il valore dell`aiuto
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il valore dell`aiuto
© Vlad Sokhin / Panos Pictures / LUZ IL VALORE DELL'AIUTO Risorse per la risposta alle emergenze umanitarie Settima Edizione / Anno 2016 IL VALORE DELL'AIUTO Risorse per la risposta alle emergenze umanitarie Settima Edizione / Anno 2016 1 Indice PREMESSA6 4 L’ASSISTENZA UMANITARIA INTERNAZIONALE 9 1.1 LE CRISI UMANITARIE 10 1.1.1 Principali scenari di crisi umanitaria del 2015 10 1.1.2 I principi umanitari e le crisi nel 2015 12 1.1.3 Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), aiuti umanitari e costi per l’accoglienza dei rifugiati 13 1.2 IL VOLUME DEGLI AIUTI 2011 – 2015 16 1.2.1 Il volume degli aiuti 16 1.2.2 Gli aiuti dai governi 17 1.2.3 Dove vanno gli aiuti? 24 1.2.4 Le donazioni dei privati 28 1.2.5 I fondi sono sufficienti? 30 Note 33 2 L’ASSISTENZA UMANITARIA DELL’ITALIA 3 37 2.1 A IUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO E IMPEGNO UMANITARIO: L’ITALIA A CONFRONTO CON GLI ALTRI PAESI DONATORI 38 2.2. L A RISPOSTA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA ALLE EMERGENZE UMANITARIE 42 2.2.1 Il profilo istituzionale 42 2.2.2 I canali di finanziamento 46 2.2.3 L e risorse della Cooperazione Italiana in favore dell’azione umanitaria nel 2015 46 2.2.4 In quali paesi è arrivato l’Aiuto Umanitario della Cooperazione Italiana nel 2015? 49 2.2.5 A ttraverso quali attori è stato veicolato l’Aiuto Umanitario della Cooperazione Italiana nel 2015? 52 2.2.6 G li impegni intrapresi dalla Cooperazione Italiana nel settore umanitario nel 2015 e nel 2016 57 2.3 L’IMPEGNO IN ASSISTENZA UMANITARIA DELLE ONG ITALIANE: IL CONTRIBUTO DEI PRIVATI 58 Note 62 APPENDICI 66 CONCLUSIONI 68 NOTA METODOLOGICA 71 BIBLIOGRAFIA 72 ABBREVIAZIONI 74 RINGRAZIAMENTI 76 5 Premessa Il Valore dell’Aiuto compie 7 anni. Sono tanti i progressi osservati in questi anni di analisi. Siamo fieri del lavoro della comunità internazionale, che ha aumentato progressivamente i fondi a disposizione per le emergenze umanitarie, sia a livello pubblico che privato, e che nel 2015 ha dimostrato una generosità senza precedenti destinando alle emergenze ben 28 miliardi di dollari. Siamo felici dell’ingresso dei paesi esterni alla comunità OCSE – DAC nella rosa dei maggiori governi donatori, ciò che rende la comunità umanitaria più estesa e multiforme. Salutiamo con favore il fiorire di iniziative volte a misurare l’impatto degli aiuti umanitari sulle comunità che li ricevono e il sempre maggiore coinvolgimento che trasforma i cosiddetti “beneficiari” da destinatari passivi di un’azione di aiuto, in partecipanti attivi della progettazione e della ricostruzione delle proprie comunità. Siamo inoltre particolarmente colpiti dall’Italia che, dopo un periodo di stallo, sta recuperando il gap rispetto agli altri paesi europei in termini di qualità e quantità degli aiuti e negli ultimi 4 anni ha visto addirittura quadriplicate le risorse pubbliche per le emergenze umanitarie. Ma se l’obiettivo del fare umanitario è che gli stessi aiuti non siano più necessari o che almeno diminuiscano i bisogni, questo bilancio positivo si ribalta, rivelando la non-adeguatezza della comunità internazionale. Per il quinto anno consecutivo si verifica un record: quello dei bisogni umanitari che restano senza risposta. Nel 2015 solo il 55% delle necessità rilevate dagli Appelli delle Nazioni Unite sono state soddisfatte. Ciò significa che – malgrado gli enormi sforzi per garantire maggiori risorse e maggiori competenze nella risposta alle emergenze – ciò che facciamo non è sufficiente. 6 Gli scenari di crisi non fanno che moltiplicarsi, aumenta la durata dei conflitti, delle crisi complesse e delle cosiddette crisi dimenticate, mentre i cambiamenti climatici causano disastri naturali sempre più frequenti. Tutto ciò genera movimenti di persone che si spostano da un continente all’altro, per vivere meglio o a volte anche solo per poter sopravvivere. Per far fronte a questi movimenti, le risposte internazionali e degli stati europei non sono efficaci. Nei paesi ricchi, visioni politiche di breve periodo spesso alimentano e sfruttano le paure dei cittadini ergendo muri reali o burocratici per chi cerca protezione. Ma pochi sanno che oltre il 90% dei richiedenti asilo nel mondo è ospitato in paesi poveri. Nel 2015, di fronte agli scenari sopra descritti, i principi umanitari, pilastri dell’azione di aiuto, hanno vacillato. Altissimo il numero di attacchi nei confronti di strutture che dovrebbero essere considerate luoghi sicuri, come scuole e ospedali, ma anche nei confronti degli stessi operatori umanitari. La violazione dello spazio umanitario ha reso necessaria la chiusura di alcune missioni nelle aree a più elevato rischio, come lo Yemen e la Siria, e ha lasciato sole decine di migliaia di persone in pericolo. In molti scenari di guerra, la possibilità di portare aiuti è stata vincolata ad accordi con le parti in conflitto che minano alla base il principio di neutralità, come avvenuto in Siria, dove è stato pressoché impossibile aprire corridoi umanitari verso città controllate da forze antigovernative. Come se non bastasse, i diritti umani di centinaia di migliaia di persone sono stati messi in discussione non solo nei paesi da cui fuggono ma anche in quelli in cui sperano di trovare salvezza, come dimostrano le condizioni al limite dell’umanità vissute dai migranti bloccati a Idomeni, Calais o in cammino sulle rotte balcaniche. Nelle conclusioni del World Humanitarian Summit, svoltosi ad Istanbul il 23 e 24 maggio 2016, si afferma la rilevanza universale dei principi di umanità e imparzialità, l’importanza operativa dei principi di neutralità e indipendenza, ma si raccomanda altresì la necessità di applicarli in modo più consistente e coerente, garantendone il rispetto da parte di tutti gli attori in ogni contesto. sulla politica di asilo e in generale sui costi dell’accoglienza, elemento ormai cruciale della risposta umanitaria nazionale dei singoli stati. È necessario che tutte le parti coinvolte nei conflitti armati rispettino gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, incluso il diritto internazionale umanitario e i diritti umani. Questo ha ribadito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, condannando gli attacchi nei confronti di ospedali, strutture sanitarie, personale medico, malati e feriti, e richiamando gli stati al rispetto degli obblighi relativi alla protezione della popolazione civile in situazioni di conflitto. Per far fronte a tutto questo, la crescita dei fondi a disposizione non basta. Sono necessarie riflessioni profonde e profondi cambiamenti, per fare in modo che i fondi stanziati per gli aiuti non siano solo “cerotti” di breve durata posti su ferite insanabili che continueranno a sanguinare. La crisi dei principi dell’assistenza umanitaria appare evidente anche alle porte di casa nostra, nei tentativi statali e regionali di fronteggiare un esodo migratorio senza precedenti. Nel momento in cui nell’Europa della libera circolazione vengono costruiti muri e la stessa idea di Unione è messa in crisi dall’impatto differenziato che la crisi ha sui singoli stati, appare necessaria una riflessione Ma “Il Valore dell’Aiuto” è una ricerca dedicata da sempre all’analisi quantitativa. In questo senso gli aspetti prettamente economici contenuti nel rapporto sono un’istantanea positiva dell’attenzione dedicata da governi e privati cittadini alle principali crisi umanitarie internazionali, e non vogliamo in alcun modo sminuire questo quadro. Vi invitiamo pertanto a leggere “Il Valore dell’Aiuto” in questa ottica, privilegiando in esso gli aspetti che portano in sé la traccia di una crescita ed il germe di un miglioramento futuro. 7 8 © RachelPalmer Etiopia 1 L’ASSISTENZA UMANITARIA INTERNAZIONALE Autori: dott.ssa Rossella Altamura Programme Officer, International Training Programme for Conflict Management – Scuola Superiore S.Anna dott.ssa Chiara Macchi Ph.D., Assegnista di Ricerca in Diritto Internazionale Scuola Superiore Sant'Anna dott.ssa Annarosa Mezzasalma dottoranda in Cooperazione allo Sviluppo presso l'Università di Roma La Sapienza-Dipartimento di Scienze Politiche-Studi Politici ed ex allieva in Scienze Politiche Scuola Superiore Sant'Anna. 9 1.1 Le crisi umanitarie 1.1.1 I PRINCIPALI SCENARI DI CRISI UMANITARIA DEL 2015 Nel 2015 l’assistenza umanitaria è stata guidata principalmente dalla risposta a crisi prolungate, derivanti dai conflitti armati in corso in Iraq, Sud Sudan, Siria e Yemen. Nonostante gli effetti devastanti di alcuni disastri naturali, come il terremoto che ha colpito il Nepal, il ciclone che ha interessato Vanuatu e la siccità che ha contrassegnato Guatemala e Honduras, sono le conseguenze dei conflitti armati che hanno richiesto lo sforzo più grande al sistema di risposta umanitaria. Le crisi protratte, per mancanza di soluzioni politiche durature, hanno provocato un numero di rifugiati e sfollati senza precedenti, che ha messo e sta ancora mettendo a dura prova la capacità di risposta degli stati confinanti. La sola crisi in Siria nel 2015 ha provocato uno degli esodi più consistenti dalla seconda guerra mondiale, costringendo circa 415.000 persone a cercare rifugio in Europa1. La riflessione sui costi dell’assistenza umanitaria non può quindi esulare dall’analisi dei costi dell’accoglienza, diventata ormai elemento cruciale della risposta umanitaria nazionale dei singoli stati. Inoltre i conflitti attuali risultano caratterizzati da un livello estremo di violenza, che sottopone i milioni di persone intrappolate nelle zone di conflitto a profondi abusi dei diritti umani fondamentali. Anche gli attori del sistema umanitario sono sempre più spesso 65,3 milioni numero di persone sfollate a causa di conflitti o persecuzioni 89,4 milioni persone che nel 2015 sono state colpite dalle conseguenze di disastri naturali 10 vittime di questa violenza. Gli attacchi nei confronti degli operatori sono aumentati, in parte per l’estrema instabilità degli ambienti in cui si trovano ad operare, in parte per l’erosione dei principi umanitari di neutralità e indipendenza2. Secondo l’Aid Worker Security Database, nel 2015 sono stati 287 gli operatori umanitari coinvolti in incidenti di vario tipo3. Dall’analisi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sugli attacchi alle strutture sanitarie in emergenza, spesso le più colpite, emerge che nel 2015 i morti e feriti provocati sono stati rispettivamente 434 e 5374. Questi dati evidenziano la necessità di richiamare con urgenza al rispetto dei principi del diritto umanitario, che rappresentano la base per lo svolgimento dell’assistenza umanitaria. Analizzando i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), emerge che nel 2015 il numero di persone sfollate a causa di conflitti o persecuzioni è cresciuto per il quinto anno consecutivo, raggiungendo nel 2016 il picco di 65,3 milioni (rispetto ai 58 milioni del 2014)5. Come si osserva dalla Figura 1.1, nonostante la crescente attenzione mediatica sui flussi di persone verso l’Europa, la concentrazione principale di sfollati resta nel Medioriente e nelle regioni a Nord e Sud del Sahara, mentre il 60% delle persone costrette ad abbandonare le proprie case rimane all’interno del paese, quindi 40,8 milioni rispetto ai 24,5 milioni di persone che riescono ad attraversare i confini nazionali.6 Nel 2015, 89,4 milioni di persone sono state colpite dalle conseguenze di disastri naturali, dato in significativo calo rispetto al 2014. Dall’osservazione della Figura 1.2, notiamo che la regione asiatica resta la più colpita, seguita dalla regione a Sud del Sahara7. Oltre al terremoto che ha colpito il Nepal, il ciclone che ha interessato Vanuatu e la siccità che ha contrassegnato Guatemala e Honduras, il 2015 è stato segnato dal fenomeno meteorologico El Niño, che si stima essere collegato all’aumento globale in termini sia di siccità che di alluvioni. FIGURA 1.2 Numero di persone colpite da disastri naturali, per regione, nel periodo 2006-2015 25 250 20 200 2015 2014 2013 2012 2011 2010 2006 2015 2014 2013 2012 2011 2010 0 2009 0 2008 50 2007 5 2009 100 2008 10 150 2007 Persone Colpite (Milioni) 15 2006 Persone sfollate (Milioni) FIGURA 1.1 Numero di persone sfollate per regione di accoglienza nel periodo 2006 -2015 Medio Oriente e Nord Africa Sud America Estremo Oriente Medio Oriente e Nord Africa Sud America Estremo Oriente Africa Sub Sahariana Europa Oceania Africa Sub Sahariana Europa Oceania Sud e Centro Asia Nord e Centro America Sud e Centro Asia Nord e Centro America Fonte: GHA 2016 su dati UNHCR Fonte: GHA 2016 su dati EM-DAT: International Disaster Database 11 1.1.2 I PRINCIPI UMANITARI E LE CRISI NEL 2015 L’azione umanitaria internazionale è volta a salvare vite umane, alleviare la sofferenza e mantenere la dignità umana nel corso e successivamente al verificarsi di crisi causate dall’uomo e da disastri naturali, mira altresì a prevenire tali crisi e rafforzare la preparazione ad esse. Include la protezione di civili e di coloro che hanno abbandonato le ostilità, la fornitura di cibo, acqua e igiene ambientale, rifugi, servizi sanitari ed altri mezzi di assistenza, a beneficio delle popolazioni colpite e per facilitarne il ritorno alla vita normale. L’azione umanitaria internazionale ha alla base quattro principi, di seguito descritti. 1. Umanità: la sofferenza umana deve infatti essere affrontata ovunque si trovi. La vita e la salute delle persone devono essere protette e deve essere assicurato il rispetto per gli esseri umani. 2. Imparzialità: gli attori umanitari durante le ostilità non devono schierarsi o essere coinvolti in controversie di natura politica, razziale, religiosa o ideologica. 3. Neutralità: l’azione umanitaria deve essere svolta solo sulla base del bisogno, dando priorità ai casi più urgenti di sofferenza e senza distinzioni sulla base di nazionalità, razza, genere, credenze religiose, classe o opinioni politiche. 4. Indipendenza: l’azione umanitaria deve essere autonoma da obiettivi politici, economici, militari o da qualsiasi altro obiettivo che gli attori coinvolti possano avere rispetto all’area in cui viene attuata l’azione umanitaria.8 Il rispetto di questi principi è fondamentale per garantire non solo l’efficacia dell’azione umanitaria, ma per consentire agli operatori umanitari l’accesso alle popolazioni colpite, sia in situazioni di disastri naturali che di emergenze complesse come i conflitti armati. 9 Il World Humanitarian Summit, svoltosi ad Istanbul il 23 e 24 maggio 2016, ha riaffermato l’importanza dei principi fondamentali per guadagnare fiducia, accettazione e accesso sicuro nel fornire assistenza alle popolazioni colpite. È necessario non solo riaffermare la rilevanza universale dei principi di umanità 12 e imparzialità, l’importanza operativa dei principi di neutralità e indipendenza nel fornire assistenza e protezione sulla base dei bisogni e senza discriminazione in tutte le circostanze, ma applicarli in modo più consistente e assicurare il rispetto da parte di tutti gli attori umanitari10 in ogni contesto11. È necessario che tutte le parti coinvolte nei conflitti armati rispettino gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, incluso il diritto internazionale umanitario e i diritti umani. La necessità di tale azione risulta impellente analizzando sia il numero crescente di attacchi nei confronti degli operatori umanitari e di strutture che dovrebbero essere considerate luoghi sicuri, come scuole e ospedali (strutture sanitarie vengono attaccate continuamente in Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Siria, Ucraina, Yemen), sia le continue e crescenti violazioni dei diritti umani delle popolazioni affette dalle crisi, quando garantire o negare l’accesso umanitario troppo spesso diventa un’arma utilizzata dalle varie parti in conflitto, come nel caso della Siria12. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha fortemente condannato gli attacchi nei confronti di ospedali, strutture sanitarie, personale medico, malati e feriti, deplorando le conseguenze a lungo termine di tali attacchi nei confronti della popolazione civile e richiamando gli stati al rispetto degli obblighi relativi alla protezione della popolazione civile in situazioni di conflitto armato13. La crisi dei principi dell’assistenza umanitaria non è collegata solamente a situazioni di conflitto armato, ma appare evidente anche nel tentativo statale e regionale di fronteggiare un esodo migratorio senza precedenti. Nel momento in cui nell’Europa della libera circolazione vengono costruiti muri e la stessa idea di Unione è messa in crisi dall’impatto differenziato che la crisi ha sui singoli stati, appare necessaria una riflessione sulla politica di asilo e in generale sui costi dell’accoglienza, elemento ormai cruciale della risposta umanitaria nazionale dei singoli stati. 13,9 miliardi Dollari stanziati a livello globale nel 2015 per l'aiuto pubblico allo sviluppo relativo agli in-door refugee cost. FIGURA 1.3 Componenti APS netto dei donatori OECDDAC nel periodo 2000-2015 160 140 120 100 80 60 40 20 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 L’APS dei paesi OECD-DAC nel 2015 ha raggiunto la cifra di 146,68 miliardi di dollari, totalizzando un incremento complessivo del 6,9% rispetto al 2014. L’APS è aumentato in 22 paesi donatori. Tale incremento è imputabile ad una maggiore spesa per l’ospitalità interna dei rifugiati (indonor refugee hosting costs). Infatti, tra il 2014 ed il 2015, l’APS relativo agli in-donor refugee costs è salito dai 6,6 miliardi di dollari del 2014 (4,8% dell’APS) a 13,9 miliardi di dollari del 2015 (9,5% dell’APS). Escludendo i costi per l’assistenza ai rifugiati l’APS è cresciuto in termini reali dell’1,7% dal 2014 al 2015. I dati preliminari OECD-DAC indicano che nel 2015 i più importanti donatori sono stati gli Stati Uniti (31,08 miliardi di dollari), il Regno Unito (18,7 miliardi di dollari) e la Germania (17,78 miliardi di dollari), seguiti a distanza dal Giappone (9,32 miliardi di dollari) e dalla Francia (9,23 miliardi di dollari). Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Olanda e Regno Unito hanno superato il target internazionale dello 0,7% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) quale contributo APS e si confermano tra i donatori DAC in grado di mantenere un tale livello di contribuzione. Donatori come Olanda, Germania, Italia e Svezia hanno registrato importanti aumenti della spesa in APS. L’Olanda è tornata a destinare risorse superiori allo 0,7% APS/RNL dopo un biennio di contrazione del contributo; rispetto al 2014 l’Olanda ha investito un +24,4% di fondi compresi i costi per l’assistenza ai rifugiati ed un +14,5% di risorse esclusi tali costi. Nel 2015 la Germania ha raggiunto il suo picco storico di sostegno all’APS (0,52% APS/RNL), investendo un totale di 25,9% di risorse in più compresi i costi per i rifugiati, ovvero il 5,8% di risorse in più escludendo tali spese. La Svezia ha incrementato del 9,9% le risorse per lo sviluppo e risulta essere il 1° contributore in termini di APS/RNL tra i donatori DAC, con una percentuale del’1,4%, che vede un aumento totale delle risorse APS, compresi i costi per l’accoglienza dei rifugiati, del 36,8%.14 Attualmente la media di contribuzione APS/ RNL dei donatori DAC è dello 0,30%, dato costante nel triennio 2013-2016. In riferimento al sostegno allo sviluppo dei paesi OECD-DAC, i dati preliminari dell’APS indicano per il 2015 una spesa in aiuto umanitario pari a 14,5 miliardi di dollari ed una spesa relativa agli in-donor refugee costs di 13,9 miliardi di dollari, spesa quest’ultima che è più che raddoppiata tra il 2014 ed il 2015. Tali costi, come si evince dalla Figura 1.3, sono progressivamente cresciuti nel corso degli ultimi anni e non solo nell’ultimo biennio.15 Nel 2015 l’incremento in termini reali delle risorse destinate all’aiuto umanitario dai paesi OECD-DAC è stato dell’11%.16 Miliardi di USD 1.1.3 AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO (APS), AIUTI UMANITARI E COSTI PER L’ACCOGLIENZA DEI RIFUGIATI Sovvenzioni volte alla riduzione del debito netto Aiuto umanitario In-donor refugee costs Aiuto pubblico allo sviluppo multilaterale Progetti di sviluppo bilaterali, programmi e cooperazione tecnica Fonte: OECD-DAC 201617 13 Di fatto, a causa della crisi siriana e non solo, l’Europa18 ha visto duplicare tra il 2014 ed il 2015 il numero dei rifugiati e dei richiedenti asilo, che sono passati da 3,8 milioni a 5,7 milioni (8,72% della popolazione rifugiata mondiale pari a 65,3 milioni di persone). Occorre sottolineare che il dato si riferisce ai paesi dell'area geografica che l'OECD DAC definisce, ai fini statistici, "OECD Europe", e che comprende anche la Turchia. Quest'ultimo paese ospita 2,75 milioni di rifugiati e richiedenti asilo, mentre i restanti 2,95 milioni sono distribuiti fra gli altri stati dell'area19 20. Dalla Figura 1.4 emerge come in ben 4 paesi (Germania, Svezia, Olanda, Italia) su 10 la spesa per l’accoglienza dei rifugiati sia stata nettamente superiore. Solo il Regno Unito, 1° donatore tra gli stati europei nel settore, ha investito in assistenza umanitaria ingenti risorse. spesso la crisi si innesta su un pregresso e cronico contesto di povertà.22 Ciò nonostante i paesi DAC hanno optato per un incremento degli in-donor refugee costs piuttosto che su un investimento ancora più deciso in aiuto umanitario, per fronteggiare oltre alla crisi migranti, rifugiati e sfollati anche le altre urgenti emergenze internazionali in atto. Non bisogna infatti dimenticare che nel 2015, nonostante l’incremento delle risorse destinate anche all’aiuto umanitario, il 45% degli appelli delle Nazioni Unite non ha ottenuto risposta.23 Rispondere ai bisogni e proteggere i diritti dei rifugiati in arrivo sui loro territori è senza dubbio una priorità per i paesi donatori, ma altrettanto importante è assicurarsi che alti livelli di aiuto siano devoluti all’assistenza umanitaria, nonché alla cooperazione internazionale, affinché sia dato il necessario sostegno a chi vive una condizione di particolare vulnerabilità e si possano innescare processi endogeni di sviluppo e crescita in linea con gli obiettivi della nuova Agenda 2030. Tra questi obiettivi si ricordano in particolare il n. 11, “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.24 UNOCHA ha lanciato in proposito la strategia “Leaving no one behind: Humanitarian Effectiveness in the age of the Sustainable Development Goals”.25 26 Alla luce di questi dati, che mostrano come solo una percentuale relativamente bassa di rifugiati sia ospite nei paesi donatori europei, risulta indiscutibile che la crisi migranti, rifugiati e sfollati sia attualmente più critica in Giordania, Pakistan, Libano, Sud Africa, Iran, Etiopia, Kenia, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Chad, Camerun, Sudan, paesi che ospitano un numero di persone ben superiore a quello di molti stati donatori (europei e non). Dove FIGURA 1.4 Spesa in assistenza ai rifugiati e spesa in assistenza umanitaria dei donatori OECD-DAC europei rientranti tra i primi 19 donatori per assistenza umanitaria nel 2015 4 In-donor refugee hosting costs 3,5 Assistenza umanitaria Miliardi USD 3 2,5 2 1,5 1 0,5 Fonte: Dati OECD-DAC e GHA 201621 14 Belgio Regno Unito Francia Danimarca Svizzera Norvegia Italia Olanda Svezia Germania 0 15 © AGIRE Pakistan 1.2 Il volume degli aiuti 1.2.1 IL VOLUME DEGLI AIUTI Nel 2015 l’assistenza umanitaria globale è cresciuta per il terzo anno consecutivo, raggiungendo i 28 miliardi di dollari, con un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Analizzando la figura 1.5, si nota che, dopo una leggera diminuzione del valore nel passaggio tra 2011 e 2012, dal 2013 il trend è stato di costante aumento, sebbene l’incremento tra 2014 e 2015 non possa essere eguagliato all’aumento record di assistenza umanitaria che ha segnato l’anno 2014 (ben il 20% in più rispetto all’anno precedente). Analizzando la tipologia dei donatori, osserviamo che sia i fondi provenienti da donatori istituzionali sia i contributi raccolti dal settore privato dal 2012 sono stati in costante crescita, e proprio nel 2015 hanno toccato un record con i 21,8 miliardi dei donatori istituzionali e i 6,2 miliardi dei donatori privati. Nel corso del capitolo i flussi finanziari verranno analizzati più nel dettaglio, ma nella lettura di questi dati deve essere tenuto presente fin da subito che, nonostante il livello record raggiunto dall’assistenza umanitaria, il gap tra i bisogni rilevati ed i fondi disponibili è risultato, come già segnalato, molto elevato (45%).27 FIGURA 1.5 Assistenza umanitaria globale nel periodo 2011-2015 20,2 18,0 20,8 25,1 28,0 30 Totale 6,2 25 5,5 Governi e istituzioni UE Miliardi USD 20 5,4 5,7 15 Privati 5,0 21,8 10 19,6 14,5 13,0 2011 2012 5 15,5 0 2013 2014 2015 Fonte: GHA 2016 I costi riportati dai donatori per l’accoglienza ai rifugiati sono riportati come Aiuto Pubblico allo Sviluppo mentre i costi riportati dalla Turchia per l’accoglienza dei rifugiati siriani sono riportati come assistenza umanitaria 16 1.2.2 GLI AIUTI DAI GOVERNI Emirati Arabi e Kuwait, che si collocano ai primi posti per rapporto assistenza/RNL e per assistenza pro capite. Tutti i maggiori donatori, con le sole eccezioni delle Istituzioni dell’Unione Europea (UE), dell’Arabia Saudita e dell’Australia, hanno aumentato il proprio contributo rispetto all’anno precedente, ma alcuni paesi hanno pesato particolarmente sull’aumento complessivo dell’assistenza pubblica, ovvero gli Emirati Arabi Uniti (+182%), il Kuwait (+80%) e l’Olanda (61%). Il forte aumento dell’assistenza proveniente dai paesi del Golfo si inserisce nel solco della forte crescita già registrata nel 2014 e dovuta, con tutta probabilità, ai conflitti e alla presenza di crescenti flussi di sfollati nella regione, anche se può essere in parte spiegata da migliorati meccanismi di reporting. Sia gli Emirati Arabi Uniti che l’Arabia Saudita – che ha leggermente ridotto il suo contributo rispetto al 2014, ma rimane uno dei principali donatori a livello mondiale e regionale – hanno svolto un ruolo di primo piano nell’erogazione di assistenza umanitaria allo Yemen, fornendo poco meno di metà (49%) dei finanziamenti ricevuti dal Paese nel corso della crisi.30 A livello internazionale, i governi sono i principali donatori di assistenza umanitaria. Nel periodo 2010-2015, essi hanno speso complessivamente 98,4 miliardi di dollari, una cifra pari al 74,5% dell’assistenza umanitaria complessiva. La maggior parte di questi fondi (88%) è stata donata dai paesi aderenti all’OECD-DAC.28 Nel 2015 i governi – incluse le Istituzioni Europee – hanno investito la cifra record di 21,8 miliardi di dollari in assistenza umanitaria, aumentando dell’11% il livello dell’anno precedente. Un dato significativo che conferma il trend già rilevato nel 2014, quando gli aiuti dei donor governativi avevano conosciuto un aumento del 26% rispetto all’anno precedente. Nonostante il gruppo dei 20 principali donatori continui ad essere guidato dagli Stati Uniti, la Turchia29 scavalca sia il Regno Unito che le Istituzioni europee, mentre si conferma il forte ruolo di FIGURA 1.6 Assistenza umanitaria pubblica nel periodo 2010-2015 25 13,9 13,9 12,7 15,1 18,7 21,8 Assistenza umanitaria pubblica Miliardi USD 20 Paesi DAC 19,2 Paesi non-DAC 16,8 15 14,3 13,1 13,2 12,1 10 5 0,8 0,7 0,6 0,8 2010 2011 2012 2013 1,9 2,6 2014 2015 0 Fonte: GHA 2016; Dataset GHA International Humanitarian Response. 17 Le classifiche che prendiamo in considerazione per questa analisi includono i dati relativi alle Istituzioni Europee31, le quali, soprattutto grazie al contributo del Dipartimento per l’Aiuto Umanitario e la Protezione Civile (ECHO), costituiscono il quarto donatore per volume di aiuti del 2015, pur avendo ridotto il proprio contributo rispetto al 2014 (-12%). alcune novità sono da evidenziare in merito alle successive posizioni. Infatti, se nel 2014 il secondo posto era occupato dalle Istituzioni Europee, adesso queste scivolano al quarto posto, superate dalla Turchia e dal Regno Unito. L’avanzamento della Turchia in questa classifica generale (con un aumento del 31% del suo contributo rispetto al 2014) è dovuta agli ingenti finanziamenti stanziati dal Paese per la gestione dei rifugiati siriani sul proprio territorio, fondi che il governo turco considera alla stregua di assistenza umanitaria e che sono registrati come tali anche nel GHA Report 2016.32 Entriamo ora nel dettaglio dei principali paesi donatori. Nella Figura 1.7 sono indicati i primi 15 donatori, prendendo in considerazione il valore aggregato dell’assistenza umanitaria erogata nell’arco temporale 2010-2015. Come rilevato anche nel 2015, gli Stati Uniti dominano la classifica, essendo responsabili nel periodo dell’equivalente di circa un terzo dell’assistenza umanitaria pubblica globale. Occorre osservare, tuttavia, che il valore assoluto dei volumi di assistenza umanitaria non è l’indicatore più affidabile per misurare la virtuosità di un paese donatore, che può essere meglio valutata alla luce del “peso” di quel paese nel contesto internazionale e della sua effettiva capacità di contribuzione. La seconda colonna misura quindi la generosità dei primi diciannove donatori33 in valore assoluto mettendo in relazione il volume degli La successiva Figura 1.8 riassume tre classifiche che meritano di essere analizzate in dettaglio. La prima colonna riporta i top donor in valore assoluto nell’anno 2015. Al primo posto si collocano, come nella classifica del valore aggregato 2010-2015, gli Stati Uniti, mentre FIGURA 1.7 Primi 15 paesi donatori di assistenza umanitaria nel periodo 2010-2015 35 30,86 30 Miliardi USD 25 20 15 11,6 10,51 3,33 3,24 2,74 2,53 2,41 2,33 2,09 Danimarca Italia 3,71 Svizzera 3,94 Australia 4,72 Francia 5,46 5 Olanda 6,28 Turchia 10 Fonte: GHA su dati OCSE/DAC e UNOCHA FTS 18 Norvegia Canada Giappone Svezia Germania Regno Unito Istituzioni UE Stati Uniti 0 aiuti con il Reddito Nazionale Lordo (RNL), in modo tale da far emergere il contributo effettivo di ogni singolo paese in proporzione alla portata della sua economia. Riformulata in questo modo, la classifica fa scivolare il Regno Unito all’ottavo posto, la Germania al tredicesimo, gli Stati Uniti al quattordicesimo e il Giappone al diciottesimo. Emergono invece nelle prime posizioni la Turchia, il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti, che superano Svezia, Danimarca e Norvegia. Da sottolineare che, sebbene non presente nella lista dei 20 maggiori donatori in termini assoluti (e quindi non incluso nella Figura 1.8), il Qatar presenta un rapporto assistenza-PIL pari a quello di Stati Uniti e Germania (0,04%). Altri donor esclusi dalla prima colonna ma con un alto rapporto assistenza-PIL sono il Lussemburgo (0,16%), la Finlandia (0,08%), l’Irlanda (0,08%), e il Bhutan (0,05%). L’ultima colonna classifica i maggiori diciannove donatori mondiali sulla base del rapporto tra assistenza umanitaria erogata e popolazione residente. Nel 2015, il Kuwait ha totalizzato un’assistenza umanitaria pro-capite pari a 157 dollari, scalzando la Norvegia dalla prima posizione rispetto al 2014. Si collocano molto in alto in questa classifica anche Svezia ed Emirati Arabi Uniti. Alcuni tra i più grandi donatori in termini assoluti (Stati Uniti, Germania, Giappone) scivolano invece alle ultime posizioni. FIGURA 1.8 Classifica dei 20 paesi donatori più generosi nel 2015 ASSISTENZA UMANITARIA IN VALORE ASSOLUTO (MLD $) ASSISTENZA UMANITARIA SU RNL (%) ASSISTENZA UMANITARIA PER CITTADINO ($) 1 Stati Uniti 6,42 Turchia 0,37% Kuwait 157 2 Turchia 3,18 Kuwait 0,33% Norvegia 142 3 Regno Unito 2,82 Emirati Arabi Uniti 0,25% Svezia 120 4 Istituzioni UE 1,99 Svezia 0,19% Emirati Arabi Uniti 116 5 Germania 1,49 Danimarca 0,15% Danimarca 92 6 Svezia 1,18 Norvegia 0,14% Svizzera 74 7 Emirati Arabi Uniti 1,06 Olanda 0,10% Olanda 51 8 Giappone 1,02 Regno Unito 0,10% Regno Unito 43 9 Canada 0,87 Svizzera 0,09% Turchia 40 10 Olanda 0,87 Arabia Saudita 0,08% Belgio 25 11 Norvegia 0,74 Belgio 0,05% Canada 24 12 Arabia Saudita 0,64 Canada 0,05% Arabia Saudita 20 13 Kuwait 0,61 Germania 0,04% Stati Uniti 20 14 Svizzera 0,61 Stati Uniti 0,04% Germania 18 15 Francia 0,55 Italia 0,02% Australia 14 16 Danimarca 0,52 Australia 0,02% Francia 8,2 17 Italia 0,41 Francia 0,02% Giappone 8 18 Australia 0,33 Giappone 0,02% Italia 6,7 19 Belgio 0,28 Spagna 0,01% Spagna 5 20 Spagna 0,23 Fonte: GHA 2016 (volumi aiuto; assistenza umanitaria su RNL; assistenza umanitaria per cittadino), Banca Mondiale (RNL e popolazione) 19 Le classifiche sopra riportate mettono in evidenza il crescente peso sulla scena internazionale di quattro paesi non-DAC, quali Turchia, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Arabia Saudita, che hanno risentito meno della crisi finanziaria globale e hanno risposto con forza alle crisi che hanno colpito il Medio Oriente in anni recenti. Il contributo dei paesi non-DAC è in rapida crescita dal 2013 e ha in parte compensato la flessione subita nel 2012 dall’assistenza dei paesi DAC.34 FIGURA 1.9 Assistenza umanitaria paesi non-DAC nel periodo 2011-2015 3 2,6 2,5 Miliardi USD 2 1,9 1,5 1 0,8 0,7 0,6 0,5 Fonte: GHA 2016 su dati UNOCHA FTS 20 2015 2014 2013 2012 2011 0 Dal quadro complessivo dell’odierno sistema umanitario internazionale emerge quindi un’architettura molto più composita rispetto al passato. Anche se la maggior parte dell’assistenza umanitaria continua a provenire dai governi europei e del Nord America, il contributo dei paesi dell’area mediorientale è più che triplicato dal 2013. Anche l’assistenza dai paesi dell’Estremo Oriente, che aveva raggiunto nel 2014 il suo picco maggiore dal 2005 (anno dello tsunami nell’Oceano Indiano), ha continuato ad aumentare e, trainata soprattutto dal governo giapponese (responsabile dell’89% dei finanziamenti erogati dalla regione), ha raggiunto 1.2 miliardi di dollari nel 2015, con un aumento del 11% rispetto al 2014.35 Alcuni osservatori sostengono che proprio le caratteristiche dell’assistenza umanitaria – che richiede minori capacità di organizzazione e di pianificazione rispetto ai programmi di sviluppo a lungo termine – abbiano consentito con più facilità ad alcuni paesi di trasformarsi da puri ricettori di aiuti in donatori.36 Il numero degli attori che partecipano al sistema degli aiuti è dunque in costante crescita: questo dato, se da una parte suggerisce una maggiore inclusività del sistema, dall’altra è all’origine di una certa frammentazione del sistema stesso e rende ancora più necessaria una riflessione sulla trasparenza degli aiuti.37 21 © Healing-Actionaid Repubblica Democratica del Congo IL VOLUME DEGLI AIUTI DELLE ISTITUZIONI EUROPEE L’assistenza umanitaria stanziata dalle Istituzioni UE deriva dal contributo dei singoli Stati Membri ed è gestita primariamente dal Dipartimento per l’Assistenza Umanitaria e la Protezione Civile (ECHO). Dopo il picco del 2014 il contributo UE si è leggermente ridotto, attestandosi a poco meno di due miliardi di dollari e a un livello leggermente superiore a quello del 2013. A fronte del crescente volume degli aiuti complessivi stanziati dai governi, il peso percentuale dell’assistenza umanitaria erogata dalle Istituzioni UE è andato declinando dal 15% del 2013 al 9% del 2015. FIGURA 1.10 L’Assistenza umanitaria delle Istituzioni Europee nel periodo 2010-2015 (in miliardi di dollari) 25 21,8 20 18,7 15,2% Miliardi USD 15 13,9 13,9 14,2% 15,1 13% 12,2% 12,3% 12,7 9,2% 10 5 1,7 1,8 1,8 2010 2011 2012 2 2,3 2 0 Totale assistenza umanitaria pubblica Fonte: GHA 2016 su dati UNOCHA FTS 22 Istituzioni UE 2013 Percentuale dell'assistenza totale 2014 2015 LA TURCHIA E L’ASSISTENZA UMANITARIA DEI RIFUGIATI PROVENIENTI DALLA SIRIA A causa dei flussi provenienti dalla Siria e, in misura minore, dall’Iraq, come già segnalato al Paragrafo 1.1.3, la Turchia è stato nel 2015 il primo paese per numero di rifugiati e richiedenti asilo ospitati (2,75 milioni).38 A luglio 2016, secondo dati UNHCR, erano ben 2,73 milioni i rifugiati siriani registrati nel paese, a cui si devono aggiungere circa 141 mila rifugiati provenienti da Iraq, Iran, Afghanistan, Somalia e altri paesi. Per far fronte alla crisi, un appello di UNHCR ha chiesto un contributo di circa 843 milioni di dollari, di cui finora è stato coperto solo il 33%.39 La Turchia riporta volontariamente al DAC, pur non essendo un paese membro, il volume della propria assistenza umanitaria, che è in gran parte costituita da risorse erogate per la gestione della crisi dei rifugiati (indonor refugee hosting costs). Il governo turco, infatti, considera tali risorse in larga parte alla stregua di assistenza umanitaria, e, in misura molto minore (circa 116 milioni di dollari nel 2014) come Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS).40 Per questo motivo, anche se la Turchia figura nella classifica riportata a pag. 19 quale secondo maggior donatore di assistenza umanitaria del 2015, occorre sottolineare che la spesa turca per la gestione dei rifugiati siriani (in-donor refugee hosting costs) non è, in senso stretto, comparabile con l’assistenza erogata dagli altri paesi donatori. Secondo il governo turco, ben il 97% del volume di assistenza umanitaria riportata al DAC nel 2015 era costituita da risorse per l’accoglienza dei rifugiati siriani in Turchia. Il governo turco ha allestito 25 campi rifugiati, che gestisce tramite la sua Disaster and Emergency Refugee Agency (AFAD). Purtroppo, nonostante un investimento pubblico di 7 miliardi dall’inizio della crisi, il 90% dei rifugiati siriani presenti nel paese risiedono al di fuori dei campi con insufficiente accesso ai servizi essenziali, mentre il 74% dei bambini (che costituiscono più della metà dei rifugiati siriani in Turchia) non vanno a scuola.41 In base al controverso accordo UE-Turchia sulla gestione dei flussi migratori che attraversano l’Egeo verso le isole greche, l’UE si è impegnata ad accelerare l’erogazione di 3 miliardi di euro stanziati nell’ambito della Facility for Refugees e a mobilitare un finanziamento aggiuntivo (fino a ulteriori 3 miliardi) entro il 2018. Molti dubbi si addensano, però, sull’accordo, che presenta aspetti di potenziale incompatibilità con le norme internazionali ed europee a protezione dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati. Non è ancora chiaro, inoltre, come la critica situazione che si è venuta a creare nel paese in seguito al fallito tentativo di golpe di luglio 2016, e che ha visto il grave attacco da parte del governo turco a diritti e libertà fondamentali e la sospensione unilaterale degli obblighi derivanti dalla Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, impatterà sull’attuazione dell’accordo. Dal canto suo, l’UE è stata finora lenta nell’erogare le risorse promesse: ad aprile 2016 solo 187 milioni dei 3 miliardi pattuiti erano stati distribuiti. 23 1.2.3 DOVE VANNO GLI AIUTI? da Yemen (1,7 miliardi), Sud Sudan (1,5 miliardi), Iraq (1 miliardo) e Sudan con 692 milioni42. Analizzare la destinazione degli aiuti umanitari è essenziale per pianificare una risposta efficace. Nel 2015 i fondi della risposta umanitaria si sono concentrati su un gruppo relativamente ristretto di emergenze. Secondo i dati di UNOCHA FTS, 5 crisi hanno assorbito più della metà di tutti i contributi: Siria, Yemen, Sud Sudan, Iraq e Sudan (11,6 miliardi di dollari, pari a circa il 53% del totale). Nella figura 1.11 osserviamo la ripartizione dei fondi dell’assistenza umanitaria rispetto alle principali emergenze internazionali nel periodo 2012 – 2015. Prendendo in esame le preferenze geografiche dei donatori a seconda della regione di provenienza, dalla figura 1.12 risulta che nel 2015 l’assistenza umanitaria proveniente da donatori governativi della regione mediorientale e delle regioni a Nord del Sahara è stata rivolta soprattutto a paesi all’interno delle regioni geografiche di riferimento, in particolare allo Yemen. Stati Uniti, America Centrale ed Europa hanno invece fornito i due contributi regionali principali alle altre crisi. I donatori privati hanno invece confermato la tendenza a rispondere maggiormente alle emergenze causate da disastri naturali, come nel caso del terremoto in Nepal43. Nel 2015 la Siria ha ricevuto il contributo maggiore, pari a 6,6 miliardi di dollari, seguita FIGURA 1.11 Finanziamento alle 5 emergenze che hanno ricevuto il valore maggiore dell’assistenza umanitaria internazionale nel periodo 2012 – 2015 (in miliardi di dollari) Siria $1,3 - 10% 2012 2013 Sud Sudan $0,89 - 7% Sud Sudan $0,92 - 6% Somalia $0,80 - 6% Rep. Democratica Congo $0,74 - 5% Sudan $0,68 - 5% Somalia $0,72 - 5% Etiopia $0,68 - 5% Sudan $0,64 - 4% Altre Emergenze $8,8 - 67% Siria $5,3 - 22% Epidemia Ebola $3,6 - 15% Sud Sudan $2,0 - 8% Iraq $1,2 - 5% Territori Palestinesi $0,94 - 4% Altre Emergenze $11,2 - 46% Fonte: GHA 2016 su dati UNOCHA FTS 24 Siria $4,6 - 32% Altre Emergenze $6,9 - 47% 2014 2015 Siria $6,6 - 31% Yemen $1,7 - 8% Sud Sudan $1,5 - 7% Iraq $1,0 - 5% Sudan $0,69 - 3% Altre Emergenze $10 - 47% FIGURA 1.12 Finanziamenti dei paesi donatori verso le cinque principali regioni di intervento umanitario Iraq Siria 48,4% 47,6% 9,9% 1,5% 7,1% 8,6% 34,5% 30,5% 2,3% 0,8% 0,0% 0,05% 0,0% 0,3% 0,0% 0,0% 2,7% 5,9% Yemen Sud Sudan 54,2% 26,6% 6,8% 2,6% 58,7% 0,1% 12,0% 34,7% 0,0% 0,5% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% 0,2% 0,1% 3,6% Sudan 36,9% Europa 4,2% Estremo Oriente 0,2% Nord Africa e Medio Oriente 58,4% Nord e Centro America 0,2% Oceania 0,0% Sud e Centro Asia 0,0% Sud America 0,0% Africa Sub Sahariana 0,1% Privati Fonte: GHA 2016 su dati UNOCHA FTS Analizzando la tipologia di crisi, secondo i dati UNOCHA FTS del 2015, l’87% dei fondi è stato indirizzato verso paesi ospitanti un ampio numero di rifugiati e richiedenti asilo (inclusi sia i paesi interessati da conflitti come Yemen, Sud Sudan e Iraq, sia i paesi a rischio di disastri naturali come Nepal e Mozambico). Circa il 67% dei fondi è stato speso in paesi interessati da conflitti (che al tempo stesso ospitano rifugiati e/o sono soggetti al rischio di disastri naturali). Il 18% dei fondi è andato a paesi colpiti o vulnerabili rispetto ai disastri naturali (inclusi i paesi interessati da conflitti e ospitanti rifugiati e richiedenti asilo)44. La risposta umanitaria internazionale appare sempre più indirizzata verso emergenze complesse, le cui conseguenze si protraggono per un periodo temporale più ampio. 25 LE CRISI DIMENTICATE Le crisi dimenticate vengono definite come situazioni gravi e protratte di crisi umanitaria nelle quali le popolazioni colpite stanno ricevendo aiuto internazionale nullo o insufficiente, e nelle quali manca un impegno politico a risolvere la crisi, in parte a causa dello scarso interesse dei media. Queste crisi possono riguardare situazioni protratte di conflitto, disastri naturali ricorrenti, o una combinazione dei due fattori. In genere, ad essere colpite sono minoranze o gruppi svantaggiati all’interno di un paese. Alcune crisi hanno occupato i primi posti del Forgotten Crisis Assessment (FCA) per varie volte dal 2004, come ad esempio la questione dei rifugiati Saharawi in Algeria (13 volte), il conflitto del Kachin in Myanmar (13 volte), il conflitto armato interno in Colombia (10 volte) e quello nel nord-est dell’India (12 volte), nonché il trattamento dei rifugiati Rohingya in Bangladesh (9 volte). Significativamente, due crisi che hanno attratto grande attenzione da parte della comunità internazionale in anni recenti, ovvero il conflitto in Libia e la questione dei rifugiati in Egitto, nel 2015 sono per la prima volta annoverate fra le crisi dimenticate. Le Filippine non comparivano nell’indice dal 2009, ma il conflitto fra truppe governative e gruppi armati nell’isola di Mindanao è la sesta crisi dimenticata del 2015. Le crisi dimenticate sono caratterizzate da un insufficiente livello di assistenza umanitaria FIGURA 1.13 Le crisi dimenticate inserite nel FCA Index 2015 PAESE Bangladesh Conflitto nelle Chittagong Hill Tracts. Colombia Conflitto armato. India Conflitti regionali. Myanmar Conflitto nello stato del Rakhine; conflitto negli stati nel Kachin e dello Shan. Filippine Conflitto nell’isola di Mindanao. Algeria Libia Sudan Camerun Ciad Pakistan Crisi dei rifugiati Saharawi. Conflitto. Crisi del Darfur; rifugiati; crisi nelle “Transitional Areas” e nell’Est Sudan. Crisi legata all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione. Rifugiati dal Darfur nell’est del paese. Popolazioni affette dal conflitto e da disastri naturali; rifugiati afghani. Egitto Crisi dei rifugiati. Yemen Popolazione affette dal conflitto e sradicate dai propri territori; rifugiati e migranti; malnutrizione acuta. Fonte: DG ECHO 26 CRISI internazionale. UNOCHA stima che nel 2015, a livello globale, il gap assistenziale abbia toccato la cifra record di 8,8 miliardi di dollari. Fra le crisi dimenticate, quella che ha ricevuto copertura maggiore, ovvero la questione dei rifugiati in Uganda, è stata finanziata solo per il 37% del fabbisogno di assistenza stimato.45 Per quanto riguarda il Sudan (apparso nell’indice FCA per 5 volte dal 2004), Unicef ha denunciato a marzo 2016 come la comunità internazionale abbia finora in gran parte ignorato il suo appello a fornire assistenza a favore dei bambini colpiti dalla crisi. Il gap assistenziale (128 milioni di dollari in meno rispetto ai 155 giudicati necessari), in questo caso, significa che oltre 5 milioni di bambini non riceveranno servizi essenziali quali vaccinazioni, cure per la malnutrizione, fornitura di acqua pulita e supporto per il ricongiungimento familiare.46 Andando oltre la definizione di “crisi dimenticata” stricto sensu, occorre fare menzione dell’impatto di El Niño, fenomeno meteorologico che si ripresenta ciclicamente (in media, ogni 5 anni), ma che ha conosciuto nel 2015 quella che potrebbe essere la sua manifestazione più intensa degli ultimi decenni.47 Ben 60 milioni di persone devono fare i conti con i suoi effetti devastanti nel 2016, soprattutto nell’Africa Subsahariana, e la situazione potrebbe peggiorare verso la fine dell’anno, quando, con l’arrivo de La Niña, le popolazioni che finora hanno lottato contro la carestia potrebbero dover affrontare improvvise inondazioni.48 Nelle ultime due decadi, e soprattutto tramite alcune recenti iniziative (la Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015–2030, i Sustainable Development Goals, e l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico), la comunità internazionale ha dedicato crescente attenzione e risorse alla prevenzione dei disastri e al miglioramento della resilienza delle comunità. Nonostante questo trend, l’UNDP sottolinea che fra il 1991 e il 2010 solo 40 centesimi di dollaro ogni 100 dollari di assistenza sono stati spesi per la Disaster Risk Reduction (DRR).49 Per quanto El Niño sia un fenomeno in gran parte prevedibile, gli interventi posti in essere sono stati insufficienti a consolidare la resilienza delle comunità colpite, e si calcola che il relativo funding gap sia di 2.2/2.5 miliardi di dollari.50 © A.CampeanuDEC 27 1.2.4 LE DONAZIONI DEI PRIVATI privati che supera quello del 2010, ma dai dati emerge come gli aiuti pubblici siano aumentati più significativamente di quelli privati rispetto al 2014 (16,6% di incremento contro 12,7%). Questo può essere in parte dovuto al trend che vede tradizionalmente i privati reagire con maggior generosità alle crisi improvvise legate a catastrofi naturali, piuttosto che a situazioni croniche o di conflitto.53 Tale tendenza contribuisce a spiegare perché, ad esempio, in assenza di catastrofi con ampia eco mediatica, nel 2011 e 2012 i fondi privati siano calati in modo più che proporzionale rispetto ai contributi pubblici. Allo stesso modo, poiché le gravi crisi del 2013-2014 hanno riguardato in maggioranza situazioni croniche o di conflitto (es. quella seguita al colpo di stato in Repubblica Centrafricana, o quella siriana), gli aiuti pubblici sono cresciuti in misura maggiore (+46% dal 2012 al 2014) rispetto agli aiuti privati (+16%). Tuttavia, bisogna rilevare come questo trend si sia gradualmente attenuato in relazione alla crisi siriana, in risposta alla quale è diminuito il divario fra la crescita degli aiuti pubblici e quella erogata da privati. Nel 2015, secondo UNOCHA FTS, il contributo dei privati in risposta alla crisi siriana è stato triplo rispetto a quello del 2014 e, con 398 milioni di dollari, ha rappresentato il 6% dell’assistenza complessiva.54 I fondi privati sono costituiti da contributi provenienti da una pluralità di attori (individui, fondazioni e aziende), che veicolano le loro risorse essenzialmente attraverso le ONG internazionali e locali, le agenzie delle Nazioni Unite e il movimento della Croce Rossa Internazionale. Si deve tenere presente che il contributo dei privati è ancora caratterizzato da metodi di rilevazione imperfetti, per cui i relativi dati sono probabilmente una sotto-stima dei reali livelli di aiuto.51 La crescente disponibilità di piattaforme per le donazioni online – ad esempio Global Giving, che ha mobilitato un volume stimato di 3 milioni di dollari in risposta al terremoto in Nepal – contribuisce a ridurre la tracciabilità delle donazioni dei privati.52 L’ammontare complessivo dei fondi investiti da privati nel 2015 è di 6,2 miliardi di dollari (+12,7% rispetto al 2014), mentre il totale per il periodo 2010-2015 è di 33,9 miliardi, pari al 35% dell’assistenza umanitaria totale. Nel 2013 gli aiuti privati avevano conosciuto un picco paragonabile a quello degli aiuti pubblici, mentre nel 2010 il contributo privato (+13%) era cresciuto più degli aiuti pubblici (+7%), soprattutto in risposta a gravi crisi quali il terremoto ad Haiti e l’alluvione in Pakistan. Il 2015 fa registrare un picco dell’assistenza da FIGURA 1.14 Rapporto tra donazioni private e assistenza umanitaria globale nel periodo 2010-2015 25 35 21,8 25 15,1 15 13,9 13,9 20 12,7 15 10 6,1 5,7 5,4 5 5,5 6,2 10 5 5 0 0 2010 2011 Pubblici Fonte: elaborazione su dati GHA 2016. 28 2012 Privati 2013 % Privati 2014 Lineare (Privati) 2015 % Miliardi USD 30 18,7 20 L’analisi della composizione dell’assistenza umanitaria privata nel periodo 2010-2015 fa emergere come, in media, circa il 61% delle donazioni provenga da singoli individui. Nel 2012 questa componente è cresciuta sino a raggiungere addirittura il 73% del totale dei fondi privati. I principali destinatari delle donazioni individuali sono le ONG, soprattutto a causa delle dinamiche di fiducia e accountability che esse riescono a ingenerare nei confronti del largo pubblico in situazioni di emergenza. Si stima che il 64% dei fondi umanitari raccolti dalle ONG nel 2014 sia stato erogato da individui.55 Allo stesso tempo, le ONG rimangono il canale preferito dai donatori privati, che nel 2014 vi hanno indirizzato l’86% dei propri finanziamenti56. Sul totale delle donazioni private risulta ancora relativamente limitato il contributo delle aziende, che nel periodo 2010-2014 avrebbero erogato circa 1,9 miliardi di dollari. Da notare, però, che la stima tiene in considerazione solo le donazioni in denaro o quelle in beni e servizi cui è stato assegnato un valore finanziario: il contributo delle aziende potrebbe, di conseguenza, essere molto più importante. Effettuare una stima precisa degli aiuti provenienti dalle aziende private è difficile, oltre che per la citata scarsità di informazioni dettagliate, anche perché l’intervento di questi attori si esplica ormai attraverso varie modalità, tra cui la partnership pubblico-privata, la fornitura di servizi logistici e legali, nonché di prodotti e personale, modalità che non sono misurabili alla stregua di donazioni pecuniarie. Si può rilevare, comunque, come il peso delle aziende nella fornitura totale di assistenza da privati sia aumentato dal 5% del 2012 al 7% del 2014, quando il suo ammontare in termini assoluti (409.9 milioni) ha raggiunto il picco più alto dopo quello del 2010. Venendo infine alle fondazioni private57, nel periodo 2010-201458 queste hanno mediamente erogato circa il 5% dell’assistenza umanitaria privata, con un incremento di quasi il 62% tra il 2011 e il 2014. Il loro contributo è cresciuto dai 189 milioni di dollari del 2013 ai 274 milioni del 2014.59 Il grafico che segue riassume la composizione dell’assistenza umanitaria privata per tipologia di donatore. Come abbiamo già notato, emergono soprattutto due elementi. Innanzitutto il contributo dei singoli individui, che con una media sul periodo pari al 61% del totale rappresentano indiscutibilmente il vero cardine dell’assistenza umanitaria privata. In secondo luogo, balza agli occhi il ruolo ancora piuttosto marginale di aziende e fondazioni private, che insieme totalizzano l’11% delle donazioni indirizzate ai programmi di assistenza umanitaria.60 FIGURA 1.15 Assistenza umanitaria per tipologia di donatore 2010-2014 (in valori percentuali) 2015 4 5 6 5 3 4 5 7 5 7 73 13% 5% 72 6% 52 64 45 2010 Individui % 61% 2011 2012 Altro % 2013 Fondazioni % 2014 Aziende % Individui Fondazioni Aziende Altro . Fonte: elaborazione su dati GHA 2016. 29 1.2.5 I FONDI SONO SUFFICIENTI? Analizzando i dati del periodo 2006 – 2015 proposti dalla figura 1.16, notiamo che nel 2015 la richiesta totale di fondi è scesa del 3% rispetto all’anno precedente, assestandosi su un valore di 19,8 miliardi rispetto ai 20,3 miliardi del 2014. I bisogni non soddisfatti dall’assistenza umanitaria nel 2015 sono stati equivalenti a 8,9 miliardi di dollari. Pertanto, i fondi ricevuti hanno soddisfatto gli appelli lanciati solo per il 55% del totale richiesto, segnando il gap (45%) più elevato mai registrato all’interno degli appelli coordinati dall’ONU per volume e proporzione dei fondi raccolti rispetto ai bisogni rilevati. Il World Humanitarian Summit ha chiamato i donatori a ridurre il gap tra bisogni rilevati e fondi raccolti, stabilendo che tale gap debba rimanere al di sotto della soglia del 25%, valore lontano quindi dal gap rilevato nel 2015.61 Come anticipato all’inizio del capitolo, nonostante il livello record toccato nel 2015 dall’assistenza umanitaria internazionale, con una cifra pari a 28 miliardi di dollari, il gap tra i bisogni rilevati e fondi disponibili è risultato ancora più pronunciato rispetto al 2014. Un metodo efficace per analizzare se l’assistenza umanitaria internazionale è effettivamente in grado di soddisfare le esigenze rilevate dalle agenzie umanitarie, è confrontare i bisogni identificati e l’effettiva scala di risposta fornita dai donatori, sia in riferimento agli appelli coordinati dalle Nazioni Unite che a quelli lanciati da IFRC e ICRC. Gli appelli coordinati dall’ONU sono attualmente la misura collettiva principale dei bisogni umanitari e il costo stimato per rispondere alle maggiori crisi. Nel 2015 gli appelli coordinati dall’ONU sono stati 36: tra i nuovi appelli lanciati il terremoto FIGURA 1.16 Finanziamento e bisogni non soddisfatti all’interno degli UN-coordinated appeals (2006 – 2015) 5,9 5,5 8,1 10 12,9 9,5 10 13,2 20,3 19,8 25 20 8 Miliardi USD 8,9 15 4,6 4,9 10 2,8 3,6 2,3 5 2 12,4 1,6 3,9 3,9 2006 2007 5,7 3,8 7,1 10,8 5,8 Finanziati (Mld USD) 6,2 Revisione fondi richiesti (Mld USD) 0 2008 2009 2010 Fonte: GHA 2016 su dati UNOCHA FTS e UNHCR 30 Non finanziati (Mld USD) 8,5 8 2011 2012 2013 2014 2015 in Nepal, il ciclone Pam a Vanuatu, siccità in Honduras e Guatemala, situazione in Libia e deterioramento della situazione umanitaria cronica nella Corea del Nord. L’UNHCR ha richiesto fondi per 6 appelli regionali collegati ai rifugiati: Siria, Sud Sudan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Yemen e Nigeria, pari al 27% dei fondi totali richiesti dagli appelli coordinati dall’ONU nel 2015. Come dimostra la figura 1.17, la situazione in Siria rappresenta la singola crisi che ha necessitato di più fondi, pari al 37% del totale, mentre l’ammontare richiesto all’interno dei 5 appelli principali rappresenta il 58% del totale. Si nota inoltra una differenza significativa nella copertura finanziaria dei diversi appelli: mentre la situazione in Iraq ha avuto una copertura del 74% dei bisogni rilevati, il Gambia, interessato da insicurezza alimentare cronica, ha ottenuto solamente il 5% dei fondi richiesti62. FIGURA 1.17 Bisogni aggiornati e proporzione dei bisogni soddisfatti nel 2015 5.000 80% 4.500 70% 67% 58% 60% 56% 57% 54% 55% 50% 49% 56% 51% 3.000 42% 46% 37% 44% 2.500 43% 50% 40% 37% 1.601 1.636 35% 2.000 31% 28% 1.000 15% 36 26 10 13 24 24 26 4% 38 59 82 95 99 100 5% 500 19% 20% 704 706 863 21% 21% 1.036 1.500 30% Revisione fondi richiesti in percentuale 58% 56% 59% 111 264 265 287 316 376 377 417 422 572 613 658 692 Revisione fondi richiesti in Mln USD 65% 62% 54% 70% 65% 2893 4.000 3.500 4.320 74% 0 Sahel Honduras Gambia Guatemala Haiti R. Centrafricana RRP Libia Vanuatu Senegal Gibuti Mauritania Burkina Faso Nigeria Corea del Nord Camerun Myanmar Burundi RRP Ucraina Niger Mali Afghanistan Nepal Chad Rep Centrafricana Sud Sudan RPF R. D. Congo Iraq Territori Palestinesi Somalia Sudan Yemen Sud Sudan Siria Siria RRP 0 10% Revisione bisogni % Bisogni soddisfatti Fonte GHA 2016 su dati UNOCHA FTS 31 Analizzando gli appelli per settore di riferimento, è interessante notare l’aumento dei requisiti multi-settore, in collegamento agli appelli regionali riguardanti la situazione dei rifugiati63. Prendendo in esame gli appelli promossi da ICRC e IFRC nel periodo 2011 – 2015, la figura 1.18 mostra per il 2015 una richiesta da parte di ICRC di circa 1,7 miliardi di dollari, aumentata del 15% rispetto al 2014. La percentuale dei bisogni insoddisfatti in questo caso è stata del 16% rispetto al totale dei fondi richiesti. IFRC per il 2015 ha richiesto 779 milioni di dollari, in calo del 14% rispetto al 2014. In questo caso la percentuale dei bisogni soddisfatti è stata del 69% rispetto al 73% dell’anno precedente. Nonostante gli appelli lanciati da ICRC e IFRC siano finanziati in modo più adeguato rispetto agli appelli promossi dall’ONU, bisogna tenere presente la differenza dell’ammontare stimato, dal momento che la cifra richiesta da ICRC e IFRC è rispettivamente 12 volte e 25 volte inferiore rispetto alla richiesta ONU64. Da un’analisi complessiva della situazione, risulta quindi evidente che i fondi raccolti nel 2015 sono ben distanti dal soddisfare una domanda di assistenza umanitaria in costante aumento. È importante sottolineare nuovamente come la copertura finanziaria ottenuta rispetto a quella stimata, pari al 55% del totale, sia ben lontana dall’obiettivo del 75% posto dallo World Humanitarian Summit. FIGURA 1.18 Finanziamento degli appelli lanciati da ICRC e IFRC in risposta alle emergenze nel periodo 2011 – 2015 1.800 1.652 1.500 1.432 1.400 1.359 1.244 1.217 1.200 1.060 Milioni USD 1.025 1.000 988 903 800 779 Finanziato IFRC 600 Necessari IFRC Non finanziato IFRC 400 Necessari IFRC 200 Finanziato ICRC Non finanziato ICRC Necessari ICRC 0 2011 2012 Fonte GHA 2016 su rapporti annuali IFRC, ICRC e OECD DAC 32 2013 2014 2015 NOTE 1. UNOCHA, Global Humanitarian Overview (GHO) 2016, A consolidated appeal to support people affected by disaster and conflict, 2016, p. 3. 2. L’azione umanitaria deve essere guidata dai principi di umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza, il cui rispetto è fondamentale non solo per garantire l’efficacia dell’azione intrapresa ma anche per consentire agli operatori l’accesso ai luoghi e alle popolazioni colpite. 3. The Aid Worker Security Database (AWSD), https://aidworkersecurity.org/incidents/report/ summary (ultimo accesso 12.09. 2016). 4. WHO, Report on Attacks on Health Care in Emergencies, 2016, pp. 4-5. 5. UNHCR, Global Trends.Forced Displacement in 2015, June 2016, p. 2. 6. Development Initiatives, Global Humanitarian Assistance (GHA) Report, 2016, p. 17. 7. Ibidem, pp. 18-20. 8. OCHA on Message: Humanitarian Principles, giugno 2012, https://docs.unocha.org/sites/ dms/Documents/OOM-humanitarianprinciples_ eng_June12.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 9. Per approfondimenti si rimanda a H. Haider, GSDRC Topic Guide International Legal Frameworks for Humanitarian Action, marzo 2013. 10. Una molteplicità di attori sono coinvolti nel finanziamento, coordinamento, attuazione e monitoraggio della risposta a una crisi umanitaria. L’International Red Cross and Red Crescent Movement è il network umanitario più ampio a livello mondiale e comprende l’International Committee of the Red Cross (ICRC), l’International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies (IFRC) e 190 società nazionali. Le Organizzazioni non governative (ONG), organizzazioni della società civile e religiose operano a livello internazionale, nazionale e locale. I militari operano a livello internazionale, nazionale e all’interno delle operazioni di supporto alla pace. Le Nazioni Unite operano attraverso programmi e agenzie specializzate - come FAO, WHO, UNDP, UNICEF, UNHCR, WFP, UNRWA - sotto il coordinamento di UNOCHA. Alla risposta umanitaria partecipano anche le comunità (locali e della diaspora), i donatori privati, nella forma di individui, organizzazioni filantropiche e aziende, ed i governi, specialmente quelli appartenenti all’Organisation for Economic Co-operation and Development-Development Assistance Committee. 11. World Humanitarian Summit, Humanitarian Principles Special Session, May 2016, http:// whsturkey.org/Contents/Upload/SS9%20 Principles_m2bmwwuk.eod.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 12. B. Berti, Warring parties in Syria have weaponized aid by granting or withholding humanitarian access, complicating the work of aid organizations, July 06, 2016, http:// carnegieendowment.org/sada/64023 (ultimo accesso 12.09.2016). 13. Security Council resolution 2286/2016, Protection of civilians in armed conflicts, S/ RES/2286/2016 (May 03, 2016), http://www. un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/ RES/2286(2016) (ultimo accesso 12.09.2016). 14. Dati OECD-DAC 2016: http:// www2.compareyourcountry.org/ oda?cr=20001&cr1=oecd&lg=en&page=1# (ultimo accesso 12.09.2016). Dati Development Initiatives su dati OECD-DAC 2016: http:// devinit.org/#!/post/donors-gave-a-recordamount-of-aid-for-hosting-refugees-in-2015while-also-increasing-spending-elsewhere (ultimo accesso 12.09.2016). 15. Dati OECD-DAC 2016: http://www.oecd.org/dac/ development-aid-rises-again-in-2015-spending-onrefugees-doubles.htm (ultimo accesso 12.09.2016). OECD, Development Co-operation Report 2016: The Sustainable Development Goals as Business Opportunities, OECD Publishing, Paris, 2016, pp. 152-153. In relazione agli in-donor refugee costs si ricorda che suddetti costi sono riportabili come APS nei primi 12 mesi di soggiorno del rifugiato e che sono riportabili anche i costi di un eventuale rimpatrio nel paese di origine (OECD-DAC, Is it Oda?, Factsheet - November 2008, p. 2). Ogni paese ha tuttavia una differente modalità di calcolo di detti costi: OECD DAC, ODA reporting of in-donor country refugee costs: Members’ methodologies for calculating costs, April 2016. 16. Dati OECD-DAC 2016: http://www.oecd.org/ dac/development-aid-rises-again-in-2015spending-on-refugees-doubles.htm (ultimo accesso 12.09.2016). 17. Dati OECD-DAC 2016: http://www.oecd.org/ dac/development-aid-rises-again-in-2015spending-on-refugees-doubles.htm (ultimo accesso 12.09.2016). 18. In questo caso per Europa ci si riferisce a tutti gli stati membri europei dell’OECD, ovvero: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia e Ungheria. Di questi stati Estonia, Turchia e Ungheria non fanno parte dei paesi donatori OECD-DAC. 19. Non è stato possibile inserire la Spagna, 20° donatore per assistenza umanitaria, poiché non 33 sono attualmente disponibili i costi sostenuti da questo paese per l’assistenza ai rifugiati. 20. Tra i paesi OECD-DAC, Germania, Stati Uniti, Francia e Svezia rientrano tra i 20 paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati. Nel 2015 la Germania ha ospitato 736.740 rifugiati (8° paese al mondo per numero di rifugiati); gli Stati Uniti hanno ospitato 559.370 rifugiati (10° paese al mondo per numero di rifugiati); la Francia ha ospitato 336.183 rifugiati (15° paese al mondo per numero di rifugiati); la Svezia ha ospitato 326.566 rifugiati (16° paese al mondo per numero di rifugiati). Il numero di ospiti si differenzia dal numero di richiedenti asilo per la prima volta nei paesi donatori, cifra quest’ultima che è inferiore ed è il numero conteggiato nel costi APS. Per approfondimenti sul tema si vedano: Development Initiatives, op.cit., 2016, pp. 27-29; EASO, Annual Report on the Situation of Asylum in the European Union 2015, 2016, p. 127. 21. Dati OECD-DAC 2016: http://www.oecd.org/ dac/development-aid-rises-again-in-2015spending-on-refugees-doubles.htm (ultimo accesso 12.09.2016). Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 29. 22. Ibidem, p. 28. 23. Ibidem, p. 7. 24. Per approfondimenti sugli SDGs si veda: https:// sustainabledevelopment.un.org/sdgs (ultimo accesso 12.09.2016). 25. La strategia di UNOCHA è disponibile al link web: http://www.unocha.org/humanity360/ (ultimo accesso 12.09.2016). 26. Per approfondimenti sul tema trattato in questo paragrafo si veda: Oxfam, La misera accoglienza dei ricchi del mondo, 18 luglio 2016, http://www. oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2016/07/ Oxfam_media_briefing_accoglienza_18_luglio_ ITA_OK.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 27. Development Initiatives, op. cit., 2016, pp. 36-40. Si veda di seguito il Paragrafo 1.2.5. pag. 22. 28. Il DAC (Development Assistance Committee.). Un forum interno all OCSE composto dai principali donatori internazionali. Vi siedono attualmente 29 membri e partecipano, in qualità di osservatori, anche la Banca Mondiale, il Fondo Monetario internazionale e l’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo). 29. Occorre sottolineare, come successivamente spiegato nell’approfondimento “La Turchia e l’assistenza umanitaria dei rifugiati provenienti dalla Siria”, che la Turchia riporta volontariamente al DAC il volume della propria assistenza umanitaria, nella quale calcola anche l’ingente volume di risorse erogate per la gestione della crisi dei rifugiati. Il volume della sua assistenza umanitaria così calcolata, quindi, non è strettamente comparabile a quella degli altri Stati, che riportano separatamente gli in-donor refugee hosting costs. 34 30. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 60. 31. In base alla metodologia GHA una parte dei fondi relativi alle Istituzioni Europee sono già stati imputati retroattivamente ai singoli stati membri UE. La scelta dunque di menzionare le Istituzioni Europee è dettata da scopi puramente illustrativi, per mostrarne la collocazione all’interno dei paesi donatori. 32. Si veda l’approfondimento “La Turchia e l’assistenza umanitaria dei rifugiati provenienti dalla Siria” pag .23. 33. Le Istituzioni UE sono state escluse sia dalla classifica che pondera l’assistenza umanitaria su RNL sia da quella che fornisce l’informazione dell’assistenza umanitaria pro-capite, poiché sarebbe improprio compararle a un qualsiasi altro attore statale tradizionale. 34. Per ulteriori approfondimenti sui donatori nonDAC si veda: E. Mawdsley, ‘Non-DAC Humanitarian Actors’, in: R. Mac Ginty , J. H. Peterson (ed.), The Routledge Companion to Humanitarian Action, Routledge, 2015; C. Billat, The funding of humanitarian action by non-Western donors: the sustainability of Gulf States’ contribution, CERAH Geneve, September 2015, http:// www.cerahgeneve.ch/files/1714/5268/0956/ BILLAT_Celine_-_MAS_Dissertation_ CERAH_2015_-_20.11.2015.pdf (ultimo accesso 12.09.2016); The Asia Foundation, The Changing Aid Landscape in East Asia: The Rise of NonDAC Providers, maggio 2014; K. Smith, Shifting Structures, Changing Trends: non-DAC donors and humanitarian aid, Global Humanitarian Assistance, Briefing Paper, 2011; S. Kim, S. Lightfoot, ‘Does ‘DAC-Ability’ Really Matter? The emergence of non-DAC Donors: Introduction to Policy Arena’, in Journal of International Development, Vol. 23, 2011, pp. 711–721; J. Sato, H. Shiga, T. Kobayashi, H. Kondoh, How do “Emerging” Donors Differ from “Traditional” Donors?, JICA Research Institute, marzo 2010; A. Binder, C. Meier, J. Streets, Humanitarian Assistance: Truly Universal? A mapping study of non-Western donors, Global Public Policy Institute, Research Paper Series No. 12, Berlino, 2010; A. Harmer, E. Martin, Diversity in Donorship. Field lessons, Humanitarian Policy Group, Report no. 30, 2010. 35. Development Initiatives, op.cit, 2016, p. 44. 36. A. Fuchs, N. Klann, Emergency Aid 2.0, dicembre 2012, www.princeton.edu/politics/ about/file-repository/public/FUCHSKLANNEmergency-Aid.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 37. OECD-DAC, Improving DAC transparency, Progress to date and possible future directions, 19 novembre 2013; K. Smith, Non-DAC donors and the transparency of aid information, GHA Blog, 21 marzo 2011. 38. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 17. 39. UNHCR, Syria Regional Refugee Response, Inter-agency Information Sharing Portal: http://data.unhcr.org/syrianrefugees/country. php?id=224 (ultimo accesso 12.09.2016). 40. OECD-DAC, ODA reporting of in-donor country refugee costs: Members’ methodologies for calculating costs, April 2016. 41. ECHO Factsheet – Turkey – September 2016, http://ec.europa.eu/echo/files/aid/countries/ factsheets/turkey_syrian_crisis_en.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). Assistance from non State Donors, GHA Briefing Paper, maggio 2015, http://www. globalhumanitarianassistance.org/wp-content/ uploads/2015/05/Private-Funding-2015_ May2015.pdf (ultimo accesso 29.09.2016). Si rimanda a questo rapporto per tutti gli approfondimenti relativi al comportamento dei donatori non istituzionali e al ruolo di ONG, agenzie ONU e movimento della Croce Rossa Internazionale nella raccolta dei fondi privati. 42. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 59. 52. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 48. 43. Ibidem, pp. 60-61. 53. C. Stirk, op. cit., 2015, p. 4. 44. Development Initiatives, op. cit, 2016, p. 62. 54. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 48. 45. CERF, Underfunded Emergencies, 2016, First Round Overview of Decisions, 29 gennaio 2016, https://docs.unocha.org/sites/dms/CERF/ CERF_UFE_2016-1_Overview_of_Decisions.pdf (ultimo accesso 29.09.2016). 55. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 49. 46. UNICEF, South Sudan, 11 March 2016: Race for survival as children struggle in forgotten crisis, http://www.unicef.org/esaro/5440_ ss2016_race-for-survival.html (ultimo accesso 29.09.2016). 47. WFP, El Niño 2015-2016 – Preparedness and response, 24 maggio 2016, http://reliefweb. int/report/world/wfp-el-ni-o-2015-2016preparedness-and-response-situation-report-424-may-2016 (ultimo accesso 29.09.2016), p. 3. 48. UNISDR, Elders call to close El Niño resilience gap, 5 luglio 2016, https://www.unisdr.org/ archive/49481 (ultimo accesso 29.09.2016). 49. PreventionWeb, El Nino impacts underscore need for preparedness, 27 aprile 2016, http:// www.preventionweb.net/news/view/48671. 50. UNISDR, op. cit., 2016; UNOCHA, $2.2 billion funding gap for El Niño "alarming", says UN Humanitarian Chief, 26 aprile 2016, http://www. unocha.org/top-stories/all-stories/22-billionfunding-gap-el-ni%C3%B1o-alarming-says-unhumanitarian-chief (ultimo accesso 29.09.2016). 51. La più completa e aggiornata analisi della componente privata dell’assistenza umanitaria globale è contenuta in C. Stirk, Humanitarian 56. I dati contenuti nel GHA 2016 e nei datasets relativi a questa voce si fermano al 2014. 57. Esiste una certa sovrapposizione tra le fondazioni e le aziende private. Le fondazioni a cui si fa qui riferimento sono enti di erogazione non direttamente affiliate a compagnie private (la Fondazione Ikea, ad esempio, è stata considerata alla stregua di un’azienda). 58. In questo caso il periodo di riferimento è il quinquennio 2010-2014 in quanto non sono disponibili i dati relativi al 2015. 59. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 49. 60. Il dato deve essere considerato come una stima, a causa delle citate difficoltà a reperire dati disaggregati completi. La voce “Altro” comprende importi di assistenza umanitaria privata non immediatamente riferibili a una categoria di donatori, tra cui una componente importante riguarda le donazioni raccolte dalle società nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. 61. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 37. 62. Ibidem, p. 38. 63. Per approfondimenti si veda UNOCHA FTS disponibile al link web http://ftsbeta.unocha. org/appeals/overview/2015 (ultimo accesso 14/09/2016). 64. Development Initiatives, op. cit., 2016, p. 42. 35 36 2 L’ASSISTENZA UMANITARIA DELL’ITALIA Autrice: dott.ssa Annarosa Mezzasalma dottoranda in Cooperazione allo Sviluppo presso l'Università di Roma La Sapienza-Dipartimento di Scienze Politiche-Studi Politici ed ex allieva in Scienze Politiche Scuola Superiore Sant'Anna 37 2.1 Aiuto pubblico allo sviluppo e impegno umanitario: l’Italia a confronto con gli altri paesi donatori1 Il contributo italiano in APS è stato nel 2015 di 4,58 miliardi di dollari (0,21% del RNL dato preliminare) e nel 2014 di 4,01 miliardi di dollari (0,19% del RNL), aumentando considerevolmente rispetto al biennio 20132012 quando l’APS totale era rispettivamente pari a 3,46 miliardi di dollari (0,17% del RNL) e a 2,89 miliardi di dollari (0,14% del RNL).2 Tra il 2014 ed il 2015 l’Italia ha aumentato il suo APS del 14,2%, escludendo il contributo specifico per l’assistenza ai migranti, l’APS ha avuto un incremento del 7,5%. L’incremento generale dell’APS si colloca ben sopra la media dei donatori OECD-DAC che si attesta sul 6,9%.3 In sintonia con quanto previsto dalla riforma della cooperazione varata nel 20144 (L. 125/2014) , nel 2016 è stata ribadita la volontà di perseguire il riallineamento graduale dell’Italia agli standard internazionali della cooperazione allo sviluppo, prospettando, rispetto al 2015, un profilo di spesa più ottimista e proporzionale all’obiettivo dello 0,30% APS/RNL (attuale media europea di contribuzione) da raggiungere nel 2020.5 Da rilevare che sul percorso di riallineamento influirà la quota delle spese per l’assistenza ai rifugiati, che può essere contabilizzata come APS e che nel 2015, come si vedrà, ha rivestito un peso importante. Per quanto concerne le risorse destinate all’assistenza umanitaria, il Rapporto GHA 2016, inserisce per il 2015 l’Italia tra i 20 principali donatori al mondo, con una spesa stimata di 406 milioni di dollari.7 38 Nella classifica generale l’Italia si posiziona al 17° posto; si rileva tuttavia che, escludendo l’UE, l’Italia risulta essere il 16° donatore a livello mondiale e il 12° donatore tra i paesi OECD-DAC.8 NEL 2015 A LIVELLO GLOBALE L'ITALIA RISULTA ESSERE per il volume degli aiuti in rapporto al Reddito Nazionale Lordo come assistenza pro capite SPESE PER L'AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO PER IL 2017 -2019 Per il triennio 2017-2019, tale impegno del Governo dovrebbe concretizzarsi nel perseguimento dei seguenti obiettivi di spesa: 0,25 per cento del RNL nel 2017, 0,26 per cento nel 2018 e 0,28 per cento nel 2019. Il citato percorso di riallineamento - su cui influirà ovviamente anche la quota delle spese per l’assistenza ai rifugiati che potrà essere contabilizzata come APS - permetterà auspicabilmente di raggiungere nel 2020 l’obiettivo dello 0,30 per cento dell’RNL, nella prospettiva del raggiungimento, da parte dell’Unione Europea nel suo complesso, dell’obiettivo dello 0,7 per cento entro il 2030 (orizzonte temporale stabilito dalla nuova Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, adottata dal Vertice ONU di New York del settembre 2015). Il conseguimento di tale obiettivo comporta, oltre a quanto già disposto dalla Legge di Stabilità 2016 per il periodo dalla stessa considerato, la necessità di ulteriori e costanti incrementi degli stanziamenti annuali, proseguendo al contempo l’opera di riqualificazione e razionalizzazione della spesa già avviata. Dal “Documento di Economia e Finanza 2016 – Sezione I Programma di Stabilità per l’Italia”, p. 116.6 © GVC arsal 39 Nel 2014 l’Italia si era classificata al 15° posto e, esclusa l’UE, era stata il 14° donatore a livello mondiale ed il 13° donatore tra i paesi OECDDAC. Nel 2015 l’Italia ha perso alcune posizioni a livello mondiale considerata la spesa in assistenza umanitaria della Turchia – spesa che somma aiuto umanitario ed assistenza ai rifugiati e che colloca il paese al 2° posto in una classifica che la vedeva assente lo scorso anno – ed i maggiori investimenti degli Emirati Arabi Uniti, che sono passati dal 15° posto del 2014 al 5° posto del 2015 (esclusa l’UE). Il nostro paese ha recuperato una posizione tra i donatori DAC in ragione dei minori investimenti dell’Australia, che occupava il 13° posto tra i donatori nel 2014 contro un 16° posto del 2015 (esclusa l’UE).9 Rispetto al 2014 l’Italia ha incrementato le risorse nel settore umanitario di circa 27,35 milioni di dollari, ovvero di un 7,2%. Nel 2015 l’Italia ha destinato al settore umanitario circa l’8,9% del suo APS aggregato totale10, una quota leggermente inferiore rispetto al 2014, quando era stato riservato al settore umanitario il 9,44% dell’APS con una spesa di 378,65 milioni di dollari.11 Si rileva che nel 2015, in Italia, la spesa per l’assistenza fornita ai rifugiati sul territorio nazionale è stata pari a 1,17 miliardi di dollari (25,5% dell’APS), investimento che è stato decisamente più consistente rispetto al 2014, anno in cui tale spesa è stata di 840 milioni di dollari (21% dell’APS), registrando un +39% di fondi. Tra gli altri paesi europei che registrano quote di APS superiori al 20% per il sostegno ai rifugiati vi sono: Austria, Grecia, Olanda e Svezia.12 Nel 2015 l’impegno in aiuto umanitario è stato quindi pari a poco più di un terzo degli indonor refugee hosting costs, mentre nel 2014 l’assistenza umanitaria ha avuto a disposizione circa la metà dei fondi rispetto al sostegno ai rifugiati. L’Italia non indica nel rendiconto APS la quota di rifugiati assistita.13 Secondo dati ufficiali europei i rifugiati assistiti dovrebbero essere circa 84.000 nel 2015 e 64.600 nel 2014.14 Nel 2014 l’Italia ha riportato come quota APS anche i costi di accoglienza per i rifugiati relativi all’implementazione di 23 progetti finanziati dal Ministero dell’Interno, per un totale di 636 milioni di euro (prezzi correnti).15 Per il 2015 tale cifra dovrebbe essere pari a 885 milioni di euro (prezzi correnti).16 Oltre a quanto già indicato nel Paragrafo 1.1.3 del Capitolo 1 dedicato a “Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), aiuto umanitario e costi per l’accoglienza dei rifugiati”, si ritiene interessante riflettere su un dato esemplificativo. Come meglio illustrato nel Paragrafo 2.2.6, l’Italia (MAECI) partecipa all’EU Emergency Trust Fund for Africa ed è impegnata in prima persona con un contributo di 10 milioni di FIGURA 2.1 Dati assistenza umanitaria e in-donor refugee hosting costs Italia nel biennio 2014-2015 2014 2015 Assistenza Umanitaria 378,65 milioni di dollari 406 milioni di dollari Percentuale APS 9,44% 8,9% In-donor refugee hosting costs 840 milioni di dollari 1,17 miliardi di dollari Percentuale APS 21% 25,5% Fonte: Rielaborazione dati OECD-DAC 201617 40 % AUMENTO FONDI +7,2% +39% euro, a valere sui fondi della cooperazione allo sviluppo. In relazione al sopracitato Fondo Fiduciario, attualmente la Cooperazione Italiana sta gestendo, per conto della Commissione Europea, un progetto da 20 milioni di euro in Etiopia per il miglioramento delle condizioni della popolazione locale e migrante più vulnerabile. Posto che nel paese operano altri progetti a sostegno dei migranti e della popolazione locale promossi da molteplici soggetti, Italia compresa18, si rileva che l’Etiopia era nel 2015 il 7° paese ospitante per numero di rifugiati, oltre 738 mila, ossia la quota di rifugiati ospiti in Italia moltiplicata per 8.19 Rispetto alle cifre dell’accoglienza ai rifugiati, risulta evidente quanto molto di più potrebbe essere fatto, come Sistema Italia e non solo, sia in ambito umanitario e di cooperazione, fermo restando il grande e oneroso sforzo di accoglienza attualmente in corso nel nostro Paese. Infine, si ritiene interessante riflettere anche su due altri parametri utili a verificare la “generosità” del nostro paese. Suddetti indicatori sono il rapporto tra assistenza umanitaria e RNL e tra assistenza umanitaria e popolazione del paese. In riferimento al primo indicatore, si registra un contributo di RNL in assistenza umanitaria pari allo 0,02%, che colloca l’Italia all’11° posto insieme a Australia, Francia e Giappone. L’Italia vede davanti a sé altri paesi DAC (i primi tre sono: Svezia - 0,19%; Danimarca - 0,15%; Norvegia 0,14%), e paesi non DAC, che hanno un rapporto RNL/assistenza umanitaria elevato (Turchia - 0,37%; Kuwait - 0,33%; Emirati Arabi Uniti 0,25%; Arabia Saudita - 0,08%). Circa il secondo indicatore, l’assistenza umanitaria pro-capite italiana è pari a 6,7 dollari (18° tra i paesi DAC). In questo caso ritroviamo in testa alla classifica, paesi che dedicano alte percentuali del loro RNL all’aiuto umanitario: Kuwait (157 dollari); Norvegia (142 dollari); Svezia (120 dollari); Emirati Arabi Uniti (116 dollari). Sullo stesso standard dell’Italia pro-capite troviamo: Francia (8,2 dollari), Giappone (8 dollari) e Spagna (5 dollari).20 © AGIREMarchettiHaiti 41 2.2 La risposta della cooperazione italiana alle emergenze umanitarie 2.2.1 IL PROFILO ISTITUZIONALE L’Italia attua l’aiuto umanitario secondo i principi del diritto internazionale in materia, ovvero umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza, e mira a fornire assistenza, soccorso e protezione alle popolazioni di paesi in via di sviluppo, vittime di catastrofi.21 In attuazione della nuova “Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo”22, gli interventi internazionali di emergenza umanitaria sono finalizzati al soccorso e all’assistenza delle popolazioni e al rapido ristabilimento delle condizioni necessarie per la ripresa dei processi di sviluppo e sono deliberati dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e attuati dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), avvalendosi dei soggetti che costituiscono il Sistema della Cooperazione Italiana (amministrazioni statali, regioni, enti pubblici, ONG, etc.), aventi specifica e comprovata esperienza nel campo dell’assistenza umanitaria, e dei soggetti operanti in loco per gli interventi legati alla primissima emergenza.23 La normativa prevede poi che interventi di primo soccorso possano essere affidati dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ad altre amministrazioni dello stato, incluso il Dipartimento della Protezione Civile, che, a tale fine, agiscono 42 secondo le proprie procedure operative e di spesa ed organizzano gli interventi di primo soccorso affidati, definendone tipologia e durata d’intesa con il MAECI, la sua DGCS e l’AICS. Viene fatta salva la disciplina vigente in materia di interventi di primo soccorso all’estero del Dipartimento della Protezione Civile.24 Considerato che l’AICS ha iniziato ad essere operativa dal 1° gennaio 2016, nel 2015 gli interventi umanitari hanno continuato ad essere attuati dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del MAECI tramite l'Ufficio VI - Interventi umanitari e di emergenza. Come previsto dalla normativa vigente e in virtù dell’operatività dell’AICS, dal 1° gennaio 2016 il MAECI-DGCS, in collaborazione con le Sedi diplomatiche presenti nei territori dove si verificano le emergenze, autorizza i progetti di intervento umanitario, compresi quelli di primissima emergenza, avvalendosi dell’Agenzia (Ufficio VII Emergenza e Stati Fragili e sue Sedi estere) per le attività tecnico-operative.25 Visione e coerenza delle Politiche FIGURA 2.2 La nuova architettura della Cooperazione Italiana CICS Comitato Interministeriale Cooperazione allo Sviluppo Documento di programmazione e di indirizzo Iniziative operative Strategia e politiche di cooperazione MAECI Università e ricerca Difesa Interno Economia e finanze Sviluppo economico Infrastrutture e trasporti Lavoro e poitiche sociali Esteri Politiche agricole MEF Consiglio Nazionale Vice Ministro DGCS Comitato Congiunto Ambasciate Salute e ambiente Cassa Depositi e Prestiti Uffici locali di Cooperazione Agenzia Altri attori istituzionali Ong Privati Fonte: MAECI Sia la DGCS (Direzione Generale della Coperazione allo Sviluppo) che la nuova AICS (Agenzia Italiana della Cooperazione allo Sviluppo) sono articolate in vari uffici settoriali con diversi ambiti d’intervento. In modo particolare, per quanto riguarda i contesti d’emergenza, sono competenti gli uffici n. VI - Interventi Umanitari e di Emergenza della DGCS e n. VII - Emergenza e Stati Fragili dell'AICS, per il quale si rimanda al successivo approfondimento: “AGENZIA ITALIANA PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO”, pag. 44. 43 AICS: IL NUOVO UFFICIO VII EMERGENZA E STATI FRAGILI L’Ufficio VII dell’AICS fornisce il proprio contributo all’azione del Governo italiano in risposta alle crisi umanitarie e per la riduzione delle situazioni di fragilità, che sono fonte probabile di migrazione irregolare e di tensioni a livello della sicurezza e della stabilità e che spesso aggravano il rischio di disastri. L’Ufficio VII assicura ogni utile supporto al MAECI di natura tecnico-operativa per lo svolgimento delle attività di aiuto umanitario e relative alle situazioni di fragilità, incluse le questioni inerenti la normativa vigente, la definizione della programmazione annuale e la predisposizione della documentazione relativa alle attività di propria competenza. In tale contesto, viene elaborata la strategia globale in tema di aiuto umanitario e situazioni di fragilità, anche con riferimento alla protezione dei rifugiati e degli sfollati, alle crisi protratte ed ai fenomeni migratori ad essi connessi, all’inclusione dell’approccio di genere in tutte le fasi di programma, alla protezione e all’inclusione dei minori e delle persone con disabilità, alla riduzione, prevenzione e preparazione ai disastri, ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale, alla resilienza, alla stabilizzazione e alla ricostruzione, allo sminamento, alla promozione della democratizzazione e alla good governance, e altri temi correlati. In attuazione della strategia in tal modo elaborata, l’Ufficio gestisce e monitora i programmi di aiuto umanitario relativi alle fasi di: i) primissima emergenza, inclusi le operazioni dello United Nations Disaster Assessment and Coordination (UNDAC) e i trasporti umanitari realizzati per mezzo del Deposito Umanitario di Brindisi delle Nazioni Unite (UNHRD) gestito dal World Food Programme (WFP); ii), emergenza; iii) post-emergenza; nonché i programmi relativi alle crisi protratte e alle situazioni di fragilità, realizzati anche attraverso l’utilizzo di risorse finanziarie non facenti parte dell’emergenza e di strumenti operativi innovativi capaci di far fronte alla natura prolungata di alcune crisi. L’Ufficio VII avrà in carico le iniziative in risposta a situazioni di fragilità, così come definite sulla base di criteri identificati a livello internazionale dall’OECD, anche con specifico riferimento ai paesi e ai programmi finanziati a valere sul Decreto Missioni, assicurandone la preparazione, 44 la gestione e il controllo. Trattasi di fragilità dovute a situazioni di conflitto, questioni climatiche, di governance, di povertà assoluta o per l’alto tasso di violenza, nei paesi in cui il ruolo della Cooperazione Italiana può essere elemento di stabilizzazione e dove l’investimento privato è inevitabilmente limitato a causa del rischio. Gli interventi in tale ambito riguardano il sostegno a: processi di ricostruzione, stabilizzazione civile e giustizia di transizione; rafforzamento delle istituzioni; promozione della democratizzazione e dello sviluppo della società civile; riduzione, prevenzione preparazione ai disastri; riduzione della vulnerabilità (programmi di resilienza); programmi che abbiano come target le popolazioni vulnerabili (es. rifugiati e returnees) dei paesi più esposti al fenomeno della migrazione, con azioni indirizzate ad intervenire sulle cause profonde delle spinte alla migrazione irregolare. D’intesa con il MAECI, dà inoltre attuazione ai programmi integrati di sminamento umanitario e la bonifica di aree con residuati bellici esplosivi a valere sullo specifico Fondo istituito dalla L. 58/2001. L’Ufficio, in coordinamento con la DGCS, si raccorda con le principali Organizzazioni ed Agenzie internazionali (UE, Nazioni Unite, Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e altri) e con gli organismi e le istituzioni italiane (Protezione Civile, Ministero della Difesa, organizzazioni della società civile, regioni e enti locali, settore privato e le altre istituzioni interessate alle attività di riferimento) per migliorare la capacità operativa in risposta alle crisi umanitarie. Collabora, in coordinamento con la DGCS, alla preparazione degli accordi tecnici e delle convenzioni con gli enti di cui al Capo VI della L. 125/2014 e definisce le procedure per la gestione dei programmi di aiuto umanitario. Si raccorda con le sedi estere dell’Agenzia al fine di assicurare l’efficacia e la coerenza dei programmi con i principi e la normativa vigente in materia a livello nazionale, europeo ed internazionale. 45 © GiorgiSudan 2.2.2 I CANALI DI FINANZIAMENTO Ogni intervento umanitario della Cooperazione Italiana è da considerarsi a titolo gratuito (dono). Nel 2015 l’azione umanitaria della Cooperazione Italiana ha agito tramite: Gli stanziamenti tramite il canale multilaterale avvengono sia attraverso contributi volontari ad hoc per progetti specifici sia per mezzo dei cosiddetti Fondi Bilaterali di Emergenza (FBE), finanziati una o più volte l’anno. Gli FBE sono gestiti sulla base di accordi specifici con le principali Agenzie del Sistema delle Nazioni Unite, banche e fondi di sviluppo, altre organizzazioni internazionali operanti nel campo degli aiuti umanitari, tra cui UE e IOM, e gli organismi facenti parte del Movimento Internazionale della Croce Rossa. L’utilizzo di tali fondi viene preventivamente concordato con l’organizzazione internazionale beneficiaria, sulla base di una dettagliata descrizione delle specifiche iniziative in risposta a catastrofi naturali o emergenze complesse. Nella realizzazione dell’intervento, inoltre, la Cooperazione Italiana richiede, ove possibile, che vi sia la collaborazione delle ONG italiane presenti in loco. Per quanto concerne i programmi di aiuto umanitario relativi alle fasi di emergenza e post-emergenza, realizzati attraverso il canale bilaterale e multi-bilaterale, essi sono promossi su istanza delle comunità colpite al Governo italiano o a seguito di appello internazionale, ed autorizzati, con apposita procedura d’urgenza, dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale o un suo delegato, su richiesta del Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo. Nel 2015 le procedure di finanziamento hanno seguito l’iter consueto, ovvero senza il coinvolgimento dell’AICS, procedure sistematizzate proprio nel 2015 nel documento “Iniziative di Aiuto Umanitario: Vademecum”.26 Infine, gli interventi di sminamento umanitario, a valere sullo specifico fondo, possono essere realizzati sia in collaborazione con competenti organizzazioni internazionali che a livello bilaterale.27 46 2.2.3 LE RISORSE DELLA COOPERAZIONE ITALIANA IN FAVORE DELL’AZIONE UMANITARIA NEL 201528 Nel 2015 il MAECI-DGCS ha deliberato iniziative umanitarie per un totale di 76,17 milioni di euro29, registrando un impegno di +10,73 milioni di euro rispetto al 2014 (+16,4% delle risorse) e confermando il rinnovato impegno della Cooperazione Italiana nel settore dell’emergenza, che ha portato dal 2012 al 2015 al quadruplicamento dei fondi disponibili per l’aiuto umanitario. La realizzazione di tali interventi è stata possibile grazie allo stanziamento di un totale di 72,96 milioni di euro, di cui il 60,1% grazie ai Decreti Missioni Internazionali30, cui si sono aggiunte le risorse residue del 2014. FIGURA 2.3 Aiuto Umanitario Italia 2010-2015 / Ammontare risorse deliberate 76,17 80 65,44 70 60 Milioni di ¤ I. il canale multilaterale (Capitolo di Bilancio MAECI-DGCS 2180); II. il canale bilaterale e multi-bilaterale (Capitolo 2183); III. interventi di sminamento umanitario (Capitolo 2210). 54,18 50 36,09 40 32,35 30 20 18,82 10 0 2010 2011 Fonte: MAECI-AICS 2016 2012 2013 2014 2015 Come mostra la Figura 2.3, nel biennio 20142015 la spesa umanitaria italiana ha ripreso ad attestarsi su importi consistenti. Rispetto al 2010, anno precedente al triennio negativo 2011-2013, le risorse sono aumentate del 20,37% ne 2014 e del 40,74% nel 2015. FIGURA 2.4 Aiuto Umanitario Italia 2015/ Ripartizione fondi per capitoli di bilancio 4% Nel 2015 l’Italia ha finanziato l’aiuto umanitario principalmente attraverso il canale multilaterale, al quale ha destinato il 58% delle risorse (Capitolo 2180). Al canale bilaterale e multibilaterale (Capitolo 2183) sono invece andati il 38% dei fondi31; l’impegno in sminamento umanitario (Capitolo 2210) ha beneficiato del 4% delle risorse. Multilaterale 58% Bilaterale 38% 38% 58% Sminamento 4% Come mostrano le Figure 2.5 e 2.6, la Cooperazione Italiana opera nel settore umanitario avvalendosi principalmente del canale multilaterale. Solo nel 2010 il canale bilaterale e multi-bilaterale ha disposto in maniera sostanziale di più fondi e nel 2015 su questa linea di budget la Cooperazione Italiana è tornata a disporre della stessa quantità di risorse del 2010 (prezzi correnti). Contestualmente nel 2015 le risorse a disposizione degli interventi Fonte: MAECI-AICS 2016 multilaterali sono raddoppiati rispetto al 2010 ed in percentuale si sta attestando un trend di contribuzione medio sul canale multilaterale del 59,4% (triennio 2013-2015). FIGURA 2.5 Aiuto Umanitario Italia 2010-2015 / Risorse deliberate per canali di intervento 50 45 40 Milioni di ¤ 35 30 25 20 15 10 5 0 2010 2011 Multilaterale ¤ 22.983.210,02 ¤ 19.934.377,43 ¤ 8.374.169,79 Bilaterale ¤ 28.702.814,19 ¤ 13.613.735,00 ¤ 8.485.167,26 ¤ 2.489.000,00 ¤ 2.540.000,00 ¤ 1.964.000,00 Sminamento 2012 2013 ¤ 19.596.925,24 2014 2015 ¤ 38.710.625,00 ¤ 44.509.995,14 ¤ 11.243.510,93 ¤ 24.783.038,00 ¤ 28.962.000,00 ¤ 1.235.544,00 ¤ 1.950.000,00 ¤ 2.701.683,00 Fonte: MAECI-AICS 2016 47 Sebbene a partire dal 2012, anno in cui gli stanziamenti per il settore umanitario hanno registrato il loro picco negativo, le risorse siano progressivamente aumentate per i canali d’intervento multilaterale e bilaterale, è evidente che il canale multilaterale è quello che ha maggiormente beneficiato dell’incremento dei fondi, fattore che consente all’Italia di giocare un ruolo più convincente in qualità di donor e player a livello internazionale. Sul canale bilaterale si registra non solo un aumento delle risorse a disposizione, ma anche l’assenza di finanziamenti a livello multibilaterale, fattore che ha consentito di liberare ulteriori risorse per interventi realizzati nei paesi colpiti da emergenze per mezzo di partenariati più “diretti”, realizzati nel 2015 per lo più tramite le ONG italiane (si veda il Paragrafo 2.2.5), che hanno ricevuto finanziamenti per 24 milioni, pari a circa l’83% dei fondi del bilaterale. Infine, nel 2015 l’impegno in sminamento umanitario, veicolato tramite organizzazioni internazionali, è tornato quantitativamente a livelli superiori alla media del periodo 2010-2014. FIGURA 2.6 Aiuto Umanitario Italia 2010-2015 / Percentuale risorse deliberate per capitoli di bilancio 70% Percentuale su risorse totali deliberate 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0 Multilaterale Bilaterale Sminamento Fonte: MAECI-AICS 2016 48 2010 2011 2012 2013 2014 2015 42,40% 55,30% 44,50% 61,20% 59% 58% 53% 37,70% 45,10% 35% 38% 38% 4,60% 7% 10,40% 3,80% 3% 4% 2.2.4 IN QUALI PAESI È ARRIVATO L’AIUTO UMANITARIO DELLA COOPERAZIONE ITALIANA NEL 2015?32 Nel 2015, nel settore umanitario, la Cooperazione Italiana ha avviato iniziative specifiche in oltre 34 paesi per un totale di 67,76 milioni di euro, ripartiti per area geografica così come mostra la Figura 2.7.33 FIGURA 2.7 Aiuto Umanitario Italia 2015 / Risorse per area geografica 1% 45% 46% 6% 2% Africa Sub Sahariana Mediterraneo e Medio Oriente America Centrale e Meridonale Europa Asia e Oceania Fonte: MAECI-AICS 2016 Nel 2015 gli interventi si sono concentrati in maniera quasi equilibrata in Africa Subsahariana (46%) e nell’area Mediterraneo e Medio Oriente (45%). Quote residuali di risorse sono state destinate a Asia (6%), America Centrale e Meridionale (2%) ed Europa (1%). Nel corso dell’anno si sono avute 4 crisi umanitarie (Iraq e Siria, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e Yemen) classificate al livello massimo (L3) dalle Nazioni Unite ed il protrarsi dell’emergenza Ebola, classificata anch’essa al massimo livello da alcune organizzazioni internazionali. Le crisi siriana ed irachena hanno convogliato il 30,7% dei fondi della Cooperazione Italiana con iniziative in Siria, Iraq, Giordania e Libano a sostegno di sfollati e rifugiati vittime dei perduranti conflitti. Rispetto al 2014 le risorse destinate alle due crisi complessivamente si sono contratte di circa 2 milioni di euro, tuttavia mentre i fondi per l’Iraq sono passati da 3,7 a 6,42 milioni di euro, per la crisi siriana il totale dei fondi destinati a Siria, Giordania e Libano è passata da 21 milioni a 14,4 milioni di euro. Il Sud Sudan ha ricevuto risorse per azioni umanitarie di carattere prevalentemente sociosanitario a vantaggio di sfollati e rifugiati; inoltre, l’Italia ha contribuito al Fondo Fiduciario della Nazioni Unite Common Humanitarian Fund.34 Complessivamente in Sud Sudan sono giunti l’8,9% del totale delle erogazioni (pari a 5,95 milioni di euro). Nel 2015 sono state dedicate alla crisi in Sud Sudan 2,7 milioni di euro in più rispetto al 2014. La Repubblica Centrafricana ha visto il finanziamento di iniziative di carattere sociosanitario ed agricolo, nonché lo stanziamento di un contributo ad hoc per il Fondo Fiduciario Europeo Bekou35. L’impegno umanitario in questo paese è passato da 1 milione di euro erogati nel 2014 ai 3,7 milioni del 2015. Complessivamente in Repubblica Centrafricana è convogliato quasi il 5,5% delle risorse finanziarie del 2015. Nello Yemen, dove nel 2015 lo scoppio della guerra civile ha riacutizzato i termini dell’emergenza umanitaria latente dal 2011, sono state sostenute azioni di assistenza sanitaria di base e distribuzione di beni essenziali promosse dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CIRC) per un totale di 1,5 milioni di euro. Nessun intervento era stato finanziato in questo paese nel 2014. Importante è stato l’impegno italiano in risposta all’emergenza sanitaria Ebola in Sierra Leone (5,9% delle risorse, ovvero 4 milioni di euro), in continuità con quanto realizzato nel 2014 quando a questa crisi, allora prioritaria, erano stati destinati oltre 7 milioni di euro. Altri paesi ed aree geografiche rilevanti per l’azione umanitaria italiana sono stati il Corno d’Africa e l’area saheliana. Nel Corno d’Africa, la Cooperazione Italiana è stata fortemente impegnata in Somalia, paese che ha catalizzato quasi l’8% del totale dei finanziamenti (5,4 milioni di euro) per azioni tese a sostenere l’operato delle Agenzie delle Nazioni Unite, della IOM e della Croce Rossa Internazionale, impegnate in interventi di assistenza e protezione a migranti, rifugiati 49 e sfollati, compresa la fornitura di medicinali e l’assistenza ai disabili. In Somalia, le risorse impegnate sono più che triplicate rispetto al 2014. Nel 2015 l’Italia è tornata a sostenere in maniera più consistente anche l’Etiopia, dove è stata finanziata una specifica azione di supporto a migrati, rifugiati e sfollati tesa a contrastare l’immigrazione clandestina (4,3% delle risorse totali pari a 2,9 milioni di euro). I paesi del Sahel hanno ricevuto un sostegno pari al 7,2% delle risorse per l’assistenza umanitaria (4,8 milioni di euro), per iniziative di carattere regionale tese a contrastare le principali cause dell’immigrazione irregolare, con interventi specifici in Mali e un contributo per il Burkina Faso sulla sicurezza alimentare e l’assistenza di base.36 Rispetto al 2014 si sono assistiti i paesi del Sahel con 1,5 milioni di euro in più. Nel 2014 i finanziamenti avevano raggiunto Mali e Niger. al 2014. In Palestina si è intervenuti nella protezione a sfollati e rifugiati, con azioni nei settori igiene e sanità, sicurezza alimentare e sminamento. La sensibile crescita dei finanziamenti nel 2015 è da ricondurre alle spese di assistenza umanitaria e di ricostruzione rese necessarie dopo l’operazione militare “Margine Protettivo" condotta da Israele a Gaza del luglio 2014, che ha causato oltre 2.000 morti e diffuse distruzioni nella Striscia. I finanziamenti in questione sono stati annunciati dall’Italia alla Conferenza per la ricostruzione di Gaza tenutasi al Cairo il 12 ottobre 2014. Riguardo le crisi dimenticate, la Cooperazione Italiana ha quasi raddoppiato il suo impegno rispetto al 2014 – quando ci si era attivati in supporto di Algeria, Sudan, Pakistan e Colombia per un totale di 3,5 milioni di euro – destinando il 9,93% dei finanziamenti con interventi in Algeria, Camerun, Colombia, Myanmar, Pakistan, Sudan, Yemen, pari a 6,72 milioni di euro38. Un particolare aiuto è stato profuso per iniziative in favore di rifugiati e gruppi vulnerabili in Sudan, vittime del conflitto in Yemen (come già segnalato), e rifugiati Saharawi in Algeria. In Nel 2015 è stata rinnovata l’assistenza alla Palestina, che risulta essere il paese maggiormente finanziato con un totale di 7,28 milioni di euro in programmi e progetti ed un incremento di 1,88 milioni di euro rispetto FIGURA 2.8 Aiuto Umanitario Italia 2015 / Paesi che hanno ricevuto finanziamenti superiori al milione di euro 8 7 6 Milioni di ¤ 5 4 3 2 1 Fonte: MAECI-AICS 2016 50 Nepal Algeria Mali Yemen Afghanistan Etiopia Sudan Sahel Libano Repubbilca Centrafricana Sierra Leone Giordania Somalia Sud Sudan Iraq Siria Palestina 0 particolare in Sudan si è avuto un incremento rilevante di quasi il 50% in più rispetto al 2014, considerato che i finanziamenti sono passati da 2 a 2,9 milioni di euro. Per gli interventi di contrasto alle crisi dimenticate si è preferito agire attraverso il canale multilaterale.39 maggiori risorse. In Asia vi è stato un incremento di un +39%, in America Centrale e Meridionale le risorse sono quasi triplicate (passando da circa 450 mila euro a oltre 1,3 milioni di euro) ed in Europa sono più che raddoppiante (passando da 350 a 840 mila euro). Infine, nel 2015 la Cooperazione Italiana ha dato il suo sostegno per alcune crisi in: Asia, dove i finanziamenti più cospicui hanno riguardato il sostegno alla popolazione vulnerabile in Afghanistan (1,25 milioni di euro) e la risposta al terremoto in Nepal (1,1 milioni di euro tramite FAO, IFCRS, IOM); in America Centrale Meridionale, con due interventi principali in Perù (per la fornitura di derrate alimentari alle popolazioni vulnerabile) e ad Haiti (per contrastare l’epidemia di colera); Europa, dove si è contribuito sul canale multilaterale all’emergenza profughi in Macedonia e Serbia, alla distribuzione di beni di prima necessità in Ucraina e ad attività collegate allo sminamento in Bosnia. Rispetto al 2014, sebbene in percentuale i fondi ricevuti siano nettamente inferiori alle aree Africa Subsahariana e Mediterraneo e Medio Oriente, le suddette aree geografiche hanno ricevuto Sulla scorta dei dati sopracitati, la Figura 2.8 riporta i 17 paesi che hanno ricevuto finanziamenti superiori al milione di euro. Per ricapitolare, come mostra la Figura 2.9, in valori assoluti, nel 2015 la Cooperazione Italiana ha avviato progetti in specifiche aree geografiche per un ammontare totale (67,76 milioni di euro) superiore di 12,63 milioni a quello del 2014 (55,13 milioni di euro). Nell’area Mediterraneo e Medio Oriente essa ha mantenuto alto il suo impegno, con una differenza di risorse nette di -1,5 milioni di euro rispetto al 2014. Invece, rispetto all’anno precedente, in Africa Sub-Sahariana si è registrato un +60% di risorse (pari a 11,68 milioni di euro), veicolate per mezzo di interventi geografici, implementati per lo più in Sahel e nel Corno d’Africa. FIGURA 2.9 Aiuto Umanitario Italia 2014-2015 / Risorse totali per area geografica Africa Sub Sahariana America Centrale e Meridonale Asia e Oceania Mediterraneo e Medio Oriente Europa 32,33 19,19 0,45 2,8 0,35 2014 30,87 30,8 1,34 3,9 0,84 2015 Fonte: MAECI-AICS 2016 51 Infine, in termini percentuali, la Figura 2.10 riflette la situazione di equilibrio nella ripartizione delle risorse tra Mediterraneo e Medio Oriente ed Africa Sub-sahariana rispetto al 2014, nonché l’incremento delle risorse per Asia e America Centrale e Meridionale. In termini percentuali, nonostante un incremento netto dei finanziamenti, nulla cambia in relazione alla risposta alle emergenze in Europa. 2.2.5 ATTRAVERSO QUALI ATTORI È STATO VEICOLATO L’AIUTO UMANITARIO DELLA COOPERAZIONE ITALIANA NEL 2015?40 Nel 2015 l’Italia ha sostenuto 17 organizzazioni internazionali impegnate nelle emergenze umanitarie per un totale di circa 47 milioni di euro, un importo superiore allo scorso anno, FIGURA 2.10 Aiuto Umanitario Italia 2014-2015 / Ripartizione in percentuale delle risorse per area geografica 70% 2015 2014 59% 60% 50% 45% 46% 40% 35% 30% 20% 10% 6% 2% 1% 1% 1% 0 Africa Sub sahariana Fonte: MAECI-AICS 2016 52 5% America Centrale e Meridionale Asia e Oceania Mediterraneo e Medio Oriente Europa quando per il tramite delle organizzazioni internazionali la Cooperazione Italiana aveva veicolato 42,6 milioni di euro. Nel computo di queste risorse sono da considerare anche i seguenti contributi: i) 1 milione di euro allo United Nations Central Emergency Response Fund (CERF)41 gestito da UNOCHA, a sostegno delle attività di risposta rapida coordinate dal Fondo in caso di crisi umanitaria; ii) 2 milioni di euro alla World Bank (WB), quale contributo al Global Facility for Disaster Reduction and Recovery (GFDRR)42; iii) 330 mila euro per azioni correlate allo sminamento umanitario a supporto degli impegni internazionali derivanti della Convenzione di Ottawa sulle mine antipersona e dalla Convenzione di Oslo sulle munizioni a grappolo, compreso il sostegno alla Campagna Italiana contro le mine43. Complessivamente alle organizzazioni internazionali sono stati destinati quasi il 62% delle risorse complessivamente deliberate. 44 Nel 2015, l’Italia ha sostenuto principalmente il Comitato della Croce Rossa Internazionale (ICRC) con 8,6 milioni di euro, raddoppiando le risorse rispetto al 2014. A seguire, con stanziamenti superiori ai 5 milioni di euro, vi sono: WFP (6 milioni), UNHCR (5,5 milioni) e UNICEF (5,4). In continuità con il passato e nonostante una flessione dei fondi per il WFP, i contributi stanziati a WFP e Deposito Umanitario di Brindisi (UNHRD), gestito dal WFP, mantengono un alto livello di contribuzione, con un totale di 10 milioni di euro. Tale cifra eguaglia quella del sistema internazionale della Croce Rossa, ICRC e IFRC (10,3 milioni di euro). Complessivamente, il sostegno dato a sistema internazionale della Croce Rossa e WFP-UNHRD è pari a 43,2% degli stanziamenti totali alle organizzazioni internazionali. FIGURA 2.11 Aiuto Umanitario Italia 2015 / Ripartizione per organizzazioni internazionali 10 8,6 9 8 7 4,43 5 4 4 3 3 2 1 FAO 0,18 1 CERF 0,07 1 EU 1,5 2 1 UNHCR Milioni di ¤ 6 5,5 UNICEF 6 5,43 1,7 1,1 0,5 ICRC WFP UNRWA UNHRD IOM WB IFRC WHO UNMAS UNDP GICHD OSA 0 Fonte: MAECI-AICS 2016 53 Rispetto al 2014 si osservano poi i seguenti elementi. I finanziamenti alle organizzazioni internazionali sono cresciuti di 5,1 milioni di euro (+11,65%). Come già indicato, la Cooperazione Italiana ha raddoppiato i fondi per l’ICRC, nonché per UNRWA. In relazione ad UNRWA, incrociando tale dato con l’aumento dei finanziamenti umanitari alla Palestina (Paragrafo 2.2.4), si precisa che 3,4 milioni di euro sono stati utilizzati per iniziative in Palestina, ed 1 milione di euro per un intervento in Siria. IFCR e WFP, nonostante quanto già osservato, hanno riportato un taglio dei finanziamenti rispettivamente del 24,4% e del 23,1%. Altra organizzazione che ha avuto una contrazione delle risorse è stata l’UNICEF (-20%). IOM e WHO hanno invece registrato un incremento delle risorse, rispettivamente un +20% e un +50%. Infine, nel 2015 l’Italia ha nuovamente finanziato UNDP, non ha veicolato risorse aggiuntive a UNOCHA, oltre al finanziamento destinato al CERF, e non ha finanziato UNWOMEN. La Figura 2.13 mostra quanti fondi per azioni di assistenza umanitaria siano stati utilizzati per il tramite delle organizzazioni internazionali nel periodo 2010-2015. Tali risorse hanno rappresentato quote di finanziamento complessivo del settore umanitario compreso tra il 55% ed il 74% (si veda la Figura 2.14). FIGURA 2.13 Aiuto Umanitario Italia 2010-2015 / Stanziamenti organizzazioni internazionali 50 47 45 42,9 40 35 FIGURA 2.12 Aiuto Umanitario Italia 2014-2015 / Ripartizione per organizzazioni internazionali Fonte: MAECI-AICS 2016 54 20 15 10,67 10 5 2015 0 2014 8,60 6,00 5,50 5,43 4,43 3,99 3,00 2,00 1,70 1,50 1,10 1,00 1,00 1,00 0,50 0,18 0,07 47 2013 4,42 7,80 5,70 6,85 2,00 3,99 2,50 2,00 2,25 1,00 1,48 1,10 1,10 0,50 0,15 0,06 42,9 22,33 2012 ICRC WFP UNHCR UNICEF UNRWA UNHRD IOM WB IFRC WHO UNMAS FAO CERF EU UNOCHA UNWOMEN UNDP GICHD OSA TOT 25 2011 Risorse in milioni di euro 26,63 2010 2015 Milioni di ¤ 2014 29,54 30 Fonte: MAECI-AICS 2016 Nel 2015 il canale bilaterale e multi-bilaterale (Cap. 2183) ha avuto una disponibilità di risorse di 28,96 milioni di euro, cifra record dopo il 2010 (si veda il Paragrafo 2.2.3, Figura 2.5). 4,69 milioni di euro sono stati gestiti direttamente dal MAECI-DGCS, tramite attività realizzate dalle Unità Tecniche Locali, e circa 24 milioni di euro in collaborazione con le ONG. Come già segnalato in precedenza, nel 2015 la Cooperazione Italiana ha scelto di non operare a livello multi-bilaterale ed ha potenziato il partenariato con le ONG. In termini percentuali questa collaborazione si traduce con l’allocazione alle ONG dell’83% delle risorse sul canale bilaterale e del 32% delle risorse totali deliberate per l’aiuto umanitario. Rispetto al 2014 le ONG hanno ricevuto circa 6 milioni di euro in più di fondi (+33,3%) e nel periodo 2010-2015 hanno raggiunto il picco massimo di risorse gestite. In termini di risorse ricevute, l’azione delle ONG si è concentrata in maniera pressoché simile nelle aree Mediterraneo e Medio Oriente (Giordania, Iraq, Libano, Palestina, Siria) e in Africa Sub-sahariana (Etiopia, Mali, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Paesi del Sahel); tale ripartizione rispecchia la più generale distribuzione geografica approfondita nel precedente Paragrafo 2.2.4. Organizzazioni internazionali e ONG risultano essere i principali attori attraverso i quali la Cooperazione Italiana opera nel settore umanitario. Si ritiene interessate proporre a conclusione di questo paragrafo un confronto in termini percentuali tra risorse veicolate per mezzo delle organizzazioni internazionali e delle ONG. Le organizzazioni internazionali risultano essere la via principale attraverso la quale l’Italia esplica la sua azione umanitaria e tale dato risulta essere in linea con la scelta “storica” di prediligere il canale multilaterale. Tuttavia, si può notare nel triennio 2013-2015 un progressivo ridimensionamento nell’avvalersi delle organizzazioni internazionali a vantaggio dell’impiego delle ONG. Senza dubbio l’incremento generale delle risorse a disposizione del settore umanitario (Paragrafo 2.2.3) consente un opportuno coinvolgimento degli operatori in campo ed una valorizzazione del Sistema Italiano di Risposta alle Emergenze anche sul canale bilaterale. FIGURA 2.14 Aiuto Umanitario Italia 2010-2015 / Fondi deliberati progetti ONG FIGURA 2.15 Aiuto Umanitario Italia 2010-2015 / Percentuale stanziamenti organizzazioni internazionali e ONG 30 80% 24 25 55% 74% 57% 69% 66% 62% 70% 60% Milioni di ¤ 20 18 50% 15,95 40% 15 32% 28% 30% 29% 10 21% 20% 17% 5,5 5 3 10% 4 8% Fonte: MAECI-AICS 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010 Organizzazioni Internazionali 2015 2014 2013 2012 0 2011 2010 0% ONG Fonte: MAECI-AICS 2016 55 All’incremento delle risorse destinate alle ONG sul canale bilaterale registrato nel 2015, si aggiunge anche un rinnovamento sulle possibilità progettuali e le procedure di presentazione degli interventi da parte dei soggetti non profit operato nel 2016. Infatti, facendo seguito ai primi provvedimenti operativi emanati a inizio anno con l’avvio delle attività dell’AICS, in data 1° agosto 2016 sono state pubblicate le nuove “Condizioni e modalità per l’affidamento di progetti di aiuto umanitario sul canale bilaterale a soggetti non profit (art. 19 del D.M. 113/2015 “Statuto dell’agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo”): primissima emergenza, emergenza ed interventi integrati di emergenza e sviluppo (LRRD - Linking Relief, Rehabilitation and Development)”. Il documento è corredato dalla modulistica necessaria per la presentazione di una proposta progettuale.46 Le nuove procedure presentano le seguenti caratteristiche innovative rispetto al passato: I. sistematizzano le tipologie progettuali e le modalità di presentazione e valutazione; II. introducono gli interventi di primissima emergenza; III. rafforzano la cºllaborazione con i soggetti non profit anche nella primissima emergenza, come peraltro raccomandato in sede di Peer Review OECD-DAC 201447; IV. promuovono il coinvolgimento degli attori locali in linea con quanto stabilito dal World Humanitarian Summit (infra); V. pongono un particolare accento sugli interventi di LRRD. In relazione ai programmi di aiuto umanitario si prevedono quindi le seguenti tipologie. • • • 56 Interventi di primissima emergenza, della durata massima di 4 mesi, affidati sia dalle Sedi estere sia dalla Sede centrale dell’AICS sulla base di procedure semplificate di presentazione e valutazione. Interventi di emergenza di durata non superiore a 10 mesi e per i quali l’importo del finanziamento AICS non può essere superiore a 650 mila euro e in caso di progetto congiunto a 1 milione di euro. Progetti di LRRD, che possono essere anche affidati dalle Sedi estere dell’AICS mediate avvisi pubblici, possono avere durata annuale, biennale e triennale. I progetti di durata annuale non possono avere un importo superiore a 650 mila euro ed in caso di progetto congiunto ad 1 milione di euro. I progetti di durata biennale non possono avere un importo superiore a 1,2 milioni di euro e in caso di progetto congiunto a 1,8 milioni; i progetti di durata triennale non possono avere un importo superiore a 1,7 milioni euro e, in caso di progetto congiunto, a 2,5 milioni. Circa l’avvio dei programmi di emergenza, ivi inclusi quelli di primissima emergenza, essi sono deliberati dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, o del Vice Ministro con delega per la Cooperazione allo Sviluppo ai sensi dell’art. 11, c. 3, della L. 125/2014, su proposta della DGCS (art. 20, L. 125/2014). A seguito della suddetta delibera l’AICS predispone una proposta di finanziamento e un provvedimento di spesa per il trasferimento dei fondi presso una propria Sede estera o, in mancanza di questa, presso una Rappresentanza diplomatica delegata alla gestione dei fondi dell’AICS. Nel caso di interventi di primissima emergenza tali fondi possono essere gestiti direttamente dalla stessa Agenzia. I programmi di LRRD sono deliberati dal Comitato Congiunto su proposta dell’AICS, ferma restando l’autonomia decisionale di spesa del Direttore dell’AICS entro un limite massimo di 2 milioni di euro (art. 17, c. 6, L. 125/2014). A seguito della delibera, l’AICS predispone un provvedimento di spesa per il trasferimento dei fondi presso una propria Sede estera o, in mancanza di questa, presso una Rappresentanza diplomatica delegata alla gestione dei fondi dell’AICS. La selezione dei progetti degli organismi non profit da finanziare nell’ambito del programma di aiuto umanitario viene effettuata presso le Sedi estere dell’AICS competenti o le Rappresentanze diplomatiche delegate attraverso un avviso reso pubblico sul sito web dell’AICS, nonché sul sito web della Sede estera stessa. Infine, riguardo la partecipazione alle procedure di selezione delle proposte progettuali, sono ammessi: i) i soggetti senza finalità di lucro con comprovata esperienza negli interventi di emergenza umanitaria, iscritti all’elenco di cui all’art. 26, c. 3, L. 125/2014; ii) i soggetti non profit privi di sede operativa in Italia (soggetti non profit locali e/o internazionali) che abbiano un accordo di partenariato di carattere generale e duraturo con uno dei soggetti iscritti al sopracitato elenco. 2.2.6 GLI IMPEGNI INTRAPRESI DALLA COOPERAZIONE ITALIANA NEL SETTORE UMANITARIO NEL 2015 E NEL 2016 Nel 2015 la Cooperazione Italiana si è impegnata attivamente nel nuovo EU Emergency Trust Fund for Africa, un fondo fiduciario d’emergenza dell’Unione Europea per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa. Il Trust Fund – lanciato in occasione del Vertice Euro-Africano tenutosi a La Valletta nel novembre 2015 – intende promuovere la stabilità nei paesi interessati affrontando le cause profonde della destabilizzazione, dei trasferimenti forzati e della migrazione irregolare e promuovendo le prospettive economiche e le pari opportunità, la sicurezza e lo sviluppo. In particolare il Fondo è rivolto ai seguenti paesi partner, così divisi per area geografica: • • • per la regione del Sahel e l’area del Lago Ciad: Burkina Faso, Camerun, Ciad, Gambia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria e Senegal; per il Corno d’Africa: Gibuti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Tanzania e Uganda; per l’Africa del nord: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. Il Fondo ha una dotazione complessiva di 1,8 miliardi di euro, a valere sul bilancio dell’UE e del Fondo europeo di sviluppo (FES), cui si aggiungono circa 81,3 milioni di euro quali contributi degli Stati membri e di altri donatori. L’Italia sostiene l’iniziativa con un contributo di 10 milioni di euro dal bilancio della cooperazione allo sviluppo e risulta essere il 2° contributore insieme al Belgio, dopo l’Olanda.48 Come già accennato nel Paragrafo 2.1., nel quadro delle iniziative promosse dal EU Emergency Trust Fund for Africa, la Commissione Europea ha delegato l’Italia per la gestione di uno dei primissimi progetti, per un valore di 20 milioni di euro. Il progetto “Stemming irregular migration in Northern and Central Ethiopia” (SINCE) ha una durata di 48 mesi e si propone di migliorare le condizioni di vita di comunità locali, migranti in transito e rifugiati dai paesi limitrofi, assicurando al contempo un ambiente più favorevole al ritorno e soprattutto alla reintegrazione di coloro che sono partiti. In particolare, il progetto intende promuovere condizioni favorevoli per lo sviluppo socio-economico e l’occupazione in quattro regioni dell’Etiopia, dove è alta l’incidenza del fenomeno migratorio. Giovani e donne sono i beneficiari principali dell’iniziativa, che prevede attività di formazione professionale, sostegno alla creazione di micro e piccole imprese e all'imprenditoria femminile anche attraverso l’accesso al microcredito.49 Nel maggio 2016 l’Italia ha partecipato al World Humanitarian Summit svoltosi ad Istanbul50. In quella sede il nostro paese ha preso una serie di impegni molto specifici che incidono su obiettivi, risorse e modalità operative del Sistema Italiano di Risposta alle Emergenze, compreso il settore della cooperazione civile e militare. Tali impegni riguardano tutti i temi affrontati nel corso del Summit: i. Leadership politica per prevenire e porre fine ai conflitti; ii. Difesa delle norme a salvaguardia dell’umanità; iii. Leave no one behind; iv. Donne e ragazze: concentrare l’azione per raggiungere l’uguaglianza di genere; v. Disastri naturali e cambiamento climatico; vi. Cambiare la vita delle persone: dalla distribuzione degli aiuti alla fine delle emergenze; vii. Finanziamento: investire nell’umanità; viii. Rendere l’azione umanitaria inclusiva per le persone con disabilità.51 In relazione a questo ultimo tema, si segnala la pubblicazione da parte della Cooperazione Italiana del Vademecum Aiuti Umanitari e Disabilità (novembre 2015).52 Questo rinnovato engagement dell’Italia pone innanzitutto l’accento su un bilancio ed una adeguata revisione delle Linee Guida per l’aiuto umanitario 2012-201553, nonché su un miglioramento dell’aiuto umanitario in termini di quantità delle risorse finanziarie a disposizione e programmazione delle risorse a disposizione, aspetti – questi ultimi – già oggetto di raccomandazione in sede di Peer Review OECDDAC 201454. Nel 2016 le risorse a disposizione della Cooperazione Italiana sono ulteriormente cresciute e sono stimate intorno ai 96 milioni di euro55, con un incremento di circa 20 milioni di euro pari al 26% delle risorse deliberate nel 2015. La scelta di riallineare la contribuzione APS/ RNL, come indicato nel Documento di Economia e Finanza 201656, dovrebbe poter mettere a disposizione del settore umanitario maggiori fondi, contribuendo così a più ampi margini di operatività ed incisività per la Cooperazione Italiana ed i suoi principali attori. Gli stanziamenti aggiuntivi in favore della Cooperazione allo Sviluppo stabiliti dalla Legge di Stabilità 2016, segnalano l’intento effettivo di rafforzare l’azione dell’Italia nell’ambito della cooperazione internazionale per lo sviluppo.57 57 2.3 L’impegno in assistenza umanitaria delle ONG italiane: il contributo dei privati In parallelo con l’analisi di carattere internazionale condotta nel Capitolo 1, anche per il contesto italiano si è scelto di confrontare l’aiuto umanitario pubblico con l’aiuto umanitario privato, che grazie all’operato delle ONG traduce i fondi raccolti presso cittadini ed aziende in progetti e programmi di assistenza a vittime di conflitti e calamità naturale. ONG che hanno fornito al Network i dati inerenti i loro bilanci, che saranno di seguito discussi, in comparazione con i dati a disposizione relativi agli anni precedenti.58 Dal 2008 da AGIRE una ricerca quantitativa sui bilanci di un gruppo rilevante di organizzazioni con mandato umanitario. Nel 2015 sono 17 le Nel 2015 le ONG hanno raccolto presso donatori pubblici e privati circa 556,96 milioni di euro. Il 58% dei fondi a disposizione delle organizzazioni proviene da fondi privati (privati, 5x1000, aziende e fondazioni), il 32% da contributi di organizzazioni internazionali (UE compresa) e solo il 6% da istituzioni pubbliche italiane. FIGURA 2.16 Provenienza fondi pubblici e privati ONG raccolti nel 2015 FIGURA 2.17 Andamento percentuale fondi raccolti da privati dalle ONG nel periodo 2010-2015 66% 4% 64% 32% 44% 63,56% 60,18% 62% 60,04% 60% 58,00% 57,72% 58% 6% 54,95% 8% 6% 56% 54% Privati Il 5x1000 Aziende e Fondazioni Fonte: AGIRE 2016 58 Pubblici Italiani Organizzazioni Internazionali (con UE) Altro 52% 50% 2010 Fonte: AGIRE 2016 2011 2012 2013 2014 2015 Nel periodo 2010-2015 i fondi raccolti da privati hanno rappresentato il principale introito per le ONG. In media tali fondi hanno costituito il 59% delle risorse complessive a loro disposizione. FIGURA 2.19 Aiuto Umanitario 2010-2015 / Spesa ONG da donazioni private e spesa MAECI 100 Nel 2015 le ONG hanno quindi avuto a disposizione circa 323 milioni di euro grazie a donazioni private. Tale cifra ha consentito loro di finanziare progetti per circa 257,9 milioni di euro, destinando a interventi di assistenza umanitaria 88,36 milioni di euro (34,26% del finanziato) e ad azioni di cooperazione allo sviluppo circa 169,55 milioni di euro (65,74%). 75,75 64,34 61,30 88,36 80 65,44 70 60 76,17 54,18 50 36,06 40 32,34 30 18,82 20 FIGURA 2.18 Aiuto Umanitario ONG 2010-2015 / Fondi spesi da donazioni private 63,23 90 Milioni di ¤ La media delle risorse spese in emergenza rispetto all’ammontare totale delle risorse raccolte da privati investite in progetti si mantiene costante nel quadriennio 2012-2015 (30-35%). 78,69 10 0 2010 100 2011 2012 2013 2014 2015 88,36 90 Spesa Umanitaria delle ONG italiane da donazioni private 78,69 75,75 80 70 64,34 63,23 Spesa Umanitaria MAECI Fonte: Rielaborazione su dati MAECI-AICS 2016 ed AGIRE 2016 61,3 Milioni di ¤ 60 50 40 30 20 10 0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Fonte: AGIRE 2016 Un’ultima riflessione riguarda, infine, il confronto tra le donazioni private spese dalle ONG Italiane e le risorse investite dal MAECI. La Figura 2.19 mostra, che con l’eccezione del 2014, i fondi da donazioni private raccolti dalle ONG italiane e impegnati in azioni di assistenza umanitaria sono stati negli ultimi anni nettamente superiori a quelli messi a disposizione dal MAECI. Se nel 2014 per la prima volta i finanziamenti del MAECI sono stati superiori a quelli delle ONG, nel 2015 il divario tra risorse private investite dalle ONG e fondi pubblici ad hoc per l’assistenza umanitaria si è ampiamente ridotto rispetto al passato. Questo dato risulta senza dubbio positivo e deve essere letto in correlazione con l’impegno dell’Italia a innalzare i livelli di finanziamento del proprio APS59, di cui i maggiori stanziamenti in favore dell’aiuto umanitario si sono registrati a partire dal 2014. Lo stesso dato conferma che nel 2015 la solidarietà del settore privato italiano, sensibilizzato in occasione delle varie emergenze dal mondo delle ONG, costituisce un caposaldo del sistema italiano della risposta alle emergenze. 59 eH um an ita ria Cor Umanità 8 I reclami sono bene accetti e affrontati. n ipendenza Ind tralità e Cor Humanitarian Stan d a r d e or Neu m Hu St a 5 La risposta umanitaria si basa sulla comunicazione, la partecipazione e un meccanismo di riscontro continuo (feedback). H u m ani t a r ian 6 La risposta umanitaria è coordinata e complementare. Core 4 7 Gli attori umanitari sono in continuo apprendimento e miglioramento La risposta umanitaria rafforza le capacità delle comunità locali ed evita effetti negativi. Comunità e persone colpite dalle crisi 3 Il personale è supportato per lavorare in maniera efficace ed è trattato in modo equo. ita an d dar an St La risposta umanitaria è efficace e tempestiva. arzialità tandard S n ria 2 n ia I fondi sono amministrati e utilizzati in maniera responsabile e trasparente per raggiungere gli obiettivi prefissati r ita La risposta umanitaria è adeguata e rilevante. Imp C 60 1 9 Hu m an rd da n Co re d ar d an St QUALITÀ DEGLI AIUTI: I CORE HUMANITARIAN STANDARD E LA VALUTAZIONE DEI PROGETTI IN NEPAL Il semplice “portare aiuti” non è garanzia di effetti positivi. Esistono dei criteri per farlo al meglio, rispettando al massimo la dignità di chi riceve, ascoltando le voci del territorio, coinvolgendo le comunità locali, valutando nel migliore dei modi le necessità di tutti e di ciascuno, operando con trasparenza non solo nei confronti dei donatori ma soprattutto dei beneficiari. Questi sono alcuni dei principi contenuti nei Core Humanitarian Standards (CHS) 60, in base ai quali oggi è possibile valutare se l’impatto di un progetto in un determinato territorio sia stato davvero positivo. I CHS sono una serie di criteri che le organizzazioni e gli individui coinvolti nella risposta umanitaria possono utilizzare per migliorare la qualità e l'efficacia dell'assistenza che forniscono, facilitando una maggiore accountability verso le comunità e le persone colpite dalla crisi. I CHS descrivono gli elementi essenziali di un'azione umanitaria di qualità. Le organizzazioni umanitarie possono usarli come codice volontario a cui allineare le proprie procedure interne e come base per i processi di monitoraggio e valutazione. I CHS sono stati finalizzati nel momento in cui AGIRE avviava il proprio processo di valutazione dei programmi di risposta al terremoto in Nepal, seguendo un framework consolidato negli anni. Vista la rilevanza, AGIRE ha deciso in itinere di integrare anche i CHS nel processo di valutazione. Tra ottobre e dicembre 2015, un valutatore indipendente ha incontrato in Nepal centinaia di persone nei distretti più colpiti dal terremoto e decine di operatori umanitari delle organizzazioni del network. Ne è nato un rapporto che disegna i punti di forza e di debolezza dei progetti realizzati, partendo dalle voci dei destinatari degli aiuti: i Nepalesi. Il rapporto61 è impostato sui 9 principi fondamentali dei CHS, che comprendono e riuniscono tutti i criteri e le preoccupazioni per realizzare al meglio gli interventi umanitari, e sottolineano gli impegni degli attori umanitari verso una risposta rispettosa della dignità di tutti i soggetti coinvolti, che è anche l’obiettivo del quadro di monitoraggio e valutazione di AGIRE. L’utilizzo dei Core Humanitarian Standards nel percorso di valutazione dei progetti in Nepal non solo ha fornito una cornice di analisi forte e concisa, ma è anche stato l’occasione per: • verificare la rilevanza degli standards e riflettere con le organizzazioni coinvolte sulla loro applicabilità • promuovere gli standards tra i fruitori e i destinatari della valutazione; • innalzare ulteriormente i livelli di qualità dei futuri interventi, segnalando le principali sfide e le opportunità rilevanti per la rete AGIRE62; • descrivere e condividere le possibilità di apprendimento generate attraverso i programmi di risposta finanziati da AGIRE; • sottolineare l’accountability verso le comunità colpite e ricordare che gli standard umanitari principali sono necessari soprattutto per garantire che vengano rispettati gli impegni presi nei confronti delle persone che compongono le comunità colpite (per questo la valutazione di AGIRE è stata condotta usando la loro voce e privilegiando lo strumento video). 61 NOTE 1. Gli importi monetarie inseriti nel presente paragrafo sono espressi ai prezzi costanti 2014. 2. Dati OECD-DAC 2016: http:// www2.compareyourcountry.org/ oda?cr=20001&cr1=oecd&lg=en&page=1#; http://stats.oecd.org/viewhtml. aspx?datasetcode=TABLE1&lang=en (ultimo accesso 12.09.2016). 3. Dati OECD-DAC 2016: http:// www2.compareyourcountry.org/ oda?cr=20001&cr1=oecd&lg=en&page=1# (ultimo accesso 12.09.2016). Dati Development Initiatives su dati OECD-DAC 2016: http://devinit.org/#!/ post/donors-gave-a-record-amount-of-aid-forhosting-refugees-in-2015-while-also-increasingspending-elsewhere (ultimo accesso 12.09.2016). 4. Art. 30, Legge 11 agosto 2014 , n. 125 Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. 5. Nel 2015 il Governo Italiano aveva così definito il profilo di spesa per la cooperazione internazionale relativa al triennio 2016-2018: 0,18% nel 2016, 0,21% nel 2017 e 0,24% nel 2018. Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze, Nuovo Documento di Economia e Finanza 2015. Programma di Stabilità dell’Italia, Deliberato dal Consiglio dei Ministri il 10 Aprile 2015, p. 109. 6. Ministero dell’Economia e delle Finanze, Documento di Economia e Finanza 2016 – Sezione I Programma di Stabilità per l’Italia, Deliberato dal Consiglio dei Ministri l’8 Aprile 2016, p. 116. 7. Le statistiche sull’Italia ricomprendono i fondi di competenza del Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, le quote di spesa umanitaria derivanti dai trasferimenti italiani all’UE e ad altri organismi multilaterali, nonché contribuzioni classificate come di assistenza umanitaria e riconducibili a diversi soggetti erogatori (otto per mille, enti locali, etc.). 8. Development Initiatives, Global Humanitarian Assistance (GHA) Report 2016, 2016, p. 46. Si veda in proposito anche la Figura 1.8, Paragrafo 1.2.2, Capitolo 1. 9. Development Initiatives, op.cit, 2016, p. 46. Development Initiatives, Global Humanitarian Assistance (GHA) Report 2015, 2015, p. 31. 10. Nell’APS aggregato totale sono inclusi anche i trasferimenti all’UE. 11. I dati relativi alla contribuzione in aiuto umanitario riferiti al 2014 sono stati aggiornati ai prezzi 2014 avvalendosi dello strumento “Rivaluta” dell’Istat, disponibile on-line (http:// rivaluta.istat.it/Rivaluta/#). Si segnala, infatti, che non è possibile procedere ad una 62 comparazione precisa tra i dati 2015 e 2014 relativi sia alla spesa italiana sia degli altri donatori internazionali in assistenza umanitaria, poiché nel dataset del GHA 2016, unica fonte dal quale è attualmente possibile trarre suddetti dati, non sono disponibili gli aggiornamenti monetari ai prezzi costanti 2014 degli importi di aiuto umanitario riferiti agli anni precedenti, attualmente disponibili ai prezzi costanti 2013. La pertinenza dello strumento di conversione è stata assicurata da una simulazione relativa al ricalcolo dell’ammontare APS italiano dai prezzi costanti 2013 ai prezzi 2014, lo strumento ha fornito lo stesso dato OECD-DAC 2016 utilizzato nel dataset GHA 2016. 12. Dati OECD-DAC 2016: http:// www2.compareyourcountry.org/ oda?cr=20001&cr1=oecd&lg=en&page=1#; http://stats.oecd.org/viewhtml. aspx?datasetcode=TABLE1&lang=en (ultimo accesso 12.09.2016). 13. “Italy considers in-donor refugee costs from the moment refugees (i.e. "people outside their home country because of a well-founded fear of prosecution or because of civil war or severe unrest") enter its territory. Both costs before and after decision are considered. Rejected asylum seekers are not included (i.e., after the rejection decision we do not consider any cost in our ODA notification). Quota refugees are not included. The average cost covered for refugee assistance was in 2014 approximately 35 Euros per day – USD 16 950 per year. This estimate is not specifically related to the expenses notified as ODA”. Definizione tratta da: OECD-DAC, ODA reporting of in-donor country refugee costs: Members’ methodologies for calculating costs, April 2016, p. 18. 14. EASO, Annual Report on the Situation of Asylum in the European Union 2015, 2016, p. 127. 15. Per approfondimenti sui progetti di accoglienza rifugiati riportati come APS nel 2014 si veda il link web: http://openaid.esteri.it/en/code-lists/ aid_types/H02/?year=2014 (ultimo accesso 12.09.2016). 16. Dati OECD-DAC 2016: http://stats.oecd.org/ viewhtml.aspx?datasetcode=TABLE1&lang=en (ultimo accesso 12.09.2016). 17. Dati OECD-DAC 2016: http://www.oecd.org/ dac/development-aid-rises-again-in-2015spending-on-refugees-doubles.htm (ultimo accesso 12.09.2016). 18. L’Etiopia è il paese partner destinatario della maggior quota di APS italiano (oltre 56 milioni di euro). Fonte: MAECI, Annuario Statistico 2016, giugno 2016, p. 178. 19. Development Initiatives, op. cit. , 2016, p. 28. 20. Si veda in proposito la Figura 1.8, Paragrafo 1.2.2, Capitolo 1. 21. Art. 1, c. 1, Legge 11 agosto 2014, n. 125 Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. Gruppo di Lavoro DGCS-ONG, Linee Guida per L’Aiuto Umanitario. Good Humanitarian Donorship Initiative Principles and Good Practice of Humanitarian Donorship (2012-2015), http:// www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/ Documentazione/NormativaItaliana/2013_07_23_ LineeGuida_InterventoUmanitario.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 22. Art. 10, Legge 11 agosto 2014, n. 125 Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. 23. Si veda in proposito il successivo Paragrafo 2.2.5. 24. Art. 1, c. 2, Legge 11 agosto 2014, n. 125 Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. Art. 4, c. 1, Legge del 26 luglio 2005, n. 152 Disposizioni urgenti in materia di protezione civile. Legge 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile. Decreto Legge del 15 maggio 2012. n. 59 convertito dalla legge del 12 luglio 2012. n. 100 Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile. 25. Tutti i programmi di emergenza sono deliberati dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale o dal Vice Ministro con delega per la Cooperazione allo Sviluppo ai sensi dell’art. 11, c. 3, della L. 125/2014, su proposta della DGCS (art. 20, L. 125/2014). A seguito della suddetta delibera l’AICS procede poi con l’iter relativo delle alle proposte di finanziamento, tanto sul canale bilaterale che su quello multilaterale e predispone i relativi provvedimenti di spesa per il trasferimento dei fondi. Nel caso di finanziamenti sul canale bilaterale i fondi vengono disposti presso la Sede estera dell’AICS competente o, in mancanza di questa, presso una Rappresentanza diplomatica delegata, mentre in caso di finanziamenti multilaterali i fondi sono disposti direttamente agli Organismi Internazionali beneficiari. Le iniziative di primissima emergenza possono essere gestite anche dalla Sede centrale dell’AICS. 26. Cooperazione Italiana – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (a cura dell’Ufficio VI e dell’Area tematica Emergenza dell’UTC), Iniziative di Aiuto Umanitario: Vademecum, Anno 2015, http:// www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/ Documentazione/VADEMECUM_-_INTERVENTI_ AIUTO_UMANTIARIO.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 27. Legge 7 marzo 2001, n. 58 Istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario. 28. I dati inseriti nel presente paragrafo sono indicati ai prezzi correnti dell’anno al quale si riferiscono. I dati sono stati gentilmente messi a disposizione dal MAECI-DGCS-Ufficio VI Interventi Umanitari e di Emergenza e dall’AICS-Ufficio VII Emergenza e Stati fragili. Altre fonti di dati sono: Cooperazione Italiana – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Interventi di emergenza 2015, http:// www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/ Documentazione/DocumentiNew/Interventi%20 di%20emergenza%202015%20.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo, Relazione annuale sull’attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo nel 2014 (art. 12, comma 4, legge 11 agosto 2014, n. 125), Aprile 2015, pp. 20-24. 29. Come indicato nel Par. 2.1 nel 2015 l’Italia ha erogato assistenza umanitaria per un totale complessivo di 406 milioni di dollari. Tale cifra estrapolata dai dati OECD-DAC ricomprende per il 2015, non solo gli stanziamenti del MAECI-DGCS-Ufficio VI Interventi Umanitari e di Emergenza, ma anche di tutte le risorse a sostegno dell’aiuto umanitario (nel dettaglio iniziative di emergency response, reconstruction relief e rehabilitation, disaster prevention e preparedness, nonché finanziamenti core e non-core agli organismi internazionali) erogate da altre direzioni del MAECI e da altri uffici della DGCS, nonché da altri Ministeri, Enti pubblici e soggetti rilevanti, nonché i trasferimenti all’UE. Si precisa pertanto che i dati inseriti nell’analisi globale paragrafo 2.1 non sono comparabili con quelli dei paragrafi presente e successivi, dove verranno analizzati solo i fondi direttamente gestiti dal MAECIDGCS-Ufficio VI. 30. Nel 2015 l‘Italia ha stanziato un totale di 72.960.687,00 euro attraverso: la “Legge di stabilità” (7.114.687,00 euro), i “Decreti Missioni Internazionali” (43.846.000,00 euro) ed il “Fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche europee per il finanziamento dei programmi di cooperazione” (22.000.000,00 euro). 31. Si rileva che nel 2015 la Cooperazione Italiana non ha finanziato iniziative di tipo multi-bilaterale. 32. Sulle fonti utilizzate nel presente paragrafo si veda la nota 28. 33. L’ammontare totale non corrisponde all’importo totale indicato nella Figura 2.3 in quanto non tutti i FBE deliberati nel corso dell’anno vengono effettivamente destinati ad una crisi specifica nel corso dello stesso anno. I residui possono essere destinati e spesi anche negli anni successivi. 34. Per approfondimenti su questo fondo fiduciario si veda il link web: http://www.unocha.org/southsudan/common-humanitarian-fund (ultimo accesso 12.09.2016). 35. Per approfondimenti su questo fondo fiduciario si veda il link web: http://ec.europa.eu/europeaid/ bekou-trust-fund-introduction_en (ultimo accesso 12.09.2016). 36. Per approfondimenti sulla crisi in Sahel e le azioni promosse nei 5 paesi core (Burkina Faso, Chad, Mali, Mauritania, Niger) a livello Nazioni Unite si veda: http://www.un.org/undpa/en/africa/sahel (ultimo accesso 12.09.2016). 63 37. Sulle crisi dimenticate nel 2014 si veda il Forgotten Crisis Assessment 2014 dell’ECHO: http://ec.europa.eu/echo/files/policies/strategy/ fca_2013_2014.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 38. Sulle crisi dimenticate nel 2015 si veda il Forgotten Crisis Assessment 2015 dell’ECHO: http://ec.europa.eu/echo/sites/echo-site/files/ forgotten_crisis_assessment.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 39. Si precisa che l’azione in Colombia si è esplicata con azioni di sminamento umanitario (Capitolo 2210) gestite da organizzazioni internazionali. 40. Sulle fonti utilizzate nel presente paragrafo si veda la nota 28. 41. Per approfondimenti sul CERF si veda il sito web: http://www.unocha.org/cerf/ (ultimo accesso 12.09.2016). 42. Per approfondimenti sul GFDRR si veda il sito web: https://www.gfdrr.org/ (ultimo accesso 12.09.2016). 43. Sulla Campagna italiana contro le mine si veda il sito web: http://lnx.campagnamine.org/ (ultimo accesso 12.09.2016). 44. Nel 2014 questa percentuale era stata del 65,4%. 45. Nel 2014 il CERF è stato finanziato per 1 milione di euro; tuttavia, tale cifra non è conteggiata tra i fondi 2014 perché la delibera di finanziamento è del dicembre 2013. 46. Le Procedure Interventi di Aiuto Umanitario 2016 sono disponibili al link web: http://www. agenziacooperazione.gov.it/?page_id=4736 (ultimo accesso 12.09.2016). 47. OECD Development Co-operation, Peer Review Italy 2014, p. 20 e pp. 81-90. 48. Per approfondimenti sull’EU Emergency Trust Fund for Africa si veda il sito web: http:// ec.europa.eu/europeaid/regions/africa/euemergency-trust-fund-africa_en (ultimo accesso 12.09.2016). 49. Per approfondimenti sul progetto SINCE e sui progetti intrapresi nel Corno d’Africa si veda il sito web: http://ec.europa.eu/europeaid/ regions/africa/eu-emergency-trust-fund/hornafrica (ultimo accesso 12.09.2016). 50. Sul World Humanitarian Forum si veda il sito web: https://www.worldhumanitariansummit. org/ (ultimo accesso 12.09.2016). 51. World Humanitarian Summit Italy’s commitments, 2016, http://www. agenziacooperazione.gov.it/wp-content/ uploads/2016/06/Gli-impegni-italiani-a-Istanbul. pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 52. Cooperazione Italiana allo Sviluppo-MAECI e Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, Aiuti Umanitari e Disabilità. Vademecum, 2015, 64 http://www.cooperazioneallosviluppo. esteri.it/pdgcs/Documentazione/ DocumentiNew/2016_Vademecum_disabilita. pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 53. Gruppo di Lavoro DGCS-ONG, Linee Guida per L’Aiuto Umanitario. Good Humanitarian Donorship Initiative Principles and Good Practice of Humanitarian Donorship (20122015), http://www.cooperazioneallosviluppo. esteri.it/pdgcs/Documentazione/ NormativaItaliana/2013_07_23_LineeGuida_ InterventoUmanitario.pdf (ultimo accesso 12.09.2016). 54. OECD Development Co-operation, Peer Review Italy 2014, p. 20 e pp. 81-90. 55. Agenzia Italia per la Cooperazione allo sviluppo, Le risorse non sono tutto. Il capitale umano la ricchezza più grande. Intervista a Mario Baldi, capo dell’Ufficio emergenze del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, in “La Cooperazione Italiana Informa”, Anno VI n. 7-8 – luglio/agosto 2016, p. 11. 56. Art. 1, c. 375, Legge 28 dicembre 2015, n. 208 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016). 57. Per approfondimenti si vedano le Tabelle 6 del MAECI allegate al Bilancio Previsionale dello Stato Anno 2014 e Anno 2015, disponibili al link web: http://www.esteri.it/mae/it/ ministero/trasparenza_comunicazioni_legali/ bilancio-trasparente/per-gli-addetti-ai-lavori. html (ultimo accesso 12.09.2016). 58. Per il 2015 tale gruppo è costituito da 17 ONG che hanno inviato informazioni sul loro bilancio 2015, ovvero: ActionAid Italia, AMREF Health Africa, ASVI, CESVI, CISP, COOPI, CUAMM, Emergency, GVC, INTERSOS, MSF Italia, Oxfam Italia, Save the Children Italia, SOS Villaggi dei Bambini, Terre des Hommes, UNICEF Italia, VIS. La Figura 2.15 è stata realizzata tenendo in considerazione i dati del gruppo delle 17 ONG sopracitate. I successivi grafici tengono in considerazione gruppi di ONG simili ma tra loro non uguali, integrando i dati di tutte le ONG che avevano fornito i dati sui loro bilanci. Si è scelto di procedere così per non disperdere informazioni importanti, infatti il campione delle ONG che aderiscono alla ricerca di AGIRE non è statisticamente rilevante, ma fornisce in ogni caso una interessante fotografia rappresentativa delle donazioni private che le ONG italiane destinano ai loro programmi di assistenza umanitaria. Per completezza di informazione si riportano di seguito le composizioni dei gruppi di ONG per gli anni 2010, 2011, 2012, 2013, 2014. Lista delle 17 ONG 2010: ActionAid Italia, AMREF Health Africa, ASVI, Caritas, CESVI, CISP, COOPI, COSV, Emergency, GVC, INTERSOS, Islamic Relief Italia, MSF Italia, Oxfam Italia, Save the Children Italia, Terre des Hommes, VIS. Lista delle 16 ONG 2011: tutte le ONG 2010 con l’esclusione di Islamic Relief Italia. Lista delle 17 ONG 2012 e 2013: tutte le ONG del 2011 più SOS Villaggi dei Bambini. Lista 16 ONG 2014 tutte le ONG del periodo 20122013 con l’esclusione di COSV. Nella lista 2015 sono presenti tutte le ONG del 2014 con l’esclusione di Caritas e l’aggiunta di CUAMM e UNICEF Italia. 59. Si veda in proposito il Paragrafo 2.1. 60. https://www.corehumanitarianstandard.org/thestandard (ultimo accesso...) 61. Silva Ferretti, Evaluation of the Nepal response, December 2015 http://www.agire. it/filemanager/cms_agire/image/Nepal/Final_ Report/Final_Report_AGIRE_Humanitarian_ Response_in_Nepal.pdf+ 62. AGIRE ha redatto un documento di sintesi con raccomandazioni per le prossime emergenze legate ai 9 principi dei CHS, consultabile qui: http://www.agire.it/filemanager/cms_agire/ image/Nepal/Final_Report/Sintesi_Rapporto_ Finale_Nepal.pdf 65 © RachelPalmer Etiopia 66 3 APPENDICI 67 Conclusioni del Prof. Andrea de Guttry, Ordinario di Diritto Internazionale Scuola Superiore Sant’Anna, Direttore Istituto DIRPOLIS – Diritto, Politica e Sviluppo Con il rapporto annuale “Il Valore dell’Aiuto” AGIRE contribuisce da vari anni a fornire un’informazione il più possibile completa e chiara circa le risorse mobilitate, sia in Italia che nel mondo, per l’assistenza alle popolazioni colpite dalle emergenze umanitarie. Per il secondo anno consecutivo il rapporto è stato redatto in maniera congiunta da AGIRE e dalla Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna, Pisa. Le diverse ma complementari competenze di questi due enti hanno consentito ancora una volta di mettere a punto uno strumento in cui l’esposizione dettagliata dei dati relativi all’assistenza umanitaria è accompagnata da approfondimenti mirati su alcuni dei temi salienti di questo momento storico. Il fine precipuo della pubblicazione rimane quello di offrire ai decison makers, agli attori impegnati nell’assistenza umanitaria e all’opinione pubblica nazionale un quadro preciso e dettagliato delle tendenze in atto, basato su dati e cifre verificate e validate. Gli attori dell’assistenza umanitaria sono chiamati a rispondere a gravi emergenze di varia natura, quali disastri naturali, conflitti e l’accoglienza dei milioni di persone che fuggono da essi. Allo stesso tempo tali attori, e in primis i governi, devono rendere conto all’opinione pubblica circa le azioni poste in essere per far fronte alle emergenze e circa il modo in cui le risorse disponibili vengono impiegate. Assicurare la trasparenza di questi processi è, pertanto, necessario per salvaguardarne la credibilità e per assicurare l’indispensabile supporto dell’opinione pubblica agli sforzi che attori pubblici e privati pongono in essere sia a livello nazionale che internazionale. Questo rapporto si propone anche di stimolare una riflessione critica sullo stanziamento e uso delle risorse per l’assistenza partendo da dati quanto più possibile precisi. Come ogni anno, questo lavoro di analisi ha incontrato alcune limitazioni dovute al fatto che i dati sono, a volte, incompleti, disomogenei o persino contradditori. Il lavoro 68 di ricerca ha richiesto, quindi, il paziente confronto di molteplici fonti e di informazioni e statistiche, e ha dovuto tenere conto del fatto che il volume dell’assistenza umanitaria non viene necessariamente calcolato allo stesso modo in tutti i paesi (si veda l’esempio degli in-donor refugee-hosting costs in Turchia). Nonostante le inevitabili limitazioni, dallo studio relativo all’assistenza umanitaria internazionale nel 2015 emergono alcuni dati che meritano di essere evidenziati. • • • • Nel 2015 sono state le conseguenze dei conflitti armati che hanno richiesto lo sforzo più grande al sistema di risposta umanitaria, mentre il numero di persone colpite dalle conseguenze di disastri naturali è stato significativamente inferiore a quello dell’anno precedente. L’assistenza umanitaria internazionale (pubblica e privata) a livello globale ha toccato il livello record di 28 miliardi di dollari nel 2015, aumentando per il terzo anno consecutivo. Nel periodo in esame, l’APS ha fatto registrare un incremento complessivo del 6,9% rispetto al 2014. Tale aumento è imputabile in gran parte ad una maggiore spesa per l’ospitalità interna dei rifugiati (in-donor refugee hosting costs). Escludendo tale voce dal calcolo, l’incremento dell’APS si attesta all’1,7% nello stesso periodo. Nel corso del 2015, i Governi hanno investito la cifra record di 21,8 miliardi di dollari in assistenza umanitaria, aumentando dell’11% il livello dell’anno precedente. Si è confermato il crescente peso di paesi non-DAC (con in testa Turchia, Emirati Uniti, Kuwait e Arabia Saudita), il cui contributo è più che triplicato dal 2013 al 2015, soprattutto grazie alla forte risposta dei paesi mediorientali alle recenti crisi che hanno colpito la regione. Nonostante la percentuale relativamente bassa di rifugiati ospite nella maggioranza dei paesi donatori europei, questi ultimi hanno optato per un incremento degli indonor refugee costs, piuttosto che su un investimento ancora più deciso in aiuto • • umanitario, per fronteggiare, oltre alla crisi migranti, rifugiati e sfollati, anche le altre urgenti emergenze internazionali in atto. Il contributo dei donatori privati ha continuato ad aumentare, attestandosi a 6,2 miliardi di dollari nel 2015, con un aumento del 12,7% rispetto al 2014. Essi costituiscono circa il 22% dell’assistenza umanitaria complessiva. Questo incremento è da considerare un dato molto positivo, a testimonianza della generosità dei donatori privati pur in presenza di sentimenti di preoccupazione e incertezza ingenerati nell’opinione pubblica dalle attuali crisi globali. Nonostante l’incremento degli aiuti pubblici e privati per le operazioni di assistenza umanitaria, il gap tra le esigenze stimate dalle Nazioni Unite e le risorse messe effettivamente a disposizione è aumentato: nel 2015 sono risultati mancanti ben 8,9 miliardi di dollari (contro i 7,5 del 2014). • • Alla luce del quadro internazionale appena descritto, è interessante identificare i trend più significativi che hanno caratterizzato nel 2015 l’assistenza umanitaria messa in campo dall’Italia. • • • • Tra il 2014 ed il 2015 l’Italia ha aumentato il suo APS del 14,2%. Escludendo il contributo specifico per l’assistenza ai migranti, tale incremento si attesta al 7,5%, che è comunque ben sopra la media dei donatori OECD-DAC (che è aumentata del 6,9%). La quota dell’APS riservata al settore umanitario nel 2015 (8,9%) è stata leggermente inferiore a quella del 2014 (9,44%). Vi è stato, tuttavia, un netto aumento della spesa per l’assistenza fornita ai rifugiati sul territorio nazionale, cui si sono stati dedicati 1,17 miliardi di dollari nel 2015 (25,5% dell’APS), registrando un +39% di fondi rispetto all’anno precedente. Secondo i dati del GHA 2016, l’Italia nel 2015 è il 17° donatore al mondo nel settore dell’assistenza umanitaria, con una spesa stimata di 406 milioni di dollari (tale cifra include la spesa di tutto il sistema pubblico degli attori italiani). Nel 2015 il MAECI-DGCS ha deliberato iniziative umanitarie per un totale di 76,17 milioni di euro, registrando un impegno • • di +10,73 milioni di euro rispetto al 2014 (+16,4% delle risorse) e confermando il rinnovato impegno della Cooperazione Italiana nel settore dell’emergenza, che ha portato dal 2012 al 2015 al quadruplicamento dei fondi disponibili per l’aiuto umanitario. Nel 2015 la Cooperazione Italiana ha avviato iniziative di assistenza umanitaria in oltre 34 paesi, concentrando le proprie risorse in Africa Sub-sahariana (46%) e nell’area Mediterraneo e Medio Oriente (45%) e raddoppiato rispetto al 2014 i fondi destinati alle cosiddette “crisi dimenticate”. Organizzazioni internazionali e ONG risultano essere i principali attori attraverso i quali la Cooperazione Italiana opera nel settore umanitario. Nel 2015 l’Italia ha sostenuto 17 organizzazioni internazionali impegnate nelle emergenze umanitarie per un totale di circa 47 milioni di euro e ha potenziato il partenariato con le ONG. In termini percentuali quest’ultima collaborazione si traduce nell’allocazione alle ONG dell’83% delle risorse sul canale bilaterale e del 32% delle risorse totali deliberate per l’aiuto umanitario. Rispetto al 2014 le ONG hanno ricevuto circa 6 milioni di euro in più di fondi (+33,3%) e nel periodo 2010-2015 hanno raggiunto il picco massimo di risorse gestite. Per quanto concerne l’impegno in assistenza umanitaria delle ONG italiane, esse nel 2015 hanno raccolto grazie a donazioni private circa 323 milioni di euro. Tale cifra ha consentito loro di finanziare progetti per circa 257,9 milioni di euro, destinando a interventi di assistenza umanitaria 88,36 milioni di euro (34,26% del finanziato). I fondi da donazioni private raccolti dalle ONG italiane e impegnati in azioni di assistenza umanitaria sono stati negli ultimi anni nettamente superiori a quelli messi a disposizione dal MAECI. Solo nel 2014 i finanziamenti del MAECI sono stati superiori a quelli delle ONG: il divario tra risorse private investite dalle ONG e fondi pubblici ad hoc per l’assistenza umanitaria si è comunque ampiamente ridotto rispetto al passato. Questi dati confermano il rinnovato l’impegno del sistema Paese Italia in favore dell’aiuto umanitario ed confermano quanto la solidarietà del settore privato italiano sia ormai un elemento centrale del sistema italiano della risposta alle emergenze. 69 Concludiamo queste pagine con un quadro di sintesi delle raccomandazioni concrete che il network AGIRE e la Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna consegnano al sistema italiano di gestione delle emergenze umanitarie come contributo al dibattito e proposta operativa per migliorare efficacia ed efficienza della sua azione. Continuare a perseguire una crescita delle risorse destinate all’azione umanitaria pubblica in linea con la scelta di riallineare la contribuzione APS/ RNL, come indicato nel Documento di Economia e Finanza 2016, e in continuità con gli importanti progressi già realizzati. Effettuare un bilancio e un’adeguata revisione delle Linee Guida per l’Aiuto Umanitario 2012-2015, puntando a un miglioramento dell’aiuto umanitario in termini di quantità delle risorse finanziarie a disposizione e di una più efficace programmazione; In linea col trend positivo sopra evidenziato, continuare e rafforzare il proprio impegno nel contesto delle cosiddette “crisi dimenticate”, operando anche nelle sedi multilaterali per richiamare l’attenzione della comunità internazionale su queste gravi e protratte crisi umanitarie per le quali il contributo complessivo d’assistenza è ancora insufficiente. 70 Continuare a promuovere il coordinamento con le organizzazioni internazionali e le ONG italiane e locali per interventi in grado di mettere efficacemente a sistema competenze ed expertise in risposta alle emergenze internazionali. Nota metodologica Il presente rapporto analizza l’assistenza umanitaria internazionale (Capitolo 1) e italiana (Capitolo 2). In considerazione dei dati a disposizione e della rilevanza degli stessi ai fini di delineare significativi trend e orientamenti di medio periodo, il periodo di analisi scelto è l’arco temporale 2010-2015. I dati sull’assistenza umanitaria internazionale su cui è costruito il Capitolo 1 sono ricavati principalmente dalle analisi del centro studi inglese Development Initiatives, che dal 2000 pubblica il Rapporto “Global Humanitarian Assistance” (GHA). In termini generali, le statistiche sull’assistenza umanitaria pubblica vengono elaborate utilizzando principalmente i database di: Organisation for Economic Cooperation and Development-Development Assistance Committee (OECD-DAC), UNOCHA Financial Tracking System (FTS), UN Central Emergency Response Fund (CERF), International Monetary Fund (IMF), World Bank (WB), UN-coordinated appeals. Si precisa che alcuni dati 2015, in particolare quelli OECD-DAC, sono ancora preliminari e, pertanto, suscettibili di modifiche. L’assistenza umanitaria è espressa in dollari, ai prezzi costanti 2014, tranne alcune eccezioni riguardanti l’assistenza dei privati. Infatti, non esistono dati ufficiali sull’assistenza umanitaria internazionale erogata dai privati (cittadini, aziende, fondazioni), che sono pertanto quantificati solo in bªse a sistemi di raccolta su base nazionale, che utilizzano metodologie differenti e che impediscono un’aggregazione corretta dei dati. I dati sull’assistenza umanitaria italiana su cui è costruito il Capitolo 2 sono di triplice natura. Per favorire il confronto con i volumi globali, la prima parte del Capitolo utilizza per l’assistenza umanitaria i dati aggregati sull’assistenza umanitaria italiana totale forniti dal team di ricerca che produce annualmente il Rapporto GHA, secondo la metodologia precedentemente illustrata. Per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, i dati utilizzati sono quelli OECD-DAC che, come già detto, in relazione al 2015 non sono ancora definitivi. Per la seconda parte del Capitolo che riguarda i fondi di esclusiva competenza del MAECI- DGCS-Ufficio VI Interventi Umanitari e di Emergenza. Pertanto i dati riportanti in questa seconda parte non sono comparabili con i dati della prima parte del capitolo che aggrega tutti i fondi italiani a sostegno dell’aiuto umanitario erogati da altre direzioni del MAECI e da altri uffici della DGCS, nonché da altri Ministeri, Enti pubblici e soggetti rilevanti, e che contabilizza anche i trasferimenti all’UE. I dati della seconda parte del Capitolo 2, espressi in euro ai prezzi correnti dell’anno al quale si riferiscono, sono stati cortesemente messi a disposizione dal MAECI/DGCS-Ufficio VI Interventi umanitari e di emergenza e dall’AICS-Ufficio VII Emergenza e Stati fragili. I dati sono stati incrociati con una serie di altre fonti, di volta in volta indicate nel testo. La differente metodologia di raccolta dei dati non consente ovviamente un raffronto tra la prima e la seconda parte del Capitolo. L’ultima parte del Capitolo 2, “L’IMPEGNO IN ASSISTENZA UMANITARIA DELLE ONG ITALIANE: IL CONTRIBUTO DEI PRIVATI”, è stato redatto tenendo in considerazione i dati estrapolati dal database di AGIRE che ha condotto una ricerca quantitativa sui bilanci 2010-2015 di un gruppo rilevante di organizzazioni italiane con mandato umanitario. Attraverso l’analisi dei documenti di bilancio, si è individuata per ogni organizzazione la percentuale di contributi privati sul lato delle entrate (rispetto ai finanziamenti provenienti da altre fonti) e la percentuale di spesa umanitaria sul lato delle uscite (rispetto alla spesa in programmi di sviluppo o in altri costi di natura organizzativa). L’incrocio dei due valori ha consentito di definire con sufficiente grado di precisione la quota di fondi privati che le ONG destinano all’assistenza umanitaria. Si è prudenzialmente stimato che tale importo costituisse il 93% dei fondi privati investiti dalle ONG italiane in programmi di assistenza umanitaria. Il margine di errore tiene anche in considerazione le differenze di classificazione della spesa per programmi adottate dalle singole ONG (senza uno studio più analitico sulle attività di progetto contabilizzate è difficile differenziare la spesa umanitaria in ambiti, per esempio, come l’educazione o la sicurezza alimentare). 71 Bibliografia CAPITOLO 1 OECD, Development Co-operation Report 2016: The Sustainable Development Goals as Business Opportunities, OECD Publishing, Paris, 2016. B. Berti, Warring parties in Syria have weaponized aid by granting or withholding humanitarian access, complicating the work of aid organizations, July 06, 2016. Oxfam, La misera accoglienza dei ricchi del mondo, 18 luglio 2016, C. 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Cooperazione Italiana allo Sviluppo-MAECI e Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, Aiuti Umanitari e Disabilità. Vademecum, 2015. Decreto Legge del 15 maggio 2012. n. 59 convertito dalla legge del 12 luglio 2012. n. 100 Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile. Development Initiatives, Global Humanitarian Assistance (GHA) Report 2016, 2016. Development Initiatives, Global Humanitarian Assistance (GHA) Report 2015, 2015. EASO, Annual Report on the Situation of Asylum in the European Union 2015, 2016. Legge 28 dicembre 2015, n. 208 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016). Legge 11 agosto 2014 , n. 125 Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. Legge del 26 luglio 2005, n. 152 Disposizioni urgenti in materia di protezione civile. Legge 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile. Gruppo di Lavoro DGCS-ONG, Linee Guida per L’Aiuto Umanitario. Good Humanitarian Donorship Initiative Principles and Good Practice of Humanitarian Donorship (2012-2015). MAECI, Annuario Statistico 2016, giugno 2016. Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo, Relazione annuale sull’attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo nel 2014 (art. 12, comma 4, legge 11 agosto 2014, n. 125), Aprile 2015. Ministero dell’Economia e delle Finanze, Documento di Economia e Finanza 2016 – Sezione I Programma di Stabilità per l’Italia, Deliberato dal Consiglio dei Ministri l’8 Aprile 2016. Ministero dell’Economia e delle Finanze, Nuovo Documento di Economia e Finanza 2015. Programma di Stabilità dell’Italia, Deliberato dal Consiglio dei Ministri il 10 Aprile 2015. OECD DAC, ODA reporting of in-donor country refugee costs: Members’ methodologies for calculating costs, April 2016. OECD Development Co-operation, Peer Review Italy 2014. World Humanitarian Summit Italy’s commitments, 2016. 73 Abbreviazioni AFAD AICS APS CERF DRR Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo Aiuto Pubblico allo Sviluppo Central Emergency Response Fund Disaster Risk Reduction EASO European Asylum Support Office ECHO European Commission’s Humanitarian Aid and Civil Protection Department EU European Union FAO Food and Agriculture Organization of the United Nations FBE Fondi Bilaterali di Emergenza FCA Forgotten Crisis Assessment FTS Financial Tracking Service GFDRR Global Facility for Disaster Reduction and Recovery GHA Global Humanitarian Assistance GHD Global Humanitarian Donorship GICHD Geneva International Centre for Humanitarian Demining ICRC International Committee of the Red Cross IFRC International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies IOM LRRD MAECI DGCS ODA OECD-DAC International Organization for Migration Linking Relief to Rehabilitation and Development Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo Official Development Assistance Organisation for Economic Co-operation and Development Development Assistance Committee ONG Organizzazione/i non governativa/e ONU Organizzazione delle Nazioni Unite OSA Organizzazione degli Stati Americani RNL Reddito Nazionale Lordo SDGs SRP 74 Disaster and Emergency Refugee Agency Sustainable Development Goals Strategic Response Plan UE UNDAC UNDP Unione Europea United Nations Disaster Assessment and Coordination United Nations Development Programme UNHCR United Nations High Commissioner for Refugees UNHRD United Nations Humanitarian Response Depot UNICEF United Nations Children’s Fund UNOCHA UNMAS UNRWA UNWOMEN UTC WB United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs United Nations Mine Action Service United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugee United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women Unità Tecnica Centrale World Bank WFP World Food Programme WHO World Health Organisation 75 È un network che riunisce 9 tra le maggiori organizzazioni non governative italiane impegnate nella risposta alle emergenze. L’obiettivo di AGIRE è quello di favorire una risposta efficace ed efficiente alle più gravi emergenze umanitarie internazionali, assicurando la massima trasparenza e rendicontazione ai donatori. Il network, attivo dal 2007, ha lanciato oggi 11 appelli di emergenza, portando aiuti complessivamente a 1 milione e 300 mila persone. La scuola Superiore Sant’Anna è un istituto universitario pubblico a statuto speciale, che opera nel campo delle scienze applicate: Scienze economiche e manageriali, Scienze Giuridiche, Scienze Politiche, Scienze agrarie e biotecnologie vegetali, Scienze Mediche e Ingegneria Industriale e dell’Informazione. La Scuola Superiore Sant’Anna ha l’obiettivo di sperimentare percorsi innovativi nella ricerca e formazione. L’istituto DIRPOLIS – Diritto Politica e Sviluppo conduce ricerche innovative ed attività di alta formazione nei campi del diritto, dell’economia e delle scienze politiche. L’approccio multidisciplinare che la caratterizza permette una rappresentazione globale di fenomeni giuridici, politici, sociali ed economici assai complessi e favorisce la realizzazione di output di ricerca di alto profilo scientifico, direttamente applicabile da attori esterni con responsabilità decisionali a vario livello (internazionale, nazionale, regionale, locale). CREDITI E RINGRAZIAMENTI Hanno lavorato alla redazione di questo rapporto: Rossella Altamura, Andrea de Guttry, Maddalena Grechi, Chiara Macchi , Annarosa Mezzasalma. Project Manager: Maddalena Grechi Grafica: Stampato su carta riciclata. Finito di stampare: novembre 2016. Foto di copertina: © Vlad Sokhin / Panos Pictures / LUZ Si ringraziano per la preziosa collaborazione: Mario Baldi, Sergio Pisano, Marta Collu, Letizia Fischioni, Teodora Danisi (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) , Tommaso Ceramelli (GVC), Riccardo Stefanori (CISP). Sara Bertolai (ActionAid), Nadia Fiore (Amref), Valentina di Pietrantonio (VIS) Daniela Tavanti e Federica Benedetti (Oxfam), Claudia Vecchiarelli (MSF), Alberto Cortinovis (CESVI), Eleonora Finotto e Irene Gazzo (SOS Villaggi dei Bambini), Sebastiano Moscatelli e Francesco Benetta (Save the Children), Maria Elena Proietti (Intersos), Alberto Cogo (COOPI), Claudio Perna (Terre des Hommes), Rosanna de Villa (Emergency), Paola Painini – Marco Sangiorgio (AVSI), Andrea Iannetti (CUAMM), Fabrizio Ambrogi (Comitato Italiano per l’Unicef onlus), Erika Zepponi, Gianluca Gafforio e Maria Cristina Lepre (AGIRE). Un ringraziamento particolare a Development Initiatives, alla Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo e all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana , per aver condiviso i dati essenziali alla produzione di questo rapporto. Si ringraziano inoltre l'Ufficio d’informazione in Italia del Parlamento Europeo e la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. 76 77 AGIRE ONLUS via Paraguay 5/A - 00198 Roma TEL +39 06 892 785 84 - FAX +39 06 622 700 76 [email protected] - www.agire.it