professione insegnante
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Da “orizzontescuola.it” Le cose che un insegnante esperto non fa: perdersi in monologhi e favorire la logica al ribasso (tipo: fai del tuo meglio) di Eleonora Fortunato C’è differenza tra un “insegnante esperto” e un “insegnante con esperienza” ? Che cosa rende un insegnante “didatticamente esperto”? Quali sono le componenti dell’expertise che differenziano un docente da un altro? Una risposta convincente a questa domanda ci viene offerta da Antonio Calvani, docente di didattica e pedagogia speciale nell’Università di Firenze, nel libro “Come fare una lezione efficace” edito da Carocci. Alla pagina 40 di questo piccolo volume viene tracciato un vero e proprio identikit del docente esperto, i cui punti salienti ci paiono essere: la fiducia nella propria capacità di influenzare positivamente gli allievi nel raggiungimento degli obiettivi didattici; la capacità di partire dalle preconoscenze degli allievi; l’abitudine a non fare monologhi; il tono dialogico; il saper prevedere momenti di valutazione tra pari e di autovalutazione; la tendenza a sfruttare gli errori come occasione di crescita; il non dare eccessivo valore ai voti e non servirsene come punizioni; il non favorire aspettative basse (del tipo ‘fai del tuo meglio’). Al di là di questi schematici punti nel libro si parla naturalmente dell’interazione tra diversi fattori, tra cui i più rilevanti sono senz’altro la competenza disciplinare, l’attenzione a tutti gli aspetti delle personalità da formare, l’empatia e l’immedesimazione in chi apprende, al di là di generici e pericolosi sentimentalismi. Partendo dal primo, la competenza disciplinare va intesa non come quantità di nozioni che si possiedono su un determinato argomento, bensì come capacità di saper individuare “le conoscenze e le strutture essenziali (big ideas) della struttura dei saperi che deve trattare”, in modo da saperci giocare, cioè decostruire e ricostruire in livelli di complessità diversi. Allo stesso modo l’insegnante esperto dovrà essere in grado di mettere in relazione i contenuti da insegnare con le preconoscenze degli allievi, immaginando che ciò avvenga “in processi cognitivi più superficiali (nozionali) o più approfonditi (messa in relazione, estrapolazioni, ipotesi alternative, riusi variati ecc.)”. Non bisogna perdere mai di vista, poi, il fatto che la scuola ha tra i suoi obiettivi quello di formare la personalità dei ragazzi, ed è auspicabile che gli educatori sappiano sviluppare negli studenti la (citazione da Hattie, 2012, p. 4) “capacità di nutrire una genuina preoccupazione per sé e per gli altri, di vedere il mondo dal loro punto di vista, di capire debolezze e ingiustizie umane, di lavorare verso lo sviluppo della cooperazione”. L’Autore torna spesso sull’importanza di “stabilire un rapporto empatico di immedesimazione, di fiducia e ascolto attivo verso gli altri, di rispetto e di accettazione delle diversità, una naturale inclinazione al gioco, alla collaborazione e all’incoraggiamento”, ma nel contempo mette in guardia da interpretazioni ‘sentimentaliste’ auspicando a una sintesi che “si genera quando, in una comune appassionata intesa, alunno e insegnante si riconoscono impegnati nei confronti di un compito cognitivamente sfidante”. Consigli per docenti: non lavorate fino alla morte e portate il vostro combustibile, il sorriso. Aggiungi il tuo di redazione Invia il tuo consiglio per lavorare al meglio con i tuoi studenti. Partiamo da 10 consigli racconti nella rete. Questi i consigli di McGinnis, docente a Washington, ai propri colleghi più giovani, che abbiamo raccolto e tradotto dalla rete 1. Non abbiate paura di chiedere scusa ai vostri studenti quando hai commesso un errore. 2. Rendetevi conto che il piano di lezione è solo un piano. Ricordate, facciamo piani ogni giorno della nostra vita, ma raramente li realizziamo al 100%. 3. Riposate bene la notte. 4. Leggere, leggere, leggere tanto circa la professione di insegnante. 5. Aggiornati. 6. Scrivi il tuo nome su ciò che presti, gli insegnanti sono noti prestare qualcosa di interessante che poi dimenticano. 7. Non lasciate che il vostro lavoro di insegnamento diventi la vostra vita! Di tutte le professioni del mondo, gli insegnanti potrebbero facilmente lavorare fino alla morte 8. Ricordate il combustibile per il vostro giorno: sorriso, sorriso, sorriso Inviaci il tuo consiglio da condividere con i colleghi Consigli per docenti: non lavorate fino alla morte e portate il vostro combustibile, il sorriso. Aggiungi il tuo. Valutazione studenti, attenti all’effetto Pigmalione. Come liberarsi dai condizionamenti: dalla continuità ai BES e DSA di Eleonora Fortunato Le aspettative dei docenti possono condizionare pesantemente i risultati scolastici degli studenti. Luisa Piarulli, presidente nazionale ANPE, ci mette in guardia da un particolare effetto distorsivo nella valutazione, il cosiddetto ‘effetto Pigmalione’ e suggerisce maggiore cautela nel passaggio di informazione da un ordine di studi a un altro. Professoressa Piarulli, in ottica pedagogica che cosa vuol dire “effetto Pigmalione”? Come mai questo nome? “Chi sceglie una professione come quella del docente deve essere più che mai consapevole delle dinamiche inconsce e intrapsichiche che lo animano, inevitabilmente, e che possono produrre anche effetti devastanti negli alunni. Non si tratta di un'esagerazione; quanti di noi conservano le tracce di un ricordo della scuola, di una maestra o di un professore che hanno segnato negativamente la nostra esistenza! Purtroppo tali effetti si sostanziano spesso nella distorsione della valutazione. Gli effetti di distorsione della valutazione sono: di alone, di contrasto, di stereotipia e il Pigmalione (o effetto da aspettativa). Quest'ultimo è conosciuto anche come ‘effetto Rosenthal’, dal nome dello psicologo tedesco Robert Rosenthal che lo studiò, e descrive il fenomeno per il quale ogni docente tende a crearsi un'immagine di ciascun allievo che non sempre corrisponde al vero. È un effetto piuttosto subdolo e infido, è la profezia che si autoavvera: si può credere che un alunno sia il migliore o il peggiore, che avrà successo oppure che è votato all'insuccesso, grazie ad alcuni elementi informativi disponibili o anche a caratteristiche di personalità e fisiche. Sappiamo che nei progetti di Continuità sono previsti incontri tra i docenti nei momenti di passaggio da un ordine scolastico all'altro: è così che si raccolgono notizie e informazioni. Se da un lato è una prassi necessaria e positiva, dall'altro si corre il rischio di veicolare messaggi che sono inconsapevolmente condizionati dalle nostre personali percezioni, dal nostro esclusivo modo di guardare e vivere il mondo, dalla nostra storia nella sua pur preziosa unicità. Ne conseguono comportamenti verbali e non verbali di discredito o di valorizzazione, con il rischio di consolidamento di tali percezioni anche nell'allievo. Le conseguenze psicologiche, in una fase così delicata di crescita e di definizione dell'identità, sono facilmente immaginabili! Mancanza di autostima, sfiducia nelle proprie capacità e disattesa di un obiettivo pedagogico fondamentale: l'empowerment, ovvero il processo di scoperta del talento di ciascun alunno che permette la costruzione di un sano progetto di vita futuro, compito educativo essenziale. La denominazione dell'effetto Pigmalione fa capo all'opera “Metamorfosi” di Ovidio:Pigmalione e la statua d’avorio. Secondo il mito, Pigmalione era il leggendario scultore di Cipro, nonché re di Cipro, talmente impegnato nella sua arte da non trovare il tempo di innamorarsi di una donna, pur vagheggiandone un ideale. Un giorno prese a scolpire una figura femminile, in candido avorio, di una bellezza fuori dal comune, tanto da innamorarsene perdutamente e da crederla e viverla come una donna vera (oggi potremmo parlare di agalmatofilia, cioè amore per una statua). La chiamò Galatea. Soffriva d'amore così intensamente che nel giorno della festa di Afrodite, espresse alla dea il desiderio di trasformare la statua in una donna. Afrodite, colpita dall'intensità della richiesta e dal dolore del giovane, esaudì il suo desiderio. Il mito è stato oggetto di studio in ogni ambito: psicoanalitico, psicologico, filosofico, pedagogico, storico, sociologico, letterario e antropologico, ed è stato oggetto di svariate interpretazioni teatrali. Nel campo della pedagogia costituisce un tema della massima importanza”. Come evitare, allora, di lasciarci condizionare dai preconcetti che ci facciamo dei nostri alunni? “Ogni scuola garantisce la continuità cosiddetta verticale tra i vari ordini scolastici e ciò prevede il passaggio di notizie, informazioni, percorsi didattici realizzati, obiettivi raggiunti. Come ho sostenuto pocanzi, questo processo può essere condizionato dalla propria personale interpretazione, che inevitabilmente crea pregiudizi e preconcetti che precludono ai bambini e agli adolescenti possibilità di cambiamento. Suggerirei alle commissioni per la Continuità di rendere disponibili i dati raccolti solo dopo un lasso di tempo considerevole (un mese almeno) per consentire ai nuovi docenti la possibilità di darsi un tempo per osservare, avviare la conoscenza dei nuovi alunni, scoprire le differenze individuali, creare un contesto accogliente, individuare problemi e formulare delle ipotesi, sospendere il giudizio (epoché). Ma per tutto ciò occorre tempo! Inoltre, è giusto che i docenti facciano riferimento alla categorizzazione in tipi, tuttavia deve trattarsi di uno strumento orientativo per adattarsi ai discenti. È stato sperimentato da Rosenthal e altri studiosi che i docenti che si aspettano di più dagli allievi tendono a stabilire un rapporto socio-affettivo più positivo, offrono maggiori feedback sui progressi nell'apprendimento, mettono a disposizione maggiori opportunità, riscontrando risultati molto soddisfacenti anche in quegli alunni che risultassero in prima battuta poco capaci. Ora, se pensiamo a quanti fascicoli Dsa, Bes, Adhd e quant'altro giungono nelle scuole ancor prima degli alunni, possiamo immaginare quanti condizionamenti a priori profeticamente tendono a escludere la possibilità di una risoluzione. Invece sappiamo che un alunno cosiddetto Bes può non essere tale dopo qualche tempo! Un alunno DSA può avere capacità cognitive superiori alla media! Il nostro Pigmalione è lì che aspetta: “se è diagnosticato o ritenuto Bes, vuol dire che non ce la fa, poverino!”. E la valutazione sarà la conferma. Ancora una volta il condizionamento, il giudizio, le dinamiche inconsce, avranno la meglio con danni irreparabili. Gli alunni “sentono”, percepiscono, s'illividiscono, piano piano non desiderano più andare a scuola e cominciano le assenze e i ritardi e... la profezia si avvera. Una buona e sistematica formazione pedagogica, il supporto di coordinamento pedagogico dentro le scuole e trasversalmente con le famiglie, gruppi di studio, di discussione e di confronto rappresenterebbero occasioni preziose di conoscenza di sé e degli alunni, di autovalutazione, di condivisione di buone pratiche pedagogiche. Ancora una volta occorre tempo, un tempo non ritagliato, non marginale, un tempo dignitosamente riconosciuto”. L'effetto Pigmalione si riscontra solo in ambito scolastico? “L'effetto Pigmalione non si riscontra solo nelle scuole ma in tutti i contesti di vita: luoghi di lavoro, amicizie, conoscenze, famiglia. Quante gelosie esasperate tra fratelli? I bambini sono talmente sensibili che sanno cogliere la predilezione di un genitore per l'uno o l'altro figlio. Anche in questo caso subentrano negli adulti fortissime influenze di cui non si è consapevoli. La nostra personalissima, preziosa e unica storia ci insegue sempre, ha intriso il nostro tessuto e la nostra psiche. Quanti lavoratori poi non vengono considerati per il loro valore a causa di un certo stile attributivo? Anche i mass media contribuiscono largamente a creare effetti Pigmalione che ricordano il fenomeno di psicosi di massa di cui parla Freud: guai ad essere puntato oggi, difficile uscirne. Così è per il bullo, così per l'iperattivo, così per il timido e via dicendo. Ogni contesto di comunicazione, di relazione può risentire dell'effetto Pigmalione”. Le aspettative che i docenti hanno sugli studenti non fungono anche da potente stimolo perché questi raggiungano poi i risultati attesi? “Dipende dal tipo di aspettative dell'insegnante, dal suo stile attributivo. Rosenthal, in un esperimento condotto nel 1974, falsificando i risultati dei test, aveva dichiarato che un certo gruppo di alunni era in possesso di ottime capacità: non era vero! Ma quel gruppo di bambini raggiunse effettivamente ottimi risultati perché gli insegnanti si erano posti diversamente, con aspettative superiori, offrendo le condizioni per raggiungere l'empowerment, alto obiettivo pedagogico. Evitiamo allora espressioni direttive come: “Hai sbagliato, non hai studiato...”, oppure non arroghiamoci il diritto di sostenere: “...il bambino non ce la fa”. Ogni soggetto è valore, è potenzialità, è senso! Basta avere occhi per guardare. Ricordiamoci che s'impara sbagliando, è legge universale! Adottiamo una didattica metacognitiva, osserviamo e osserviamoCi, educhiamo ed educhiamoCi, valutiamo e autovalutiamoCi: sono fasi obbligate nell'arte della docenza. L'obiettivo educativo è “dare potere” per non cadere nella “impotenza appresa”. La strada verso il Sapere e la Conoscenza è lunga e tortuosa e passa dalla motivazione, dalla curiosità, dalla Pedagogia dell'errore. Popper scriveva che ‘evitare l'errore è un ideale meschino. Siamo fallibili. Abbiamo sbagliato e sbaglieremo”. Ancora una volta sembra voler caricare i docenti di ulteriori responsabilità e, chissà, magari di qualche senso di colpa… “La responsabilità è da intendersi come competenza che rientra nel quadro dell'agire educativo; chi sceglie una professione di profonda delicatezza come l'insegnamento non può permettersi di non sapere o di incorrere in retorici psicologismi. La relazione educativa richiede consapevolezza, empatia, reciprocità, ascolto. Nel processo di valutazione, torno a ribadire, il valutatore deve essere cosciente del fatto che tutto ciò che egli recepisce ed interpreta va a collocarsi entro un quadro valoriale che è innanzitutto suo, personale e contingente e che l'alunno è il vero protagonista del proprio cammino. In una società frenetica e sempre più omologata un bambino potrà compiere un grande cammino se abbiamo creduto in lui o un piccolissimo cammino se non gli abbiamo dato fiducia; l'insegnante forgia un capolavoro o al contrario un'opera dimenticata. Il bambino è un'opera d'arte e ha il diritto di abitare contesti di coerenza educativa! Pigmalione può innalzare, dare potere – empowerment permettere l'autorealizzazione o al contrario deludere, svilire, spegnere pian piano la luce verso la conquista di Sé”. Flipped Classroom (classe capovolta): insegnare nel linguaggio degli alunni di redazione di Andrea Raciti - Il successo formativo, che la Scuola deve garantire per tutti gli alunni, può essere fortemente catalizzato dalla capacità dell'insegnante di sapersi confrontare con i moderni strumenti di comunicazione come i social network, le chat, i forum, i blog, YouTube. Appare evidente che i nuovi linguaggi stanno diventando sempre più determinanti, oltre che nelle dinamiche sociali delle nuove generazioni, anche negli apprendimenti individuali e di gruppo. Contenuti e competenze possono dunque essere veicolati dall'insegnante attraverso strumenti capaci di accendere nei ragazzi l'interesse ad apprendere, di favorire la partecipazione e di creare ambienti di apprendimento dove la multimedialità e l'interattività modificano le modalità di gestione e di fruizione delle lezioni. In una Scuola spesso povera di risorse, la Flipped Classroom (classe capovolta) apre ad alunni ed insegnanti le porte di una dimensione laboratoriale straordinariamente accessibile e ricca di opportunità, dove è possibile sviluppare il senso critico, educare al valore della ricerca, migliorare le dinamiche relazionali, la socializzazione e la cooperazione. Con l'insegnamento capovolto, la lezione frontale, lo studio a casa e le interrogazioni tradizionali lasciano il posto a un nuovo stile di apprendimento, dove l'insegnante, fungendo da facilitatore del processo educativo, promuove la ricerca e la rielaborazione dei contenuti educativi attraverso il web e, grazie a piattaforme come Blandspace, Edmodo e Google Classroom, gestisce comunità virtuali che garantiscono un'efficace interazione con gli alunni. Il docente condivide con la classe link e risorse digitali fruibili direttamente da casa attraverso il computer, il tablet o lo smartphone. Contenuti, questionari, sondaggi, verifiche e avvisi vengono proposti in chiave moderna e accattivante e, soprattutto, con modalità in grado di rispondere ai bisogni individuali e ai ritmi di apprendimento di ogni singolo alunno. Ai ragazzi basterà dunque uno smartphone, una connessione a internet e degli insegnanti pronti a cogliere le straordinarie opportunità che la tecnologia offre alla didattica, per potere sperimentare l'efficacia di una scuola moderna, inclusiva e, finalmente, capace di appassionare tutti. Esempi di insegnamenti capovolti La Seconda Guerra Mondiale. Una verifica scritta di Storia utile per attività di insegnamento capovolto Dom, 30/08/2015 - 18:59 red - Di seguito si propone una verifica scritta di Storia inerente alla Seconda Guerra Mondiale elaborata dalla prof.ssa Samantha Novelli. L'arrività può essere utilizzata in un contesto di insegnamento capovolto. La Seconda Guerra Mondiale Guardate il seguente video della lezione del prof. Barbagallo sul secondo conflitto mondiale. Scrivete una sintetica trattazione, su modello della III prova d’esame, relativa agli argomenti qui di seguito indicati: 1. Le cause del secondo conflitto mondiale. (max 10 righe) 2. Le premesse del conflitto. (max 20 righe) 3. L’espansione tedesca alla vigilia dello scoppio della guerra. (max 5 righe) 4. I confini dell’Impero italiano alla vigilia della seconda guerra mondiale. (max 5 righe) 5. Lo scoppio e le fasi iniziali della guerra. (max 10 righe) 6. L’estensione del conflitto in Europa e nel mondo. (max 10 righe) 7. Da Stalingrado a Hiroshima. (10 righe) Come si possono utilizzare i video per coinvolgere gli studenti al di fuori della classe? Sab, 31/01/2015 - 13:56 red – Spesso, soprattutto se nel caso di attività nell’ambito di una didattica capovolta, si è soliti consigliare ai propri studenti alcuni e si tenta di sceglierne di coinvolgenti e che siano in grado di attirare l’attenzione dei propri studenti. Tali video dovranno essere visti attentamente dagli stessi, per affrontare le attività didattiche programmate in classe dal docente. Un modo valido per assicurarsi che vedano quanto proposto è quello di assegnare alcune domande che possono essere in seguito spunto di discussione con i propri compagni. Ma ancora più stimolante può essere l’attribuzione di una ricerca di video inerenti al segmento curricolare che si intende trattare, invitandoli a condividerli con i compagni in appositi spazi virtuali gestiti dal docente. A tal proposito, qualora ne trovassero diversi sullo stesso argomento, possono creare apposite playlist online, per esempio su YouTube, che i compagni potranno commentare. In altri casi, qualora si dovesse trattare con studenti più volenterosi, si può chiedere a gruppi di studenti la realizzazione di video su un ben determinato contenuto da trattare. Un docente che intende intraprendere la strada della didattica capovolta dovrebbe comunque valutare l’idea di mettersi in gioco e realizzare dei video per i propri studenti. Per fare ciò può utilizzare diversi programmi di screencasting offerti gratuitamente dalla rete, archiviarli e utilizzarli nelle proprie classi che gli verranno assegnate nei futuri anni scolastici. Un video prodotto dal proprio docente cattura meglio l’attenzione degli allievi. Come attuare l’insegnamento capovolto nelle proprie classi? Sab, 31/01/2015 - 13:51 Erasmo Modica – Una delle domanda che si pone spesso ogni docente che ha appena scoperto l’insegnamento capovolto è: “come faccio a mettere in pratica questo nuovo metodo?” A questa prima domanda seguirà una serie di interrogativi che lo spingeranno all’ulteriore ricerca di informazioni e idee per la realizzazione. Una delle prime riflessioni riguarda sicuramente la modalità con la quale dovranno essere suggeriti materiali fruibili che inducano un apprendimento significativo nello studente. Uno degli esempi più familiari al docente e dal quale può trarre ispirazione è quello utilizzato nei corsi di tipologia “blended”. Per strutturare un corso blended, che prevede una parte della fruizione on line e una parte in presenza, il docente formatore si trova a dover programmare le attività didattiche discernendo in maniera pensata fra ciò che si può imparare “da soli” e ciò che richiede una trattazione in presenza. Allo stesso modo il docente che intende capovolgere la propria didattica potrà selezionare quei contenuti che ritiene possano essere assimilati dagli alunni mediante uno studio autonomo a casa. Individuati tali contenuti, si scelgono i supporti più idonei per la fruizione e a tale scopo in genere vengono utilizzati dei social network per la didattica come EDMODO, dei gruppi creatiad hoc su FaceBook, delle piattaforma e-learning come Moodle, ovvero dei blog didattici che si possono facilmente creare utilizzando gli strumenti di Google. I materiali da sottoporre all’attenzione degli studenti possono essere frutto di un’accurata selezione tra tutto ciò che offre la rete, oppure possono essere appositamente creati dal docente che si potrà sbizzarrire nella creazione di dispense, test interattivi, video lezioni, video tutorial e quant’altro ritenga possa essere utile per rendere ancor più significativo l’apprendimento. È sempre consigliato fornire delle attività che richiedano una produzione da parte dello studente quando si invitano le classi a guardare dei video o a studiare determinate risorse. Le domande poste possono anche essere spunti per dibattiti che possono nascere in appositi forum messi a disposizione dalle risorse di fruizione sopra citate. Il docente deve sempre considerare che quando l’apprendimento si sposta al di fuori delle quattro mura dell’aula scolastica, non tutti gli studenti sono in grado di autoregolare il proprio processo di apprendimento. Per tale ragione è sempre bene: comunicare il tempo previsto per ciascuna attività da svolgere; dichiarare sempre gli obiettivi che si intendono raggiungere; fornire una rubrica di valutazione delle varie attività, in modo che risulti chiaro al discente il criterio di attribuzione del voto; incoraggiare gli studenti a stilare un proprio piano di apprendimento, in modo che essi possano suddividere il tempo in maniera adeguata alla propria persona; suddividere le attività lunghe in sotto-attività, scaglionando il lavoro in più lezioni; favorire il dialogo tra i discenti, in modo che essi possano fornire dei feedback; fornire sempre le risposte dei test che svolgeranno on line; far notare che il mancato svolgimento delle attività assegnate compromette l’andamento di tutte le attività seguenti, nonché inficia il proprio processo di apprendimento. Chiariti questi aspetti, gli studenti inizieranno a responsabilizzarsi e a comprendere che tali mancanze possono anche compromettere il lavoro dei propri compagni. Bisogna comunque considerare che le attività in classe possono essere influenzate dal fatto che gli studenti abbiano o meno completato le attività a casa. Se tutti i discenti hanno svolto diligentemente i propri compiti, in classe si possono programmare diverse attività. Una di queste può avere come obiettivo quello di consentire l’applicazione di concetti appresi e di discutere ricevendo feedback dai pari. Un’altra utilissima attività è quella che vede gli studenti impegnati nella risoluzione di problemi forniti oppure nella spiegazione ai pari di segmenti non compresi a fondo nello studio autonomo. Molto usato, anche in un contesto didattico tradizionale, è il lavoro di gruppo in quanto fornisce dei validissimi spunti per la valutazione. Infatti, proprio quando si lavora in assetto di piccolo gruppo, il docente può osservare gli studenti mentre lavorano e può annotare le modalità di risoluzione dei problemi assegnati. Una didattica capovolta non sempre è ben recepita dagli studenti, è necessario programmare bene le attività e lavorare molto affinché comprendano i reali benefici che possano derivare da questo processo di insegnamento/apprendimento. A tal proposito si consiglia si chiarire bene perché si è deciso di utilizzare questa tecnica, descrivendo dettagliatamente i benefici che ne derivano in termini di apprendimento e spostando il focus sul coinvolgimento più significativo. Cinque idee pratiche per produrre video da utilizzare nella didattica capovolta Ven, 11/07/2014 - 12:56 red - Vengono di seguito proposte alcune idee per creare video da utilizzare nella didattica capovolta nella scuola secondaria di secondo grado. 1. Posizionere l'obiettivo del proprio smatrphone o del proprio tablet verso se stessi e iniziare a spiegare un concetto come se ci si stesse rivolgendo a un'aula piena di studenti. Anche se questo può essere inizialmente un po' imbarazzante, quando si comincia a prendere familiarità allora sarà più naturale effettuare registrazioni senza alcuna forma di imbarazzo. 2. Il video permette di fare delle cose che durante una lezione in aula non si possono fare. Per esempio offre la possibilità di apportare diverse modifiche, di effettuare tagli, etc. al fine di migliorare la resa. Non bisogna limitarsi a condividere video già esistenti, ma è bene realizzare i proprio, mettendo in luce il proprio lavoro sul campo. Il video è un ottimo modo per mostrare agli studenti anche ciò che accade in altri contesti in cui si svolgono attività di ricerca. 3. Verificare se esistono on-line video molto interessanti inerenti a ciò che si sta trattando in classe e utilizzarlo, dopo aver verificato le politiche relative al copyright, con i propri studenti. Si può anche richiedere l'aiuto di altri colleghi per realizzare video da utilizzare in classi parallele. 4. Si possono raggiungere alcuni esperti esterni e si può chiedere loro se sono disposti a realizzare un video per i propri studenti. In questo modo, gli studenti beneficiano delle conoscenze e delle competenze di chi ha accesso a un sapere più specialistico. Questo modo è sicuramente più pratico, in quanto realizzare un incontro con un esperto comporta un'organizzazione a monte e un investimento di risorse economiche che oggi sono sempre più esigue. 5. Invitare gli studenti a creare video! Si possono assegnare degli argomenti agli studenti e si più chiedere loro di registrare una presentazione di questi alla classe. Questa tipologia di lavoro in genere entusiasma gli alunni e spesso sono in grado di realizzare dei video esteticamente più precisi e ricchi di elementi creativi. Didattica multicanale: ecco come si fa. I consigli dell'esperto di Eleonora Fortunato Nuove tecnologie sui banchi per coinvolgere gli studenti e personalizzare i loro percorsi di apprendimento, ma senza abbandonare penna, foglio e libri di carta. I suggerimenti di Domizio Baldini (docente di scuola secondaria, Formatore De Agostini Scuola, Apple Education tutor, Tutor TIC) per una didattica efficace e multicanale. Innanzitutto, che cos’è la didattica multicanale? “Mi piace citare una definizione dell’amico e collega Prof. Alberto Pian che ha pubblicato un ebook interessante ed utile che mi permetto di consigliare, La didattica Multicanale. Lo potete trovare sui vari store on line: “La grande sfida di una didattica multicanale integrata consiste nel tentativo di parlare a tutti usando i canali di tutti e impiegando diversi codici linguistici e comunicativi. Tutti i mezzi possibili devono essere strumenti della divulgazione, ma in modo integrato, armonioso, che renda possibile anche un godimento estetico della fruizione”. Credo che la didattica multicanale sia una delle risposte innovative che la scuola può dare per fornire agli studenti la competenza necessaria alle sfide di una società nuova e sempre più complessa”. Come si costruisce una buona lezione in ottica multicanale? “Per prima cosa occorre esplorare la ricchezza presente in rete, occorre quindi soprattutto che i docenti siano sperimentatori e curiosi loro stessi. Solo così si potrà trasmettere la passione, la curiosità infinita, l’entusiasmo, il “demone” della ricerca. Trovare il vecchio filmato della RAI con Ungaretti che legge le sue poesie, usare Benigni e le sue letture pubbliche per la Divina Commedia, fare vedere Cassius Clay (allora si chiamava così) e la corsa di Berruti sui 200 m. alle Olimpiadi di Roma del ’60 e studiarne i movimenti atletici, mostrare sulla rete la foto del manoscritto originale dell’infinito di Leopardi o di una poesia di Cesare Pavese, un filmato di un esperimento scientifico da riprodurre in classe, sono solo alcuni esempi di risorse oggi disponibili in rete in ogni ambito disciplinare e interdisciplinare (Cassius Clay non serve solo per mostrare la sua intelligenza cinestetica, ma, per esempio, anche per introdurre la condizione di segregazione dei neri americani e, con il cambio di nome in Muhammad Ali, il trauma della Guerra del Vietnam). Il lavoro vero dell’insegnante è poi quello di fornire il percorso ai propri studenti, ben sapendo che i modi dell’apprendere sono diversi e che ci saranno quelli che useranno più il canale visuale che non quello testuale o quello uditivo. L’abilità del docente sarà quella di fornire un percorso chiaro con obiettivi verificabili. La frase che si sente spesso “andate su internet a trovare risorse” non ha senso, è come mandare gli studenti alla Biblioteca Nazionale e dire loro: “cercate i libri che vi occorrono”. Occorre insegnare un metodo di ricerca fornendo loro percorsi costruiti anche insieme in classe, ma anche richiedere agli studenti di presentare loro stessi dei percorsi personali di ricerca privilegiando così diversi canali di apprendimenti e comunicativi (Flipped classroom) . La tecnologia oggi permette questo in modo facile ed intuitivo. Sarebbe , secondo me, un errore storico sottovalutarne le potenzialità didattiche”. Una didattica, quindi, che oggi fa a meno di sussidi multimediali deve necessariamente considerarsi obsoleta? “Una didattica che non usi ANCHE le tecnologie oggi a disposizione è senz’altro una didattica più povera, meno coinvolgente, lontana dalla realtà di tutti i giorni, favorendo quell’errato sentimento comune che la scuola non serva poi a molto. Una volta andando a scuola si percepiva un mondo “altro”, con libri in biblioteca e lavagne appese nelle aule (la prima tecnologia pervasiva…), si respirava un’aura di “sapere” con Maestri e Professori che dispensavano contenuti seduti su cattedre di solito sopraelevate rispetto ai banchi, marcando così anche spazialmente la distanza tra i discenti (ignoranti) e i Docenti (che sapevano tutto). Oggi non è più così. Lo studente spesso trova scuole vecchie, cadenti, con tecnologie obsolete ed antiquate o senza alcun sussidio tecnologico ed anche con docenti che affermano decisamente che “la tecnologia non serve a scuola”. Poi non ci dovremmo lamentare che gli studenti ormai tendono a considera l’istruzione scolastica come una volta veniva percepito il servizio Militare di leva: un cosa che si deve fare ma la cui utilità era quanto meno dubbia. Per concludere posso dire che la vera sfida del docente del XXI secolo è quella di essere sempre più capace nella pratica quotidiana di inserire contenuti utilizzando più canali comunicativi. Personalmente ho adottato questa metodologia da tempo ed i risultati sia di interesse e coinvolgimento degli studenti, sia dal punto di vista dei risultati scolastici conseguiti, sono stati estremamente positivi. Con grande soddisfazione dei genitori e mia personale”. E’ vero che i docenti italiani sono più riottosi al cambiamento rispetto ai colleghi degli altri Paesi? Come mai secondo lei? “Il nuovo spaventa sempre un po’, quindi sarebbe sbagliato pensare che i docenti italiani siano meno pronti a mettersi in gioco e sperimentare nuove didattiche. Ho esperienza di insegnamento all’estero essendo stato docente di Italiano come Lingua Straniera in una scuola a Londra per sette anni ed ho quindi una esperienza diretta di come si possano affrontare le novità. Erano i primi anni 90’ ed ebbi a disposizione dalla scuola il mio primo computer Macintosh, scelto da me per le possibilità di produzioni multimediali che offriva. La produzione di materiali originali da proporre in classe determinò un interesse e dei risultati scolastici così evidentemente migliori di prima da avere un numero di studenti sempre crescente ogni anno, doppiando e triplicando le scelte dell’Italiano sull’altra lingua straniera tradizionalmente proposta, cioè il Francese. Lì ho percepito senza ombra di dubbio che quella era una strada da percorrere ed ora faccio parte di una comunità globale di Docenti (Apple Distinguished Educators) che, dalla Scuola dell’infanzia alla Università, cercano nuove strategie didattiche con l’uso di tecnologie oggi disponibili e che hanno la possibilità di far emergere le potenzialità degli studenti. Occorre fare una precisazione, frutto anche di una esperienza ormai trentennale di Formatore (MIUR, IRRE, INDIRE etc): non tutte le tecnologie sono uguali. Per quanto mi riguarda l’uso dell’Ipad non è paragonabile con quello di altri tablet in commercio e produrre materiali multimediali con computer Windows non è come farlo sul MAC. Si dovrebbero scegliere strumenti che facilitino il lavoro del docente non che lo complichino. La LIM è stata una tecnologia rivoluzionaria 10 anni fa, oggi è obsoleta. Chi comprerebbe oggi una automobile che ha bisogno della manovella per mettersi in moto? Lo dico da utilizzatore e tutor di LIM per più di dieci anni. Nel sistema inglese e in altri paesi che conosco, le scelte che i Board della scuola fanno sono semplicemente obbligatorie per tutti i docenti e si basano sui risultati finali. La presenza di esami uguali per tutti, fatti lo stesso giorno e corretti da docenti esterni, garantisce l’attendibilità dei risultati finali, permettendo un accesso alle Università basato su dati reali ed attendibili (la scelta delle Università non è libera ma basata sulle valutazioni degli esami finali) ed anche una valutazione del lavoro svolto dai docenti, premiando così il merito, l’aggiornamento professionale e le capacità didattiche dell’insegnante ed anche la sua partecipazione ATTIVA al progetto educativo proposto dalla scuola. Questa strada è necessariamente da percorrere anche in Italia: tecnologia, formazione obbligatoria e valutabile, merito e valutazione del lavoro scolastico in modo più efficiente, trasparente, democratico e non autoreferenziale”. I ragazzi utilizzano le tecnologie in maniera disinvolta, la vera novità per loro non sarebbe imparare a farne a meno? “Nella maggior parte delle scuole italiane la tecnologia non c’é, oppure non viene usata od usata malissimo. E’ questa la realtà! E’ vero che i ragazzi utilizzano la tecnologia in maniera disinvolta, ma questo non significa che la sappiano veramente usare! C’è un metodo, una riflessione che a loro manca e se non è la scuola, quale altra agenzia educativa può oggi fornirla? Le aziende? Altri Enti Statali? La risposta mi sembra chiara: la Scuola deve riacquistare la centralità del processo educativo e non è chiudendosi a riccio, non accettando il confronto che può riuscirci. Mi sia permesso un esempio un po’ provocatorio: sono stato un insegnante di lettere per più di quaranta anni e mi sento coinvolto quando leggo sulle statistiche ufficiali che solo il 3,6% degli italiani legge più di 10 libri l’anno. La scuola non ha un po’ di responsabilità? Possiamo considerarlo un successo “democratico”? E’ facile dare la colpa agli studenti ed al mondo che cambia… Lo diceva anche mia nonna cinquanta anni fa! Eh sì il mondo cambia. E la scuola? Penso che ci debba essere una seria riflessione ed un cambiamento reale da parte di tutti, senza steccati ed atteggiamenti manichei. Prima della riforma della scuola media alla fine degli anni ’60 e della libera apertura all’istruzione Universitaria, alle scuole superiori ci andavano in pochi, con uno stesso background culturale ed anche, aggiungo, generalmente con le stesse possibilità economiche. I modelli comunicativi erano sempre gli stessi con i quali gli stessi insegnanti erano cresciuti. La società di quel tempo aveva quindi valori e modelli simili, con un forte deficit democratico, possiamo dire oggi. Con l’ampliamento della platea studentesca l’insegnante si è trovato impreparato a gestire la molteplicità di “intelligenze”, come ci dice H. Gardner, e si è sempre più rifugiato nella ripetizione del solo modello a lui conosciuto, magari sostituendo l’autorevolezza con l’autoritarismo. La scuola ha cominciato a staccarsi dalla realtà proponendo modelli sempre più considerati obsoleti e inutili, perdendo quell’aura di centro del sapere che era prima. Da questa scuola sono uscite anche eccellenze, docenti bravissimi ed anche innovatori, ma questo non deve essere un alibi, poiché la scuola italiana nel suo complesso è oggi una istituzione educativa che non riesce a raggiungere in generale, con le dovute eccezioni, validi risultati nelle valutazioni internazionali dell’OCSE PISA, per esempio. Od anche qui è colpa degli esami proposti?”. Alcuni studi riferiscono che la didattica non tradizionale aumenterebbe il coinvolgimento degli studenti in difficoltà, ma non gioverebbe all’apprendimento e al profitto di quelli più dotati; il filosofo Roberto Casati ha lanciato l’allarme sul potenziale distrattivo dei mezzi in questione. Qual è il suo commento? “Mi ritrovo a citare mia nonna e poi mia madre che mi hanno detto in sequenza: non leggere troppo che ti fa male agli occhi, la televisione ti rovina e poi il computer ti fa diventare scemo. Come in tutte le cose ci vuole equilibrio nei giudizi, non partendo sempre dalla sola nostra esperienza e sapendo che i nostri studenti sono veramente diversi ed hanno bisogno anche di canali comunicativi diversi. Un certo tipo di tecnologia mobile già prima citata oggi permette di PERSONALIZZARE il percorso educativo, in modo semplice e facile, senza perdite di tempo in tecnicismi inutili, venendo incontro sia alle esigenze di studenti con caratteristiche diverse e in difficoltà sia favorendo anche percorsi educativi di eccellenza per non mortificare i talenti presenti. E’ questa la mia esperienza di formatore e moltissimi docenti sono già su questo percorso di esperienza ed innovazione. Questo, sia chiaro, non vuol dire che si debbano abbandonare la penna, il foglio ed i libri cartacei, ma che occorre integrare sempre di più strumenti tecnologici che possano aumentare la produttività e ampliare l’esperienza educativa dei nostri studenti. Scrivere su un programma di elaborazione testi una relazione NON è usare tecnologia innovativa; inserire elementi multimediali al testo e fornire anche una verifica interattiva è già aggiungere una valore all’oggetto didattico altrimenti non possibile con i mezzi tradizionali. Il tutto naturalmente in modo semplice, facile e creativo. Poiché gli studenti sono coinvolti in un lavoro che li vede protagonisti attivi, la distrazione non avviene. Una affermazione come quella del Prof. Casati sul potenziale distrattivo dei mezzi in questione dovrebbe essere comparata dall’attenzione che oggi mediamente gli studenti mostrano in classe. Basterebbe guardare il loro diario scolastico per avere una risposta non proprio positiva. E poi è sempre l’uso che conta, non oggetto in sé. Anche l’auto ha un potere distrattivo ed anche la penna!”. Il ricorso alla rete nella didattica dovrebbe aiutare a liberarci da errori e approssimazioni, ma non crede che fino a una certa età i ragazzi abbiano bisogno di sapere che gli adulti ne sanno più di loro? Che i docenti non sono soltanto dei ‘facilitatori’? “La scuola non è solo una istituzione che trasmette contenuti, è un ambiente educativo più ampio. Se non riesce a trasmettere il senso delle attività che vi si svolgono va incontro al fallimento. L’Italia non è più fortunatamente quella del Maestro Manzi, oggi le competenze che si richiedono sono anche quelle della comunicazione con i mezzi tecnologi, del saper cercare le risorse “valide” nella grande rete a disposizione. Si ritorna al discorso precedente, secondo me è la scuola che dovrebbe fornire gli strumenti e le competenze per fronteggiare le sfide complesse della globalità. Gli insegnanti posseggono la padronanza dei contenuti e non devono saperne di più di tecnologia, ma insegnare COME usarla a scuola, nella vita e domani nella professione è compito dell’istituzione scolastica, la sola che può fornire competenza tecnologica e contenutistica insieme. Per mia esperienza professionale nei molti incontri di formazione e negli eventi ai quali partecipo come relatore, ormai questa consapevolezza è patrimonio di un numero sempre maggiore dei docenti italiani. Sono quindi inguaribilmente ottimista per il futuro”. Gestire la classe. I conflitti tra gli studenti, 5 metodi: quando e come utilizzarli di redazione Come gestire i conflitti tra gli studenti? Torniamo a parlare di gestione della classe con 5 metodi che vi potranno tornare utili nella vostra pratica quotidiana. La direzione In casi di conflitti tra studente, questo è il metodo più immediato, non negoziale, dove l'autorità dell'adulto interviene in modo netto sui conflitti. L'intervento mira a dare indicazioni bene precise, degli ordini, con lo scopo di fermare il conflitto. Ciò non vuol dire scortesia o autoritarismo, ma dare precisi ordini da far eseguire. E' bene utilizzare il metodo direttivo quando non c'è tempo per negoziare, quando c'è in gioco la sicurezza degli studenti, quando questi sono fuori controllo o hanno necessità di avere precise indicazioni per riprendere l'autocontrollo. Bisogna ricordare che in questo modo si interviene sull'indipendenza dello studente e può provocare risentimenti. La mediazione La mediazione ha come scopo di aiutare gli studenti ad elaborare il proprio conflitto, creandone le condizioni. Il mediatore deve incarnare il principio di onestà, non deve interrompere, non deve prendere le parti o additare. Lo scopo è di sviluppare la soluzione o scegliere la soluzione più praticabile per la risoluzione del conflitto. Sono, comunque, i contendenti a trovare la strada. Un metodo che richiede tempo e sforzo, ma che punta alla soluzione radicale del problema. L'arbitraggio A differenza della mediazione, l'arbitraggio comporta un ruolo attivo da parte del docente. Ascolta le parti e interviene indicando ai contendenti come gestire il conflitto. Se si dà alle persone in causa la possibilità di esprimere il proprio punto di vista, consente di raggiungere una soluzione in breve tempo. Anche se non si giunge alla soluzione profonda e radicale del conflitto. La sentenza Questo metodo è bene utilizzarlo quando il docente comprende che il conflitto richiede non una soluzione del problema, ma la determinazione di chi ha ragione o torto. In questi casi si ascoltano e valutano le "prove", quindi si passa al giudizio. L'equità del giudizio determinerà la credibilità del giudice. Ci dovrà essere necessariamente un vincitore ed un perdente oppure un vincitore o un quasi vincitore ;) Motivare gli studenti allo studio, 20 consigli utili. Mostra entusiasmo e chiedi ai genitori di premiare i figli di redazione Chi, tra gli insegnanti coscienziosi ed impegnati, non si è chiesto cosa si possa fare per gli studenti che non mostrano motivazione allo studio, che hanno un atteggiamento molto negativo verso la scuola e vengono in classe impreparati? Eccovi 20 consigli 1. Fare tutto il possibile per assicurarsi che i bisogni fisici dello studente sono stati raggiunti. Ha, lui / lei, fatto colazione? Ha avuto abbastanza riposo? Mostra sintomi legati a problemi di vista o di udito? 2. Conoscere ogni studente come un individuo, al fine di farsi un quadro dei suoi punti di forza e dei suoi interessi. 3. Assistere lo studente nella definizione di obiettivi realistici. 4. Mostrare ai tuoi studenti che hai interesse per loro. Dimostrare che la loro appartenenza alla classe ti piace. 5. Individuare, condividendoli, scopi ben precisi nel lavoro assegnato agli studenti. 6. Rendi sitmolante la tua lezione, gli studenti sono sempre interessati "a scoprire cosa viene dopo"! 7. Fai la tua lezione un'esperienza che permetterà allo studente di acquisire autostima, rafforza la sua sensazione di successo. 8. Rendere gli obiettivi più impegnativi, raggiungibili. 9. Approfittare degli interessi dello studente, formulando alcune lezioni su di essi. 10. Utilizzare gli incentivi in aula per rafforzare la motivazione verso la realizzazione (ad esempio, i premi, le stelle). 11. Dare un riconoscimento speciale che premi gli studenti che hanno mostrato più impegno, non necessariamente i risultati migliori. Puoi farlo gionalmente, settimanalmente o mensilmente. 12. Dialogare periodicamente con gli studenti per discutere delle loro abitudini di lavoro, della motivazione, del comportamento, ecc. 13. Utilizzare il vissuto degli studenti per spiegare le lezioni. (ad esempio, nell'analisi grammaticale utilizzare frasi del tipo: "Sara domani festeggerà il compleatto ed ha organizzato una festa alla quale ha invitato tutti i suoi compagni di classe). 14. Ritagliarsi momenti di lavoro con il singolo studente, al fine di perfezionare la metodologia di studio. 15. Non evidenziare enfaticamente gli errori nel lavoro di uno studente, ma mostrare come il prodotto finito può essere migliorato. 16. Utilizzare il lavoro di gruppo favorendo meccanismo perché gli studenti si incoraggino l'un l'altro (ad esempio, i gruppi di apprendimento cooperativo). 17. Chiedere agli studenti di progettare il loro personale comportamento per una settimana. 18. Mostrare entusiasmo quando si insegna. L'insegnante è la chiave per la motivazione in classe. 19. Sviluppare Piani personalizzati per gli alunni che mostrano difficoltà nell'apprendimento. 20. Dialogare con i genitori periodicamente. Incoraggiarli a premiere i propri figli per accrescere la motivazione. Rendere efficace una lezione. 10 consigli utili: nulla succederà per caso di Eleonora Fortunato Come rendere veramente efficace una lezione? A pochi giorni dal suono della campanella d’inizio anno scolastico, ecco ancora qualche consiglio utile per ottenere il massimo dai vostri studenti e da voi stessi. La cosa più importante è senza dubbio trasmettere al proprio uditorio l’idea che nulla succederà per caso, che ogni momento della lezione è il frutto di un’attenta pianificazione e che tutti i processi che essa innescherà hanno pochi ma ben definiti obiettivi. 1. Gli obiettivi. Sembrerà banale, ma quanti di noi hanno l’abitudine di esplicitarli subito all’inizio della lezione? Risulterà molto utile scriverli alla lavagna (in uno spazio delimitato), tradizionale o multimediale che sia, e non cancellarli fino alla fine della lezione, quando, si spera, saranno stati raggiunti. 2. Le nozioni pregresse. Richiamarle consentirà ai ragazzi di contestualizzare al meglio quello che stanno per apprendere. Secondo i cognitivisti, l’esito dell’apprendimento dipende proprio dal modo in cui le nuove conoscenze sono messe in relazione con le precedenti, dal modo in cui lo stimolo esterno riesce a interessare la memoria semantica e a coinvolgere la struttura cognitiva interna. 3. La distribuzione dei materiali. La lezione apparirà tanto più efficace quanto meglio sarà gestita dall’insegnante anche nei suoi aspetti più concreti. Parliamo, per esempio, della distribuzione di materiali come fotocopie o della raccolta dei compiti. Per evitare che ogni volta si crei il solito caos, sarà bene individuare delle modalità e delle procedure precise e possibilmente fisse. Immaginiamo la cattiva impressione che potrebbe fare a un osservatore esterno il solo vederci domandare ‘chi l’ha avuta, c’è qualcuno che non l’ha avuta? C’è qualcuno che non ha ancora consegnato?’. 4. I materiali per gli assenti. Potrà risultare utile predisporre delle vaschette di plastica in cui depositare le fotocopie in eccesso che poi sarà cura dei ragazzi assenti ritirare. 5. Regolare il traffico. Rientra negli aspetti pratici da imparare a gestire. Se insegnate alle medie e volete scoraggiare le visite al bagno più che frequenti di qualche alunno, il nostro suggerimento è di tenere un registro parallelo su cui gli alunni firmano l’ora in cui si allontanano dalla classe e quella in cui rientrano, questo dovrebbe scoraggiarli dall’andare al bagno più volte senza una reale urgenza. Potete decidere se averlo in comune con gli altri insegnanti o se tenerlo per voi. 6. Regolare il traffico 2. Se siete di quelli a cui scoccia essere interrotti dalla domanda ‘Posso andare in bagno?”, chiedete agli alunni di fabbricarsi piccoli cartellini con su scritto WC, da sollevare al momento del... bisogno. 7. Le idee degli allievi. Domandate spesso agli studenti l’idea che si stanno facendo di un determinato argomento, se ne avevano una differente prima della lezione. Questo li aiuterà a maturare un approccio sempre più critico verso le varie discipline 8. Ricerche sul web. Se avete la possibilità di collegarvi alla rete, spingete i ragazzi a cercare informazioni sull’argomento che state trattando. Ovviamente dovrete guidarli con attenzione verso le fonti e i siti affidabili (ricordate, Google non è una fonte!), noi vi suggeriamo di partire da www.treccani.it 9. I feedback. Ricordate di domandare spesso, in maniera esplicita, se l’argomento è chiaro, se qualcuno ha bisogno di chiarire qualche concetto, rispiegate voi stessi più di una volta i passaggi più difficili, sforzandovi di fare diversi esempi. 10. Qualità della conclusione. E’ una fase cruciale. Potrà risultare utile scrivere sulla lavagna, all’interno di uno schema grafico o di una mappa concettuale, le parole chiave utilizzate durante la lezione e le conclusioni a cui si è giunti. Ciò spingerà l’alunno a prendere consapevolezza di ciò che ha imparato. Il docente potrà a questo punto dare indicazioni per approfondire e per lavorare in autonomia. Tenere la classe. Lo scontro degli alunni con l'autorità, 16 consigli utili. Lodare ed analizzare, più che rimproverare di redazione Quali strategie si possono adottare per aiutare gli studenti a migliorare la loro interazione con le figure di autorità e con il docente in particolare? Quante volte vi siete trovati nella situazione di dover fronteggiare comportamenti che dimostrano uno scarso rispetto del ruolo che ricoprite? Affrontare di petto il "disturbatore" o i "disturbatori" non è la migliore strategia. Eccovi alcuni suggerimenti. 1. Assegnare letture che si occupano di comportamenti antagonistici. Una buona idea è, poi, quella di commentare i diversi modi socialmente accettabili di gestire situazioni di conflitto. 2. Lodare gli studenti ogni volta che stanno cooperando con altri adulti (ad esempio, "E 'stato molto gentile da parte tua aiutare la collega a portarle la borsa"). 3. Parlare con lo studente in privato per chiedere il motivo del suo comportamento scorretto. 4. Fornire agli studenti modelli di appropriato comportamento comunicativo attraverso attività di ruolo. 5. Esortare gli studenti ad impegnarsi per una maggiore auto-controllo nel maggior numero di situazioni possibili. 6. Sottolineare agli studenti la differenza che esiste tra la comunicazione accettabili a scuola e quella che viene utilizzata a casa e / o nella comunità. 7. Contattare i genitori e/o rivolgersi agli organi collegiali quando non c'è altro modo di risolvere la situazione di conflitto. 8. Rivolgersi alle equipe nel caso di persistenza delle situazioni conflittuali. Sono molto utili anche i colloqui con gli studenti (consiglio 3) che hanno mostrato un comportamento "polemico" nel confronto con il docente. Eccovi alcuni consigli per affrontarli al meglio: 1. Valutare la situazione che ha portato allo scontro. 2. Raffreddare le vostre emozioni prima di affrontare lo studente e mantenere la calma durante tutto il colloquio. 3. Non usare un tono accusatorio. 4. Utilizzare una voce chiara e ferma. 5. Dare allo studente la possibilità di dire la sua. 6. Fare giochi di ruolo, magari invertendo i ruoli tra studente e docente. 7. Analizza anche i tuoi comportamenti che hanno portato lo studente ad un atteggiamento polemico. Se lo riterrai opportuno potrai evitare di ricreare le stesse condizioni. 8. Se hai fatto un errore, ammettilo. Tenere la classe. I 10 comportamenti che il docente deve evitare: evita la negatività di redazione Ok, siamo tutti d'accordo che gli studenti di oggi non sono quelli di una volta, che le vecchie generazioni erano più rispettose delle attuali. Che oggi il rispetto va conquistato, anche se dovrebbe essere dovuto. Sicuri che il docente non possa, comunque, migliorare il proprio modo di fare per avere un feedback diverso dalla classe? Eccovi alcuni consigli utili da poter spendere durante le vostre ore di lezione. 1. Evitate di formulare frasi che isprimano negatività. Ad esempio, "sono sicura che il prossimo compito in classe farà molte vittime tra voi." Oppure, "Ovviamente, nessuno di voi ha mai sentito parlare di Dante Alighieri". 2. Evitate clima autoritario. Meglio essere autorevoli. Tutte le decisioni sono mie, "questo è il mio modo, questo è il mio mondo". L'autorevolezza verrà spontaneamente, svolgendo con impegno il vostro lavoro. 3. Punizioni esagerate. Non trasformare lievi disagi in grandi problemi, ogni cosa deve avere il giusto peso. Ad esempio, se uno o più alunni sono in ritardo, inutile punirli chiedendo di scrivere 100 volte "non voglio più essere in ritardo, non voglio più essere in ritardo." 4. Punizioni di massa. Può avere un senso se è la classe nella sua interezza ad aver infranto una regola, ma può essere controproducente se a causa di uno o pochi alunni vengono puniti tutti gli altri con lo scopo che la massa faccia pressione sui singoli per migliorare il comportamento. 5. Non avere ben chiari gli obiettivi didattici. L'insegnante non riuscirà mai a coinvolgere i propri studenti senza un obiettivo chiaramente definito. Ciò vale sia a livello di singola lezione che di obiettivi generali del percorso didattico. Meglio se questi obiettivi vengono condivisi. 6. Non ripetere argomenti già compresi e assimilati. Se i vostri alunni riescono a mentenere la concentrazione e l'interesse anche di fronte ad argomenti più volte affrontati e già assimilati, meritano un premio. 7. Non concentratevi su un solo alunno. Sia in negativo che in positivo, sia che si tratti di un disturbatore, sia che si tratti del nuovo Einstein. 8. Non proponete lezioni al di sopra delle capacità dei vostri studenti. Inutile soffermarsi sulle conseguenze. Le lezioni devono essere ben calibrate sulle abilità di partenza dei vostri alunni e sicuramente è meglio preparare mini-lezioni che mega-lezioni. 9. Non incolpare senza avere le prove. "Chi ha ridacchiato mentre spiegavo? Sicuramente Rossi." Evitatelo. 10. Non perdere mai la calma e non urlare. Gestire la classe, 10 consigli utili da utilizzare fin dai primi giorni di scuola di redazione Il controllo della classe è fondamentale per creare un contesto adatto all'apprendimento. Ordine, impostazione del limite, atteggiamento proattivo, sono alla base di un approccio fin dai primi giorni di scuola. Partecipazione alle regole, sistemazione della classe, individuazione del o dei leader positivi o negativi, sono operazioni che devono essere svolte già dai primi approcci con il gruppo degli alunni. Vi elenchiamo 10 consigli utili, invitandovi a partecipare al dibattito inserendo i vostri commenti sul Forum o su FaceBook. Alla fine trovate i link. 1. Sistema i mobili per soddisfare le esigenze sociali / emozionali nonché le esigenze didattiche e organizzative. 2. Aiuta gli alunni a formulare due o tre regole per l'aula. Se gli alunni vengono resi partecipi, è più facile per loro rispettare le regole. Per gli studenti più grandei si può sottoporre il testo del regolamento di istituto e lo Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti. Gli alunni sono così chiamati a riflettere su un testo normativo che li riguarda direttamente. Uno stimolo ad essere cittadini attivi e informati. (Consiglio di Rosaria) 3. Coerenza da parte dell'insegnante. Le regole non bastano, è necessario che il docente sia coerente nel mantenere le regole in modo che gli studenti sappiano che sono importanti. 4. Selezionare un leader del gruppo dei pari. Il gruppo selezionerà un leader se l'insegnante aiuta questo processo. La qualità della leadership include la percezione dell'essere simile agli altri membri del gruppo che rinforzeranno gli atteggiamenti positivi modellando il comportamento sull'esempio. 5. Mostra empatia e disponibilità relazionale, sempre. Un atteggiamento che deve accentuarsi nei momenti di crisi degli studenti. 6. Limita, inizialmente, al minimo l'interazione tra gli studenti. La fiducia e la sicurezza non può essere stabilita se individui di un gruppo minano continuamente i compagni o gi adulti. 7. Offri opportunità di interazioni di gruppo costruttive. 8. Sii consapevole di come le esigenze individuali influenzano le dinamiche di gruppo. I membri del gruppo di solito assumono ruoli che creano le dinamiche di gruppo. 9. Non reagire emotivamente ai comportamenti inappropriati. Gran parte del acting outriflette un bisogno di potere o di attenzione, una risposta emotiva non fa che rinforzare il meccanismo. 10. Regola il lavoro per fornire un equilibrio tra i periodi più strutturati e le attività più stimolanti. Resoconta ed anticipa la programmazione dell'apprendimento. Ti servirà per far comprendere ai tuoi studenti il lavoro che svolgi per loro.