Ma in Italia i ragazzi continuano a nomare

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Ma in Italia i ragazzi continuano a nomare
Ma in Italia i ragazzi continuano a nomare
L'allarme alla Giornata mondiale senza tabacco che si celebra oggi, ecco il primo sLudio sulla sigaretta elettronica
RAPHAEL ZANOTTI
T
e politiche di preyy I
venzione contro il
\ \ A Jfumo degli ultimi
dieci anni hanno fallito». Lapidaria, Roberta Pacifici, direttrice dell'Osservatorio Fumo,
Alcol e Droga dell'Istituto Superiore della Sanità, ha spiegato al XVII Congresso nazionale sul Tabagismo che no, così non va. In Italia l'ultima vittoria contro il fumo risale alla
legge Sirchia. Da allora il numero dei fumatori in Italia è
rimasto costante: circa 11 milioni, un quinto della popolazione con più di 15 anni.
Nella Giornata mondiale
senza tabacco, l'Italia festeggia un primato effimero: da
noi si fuma meno che nel resto
d'Europa (dove la media è del
26% con greci e bulgari pecore
nere rispettivamente al 38 e al
35%), ma è anche vero che per
la prima volta in dieci anni aumenta la vendita di sigarette
(+0,5%). Ciò che preoccupa è invece lo stallo: l'età media dei fumatori è 44,7 anni, quella a cui
si inizia 18, quella a cui si smette
42. Significa che ogni anno un
certo numero di persone smette di fumare, ma viene subito
sostituito da un ugual numero
di giovani che inizia.
E allora ecco spiegato l'allarme lanciato dalla professoressa
Pacifici. Perché per capire la
portata del problema basterebbe citare alcuni numeri. In questi giorni si parla di omicidio
stradale e l'allarme sociale è altissimo. Secondo gli ultimi dati
Aci, però, nel 2013 si sono contate 3.385 vittime sulle strade
italiane. Ogni anno, invece, per
patologie legate al tabagismo, i
morti oscillano tra i 73 e gli
80.000. Con relativi costi per il
Welfare (ovviamente tacendo il
dato più importante, quello della perdita di vite umane). «Si
può migliorare attraverso nuovi interventi legislativi» spinge
la speranza Silvio Garattini, direttore dell'istituto Mario Negri. Ma mentre la Francia annuncia il prossimo divieto di fumo nei parchi con bambini a
partire dalla prossima estate, in
Italia ogni proposta di legge che
ponesse dei divieti ha avuto vita
travagliata e si è arenata.
I centri antifumo zoppicano.
Ogni anno trattano 20.000 persone, ma raramente la percentuale di chi smette supera il
50%. Che fare? La scienza medica ha deciso di provare un'altra strada, quella della riduzione del danno. Se non si riesce a
far smettere i fumatori incalliti,
almeno si limiti il rischio.
E così è nato il primo studio
medicale assistito di uso della
sigaretta elettronica come sostituto delle «bionde» tradizionali. Protagonista di una vera e
propria moda qualche anno fa,
l'e-cig ha perso appeal. Nel 2013
la usava il 4,2%, sceso all'1,6%
del 2014 e all'1,1% del 2015. I
punti vendita sono crollati da
3000 nel 2013 a 1200 nel 2014.
Ora è il campo scientifico a
cercare di recuperarla. Lo studio condotto dal professor Fabio Beatrice dell'Asl To 2 insieme allo stesso Iss è stato condotto su 34 soggetti che fumavano una media di 22 sigarette
al giorno da 22 anni e presentavano un valore di monossido di
carbonio di 2.6. Dopo 8 mesi il
53% dei pazienti ha eliminato le
sigarette tradizionali con un valore medio di monossido di carbonio a 0,27 (come quello di un
non fumatore) e valori di nicotina simili a quelli precedenti.
Nel 23,5% dei casi si è passati da
22 a 5 sigarette al giorno con valori di monossido pari a 0,82.
Nel restante 23,5% a sette sigarette e mezzo con valori a 1,89.
«Lo studio è tutt'ora in corso spiega il professor Beatrice - affronteremo ora la fase di abbassamento della nicotina». Eliminare i prodotti da combustione,
si calcola, eviterebbe ogni anno
42.000 morti.
Giovani fumatori
In Italia l'età media dei fumatori è 44,7 anni, quella a cui si
inizia 18, quella a cui si smette
42. Significa che ogni anno un
certo numero di persone smette di fumare, ma viene subito
sostituito da un ugual numero
di giovani che inizia
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