Calmy-Rey rinuncia Lotta per la successione

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Calmy-Rey rinuncia Lotta per la successione
Anno 42 N.10, ottobre 2011
Mensile degli Svizzeri in Italia con comunicazioni ufficiali delle Autorità svizzere e informazioni del Segretariato degli Svizzeri all’estero Internet: http://www.gazzettasvizzera.it
Dopo le elezioni federali del 23 ottobre prossimo
Calmy-Rey rinuncia
Lotta per la successione
Micheline Calmy-Rey, direttrice del Dipartimento federale degli affari esteri, e attualmente
presidente della Confederazione, ha annunciato di non volersi ripresentare per un nuovo
mandato in Consiglio federale, dopo le elezioni
del 23 ottobre. Se ne parlava da tempo, anche
in vista di un eventuale rimpasto in governo,
ma la decisione formale è degli inizi di settembre, con l’abituale lettera indirizzata al presidente dell’Assemblea federale.
A spingere la magistrata ginevrina a questa
decisione sono state – a quanto si dice a Berna
– le aumentate pressioni del suo partito (socialista) che teme di non riuscire a salvare il
proprio secondo seggio in Consiglio federale,
dopo il prevedibile terremoto delle elezioni delle Camere federali per un nuovo quadriennio.
Calmy-Rey – che ha 66 anni – ha tracciato un
Per i nostri figli
Le Scuole Svizzere:
la scelta migliore!
La scelta della scuola è una delle decisioni più
importanti che i genitori prendono per i loro
figli. Riceveranno una buona preparazione
che permetterà loro di affrontare uno studio e
tutta la vita con successo? Cresceranno in un
ambiente sano, senza pericoli, e che gli insegnerà non solo nozioni, ma anche valori umani, saper lavorare sia in autonomia che in collaborazione con gli altri? Non solo teoria, ma
anche attività creative così come le tecniche
dell’informatica? Impareranno perfettamente
le lingue con insegnanti di madrelingua? Tutto
questo Vi offrono le scuole svizzere in Italia.
Più ampie informazioni sulle Scuole Svizzere in Italia a pag. 5.
●pagina 2
Si può rinunciare
alla cittadinanza
●pagina 4
La disoccupazione
al ritorno in Svizzera
Aiutateci a coprirli
I costi della
Gazzetta Svizzera
bilancio della sua attività in governo, incentrata
su quelle che ha definito “una diplomazia pubblica e una neutralità attiva”. In particolare ha
sottolineato il rafforzamento della via bilaterale
nei contatti con l’UE e un allargamento e approfondimento dei contatti con altri paesi, per
rafforzare il ruolo della Svizzera di mediatrice
internazionale e di promotrice della pace.
Visto dall’esterno, il parere non è sempre positivo. Questa prima nonna in Consiglio federale,
madre di due figli ed ex-consigliera di Stato
a Ginevra, a Berna era chiamata “Crudelia” o
“Calamity Rey”, a causa della sua personalità
forte e dura, talvolta scontrosa. Poco rispettosa dei cerimoniali, si presentava talvolta a
ricevimenti ufficiali con un grosso borsone a
tracolla e magari l’impermeabile in mano. Certi
suoi colpi di testa (il velo in Iran, l’incontro con
Gheddafi, non buoni rapporti con i subordinati,
decisioni sbagliate difese con ostinazione) non
le sono stati perdonati, anche se tutti ammettono che ha sempre operato per il bene del
paese e per rafforzarne l’immagine nel mondo.
La partenza di Calmy-Rey apre tutta una serie
di possibilità per la sua successione. Tutto dipenderà dall’esito delle elezioni e dalla possibilità per il partito socialista di salvare il secondo
seggio in Governo. Ne parliamo a pagina 31.
i.b.
●pagina 17
Festa Nazionale
e ricordo del 1291
●pagina 20
L’idea svizzera di un ospedale a Betlemme
●pagina 21
L’elenco dei sostenitori
di Gazzetta Svizzera
●pagina 24
La Società svizzera
di radio e televisione
Fondamentalmente tengo a precisare
che ogni Svizzero residente in Italia e regolarmente iscritto al Consolato riceve
gratuitamente la Gazzetta Svizzera. La
gazzetta viene stampata e distribuita 11
volte l’anno, e porta nelle case dei nostri
connazionali da una parte le notizie da
Palazzo Federale, e dall’altra articoli a
direzione specifica per la vita in Italia.
Una gran parte dei nostri articoli proviene direttamente dalla vita degli Svizzeri
in Italia, le diverse istituzioni Svizzere
raccontano in modo continuo, ciò che
avviene nelle diverse parti del paese che
ci ospita.
Detto questo devo comunque precisare
che la produzione della Gazzetta non è
affatto gratuita, ma costa! Fare un giornale, stamparlo, distribuirlo in tutto il
paese ha un costo notevole.
Come si finanzia il nostro giornale?
Riceviamo un supporto finanziario da
Berna, il quale però – a causa della crisi economica e le relative manovre di
risparmio – si è notevolmente ridotto.
Cerchiamo di incrementare le nostre
entrate con inserzioni pubblicitarie.
La fonte più importante delle nostre entrate sono i nostri sostenitori, ovvero i
nostri lettori. Grazie al contributo di questi ultimi siamo sempre riusciti a mantenere l’equilibrio tra i costi e le entrate.
Non mi stanco di ribadire: solo circa il
20% dei nostri lettori ci aiutano con un
contributo finanziario! Cerchiamo continuamente di ridurre i costi, ciò non sempre riesce. Per questo i contributi dei
nostri lettori sono di vitale importanza.
Ed è per questo motivo che mi rivolgo
a quell’80% che fino a oggi non ha mai
risposto alla nostra richiesta! Aiutate anche voi il nostro – vostro – giornale!
Il bollettino allegato alla Gazzetta vi sarà di aiuto. Chi preferisce il pagamento
tramite banca, trova a pagina 2 della
Gazzetta i dati bancari necessari.
Cari lettori della Gazzetta Svizzera, conto veramente sul vostro aiuto!
Arwed G. Buechi, Presidente
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N. 10, ottobre 2011
In Italia è possibile in caso di residenza all’estero
Si può rinunciare alla cittadinanza?
Ci sono problemi con la casa?
Buon giorno,
sono una cittadina svizzera che vive in Italia, a Novara, da 40 anni. – Quando mi sono
sposata con mio marito italiano, mi è stata
“affibbiata” la cittadinanza italiana. Per cui per
lo Stato io sono solo italiana.
Nel luglio scorso purtroppo mio marito è mancato ed io ho deciso, quando avrò sistemato
tutta la parte burocratica, che è tanta e complicata, di tornare a Basilea, dove ho ancora
i miei genitori e fratelli.
La domanda è: è possibile rinunciare alla cittadinanza e come si fa? Quali strade bisogna
prendere?
Io sono proprietaria dell’appartamento dove
vivo ora e dove abitano anche le mie figlie
che continueranno a vivere qui per il momento. Ci sarebbero dei problemi con la casa se
io non dovessi più avere la cittadinanza italiana?
Grazie per accogliere le mie domande e per
una eventuale risposta.
Cordiali saluti.
(A.G.-W. Novara)
Risposta
Gentile Lettrice,
la Sua lettera ci consente innanzitutto di affrontare di nuovo dopo tanto tempo il tema
della cittadinanza, che forse nell’Unione Europea sembrava aver perso un po’ di significato, ma che invece resta sempre attuale.
Il tema è a me particolarmente caro, perché
personalmente ha rappresentato il mio primo
contatto concreto con il mondo del diritto e
con l’amico Ugo Guidi, allorquando, “giovinetto” di belle speranze mi preoccupavo del mio
status (e del servizio militare!).
In secondo luogo, poi, la Sua missiva solleva
anche un aspetto relativo alla proprietà immo-
biliare, anch’esso assai dibattuto tra l’Italia e
la Svizzera.
Ma andiamo con ordine e, prima di rispondere
ai Suoi dubbi, cerchiamo di dare un po’ di
informazioni utili.
Per quanto riguarda la cittadinanza italiana,
viene oggi in linea di conto la nota legge
5.2.1992 n. 91, la quale, innovando rispetto
alla precedente (e datata) disciplina, ha modernizzato la legislazione italiana in materia.
Riassumiamone solo in sintesi i tratti principali.
Come è forse noto ai più, il principale criterio
di attribuzione della cittadinanza in Italia (ma
anche e soprattutto in Svizzera ed in molti
altri Paesi ispirati dalla Rivoluzione francese),
è lo ius sanguinis (e cioè legato alla discendenza) al contrario dei Paesi anglosassoni e
degli Stati d’immigrazione classici come quelli latino–americani, legati al principio dello ius
soli (e cioè al territorio).
Tralasciando le disposizioni del Codice Civile
del 1865, la prima disciplina organica sulla
cittadinanza in Italia è stata rappresentata
dalla legge 13.6.1912 n. 555.
Principio fondamentale per l’acquisto della
cittadinanza era dunque la nascita. Altro principio essenziale era quello dell’unicità della
cittadinanza ed unità della famiglia.
Tuttavia, mutate sensibilità in ordine alla parità dei sessi, nonchè le ondate di immigrazione in Europa negli anni più recenti, hanno
determinato un’attenuazione generale di tali
principi ed una sempre più ampia tolleranza
per i casi di cittadinanza multipla.
In Italia, infatti, a seguito della riforma del diritto di famiglia nel 1975, di vari interventi della
Corte Costituzionale, della legge 21.4.1983
n. 123, ma soprattutto con l’entrata in vigore della citata legge 5.2.1992 n. 91 (e le
Rubrica
legale
successive modifiche) si sviluppavano gradualmente nuovi principi fondati sulla parità,
parzialmente sullo ius soli (in taluni casi limitati), sulla possibilità della doppia nazionalità
(perfettamente tollerata oramai da molti ordinamenti nazionali, compreso quello svizzero)
ed, infine, sulla volontarietà dell’acquisto e
della perdita della cittadinanza italiana.
Fatto questo breve excursus storico, per non
tediare nessuno vediamo ora le disposizioni
più significative sull’acquisto della cittadinanza e quelle che interessano il nostro caso.
Innanzitutto, anche oggi la trasmissione della
cittadinanza avviene prevalentemente sempre iure sanguinis, anche se non più solo per
nascita dal padre, bensì anche dalla madre
(art. 1 L. n.91/1992). Tale forma di acquisto,
in realtà era già stata prevista dalla legge n.
123/1983, che consentiva la possibilità ai
figli di madre italiana di acquisire la cittadinanza italiana.
Altro modo d’acquisto della cittadinanza è
il matrimonio con il cittadino italiano (art. 5
L. n.91/1992), quando il coniuge straniero
risiede legalmente in Italia da almeno 2 anni (originariamente il termine era di 6 mesi,
ma è stato di recente modificato dalla Legge
15.7.2009 n. 94), ovvero dopo 3 anni dal
matrimonio, se residente all’estero e sempre
che non vi sia stato scioglimento del vincolo.
Si tratta di una notevole evoluzione rispetto
all’abrogata legge n. 55/1912, la quale non
era di certo ispirata al principio della parità
tra uomo e donna. Basti ricordare l’art. 10
di questo risalente provvedimento che disponeva: “La donna maritata non può assumere
una cittadinanza diversa da quella del marito
anche se esiste separazione personale fra
coniugi”.
Il meccanismo in passato era automatico e
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all’Associazione. L’Associazione Gazzetta Svizzera fa parte del Collegamento Svizzero in Italia (www.collegamentosvizzero.it).
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N. 10, ottobre 2011
ambivalente. Da un lato, la cittadina italiana
di sesso femminile che sposava uno straniero
perdeva la cittadinanza italiana, allorquando
acquisiva quella straniera del coniuge. Dall’altro lato, la donna straniera che sposava un
cittadino italiano diveniva italiana, senza
bisogno di una manifestazione di volontà e
indipendentemente dall’atteggiamento dello
stato straniero. È quest’ultimo mi pare proprio il Suo caso.
Invece, la riforma del diritto di famiglia, già
citata sopra, ha in seguito reso possibile il
mantenimento della cittadinanza italiana (art.
25 L. n. 151/1975 poi trasfuso nell’art.143ter c.c. e art. 219 L. n. 151/1975).
Un’ulteriore modalità che molti dei nostri lettori senza dubbio conosceranno, è l’acquisto
per beneficio di legge (art. 4 L. n. 91/1992).
Sotto tale profilo, lo straniero, con padre o
madre o un ascendente in linea retta di secondo grado che sono stati cittadini per nascita,
diviene a sua volta cittadino:
a) se presta effettivo servizio militare per lo
Stato italiano dichiarando preventivamente
di voler acquistare la cittadinanza italiana;
b)se assume un pubblico impiego alle dipendenze dello Stato, anche all’estero, e
dichiara di voler acquistare la cittadinanza
italiana;
c) se, al raggiungimento della maggiore età,
risiede legalmente da almeno 2 anni nel
territorio della Repubblica e dichiara, entro un anno dal raggiungimento, di voler
acquistare la cittadinanza italiana;
d) se, nato in Italia, vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, e dichiara
di voler acquistare la cittadinanza italiana
entro un anno dalla suddetta data.
I casi più frequenti, che rappresentano una
parziale concessione al principio dello ius
soli, riguardano, ovviamente, gli stranieri nati
in Italia che vi abbiano risieduto legalmente
senza interruzioni fino al raggiungimento della
maggiore età e chiedono di acquisire la cittadinanza, ovvero che al 18° anno d’età sono
legalmente residenti da più di 2 anni in Italia
ed entro il compimento del 19° anno d’età
dichiarano di voler acquisire la cittadinanza
italiana.
Infine, ricordiamo anche la naturalizzazione
(art. 9 L. n. 91/1992) la quale, invece, avviene per concessione con decreto del Presidente della Repubblica (su proposta del Ministero
dell’Interno):
a) allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta
di secondo grado sono stati cittadini per
nascita, o che è nato nel territorio della
Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede
legalmente da almeno 3 anni (comunque
fatto salvo quanto previsto dall’articolo 4,
comma 1, lettera c), nel qual caso bastano
2 anni);
b)allo straniero maggiorenne adottato da
cittadino italiano che risiede legalmente
nel territorio della Repubblica da almeno
5 anni successivamente alla adozione ;
c) allo straniero che ha prestato servizio per
lo Stato, anche all’estero, per almeno 5
anni;
d) al cittadino di uno Stato membro delle Comunità europee, se risiede legalmente in
Italia da almeno 4 anni;
e) all’apolide che risiede legalmente da almeno 5 anni nel territorio della Repubblica;
f) allo straniero che risiede legalmente da
almeno 10 anni in Italia
g) allo straniero che abbia reso eminenti servizi all’Italia, o quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato.
Per quanto attiene alla rinuncia alla cittadinanza, la legge la prevede espressamente.
L’art. 11 L. n. 91/1992, stabilisce, infatti, che
chi possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva quella italiana,
ma vi può rinunciare se risiede o stabilisce la
residenza all’estero.
Per rispondere, quindi, al Suo primo quesito
specifico, gentile Lettrice, possiamo dire in altre parole, che Lei può tranquillamente rinunciare alla cittadinanza italiana trasferendosi a
Basilea e formulando apposita ed espressa
dichiarazione in tal senso.
Tale dichiarazione (come quella per l’acquisto, la conservazione, il riacquisto e la prestazione del giuramento previsti dalla presente legge) è resa all’ufficiale dello stato
civile del comune dove Lei risiede o intende
stabilire la Sua residenza, ovvero, in caso di
residenza all’estero, davanti all’autorità diplomatica o consolare di tale luogo (art. 23 L.
n. 91/1992).
In base all’art. 8. (Rinuncia alla cittadinanza) del Regolamento di attuazione (D.P.R.
12.10.1993 n. 572) della legge sulla cittadinanza, la dichiarazione di rinuncia deve essere corredata della seguente documentazione:
a) atto di nascita rilasciato dal comune presso il quale detto atto risulta iscritto o trascritto;
b) certificato di cittadinanza italiana;
c) documentazione relativa al possesso della
cittadinanza straniera;
d)documentazione relativa alla residenza
all’estero, ove richiesta.
Dovrà, però, ai sensi dell’art 9-bis (introdotto
sempre dalla L. n. 94/2009) versare un “obolo” allo Stato Italiano di 200 euro - che magari
non è moltissimo, ma che di questi tempi può
essere assai utile alle disastrate finanze di
questo bellissimo Paese!
E veniamo ora invece brevemente alla questione immobiliare. In proposito, immagino
che Lei, nostra gentile ed attenta lettrice abbia forse temuto un possibile difetto sopravvenuto della condizione di reciprocità. Senza
affrontare per questa volta la complessa
problematica relativa alla reciprocità negli acquisti immobiliari, in questo caso possiamo
tranquillizzarLa senz’altro.
Infatti, le vicende relative al mutamento della cittadinanza (così come quelle relative
al soggiorno ed alla residenza) successive
all’acquisto immobiliare non hanno influenza,
né inficiano il negozio giuridico medesimo. E,
dunque, anche le Sue figlie non avranno nulla
di cui preoccuparsi.
Per ora sul tema non dirò di più ma lo affronteremo presto in uno dei prossimi numeri.
Avv. Markus W. Wiget
L’ultimo romanzo di Gottfried Keller
Pubblicato in italiano il “Martin Salander”
L’editore Dadò di Locarno pubblica, per la
prima volta in italiano, il celebre (e ultimo) romanzo di Gottfried Keller “Martin Salander”,
che è considerato il suo testamento umano
e spirituale.
Poco conosciuto e ingiustamente sottovalutato, considerato per lungo tempo un’opera
di poca riuscita e nemmeno lontanamente
paragonabile alla restante produzione di Keller, il Martin Salander è invece un romanzo di
grandissimo impatto e soprattutto di estrema attualità, perché ha colto e profetizzato
con più di un secolo di anticipo la crisi di un
sistema economico e di un intero sistema
di vita.
La vicenda di Martin Salander si svolge nella
seconda metà del diciannovesimo secolo
sullo sfondo di una Svizzera che sta attraversando una fase di profondo cambiamento
e si trova confrontata col mondo esterno e
con l’economia capitalista.
Martin Salander, mosso da una sincera
quanto ingenua fede nelle potenzialità del
liberalismo e della democrazia, si trova a
vivere in una società dominata dal profitto e
da un’economia senza più regole.
Truffato due volte dall’amico di giovinezza
Louis Wohlwend, profondamente segnato
dal fallito matrimonio delle figlie con due
rappresentanti del nuovo corso sociale,
idealista e sognatore in un mondo di profittatori e arrivisti, Martin Salander esprime
nella propria figura e nel proprio destino tutti
i dubbi del vecchio Keller su un futuro che nel
frattempo è diventato cronaca quotidiana.
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N. 10, ottobre 2011
Consigli sul come districarsi in Svizzera
Rientro in Svizzera: ho diritto
all’indennità di disoccupazione?
Gentile Signor Engeler,
mi rivolgo a lei per chiederle un’informazione.
Sono una cittadina svizzera di 49 anni con una
bambina di 10 anni residente attualmente in
Italia.
Per motivi personali devo rientrare in Svizzera.
Sto facendo ricerche di lavoro, non avendo al
momento niente di certo.
Se al mio rientro in Svizzera non ho ancora un lavoro, posso usufruire della disoccupazione
avendo una bambina a carico?
La ringrazio per una sua risposta.
Cordiali saluti.
M.G.
Gentile Signora,
il redattore dott. Bonoli mi ha fatto pervenire
la Sua richiesta. Per poterLe rispondere avrei
bisogno di sapere il Suo nome e cognome, con
indirizzo completo e numero di telefono.
Da quando Lei è uscita dalla Svizzera, e se fino
a qual momento Lei lavorava come dipendente
di una ditta.
Se attualmente ha un lavoro da dipendente in
Italia.
In quale città o regione della Svizzera intende
ritornare.
Con cordiali saluti.
Robert Engeler
Gentile Signor Engeler,
Innanzitutto colgo l’occasione per ringraziarLa
vista la tempestività nel contattarmi.
Come da voi richiesto, le comunico di seguito: – Nome e indirizzo completo, numeri di telefono
– Ho lasciato la svizzera nel mese di marzo 2000, fino a quel momento lavoravo per
la dittà X a P
– D’allora, sono stata, con il mio compagno,
proprietaria di attività commerciale in Italia
(non assunta). Al momento sto cercando nel cantone Vaud
(precisamente zona X dove ho già vissuto e
Le video-risposte
di Robert Engeler sul sito:
gazzettasvizzera.it
Gazzetta Svizzera presenta i video
di Robert Engeler con le risposte ad
alcune delle domande più frequenti
inviate dai lettori.
lavorato) tramite Jobup, ma non escludo la
possibilità del canton Ticino dato che mia figlia
(10 anni) ha frequentato fino a giugno le scuole
d’obbligo in Italia (quinta elementare promossa
alle medie).
Spero di aver risposto correttamente alle vostre
domande. In attesa di una vostra risposta, colgo l’occasione per salutarLa cordialmente.
M.G.
Risposta
Gentile Lettrice,
Solo le Sue informazioni complete mi hanno dato la possibilità di risponderLe correttamente.
1. Rientrando in Svizzera da un paese CE (salvo
dopo brevissima assenza) Lei non ha diritto
all’indennità di disoccupazione svizzera. L’indennità di disoccupazione va sempre richiesta nel paese CE dell’ultima occupazione, nel
Suo caso all’Italia.
2. Non avendo contribuito in Italia, non dovrebbe aver diritto nemmeno alla disoccupazione italiana. Per sicurezza, si informi tuttavia
presso la Sua INPS locale.
3. Chi ha diritto all’indennità di disoccupazione
italiana e vuole cercare lavoro in Svizzera,
può farsela trasmettere per un massimo di
tre mesi alla sua nuova residenza in Svizzera, al netto delle imposte italiane (non va
dichiarata in Svizzera). La domanda va presentata all’INPS tramite l’ufficio disoccupati
nel luogo di domicilio in Svizzera.
4. Una volta preso domicilio (corrisponde a residenza in Italia) in un comune svizzero, Lei
avrà invece – fin quando non avrà trovato
lavoro e potrà mantenersi da sola – diritto
all’assistenza sociale del suo comune di residenza. L’assistenza sociale è regolata per
cantone e comune; le differenze di prestazioni variano molto. In genere sono migliori nei
grandi centri.
Nella Sua situazione Le consiglierei:
a) Rientri in una località dove Lei ha familiari o
stretti amici. Questo Le sarà di grande aiuto
sia per un’abitazione temporanea, sia per
cercare un’abitazione propria e un lavoro,
oltre che di sostegno morale e di assistenza
per Sua figlia. La maggior parte delle abitazioni e dei posti di lavoro non si trovano
né sui giornali né su Internet, ma attraverso
conoscenze.
b)Sceglierei il Ticino solo se Lei ha familiari
stretti. Il Ticino è economicamente uno dei
cantoni più deboli e toccato per primo da
una crisi, mentre la zona da Lei prescelta
offre molte più possibilità di lavori stabili.
c) Non sceglierei mai il Ticino solo per la lingua
AVS/AI
Assicurazioni
sociali
di Robert
Engeler
di Sua figlia. Dopo un anno nella Svizzera
interna Sua figlia avrà superatole difficoltà
linguistiche iniziali, soprattutto se Lei gli starà vicina e seguirà l’andamento scolastico
in stretto contatto con il suo insegnante. E
in futuro avrà una lingua di più che gli potrà
essere molto utile nella vita e sul lavoro.
d) Se è incerta sul comune dove stabilirsi, vada all’ufficio comunale di assistenza sociale
dei diversi comuni e si faccia spiegare quali
siano le prestazioni offerte nel Suo caso. In
genere sono il pagamento dell’affitto, della
cassa malattia per Lei e la figlia ed un importo fisso mensile per tutte le altre spese.
e) È molto difficile trovare un lavoro a distanza,
perché un datore di lavoro serio vuole vedere i candidati di persona; visto che spesso
il futuro datore di lavoro paga le spese di
viaggio per il colloquio, quasi mai si invita
un candidato dall’estero a presentarsi. Conviene perciò trasferirsi e iniziare da subito
ad interessarsi presso tutte le agenzie di
lavoro (p.es. ADIA, Manpower), presso i familiari ed amici, i datori di lavoro precedenti
e consultare su Internet non solo Jobup, ma
anche altri siti specializzati, p.es. www.tutti.ch – www.espace-emploi.ch, ambedue
suddivisi per cantone.
Le auguro molto coraggio, ottimismo, persistenza e buona fortuna!
Robert Engeler
Ai gentili lettori
–non possiamo rispondere se non conosciamo nome, o cognome, indirizzo completo compreso i numeri di telefono per
contattarVi se necessario.
–Dateci tutti i particolari necessari per capire la Vostra situazione particolare; conoscendo la situazione esatta Vi possiamo
anche indicare alternative. Non pubblichiamo nessun particolare che permette
agli altri lettori di risalire a Voi.
–Facciamo questo lavoro gratuitamente e
nel nostro tempo libero. Aiutateci quindi a
risponderVi senza dover richiedere ulteriori dettagli.
–Capiamo che talvolta una risposta urge.
Chiedere in tempi brevi una risposta gratuita che richiede dalle tre ore di lavoro
in su Vi sarà più facile se avete lavorato
gratuitamente per la colonia svizzera e/o
pagato regolarmente il contributo alla
Gazzetta Svizzera.
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N. 10, ottobre 2011
Le Scuole svizzere in Italia, permettono una migliore padronanza delle lingue
Scegliete il meglio per i Vostri figli:
la Scuola Svizzera
La scelta della scuola è una delle decisioni
più importanti che i genitori prendono per i
loro figli. Riceveranno una buona preparazione
che permetterà loro di affrontare uno studio e
tutta la vita con successo? Cresceranno in un
ambiente sano, senza pericoli, e che gli insegnerà non solo nozioni, ma anche valori umani, saper lavorare sia in autonomia che in collaborazione con gli altri? Non solo teoria, ma
anche attività creative così come le tecniche
dell’informatica? Impareranno perfettamente
le lingue con insegnanti di madrelingua? Tutto
questo Vi offrono le scuole svizzere in Italia.
Scuole bilingue che permettono
il cambio sia verso una scuola
italiana che una scuola in Svizzera
Tutte le scuole svizzere sono bilingue sin
dall’asilo italiano/tedesco con insegnanti di
lingua madre. Questa porta gli allievi alla padronanza di due lingue; viene inoltre offerto
un insegnamento del francese e dell’inglese,
sempre da personale specializzato nella loro
madre lingua. Le scuole svizzere permettono
quindi agli allievi di acquisire una padronanza
delle lingue migliore di qualsiasi altra scuola in
Italia. Un vantaggio importante per periodi di
studio all’estero e per la vita lavorativa.
Le scuole so orientano ai programmi svizzeri,
ma tengono anche conto dei programmi italiani. Permettono agli allievi di sostenere gli
esami della 3ª media.
Le cinque Scuole Svizzere in Italia
Bergamo
Via Bossi 44, 24123 Bergamo – tel. 035 361 974
[email protected] – www.scuolasvizzerabergamo.it
materna, elementare, media – ca. 170 allievi
Open Day sabato 12 novembre 2011, ore 10.00 - 13.00
Catania
Via M.R. Imbriani 32, tel. 095 447 116
[email protected] – www.scuolasvizzeracatania.it
materna, elementare, media - ca. 65 allievi
Milano
Via Appiani 21, tel. 02 655 57 23
[email protected] – www.scuolasvizzera.it
materna, elementare, media, liceo – 375 allievi
Serata informativa martedì 22 novembre 2011, ore 19.30
Cadorago (CO)Via Plinio 2, tel. 031 90 32 97
[email protected] – http://campuscaslino.scuolasvizzera.it
nel 2012/13 materna, 1ª e 2ª elementare,
porterà gradualmente alla terza media
Serate informative martedì 15 e lunedì 28 novembre 2011, ore 19.30
Roma
Via M. Malpighi 14, tel. 06 440 21 09
Asilo, elementare, media, liceo – ca. 500 allievi
[email protected] – www.scuolasvizzeradiroma.it
Riunione informativa martedì 25 ottobre 2011, ore 9.30
Potete iscrivervi telefonicamente per la mattinata informativa
(+39 06 440 21 09) oppure mandarci un Fax (+39 06 440 42 13)
o una e-mail: ([email protected]).
Vi preghiamo di annunciarvi entro venerdì 21 ottobre 2011.
Basi solide per un futuro
di successo
Le principali finalità delle scuole, che si rifanno
alla migliore tradizione pedagogica, mirano,
nel rispetto delle diverse personalità, a formare individui autonomi e responsabili, dotati
di spirito di iniziativa e nel contempo capaci
di svolgere un lavoro in “team”. Le scuole offrono un insegnamento di informatica per gli
allievi della scuola media a livello esemplare.
Iniziare già con l’asilo
Imparare in due lingue non crea problemi alla quasi totalità dei bambini, anche quando i
genitori non conoscono la seconda lingua. È
consigliabile di farli frequentare già la scuola
materna; incominciano a conoscere il tedesco
giocando e fanno molto meno fatica nei primi
anni della scuola elementare. Solo eccezionalmente bambini senza buone conoscenza della
seconda lingua possono entrare in 1ª elementare o classi superiori.
Ambiente familiare e sano
Le 5 scuole sono tutte scuole piccole o relativamente piccole che creano un ambiente
familiare e sereno favorendo i contatti tra gli
studenti ed il senso di appartenenza ad una
comunità. Permettono ai loro insegnanti preparati e disponibili a seguire individualmente
gli allievi nel loro processo di apprendimento e
di crescita, nonchè di instaurare un dialogo costante con i genitori. Gite scolastiche e campi di lavoro offrono agli allievi occasioni per
approfondire la conoscenza dei compagni e
degli insegnanti, allargare il proprio orizzonte
culturale, parlare lingue straniere e recuperare
il contatto con la natura.
Il costo
Le scuole svizzere all’estero sono scuole
private gestite da associazioni di svizzeri in
loco; non possono quindi essere gratuite. Le
rette, soprattutto per bambini di nazionalità
svizzera, sono però molto accessibili; in alcune scuole, libri e quaderni sono compresi
nella retta, vengono prestati o ceduti a prezzi
contenuti. Alla fine, il costo non è molto superiore a quello di una scuola pubblica.
Inoltre, le cinque scuole, per essere riconosciute e sovvenzionate dalla Confederazione
devono offrire, a famiglie svizzere che vivono
in condizioni economiche ristrette, riduzioni
sulle rette: Nessun bambino svizzero può
essere escluso da queste scuole per motivi
economici. Se Vi trovate in condizioni economiche ristrette, parlatene in tutta confidenza
con la scuola.
Informazioni
Tutte le scuole sono liete di dare informazioni, far vedere la scuola e valutare, assieme ai
genitori, i vantaggi ed eventualmente problemi
di un inserimento dei Vostri figli nella scuola
svizzera. Le scuole maggiori organizzano normalmente giornate a porte aperte o serate
informative durante le quali presentano i programmi scolastici e si conoscono insegnanti
ed aule (vedi riquadro, è necessario iscriversi). Telefonate! Riceverete tutte le informazioni
sulla scuola e su queste iniziative.
Se vivete nelle vicinanze,
non decidete
prima di aver visitato la scuola e valutato vantaggi e difficoltà. Ogni anno, le scuole devono informare genitori pentiti della loro scelta
scolastica di non poter accettare i loro figli
in classi avanzate per mancante conoscenza
della seconda lingua.
Robert Engeler
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N. 10, ottobre 2011
«Chi sono cosa fanno»
A cura di Annamaria Lorefice www. gazzettasvizzera.it
Intervista ad una delle eccellenze di Tecnica bancaria. I suoi consigli per i giovani laureandi
Per l’esperta svizzera Paola Schwizer
rispettare le regole giova al business
Milano – È nella lista delle 70 manager più
importanti in Italia, è svizzera e si chiama
Paola Schwizer.
È una massima esperta di Tecnica bancaria, disciplina che indaga e padroneggia in
ogni piega, e che insegna con passione in
varie Università. Con lei, Professore ordinario di economia degli intermediari finanziari
all’Università di Parma, tocchiamo alcuni temi
caldi nell’attuale quadro di crisi economica.
Poteri economici, multinazionali, banche, management... possiamo avvicinare queste realtà al concetto di trasparenza e correttezza? Oppure vince solo
la logica del massimo profitto ad ogni
costo?
«Questo è un tema essenziale del quale mi
occupo. Svolgo molte ricerche sulla “Compliance bancaria”, cioè di tutta la normativa
che riguarda proprio il rispetto delle regole
interne ed esterne alla banca. Io sorrido sempre al pensiero di come rimasi colpita quando
uscì la normativa per la Compliance, che si
chiama “Compliance function in banks... ».
Perché?
«Perché sul momento non riuscivo a capire
la necessità di una normativa del genere... e
questa mia incomprensione derivava proprio
dal mio essere svizzera... ».
In che senso?
«Mi chiesi come mai si sentisse il bisogno
di introdurre un organo interno alle banche
con il compito di far rispettare le leggi. Noi
svizzere/i sappiamo bene che se c’è una legge, se c’e una regola, è lì per essere rispettata. Non occorre creare un organo che ne
garantisca l’osservanza. Dunque penso che
il problema etico sia un problema reale, è un
tema molto dibattuto negli Stati Uniti, mentre
in Italia si fa fatica a parlarne».
Da cosa dipende questa fatica?
«L’Italia è un paese di scettici e questi temi fanno un po’ sorridere, sono associati al
concetto di buonismo. Ma non è così. Dico
sempre ai miei studenti che i principi etici
sono essenziali nelle scelte di organizzazione, di governo e di gestione di qualunque
attività. Talvolta conduco in aula un filosofo
il quale spiega che tra etica e business non
c’è nessun conflitto, anzi che l’etica è la base
del business. Se tutti noi non riconoscessimo
il principio che i patti si devono rispettare, il
business non esisterebbe».
Ma i grandi manager questo lo sanno?
«Credo che manchi oggi un modello di valore
etico. Quello che al management risulta diffi-
Paola Schwizer, originaria del canton San Gallo, è nata e cresciuta a Milano. I suoi studi
sulle tecniche bancarie sono pubblicati in numerosi testi di settore.
Insegna “Economia degli intermediari finanziari” in diverse Università italiane (Bocconi,
Brescia, Lecce, Politecnico di Milano, Parma).
È Professore ordinario e Responsabile della Sezione Finanza, Banche e Assicurazioni
presso l’Università di Parma. Professor presso la SDA Bocconi. Membro dell’Editorial
Board della rivista Journal of Management and Governance. Si dedica a ricerche su
etica e business.
cile comprendere è come si forma un valore
economico basato sui principi etici. Quando
parlo di principi etici intendo dire correttezza
assoluta verso tutte le controparti che non
siano solo gli azionisti e i manager, e rispetto
assoluto delle regole che poi definiscono il
bene comune».
Ora un altro scandalo per UBS che, al
momento del nostro andare in stampa,
non è del tutto chiaro: un trader avrebbe
fatto perdere la cifra folle di 2,3 miliardi
di dollari. Come può succedere una cosa
del genere?
«Di fatti simili ce ne sono tanti, come quelli
avvenuti anni fa in Inghilterra, o nel 2008 alla banca francese Société Générale con un
trader ora in prigione. Fatti che rivelano inadeguatezze del sistema dei controlli interni.
Dato che le banche oggi compiono verifiche
costanti sulle operazioni svolte dal personale a tutti i livelli, i casi sono due, o l’autore
dell’operazione è stato capace di eludere il
sistema dei controlli che quindi è comunque
da rivedere... ».
Oppure?
«Può esserci una trascuratezza di fondo, a
monte, nel sistema dei controlli, che in genere è considerato più come un onere che
come una leva di gestione».
Come mai visto che serve a scongiurare
rischi seri?
«Le funzioni di controllo sono spesso definite
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7
N. 10, ottobre 2011
come “costi che camminano” all’interno delle
aziende. L’esigenza della redditività spinge a
trascurare gli investimenti su questi elementi
importantissimi».
Lei lavora nell’Università italiana pubblica e privata: ai giovani appassionati di
tecnica bancaria dove consiglierebbe di
studiare, in Svizzera o in Italia?
«L’Università svizzera è molto più selettiva.
Nel bene e nel male. In Italia uno studente
può ripetere l’esame un numero infinito di
volte, si può laureare dopo cinque anni fuori
corso. Questo in Svizzera non accade, c’è
una grande selezione all’ingresso, e se non
si supera l’esame per la seconda volta credo si debba lasciare l’Università. Occorrono
una motivazione e una determinazione molto
alte».
In generale che consigli può dare?
«Per la mia generazione, una laurea presa
con impegno assicurava subito decine di offerte di lavoro. Oggi i neo laureati se lo devono inventare il lavoro. Per avere più chance
ben vengano tutte le esperienze di stage in
altre nazioni».
Devono andarsene dall’Italia?
«Non dico per sempre, ma di fare delle esperienze all’estero, sì. Di misurarsi con altre
culture. C’è una critica che si fa sempre ai
giovani italiani, che è veritiera: sono troppo
legati alla famiglia e ne cercano sempre il
supporto. La famiglia è un aspetto bellissi-
mo della vita e rappresenta le nostre radici.
Tuttavia, come diceva Goethe, deve anche
saper mettere le ali ai figli».
Cosa augura ai giovani?
«Di non restare schiacciati da questa situazione d’incertezza. Di diventare autonomi, di
sapersi muovere, di credere nei propri progetti, di generare innovazioni da proporre al
mercato. Questo è l’elemento vincente che
li può aiutare».
Quando lei fa lezione emerge la sua “elveticità”?
«Sì, emerge. Intanto gli studenti impiegano
due o tre mesi per scrivere correttamente il
mio cognome... sei sempre un po’ una straniera con un simile cognome. Inoltre, spesso racconto aneddoti positivi del mio paese, per controbattere un po’, scherzando,
a certi luoghi comuni sulla Svizzera. E poi...
sono proprio puntualissima! Il primo giorno
di lezione lo faccio notare agli studenti, e
pretendo che lo siano anche loro».
Lei è nell’elenco delle 70 manager più
importanti in Italia. L’economia al femminile: crede che sarebbe concepita e
gestita differentemente?
«Fatico con le generalizzazioni e non ho la
certezza che ci possa essere una soluzione
femminile a tutti i problemi del mondo. Però,
quello che noto nel luoghi di lavoro è una
grande capacità delle donne di affrontare le
questioni in maniera efficiente, di andare al
nocciolo dei problemi e risolverli in tempi rapidi, cosa che spesso non ho visto negli uomini. Trovo in questo una reale differenza».
Come si è trovata a crescere in Italia?
«Molto bene. Quello che mi dispiace è che
tutto sia molto complicato. In sé la complessità è un elemento di bellezza, l’Italia è molto
varia in ogni aspetto. Ma sul piano pratico,
andare in posta o al comune può essere
un’avventura. Da un lato è divertente, ma
dall’altro affrontare tante quotidiane difficoltà alla fine stanca».
L’Italia com’è messa economicamente
in questo momento?
«Con problemi grandissimi, dico solo questo. Abbiamo bisogno di ritrovare la fiducia».
Torna spesso in Svizzera?
«Ho bisogno di tornarci spesso, perché la
amo molto. Partecipo ben volentieri alle
feste e alle riunioni della mia grandissima
famiglia nel Cantone San Gallo. Cerco anche
di parlare un po’ di Schwytzerdüsch, ogni
tanto. E poi vado sempre in vacanza nel Vallese, almeno un mese all’anno tra estate e
inverno. Ne approfitto per fare la spesa e
portarmi in Italia non solo la cioccolata ma
anche tanti altri prodotti a cui sono legata.
Per fare in modo di averne sempre qualcuno
in casa, quando sono a Milano, qualche volta
faccio una scappata nei negozi in Ticino...».
[email protected]
Pubbliredazionale
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N. 10, ottobre 2011
Lo spettacolo “Volare” al Teatro Golden di Roma
Circolo Svizzero di Roma:
omaggio a Domenico Modugno
Gennaro Cannavacciuolo, coniugato con una
cittadina svizzera ed in procinto di richiedere
questa nuova nazionalità, presenterà dal 6 al
9 ottobre 2011 al Teatro Golden di Roma lo
spettacolo “Volare” – “Omaggio a Domenico
Modugno”. Il recital eseguito con musiche dal
vivo, suonate dal trio Bugatta (pianoforte, violoncello, sax/contralto) è definito dalla critica
“un autentico gioiello” ed è tutto dedicato a
Domenico Modugno: un tuffo emozionante
nella storia della grande canzone italiana.
Propone in una reinterpretazione personale le
varie strade musicali percorse da Modugno.
Nella prima parte, via con le canzoni dialettali
e macchiettistiche, da “O ccafè” a “La donna riccia”, da “La cicoria” e “U pisci spada”,
alla più famosa “Io mammeta e tu”; fino ai
monologhi teatrali e al suggestivo dialogo tra
Scuola Svizzera Roma
Scuola materna – Scuola elementare
Scuola media – Liceo
madre e figlia tratto dalla commedia musicale “Tommaso D’Amalfi” di Eduardo de Filippo,
eseguito con l’apporto della voce registrata di
Pupella Maggio che volle dare il suo contributo proprio a questo spettacolo. Nella seconda
parte da atmosfera brechtiana, largo alle canzoni d’amore più famose lanciate da Modugno
come “Vecchio frac”, “Tu si na cosa grande”,
“Resta cu mme” e così via sino all’ormai inno
nazionale “Nel blu dipinto di blu”, cantato e
danzato a mo di Tip Tap alla maniera di Fred
Astaire. Uno spettacolo coinvolgente ed interattivo, applaudito dalla critica più esigente,
che propone un alternarsi sottile di momenti
comici e di alcuni più melanconici, di aspetti
gioiosi e di suggestive evocazioni poetiche;
uno spettacolo in cui Gennaro Cannavacciuolo miscela il pathos di Di Giacomo al realismo
Mattinata di visita alla Scuola Svizzera di Roma
Invitiamo cordialmente tutti i genitori che desiderano conoscere
la nostra scuola per i loro figli
mecoledì 25 ottobre 2011 alle ore 09.30
presso la Scuola Svizzera di Roma, Via M. Malpighi 14 – 00161 Roma
Potete iscrivervi telefonicamente per la mattinata informativa
(+39 06 440 21 09) oppure mandarci un Fax (+39 06 440 42 13)
o una e-mail: ([email protected]).
Vi preghiamo di annunciarvi entro venerdì 21 ottobre 2011.
Schweizer Schule Rom
Kindergarten – Primarschule
Sekundarschule – Gymnasium
Besuchsvormittag an der Schweizer Schule Rom
für alle Eltern, die unsere Schule kennenlernen möchten
Dienstag, 25. Oktober 2011 um 09.30 Uhr
an der Schweizer Schule Rom, Via M. Malpighi 14 – 00161 Roma
Gerne nehmen wir Ihre Anmeldung zum Informationsmorgen
telefonisch (+39 06 440 21 09) entgegen. Sie können uns aber auch ein
Fax (+39 06 440 42 13) oder ein e-mail: ([email protected]) senden.
Bitte melden Sie sich bis spätestens Freitag, 21.10.11 an.
triste-ironico di Eduardo, approdando con
successo ad una comicità teatral-musicale
dai mille volti. L’artista ha riservato agli aderenti al Circolo Svizzero di Roma condizioni
particolari per assistere alle serate. Per informazioni [email protected].
Prossime proposte
(per partecipare agli eventi è necessario essere Soci ed é gradito un cenno di prenotazione presso la Scuola Svizzera 06 440 21
09 oppure [email protected]):
Domenica 9 ottobre 2011 ore 17.00
Daniela Lorenz – concerto d’Arpa
Oratorio Arciconfraternita dei Bergamaschi in
Roma - via di Pietra, 70.
Mercoledì 19 ottobre 2011 ore 19.00
Assemblea Generale
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Mercoledì 16 novembre 2011 ore 18.00
Guetzli con spaghettata finale
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Prenotazione entro l’11 novembre 2011
Domenica 27 novembre 2011
dalle ore 10.00 alle ore 14.00
Kerzenziehen e mercatino dello “sci”
Sabato 26 novembre 2011 raccolta indumenti sci. Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma – via Marcello Malpighi, n. 14.
Domenica 4 dicembre 2011 ore 10.00
St. Nikolaus e mercatino di natale
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Prenotazione entro 1º dicembre 2011.
Giovedì 15 dicembre 2011 ore 18.30
125° compleanno del Circolo
e Buon natale
Domenica 15 gennaio 2012 ore 17.00
cineforum: Mais im Bundeshuus
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Venerdì 27 gennaio 2012 ore 20.00
Raclette
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Venerdì 10 febbraio 2012 ore 20.00
Corso Racleur con degustazione
Raclette
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
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N. 10, ottobre 2011
Domenica 4 marzo 2012 ore 17.00
Informazioni militari e servizio in
Svizzera
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Domenica 11 marzo 2012 ore 17.00
cineforum: Cannabis
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Nella dimora offerta dal Console Onorario Adriano Aveta
La ricorrenza del 1° agosto
al Circolo Svizzero di Napoli
Mercoledì 21 marzo 2012 ore 15.00
visita scavi di Santa Rosa,
Città del Vaticano
Domenica 1 aprile 2012 ore 15.00
pittura uova di pasqua
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Domenica 22 aprile 2012
dalle ore 16.00 alle ore 18.00
Brockenhaus und Fruelig zvieri
Domenica 29 aprile 2012
Malborghetto, Arco di Costantino
Venerdì 8 giugno 2012
cena fine corso “pratiche di idiomi
svizzeri”
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Mercoledì 20 giugno 2012 ore 18.00
Schulschlussfest – Gartenfest
Appuntamento alla Casa Svizzera di Roma –
via Marcello Malpighi, n. 14.
Sabato 22 e
domenica 23 settembre 2012
escursione Ventotene.
Colonia Svizzera di Roma
Le riunioni
dell’Ouvroir per
l’anno 2011-2012
Le Signore dell’OUVROIR si incontreranno
nei locali della Scuola Svizzera di Roma,
via Malpighi 14, dalle ore 16.30 alle ore
18.00 circa.
Mercoledì 9 novembre 2011
Mercoledì 30 novembre 2011
Mercoledì 25 gennaio 2012
Mercoledì 29 febbraio 2012
Mercoledì 21 marzo 2012
Mercoledì 18 aprile 2012
Mercoledì 9 maggio 202
Mercoledì 5 giugno 2012
Un cordiale arrivederci! Vi aspettiamo!
Eveline Degli Abbati
Foto di gruppo in giardino e (sotto) la torta “svizzera”.
In una atmosfera di grande cordialità, di
sincera amicizia e di vera allegria il Circolo Svizzero di Napoli si è riunito a Candida
nell’accogliente dimora della famiglia Del Giudice, messaci gentilmente a disposizione dal
nostro Console onorario Avv. Adriano Aveta
e dalla moglie signora Patrizia, per celebrare la Festa Nazionale Svizzera. Con il solito
anticipo, il 2 luglio 2011 numerosissimi soci
ed amici, allietati anche dai giochi e dalle risate dei tanti bambini intervenuti, hanno goduto del fresco del bel parco, del buon cibo
preparato dalle signore, della ottima grigliata
di “Bratwuerste” e “Cervelats”, delle squisite
torte tra le quali spiccava quella che riproduceva la Svizzera con la sua croce bianca
offerta dalla famiglia Aveta. Il Console di Svizzera a Roma, sig. Mauro Gobbo, ci ha fatto
l’onore di intervenire, interessandoci con un
discorso sui rapporti fra la Confederazione
Elvetica e l’Italia, sulle attuali difficoltà economiche e congiunturali che hanno colpito in
generale l’Europa e sui problemi degli Svizzeri all’estero, dicendosi anche compiaciuto
del grande numero di Svizzeri partecipanti e
della piacevole atmosfera riscontrata nelle
nostra comunità. Il Console Aveta ha parlato
con la sua innata simpatia e signorilità, lieto
per l’attiva presenza di tanti soci ed amici.
Avremmo voluto che il tempo non passasse
mai, ma il pullman che doveva riportarci in
città ci aspettava inesorabilmente. Ancora un
grazie al Console Gobbo, alla famiglia AvetaDel Giudice e a tutti i partecipanti per averci
permesso di festeggiare piacevolmente una
ricorrenza così importante per tutti gli Svizzeri.
Gabriella Moesch Lezza
P.S.: Nell’articolo da me scritto nella Gazzetta Svizzera del mese di giugno 2011 sulla
mostra del Palazzo Zevallos di Napoli, ho
commesso un errore di copiatura attribuendo alla cerchia del dio Apollo e non a quella
di Dioniso le figure delle Menadi riprodotte su
alcuni vasi, ne chiedo scusa.
­ 10
N. 10, ottobre 2011
Presente la console onoraria Sandra Brodbeck
1° agosto a Catania alle pendici dell’Etna
La Comunità Elvetica di Catania e dintorni si
è riunita Sabato 23 Luglio per festeggiare la
Festa Nazionale del 1° Agosto.
La serata, organizzata dal Presidente del Circolo Svizzero di Catania Signor Giuseppe Basile e dal Consigliere Signor Andrea Caflisch,
si è svolta come l’anno scorso, nella splendida
cornice del Palmento La Rosa, agriturismo sito
nel comune di Pedara, alle pendici dell’Etna,
e ottimamente gestito dai connazionali Zora
e Franz Hochreutener. Nonostante il periodo
estivo, un folto gruppo di persone si è dato appuntamento per passare una serata in buona
compagnia e al fresco del meraviglioso giardino del palmento, dove è stata servita una cena
tipicamente svizzera. Suggestivi quindi sia il
luogo che l’atmosfera generale. Era presente anche il Console Onorario di Svizzera per
la Sicilia Signora Sandra Brodbeck, la quale,
dopo aver ascoltato le parole della Presidente
della Confederazione Elvetica Signora Micheline Calmy-Rey rivolte agli Svizzeri all’Estero, ha
tenuto anch’essa un breve discorso, concludendo con l’augurio che la splendida isola che
ci ospita, la Sicilia, possa ben presto uscire
dalla crisi economica nella quale versa.
Al termine della serata ci si è dati appuntamento ad Ottobre, allorché il Circolo Svizzero
di Catania riprenderà le sue attività mensili
dopo la lunga pausa estiva.
Loretta Brodbeck
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11
N. 10, ottobre 2011
Mauro Gobbo al Circolo Svizzero di Palermo e Sicilia occidentale
Il Console alla Festa Nazionale Svizzera
Una giornata piena di sole con un leggera brezza piacevolissima ha accolto i partecipanti alla
nostra Festa Nazionale che ha voluto festeggiare e celebrare il 720° compleanno della
nostra Patria. Il 26 luglio i nostri soci Ruth e
Enzo Buscemi-Geering hanno aperto le porte
del loro bellissimo giardino verde a Palermo per
la nostra serata particolare. La veranda è stata
addobbata tutta con bandiere svizzere e bandierine dei cantoni. Poco dopo le 17 abbiamo
accolto con grande piacere l’arrivo del Console
di Roma, Mauro Gobbo. Al termine dell’aperitivo
la presidente Ruth Von Gunten ha dato il benvenuto a tutti i presenti, ha ringraziato Ruth e
Enzo per la loro ospitalità ed in particolar modo
il Console per la sua presenza e la generosità
del Consolato che ha sponsorizzato le bevande della serata. Inoltre ha dato risalto alla Pro
Patria con la vendita dei distintivi del 1° agosto
che sono andati a ruba! Il Console Mauro Gobbo
ha sottolineato nel suo discorso che i servizi
consolari sono sempre vicini a noi connazionali della quinta Svizzera e ha anche toccato
il problema del rinnovo di passaporto e carta
di identità. Di seguito abbiamo ascoltato l’allocuzione della presidente della Confederazione,
Micheline Calmy-Rey per alzarsi poi tutti in piedi
ad ascoltare e cantare l’inno nazionale – chi in
tedesco, chi in francese o in italiano!
Finita la parte ufficiale i due capi cuochi Enzo
e Pippo hanno messo sulla griglia salsicce,
alette di pollo ed altro. È stata imbandita una
lunghissima tavola bianca (con tovagliolini rossi)
sul prato e le socie hanno portato i vari contorni preparati in casa e portati per l’occasione.
La presidente dà il saluto di benvenuto ai presenti.
Questa copiosa grigliata, come anche il dessert
con dolci di mandorle di Erice e buon gelato, ha
soddisfatto tutti i palati. Al termine della cena è
stato molto simpatico l’incontro personale del
nostro Console Mauro Gobbo con tutti gli astanti che hanno avuto il piacere di potersi intrattenere con lui facendo elogi e critiche. Speriamo di
poterlo incontrare di nuovo al più presto ad una
manifestazione del nostro Circolo.
A tarda sera, con gli auguri di una buona estate,
ci siamo dati l’arrivederci ad una programmata
gita di due giorni a Piazza Armerina e Morgantina.
rvgg
Omaggio al presidente René Ringger
Il Circolo Svizzero Salentino
non rinuncia alla tradizione
Sono vietati i fuochi artificiali con questa siccità. Ma al cielo su Taurisano non gli importava
poi più di tanto, poiché si era infuriato, in forma di una tempesta prepotente e violenta proprio su di noi, con lampi e tuoni un immenso
mazzo di fuochi artificiali come per onorare la
nostra festa Nazionale del 1º agosto.
E se continua cosi anche stasera?… Pensavo…
Ma San Pietro ha avuto comprensione, infatti,
verso le ore 18.00 tornò il sereno, come se
niente fosse, e la nostra festa era salva.
Gradualmente sono arrivati anche i nostri
partecipanti, e ognuno restava sbalordito,
“temporale a Taurisano? Da noi? No, nessun
temporale al contrario ha fatto vento e molto
caldo” questi erano i commenti.
Dopo il benvenuto e l’ascolto del discorso
della nostra presidente del consiglio Nazionale Calmy Rey, non ha potuto mancare l’inno
Nazionale.
Nel frattempo il nostro oste del Ristorante Negro Amaro e i suoi aiutanti hanno preparato
un delizioso Buffet con il motto “Mare e Terra”
ovviamente tutti i partecipanti non si sono fatti
pregare due volte per riempiere i piatti.
Sazi e contenti abbiamo unito i nostri tavoli,
per discutere di tutto e di più, per scherzare,
rinnovare amicizie e sì, anche per fare nuove
amicizie.
Una bellissima festa di 1º agosto… durata sino al 2 agosto, certamente rimarrà nei nostri
ricordi più belli.
Grazie CIRCOLO SVIZZERO SALENTINO senza di te ci mancherebbe qualcosa; però…
che cos’è un circolo senza anima?
Per fortuna il nostro Circolo l’anima ce l’ha!
René Ringger sei tu l’anima del Circolo Svizzero Salentino, credo di parlare a nome di tutti
i soci, dicendo grazie per il tempo e l’amore
che ci dedichi…
Rina Schwarzenbach-del Vecchio
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N. 10, ottobre 2011
Circolo Svizzero Pugliese
Un’emozione chiamata 1º agosto
in casa del Console Onorario
Provate ad immaginare un’elegante location,
un prato inglese immerso nella natura e nel silenzio, i riflessi di luce creati da una piscina e
dopo il tramonto un dolce profumo di citronella
che con l’ondeggiar delle fiammelle donavano
un senso di accoglienza magica. Proprio in un
tale contesto s’è svolto il tanto atteso 1º agosto
2011. Il gentil invito del Console Onorario Ugo
Patroni Griffi, della sua Consorte Simonetta e
dei piccoli Giovanni e Ariella, presso la loro villa
in zona Parchitello, hanno reso tale evento (che
con molta probabilità è la festa più sentita non
solo per gli svizzeri in sede, ma soprattutto per
coloro che per concause di vario genere si ritrovano lontano dalle proprie montagne elvetiche)
ancor più gradito di quanto ci si aspettasse.
Una mega bandiera rossa a croce bianca sovrastava in giardino, mentre all’unisono ci si
apprestava ad ascoltar il messaggio registrato
della presidente della Confederazione Micheline
Calmy-Rey che con orgoglio e soddisfazione ci
ricordava l’importanza del 1 agosto. Nel frattempo gli addetti del catering messo a disposizione dal Console s’impegnavano a farci salire
Il taglio della torta a conclusione della bella festa.
l’acquolina, e la soddisfazione fu grande quando ci si accorse che proprio lì
si stavano arrostendo i tanto amati Kalbbratwürste!
Chiacchiere bilingue incalzavano e la vivacità dei piccoli che scorrazzavano
tra i tavoli hanno insaporito di gioia la già più che gradita situazione, che
culminò in totale “sinfonia” nel momento del canto dell’inno nazionale svizzero. Non escludo che tra i coristi ci potessero esser dei tenori/soprani, ma
l’“Emozione” e la notevole difficoltà delle note della melodia, avranno sicuramente giocato un ruolo non indifferente. Son certa che l’anno prossimo il
mini-coretto potrà persino far invidia ai più esperti! Infine, una torta eccezionale dalla decorazione impeccabile ci ha nuovamente deliziato il palato sul
calar della giornata…e come la tradizione ricorda la Svizzera con l’unione
dei cantoni, anche noi questo 1°agosto l’abbiamo trascorso Uniti nel Cuore,
gli uni con gli altri.
Madia Petrosillo
Circolo Svizzero di Firenze
1º agosto al Park Palace
Chiusa la stagione 2010-2011 del Circolo Svizzero di Firenze con la cena di
giugno, alcuni soci hanno partecipato la sera del primo agosto ai consueti
festeggiamenti per la ricorrenza nazionale, origanizzati presso l’Hotel Park
Palace del console di Svizzera a Firenze, Edgar Kraft. La manifestazione
è iniziata alle ore 20, con l’ascolto del messaggio agli Svizzeri all’estero del Presidente della Confederazione: è seguito un buffet svizzero-toscano, concluso dai fuochi artificiali di rito, a cura dello stesso console Kraft.
Nell’occasione è stata esposta una selezione di dipinti eseguiti dall’artista
Walter Capineri, lasciati in donazione al Circolo Svizzero di Firenze dalla
vedova, Ottilia Capineri, con l’autorizzazione di venderli al miglior offerente
a beneficio delle attività statutarie del circolo. Durante la serata sono stati
posti in vendita anche i distintivi della ricorrenza il cui ricavato è destinato
al Fondo Pro Patria, a favore stavolta dell’evento culturale “Scambio di
giovani – per conoscere meglio la Svizzera”.
Con l’autunno, l’attività culturale del circolo riprenderà il normale ritmo e
sono già allo studio iniziative per il periodo ottobre – novembre – dicembre.
David Tarallo
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13
N. 10, ottobre 2011
Circolo Svizzero della Riviera di Ponente
Ai Giardini Botanici Hanbury a Mortola
Domenica 29 maggio, con un sole splendido
un bel gruppetto di soci del Circolo si sono
trovati davanti al cancello dei Giardini Botanici
Hanbury a Mortola. Ci aspettava il Signor Paolo, per guidarci nella visita del Parco Botanico
più bello della Riviera di Ponente.
Il “Giardino” nominato secondo il suo ideatore Thomas Hanbury, quest’ultimo, dopo aver
realizzato immense fortune in Cina con il
commercio di spezie, tè e seta, era venuto in
Riviera per cura, si è innamorato del posto e
acquistò il podere con l’antico Palazzo piuttosto malandato. Investimenti notevoli, passione
e l’assunzione di Ludovico Winter, con un centinaia di lavoratori – con tutte le famiglie, per
i bambini i padroni hanno aperto una scuola,
hanno creato questo immenso parco – 18 ettari – che oggi ospita piante di tutto il mondo.
Incontriamo Ficus Rubiginosa dall’Australia,
Nolina longifolia e Oreopanax datylifolius del
Messico, Tecoma capensis e Dovyalis caffra
del Sudafrica. Ma anche piante mediterranee,
taxus baccato, pinus canariensis, Aloè, Yucca,
Agave e tante, tante altre.
Certo in Liguria sulla costa godiamo di un clima
meraviglioso. Ma i pendii sono ripidi, la terra
arida e argillosa. Per far crescere e coltivare
qualsiasi pianta, si deve terrazzare e lavorare
continuamente il terreno. Abbandonato il maquis mediterraneo se la riprende in poco tempo. L’acqua non è abbondante. Ludovico Winter ha progettato fontane molto decorative, la
più impressionante forse è la Fontana Nirvana.
Dopo Thomas, dal 1925 al 1939, è stato la
sua nuora, Dorothy Hanbury, a prendersi con
Il gruppo all’entrata dei Giardini Botanici Thomas Hanbury.
passione cura di questo paradiso terrestre,
ha messo il suo tocco, un vero capolavoro.
Purtroppo questa oasi ha subito gravi danni
durante la guerra e nel 1960 lo Stato Italiano
ha acquistato tutto il complesso, e dal 1987
è affidato all’Università degli Studi di Genova.
Tra tutte queste piante esotiche venute da tanti
paesi mediterranei, orientali, sudamericani, e
pure dall’Australia, troviamo anche il bellissi-
Circolo Svizzero Sondrio e Alto Lario
mo mausoleo, dove sono tumulate le ceneri
di Thomas Hanbury e di sua moglie Katherine
Paese.
Nella parte bassa troviamo anche piantagioni
di agrumi, alberi da frutta portati da tutto il
mondo, un bel uliveto con il suo frantoio.
Dopo questa passeggiata interessantissima,
il gruppo si è fermato alla caffetteria per un
pranzo – una bella insalata con un panino.
Incontro a Sorico e gita a Bellagio
Con grande soddisfazione
presentiamo il resoconto
della serata del 2 luglio
2011: il cerchio si sta allargando, i soci e simpatizzanti del nostro Circolo si
sono presentati ancor più
numerosi e motivati. Delle
numerose proposte per la
gita annuale è stata scelta
quale meta Bellagio.
Nonostante il maltempo la
gita si è rivelata un momento entusiasmante di incontro e conoscenza reciproca
con la partecipazione straordinaria del Presidente
della Gazzetta Svizzera e
della moglie Ivèse.
Per i prossimi appuntamenti troverete le informazioni sul prossimo numero
della Gazzetta Svizzera.
Per ulteriori informazioni
rivolgersi a Margrit Birrer
tel. 346 37 23 214 e-mail:
[email protected]
Le iscrizioni al Circolo sono sempre aperte.
Un grazie di cuore a tutti.
Il comitato
Nella foto: Il gruppo in
partenza per Bellagio.
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N. 10, ottobre 2011
Circolo Svizzero della Riviera di Ponente
Gita storico-gastronomica ad Asti
e ad Alba nel Sudpiemonte
Quest’anno un confortevole autobus della
RT, alla guida il “nostro” autista Luciano ci
ha portati nel Sudpiemonte. Ad Asti ci aspettava la guida per una passeggiata nel centro
storico. E quanta storia! E quanti bei palazzi,
costruzioni decorativi di una volta. Per più di
due ore Valeria ci ha presentato la sua città.
Alcuni di noi c’erano già stati, per altri era una
novità – per tutti era molto interessante – camminare sulle strade del passato fa effetto, ed
il passato di Asti è stato molto importante.
Occhi e cuori pieni ci siamo spostati a Rodello d’Alba dove al FARO ci aspettava un
ottimo pranzo tipico di quella regione con
del buonissimo Dolcetto del posto. Marlene
ed i coniugi Dubacher sono venuti a trovarci, peccato che quando si è in comitiva
non si può curare adeguatamente i contatti personali, ed il tempo passa in fretta.
La guida, offerta dal Ristorante, aspettava già per accompagnarci tra dolci colli-
Foto di gruppo in allegria.
ne e vigneti curati fino ad Alba. La giovanissima guida è riuscita a rendere anche
questa visita molto interessante. Non
solo Siena, anche Asti ha il suo Palio, e
Alba – cosa curiosa – fa concorrenza,
ma per dispetto verso Asti, con gli asini!
Il torronificio – chiuso per ferie – ha aperto
le porte per noi. È sempre istruttivo visitare
fabbriche, guardare dietro le quinte e seguire la produzione di prodotti sopratutto quotidiani. Confesso però che abbiamo accelerato i passi, faceva troppo caldo. Ma prima
di salire sull’ autobus abbiamo fatto un giro
nel negozio, dove ci aspettavano assaggini,
dolci seduttori. Veramente sedotti abbiamo
fatto acquisti per amici e per noi stessi. Dopo questo “dessert” dovevamo visitare una
distilleria. Ma considerato il caldo, la stanchezza, le tante impressioni da digerire, le
lancette dell’ orologio che avanzavano senza pietà, abbiamo deciso di saltare questa
visita e abbiamo dato a Luciano il via per la
Riviera, felici e contenti di aver passato una
bellissima giornata.
Gertrud Fischer
Vorsorgen in
Schweizer Franken.
Agentur Auslandschweizer
Stefan Böni
Dorfstrasse 140, 8706 Meilen
+41 44 925 39 39, www.swisslife.ch/aso
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N. 10, ottobre 2011
Per festeggiare il 1º agosto di nuovo in trasferta
Il Circolo di Torino nelle colline astigiane
Festa Nazionale di nuovo in trasferta per il
Circolo di Torino. Questa volta nelle colline
astigiane, dove un nostro socio ha recentemente rilevato e ristrutturato una cascina a
Costigliole d’Asti. Dopo la moderna impiantistica, che la rende autonoma sia energeticamente che per la completa riutilizzabilità
delle acque reflue, ci è stata anche illustrata
la cantina dove i frutti dei contigui vigneti
– adeguatamente trattati – vengono trasformati in vini pregiati.
Brillante quindi l’idea di raggiungere la meta,
nascosta fra le colline del Basso Monferrato,
rinunciando all’uso di autovetture utilizzando
invece un mezzo collettivo di trasporto. Il
che ha disinibito anche i più timorosi nei riguardi di un anomalo rialzo del tasso alcoolemico....
Anche quest’anno difficoltà logisitiche ed organizzative ci hanno privato dei tradizionali
Bratwurst: interrompendo così una tradizione che si stava trasformando in monotona
routine ma che ora, dopo la sofferta e for-
Da sinistra in alto: La torta del 1º agosto, davanti alla cascina ristrutturata,
lieti conversari anche senza Bratwurst.
zata astinenza, a generale richiesta verrà è
invece mancato il messaggio augurale della
Presidente della Confederazione signora
Calmy-Rey seguito dall’Inno Nazionale e – al
termine – da una altrettanto tradizionale e
squisita torta rossocrociata.
Franco Schellenbaum
1° agosto del Gruppo Canton Piave
Con una “raclette” all’aria aperta
Quest’anno il Gruppo Canton Piave ha festeggiato la Festa Nazionale Svizzera il sabato 30 luglio con 2 giorni di anticipo. La
giornata si è svolta sotto l’occhio vigile della
nostra instancabile organizzatrice Erika che,
sempre in movimento si accertava che non
vi fossero dei rallentamenti nel servizio che
dessero modo a qualche reclamo.
Bisogna dire che quest’anno si trattava di
una “Première” nel senso che mai prima d’ora si era, da noi, organizzata una raclette
all’aria libera e su fuoco di legna. Cucinare
35 kg di eccellenti patate del Montello gentilmente offerte da Lina e Bruno Bolzonello di
Santi Angeli e 15 kg di formaggio da raclette
ordinati appositamente per quel giorno, tutto
all’aperto, non è cosa da nulla. Comunque
visti gli elogi fatti da tutta la compagnia sia
all’organizzatrice che ai due “raschiatori”
Pierino e Germano si può dire che il risultato è stato eccellente e che potrà essere
ripetuto.
Abbiamo beneficiato di una meteo clemente
e, soprattutto di una partecipazione delle migliori, sia in qualità che in quantità, 47 persone, alle quali abbiamo augurato BUONE
VACANZE ESTIVE e arrivederci per le feste
natalizie.
Germano De Marco
Vivo successo di una “prima” con la raclette all’aria aperta.s
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N. 10, ottobre 2011
Società Svizzera di Milano
La tradizionale “Serata dei Fiori”
sulla Terrazza di Via Palestro
Lo scorso 23 giugno, inappuntabilmente organizzata dall’infaticabile Ing. Haechler, alla Società Svizzera di Milano e nella splendida cornice
del Restaurant “La Terrazza di Via Palestro”, si è
tenuta la nostra annuale “Serata dei Fiori”.
Per l’occasione, i tavoli impreziositi con splendidi bouquets di gerbere multicolore, occupavano per intero la terrazza che, incorniciata
da profumati e bianchissimi gelsomini in piena
fioritura, si apre in veduta sui giardini di Via
Palestro, mentre su un lato, facevano bella
mostra gli invitanti e freschi aperitivi garbatamente serviti dal personale del Restaurant.
Gli aperitivi*1 in perfetta armonia con la serata di inizio estate, erano stati preparati con
sapori mediterranei di formaggio greco e profumi di menta; menta che costituiva poi il trait
d’union fra questi ed il primo piatto della cena**2, terminata con un sorbetto all’arancia
di squisita fattura ed artistica presentazione.
Un bianco dai sentori fruttati ed un rosso con
brillanti accenti di giovani uve, hanno reso ancor più gradevole e piacevole la cena ed unita
la numerosa compagnia dei presenti.
La serata che per una grigia velatura durante
il pomeriggio, aveva fatto pensare al peggio,
si è in realtà “déroulée” in un clima piacevolissimo sebbene all’orizzonte si palesassero, ancora a tratti, bagliori di lampi cui, per
contrappunto, faceva sponda una temperatura gradevolissima alla quale, le numerose
ed elegantissime signore, non hanno avuto
necessità di opporre neppure le leggere ed
immancabili stole.
Ma il segno ed il senso della serata sono stati
l’atmosfera di serena tranquillità che traspariva dai volti dei presenti ed il tono pacato,
amicale e conviviale del conversare che si
levava dai singoli tavoli.
Da qualche tempo infatti è di tutta evidenza
che alle riunioni conviviali della Società, complice il buon cibo e l’ottimo vino, si sia raggiunto
un più stretto legame, un così reale e profondo
senso di appartenenza e comunanza fra noi
soci svizzeri e non, tanto da contagiare anche
i nostri ospiti e gli altri presenti.
Infatti, i presenti sono sempre più “gradevolmente forzati” alla partecipazione ed a sentirsi
- anche loro - parte di un gruppo che - con noi
Svizzeri - ha in comune il senso tutto elvetico
della semplicità delle cose che è sinonimo di
chiarezza, di libertà di pensiero e di espressione che è sinonimo di tolleranza fra chi,
accettando e rispettando le regole, ha e può
esprimere idee e pensieri diversi***3, come
infatti si sentiva passeggiando fra i tavoli.
Niente e nessuno infatti è più diverso da come
lo sono fra loro gli Svizzeri e pur siamo e ci
sentiamo tutti Svizzeri.
Niente e più diverso da come sono fra loro i
fiori e pur anche loro… son tutti fiori!
E gli Svizzeri amano i fiori: alzate gli occhi verso le loro finestre e le loro terrazze a Ginevra
come a Friburgo, a Coira come ad Altdorf,
come a Zug, come in Ticino come in Uri e le
numerose Feste dei fiori che ne punteggiano
il territorio lo provano e ne sono certezza e
conferma****4.
E come i fiori e le erbe delle nostre valli e
delle nostre montagne, così gli stemmi dei
Cantoni.
Fiori gialli, rossi, bianchi, azzurri e verdissime
erbe, in felice rispondenza con gli stemmi dei
nostri Cantoni tutti fra loro diversi, ma tutti
colorati e ciascuno, a suo modo intenso e
simbolico.
Fiori e stemmi dai molti colori: tutti diversi, ma
tutti fiori e tutti stemmi, ma prima di tutto…
tutti Svizzeri.
Avv. Niccolò G. Ciseri
Note
*1 Dal menu (gli aperitivi):
– Pizzette doppia lievitazione
– Focacce variegate
– Insalata di feta greca alla mediterranea
– Crostini vegetariani al profumo di menta
**2 Dal menu (la cena):
– Penne con pomodorini, menta e tonno
fresco
– Roast-beef tiepido con salsa primavera
con patate fondenti
– Cubo d’arancia con la sua granita
***3 Evelyne Beatrice Hall (1868-1939?)
“sintetizzando” il pensiero di Voltaire
(1694-1778):
“Disapprovo ciò che dici, ma difenderò sino
alla morte il tuo diritto di dirlo. “Gli amici di
Voltaire” 1906
****4 Sui fiori e le relative feste:
www.locarno.ch …. (festival delle Camelie – Parco delle Camelie)
www.ascona-locarno.com
www.ronco-s-ascona.ch … (nella-regione)
– www.stadt.zuerich.ch … (progetto GardenStadt)
www.basel.ch
www.geneve.ch
www.swissworld.org
www.ch.ch/private
La fabbrica del “Ciuculatt” a Induno (VA)
La Società Svizzera di Milano
in visita alla Lindt & Sprüngli
Già fare il cioccolato non è facile, ma farlo
poi veramente splendido come quello della
Lindt richiede delle procedure particolari
molto complesse ed anche… piuttosto lunghe. Si narra in proposito che un pasticcere
bernese di nome Sprüngli uso a fare cioccolato, un fine settimana avesse scordato
di fermare la miscelatrice della pasta del
cioccolato: il lunedì usò questa pasta molto
preoccupato del risultato, ed invece scoprì
che il cioccolato era molto migliore e che
si scioglieva bene in bocca. Fu questo l’inizio del successo del cioccolato “fondente”
ed è questo uno dei tanti segreti della Lindt
& Sprüngli, che divenne nel tempo uno dei
più importanti produttori del mondo di cioccolato di alta qualità. Il grande stabilimento italiano di Induno (Varese) è stato il tra-
guardo di una gita che il superattivo nostro
Comitato Manifestazioni aveva organizzato
per i soci della Società Svizzera per il 21
Giugno. Siamo stati accolti nel salone dei
ricevimenti da una gentile esperta che ci ha
brevemente introdotti sia nella storia della
Ditta sia nelle varie modalità di produzione che avremmo poi viste nel nostro giro.
Ci ha poi invitati ad abbigliarci opportuna-
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17
N. 10, ottobre 2011
Parte del gruppo dei Soci di Milano a Villa Panza di Biumo.
mente per la visita. Fummo così pregati di
indossare un camice bianco ed una cuffia,
nonché un paio di scarpe antinfortunistiche
che (miracoli dell’organizzazione!) trovammo
in scatole già intestate ciascuna al nostro
nome, La visita è stata estremamente interessante, in uno stabilimento organizzato
“alla svizzera”. Tutta la lavorazione è quasi
totalmente automatizzata. La produzione
principale è quella delle famose e veramente
squisite palline “Lindor”, di cui abbiamo potuto seguire tutto il ciclo produttivo, sovente
e felicemente integrato da squisiti assaggi.
L’accompagnatrice ha anche ampliato la
nostra conoscenza dell’italiano parlando di
“scioglievolezza” (termine discutibile, ma
molto espressivo), di “concaggio” ovvero del
lungo e lento movimento della pasta durante
il lungo processo indispensabile per rendere
possibile poi la rapida e totale liquefazione
del cioccolato, di “temperaggio” ossia delle
precisissime variazioni di temperatura per
ottenere fra l’altro la lucentezza delle tavolette, di “fusibilità” completa del cioccolato
nella nostra bocca alla temperatura di 35°
C. Oltre al gradito omaggio della Lindt, ci
siamo poi ampiamente forniti di ogni tipo
di dolcezze nel grande shop annesso allo
stabilimento (visita caldamente consigliabile
dato il vasto assortimento e le ottime quotazioni). Il gruppo si è poi spostato verso
Biumo alla periferia di Varese raggiungendo
il ristorante della nota Villa Panza, dove sotto un idilliaco pergolato abbiamo completato
il rifornimento gastronomico (già iniziato in
effetti durante la visita alla Lindt). Al termine
della ristorazione alcuni coraggiosi del gruppo sono entrati in Villa per visitare la raccolta
di dipinti ed antichità, ma la maggior parte
si è dispersa passeggiando lungamente nel
grandissimo e splendido parco, con graditi
relax e sonnolenze sulle panchine. Raccolto
infine (con qualche fatica) il gruppo, i partecipanti sono risaliti sull’autobus per il ritorno,
come al solito “felici e contenti della bella
giornata trascorsa”.
Enrico Hachen
Alla Società Svizzera di Milano
La Festa Nazionale per ricordare
il patto del 1291 sul Grütli
“In nomine Domini, amen… noverint igitur universi, quod homines… maliciam temporis attendentes, ut se et sua magis defendere valeant et in statu debito melius
conservare, fide bona promiserunt invicem sibi assistere auxilio, consilio quolibet ad
favore, personis et rebus, infra valles et extra…”1 (dal “Patto del Rütli” del 1° agosto 1291)
Mito o storia il Rütli2 è parte di noi.
Quel favoloso o reale 1° agosto ancora ci unisce ed ancora ci accomuna: a Brunnen come
a Génève, a Locarno come a Chur, a Melbourn
come a Milano.
Siamo Svizzeri e ne siamo fieri!
Siamo Svizzeri e siamo liberi!
Liberi come vollero essere i nostri avi quel
giorno fra il verde del prato, l’azzurro del lago
e gli splendidi colori dei loro stendardi3.
Ogni anno, ieri come allora (sebbene con
qualche giorno di anticipo) anche alla Società
Svizzera di Milano si è festeggiato quel giorno.
Infatti, lo scorso 21 luglio, sulla terrazza del
Centro Svizzero si è celebrata la nostra Festa
Nazionale fra connazionali, amici e simpatizzanti.
Sotto l’alta regia dell’incomparabile Ing. Arnaldo Haechler, con la delicata, ma incisiva atti-
vità dell’infaticabile Sig.na Sara, con l’allegra
musica della bandella di Arogno, alla presenza
di Autorità Federali4, Cantonali5 e Sociali6, la
serata ha avuto momenti di vera corale partecipazione.
Un semplice ma gustoso menù, accompagnato da un’ottima scelta di vini Ticinesi7,
ha creato la giusta atmosfera che l’ufficialità
dei discorsi e la lettura del messaggio della
Presidente Confederale ha elevato per tono
e contenuti, dando ancor maggior risalto alla solennità della ricorrenza ed al ricordo di
quell’eterno patto.
“Sono tempi difficili, ma le sfide non ci spaventano” hanno ricordato - ciascuno con sfumature diverse - gli oratori intervenuti (il Console
Generale, Presidente del Gran Consiglio del
Ticino, il Presidente della Società Svizzera).
Sono tempi difficili come (sicuramente) lo era-
no in quel lontano 1291 e come (forse) lo
saranno anche in un prossimo futuro.
Ma la nostra forza - hanno poi proseguito - si
manifesta proprio nelle difficoltà! È nei momenti difficili che troviamo le energie, la volontà e la forza per superare, come appunto
recita l’eterno patto del Rütli, la “malizia dei
tempi”.
Ed oggi come allora, l’unico modo per superare la “malizia dei tempi” è appunto la coesione,
la comunanza degli intenti e la forza che deriva
dalla capacità della nostra solidarietà prima
interna e poi esterna. Come ha ricordato la
Presidente Confederale nel suo messaggio
agli Svizzeri all’estero.
Così da quel prato, da quel 1°agosto noi traiamo energia ed ispirazione anche oggi, rievocandolo lo rinnoviamo per noi stessi e per le
future generazioni.
E ciò ovunque e fino a quando vi sarà, su questo pianeta, uno Svizzero!
Nel darci appuntamento anche per il prossimo
anno, Cari amici, compatrioti e simpatizzanti,
continua a pagina 18
­ 18
N. 10, ottobre 2011
continua da pagina 17
promettiamoci tutti di ripassare bene a memoria l’inno8 che se nel testo italiano risente un
po’ di un ottocentesco stucchevole linguaggio, nel testo tedesco rende omaggio alla
nostra libera Svizzera ed in quello francese,
con quel “metti, sull’altare della patria, i tuoi
beni, il tuo cuore, la tua vita”9, ci obbliga tutti
ad più forte e profondo impegno personale e
nazionale.
Avv. Niccolò G. Ciseri
Note
1
Dal Patto eterno del Rütli (de.) o Grütli
(it./fr.) : “Nel nome del Signore, amen… sia
noto dunque a tutti, che gli uomini …. (di Uri,
Svitto e Unterwalden)… considerando la malizia dei tempi ed allo scopo di meglio difendere e integralmente conservare sé ed i loro
beni, hanno fatto leale promessa di prestarsi
reciproco aiuto, consiglio e appoggio, a salvaguardia così delle persone come delle cose,
dentro le loro valli e fuori….” (righe 1-7)
2
Patto eterno del Rütli : Rinnovato nelle
debite forme il 1° agosto 1291 fra i rappresentanti del Canton Uri, Svitto ed Unterwalden
sul “praticello” (secondo l’espressione ticinese) che domina il Lago dei Quattro Cantoni,
il Patto sancisce l’obbligo di reciproco aiuto
fra i primi tre Cantoni e la tradizione vuole
che segni l’atto di nascita della Svizzera. La
pergamena originale è conservato nel museo
di Svitto ed il testo, con la relativa traduzione, può essere letto in www.lexilogos.com/
declaration/suisse_pacte_index, www.wiki/
patto_eterno_confederale.
3
Gli stendardi: Uri: di giallo con testa centrata nera di uro anellato di rosso; Svitto: di
rosso vivo con croce bianca nel quarto alto
di destra; Unterwalden: di rosso al mezzo superiore e bianco al mezzo inferiore con chiave
a doppia mappa per l’intero centrata. Oggi il
Cantone di Unterwalden si compone di due
sottocantoni Nitwald e Obwald.
4
Il Console Generale di Svizzera a Milano: Dott. Oec. Massimo Baggi.
5
Il Presidente del Gran Consiglio Ticinese: Signor Gianni Guidicelli.
6
Il Presidente della Società Svizzera: Signor Jean Pierre Hardegger.
7
Aperitivo di benvenuto con pizzette, focacce, crostini e prosecco; cena con carne
secca, pane di segale e burro di malga, spätzli
con ragout di cervo, carrè di maiale alla birra
e mousse alle fragole e pesche. Vino Merlot
Ismaro del Ticino
8
L’inno svizzero: il “Salmo svizzero-Schweizerpsalm-Cantique suisse”, composto dal
monaco cistercense Alberik Zwyssing (18081854), con testo originale tedesco di Leonhard Widmer (1809-1867) e tradotto in italiano da Camillo Valsangiacomo (1898-1978), è
stato ed è anche oggi oggetto di tante polemiche, ma dal 1981 è l’inno ufficiale svizzero. Può essere trovato, letto ed ascoltato su
www.wiki/salmo_svizzero
9
Salmo Svizzero: 4ª strofa, verso 4 e 5.
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19
N. 10, ottobre 2011
Alla Società Svizzera di Milano
Conferenza della Prof.ssa Maria Proja
de Santis su “I Miti della Belle Epoque”
Nella conferenza su «I miti della Belle Epoque», che la Società Svizzera di Milano ha
organizzato lo scorso 7 luglio per un pubblico partecipe e abbastanza numeroso da
richiedere l’unificazione delle sale A e B della
propria sede di Via Palestro, la prof. Maria
Proja de Santis – che nella piccola Svizzera
di via Palestro si sente di casa – ha brillantemente compiuto un’operazione ardua, una
di quelle che riescono solo a chi abbia bene
a fuoco l’argomento che tratta. È riuscita,
infatti, a combinare con tutta naturalezza
la marca effimera di quell’epoca con la sua
capacità di durare non solo per lunghi decenni, ma di superare i limiti che la storia si
compiacque di assegnarle.
È un fatto che nessuno si sente smarrito
di fronte all’espressione “Belle Epoque”, la
quale ha una forza evocativa e suggestiva
come poche altre. Ciascuno la fa rivivere da
suoi frammenti di conoscenze letterarie, pittoriche, musicali, di costume, spesso indotte
da reminiscenze cinematografiche. Ma unificare, con mano sicura, le episodiche suggestioni che stanno in ognuno di noi, ricondurle
a un quadro complessivo e in movimento, e
insieme tenere fermo e visibile, dietro questo quadro, lo sfondo storico e culturale di
un Occidente compiaciuto di sé, dei propri
primati tecnologici, economici e politici, e
nello stesso tempo tormentato dalle sue
interne inquietudini e contraddizioni, non è
cosa che riesca a tutti, specialmente quando
si scelga una comunicazione conversevole e
non la gravità di una trattazione accademica.
Premesse della conferenza sono stati due
eventi comaschi: la bella e apprezzatissima
mostra, organizzata dall’Assessore alla Cultura dott. Sergio Gaddi, del pittore-simbolo
della Belle Epoque, il ferrarese/parigino Giovanni Boldini, che ha tenuto il campo a Villa
Olmo tra marzo e luglio, e uno degli spettacoli collegati a quella mostra che, ideato
e diretto dalla stessa prof. Proja de Santis,
ha legato immagini, testi, suoni e luci come
fossero fogli d’album rievocativi di quel seducente periodo.
E «Fogli d’album fin de siècle- primo Novecento» era il titolo, appunto, dello spettacolo. Naturalmente, nello spettacolo, la
coerenza interna era implicita e affidata alla
stessa eloquenza di ciò che vi si vedeva e
si ascoltava: nella conferenza di via Palestro
essa, invece, è stata fatta esplicitamente
emergere, ovvero, per usare la felice citazione da Schopenhauer della prof. de Santis,
se ne è potuta scorgere la trama visibile nel
“rovescio della stoffa”.
Toccando vari punti – la moda, i personag-
La professoressa Maria Proja de Santis nella Stube della Società Svizzera.
gi femminili e maschili, le sensibilità, Maria
Proja de Santis ha rievocato anche i luoghi deputati del “grande circo” della Belle
Epoque: i caffé, i grandi alberghi, i teatri,
le fastose dimore private con lo sfondo di
Parigi, di Trouville, della Costa Azzurra, o di
Venezia, come era d’obbligo.
Ma non ha esitato a aggiungere, a questi
luoghi, lo stesso atelier di Boldini, che fu un
crocevia, quasi, di tutto ciò che di effimero
e di eterno quell’epoca e quell’ambiente ci
hanno consegnato.
E infatti quel frammento di società che animava la faccia illuminata della luna (Emile
Zola indagò “scientificamente” anche quella
oscura) elesse lo studio del pittore come luogo obbligato, nel quale era sconveniente non
potere metter piede. Per questo le grandi e
fatali dame, che sopravvivono nei suoi ritratti, e i dandy estetizzanti intenti a fare della
propria vita, se non sempre un’opera d’arte,
certo qualcosa di “inimitabile”, incrociavano
anche lì personalità che è impossibile tentare di espungere, né allora né mai, dalla
storia universale delle arti e della cultura.
Nella conferenza, nomi allora altisonanti di
signore e di signori, come la marchesa Casati o il conte de Montesquiou, oggi familiari
solo agli specialisti, si sono infatti intrecciati
con quelli di Proust, di Diaghilev, di Ravel, di
Degas, di D’Annunzio e di Debussy: non tutti
necessariamente frequentatori dello studio
boldiniano, ma certo capaci tutti di ammonire chi, in quell’epoca, veda solamente un turbinio di lustrini, penne di pavone e scoppi di
fuochi artificiali in attesa di quelli degli shrapnel, che quel clima e quell’ambiente non produssero unicamente vite bensì inimitabili, ma
non più durevoli di una vita, ma soprattutto
un complesso monumentum aere perennius
di capolavori letterari, pittorici e musicali.
Quella, infatti, fu un’epoca nella quale ogni
forma espressiva trovò una libera attitudine
a rinnovarsi, aprendo le grandi rivoluzioni dei
linguaggi artistici del Novecento e ponendo
le premesse di un vivere più libero e sciolto
nella società tutta, compreso il mondo femminile.
Quello tra effimero e durevole ci apparirà
non un semplice accostamento, ma una vera e propria commistione e un’intrinseca comunione se, lasciandoci guidare dalla prof.
Proja de Santis, andiamo a scoprire come
gli stessi personaggi maschili e femminili
dello scintillante e apparentemente vacuo
e spesso cinico demi-monde parigino (ma
non solo parigino) sono, con il proprio o con
altro nome, gli stessi che popolano romanzi,
spettacoli e quadri che ancor oggi abbiamo
bisogno di leggere e di ammirare.
E, se al cronista fosse concessa una personale osservazione, allora aggiungerebbe
che quello sguardo talora arcigno con cui
a tratti guarda al “rovescio della stoffa” di
quell’epoca, e a quell’ “obbligo di felicità”
dissimulante, dietro le quinte dei suoi miti
di progresso e di civilizzazione, le minacciose crepe di sofferenza e di esclusione che
minavano l’edificio, quello stesso sguardo
dovrebbe riservare anche ad altre epoche,
come il Rinascimento o il Neoclassicismo,
che ricercarono forme ideali di vita e di
espressione – perpetuamente riutilizzabili –
al di sopra dei drammi sottostanti e delle
fosche premonizioni del futuro.
E che una premonizione di caducità venisse
diffusamente avvertita anche nel pieno della
Belle Epoque, ce lo ha bene ricordato la prof.
Proja de Santis, accennando a quella “nostalgia del presente” che spesso pervase la rappresentazione che della loro epoca fecero gli
artisti. Epoca bella e destinata ad arrendersi
all’apparir del vero: ma con l’onore, almeno,
di aver saputo mostrare alle future élites del
comando e del denaro le vie di un buon vivere nel buon gusto e nell’eleganza. Peccato
che quelle che vennero di poi non seppero
– e non sanno – raccogliere il buon lascito.
Gian Piero Testa
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N. 10, ottobre 2011
Il Baby Caritas Hospital di Betlemme
Dall’idea di uno svizzero un’eccellenza
ospedaliera e di speranza
Una delegazione di Consiglieri regionali della
Lombardia ha visitato a Betlemme (Palestina) il
Caritas Baby Hospital di Betlemme: sono stati
molto colpiti da questa struttura – modello gestita da un’associazione svizzera-tedesca, la
Kinderhilfe, con sede a Lucerna.
E’ un ospedale pediatrico che gestisce 82
posti letto ed è articolata in due reparti di
medicina pediatrica e uno di neonatologia. Tra
ricoveri (4 mila l’anno) e prestazioni ambulatoriali (circa 40 mila) la struttura sanitaria cura
ormai molte migliaia di bimbi, ma non si limita
a questo. Insegna anche alle madri come assistere i loro bimbi e gestisce una scuola di
formazione per infermieri. Oggi è il secondo
datore di lavoro nella città di Betlemme, dopo
l’Università cattolica dei Fratelli delle scuole
cristiane. Conta 200 dipendenti, tra cui 80
infermieri (metà cristiani e metà musulmani) e
15 medici tutti locali (due terzi cristiani, un terzo musulmano). Sono circa 160.000 gli esami
specialistici annuali.
Fondato nel 1952 dal sacerdote svizzero Ernst
Schnydrig, all’origine era semplicemente una
struttura di due stanze con 14 culle affidata
a un medico e ad alcune giovani del posto.
Schnydrig, della congregazione della Salette,
originario del Vallese (Svizzera francese), si
recava per conto della Caritas svizzera a visitare i campi profughi palestinesi. Nel corso
di un sopralluogo, proprio la vigilia di Natale,
mentre squillavano le campane di Betlemme,
in un campo profughi dei dintorni della città
vide un papà che seppelliva il proprio bambino,
morto di fame e di freddo. Turbato da quella
scena, prima di rientrare in Svizzera prese in
affitto una casetta e diede avvio alla struttura,
per sostenere la quale diede vita a un comitato elvetico-tedesco denominato Kinderhilfe
Bethlehem, con sede a Lucerna. Negli anni
Sessanta la struttura è diventata un piccolo
ospedale con 50 posti letto. L’attuale nosocomio rappresenta una delle strutture di punta
della malridotta sanità palestinese ed è stato
inaugurato nell’aprile 1978. Padre Ernst era
morto d’infarto la settimana prima dell’inaugurazione.
Al finanziamento del Baby Caritas concorrono
organismi che fanno capo alle conferenze episcopali svizzera, tedesca, austriaca e italiana,
ma anche Comuni e numerosi gruppi che dopo
aver visitato l’ospedale hanno deciso di non
rescindere più il legame nato con quel primo
incontro. Esemplare l’impegno di un vivace
gruppo di lecchesi che da dieci anni inviano
al Caritas Baby Hospital fondi ricavati con la
raccolta e il riciclaggio di materiali.
E’ sostenuto inoltre, tra le altre istituzioni svizzere e tedesche, da alcune Diocesi svizzere:
La delegazioe dei consiglieri regionali della Lombardia a Betlemme.
Diocesi di Basilea, Diocesi di Coira, Diocesi di
San Gallo, Diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo, Diocesi di Lugano, Diocesi di Sion, Abbazia
territoriale di Saint Maurice.
Il fondatore, padre Schnydrig, non volle mai interferenze politiche da parte israeliana prima o
palestinese poi, per garantire alla sua opera la
libertà assoluta di offrire i suoi servizi ai più poveri. Nella sua visione l’ospedale doveva essere anche un ponte di pace e di riconciliazione.
Le francescane elisabettine, fondate nel
1828, operano al Baby Hospital di Betlemme
dal 1975, anno in cui arrivarono le prime tre
suore. La congregazione generalmente si occupa di ospedali e scuole, ma lavora anche
nella pastorale in parrocchia e nelle missioni,
con comunità presenti in Egitto, Kenya, Argentina Ecuador e, appunto, Palestina. In tutto il
mondo le francescane elisabettine sono oggi
circa 900.
Nel maggio del 2009 vi fece visita il Papa Benedetto XVI, inserendolo quale prezioso luogo
del suo viaggio in Terrasanta: è stato un gesto
di grande apprezzamento nei confronti di questa nostra istituzione. Con la sua visita, il Papa
ha attirato l’attenzione del mondo sui bambini
di Betlemme e le loro famiglie.
L’accoglienza del gruppo di Consiglieri è stata
fatta da suor Donatella Lessio dello staff dell’ospedale, religiosa delle Suore Elisabettine di
Padova. “La necessità di cui abbiamo bisogno
è proprio quella di essere conosciuti”, conferma suor Donatella. “Viviamo di provvidenza e
abbiamo bisogno di supporto per continuare
nel nostro servizio. Per tutte le famiglie dei
bambini ricoverati, l’ospedale è un segnale di
speranza: nonostante la struttura richieda una
piccola retta, chi non può versarla è comunque
accolto e curato. Il 90 per cento dei pazienti
è di religione musulmana e per questo stesso
fatto l’ospedale diventa, inoltre, un segno di
dialogo e di pace. L’ospedale cura anche, ed
è una cosa molto rara in questo contesto, l’accompagnamento alla morte. Qui accade che
alcune famiglie abbandonino i bambini portatori di handicap: li lasciano a noi e noi ne abbiamo cura fino alla fine dei loro giorni”. In merito
alle situazioni di gravi emergenze, per cui un
bambino debba essere trasportato in ospedali
israeliani più attrezzati, “l’ottenere i permessi
di trasferimento è un problema. Infatti nessuna
autovettura palestinese, neppure l’ambulanza,
può attraversare il check point che è a 150
metri dal nostro ospedale. Così capita che
un bambino, magari intubato, viene portato a
braccia dall’altra parte del check point e caricato sull’ambulanza israeliana, sempre che il
mezzo arrivi puntuale!”.
Questo ospedale garantisce l’assistenza sanitaria a circa 300.000 bambini degli immediati
dintorni. Inoltre, i collaboratori dell’ospedale si
considerano una parte della società e contribuiscono a fare in modo che la Palestina possa, un giorno, offrire con le proprie forze ai
propri bambini una valida assistenza sanitaria.
Grazie ai miglioramenti apportati all’ospedale,
come ad esempio il nuovo ambulatorio, è stato
possibile gettare una testa di ponte decisiva
per il futuro: il Caritas Baby Hospital ha tutto
il potenziale necessario per giocare un ruolo
importante del sistema sanitario palestinese.
Mi è sembrato una bella storia di solidarietà
svizzera da poter condividere con i miei connazionali in Italia: lo sguardo luminoso di tanti
piccoli che ho incontrato durante la visita delle
varie aree della struttura e lo sguardo di fiducia
e riconoscenza delle loro madri, sta a indicare
a noi tutti, che insieme stiamo andando verso
un nuovo e migliore futuro!
Alberto Fossati
Presidente Società Svizzera
di Beneficenza di Milano
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N. 10, ottobre 2011
Un’occasione di cultura e di arricchimento personale
In India con AFS Intercultural Programs
nel racconto di un giovane svizzero d’Italia
Arrivo
Era inizio luglio 2010 quando, dopo averlo
desiderato a lungo, arrivai in India, pronto ad
intraprendere questa avventura, un anno di vita e di studio all›estero, ospite in una famiglia
indiana di Pune, poco distante dalla più famosa Bombay. L›organizzazione con cui sono
partito, AFS Intercultural Programs, permette a ragazzi dai 15 ai 17 anni di trascorrere
l›anno scolastico in un paese estero. Io, che
volevo confrontarmi con una cultura totalmente diversa da quella occidentale, scelsi l›India
come mia destinazione. Volevo vivere un anno
in un altro mondo ed effettivamente, una volta
arrivato, ciò che vidi fu proprio quello.
La prima impressione
La prima cosa che mi ha colpito dell’India è
il caos più totale che si vede per le strade,
un caos che però ha del fascino. Colori, suoni, odori, tanta povertà e gente di tutti i tipi
affollano l’ambiente indiano. Le strade sono
popolate da auto-rickshaw (delle specie di
Apecar che funzionano da taxi), motociclette
e macchine che non seguono nessuna regola
stradale (in India non si guida a sinistra, come
molti credono, bensì al centro). Gli stereotipi
sull’India che noi occidentali abbiamo, sono
molti, e nonostante tanti siano falsi, quello
delle mucche per strada non lo è affatto. Vedere una mandria di mucche per la strada è
una cosa all’ordine del giorno e gli indiani non
ci fanno affatto caso.
La cosa fantastica dell’India è proprio il fatto
che riesca a stupirti con qualcosa di nuovo e
straordinario ogni giorno che passa.
Dove vivevo
Pune, città con più di 7 milioni di abitanti e
dove si parla il marathi, è famosa in tutto il
mondo per il centro di meditazione di Osho e
il centro yoga di Iyengar, due delle personalità più importanti di sempre nel campo dello
yoga e meditazione. La famiglia con cui ho
vissuto durante il mio anno in India è di religione jainista, una religione che rappresenta
solo l’1% della popolazione e simile a quella
induista. Il credo fondamentale dei jainisti è
la più assoluta non violenza. La mia famiglia
indiana seguiva uno stile di vita molto sano
e riteneva la pratica dello yoga di importanza
vitale. il mio padre ospitante era non solo un
profondo conoscitore dello yoga ma anche
dell’ayurveda, la medicina indiana. Da lui ho
acquisito molte conoscenze sui benefici che
queste due scienze possono dare. In questo
senso lo yoga non mi è stato insegnato come
una disciplina da seguire durante una lezione,
bensì come uno stile di vita, un modo in cui
Carlos con la famiglia indiana durante il Diwali festival. Per induisti e jainisti, Diwali
è una festa in celebrazione della vita e l’occasione per rinsaldare i legami con
famigliari e amici. Per i jainisti è inoltre una festa importante che rappresenta
l’inizio dell’anno.
trattare il corpo e la mente. La mia famiglia
era puramente vegetariana, non mangiava
neanche le uova e non mangiava in ristoranti
dove si cucinasse anche della carne o del pesce. Quando mangiavamo ci sedevamo per
terra in salone a gambe incrociate e condividevamo il cibo, con le mani, da un unico
piatto, posto direttamente sul pavimento.
Questo, infatti, è il metodo tradizionale indiano per mangiare, che la mia famiglia ospitante, tenendo alle tradizioni, osservava nonostante in casa ci fosse un tavolo normale. Al
tramonto tutti i giorni c’era poi la preghiera,
dove tutta la famiglia (compreso io) sedeva
per terra attorno ad una ciotola di rame, in cui
veniva bruciato del letame di mucca ed altre
sostanze. Il fumo di tutto ciò veniva ritenuto
sacro e si recitava un mantra per 7-8 minuti.
Dopo il mantra veniva fatta la puja, un tipo di
preghiera dove si fa ruotare un bastoncino
d’incenso ed una candela di fronte ad alcune
statuette degli dei (a casa mia c’erano Ganesha, Krishna e Mahavir).
flessibilità. Fare yoga mi ha reso elastico e
fatto sentire in armonia con il mio corpo (lo
yoga mi appassiona così tanto che lo pratico
tuttora e lo sto insegnando a gruppi di ragazzi del territorio veronese). Alle 9 del mattino
iniziava la lezione di hindi, la lingua nazionale
dell’India, che era fondamentale per integrarsi
nella vita sociale del paese. A mezzogiorno
cominciavo la scuola, un college ad indirizzo
economico e, come tutte le scuole in India, le
lezioni erano in inglese, che insieme all’hindi è
una delle due lingue ufficiali del paese. Il fatto
che l’inglese venisse molto usato mi ha dato
l’opportunità di perfezionarlo e di portarlo ad
un livello molto alto. Dopo la scuola andavo
in palestra o a correre. La sera studiavo e
spesso guardavo la mia mamma ospitante cucinare (la sua cultura culinaria era incredibile).
Dopo la cena si guardava un po’ di televisione
tutti insieme, i film erano sempre indiani e in
hindi. Il cinema indiano infatti, il cosiddetto
Bollywood, è famoso in tutto il mondo e produce più film che Hollywood!
La mia giornata tipo
Da lunedì al sabato, la mia giornata tipo iniziava alle 6 del mattino, ora in cui mi recavo dalla
mia insegnante di yoga per la mia lezione,
della durata di un’ora e mezza. Lo yoga è
un’antica disciplina nata in India che fa lavorare sia il fisico che la mente, richiede molta
Scuola
La frequentazione di una scuola locale è stato
un’altro aspetto importante di questa esperienza interculturale. Ero iscritto al Symbiosis
College of Commerce di Pune. All’inizio capire
la matematica e le altre materie di indirizzo
economico, ma soprattutto passare gli esa-
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N. 10, ottobre 2011
mi, in una lingua straniera è stata un po’ una
sfida ma è mi è bastato poco per mettermi al
passo con gli altri.
Vita sociale
L’obiettivo della mia esperienza era quello di
conoscere e imparare una cultura e modi di
vivere nuovi, per questo partecipavo a molti
eventi di tipo religioso e culturale come festival, cerimonie e matrimoni. In questa maniera
mi sono vestito in abiti tradizionali, fatto la
puja a Diwali, lanciato colori ad Holi, urlato
Ganapati Bapa nella folla durante il Ganapati
festival e mangiato cibi di tutti i tipi. Il cibo
è qualcosa che mi è piaciuto fin dall’inizio,
anche se sempre molto piccante, è molto variato e speziato. Certo che se qualcuno non
può fare a meno della carne di manzo, l’India
non è il paese adatto a lui... Aprirei un capitolo
solo sui matrimoni, qualcosa di speciale ed
impressionante. Durante la mia esperienza
sono stato a sette matrimoni, in uno c’erano
addirittura diecimila persone e metal detector all’entrata, ma anche gli altri superavano
quasi sempre il migliaio di invitati La durata
varia dai tre giorni alla settimana, ed è un
susseguirsi di cerimonie, danze, pranzi e cene. Il matrimonio (quasi sempre combinato
dai genitori degli sposi) viene concepito come un’occasione importante non solo per gli
sposi, ma anche per le loro famiglie, le quali
coprono le spese e vedono in esso un modo
per mostrare il potere sociale della famiglia.
Religione
Il paese è famoso per la forte religiosità e
spiritualità e ciò è effettivamente vero, io l’ho
potuto sperimentare. La mia famiglia ospitante mi portava spesso a vedere tempi ed
Carlos ad una puja (preghiera) jainista per l’inaugurazione di un negozio.
assistere a funzioni religiose, in cui ho potuto
conoscere monaci e monache di ogni sorta.
Dato che in India sono presenti quasi tutte le
religioni del mondo (i musulmani sono addirittura il 30%), ho avuto l’opportunità di entrare
in tempi induisti, jainisti, buddhisti, sikh, moschee musulmane e chiese cattoliche.
L’anno in India mi ha insegnato tanto e fatto
crescere molto personalmente. Ho acquisito
tantissime conoscenze, creato nuove amicizie e con la mia famiglia ospitante mantengo
un ottimo rapporto. Sento di avere instaurato
un forte legame con questo paese ed avrà
un’importanza fondamentale per tutta la mia
vita. L’India rimarrà sempre un paese speciale
per me.
Carlos Marchesini
Verona, luglio 2011
L’elenco dei sostenitori 1° semestre 2011
Grazie. Un Grazie di Cuore!
Come di consueto possiamo in questo numero della Gazzetta Svizzera pubblicare l’elenco
dei nostri sostenitori, che hanno versato un
contributo uguale o maggiore di € 50.
Purtroppo questo elenco non è completo! Non
abbiamo ricevuto tutti i bollettini dalla posta,
cosi pensiamo che qualche altro sostenitore
non sia presente nel nostro elenco.
Chiedo scusa e prometto di compilare l’elen-
co del prossimo Aprile in modo adeguato.
Un grazie sincero a tutti coloro che con la loro
generosità ci aiutano a pubblicare la Gazzetta
Svizzera!
Il team della Gazzetta trova nuova motivazione per continuare, ognuno con il suo compito,
il lavoro per la nostra Gazzetta.
Arwed G. Buechi
Presidente
JOOS ANNA CRISTINA
CURSOLO ORASSO
HÜRZELER W./MANCINI N.
HÜRZELER MONICA
RICCI ELSA
CESENA
SCHNEIDER NADINE
ROMA
FELDER HANS
MANSUE
LEGLER CARLO
BREMBATE DI SOPRA
SCHERRER FRANCO
SESTO SAN GIOVANNI
BOLLI ELISABETH
MANCINI GERTRUD
Bertotto Huber Lucia
DEFINTI GIANNI
GUIDA CON MARIA VITTORIA PADOVA
NOCENTINI URSULA
FIRENZE
STEINHAUSLIN JEAN LEON
FIRENZE
VON ARX WALTER
KNECHTLE BERNHARD
PALAIA
KUNZ REINHARD
PORLEZZA
524
500
300
248
224
200
200
200
169
169
150
150
150
150
150
150
130
124
MARTIN KARL
VARESE
OECHSLIN KARL
LEUENBERGER A.
FRANCHINI FABIO
MILANO
HABERLI ALBERTA
FIRENZE
BRYNER DANIEL
MILANO
BULLONI SERRA CARLO
PARMA
CASANOVA ZAGHI ELVIRA
CASSINA RIZZARDI
CISERI NICCOLO’
MILANO
DE BELLIS THERESE
MIRANO
DECIO JACQUELINE
BERGAMO
DOUSSE PAOLA
LADISPOLI
FACCARO ANDREA
COMO
FORMICONI ANDREAS ROBERT
ROMA
GIANNELLI GIUSEPPE
GRISOSTOMI EMIDIO
FERMO
HONEGGER VITTORIO
JAVET CHRISTIAN
REGALBUTO
LIBISZEWSKI JEAN SERGE
AGAZZANO
MARFURT FRANCO
BOTTICINO
124
119
110
110
101
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
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N. 10, ottobre 2011
MAZZET GIUSEPPE ALBERT ROMA
100
VERBANIA
100
MEIERHOFER ENRICO
MENONI GIOVANNI
CODROIPO
100
PARMA MARIALAURA
BERGAMO
100
MERGOZZO
100
PELFINI ALBINO
PERUCCA GERTRUD
MILANO
100
AMENO
100
REISER COSTANZO
ROTHLISBERGER HANS
GOLFO ARANCI
100
STUBER PIERA
100
SORRENTO
100
TANGARI FILIPPO
TREICHLER SERGIO
MILANO
100
VARESE
100
VENCO MARIA LUISA
VIOTTI LAURA
GUANZATE
100
WHITE MARIALUISA
OSNAGO
100
CEFALU
99
BITTERLIN HANS
CARATSCH ROSEMARIE
85
N.N.85
RIVA AVV. PIERFRANCO
85
SOMMARUGA CORNELIO
85
CASSACCO
84
PALFI GYULA
FIRENZE
80
MEARINI EDITH
SCHELLENBAUM FRANCO
PINO TORINESE
80
SCHMID JOLANDA
SACILE
80
BAGGI AQUILINO
CERVASCA
75
PALERMO NARCISO
GIAVERA DEL MONTELLO 75
PENACHIOTTI-BÜHLER C.
75
BAVA ANTONIO
TRIESTE
74
BERTOLDO PRISKA
GENOVA
74
BEUCHAT ANDRE
ROMA
74
CAPRIOLI ANGELINA
BASSANO DEL GRAPPA 74
CARPANEDA LUIGI
LA MADDALENA
74
FOSSATI CARLO
MILANO
74
MATHYS ELIA
MIANE
74
PENNA SONJA
ROMA
74
RIZZI ANTONIO
SAN QUIRINO
74
SCHAFER GUNTHER
CASSINA RIZZARDI
74
SCIALDONE A./GANTENBEIN
74
DI DOMENICO KLARA
FIRENZE
72
HAUSER MAI SUSANNE
CANNOBIO
72
LIESCH ERNESTO
UDINE
72
PACINOTTI ANITA
S.MARCELLO PISTOIESE 72
GUGLIELMETTI SC MANOLA ROMA
70
HEDINGER ANGELA
MILANO
70
CACCHIONE CIRO
ARLUNO
64
SIMIONATO MARGRIT
RONCHIS
64
60
ALDAY HANDSCHIN SILVIA
BAZZANI MICHELINA
GENOVA
60
BERTOSSA GIORDANA
MILANO
60
RAPALLO
60
CODARIN CHARLOTTE
FURRER A./RIZZOLI P.M.
60
KIPPELE ROBERT
MILANO
60
LAURO MARIA
BOLOGNA
60
MONTEVENTI CARLA
VIGNOLA
60
PFERSICH MARIA CATERINA BORGOMANERO
60
RONC PAOLO
S.RHEMY EN BOSSES 60
STEINMANN ELISABETTA
MILANO
60
WEBER ALFONSO
FIRENZE
60
ZANARELLI RICCARDO
MILANO
60
ZANON SILVIA
PORTOGRUARO
60
BORRELLI HELENA
MILANO
59
PAOLETTI MARCO
FIRENZE
55
FERAGOTTO MARLYSE
GEMONA DEL FRIULI
54
HOTELIER SIMONE
TORINO
54
KNEUBUHL FRANCOISE
PANCALIERI
54
SCHERRER JURG
BELGIOIOSO
54
MUELLER-VITALI GIACOMINA
51
ALLEGRANTI RAFFAELLA
RAPALLO
50
ANGELETTI GIULIANA
S. DONA’ DI PIAVE
50
ANSERMET JEAN
MILANO
50
ARTIGANI PATRIZIA
ROMA
BALDI URSULA
LUCCA
FAGARE
BERTOLI GIOVANNI
BETTINELLI GREMION SUZANNECASALMORANO
BIANCHI LUCIANA
FERNO
BIROLINI RUTH
CENATE SOPRA
BISSIG ANNA MARIA
PONTINIA
MILANO
BRAEM PETER
BRAGA AURELIO
UGGIATE TREVANO
BRAGA MARISA
LEGNANO
BRAZZOLA FLORIANO
MILANO
BRIGATO MARIE LOUISE
ESTE
GORLA MAGGIORE
BROSCA LEPORI ADRIANA
GENOVA
BUACHE ALDO
BUCHI PATRICE
PORTOFERRAIO
BULLIARD BRUNA
CORREGGIO
CARBONI MONICA
MATINO
CASTRI’ VITO
MILANO
CATTANEO GIOVANNA
CATTAROSSI NANCY
BAGNO A RIPOLI
CAVADINI MARCO
VALMOREA
CERRI FRANCO
MILANO
SORICO
COPES ERRICA
PALERMO
CORSELLI GENEVIEVE
COSSALTER DORIS
S.MICHELE TAGLIAMENT
COSTAMAGNA GIORGIO
CUFFARO MARIA
CAMPAGNANO DI ROMA
CURCHOD DOMINIQUE
SAN VINCENZO
CORDENONS
DEANGELI JACQUELINE
DELLA CASA EMILIO
MILANO
DELLA VEDOVA SARA
CUGGIONO
COMO
DELL’OCA MARIARITA
DESCLOUX MIRIAM
PALAGIANELLO
CASALZUIGNO
DI DIO ANNALEA
DONATINI MAURIZIO
DUCCESCHI STEFANO
NAPOLI
SALUZZO
EICHHOLZER DAVIDE
ELMIGER WALTER
PIANENGO
FIRENZE
ERCOLI ALESSANDRO
FANTIN LUCIANA
POLCENIGO
FEDERICI MAURIZIO
PESARO
FERI LUCIO
FIRENZE
FIORUZZI ALBERTO
MILANO
FONTANA DE AGOSTINI LILIANA ROMA
FOSSATI ACHILLE
MILANO
FOSTER ROSAMARINA
CANNERO RIVIERA
ROMANS D’ISONZO
FRANCO BEATRIX
FRESARD ALFREDO
MILANO
FURRER GIANFILIPPO
GALVANI FULVIO
TRIESTE
GHIELMINI FERNANDO
CORTONA
GRECO GEORGETTE
TARANTO
GUGLIELMETTI BRUNO
ROMA
HACHEN ENRICO
MILANO
HILFIKER VERENA
TORINO
HORAT MICHEL
PORTOFERRAIO
HUG MARIANNA
STELLANELLO
INDERKUM PAPA ELISABETH BARI
ISLER HANS RUDOLF
JAKOBER MARIO
MILANO
KALLI LUISA
BERGAMO
KELLER ERWIN
MONTANO LUCINO
KELLER PAUL
GENOVA
KUNG DISTEFANO IRENE
GRAMMICHELE
LANDI FELICINA
PALLANZENO
LIBISZEWSKI JEAN SERGE
AGAZZANO
MACI FLUCKIGER ELENA
CAMPI SALENTINA
MANCUSO LOREDANA
PIAZZA ARMERINA
MARGHITOLA REBECCA FLAVIA FORDONGIANUS
50
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50
50
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MARRONE ANDREA
FIRENZE
50
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MARTELLI NADIA SARAH
MENICHELLI PATRICK
50
MIASINO
50
MEYER MICHELLE
MIRAVAL UDO
GAGGIO MONTANO
50
LAZISE
50
MONTANARI RENATE
MONTI MAURIZIO
MASSA E COZZILE
50
GENOVA
50
MONTINI DONATA
BORGHETTO S. SPIRITO 50
MORANDI ELDA
MORINI GIAN FRANCO
FAENZA
50
FIRENZE
50
MOSCA DENISE
S.ZENONE D.EZZELINI 50
MULLER BERTILLA MARIA
MURA RENATA
MASCALUCIA
50
ROMA
50
NAHMIJAS ROSMARIE
NARDONE BRIGITTE
CHIANCHE
50
VENTIMIGLIA
50
NOTARI ENRICO
PAGLIA COLBY FIORENZA
FIRENZE
50
50
PALMIERI MANUELA
50
PAMPURO G./WEBER M.
PASSUELLO GINA
SACILE
50
MONTAIONE
50
PESCATORI CHRISTINE
SAN DONATO MILANESE 50
PETRONE ROSARIO
BERGAMO
50
PEZZOLI FABRIZIO
MILANO
50
PFISTER BALDAN MONIKA
PIANA CARMEN
OMEGNA
50
PIGATO ALFREDO
VARESE
50
50
PILLOUD TORE JACQUELINE MONCALIERI
PINI RENATO
TRONTANO
50
PITSCHEN LUCA
GENOVA
50
PIZZI MARIO
FIRENZE
50
PONTANARI ALBERTO
MILANO
50
PROSPERO GIUSEPPINA
MILANO
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RIJTANO ORNELLA
50
50
RIZZ SIMONA MARTA
ROMEO EDITH
MERATE
50
ROTSCHE BRIGITTA
LONDA
50
SALVALAGGIO GIOVANNI
S. MARTINO DI LUPARI 50
SANNA LUCIA
NUORO
50
SARTORI GUIDO
SARCEDO
50
SAVOIA BERTHE
BARDOLINO
50
SCHECK TERESA
BOLOGNA
50
SCHMID NORMA
PERGOLA
50
SCHUTZ ELDA
MILANO
50
MILANO
50
SCHWIZER THEODOR
SIMIONI RITA
MAROSTICA
50
SISMONDI ELISA
MILANO
50
SORBO ANNEMARIE
CASOREZZO
50
SPAGNOL ANITA
PIETRA LIGURE
50
SPINELLI DANIELA
ALBINO
50
TEMPESTA FRANCESCO
SESTO SAN GIOVANNI 50
TISSOT LUC
BERGAMO
50
TOCCHIO PRISCA
BRESSO
50
TODESCHINI IRENE
LUINO
50
TREICHLER ENRICO
50
TREICHLER TRUFFI GIULIANA REGGIO EMILIA
50
TRUSSI EVA
ROZZANO
50
TURELLI GISELLA
LOVERE
50
TUZZA SILVIA
CARLENTINI
50
UMIKER ROBERTO
50
VALBUZZI GINA
TIRANO
50
VATRI HERMINE
LATISANA
50
VESPA RICCARDO
DOMODOSSOLA
50
VITI GABRIELLA
SIENA
50
VOGLER MARGRIT
BUTI
50
MONTEROTONDO MARITTI50
WIDMER JOHANN
ZAMPINI GIANCARLO
FIRENZE
50
ZANONI VITTORINA
CANTU’
50
­ 24
N. 10, ottobre 2011
Al centro di vive polemiche sul mandato e sul controllo politico
L’istituto nazionale che favorisce l’equilibrio:
la Società di radiodiffusione e televisione
La SSR, Società svizzera di radiodiffusione e di televisione, gode di una bella popolarità e le sue radio e reti televisive beneficiano di una forte credibilità in Svizzera.
Generatrice e portatrice d’identità da generazioni, l’istituzione è attualmente al centro
di una viva polemica concernente il suo mandato e il suo controllo politico.
I media che influenzano il pensiero e i sentimenti generano immagini e ambienti interni
che alimentano in seguito i nostri ricordi, si
mescolano al nostro vissuto e marcano retrospettivamente un’epoca. Quando, all’inizio
degli anni sessanta, avevo il diritto di dormire presso i miei nonni, mi svegliavo nel bel
mezzo di spoutniks, di conferenze al vertice
e di tentativi nucleari: mia nonna accendeva
la radio alle sei del mattino, quando Radio
Beromünster cominciava ad emettere. Dal
mio letto osservavo come questo occhio
magico prendeva vita: due ventagli verdi si
spiegavano, diventavano sempre più chiari,
poi si richiudevano in un cerchio. Era la prova che l’emittente era ben regolato. Ai tempi
non riuscivo a spiegarmelo. L’occhio magico
sembrava pertanto guardare discretamente
all’interno del grigiore mattutino della camera, e nei miei sogni e incubi di ragazzo.
I tempi erano tesi. La Seconda Guerra mondiale era ancora presente nella mente degli
adulti, tra i quali molti avevano già vissuto la
Prima Guerra mondiale e molti altri temevano che scoppiasse una terza guerra, magari
finale. Durante la crisi di Cuba nell’autunno
1962, la famiglia si riuniva a partire dalle sei
e un quarto per ascoltare i bollettini d’informazione dell’Agenzia telegrafica svizzera. Il tono
solenne della voce radiofonica risuona ancora
nelle mie orecchie.
Con l’emissione della sera “Echo der Zeit”,
la radio contribuiva anche a formare la nostra immagine del mondo. Heiner Gautschy
presentava le notizie con la sua voce unica.
Toccò a lui annunciare la decisione di Kennedy di andare sulla luna entro meno di dieci
anni, la scoperta dei missili sovietici a Cuba
e il blocco creato dagli Stati Uniti. La famiglia
riteneva queste informazioni obiettive benché fossero cariche di emozioni e in realtà
più pregnanti che le immagini televisive di
questi stessi anni. Molti Svizzeri hanno condiviso con Heiner Gautschy lo choc provocato
dall’assassinio del presidente americano il 22
novembre 1963.
Un aristocratico intellettuale
alla testa della SSR
Oggi come ieri, i media comunicano fatti contradditori e punti di vista divergenti, dispute e
conflitti di interessi. Essi propongono un’analisi dell’attualità, la commentano e rivalizzano
tra di loro per garantirsi l’attenzione del pubblico, sia che venga tradotto in tirature o in indici d’ascolto. Per questo si ritrovano talvolta
essi stessi al centro delle critiche. In Svizzera,
questa costatazione si applica in particolare
alla SRG, SSR, la Società svizzera di radiodiffusione e televisione, creata nel 1931 con il
nome di Società svizzera di radiodiffusione.
La SSR, regolarmente ritenuta l’emittente nazionale dalla critica, è in realtà un’associazione che riunisce attualmente 20’000 membri,
provenienti da tutte le regioni linguistiche.
Ognuno può aderire alle varie società regionali, organi responsabili delle 18 radio e delle
8 televisioni. Con più di 6000 dipendenti, la
SSR è di gran lunga la maggior impresa nel
settore dei media elettronici in Svizzera.
Roger de Weck ne ha preso la testa all’inizio
dell’anno 2011. Questo nuovo direttore generale è stato giornalista e redattore capo
di “Tages-Anzeiger” di Zurigo e della “Zeit” di
Amburgo. Proveniente dalla nobiltà bancaria
friburghese, Roger de Weck ha difeso in pas-
sato posizioni esplicite sotto la sua penna di
cronista della “SonntagsZeitung”: si è opposto all’iniziativa per il divieto dei minareti e
non ha mai nascosto di essere a favore di un
avvicinamento della Svizzera all’Unione europea. “Non è nell’interesse dei paesi di piccolo
e medio formato fare della nazione la misura
di ogni cosa”, scriveva qualche giorno prima
di essere eletto direttore generale della SSR.
A posteriori i partigiani della destra nazionale
conservatrice, in particolare i rappresentanti dell’Unione democratica di centro (UDC),
hanno visto in queste affermazioni un senso
provocatorio.
Due nuovi capi
L’elezione di Roger de Weck ha anche sorpreso gli specialisti dei media. Non era mai stato
considerato pubblicamente come candidato
possibile prima delle elezioni. Ci si attendeva che a questa funzione importante venisse
eletta una persona con esperienza nella direzione economica, dal momento che i compiti
del direttore della SSR comprendono anche
la pianificazione e la messa in atto di misure
economiche.
Parallelamente all’elezione di Roger de Weck,
Rudolf Matter ha assunto le funzioni di direttore della radiotelevisione svizzera tedesca
Una famiglia davanti alla radio: eravamo nel 1936.
­
25
N. 10, ottobre 2011
(SRF). Anch’egli proviene dal giornalismo. Rudolf Matter è nel contempo responsabile della
radio e della televisione, il che lo fa definire
un “superdirettore”. Queste due aziende della
SSR si sono fuse all’inizio dell’anno, secondo
un principio di “convergenza”.
Rudolf Matter ha preso il posto di Ingrid Deltenre alla testa della televisione, una donna
che non aveva esperienza nel giornalismo e
alla quale è stato rimproverato a più riprese,
e non sempre a torto, di dare un’eccessiva
importanza al numero di telespettatori, di lasciare sotto la sua direzione il contenuto di
programmi della SSR degradarsi e di mettersi
a livello di reti private commerciali tedesche.
Rudolf Matter vuole inculcare un nuovo orientamento. Si dice pronto ad accettare una leggera diminuzione dell’audience. Concede la
priorità alla pertinenza e non agli scoop e offre quale esempio i temi riguardanti l’”Arena”,
l’emissione del venerdì che propone dibattiti
fortemente politicizzati.
Il talkshow di Roger Schawinski
Egli può contare uno scoop al suo attivo dal
momento che ha affidato l’animazione di un
nuovo talkshow a Roger Schawinski, imprenditore del settore dei media, ex pirata di di
radio e fondatore di “Radio 24”. A 65 anni,
Roger Schawinski, che ha creato e dirige l’emissione Kassensturz (equivalente a “A Bon
Entendeur” sulla TSR) alla televisione svizzero-tedesca, ha sconvolto il paesaggio mediatico svizzero degli anni ’80 con la sua radio
privata illegale, le cui emittenti erano situate
a 3000 metri di altitudine, su una montagna
in Italia. Egli ha così forzato l’autorizzazione
per le radio locali finanziate dalla pubblicità.
Negli anni scorsi ha rivestito il ruolo di critico
veemente della SSR e del suo monopolio nel
settore delle reti nazionali. Ha condotto una
vera e propria guerra privata al predecessore
di Roger de Weck, Armin Walpen, un vallesano
rustico, considerato come virtuoso del potere. Alla nomina di Roger Schawinski, Rudolf
Matter ha dichiarato: “È il ritorno di un figliol
prodigo”.
Karl Lüönd del “Tagesanzeiger”, definito vecchia volpe del giornalismo svizzero, pensa
invece che facendo la scelta spettacolare di
Roger Schawinski, Roger de Weck e Rudolf
Matter “hanno emesso un pessimo segnale”.
Secondo lui, dichiarare “il miglior intervistatore della Svizzera” questo “egocentrico molto
mal preparato e aggressivo fino a diventare
indecente” è un affronto ai collaboratori della
SSR. Permettergli di ritornare nel girone della
SSR così spesso denigrata è una “mancanza
d’istinto” che non trova spiegazioni giudiziose. Karl Lüönd pone in seguito una questione
insidiosa: bisogna vedere in questa personalità una nuova variante del degrado dei rapporti caratteristici della SSR?
Questa reazione potrebbe anche essere interpretata come un rispedire al mittente: Roger
Schawinski, poco prima, aveva accusato Karl
Lüönd di essere stato pagato per scrivere poiché aveva scritto su mandato di Christoph
Blocher una cronaca benevola sull’azienda
Ems-Chemie sotto forma di un libro, la cui
versione provvisoria era stata pubblicata nel
settimanale “Weltwoche” senza menzionare il
mandato. Tuttavia, accusando di degrado dei
rapporti, Karl Lüönd richiama la prossimità
che esiste effettivamente tra Roger de Weck,
Roger Schawinski e Rudolf Matter, che hanno
vissuto o lavorato nello stesso periodo di tempo a Berlino e sono apparentemente amici.
Un’emissione di “Unter uns gesagt” nel marzo del 1978 mette a confronto il consigliere
federale Kurt Furgler (a destra) con il celebre scrittore svizzero Max Frisch. Conduce
l’emissione Heiner Gautschi.
Roger de Weck nominato a sorpresa
direttore della SSR nel gennaio del
2011.
L’UDC, il partito che conta il maggior numero
di elettori, ha ironizzato su questa situazione in un comunicato: con questo “acquisto”
di Roger Schawinski, questo critico di lunga
data della televisione pubblica finanziata dai
canoni è ridotto al silenzio e questa personalità, che esprimeva chiaramente ciò che
pensava del partito con il maggior numero di
elettori, cioè niente, diventa un nuovo animatore politico. E l’UDC chiede che, a titolo di
compensazione, la televisione svizzera inviti
ormai ad ogni emissione un rappresentante
dell’UDC come invitato al talkshow di Roger
Schawinski, affinché la presenza di questo
animatore dalle posizioni politiche chiare, non
provochi costantemente un attacco alla concessione in materia di diversità e di equilibrio.
Battaglia culturale
sull’emissione “Arena”
Come Roger de Weck, anche Rudolf Matter
si è presto attirato le ire della destra nazionale conservatrice, con in testa l’UDC. Questo
scontro si spiega soprattutto a causa della
critica di Arena, la più importante trasmissione di dibattiti politici della Svizzera tedesca.
Rudolf Matter pensa che questa emissione
dia troppo spazio rispetto a quello realmente necessario al confronto tra la sinistra e la
destra, ossia tra il partito socialista (PS) e
l’UDC. Egli esige che questa emissione faccia
pure intervenire approcci diversi e orientati a
trovare soluzioni. I problemi politici sono infatti complessi e spesso vengono risolti grazie
alla partecipazione dei partiti centristi.
Secondo il calcolo della “NZZ am Sonntag” a
fine 2009, l’UDC era stata invitata ad “Arena”
molto più spesso che gli altri partiti. Nel 2009
i rappresentanti dell’Unione democratica sono apparsi 29 volte fra gli invitati di primo
piano. A ciò vanno aggiunte le tre apparizioni
dell’ex consigliere nazionale ultraconservatore Christian Waber (UDF) che in passato ha
fatto parte di una frazione dell’UDC. Roger
Köppel, redattore capo della “Weltwoche” e
gran difensore delle posizioni dell’UDC, ha
pure avuto tre possibilità di apparire in prima
linea. Gli altri partiti sono chiaramente in ritardo: il PS conta 22 partecipazioni ad “Arena”,
il PLR 18, il PPD 17 e i Verdi 6. La persona-
­ 26
N. 10, ottobre 2011
Rudolf Matter, direttore della Radio Televisione svizzero-tedesca.
lità politica più spesso invitata è un veterano
dell’UDC, l’ex consigliere federale Christoph
Blocher. Da solo totalizza 5 partecipazioni.
D’altro canto, l’animatore Reto Brennwald si
è visto rimproverare a più riprese di non osservare una distanza sufficiente con l’UDC,
anche in seno alla televisione.
L’UDC e il suo stratega Christoph Blocher
hanno quindi trovato una piattaforma ideale
nell’emissione “Arena”. Malgrado la cosiddetta critica dell’ “emittente nazionale” nei
suoi confronti, l’UDC ha acquisito la propria
popolarità grazie alle emissioni della SSR. Reto Brennwald nel frattempo tuttavia è stato
sostituito.
Qual è la forza della Svizzera?
Le esigenze dell’UDC a proposito del futuro
della SSR sono radicali: “una riduzione drastica dell’offerta di programmi in uno spazio di dieci anni con una limitazione stretta
al “servizio pubblico” e una rete di radio e
di televisioni per regione linguistica, nonché
la riduzione dei canoni che ne derivano”. Il
settimanale “Weltwoche” ha sostenuto i suoi
amici dell’UDC conducendo una campagna
contro la SSR troppo marcata a sinistra e
denunciando, come sa fare molto bene, “le
radici antidemocratiche di Roger de Weck”,
le cui origini ultra-cattoliche si sono sempre
trovate dalla parte del potere che disprezza e
opprime il popolo. E aggiunge: le vecchie generazioni obbedivano a Roma, quelle di oggi
adorano Bruxelles.
“Chi può fermare Roger de Weck?” si interroga il redattore capo Roger Köppel in uno
dei suoi editoriali nella “Weltwoche”. La forza
della Svizzera risiede in un “dibattito ricorrente che obbliga le opinioni ad affrontarsi e a
imporsi”. De Weck e il direttore da lui nominato Matter vorrebbero impedire questo “robusto dibattito politico”. “Essi vorrebbero una
rappresentazione nascosta di un’armonia che
non esiste nella Svizzera reale”.
Roger de Weck non raccoglie il guanto: non
prende parte direttamente a questa nuova
battaglia culturale. “Il nostro compito consiste
nel riflettere i rapporti politici e non nel concepirli. I giornalisti della SSR devono rendere
conto correttamente della polarizzazione,
ma non devono contribuirvi, per piacere dello
spettacolo”, ha dichiarato in un’intervista alla
NZZ. Per Roger de Weck la SSR è una “istituzione nazionale di equilibrio”. Secondo lui il
successo della Svizzera risiede nel’atteggiamento di riguardo verso le minoranze e negli
sforzi permanenti per equilibrare gli interessi.
È quanto incarna la SSR. Egli aggiunge che la
struttura dell’associazione garantisce la sua
indipendenza, che non c’è un dominio dei partiti come nella radio pubblica tedesca, “senza
parlare di Sarkozy né di Berlusconi”. Roger de
Weck richiama la “solidarietà confederale” di
L’emissione “Arena” è un luogo ideale per l’autopromozione dei partiti politici, per
cui viene sia lodata sia attaccata. Il 16 maggio 2008 ha avuto luogo il dibattito tra
la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf e Christoph Blocher.
cui la SSR vuol essere l’esempio. Senza di
lei, né la Svizzera romanda né il Ticino avrebbero una rete di radio e di televisione dello
stesso livello di quella della Svizzera tedesca.
Dei 462 franchi di canone di ricezione, 202
vengono versati alla Svizzera francofona, italofona e romancia.
Queste considerazioni interessano poco
l’UDC che cerca di far perdere terreno alla
SSR e che si sforza attivamente di consolidare il suo influsso sui media e nelle redazioni: dopo un cambiamento di proprietario,
la “Basler Zeitung” è caduta nella sua zona
d’influenza e la “Weltwoche” che era un tempo
di orientamento liberale di sinistra, è passata
già da parecchi anni nelle mani della destra
nazionale conservatrice, dopo parecchi cambiamenti di proprietà dai rapporti finanziari
poco chiari.
Un conflitto che dura già
da dieci anni
Le attuali dispute politico-mediatiche a proposito della definizione e dell’estensione del
servizio pubblico, avvengono ad ogni modo in
un’epoca che conosce già parecchi sconvolgimenti. In luogo e vece dell’occhio magico
del transistor di un tempo, oggi abbiamo l’interfaccia dell’utilizzatore, la porta d’accesso
a un numero inconcepibile di canali di comunicazione e di distribuzione, di reti sociali e
di comunità; innumerevoli occhi magici hanno
oggi un accesso diretto alla sfera privata.
“L’utilizzazione dei media conosce un cambiamento rapido e radicale”, dichiarava Rudolf
Matter alla rivista specializzata dei media
“Edito” prima della sua entrata in funzione:
“la penetrazione della radio e della televisione
ha tendenza a diminuire e si osserva una crescita folgorante del settore dei multimedia”.
Rudolf Matter mostra così chiaramente che
anch’egli ha l’intenzione di rinforzare la radio
e la televisione “online”. Ciò dispiace molto
al presidente dell’Associazione della stampa
svizzera, ex presidente dell’Associazione
svizzera degli editori di giornali. Hanspeter
Lebrument, editore e presidente del consiglio d’amministrazione di Südostschweiz-Mediengruppe AG a Coira, esige il divieto della
pubblicità “online” alla SSR e fa la seguente
costatazione: “Internet è il futuro dei media
privati”. L’UDC considera che le offerte su
Internet non siano un servizio pubblico e il
partito di Christoph Blocher va ancora più
lontano, esigendo che la SSR ceda così al
settore privato alcune frequenze e radio che
non sono utili al servizio pubblico, per esempio le reti specializzate.
I media subiscono due conflitti che si sovrappongono e che è opportuno eliminare. Da un
lato esiste un conflitto tra i media privati e la
SSR, a proposito della distribuzione di entrate
pubblicitarie e della ripartizione dei compiti di
ognuno dei media. In passato è sempre stato
possibile trovare un compromesso, poiché i
media privati non avevano essi stessi nessun
interesse a una liberalizzazione e privatizzazione totale dei media elettronici, che avrebbe pure supposto una nuova concorrenza
­
27
N. 10, ottobre 2011
internazionale. D’altro canto, la qualità giornalistica e l’orientamento politico dei media
elettronici, e quindi il controllo politico della
SSR, sono oggetto di controversie. Questi
conflitti sono rafforzati dalla vanità che regna
nei piani superiori dei gruppi mediatici. Le
maggiori figure della stampa, della pubblicità
e dell’editoria, come Roger Schawinski, Roger Köppel, Frank A. Meyer, il consigliere nazionale UDC Christoph Mörgeli o il presidente
degli editori di giornali Hanspeter Lebrument
scrivono con uno stile mordente e si esprimono spesso con toni perentori e autoritari.
Ma torniamo un momento indietro: il conflitto di interessi economici tra gli editori e la
SSR, finanziata principalmente dal canone
(oggi 1,1 miliardi di franchi all’anno) esiste
fin dalla sua creazione. “All’inizio degli anni
trenta, l’Associazione degli editori di giornali
dichiarava all’ex autorità di sorveglianza, la
direzione generale delle poste e dei telegrafi,
che la radio danneggiava considerevolmente
gli interessi della stampa. Secondo questa
associazione le nuove emittenti radiofoniche
avrebbero dovuto accontentarsi di essere “un
complemento della stampa scritta quotidiana
che prepara e incita alla sua lettura”. L’agenzia telegrafica, che produceva le notizie della
radio svizzera fino negli anni sessanta, faceva
parte dell’Associazione degli editori di giornali. All’inizio della Seconda Guerra mondiale,
la NZZ si esprimeva chiaramente in questi
termini: “Un popolo democratico si forma la
propria opinione leggendo la stampa (…) Più
le notizie radiofoniche sono brevi e selezionate, più esse contribuiranno alla preservazione
dell’equiibrio spirituale e politico.” (*)
Sospettati di essere di sinistra
Fin dalla sua origine, questo conflitto politico è stato condotto con più o meno ardore
in funzione del contesto politico generale.
L’Associazione svizzera di radiodiffusione e
televisione, creata nel gennaio 1974, anche
conosciuta con il nome di “Club Hofer” si era
per esempio data come obiettivo quello di
“combattere gli abusi del monopolio della
radio e della televisione in materia d’informazione e di politica di programmazione” poiché
non era più possibile che “i media in posizione
di monopolio influenzino ampi strati della nostra popolazione in modo ideologico non reperibile da tutti, selezionando unilateralmente
le informazioni e le emissioni in parte chiaramente a sinistra – e senza contradditorio – né
soprattutto, che possano diffamare il nostro
sistema economico e sociale in modo spesso
gravissimo”. (*)
Il settimanale “Weltwoche” ha utilizzato recentemente lo stesso argomentario, pretendendo che la maggioranza dei dipendenti
della televisione svizzera sia di sinistra. Essa
chiede che tutti i collaboratori della SSR rendano pubbliche le loro eventuali adesioni a
un partito. Tuttavia, il settimanale riconosce
lui stesso che la maggior parte dei servizi
della Radiotelevisione svizzero tedesca (SRF)
sono irreprensibili. “Ci si può chiedere se es-
sa conceda uno spazio adeguato al centro,
dal momento che si tratta di un’emittente di
monopolio. La SRF detiene il potere di definizione in Svizzera e ha un ruolo determinante
nel dibattito politico”.
Presso i critici questo significa una forma di
rassegnazione. Non è facile attaccare la SSR.
Infatti essa fa correttamente il proprio lavoro, soprattutto nei confronti delle molteplici
esigenze contradditorie del suo pubblico. Le
emissioni della SSR sono popolari. Le personalità della televisione giocano nella repubblica
Svizzera un ruolo assegnato in Gran Bretagna
alla monarchia: con storie di cuore, l’arrivo di
nuove generazioni e la moda, essa fornisce
allegramente giorno dopo giorno materia ai
cronisti mondani e ai quotidiani gratuiti. Nel
2010, quindi prima della fusione, il pubblico
della Svizzera tedesca ha utilizzato l’offerta
della SRF in media 14,4 ore alla settimana.
La parte di mercato della televisione era pari
al 32,6%. La supremazia della radio è ancora
più chiara con il 61,7% di tutti i ricettori in
funzione regolati su un’emittente della SRF.
E l’impresa della radiotelevisione svizzera è
cosciente del proprio valore. Nella homepage
del suo sito web dice: con i suoi numerosi
programmi di qualità, la SRF è al servizio del
pubblico e “fermamente ancorata nella società”. Questo nessuno può contestarlo.
Hanspeter Spörri
(*) Citazione da: Radio und Fernsehen in der
Schweiz, Edizioni hier + jetzt, 2000, Baden.
Notizie in breve dalla Svizzera
Aiuti all’economia – Le Camere federali
hanno approvato un pacchetto di 870 milioni
di franchi destinati a sostenere soprattutto
le aziende esportatrici che soffrono della
sopravvalutazione del franco svizzero sui
mercati valutari.
L’euro a Fr. 1,20 – La Banca Nazionale
Svizzera, dopo molte lamentele da parte
degli ambienti economici, e dopo che il
tasso di cambio dell’euro si era avvicinato
a 1 franco svizzero, ha deciso di intervenire
per mantenere la parità dell’euro a Fr. 1,20.
I mercati hanno reagito prontamente e le
quotazioni dell’euro si sono mantenute finora
sopra questo livello.
Accordo fiscale con gli Stati Uniti – A
metà settembre una soluzione della vertenza
che oppone il fisco americano a una decina
di banche svizzere sembrava vicina. In seguito però il Consiglio degli Stati si è rifiutato di
discutere della nuova interpretazione dell’accordo sulla doppia imposizione, che metterebbe ulteriormente in pericolo il segreto
bancario svizzero, facilitando le ricerche da
parte del fisco americano.
Pressioni su Tremonti – Sono aumentate in Italia le pressioni del Parlamento
affinché il ministro delle finanze Tremonti
avvii le discussioni con la Svizzera per la
conclusione di un accordo sulla tassazione
dei risparmi italiani depositati in Svizzera.
Anche a Berna ci si sta muovendo e una
delegazione, della quale faranno parte anche
esperti ticinesi, è pronta a recarsi a Roma.
L’UBS perde 2,3 miliardi – L’Unione di
Banche Svizzere ha dovuto registrare una
perdita di 2,3 miliardi di dollari a seguito di
operazioni eseguite da un trader del settore
“Investment” della banca. La direzione ha
precisato che i conti dei clienti non sono
stati toccati. Il dipendente è stato arrestato
a Londra.
Coppa Davis – Con la vittoria di Stanislas
Wawrinka, nell’ultimo incontro con l’australiano Leyton Hewitt, la Svizzera torna nel
gruppo A di Coppa Davis a scapito dell’Australia. Mentre Federer si era imposto nei
due singolari, Wawrinka aveva perso il
primo e poi gli Svizzeri si erano fatti battere
nel doppio.
Nuovo record svizzero – Al Weltklasse,
il meeting atletico di Zurigo, la staffetta
svizzera 4x100 metri ha stabilito un nuovo
record nazionale in 38”62. Gli Svizzeri sono
comunque stati battuti dai Giamaicani e dai
Britannici.
Cancellara di bronzo – Lo svizzero
Fabian Cancellara non è riuscito a ribadire
la prestazione che l’ha visto vincere per 4
volte consecutive la gara a cronometro su
strada ai mondiali di ciclismo. Cancellara ha
perso anche il secondo posto a causa di una
sbandata che l’ha mandato a finire contro
una transenna, ma non avrebbe avuto nulla
da fare contro il tedesco Martin che ha vinto
la medaglia d’oro.
Meno morti sulla strada – Nei primi
mesi di quest’anno, sulle strade svizzere
hanno perso la vita 160 persone, 4 in meno
rispetto all’anno scorso. Si sono però verificati 2’044 feriti gravi, con un aumento di 19
unità. L’Ufficio federale delle strade ha però
precisato che nella media del quinquennio il
numero dei feriti è pure diminuito del 9 per
cento.
­ 28
N. 10, ottobre 2011
In occasione del centenario della data della nascita dello scrittore svizzero
Il concetto di straniero negli scritti
e nell’esperienza vissuta di Max Frisch
Per Max Frisch, che avrebbe festeggiato il proprio centenario nel maggio di quest’anno, l’esperienza dell’esilio era intimamente legata alla vita. Più i suoi luoghi di residenza erano provvisori, più lo scrittore si sentiva a casa. Per lui la nozione di patria
non era legata a un paese.
Max Frisch a Roma nel 1965.
Ancor prima di intraprendere il suo primo
viaggio all’estero, nell’Europa del Sudest, nel
1933 all’età di 21 anni, Max Frisch temeva
già i ritorni. In un articolo di allora, egli descrive una passeggiata in alta montagna, e
in particolare il ritorno in valle e nella civiltà,
nonché le sue paure di fronte al tempo che
sembra essersi fermato. Passa davanti a
un rifugio disabitato, segue le pendenze dei
pascoli dell’alpeggio, dove ogni vita sembra
essersi ritirata, ad immagine della prima località che raggiunge. Passando dalle strade
del villaggio, ad ogni passo gli sembra di misurare una fila di tombe. Nessuno in vista,
nemmeno un animale, ovunque la stessa
desolazione.
La Svizzera
come trappola per topi
Max Frisch evoca per la prima volta il conte di Rip van Winkle che, al risveglio da un
lungo sonno incantato, non trova più i suoi
simili. Questa figura antica dello straniero ritorna ostinatamente nell’opera di Max Frisch.
A parecchie riprese descrive esperienze in
materia di Rip van Winkle, nelle quali il personaggio percorre le strade e si chiede d’improvviso perché ha il sentimento “di essere
all’estero, di non capire la lingua di questo
paese”. Per Rip van Winkle, e dunque per
Max Frisch, essere svegliato sottintende un
sentimento di esilio.
La biografia di Frisch, come la sua opera,
lasciano apparire un desiderio dello scrittore
di ricominciare in permanenza, di voltare la
schiena alla vita passata, di spogliarsi e di
lasciare il posto allo straniero che è in lui. E’
in un ambiente estraneo che può fare l’esperienza della vita ed è così che può descrivere
i suoi compatrioti con la lucidità e l’implacabilità richieste in occasione del suo ritorno
nel paese, quando finisce l’era hitleriana e la
politica di ripiegamento della Svizzera. Per lui
l’esilio è indissociabile dalla vita.
Frisch ha del resto sofferto di non poter viaggiare all’estero durante i dieci anni che hanno
seguito il 1936. Egli descrive la situazione
della Svizzera durante la guerra qualificandola “non di rifugio, ma di trappola per topi”.
Minacciata di vuoto “tra guerra e pace”. Una
terra dimenticata non per caso se crediamo
nelle conoscenze storiche attuali, una posta
in gioco per potenze dell’asse che la circondavano e alle quali fa delle concessioni fatali
sul piano economico e nell’ambito della politica dei rifugiati.
Uno sguardo distante sulla guerra
Non implicata in nessun atto di guerra, la
Svizzera è stata risparmiata, ma non senza
conseguenze, in particolare sulla cultura che
è entrata in un’era controproduttiva. Max
Frisch descrive i rapporti troppo familiari in
seno alle cerchie letterarie, dove ognuno si
conosce “subito in pantofole e buonanotte”.
Questa mancanza di distanza ha favorito a
lungo andare una spaventosa apatia. La maggioranza degli uomini di lettere ha lasciato la
politica agli eletti, preferendole le questioni
ritenute più essenziali, di modo che un discorso vicino al potere e pro-esercito ha potuto nascere, senza nessuna pressione dello
Stato o quasi. Se necessario, gli organi di
censura del governo svizzero, dotato allora
di poteri molto estesi, provvedevano a rintuzzare ogni rivendicazione.
Molto regolamentata, la vita del soldato,
battezzata allora “servizio attivo” rendeva
passivo il più attento degli osservatori e toglieva ad ognuno le facoltà di percezione.
Se, allora, gli Svizzeri non temevano che la
guerra raggiungesse il loro paese, reagivano con sempre maggior distacco di fronte
ai danni negli altri paesi, nonostante o a causa dei numerosi esercizi e delle simulazioni.
Max Frisch lo nota allora: “Le informazioni
diventano noiose, una lista di città, il mezzogiorno, la sera. Non si guarda nemmeno
più la carta. Si direbbe di sentire un servizio
sportivo, nulla lascia pensare che dietro si
nascondano spargimenti di sangue. Nessun
grido, né odore, né sguardo fisso, né rantolo
o incendio”.
Il popolo si è semplicemente immunizzato
contro la guerra. Bisogna attendere la comparsa del “libretto di servizio” nel 1974 perché Max Frisch si interroghi non senza dolore su quanto sapeva del nazionalsocialismo,
delle aggressioni di Hitler, dello sterminio di
Ebrei. E’ prevalso il vuoto? No, è rimasto essenzialmente il ricordo, come se “l’uniforme
ci avesse tolto la coscienza senza che nessuno ne abbia avuto coscienza”.
Max Frisch e la Germania
Durante e dopo la guerra la sua scrittura
mostra i propri limiti e non gli basta più. Come esprimere infatti l’inesprimibile, la parte
intrinseca ad ogni atto di sperimentazione?
In un solo modo, conoscendo i propri limiti
in materia di letteratura. Questa regola essenziale Max Frisch se la impone prima di
molti altri autori. Dopo il 1945 si dedica alla
Germania occupata, che attira l’attenzione
sua e dei suoi contemporanei. La Germania
riserva ai suoi scritti un’accoglienza molto
­
29
N. 10, ottobre 2011
diversa da quella della Svizzera. Laddove gli
Svizzeri testimoniano di una relativa indifferenza, i Tedeschi danno prova di una grande
sensibilità e inversamente. Scrivere nel e per
gli spazi culturali si rivela essere un’impresa
rischiosa. In Germania come in Svizzera, la
maggior parte dei suoi colleghi non si prestano così volentieri a un simile esercizio.
Bisogna infatti, concede Max Frisch, essere capaci di “mostrare la realtà della nostra
epoca”. Questa capacità consiste nel rappresentare varie realtà, fintanto che sono ancora
soggetti “brucianti”, nel combinarli nelle loro
differenze e le loro simultaneità in una costellazione che abbia un senso, almeno per
il periodo interessato.
È l’impresa di Max Frisch all’indomani della
guerra.
Osservato e schedato
Viaggia in Germania, ma anche nei paesi
distrutti dalla Germania, come la Polonia,
per raccogliere impressioni il più possibile
precise di questa Europa trasformata. La
Svizzera in particolare gli rimprovera questi
suoi viaggi dietro la cortina di ferro. La sicurezza dello Stato comincia ad osservarlo e
a schedarlo. La “NZZ” che gli è stata fedele
da numerosi anni, se ne distanzia a poco a
poco e lo definisce un simpatizzante nazista,
traditore nazionale.
Da allora Max Frisch non considera più la politica indipendente dalla cultura. Al contrario:
la politica e la cultura sono per lui imbricate. Si considera ormai come un addetto del
“socialismo umanitario” orientato contro ogni
forma di dittatura. Con il testo teatrale “La
muraglia cinese” (1946), è il primo autore di
lingua tedesca a confrontarsi con i pericoli
dell’era nucleare.
L’Europa e gli Stati Uniti
Nel 1951, grazie a una borsa attribuita dalla
fondazione Rockefeller, parte per gli Stati Uniti e vi rimane un anno, parecchi mesi
a New York e San Francisco. Di ritorno in
Europa, l’arroganza degli artisti, architetti e
intellettuali nei confronti degli Stati Uniti lo innervosisce. Nella conferenza “La nostra arroganza nei confronti dell’America” risponde a
coloro che si chiedono come mai Max Frisch
abbia potuto sopportare di vivere un anno di
propria volontà negli Stati Uniti. Qualcuno si
aspettava infatti che, al suo ritorno, facesse
un bilancio critico del suo soggiorno, ma non
lo fa. Questa arroganza, Max Frisch la costata in particolare nella sfera culturale. Egli
osserva che negli Stati Uniti non esiste una
classe media culturale, ma lascia il posto a
un certo candore rinfrescante. Gli spiriti non
si nascondono dietro conoscenze teoriche di
storia dell’arte. Secondo Max Frisch, un gran
numero di Americani sono semplicemente
stufi della vecchia Europa, che hanno dovuto
nutrire affinché li sostenga sul piano intellettuale e questa situazione non è favorevole
a nessuno. In questa conferenza del 1953
egli si dichiara a favore di una globalizzazione della cultura. Secondo Max Frisch, se la
terra è rotonda, gli uomini cominciano anche
a farne l’esperienza. Il tipo stesso dell’uomo
mondiale sarebbe nato soprattutto negli Stati
Uniti e, naturalmente, si rifiuta di considerare l’Europa in quanto centro intellettuale del
mondo. Max Frisch acquista in seguito un
appartamento a Manhattan.
… molto presto un emigrante
Ha scelto di vivere all’estero, ha vissuto a
lungo a Roma e Berlino, per poter scrivere?
Vivere, sicuramente. Fin dalla prima metà del
Nuove pubblicazioni
In occasione del centenario sono state
stampate varie pubblicazioni in tedesco,
parallelamente alla biografia di Julian Schütt.
Beatrice von Matt: “Mein Name ist Frisch”,
Incontri con l’autore e la sua opera. Edizioni
Nagel & Kimche, Zurigo, 156 pagine, CHF
23,90.–
Daniel de Vin (Hrsg): “Max Frisch – Citoyen
und Poet”. Edizioni Wallstein, Göttingen,
128 pagine, CHF 30,50.–
Volker Hage: “Max Frisch – Sein Leben in Bildern und Texten”, Edizioni Suhrkamp, Berlin,
257 pagine, CHF 37,90.–
“Nicht weise werden, zornig bleiben”. Un
ritratto realizzato con fotografie originali
(Hrsg. Ingo Schulz), Hörverlag, 2 CD, CHF
35,20.–
“Max Frisch spricht”, discorso e dialogo in
occasione del 75º anniversario dell’autore
con Hans Ulrich Probst, redattore letterario
a Radio DRS. Edizioni Christoph Merian, CHF
26.–
Buona parte dei testi di Max Frisch è stata anche tradotta in italiano. Non ci sono
traduzioni dei testi usciti in occasione del
centenario.
suo “Giornale 1946-1949” si può leggere la
frase seguente: “… in un modo o nell’altro, si
è sempre uno straniero”, soprattutto quando
si descrive una cosa che non è stata vissuta.
La frase riappare negli ultimi paragrafi, sotto
una forma più radicale: “… si diventa molto
presto un emigrante”.
In occasione del discorso pronunciato durante la consegna del Premio Georg Büchner
nel 1958, egli tratta questo “sentimento di
non appartenenza” nella sua globalità. Si
interroga naturalmente sul fatto di sapere
se l’apprezzamento positivo del luogo d’emigrazione non nasconda troppo il carattere
costrittivo di ogni esilio. Ma i risultati letterari
sono sempre appassionanti, così come il modo con cui Max Frisch descrive l’alienazione
dell’uomo nella società del dopoguerra, nelle opere seguenti: “Giornale 1946-1949”, “Il
conte Öderland” (1950/51) e “Stiller” (1954),
“Homo faber” (1957) e “Andorra” (1961).
Il primo giornale termina con un abbozzo
intitolato “Schinz”, che tratta di un avvocato dello stesso nome. “Schint’s”, che si può
tradurre con “sembra” è un’espressione idiomatica attestante che si è già al corrente di
una voce. Corre la voce che qualcosa non va
più con Schinz, e si fa da parte. Realizza di
colpo che “si diventa presto un emigrante”.
Leggendo “Schinz”, l’editore di Max Frisch,
Peter Suhrkamp, sente che l’autore sta scrivendo l’inizio di un’opera più importante.
Schinz darà infatti nascita a Stiller, “emigrante nel proprio paese”. Tutte e due attirano
l’attenzione dei funzionari e sono sospettati
di essere in contatto con elementi sovversivi.
Peter Suhrkamp pensa che questi due personaggi si ispirino fortemente a Max Frisch: “Mi
sembra che lei stia attraversando una crisi
esistenziale, ma si tratta probabilmente di
una condizione preventiva a uno stato produttivo”, scrive a Max Frisch.
Comincia la “Guerra fredda” e genera la sua
parte di emigranti. Uno di questi, Max Frisch,
è presto indotto a partire, come descrive in
“Schinz”: “Il nostro sguardo sulle cose è diverso da quello che gli altri ci insegnano: i
giornali scrivono il contrario e non possiamo
farci nulla …”.
La verità è proprio che Max Frisch abbia potuto scrivere grazie alla sua sperimentazione
diretta dell’esilio.
Julian Schütt
Julian Schütt, nato nel 1964, è scrittore
e giornalista a Zurigo. Ha pubblicato nella primavera 2011 un libro intitolato “Max
Frisch – Biographie eines Aufstiegs (edizione: Suhrkamp Verlag Berlin).
L’arte dell ’accoglienza
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­ 30
N. 10, ottobre 2011
Lavaux, Patrimonio UNESCO, Regione del Lemano
Sapori e colori.
La Svizzera dei sapori è certamente la
Svizzera dei formaggi, del cioccolato e del
vino e molto di più...
Al di là delle classiche specialità svizzere, il nostro piccolo paese può offrire molti
altri gusti ai palati esigenti. A
Ginevra, ad esempio, potete
degustare un gratin di cardi,
una verdura DOC, accompagnata da un vino secco ginevrino, dato che il cantone possiede la terza più importante
superficie viticola della Svizzera, subito dopo i cantoni di
Vaud e Vallese. A Zugo potete
gustare una fetta di torta di
ciliege, accompagnata da un
bicchierino di Kirsch e nel
Giura degusterete la «Tête de
Moine», un formaggio a pasta
semidura, raschiato a strati
così sottili da arricciarsi a mo’
di rosette. Questa è solo una
piccola parte di tutte le delizie
che la Svizzera vi riserva.
mille e un sapore delle sue
regioni. Frutta, verdura, carni,
pesci di lago e di fiume, vini,
formaggi e dolci, comporranno dei piatti che coloreranno il vostro soggiorno. Preparate e organizzate le vostre
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Zurigo, compresi due menu
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Accordo di partenariato fra Svizzera Turismo e l’Organizzazione degli Svizzeri
all’estero (OSE)
cappatella viticola
Il castello di Salenegg, nei
Grigioni, che produce vino
dal XI° secolo, cura una
delle più antiche fattorie viticole d’Europa. Qui, nel
paese di Heidi, il Pinot noir
è il re e i vini vengono prodotti nel rispetto della tradizione combinata alla modernità.
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«La Gruyère» tra Bulle e
Montbovon.
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fermatevi presso l’artigiano
del cioccolato Poyet che vi
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dei dolci sapori e come ricordo, vi potrete portare a
casa le scarpe di Charlie
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­
31
N. 10, ottobre 2011
Scadenza elettorale nazionale importante il prossimo 23 ottobre
L’esito delle elezioni parlamentari
condizionerà il futuro governo
Raramente è successo che l’elezione del
Consiglio nazionale e di parte del Consiglio
degli Stati abbia condizionato con così largo anticipo l’elezione del Consiglio federale,
prevista per il 14 dicembre. Del resto questo
governo ha già subito parecchi cambiamenti
nel corso della legislatura: fin dall’inizio con
l’elezione di Evelyne Widmer-Schlumpf, a sor-
presa al posto di Blocher, poi con le dimissioni di Leuenberger (socialista ai trasporti ed
energia) e quelle di Merz (liberale alle finanze).
Questi fatti hanno provocato vari rimpasti con
il passaggio di Doris Leuthard ai trasporti,
comunicazione, energia, di Widmer-Schlumpf
alle finanze (sostituita da Sommaruga alla
giustizia) e del nuovo Schneider-Amman all’e-
Per chi vota nel canton Ticino
Sostenete Filippo Lombardi
per gli Svizzeri all’estero
Filippo Lombardi ha dimostrato il suo interesse alla Quinta Svizzera in diversi modi. È
membro del Consiglio degli Svizzeri all’estero. Dal settembre 2008 è presidente dell’Intergruppo parlamentare “Svizzeri all’estero”.
È sempre stato molto presente a manifestazioni di Svizzeri all’estero, sia al Congresso
degli Svizzeri all’estero, sia a manifestazioni
all’estero, mantenendo con loro uno stretto legame. Conosce veramente gli Svizzeri
all’estero. È l’unico politico ad aver chiesto
una visione globale, una strategia della Confederazione, per la comunità degli Svizzeri
all’estero. Da molti anni, è sistematicamente
l’autore di diversi interventi parlamentari a favore degli Svizzeri all’estero:
Nel 2002: Aiutare gli Svizzeri d’Argentina:
chiedeva di permettere loro di continuare a
versare i contributi all’AVS facoltativa (dare
loro un “sursis” al pagamento), ciò che per
tanti di loro non era più possibile a seguito
della crisi in Argentina e della svalutazione del
peso argentino. Purtroppo senza successo;
Nel 2004: la Quinta Svizzera come legame
con il mondo: definire in un rapporto d’insieme
l’importanza della Quinta Svizzera e il ruolo
che la Confederazione le attribuisce nelle sue
relazioni con l’estero. Risposta 6 anni dopo:
rapporto del Consiglio federale che si chiede
se non è venuto il momento di definire una
politica coerente per gli Svizzeri all’estero;
Nel 2005: Mantenimento dell’offerta Swissinfo/SRI
Nel 2006: Assicurazione-disoccupazione.
Discriminazione dei frontalieri svizzeri in Italia
Nel 2010: Reclutamento. Non sfavoriamo gli
Svizzeri con doppia cittadinanza che abitano
all’estero.
Nel 2011: Per una legge per gli Svizzeri all’estero (iniziativa parlamentare che ha raccolto
il sostegno di 30 senatori di tutti i partiti). Tale
legge permetterebbe di elaborare una vera
e propria strategia globale per gli Svizzeri
all’estero.
La rielezione di Filippo Lombardi al Consiglio
degli Stati per il canton Ticino è importante
per gli Svizzeri all’estero, perché è un alleato
prezioso che porta avanti i progetti della Quinta Svizzera, specificamente l’elaborazione di
una politica coerente, una strategia a favore
degli Svizzeri all’estero.
R.E.
conomia. Burkhalter aveva preso il posto di
Couchepin agli interni e Maurer quello di Schmid alla difesa.
Come si diceva, la composizione del futuro
governo dipenderà in buona parte dall’esito
delle elezioni parlamentari. L’UDC tenta di
rafforzare ulteriormente il proprio primato,
conquistando seggi soprattutto al Consiglio
degli Stati, dove è sottorappresentata. Come partito di maggioranza relativa ambisce
a due seggi (qualcuno parla perfino di tre) e
il suo obiettivo principale è prendere il posto
di Widmer-Schlumpf, per vendicare lo sgarbo subito quattro anni fa con la scissione del
PBD. Widmer-Schlumpf gode però di ottima
fama in Parlamento e, tradizionalmente, è difficile sostituire un consigliere in carica.
Tutto dipenderà però dalla forma che assumerà il nuovo governo dopo le elezioni. I partiti si
stanno muovendo parecchio nella campagna
elettorale, ma, da quanto si può prevedere,
i seggi in pericolo potrebbero essere anche
quello dei socialisti (lasciato libero da CalmyRey) e quello dei liberali-radicali, in perdita
di velocità. Il Partito popolare democratico
(cristiano) non ha difficoltà a difendere il proprio seggio anche se gli piacerebbe ricuperare quello perso otto anni fa. Ammesso che
l’UDC ottenga ancora un ottimo risultato, i
seggi dei socialisti e dei liberali-radicali sono
chiaramente in pericolo.
L’elezione del Consiglio federale è però molto particolare e tiene conto di molti fattori:
personalità del candidato, rappresentanza regionale, esperienze acquisite e infine appartenenza politica. Quel che conta, in ogni caso,
sarà l’esito delle elezioni del 23 ottobre.
i.b.
In Consiglio Federale
Le possibili successioni
La partenza di Micheline Calmy-Rey dal Consiglio Federale apre la porta a varie soluzioni.
I probabili candidati sono il friburghese Alain
Berset, consigliere agli Stati, Pierre-Yves Maillard con esperienze di governo a Losanna,
ma anche Marina Carobbio, se si dovesse
aprire alla Svizzera italiana. Ma anche l’UDC
potrebbe ambire a un posto in più, ricuperando Jean-François Rime o proponendo Guy
Parmelin, tra i romandi. Per la Svizzera tedesca si fanno i nomi del turgoviese Roland
Eberle o del capogruppo Caspar Bader o
magari di un ricupero di Christoph Blocher.
­ 32
N. 10, ottobre 2011
Ambasciata a Roma
Via Barnaba Oriani 61
00197 ROMA
Tel.: 06 809 571 (Centralino)
Tel.: 06 809 57 382 (Affari consolari)
Tel.: 06 809 57 333 (Afffari politici, economici, commerciali)
Tel.: 06 809 57 343 (Stampa, affari culturali
e giuridici)
Fax: 06 808 85 10 (Ambasciata)
Fax: 06 808 08 71 (Consolato)
Fax: 06 808 14 79 (Ufficio dell’ambasciatore)
E-mail: [email protected]
Sito: www.eda.admin.ch/roma
Circondario consolare: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria; Malta, Sardegna
e San Marino
Consolato Generale a Milano
via Palestro 2
20121 MILANO
Tel.: 02 777 91 61
Fax: 02 7601 4296
E-mail: [email protected]
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Circondario consolare: Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Valle d’Aosta, Liguria e Piemonte
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Svizzere in Italia
Come rinunciare
a ricevere «Gazzetta Svizzera»
Numerosi lettori ci scrivono o telefonano annunciando di voler rinunciare a ricevere uno o
più esemplari per famiglia di “Gazzetta Svizzera”. Siamo molto contenti che ci aiutate ad
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Prima di radiare il Suo nominativo dall’indirizzario, Le devo far presente che la Gazzetta
Svizzera è l’unico mezzo di informazione svizzero che si riceve automaticamente e senza
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Ogni cittadino svizzero ha diritto al Suo proprio esemplare. Difatti, in caso di contestazione,
uno Svizzero all’estero non può far valere di non essere a conoscenza di un atto normativo
o di una scadenza che lo concernono e che sono stati pubblicati nella Gazzetta Svizzera.
Per questo motivo, il Suo nome può essere solamente radiato dall’indirizzario della Gazzetta Svizzera se lo richiede espressamente, personalmente e per iscritto. Se Lei quindi non
desidera più ricevere la Gazzetta Svizzera, La invito a restituire alla Sua rappresentanza
svizzera il tagliando allegato segnando con una crocetta una delle caselle sottostante,
compilato in ogni sua parte, datato e munito della Sua firma.
❍ Confermo di aver preso conoscenza della comunicazione della rappresentanza svizzera circa l’invio della Gazzetta Svizzera e con cognizione di causa rinuncio a ricevere
la pubblicazione.
❍ Confermo di aver preso conoscenza della comunicazione della rappresentanza svizzera circa l’invio della Gazzetta Svizzera e con cognizione di causa rinuncio a ricevere
la pubblicazione a mio nome perché posso leggere la Gazzetta Svizzera di un mio
familiare.
Se dovessi cambiare idea potrò in qualsiasi momento comunicare la mia decisione alla
rappresentanza svizzera dalla quale dipendo e ricevere di nuovo personalmente la Gazzetta
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Ringraziamo per la collaborazione.
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❍ Milano
❍ Genova
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con il proprio Nome e Indirizzo
LUOGO: ___________________________________________________________________
DATA: ______________________________ FIRMA: ________________________________
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Fabio Abate
al Consiglio degli Stati!