Un progetto per l`inserimento dell`operatore socio-sanitario

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Un progetto per l`inserimento dell`operatore socio-sanitario
Scienza e Management 7
È in rete dal 1° giugno Ecce-InFad, il programma per la formazione professionale via internet
Gli infermieri scelgono
la formazione ON LINE
OLTRE 6.000 INFERMIERI SONO GIÀ ENTRATI NEL WEB E HANNO GIÀ OPTATO PER ECCE-INFAD,
IL PROGETTO DI FORMAZIONE A DISTANZA CHE OFFRE PIÙ DI 40.000 PERCORSI ECM CHE L’INFERMIERE
PUÒ FREQUENTARE COMODAMENTE DA CASA PROPRIA, APPRENDENDO NUOVE NOZIONI
PER MEZZO DI UN CORSO ON LINE AGGIORNATO E RICONOSCIUTO DAL MINISTERO DELLA SALUTE
L
a formazione a distanza piace agli infermieri
COME ACCEDERE AL PROGETTO
Figura 1 - L’Italia s’è desta
più che ai medici. Lo dimostra il progetto
• Collegarsi al sistema è semplice, basta avere un
Distribuzione per Regione degli iscritti sul territorio nazionale
computer, una linea telefonica, un collegamento a
(in rosso i residenti nei capoluoghi di provincia)
dedicato ai medici e agli infermieri (InFAD),
internet e una casella di posta elettronica.
che “in soli 30 giorni (il progetto è on
• La prima volta che si entra nel sito http://aifa.proline dal primo giugno) ha visto
gettoecce.it/ è necessario registrarsi. Cliccando
iscriversi oltre 6.000 infermieri
sul tasto “Registrati” si accede alla scheda di regie affrontare più di 40.000
307
631
strazione, completata la quale si ricevono diretta56
mente in posta elettronica le chiavi di accesso (ID
percorsi con l’attribuzione
2987
1150
e PIN) al sistema.
dei relativi crediti Ecm”.
750
• Si può accedere al sistema in qualunque momenA illustrare i numeri è Pieto della giornata (giorno e notte) e da qualunque
764
tro Dri, responsabile del pro591
computer.
getto, che si dice molto soddisfatto dell’accoglienza da parte
506
degli infermieri, “anche perché
242
PERCORSI ON LINE
89
I casi on line sono:
con ECCE-medici, on line ormai da
• Tricotomia pre intervento
più di un anno, sono occorsi alcu• Pulizia della ferita
ni mesi prima di avere una tale
204
• Trattamento del bambino con febbre
schiera di iscritti”.
685
33
• Calze compressive nel pre operatorio
L’Ipasvi ha giocato un ruolo im• Idratazione dell’anziano
• Contenzione del paziente
portante per arrivare a questo ri• Gestione del piede diabetico
453
sultato in così poco tempo, ma il
300
• Stitichezza nell'anziano
merito maggiore è degli infermieri
34
• Scompenso cardiaco
240
che hanno dimostrato un ap• Igiene orale nell'anziano
proccio costante, impegnato e in
• Dolore di spalla nel paziente emiplegico
• Gestione del paziente in day surgery
molti casi entusiasta. “I due grup140
I percorsi più frequentati finora sono stati la gestiopi, medici e infermieri, sono molne della stitichezza (con 3.000 utenti che l’hanno
to diversi tra loro” ha affermato Dri
portato a termine con successo) e la tricotomia pre
spiegando che “gli infermieri sono
operatoria (con 2.900 utenti), ma anche gli altri
mediamente più giovani (l’età media è
hanno avuto successo (all’ultimo posto c’è l’uso
463
della contenzione in casa di riposo scelto e superato
37 anni tra gli infermieri, 47 tra i meda quasi 2.500 infermieri).
dici) e la maggior parte degli iscritti sono donne: il rapporto maschi femmine tra
gli infermieri è 1 a 2,5 mentre tra i medici
LA PAROLA AGLI INFERMIERI
è 2 a 1. Al di là di queste differenze, che rispetIn un mese sono stati lasciati oltre 2.600 commenti nel sito del Progetto, il 93,5% ha segnalato aspetti posititano le due diverse realtà lavorative, gli infermieri
vi, alcuni (davvero pochi) hanno segnalato difficoltà di utilizzo. Questi alcuni dei commenti arrivati in redazione:
stanno mettendo molto impegno e lo si vede dai
• Finalmente un corso Ecm rivolto realmente agli infermieri. Complimenti!!!
risultati: quasi il 30% degli iscritti ha superato
• Illuminante
in un mese tutti i 13 percorsi disponibili e la per• Mi ha aggiornato la memoria
• Percorso interessante e dialoghi brillanti
centuale di percorsi superati al primo tentativo
• Mi è piaciuto parecchio. Grazie
è intorno all’80%, superiore a quella dei medici
• Le informazioni contenute sono molto chiare
che è del 78%”.
• Fantastico
“Credo – ha commentato Paola Di Giulio coor• Non ho nulla da disprezzare, mi sembra ben impostato, semplice e chiaro
dinatrice scientifica dell’iniziativa – che il Pro• Mi piace fare i corsi Ecm in questo modo
• Sono contenta che Ipasvi faccia un corso per noi infermieri
getto si adatti bene alle esigenze di noi infermieri.
• Molto, molto interessante mi aiuterà molto nella mia quotidianità di reparto
Quando parlo di ECCE-InFAD con i colleghi mi
• Occupandomi di formazione ad infermieri e personale di supporto all'interno della mia azienda, ho constatato che le
dicono di aver apprezzato i casi molto pratici e
nozioni che forniamo al personale sono le stesse riscontrate nel dossier di questo specifico e interessante caso
di avere la sensazione di imparare”.
• Continuate su questa strada
La modalità di formazione basata su casi di pra• La chiarezza del dossier e la praticità delle domande. Ottimo in tutti gli aspetti
• Divertente
tica quotidiana, la possibilità di acquisire credi• È completo in tutti gli aspetti
ti Ecm in modo gratuito e la libertà di scegliere
• Corso molto pratico e non solo teorico
il momento da dedicare alla formazione nel pro• Ho apprezzato la struttura del percorso che risulta chiara e divertente
prio luogo di residenza sono solo alcuni degli
• Sono entusiasta sia dell'impostazione delle fonti sia della semplicità e praticità dei test. Finalmente qualcuno ha
aspetti più apprezzati dagli infermieri. “In redacapito cosa veramente serve a noi infermieri
zione – ha ricordato Pietro Dri – sono arrivati ol-
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Scienza e Management
l’infermiere 5/2006
Figura 2 - La libertà dell’ora
3150
2520
1890
1260
630
23-24
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18-19
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11-12
9-10
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8-9
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6-7
5-6
4-5
3-4
2-3
0
1-2
ti, ma se si corregge il dato rispetto al numero di infermieri di ogni singolo Collegio passa in settima posizione (con il 5%
degli infermieri della provincia iscritti),
ben dietro Trento e Pavia (che hanno oltre il 10% degli infermieri della provincia
iscritti). Al riguardo è importante sottolineare la differenza tra numero di iscritti
in provincia e nei capoluoghi: il maggiore numero degli iscritti abita fuori dai capoluoghi di provincia. Ci aspettavamo questo dato perché la formazione a distanza
è una comoda opportunità di aggiornamento soprattutto per chi vive in zone con
minore offerta formativa”. “Speriamo – ha
concluso Paola Di Giulio – che gli infermieri continuino ad avere l’entusiasmo
mostrato in questo primo mese e che siano prodighi di suggerimenti in modo che
il Progetto possa proseguire anche l’anno
prossimo e migliorare, affrontando sempre nuovi temi”.
0-1
tre 30.000 questionari di valutazione da
parte degli utenti e dall’analisi di questi
dati emerge che il 98% ha apprezzato la
facilità d’uso del sistema, l’86% dichiara
di essere soddisfatto perché ha acquisito
nuove conoscenze e il 98% che applicherà quanto appreso nella propria pratica
quotidiana”.
I dati statistici del primo mese di vita di
ECCE-InFAD dimostrano che il Progetto
è apprezzato in tutta Italia, anche se il
Nord del Paese ha il maggior numero di
iscritti. “Per ora – ha detto Dri – la Lombardia è in testa con oltre 1.600 iscritti,
mentre il Molise è la Regione che stenta
di più a ingranare, ma nel complesso si
può dire che la distribuzione è abbastanza omogenea. Di certo – ha sottolineato
– questi numeri devono essere rapportati all’area geografica e al numero di iscritti all’Ipasvi. Milano quindi è in assoluto la
provincia con il più alto numero di iscrit-
Come si vede i percorsi vengono affrontati in qualsiasi momento della giornata, quando più fa comodo
Figura 3 - Sempre più iscritti
600
480
360
Tabella 1 - Questioni di campanile
Gli iscritti provincia per provincia al 30 giugno 2006
0
01-07
120
Gli infermieri hanno risposto entusiasticamente all’iniziativa (in rosso i giorni festivi)
Figura 4 - I risultati del mese
3360
2800
2240
1680
1120
560
0
01-07
N° iscritti
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26
25
25
24
23
23
23
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21
21
20
20
20
19
19
18
18
17
15
15
15
15
14
14
13
13
13
12
12
11
11
11
10
10
10
9
8
8
8
8
8
7
7
7
6
4
4
4
1
0
15-06
Provincia
Latina
Brindisi
Rovigo
Novara
Mantova
Siena
Reggio nell'Emilia
Pisa
Caltanissetta
Trapani
Messina
La Spezia
Viterbo
L'Aquila
Vercelli
Pordenone
Macerata
Modena
Ragusa
Pistoia
Agrigento
Chieti
Cosenza
Terni
Bolzano/Bozen
Oristano
Grosseto
Campobasso
Prato
Pesaro e Urbino
Imperia
Lucca
Ravenna
Nùoro
Avellino
Caserta
Potenza
Vibo Valentia
Asti
Biella
Catanzaro
Frosinone
Crotone
Benevento
Verbano-Cusio-Ossola
Enna
Rieti
Matera
Rimini
Massa-Carrara
Isernia
15-06
53
54
55
56
57
58
59
60
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63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
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75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
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87
88
89
90
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93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
01-06
N° iscritti
687
480
364
339
332
191
190
152
151
117
109
103
101
100
95
94
91
86
83
78
77
77
72
69
67
67
63
62
62
60
58
50
50
49
49
49
49
49
45
42
41
40
39
38
36
36
35
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31
31
31
31
01-06
Provincia
Milano
Trento
Pavia
Genova
Roma
Brescia
Torino
Bergamo
Vicenza
Bologna
Padova
Ferrara
Verona
Varese
Como
Bari
Cagliari
Firenze
Napoli
Lodi
Parma
Treviso
Venezia
Taranto
Lecco
Palermo
Cremona
Livorno
Alessandria
Ancona
Savona
Piacenza
Catania
Ascoli Piceno
Sondrio
Trieste
Cuneo
Perugia
Sassari
Foggia
Udine
Arezzo
Lecce
Teramo
Gorizia
Forlì-Cesena
Salerno
Siracusa
Aosta
Belluno
Pescara
Reggio di Calabria
Ogni giorno vengono superati numerosi percorsi (in rosso i dati relativi a sabato e domenica)
Figura 5 - Non solo per i più giovani
400
320
240
160
80
0
ETÀ
65
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61
60
59
58
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240
L’età media è intorno ai 38 anni, ma come si vede il range dell’età è molto ampio
Scienza e Management 9
Il caso è disponibile on line (http://aifa.progettoecce.it) nella sezione pre operatoria
Così ci si forma: TRICOTOMIA
L
uigi, un ragazzo di 27 anni, è coinvolto in un incidente stradale mentre rientra dal lavoro a bordo di
uno scooter. Un automobile non rispettando un segnale di stop lo ha travolto procurandogli un trauma cranico, una frattura della tibia e un trauma della milza. In Pronto soccorso viene esclusa la presenza di lesioni focali al sistema nervoso centrale. Dopo la riduzione della frattura, eseguita direttamente
dal Servizio di ortopedia, Luigi viene trasferito nel
Reparto di chirurgia generale per la valutazione del
trauma della milza. Viene accolto, dopo il trasferimento, da Loriana, un’infermiera che lavora da oltre
10 anni in reparto e che ha in affiancamento Giovanna, una neolaureata appena arrivata. Giovanna e
Loriana stanno discutendo circa la sistemazione del
nuovo malato essendo la terza urgenza del pomeriggio: “Giovanna, chiama la sala operatoria e avvisa il
dottore che è arrivato il paziente dal Pronto soccorso, io intanto preparo la cartella clinica e le richieste degli esami di laboratorio per il medico”. E rivolgendosi al ragazzo in attesa sulla barella: “Ciao, come ti chiami? Senti dolore? Adesso andiamo subito
nella tua stanza”. Luigi, con aria sofferente e spaventata chiede: “Sono stati avvisati i miei genitori? Cosa mi fate adesso, ho mal di testa e mi sento tutto ammaccato”. Dopo aver sistemato e tranquillizzato Luigi, Loriana si rivolge al medico che nel frattempo è
arrivato: “Ecco qua la TC del Pronto soccorso; gli esami ematochimici arriveranno tra pochi minuti”. Il medico si rivolge a Luigi: “Posso visitarti la pancia? Sai,
hai preso un brutto colpo anche se non ci sono lesioni drammatiche dovremo sottoporti a un intervento chirurgico e probabilmente togliere la milza”.
Mentre il medico spiega a Luigi che cosa sia un intervento di splenectomia e continua a chiacchierare rassicurandolo, Loriana si rivolge a Giovanna: “Per
eseguire la tricotomia prendi il rasoio con lamettache si trova sul carrello delle cure igieniche”. Giovanna torna poco dopo da Loriana un poco imbarazzata: “Ma, veramente sul carrello non ho trovato
il materiale per la tricotomia, e poi volevo chiederti
una cosa: in questo reparto fate sempre la tricotomia prima di un intervento?”. Loriana: “Certo, è indispensabile, mi sembra ovvio, ma che cosa vi hanno insegnato in università?”.
È indispensabile eseguire la tricotomia prima di
ogni intervento chirurgico?
• Laddove possibile è preferibile procedere alla chirurgia
senza eseguire la tricotomia piuttosto che utilizzare
un rasoio con lametta.
• No, a meno di procedere a una rasatura con rasoio
a lametta.
• Sì, la tricotomia va comunque eseguita in quanto si
prevengono le infezioni del sito chirurgico.
• Sì, la tricotomia va sempre eseguita.
• No, dipende dall’esperienza del chirurgo.
Giovanna perplessa e un poco titubante ribatte a
Loriana: “Scusa, ma durante il corso e presso altri
reparti di chirurgia dove ho fatto il tirocinio mi
hanno insegnato che è scorretto usare il rasoio
con la lametta! Sei sicura che la tricotomia effettuata con rasoio da barba sia la pratica migliore?”.
Loriana: “Ecco, le solite nuove leve con la testa piena di tanta teoria e ben poca pratica: si è sempre
fatto così e adesso dovremmo cambiare?”.
La tricotomia effettuata con rasoio da barba è in
effetti la pratica migliore?
• No, perché il tagliacapelli è lo strumento preferibile
per eseguire la tricotomia per prevenire il rischio di
infezione della ferita chirurgica.
• Sì, ma solo nei maschi.
• No, perché il sistema migliore è l’utilizzo della
crema depilatoria che rimuove perfettamente e
completamente i peli prevenendo le infezioni del
sito chirurgico.
• Sì, perché numerosi studi hanno dimostrato che non
si verificano complicanze infettive nel post operatorio
dopo aver eseguito la tricotomia col rasoio.
• Sì, perché il rasoio è pratico veloce e non dà particolari
problemi una volta che ci si è presa la mano.
Loriana non si mostra di certo aperta alle novità:
“Ecco, tutte le volte che arriva un nuovo collega bisogna stravolgere le cose che facciamo: sono anni
che la tricotomia viene effettuata in questo modo
nel nostro reparto senza problemi; non vedo un motivo plausibile per cambiare anche questa pratica”.
Giovanna mortificata si zittisce ma poi le viene un’idea: “Sai Loriana, ci sono tante teorie per ogni pratica che facciamo, ma ho imparato che alcune hanno una validità scientifica provata dall’opera di tanti colleghi; domani se vuoi ti porto il testo che spiega queste cose. E poi sai perché è sconsigliata la tricotomia con l’uso del rasoio a lametta?”. Loriana di
rimando: “Sei tu che sai tutto. Dimmelo…”.
Perché è sconsigliata la pratica della tricotomia
con il rasoio a lametta?
• Perché aumenta l’incidenza delle infezioni chirurgiche
post operatorie.
• Perché ha un maggiore impatto economico rispetto
all’uso del tagliacapelli.
• Perché i chirurghi preferiscono che la tricotomia sia
fatta con il tagliacapelli.
• Perché alla ricrescita dei peli i pazienti avvertono un
fastidioso senso di prurito.
• Per evitare il rischio di lesioni accidentali.
Loriana in maniera sbrigativa: “Sarebbe un motivo valido ma... noi non abbiamo il tagliacapelli e qui a forza di fare delle chiacchiere, rimaniamo indietro con il lavoro. Luigi va preparato
in fretta, in sala i chirurghi stanno già aspettando!”. “Lo chiedo in prestito in sala operatoria, non
preoccuparti, ne hanno alcuni in dotazione” risponde pronta Giovanna. E Loriana: “Ok, senti
tu, io intanto controllo che sia pronta tutta la documentazione”. Luigi un po’ rassicurato dal medico un po’ intontito dalla sedazione somministrata come pre anestesia, viene sottoposto alla
tricotomia da Giovanna che è riuscita a recuperare il tagliacapelli dalla sala operatoria. Il giorno seguente, le due infermiere si apprestano a
fare i controlli di routine ai pazienti operati e
quando arrivano nella stanza di Luigi lo trovano
ancora un po’ assopito ma tutto sommato in buone condizioni. All’improvviso Loriana, ripensando alla discussione del giorno prima, chiede: “A
proposito, scusa Giovanna, ma tu come facevi a
sapere che in sala operatoria hanno il tagliacapelli? Loro non fanno la tricotomia!”.“Sai, è in cor-
so una sperimentazione in alcune sale operatorie dell’Azienda ospedaliera per valutare se gli
operatori riescono a eseguire la tricotomia direttamente in sala”. “Ecco” si lamenta Loriana “gli
ultimi a sapere le cose sono sempre gli infermieri più anziani, ci trattano come delle scarpe vecchie!”. Giovanna, cogliendo la palla al balzo risponde: “Sai, forse dipende dal fatto che a volte
ci sono delle resistenze al cambiamento”. E Loriana: “Allora, perché fanno questa prova?”. Giovanna: “Perché vogliono capire qual è il momento migliore per eseguire la tricotomia”. “Perché?”
chiede questa volta interessata Loriana. “C’è qualche differenza tra farla prima o dopo?”. Giovanna, snocciolando le sue fresche nozioni dice con
fare deciso: “Sarebbe importante eseguire la tricotomia in un momento il più possibile vicino all’intervento, al massimo entro le 2 ore precedenti”.
Perché è consigliabile eseguire la tricotomia entro
2 ore dal momento dell’intervento?
• Perché si previene il rischio di contaminazione delle
microabrasioni prodotte e, di conseguenza, di infezione
della ferita chirurgica.
• Perché si può far indicare dal chirurgo la zona da
depilare.
• Perché il paziente è sedato e non sente dolore.
• Perché lo smaltimento dei rifiuti è molto più agevole.
• Perché gli studi hanno dimostrato che la cute del
paziente si irrita di meno.
Loriana meditando che in fondo la collega poteva aver ragione comincia a convincersi. Luigi intanto è molto sollevato per lo scampato pericolo, lo aspettano 40 giorni di gesso e qualche mese di riabilitazione, ma tutto sommato poteva andare molto peggio. Le infermiere finiscono di controllare la ferita di Luigi facendo la medicazione
di copertura, poi uscendo dalla stanza Loriana
chiede a Giovanna: “Visto che sei una maestrina
diligente e visto che il rasoio deve andare in soffitta non potremmo usare le creme depilatorie
invece del tagliacapelli? È da un po’ che ci penso”. Giovanna però ribadisce che lo strumento
ottimale è il tagliacapelli.
Perché Giovanna è convinta della risposta?
• Perché le creme possono provocare irritazioni cutanee
e allergie, per cui è meglio usare il tagliacapelli.
• Perché alcuni studi hanno rilevato la necessità di
tempi di posa troppo lunghi.
• Perché le crema depilatorie sono di uso femminile e
i maschi non le accettano.
• Perché le creme depilatorie servono solo per gli arti
inferiori.
• Perché gli studi hanno dimostrato che le creme non
rimuovono necessariamente il pelo dalla base.
Giovanna sa che l’esperienza dei colleghi anziani è un bene prezioso a cui attingere, anche
Luigi, per esempio si è sentito più sicuro quando ad accoglierlo è stata una persona sicura e
capace, ma ora che l’affiatamento con Loriana
sta crescendo si sente a sua volta più sicura e
determinata a imparare anche dall’esperienza.
E sorride, pensando che il lavoro da fare sarà
ancora lungo.
10
Scienza e Management
l’infermiere 5/2006
STUDI
ED ESPERIENZE
professionali
L’ATTIVITÀ DI RICERCA
DELLA SOCIETÀ
SCIENTIFICA AISLEC,
ASSOCIAZIONE
INFERMIERISTICA PER
LO STUDIO DELLE
LESIONI CUTANEE
ANDREA BELLINGERI
CONSIGLIERE AISLEC
ANGELA PEGHETTI
PRESIDENTE AISLEC
GIOVANNI POMPONIO
CONSIGLIERE AISLEC
ALDO CALOSSO
WWW.AISLEC.IT
MAIL: [email protected]
L’associazionismo italiano nel
mondo dell’infermieristica ha
già da tempo potuto
testimoniare che è possibile
produrre dei significativi
cambiamenti nella gestione e
assistenza delle persone con
problemi sanitari. A questo
proposito alla fine del 2005 la
nostra Società scientifica, che
oltre alla ben nota attività
formativa (circa 15.000
partecipanti ai corsi Aislec in 10
anni) ha come impegno anche la
ricerca, ha raggiunto due
traguardi importanti e molto
significativi per la realtà
sanitaria italiana. Il primo è il
completamento del progetto
Consensus nato in linea con la
mission associativa che prevede
di migliorare la qualità
dell’assistenza ai cittadini con
ulcere cutanee croniche.
La consensus sulle superfici è
nata con vari obiettivi:
• sviluppare il consenso sulle
raccomandazioni prodotte
dalla ricerca clinica
internazionale in merito ai vari
sistemi di supporto;
• sviluppare la base per nuovi
programmi formativi per i
professionisti di tutte le
categorie, per stimolare
cambiamenti organizzativi
(evidence-based purchasing,
profili di assistenza);
• ottenere cambiamenti
normativi (modifiche del
nomenclatore tariffario) e
creare la base di parametri
idonei per la verifica della
qualità e per l’accreditamento
(standard);
• adattare le raccomandazioni
prodotte dalla ricerca clinica
alle specificità della realtà
clinica ed organizzativa italiana
per definire la best clinical
practice nelle aree in cui la
ricerca clinica è a tutt’oggi di
insufficiente qualità
metodologica o quasi
completamente inesistente.
Il metodo scelto da Aislec per
sviluppare il consenso è stato
quello della consensus
conference, secondo il modello
del National Coordinating
Centre for Health Technology
Assessment (UK), codificato nel
documento HTA 1998; vol 2:No
3 (ISSN 1366-5278).
Il consenso è stato ricercato
Lesioni da decubito:
nuove prospettive di cura
Renda Baldo
INFERMIERA, PRESIDENTE REVISORI DEI
CONTI DEL COLLEGIO IPASVI DI IMPERIA
Uno degli impegni principali dell’infermiere professionale è rappresentato dalla prevenzione e dal trattamento delle lesioni da decubito.Il
problema è particolarmente significativo nei reparti con prevalenza
di ricoveri di anziani fragili o di pazienti allettati, ictus in particolare.
La conseguenza dell’insorgenza di
piaghe da decubito rappresenta
una complicanza particolarmente
grave, che mette a rischio il paziente e aumenta vertiginosamente i conti di gestione.
Le piaghe da decubito insorgono
ogni qualvolta si verifichi una compressione tra il corpo e il piano del
letto, con valori pressori che superino i 32 Mmhg della durata anche di poche ore, soprattutto nelle regioni del corpo in cui le ossa
sono maggiormente sporgenti ( regione sacrale-glutei-calcagni).
Questo, perché assumendo per lunghi periodi di tempo la stessa posizione, tali tessuti si trovano compressi tra piano di appoggio e osso.
Inizialmente si riscontra una iperemia seguita da un’ischemia e, infine, compare la necrosi; se non si interviene adeguatamente, questa coinvolge anche i tessuti.
Per ovviare a ciò è molto importante la prevenzione. Mobilizzare almeno ogni due ore il paziente, utilizzare materassini antidecubito, tenere il paziente igienicamente
asciutto e pulito, sono le norme basilari per una corretta prevenzione.
attraverso un confronto aperto,
ma strutturato, tra le evidenze
scientifiche raccolte (valutate
criticamente e riassunte nella
fase di preparazione) e una
giuria di esperti e un pubblico.
La raccolta e valutazione critica
della documentazione scientifica
recuperata è stata predisposta
ed effettuata da Aislec
attraverso una riunione
preliminare con tecnici,
consulenti aziendali, opinion
leader internazionali nei primi di
aprile 2003. Il progetto è stato
quindi presentato al Convegno
EWMA svolto a Pisa nel maggio
dello stesso anno. Nell’estate
del 2003 si è svolto un
convegno residenziale a Livigno
con esperti internazionali.
Da questo evento è scaturito poi
un gruppo di lavoro, composto
da professionisti rappresentanti
le categorie coinvolte
(infermieri, medici e
fisioterapisti), durante il quale è
stata vagliata tutta la
documentazione reperita
attraverso la ricerca
bibliografica, effettuata nelle
principali banche dati di
letteratura primaria (Medline,
Chinal) e di letteratura
secondaria (Cochrane,
Cleringause, RNAO, RCN, NICE,
AMDA). Tutto il materiale
pubblicato entro la data del 31
dicembre 2003 è stato poi
valutato criticamente utilizzando
gli strumenti indicati dalla
letteratura, come ad esempio
Nell’UO di Neurologia di Imperia,
tali precauzioni sono attuate con
precisa attenzione e continuità, e
ciò ha consentito di ottenere l’azzeramento della comparsa delle lesioni da decubito in pazienti affetti da patologie immobilizzanti.
È importante, tra l’altro, che vengano utilizzati precisi sistemi di
misura del rischio già all’ingresso
del paziente in reparto. In neurologia è utilizzata usualmente la scala di Norton, che consente un’allerta adeguata e una valutazione
della qualità del lavoro a posteriori.
Purtroppo a volte si ricoverano dei
pazienti già allettati affetti anche
da piaghe da decubito.
Si è presentato il caso di una paziente affetta da paraplegia che, al
momento dell’ingresso in reparto,
presentava una lesione da decubito sacrale di stadio 4 con un cratere profondo fino all’osso.
Abbiamo avuto la possibilità di
sperimentare una nuova alternativa di trattamento alle comuni cure. Infatti, per la prima volta in questa Asl abbiamo avuto l’opportu-
l’Agree per tutte le Linee guida
reperite.
Dal gennaio 2004 è stata così
predisposta tutta la
documentazione (schede,
glossari ecc…) e sono state
valutate e presentate le evidenze
prodotte dalla ricerca clinica
allo scopo di definire scenari,
indication e cues. Gli scenari
scelti erano per pazienti “Acuti”
(ricoverati) e “Non acuti”
(domiciliari). Le aree
identificate erano: pazienti
immobili allettati, pazienti
mobili allettati, pazienti ipo/non
mobili in posizione seduta,
pazienti mobili in posizione
seduta.
Le indications sono state spesso
più dirette e ‘operative’ rispetto
alle raccomandazioni da cui
erano estrapolate e non sempre
rappresentavano la mera
traduzione delle
raccomandazioni delle principali
delle Linee guida. Le cues
rappresentavano le limitazioni
per definire in che modo deve
essere intesa/applicata la
indication.
La consensus vera e propria
si è svolta in occasione del III
Congresso nazionale Aislec a
Cavaion Veronese, attraverso
una procedura complessa con
un dibattito che vedeva come
protagonisti vari attori:
• una giuria composta da 12
componenti scelti tra i
maggiori esperti nazionali e
internazionali, i rappresentanti
nità di utilizzare la VAC Therapy (Vacuum Assisted Closure Therapy).
Si tratta di un sistema costituito
da una pompa che, tramite un circuito collegato alla lesione da decubito, può promuovere la guarigione delle ferite mediante l’applicazione di una pressione subatmosferica controllata al sito della ferita. Con questo sistema la VAC
Therapy promuove l’aspirazione di
fluido interstiziale e di materiale
infetto creando contemporaneamente un ambiente chiuso e umido che promuove la guarigione
della ferita.
In sostanza si deve creare un circuito chiuso adattando delle spugnette in poliuretano alla vastità
della lesione, poi si isolano con
una pellicola alla quale si applica
un sistema di tubi collegati alla
pompa in modo da creare un’aspirazione costante.
La pressione negativa ideale è di
circa 125 MMhg. La VAC Therapy,
favorisce l’aumento della perfusione del tessuto perilesionale, la
diminuzione della carica batteri-
ca, l’aumento della formazione di
tessuto di granulazione. Inoltre non
dovendo cambiare la medicazione
ogni giorno, si realizza un maggior
confort per il paziente.
Il risultato ottenuto dall’adozione
della VAC Therapy è andato oltre
qualsiasi previsione positiva. Si è
potuto apprezzare un rapido miglioramento della ferita in 30-40
giorni fino ad arrivare alla superficializzazione della piaga. Un aspetto particolarmente interessante è
rappresentato anche dall’estrema
facilitazione del lavoro infermieristico e medico (medicazioni).
L’unica nota negativa della VAC
Therapy è probabilmente rappresentata dall’apparente elevato costo d’affitto della macchina, ma
il rapporto costo-beneficio ne
giustifica sicuramente il suo utilizzo. Se poi si tiene conto del costo dell’ospedalizzazione delle cure ordinarie delle lesioni, ci si accorge subito che anche da un
punto di vista economico si trova vantaggio nell’utilizzo di tale
tecnica di cura.
Scienza e Management 11
dei cittadini, dei pazienti e
guidata da un chairman, cioè da
una persona considerata
autorevole e super partes, con il
ruolo di moderatore e garante
della correttezza delle
elaborazioni statistiche del voto e
della stesura del report;
• un pubblico, composto da
persone che rappresentavano le
parti coinvolte dall’uso delle
superfici antidecubito (medici e
infermieri delle diverse specialità,
associazioni di pazienti,
organizzatori e manager della
sanità, centri di spesa, aziende
produttrici di supporti ecc.).
Il lavoro ha trovato poi una sua
definitiva conclusione verso la fine
del 2005 e presto si pubblicherà il
report finale per la diffusione.
In pratica l’Aislec ha prodotto un
risultato che pensiamo porterà a
una maggiore capacita di scelta e
di supporto scientifico alle scelte
degli operatori.
Il secondo traguardo che ci vede
protagonisti è relativo a una
ricerca clinica effettuata nel 2003
per valutare l’efficacia di un
presidio per la detersione delle
lesioni cutanee con uno studio
multicentrico in aperto,
controllato e randomizzato1.
L’obiettivo finale della ricerca è il
PROGETTO PER
L’INSERIMENTO
DELL’OPERATORE
SOCIO-SANITARIO
CON FORMAZIONE
COMPLEMENTARE IN
UNA UNITÀ OPERATIVA
DI EMODIALISI
miglioramento della lesione.
Metodi. Sono stati trattati 133
pazienti suddivisi in 2 gruppi con
un’età media di 68,9 anni per il
gruppo controllo e di 70,9 anni
per i pazienti trattati con il
prodotto testato, ai quali sono
state valutate le lesioni croniche a
tempo 0, a 7 giorni e a 14 giorni.
Sono state analizzate 35 variabili e
per quelle relative alla lesione è
stato utilizzato uno strumento di
analisi validato in letteratura
(pressure sore status tool, PSST).
Risultati. All’elaborazione dei dati,
l’uso del prodotto detergente
testato costituito da soluzione
salina nebulizzata (complex con
estratto di Aloe Vera, Argento
Cloruro e Decylglucoside), ha
dimostrato un’efficace azione
detergente anche a soli 7 giorni
dall’inizio dell’applicazione.
Tale differenza risulta oltremodo
significativa a 2 settimane con un
p=0,025 se rapportata al normale
detergente costituito solo da
soluzione salina isotonica.
Conclusioni. L’impiego del
prodotto ha dato prova di
riduzione sensibile delle
caratteristiche flogistiche/infettive
delle lesioni e, quindi, potrebbe
essere potenzialmente efficace nel
contenimento della spesa
Progetto per l’inserimento
dell’OSS-c in Emodialisi
Incontro con il personale
coinvolto su: OSS - OSS-c e
integrazione multiprofessionale
Incontro con il personale
coinvolto su: definizione dei
documenti informativi necessari
Costituzione di un
Team Work per
strutturare una
Job Description
Costituzione di un
Team Work
per predisporre
le Istruzioni
Operative
Job description
U.O. emodialisi
Istruzioni
Operative
DAVID BUCCIONI
INFERMIERE COORDINATORE AZIENDA SANITARIA
DI FIRENZE
PREMESSA
L’Unità Operativa di Emodialisi, per
la natura stessa del servizio che
eroga, presenta caratteristiche non
comuni ad altri servizi: la
preponderanza delle prestazioni è di
natura tecnica e ciò potrebbe far
pensare ad un’esclusività di
intervento infermieristico. In realtà
l’inserimento dell’operatore sociosanitario con formazione
complementare in assistenza
sanitaria (OSS-c) è questione
attinente anche ai servizi di
emodialisi, ove il suo contributo può
migliorare l’assistenza al dializzato e
ottimizzare la risorsa infermieristica.
ANALISI DEL CONTESTO
Ogni progetto che si prefigga la
revisione organizzativa di un
sistema, seppur semplice, deve
essere impostato partendo
dall’analisi del contesto,
farmaceutica in quanto
permetterebbe il non uso su larga
scala di prodotti antisettici, che,
oltre a essere costosi, spesso si
sono dimostrati istolesivi.
Oltre a raggiungere l’obiettivo,
la ricerca , ha avuto però un altro
ben superiore epilogo per la
professione tutta. Lo studio è stato
selezionato e pubblicato
nell’ultimo Evidence Report della
Cochrane inglese2, come uno dei 3
studi a livello mondiale
metodologicamente validi nel
campo della detersione ed è l’unico
che ne ha dimostrato l’efficacia.
Riteniamo che questo possa essere
un risultato importante non solo
per il nostro gruppo, che da oltre
10 anni sta lavorando per
contrastare uno dei fenomeni
sanitari più problematici nella
gestione infermieristica, dati i
2.000.0003 di utenti attualmente
affetti da tali problemi, ma per la
professione tutta, in quanto
finalmente la Ricerca
infermieristica italiana ha trovato
spazio nelle migliori riviste e
revisioni internazionali,
producendo cambiamenti
significativi al letto del paziente.
Questo risultato, come quello
della consensus conference ha
dato ulteriore vigore alle attività
NO
NO
SI
SI
Revisione Modello
Organizzativo
ALLEGATO 1
Training di inserimento
e Valutazione
ALLEGATO 2 e 3
NO
Valutazione
positiva
SI
Costituzione di un nuovo
Team Multiprifessionale
considerando nel contempo i diversi
aspetti implicati: dalla struttura
organizzativa, ai meccanismi
operativi, ma in particolare
ponendo attenzione alla risorsa
umana coinvolta, che rappresenta
l’aspetto più delicato e nel
contempo prezioso del sistema.
Progettare l’inserimento dell’OSS-c
in una Unità Operativa di emodialisi
ha come obiettivo revisionare il
modello organizzativo
associative che si stanno
arricchendo in questi giorni di
altre ricerche ed attività.
Due ricerche cliniche randomizzate
controllate presso una Ausl del
Veneto sulle superfici antidecubito
nella prevenzione e trattamento dei
pazienti, una ricerca osservazionale
su farmaco (la prima ricerca
italiana la cui supervisione è stata
affidata da una azienda
farmaceutica a una associazione
infermieristica), e da ultimo, ma
non sicuramente per valore, la
ratifica a breve da parte della
Regione Lombardia della proposta
realizzata dalla nostra Società
scientifica alla Commissione
Vulnologica regionale per la
produzione di sei nuovi codici Drg
in ambito vulnologico, che insieme
alle Linee guida regionali per la
creazione di centri di riferimento
nel campo della gestione di
pazienti con ulcere cutanee, in
Lombardia, potranno sicuramente
determinare un miglioramento
della qualità della assistenza a tutti
i pazienti regionali. Confidiamo
con questa ultima attività che altre
Regioni possano trarre spunto, e
siamo disponibili per eventuali
progetti, per poter ampliare i
potenziali benefici a tutti le
persone con ulcere cutanee.
dell’assistenza, considerando il
miglior utilizzo della risorsa
infermieristica mediante la
definizione di un processo
assistenziale in cui l’assistenza di
base e l’infermieristica siano
affidate alla risorsa congruente.
A questo punto è spontaneo
chiedersi: come integrare una figura
non infermieristica in un contesto
cosi specialistico? In realtà anche
nei contesti specialistici è
rintracciabile un’assistenza di base
che, in genere, “ingolfa” il lavoro
infermieristico, unitamente a
interventi infermieristici generalistici
e avanzati, che richiedono invece
una regia e una gestione
infermieristica diretta. La rilevanza
dell’intervento tecnologico (il
monitor da dialisi) non deve infatti
dirottare erroneamente la nostra
attenzione, facendoci interpretare la
particolarità dell’emodialisi
esclusivamente nel ruolo della
macchina.
Per far sì che l’affidamento
dell’assistenza di base e
l’integrazione fra i diversi
professionisti abbia successo è
indispensabile procedere a partire
da un’analisi organizzativa del
prodotto assistenziale, in primo
luogo a partire dal profilo
professionale dell’OSS-c per poi
1
Bellingeri A. et al., “Valutazione dell’efficacia di un presidio per la detersione delle lesioni cutanee”, Minerva Med 2004;95:1-9.
Zena EH Moore et al., Evidence Report “Wound cleansing for pressure ulcers” , Review Manager 4.2.7, 30/08/2005.
3 Bonadeo et al, Atti Congresso A.I.S.Le.C. 2004 “Le lesioni cutanee tra i bisogni del cittadino e le risposte degli operatori”, Cavaion Veronese 28 aprile – 1 maggio 2004.
[SEGUE]
▼
2
12
Scienza e Management
l’infermiere 5/2006
▼
integrarlo con le competenze da
maturare nel periodo di
inserimento. È inoltre opportuno
predisporre strumenti organizzativi
quali Job description e istruzioni
operative, cosicché l’OSS-c abbia
una pianificazione e uno standard di
riferimento per il proprio
intervento, qui come altrove.
L’infermiere, unico responsabile
della pianificazione dell’assistenza,
dovrà assumere la regia
dell’assistenza al soggetto dializzato,
integrando nel processo
assistenziale l’intervento dell’OSS-c
in un’ottica di presa in carico
globale1-2.
OBIETTIVI
La possibilità di inserire l’OSS-c in
emodialisi risulta essere una realtà
concreta, se il team infermieristico
saprà definire i rispettivi ruoli e
mandati delle due figure coinvolte
nel team (infermiere e OSS-c).
L’inserimento del personale di
supporto permetterà all’infermiere
di concentrare la sua
attenzione/tempo lavoro verso:
- la gestione del processo
assistenziale;
- l’individuazione e definizione dei
modelli organizzativi
dell’assistenza infermieristica;
- la promozione, supervisione e
valutazione di iniziative di ricerca
in campo assistenziale;
- la possibilità di contribuire alle
decisioni aziendali per quanto
riguarda la qualità del servizio;
- la predisposizione, adozione e
revisione di strumenti di
organizzazione dell’assistenza
infermieristica e alberghiera: Job
Description, protocolli,
indicatori ecc…;
- la predisposizione, adozione e
revisione di strumenti di lavoro
interdisciplinari.
La maggior attenzione prestata a tali
competenze, proprie della
professione infermieristica, porterà
indubbiamente ad un sensibile
aumento della qualità del servizio
erogato.
Inoltre, il training formativo destinato
al personale OSS-c neo-assunto e/o
nuovo inserito favorirà:
- l’integrazione nel contesto
organizzativo;
- l’acquisizione di conoscenze
teorico/pratiche relative
all’assistenza alla persona dializzata;
- la riduzione dei tempi di
inserimento, quindi dello stress
dell’operatore e del personale,
individuando dei punti di
riferimento;
- lo sviluppo delle potenzialità
dell’operatore e della figura.
FASE PRELIMINARE
Una fase molto importante, in revisioni
organizzative di tale rilievo, è motivare
e coinvolgere tutto il personale
presente nell’UO.
Devono essere programmati due
incontri:
- nel primo si deve fare chiarezza in
merito alla figura dell’OSS-c. Molti
infermieri sono disinformati sia sulla
normativa che istituisce questa figura,
sia sulle principali attività che questa
figura può svolgere. In molti casi
questa scarsa informazione alimenta
false preoccupazioni riguardo l’OSS-c
quale sostituto dell’infermiere. Tali
preoccupazioni devono essere sfatate
sottolineando come l’infermiere sia
ancora oggi l’unico responsabile della
pianificazione e gestione del percorso
assistenziale del dializzato, mentre
l’OSS-c si inserisce in tale processo
per alcune specifiche fasi e/o attività;
- nel secondo incontro si dovrà
discutere l’inserimento vero e
proprio dell’OSS-c. È importante
coinvolgere tutti gli infermieri,
guidandoli verso il cambiamento (in
questa fase è determinante il ruolo
dell’infermiere coordinatore).
È facile ipotizzare che le maggiori
discussioni si accentrino su quelle
attività che apparentemente
richiedono una competenza
professionale, ma a tal proposito è
importante ricordare il criterio di
alta ripetitività, bassa discrezionalità
che ormai guida diffusamente
l’inserimento dell’Oss e dell’OSS-c.
Questo riguarderà anche prestazioni
apparentemente equivoche come, ad
esempio, preparare le soluzioni
eparinate, portare in
“concentrazione” il monitor da
dialisi, assemblare e disassemblare il
monitor 3.
L’INSERIMENTO
L’inserimento in emodialisi è
principalmente un training nel corso
del quale l’OSS-c assume
responsabilità sempre maggiori.
Al tirocinio è necessario abbinare la
trasmissione di alcune conoscenze
teoriche. Il metodo migliore per
realizzare il training è quello
dell’affiancamento dell’OSS-c a un
infermiere tutor, il quale deve essere:
- sufficientemente esperto;
- padrone dei contenuti professionali
teorici e pratici (riconoscimento dei
problemi tecnici, scelta delle attività
da svolgere personalmente e di
quella da assegnare all’OSS-c, ecc);
- capace di esercitare la leadership, di
comunicare in modo positivo, di
stimolare e contenere al tempo stesso
l’operatore in addestramento4-5.
È necessario prevedere che gli
infermieri selezionati per lo
svolgimento di questa importante
funzione ricevano una preparazione
specifica.
ALLEGATO 1
JOB DESCRIPTION
UO EMODIALISI
Attività
INF.RE OSS-c
Controllo materiale disposto sul letto e relativa corrispondenza con la prescrizione in cartella
Accensione, verifica test e funzionamento monitor da dialisi
Eventuale aggiunta di potassio dove prescritto in cartella
Portare in “concentrazione” la macchina
Risolvere eventuali problemi che non permettono alla macchina
di raggiungere/mantenere la “conducibilità”
Eparinizzare sacche
Preparare siringa per eparinizzazione continua
Assemblaggio linee
Priming
Accensione letto-bilancia
Accompagna e assiste le persone non autosufficienti
Aiuta negli spogliatoi
Aiutare la persona a salire sul letto
Aiutare la persona a spogliarsi
Rilevare parametri vitali
Rilevare peso
Intervista per evidenziare eventuali problemi alla seduta emodialitica che si appresta a effettuare
Eventuale sottrazione del peso relativo agli abiti
Impostazione del monitor da dialisi relativamente al peso
Impostazione del monitor da dialisi relativamente alla conducibilità
Impostazione del monitor da dialisi relativamente alla temperatura
Impostazione del monitor da dialisi relativamente all’infusione e al pre-stop dell’eparina
Impostazione del monitor da dialisi relativamente alla durata del trattamento
Impostazione del monitor da dialisi relativamente ai “profili”
Trasporto prelievi in laboratorio
Controllare stato e funzionalità fistola
Connessione al monitor da dialisi mediante FAV
Controllare stato e funzionalità CVC
Connessione al monitor da dialisi mediante CVC
Rilev.ne PV e dati relativi all’andamento della dialisi (punto 0)
Rilevazione PV e dati relativi all’andamento della dialisi oraria
Controllo e prevenzione complicanze intradialitiche
Pulizia armadi stanze dialisi
Rifornimento farmacia
Cambio coperte di lana
Rifornimento magazzino
Gestione eventuali complicanze
Sostituzione contenitore rigido per pungenti e taglienti se necessario
Aiuto alla distribuzione della colazione/merenda
Aiuto all’assunzione della colazione/merenda
Medicazione CVC
Medicazione FAV
Pulizia Carrello
Pulizia Pompe
Educazione sanitaria
Supporto psicologico
Preparazione materiale dialisi successiva
Preparazione terapia dialisi in corso
Preparazione lavaggi CVC
Preparazione eparina o eparinata per CVC
Somministrazione terapia
Controllo pre-stacco
Stacco della persona dal monitor da dialisi
Chiusura CVC
Tamponamento FAV
Rilevazione PV e peso stacco avvenuto
Compilazione Cartella Clinica
Rimuovere linee dal monitor da dialisi
Aiutare la persona a scendere dal letto
Aiutare la persona a vestirsi
Pulizia del monitor da dialisi
Disinfezione monitor da dialisi
Rimozione lenzuola sporche
Rifacimento letto
Posizionare sul letto il materiale per la seduta successiva
Pulizia Klemmer e successivo posizionamento al monitor da dialisi
Controllo che tutte le macchine abbiano terminato la disinfezione
Chiama idraulico per chiusura Circuito idraulico
Chiusura porta ingresso ambulanze
Sostituzione macchina dialisi
Sconnettere carico e scarico delle acque dal monitor da dialisi al sistema centralizzato
Sconnettere il cavo elettrico del monitor da dialisi dal quadro elettrico
Connettere carico e scarico delle acque dal monitor da dialisi al sistema centralizzato
Connettere cavo elettrico del monitor da dialisi dal quadro elettrico
Lo studio si completa con altri due allegati e una bibliografia che, per ragioni di spazio, non possiamo pubblicare.
1
Luca Benci (2001), “L’operatore socio sanitario: autonomia, rapporti con i professionisti e responsabilità giuridica”, Rivista di diritto delle professioni sanitarie n° 3/2001, Lauri edizioni, pp 219-234.
Luca Benci (2002), “Il Veneto istituisce l’operatore socio sanitario specializzato e “promuove” ad OSS gli OTA e gli operatori sociali”, Rivista di diritto delle professioni sanitarie n° 3/2002, Lauri edizioni, da pp 236 a 239.
3 J.J.Guilbert/G. Palasciano e A. Lotti (2002) “Metodologia comune per la valutazione dei discenti”, Guida pedagogica per il personale sanitario,Edizioni dal Sud.
4 Carlo Calamandrei (2001), “L’inserimento del personale di supporto: una proposta di progetto, Management Infermieristico n° 4/2001, Lauri edizioni, da pp 16 a 23.
5 T. Leale at al.(2003) “Inserimento del tirocinante OSS in un servizio di cure domiciliari. Elaborazione di una procedura secondo le norme di qualità – UNI EN ISO 9000:2000”, Nursing oggi n° 3/2003, Lauri edizione da pp 30 a 38.
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