. Conduce l’emissione Heiner Gautschi. Roger de Weck nominato a sorpresa direttore della SSR nel gennaio del 2011. L’UDC, il partito che conta il maggior numero di elettori, ha ironizzato su questa situazione in un comunicato: con questo “acquisto” di Roger Schawinski, questo critico di lunga data della televisione pubblica finanziata dai canoni è ridotto al silenzio e questa personalità, che esprimeva chiaramente ciò che pensava del partito con il maggior numero di elettori, cioè niente, diventa un nuovo animatore politico. E l’UDC chiede che, a titolo di compensazione, la televisione svizzera inviti ormai ad ogni emissione un rappresentante dell’UDC come invitato al talkshow di Roger Schawinski, affinché la presenza di questo animatore dalle posizioni politiche chiare, non provochi costantemente un attacco alla concessione in materia di diversità e di equilibrio. Battaglia culturale sull’emissione “Arena” Come Roger de Weck, anche Rudolf Matter si è presto attirato le ire della destra nazionale conservatrice, con in testa l’UDC. Questo scontro si spiega soprattutto a causa della critica di Arena, la più importante trasmissione di dibattiti politici della Svizzera tedesca. Rudolf Matter pensa che questa emissione dia troppo spazio rispetto a quello realmente necessario al confronto tra la sinistra e la destra, ossia tra il partito socialista (PS) e l’UDC. Egli esige che questa emissione faccia pure intervenire approcci diversi e orientati a trovare soluzioni. I problemi politici sono infatti complessi e spesso vengono risolti grazie alla partecipazione dei partiti centristi. Secondo il calcolo della “NZZ am Sonntag” a fine 2009, l’UDC era stata invitata ad “Arena” molto più spesso che gli altri partiti. Nel 2009 i rappresentanti dell’Unione democratica sono apparsi 29 volte fra gli invitati di primo piano. A ciò vanno aggiunte le tre apparizioni dell’ex consigliere nazionale ultraconservatore Christian Waber (UDF) che in passato ha fatto parte di una frazione dell’UDC. Roger Köppel, redattore capo della “Weltwoche” e gran difensore delle posizioni dell’UDC, ha pure avuto tre possibilità di apparire in prima linea. Gli altri partiti sono chiaramente in ritardo: il PS conta 22 partecipazioni ad “Arena”, il PLR 18, il PPD 17 e i Verdi 6. La persona- 26 N. 10, ottobre 2011 Rudolf Matter, direttore della Radio Televisione svizzero-tedesca. lità politica più spesso invitata è un veterano dell’UDC, l’ex consigliere federale Christoph Blocher. Da solo totalizza 5 partecipazioni. D’altro canto, l’animatore Reto Brennwald si è visto rimproverare a più riprese di non osservare una distanza sufficiente con l’UDC, anche in seno alla televisione. L’UDC e il suo stratega Christoph Blocher hanno quindi trovato una piattaforma ideale nell’emissione “Arena”. Malgrado la cosiddetta critica dell’ “emittente nazionale” nei suoi confronti, l’UDC ha acquisito la propria popolarità grazie alle emissioni della SSR. Reto Brennwald nel frattempo tuttavia è stato sostituito. Qual è la forza della Svizzera? Le esigenze dell’UDC a proposito del futuro della SSR sono radicali: “una riduzione drastica dell’offerta di programmi in uno spazio di dieci anni con una limitazione stretta al “servizio pubblico” e una rete di radio e di televisioni per regione linguistica, nonché la riduzione dei canoni che ne derivano”. Il settimanale “Weltwoche” ha sostenuto i suoi amici dell’UDC conducendo una campagna contro la SSR troppo marcata a sinistra e denunciando, come sa fare molto bene, “le radici antidemocratiche di Roger de Weck”, le cui origini ultra-cattoliche si sono sempre trovate dalla parte del potere che disprezza e opprime il popolo. E aggiunge: le vecchie generazioni obbedivano a Roma, quelle di oggi adorano Bruxelles. “Chi può fermare Roger de Weck?” si interroga il redattore capo Roger Köppel in uno dei suoi editoriali nella “Weltwoche”. La forza della Svizzera risiede in un “dibattito ricorrente che obbliga le opinioni ad affrontarsi e a imporsi”. De Weck e il direttore da lui nominato Matter vorrebbero impedire questo “robusto dibattito politico”. “Essi vorrebbero una rappresentazione nascosta di un’armonia che non esiste nella Svizzera reale”. Roger de Weck non raccoglie il guanto: non prende parte direttamente a questa nuova battaglia culturale. “Il nostro compito consiste nel riflettere i rapporti politici e non nel concepirli. I giornalisti della SSR devono rendere conto correttamente della polarizzazione, ma non devono contribuirvi, per piacere dello spettacolo”, ha dichiarato in un’intervista alla NZZ. Per Roger de Weck la SSR è una “istituzione nazionale di equilibrio”. Secondo lui il successo della Svizzera risiede nel’atteggiamento di riguardo verso le minoranze e negli sforzi permanenti per equilibrare gli interessi. È quanto incarna la SSR. Egli aggiunge che la struttura dell’associazione garantisce la sua indipendenza, che non c’è un dominio dei partiti come nella radio pubblica tedesca, “senza parlare di Sarkozy né di Berlusconi”. Roger de Weck richiama la “solidarietà confederale” di L’emissione “Arena” è un luogo ideale per l’autopromozione dei partiti politici, per cui viene sia lodata sia attaccata. Il 16 maggio 2008 ha avuto luogo il dibattito tra la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf e Christoph Blocher. cui la SSR vuol essere l’esempio. Senza di lei, né la Svizzera romanda né il Ticino avrebbero una rete di radio e di televisione dello stesso livello di quella della Svizzera tedesca. Dei 462 franchi di canone di ricezione, 202 vengono versati alla Svizzera francofona, italofona e romancia. Queste considerazioni interessano poco l’UDC che cerca di far perdere terreno alla SSR e che si sforza attivamente di consolidare il suo influsso sui media e nelle redazioni: dopo un cambiamento di proprietario, la “Basler Zeitung” è caduta nella sua zona d’influenza e la “Weltwoche” che era un tempo di orientamento liberale di sinistra, è passata già da parecchi anni nelle mani della destra nazionale conservatrice, dopo parecchi cambiamenti di proprietà dai rapporti finanziari poco chiari. Un conflitto che dura già da dieci anni Le attuali dispute politico-mediatiche a proposito della definizione e dell’estensione del servizio pubblico, avvengono ad ogni modo in un’epoca che conosce già parecchi sconvolgimenti. In luogo e vece dell’occhio magico del transistor di un tempo, oggi abbiamo l’interfaccia dell’utilizzatore, la porta d’accesso a un numero inconcepibile di canali di comunicazione e di distribuzione, di reti sociali e di comunità; innumerevoli occhi magici hanno oggi un accesso diretto alla sfera privata. “L’utilizzazione dei media conosce un cambiamento rapido e radicale”, dichiarava Rudolf Matter alla rivista specializzata dei media “Edito” prima della sua entrata in funzione: “la penetrazione della radio e della televisione ha tendenza a diminuire e si osserva una crescita folgorante del settore dei multimedia”. Rudolf Matter mostra così chiaramente che anch’egli ha l’intenzione di rinforzare la radio e la televisione “online”. Ciò dispiace molto al presidente dell’Associazione della stampa svizzera, ex presidente dell’Associazione svizzera degli editori di giornali. Hanspeter Lebrument, editore e presidente del consiglio d’amministrazione di Südostschweiz-Mediengruppe AG a Coira, esige il divieto della pubblicità “online” alla SSR e fa la seguente costatazione: “Internet è il futuro dei media privati”. L’UDC considera che le offerte su Internet non siano un servizio pubblico e il partito di Christoph Blocher va ancora più lontano, esigendo che la SSR ceda così al settore privato alcune frequenze e radio che non sono utili al servizio pubblico, per esempio le reti specializzate. I media subiscono due conflitti che si sovrappongono e che è opportuno eliminare. Da un lato esiste un conflitto tra i media privati e la SSR, a proposito della distribuzione di entrate pubblicitarie e della ripartizione dei compiti di ognuno dei media. In passato è sempre stato possibile trovare un compromesso, poiché i media privati non avevano essi stessi nessun interesse a una liberalizzazione e privatizzazione totale dei media elettronici, che avrebbe pure supposto una nuova concorrenza 27 N. 10, ottobre 2011 internazionale. D’altro canto, la qualità giornalistica e l’orientamento politico dei media elettronici, e quindi il controllo politico della SSR, sono oggetto di controversie. Questi conflitti sono rafforzati dalla vanità che regna nei piani superiori dei gruppi mediatici. Le maggiori figure della stampa, della pubblicità e dell’editoria, come Roger Schawinski, Roger Köppel, Frank A. Meyer, il consigliere nazionale UDC Christoph Mörgeli o il presidente degli editori di giornali Hanspeter Lebrument scrivono con uno stile mordente e si esprimono spesso con toni perentori e autoritari. Ma torniamo un momento indietro: il conflitto di interessi economici tra gli editori e la SSR, finanziata principalmente dal canone (oggi 1,1 miliardi di franchi all’anno) esiste fin dalla sua creazione. “All’inizio degli anni trenta, l’Associazione degli editori di giornali dichiarava all’ex autorità di sorveglianza, la direzione generale delle poste e dei telegrafi, che la radio danneggiava considerevolmente gli interessi della stampa. Secondo questa associazione le nuove emittenti radiofoniche avrebbero dovuto accontentarsi di essere “un complemento della stampa scritta quotidiana che prepara e incita alla sua lettura”. L’agenzia telegrafica, che produceva le notizie della radio svizzera fino negli anni sessanta, faceva parte dell’Associazione degli editori di giornali. All’inizio della Seconda Guerra mondiale, la NZZ si esprimeva chiaramente in questi termini: “Un popolo democratico si forma la propria opinione leggendo la stampa (…) Più le notizie radiofoniche sono brevi e selezionate, più esse contribuiranno alla preservazione dell’equiibrio spirituale e politico.” (*) Sospettati di essere di sinistra Fin dalla sua origine, questo conflitto politico è stato condotto con più o meno ardore in funzione del contesto politico generale. L’Associazione svizzera di radiodiffusione e televisione, creata nel gennaio 1974, anche conosciuta con il nome di “Club Hofer” si era per esempio data come obiettivo quello di “combattere gli abusi del monopolio della radio e della televisione in materia d’informazione e di politica di programmazione” poiché non era più possibile che “i media in posizione di monopolio influenzino ampi strati della nostra popolazione in modo ideologico non reperibile da tutti, selezionando unilateralmente le informazioni e le emissioni in parte chiaramente a sinistra – e senza contradditorio – né soprattutto, che possano diffamare il nostro sistema economico e sociale in modo spesso gravissimo”. (*) Il settimanale “Weltwoche” ha utilizzato recentemente lo stesso argomentario, pretendendo che la maggioranza dei dipendenti della televisione svizzera sia di sinistra. Essa chiede che tutti i collaboratori della SSR rendano pubbliche le loro eventuali adesioni a un partito. Tuttavia, il settimanale riconosce lui stesso che la maggior parte dei servizi della Radiotelevisione svizzero tedesca (SRF) sono irreprensibili. “Ci si può chiedere se es- sa conceda uno spazio adeguato al centro, dal momento che si tratta di un’emittente di monopolio. La SRF detiene il potere di definizione in Svizzera e ha un ruolo determinante nel dibattito politico”. Presso i critici questo significa una forma di rassegnazione. Non è facile attaccare la SSR. Infatti essa fa correttamente il proprio lavoro, soprattutto nei confronti delle molteplici esigenze contradditorie del suo pubblico. Le emissioni della SSR sono popolari. Le personalità della televisione giocano nella repubblica Svizzera un ruolo assegnato in Gran Bretagna alla monarchia: con storie di cuore, l’arrivo di nuove generazioni e la moda, essa fornisce allegramente giorno dopo giorno materia ai cronisti mondani e ai quotidiani gratuiti. Nel 2010, quindi prima della fusione, il pubblico della Svizzera tedesca ha utilizzato l’offerta della SRF in media 14,4 ore alla settimana. La parte di mercato della televisione era pari al 32,6%. La supremazia della radio è ancora più chiara con il 61,7% di tutti i ricettori in funzione regolati su un’emittente della SRF. E l’impresa della radiotelevisione svizzera è cosciente del proprio valore. Nella homepage del suo sito web dice: con i suoi numerosi programmi di qualità, la SRF è al servizio del pubblico e “fermamente ancorata nella società”. Questo nessuno può contestarlo. Hanspeter Spörri (*) Citazione da: Radio und Fernsehen in der Schweiz, Edizioni hier + jetzt, 2000, Baden. Notizie in breve dalla Svizzera Aiuti all’economia – Le Camere federali hanno approvato un pacchetto di 870 milioni di franchi destinati a sostenere soprattutto le aziende esportatrici che soffrono della sopravvalutazione del franco svizzero sui mercati valutari. L’euro a Fr. 1,20 – La Banca Nazionale Svizzera, dopo molte lamentele da parte degli ambienti economici, e dopo che il tasso di cambio dell’euro si era avvicinato a 1 franco svizzero, ha deciso di intervenire per mantenere la parità dell’euro a Fr. 1,20. I mercati hanno reagito prontamente e le quotazioni dell’euro si sono mantenute finora sopra questo livello. Accordo fiscale con gli Stati Uniti – A metà settembre una soluzione della vertenza che oppone il fisco americano a una decina di banche svizzere sembrava vicina. In seguito però il Consiglio degli Stati si è rifiutato di discutere della nuova interpretazione dell’accordo sulla doppia imposizione, che metterebbe ulteriormente in pericolo il segreto bancario svizzero, facilitando le ricerche da parte del fisco americano. Pressioni su Tremonti – Sono aumentate in Italia le pressioni del Parlamento affinché il ministro delle finanze Tremonti avvii le discussioni con la Svizzera per la conclusione di un accordo sulla tassazione dei risparmi italiani depositati in Svizzera. Anche a Berna ci si sta muovendo e una delegazione, della quale faranno parte anche esperti ticinesi, è pronta a recarsi a Roma. L’UBS perde 2,3 miliardi – L’Unione di Banche Svizzere ha dovuto registrare una perdita di 2,3 miliardi di dollari a seguito di operazioni eseguite da un trader del settore “Investment” della banca. La direzione ha precisato che i conti dei clienti non sono stati toccati. Il dipendente è stato arrestato a Londra. Coppa Davis – Con la vittoria di Stanislas Wawrinka, nell’ultimo incontro con l’australiano Leyton Hewitt, la Svizzera torna nel gruppo A di Coppa Davis a scapito dell’Australia. Mentre Federer si era imposto nei due singolari, Wawrinka aveva perso il primo e poi gli Svizzeri si erano fatti battere nel doppio. Nuovo record svizzero – Al Weltklasse, il meeting atletico di Zurigo, la staffetta svizzera 4x100 metri ha stabilito un nuovo record nazionale in 38”62. Gli Svizzeri sono comunque stati battuti dai Giamaicani e dai Britannici. Cancellara di bronzo – Lo svizzero Fabian Cancellara non è riuscito a ribadire la prestazione che l’ha visto vincere per 4 volte consecutive la gara a cronometro su strada ai mondiali di ciclismo. Cancellara ha perso anche il secondo posto a causa di una sbandata che l’ha mandato a finire contro una transenna, ma non avrebbe avuto nulla da fare contro il tedesco Martin che ha vinto la medaglia d’oro. Meno morti sulla strada – Nei primi mesi di quest’anno, sulle strade svizzere hanno perso la vita 160 persone, 4 in meno rispetto all’anno scorso. Si sono però verificati 2’044 feriti gravi, con un aumento di 19 unità. L’Ufficio federale delle strade ha però precisato che nella media del quinquennio il numero dei feriti è pure diminuito del 9 per cento. 28 N. 10, ottobre 2011 In occasione del centenario della data della nascita dello scrittore svizzero Il concetto di straniero negli scritti e nell’esperienza vissuta di Max Frisch Per Max Frisch, che avrebbe festeggiato il proprio centenario nel maggio di quest’anno, l’esperienza dell’esilio era intimamente legata alla vita. Più i suoi luoghi di residenza erano provvisori, più lo scrittore si sentiva a casa. Per lui la nozione di patria non era legata a un paese. Max Frisch a Roma nel 1965. Ancor prima di intraprendere il suo primo viaggio all’estero, nell’Europa del Sudest, nel 1933 all’età di 21 anni, Max Frisch temeva già i ritorni. In un articolo di allora, egli descrive una passeggiata in alta montagna, e in particolare il ritorno in valle e nella civiltà, nonché le sue paure di fronte al tempo che sembra essersi fermato. Passa davanti a un rifugio disabitato, segue le pendenze dei pascoli dell’alpeggio, dove ogni vita sembra essersi ritirata, ad immagine della prima località che raggiunge. Passando dalle strade del villaggio, ad ogni passo gli sembra di misurare una fila di tombe. Nessuno in vista, nemmeno un animale, ovunque la stessa desolazione. La Svizzera come trappola per topi Max Frisch evoca per la prima volta il conte di Rip van Winkle che, al risveglio da un lungo sonno incantato, non trova più i suoi simili. Questa figura antica dello straniero ritorna ostinatamente nell’opera di Max Frisch. A parecchie riprese descrive esperienze in materia di Rip van Winkle, nelle quali il personaggio percorre le strade e si chiede d’improvviso perché ha il sentimento “di essere all’estero, di non capire la lingua di questo paese”. Per Rip van Winkle, e dunque per Max Frisch, essere svegliato sottintende un sentimento di esilio. La biografia di Frisch, come la sua opera, lasciano apparire un desiderio dello scrittore di ricominciare in permanenza, di voltare la schiena alla vita passata, di spogliarsi e di lasciare il posto allo straniero che è in lui. E’ in un ambiente estraneo che può fare l’esperienza della vita ed è così che può descrivere i suoi compatrioti con la lucidità e l’implacabilità richieste in occasione del suo ritorno nel paese, quando finisce l’era hitleriana e la politica di ripiegamento della Svizzera. Per lui l’esilio è indissociabile dalla vita. Frisch ha del resto sofferto di non poter viaggiare all’estero durante i dieci anni che hanno seguito il 1936. Egli descrive la situazione della Svizzera durante la guerra qualificandola “non di rifugio, ma di trappola per topi”. Minacciata di vuoto “tra guerra e pace”. Una terra dimenticata non per caso se crediamo nelle conoscenze storiche attuali, una posta in gioco per potenze dell’asse che la circondavano e alle quali fa delle concessioni fatali sul piano economico e nell’ambito della politica dei rifugiati. Uno sguardo distante sulla guerra Non implicata in nessun atto di guerra, la Svizzera è stata risparmiata, ma non senza conseguenze, in particolare sulla cultura che è entrata in un’era controproduttiva. Max Frisch descrive i rapporti troppo familiari in seno alle cerchie letterarie, dove ognuno si conosce “subito in pantofole e buonanotte”. Questa mancanza di distanza ha favorito a lungo andare una spaventosa apatia. La maggioranza degli uomini di lettere ha lasciato la politica agli eletti, preferendole le questioni ritenute più essenziali, di modo che un discorso vicino al potere e pro-esercito ha potuto nascere, senza nessuna pressione dello Stato o quasi. Se necessario, gli organi di censura del governo svizzero, dotato allora di poteri molto estesi, provvedevano a rintuzzare ogni rivendicazione. Molto regolamentata, la vita del soldato, battezzata allora “servizio attivo” rendeva passivo il più attento degli osservatori e toglieva ad ognuno le facoltà di percezione. Se, allora, gli Svizzeri non temevano che la guerra raggiungesse il loro paese, reagivano con sempre maggior distacco di fronte ai danni negli altri paesi, nonostante o a causa dei numerosi esercizi e delle simulazioni. Max Frisch lo nota allora: “Le informazioni diventano noiose, una lista di città, il mezzogiorno, la sera. Non si guarda nemmeno più la carta. Si direbbe di sentire un servizio sportivo, nulla lascia pensare che dietro si nascondano spargimenti di sangue. Nessun grido, né odore, né sguardo fisso, né rantolo o incendio”. Il popolo si è semplicemente immunizzato contro la guerra. Bisogna attendere la comparsa del “libretto di servizio” nel 1974 perché Max Frisch si interroghi non senza dolore su quanto sapeva del nazionalsocialismo, delle aggressioni di Hitler, dello sterminio di Ebrei. E’ prevalso il vuoto? No, è rimasto essenzialmente il ricordo, come se “l’uniforme ci avesse tolto la coscienza senza che nessuno ne abbia avuto coscienza”. Max Frisch e la Germania Durante e dopo la guerra la sua scrittura mostra i propri limiti e non gli basta più. Come esprimere infatti l’inesprimibile, la parte intrinseca ad ogni atto di sperimentazione? In un solo modo, conoscendo i propri limiti in materia di letteratura. Questa regola essenziale Max Frisch se la impone prima di molti altri autori. Dopo il 1945 si dedica alla Germania occupata, che attira l’attenzione sua e dei suoi contemporanei. La Germania riserva ai suoi scritti un’accoglienza molto 29 N. 10, ottobre 2011 diversa da quella della Svizzera. Laddove gli Svizzeri testimoniano di una relativa indifferenza, i Tedeschi danno prova di una grande sensibilità e inversamente. Scrivere nel e per gli spazi culturali si rivela essere un’impresa rischiosa. In Germania come in Svizzera, la maggior parte dei suoi colleghi non si prestano così volentieri a un simile esercizio. Bisogna infatti, concede Max Frisch, essere capaci di “mostrare la realtà della nostra epoca”. Questa capacità consiste nel rappresentare varie realtà, fintanto che sono ancora soggetti “brucianti”, nel combinarli nelle loro differenze e le loro simultaneità in una costellazione che abbia un senso, almeno per il periodo interessato. È l’impresa di Max Frisch all’indomani della guerra. Osservato e schedato Viaggia in Germania, ma anche nei paesi distrutti dalla Germania, come la Polonia, per raccogliere impressioni il più possibile precise di questa Europa trasformata. La Svizzera in particolare gli rimprovera questi suoi viaggi dietro la cortina di ferro. La sicurezza dello Stato comincia ad osservarlo e a schedarlo. La “NZZ” che gli è stata fedele da numerosi anni, se ne distanzia a poco a poco e lo definisce un simpatizzante nazista, traditore nazionale. Da allora Max Frisch non considera più la politica indipendente dalla cultura. Al contrario: la politica e la cultura sono per lui imbricate. Si considera ormai come un addetto del “socialismo umanitario” orientato contro ogni forma di dittatura. Con il testo teatrale “La muraglia cinese” (1946), è il primo autore di lingua tedesca a confrontarsi con i pericoli dell’era nucleare. L’Europa e gli Stati Uniti Nel 1951, grazie a una borsa attribuita dalla fondazione Rockefeller, parte per gli Stati Uniti e vi rimane un anno, parecchi mesi a New York e San Francisco. Di ritorno in Europa, l’arroganza degli artisti, architetti e intellettuali nei confronti degli Stati Uniti lo innervosisce. Nella conferenza “La nostra arroganza nei confronti dell’America” risponde a coloro che si chiedono come mai Max Frisch abbia potuto sopportare di vivere un anno di propria volontà negli Stati Uniti. Qualcuno si aspettava infatti che, al suo ritorno, facesse un bilancio critico del suo soggiorno, ma non lo fa. Questa arroganza, Max Frisch la costata in particolare nella sfera culturale. Egli osserva che negli Stati Uniti non esiste una classe media culturale, ma lascia il posto a un certo candore rinfrescante. Gli spiriti non si nascondono dietro conoscenze teoriche di storia dell’arte. Secondo Max Frisch, un gran numero di Americani sono semplicemente stufi della vecchia Europa, che hanno dovuto nutrire affinché li sostenga sul piano intellettuale e questa situazione non è favorevole a nessuno. In questa conferenza del 1953 egli si dichiara a favore di una globalizzazione della cultura. Secondo Max Frisch, se la terra è rotonda, gli uomini cominciano anche a farne l’esperienza. Il tipo stesso dell’uomo mondiale sarebbe nato soprattutto negli Stati Uniti e, naturalmente, si rifiuta di considerare l’Europa in quanto centro intellettuale del mondo. Max Frisch acquista in seguito un appartamento a Manhattan. … molto presto un emigrante Ha scelto di vivere all’estero, ha vissuto a lungo a Roma e Berlino, per poter scrivere? Vivere, sicuramente. Fin dalla prima metà del Nuove pubblicazioni In occasione del centenario sono state stampate varie pubblicazioni in tedesco, parallelamente alla biografia di Julian Schütt. Beatrice von Matt: “Mein Name ist Frisch”, Incontri con l’autore e la sua opera. Edizioni Nagel & Kimche, Zurigo, 156 pagine, CHF 23,90.– Daniel de Vin (Hrsg): “Max Frisch – Citoyen und Poet”. Edizioni Wallstein, Göttingen, 128 pagine, CHF 30,50.– Volker Hage: “Max Frisch – Sein Leben in Bildern und Texten”, Edizioni Suhrkamp, Berlin, 257 pagine, CHF 37,90.– “Nicht weise werden, zornig bleiben”. Un ritratto realizzato con fotografie originali (Hrsg. Ingo Schulz), Hörverlag, 2 CD, CHF 35,20.– “Max Frisch spricht”, discorso e dialogo in occasione del 75º anniversario dell’autore con Hans Ulrich Probst, redattore letterario a Radio DRS. Edizioni Christoph Merian, CHF 26.– Buona parte dei testi di Max Frisch è stata anche tradotta in italiano. Non ci sono traduzioni dei testi usciti in occasione del centenario. suo “Giornale 1946-1949” si può leggere la frase seguente: “… in un modo o nell’altro, si è sempre uno straniero”, soprattutto quando si descrive una cosa che non è stata vissuta. La frase riappare negli ultimi paragrafi, sotto una forma più radicale: “… si diventa molto presto un emigrante”. In occasione del discorso pronunciato durante la consegna del Premio Georg Büchner nel 1958, egli tratta questo “sentimento di non appartenenza” nella sua globalità. Si interroga naturalmente sul fatto di sapere se l’apprezzamento positivo del luogo d’emigrazione non nasconda troppo il carattere costrittivo di ogni esilio. Ma i risultati letterari sono sempre appassionanti, così come il modo con cui Max Frisch descrive l’alienazione dell’uomo nella società del dopoguerra, nelle opere seguenti: “Giornale 1946-1949”, “Il conte Öderland” (1950/51) e “Stiller” (1954), “Homo faber” (1957) e “Andorra” (1961). Il primo giornale termina con un abbozzo intitolato “Schinz”, che tratta di un avvocato dello stesso nome. “Schint’s”, che si può tradurre con “sembra” è un’espressione idiomatica attestante che si è già al corrente di una voce. Corre la voce che qualcosa non va più con Schinz, e si fa da parte. Realizza di colpo che “si diventa presto un emigrante”. Leggendo “Schinz”, l’editore di Max Frisch, Peter Suhrkamp, sente che l’autore sta scrivendo l’inizio di un’opera più importante. Schinz darà infatti nascita a Stiller, “emigrante nel proprio paese”. Tutte e due attirano l’attenzione dei funzionari e sono sospettati di essere in contatto con elementi sovversivi. Peter Suhrkamp pensa che questi due personaggi si ispirino fortemente a Max Frisch: “Mi sembra che lei stia attraversando una crisi esistenziale, ma si tratta probabilmente di una condizione preventiva a uno stato produttivo”, scrive a Max Frisch. Comincia la “Guerra fredda” e genera la sua parte di emigranti. Uno di questi, Max Frisch, è presto indotto a partire, come descrive in “Schinz”: “Il nostro sguardo sulle cose è diverso da quello che gli altri ci insegnano: i giornali scrivono il contrario e non possiamo farci nulla …”. La verità è proprio che Max Frisch abbia potuto scrivere grazie alla sua sperimentazione diretta dell’esilio. Julian Schütt Julian Schütt, nato nel 1964, è scrittore e giornalista a Zurigo. Ha pubblicato nella primavera 2011 un libro intitolato “Max Frisch – Biographie eines Aufstiegs (edizione: Suhrkamp Verlag Berlin). L’arte dell ’accoglienza Lungomare Nazario Sauro 9, Loano (SV) - Tel. +39 019 669666 - www.gardenlido.com 30 N. 10, ottobre 2011 Lavaux, Patrimonio UNESCO, Regione del Lemano Sapori e colori. La Svizzera dei sapori è certamente la Svizzera dei formaggi, del cioccolato e del vino e molto di più... Al di là delle classiche specialità svizzere, il nostro piccolo paese può offrire molti altri gusti ai palati esigenti. A Ginevra, ad esempio, potete degustare un gratin di cardi, una verdura DOC, accompagnata da un vino secco ginevrino, dato che il cantone possiede la terza più importante superficie viticola della Svizzera, subito dopo i cantoni di Vaud e Vallese. A Zugo potete gustare una fetta di torta di ciliege, accompagnata da un bicchierino di Kirsch e nel Giura degusterete la «Tête de Moine», un formaggio a pasta semidura, raschiato a strati così sottili da arricciarsi a mo’ di rosette. Questa è solo una piccola parte di tutte le delizie che la Svizzera vi riserva. mille e un sapore delle sue regioni. Frutta, verdura, carni, pesci di lago e di fiume, vini, formaggi e dolci, comporranno dei piatti che coloreranno il vostro soggiorno. Preparate e organizzate le vostre scappatelle gastronomiche su: www.MySwitzerland.com Una cucina colorata La Svizzera v’invita a lasciare i sentieri battuti e gustare i Ulteriori informazioni: Rete Svizzera Registratevi su www.MySwitzerland.com/aso entro il 30 ottobre 2011 e potrete vincere un soggiorno di 2 notti e per 2 persone presso l’albergo Romantik Seehotel Sonne a Küsnacht sui bordi del Lago di Zurigo, compresi due menu a sorpresa nel loro suggestivo ristorante. Õ 54432 Accordo di partenariato fra Svizzera Turismo e l’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE) cappatella viticola Il castello di Salenegg, nei Grigioni, che produce vino dal XI° secolo, cura una delle più antiche fattorie viticole d’Europa. Qui, nel paese di Heidi, il Pinot noir è il re e i vini vengono prodotti nel rispetto della tradizione combinata alla modernità. Idea 1 Ulteriori informazioni: 37638 In carrozza! Chi non conosce la fondue al formaggio e le non meno celebri e croccanti meringhe alla doppia crema della Gruyère? Assaporateli entrambi con lo sfondo di un bucolico paesaggio prendendo il vecchio treno de «La Gruyère» tra Bulle e Montbovon. Idea 2 Ulteriori informazioni: 801 Sciogliersi di piacere A Vevey, sulle rive del Lemano, dopo una passeggiata tra i vigneti di Lavaux, fermatevi presso l’artigiano del cioccolato Poyet che vi proporrà un giro nel mondo dei dolci sapori e come ricordo, vi potrete portare a casa le scarpe di Charlie Chaplin. Idea 3 Ulteriori informazioni: 40451 126_11e_03_publi_schweizer_revue_4.indd 1 04.08.11 09:14 31 N. 10, ottobre 2011 Scadenza elettorale nazionale importante il prossimo 23 ottobre L’esito delle elezioni parlamentari condizionerà il futuro governo Raramente è successo che l’elezione del Consiglio nazionale e di parte del Consiglio degli Stati abbia condizionato con così largo anticipo l’elezione del Consiglio federale, prevista per il 14 dicembre. Del resto questo governo ha già subito parecchi cambiamenti nel corso della legislatura: fin dall’inizio con l’elezione di Evelyne Widmer-Schlumpf, a sor- presa al posto di Blocher, poi con le dimissioni di Leuenberger (socialista ai trasporti ed energia) e quelle di Merz (liberale alle finanze). Questi fatti hanno provocato vari rimpasti con il passaggio di Doris Leuthard ai trasporti, comunicazione, energia, di Widmer-Schlumpf alle finanze (sostituita da Sommaruga alla giustizia) e del nuovo Schneider-Amman all’e- Per chi vota nel canton Ticino Sostenete Filippo Lombardi per gli Svizzeri all’estero Filippo Lombardi ha dimostrato il suo interesse alla Quinta Svizzera in diversi modi. È membro del Consiglio degli Svizzeri all’estero. Dal settembre 2008 è presidente dell’Intergruppo parlamentare “Svizzeri all’estero”. È sempre stato molto presente a manifestazioni di Svizzeri all’estero, sia al Congresso degli Svizzeri all’estero, sia a manifestazioni all’estero, mantenendo con loro uno stretto legame. Conosce veramente gli Svizzeri all’estero. È l’unico politico ad aver chiesto una visione globale, una strategia della Confederazione, per la comunità degli Svizzeri all’estero. Da molti anni, è sistematicamente l’autore di diversi interventi parlamentari a favore degli Svizzeri all’estero: Nel 2002: Aiutare gli Svizzeri d’Argentina: chiedeva di permettere loro di continuare a versare i contributi all’AVS facoltativa (dare loro un “sursis” al pagamento), ciò che per tanti di loro non era più possibile a seguito della crisi in Argentina e della svalutazione del peso argentino. Purtroppo senza successo; Nel 2004: la Quinta Svizzera come legame con il mondo: definire in un rapporto d’insieme l’importanza della Quinta Svizzera e il ruolo che la Confederazione le attribuisce nelle sue relazioni con l’estero. Risposta 6 anni dopo: rapporto del Consiglio federale che si chiede se non è venuto il momento di definire una politica coerente per gli Svizzeri all’estero; Nel 2005: Mantenimento dell’offerta Swissinfo/SRI Nel 2006: Assicurazione-disoccupazione. Discriminazione dei frontalieri svizzeri in Italia Nel 2010: Reclutamento. Non sfavoriamo gli Svizzeri con doppia cittadinanza che abitano all’estero. Nel 2011: Per una legge per gli Svizzeri all’estero (iniziativa parlamentare che ha raccolto il sostegno di 30 senatori di tutti i partiti). Tale legge permetterebbe di elaborare una vera e propria strategia globale per gli Svizzeri all’estero. La rielezione di Filippo Lombardi al Consiglio degli Stati per il canton Ticino è importante per gli Svizzeri all’estero, perché è un alleato prezioso che porta avanti i progetti della Quinta Svizzera, specificamente l’elaborazione di una politica coerente, una strategia a favore degli Svizzeri all’estero. R.E. conomia. Burkhalter aveva preso il posto di Couchepin agli interni e Maurer quello di Schmid alla difesa. Come si diceva, la composizione del futuro governo dipenderà in buona parte dall’esito delle elezioni parlamentari. L’UDC tenta di rafforzare ulteriormente il proprio primato, conquistando seggi soprattutto al Consiglio degli Stati, dove è sottorappresentata. Come partito di maggioranza relativa ambisce a due seggi (qualcuno parla perfino di tre) e il suo obiettivo principale è prendere il posto di Widmer-Schlumpf, per vendicare lo sgarbo subito quattro anni fa con la scissione del PBD. Widmer-Schlumpf gode però di ottima fama in Parlamento e, tradizionalmente, è difficile sostituire un consigliere in carica. Tutto dipenderà però dalla forma che assumerà il nuovo governo dopo le elezioni. I partiti si stanno muovendo parecchio nella campagna elettorale, ma, da quanto si può prevedere, i seggi in pericolo potrebbero essere anche quello dei socialisti (lasciato libero da CalmyRey) e quello dei liberali-radicali, in perdita di velocità. Il Partito popolare democratico (cristiano) non ha difficoltà a difendere il proprio seggio anche se gli piacerebbe ricuperare quello perso otto anni fa. Ammesso che l’UDC ottenga ancora un ottimo risultato, i seggi dei socialisti e dei liberali-radicali sono chiaramente in pericolo. L’elezione del Consiglio federale è però molto particolare e tiene conto di molti fattori: personalità del candidato, rappresentanza regionale, esperienze acquisite e infine appartenenza politica. Quel che conta, in ogni caso, sarà l’esito delle elezioni del 23 ottobre. i.b. In Consiglio Federale Le possibili successioni La partenza di Micheline Calmy-Rey dal Consiglio Federale apre la porta a varie soluzioni. I probabili candidati sono il friburghese Alain Berset, consigliere agli Stati, Pierre-Yves Maillard con esperienze di governo a Losanna, ma anche Marina Carobbio, se si dovesse aprire alla Svizzera italiana. Ma anche l’UDC potrebbe ambire a un posto in più, ricuperando Jean-François Rime o proponendo Guy Parmelin, tra i romandi. Per la Svizzera tedesca si fanno i nomi del turgoviese Roland Eberle o del capogruppo Caspar Bader o magari di un ricupero di Christoph Blocher. 32 N. 10, ottobre 2011 Ambasciata a Roma Via Barnaba Oriani 61 00197 ROMA Tel.: 06 809 571 (Centralino) Tel.: 06 809 57 382 (Affari consolari) Tel.: 06 809 57 333 (Afffari politici, economici, commerciali) Tel.: 06 809 57 343 (Stampa, affari culturali e giuridici) Fax: 06 808 85 10 (Ambasciata) Fax: 06 808 08 71 (Consolato) Fax: 06 808 14 79 (Ufficio dell’ambasciatore) E-mail: [email protected] Sito: www.eda.admin.ch/roma Circondario consolare: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria; Malta, Sardegna e San Marino Consolato Generale a Milano via Palestro 2 20121 MILANO Tel.: 02 777 91 61 Fax: 02 7601 4296 E-mail: [email protected] Sito internet: www.eda.admin.ch/milano Circondario consolare: Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Valle d’Aosta, Liguria e Piemonte ✂ Indirizzi delle rappresentanze Svizzere in Italia Come rinunciare a ricevere «Gazzetta Svizzera» Numerosi lettori ci scrivono o telefonano annunciando di voler rinunciare a ricevere uno o più esemplari per famiglia di “Gazzetta Svizzera”. Siamo molto contenti che ci aiutate ad evitare sprechi. Prima di radiare il Suo nominativo dall’indirizzario, Le devo far presente che la Gazzetta Svizzera è l’unico mezzo di informazione svizzero che si riceve automaticamente e senza obbligo di pagamento non appena ci si immatricola presso la rappresentanza svizzera. Ogni cittadino svizzero ha diritto al Suo proprio esemplare. Difatti, in caso di contestazione, uno Svizzero all’estero non può far valere di non essere a conoscenza di un atto normativo o di una scadenza che lo concernono e che sono stati pubblicati nella Gazzetta Svizzera. Per questo motivo, il Suo nome può essere solamente radiato dall’indirizzario della Gazzetta Svizzera se lo richiede espressamente, personalmente e per iscritto. 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Ringraziamo per la collaborazione. ___________________________________________________________________________ Al Consolato Svizzero di: ❍ Roma ❍ Milano ❍ Genova Rinuncio all’invio della Gazzetta Svizzera Difendete i vostri interessi votate in Svizzera www.aso.ch Incollare qui l’etichetta della «Gazzetta Svizzera» con il proprio Nome e Indirizzo LUOGO: ___________________________________________________________________ DATA: ______________________________ FIRMA: ________________________________ ANNUNCIO A PAGAMENTO Fabio Abate al Consiglio degli Stati!