ANELLO DI FAEDIS - NOTA STORICA

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ANELLO DI FAEDIS - NOTA STORICA
ANELLO DI FAEDIS
Il Complesso Fortificato e i
Castelli di Cucagna e Zucco
di
Mariano Moro
Torre del Castello di Cucagna
Prima dell’arrivo dei Romani il Friuli fu luogo di passaggio e di insediamento di popolazioni
provenienti dalle regioni nordiche ed orientali dell’Europa.
Le popolazioni preromane che affluirono in Friuli a partire dal 1000 a.C. furono, sulla base della
loro importanza e consistenza, i Paleoveneti, popolazione di origine indeuropea, che si sostituirono
all’inizio del millennio agli Euganei (i più antichi abitatori del Friuli) e il popolo dei Celti (o Galli)
i quali si insediarono su queste terre verso il 500 a.C.
Fu in questo tempo che queste popolazioni per potersi difendere da attacchi ostili, si premurano di
di costruire i primi fortilizi fatti di rudimentali mura a secco e denominati “castellieri” per la difesa
da altri eventuali invasori .
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Saranno però i Romani che nel III secolo a.C., dopo aver conquistato il Friuli, faranno di Faedis un
centro agricolo e un caposaldo importante nel sistema difensivo delle Prealpi Orientali Friulane.
Infatti i Romani in tutta la fascia orientale Friulana si premurarono di erigere un valido sistema di
difesa a guardia dalle possibili invasioni provenienti dall’Est europeo. Per questo predisposero una
linea fortificata, denominata “fortificazione a specchio”, collegata organicamente attorno ai centri
più importanti quali Zuglio (Iulium Carnicum), Cividale (Forum Iulii) e Aquileia.
Questi punti di vigilanza vennero collocati in modo che vi fosse tra di loro una immediata
comunicazione visiva e quindi la possibilità, in caso di avvistamento del nemico, di dare l’allarme
simultaneo, mediante fumate particolari o con altri mezzi, a tutto il territorio.
Questo sistema difensivo venne attuato anche nella valle del Grivò mediante opere che potevano
controllare praticamente tutto l’arco dei monti attorno a Faedis e nello stesso tempo essere punto di
convergenza e trasmissione dei segnali visivi sia in direzione di Cividale sia verso Nimis.
Inoltre tale organizzazione di difesa aveva l’importate compito di vigilare sull’ importante l’arteria
stradale Gemona – Cividale attraverso la quale avvenivano i maggiori scambi commerciali e
culturali. Questa strada, che passava per Faedis e Attimis e attraverso le colline prealpine
raggiungeva Gemona, confluiva nella Iulia Augusta, notevole e vitale arteria stradale che univa
Aquileia al Passo Monte Croce Carnico .
Al declino della potenza di Roma, agli inizi del 400 d.C. , si susseguirono le invasioni dei popoli
barbari: Visigoti, Ostrogoti, Unni e altri popoli indoeuropei devastarono e saccheggiarono tutto il
Friuli, terra di confine e di passaggio per queste popolazioni dirette in Italia per la conquista della
città di Roma ormai agonizzante.
E’ quindi probabile che sia in occasione di una di queste invasioni che anche Faedis e il sistema di
difesa romano furono distrutti.
Sul finire del VI secolo d.C. i Longobardi, popolazione di stirpe germanica, dopo aver occupato
parte dell’Italia, diedero vita in terra friulana al Ducato del Friuli, con capitale la città di Cividale.
In questo periodo caratterizzato da guerre e battaglie contro i Romano-Bizantini e contro i popoli di
origine Slava provenienti dall’attuale Carinzia e Slovenia furono riattivate da parte longobarda le
vecchie difese romane.
In particolare si presume che Faedis, data la sua vicinanza a Cividale, fosse stato un punto di difesa
militare longobardo di primaria importanza.
Dopo la caduta del Ducato Longobardo ad opera dei Franchi di Carlo Magno e la nascita del Sacro
Romano Impero di Germania con l’incoronazione di Ottone I nel 962 il Friuli venne staccato
dall’Italia e annesso all’Impero Germanico.
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Ottone I resosi conto dell’importanza della regione friulana in quanto posta al confine con il
mondo orientale, si adoperò
per munirla efficacemente contro le sempre possibili
invasioni
provenienti dall’Est.
Per far ciò l’imperatore Ottone, come in Germania, si affidò alla gerarchie ecclesiastiche, e pose
queste terre sotto l’autorità del patriarcato di Aquileia, città ove era sorta, seicento anni prima, la
comunità cristiana in Friuli. Nei primi tempi la funzione del patriarca fu prettamente spirituale, ma
con il passare del tempo divenne sempre più anche politica, assumendo su di sé anche il potere
temporale, cioè quello di capo politico e militare.
Ottone I riconobbe legittima la giurisdizione patriarcale su tutti i possedimenti della Chiesa
aquileiese e anzi ne estese il suo dominio concedendole altre terre, altri territori e altri castelli. In
cambio di questo il Patriarca giurò fedeltà all’imperatore tedesco assicurandogli la difesa di questa
regione dell’impero. Allo stesso tempo Ottone I e i suoi successori rendendosi conto che ciò non
era sufficiente per dare la totale sicurezza alla regione friulana diedero corso alla cosiddetta
“colonizzazione aristocratica”, ovvero favorirono la calata di numerosi nobili tedeschi ai quali
vennero affidate vaste estensioni territoriali: i feudi.
In seguito il Patriarca di Aquileia, con un’abile condotta politica, riuscì ad attenere dall’imperatore
tedesco anche la prerogativa di concedere direttamente i feudi ai signori tedeschi diventando così
principe feudale del Friuli. Sarà infatti il Patriarca che affiderà la custodia e la difesa dei vari
territori (feudi) ai nobili tedeschi provenienti dall’Austria e dalla Germania, dietro giuramento di
fedeltà e sottomissione di questi ultimi alla chiesa aquileiese.
Il primo documento scritto riguardante i castelli di Faedis fu un atto del patriarca Volfango detto
Poppo o Popone che nel 1027 autorizzò la costruzione del Castello di Cucagna. La disposizione del
Patriarca diceva precisamente “ il Reverendo padre e Signore Popone, Patriarca della Chiesa
Aquileiese, concede al nobile soldato e sigore Odorico figlio di Schinella di Ausbergh, di origine
carinziana, il permesso di edificare una torre ed un castello a Faedis in difesa della chiesa
Aquileiese, del paese medesimo e di tutti i paesi circostanti dalle invasioni dei barbari”.
Popone, fu uno dei Patriarchi che maggiormente contribuì non solo alla crescita economica e
politica del principato Aquileiese dopo l’invasione degli Ungari ma anche alla realizzazione di un
valido sistema di difesa per scongiurare altre possibili invasioni, facendo erigere numerosi castelli e
fortificazioni in tutto il Friuli.
La concessione della licenza di costruire a Odorico di Ausbergh rientrò in questa logica difensiva
tanto più che la valle del Grivò era considerata strategicamente importante per la difesa della
pianura friulana. Inoltre i signori di Cucagna saranno sempre, durante tutto l’arco di vita dello Stato
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Patriarcale, (tranne in alcuni casi) tra i fedelissimi del Patriarca rivestendo l’importante carica di
Camerari (o Camerlenghi cioè investiti del compito di vigilanza sui tesori della chiesa Aquileiese).
Odorico, avuta licenza patriarcale di costruzione, si preoccupò di far erigere il castello in un luogo
che rappresentasse non solo una buona garanzia nella difesa da possibili attacchi nemici, ma che
consentisse un completo controllo della valle del Grivò, luogo di transito e di accesso alla pianura
friulana. A questo scopo scelse intelligentemente il colle di Cucagna che, posizionato sopra il
paese, rispondeva perfettamente ai requisiti richiesti essendo luogo difficilmente attaccabile e
assediabile e dove probabilmente si trovava anche qualche resto di una precedente fortificazione.
I nobili tedeschi una volta insediatisi su queste terre assunsero l’appellativo di “signori di Faedeis”
ma vennero da subito chiamati dagli abitanti con l’appellativo di “Cucagna” dal friulano “cuc” (
cocuzzolo sommità del monte).
Con la venuta di questi signori
si aprì per Faedis, che era un
piccolo villaggio, formato da
poche case rozzamente costruite
attorno alla Chiesa di san Pietro
detta degli Slavi, un periodo
storico caratterizzato da decenni
di scontri, guerre e violenze per
la conquista delle terre, per
rivalità tra i componenti della
famiglia, per diritti ereditari,
Un’altra veduta del Castello
ecc.
Nei secoli, infatti la famiglia Cucagna crebbe e si arricchì e si scisse in quattro rami: Cucagna,
Zucco, Partistagno e Valvasone, tutti nomi che ricordano i castelli costruiti nel territorio Friulano.
I Cucagna diventarono ben presto una delle dinastie più importanti ed influenti del Friuli. Il 13
dicembre del 1248 il Patriarca di Aquileia Bertoldo concesse a Adalpretto di Cucagna il permesso
di costruire un altro Castello in Faedis.
Il Maniero venne costruito un po’ più in basso del precedente, sul colle Rodingerio, e venne
denominato di Zucco da Zuc che vuol dire colle sommità.
Questa nuova fortezza fu eretta con scopo difensivo, e al suo interno venne ospitato unicamente
l’esercito dei conti. Tale struttura comprendeva il mastio, ossia la torre, i depositi e le stanze per i
soldati.
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Il periodo compreso dalla seconda metà del 1200 al prima metà del 1300 fu caratterizzato da una
serie continue di guerre combattute tra i vari feudatari per la conquista e possesso di nuove terre da
sfruttare per aumentare le loro ricchezze.
E’ in questo contesto che nel 1293 i signori di Spilimbergo, volendosi vendicare da una precedente
sconfitta subita ad opera dei nobili di Cucagna, assediarono i castelli di Cucagna e Zucco ove si era
rifugiata anche la popolazione di Faedis.
Nonostante la dura resistenza opposta dagli assediati alla fine le milizie di Giovanni di Spilimbergo
riuscì ad espugnare i castelli prendendo prigionieri Varnero e Tommaso di Cucagna.
Questa spietata incursione provocò oltre al danneggiamento dei Castelli anche la devastazione di
Faedis e la rovina dei raccolti.
Nel 1301 furono invece le truppe della città di Cividale, i cui rapporti con i nobili Cucagna erano
particolarmente tesi a seguito di un violento diverbio scoppiato per il possesso feudale del territorio
di Caporetto, ad assediare i due castelli.
In questa occasione i difensori resistettero tenacemente agli assalti dei Cividalesi, i quali, vista
l’impossibilità di espugnare i due manieri, rinunciarono alla prosecuzione delle ostilità ma
ritirandosi incendiarono Faedis e devastarono la campagna circostante.
Nel 1310 fu la volta dell’esercito Patriarcale unitamente a quello del Conte di Gorizia a porre sotto
assedio il castello di Cucagna e di Zucco, dove si era rifugiato con i suoi uomini il nobile Odorico
reo di essersi ribellato, assieme ad altri nobili, al Patriarca.
La fortezza riesci a resiste ai primi due assalti nonostante gli attaccanti facessero uso delle baliste,
arma che consentiva agli attaccanti di scagliare contro le mura del castello pesanti macigni.
Il terzo assalto venne portato in modo più deciso ma i difensori continuarono ad opporre valida
resistenza nonostante la fortezza fosse stata indebolita
poiché parte delle mura risultavano
seriamente rovinate dai lanci delle baliste.
Nella notte del 18 giugno, Odorico di Cucagna, resosi conto che omai la difesa del castello stava per
cedere, approfittando di un forte temporale e dell’oscurità, eluse la vigilanza degli assedianti e
riuscì a fuggire trovando asilo presso la corte di Rizzardo da Camino a Trieviso.
Tre anni più tardi Odorico ottenne il perdono del Patriarca e poté tornare nuovamente in possesso
dei sui beni.
Nel 1420 la Repubblica di Venezia conquistò l’intero Friuli, considerato importante per i commerci
nell’Adriatico, e mise fine al secolare dominio del Patriarcato.
I Cucagna e altri nobili non accolsero con troppa soddisfazione i nuovi venuti ma nemmeno
opposero una resistenza militare: del resto, la Repubblica di Venezia non intaccò minimamente ai
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nobili Cucagna i loro privilegi e perciò essi fecero giuramento di fedeltà e sottomissione alla
signoria di San Marco.
Con l’avvento della polvere da sparo e delle prime armi da fuoco il castello non venne più
considerato un luogo sicuro in quanto costituiva un bersaglio facile data la sua visibilità da lontano.
Fu così che a partire circa dalla seconda metà del quattrocento, cominciò la discesa dei nobili nella
pianura dove avevano costruito grandi ville. Così fecero anche i Cucagna che trasferirono la loro
dimora a Faedis e Ronchis.
Il castello restò ancora la residenza principale, ma con l’andare del tempo venne via via sempre più
trascurato fino al suo definitivo abbandono.
L’ultima e definitiva causa della rovina dei castelli di Cucagna e di Zucco fu la guerra tra l’ Austria
e Venezia che scoppiò nei primi anni del cinquecento.
La guerra si protrasse con fasi alterne fino al 1514 e quando parte del Friuli, compresa Faedis, passò
in mano agli Austriaci i nobili Cucagna, assieme ad altri feudatari, si dichiarano fedeli all’Austria.
Ma l’occupazione imperiale durò sino al 1516 e con il trattato di pace stipulato tra le due nazioni,
che nella sostanza si spartirono i territori del Friuli, Faedis ritornò sotto il dominio di Venezia che
ovviamente si vendicò privando i Cucagna delle loro prerogative estromettendoli dagli incarichi
che ricoprivano nella politica.
Inoltre le autorità veneziane ordinarono l’incendio dei castelli sebbene essi fossero già in stato di
semiabbandono e incuria.
Queste antiche rocche, un tempo baluardi di difesa, rappresentano ora muti testimoni di un’epoca
storica non solo locale ma comune anche alle altre regioni italiane ed europee.
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia Riccardo Pederzani per avermi messo a disposizione materiale riguardante la storia dei
castelli e le foto presenti in questo scritto.
BIBLIOGRAFIA
Per approfondire l’argomento:
GIULIO GEATTI – PIETRO POIANA, Faedis un paese nella storia, Grafiche Civaschi Snc, Salt
di Povoletto,gennaio 1995.
COMUNE DI FAEDIS – Parco Archeologico dei Castelli, Pieghevole stampato in occasione in
occasione dell’inaugurazione del Primo Lotto restaurato del Castello di Zucco avvenuto sabato 18
aprile 2009.
PROVINCIA DI UDINE, le guide del Friuli Venezia Giulia – guida n.6 Colline e Valli del Torre,
1997, Udine.
Il complesso fortificato di Cucagna nella regione pedemontana del Friuli, articolo dell’Osservatore
Romano n.175, venerdì 3 agosto 2007.
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