nutrizione ed eventi patologici ad essa collegati
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nutrizione ed eventi patologici ad essa collegati
Capitolo 14.fm Page 225 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 14 NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI G. BARTOLOZZI GENERALITÀ La storia dellalimentazione, soprattutto nel lattante dei primi mesi, è piena di luci e di ombre, anche per la pediatria italiana. Lallattamento al seno, che ha accompagnato luomo fin dalla sua prima comparsa alcuni milioni di anni fa, allinizio del XX secolo venne quasi allimprovviso sostituito dallallattamento artificiale, con preparazioni derivate soprattutto dal latte vaccino: fino a una trentina di anni fa chi si manteneva fedele allallattamento al seno e ne propagandava la grandissima utilità veniva considerato un retrogrado, che non si teneva aggiornato sugli ultimi ritrovati della scienza dellalimentazione. Molti cultori delle discipline pediatriche pontificavano sullutilità e la praticità dellallattamento artificiale (formule), nei confronti dellallattamento al seno. Poi, come è avvenuto per la dieta mediterranea, si è riaffacciato alla porta quello che era stato impropriamente gettato dalla finestra, sullonda della stessa letteratura anglosassone, che era stata fra le prime a favorire il passaggio alle formule. Da una trentina di anni abbiamo assistito a una progressiva riconversione delle diverse scuole pediatriche nel riconoscere la grande utilità dellallattamento al seno, per un numero infinito di ragioni, non ultima quella dei vantaggi psicologici nei rapporti madre-lattante. Fortunatamente, il buon senso della popolazione aveva cercato di arginare, a suo tempo, il dilagare dei latti in polvere, ma lutilizzo del latte di donna si era ridotto a meno del 25% fra i nuovi nati. Ora la percentuale è tornata finalmente a risalire: in unindagine italiana del 1995-96 lallattamento esclusivo al 1° mese è risultato del 72,8% e del 35% alla fine del 3° mese; successivamente, in parecchie regioni dItalia, lallattamento materno esclusivo ha raggiunto e superato l80%, anche per periodi di tempo superiori ai 3 mesi. LAccademia Americana di Pediatria ha raccomanda- to di mantenere lalimentazione al seno esclusiva del lattante per tutti i primi 6 mesi di vita e di continuare lallattamento anche nel 2° semestre, dopo linizio del divezzamento. Oggi le madri, appartenenti a tutti gli strati sociali, sanno che il latte materno è il migliore alimento per il proprio figlio e sanno o intuiscono anche il perché. Se questo è vero, perché ancora oggi alcune madri scelgono di alimentare il proprio figlio con il biberon? Perché non hanno ricevuto da parte dei sanitari con i quali sono venute in contatto alcun segno dincoraggiamento per lalimentazione al seno e perché è stato loro consigliato, molto erroneamente, da parenti e amiche di non allattare il bambino per non incorrere in un precoce invecchiamento del seno. Le madri degli anni 60 e 70 dicono a questo proposito: Se soltanto il mio dottore mi avesse detto allora quanto era importante lalimentazione al seno per mio figlio!. Ecco che a questo punto sinserisce la figura del pediatra moderno che, cosciente dellimportanza dellallattamento al seno, già mentre partecipa come docente al corso di preparazione alla nascita, comunica alle future madri il proprio convincimento e le guida nella scelta dellalimentazione al momento della nascita. Il latte materno è sempre pronto, sempre caldo, sempre sufficientemente sterile: come non approfittarne? I vantaggi del latte umano sono, come vedremo, talmente tanti che viene difficile enumerarli. Per prima cosa va ricordato che il latte è specie-specifico: il latte di donna è, in altre parole, formato proprio per la crescita e lo sviluppo del piccolo delluomo, come quello della mucca è destinato, attraverso un affinamento durato milioni di anni, alla crescita del vitellino. Ma nei casi, pochissimi, in cui la madre effettivamente non si trovi nella condizione di allattare il proprio figlio, il pediatra non deve insistere oltre il dovuto e non la deve mai colpevolizzare: deve renderle invece noto che al giorno doggi i latti in polvere offrono tutti ogni garanzia per la nutrizione del bambino e che, pur non essendo Capitolo 14.fm Page 226 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 226 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI paragonabili al latte materno, sono stati modificati a un punto tale da permettere un ottimo e sicuro accrescimento. Normative di legge A parte il latte materno, la necessità di avere la disponibilità di alimenti adeguati, per caratteristiche nutrizionali e sicurezza duso, alle specifiche necessità del lattante e del bambino della prima e della seconda infanzia, venne riconosciuta in Italia fin dai primi anni 50. Gli alimenti per linfanzia sono regolati da una vecchia legge (29 marzo 1951, n. 327) e dal suo regolamento di applicazione, il Decreto del Presidente della Repubblica del 30 maggio 1953, n. 578. Secondo tale legge i prodotti per linfanzia debbono essere sottoposti da parte del Ministero a un regime di autorizzazione preventiva allimmissione in commercio, secondo il parere di una Commissione Scientifica, formata da esperti, selezionati dal Ministero della Salute (già Ministero della Sanità). La Commissione aveva il compito di valutare lidoneità della composizione del prodotto in rapporto ai requisiti igienico-sanitari richiesti. Negli anni 60 viene creata a livello internazionale, la Commissione del Codex alimentarius, organo dellONU per lalimentazione (FAO) e la salute (OMS): tra i diversi Comitati che lo compongono vi è il Comitato Codex Nutrizione e Prodotti Dietetici, che sostiene lallattamento al seno ed elabora norme in materia di prodotti dietetici specifici, compresi gli alimenti per linfanzia (Codex Standard72 del 1981 e 156 del 1987 e successive modifiche). A livello europeo già negli anni 70 inizia lo sviluppo di una legislazione comunitaria, che si propone di armonizzare le disposizioni legislative nazionali in materia alimentare: le linee guida vengono fornite sia da organismi mondiali (Codex) che europei (per esempio ESPGHAN). In Italia nel 1992 viene abrogata la legge, relativa ai prodotti dietetici fino allora in uso ed entra in vigore la Direttiva (Decreto Legislativo del 27 gennaio 1992, n. 111) che distingue gli alimenti destinati a unalimentazione particolare dai prodotti dietitici destinati a fini medici speciali. Fra questi sono compresi i prodotti per linfanzia, cioè per individui in buona salute, che vengono distinti da preparazioni che vengono usate per soggetti con necessità specifiche, darivanti da malattie, da particolari terapie o da diete speciali (per esempio latte per pretermine e gli idrolisati spinti). La Comunità europea ha emanato un regolamento per il latte per lattanti nel primo semestre di vita (latte di partenza) e per le formule di proseguimento, recepito in Italia con il Decreto ministeriale del 6 aprile 1994, n. 500 e successive modifiche. Tale regolamento prevede i requisiti essenziali per questi prodotti al fine di offrire preparazioni senza eccessi e senza difetti per quanto riguarda i nutrienti essenziali, in rapporto con le particolari situazioni di tolleranza fisio-metabolica delle diverse età (Tabella 14.1). Il Decreto ministeriale n. 500 comprende inoltre le seguenti disposizioni: limitazioni severe in materia di pubblicità e di etichettatura; divieto di promozioni commerciali; divieto di distribuzione di campioni e di omaggi al consumatore, direttamente o indirettamente, attraverso il personale sanitario dei reparti di neonatologia (latte di partenza); obbligo di erogare forniture gratuite o a basso prezzo per i Centri nascite, solo su richiesta scritta del responsabile sanitario, in quantità commisurata al numero medio di nati non allattati al seno. I prodotti per lo svezzamento e per lalimentazione diversificata sono regolati dal Decreto del Presidente della Repubblica del 7 aprile 1999, n. 128 (recepimento delle Direttive 96/5/CE e 98/36/CE) e vengono suddivisi in due gruppi: alimenti a base di cereali; altri alimenti per lattanti e bambini (baby food). Gli alimenti a base di cereali sono prodotti essenzialmente a partire da uno o più cereali macinati (farine) e/o tuberi o rizomi, e debbono rispondere alle seguenti prescrizioni generali: tenore di cereali e/o tuberi o rizomi non inferiore al 25% del peso secco; contenuto di timine non inferiore a 0,1 mg/100 kcal; i sali di sodio possono essere aggiunti solo a scopo tecnologico (agenti lievitanti) e comunque la quantità di sodio non deve essere superiore a 100 mg/100 kcl. Gli altri alimenti per la prima infanzia sono i cosiddetti baby food, comprendenti tutti i tipi di omogeneizzati, liofilizzati e prodotti assimilabili. Il decreto n. 128 citato, fissa le seguenti disposizioni generali per i baby food: quantità totale di sodio non superiore a 200 mg/kcal, a eccezione dei prodotti nei quali il formaggio sia lunico ingrediente, nel qual caso la quantità massima di sodio sale a 300 mg/100 kcal; divieto di aggiunta della vitamina D; divieto di aggiunta della vitamina A; quantità massima di grassi pari a 4,5 g/kcal, a eccezione dei prodotti nei quali la carne e il formaggio siano gli unici ingredienti, nel qual caso il livello massimo è portato a 6 g/100 kcal; quantità massima di carboidrati per omogeneizzati di frutta, succhi, dessert e merende; Tabella 14.1 - Latte per lattanti. Proteine consentite e livelli di concentrazione ammessi. TIPO DI PROTEINE (D/100 KCAL) Proteine del latte vaccino (modificate o meno) Proteine della soia (proteine + aminoacidi) Proteine del latte vaccino, parzialmente idrolizzate MINIMO MASSIMO 1,8 3,0 2,25 3,0 2,25 3,0 Capitolo 14.fm Page 227 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM RICHIESTE DI NUTRIENTI (FABBISOGNO ALIMENTARE) integrazione obbligata con vitamina C per tutti i derivati della frutta. Norme particolari per la sicurezza e i controlli Nel 2005 lESPGHAN ha emanato un position paper nel quale non viene più citata la percentuale di caseina/ sieroproteina, come primo parametro di un latte adattato europeo, per cui va bene anche l80% di caseina e il 20% di sieroproteine, come nel latte vaccino e come nei latti statunitensi e del resto del mondo. Nello stesso position paper si afferma che la sola imitazione della composizione del latte materno non è di per sé un sufficiente criterio di adeguatezza, mentre viene sottolineato il principio del correlato funzionale. Passando dalla alimentazione del lattante e del bambino nei primi 2 anni di vita alla alimentazione delle età successive, va rilevato che ai primi del 2005, negli Stati Uniti la vecchia piramide alimentare, costruita oltre 10 anni fa, è stata completamente sovvertita, vista la diffusione nella popolazione dei soggetti sovrappeso e obesi, che superano ormai negli Stati Uniti il 50% degli abitanti. Anche le nuove norme consigliano di mangiare una grande quantità di frutta e di verdure e di fare esercizio fisico dai 30 ai 90 minuti al giorno, ma consigliano nel contempo di usare prodotti integrali per una delle porzioni giornaliere di cereali (grano, avena o riso). I grassi non dovrebbero costituire più del 35% delle calorie ingerite ogni giorno e dovrebbero essere costituiti essenzialmente da acidi grassi mono- e polinsaturi. Gli acidi grassi saturi non dovrebbero essere consumati per più del 10% delle calorie giornaliere, mentre il colesterolo non dovrebbe essere ingerito in più di 300 mg al giorno. La dieta mediterranea, che di recente era stata messa in discussione, è stata completamentre riabilitata, compresa la sua elevata componente in carboidrati. I due obiettivi principali sono oggi per gli alimentaristi statunitensi mangiare meno calorie e fare più attività fisica. Il continuo progresso delle conoscenze scientifiche porta alla necessità di una continua modifica delle norme che regolano i prodotti alimentari, soprattutto per quei soggetti come i bambini, che hanno peculiari caratteristiche fisiologiche. RICHIESTE DI NUTRIENTI (FABBISOGNO ALIMENTARE) La richiesta individuale di nutrienti è regolata essenzialmente da caratteristiche genetico-metaboliche: per la pediatria essa deve portare a una crescita soddisfacente, senza che si sviluppino stati dinsufficienza energetica, minerale o vitaminica. Di recente sono stati identificati i quantitativi alimentari necessari, per le diverse sostanze, per prevenire stati di deficienza nella maggior parte delle persone (Food and Nutrition Board, National Academy of Science: National Research Council Recommended Dietary Allowances, 227 riviste nel 1989). Poiché, in via teorica, è possibile che alcuni nutrienti essenziali non siano stati ancora identificati, tutti i nutrizionisti consigliano di seguire a qualsiasi età, ma soprattutto nellinfanzia, una dieta molto variata, anche nei bambini che, come capita spesso, tendono a essere conservatori al massimo nella loro dieta. In Europa i fabbisogni alimentari sono stati identificati dal Comitato per la Nutrizione della Società Europea di Gastroenterologia Pediatrica e della Nutrizione (ESPGAM); in Italia lIstituto della Nutrizione ha stabilito i Livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti (LARN), che sono definiti come i livelli necessari per tutta la popolazione, tenendo conto degli estremi delle differenze individuali (Tabella 14.2): ovviamente i LARN sono più elevati sia dei livelli stabiliti negli Stati Uniti che di quelli dellESPGAM (anche del 30% per le proteine). Lopinione prevalente nella comunità scientifica è che la strategia migliore per promuovere la salute sia quella che privilegia lassunzione di elevate quantità di frutta e vegetali, mentre il ricorso alla supplementazione con vitamine e/o minerali sia consigliabile solo per determinati segmenti della popolazione con specifiche esigenze nutrizionali e/o fisiologiche. Acqua In proporzione al peso, il contenuto in acqua del lattante è superiore a quello del soggetto adulto: 75-80% contro 55-60%. Si tratta soprattutto di liquidi extracellulari. Poiché, in senso assoluto, essi, nelle prime età della vita, sono abbastanza scarsi, si rende necessario restaurare in breve tempo le perdite che eventualmente dovessero avvenire con la diarrea e col vomito, pena linsorgenza di un grave stato di disidratazione. Lacqua extracellulare del nostro organismo non deriva solo dalle fonti esterne, ma origina anche dallinterno, per esempio dallossidazione di alcune molecole. Il fabbisogno di acqua del bambino, come daltra parte delladulto, deriva da: consumo metabolico (5-10% del totale); perspiratio insensibilis, legata alla perdita di acqua dalle superfici dellorganismo, come la cute e le vie aeree, e alla sudorazione (40-50% del totale); perdita attraverso le urine (40-50% del totale) e le feci (3-10% del totale). Il lattante necessita di una maggiore quantità di acqua per kg di peso corporeo, in confronto alladolescente e alladulto (Tabella 14.3): il fabbisogno di liquidi del lattante sano rappresenta ogni giorno il 13-15% del suo peso, contro il 2-4% delladulto (Figura 14.1). Il fabbisogno di acqua diminuisce percentualmente mese dopo mese e anno dopo anno, dalla nascita alladolescenza. Il rene mantiene lequilibro dei liquidi e degli elettroliti dellorganismo, variando, entro limiti diversi per età e situazione, losmolarità (da 300 a 1.000 mOsm/L) e il volume delle urine (vedi Capitolo 41, pag. 1037). Losmolarità ematica varia entro limiti ristretti (intorno a 293 mOsm/L). Capitolo 14.fm Page 228 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 228 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.2 - LARN di proteine e acidi grassi essenziali per la popolazione italiana. Lattanti Bambini Maschi Femmine ETÀ IN ANNI PESO IN kg PROTEINE IN g 0,5-1 1-3 4-6 7-10 11-14 15-17 18-29 30-59 60 e più 11-14 15-17 18-29 30-49 50 e più 7-10 9-16 16-22 23-33 35-53 55-66 65 65 65 35-51 52-55 56 56 56 15-19 13-23 21-28 29-42 44-65 64-72 62 62 62 43-58 56-57 53 53 53 59 70 Gestanti Nutrici ACIDI GRASSI ESSENZIALI IN g 3 6 4 4 4 4 5 6 6 6 6 4 5 4,5 4,5 4,5 5 5,5 0,5 0,7 1 1 1 1,5 1,5 1,5 1,5 1 1 1 1 1 1 1 (Società Italiana di Nutrizione Umana, 1996) Tabella 14.3 - Fabbisogno medio di acqua in bambini sani a seconda delletà. ETÀ 3 10 3 6 9 1 2 4 10 14 18 giorni giorni mesi mesi mesi anno anni anni anni anni anni PESO MEDIO IN kg QUANTITÀ DI ACQUA NECESSARIA NELLE 24 ORE (mL) ACQUA NECESSARIA PER kg NELLE 24 ORE (mL) 3,0 3,2 5,7 7,8 9,0 10,0 12,2 16,5 29,2 48,0 52,0 250-300 400-500 750-850 950-1200 1200-1400 1250-1450 1400-1500 1800-2000 2000-2500 2200-2700 2200-2700 80-100 125-150 140-160 130-155 125-145 120-135 115-125 90-100 70-85 50-60 40-50 Gran parte della popolazione italiana è ormai abituata a bere prevalentemente acqua minerale: circa il 60% degli italiani beve acqua minerale, più spesso naturale (60%), più di rado effervescente naturale (18%), ancora più di rado lievemente frizzante (12%) e meno ancora decisamente frizzante (10%). Nella maggioranza dei casi il consumatore pensa che unacqua sia uguale a unaltra, mentre le differenze fra unacqua minerale e unaltra sono a volte rilevanti. Il fatturato è di 3 miliardi di euro; i marchi sono 265; gli stabilimenti 166 e gli occupati del settore 40.000. Il consumo di acqua minerale per persona è passato da 154,8 litri del 1999 a 195 litri del 2004: il maggiore di tutti i Paesi del mondo. Nel 2004 gli italiani hanno bevuto 10.700 milioni di litri di acqua minerale. La pubblicità dellacqua minerale in Italia è divenuta martellante: le immagini meravigliose dei luoghi dai quali sgorga quella determinata acqua, fanno aumentare la paura nei confronti dellacqua che esce dal rubinetto. Si continua a comprare lacqua minerale anche quando siamo in montagna, proprio là dove ci sono le sorgenti di quella stessa acqua minerale. Siamo lunico Paese al mondo dove questo accade. Il residuo fisso è la quantità di sali inorganici contenuti nellacqua: esso si ottiene facendo evaporare lacqua a 180 °C. Viene espresso in milligrammi per litro. Unacqua che contenga una quantità elevata di sali inorganici, determina un sovraccarico di elettroliti nel sangue e richiede un superlavoro da parte del rene: poiché la funzione escretoria renale viene raggiunta solo fra i sei mesi e i due anni di età, per la diluizione del latte in polvere è consigliabile che venga usata unacqua che abbia un residuo fisso inferiore ai 200 mg/L o meglio 100 mg/L. Al di là dei 6 mesi il miglioramento della funzione renale permette luso di acqua con una maggiore quantità di residuo fisso. Il pH consigliato sta fra 6 e 6,8. Il contenuto di fluoro (vedi Capitolo 34, pag. 766) deve variare fra 0,5 e 1 mg/ Capitolo 14.fm Page 229 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM RICHIESTE DI NUTRIENTI (FABBISOGNO ALIMENTARE) 229 Figura 14.2 - Fabbisogno e utilizzo calorico alle varie età. Figura 14.1 - Bilancio idrico giornaliero nel lattante e nelladulto. L. Altrettanto importante il contenuto in sodio (deve essere il più basso possibile) e in nitrati (spesso indice di inquinamento). Energia Una grande caloria o chilocaloria (1 Cal = 1 kcal) è la quantità di calore necessario per aumentare la temperatura di 1 kg di acqua (1 litro) da 14,5 a 15,5 °C. Il fabbisogno calorico varia in senso assoluto alle diverse età e in varie condizioni (Figura 14.2). Da 100 calorie per kg di peso nel 1° anno, si passa a 80 per kg a 6 anni, per scendere a 60, a 12 anni e, infine, a 40 calorie per kg a 18 anni. Molto diverso è anche lutilizzo delle calorie per kg alle diverse età: mentre il valore totale delle calorie diminuisce quasi parallelamente alle calorie basali e alle calorie destinate alla crescita, aumenta dalla nascita ai 6-9 anni la spesa per i movimenti, mentre rimane quasi costante la spesa per mantenere la temperatura corporea nei limiti normali, come rimane costante la perdita delle calorie con le feci. Per esempio, un bambino di 6-12 anni spende la metà del suo fabbisogno calorico per il metabolismo basale (la spesa minima di energia necessaria per mantenere la respirazione, la circolazione, la peristalsi, il tono muscolare, lattività ghiandolare e le altre funzioni vegetative), il 12% per la crescita, il 25% per lattività fisica e circa l8% lo perde con le feci, come grassi non assorbiti (saponi). Il fabbisogno calorico, necessario per ottenere un buon accrescimento staturale e ponderale, varia notevolmente da un soggetto allaltro. Mentre in oltre il 60% dei casi valgono i livelli indicati nella Figura 14.2, vi è una parte di soggetti che cresce bene solo se introita una quantità di calorie superiore a quella indicata (per esempio nel 1° anno 120-140 kcal per kg), ma vi è dal lato opposto della curva di Gaus anche una parte di soggetti che cresce bene anche se introduce solo 75-80 kcal per kg di peso. Questo concetto è fonda- mentale per comprendere il comportamento ponderale di alcuni bambini che mangiano poco o giusto e ingrassano o al contrario di altri bambini che mangiano molto o moltissimo e sono magri: trasmettere alla madre questi nostri convincimenti può aiutarla a capire le regole del fabbisogno alimentare e può servire a noi pediatri per spiegare una realtà altrimenti di difficile o complessa interpretazione. Lapporto di macronutrienti, necessario alle varie età, è riportato nella Tabella 14.4. Prendendo in considerazione il latte materno come lalimento ideale del lattante nei primi 6 mesi di vita, ritroviamo questa suddivisione calorica per i diversi macronutrienti: proteine: 6-8% delle calorie totali carboidrati: 41-43% grassi: 52-54%. Nelle età successive il totale delle calorie dovrebbe essere così suddiviso fra i vari macronutrienti: proteine: 8-12% delle calorie totali carboidrati: 52-62% delle calorie totali grassi: 30-34%. Da tener presente che 1 g di carboidrati e 1 g di proteine corrispondono a 4 calorie per ciascuno e che 1 g di grassi corrisponde a 9 calorie, mentre 1 g di alcol etilico (ma il suo uso è completamente vietato in età evolutiva) corrisponde a 7 calorie. Proteine Le proteine sono formate di aminoacidi, che si suddividono in: aminoacidi essenziali, cioè non sintetizzabili dallorganismo e quindi necessariamente da introdurre dallesterno: treonina, valina, leucina, isoleucina, lisina, triptofano, fenilalanina, metionina, istidina. Arginina, cistina e taurina sono essenziali per i nati di basso peso; aminoacidi non essenziali, tutti gli altri che lorganismo è in grado di sintetizzare da solo e che quindi non è necessario introdurre con la dieta. Capitolo 14.fm Page 230 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 230 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.4 - Fabbisogni di macronutrienti alle diverse età. Lattanti Bambini Maschi Femmine ETÀ IN MESI/ ANNI PESO MEDIO in kg ALTEZZA MEDIA in cm PROTEINE g/die CARBOIDRATI g/die GRASSI g/die CALORIE TOTALI/DIE 6 mesi 12 mesi 3 anni 6 anni 10 anni 14 anni 18 anni 14 anni 18 anni 7.800 10 14 22 30 46 65 50 55 66 75 93 114 135 158 176 159 162 13 16 20 26 32 46 60 46 48 78 90 160 230 260 300 320 325 300 46 64 68 82 86 102 120 112 100 780 1.000 1.330 1.760 1.950 2.300 2.600 2.500 2.300 Per ogni proteina è necessario conoscere il valore biologico, cioè il grado di utilizzazione. In altre parole le proteine ad alto valore biologico contengono tutti gli aminoacidi essenziali necessari per la sintesi dei tessuti e hanno poco sciupìo: contengono proteine ad alto valore biologico le uova, il latte, il manzo, il pesce, il pollame, il formaggio, i legumi. Le proteine vegetali hanno un valore biologico più basso (del 25-30%, in confronto per esempio alluovo): di questo si deve tener conto nel calcolo dellapporto proteico in un bambino. Carboidrati Sono il macronutriente che partecipa in maggior misura alle spese energetiche dellorganismo: quando mancano i carboidrati lorganismo attinge energie dalle riserve di grassi e di proteine. Vengono immagazzinati come glicogeno nel muscolo e nel fegato, dai quali vengono liberati attraverso il processo della glicogenolisi. I carboidrati si ritrovano nel latte, nei cereali, nella frutta, nelle patate e nei vegetali; lo zucchero (un disaccaride costituito da glucosio e fruttosio) è formato al cento per cento da carboidrati. Grassi I lipidi (o grassi, rappresentati essenzialmente da trigliceridi) sono costituenti fondamentali delle membrane di tutte le cellule; essi rappresentano inoltre le più importanti riserve di energia del nostro organismo. Sono ricercati nellalimentazione, sia dai bambini che dagli adulti, perché aumentano la palatabilità degli alimenti. Essi veicolano le vitamine liposolubili (A, D, E e K). Sono formati da acidi grassi, che differiscono fortemente luno dallaltro, sia come lunghezza sia per la mancanza o la presenza di uno o più doppi legami (acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi). Luomo non è in grado di sintetizzare gli acidi grassi con due doppi legami (acido linoleico) e con tre doppi legami (acido linolenico), che debbono necessariamente essere presenti nella dieta. Lacido linoleico è il precursore dellacido arachidonico, delle prostaglandine e dei leucotrieni. Lacido linolenico modula la velocità di sintesi di acido arachidonico e di altri composti, che sono essenziali per la struttura e la funzione del sistema nervoso centrale. Il latte materno contiene discrete quantità di acidi grassi essenziali (fra il 4 e il 5% del totale delle calorie); nelle età successive essi sono contenuti nella dieta in una proporzione dell1-2% delle calorie. La loro mancanza, in un organismo in rapida crescita, determina intertrigine, secchezza, ispessimento e desquamazione della pelle. Un loro eccesso aumenta la produzione di perossidi e può causare distruzione delle membrane cellulari. I grassi sono contenuti nel latte materno e vaccino, nel rosso duovo, nel burro, nella carne, nel pesce, nel formaggio, nelle noccioline e negli oli vegetali: lolio di oliva contiene prevalentemente acido oleico (con un doppio legame), analogamente allolio di arachidi. Gli acidi grassi polinsaturi (linoleico soprattutto) sono contenuti in gran quantità (circa il 50% del totale) nellolio di mais, di girasole, di soia e di vinaccioli. Il contenuto di grassi nei vari alimenti cambia con il passare del tempo: per esempio, secondo lIstituto Nazionale della Nutrizione il contenuto di lipidi presente in 100 g di tuorlo duovo (cioè di circa due uova) si è abbassato negli ultimi anni da 11,1 g a 8,7 g. Parallelamente si è ridotto anche il contenuto di colesterolo, che è passato da 504 mg (in due tuorli duovo) a 371 mg: una riduzione di circa un quarto. Una dieta ricca di grassi può favorire lincremento ponderale in quanto: i grassi hanno un elevato rendimento calorico ed estrema palatabilità, per cui favoriscono il consumo di elevate quantità di cibo, promuovendo un bilancio energetico positivo; hanno un minor effetto saziante e di autocompensazione mediante la regolazione dei successivi introiti; inducono una minor termogenesi pasto-indotta (circa il 3% del contenuto energetico per i grassi ingeriti, contro il 5-8% dei carboidrati e il 20-25% delle proteine); lo stoccaggio dei grassi è 8 volte superiore dopo un pasto ricco di grassi rispetto al pasto ricco in carboidrati. Vitamine e minerali Vedi pag. 261 e pag. 272. Capitolo 14.fm Page 231 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 231 DIETA DEL LATTANTE GLI ACIDI GRASSI CIS E TRANS I grassi trans, acidi grassi insaturi con almeno un doppio legame in configurazione trans (Figura A), sono formati durante lidrogenazione parziale degli oli vegetali, un processo che converte gli oli vegetali in grassi semisolidi, come le margarine. Da un punto di vista industriale, gli oli vegetali parzialmente idrogenati sono convenienti per la loro lunga vita nelle confezioni, la loro stabilità durante la frittura ad alte temperature, il loro stato semisolido, che permette di confezionarli secondo i bisogni, e laumento della palatabilità di cibi cotti e di dolci. Il consumo medio degli acidi grassi trans negli Stati Uniti rappresenta il 2-3% del totale delle calorie consumate. La maggior origine di grassi trans sono i cibi fritti velocemente ad alta temperatura (patatine fritte), i prodotti cotti in forno, i cibi per spuntini, le pizze, le margarine, i popcorn, le torte, i cracker e molti altri. Una minima quantità di grassi trans (0,5% dellenergia totale consumata) si trova nella carne: essi sono prodotti dai batteri nello stomaco dei ruminanti. Figura A - Struttura degli acidi grassi cis e trans. Sia lacido oleico che lacido elaidico sono acidi grassi a 18 atomi di carbonio con un singolo doppio legame. Ma lacido oleico ha un doppio legame cis (gli atomi di idrogeno sono dallo stesso lato), che causa una curva o un nodo nella catena dellacido grasso, mentre lacido elaidico ha un doppio legame trans (gli atomi di idrogeno sono uno da un lato e laltro dallaltro della molecola di acido grasso), il che raddrizza la catena dellacido grasso. Il legame trans conferisce alla struttura dellacido grasso un aspetto più simile a quello degli acidi grassi saturi, alterando le proprietà fisiologiche e gli effetti degli acidi grassi. Nellacido elaidico il doppio legame è presente al nono atomo di carbonio (trans 18:1-9). (Da Mozaffarian D. et al.: Trans fatty acid and cardiovascular disease, N Eng J Med 354:1601-13, 2006.) La Food and Drug Administration ha deciso che dal primo gennaio 2006 tutti i cibi debbono indicare il contenuto in acidi grassi trans. Il Dipartimento della Salute e dellIgiene Mentale di New York ha chiesto ai ristoranti e ai fornitori di cibi di eliminare parzialmente i grassi idrogenati. Anche la Danimarca e il Canada hanno preso o prenderanno provvedimenti per limitare il consumo di acidi grassi trans. Sulla base degli studi sperimentali e clinici, il consumo di acidi grassi trans, ottenuti da oli parzialmente idrogenati, non fornisce alcun apparente beneficio alimentare e ha molte potenzialità di danno per lorganismo umano. È possibile eliminare gli oli parzialmente idrogenati dai cibi nei ristoranti e da quanti preparano i cibi, perché, secondo lesperienza di alcuni Paesi, essi possono essere largamente rimpiazzati dagli acidi grassi cis senza aumentare i costi e senza ridurre la qualità o la disponibilità dei cibi. La riduzione del consumo di grassi trans porterà probabilmente a sostanziali benefici per la salute, impedendo migliaia di malattie coronariche. Fibre Col nome di fibre sono indicate quelle parti dei cereali, dei vegetali, della frutta, dei legumi, delle noci e delle nocciole che non vengono scisse e digerite nelluomo a livello intestinale: esse sono costituite da carboidrati (cellulosa) e lignina. Si ritiene comunemente che una dieta ricca di cibi raffinati e povera di fibre possa provocare stipsi, diverticolite, calcolosi colecistica, appendicite acuta e perfino cancro del colon. Daltra parte, diete ad alto contenuto di fibre possono portare a una riduzione dellassorbimento del colesterolo, dello zinco e di altri nutrienti importanti. È ovvio che nel 1° anno di vita, quando lalimentazione lattea è prevalente, lapporto di fibre è scarso e limitato ai passati di verdura ed eventualmente alle creme di cereali integrali. È solo negli anni successivi, e in particolare dopo il secondo, che le fibre debbono rappresentare una componente essenziale nella dieta del bambino, anche perché comincia a familiarizzare con alimenti che entreranno a far parte della sua alimentazione quotidiana. Essenziale per tutti è sapere che le fibre sono un alimento e non un medicamento. Il fabbisogno giornaliero di fibre va da 170 a 300 mg/kg/die. I bambini che siano tenuti a una dieta varia e bilanciata introitano sufficienti quantità di fibre. Fra le verdure bollite quelle che contengono più fibre sono i cavolini di Bruxelles, i carciofi, i broccoli e la cicoria. DIETA DEL LATTANTE Il successo nellalimentazione del lattante, come in quella delle età successive, dipende essenzialmente da un Capitolo 14.fm Page 232 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 232 buon rapporto psicologico, e quindi dalla cooperazione esistente fra il bambino e la madre. Il momento del pasto deve rappresentare un momento di gioia, di piacere, di soddisfazione per la madre e di esaudimento di un bisogno essenziale per la sopravvivenza del bambino. Il dovere della madre è quello di essere in grado di procurare e di offrire i nutrienti necessari al proprio figlio, o sotto forma dellofferta del proprio seno, ricco di latte, o sotto forma della preparazione dei vari componenti del pasto. Deve inoltre offrirli al bambino con dolcezza e comprensione, accettando di buon grado (almeno esteriormente) uno scarso gradimento o addirittura un rifiuto. Ovviamente, fra i doveri della madre non cè quello di somministrare al cento per cento al proprio figlio i cibi che gli ha preparato. Come abbiamo visto, esiste unestrema variabilità individuale nei fabbisogni alimentari, ma bisogna tenere conto che esiste anche una grande variabilità di assunzione di alimenti fra un pasto e laltro, come da un giorno allaltro o da una settimana allaltra: le ragioni di questa estrema variabilità sono spesso fisiologiche, e solo di rado sono legate a processi patologici in divenire o manifesti. Loscillazione nella quantità di alimenti ingeriti dal bambino come dalladulto, in periodi di tempo e in circostanze diversi, porta quindi a periodi felici per la madre, in cui il bambino riesce a finire tutto quello che ella gli presenta, e a periodi tristi per la madre, in cui il bambino limita i suoi introiti e dimostra di non gradire lulteriore somministrazione di cibo. È necessario che il pediatra trasmetta alla madre del bambino che non mangia queste semplici informazioni e la rassicuri, come sempre, dopo aver accertato, solo sulla base dei dati clinici, che in effetti non esista niente di patologico. Se la madre incautamente, durante un periodo di scarsa tendenza allalimentazione, cerca, con le buone o con le cattive (cioè usando unamorosa violenza), dintrodurre cibo nella bocca del bambino nel giro di pochi giorni, si viene a determinare unincrinatura, allinizio di lieve entità e successivamente più profonda, nei rapporti fra madre e figlio. Quali sono i segni di sazietà del bambino? Allinizio, se sta già seduto, si ritrae di fronte al biberon, alla tazza o al cucchiaio, poi serra fortemente la bocca, infine sputa e soffia via lalimento o, addirittura, per sanzionare completamente la sconfitta della madre, vomita durante o alla fine di un pasto combattuto. Per ricondurre il rapporto, in corrispondenza dei pasti, alla situazione quo ante è necessario che passi del tempo; tanto più lintervento della madre si era manifestato con insistenza o violenza, quanto più tempo occorre aspettare. Il lavoro del pediatra a questo punto è essenziale, egli deve sfruttare appieno la sua presa sulla famiglia, deve spiegare e convincere. Deve chiarire soprattutto che la madre, o chi per essa, al momento del pasto deve mostrarsi calma e disponibile e offrire, quasi con noncuranza, il cibo preparato, ritirandolo quando il bambino le trasmetta, anche senza parlare, il suo rifiuto ad alimentarsi. A questo punto la madre non deve manifestare in alcun modo la sua temporanea sconfitta davanti al bambino, anche se internamente è in preda a un senso di colpa e 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI dincapacità personale che compromettono il suo equilibrio. Il pediatra deve prepararla a un calvario di molti giorni, senzaltro più di una settimana, prima che sia stato raggiunto lequilibrio desiderato. Nei casi più difficili va suggerito alla persona della famiglia che sia incaricata dellalimentazione del bambino di passare lincombenza a unaltra persona, ben informata; a volte è necessario che la madre non assista alla somministrazione degli alimenti, almeno finché non sia stato superato il periodo di crisi. Il pediatra che non simpegni nel ristabilire i rapporti alimentari fra madre e bambino viene meno al suo compito, in particolare se cerca di risolvere il problema con i farmaci (i famosi ricostituenti), e peggio ancora se questi farmaci sono rappresentati da veri stimolanti dellappetito, come la ciproeptadina (Periactin e simili), che sono dotati di numerosi effetti collaterali e che non trovano fra le loro indicazioni lanoressia secondaria del bambino: spesso essi sono una mescolanza di principi attivi diversi. Secondo la moderna farmacologia, il pediatra in linea generale deve sempre scartare le preparazioni composte da principi diversi (salvo casi eccezionali), limitando la prescrizione a preparazioni farmacologiche che contengano un solo principio attivo. Allattamento al seno DEFINIZIONI OMS Allattamento esclusivo: latte materno come unico alimento. Allattamento predominante: latte materno, come unico alimento, ma con la somministrazione contemporanea di liquidi, come acqua (semplice o zuccherata), e bevande acquose, come tè, camomilla, tisane, infusioni, succhi di frutta o soluzioni reidratanti orali. Allattamento complementare: latte materno con laggiunta di alimenti liquidi (latte di mucca, brodi di carne o vegetali), semiliquidi (pappe di cereali, verdura, frutta, carne, pesce) e solidi (biscotti). Allattamento artificiale: alimentazione senza latte materno. Raccomandazioni OMS Cominciare lallattamento al seno entro unora dalla nascita. Allattare esclusivamentre al seno fino a circa 6 mesi di età. Introdurre alimenti complementari tra i 4 e i 6 mesi, solo se il bambino ha fame e cresce poco. Dare alimenti complementari a tutti i bambini da circa i 6 mesi di età. Continuare lallatamento al seno fino a 2 anni o più. Raccomandazioni dellAccademia Americana di Pediatria Lobiettivo è quello di portare al 75% la percentuale di mamme che allattano al seno esclusivamente i loro Capitolo 14.fm Page 233 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM DIETA DEL LATTANTE bambini nel periodo post partum precoce e ad almeno il 50% la percentuale di madri che continuano ad allattare fino a quando il lattante non abbia raggiunto i 5-6 mesi di età. Il latte materno deve essere considerato lalimento preferito per tutti i neonati, salvo rare eccezioni. Lallattamento al seno deve essere iniziato precocemente dopo la nascita, di solito entro la prima ora. È opportuno che i neonati vengano alimentati ogni volta che mostrino segno di fame, come un aumento dello stato di allerta o di attività motoria, o movimento delle labbra caratteristico o dimostrazione di cercare cibo. Il pianto è un indicatore tardivo di fame. Ai neonati allattati al seno non debbono essere dati supplementi di acqua, glucosata o meno, pasti di latte artificiale o altro, a meno che non esista una indicazione clinica. Debbono essere evitati succhiotti o almeno possono essere usati soltanto quando lallattamento al seno si sia consolidato. Lassistenza del pediatra è essenziale fin dai primi giorni di vita. Lallattamento materno esclusivo è sufficiente per una crescita adeguata nel corso dei primi 6 mesi di vita. La prevalenza dellallattamento al seno Secondo unindagine dellIstituto Superiore di Sanità (2002) su 1.627 madri è risultato: alla dimissione dal reparto maternità allattamento esclusivo o predominante nel 70% dei casi; allattamento misto nel 21% e allattamento artificiale nel 9%; a 3 mesi di vita il 76% dei bambini è ancora allattato al seno in modo completo o misto; al 6° mese allattamento al seno nel 57% dei nuovi nati; a 9 mesi il 34%; a 12 mesi il 19%. I fattori associati, in maniera statisticamente significativa allallattamento al seno completo, sono (indagine ISS, 2002): istruzione alta; età pari o superiore ai 30 anni; non fumatrice; pluriparità; frequenza del corso di preparazione alla nascita; parto spontaneo; rooming-in; neonato attaccato al seno entro 2 ore dal parto. Dieta della madre Di grande importanza nellallattamento al seno è la dieta della madre, che va incrementata in senso quantitativo e migliorata in senso qualitativo. La madre può continuare a mangiare quello che ha sempre mangiato, ai cui sapori il bambino si è già abituato in gravidanza. Eccessi di cibi con odori/sapori intensi (asparagi, cavolo, aglio e altri) in una madre/bambino non abituati, possono provocare disagio per il bambino nelle successive 24 ore. La somministrazione di alcol durante lallattamento va sempre sconsigliata, perché lalcol passa velocemente nel latte materno, al quale conferisce un 233 odore particolare. Può essere permesso, se richiesto, un mezzo bicchiere di vino ai pasti. Sembra ormai accertato che almeno nei primi mesi il latte non cambia la sua composizione, soprattutto proteica, anche in presenza di una carenza alimentare della madre; per mantenere le giuste concentrazioni di nutrienti lorganismo della madre attinge da tutte le riserve e da tutti i tessuti fino ai limiti del possibile, per fornire al continuatore della specie le migliori garanzie di sopravvivenza. Le componenti del latte che più risentono della dieta della madre sono le vitamine, che non essendo sintetizzabili dalle cellule né immagazzinabili (salvo quelle liposolubili) dipendono strettamente dallapporto alimentare della madre, quasi giorno dopo giorno. Inoltre, per quanto riguarda il tipo di grassi, risulta ormai evidente che esso è direttamente influenzato dai lipidi assunti con la dieta dalla madre, per cui unalimentazione ricca di acidi grassi polinsaturi si ripercuote in breve tempo in un aumento della concentrazione di questi acidi grassi nel latte che il seno fornisce al lattante. Solo il colesterolo, soggetto a una sintesi locale, viene mantenuto alla concentrazione corrente. È risultato che lesercizio aerobico, ripetuto 4-5 volte alla settimana, iniziando 6-8 settimane dopo il parto, non esercita effetti secondari sulla lattazione e migliora significativamente la buona salute della madre. Esso non ha alcuna influenza sui livelli di IgA, lattoferrina o lisozima. Da bandire il fumo di sigaretta, il fumo passivo e luso di droghe. Lincremento dellapporto energetico alla madre deve essere proporzionale alla quantità di latte prodotto dal seno, che viene calcolato mediamente in 750 mL al giorno, corrispondenti a circa 500 kcal al giorno. Oltre allenergia fornita con il latte materno, bisogna considerare anche il dispendio energetico aggiuntivo, necessario per convertire lenergia introdotta dalla madre con gli alimenti in energia trasferita al latte. Poiché nei 6 mesi successivi al parto si verifica una perdita di peso, pari a circa 0,5 kg al mese, può essere prevista una riduzione del fabbisogno energetico di circa 120 kcal/die. Complessivamente il fabbisogno energetico aggiuntivo della donna che allatta varia dalle 450 kcal nel 1° mese alle 565 kcal tra il 2° e il 3° mese, in relazione allincremento della quota lattea prodotta. Dopo il 6° mese le raccomandazioni sono diverse a seconda che si attui uno svezzamento rapido (+ 250 kcal/die) o lento (+ 543 kcal/die). Vantaggi del latte umano La grande utilità del latte è ben dimostrata da queste semplici considerazioni: è sempre pronto: non ha bisogno di essere preparato; è sempre fresco: il seno non ha latte immagazzinato, come avviene nella mammella della mucca; esso viene prodotto a richiesta, nel momento stesso in cui il bambino comincia a succhiare e a spremere la base dellareola con le arcate gengivali; è sempre caldo: ha la stessa temperatura del corpo umano. Capitolo 14.fm Page 234 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 234 Regolazione della secrezione Nella regolazione della secrezione del latte dalla mammella sono presenti una componente nervosa e una endocrina: con la stimolazione delle numerose terminazioni nervose del capezzolo da parte della bocca del bambino parte un arco riflesso (riflesso di secrezione) che, attraverso vie nervose specifiche, giunge allipotalamo. Dallipotalamo vengono liberati stimoli ormonali che giungono allipofisi, attraverso la vena porta ipofisaria: questi stimoli hanno come conseguenza la secrezione da parte dellipofisi anteriore di prolattina, che agisce direttamente sulle cellule mioepiteliali dei dotti e sugli acini della ghiandola mammaria, stimolando la formazione e la secrezione di latte e di ossitocina, che permette la fuoriuscita del latte lungo i dotti galattofori, fino ai seni, e porta, nelle prime settimane dopo il parto, a una contrazione dellutero e ne facilita linvoluzione (Figura 14.3). Il riflesso dellossitocina è condizionato dai pensieri (positivi e negativi), dai sentimenti e dalle sensazioni della madre. Gli ultrasuoni rappresentano una tecnica oggettiva e non invasiva per lo studio della secrezione del latte dal seno, valutando laumento di diametro dei dotti galattofori. Va considerato ancora vero il vecchio detto: la mammella dà il latte che le si chiede. Se il neonato e il lattante stanno bene, crescono bene e sono vigorosi nella poppata, il latte fornito dal seno materno aumenta progressivamente, almeno fino al 2°-3° mese. Riconoscere una componente riflessa della secrezione lattea significa anche ammettere che esista la possibilità di una sua riduzione, successiva alle emozioni, allo stress, alle malattie infettive e in minima parte al digiuno, perché, come vedremo, le variazioni anche quantitative nella dieta della madre influenzano di poco la qualità e la quantità del latte fornito dal seno. Composizione L87% del latte materno è composto di acqua. Un lattante, cui è permesso di poppare senza limitazioni di Figura 14.3 - Regolazione della secrezione di latte. 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI tempo e di quantità, non ha bisogno di aggiunta di acqua, anche in climi molti caldi e asciutti. Il contenuto in proteine (10 g/L) del latte umano è notevolmente inferiore a quello del latte vaccino (30 g/L) e a quello di molte altre specie, ma esso è sufficiente per una specie, come la nostra, che deve raddoppiare il peso della nascita, verso il 4°-5° mese e non in giorni o poche settimane, come avviene per altri animali (Tabella 14.5). Inoltre, il profilo degli aminoacidi contenuti nel latte di donna è ideale non tanto per lassorbimento quanto per lutilizzazione, soprattutto a livello cerebrale (Tabella 14.6). Il latte di mucca contiene una quantità 3 volte più alta di proteine (Tabella 14.7), fra le quali molta caseina, difficilmente digeribile, perché si addensa in grossi coaguli e contiene alti livelli di fenilalanina, tirosina e metionina, per il metabolismo dei quali il neonato umano ha una scarsa attività enzimatica. Per contro, il latte di mucca contiene poche lattoalbumina, cisteina e taurina, un importante elemento questultimo per la crescita del cervello e dei nervi: poiché la taurina è contenuta in bassa concentrazione nel latte vaccino, essa viene di norma aggiunta nei latti in polvere. Le differenze riscontrate nel contenuto in proteine si ripercuotono in modo amplificato nella concentrazione rispettiva dei diversi aminoacidi (Tabella 14.6). Il contenuto in aminoacidi del latte umano è ovviamente destinato alla sintesi delle proteine della specie umana: usare quantità e proporzioni diverse non è probabilmente senza conseguenze, quando si sa che allinterno delle cellule esiste un trasportatore per ogni singolo aminoacido. La riduzione del contenuto proteico nei latti artificiali è stato il primo decisivo passo per evitare di fornire ai lattanti un carico eccessivo di aminoacidi e quindi di azoto: il passo successivo sarà il riequilibrio almeno dei più importanti aminoacidi. Anche se il contenuto in grassi del latte umano e di quello vaccino è pressoché uguale, le differenze qualitative sono moltissime e tutte di grande rilievo (Tabella 14.5). I trigliceridi plasmatici (lipoproteine ad alta e bassa densità, chilomicroni) a livello della mammella vengono scissi in acidi grassi, monogliceridi e glicerolo a opera di una lipoprotein-lipasi; queste sostanze vengono utilizzate dalle cellule degli acini ghiandolari per sintetizzare nuovi trigliceridi, che vengono riversati nelle cisterne e nei dotti galattofori come globuli di grasso. I grassi del latte umano sono rappresentati da acidi grassi polinsaturi (acido linoleico) nella percentuale dell8-12% e monoinsaturi (acido oleico) nella percentuale del 33-38%. Il colesterolo nel latte materno è a concentrazione costante di 160 mg/L, indipendentemente dal tipo di alimentazione materna. Il colesterolo è un importante costituente del cervello e dei nervi, nonché di molti enzimi e vitamine a sintesi endogena (vitamina D3): molte delle formule non contengono colesterolo, perché i grassi presenti nel latte di mucca sono stati completamente sostituiti da altri grassi di varia origine. Gli acidi laurico e miristico sono Capitolo 14.fm Page 235 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 235 DIETA DEL LATTANTE Tabella 14.5 - Composizione del latte materno e del latte vaccino. CARATTERISTICHE LATTE UMANO MATURO (DA 15 GG A 15 MM DAL PARTO) LATTE VACCINO Calorie/L Peso specifico pH Acqua Peso totale dei solidi (g/L) Ceneri (g/L) 690 1.031 7,01 87 129 2,02 670 1.031 6,6 87 124 7,15 Proteine totali (g/L) Caseina Sieroproteine Lattoalbumina Lattoferrina Lattoglobulina Albumina del siero Immunoglobuline del siero Azoto non proteico totale 10,6 3,7 7 3,6 1,7 0,32 0,1 0,324 32,46 24,9 7 2,4 2,5 0,4 0,8 0,252 71 7 47 tracce 40 160 52-54% 34-36% 3-4% 6-12% 2-3% 1% 44-46% 22-26% 7-8% 7-8% 6-10% 37 110 35% 30-34% 2-3% 1,5-2% tracce ? 60% 27-30% 12-14% 12-13% 6-7% Minerali elettropositivi (mEq/L) Sodio (mg/L) Potassio (mg/L) Calcio (mg/L) Magnesio (mg/L) 41 172 512 344 35 149 768 1.430 1.370 130 Minerali elettronegativi (mEq/L) Fosforo (mg/L) Zolfo (mg/L) Cloro (mg/L) 28 141 14 375 108 91 30 1.080 Eccesso di minerali positivi (mEq/L) 13 41 Vitamine Vitamina A (U/L) Caroteni (mg/L) Vitamina D (U/L) Tocoferolo (vitamina E) (mg/L) Tiamina (vitamina B1) (mg/L) Riboflavina (vitamina B2) (mg/L) Vitamina B6 (mg/L) Acido nicotinico (vitamina PP) (mg/L) Vitamina B12 (mg/L) Acido folico (mg/L) Biotina (mg/L) Acido ascorbico (vitamina C) (mg/L) 1.900 0,25 42 2,4 0,142 0,373 0,18 1,83 tracce 35-38 2 52 1.000 0,37 20 0,6 0,43 1,56 0,51 0,74 6,6 50 22 11 Carboidrati Lattosio (g/L) Monosaccaridi (g/L) Lipidi totali (g/L) Colesterolo totale (mg/L) Acidi grassi insaturi (% del totale) ac. oleico monoinsaturo (C 18:1) ac. palmitoleico monoinsaturo (C 16:1) ac. linoleico con 2 doppi legami (C 18:2) ac. linolenico con 3 doppi legami (C 18:3) ac. arachidonico con 4 doppi legami (C 20:4) Acidi grassi saturi a catena lunga (% del totale) ac. palmitico (C 16:0) ac. stearico (C 18:0) ac. miristico (C 14:0) Acidi grassi saturi a catena corta e media (ac. laurico, caprico, caprilico, caproico, butirrico) Capitolo 14.fm Page 236 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 236 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.6 - Gli aminoacidi del latte umano e del latte vaccino. AMINOACIDI Istidina Leucina Isoleucina Lisina Metionina Fenilalanina Treonina Triptofano Valina Arginina Alanina Acido aspartico Cistina Acido glutamico Glicina Prolina Serina Tirosina LATTE UMANO (mg/dL) LATTE VACCINO (mg/dL) 22 68 100 73 25 48 50 18 70 45 35 116 22 230 0 80 69 61 95 228 350 277 88 172 164 49 245 129 75 166 32 680 11 250 160 179 Tabella 14.7 - Distribuzione calorica dei macronutrienti, in percentuale. MACRONUTRIENTI Proteine Lipidi Carboidrati LATTE UMANO MATURO (%) 6-7 52-54 40-41 LATTE VACCINO (%) 22 48-50 28-30 sintetizzati dalla ghiandola mammaria a partire dai carboidrati; gli acidi linoleico e linolenico, essendo acidi grassi essenziali e quindi non sintetizzabili dalluomo, dipendono dallapporto alimentare della madre. Lacido docosaesaenoico (DHA) e gli oli 3, mentre sono presenti nel latte umano e nellolio di pesce, sono assenti nel latte vaccino e nelle comuni formule per lattanti: questi grassi sono essenziali per la crescita cerebrale. Il terzo componente dei macronutrienti del latte umano è rappresentato dai carboidrati, di cui il lattosio è la parte principale. Il lattosio è un disaccaride (glucosio + galattosio) presente in alta concentrazione (71 g/L), unicamente nella secrezione lattea della gran parte dei mammiferi. Nel latte umano il lattosio è contenuto in concentrazione superiore del 50% rispetto a quella del latte vaccino: in definitiva il latte umano è più dolce. Oltre al lattosio sono contenuti circa un centinaio di oligosaccaridi, tutti sintetizzati dalla ghiandola mammaria: essi rappresentano il 10% del totale dei carboidrati. La loro presenza è stata evidenziata nellultimo decennio, anche a opera di ricercatori italiani: essi giocano un ruolo fondamentale, non tanto come nutrienti, ma come elementi importanti nei processi maturativi delle cellule nervose, come favorenti lattecchimento e la moltiplicazione del Bacillus bifidus nellintestino, come inibenti ladesione dellEscherichia coli, dotato di fimbrie e di molecole di adesione alle cellule epiteliali dei tubuli renali. I minerali contenuti nel latte umano sono circa un terzo di quelli del latte vaccino; la loro concentrazione è indipendente dalla dieta della madre. Elementi traccia (cobalto, ferro, rame, manganese, zinco, fluoro, iodio e selenio) sono presenti nel latte materno in concentrazioni diverse da quelle del latte vaccino; lelevata biodisponibilità di alcuni di essi (ferro in prima fila) compensa largamente il loro scarso contenuto. Il latte umano è ricco di vitamine (A, C ed E); il contenuto in vitamine B1, B6 e B12 dipende dal tipo di alimentazione della madre. Anche il contenuto in vitamina D e dei suoi derivati idrosolubili dipende in parte dalla dieta della madre e dalla sua esposizione alla luce del sole. Il contenuto in vitamina K è relativamente basso ed è anchesso correlato con la dieta della madre, che dovrebbe assumere broccoli, cavoli, cavolfiori e cavolini di Bruxelles, che daltra parte, come si sa, conferiscono al latte un sapore poco gradevole. A parte i componenti nutritivi, esistono nel latte umano sostanze e cellule essenziali nella lotta contro linfezione. I fattori di resistenza dellospite, presenti nel latte umano, sono unici per il piccolo delluomo. Le formule arricchite di nucleotidi non hanno avuto alcun effetto nella prevenzione delle malattie. Cellule vive, e quindi attive, si ritrovano in numero di 4.000/mm 3 nel colostro e di 1.500 nel latte maturo. I macrofagi del latte umano sono in grado di fagocitare batteri e virus nellintestino. I linfociti presenti nel latte umano sono uguali ai linfociti T e B della madre, e sono in grado di fornire una protezione immunologica, almeno a livello faringeo e intestinale, diretta verso quegli antigeni virali e batterici, presenti nellambiente nel quale la madre e il lattante sono immersi: sono anticorpi e cellule di difesa fatti su misura (Figura 14.4). Gli anticorpi materni, acquisiti per infezione naturale o per vaccinazione, entrano nel latte principalmente attraverso due vie: transcitosi e passaggio paracellulare: questo passaggio è aumentato durante la mastite. Il fattore bifidogeno, presente nel latte umano insieme a un pH leggermente acido delle feci, stimola la moltiplicazione del Bacillus bifidus, un batterio gram-positivo, che impedisce la colonizzazione dei germi gram-negativi, saprofiti o patogeni. La crescita dellE. coli è soppressa anche dalla lattoferrina, presente in buona quantità nel latte umano, che lega il ferro, indispensabile per il metabolismo e la sopravvivenza di questo germe. Gli alti livelli di immunoglobuline forniscono difese umorali specifiche, mentre le IgA secretorie (SIgA) determinano una protezione particolare già nel cavo orale, contro i microrganismi inalati o ingeriti: le SIgA forniscono protezione anche contro le malattie respiratorie, la diarrea e la stessa sepsi. Esistono altri fattori umorali nel latte umano, che svolgono un ruolo preciso: un fattore di resistenza, il lisozima, linterferone, il complemento e la proteina legante la vitamina B12. I lattanti alimentati esclusivamente Capitolo 14.fm Page 237 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM DIETA DEL LATTANTE 237 Figura 14.4 - Integrazione dellimmunità mucosa fra madre e lattante con particolare interesse per la migrazione delle cellule B marcate (e probabilmente delle cellule T) dalle placche del Peyer al sangue periferico fino alla ghiandola mammaria. Tale distribuzione (frecce) al di là dellintestino dei precursori delle plasmacellule IgA è essenziale per la produzione a livello della mammella, e la successiva comparsa nel latte, degli anticorpi secretori (IgA e IgM) specifici per gli antigeni intestinali (batteri e proteine alimentari). Con questo meccanismo, il lattante, alimentato al seno, riceve rilevanti quantità di anticorpi secretori, diretti contro i microbi che stanno colonizzando le sue mucose: nello stesso tempo la mucosa intestinale della madre è protetta da anticorpi analoghi. (Da Brandtzaeg P.: Mucosal immunity: integration between mother and the breast-fed infant, Vaccine 21:3382-8, 2003.) al seno hanno infatti una bassa incidenza di malattie batteriche e virali (virus respiratorio sinciziale) a carico dellalbero respiratorio, sia delle alte che delle basse vie aeree. Lo stesso avviene per tutti i numerosi agenti che danno diarrea. La presenza di monosaccaridi nel latte umano riduce anche lincidenza delle infezioni delle vie urinarie nel lattante. Leffetto favorevole in qualche caso è indiretto, come per lotite media: questa frequentissima malattia è legata a un malfunzionamento della tuba. Leffetto favorevole dellallattamento al seno risiederebbe in una specie di allenamento continuo che il succhiamento e la spremitura dellareola determinano a carico del muscolo tensore del velo palatino, essenziale per condizionare lapertura e la chiusura della tuba di Eustachio. Sulle risposte immunologiche lalimentazione con latte umano sembra offrire numerosi vantaggi: aumenta le risposte immuni in corso di infezioni o di malattie, ma aumenta anche la risposta immunologica dopo la vaccinazione. Le differenze sono tanto evidenti da consigliare, nella valutazione dellefficacia di un vaccino, di tenere separati i lattanti allattati al seno da quelli alimentati con formula. Il latte umano contiene inoltre sostanze che partecipano ai fenomeni dellinfiammazione, ma contiene anche, e in quantità elevate, fattori antiflogistici che limitano lestensione delle reazioni infiammatorie, soprattutto a livello intestinale. Proprio per la presenza così abbondante di cellule e di sostanze essenziali per la crescita e lo sviluppo, si ha la tentazione di considerare il latte umano più come un tessuto (analogamente a quanto è stato fatto per il sangue) che come una secrezione. Se si adotta questo punto di vista, è facilmente deducibile che la sostituzione di un tessuto con un altro (per esempio latte vaccino) possa in qualche caso portare a fenomeni di rigetto, che sidentificano con le manifestazioni allergiche che così spesso si riscontrano in seguito alluso del latte vaccino. In effetti, il latte umano riduce di circa 10 volte il rischio dinsorgenza delle manifestazioni allergiche, nelle loro diverse espressioni cliniche. Sia la dermatite atopica (eczema) che lasma e la rinite allergica sono nettamente diminuite nei primi 2 anni di vita nei bambini alimentati con latte umano, anche con genitori che presentino unalta incidenza di manifestazioni allergiche. In moltissimi studi clinici è stato dimostrato, infatti, un effetto allergico-protettivo sui lattanti alimentati al seno, dovuto in larga parte a una riduzione della permeabilità della mucosa intestinale. La diminuita permeabilità alle macromolecole spiega la ridotta intolleranza alle proteine del latte vaccino nei bambini che sono stati alimentati al seno. Capitolo 14.fm Page 238 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 238 Luso del latte umano nei primi 4-6 mesi di vita sembra prolungare il suo effetto benefico ben al di là del periodo durante il quale viene usato. Si è visto che il latte umano riduce lincidenza del diabete mellito, del cancro e del linfoma, della malattia di Crohn, e ritarda linsorgenza del morbo celiaco. Una caratteristica unica del latte umano è rappresentata dalla presenza di alcuni fattori di grande importanza, anche se non essenziali, per la crescita, lo sviluppo e il funzionamento di particolari organi e apparati: fattore di crescita epidermica (EGF); fattore di crescita nervosa (NGF), individuato per la prima volta da Rita Levi-Montalcini; taurina; neuropeptidi: GIP (Gastric Inhibitory Peptide), gastrina, colecistochinina, bombesina e altri; fattore stimolante le colonie di granulociti, una citochina che aumenta le difese antibatteriche, per la quale esiste un recettore sui villi dellintestino del feto e del neonato. Il latte umano, unico esempio fra i nutrienti presenti in natura, contiene alcuni enzimi (soprattutto lipasi) che sono estremamente utili per la digestione dei grassi, anche in presenza di una bassa concentrazione di lipasi pancreatica e di sali biliari, caratteristica dei primi mesi di vita. Il latte umano contiene insulina in elevate concentrazioni e sugli enterociti presenti sulle membrane intestinali sono presenti i recettori dellinsulina. Il latte di donna contiene in basse concentrazioni tutti gli ormoni (compresi quelli tiroidei) presenti nel sangue circolante della madre. È contenuta anche unelevata quantità di lepitina. Nellelenco dei vantaggi, le ripercussioni psicologiche e cognitive sono state poste per ultime, ma non per questo devono essere considerate meno importanti. Ormai siamo tutti convinti che il neonato e poi il lattante insieme alla madre costituiscano una diade sulla quale conviene intervenire il meno possibile, sia da parte dei familiari che da parte di persone estranee alla famiglia. Lattaccamento reciproco che si viene a creare con lallattamento al seno è formato da diverse componenti, costituite principalmente dallesaudimento delle necessità alimentari e dal piacere del contatto con un seno morbido e caldo (ricordo le vecchie esperienze con le scimmie di pezza riscaldate), al quale è possibile rimanere piacevolmente attaccati anche al di là delle necessità alimentari. Gli effetti psicologici che ne derivano vanno in tutti e due i sensi; basta pensare che lassetto ormonale della donna che allatta (prolattina in prima fila) influenza in senso positivo gli atteggiamenti e il comportamento materni. Altro elemento, profondamente poetico e peculiare della specie umana, lo sguardo, occhi negli occhi, del bambino che poppa, con la madre (Figura 14.5): di sicuro attraverso questo sguardo passano molte componenti, con direzione nei due sensi: si trasmettono i sentimenti, ma si comunicano anche la sicurezza, la difesa, lesaudi- 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI mento delle proprie necessità. Il sorriso e il senso di piacere traspaiono dal volto della madre e vengono percepiti sicuramente dal lattante. È possibile che passino anche altre informazioni? È facile negarlo, ma è meglio sperare che ciò avvenga. Variazione nella composizione del latte a seconda delletà gestazionale Il latte di una madre che abbia avuto un parto pretermine è risultato notevolmente diverso da quello successivo a un parto a termine: ha un contenuto di proteine superiore di oltre il 15%, di grassi di oltre il 30%, e un contenuto lievemente più basso di lattosio, mentre il contenuto minerale è più alto. È come se il seno si adattasse alle maggiori richieste energetiche e plastiche del pretermine, fornendo un latte più ricco. Col trascorrere dei giorni, oltre la fine del 1° mese di vita, le differenze col latte maturo del nato a termine si attenuano progressivamente, fino a scomparire, ma nel frattempo anche il peso del neonato è aumentato. Variazione nella composizione del latte in rapporto al tempo trascorso dal parto Il latte di tutte le specie varia fortemente a seconda della maturazione del neonato e del lattante. Il primo latte che viene secreto dalla mammella umana, giallognolo e denso, viene chiamato colostro (entro i primi 5 giorni dal parto): esso è povero di grassi, ricco di cellule, di proteine (specialmente immunoglobuline e IgA secretorie) e contiene un po meno lattosio del latte maturo. Complessivamente il colostro presenta meno calorie del latte maturo. Con il colostro viene somministrata al neonato una prima dose di costituenti antiinfettivi (elevato tasso di IgA secretore; cellule e sostanze Figura 14.5 - Il lattante mentre poppa guarda la madre. Capitolo 14.fm Page 239 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM DIETA DEL LATTANTE ad azione immunitaria, come la lattoferrina) che lo difenderanno dai microrganismi presenti nellambiente. Il colostro è ricco di caroteni, che gli conferiscono il caratteristico colore giallo. Con il colostro passa inoltre una buona quota di enzimi (lipasi del latte materno) che stimolano la maturazione intestinale, la digestione e facilitano la fuoriuscita del meconio. Dal colostro si passa al latte di transizione, presente dal 6° al 10°-15° giorno dal parto: il latte di transizione ha una composizione intermedia fra il colostro e il latte maturo. Con lespressione latte maturo si indica il latte materno oltre il 15° giorno dal parto. Le caratteristiche del latte materno si mantengono costanti per 6 mesi. Al divezzamento, mentre si riduce la quantità totale, il latte aumenta il suo contenuto in proteine, sodio e cloruri. I 10 passi per promuovere lallattamento al seno. OMSUnicef, 1989. Tutti i reparti di maternità e le altre strutture sanitarie, preposte alla cura dei neonati dovrebbero: 1. avere un protocollo scritto che contenga specifiche regole di comportamento riguardo allallattamento, da comunicare sistematicamente a tutto il personale; 2. istruire tutto il personale nelle pratiche necessarie per attuare compiutamente il protocollo; 3. informare tutte le donne in gravidanza sui vantaggi e sulla corretta gestione dellallattamento al seno; 4. aiutare le madri a iniziare lallattamento nella prima mezzora dopo la nascita; 5. dimostrare come allattare al seno e come è possibile mantenere la produzione di latte, anche quando si verifica una separazione fra madre e figlio; 6. non dare altra bevanda o alimento oltre il latte materno, a meno che non sussista la necessità medica di offrire altre forme di nutrimento o altri liquidi; 7. lasciare il bambino alla madre 24 ore su 24 (rooming in); 8. incoraggiare lallattamento a richiesta; 9. non dare al neonato allattato al seno i succhiotti; 10. incoraggiare la formazione di gruppi di sostegno allallattamento al seno e spiegare alle mamme, alla dimissione, come mettersi in contatto con essi. Variazione nella composizione del latte durante la stessa poppata e nel corso della giornata Già i nostri grandi maestri del passato ci insegnavano che durante la stessa poppata si osservano notevoli variazioni nella composizione del latte umano: il primo latte è quasi trasparente, povero di grassi, ma man mano che si procede nella poppata il latte diventa sempre più cremoso, perché più ricco di grassi di almeno 2-3 volte. Ci veniva detto che se si pone una goccia di latte, preso allinizio della poppata, su ununghia questo scivola via, come fosse acqua, non appena si ruoti il dito; ma se il latte è preso alla fine, la goccia appare biancastra, più densa, più spessa ed è meno soggetta a cadere quando si 239 ruoti il dito. È anche per questa ragione che si consiglia alla madre di porgere, dopo le prime settimane, un seno per volta o almeno di passare allaltro dopo che il primo sia stato svuotato completamente. Le caratteristiche del latte variano inoltre nelle 24 ore: il contenuto di grassi tende a essere più elevato al mattino e più basso la notte. Non è raro riscontrare non solo una variazione nella quantità di latte fra una mammella e laltra, ma anche nella sua stessa composizione. Soppressione dellallattamento al seno In caso in cui si renda necessario interrompere allimprovviso lallattamento al seno, viene usata la cabergolina (Dostinex, compresse da 0,5 mg), alla dose di 0,25 mg (mezza compressa) 2 volte al giorno per 2 giorni, con una dose totale di 1 mg. Le controindicazioni alluso di questo farmaco sono la ipersensibilità allergotamina, linsufficienza epatica, le psicosi, lulcera peptica e la gravidanza. Il farmaco interagisce con i macrolidi. Vere e false controindicazioni allallattamento materno Reali controindicazioni da parte della madre si verificano di rado (in meno del 5% dei neonati). Le infezioni in generale non sono una controindicazione allallattamento al seno. Lepatite B rappresenterebbe invece una vera controindicazione, se come di regola, tutti i nati da madri HBsAg-positivo non ricevessero Ig specifiche anti-HBV, immediatamente dopo la nascita (entro le prime 12 ore), insieme al vaccino; con questa prevenzione lallattamento al seno può considerarsi sicuro, anche se minime quantità di virus possono essere presenti nel latte. Linfezione sulla quale conviene soffermarsi è quella da HIV (vedi Capitolo 28, pag. 668): come si sa, non tutti i nati da madre HIV-positiva sono infettati dal virus al momento della nascita. Il virus HIV tuttavia passa nel latte materno: il latte materno rappresenta quindi una fonte ulteriore dinfezione per il neonato e il lattante, da quantificare fra il 5 e il 6%. Nei Paesi occidentali, nei quali lallattamento artificiale può essere condotto con sufficiente sicurezza, lallattamento al seno è assolutamente controindicato, ma nei Paesi in via di sviluppo, nei quali chi non è allattato al seno ha una probabilità di morte nel 1° anno di circa il 50%, lallattamento materno viene ugualmente incoraggiato. Anche nelle infezioni materne da HLTV-1 lallattamento al seno è controindicato. Per il virus dellepatite C, oggi si ritiene che lallattamento al seno non sia controindicato. Il CMV passa nel latte materno ed è capace di infettare il neonato e il lattante. Le vere controindicazioni allallattamento al seno sono: lattanti con galattosemia classica (deficienza dellenzima galattosio-1-fosfato uridiltransferasi); tubercolosi in fase attiva; infezione da HIV; questa controindicazione vale per i Capitolo 14.fm Page 240 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 240 Paesi sviluppati, ma non vale per i Paesi in via di sviluppo; madri positive per il virus linfotropico per le cellule T umane, sia di tipo I che II; madri che abbiano lesioni da herpes simplex sul seno (lallattamento può essere proseguito dopo la guarigione delle lesioni); uso di droghe pesanti; madri che abbiano ricevuto isotopi radioattivi per diagnosi o cura; madri che siano state esposte a materiale radioattivo; madri che abbiano ricevuto farmaci antimetaboliti o antiblastici o altri farmaci che passano nel latte; situazioni locali, che rendano difficile lallattamento. Purtroppo le false controindicazioni sono molto numerose e andrebbero costantemente combattute dal pediatra: coliche gassose dei primi mesi di vita; ittero da latte materno; malattia emolitica del neonato; madre HBsAg-positiva (se il neonato ha ricevuto Ig specifiche e vaccinazione anti-HBV); madre positiva per il virus dellepatite C; madri positive per il CMV; madri con febbre, a meno che la febbre non sia dovuta a una delle condizioni ricordate nel precedente elenco; madri che siano esposte a bassi livelli di agenti chimici ambientali; madri che fumano (si consiglia di non fumare nellambiente domestico) sono ammesse piccole quantità di alcol, ma sarebbe meglio che la madre non offrisse il suo latte per 2 ore dopo lingestione di alcol; mastite, ingorgo, ragadi; raggi X, TC, RM; comparsa delle mestruazioni; stato di gravidanza (non controindica unimmediata sospensione, anche se le doppie richieste di nutrienti necessitano di una dieta particolarmente ricca e completa per la madre); problemi oculari della madre; attività sportiva. Cosa manca nel latte materno? Nel latte di donna la quantità di vitamina C è sufficiente per i bisogni del lattante, se la madre si alimenta con una buona quantità di frutta e verdura. Se la madre ha una buona esposizione al sole e la sua pelle non è iperpigmentata, il contenuto di vitamina D del suo latte è sufficiente per assicurare il fabbisogno; in ogni altro caso, soprattutto se il lattante per una qualsiasi ragione non sia ben esposto ai raggi del sole, è sempre consigliabile luso di un polivitaminico fin dal 1° mese di vita. Nonostante il basso contenuto di calcio e fosforo del latte materno, la mineralizzazione ossea nel 1° anno di vita è uguale nei bambini allattati al seno e in quelli alimentati con formula. Come abbiamo visto, al basso contenuto di ferro nel 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI latte materno fa riscontro unottima bio-disponibilità, per cui in corso di allattamento materno non è necessario preoccuparsi per una sua eventuale carenza, almeno fino al 5° mese di vita. Il fluoro contenuto nel latte materno è inferiore a 0,5 parti per milione (0,5 mg/L), per cui conviene iniziarne la somministrazione a 6 mesi. La concentrazione di proteine del latte umano è relativamente bassa, ma è sufficiente in condizioni di buon funzionamento della digestione, dellassorbimento e di un normale consumo. Quando, come nella fibrosi cistica, nessuna di queste componenti si trovi in condizioni ottimali, può accadere che insorgano manifestazioni da scarso apporto proteico (edemi, anemia). I genitori più attenti domandano al pediatra come mai nel latte umano manchino o siano scarse alcune sostanze, indispensabili per laccrescimento del lattante, quando si ritiene che il latte della madre sia lalimento naturale del piccolo delluomo. Nel rispondere è necessario far riferimento allorigine delluomo moderno nelle aree centrali dellAfrica, dalle quali egli, nellultima migrazione, si è spinto in tutto il mondo poco più di un centinaio di migliaia di anni fa: è molto probabile che in quelle aree le sostanze che nei nostri climi giudichiamo carenti siano presenti in quantità sufficiente (fluoro, ferro) o siano sintetizzabili dallorganismo umano (vitamina D) grazie allesposizione ai raggi del sole. Modalità dellallattamento al seno Anche se i pediatri sono convinti degli enormi vantaggi dellallattamento al seno, spesso alcuni sbagliano al momento di dare consigli alla madre, perché applicano allallattamento al seno le stesse regole imparate e applicate per lallattamento artificiale: orari da rispettare, doppia pesata a ogni pasto, indicazione del numero dei pasti e così via. Ma lallattamento al seno è unaltra cosa, ha una sua filosofia completamente diversa da quella dellallattamento con formula. In primo luogo va iniziato immediatamente dopo la nascita, anche se a questo punto la secrezione è molto scarsa o per le prime poppate quasi assente. Le successive poppate, in un nato a termine con buon indice di Apgar, sono regolate a domanda, cioè quando il bambino piange o comunque mostra di avere fame. Nella prima settimana, non solo allo scopo di fornire nutrienti al neonato, ma anche per stimolare la secrezione di latte, la distanza fra un pasto e un altro non dovrebbe superare le 4-5 ore: il successo dellallattamento al seno dipende in primo luogo dal neonato stesso. La somministrazione di acqua, di soluzioni di glucosio o di formule deve essere eseguita solo quando sia stato dimostrato che esiste uninsufficienza della lattazione. Non è bene, almeno inizialmente, controllare quanto duri la poppata: nella prima settimana possono essere necessari 3-4 minuti perché il latte fuoriesca dal capezzolo e oltre 5 minuti perché aumenti il suo contenuto in grasso. Anche se allinizio sarebbe utile stimolare ambe- Capitolo 14.fm Page 241 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM DIETA DEL LATTANTE due i seni, spesso questo non è sempre possibile. La comparsa di dolore ai capezzoli non dipende tanto dalla durata della poppata, quanto piuttosto dalla posizione del lattante mentre poppa. In caso di capezzolo dolente è importante infatti che il pediatra controlli la posizione del bambino mentre poppa: quella migliore è addome del lattante contro addome della madre e faccia del bambino contro il seno della madre. Durante la poppata la maggioranza delle madri prende a pinza, con il dito indice e quello medio, la mammella, proprio al di fuori dellareola, in modo da rivolgere il capezzolo verso la bocca del bambino. Per le donne che abbiano il capezzolo dolente o la mano tanto piccola da non poter usare la pinza fra secondo e terzo dito, o quando il seno sia troppo grosso o il lattante abbia difficoltà durante la poppata, può essere più utile la pinza fra il pollice e lindice (detta presa palmare). A disposizione della bocca del lattante non deve esserci solo il capezzolo ma anche lareola, per un raggio di 1,5-2 cm. Capezzolo e areola sono spinti fino a comprimerli sul palato del lattante da parte della lingua, con un movimento peristaltico che spreme il latte dallampolla duttale fino ai dotti galattofori nella cavità orale del lattante. Il lattante deve essere capace di coordinare spremitura e deglutizione (Figura 14.6). Se a 10 giorni di vita un neonato non ha imparato a coordinare i movimenti di suzione e deglutizione, è necessario fare attenzione, perché questa insufficienza può rappresentare il primo segno di unalterazione dello sviluppo neuro-motorio. Durante le prime 2 settimane di vita il lattante poppa in media ogni 2 ore, quindi 10-12 volte nelle 24 ore. Se, Figura 14.6 - Modalità di assunzione del latte dal seno materno. A. Posizionamento del capezzolo e dellareola B. Aspirazione C. Aspirazione, spremitura e deglutizione 241 come accennato in precedenza, i pasti vengono regolati a 3-4 ore di distanza luno dallaltro, sinterferisce in modo pesante sui comportamenti fisiologici del neonatolattante. Le 3-4 ore di intervallo non sono infatti necessarie per lallattamento al seno, perché il latte umano è facilmente digerito e lo stomaco si svuota in 90 minuti, mentre con le formule sono necessarie almeno 3 ore, ma a volte anche 6. La durata della poppata varia, daltra parte, da un lattante allaltro: alcuni lattanti poppano velocemente e svuotano un seno in 10 minuti, altri necessitano di più tempo: il pediatra deve informare la madre di questa variabilità individuale e non deve mai, anche in altre occasioni riguardanti lalimentazione, emettere regole rigide ed eccessivamente vincolanti. La madre si rende presto conto delle caratteristiche del proprio lattante e deve imparare ad adattarsi alle sue necessità e abitudini. Dopo 2 settimane molti neonati imparano a svuotare completamente una mammella, altri continuano a usare i due seni, per ogni poppata. Il lattante in generale non necessita di un succhiotto, tuttavia il suo uso deve essere lasciato alla discrezionalità dei genitori e non deve essere introdotto dal personale della nursery, senza prima aver consultato la famiglia. Cessata la nefasta abitudine della doppia pesata, una valutazione esatta della sufficienza dellalimentazione al seno si ricava dal peso del bambino, che deve aumentare di circa 200 g alla settimana, cioè di circa 800 g al mese. Se il bambino cresce secondo questo ritmo, egli raddoppia il peso durante il 5° mese. Losservazione della poppata è un punto essenziale per la valutazione dellesistenza di difficoltà nellallattamento: è importante che losservazione abbia inizio nel momento in cui la mamma si rivolge al lattante per allattarlo e si conclude quando il piccolo si stacca dal seno; è indispensabile prendere in considerazione non solo la tecnica di allattamento (posizione, attacco, suzione), ma tutti gli aspetti che possono aiutarci a capire le condizioni della madre e del bambino, nonché la loro relazione. Nelle prime settimane di vita il bambino allattato al seno emette feci (di aspetto cremoso, giallo-oro, di odore acidulo) ogni giorno, spesso dopo ogni pasto, ma si trovano anche lattanti che, pur alimentati al seno, emettono feci ogni 2-4 giorni; stabilito in questi casi che la crescita sia sufficiente e così lalimentazione, non è necessario preoccuparsene oltre. La causa più comune di uninsufficiente somministrazione di latte umano risiede nella mancanza o nellinsufficienza di adeguate istruzioni alla madre o di un carente supporto a domicilio. Lo stress e la stanchezza della madre, spossata dal parto e dal puerperio, possono aggravare la situazione. Il bambino che ha fame, almeno allinizio, manifesta la sua voglia di mangiare, ma in seguito può anche sopportare una dieta insufficiente e non piangere per la fame: è questo un rilievo di cui tener conto in molte occasioni. Spesso una parola dincoraggiamento e dinformazione del pediatra sulla tecnica e sulle abitudini più Capitolo 14.fm Page 242 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 242 comuni del neonato è sufficiente per trasformare una primipara impaurita in una madre che allatta, piena di fiducia. Le famiglie moderne prevedono la presenza solo dei genitori e del lattante: manca la figura della nonna che trasmetta le giuste informazioni, per cui è il pediatra, che, in base allaccrescimento, deve rassicurare i genitori che lalimentazione è sufficiente: labolizione della doppia pesata è, a questo riguardo, un elemento fondamentale, che riduce lansia della madre di non avere latte e di non essere sufficiente per lalimentazione del proprio figlio. La bilancia, infatti, è solo fonte di errori, quando venga usata per determinare il peso prima e dopo la poppata: il risultato è legato a un numero infinito di fattori che favoriscono lerrore, come considerare il latte assunto in una sola poppata, la durata della poppata, leliminazione di urina o di feci durante la poppata e così via. È chiaro che tenere attaccato al seno il lattante per unora non permette unesatta doppia pesata, perché quel lattante consuma un terzo di quanto ha mangiato in quel lasso di tempo. Per far capire questo alle madri, basta richiamare la loro attenzione sulle variazioni di peso tra una poppata e laltra, valori che si discostano poco luno dallaltro, perché la quantità di latte assunto è stata escreta o utilizzata nellarco di tempo fra le due poppate. Può capitare abbastanza di rado che il lattante rifiuti il seno, con conseguente angoscia della madre che si sente respinta e frustrata. La madre e il pediatra devono cercare di capire perché il neonato o il lattante rifiuti il seno (malattia, dolore, dolore nella bocca, naso chiuso, sedazione, errori nella tecnica di allattamento, malattia della madre, ricomparsa delle mestruazioni, cambiamento del profumo da parte della madre, assunzione di alcol). Quando la causa sia stata trovata, il pediatra deve aiutare la madre a rimuoverla, quando possibile. Bisogna inoltre tentare di rendere lallattamento di nuovo gradevole per il bambino e per la madre, suggerendo di tenere il lattante più vicino possibile a sé (contatto cute-cute), di prendersi cura di lui da sola, attaccando il bambino al seno non appena dimostri di gradirlo, senza tenere alcun conto degli orari. Luso frequente del succhiotto accorcia la durata dellallattamento al seno: lo stesso effetto non si verifica se il bambino succhia il pollice. Adeguatezza nutrizionale Per valutare se il latte materno ha le caratteristiche necessarie per la crescita e lo sviluppo del lattante e se la quantità somministrata è sufficiente, basta seguire la sua crescita ponderale. Oggi, come abbiamo detto non si pratica più la doppia pesata, che incide negativamente sulla secrezione lattea, né si ricorre allesame organolettico del latte materno. Dopo i primi 7 giorni, durante i quali è bene pesare il neonato tutti i giorni, basta, per essere sicuri, pesare il bambino, una volta alla settimana. I segni di unadeguata introduzione di latte materno, sono i seguenti: 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI un bambino, nato a termine, aumenta di 25-30 grammi al giorno, cioè in una settimana aumenta di circa 200 g: è comunque sufficiente che cresca oltre 150 g per settimana; il bambino bagna 6 o più pannolini nelle 24 ore, con urine chiare come lacqua e con bassissimo peso specifico; il calo ponderale dopo la nascita non deve superare il 10% del peso alla nascita. Benefici immediati e a distanza dellallattamento al seno per il nuovo nato Come abbiamo visto, lallattamento al seno assicura i migliori accrescimento e sviluppo per il piccolo delluomo. Esso inoltre lo difende a breve e a lunga distanza da molte situazioni patologiche di grande importanza (Tabella 14.8). Il tasso di mortalità infantile e di mortalità negli anni successivi si abbassa negli allattati al seno. Anche la comparsa delle malattie delle vie aeree e il rischio di ospedalizzazione è abbassato negli allattati al seno, in rapporto alla durata dellallattamento. È stato osservato che lallattamento al seno è un potente analgesico nei neonati, durante un prelievo di sangue. Esso ha sicuramente un effetto protettivo sulle infezioni sintomatiche da rotavirus, grazie alla presenza nel latte umano della lactaderina, che si fissa specificatamente ai virus e ne inibisce linfettività. Sembra offrire una qualche protezione anche nei confronti dello sviluppo della celiachia, ma non è chiaro se lallattamento al seno ritarda la comparsa dei sintomi o fornisce una protezione permanente contro la malattia. Lallattamento al seno per almeno 3 mesi riduce la possibilità di comparsa di enuresi, al di là dei 5 anni di vita. È stato dimostrato che lallattamento al seno aumenta in modo lieve, ma statisticamente ben dimostrabile, le capacità cognitive e il rendimento scolastico dei bambini nelle età successive, anche se questi erano nati di basso peso. Il rendimento risulta proporzionato alla durata dellallattamento, per cui è maggiore quando lallattamento (anche non esclusivo) si prolunga fino agli 8 mesi, un po minore, ma sempre presente, quando dura 5 mesi Tabella 14.8 - Infezioni e malattie dalle quali il latte materno difende il lattante e il bambino. Enterite acuta e cronica da Shigella, Salmonella sp., Campylobacter, E. coli, Vibrio cholerae, Helicobacter pylori, rotavirus Enterite necrotizzante del prematuro Infezioni delle vie aeree superiori (otite media cuta) e inferiori Batteriemie, sepsi e meningiti Infezioni delle vie urinarie Colite ulcerosa e morbo di Crohn Migliori risposte ai vaccini Ridotti tassi di morbilità e mortalità infantili Diabete mellito non insulino-dipendente Capitolo 14.fm Page 243 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM DIETA DEL LATTANTE e ancora evidente quando lallattamento al seno dura 3 mesi. A ogni livello le differenze, nei confronti dellallattato artificialmente, risultarono statisticamente significative (p < 0,0001). È stata evidenziata anche una diretta associazione fra la durata dellallattamento al seno e lintelligenza delladulto. È stato rilevato successivamente che le migliori prestazioni cognitive degli allattati al seno non erano dovute tanto al latte stesso, quanto a fattori genetici e socio-ambientali che avrebbero complessivamente una valida influenza. Lallattamento al seno riduce il rischio di obesità nel bambino. Lallattamento al seno condiziona uno sviluppo del timo superiore a quello riscontrato nei lattanti alimentati con formula, sia alletà di 4 che di 10 mesi. Anche se il latte materno si associa a un aumento dei livelli di colesterolo totale e di LDL durante linfanzia, nelladolescenza e nelladulto si hanno tassi medi inferiori a quelli dei soggetti allattati artificialmente. Contrariamente a quanto si riteneva fino a oggi, lallattamento al seno non diminuisce lincidenza di asma o di dermatite atopica, quando il controllo venga esteso di una decina di anni, mentre sembra che nei primi 5-6 anni di vita, esso possa avere un effetto preventivo. Benefici dellallattamento al seno per la madre Lallattamento al seno raramente ha effetti negativi per la donna, mente invece sono ormai ben chiari gli effetti favorevoli, primo fra tutti una riduzione della comparsa del cancro del seno, un ridotto rischio di cancro delle ovaie, una possibile riduzione delle fratture dellanca e di osteoporosi nel periodo successivo alla menopausa, ma anche un miglioramento di alcune precedenti patologie croniche. Come affermano Davanzo e Bruno, lallattamento al seno è compatibile con laspirazione della donna moderna di evitare eccessivi condizionamenti e rigide limitazioni sulla dieta, attività fisica, attività sessuale e più in generale su qualità della vita sociale e di relazione. Durante i primi 6 mesi dopo il parto, le prime mestruazioni sono spesso anovulatorie (intorno al 41%), ma successivamente questa percentuale si riduce notevolmente. Il rischio di ovulazione, e quindi di gravidanza, si riduce quando i pasti al seno siano esclusivi, abbiano una frequenza molto alta e venga assunta unelevata quantità di latte per pasto. Daltra parte, oltre i 6 mesi dal parto il rischio di ovulazione aumenta progressivamente, per cui si rendono necessarie precauzioni se si vuole evitare una nuova gravidanza. Benefici per la società Oltre agli specifici vantaggi di salute per il bambino e per la madre, sono stati dimostrati benefici economici, familiari e ambientali. Questi benefici comprendono una riduzione del potenziale costo per la salute della popolazione, valutato in 3,6 miliadi di dollari per anno, negli Stati Uniti, una riduzione dellassenteismo dei genitori dal lavoro, un maggior tempo dedicato allattenzione per i figli, insieme a una riduzione delle malattie dei bambini. Va considerato infine un ridotto carico di spesa per 243 lacquisto del latte in polvere e delle attrezzature per la sua somministrazione. Durata ed effetti spiacevoli dellallattamento al seno Con lallattamento al seno il piccolo cresce e si sviluppa nel modo più adatto per il suo organismo. Quanto deve durare lallattamento al seno? La risposta è molto semplice: quanto più a lungo possibile, anche se bisogna ricordare che alla fine del 5° mese è necessario iniziare il divezzamento. Il problema non è quindi quanto deve durare lallattamento, ma quando deve iniziare il divezzamento. Non vi sono più dubbi sulla necessità di lasciare la madre libera di decidere per quanto continuare, o meglio quando sospendere, lallattamento al seno, secondo le scelte, inappellabili, sue e del proprio bambino, ma va ricordato che con lallattamento al seno esclusivo per tutto il 1° anno è stato osservato che, in confronto a un lattante che abbia iniziato il divezzamento alla fine del 5° mese, lallattato al seno alletà di 1 anno pesa in media mezzo kg in meno e soprattutto ha una lunghezza inferiore di 2 cm, in confronto a quello allattato artificialmente. Quindi lintroduzione di alimenti diversi dal latte alla fine del 1° semestre di vita o poco prima ha una sua ragione biologica importante, che non può essere trascurata. Lanalisi del latte materno di madri che allattano per oltre un anno ha permesso di mettere in evidenza che è presente un significativo aumento dei grassi e del contenuto di energia. Littero da latte materno è un inconveniente ben conosciuto: ormai da decenni si sa che i nati a termine allattati al seno sviluppano ittero più spesso e per periodi di tempo più lunghi, in confronto agli allattati artificialmente. Questo ittero si embrica col cosiddetto ittero fisiologico: a volte compare anche qualche giorno più tardi, intorno all8° giorno di vita (vedi Capitolo 9, pag. 117). In presenza di ittero da latte materno, il pediatra deve solo rassicurare. Esiste tuttavia un altro inconveniente: il lattante alimentato al seno tende a rimanere sveglio durante la notte o rischia di svegliarsi più spesso di quanto non avvenga nel bambino alimentato con formula. I frequenti risvegli notturni della madre possono portare addirittura alla diminuzione della secrezione lattea e quindi allinterruzione dellallattamento al seno. Daltra parte bisogna ricordare che una buona distinzione fra veglia e sonno viene raggiunta nella maggior parte dei casi solo a 4-5 mesi di vita. Il pediatra, fin dallinizio dellallattamento, deve parlare con la madre di questo problema. Il dubbio che sia il succhiotto che il succhiare il dito potessero avere influenze negative sulla durata dellallattamento al seno esclusivo, o comunque sulla sua durata in generale, era sorto più volte nella mente dei pediatri. Oggi è stato provato che ambedue le situazioni accorciano la durata dellallattamento al seno, nonostante le madri siano fortemente motivate. Capitolo 14.fm Page 244 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 244 Il latte materno nel pretermine Come abbiamo visto, il latte delle madri che hanno partorito un neonato pretermine ha una diversa composizione, rispetto al latte di madri di nati a termine: esso presenta una maggiore concentrazione di azoto totale, azoto proteico, sodio, cloro, magnesio, ferro, ramer e zinco. Le ragioni di questa differenza non sono state ancora chiarite, ma la ragione potrebbe consistere nel ridotto volume di latte, prodotto dalle madri dei pretermine. In effetti questo tipo di latte si adatta meglio ai fabbisogni nutrizionali del pretermine. Tuttavia le differenze riscontrate si attenuano e scompaiono dopo le prime settimane. Nei nati con peso inferiore ai 1.500 g, unalimentazione esclusiva con latte umano non può fornire un adeguato apporto di nutrienti, determinando di conseguenza una ridotta velocità di crescita e deficit nutrizionali. Anche il latte di madri di nati pretermine non riesce, dopo le prime settimane, a coprire gli elevati bisogni nutrizionali. Al fine di mantenere i vantaggi del latte umano, i nutrizionisti hanno tentato di arricchirlo in proteine e minerali: non essendo possibile dal punto di vista della praticità, lutilizzo di proteine derivate dal latte umano, sono stati usati altri fortificanti (proteine, calcio e fosforo), senza trovare ancora una formula buona per tutti i nati con peso molto basso. Se il latte umano non è disponibile esistono formule particolari per i pretermine e per i piccoli per la data. Banca del latte umano La donazione del latte umano si avvicina molto alla donazione del sangue, in quanto, come abbiamo visto, anche il latte umano deve essere considerato come un tessuto. Per tutte le sue caratteristiche nel contenuto di nutrienti e di fattori di difesa, il latte umano diviene indispensabile in molte patologie del neonato e del lattante. Per questo, fin dal 1971, è stata creata presso lOspedale Meyer di Firenze una Banca del latte, dove le madri nutrici donano gratuitamente il proprio latte a favore sia dei bambini ricoverati che di quelli che, a domicilio, ne abbiano assoluto bisogno. A metà dellanno 2000 esistevano in Italia almeno altre 17 Banche del latte umano che, in assenza di una legislazione chiara, operano per la raccolta e la conservazione di linee guida locali, con ampia variabilità individuale. Su 18 Centri, 16 effettuano uno screening per HCV, 15 per HIV, 14 per HBV e 9 per CMV. Tutti richiedevano esami di screening per tubercolosi e lue. Nel 1993 la Human Milk Banking Association of North America (HMBANA) ha pubblicato alcuni documenti con precise indicazioni per lorganizzazione di una Banca del latte umano, ai quali si ispirano le linee guida di molti Centri italiani. Nella Tabella 14.9 sono riportate le modalità di eliminazione dei batteri e dei virus dal latte umano. Come si legge, rimane impossibile eliminare lHBV e lHCV dal latte umano con la pastorizzazione, per cui si rende 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI necessario per questi due virus effettuare uno screening nelle madri: è daltra parte necessario tener conto che il latte di donne HCV-positive può essere utilizzato tranquillamente anche dal proprio figlio. Dopo pastorizzazione, il latte può essere conservato in congelatore (da 18 a 20 °C) per 2 mesi; una recente pubblicazione stabilisce dei limiti molto più ampi: 3 mesi se il latte viene assunto da un nato da parto prematuro o da un nato a rischio e 6 mesi per il nato a termine sano. Cosa passa nel latte materno, oltre ai nutrienti? Nel latte passano molte sostanze, come lalcol o le molecole contenute in alcuni alimenti, che conferiscono al latte umano odori e sapori particolari, spesso non graditi al lattante o che inducono lemissione di feci più lente: tutti i vegetali appartenenti alle brassicacee (per esempio cavolo, cavolini di Bruxelles), gli asparagi, le cipolle, i pomodori, la cioccolata e alcune bacche. Nel latte materno sono state anche ritrovate proteine derivate dal latte vaccino. Se si somministra a una donna che allatta una quantità di alcol etilico corrispondente a 0,3 g/kg (corrispondenti a circa 160 mL di vino a 12° per una donna di 60 kg) già dopo mezzora/unora il latte ha un odore particolare, parallelamente alla presenza di alcol al suo interno (in media 32 mg/dL). Il lattante succhia inizialmente nel primo minuto più latte contenente alcol, ma complessivamente nella poppata egli assume significativamente meno latte. Oltre allalcol esistono molte droghe che devono essere assolutamente evitate dalle madri che allattano. Per quanto riguarda la marijuana, sembra che il rapporto rischio/beneficio sia a favore dellallattamento al seno. Per il fumo di tabacco (nicotina) è risultato come molto probabile che esso diminuisca la durata della lattazione: comunque i figli di madri che fumano sigarette e allattano hanno meno infezioni respiratorie di quelle presentate da lattanti alimentati con formula. Tuttavia, le madri devono stare attente ad astenersi dal fumo in presenza del Tabella 14.9 - Eliminazione di virus e batteri dai liquidi biologici, compreso il latte umano. VIRUS E BATTERI Batteri HIV CMV HBV, HCV HTLV-I e -II MODALITÀ DI ELIMINAZIONE Uccisi a 56 °C per 30 min Inattivato a 56 °C per 30 min La pastorizzazione sembra inattivarlo; il congelamento a 20 °C diminuisce la carica virale, ma non elimina il virus Per eliminarli dai liquidi biologici occorre riscaldare a 60 °C per 10 ore Inattivati a 56 °C per 30 min e dal congelamento per 12 ore a 20 °C (Da Chiappini et al.: Problematiche infettivologiche delle Banche del latte umano, Giorn It Inf Pediatr 3:29-33, 2001.) Capitolo 14.fm Page 245 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 245 DIETA DEL LATTANTE proprio figlio almeno nei 30 minuti precedenti la poppata per diminuire la possibilità di una soppressione sul riflesso della montata lattea e per ridurre il tasso di nicotina nel latte. Sebbene tutti i farmaci passino nel latte materno in minore o maggiore quantità, a seconda delle qualità farmacologiche del composto, la maggior parte dei farmaci può essere somministrata con sicurezza alla madre che allatta, in dosi terapeutiche. Fanno eccezione i farmaci che passano in grandi quantità nel latte, e che quindi raggiungono alti livelli nel lattante, e quelli che hanno effetti collaterali gravi anche a dosi basse. Sfortunatamente mancano molti dati epidemiologici riguardanti gli effetti collaterali di alcuni farmaci negli allattati al seno. Quando vi sia in gioco la salute della madre, il medico deve considerare il rischio per il lattante in confronto agli indubbi benefici che la donna ricava dal farmaco e che il lattante ottiene con lalimentazione al seno. Purtroppo, abbastanza spesso, questa valutazione è molto difficile, per le infinite variabili che si possono riscontrare: il tipo e la gravità della malattia materna, il tipo e la dose di farmaco somministrato, letà gestazionale del neonato, letà cronologica, la quantità totale di latte consumato e, infine, la presenza di altri componenti nella dieta del lattante. Le sostanze che hanno una molecola più grande, il pH acido, un alto potenziale di legame con le proteine di trasporto e un grande volume di distribuzione si ritrovano in piccole quantità nel latte umano. I farmaci caratterizzati da una bassa biodisponibilità per via orale hanno scarse conseguenze sul neonato e sul lattante perché non sono assorbiti dal suo apparato gastro-intestinale. Il Committee on Drugs dellAccademia Americana di Pediatria ha pubblicato di recente (2001) una completa messa a punto sullargomento. Alcuni farmaci sono, daltra parte, assolutamente controindicati (Tabella 14.10). In molti casi esistono altri farmaci corrispondenti, che non hanno le stesse conseguenze negative sulla lattazione o sul lattante. Per esempio, al posto del tiuracile può essere usato il propiltiuracile, che non ha gli stessi effetti negativi. Il metronidazolo in alcune circostanze può essere somministrato in ununica forte dose, anche se questo richiede una temporanea sospensione di 24 ore dellallattamento al seno, durante la quale può essere usato latte della stessa madre, raccolto nei giorni precedenti e mantenuto a 20 °C. Nella Tabella 14.11 sono riportati i farmaci da scegliere nelle donne che allattano. Laspirina, il paracetamolo e libuprofen, se assunti in dosi moderate, non hanno ripercussioni sullallattamento. Anche se gli antibiotici passano tutti nel latte in basse concentrazioni, essi possono ugualmente essere somministrati alla madre, quando si tratti di sostanze ammesse nella prescrizione in bambini nel 1° anno di vita. Limpianto di protesi di silicone per scopi estetici non costituisce una controindicazione allallattamento. Nel latte materno è stata dimostrata anche la presenza di inquinanti di origine ambientale, fra i quali: pesticidi cloro-organici, come il DDT; policlorobifenili; piombo; mercurio. Cosa concludere? Il piccolo delluomo deve ricevere latte materno esclusivo fino alla fine del 5°-6° mese, in seguito lalimentazione va integrata gradualmente con nutrienti diversi dal latte, in modo da permettergli di sviluppare al completo le sue potenzialità di accrescimento e di sviluppo. Allattamento con formula Il latte vaccino è la base per la preparazione del latte artificiale: esso viene sottoposto dallindustria alimentare a modificazioni profonde delle varie componenti, per avvicinarlo sempre di più alle caratteristiche del latte materno, che rimane il punto di riferimento insostituibile nellalimentazione del lattante, almeno nei primi 6 mesi di vita. Il termine formula fu coniato nel 1903 da Thomas Morgan Rotch in riferimento ai complessi calcoli matematici elaborati per realizzare un alimento derivato dal latte vaccino, in grado di soddisfare i fabbisogni nutritizi dei lattanti pretermine. Egli era convinto che la sua alimentazione percentuale avrebbe ridotto lelevata mortalità (80-90%) dei lattanti non alimentati al seno. Va ricordato che lallattamento artificiale, a parte ogni altra considerazione, ha un suo elevato costo economico, che può essere difficilmente sostenibile per qualche famiglia: da 550 euro a 900 euro per neonato durante tutto il 1° anno di vita. Il latte vaccino come tale nel 1° anno di vita non viene più consigliato nella dieta del lattante normale, anche se la stessa bollitura modifica la caseina in esso contenuta, in modo tale che, a contatto con lacidità presente nello stomaco del lattante, si formano coaguli piuttosto piccoli e quindi più facilmente digeribili. Le ragioni per le quali nel 1° anno non viene più consigliato il latte vaccino in commercio sono numerose: determina microemorragie intestinali; ha un eccesso di acidi grassi saturi e difetto di acidi grassi essenziali (acido linoleico); gli elementi traccia e le vitamine sono per qualità e quantità molto differenti da quelle presenti nel latte umano; il carico proteico è molto elevato; il carico di sali è troppo elevato, per la funzionalità renale del lattante nel 1° anno di vita. Capitolo 14.fm Page 246 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 246 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.10 - Farmaci e sostanze che richiedono unattenta valutazione prima di essere prescritti a una donna che allatta. CATEGORIA PRINCIPIO ATTIVO SPECIFICO O COMPOSTI CONSIDERAZIONI E TRATTAMENTI ALTERNATIVI Analgesici Meperidina, ossicodone Usare farmaci alternativi. Gli allattati al seno da madri che hanno ricevuto la meperidina sono a maggior rischio di avere uno stato depressivo neurocomportamentale dei lattanti le cui madri ricevano morfina. Nei lattanti il livello di esposizione allossicodone può raggiungere il 10% della dose terapeutica. Per una forte analgesia la morfina può essere usata con cautela. Il paracetamolo e i farmaci antinfiammatori non steroidei sono sicuri. Antiartritici Sali doro, metotrexato, aspirina ad alte dosi Considerare farmaci alternativi ai sali doro. Considerare alternative anche al metotrexato, sebbene le basse dosi abbiano rischi più bassi di quando il metotrexato viene usato nella chemioterapia anticancro. Alte dosi di aspirina vanno usate con cautela, perché è stato descritto il caso di un lattante con acidosi metabolica: il lattante va monitorato clinicamente. Anticoagulanti Fenindione Usare farmaci alternativi, come il warfarin e lacenocumarolo o leparina. Antidepressivi e litio Fluoxetina, doxepina e litio Usare con cautela. Sebbene la loro concentrazione nel latte sia bassa, sono state riportate coliche (fluoxetina) e sedazione (doxepina). Le concentrazioni di litio nel lattante possono essere vicine alle dosi terapeutiche. Antiepilettici Fenobarbital, etosuccimide, primidone Negli allattati al seno lesposizione a questi farmaci può eccedere del 10% la dose terapeutica. Considerare le alternative, come la carbamazepina, la fenitoina e lacido valproico. Antimicrobici Cloramfenicolo, tetracicline Usare alternative a questi farmaci. Lanemia aplastica da CAF è possibile nellallattato al seno. Sebbene negli allatati al seno non sia stata riportata la colorazione dei denti, il rischio potenziale esiste e deve essere comunicato alla madre. Anticancro Tutti (ciclofosfamide, metotrexato, doxorubicina) Per il loro potente effetto, i farmaci citotossici non vanno somministrati a donne che allattano. Ansiolitici Diazepam, alprazolam Evitare luso prolungato dei due farmaci. Luso intermittente presenta pochi rischi, mentre luso regolare porta a un accumulo (letargia, scarso accrescimento). Con lalprazolam è stato descritto un caso di sindrome da sospensione. Farmaci per il sistema cardio-vascolare e antipertensivi Acebutololo, amiodarone, atenololo, nadololo, sotalolo Questi farmaci vanno usati con cautela, per gli alti livelli che possono raggiungere nel lattante. I due antagonisti -adrenergici propranololo e labetololo sono considerati sicuri. Farmaci endocrini e ormoni Estrogeni, bromocriptina Estrogeni e bromocriptina possono sopprimere la produzione di latte. I contraccettivi orali contegono poco o nessun estrogeno e quindi hanno un minimo rischio; una certa cautela, tuttavia, va osservata anche con il loro uso. Farmaci immunosoppressori Ciclosporina, azatioprina Il livello di questi due farmaci nel sangue della madre va monitorato. Tuttavia, in alcuni casi nei quali il lattante al seno fu esposto allazatioprina, non vennero notati effetti spiacevoli. Farmaci per Teofillina lapparato respiratorio La teofillina va usata con cautela. Quando le dosi siano alte, i livelli nel lattante possono essere elevati (cioè il 10% della dose terapeutica). Composti radioattivi Tutti Lallattamento al seno deve essere sospeso per tutta la durata dellemivita dei composti radiomarcati. Droghe Tutte Luso di droghe controindica lallattamento al seno. È stata descritta la tossicità per cocaina in lattanti le cui madri ne facevano uso. Il metadone invece è sicuro nelle donne che allattano, quando assunto alla dose di 80 mg al giorno. La buprenorfina può esssere un valido sostituto del metadone. Altre sostanze Alcol, caffeina, nicotina Per evitare lesposizione del lattante alletanolo, la madre non dovrebbe assumere alcol o non consumare più di un bicchiere 2 o 3 ore prima della poppata. Lingestione di moderate quantità di caffeina è sicura. Il fumo è controindicato nelle madri che allattano. Altri farmaci Ioduri e iodio, ergotamina, ergonovina Usare alternative alle sostanze antisettiche contenenti iodio. Lergotamina e lergonovina possono sopprimere la secrezione di latte. Daltra parte, luso della metil-ergonovina per stimolare linvoluzione dellutero viene considerata sicura nelle donne che allattano. (Da Ito S.: Drug therapy for breast-feeding women, N Engl J Med 343:118-26, 2000.) Capitolo 14.fm Page 247 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 247 DIETA DEL LATTANTE Tabella 14.11 - Farmaci di scelta nelle donne che allattano. CATEGORIA PRINCIPIO ATTIVO O COMPOSTI COMMENTI Analgesici Paracetamolo, ibuprofen, flurbuprofen, ketorolac, sumatriptan, morfina Il sumatriptan può essere somministrato nella cura della cefalea. Per unanalgesia profonda può essere somministrata la morfina. Anticoagulanti Warfarin, acenocumarolo, eparina regolare e a basso peso molecolare Negli allatati al seno, figli di madri che assumevano warfarin, la presenza nel sangue non è dimostrabile e il tempo di sanguinamento non si è modificato Antidepressivi Sertralina, antidepressivi triciclici Anche la fluoxetina può essere somministrata, ma con grande cautela (vedi Tabella 14.10). Antiepilettici Carbamazepina, fenitoina, acido valproico Il livello di esposizione a questi farmaci nei lattanti è inferiore al 10% della dose terapeutica, tenendo conto del peso. Antistaminici (anti-H1) Loratidina Si possono somministrare anche altri antistaminici, ma mancano ancora dati sulla concentrazione di questi farmaci nel latte umano. Antimicrobici Penicilline, cefalosporine, aminoglicosidi, macrolidi Da evitare luso di cloramfenicolo e di tetracicline. Antagonisti -adrenergici Labetalolo, propranololo Anche gli inibitori dellenzima angiotensina-convertente e i calcio-antagonisti sono da considerarsi sicuri. Farmaci endocrini Propiltiuracile, insulina, levotiroxina I livelli di propiltiuracile nei lattanti alimentati al seno è inferiore all1% della dose terapeutica per il peso; la funzione tiroidea del lattante non viene interessata. Glicocorticoidi Prednisone e prednisolone La quantità di prednisolone che il lattante potrebbe ingerire con il latte materno è inferiore allo 0,1% della dose terapeutica, tenendo conto del peso. (Da Ito S.: Drug therapy for breast-feeding women, N Engl J Med 34:118-26, 2000.) Le due principali modificazioni alle quali viene sottoposto il latte vaccino sono la riduzione dellapporto proteico (dai 3,5 g/dL del latte vaccino a livelli più vicini a quelli del latte materno, che ne contiene solo 1 g/dL) e la riduzione dei sali, cioè delle ceneri, che nel latte di mucca sono contenuti in quantità 3 volte superiore a quella del latte materno (oltre 3 g/dL contro circa 1 g/dL), rappresentando un carico di soluti difficilmente eliminabile dal rene del lattante dei primi mesi, che, come si sa, presenta una fisiologica moderata insufficienza. Nel passato era molto usata la diluizione del latte vaccino, che se attenua in parte il surplus di proteine e di sali, contemporaneamente diluisce anche il lattosio (che è già presente nel latte vaccino in quantità ridotta in confronto al latte materno: 4 g/dL contro i 7 g/dL) e i grassi, che sono contenuti nei due latti nella stessa concentrazione assoluta, ma si differenziano per la composizione qualitativa, che non viene modificata dalla diluizione. Nella preparazione dei latti artificiali, i grassi saturi del latte vaccino sono sostituiti da oli vegetali, ricchi di acidi grassi insaturi e vengono aggiunte vitamine e, spesso, ferro. Il compito del pediatra è facilitato dalla formulazione di alcune raccomandazioni del Comitato per la Nutrizione della Società Europea di Gastroenterologia Pediatrica e di Nutrizione (ESPGAN), pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea (n. 321/91): le direttive stabiliscono che gli Stati membri della Comunità devono provvedere affinché gli alimenti per lattanti dei primi mesi e i latti di proseguimento siano introdotti in commercio solo se rispondono alle norme riguardanti la composizione e letichettatura. Come abbiamo visto (pag. 226), viene definito alimento per lattanti (latte per lattanti) il prodotto alimentare, destinato a bambini nei primi 4-6 mesi di vita, in grado di fornire da solo il fabbisogno nutritivo per queste età, e alimento di proseguimento (latte di proseguimento) il prodotto alimentare, destinato allalimentazione dei lattanti dopo il 4°-6° mese di vita, che rappresenti il componente principale di unalimentazione di un bambino che abbia iniziato il divezzamento. La composizione del latte adattato, stabilita dallESPGAM, è riportata nella Tabella 14.12. Il latte artificiale è posto in commercio secondo due modalità: in confezione liquida, che non richiede la ricostituzione del latte al momento della preparazione dellalimento e che quindi impedisce gli errori di diluizione, che così spesso la madre compie involontariamente. Tuttavia la confezione, una volta aperta, anche se mantenuta in frigorifero, deve essere usata entro le 24 e massimo entro le 48 ore. Anche a confezione chiusa questi latti hanno comunque una durata un po più breve di quella dei latti in polvere. Ovviamente la confezione liquida elimina i problemi del contenuto in sali dellacqua in cui viene diluito il latte in polvere; in polvere: questi latti necessitano di essere diluiti in acqua al momento delluso e quindi richiedono unat- Capitolo 14.fm Page 248 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 248 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.12 - Caratteristiche e composizione del latte adattato. Non deve contenere: amidi o farine miele (per prevenire il botulismo del lattante) fattori di crescita sostanze addensanti Non deve essere acidificato Deve essere a bassa concentrazione di sali: sodio non superiore a 12 mEq/L sodio + potassio + cloro non superiori a 50 mEq/L Valore calorico: 62-72 kcal/dL Carboidrati: 5,4/8,2 g/dL di lattosio Rapporto Ca/P: 1,2/2; calcio fra 40 e 50 mg/dL; fosforo 20-35 mg/dL Ferro: 0,7/1,4 mg/dL Zinco: 0,2/0,3 mg/dL Grassi in quantità tale da fornire il 50% delle calorie totali: Rame: 2,7-4,1 g/dL 30-40 g/dL 50% di grassi insaturi, tenendo conto che il 3-6% delle calorie totali deve essere rappresentato da acido linoleico Magnesio: lassorbimento deve essere non inferiore all80% 0,5/0,6 mg/dL Proteine: intorno al 10% delle calorie totali: Osmolarità totale: 1,2/1,9 g/dL non deve eccedere del 10% quella del latte materno (270 mOsm/L) rapporto caseina/proteine del siero < 1* * Nel 2005 lESPGHAN ha emanato un position paper nel quale non viene più citata la percentuale di caseina/sieroproteina, come primo parametro di un latte adattato europeo, per cui va bene anche l80% di caseina e il 20% di sieroproteine, come nel latte vaccino e come nei latti statunitensi e del resto del mondo. tenta scelta dellacqua minerale da usare. Sono da preferire le acque che contengano sali al di sotto dei 100 mg/L (residuo fisso), per non aggravare ulteriormente il carico di soluti del latte vaccino, artificialmente ridotto dalle case produttrici di latti: quelle più spesso usate, messe in ordine crescente per il residuo fisso sono Amorosa, San Carlo, Humana, Levissima, Norda, Pejo, Fiuggi e altre. Da alcuni decenni i latti in polvere del commercio sono tutti dei buoni sostituti del latte umano e tutti rispondono allo scopo di fornire al lattante le migliori probabilità di crescere e di svilupparsi (Tabella 14.13). La difficoltà nella quale si ritrova oggi il pediatra è quella di dover scegliere fra prodotti troppo numerosi: le differenze fra luno e laltro non sono poi tali da facilitare la scelta. È bene che il pediatra familiarizzi con uno di questi, ne impari la precisa composizione e le esatte modalità duso; è opportuno, comunque, che ne conosca, anche meno approfonditamente, altri, nel caso che la scelta da lui fatta non incontri il gradimento del piccolo paziente. Oltre un anno fa sono entrati in commercio due latti formulati per linfanzia, ciascuno del tipo 1 e 2; uno di questi, preparato dalla COOP ha il nome di Crescendo 1 e 2. Il prezzo per una confezione da 900 grammi è di 9 euro, una cifra da tre a cinque volte inferiore a quella degli altri latti del commercio. La differenza di prezzo viene giustificata dalla presenza negli altri latti del commercio di sostanze diverse, fra le quali lacido linolenico, lacido eicosapentaenoico, lacido docosaesanoico, lacido linoleico e lacido arachinodico (tutti acidi grassi a lunga catena, essenziali). Come abbiamo già detto, laggiunta di queste sostanze non apporta alcun beneficio riguardo allo sviluppo visivo o generale nei nati a termine, mentre, almeno sullo sviluppo visivo una certa azione sembra che labbiano nei pretermine. Penso che il pediatra non possa, al momento della prescrizione di un latte artificiale, non parlare ai genitori di questa possibilità di risparmio; sarà poi libero di esprimere, con scienza e coscienza, il proprio parere al riguardo. I latti adattati (Tabella 14.12) derivano tutti dal latte vaccino, opportunamente trattato. Fra i latti modificati, quelli parzialmente adattati hanno un contenuto di grassi leggermente inferiore a quello dei latti adattati; al contrario le proteine hanno un contenuto lievemente superiore e contengono oltre al lattosio, altri carboidrati, quali le maltodestrine, lamido, il saccarosio e anche monosaccaridi. Possono essere usati nei casi di eccessiva fermentazione del lattosio: le maltodestrine ne riducono losmolarità. I latti acidificati fanno parte della continuazione di una vecchia tradizione, secondo la quale lacidificazione permetterebbe una miglior flocculazione della caseina. I latti per il pretermine hanno una componente proteica più elevata (2/2,2 g), al lattosio sono state aggiunte maltodestrine, in alcuni latti fra i grassi sono presenti gli MCT e gli acidi grassi polinsaturi a catena lunga ( 3 e 6 nella giusta proporzione) e sono state spesso aggiunte taurina e carnitina. Gli acidi grassi polinsaturi a catena lunga, come lacido arachidonico e lacido docosaesaenoico (DHA 22:6n-3) sono coinvolti nello sviluppo del cervello e in particolare della sostanza grigia. Il latte umano, come abbiamo visto, contiene quantità di DHA più elevate di quelle presenti nei latti in polvere, che spesso non ne contengono affatto. Da queste conoscenze deriva la moderna tendenza di aggiungere acido arachidonico e DHA alle formule per migliorare lo sviluppo neurologico: sono Capitolo 14.fm Page 249 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 249 DIETA DEL LATTANTE Tabella 14.13 - Elenco dei latti artificiali disponibili in Italia*. TIPO DI LATTE NOME DEI LATTI Latti di crescita Aptamil latte di crescita Junior drink Latte Guigoz Latte Mio Latte Mio 5 cereali Latte Mio crescita Latte prima crescita Latte per linfanzia, latte crescita Similac formula plus 1, polvere e liquido Latti interi adattati Aptamil 1 Aptamil 1 C/Milupan NF, polvere e liquido Blemil plus 1 AC Blemil plus 1 AS Enfamil Premium 1 Formulat 1, polvere e liquido Humana 1, polvere e liquido Humana 1 con LC-PUFA e prebiotici, liquido e polvere Humana plus, polvere e liquido Mellin 1, polvere e liquido Mellin 1 progress Miltina 1, polvere e liquido Miltina LB Milumil 1 Mumilk 1 Nativa 1, polvere e liquido Neolatte 1 Nidina 1, polvere e liquido Nidina 1 active Nidina 1 PE liquido e polvere Novolac 1 Nutrilon 1 Nutrilon 1, polvere e liquido O-LAC plus Plasmon primi giorni Similac formula plus 1 Unimil liquido e polvere Pantolac 1 Pelargon 1 Latti modificati Latti interi parzialmente adattati acidificati Latte privo di proteine del latte, per i primi giorni di vita Latte antirigurgito Aptamil Primergen Aptamil AR1 Blemil plus 1 AR Enfamil pregel lipid 1 Formulat 1 pregel Aptamil HA 1 con LCP Milupan Aptamil pepti 1 Enfamil HA digest Humana AR1 Mellin AR 1 Nidina Confort 1 Nutrilon pepti 1 Enfamil premium 1 Humana HA 1 Hypolac Mellin HA Multina ipo 1, polvere e liquido Nativà HA 1 ipoallergenico Neolatte Nidina 1 active excel Latti 0 per il pretermine Formulat pre-0 liquido Formulat 0, liquido Humana 0B con LC-PUFA liquido Mellin 0, liquido Miltina 0, liquido Pre-aptamil con LCP Milupan Pre-Humana con LC-Pufa Prenidina, liquido e polvere Latti di proseguimento I latti con la sigla AR o Confort sono antirigurgito I latti con la sigla HA o IPO sono ipoallergenici Aptamil 2 Aptamil HA 2 Aptamil pepti 2 Aptamil conformil 2 Aptamil 3 Beby bio 2 Bebilac 2 Blemil plus 2 AR Blemil plus 2 forte Enfamil HA digest Enfamil premium 2 Enfamil PreGel LIPIL 2 Formulat 2 pregel polvere e liquido Humana 2 con prebiotici Humana HA 2 Humana AR 2 Humana 3, polvere e liquido Latte di crescita Latte di proseguimento Mellin 2, polvere e liquido Mellin Pantolac 2 Mellin AR 2 Miltina 2, polvere e liquido Miltina ipo 2 Milumil 2, polvere e liquido Mumilk 2 Nativà 2, polvere e liquido Nativà HA 2, ipoallerginico Neolatte 2 Neolatte 3 Neolatte HA 2 Nidina 2, polvere e liquido Nidina 2 active excel Nidina HA 2 ipoallergenico Nidina Confort 2 Nutrilon 2 plus, polvere e liquido Nutrilon 3 Nutrilon pepti 2 Pelargon 2 Risolac 2 Similac formula plus 2 Similac RA Latte ipoallergenico * I prodotti sono ricavati dallInformatore Farmaceutico 2007, Parafarmaceutici. stati studiati i potenziali evocati visivi, lindice di sviluppo mentale di Bayley e lindice di sviluppo psicomotorio, nei nati a termine senza riscontrare alcuna variazione. Nel contempo non è risultato nessun effetto nemmeno sulla crescita. Nei nati da parto prematuro invece è stato rilevato un effetto benefico sullacutezza visiva, mentre sui risultati delle prove di sviluppo mentale e sulla crescita staturale e ponderale leffetto è stato nullo. Nei soggetti allergici alle proteine del latte vaccino la prima alternativa da suggerire è quella dellimpiego del latte di soia (Tabella 14.15), verso il quale a volte compare, poco dopo lintroduzione, un processo di allergizzazione del tutto sovrapponibile a quello verso le proteine del latte vaccino. Il latte di soia ha il vantaggio di non contenere lattosio, sostituito con carboidrati di diverso tipo, di essere costituito da grassi vegetali, com- Capitolo 14.fm Page 250 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 250 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI preso lacido linoleico, e di avere unaggiunta di metionina, di taurina e di carnitina. I latti ipoallergenici, i famosi HA, non trovano applicazione nel trattamento delle allergie alle proteine del latte vaccino e non sono più nemmeno usati nella prevenzione della stessa allergia, quando il neonato provenga da una famiglia in cui sia evidente una tara allergica. Il peso molecolare dei loro peptidi è quasi sempre inferiore ai 6.000 Da, ma con una distribuzione percentuale diversa da quella che si riscontra negli idrolisati spinti: per prima cosa le frazioni inferiori ai 1.500 Da sono quantitativamente molto minori, mentre la massima parte è distribuita fra i 3.500 e i 6.000 Da. Nei lattanti sicuramente allergici al latte vaccino, che non tollerino il latte di soia, trovano una loro precisa indicazione gli idrolisati proteici spinti (Tabella 14.16). Esiste poi una categoria di latti artificiali poveri di lattosio, da usare quando si sospetti unintolleranza secondaria al lattosio (la primitiva è eccezionale), in alternativa al latte di soia. Come abbiamo visto, oltre il 6° mese lalimentazione con latte viene fatta con i cosiddetti latti di proseguimento, la cui composizione è stata fissata dallESPGAM (vedi Tabella 14.14). Questi latti possono essere usati anche fino alletà di 2-3 anni. Secondo lESPGAM il latte di proseguimento è un alimento da impiegare come com- ponente liquida, in una dieta per il divezzamento del bambino a partire appunto dal 6° mese di vita. Alimentazione integrativa dellallattamento al seno, nei primi mesi di vita Pur riconoscendo che per il lattante, il latte della propria madre rappresenta quanto di meglio gli possa essere offerto per nutrirsi e quindi per crescere e per differenziarsi, bisogna riconoscere che esistono alcune situazioni nelle quali è necessario integrare il latte materno con alcuni pasti di formula. È evidente che il tipo di alimento che viene offerto al lattante deve avere come scopo primario quello di perTabella 14.14 - Composizione dei latti di proseguimento. CARATTERISTICHE E COMPONENTI TIPO DI NUTRIENTI E LORO QUALITÀ Valore calorico Proteine 60-80 kcal/dL 2,1-3,1 g/dL Carboidrati Grassi 5,7-8,6 g/dL 2,7-4 g/dL, con più del 2,7% del totale delle calorie, come acido linoleico Ferro 0,7-1,2 mg/dL Tabella 14.15 - Latti dietetici disponibili in Italia*. TIPO DI LATTE NOME DEI LATTI Latti di soja Latti di soja di proseguimento Latti poveri di lattosio Formulat Biosoya 1 Humana Sinelac 1 Aptamil soja, latte di crescita Formulat Biosoya 2 Al 110 Isomil 1 Prosobee 1 Soyamil unico Prosobee 2 Humana Sinelac 2 Isomil 2 HN 25 Humana disanal * I prodotti sono ricavati dallInformatore Farmaceutico 2007, Parafarmaceutici. Tabella 14.16 - Latti idrolisati spinti. Composizione peptidica percentuale secondo il peso molecolare*. PESO MOLECOLARE NOME ORIGINE <1.500 Da 1.500/3.500 Da 3.500/6.000 Da > 6.000 Da Polilat Caseina 100 0 0 0 Nutramigen Caseina LV 95,5 3,5 0,5 0,5 Pregestimil Caseina LV 97,0 2,0 0,5 0,5 Hypolac Siero 88,1 9,1 2,0 0,8 Alfarè Siero LV 88,0 8,0 1,5 2,5 Pepti Junior Siero LV 85,0 11,5 1,5 2,0 Nutrilon pepti Siero LV 84,0 12,0 2,0 2,0 Pregomin Soia, collageno di suino 80,0 20,0 Similac RA Siero LV 77,8 21,2 0,99 0,1 Nutramigen 1 e 2 LGG * I prodotti sono ricavati dallInformatore Farmaceutico 2007, Parafarmaceutici. Capitolo 14.fm Page 251 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM DIETA DEL LATTANTE mettergli un accrescimento adeguato (circa 800 g al mese per il nato a termine, cioè circa 200 g a settimana, almeno dalla 2a-3a settimana di vita fino ai primi 4-5 mesi); per tale ragione è opportuno che la madre, una volta alla settimana, sempre nello stesso giorno della settimana e meglio alla stessa distanza dal pasto, pesi il lattante, nudo, dopo avergli fatti il bagnetto e dopo averlo opportunamente asciugato: ella registrerà in successione, in un apposito quaderno, il peso riscontrato. In tal modo la madre ha sempre modo di controllare se la quantità di latte che ha dato al bambino nella settimana precedente sia stata sufficiente per le sue necessità di accrescimento ponderale; poiché il peso rilevato può essere variamente influenzato da fattori diversi (distanza dal pasto, emissione di urine e di feci, infezioni clinicamente evidenti ma anche inapparenti, variazioni transitorie, e quindi nei limiti del normale, dellappetito e dellaccrescimento), per stabilire se effettivamente esista uninsufficienza alimentare, è giusto non limitarsi alla valutazione di una settimana, ma è necessario attendere il risultato di almeno 2 settimane. Lesperienza insegna che spesso dopo una settimana di scarso accrescimento in peso, il lattante riprende a crescere normalmente (cioè intorno ai 200 g a settimana), tanto che a volte esso riprende il peso che non aveva guadagnato in precedenza. Ma se per 2 settimane di seguito il lattante cresce meno di 150 g a settimana è giusto discutere il problema con la madre ed eventualmente introdurre un supplemento alimentare, costituito da latte artificiale. In questo caso sinizia con la somministrazione negli ultimi 3 pasti della giornata, dopo la poppata, di 50 g di latte artificiale, pronti ad aumentarlo a seconda delle richieste del bambino e nel caso in cui permangano rallentamenti nellaccrescimento ponderale. Anche se lintroduzione di una aggiunta al latte materno viene eseguita per pochi pasti e dopo la poppata al seno, essa porterà come conseguenza, a minore o maggiore distanza, una riduzione della componente latte umano nellalimentazione di quel lattante. Tuttavia, è necessario ricordare che uno dei primi compiti del pediatra è quello di permettere un accrescimento adeguato del proprio assistito, molto meglio se alimentato col latte materno, ma ugualmente bene anche se è stato fatto ricorso allalimentazione artificiale. Limportante è che fino alla fine del 5° mese non sia somministrato al lattante alimento diverso dal latte, sia esso di donna o vaccino, cioè che si proceda al divezzamento non prima dell'inizio del 6° mese. Laltra situazione nella quale il pediatra deve prescrivere un latte artificiale (latte adattato) è quando la madre, solo dopo qualche mese dal parto, debba tornare al lavoro. La legge italiana tutela abbastanza la donna, sia in gravidanza che nel 1° anno di vita del bambino, ma possono esistere situazioni particolari nelle quali, già nei primi mesi, ella debba lasciarlo per una parte o per tutta la giornata. La decisione di sostituire alcuni pasti con un latte artificiale diviene obbligata: nella maggior parte dei casi il latte artificiale viene offerto al lattante nelle ore 251 intermedie della giornata, mentre al primo pasto del mattino e nella notte egli si attacca al seno materno. Anche in questo caso comunque lallattamento al seno è destinato prima o poi a ridursi fino a cessare. Allattamento artificiale sostitutivo del latte materno Vi sono, come abbiamo visto (pag. 239), alcune rare controindicazioni allallattamento al seno ed esistono daltra parte altrettanto rare condizioni in cui la madre non produce una quantità di latte sufficiente per iniziare lallattamento. In questi casi è necessario passare immediatamente allallattamento artificiale, ricorrendo a un latte adattato, per fornire al neonato lenergia necessaria per la sua sopravvivenza e per la sua crescita. Tecnica per lallattamento artificiale Il biberon graduato deve essere accuratamente sciacquato e bollito dopo ogni pasto: è possibile anche sciacquare ogni biberon alla fine del pasto e bollire per 5 minuti tutti insieme i biberon e i succhiotti della giornata, da mantenere poi in frigorifero, ben coperti, fino al momento delluso. Solo dopo i 6 mesi di età è possibile sciacquare in acqua corrente i biberon, ricorrendo allebollizione ogni 5-7 giorni. Il succhiotto deve essere sufficientemente morbido, deve avere le perforazioni adatte e, al momento del pasto, non deve contenere aria. Prima della preparazione del pasto la madre deve lavarsi accuratamente le mani e deve porre i vari utensili e la polvere su una tavola pulita, coperta con un telo di bucato. La presenza della madre o comunque di un adulto è sempre necessaria durante la somministrazione del latte artificiale, per non privare il lattante del contatto fisico e del senso di sicurezza conferiti da un adulto, pronto a staccare il biberon non appena questo sia stato svuotato. La bottiglia deve esser riscaldata precedentemente alla poppata fino alla temperatura del corpo ed è sempre bene controllarne il calore facendo cadere qualche goccia sul polso. Leruttazione dellaria ingerita durante il pasto è importante per evitare rigurgiti o dolori addominali, ma non è detto che essa debba avvenire per forza dopo ogni poppata. Il pasto deve durare 5-25 minuti, a seconda della forza che ha il bambino nel succhiare la tettarella. Da ricordare che esiste unampia variabilità nella quantità di latte ingerito da un pasto allaltro nello stesso giorno e ancor più da un giorno allaltro. Non vi è motivo di allarme se alla fine della settimana, con la pesata, il lattante dimostra di essere cresciuto ugualmente intorno ai 200 g. Poiché il nato a termine fino al 6° mese richiede per crescere 80-120 kcal/per kg di peso (media 100 calorie) e poiché un latte adattato fornisce in media 65 kcal per dl, si può dare alla madre lindicazione che nelle 24 ore il lattante dovrebbe assumere 160 mL/kg, suddivisi nel numero dei pasti. Per esempio, a un bambino di 5.200 g, va offerta nelle 24 ore una quantità totale di latte artificiale di 5,2 160 mL = 832 mL, che suddivisi in 6 pasti danno circa 140 mL a pasto per 6 volte. Ricordando Capitolo 14.fm Page 252 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 252 lestrema variabilità del singolo lattante, il pediatra, dopo aver fornito alla madre queste indicazioni generiche, deve subito affermare che esiste un certo numero di lattanti che cresce bene anche con 80 kcal per kg, mentre altri necessitano di 120 e a volte anche di 130 calorie per kg: ne deriva che la quantità di latte da somministrare per pasto e nelle 24 ore deve essere trovata in una giusta proporzione fra il calcolo teorico sopra descritto e leffettiva richiesta di nutrienti del bambino. La pesata settimanale ci confermerà nellaver trovato la giusta quantità di alimento. La quantità media di acqua richiesta da un lattante nei primi mesi è proprio quella di 160 mL/kg, che corrisponde alla quantità media di latte per kg che dobbiamo somministrargli. Se il latte artificiale è liquido non va manipolato, ma se viene scelto un latte in polvere è bene consigliare alla madre di usare 1 misurino da 5 g ogni 30 mL di acqua, cioè 3/3 1/2 misurini in 100 mL e 61/2/7 in 200 mL di acqua. Lacqua nella quale sciogliere il latte in polvere deve essere una di quelle precedentemente ricordate, a bassissimo contenuto di sali: lacqua va messa nella polvere agitando bene il biberon, in modo che non rimangano ammassi, anche piccoli, di polvere. Quanti pasti si devono somministrare al giorno? Quanto più il lattante si allontana dalla nascita e tanto più basso sarà il numero dei suoi pasti: 6-7 pasti nel 1° mese, ancora 6 pasti (ma vanno bene anche 5) nei successivi 4 mesi; alla fine del 5° mese i pasti debbono essere 5, per scendere a 4 alla fine del 6° mese, quando lalimentazione passa al tutto vitto (Tabelle 14.17 e 14.18). Anche in questo caso il pediatra deve sottolineare che questi numeri sono solo teorici, che vanno bene per la gran parte dei lattanti, ma può essere che il bambino di cui stiamo parlando desideri un numero di pasti superiore, ma anche inferiore: limportante è sempre che alla pesata settimanale egli abbia dimostrato di crescere la quota dovuta (intorno ai 200 g). La distanza fra un pasto e laltro sarà proporzionata al numero di pasti: ogni 3 ore con 7 pasti, ogni 3 ore e mezzo con 6 pasti, 4 ore con 5 pasti e così via. Non trattandosi di latte materno, lo svuotamento gastrico di un allattato artificialmente richiede almeno 2 ore e mezzo/3 ore; per questo non va dato il pasto successivo se non siano passate almeno 3 ore; è possibile invece attendere un lasso di tempo superiore allo stabilito se il bambino non mostri di aver fame. Va ricordato che il momento del pasto, anche se artificiale, deve essere piacevole per il lattante, come per il bambino, perché corrisponde a un esaudimento di un bisogno e a un momento di grande comunione con la madre e con il padre. Trasformare questo naturale rapporto in una battaglia per far ingerire al bambino la quantità di alimento che la madre ritiene sia necessaria per la sua crescita è uno degli errori più frequenti delle donne italiane, che il pediatra deve in tutti i modi prevenire, soffermandosi a lungo sulla dinamica del pasto. 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.17 - Numero dei pasti nelle 24 ore a seconda delletà. ETÀ NUMERO DEI PASTI NELLE 24 ORE a 6-10 6-8 6 5-6 4 3-4 1 settimana 2a-4a settimana 1-3 mesi 4-6 mesi 7-9 mesi 10-12 mesi Tabella 14.18 - Quantità di latte per pasto nel primo anno. ETÀ a QUANTITÀ PER PASTO a 1 -2 settimana 3a settimana-2° mese 3°-4° mese 5°-6° mese > 7° mese fino allanno 60-90 mL 120-150 mL 150-180 mL 180-210 mL 210-240 mL In fondo ogni lattante, come ogni bambino, è il principale responsabile nel determinare la quantità di latte da ingerire (Tabelle 14.17 e 14.18). Se la madre decide di dare uno o più pasti fuori di casa, non è bene che ponga nel termos il latte già preparato, ma è meglio che nel termos porti lacqua calda e in un piccolo contenitore pulito la quantità di polvere che di solito usa per preparare il pasto per il bambino. La mescolanza della polvere nellacqua verrà fatta al momento del pasto, con le precauzioni alle quali abbiamo sopra accennato (corpora non agunt nisi soluta). Lo stesso vale per i pasti che la madre prevede di dare nella notte, a meno che ella non conservi il latte preparato in frigorifero e lo riscaldi prima di offrirlo al proprio bambino. I moderni componenti delle formule I grandi passi compiuti nella conoscenza della fisiopatologia dellalimentazione enterale hanno portato allidentificazione dei nutrienti chiave che possono giocare un ruolo essenziale sia per la crescita sia per i processi di guarigione, nelle sepsi e nellinfiammazione. Molti di questi sono stati aggiunti alle formule, presenti in commercio: L-arginina; glutamina; taurina; nucleotidi; acidi grassi 3 e 6; carnitina; fattori di crescita: fattore- 2 trasformante la crescita; antiossidanti; probiotici: Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus GG; prebiotici. Capitolo 14.fm Page 253 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM IL DIVEZZAMENTO E LA DIETA DEL 2° SEMESTRE DI VITA IL DIVEZZAMENTO E LA DIETA DEL 2° SEMESTRE DI VITA Il termine divezzamento indica il passaggio da una dieta esclusivamente lattea (quella dei primi 5 mesi di vita) a una dieta nella quale guadualmente vengono introdotti altri cibi, quasi sempre di tipo solido, a partire dallinizio del 6° mese (mai prima del compimento del 4° mese e mai dopo il compimento del 6°, secondo lEuropean Society of Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN). Lintroduzione dei cibi solidi prima del 6° mese di vita non ha alcun vantaggio, né sullaccrescimento, né sul comportamento del lattante (non dorme meglio o più a lungo) rispetto allintroduzione più tardiva. Una mucosa intestinale non ancora ben adatta a sopportare il contatto con alimenti diversi dal latte può non sempre servire da barriera per impedire la penetrazione di composti diversi, che possono contribuire a determinare nelle età successive intolleranze o vere e proprie allergie. È un fatto che da quando lallattamento al seno è stato ampiamente promosso e da quando lintroduzione di alimenti diversi dal latte è stata spostata allinizio del 6° mese, la comparsa delle diarree croniche aspecifiche (vedi Capitolo 35, pag. 813), così frequente fino a una quindicina di anni fa, si è oggi notevolmente ridotta. Ricordo che nel passato lintroduzione delle farine veniva iniziata nel corso del 3° mese e che, ancor oggi, in alcune parti dItalia, lintroduzione delle farine, degli omogeneizzati di carne e a volte dello stesso tuorlo duovo è anticipata ai primi pochi mesi di vita. Come se introdurre precocemente alimenti diversi dal latte fosse il segnale di un alto grado di civiltà o una conquista delle moderne conoscenze: direi, senza ombra di dubbio, che il messaggio è proprio in senso contrario. In fondo va ricordato che la comparsa dei denti avviene in media al compimento dei 6 mesi e che, quando la selezione naturale contribuì a stabilire questi limiti, non erano ancora in commercio né frullatori, né alimenti omogeneizzati, né tantomeno liofilizzati. Prima di procedere nella trattazione della dieta del bambino dal 6° mese allanno è bene premettere alcuni concetti generali che varranno, come vedremo, per tutta la vita: vi sono alcune regole doro da tenere sempre presenti: nella prescrizione della dieta allinizio del 6° mese, è necessario tenere conto degli usi regionali, almeno di quelli che non si allontanino di molto dagli schemi generali di alimentazione. Per esempio, nellItalia centrale il divezzamento sinizia con le farinate del commercio (di riso o di grano), mentre al Nord vengono usate farine multicereali e pappe lattee da affiancare al latte di proseguimento; ugualmente, nella prescrizione della dieta è necessario tenere conto delle abitudini della famiglia e soprattutto dellassetto che la famiglia intende darsi, dopo lin- 253 troduzione di una nuova persona, con i suoi bisogni e i suoi interessi; la somministrazione di un pasto deve essere effettuata quando il bambino abbia dimostrato di avere fame; non ci deve far paura se egli passa dei periodi di scarso appetito, anche di alcuni giorni; non cè alcuna ragione nel continuare a offrire un cibo che il bambino abbia dimostrato di non gradire, né è tantomeno necessario forzarlo a ingerire un cibo che egli abbia decisamente rifiutato; al momento di stabilire le dosi, il pediatra deve essere sempre molto elastico, per evitare che la madre prenda la prescrizione alla lettera, intervenendo con violenza sul lattante o sul bambino; la maggior parte dei bambini viene sottoposta a uniperalimentazione da parte di genitori che confondono laccettazione del cibo, che essi offrono, con lappetito; lappetito del bambino è il miglior indice della giusta quantità di alimento necessaria: rispettare queste esigenze eviterà alla famiglia molti futuri problemi. Dunque allinizio del 6° mese di vita si procede alla somministrazione di alimenti diversi dal latte, cominciando con piccole quantità, come 1-2 cucchiaini, disciolte almeno inizialmente nel latte (Tabella 14.19). Questi nuovi alimenti (per esempio le farine lattee di riso o grano, o le pappe lattee) possono essere somministrati mediante il biberon, ma possono, con grande dolcezza, essere eseguiti anche i primi tentativi di somministrazione col cucchiaino. Abbiamo già visto che il bambino al 6° mese fa 5 pasti: si comincia a sostituirne uno (il 2° o il 3°, a seconda delle esigenze della madre) con una farina o con una pappa lattea (200-220 g di acqua, a questetà va bene anche unacqua che abbia una concentrazione di sali superiore a quella indicata per i primi mesi, con 40-48 g di polvere: è bene almeno inizialmente provvedere allesatta pesata della polvere, perché la madre si renda conto della massa da somministrare), che allinizio viene data nella quantità di pochi cucchiaini per valutarne il gradimento e la tollerabilità; dopo 5-7 giorni, raggiunta la quantità stabilita, si passa a due farinate (la prima al 2°-3° pasto e la seconda al 4°-5° pasto, a seconda delle necessità della madre). Riso o grano? È tradizione iniziare con il riso, per passare poi dopo un mese al grano e agli altri cereali. È chiaro che questo modo di comportarsi non ha come scopo quello di ridurre o annullare lincidenza del morbo celiaco, perché non ne sarebbe affatto capace; esso ha solo lo scopo di mettere in contatto con la mucosa dellintestino lamido di riso, che è risultato più precocemente e più facilmente aggredibile dagli enzimi intestinali del lattante. Farina lattea o pappa lattea? Non ci sono molte differenze: nella prima il contenuto proteico è, nella maggior parte dei casi, un po più basso di quanto non sia presente nella pappa lattea, mentre al contrario i lipidi sono maggiormente presenti nella farina lattea che nella pappa lattea: comunque le differenze sono talmente ri- Capitolo 14.fm Page 254 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 254 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.19 - Alimenti per il divezzamento*. TIPO DI ALIMENTO NOME COMMERCIALE Crema di riso Guigoz Crema di riso Humana Crema di riso Mellin Crema di riso Crema di riso e frutta Crema di riso con verdura Guigoz Crema di riso con frutta Nestlè Mio Crema di riso con verdure Crema dorzo Milupa crema dorzo bio Crema dorzo Crema multicereali Guigoz Fiocchi 5 cereali Humana Crema multicereali Mellin Crema mais e tapioca Mellin Crema multicereali Mellin Crema ai cereali biologici Milupa Crema di riso, mais, tapioca bio Milupa Crema multicereali Crema multicereali Milupa Crema multicereali bio Crema multicereali Milupa Crema cereali/frutta mista Nolac Crema di riso, semi di carruba, mais e tapioca Guigoz Fiocchi di 5 cereali Milupa Milfarin riso Farina lattea Milupa Milfarin Farina lattea, biscotti con miele Milupa Milcrema mela con pezzettini (crema di riso con latte e mela), Junior Crema di cereali/Frutta mista Farina dei cereali senza glutine (riso ecc. ) Farina di cereali con glutine Farina lattea al riso (senza glutine) Farina lattea al riso con frutta (o altro) Farina lattea con glutine Farina lattea con biscotti e miele Farina lattea con glutine e frutta (o altro) Farina lattea ai 7 cereali Minestrine Pappa al riso Pappa al riso (o mais o tapioca) con frutta Pappa con biscotti Pappa con glutine, frutta (o altro) Pappa multicereali Pappa alla soja Pastina Semolino Verdure Milupa Milfarin Farina lattea 7 cereali Guigoz Farina lattea biscottata Milupa Milfarin biscotti con miele Farina lattea Milupa Milfarin Farina lattea, biscotti con miele Milupa Milfrutta Farina lattea, mela, banana, yogurt Milupa Milfrutta Farina lattea, mela Milupa Milfarin 7 cereali Farina lattea Milupa Le minestrine Dieterba Pappa al riso Selac Pappa lattea con mele Mellin Pappa con biscotti Mellin Pappa lattea con frutta mista Mellin Pappa lattea con mela Nestlè Mio Pappa lattea, frutta mista Nestlè Mio Pappa lattea, mele Eurofood Pappa multicereali Humana Pappa alla soja con cereali senza glutine Milupa Fior di pasta Pastina dietetica Guigoz Semolino Miluvit bio Milupa Semolino Mellin Verdure Milupa Le verdure * I prodotti sono ricavati dallInformatore Farmaceutico 2007, Parafarmaceutici. Milupa crema di riso-Miluris bio Crema di riso Nestlè Mio Crema di riso Nestlè Mio Crema di riso con verdure Nestlè Mio Crema di riso con mais e tapioca Milupa Fior di cereali Crema dorzo Crema dorzo biologico Milupa Fior di cereali Crema di riso Miluris Crema di riso biologico Milupa Fior di cereali Crema multicereali Crema multicereali biologici Nestlè Mio Crema di riso, mais e tapioca Nestlè Mio Crema multicereali Nestlè Mio Fiocchi di grano integrale con orzo e avena Nestlè Mio Farina lattea biscottata Milupa Milfarin riso Farina lattea Nestlè Mio Farina lattea al riso Milupa Milfrutta mela, banana, con yogurt Farina lattea Milupa Milfrutta mela Farina lattea Humana Farina lattea Nestlè Farina lattea biscottata Milupa Milfrutta Farina lattea con frutta mista e fette biscottate Milupa Milfrutta mista Farina lattea Milupa Milfrutta Farina lattea pera Humana Farina lattea con frutta mista Mellin Minestrina Selac Pappa lattea con banane Selac Pappa lattea con banane Selac Pappa lattea con frutta mista Selac Pappa lattea con mele Milupa Som Pappa Nestlè Mio Semolino Mellin Passato di verdure Capitolo 14.fm Page 255 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM IL DIVEZZAMENTO E LA DIETA DEL 2° SEMESTRE DI VITA dotte che la scelta può essere lasciata libera, a seconda delle abitudini regionali o familiari. Dopo la somministrazione della farina lattea o della pappa lattea è possibile aggiungere della frutta fresca, come succo di arancia (5 cucchiaini) o un quarto di mela grattata. Raggiunta la fine del 6° mese è possibile passare a 4 pasti (in media ogni 4 ore, ma vanno bene anche 3 o 5 ore, come va bene anche che il lattante riceva, a richiesta, 5 pasti), a quello che in generale viene chiamato tutto vitto. Il 1° e il 3° pasto saranno uguali: costituiti da latte di proseguimento (200-220 g di acqua con 6 e mezzo 7 misurini da 5 g), con laggiunta di 3 cucchiaini di biscotti granulati ed eventualmente, dopo qualche settimana, 1-2 cucchiaini di caffè dorzo, nel caso che il sapore del latte non fosse più gradito. Il 2° pasto richiede un notevole impegno di tempo e di lavoro da parte della madre: 250 g di brodo di verdura (1 litro di acqua, 1 pugnetto di tutte le verdure di stagione, ben lavate, senza sale; far bollire per unora, e poi colare; quello che passa attraverso il colino è il brodo di verdura, che va conservato in frigorifero e va rifatto tutti i giorni per impedire la trasformazione dei nitrati, di cui sono ricche le moderne verdure, in nitriti). Dopo qualche settimana può essere usato anche il brodo di carne, scegliendo la carne magra e provvedendo al mantenimento del brodo in frigorifero, allo scopo di procedere alleliminazione del grasso che si addensa in superficie: il brodo di carne tenuto in frigorifero può essere usato anche il giorno successivo o può essere congelato per il suo uso anche entro 7 giorni; 20 g di pastina per linfanzia, tipo 0. Inizialmente la madre deve provvedere a identificare quanta pastina in cucchiai (con o senza cupola) corrisponda ai 20 g: successivamente, identificata la quantità, le dosi possono essere stabilite a occhio. Vanno bene anche la crema di riso o il semolino; 2 cucchiaini di parmigiano; 1 cucchiaino di olio extravergine di oliva; 1 cucchiaino di olio di semi (di girasole, di soja, di mais, di vinaccioli indifferentemente), allo scopo di dare acidi grassi polinsaturi, essenziali. Lolio di arachidi è sovrapponibile, come acidi grassi polinsaturi, allolio di oliva, che contiene in generale quantità troppo basse; un pezzetto (40-50 g) di patata e di carota, usate per il brodo, schiacciate opportunamente; dopo qualche mese è bene passare anche qualche verdura (zucchini per esempio); 30 g di agnello o di coniglio o di petto di pollo, cotto a vapore, nel forno a microonde o bollito, frammentato e frullato nel brodo. La carne di pollo (o di tacchino) è quella a più basso contenuto di grassi. Dopo qualche settimana è possibile passare alla carne di bue, di qualunque parte si tratti, purché sia fresca e sufficientemente morbida. La carne può essere sostituita da 40 g 255 di pesce magro (sogliola, nasello, spigola, orata, dentice e altri); frutta (sempre fresca): mela, arancia, banana (un quarto), mescolate e pestate, in una quantità di una decina di cucchiaini. La pera, che contiene una discreta quantità di sorbitolo, può essere aggiunta per i bambini che abbiano una scarsa tendenza alleliminazione delle feci. Il 4° pasto può essere uguale al 2°, solo che al posto dei 30 g di carne (che sono sufficienti per concorrere a coprire il fabbisogno proteico, insieme a tutte le altre fonti di proteine) va usato un formaggino ipolipidico per i primi mesi da 60 g. Attenzione che molti dei formaggini in commercio, definiti per bambini, hanno un contenuto di grassi superiore al 60%. Tuttavia, può avvenire che per qualche settimana il lattante gradisca a cena la stessa farinata o la stessa pappa lattea, che era abituato a prendere nel 6° mese; in questo caso è inutile insistere con la minestrina e può essere mantenuta la farinata, che a questo punto può essere di grano o multicereale. Nel 2° semestre di vita i nutrienti possono essere offerti con diverse modalità: il 1° e il 3° pasto possono essere somministrati con lo stesso biberon usato nei mesi precedenti, mentre per il 2° e il 4° è meglio usare il cucchiaino o, se lalimento è sufficientemente diluito, anche direttamente la tazza, modalità difficilmente ottenibile prima degli ultimi mesi del 1° anno. Comunque ogni lattante ha le sue preferenze, che, quando non si allontanino molto da quelle della maggioranza degli altri lattanti, vanno rispettate. Nella maggior parte dei casi il pediatra e i genitori non incontrano alcuna difficoltà alla somministrazione del latte e biscotti al 1° e 3° pasto, ma possono sorgere difficoltà per il pasto della minestrina; in effetti questo è un pasto non dolce, che può incontrare il mancato gradimento del lattante, abituato al sapore dolce per tutti i primi mesi di vita. In questo caso è possibile tornare alla farina lattea o alla pappa lattea, come abbiamo visto per il 2° o 4° pasto; dopo 7 giorni è tuttavia utile proporre di nuovo il pasto non dolce, per saggiarne il gradimento. In caso di nuovo rifiuto è possibile ridurre nella minestrina il contenuto della pastina e aggiungere un cucchiaino di zucchero, per renderla più gradita al gusto del lattante. Passano così il 7° e l8° mese. Allinizio del 9° mese conviene cambiare la composizione del 2° pasto, quello della prima minestrina della giornata. A questetà è possibile compiere i primi tentativi per unalimentazione composta da primo, secondo con contorno e frutta. Il primo può essere la pasta asciutta con il pomodoro: si può adoperare la stessa pastina usata per fare la minestra, ma si possono usare anche i capelli dangelo, in quantità di 30-40 g, non scolati completamente, perché un po di acqua di cottura può tornare utile; a questi si aggiungono due cucchiaini di olio di oliva extravergine, un cucchiaio di sugo di pomodoro fresco e due cucchiaini di parmigiano. Al secondo possiamo dare il nome di polpetta: 30 g di carne rossa, tritata, un pezzetto di patata lessa, un po di mollica di pane e un ottavo di tuorlo duovo, che serve Capitolo 14.fm Page 256 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 256 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI a tenere insieme limpasto: si cuoce al vapore o nel forno a microonde. Si serve con un piccolo zucchino lesso, condito con olio e limone, segue la frutta. A cena rimane il pastone preparato nei mesi precedenti, pronti a passare a una cena uguale al pranzo, sempre sostituendo la carne (la polpetta) con il formaggino con pochi grassi. A questetà è possibile passare dai biscotti granulati del 7°-8° mese ai biscotti Marie, molto meno ricchi di grassi e altrettanto gradevoli al palato. Ci avviamo in tal modo gradualmente al compimento del 1° anno di vita. DIETA NEL SECONDO ANNO DI VITA Il passaggio dal 1° al 2° anno di vita non rappresenta per lorganismo del bambino un brusco cambiamento nella crescita, nello sviluppo delle varie funzioni o, infine, nei comportamenti psico-neuro-motori. Questo passaggio è meglio visibile alla fine del 2° anno, al momento dellingresso nel 3° anno di vita, quando molte attività e funzioni, giunte a maturazione completa, si avvicinano a quelle tipiche delladolescente e delladulto. In fondo, nella suddivisione in fasi della pediatria generale è già implicito questo concetto: il primo stadio, quello della prima infanzia, va infatti dalla nascita alla fine del 2° anno, comprendendo in ununica fase tutto il periodo di tempo necessario perché lorganismo del nuovo nato si adatti completamente alla vita extrauterina e maturi tutte le funzioni basilari che lo rendono sufficientemente autonomo nellambiente in cui vive. Ma per i genitori il compimento del 1° anno è un punto importante nella vita della famiglia e anche del proprio figlio. Essi non si rendono conto che esiste una continua, e a volte difficilmente percepibile, trasformazione di tutte le funzioni e attività, di cui alcune maturano prima e altre maturano dopo il compimento del 1° anno. Queste caratteristiche riguardano anche lalimentazione. Alcuni bambini mantengono le preferenze per il gusto (per la trattazione del gusto vedi Capitolo 34, pag. 765) e per il tipo di preparazione già presenti alla fine del 1° anno, altri passano facilmente ai 3 pasti al giorno, partecipando volentieri alle abitudini alimentari della famiglia. Vi sono alcuni bambini, pochi a dire il vero, che preferiscono continuare ad assumere i nutrienti (latte e biscotti) al 1° e 3° pasto, allo stato semiliquido nel biberon, e altri ancora che vorrebbero ricevere latte e biscotti come unico alimento a tutti i pasti. In certi casi si assiste alla persistenza di abitudini che risalgono al 1° anno di vita, per labbandono delle quali il bambino preferisce rimandare. Oltre il 1° anno il pediatra non è tenuto a stabilire una dieta precisa; egli deve permettere il passaggio graduale della dieta alle abitudini familiari e regionali, intervenendo soltanto quando le deviazioni dalle regole generali dellalimentazione potrebbero comportare un nocumento per la salute attuale e futura del bambino. Come al solito il pediatra non deve entrare nella privatezza della famiglia, se non richiesto ufficialmente o quando riscontri comportamenti a rischio. Quindi, pur lasciando una notevole elasticità nella dieta del bambino, il pediatra deve fornire alla madre i concetti generali sui fabbisogni dietetici e sui rischi che alcuni alimenti possono a lungo andare presentare. Il primo punto che il pediatra deve affrontare coi genitori è quello del rallentamento della crescita staturale e ponderale dei bambini nel 2° anno di vita: in questo periodo il bambino crescerà in altezza in media una decina di centimetri (contro i 25 del 1° anno) e in peso 22,5 kg (contro i 7 kg del 1° anno). Questo rallentamento della velocità di crescita è un evento fisiologico, da ricordare ai genitori, al quale va collegato un rallentamento evidente delle richieste alimentari giornaliere, spesso già presente negli ultimi mesi del 1° anno di vita, legato anche alla riduzione nel numero di calorie necessarie per kg di peso, che scende nel 2° anno (vedi Figura 14.2) a 90 per kg, contro le 100-120 del 1° anno. Da ricordare la variabilità di appetito nello stesso giorno o in giorni diversi, insieme a caratteristiche individuali, alle quali abbiamo in precedenza accennato. Portare a conoscenza della madre linsieme di queste modificazioni sulla quantità di nutrienti nel 2° anno di vita serve per la prevenzione di tentativi di forzare il bambino nella somministrazione dei pasti giornalieri, quando egli dimostri di non gradire unulteriore assunzione di cibo. Nella maggior parte dei casi il bambino non sopporta che ladulto interferisca con la sua alimentazione, si ribella e rifiuta il cibo, non tanto perché non lo gradisca e non abbia fame, quanto per assumere un atteggiamento negativo, quasi punitivo nei confronti dei genitori. Ogni pasto diviene una battaglia, che il bambino riesce a vincere sistematicamente. La riunione della famiglia in occasione del pasto dovrebbe essere piacevole e la conversazione dovrebbe essere rivolta allesposizione di problemi che riguardano tutti. La televisione deve restare nel soggiorno. Il bambino deve essere posto su una sedia comoda, con poggiapiedi, di altezza giusta per portarlo a livello della tavola. Come regola generale risulta opportuno rispettare, entro certi limiti, i gusti del bambino, sia nel senso delle preferenze che dei rifiuti categorici. Le caratteristiche alimentari del bambino nei primi 2 anni sono destinate a durare per molti anni. Nel bambino che ha compiuto il 1° anno può gradualmente essere iniziato un tentativo dindurlo ad alimentarsi da solo: entro la fine del 2° anno questo obiettivo è quasi sempre raggiunto. Nelle Figure 14.7 e 14.8 e nella Tabella 14.20 vengono riportati in modo succinto i consigli che possono essere rivolti alla madre sulla quantità e sulla composizione dei vari nutrienti non solo nel 2° anno di vita, ma anche nei successivi. Come è possibile osservare, guardando la vecchia e la nuova piramide, le differenze sono molto importanti. Quello che salta subito agli occhi è il passaggio alla Capitolo 14.fm Page 257 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM DIETA NEL SECONDO ANNO DI VITA 257 Figura 14.7 - Vecchia piramide alimentare 1992. Figura 14.8 - Nuova piramide alimentare 2003. punta della piramide della carne rossa, messa allo stesso livello del burro, da usare limitatamente, come il riso molato e il pane bianco, le patate, la pasta e i dolci. Il pesce, la carne bianca (pollo) e le uova vengono posti al terzo livello, dopo il latte e i formaggi. I legumi e i vegetali sono da consumare in abbondanza; la frutta è raccomandata. Il pane e la pasta integrale, insieme agli oli vegetali (mono-insaturi [oliva, arachidi] e poli-insaturi [girasole, soia, vinaccioli, mais]) vanno consumati a tutti i pasti. Lindicazione che se ne ricava è abbastanza generica, ma è sufficiente per specificare che la dieta del bambino debba essere assolutamente varia: un eccesso di un gruppo di nutrienti può comportare uno sbilanciamento o, in ultima analisi, un eccesso di assunzione e quindi la possibilità di un sovrappeso. Analogamente, un eccessivo consumo di latte e un ridotto introito di carne possono alla lunga, contribuire allinsorgenza di unanemia da carenza di ferro. Lorganizzazione della dieta deve essere fatta su base Capitolo 14.fm Page 258 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 258 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.20 - Assunzione di cibi raccomandata, in accordo con la piramide alimentare. ALIMENTO Pane Riso, pasta, cereali Vegetali Frutta Latte Formaggio Carne, pesce GRANDEZZA DELLA MISURA 1 ANNO MISURE/DIE 2-3 ANNI MISURE/DIE 4 ANNI E PIÙ MISURE/DIE 1 fetta 30-40 g 120 g 1 mela, 1 banana 240 ml 40-50 g 60-90 g 1-2 1-2 1/2 1/2 1/2 1/2 1/2-1 2-4 2-4 1 1 1 1 Metà-1 3-11 3-11 3-5 2-4 1-3 1-3 1-3 settimanale o, meglio, bisettimanale, rispettando un giusto equilibrio fra i vari nutrienti: le quantità assunte dipendono dalla disponibilità del bambino. Qualunque farmaco per forzare lappetito è assolutamente da proscrivere. Qualche consiglio pratico: allanno si può passare dal latte di proseguimento al latte vaccino, parzialmente scremato (va bene anche lo yogurt semimagro). Non dovrebbe essere concesso più di un tuorlo duovo alla settimana; un tuorlo conteneva 250 mg di colesterolo, oggi sembra, per i cambiamenti nella dieta dei polli, che in ogni tuorlo siano contenuti poco più di 150 g di colesterolo, per cui si può consumare un uovo ogni 5 giorni. La quantità di carne dovrebbe essere compresa fra i 30 e i 50 g al giorno, in alternativa si può dare il pesce fra 40 e 60 g al giorno. Sia carne che pesce dovrebbero essere preferibilmente magri. I formaggi dovrebbero essere a basso contenuto di grassi, come il raveggiolo, la ricotta, la mozzarella e il parmigiano. Eliminare il burro e preferire lolio di oliva extravergine; far ricorso agli oli di semi, ricchi di acidi grassi polinsaturi (olio di girasole, di mais, di soia, di vinaccioli). Da ricordare limportanza delle fibre nellalimentazione (vedi pag. 231). Capita abbastanza spesso che i bambini al di là delletà di un anno frequentino la mensa scolastica allasilo nido o alla scuola materna. Allasilo nido il pasto costituisce un momento particolarmente delicato, perché esso rappresenta la prima delega che la mamma fa verso un altro adulto. Esso contribuisce a rompere quella simbiosi madre/bambino che si è costituita subito dopo la nascita. Già alla scuola materna, ma ancora di più nella scuola elementare, si possono mettere in atto le prime tappe delleducazione alimentare. DIETA DEL BAMBINO E DELLADOLESCENTE La dieta dei bambini oltre i 2 anni di età non si discosta dalle regole generali, sopra ricordate, né dalla composizione della piramide alimentare. Il pediatra deve sottolineare ai genitori limportanza dei cereali, dei legumi, delle verdure e della frutta. Oltre i 2 anni i grassi non debbono superare il 30% delle calorie totali, ricordando che 1 grammo di grassi fornisce 9 calorie, di cui un terzo possono essere grassi saturi (già presenti nella gran parte degli alimenti: dal latte, alla carne, alluovo) un po meno di un terzo da acidi grassi polinsaturi (oli di semi) e un po più di un terzo da acidi grassi monoinsaturi, presenti nellolio di oliva e di arachidi. La quantità giornaliera di colesterolo non deve eccedere i 100 mg/1.000 calorie: da ricordare che un solo tuorlo duovo ne contiene almeno 150 mg. Può capitare talvolta che i bambini anche prima dei 2 anni, ma soprattutto fra i 2 e i 6 anni, consumino uneccessiva quantità di succhi di frutta (più di 360 mL al giorno). A parte gli inconvenienti legati al possibile manifestarsi dintolleranze e di allergie, bisogna tener conto della possibilità dinsorgenza di carie dentaria, di diarrea osmotica da malassorbimento di carboidrati e di obesità (Tabella 14.21). Non è stata trovata invece unassociazione fra elevato consumo di succhi di frutta e riduzione dei parametri di crescita staturale, come si sospettava alcuni anni fa. LA DIETA MEDITERRANEA Vi è un accordo generale che una dieta di tipo mediterraneo, nella quale lolio di oliva rappresenti la fonte principale di grassi, contribuisca alla prevenzione dei fattori di rischio cardio-vascolare, come la dislipidemia, lipertensione, il diabete, lobesità e, infine, la malattia coronarica. Vi sono inoltre prove che suggeriscono che la dieta mediterranea gioca un ruolo preventivo nei confronti di alcuni tumori, fra i quali in primo luogo il cancro del colon. Essa è caratterizzata da abbondanza di alimenti derivati dal mondo vegetale, come pane, pasta, verdure, insalata, legumi, frutta e noci; essa è costituita da basse o moderate quantità di pesce, pollame, formaggi e uova, con piccole quantità di carne bovina, basse o moderate quantità di vino, normalmente consumato durante i pasti. Questa dieta, quindi, risulta povera in acidi grassi saturi, ricca in carboidrati complessi e fibre e ha un alto contenuto di acidi grassi moninsaturi, derivati principalmente dalllolio di oliva. Capitolo 14.fm Page 259 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 259 I CIBI TRANSGENICI E GLI ALIMENTI BIOLOGICI Tabella 14.21 - Raccomandazioni dellAmerican Academy of Pediatrics sulluso dei succhi di frutta (modificata). I succhi di frutta non debbono essere introdotti nella dieta prima dei 6 mesi: essi non offrono alcun beneficio nutritizio I succhi di frutta non offrono benefici nutritizi nemmeno in bambini oltre i 6 mesi. Essi non debbono essere considerati un sostituto della frutta. La loro assunzione deve avvenire di rado; non vanno somministrati prima di andare a letto Lassunzione dei succhi di frutta deve essere limitata a 120-170 g al giorno per bambini da 1 a 6 anni e a 225-340 g al giorno per soggetti da 7 a 18 anni, corrispondenti grossolanamente a due bottigliette al giorno I bambini debbono essere incoraggiati a mangiare la frutta intera; il succo di frutta non è appropriato per il trattamento della disidratazione o della diarrea I lattanti, i bambini e gli adolescenti non debbono bere succhi di frutta che non siano stati pastorizzati, perché potrebbero contenere patogeni, che possono causare gravi malattie Un eccessivo consumo di succhi di frutta può portare a ipernutrizione (obesità) o a malnutrizione da malassorbimento di carboidrati Leccessivo consumo di succhi di frutta può essere associato a diarrea, flatulenza, distensione addominale e carie dentaria, per cui di fronte a un bambino con carie dentaria è necessario conoscere quanti succhi di frutta consumi; il consumo consentito è di 10 mL/kg/die Succhi di frutta diversa, assunti in quantità appropriata per letà del bambino, si accompagnano difficilmente a sintomi clinici I pediatri debbono routinariamente discutere con i genitori la differenza che esiste fra succo di frutta e assunzione di frutta, in modo che essi la comprendano I succhi di frutta contenenti calcio rappresentano una sorgente di calcio biodisponibile, ma mancano gli altri nutrienti che sono contenuti nel latte materno, nelle formule o nel latte di mucca Tabella 14.22 - Minuti di attività sportiva per bruciare lenergia fornita dai diversi alimenti. ALIMENTO KCAL CALCIO NUOTO TENNIS Cioccolata 30 g 170 35 29 Cono gelato 120 g Patatine fritte 120 g Caramelle n. 4 254 410 120 52 84 24 43 70 20 Mela 240 g Cereali per la prima colazione 30 g 102 111 21 23 Latte parzialmente scremato 125 g 111 23 Lalimentazione delladolescente deve essere molto vicina a quella delladulto: in questa età più che nelle altre è importante tener conto della propensione o meno allintroduzione di nutrienti, nel rispetto delle preferenze individuali: come al solito il pediatra deve intervenire soltanto quando ci si allontani troppo dalle regole generali, già esposte per lalimentazione. Lobesità e lanoressia mentale sono i due spettri di cui il pediatra e la famiglia debbono tener conto in questa fascia di età. Nelladolescente che pratica uno sport, lesercizio spesso serve a riequilibrare la bilancia delle entrate e delle uscite energetiche. Nel ragazzo obeso lesercizio fisico è più efficace della restrizione calorica (Tabella 14.22). I CIBI TRANSGENICI E GLI ALIMENTI BIOLOGICI Grazie alla biotecnologia sono state determinate modifiche fondamentali in alcune specie, in generale appartenenti al mondo vegetale, nelle quali, grazie allintroduzione o alla sostituzione di un gene, sono determinate GINNASTICA BASKET STUDIO 43 70 34 170 64 103 30 106 171 50 51 82 24 254 410 120 17 18 26 28 43 47 20 21 102 111 18 28 47 21 111 variazioni non solo nella catena polipeptidica derivata da quel gene, ma spesso a carico di caratteri diversi, privi di unapparente correlazione con il nuovo gene. Le conseguenze per luomo, che più frequentemente si associano allapplicazione delle tecniche di biotecnologia ai costituenti della dieta, sono essenzialmente di tre tipi: cambiamenti nella concentrazione e nella biodisponibilità dei componenti caratteristici dellalimento; alterazioni della composizione e nella quantità degli allergeni; eventuale aumento della quantità di sostanze tossiche o antinutrizionali, prima contenute in basse concentrazioni. Lenorme espansione della biotecnologia, verificatasi in questi ultimi anni, ha messo in evidenza la grande e promettente potenzialità di questa tecnica sia nel campo dellalimentazione che della medicina. Tuttavia, il suo impiego desta numerose preoccupazioni sotto il profilo scientifico, alimentare e commerciale. Non è infatti facilmente prevedibile quali siano i cambiamenti che le manipolazioni geniche possono determinare in termini di allergenicità, metabolismo, biodisponibilità e interazioni Capitolo 14.fm Page 260 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 260 fra i diversi nutrienti. Dalla loro introduzione nel mercato mondiale, il numero degli alimenti contenenti OGM, posti in commercio, e di conseguenza il numero dei consumatori, è cresciuto in modo esponenziale, senza che si siano registrati ad oggi casi eclatanti di danni alla salute umana. Tuttavia lassenza di prove non costituisce prova di assenza di effetti indesiderati, soprattutto sul lungo termine. È inoltre da ricordare che al momento attuale non esiste ancora un consenso sui diversi interventi da utilizzare per controllare i vari passaggi che portano alla disponibilità di un cibo transgenico, come non è standardizzato il tipo di prova da applicare, né quale debba essere lorganismo preposto a controllare ed eseguire gli esperimenti, né, infine, quali debbano essere le modalità di diffusione dei risultati. Di tutte le varietà OGM per le quali è stato autorizzato il rilascio nellambiente, solo due, la soia resistente al glifosato di Monsanto e il Bt-mais di Novartis, sono state autorizzate anche per limpiego negli alimenti. In risposta alla sempre maggiore disponibilità di alimenti transgenici, è sorta negli ultimi decenni una sempre più diffusa disponibilità di alimenti biologici. Negli ultimi anni molti organismi internazionali (Nazioni Unite, OMS, FAO, Comunità europea e altri) e nazionali (Decreto Ministeriale 22 marzo 2000, n. 5.173) hanno sottolineato quali debbano essere le tecniche agricole che caratterizzano la cosiddetta agricoltura sostenibile: Con il nome di agricoltura sostenibile sintende quellinsieme di pratiche agricole che, mediante unaccurata gestione delle risorse, permette di soddisfare le esigenze agricole dellumanità, migliorando nello stesso tempo la qualità dellambiente e conservando le difese naturali. Nellambito dellagricoltura sostenibile e per rispondere alle esigenze di sicurezza del consumatore sono state individuate diverse tecniche di gestione agricola, fra le quali sono comprese: lagricoltura controllata (precision agriculture); la lotta biologica integrata (Integrated Pest Management, IPM); lagricoltura biologica (organic agriculture). Lagricoltura biologica è oggi regolamentata sia dalla CEE (Regolamento CE 2092/91) che dallo Stato italiano (Decreto Legislativo 17 marzo 1995, n. 220). Essa è quindi una delle diverse modalità dellagricoltura sostenibile: molte delle tecniche che vi sono impiegate, come la rotazione delle colture, lutilizzo di strati protettivi organici e inorganici da distribuire sul terreno agricolo, e lintegrazione fra raccolti e allevamenti animali, vengono praticate secondo diversi sistemi agricoli. La caratteristica principale è che sono proibiti quasi tutti gli interventi sintetici, fatta eccezione per alcuni prodotti fitosanitari per i quali esiste unapposita lista, annessa alla legge vigente sullagricoltura biologica. I Paesi nei quali lagricoltura biologica ha trovato la massima espansione sono gli USA e il Canada. In Italia la percentuale di terreni agricoli convertiti o in conversione nellanno 2000 è del 5,3%: le regioni nelle quali la 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI superficie agricola convertita è più estesa sono la Sardegna, la Calabria e la Puglia (1998). Nonostante tutto ciò, il consumo domestico di alimenti biologici in Italia è solo dell1% del consumo alimentare totale. Come distinguere i prodotti alimentari derivati da unagricoltura biologica? Le tipologie di etichettatura sono tre: prodotto bio al 95-100%: si tratta di prodotti i cui ingredienti sono al 95-100% di produzione biologica. Avremo così un olio extravergine di oliva da agricoltura biologica, una marmellata di fragole da agricoltura biologica e così via; prodotto bio al 70%: i prodotti in cui dal 70 al 95% degli ingredienti di origine agricola sia di origine biologica possono far riferimento al biologico solo nellelenco degli ingredienti e non nella denominazione di vendita. Se un prodotto contiene ingredienti di origine biologica in misura inferiore al 70% non può fare alcun riferimento al biologico né in etichetta né nella pubblicità; prodotti in conversione: questa categoria è costituita dai prodotti i cui ingredienti sono sì coltivati con metodo biologico, ma per un periodo che, pur superiore ai 12 mesi, è inferiore a quello necessario per poter essere ufficialmente biologici (periodo superiore ai 2 anni). Questa categoria deve utilizzare la dicitura prodotto in conversione allagricoltura biologica. Il prodotto può contenere solo un ingrediente di origine agricola, per cui non possono esistere una macedonia di frutta in conversione allagricoltura biologica o dei tortellini in conversione allagricoltura biologica, mentre possono esistere, per esempio, la farina di mais in conversione, lolio extravergine di oliva in conversione e il succo di mele in conversione. In particolare i prodotti destinati allinfanzia sono sottoposti a una rigorosa normativa e ad unoculata scelta di materie prime che ne preveda il controllo alla produzione (sul campo e nellallevamento) progettandone e perseguendone la qualità. VITAMINE Sotto il nome vitamine si comprendono sostanze organiche molto diverse luna dallaltra, che si ritrovano in molti cibi in grande quantità e che sono necessarie in quantità minima (come traccia) per le normali funzioni metaboliche dellorganismo. Le vitamine si suddividono in due grandi gruppi: vitamine liposolubili: vitamina A, D, K ed E; vitamine idrosolubili: tutte le altre (vitamine del complesso B, vitamina C, riboflavina, biotina, acido folico e altre). Le vitamine liposolubili richiedono per lassorbimento la lipasi e la bile (sali biliari), per cui alcune malnutri- Capitolo 14.fm Page 261 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 261 VITAMINE zioni, alcuni malassorbimenti e molte patologie epatiche di tipo colestatico si accompagnato a bassi livelli ematici di queste vitamine. Nonostante la definizione riportata in cornice, lorganismo umano ricava due di queste vitamine (la vitamina D e la K) anche dalla sintesi endogena, la prima sulla cute, a opera dei raggi ultravioletti, e la seconda grazie alla sintesi intestinale da parte di alcuni normali saprofiti. Quando queste due sostanze vennero identificate come vitamine negli alimenti, furono classificate come vitamine perché ancora non si sapeva che esse erano, in effetti, sintetizzate anche allinterno dellorganismo. Le vitamine liposolubili hanno unaltra importante caratteristica che le distingue da quelle idrosolubili, cioè quella di essere immagazzinate, essenzialmente dal fegato: per tale ragione esistono malattie da eccesso di dose (soprattutto per la vitamina A e D), o in seguito a una forte somministrazione (intossicazione ad andamento acuto) o in seguito allaccumulo nel fegato di dosi giornaliere superiori al fabbisogno, ma non poi così elevate da dare manifestazioni acute (intossicazioni ad andamento cronico). Tuttavia, pur essendo idrosolubili, anche lacido folico, la vitamina B12 e la biotina necessitano di lunghi periodi di tempo, prima di dare fenomeni di carenza, sempre perché esse vengono in parte immagazzinate. Per le altre vitamine, una volta eliminate dalla dieta, i sintomi di carenza possono comparire già dopo una settimana o al massimo tre. Ne deriva proprio la corretta abitudine di somministrare nel 1° anno di vita un preparato multivitaminico (Protovit gocce [in 1 mL, corrispondente a 24 gocce, sono contenute 5.000 UI di vitamina A, 2 mg di tiamina, 1,27 mg di riboflavina, 10 mg di nicotinamide, 1 mg di piridossina (vitamina B6), 10 mg di pantenolo, 0,1 mg di biotina, 50 mg di acido ascorbico, 1000 UI di vitamina D2, 3 mg di vitamina E], alla dose di 5 gocce 2 volte al giorno, dal 15° giorno di vita al 6°-12° mese). Questo preparato contiene la vitamina D, in forma idrosolubile, il cui uso è indicato anche nei lattanti alimentati esclusivamente con latte materno. Per il fabbisogno delle vitamine alle diverse età si veda la Tabella 14.23. I pediatri dovrebbero essere a conoscenza del fabbisogno vitaminico quotidiano dei bambini e degli adolescenti di diversa età e di diverso sesso, ma soprattutto dovrebbero essere a conoscenza dei sintomi e dei segni delle carenze e degli eccessi vitaminici, per essere in grado dintervenire attivamente prima che si verifichi una grave e permanente sofferenza di alcuni organi vitali. Vitamine liposolubili Vitamina A La vitamina A è stata scoperta nel 1913 da E.V. McCollum. Sebbene con il nome vitamina A si indichi uno specifico composto chimico, come il retinolo e i suoi esteri, oggi questo termine viene usato in modo più generico per descrivere composti diversi che mostrano lattività biologica del retinolo. Il termine retinoidi si usa daltra parte per indicare il retinolo e altri derivati presenti in natura. Si tratta di una vitamina liposolubile, termostabile, che si ritrova in natura sotto due forme: il retinolo, un alcol presente in forma esterificata negli animali in forma cis e trans lacido retinoico, nel quale il gruppo alcolico è stato ossidato: esso mantiene molte delle attività della vitamina A, ma ha perduto la funzione sulla visione e sulla riproduzione, mentre ha mantenuto lattività sulle cellule epiteliali. Lacido retinoico trans (tretinoina) sembra essere la forma attiva della vitamina A in tutti i tessuti fuorché nella retina. Esso è più potente da 10 a 100 volte del retinolo. Di recente sono stati sintetizzati molti analoghi dellacido retinico, come letretinato e lacitretina (i cosiddetti retinoidi di seconda ge- Tabella 14.23 - Fabbisogno di vitamine per età e per sesso. Lattanti Bambini Adolescenti e adulti maschi Adolescenti e adulti femmine ETÀ IN MESI/ANNI VIT. A (UI) VIT. D (UI) VIT. K ( g) VIT. E (mg) 0-6 mesi 7-12 mesi 1-3 anni 4-6 anni 7-10 anni 11-14 anni 15-18 anni 19-24 anni 25-50 anni > 50 anni 11-14 anni 15-18 anni 19-24 anni 25-50 anni > 50 anni 1.000 1.000 1.500 1.500 2.500 3.300 3.300 3.300 3.300 3.300 2.500 2.500 2.500 2.500 2.500 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 200 5 10 15 20 30 45 65 70 80 80 45 55 60 65 65 3 4 6 7 7 10 10 10 10 10 8 8 8 8 8 VIT. C TIAMINA RIBOFLA- NIACINA VIT. B6 (mg) (mg) VINA (mg) (mg) (mg) 30 35 40 45 45 50 60 60 60 60 50 60 60 60 60 0,3 0,4 0,7 0,9 1 1,3 1,5 1,5 1,2 1,1 1,1 1,1 1,1 1,1 1 0,4 0,5 0,8 1,1 1,2 1,5 1,8 1,7 1,7 1,4 1,3 1,3 1,3 1,3 1,2 5 6 9 12 13 17 20 19 19 15 15 15 15 15 13 0,3 0,6 1 1,1 1,4 1,7 2 2 2 2 1,4 1,5 1,6 1,6 1,6 FOLATI ( g) 25 35 50 75 100 150 200 200 200 200 150 180 180 180 180 VIT. B12 ( g) 0,3 0,5 0,7 1 1,4 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 Capitolo 14.fm Page 262 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 262 nerazione) e i retinoidi aromatici (arotinoidi), chiamati anche retinoidi di terza generazione. 1 g di retinolo è uguale a 3,3 UI. In natura si trovano anche provitamine, che rappresentano un pigmento delle piante, come l -, il - e il -carotene e la criptoxantina, la cui potenza vitaminica è circa 1/6 del retinolo. Il retinolo si ritrova nel fegato, nellolio di fegato di pesci, nel latte intero, nel burro, nel tuorlo duovo; i carotinoidi sono invece contenuti in alte concentrazioni nelle piante, nei vegetali verdi, nella frutta e nei vegetali gialli; anche le carote li contengono in alte quantità. La vitamina A svolge un ruolo importante come componente dei pigmenti retinici, rodopsina e iodopsina, necessari per la visione con scarsa illuminazione e nella formazione e nella maturazione degli epiteli. È coinvolta anche nello sviluppo dei denti e delle ossa. Avrebbe anche un effetto protettivo verso le malattie degenerative. La vitamina A gioca un importante ruolo in immunologia, soprattutto nello sviluppo delle sottopopolazioni dei linfociti Th1 e Th2: si ritiene che essa inibisca la risposta Th1 e promuova la risposta Th2. Carenza. Nelle forme conclamate i segni e sintomi principali si sviluppano a carico dellocchio: nictalopia, fotofobia, xeroftalmia, congiuntivite, cheratomalacia, fino alla cecità. La sua carenza può determinare anche deficit dellaccrescimento, apatia, ritardo mentale, alterazioni cutanee, difettosa formazione di osso epifisario e di smalto dentario e, occasionalmente, ipertensione endocranica. Il trattamento si basa sulla somministrazione immediata di 100.000 UI di vitamina A, per via orale, da ripetere il giorno successivo. Di recente è stato dimostrato che una carenza subclinica di vitamina A, soprattutto in bambini malnutriti, determina un incremento della morbilità e della mortalità per malattie infettive in genere e per il morbillo in particolare. Da estesi studi in Paesi in via di sviluppo è risultato che la somministrazione regolare di un supplemento di vitamina A contribuisce in modo decisivo alla sopravvivenza dei bambini. Il regime raccomandato prevede 100.000 UI di vitamina A una tantum in bambini dai 6 mesi a 1 anno di età e di 200.000 UI per i bambini di 1 anno o più, che vivano in aree dove la letalità per morbillo sia elevata. La deficienza di vitamina A determina, infatti, profondi effetti sul sistema immunitario, sia umorale che cellulare. Con metà di queste dosi si ottiene una corrispondente protezione della mortalità, ma non della morbilità. Iperdosaggio. Esiste una tossicità acuta con dosi di 1 milione e oltre di unità, anche in una sola somministrazione, caratterizzata da un aumento improvviso della pressione intracranica (vomito, cefalea, stato stuporoso): nel passato i cacciatori polari presentavano un quadro del genere, quando mangiavano il fegato di orso polare, che contiene più di 1 milione di unità di vitamina A per grammo di tessuto. Esiste inoltre una tossicità cronica, per luso prolungato quotidiano (per oltre un mese) di dosi di vitamina A superiori alle 30.000 UI al giorno, di 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI frequente prescritte per il trattamento dellittiosi o di altre malattie della pelle: nelle forme da somministrazione cronica si manifestano anoressia, cute secca con fine desquamazione, cheilite, tumefazione della milza e del fegato, tumefazione dolente delle ossa lunghe, fragilità ossea, alopecia, aumento della pressione intracranica e aumento dei livelli ematici di vitamina A. Dato che il carotene in eccesso non viene convertito in vitamina A, lesagerata assunzione di carote non provoca sintomi di tossicità, tuttavia conferisce alla cute una caratteristica colorazione arancione, che non interessa le sclere e la mucosa orale, come invece si riscontra in corso di ittero da iperbilirubinemia. Elevate concentrazioni di vitamina A nella dieta hanno un effetto teratogeno. Il rischio di fratture è risultato più elevato negli uomini che avevano i più alti livelli di retinolo del siero. Analoghi della vitamina A, come lisotretinoina e lacido 13-cis-retinoico, sono usati con successo nel trattamento dellacne delladolescente; quando si prescrivono vitamina A o derivati in un adolescente di sesso femminile è bene accertarsi che la paziente non sia in stato di gravidanza, perché la somministrazione di vitamina A in queste condizioni comporta un pericolo reale per il prodotto del concepimento. Esiste infatti una stretta relazione fra luso di questi derivati della vitamina A e la presenza di malformazioni multiple nel prodotto del concepimento. È necessario comunque che la paziente sia avvertita di questo pericolo potenziale. Vitamina D In natura si ritrovano due forme attive di vitamina D: la vitamina D2 (ergocalciferolo), presente nel regno vegetale; la vitamina D3 (colecalciferolo), presente nel regno animale, uomo compreso. Si tratta di due vitamine liposolubili, termostabili, che differiscono soltanto per un doppio legame fra il carbonio 22 e 23 e per un gruppo metilico al carbonio 24: esse vengono considerate oggi come dei protormoni; cioè come prodotti che richiedono poche modificazioni per passare da vitamine a sostanze che hanno tutte le caratteristiche degli ormoni (25-idrossi-colecalciferolo e 1-25 diidrossi-colecalciferolo). Sia la vitamina D2 che la vitamina D3 richiedono le stesse modificazioni per passare a ormoni e posseggono nelluomo la stessa attività, per cui spesso vengono globalmente indicate sotto la denominazione di vitamina D, senza specificare di quale tipo di vitamina in effetti si tratti. Un g di vitamina D è uguale a 40 UI, per cui 1 mg è uguale a 40.000 UI. Il fabbisogno di vitamina D negli Stati Uniti, di recente, è stato abbassato da 400 a 200 UI al giorno; la supplementazione va iniziata nei primi 2 mesi di vita, anche nei soggetti alimentati esclusivamente con latte umano. La supplementazione di calcio e vitamina D per molti anni in donne dopo la menopausa non ha alcun effetto sullincidenza del cancro colon-rettale. La vitamina D3, oltre a essere assorbita dallintestino, viene sintetizzata nella cute per azione della luce solare Capitolo 14.fm Page 263 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 263 VITAMINE ultravioletta su uno steroide precursore, il 7-deidrocolesterolo. Sia il colecalciferolo introdotto con la dieta che quello prodotto dalla sintesi endogena vengono idrossilati nel fegato a 25-idrossi-colecalciferolo (o 25-OHD3 o calcidiolo); questa sostanza viene ulteriormente idrossilata in posizione 1 nel rene per passare all1-25-diidrossi-colecalciferolo (o 1-25-(OH)2D3 o calcitriolo). Il 25idrossi-colecalciferolo è la forma di vitamina D circolante a livelli più elevati (25 ng/mL), con unemivita di 15 giorni, quindi molto lunga. Nel 1998 è stato approvato negli Stati Uniti un nuovo derivato della vitamina D, il paracalcitolo (19-nor-1,25diidrossivitamina D2) per il trattamento delliperparatiroidismo nella insufficienza renale cronica: esso sopprime la secrezione del paratormone più velocemente del calcitriolo. Come abbiamo visto le due vitamine hanno simili attività fisiologiche: esse stimolano lintestino ad aumentare lassorbimento del calcio e del fosforo, attraverso la modificazione della permeabilità intestinale. Il secondo bersaglio della vitamina D è rappresentato dallosso: la vitamina D determina, facilitando lassorbimento intestinale, un aumento della disponibilità di calcio e di fosforo, in quantità sufficiente a determinare la cristallizzazione a livello delle superfici ossee; il calcitriolo agisce inoltre aumentando il riassorbimento dellosso, in questo facilitato dal paratormone. Questo effetto sul riassorbimento dellosso sembra in contrasto con lazione principale di mineralizzazione dellosso, caratteristica della vitamina D: i due effetti in sostanza concorrono a determinare il rimodellamento secondo le linee di forza, muscolari e statiche; è attraverso questa via che la vitamina D regola i livelli di fosfatasi alcalina del siero. Il calcitriolo stimola inoltre il riassorbimento renale del calcio dal tubulo distale. Ciò determina un incremento del calcio plasmatico, che blocca a livello renale la sintesi del calcitriolo, mediante un feedback negativo. Vitamina D e paratormone, attraverso questi vari meccanismi, regolano inoltre i livelli di calcio e di fosforo nel sangue (Figura 14.9). Il calcitriolo ha inoltre un importante effetto regolatorio sul sistema immunitario: esso promuove la differenziazione dei precursori dei monociti a monociti e macrofagi, inibisce la citotossicità delle cellule natural killer, diminuisce la sintesi di interferon e la sintesi di IL-2 e di IL-12. Esso, daltra parte, aumenta la sintesi dellinterleuchina-4, -5 e -10, nonché le IgA secretorie a livello delle mucose e le IgG1 del siero. Se ne può concludere che questa vitamina, nella sua forma attivata, inibisce le risposte Th1 e promuove le risposte Th2. La dieta del lattante è povera di vitamina D; sia il latte materno sia il latte vaccino ne contengono in quantità insufficiente a coprire il fabbisogno: di sicuro nei nostri lontanissimi antenati, provenienti dallAfrica centrale, lesposizione al sole era sufficiente per le necessità dellorganismo umano. Nei latti in polvere rinforzati la vitamina D è contenuta in quantità sufficiente. La vitamina D si ritrova inoltre nellolio di fegato di merluzzo e nel tuorlo duovo; i vegetali, i cereali e la frutta ne contengono in quantità molto limitate. Figura 14.9 - Attività della vitamina D. Carenza di vitamina D: il rachitismo carenziale Quando la carenza vitaminica si verifica prima della saldatura delle epifisi ossee, cioè durante letà evolutiva, la conseguenza diretta è rappresentata dal rachitismo; se la carenza si verifica invece nelladulto, si manifesta un altro quadro clinico, molto diverso, chiamato osteomalacia. La carenza di vitamina D non sempre si associa alla presenza di manifestazioni cliniche di rachitismo o di osteomalacia: talvolta, come può capitare nelladolescente, essa è visibile soltanto dagli esami di laboratorio, caratterizzati da bassi livelli di 25-OH-D e da alti livelli di paratormone. Da un punto di vista patogenetico generale è necessario premettere che nella genesi delle deformazioni ossee, tipiche del rachitismo, vanno considerati due meccanismi basilari: le alterazioni a carico di un osso sono tanto più frequenti quanto maggiore è la sua velocità di crescita; le alterazioni inoltre sono soprattutto a carico di quelle ossa sottoposte ai maggiori gradienti di forza. Ne deriva che le alterazioni ossee del rachitismo saranno diverse nel loro comparire, a seconda delletà del soggetto e quindi delle ossa, in quel momento sottoposte alla maggiore velocità di crescita e ai maggiori gradienti di forza (dinamica e statica). Capitolo 14.fm Page 264 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 264 Le alterazioni ossee determinate dal rachitismo hanno, inoltre, la tendenza a permanere come tali o comunque a modificarsi scarsamente, anche dopo che il rachitismo sia stato trattato opportunamente e sia in effetti guarito. La causa predominante del rachitismo è rappresentata da due condizioni: linsufficiente introduzione della vitamina D con la dieta, al di sotto del fabbisogno giornaliero. La dieta del lattante contiene scarse quantità di vitamina D: il latte di mucca ne contiene 0,5-4 UI/dL e il latte di donna una quantità idonea solo se la madre si espone sufficientemente alla luce del sole. La maggior parte dei latti in polvere o liquidi del commercio sono fortificati con la vitamina D; la scarsa esposizione alla luce del sole, che per mezzo dei raggi ultravioletti (296-310 µm) ne condiziona la sintesi nella cute. Questi raggi non passano attraverso il vetro delle finestre, né superano le barriere di plastica, che fanno parte delle moderne carrozzine. Nei Paesi industrializzati è oggi eccezionale il riscontro del rachitismo clinico, sia perché tutti i bambini ricevono precocemente un supplemento vitaminico, sia perché è stata rivalutata lesposizione al sole. Esistono altre cause, eccezionalmente rare, come la mancata attivazione della vitamina D, per malattie epatiche o renali (rachitismi D-resistenti e rachitismi D-dipendenti), o la rottura dellomeostasi calcio-fosforo per le cause più diverse (scarso assorbimento della vitamina D per malattia celiaca, steatorrea, pancreatite, fibrosi cistica). Il trattamento con farmaci anticonvulsivanti, come il fenobarbitale e la fenitoina, accelera, per induzione enzimatica, il metabolismo della vitamina D, mentre luso dei corticosteroidi inibisce lassorbimento del calcio dallintestino e quindi antagonizza lazione della vitamina D. Fra i fattori di rischio vanno ricordati il basso peso alla nascita e il colorito molto scuro della cute, che impedisce ai raggi ultravioletti di penetrare attraverso gli strati superficiali. A carico dellosso si verifica un arresto o un rallentamento della crescita normale della cartilagine metafisaria e della fisiologica deposizione di calcio. Si ha come conseguenza una sovrabbondanza di tessuto osteoide e una profonda irregolarità della metafisi. Il tessuto osteoide, sollecitato dalle linee di forza, si distribuisce lateralmente portando a un ingrossamento e a una deformazione delle estremità delle ossa e al famoso rosario rachitico. Il mancato riconoscimento di questa situazione di scarsa rigidità delle ossa, porta, se non trattato, alle deformazioni rachitiche tipiche. Le manifestazioni cliniche del rachitismo compaiono dopo mesi di deficienza di vitamina D. Il primo segno di rachitismo (dal 3° al 5° mese di vita) è rappresentato dalla craniotabe, caratterizzata dalla comparsa di una marcata cedevolezza, quando con un dito si prema in corrispondenza della squama delloccipite o sulla parte posteriore dei parietali; il segno si apprezza sia in seno alla squama ossea, lontano dalle suture, che lungo le suture stesse. Il 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI veloce accrescimento del cranio nei primi mesi di vita (la circonferenza aumenta di 3 cm al mese nei primi 2 mesi e complessivamente 9 cm nel 1° semestre, mentre nel restante della vita aumenta solo di 11 cm) contribuisce alla comparsa di questo primo segno di rachitismo. Quando il pediatra inizi il trattamento con vitamina D, dalla mancanza di consistenza si passa alla consistenza membranacea e a quella pergamenacea, che, nellarco di settimane, porta a una consistenza maggiore, che si accompagna alla sensazione che si prova premendo una pallina da ping-pong. La craniotabe e la posizione sdraiata del lattante dei primi mesi portano a una deformazione della rotondità del cranio, che appare schiacciato posteriormente (caput quadratum), ma può anche determinare, talvolta, unevidente asimmetria (plagiocefalia). La posizione supina, consigliata oggi per la prevenzione della SIDS, accentua le deformità del cranio. La fontanella anteriore è ampia e non ossificata, anche fino al 2° anno. Le ossa frontali sono ispessite e sporgenti (bozze frontali prominenti). La circonferenza cranica tende a essere maggiore del normale e tale rimane, nonostante le cure, per tutta la vita. Leruzione dei denti è a volte ritardata. Nel lattante di 6 mesi e per tutto il 1° anno i segni da ricercare accuratamente sono quelli a carico del torace: il rosario rachitico e il solco di Harrison. Il nome rosario rachitico (per distinguerlo dal rosario dello scorbuto, che vedremo successivamente) deriva da un ingrossamento delle giunzioni condro-costali, che si distribuiscono sulla parte anteriore del torace, come un rosario. Questi ingrossamenti possono essere soltanto palpabili, ma nelle forme più gravi anche visibili. Mentre la parte superiore del torace viene spinta in avanti (petto carenato, a pollo), la parte inferiore rimane medialmente infossata (torace a calzolaio): il diametro antero-posteriore del torace a questo livello è molto ridotto. Il solco di Harrison, ben evidente talvolta anche nei soggetti adulti come esito di rachitismo, corrisponde allinserzione del diaframma sulle coste: esso si manifesta in corrispondenza della 6a costa, con un profondo infossamento, mentre la parte inferiore del torace viene spinta in fuori (torace a campana o a violino). Il solco di Harrison insorge per la continua trazione del diaframma a livello dellinserzione sulle coste, in occasione di ogni atto respiratorio. Col proseguire del processo rachitico, nel 2° semestre, cominciano a comparire gli ingrossamenti a carico delle metafisi delle ossa lunghe (soprattutto evidenti al polso e alle caviglie), visibili a occhio nudo e dimostrabili con la palpazione (Figura 14.10). Il costituente principale di queste tumefazioni è il tessuto osteoide, che proprio perché privo di depositi di calcio non è visibile alla radiografia delle ossa, che daltra parte mostrano unimmagine a coppa delle metafisi delle ossa lunghe. Quando dopo lanno il bambino comincia a camminare e quindi a esercitare sollecitazioni statiche e dinamiche sugli arti inferiori, si notano sempre di più le gravi deformazioni della diafisi del femore, della tibia e della Capitolo 14.fm Page 265 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 265 VITAMINE Figura 14.10 - Rachitismo florido: slargamento delle metafisi distali del radio e dellulna. (Dalla Collezione del Prof. G. Baldasseroni.) fibula con la comparsa, progressivamente sempre più evidente, delle gambe vare. Sono osservabili a volte fratture a legno verde, completamente asintomatiche. A tutto questo si associano deformità della colonna, del bacino e riduzione della velocità di crescita. La diagnosi si basa sulla storia clinica (mancata somministrazione di supplementi di vitamina D e scarsa esposizione ai raggi del sole) e sui dati clinici, che vanno ricercati, come abbiamo detto, in sedi diverse a seconda delletà. Gli esami di laboratorio e la radiografia delle ossa confermeranno il sospetto diagnostico (Figura 14.11). Il livello di calcio nel sangue non si discosta molto dalla norma (intorno a 9 mg/dL contro i 9-10 di norma), mentre è notevolmente abbassato il livello di fosforo, che dai normali 4-6 mg/dL, passa nel rachitico a 1,5-2,5 mg/dL. Sia la normalità del livello di calcio che i bassi livelli di fosforo sono legati alliperparatiroidismo secondario, che si viene a verificare nel soggetto rachitico (vedi Capitolo 43, pag. 1141). Il paratormone, per mantenere il calcio entro i livelli normali, lo mobilita dai depositi ossei, ma inibisce anche, a livello tubulare, il riassorbimento del fosforo, per cui si ha uniperfosfaturia e unipofosfatemia. Lattività della fosfatasi alcalina ossea è notevolmente aumentata e raggiunge livelli di 23 volte superiori alla norma, per letà. Essa ritorna alla norma in seguito al trattamento con vitamina D e alla guarigione del rachitismo. Le deficienze di vitamina D si accompagnano sempre ad aminoaciduria e ad unaumentata escrezione di citrato nelle urine, insieme a una diminuita capacità da parte del rene di acidificare le urine. Le infezioni delle vie aeree superiori e inferiori sono più frequenti nei bambini con rachitismo. Con dosi adeguate di vitamina D il rachitismo guarisce nellarco di molti giorni o di poche settimane, fino alla ricostituzione di una struttura ossea normale. Come è stato accennato in precedenza, questo non significa che le deformazioni ossee scompaiano nello stesso arco di tempo: losso per riprendere la forma normale richiede mesi o anni, anche se qualche stigmata di rachitismo rimane per la vita. Il rachitismo può essere prevenuto con la somministrazione di vitamina D (il fabbisogno è di 200-400 UI al giorno in neonati a termine, 800 UI nel pretermine) e con lesposizione al sole. La vitamina D va somministrata alle donne in stato di gravidanza e alle madri che allattano. Per la cura sono sufficienti le somministrazioni giornaliere di 2.000-6.000 unità di vitamina D per 4-6 settimane, o 0,5-2,0 µg di 1,25-diidrossicolecalciferolo per un uguale periodo di tempo. Purtroppo in Italia non esiste un preparato in gocce di sola vitamina D che permetta di raggiungere le dosi indicate; tutti i preparati orali a basso dosaggio di vitamina D sono associati alla vitamina A in una proporzione di 1:4: il pediatra deve stare attento quindi, nel somministrare la vitamina D, di non superare le dosi tossiche di vitamina A, alle quali è stato accennato nel capitolo precedente (20.000-30.000 UI al giorno). Luso delle cosiddette dosi urto (da 400.000 a 600.000 UI in una sola dose) può essere utile quando la madre non dia sufficienti garanzie di accettazione delle indicazioni del pediatra o quando il loro uso serva per differenziare un rachitismo legato a deficienza di vitamina D o di raggi solari dai rari rachitismi D-resistenti, da avviare a un centro pediatrico specializzato. IPERFOSFATASEMIA TRANSITORIA La fosfatasi alcalina è un sensibile indicatore delle malattie dellosso e del fegato nei bambini e negli adulti. Lattività plasmatica della fosfatasi alcalina aumenta più rapidamente della bilirubinemia nellostruzione biliare: laumento può superare di 10 volte il livello normale (valore normale nei bambini da 1 a 9 anni = 14,5-42 U/dL). Capita di rado di riscontrare in bambini e adulti senza malattie delle ossa e del fegato livelli elevati anche di 20-70 volte (superiori a 1.000 U/dL). Nella maggior parte dei casi i livelli ritornano nella norma entro 4 mesi dal rilevamento. In molti di questi bambini laumento della fosfatasi alcalina è stato riscontrato in corso di gastro-enterite acuta; appropriati esami di laboratorio escludono la presenza di sofferenza delle ossa e del fegato. Il riconoscimento di questa condizione benigna previene il ricorso a ulteriori esami non necessari e a trattamenti inappropriati di questi pazienti. Capitolo 14.fm Page 266 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 266 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Figura 14.11 - Algoritmo diagnostico per il rachitismo vitamina D-deficiente. (Da Joiner T.A. et al.: The many faces of vitamin D deficiency rickets, Pediatr Rev 21:296-302, 2000.) Una volta superato un rachitismo carenziale, è necessario continuare la somministrazione giornaliera di vitamina D, alla dose di 400 UI al giorno. Carenza di vitamina D: la tetania rachitogena La tetania è una situazione dipereccitabilità del sistema nervoso centrale e periferico, originata da unanormale concentrazione di ioni nel liquido extracellulare che bagna le cellule nervose e i loro prolungamenti. Le alterazioni degli ioni riguardano soprattutto una diminuzione del calcio, del magnesio o degli idrogenioni (alcalosi) o un aumento del sodio e del potassio. Per quanto riguarda il calcio, la tetania si sviluppa quando la concentrazione di calcio ioni è inferiore a 2,5 mg/dL (valori normali di calcio ioni intorno a 5 mg/dL); a concentrazione normale di albumina questa concentrazione di calcio ioni corrisponde a 7 mg/dL di calcio totale. Per il magnesio si può avere tetania quando i valori si abbassano al di sotto di 1 mg/dL. La tetania ipocalcemica, la forma più frequente di tetania, può derivare: da unalterazione della funzione delle paratiroidi o da una loro completa mancanza (vedi Capitolo 43, pag. 1138); da una deficienza di vitamina D o da unalterazione del suo metabolismo (tetania rachitogena). Si ritiene che la tetania rachitogena sia legata a uninsufficiente attività della paratiroide, che non riesce a mantenere lo stato diperattività, secondaria allipocalcemia per difetto di vitamina D. Le condizioni che possono portare allinsufficienza transitoria della paratiroide sono per lo più rappresentate da uninfezione infettiva acuta, che precede linsorgenza del quadro clinico, oppure dallesposizione improvvisa ai raggi del sole (la tetania rachitogena è una malattia della primavera) o dalla somministrazione di vitamina D a dosi relativamente elevate. Il quadro clinico della tetania rachitogena è dominato dalla crisi convulsiva, generalizzata, di breve durata e Capitolo 14.fm Page 267 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM VITAMINE spesso senza perdita di conoscenza. Lo spasmo carpopedale non si rileva di frequente in pediatria, mentre il laringospasmo con cianosi ed episodi di apnea si verificano abbastanza di frequente. Lirritabilità o la letargia, i tremori e le fibrillazioni muscolari sono sintomi altrettanto frequenti. Si parla di tetania latente quando il quadro clinico spontaneo della tetania manchi e la situazione di tetania si possa riscontrare solo con la provocazione di alcuni stimoli: positività del riflesso del facciale, del peroniero, dello spasmo carpo-pedale, associati al quadro umorale o strumentale caratteristici. Di rado si nota bradicardia: allECG è sempre evidente un allungamento del tratto QT, suggestivo dellipocalcemia. Fra gli esami di laboratorio risaltano labbassamento dei livelli della calcemia (al di sotto di 7 mg/dL) e il notevole aumento dei livelli della fosforemia, che raggiunge anche i 10-12 mg/dL, a ulteriore documentazione del transitorio blocco delliperparatiroidismo secondario, caratteristico del rachitismo. Allelettromiografia è presente il quadro tipico, caratterizzato da abbassamento di tutti i livelli di stimolazione e inversione dei termini medi: oggi questo tipo di esame strumentale è eseguito di rado. Lo scopo del trattamento è quello di riportare al più presto i livelli di calcio nei limiti di norma; questo può essere ottenuto con la somministrazione di cloruro di calcio, per os, mescolato al latte in una concentrazione dell1-2%, e alla dose di 4 g al giorno, almeno inizialmente, da ridurre a 2 g al giorno per qualche settimana. Al posto del cloruro di calcio può essere usato anche il lattato di calcio, per os, o il gluconato di calcio per via venosa (5-10 mL di una soluzione al 10%). Il fenobarbital ha unattività anticonvulsivante anche quando la convulsione sia sostenuta da ipocalcemia, esso quindi può essere utile quando la somministrazione di calcio non risulti sufficiente a bloccare lattacco convulsivo, ma non può essere utilizzato per la diagnosi differenziale ex juvantibus. Una volta vinta la fase acuta, può essere utile somministrare la vitamina D per os, alla dose di 2.0004.000 UI al giorno per la cura del rachitismo, per poi passare alle 400 UI al giorno, come dose profilattica, fino alletà di un anno. Rachitismo vitamina D-resistente (ipofosfatemia familiare) La più comune forma di rachitismo, non su base nutrizionale, è il rachitismo vitamina D-resistente o ipofosfatemia familiare. Si tratta di una malattia prevalentemente a ereditarietà dominante legata allX (il gene è localizzato sul cromosoma X a livello Xp22.31-p21.3): di rado leredità è di tipo autosomico recessivo. Il meccanismo patogenetico si collega a un difetto nel riassorbimento, a livello del tubulo prossimale, dei fosfati; si associa anche un difetto della conversione del 25(OH)D a 1-25(OH)2D. I bambini che ne siano affetti mostrano gambe vare e bassa statura. Si notano spesso anomalie dentarie (dentina intraglobulare) e, di rado, difetti dello smalto. I livelli della calcemia sono pressoché normali, mentre è presente 267 un certo grado dipofosfatemia. Si differenzia dal rachitismo classico per la mancanza di aminoaciduria, di glicosuria e di bicarbonaturia e per la presenza di unevidente fosfaturia. Il trattamento si basa sulla somministrazione orale di fosfati: nei bambini piccoli da 0,5 a 1 g di fosfati nelle 24 ore, in 5-6 dosi e nei bambini più grandi da 1 a 4 g/die sempre in 5-6 dosi. Al calcio si associa la somministrazione di vitamina D (2.000 UI/kg/die) o il diidrotachisterolo, alla dose di 0,02 mg/kg/die, o l1-25(OH)2D alla dose di 50-65 ng/kg/die. Rachitismo vitamina D-dipendente Il rachitismo vitamina D-dipendente si rende evidente a 3-6 mesi di età, quando si nota che, nonostante la prevenzione con 400-600 UI/die di vitamina D, si sviluppa ugualmente il rachitismo. La calcemia e la fosforemia sono a livelli bassi. Che si tratti di una vera e propria forma di rachitismo classico è dimostrato dalla presenza diperparatiroidismo con aminoaciduria, glicosuria e bicarbonaturia. Il trattamento si basa sulla somministrazione di 200.000-1.000.000 UI di vitamina D al giorno o meglio di 1-2 g di 1-25(OH)2D. Lipotesi patogenetica si basa sulla riduzione o lassenza dellenzima 1-25(OH)2D-1 e-idrossilasi. Ipervitaminosi D Unelevata somministrazione di vitamina D può portare alla comparsa di sintomi e segni uguali a quelli presenti nellipercalcemia idiopatica (sindrome di Williams). La vitamina D in dosi elevate determina ipercalcemia, sia perché aumenta lassorbimento di calcio dallintestino sia perché mobilita calcio e fosforo dal tessuto osseo e facilita la loro deposizione nei tessuti molli. A dir la verità fra una scarsa sensibilità allazione della vitamina D, come si ritrova in qualche forma di rachitismo vitamina D-resistente, e uneccessiva sensibilità, come si ritrova nella sindrome di Williams, esiste una vasta gamma di risposte individuali alla vitamina D, per cui un lattante, trattato in via preventiva con dosi corrispondenti al fabbisogno, può ugualmente mostrare qualche segno di rachitismo, mentre, daltra parte, un lattante, pur non avendo ricevuto alcun tipo di profilassi e non essendo stato esposto ai raggi del sole, può non mostrare alcun segno di deficit vitaminico. Se si applica questo concetto allipervitaminosi D, ben si comprende come possa accadere che un bambino della prima infanzia che abbia ricevuto 400.000 UI di vitamina D ogni 2 giorni per 10 somministrazioni possa non presentare alcun sintomo o segno, mentre un altro bambino solo dopo 600.000 UI in una sola dose mostra già i segni dintossicazione. I sintomi e i segni possono insorgere acutamente con nausea, stipsi o diarrea, perdita di peso, poliuria e sete intensa, nicturia e, successivamente, calcificazioni a carico dei vari tessuti e soprattutto del rene; ma possono insorgere anche a distanza di qualche mese dalla sommi- Capitolo 14.fm Page 268 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 268 nistrazione con anoressia, costipazione, poliuria e polidipsia intense, irritabilità; seguono i segni del danno renale con calcificazioni metastatiche. La radiografia delle ossa mostra una diffusa osteoporosi, a testimonianza delleffetto calcio-mobilitante della vitamina D (pensare che questa vitamina una volta era detta, con verità parziale, calcio-fissatrice). Il trattamento si basa sullimmediata sospensione, al minimo sospetto, della somministrazione di vitamina D, e alleliminazione, altrettanto immediata, del calcio dallalimentazione (uso di acqua distillata). Luso di cortisone, da riservare ai casi più gravi, blocca comunque lassorbimento di calcio dallintestino. Anche limpiego dei bifosfonati (pamidronato) per via venosa si è dimostrato utile nel trattamento dellipercalcemia. Vitamina K La vitamina K naturale appartiene al gruppo dei naftochinoni; è una vitamina liposolubile, che per essere assorbita richiede la trasformazione in micelle a opera dei sali biliari e della lipasi pancreatica. Essa è stabile al calore; ha un forte potere ossidante. La vitamina K si ritrova prevalentemente nelle foglie dei vegetali verdi, nel muscolo, nel fegato: è ampiamente distribuita in natura. Essa viene daltra parte sintetizzata dai batteri presenti nel colon delluomo, dal quale viene assorbita direttamente o, in caso di reflusso, nel tenue, in modo da fornire una sorgente endogena, in aggiunta alla vitamina contenuta nella dieta. La vitamina K induce una modificazione caratteristica di alcune proteine (protrombina, e i fattori VII, IX e X), promovendo il passaggio da acido glutamico ad acido carbossi-glutamico. Con la carbossilazione queste proteine divengono sostanze attive. Oltre ai fattori della coagulazione K-dipendenti, nel plasma sono state trovate altre 3 proteine K-dipendenti (proteine C, S e Z). Di recente è stato dimostrato che la carbossilazione vitamina K-dipendente è importante anche nella sintesi di osteocalcina, una proteina presente nelle ossa. Carenza. Quando si consideri lapporto di vitamina K i neonati mostrano una situazione speciale, perché la placenta rappresenta un organo relativamente poco efficiente per la trasmissione dei lipidi e quindi anche della vitamina K. Daltra parte la flora intestinale, che abbiamo visto importante per la sintesi endogena, manca completamente allinizio ed è comunque scarsa nei primi giorni di vita. Quindi i fattori della coagulazione K-dipendenti nei primi giorni di vita possono essere solo il 30% di quelli delle età successive; se il valore della protrombina scende al di sotto del 10% ne segue una malattia emorragica del neonato. Esiste una malattia emorragica del neonato precoce e una tardiva (da 2 a 12 settimane). Per questa ragione lAccademia Americana di Pediatria raccomanda di somministrare al 1° giorno di vita 1 mg di vitamina K per via intramuscolare (fitomenadione o fillochinone = Konakion fiale da 10 mg), da ripetere dopo 7 giorni nei nati da parto prematuro, o per os a 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI gocce, alla dose di 1-2 gocce da 1 mg, da ripetere nei giorni successivi (fitomenadione = Konakion gocce, 1 goccia = 1 mg): alla nascita, alla dimissione e a 3-4 settimane (vedi Capitolo 9, pagg. 95 e 142). Per la prevenzione della malattia emorragica tardiva del neonato è preferibile la somministrazione di 1 mg di vitamina K per via parenterale. In Italia una Consensus Conference della Società Italiana di Neonatologia (2004) ha dato invece le seguenti raccomandazioni da applicare nel bambino allattato esclusivamente al seno: vitamina K (0,5 mg IM) alla nascita, seguita da 25 g al giorno di vitamina K dal 15° giorno fino a 14 settimane, oppure vitamina K (2 mg per os) alla nascita, seguita da 25 µg al giorno di vitamina K dal 7° giorno fino a 14 settimane. Questa raccomandazione è a ragione tuttora molto dibattuta nel mondo pediatrico italiano. Riporto quanto affermato dal Laboratorio Mario Negri di Milano: A tuttoggi in Italia sono disponibili due formulazioni orali di vitamina K: il Konakion gocce e la Vita K; confrontando gli schemi posologici delle due formulazioni risulta che la supplementazione del Konakion comporta un costo nettamente inferiore e non grava sulla famiglia, trattandosi di un farmaco rimborsabile dal SSN. Sebbene la Società Italiana di Neonatologia proponga di eseguire la profilassi nei primi 3 mesi di vita, secondo lo schema olandese di 25 g/die, riteniamo che lo schema danese (1 mg alla settimana) sia da preferirsi per il minor costo e la migliore compliance e che potrebbe essere adottato in Italia come supplementazione successiva alla somministrazione IM alla nascita. I suggerimenti del Mario Negri mi sembrano molto opportuni; perché il rapporto di spesa fra luno e laltro tipo di prevenzione corrisponde a 1 contro 70. I soggetti trattati con antibiotici a largo spettro per lunghi periodi, quelli alimentati per via parenterale e quelli con ostruzione biliare cronica o affetti da sindromi da malassorbimento lipidico sono particolarmente esposti al rischio di carenza da vitamina K. In caso di malattia emorragica da deficit di vitamina K, è necessario somministrare immediatamente vitamina K sintetica (fitomenadione = Konakion fiale da 10 mg, alla dose di 5 mg per via parenterale). Nonostante sia stata sospettata, non è risultata alcuna associazione fra uso di vitamina K e leucemie o tumori solidi nellinfanzia. Iperdosaggio. In seguito allelevato potere ossidante della vitamina K, quando questa venga usata in eccesso per via parenterale (vitamina K sintetica) nei nati pretermine, può determinare emolisi intensa e iperbilirubinemia a reazione indiretta, fino allittero nucleare. Vitamina E La vitamina E fa parte di un gruppo di composti chimici, chiamati tocoferoli, di cui la forma più attiva è rappresentata dall -tocoferolo. Si tratta della quarta vi- Capitolo 14.fm Page 269 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 269 VITAMINE tamina liposolubile (oltre alle vitamine A, D e K), la cui azione principale è quella di agire come antiossidante, che concorre alla protezione dei fosfolipidi di membrana e di altri componenti dellorganismo, dallattività dei perossidi. Come per le altre vitamine liposolubili, per il suo assorbimento è necessaria lazione della bile. Si ritrova nellolio di vari semi, nelle foglie dei vegetali verdi, nei legumi e nelle noci. Il fabbisogno giornaliero nellinfanzia è di 3-7 mg al giorno. Carenza. Fino a una decina di anni fa si riteneva che la carenza di questa vitamina si associasse prevalentemente allanemia emolitica del pretermine; successivamente è stato osservato che la carenza di vitamina E provoca anche un danno neuronale progressivo sia nei bambini che negli adulti. La carenza si manifesta quasi esclusivamente in seguito a uno scarso assorbimento, della durata di molti mesi o di anni, in soggetti con un malassorbimento dei grassi, associato o meno a patologia delle vie biliari. Iperdosaggio. Non sono conosciute manifestazioni da iperdosaggio. Vitamine idrosolubili Le vitamine idrosolubili comprendono molte vitamine, di cui ne vengono ricordate solo 7, quelle di maggiore interesse per letà pediatrica. Tutte agiscono prevalentemente come cofattori nelle reazioni biochimiche. Lintero gruppo è largamente diffuso nelle piante e negli animali. Data la loro ampia diffusione in natura, se il soggetto segue una dieta varia ed equilibrata è molto difficile che mostri una carenza per una di queste vitamine. Come avviene per le vitamine liposolubili, nei Paesi occidentali gli stati carenziali sono comunemente associati a malattie croniche, ad alimentazioni profondamente squilibrate basate sulluso di un singolo nutriente, alluso cronico di farmaci o alcol per ladulto, tutte situazioni che interferiscono con i normali assorbimento e metabolizzazione di una particolare vitamina. Purtroppo, nei Paesi in via di sviluppo, i quadri legati a deficit di vitamine idrosolubili (come anche di vitamine liposolubili) si associano spesso a malnutrizioni proteico-caloriche. Vitamina C La vitamina C (acido L-ascorbico o vitamina antiscorbutica) si ritrova abbondantemente nei succhi di frutta, nei pomodori, nelle bacche, nel melone, nel cavolo, nei vegetali verdi: essa viene distrutta completamente dalla cottura. La sua azione è rivolta allintegrità e al mantenimento del materiale intercellulare, alla facilitazione dellassorbimento del ferro, alla conversione dellacido folico (acido pteroilglutamico) in acido folinico (acido tetra-pteroilglutamico), al metabolismo della tirosina e della fenilalanina, allattività della succinin-deidrogenasi e della fosfatasi alcalina nei bambini e non negli adulti. Lesposizione cronica dei bambini al fumo passivo porta a un abbassamento dei livelli dellacido ascorbico nel siero. Carenza. La mancanza di vitamina C nella dieta porta, alla lunga, alla comparsa dei segni e dei sintomi dello scorbuto, una grave malattia caratterizzata da indebolimento delle strutture del collageno, responsabile di emorragie capillari diffuse. Tali emorragie sono alla base di manifestazioni petecchiali ed ecchimotiche sulla cute, di copiose emorragie gengivali e di emorragie sottoperiostee. Esiste un rosario dello scorbuto (da porre in diagnosi differenziale col rosario rachitico) che è caratterizzato da unangolazione più acuta. Nei bambini si possono verificare anche ritardi o blocchi dellaccrescimento. Il fabbisogno giornaliero va da 30 a 60 mg, ma bastano 10 mg per prevenire la comparsa dello scorbuto. Il trattamento si basa sulla somministrazione di vitamina C, alla dose di 25 mg 4 volte al giorno, per 4-5 giorni e successivamente di 25 mg 2 volte al giorno fino alla guarigione. La mancanza di vitamina C avrebbe anche un effetto ritardante sulla guarigione delle ferite. Iperdosaggio. Non esistono prove che elevate quantità di vitamina C abbiano effetti acuti, ma la somministrazione cronica, attraverso lacidificazione delle urine e lossaluria, può facilitare linsorgenza di una calcolosi. Le esperienze accumulate in proposito sono molto vaste, perché dosi elevate di vitamina C (fino a 2-5 g al giorno) sono state consigliate per la profilassi e il trattamento delle infezioni delle vie aeree superiori: per tale uso è utile ricordare che non esiste alcuna prova sullefficacia della vitamina C per quanto riguarda lincidenza, la durata o la gravità di queste malattie. Tiamina La tiamina (o come veniva chiamata nel passato la vitamina B1, o vitamina anti beri beri o aneurina) è una vitamina labile al calore: essa agisce, come coenzima (tiamina pirofosfato), nelle reazioni di decarbossilazione ossidativa, interessanti i carboidrati. Le richieste di tiamina aumentano quindi con laumento dellapporto di carboidrati. Ai livelli dietetici abituali la tiamina viene rapidamente assorbita nel tratto prossimale del tenue. Viene escreta con le urine, sia intatta che come metaboliti. Si ritrova nel fegato, nella carne, specialmente di maiale, nella farina di grano integrale, in generale in tutti i cereali, nei legumi e nelle noci. Il fabbisogno giornaliero varia fra 0,3 e 1,3 mg al giorno. Carenza. La carenza di tiamina provoca una riduzione della decarbossilazione ossidativa, soprattutto a carico dei carboidrati. La conseguenza clinica principale è il beri beri, i cui sintomi e segni coinvolgono il sistema nervoso e il sistema cardio-vascolare: confusione mentale, acidosi lattica, debolezza muscolare, atassia, paralisi periferica, oftalmoplegia, edema (beri beri umido) o impoverimento della massa muscolare (beri beri secco), tachicardia e cardiomegalia. Possono comparire, variamente combinati fra loro, anche stanchezza, irritabilità, anoressia, costipazione, cefalea, insonnia, tachicardia, polinevrite, insufficienza cardiaca, edema, elevazione di acido piruvico nel sangue, afonia. Capitolo 14.fm Page 270 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 270 Sono state riportate tre morti in bambini israeliani per una grave deficienza di tiamina, in seguito allalimentazione con un latte di soia, povero di questa vitamina, che aveva ottenuto la certificazione Kosher (Promed 12 novembre 2003). Prove attendibili per la dimostrazione della carenza di tiamina sono rappresentate dal dosaggio della transchetolasi eritrocitaria e dalla misurazione dellattività enzimatica prima e dopo laggiunta di tiamina pirofosfato. La tiamina può essere dosata anche come tale nel sangue intero. I pazienti con carenza semplice possono essere trattati con 5 mg di tiamina al giorno per os. Nei bambini gravemente ammalati, per una carenza cronica, è necessario somministrare 10 mg 2 volte al giorno, per via endovenosa. Nel trattamento della cardiomiopatia fulminante sono necessari 100 mg di tiamina, insieme a un energico trattamento dello scompenso cardiaco. Iperdosaggio. Non sono stati segnalati effetti tossici per dosi elevate di tiamina, somministrate per bocca. Sono state invece segnalate reazioni da ipersensibilità a dosi elevate di tiamina per via venosa, a bolo. Riboflavina La riboflavina veniva chiamata nel passato vitamina B2. Si tratta di una vitamina idrosolubile, termostabile, che agisce essenzialmente come componente di due coenzimi flavinici, la flavina mononucleotide e la flavinaadenina dinucleotide, che catalizzano parecchie reazioni di ossidoriduzione, del metabolismo dei carboidrati, degli aminoacidi e degli acidi grassi. Tra gli enzimi che richiedono la presenza di riboflavina vi sono la ossidasiflavina, mononucleotide-dipendente, responsabile della conversione della piridossina fosforilata a coenzima funzionale, e la idrossilasi flavina adenina dinucleotidedipendente, coinvolta nella conversione del triptofano a niacina. Contribuisce alla formazione del pigmento retinico per ladattamento alla luce. La vitamina B2 si ritrova nel latte, nei formaggi, nel fegato e in altri organi, nella carne, nelle uova, nel pesce, nei vegetali con le foglie verdi, nei cereali. Viene facilmente assorbita dalla parte prossimale del tenue e viene escreta con i suoi metaboliti nelle urine. Il fabbisogno giornaliero di riboflavina varia da 0,4 a 1,8 mg. Per valutare lapporto di riboflavina viene comunemente dosato un enzima eritrocitario, facilmente disponibile, che richiede la flavina adenina dinucleotide come coenzima. Carenza. La mancanza di riboflavina si associa con la comparsa di cheilosi, stomatite angolare, dermatite seborroica, fotofobia, visione offuscata, prurito agli occhi, vascolarizzazione corneale, scarso accrescimento e anemia. Poiché la riboflavina viene consumata durante la fotodegradazione della bilirubina, nei neonati trattati con la fototerapia è possibile che si instauri una situazione di carenza. Questo è vero soprattutto per i neonati allattati al seno, perché il contenuto di riboflavina del latte materno è inferiore a quello che si trova nel latte in polvere 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI del commercio. I neonati carenti rispondono bene a 0,5 mg di riboflavina, somministrati 2 volte al giorno; nelle età successive sono necessari 1 mg 3 volte al giorno per diverse settimane. Iperdosaggio. La somministrazione, anche di forti dosi, non presenta rischi. Niacina La niacina è conosciuta anche col nome di nicotamide, di acido nicotinico o di vitamina antipellagra. Si tratta di una vitamina idrosolubile, termostabile, il cui fabbisogno (da 5 a 20 mg al giorno) è in parte soddisfatto dalla conversione del triptofano alimentare in niacina. La niacina è contenuta nella carne bovina, nel pollame, nei pesci, nel fegato, negli oli di semi, nei cereali, nei vegetali verdi e nelle noccioline. La nicotamide agisce come componente di due coenzimi, la nicotamide adeninina dinucleotide e la nicotamide adenina dinucleotide fosfato (NAD e NADP). Questi enzimi sono presenti in tutte le cellule e partecipano a diversi processi metabolici, come la glicolisi, il metabolismo degli acidi grassi e la respirazione tissutale. Daltra parte, la nicotamide partecipa al metabolismo dei nucleotidi, attraverso una serie di attivazioni e di inibizioni enzimatiche che coinvolgono la sintesi e la degradazione di coenzimi niacinici. Per la valutazione della copertura nutrizionale della niacina si ricorre alla determinazione di due dei molti metaboliti urinari, lN-1 metilniacinamide e lN-1 metil-6-piridone3-carbossamide. Carenza. La pellagra (pelle ruvida) è la malattia più conosciuta, riconducibile a una carenza di niacina. Esiste anche una sindrome da carenza dei fattori vitaminici B (e quindi anche di niacina), caratterizzata da diarrea, dermatite e demenza. I primi sintomi della pellagra sono rappresentati da glossite, stomatite, insonnia, anoressia, debolezza, irritabilità, dolori addominali, perdita della memoria, fobie e senso di vertigine. Il trattamento viene eseguito preferibilmente per bocca, con dosi giornaliere di 100 mg nelladulto; contemporaneamente è utile somministrare vitamine dellintero gruppo B. Iperdosaggio. Dosi elevate di acido nicotinico (e non di nicotamide) determinano vasodilatazione, arrossamenti (flush) al volto, vampate di calore, cefalea, prurito ed epatomegalia. Leffetto compare 7-10 minuti dopo la somministrazione di acido nicotinico e dura circa 30 minuti. In alcuni tipi di trattamento delliperlipidemia sono usate dosi elevate e ripetute di niacina, che a lungo andare possono dare resistenza al trattamento insulinico ed epatopatia. Piridossina La piridossina è conosciuta anche sotto il nome di vitamina B6: si tratta di una vitamina termolabile. Essa comprende 3 forme chimicamente, metabolicamente e funzionalmente correlate: la piridossina, il piridossale e Capitolo 14.fm Page 271 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 271 MINERALI la piridossamina. Queste sostanze idrosolubili si ritrovano in molti cibi, specialmente nelle carni, nel fegato, nei pesci, nel pollame, nei vegetali verdi, nei cereali integrali, nella soia, nelle noci e nel tuorlo duovo. Il fabbisogno giornaliero varia, a seconda delletà, fra 0,3 e 2 mg. Queste forme sono convertite nel fegato, nei globuli rossi e in altre cellule dei tessuti, in piridossal fosfato e piridossamina fosfato, che agiscono principalmente come coenzimi nelle reazioni di transaminazione, di decarbossilazione e di trans-solfurazione. Il piridossalfosfato partecipa anche alla decarbossilazione e racemizzazione di alcuni aminoacidi, ad altre trasformazioni degli aminoacidi, dei lipidi e delle fosforilasi nucleiche. Gli esteri dellacido fosforico delle forme attive della piridossina sono idrolizzati prima del rilascio dalle cellule o sono metabolizzati in prodotti ossidativi inattivi, escreti con le urine. Carenza. Lanemia megaloblastica (vedi Capitolo 38, pag. 953) del lattante e della donna in stato di gravidanza è, nella maggior parte dei casi, secondaria a un malassorbimento di acido folico. La malattia è caratterizzata anche da glossite, ulcere del faringe e alterazioni dellimmunità. Nei bambini con carenza di acido folico sono necessarie dosi quotidiane orali comprese fra 1 e 5 mg. Carenza. Nella maggioranza dei casi la carenza di piridossina si ritrova in soggetti che presentano carenze di tutte le vitamine del complesso B. La carenza della piridossina determina irritabilità, convulsioni, dermatite, anemia ipocromica, neurite periferica in soggetti adulti che ricevano isoniazide, e ossaluria. In caso di errori congeniti del metabolismo della piridossina sono necessarie dosi di piridossina di molto superiori al fabbisogno abituale: talvolta possono essere necessari quantitativi di 200-600 mg al giorno per avere una risposta clinica. Si parla in questi casi di convulsioni piridossino-dipendenti e di anemia piridossino-dipendente. Cianocobalamina Oggi con il nome di cianocobalamina viene definita una vitamina idrosolubile, dalle molteplici funzioni, alla quale nel passato veniva dato il nome di vitamina B 12. Questa vitamina è termostabile in soluzione neutra ed è distrutta dalla luce. Per il suo assorbimento è necessario il fattore intrinseco gastrico di Castle. Essa si ritrova nel muscolo e in vari organi, nei pesci, nelle uova, nel latte e nei formaggi. Quando la cianocobalamina viene somministrata alluomo, essa viene convertita, dopo la rimozione del cianuro, nelle forme metabolicamente attive: metilcobalamina, adenosilcobalamina e idrossicobalamina. Il fabbisogno giornaliero va da 0,3 a 2 g, a seconda delletà. Essa trasferisce le unità di carbonio e i gruppi metilici nelle purine. È essenziale per la maturazione dei globuli rossi nel midollo osseo e per il metabolismo del tessuto nervoso; entra nella trasformazione dellacido folico in acido folinico. Iperdosaggio. Di recente è stata osservata una neuropatia sensoriale. Folati Con i nomi di folati e folacina si indicano composti che hanno proprietà nutrizionali e struttura chimica simili a quelle dellacido folico (acido pteroilglutamico). Le forme metabolicamente attive (acido folinico o acido tetra-pteroilglutamico) sono essenziali per molte attività metaboliche del nostro organismo. Si tratta di sostanze poco solubili in acqua e termolabili. Si ritrovano nel fegato, nei vegetali verdi, nelle noci, nei cereali, nel formaggio, nella frutta, nei lieviti, nei fagioli e nei piselli. Il fabbisogno giornaliero è di 25-200 g. Lacido folinico è coinvolto nella formazione e nel metabolismo delle unità di carbonio; partecipa alla sintesi delle purine, delle pirimidine, delle nucleoproteine e dei gruppi metilici. La somministrazione di acido folico alle donne, poco prima e durante la gravidanza (vedi Capitolo 6, pag. 76) ha un effetto protettivo nei confronti dei difetti del tubo neurale: per tale ragione in alcune nazioni (Canada) i cereali vengono fortificati con acido folico (0,1-0,2 mg al giorno). La somministrazione di acido folico in soggetti che già hanno presentato un infarto del miocardio, pur abbassando il livello di omocisteina, non riduce il rischio cardio-vascolare. Analogamente la somministrazione di acido folico non migliora le prestazioni cognitive, pur abbassando lomocisteina. Iperdosaggio. Dosi molto elevate di acido folico (anche di 100 volte superiori al normale fabbisogno) possono scatenare crisi convulsive, in soggetti la cui epilessia sia stata controllata con la fenitoina, per unazione competitiva con la fenitoina a livello neuronale. Comunque è meglio evitare la somministrazione di dosi elevate (10 mg al giorno) di acido folico per lunghi periodi di tempo. Carenza. Lanemia perniciosa giovanile, dovuta a difetti dellassorbimento, è la conseguenza più comune; più difficile che sia in gioco una mancanza nella dieta (vedi Capitolo 38, pag. 954). La carenza può essere anche secondaria a gastrectomia, malattia celiaca, malattie infiammatorie croniche dellintestino, uso prolungato di acido para-amino-salicilico (PAS) o di neomicina. Il trattamento, che consiste nella somministrazione parenterale della vitamina, deve essere effettuato ogni 1-2 mesi. Iperdosaggio. Non è mai stata segnalata tossicità da iperdosaggio; tuttavia le macrodosi, per la loro assoluta inutilità, sono da sconsigliare. MINERALI Molti minerali sono componenti essenziali dellorganismo umano. Già nel feto le ceneri rappresentano il 3% del peso del corpo, proporzione che gradualmente aumenta fino a raggiungere la percentuale del 4,3 nelladulto. L83% delle ceneri origina dallosso e il 10% dal Capitolo 14.fm Page 272 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 272 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.24 - Fabbisogno giornaliero dei principali minerali alle varie età. ETÀ IN MESI/ANNI CALCIO ( g) FOSFORO ( g) MAGNESIO ( g) FERRO ( g) ZINCO ( g) IODIO ( g) SELENIO ( g) Lattanti 0-6 mesi 7-12 mesi 400 500 300 600 40 60 6 7 5 4 40 50 8 8 Bambini 1-3 anni 4-6 anni 7-10 anni 11-14 anni 15-17 anni 18-29 anni 30-59 anni 60 anni e più 11-14 anni 15-17 anni 18-29 anni 30-59 anni 60 anni e più 800 800 1.000 1.200 1.200 1.000 800 1.000 1.200 1.200 1.200 800 1.200-1.500 800 800 1.000 1.200 1.200 1.000 800 1.000 1.200 1.200 1.000 800 1.000 80 120 170 270 400 350 350 350 280 300 280 280 280 7 9 9 12 12 10 10 10 12-18 18 18 18 10 4 6 7 9 9 10 10 10 9 7 7 7 7 70 90 120 150 150 150 150 150 150 150 150 150 150 10 15 25 35 45 55 55 55 35 45 55 55 55 1.200 1.200 1.200 1.200 30 18 7 12 150 180 55 70 Adolescenti e adulti maschi Adolescenti e adulti femmine Gestanti Nutrici Livelli di assunzione giornalieri di nutrienti raccomandati per la popolazione italiana (LARN). Società Italiana di Nutrizione Umana, revisione 1996. muscolo; ogni grammo di proteine comprende lo 0,3% di minerali. La funzione dei minerali e degli elementi traccia (oligoelementi, la cui concentrazione nei liquidi del corpo umano è inferiore a 100 mg/100 mL) contenuti nel nostro organismo è determinata dalle loro cariche elettriche, ma in parte anche dalla loro mobilità e dal loro legame con componenti biologici. Per quanto riguarda la carica elettrica, hanno carica positiva (cationi) il calcio, il magnesio, il potassio e il sodio, mentre hanno carica negativa (anioni) il cloro, il fosforo e lo zolfo. I minerali contenuti in più alta concentrazione e gli elementi traccia possono essere suddivisi, da un punto di vista biologicofunzionale, in 3 grandi gruppi: primo gruppo: il sodio e il potassio si legano in modo molto debole a molecole organiche caricate negativamente, per cui possono attraversare le membrane cellulari senza grandi difficoltà. Essi sono usati per esempio per il trasporto di cariche elettriche lungo i nervi; secondo gruppo: il calcio e il magnesio formano complessi più stabili con enzimi, acidi nucleici e altre molecole organiche. Essi agiscono modificando o controllando le funzioni di queste molecole: per esempio il calcio contribuisce alla contrazione e al rilasciamento dei muscoli; terzo gruppo, costituito dagli elementi traccia (ferro, zinco, rame, cobalto, manganese, selenio, nichel, cromo e altri): questi minerali formano complessi permanenti con alcuni enzimi e proteine, ad azione non enzimatica, dei quali divengono un componente funzionale integrante. I minerali possono causare malattia sia perché deficitari sia perché insufficienti in caso di aumento della richiesta, sia, infine, perché presenti in eccessiva quantità (tossicità). Il fabbisogno giornaliero dei principali minerali è riportato nella Tabella 14.24. Calcio Il calcio si ritrova soprattutto nel latte vaccino, nei formaggi, nelle foglie dei vegetali verdi, nel salmone e nei bivalvi. È assorbito nella parte superiore del tenue, grazie alla vitamina D e in parte alla vitamina C, al lattosio e allacidità dellambiente. Il suo assorbimento è inibito dalla presenza di elevate quantità nella dieta di acido ossalico, acido fitico, grassi, fibre e fosfati. Si deposita nelle ossa e nei denti e si mantiene in equilibrio dinamico con gli altri tessuti dellorganismo, grazie allazione del paratormone, della vitamina D in forma attiva e della calcitonina. Della quantità ingerita circa il 70% è escreto con le feci, il 10% con le urine, mentre il 15-25% viene trattenuto, a seconda della velocità di crescita staturale. Nel sangue è presente in concentrazione di 9-11 mg/dL, di cui il 50-60% in forma ionizzata e il resto legato allalbumina. Ne deriva che in soggetti ipoalbuminemici (nefrosi in fase acuta) livelli di calcio totale di 7 mg/dL non si accompagnano ai segni della tetania, perché, mentre è diminuito il calcio legato allalbumina, il calcio ione è in concentrazione normale. Rappresenta un elemento essenziale nella formazione della struttura delle ossa e dei denti, della contrazione muscolare, della coagulazione del sangue (da ricordare che in caso di grave ipocalcemia, si muore prima di tetania che di difetto della coagulazione, per cui la somministrazione di calcio, prima di interventi chirurgici quali tonsillectomia, adenoidectomia, è assolutamente non necessaria), dellattività del cuore e della produzione del latte dal seno materno. Una sua ridotta assunzione porta a una scarsa mineralizzazione delle ossa e dei denti, a rachitismo e tetania Capitolo 14.fm Page 273 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 273 MINERALI nelletà evolutiva, a osteomalacia e osteoporosi nelladulto. Può avere conseguenze sullaccrescimento. Lepidemia di fratture del collo del femore nelle donne anziane ha sollevato di recente il problema dellapporto di calcio nelle varie età della vita: è risultato che lintroduzione di calcio nella dieta o come preparato in età prepuberale e puberale (circa 1 g al giorno) aumenta lapposizione di calcio nelle ossa, che si prolunga successivamente per tutta la vita. È necessario che la supplementazione di calcio abbia una lunga durata (oltre 2 anni), perché assunzioni di durata inferiore (anche di un anno) non determinano alcun beneficio nellindurre e nel mantenere la massa ossea. Anche lattività sportiva in fase immediatamente prepuberale e puberale gioca a favore della deposizione di calcio nelle ossa. Nelle Tabelle 14.25 e 14.26 sono elencati i preparati di calcio disponibili in Italia e le concentrazioni di calcio nei vari alimenti. Non si conosce un effetto tossico per un eccesso di assunzione con la dieta, ma quando viene somministrato per via endovenosa in alte dosi può portare a blocco cardiaco e a calcoli renali. Di recente è stata sottolineata limportanza delle proteine leganti il calcio in molte malattie del bambino. Cloro Il cloro è una parte costituente del sale da cucina (NaCl), si ritrova nella carne, nel latte e nelle uova. Viene facilmente assorbito; circa il 92% viene escreto con le urine, in parte con le feci e il sudore; costituisce circa i 2/3 degli anioni del plasma; si ritrova nei liquidi intra- ed extracellulari: i livelli sierici variano fra 99 e 106 mEq/L. È essenziale per il mantenimento della pressione osmotica, del bilancio acido-base; si ritrova come HCl nel succo gastrico. Per la presenza di vomito incoercibile, eccessiva sudorazione (fibrosi cistica) o per luso prolungato dinfusioni di glucosio senza sali, durante una terapia con ACTH di lunga durata o in pazienti con alcalosi congenita, si può manifestare unalcalosi ipocloremica. Non si conoscono conseguenze cliniche per eccesso di somministrazione. Cobalto È ampiamente distribuito in natura. È un componente della molecola della vitamina B12 e delleritropoietina. Non si conoscono le conseguenze della sua carenza. Il suo eccesso determina cardiomiopatia e gozzo tiroideo. Tabella 14.25 - Preparazioni di calcio per uso orale in Italia. FARMACO CALCIO IN MG VITAMINA D UI COMPRESSE O BUSTINE /DIE CLASSE SSN 1.000 1.000 625 1.000 1.000 500 600 880 300 880 300 400 400 400 1 1 2 1 2 2 2 A A Cbis A A A A 500/1.000 0 1 A 500 200 2 C Calcio carbonato + vitamina D Biocalcium D3 Cacit vitamina D3 Calcidon Calcium D3 Sandoz Eurocal D3 Ideos Metocal vitamina D3 Calcio lattogluconato + carbonato Calcium Sandoz Calcio fosfato Calisvit Tabella 14.26 - Contenuto in calcio di alcuni alimenti. ALIMENTO QUANTITÀ CALCIO (mg) ALIMENTO Latte scremato Yogurt magro alla frutta Formaggio Groviera Formaggio svizzero 1 tazza 302 Mozzarella 30 g 183 250 g 30 g 30 g 300 287 272 Cavolo Formaggio americano Formaggio cremoso 1/2 tazza 30 g 1 tazza 179 174 126 Fichi secchi Cereali arrichiti di calcio 10 fichi 3/4 di tazza 269 250 Sardine sottolio Parmigiano 2 sardine 1 cucchiaio 92 69 Formaggio Cheddar Succo di arancia arricchito con Ca 30 g 204 Broccoli bolliti 1/2 tazza 36 180 g 200 (Integrazioni di Calcio. Medical letter 29:45-7, 2000.) QUANTITÀ CALCIO (mg) Capitolo 14.fm Page 274 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 274 Cromo Si ritrova nei lieviti; è importante per la regolazione della glicemia e per il metabolismo dellinsulina. La sua mancanza negli animali porta a diabete mellito. Non si conoscono le conseguenza da iperdosaggio. Ferro Si ritrova nel fegato, nella carne, nel tuorlo duovo, nei vegetali verdi, nei cereali integrali, nei legumi e nelle noci. Viene assorbito in forma ferrosa (ferro bivalente), a seconda delle necessità dellorganismo, utilizzando lazione del succo gastrico e della vitamina C. Lassorbimento è ostacolato dalle fibre, dai fitati e dalla steatorrea. Circola nel sangue allo stato ferrico (ferro trivalente) legato alla transferrina. Viene immagazzinato nel fegato, nella milza, nel midollo osseo e nei reni come ferritina e come emosiderina per essere utilizzato successivamente, a seconda delle necessità (vedi Capitolo 38, pag. 949). Viene perduto in minima parte con le urine e col sudore. Circa il 90% del ferro introdotto viene perduto con le feci. È necessario per la sintesi dellemoglobina e della mioglobina e per il trasporto dellO2 e della CO2. Si ritrova anche negli enzimi ossidativi, nel citocromo C e nella catalasi. Un deficiente apporto o un eccesso di perdita porta allanemia da carenza di ferro, microcitica, ipocromica (vedi Capitolo 38, pag. 949). Si associa a irritabilità, anoressia, insufficienza a crescere. Alte concentrazioni di ferro nella dieta e basso contenuto di fosforo possono portare a emosiderosi (Bantu). Esiste un avvelenamento da eccessivo apporto come farmaco. Fluoro Si ritrova nellacqua, nei frutti di mare, nelle piante e in tutti gli animali (a seconda del contenuto di fluoro delle acque e del suolo). Viene facilmente assorbito, viene trattenuto in quantità di 0,6 mg al giorno (quando se ne ingerisca 1 mg); è escreto con le urine e col sudore; si deposita nelle ossa e nello smalto dei denti, coi quali è sempre in equilibrio dinamico. Una ridotta assunzione facilita linsorgenza della carie; un eccesso di somministrazione (4-8 mg/24 ore) per lunghi periodi di tempo porta alla fluorosi, caratterizzata dalla comparsa di macchie bluastre sulla superficie dei denti. Fosforo Si ritrova nel latte, nei derivati del latte, nel tuorlo duovo, nei cibi freschi, nei legumi, nelle noci e nei cereali integrali. Circa il 70% del fosforo è assorbito come fosfati liberi; la vitamina D e il paratormone partecipano al metabolismo del fosforo sia per quanto riguarda lassorbimento intestinale che lescrezione urinaria (vedi pag. 263). Si ritrova nel sangue come fosfolipidi, esteri organici, fosfati inorganici, a livelli di 4-7 mg/dL nel lattante e nel bambino. Il rapporto fosfati inorganici/ organici nel sangue intero è di 1:20. È un importante costituente delle ossa e dei denti. Si ritrova nella struttura del nucleo e nel citoplasma di tutte le cellule. Partecipa al mantenimento del rapporto acido-base e alla trasfor- 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI mazione e alla trasmissione degli impulsi nervosi. È importante nel metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei grassi. Un suo ridotto apporto con la dieta si accompagna a rachitismo, soprattutto nei nati di basso peso e quando si associ a una dieta povera di calcio. La sua mancanza determina stanchezza muscolare. Un suo eccesso nellalimentazione durante la guarigione del rachitismo rende possibile lo sviluppo di una tetania; una tetania può svilupparsi anche nel neonato quando nella formula ci sia un basso rapporto calcio/fosforo (1:1). Iodio Si ritrova nel sale da cucina, arricchito di iodio, nei pesci e nei frutti di mare, negli alimenti originari di aree non gozzigene. Viene facilmente assorbito dallintestino; circola come iodio inorganico e organico: si concentra (25 volte contro 1) nella tiroide, dove si lega con aminoacidi per venire a far parte successivamente della tiroglobulina. Da questa, per azione degli enzimi proteolitici, si liberano tiroxina (T4) e triiodo-tironina (T3) che si ritrovano nel sangue. Lescrezione dello iodio avviene principalmente per via urinaria. Le brassicacee e alcuni farmaci, che interferiscono col metabolismo dello iodio, sono gozzigeni. La deficienza nutrizionale dello iodio può portare alla comparsa del gozzo o al cretinismo endemico. Lassunzione di alimenti ricchi di iodio è senza conseguenze; luso dello iodio come farmaco può portare alla comparsa di gozzo (vedi Capitolo 43, pag. 1137). Magnesio Si ritrova nei cereali, nei legumi, nelle noci, nella carne e nel latte. Lassorbimento attraverso il tenue varia a seconda dellintroduzione. Viene eliminato in piccole quantità con le urine. Si ritrova nella struttura delle ossa e dei denti; attiva gli enzimi del metabolismo dei carboidrati. È un importante catione intracellulare che partecipa a molti metabolismi. Nel corso di malassorbimento si può verificare una carenza, che è caratterizzata da irritabilità muscolare e nervosa, tetania, diabete mellito; si associa spesso a ipocalcemia e ipopotassiemia. Uneccessiva introduzione con la dieta è senza conseguenze; usato come farmaco per infusione può dare segni e sintomi tossici. Manganese Si ritrova nei legumi, nelle noci, nei cereali integrali, nelle foglie dei vegetali verdi. È poco assorbito dallintestino, è presente nel plasma; ha un metabolismo particolarmente alto nei mitocondri; lescrezione avviene con la bile; compete con il ferro. Agisce attraverso lattivazione enzimatica, specialmente delle superossido-dismutasi; si ritrova nella struttura ossea, partecipa al metabolismo dei carboidrati. Non è stata descritta una sofferenza da deficit di manganese nella dieta, né un quadro da eccesso alimentare. Determina encefalopatia quando inalato cronicamente. Capitolo 14.fm Page 275 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM MINERALI Molibdeno Si ritrova nei legumi, nei cereali, nei vegetali con foglie verde scuro, negli organi interni degli animali. Viene facilmente assorbito dallintestino ed è escreto principalmente con la bile e poco con le urine. È un importante componente di alcuni enzimi: la xantinoossidasi per la trasformazione della xantina in acido urico e laldeido-ossidasi del fegato. È necessario per la mobilitazione del ferro dalla ferritina nel fegato. Nelluomo non sono stati rilevati quadri clinici né da difetto, né da eccesso. Potassio Si ritrova in tutti i cibi. Viene assorbito facilmente, a seconda delle necessità. Viene escreto per l80% con le urine e in parte col sudore e con le feci. Nel bambino in crescita ne viene conservato circa l8%. I livelli sierici variano da 4 a 5,6 mEq/L. È essenziale per la contrazione muscolare, per la conduzione degli impulsi nervosi, per la pressione osmotica intracellulare e per il bilancio dei liquidi intra- ed extracellulari. Controlla il ritmo cardiaco. Nel digiuno o in alcune condizioni patologiche in cui il suo livello si abbassa (diarrea, acidosi diabetica, uso di elevate dosi di ACTH), insorgono stanchezza muscolare, anoressia, nausea, distensione addominale, irritabilità, confusione, tachicardia. Leccesso di potassio, come si verifica nella malattia di Addison, nelliperplasia surrenale congenita, nellinsufficienza renale e nella somministrazione di sali contenenti elevate quantità di potassio, aumenta i livelli fino a 10 mEq/L e può associarsi a blocco cardiaco. Rame Si ritrova nel fegato, nelle ostriche, nella carne, nei pesci, nei cereali integrali, nelle noci, nei legumi. È assorbito con le proteine ricche di zolfo; viene trasportato nel plasma dalla ceruloplasmina; si ritrova nei globuli rossi in forma labile e in forma stabile nellemocupreina; le più alte concentrazioni si ritrovano nel fegato e nel sistema nervoso centrale; è escreto nellintestino e nella bile. È essenziale per la produzione dei globuli rossi, per la sintesi della transferrina, per la formazione dellemoglobina, per lassorbimento del ferro, per lattività della tirosinasi, della catalasi, delluricasi, della citocromo Cossidasi, della deidrogenasi, dellacido 8-aminolevulinico e della lisil-ossidasi. Lalterazione del suo metabolismo porta alla malattia di Wilson e alla sindrome di Menkes. Il suo ridotto apporto con la dieta può portare ad anemia refrattaria, osteoporosi, neutropenia, depigmentazione cutanea, ritardo nelletà ossea, fratture ossee, pseudoparalisi, atassia, aumento del colesterolo nel siero. Il suo eccesso porta a cirrosi, emolisi, gastrite. Selenio Si ritrova nei vegetali e nella carne. È un cofattore della glutatione-perossidasi nella respirazione cellulare. La sua mancanza nella dieta porta alla malattia di Kashin, 275 caratterizzata da cardiomiopatia e miosite. Il suo eccesso si accompagna a edema, se cè uninadeguata escrezione insieme a un eccesso di liquidi per via parenterale. Sodio È un costituente del sale da cucina (NaCl). Si ritrova nei cibi freschi, nel latte, nelle uova, nei cibi conservati, nei conservanti in genere, nei glutamati. È rapidamente assorbito dallintestino; è escreto principalmente con le urine (98%); il suo assorbimento avviene in parallelo con lassorbimento del cloro. Lescrezione renale è controllata dallACTH, dallADH e dallaldosterone; è il principale catione extracellulare. Piccole quantità si ritrovano anche nel muscolo e nella cartilagine. Nel sangue il suo livello va da 135 a 145 mEq/L. Una dieta a basso contenuto di sodio provoca nausea, diarrea, crampi muscolari, disidratazione, ipotensione. Un suo eccesso con la dieta porta a edema, se si associa a uninadeguata escrezione o a uneccessiva somministrazione di liquidi per via venosa. Viene definita ipernatremia un aumento della concentrazione di sodio nel sangue superiore a 145 mEq/L. Viene definita iponatremia una riduzione della concentrazione di sodio nel sangue, inferiore a 135 mEq/L. La principale conseguenza delliponatremia è lafflusso di acqua nello spazio intracellulare, con conseguente rigonfiamento delle cellule, che può portare a edema cerebrale ed encefalopatia. Nella sindrome da inappropriata secrezione di ADH (ormone antidiuretico) è presente iponatremia (Na plasmatico < 120 nEq/L. Essa è causata da una unelevata secrezione di ADH in assenza di uno stimolo osmotico o ipovolemico. Questa sindrome è associata a un gran numero di malattie, comprendenti le malattie del sistema nervoso centrale (meningite), affezioni polmonari o somministrazione di farmaci (vincristina, ciclofosfamide, carbamazepina e altri). I sintomi di allarme per una sindrome da inappropriata secrezione di ADH sono una lieve espansione del volume del sangue circolante, con concentrazioni più basse del normale di creatinina, urea, acido urico e potassio. Liponatremia di questa sindrome non risponde alla somministrazione di sodio, in assenza di restrizione di liquidi. La restrizione nella somministrazione di liquidi è il punto essenziale della terapia; tutti i liquidi per via venosa debbono essere almeno normosalini. Se essi non correggono il sodio del plasma, va somministrato cloruro di sodio al 3% (nella soluzione fisiologica NaCl è allo 0,91%). Nei bambini lipernatremia si osserva principalmente in soggetti ospedalizzati nei quali è stato impedito di bere per una o unaltra ragione. I pazienti che ne sono colpiti sono ai limiti per letà e sono debilitati per una malattia acuta o cronica: spesso di tratta di nati pretermine. La gastro-enterite rimane la causa principale di una ipernatremia. Lipernatremia origina da una fuoruscita di liquidi dallo spazio intracellulare allo spazio extracellulare, per mantenere lequilibrio osmotico. Questo porta a una disidratazione cerebrale e a un rimpiccolimento delle Capitolo 14.fm Page 276 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 276 cellule. Il volume cerebrale può ridursi anche del 1015%. Possono svilupparsi trombosi dei seni venosi ed emorragie intracerebrali. I bambini sono inizialmente agitati e irritabili, ma i sintomi possono progredire fino alla letargia, alle convulsioni e al coma. Il trattamento si basa sulla somministrazione di soluzioni ipotoniche (0,45% di NaCl in destrosio al 5%). Zinco Si ritrova nella carne, nei cereali, nelle noci e nel formaggio. Viene assorbito facilmente, è escreto principalmente dallintestino, compete con il rame. È il costituente di molti enzimi, fra i quali lanidrasi carbonica dei globuli rossi, essenziale per gli scambi di CO2. È un costituente della carbossipeptidasi dellintestino per lidrolisi delle proteine e della deidrogenasi del fegato. Si ritrova nel fegato e in altri organi, nel muscolo, nelle ossa e nei globuli bianchi e rossi. La sua concentrazione nei tessuti è più alta nei soggetti giovani. Il suo assorbimento compete col rame. Un deficit di zinco può essere causato da diete ricche di cereali, che, per lalto contenuto di fitati, inibiscono lassorbimento dello zinco. La mancanza di zinco nella dieta determina nanismo, anemia da carenza di ferro, epato-splenomegalia, iperpigmentazione, ipogonadismo, acrodermatite enteropatica, depressione dellimmunocompetenza, scarsa tendenza alla cicatrizzazione delle ferite. Il suo eccesso nella dieta può derivare dalluso di utensili di ferro galvanizzato, usati per cuocere le vivande; porta a una deficienza di rame e a una diminuzione delle lipoproteine ad alta densità. Tabella 14.27 - Cause della sindrome da inappropriata secrezione di ADH. Malattie del sistema nervoso centrale Infezioni: meningite, encefalite Tumori Alterazioni vascolari Psicosi Idrocefalo Chirurgia dellipofisi posteriore Malattie del polmone Polmonite Tubercolosi Asma Ventilazione a pressione positiva Pneumotorace Carcinomi Carcinoma broncogenico Cancro con cellule a chicco di avena Del duodeno Del pancreas Neuroblastoma Farmaci Vincristina Ciclofosfamide per via venosa Carbamazepina Inibizione della riassunzione di serotonina 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI La somministrazione di 70 mg di zinco alla settimana riduce in Bangladesh il tasso di mortalità e di polmonite nei bambini piccoli. La somministrazione di micronutrienti ha ridotto la prevalenza longitudinale della diarrea e può anche ridurre la mortalità per diarrea nei bambini dei primi anni di vita. Zolfo Tutti i cibi ricchi di proteine contengono l1% di zolfo. Le sole sorgenti utilizzate per lapporto di zolfo sono la cistina e la metionina; le forme inorganiche non sono utilizzate dalluomo. Viene escreto come solfato inorganico o come eteri di zolfo, con le urine e con la bile. È un costituente delle proteine delle cellule, della cocarbossilasi, della melanina, dei muco-polisaccaridi, dellumor vitreo, del liquido sinoviale, del tessuto connettivo, della cartilagine, delleparina e dellinsulina. Partecipa al metabolismo del tessuto nervoso, ai meccanismi di detossificazione (solfatazione). È presente nei gruppi SH del coenzima A, della cistationina e del glutatione. Non si conoscono le conseguenze di una sua mancanza nella dieta. Linsufficienza a crescere nella deficienza proteica potrebbe essere dovuta in parte alla mancanza di aminoacidi contenenti zolfo (cistina e metionina). Una dieta ricca di zolfo non è pericolosa. VALUTAZIONE DELLO STATO NUTRIZIONALE Dalla valutazione dello stato di nutrizione di un bambino si ottengono dati essenziali sullassunzione di cibo, sul suo assorbimento e sulla sua utilizzazione tissutale. Una sua frequente determinazione consente di migliorare la qualità della vita del bambino, permettendo lidentificazione dei soggetti a rischio di sviluppare difetti o eccessi nutrizionali. Dopo unaccurata anamnesi, è indispensabile la valutazione delle misure antropometriche (vedi Capitolo 11, pagg. 166 e 170), quali il peso, laltezza, la circonferenza cranica (nei soggetti al di sotto dei 2 anni), lindice di massa corporea e la plicometria (che vedremo successivamente). Anche lanalisi dietetica è essenziale: essa può essere eseguita attraverso un questionario sulla frequenza del consumo dei diversi alimenti e sulla registrazione per 7 giorni dellapporto alimentare. Nei casi in cui sia necessario approfondire la ricerca, può essere utile la determinazione di alcuni esami di laboratorio: emoglobina, ematocrito, volume corpuscolare medio, albuminemia, creatininemia, ferritinemia, transferrinemia e altro. DIGIUNO PROLUNGATO La fame e la mancanza di cibo hanno delle conseguenze a breve e a lungo termine sulla salute. Capitolo 14.fm Page 277 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 277 MALNUTRIZIONE Fra le conseguenze tardive del digiuno durante la gravidanza vi è in primo luogo una ridotta crescita fetale e un rischio aumentato di cardiopatie, ictus e diabete nelletà adulta. Durante la grande fame dellinverno 1944-45 in Germania i bambini concepiti o nati avevano un peso di 300 grammi più basso della media; analogamente durante lassedio di Stalingrado del 1941-44 il peso alla nascita dei nati a termine risultò inferiore di 500-600 grammi: circa la metà di quelli che nacquero nella prima metà del 1942 pesavano meno di 2.500 g. Una buona parte di questi mostrarono nella vita adulta un vario grado dipertensione, il 15% presentò un aumento del rischio di malattia ischemica di cuore e il 35% un rischio aumentato di ictus emorragico. Analogamente il digiuno cronico, dopo la nascita, particolarmente allinizio o durante la pubertà, può aumentare la vulnerabilità per le malattie cardio-vascolari in età adulta. MALNUTRIZIONE Per malnutrizione sintende ogni alterazione della nutrizione, dovuta sia a una dieta non bilanciata o insufficiente, che a un difetto della digestione o dellassorbimento e dellutilizzazione dei nutrienti. La malnutrizione più comune è quella proteico-calorica, primitiva o secondaria, che determina gravi ripercussioni sulle condizioni generali dellorganismo: peso corporeo al di sotto del 85% del peso atteso per letà; rapporto peso ideale/altezza al di sotto del 75%. Mentre nei Paesi industrializzati un deficit primitivo di macronutrienti nella dieta è unevenienza eccezionale, nei Paesi in via di sviluppo la malnutrizione proteicocalorica primitiva è una causa frequente di morbilità e di morte nei bambini al di sotto dei 5 anni. La malnutrizione più comune è quella proteico-calorica, primitiva o secondaria, che determina gravi ripercussioni sulle condizioni generali dellorganismo. La forma secondaria è presente anche fra i nostri bambini. Essa riconosce diverse origini, riportate nella Tabella 14.28. Il marasma è una forma particolarmente grave di malnutrizione. Mentre nelladulto i nutrienti sono richiesti essenzialmente per il mantenimento dello status quo dellorganismo e per le spese energetiche, in relazione ai movimenti, nel bambino lapporto energetico, soprattutto quello proteico, deve rispondere alla naturale esigenza di crescita, tipica delletà evolutiva. Una valutazione precisa dello stato nutrizionale presenta, da un punto di vista pratico, notevoli difficoltà. Le ripercussioni sul peso sono quelle più immediate, mentre quelle sullaltezza avvengono più tardivamente e Tabella 14.28 - Cause di deficit secondario di malnutrizione proteico-calorica. CONDIZIONE DI BASE Aumento delle richieste caloriche Aumentate perdite caloriche: per maldigestione per alterato assorbimento Ridotta assunzione proteico-calorica CAUSE Infezioni Cancro Fibrosi cistica Malassorbimento Anoressia mentale Cancro Restrizione degli introiti per fattori sociali Combinazione delle diverse componenti sono inizialmente meno accentuate. Allispezione e alla palpazione risulta evidente la perdita del sottocutaneo e delle masse muscolari. Ne consegue che la testa sembra più grande del normale, anche se questa impressione è relativa. Ledema è di rado presente. La pelle è secca e sottile; anche i capelli sono sottili e radi. I bambini colpiti da malnutrizione grave sono deboli e stanchi, spesso poco partecipi a quanto li circonda; frequenti la bradicardia e lipotermia. Sulla lingua è evidente latrofia delle papille filiformi, che si associa spesso a una stomatite da Candida. Poiché il grasso della guancia (bolla di Bichat) è grasso bruno, e poiché esso viene perduto per ultimo nellutilizzo dei depositi, può risultare che vi sia in questi bambini un aspetto relativamente paffuto del volto, nonostante le gravi condizioni generali. Laddome può apparire molto disteso o eccessivamente piatto. Nei Paesi in via di sviluppo risulta spesso che questi bambini siano stati divezzati da poco e che abbiano ricevuto unalimentazione inappropriata: la diarrea cronica è un reperto comune, la cui origine può essere diversa. Nei Paesi occidentali, sia la diarrea cronica che il malassorbimento sono spesso secondari a difetti di digestione e di assorbimento (fibrosi cistica, morbo celiaco e altro); nei Paesi in via di sviluppo, invece, le cause sono completamente diverse e in qualche modo legate alla diarrea cronica; la diarrea può essere secondaria alla malnutrizione (atrofia della mucosa, malassorbimento), ma anche allaumentata suscettibilità del malnutrito alle infezioni virali, batteriche, protozoarie e parassitarie, secondarie allimmunodeficienza dei linfociti T e B (conta linfocitaria inferiore a 1.500 cellule/mm 3, situazione di anergia alle prove cutanee per lipersensibilità ritardata). Daltra parte possono essere i ripetuti episodi di diarrea, con fasi prolungate di digiuno e con luso di reidratanti orali ipocalorici, a contribuire alla malnutrizione. La diagnosi di malnutrizione si basa su vari parametri: anamnesi alimentare accurata; determinazione del centile attuale del paziente e valutazione della deviazione della situazione del paziente Capitolo 14.fm Page 278 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 278 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI nei confronti della mediana, per quanto riguarda peso, altezza e circonferenza cranica; valutazione del precedente ritmo di crescita; determinazione dellIndice di Massa Corporea (IMC) e misurazioni comparate nel tempo della circonferenza del braccio e dello spessore delle pliche cutanee (vedi pag. 281); esecuzione, valutazione e interpretazione dei risultati degli esami biochimici (proteinemia, albuminemia, transferrina, emoglobinemia, glicemia, calcemia, fosforemia, attività della fosfatasi alcalina, livello di acido folico nel siero). Nei casi più gravi di diarrea, di malnutrizione e di malassorbimento, lalimentazione per via parenterale trova unutile applicazione. Una forma particolare di grave malnutrizione proteico-calorica è rappresentata dal kwashiorkor, nel quale, al quadro della malnutrizione grave, si associa la presenza di edema, che maschera la grave perdita di peso. La dermatite è comune: nelle sedi sottoposte a sfregamento la pelle si pigmenta fortemente, fuorché nelle aree fotoesposte: i capelli, radi e sottili, possono presentare una colorazione rossastra/grigiastra. Il trattamento è complesso e di difficile esecuzione, tali e tante sono le carenze da rimediare. Spesso è richiesta lalimentazione parenterale. OBESITÀ Per obesità sintende un accumulo eccessivo e generalizzato di grasso, nel tessuto sottocutaneo e negli altri tessuti, che può essere identificato e quantizzato determinando lindice di massa corporea e lo spessore delle pliche cutanee, mediante luso del plicometro. Lobesità rappresenta uno dei più difficili problemi da affrontare nella pratica quotidiana. È ben conosciuto il senso di frustrazione che attanaglia il pediatra quando si rende conto che la famiglia non è motivata a seguire le sue prescrizioni e soprattutto quando ne scaturisce (ma come potrebbe essere altrimenti?) un insuccesso terapeutico. Daltra parte il pediatra, di fronte a una malattia così difficile da trattare, così frequente e così facilmente attribuibile a una forma di devianza sociale, è spesso portato a colpevolizzare famiglia e pazienti, quando i suoi sforzi non siano coronati da successo. Eppure lidentificazione dellobesità e del sovrappeso è una parte essenziale della pediatria preventiva, al fine di ridurre la possibilità che il bambino o ladolescente obeso si trasformi in un adulto obeso, con tutte le sue conseguenze (aumento della mortalità, malattie cardiovascolari, arteriosclerosi e diabete mellito). Daltra parte, lobesità non rappresenta in se stessa una vera e propria malattia, quanto piuttosto un insieme di sintomi che hanno una correlazione più o meno stretta (a seconda delletà del bambino) con lobesità delladulto: quanto più è avanzata letà dellobeso in età evolutiva tanto più è facile che sia seguita dallobesità delladulto. In effetti, per quanto riguarda la prima, la seconda e parte della terza infanzia, lobesità delladulto avviene in una minoranza (dal 10 al 30%) dei soggetti in sovrappeso o obesi da bambini. È stato osservato che il peso elevato alla nascita o durante il 1° mese di vita si accompagna a rischio di sovrappeso a 3 anni. Ma va ricordato anche che lobesità delladulto è più facile quando leccesso di grasso del bambino sia molto grave, quando esistano casi di obesità nella famiglia e, infine, quando lobesità sia iniziata in età adolescenziale. IL RUOLO DEL PEDIATRA NELLA PREVENZIONE DELLOBESITÀ Il pediatra gioca un ruolo importante nella prevenzione dellobesità. Dalla nascita in poi egli consiglia lalimentazione del bambino, secondo due indirizzi: offrendo gli alimenti in appropriate quantità; regolandosi secondo le modalità con le quali il bambino esprime le sue necessità (senso di fame). Solo in questo modo il bambino può sviluppare le sue capacità discriminative e divenire parte attiva nella regolazione di se stesso. Secondo lo studio Bogalusa i livelli sia dellindice di massa corporea che lo spessore della piega tricipitale nel bambino si associano ad obesità nelladulto. La grandezza di queste associazioni longitudinali aumenta con letà del bambino, ma anche lindice di massa corporea dei più giovani (da 2 a 5 anni) si associa moderatamente allobesità delladulto (r = 0,33-0,41). Gli obesi a 2-5 anni è più facile che siano obesi da adulti, in confronto ai bambini che hanno un indice di massa corporea inferiore al 50° centile. Tuttavia è stato osservato che anche uno stato di magrezza nel 1° anno o nei primi 2 anni di vita, si associa nelle età successive a unadiposità di rimbalzo che si accompagna ad alterate curve da carico di glucosio e da diabete nelle età successive. Esistono due periodi critici nello sviluppo e nella persistenza del sovrappeso in età pediatrica; essi sono: il periodo prenatale; il periodo delladolescenza; il periodo di rimbalzo delladiposità, dopo uninfanzia sottopeso. La differenziazione fra obesità vera e sovrappeso è spesso molto difficile, perché non esistono nella pratica metodiche adatte a differenziarle. In teoria lobesità è un eccessivo aumento di grasso nellorganismo e il sovrappeso è sì un aumento del proprio peso, ma senza che, accanto a un aumento della massa magra, vi sia un Capitolo 14.fm Page 279 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 279 OBESITÀ eccessivo accumulo di grassi. Segni indiretti di obesità, specialmente nel bambino verso la fine della terza infanzia e nelladolescente, si ricavano dagli esami di laboratorio che nellobeso mostrano aumento della pressione arteriosa, aumento della lipidemia e dei livelli di lipoproteine insieme a un aumento dei livelli di insulina plasmatica e, spesso, delle aminotransferasi. Identificazione Questo punto rappresenta il primo passo nellavvicinamento al bambino obeso. A causa della difficoltà a misurare la massa grassa, lobesità può essere espressa con lindice di massa corporea, che si correla bene con la quota di massa grassa sia nei bambini che negli adulti. Gli indici usati a questo proposito sono: lindice di massa corporea (IMC), che si ricava dal rapporto fra il peso in kg, diviso per laltezza in metri, al quadrato (Figure 14.12 e 14.13); lo spessore della piega tricipitale, da rilevare con un compasso graduato (Tabella 14.29); la circonferenza del braccio (Tabella 14.30), negli ultimi tempi caduta in disuso. Ognuna delle metodiche ha i suoi vantaggi e i suoi limiti. La classificazione OMS e le linee guida americane definiscono come sovrappeso lindice di massa corporea di 25-30 kg/m2 e lobesità come un indice di massa corporea di 30 kg/m2 o superiore. LIMC è facilmente rilevabile da tutti: quando il valore del paziente in studio si colloca oltre l85° centile per letà e per il sesso si parla di rischio di obesità, mentre quando è sul 90° centile od oltre si parla senzaltro di obesità. Tuttavia, lIMC non permette unesatta distinzione fra massa magra e massa grassa. Il fisiologico aumento annuale dellIMC durante linfanzia è da attribuire soprattutto alla componente magra e alla statura, piuttosto che alla componente grassa dellorganismo: quindi laumento dellIMC non va semplicemente interpretato come un aumento delladiposità, ma come una variazione nella composizione dellorganismo, associata alla crescita. È indispensabile quindi, per unesatta interpretazione dellIMC, tenere sempre conto delletà e del sesso del soggetto in esame, da confrontare con specifiche tabelle dei centili (vedi Figure 14.12 e 14.13). La misurazione dello spessore della piega tricipitale a metà lunghezza del braccio corrisponde maggiormente al grasso totale dellorganismo: anche per la piega tricipitale valori superiori all85°-90° centile sono indicativi di obesità. La circonferenza del braccio è meno collegata con lIMC. Epidemiologia: unepidemia di obesità? Senza che nel nostro Paese si raggiungano gli elevati livelli di obesità di molte nazioni del mondo occidentale (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e altre), anche in Italia lobesità, nei limiti sopra riportati, è presente in circa il 7% della popolazione, con un tasso crescente dal Tabella 14.29 - Centili per la piega tricipitale, in mm. ETÀ IN ANNI 5 10 25 1-1,9 2-2,9 3-3,9 4-4,9 5-5,9 6-6,9 7-7,9 8-8,9 9-9,9 10-10,9 11-11,9 12-12,9 13-13,9 14-14,9 15-15,9 16-16,9 17-17,9 18-18,9 19-24,9 25-34,9 35-44,9 45-54,9 55-64,9 65-74,9 6 6 6 6 6 5 5 5 6 6 6 6 5 4 4 4 5 4 4 5 5 6 5 4 7 7 7 6 6 6 6 6 6 6 6 6 5 5 5 5 5 5 5 6 6 6 6 6 8 8 8 8 8 7 7 7 7 8 8 8 7 7 6 6 6 6 7 8 8 8 8 8 MASCHI 50 75 90 95 5 10 25 FEMMINE 50 75 90 95 10 10 10 9 9 8 9 8 10 10 11 11 10 9 8 8 8 9 10 12 12 12 11 11 14 14 14 12 14 13 15 13 17 18 20 22 22 21 18 16 16 20 20 20 20 20 19 19 16 15 15 14 15 16 17 16 18 21 24 28 26 24 24 22 19 24 22 24 23 25 22 22 6 6 7 7 6 6 6 6 8 7 7 8 8 9 8 10 10 10 10 10 12 12 12 12 7 8 8 8 7 6 7 8 8 8 8 9 8 10 10 12 12 12 11 12 14 16 16 14 8 9 9 8 8 8 9 9 10 10 10 11 12 13 12 15 13 15 14 16 18 20 20 18 10 10 10 10 10 10 11 12 13 12 13 14 15 16 17 18 19 18 18 21 23 25 25 24 12 12 12 12 12 12 13 15 16 17 18 18 21 21 21 22 24 22 24 27 29 30 31 29 14 15 14 14 15 14 16 18 20 23 24 23 26 26 25 26 30 26 30 34 35 36 36 34 16 16 15 16 18 16 18 24 22 27 28 27 30 28 32 31 37 30 34 37 38 40 38 36 12 12 11 11 11 10 12 10 13 14 16 14 14 14 11 12 12 13 15 16 16 15 14 15 Capitolo 14.fm Page 280 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 280 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Figura 14.12 - Percentili dellindice di massa corporea in soggetti di sesso femminile, da 2 a 20 anni USA. (Da Strauss R.S.: Childhood obesity, Pediatr Clin North Am 49:175-201, 2002.) Figura 14.13 - Percentili dellindice di massa corporea nel maschio, da 2 a 20 anni USA. (Da Strauss R.S.: Childhood obesity, Pediatr Clin North Am 49:175-201, 2002.) nord al sud mentre la percentuale di soggetti in sovrappeso è di 2-3 volte maggiore. Ricordando alcuni esempi più estremi negli Stati Uniti la prevalenza del sovrappeso è raddoppiata nei bambini fra 6 e 11 anni e triplicata in quelli tra 12 e 17 anni, tra il 1976-1980 e il 1999-2000. Circa il 15% dei teen-ager americani rientra nella categoria degli obesi. Gli afro-americani, gli ispano-americani (messicani e portoricani), gli indiani piva e altri nativi americani hanno una particolare predisposizione allobesità. Un confronto del sovrappeso e dellobesità nei bambini e negli adulti nel 1999-2000 e nel 2003-2004 ha messo in evidenza che: nei soggetti di sesso femminile non si è manifestato un aumento dellincidenza dellobesità (33,4% contro 33,2%); nei soggetti di sesso maschile invece cè stato un aumento del sovrappeso dal 14% al 18,2%. I dati riguardanti lEuropa hanno messo in evidenza che una maggiore prevalenza del sovrappeso è presente nelle aree dellEuropa sud-occidentale. Spesso i bambini con sovrappeso diventano adolescenti e adulti obesi, con i conseguenti fattori di rischio tanto maggiori quanto più precoce è stato lesordio dellobesità. Lobesità nei genitori, la classe economica medio-alta della famiglia e il livello di educazione dei genitori sono tutti fattori che contribuiscono in modo evidente allobesità del bambino LOBESITÀ IN ITALIA NEI BAMBINI IN ETÀ SCOLARE Durante lanno scolastico 1991-1992 sono stati raccolti i dati antropometrici di 7.291 bambini, afferenti alla 2a classe della scuola elementare e alla 1a classe della scuola media, in 13 città italiane (in 9 regioni). Sono stati considerati normali i bambini con rapporto peso reale/peso ideale compreso fra l80 e il 120%; sono stati considerati sovrappeso quelli con un indice fra il 120 e il 140% e sono stati considerati obesi quelli con un rapporto superiore al 140%. Le frequenze di sovrappeso e di obesità sono risultate rispettivamente del 16,5% e del 6,9% nei maschi e del 12,7% e del 3,6% nelle femmine. È stato osservato un andamento crescente con laumentare delletà. Le frequenze di soggetti con rapporto peso reale/peso ideale superiore al 120% e al 140% sono risultate significativamente più elevate nellItalia meridionale rispetto a quelle osservate nei centri settentrionali (rispettivamente 26,1% contro 16,5% e 8,0% contro 3,7%). Questi livelli di sovrappeso e di obesità avvicinano la situazione italiana a quella degli altri Paesi sviluppati. Capitolo 14.fm Page 281 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 281 OBESITÀ Tabella 14.30 - Centili per la circonferenza del braccio, in mm. ETÀ IN ANNI 5 10 25 1-1,9 2-2,9 3-3,9 4-4,9 5-5,9 6-6,9 7-7,9 8-8,9 9-9,9 10-10,9 11-11,9 12-12,9 13-13,9 14-14,9 15-15,9 16-16,9 17-17,9 18-18,9 19-24,9 25-34,9 35-44,9 45-54,9 55-64,9 65-74,9 142 141 150 149 153 155 162 162 175 181 186 193 194 220 222 244 246 245 262 271 278 267 258 248 146 145 153 154 160 159 167 170 178 184 190 200 211 226 229 248 253 260 272 282 287 281 273 263 150 153 160 162 167 167 177 177 187 196 202 214 228 237 244 262 267 276 288 300 305 301 296 285 MASCHI 50 75 159 162 167 171 175 179 187 190 200 210 223 232 247 253 264 278 285 297 308 319 326 322 317 307 170 170 175 180 185 188 201 202 217 231 244 254 263 283 284 303 308 321 331 342 345 342 336 325 90 95 5 10 25 FEMMINE 50 75 90 95 176 178 184 186 195 209 223 220 249 262 261 282 286 303 311 324 336 353 355 362 363 362 355 344 183 185 190 192 204 228 230 245 257 274 280 303 301 322 320 343 347 379 372 375 374 376 369 355 138 142 143 149 153 156 164 168 178 174 185 194 202 214 208 218 220 226 221 233 241 242 243 240 142 145 150 154 157 162 167 172 182 182 194 203 211 223 221 224 227 237 230 240 251 256 257 252 148 152 158 160 165 170 174 183 194 193 208 216 223 237 239 241 241 252 247 256 267 274 280 274 156 160 167 169 175 176 183 195 211 210 224 237 243 252 254 258 264 264 265 277 290 299 303 299 164 167 175 177 185 187 199 214 224 228 248 256 271 272 279 283 295 283 290 304 317 328 335 326 172 176 183 184 203 204 216 247 251 251 276 282 301 304 300 318 324 298 319 342 356 362 367 356 177 184 189 191 211 211 231 261 260 265 303 294 338 322 322 334 350 324 345 368 378 384 385 373 e delladolescente. Anche lattività o, al contrario, linattività della famiglia risultano elementi importanti. Il tempo trascorso davanti al televisore, non solo per limmobilità che comporta, ma anche per la sicura influenza sullintroito di cibi, è un fattore nettamente favorente. I ragazzi e le ragazze che passano davanti al televisore più di 4 ore al giorno hanno più grasso nel loro organismo e hanno un indice di massa corporea più elevato di quelli che guardano la televisione per meno di 2 ore al giorno. È stata trovata una relazione stretta fra fruizione televisiva durante i pasti, consumo di cibi da parte del bambino e obesità. Lobesità è prevalente nelle aree urbane. Il fenomeno dellobesità nel Regno Unito è risultato così evidente negli ultimi anni da essere considerato come una vera e propria epidemia: nel 1999 il 22% dei bambini alletà di 6 anni e il 31% alletà di 15 anni è sovrappeso, mentre sono obesi il 10% dei bambini a 6 anni e il 17% a 15 anni. Se si pensa, come abbiamo visto, che il rischio per un bambino di diventare un adulto obeso è tanto più alto quanto maggiore è letà del soggetto, si comprende facilmente quale allarme questi dati abbiano suscitato nel Regno Unito. Eziologia Lobesità va compresa fra le malattie multifattoriali, nelle quali fattori genetici e ambientali si confondono. Lobesità è una situazione tipica dei mammiferi; gli insetti, i pesci e i rettili, insieme a quasi tutti gli uccelli, non hanno bisogno di grasso per isolare i loro corpi caldi in un ambiente a bassa temperatura, né hanno bisogno di grasso per la gravidanza o per lallattamento. Il grasso infatti ha varie funzioni: la principale è quella dimmagazzinare energia, da consumare nei periodi di scarsa assunzione di nutrienti; agisce come isolante e come difesa dei tessuti sottostanti; serve come riserva per alcuni steroidi e partecipa attivamente al loro metabolismo; concorre nelle persone sane a regolare lassunzione di alimenti, attraverso un ormone, la leptina. Il tessuto adiposo cresce nei primi 6 mesi di vita extrauterina, soprattutto aumentando il numero degli adipociti (iperplasia): il loro numero continua ad aumentare lentamente durante tutta la vita; nellobesità non è tanto aumentato il numero degli adipociti, quanto il loro volume (iperplasia). È bene subito premettere che lobesità testimonia uneccessiva assunzione di cibi per il bambino che andiamo esaminando, soprattutto nei confronti del suo consumo di energia, il che può significare in alcuni casi particolari che in senso assoluto lassunzione di cibi non superi quella media per letà, ma che essa è ugualmente in eccesso per un ridotto consumo di energia o per un particolare metabolismo del soggetto (quante volte non abbia- Capitolo 14.fm Page 282 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 282 mo creduto a una madre che ci diceva che il suo bambino, pur essendo grasso, mangiava quantità normali di alimenti!). Al contrario molti soggetti assumono cibo in eccesso, ma non sono grassi perché hanno spese energetiche elevate, insieme a un metabolismo particolarmente attivo. È molto probabile che nel passato lobesità non fosse da considerare come una situazione nettamente patologica, perché grazie ad essa era possibile prevenire i lunghi periodi di scarsezza di cibo, verificabili alternativamente a periodi di ricchezza di cibo (alternanza fra i periodi di vacche magre e i periodi di vacche grasse). Ma oggi, è bene ricordarlo, siamo costantemente in un periodo di vacche grasse, anche perché siamo riusciti a risolvere un problema che ha assillato luomo fino dalle sue origini, quello della conservazione degli alimenti. I soggetti che sono stati alimentati con latte materno non mostrano differenze nei confronti dellobesità quando esaminati a 3-5 anni, ma nei soggetti valutati a 9-14 anni è stato riscontrato che quelli che erano stati alimentati esclusivamente con latte materno per i primi 6 mesi hanno un minor rischio di essere sovrappeso. Questo rischio è risultato proporzionale alla durata dellallattamento al seno: era maggiore per i soggetti che erano stati allattati per almeno 7 mesi, contro quelli che erano stati allattati per 3 mesi o meno. I bambini nati piccoli per letà gestazionale e magari nei primi 2 ani di vita hanno meno probabilità di presentare successivamente una tendenza verso lobesità, in confronto alla popolazione in generale. Sulle cause di obesità si sono da sempre fronteggiati due punti di vista: quello che la attribuisce a cause ambientali; quello che la attribuisce a cause genetiche. Anche se nel passato i sostenitori delluna o dellaltra causa si sono continuamente alternati: negli ultimi anni linfluenza della genetica ha assunto il ruolo principale nella determinazione dellobesità sia nel bambino che nelladulto, mentre lambiente, sia familiare che extrafamiliare, non ha dimostrato il ruolo che si riteneva giocasse nel passato. Studi su gemelli identici adottati in famiglie diverse (studi danesi e studi negli USA) hanno mostrato che lindice di massa corporea si avvicina più a quello dei genitori biologici, che a quello dei genitori adottivi: è stata riscontrata una concordanza di 0,7-0,9 fra i gemelli monozigoti e dello 0,35-0,45 fra i gemelli dizigoti. Il contributo della genetica allobesità è stato calcolato fra il 64 e il 94%. Tuttavia, leredità non va interpretata come uninfluenza determinante al 100%, come il colore degli occhi o dei capelli; alle influenze genetiche infatti si sommano le abitudini alimentari del soggetto, per cui al limite può accadere anche che una forte influenza genetica, in mancanza di fonti energetiche, non abbia possibilità di manifestarsi. Attraverso quali meccanismi agisce lereditarietà? Relativamente di recente sono state identificate due vie: la via della leptina; la via della melanocortina. Prima di parlare di queste vie è necessario riflettere sul 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI ruolo del tessuto adiposo nellorganismo. Oggi sappiamo che il tessuto adiposo è più complesso di quanto non lo si ritenesse: esso infatti si comporta come un organo endocrino che libera ormoni in risposta a stimoli specifici extracellulari ed è capace di cambiare il proprio stato metabolico. Le sostanze che secerne (fra le quali la leptina) vengono di norma indicate con il nome di adipochine. La scoperta del gene ob e della sua adipocito-specifica proteina (detta leptina, dal greco , che significa magro) ha fornito il primo legame fisiologico fra obesità e sistema regolatore del peso del corpo umano. La concentrazione di leptina è regolata da modificazioni nellespressione del gene ob, che, a livello degli adipociti, porta alla sintesi della leptina, una proteina costituita da 167 aminoacidi. Esiste di norma un sistema di regolazione (feedback) fra gli adipociti e i centri della sazietà dell'ipotalamo ventro-mediale, dai quali dipendono, in occasione di un aumento della leptina, una diminuzione dellappetito e un aumento delle spese di energia. In pratica, nel soggetto normale la leptina, formata dalle cellule del tessuto adiposo bianco (adipociti), segnala ai recettori della leptina, localizzati nellipotalamo, lentità dei depositi di grasso, per limitare e ridurne laccumulo (Figura 14.14). Nel soggetto normale laumento della leptina, determinato dallaumento della massa del tessuto adiposo, determina una riduzione degli introiti alimentari e aumenta le spese di energia, che tendono a riportare la Figura 14.14 - Regolazione della sintesi di leptina. Capitolo 14.fm Page 283 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM OBESITÀ massa del tessuto adiposo al livello individuale. In tal modo la leptina e i recettori della leptina fanno parte di unampia ansa di feedback. Nei lattanti si ritrovano elevate quantità di lepitina perché questo ormone è contenuto in forti quantità nel latte umano. A parte modificazioni nei geni della leptina, vanno ricordate, perché connesse con lobesità, le modificazioni dei geni dei recettori della leptina, della propiomelanocortina, della pro-ormone convertasi 1, dei recettori 3 e 4 della melanocortina, del fattore di trascrizione SIMI; lelenco si allunga anno dopo anno. Mutazioni in omozigosi per alcuni di questi geni determinano obesità grave, precoce e in genere associata a fenotipi caratteristici (ipogonadismo ipogonadotropo con deficit di leptina, capelli rossi e ipocortisolismo). La mutazione MC4R del recettore della melanocortina è la causa nota più frequente di obesità monogenica e comprende il 4% delle cause di obesità precoce grave. È possibile concludere che è molto probabile che lobesità pediatrica sia un disordine poligenico con una suscettibilità determinata da complessi fattori genici. Per quanto riguarda la leptina, negli adipociti dei soggetti obesi, sia bambini che adulti, contrariamente a quanto ci si sarebbe dovuto aspettare, è stata ritrovata una quantità allincirca doppia di mRNA ob e nel sangue una quantità elevata di leptina, senzaltro maggiore di quella che si ritrova nei soggetti normali: sebbene vi siano molti altri fattori che contribuiscono allelevazione dei livelli di leptina nel sangue (per esempio la quantità degli introiti calorici), i valori ritrovati sono risultati strettamente correlati con la percentuale di grassi nellorganismo. Quale può essere la spiegazione di questo apparente paradosso? Escluso che la leptina dellobeso presenti modificazioni nella struttura chimica o nella funzione, ne risulta che lunica spiegazione dellaumentata concentrazione di leptina ritrovata nei soggetti obesi (sia bambini che adulti) risiede nella diminuita sensibilità alla leptina dei meccanismi centrali ipotalamici, che regolano gli introiti di cibo e la spesa energetica, per cui i segnali partiti dagli adipociti non attivano i meccanismi centrali di regolazione e quindi non riducono, come di norma, lappetito, e non aumentano, come di norma, le spese energetiche. In pratica, nellobeso viene a mancare un indispensabile meccanismo di freno allintroito di nutrienti: la resistenza ipotalamica allazione centrale della leptina porta, in ultima analisi, a un aumento dellappetito e a una riduzione delle spese energetiche. Viene ipotizzato che la leptino-resistenza possa rappresentare in qualche fase della vita (adolescenza, gravidanza) un normale processo di crescita e di sviluppo e che lobesità comporti unalterazione permanente di questo processo normale di resistenza temporanea allazione della leptina. Le influenze genetiche nellobesità si spiegano quindi con un mancato meccanismo di autoregolazione. Nel frattempo sono stati identificati molti bambini che non producono leptina: essi, pur nati con un peso norma- 283 le, aumentano progressivamente i loro depositi di grasso, in seguito a un appetito vorace. Bambini di questo tipo sono rari e sono stati trattati e guariti facilmente con la somministrazione di leptina ricombinante. Anche in soggetti con lipodistrofia, deficienza di leptina e resistenza allinsulina, la somministrazione di leptina migliora le condizioni cliniche e il controllo glicemico, mentre riduce il livello di trigliceridi. Quindi, sebbene lassenza di leptina possa causare obesità nelluomo, la maggior parte degli obesi ha un eccesso di leptina, per cui leptina/peso corporeo sono due componenti che si correlano facilmente. Da questo punto di vista lobesità si correla al diabete tipo 2: come si sa nel diabete tipo 2 è la resistenza allinsulina che causa la malattia (che almeno inizialmente è presente in aumentata quantità), mentre nellobesità la resistenza allazione della leptina promuove laumento della massa grassa. Accanto alla via della leptina è stata dimostrata di recente la via della melanocortina, una strada altrettanto eccitante che parte dal nucleo ipotalamico ventro-mediale e, attraverso l -ormone stimolante i melanociti, inibisce o stimola lappetito e aumenta o reprime le spese energetiche, agendo sui nuclei dellipotalamo laterale e sul nucleo paraventricolare. Va ricordato che lobesità è una componente di molte sindromi genetiche umane rare, quali la sindrome di Prader-Willi (vedi Capitolo 4, pag. 43), la sindrome di Bardet-Biedl e altre. Inoltre alcuni disordini endocrini (deficit di ormone della crescita, deficit di ormone tiroideo, ipercotisolismo e pseudoipoparatiroidismo) possono eccezionalmente presentarsi come unobesità. Si può affermare senza ombra di dubbio che in condizioni normali il bilancio energetico del soggetto in età evolutiva deve essere in pari, cioè lenergia assunta deve essere uguale a quella spesa, per laccrescimento, per il metabolismo basale, per lattività motoria e per leffetto termico dei diversi cibi. In ultima analisi il grasso del corpo aumenta quando gli introiti di energia superino le spese: questo è tanto più vero quando si abbia a che fare con piccoli eccessi di introiti per lunghi periodi di tempo. Il bambino obeso, nella maggior parte dei casi, non mangia cibi particolari, come pensano i genitori: egli non mangia più amidi di quanti non ne mangino i suoi fratelli o i suoi amici, la verità è che egli mangia troppo di tutto. Il bambino obeso spende energie, come ogni altro bambino, ma le sue spese sono equivalenti a quelle di un bambino non obeso e non sono affatto rapportate al suo peso, perché altrimenti non sarebbe grasso. Il guadagno in peso, acquisito durante le vacanze, tende a rimanere: intorno alle festività di Natale il guadagno si aggira intorno a mezzo kg; poiché non risulta che questo aumento venga perso nei mesi successivi, si può concludere che esso contribuisce in modo determi- Capitolo 14.fm Page 284 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 284 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI nante al progressivo aumento del peso corporeo sia durante letà evolutiva che durante letà adulta. Deriva anche da questo, la necessità, alla quale è stato accennato in precedenza, di attuare un controllo settimanale del peso (meglio sarebbe giornaliero) per ricondurlo al più presto alla situazione quo ante. Tanto prima si cerca di eliminarlo, in confronto al momento dellacquisizione, e tanto più facile è riuscire a perderlo. Bambini che siano oltre l85° centile di indice di massa corporea è più facile che continuino a guadagnare peso e raggiungano lobesità alladolescenza, in confronto ai bambini che abbiano un IMC che sia inferiore al 50° centile; lidentificazione del rischio di obesità aiuta genitori e pediatri a prendere provvedimenti per limitarne la progressione. Leccesivo consumo di bevande dolci è stato di recente ritenuto elemento importante nella genesi dellobesità: di qui la necessità di limitare sempre il loro uso (una o al massimo due confezioni nelle 24 ore) sia nella prevenzione che nel trattamento. Uneccessiva introduzione di latte vaccino alladolescenza può contribuire allaumento di peso. Lallattamento al seno (vedi pag. 232) protegge dallobesità durante tutta la vita. Lobeso diviene spesso resistente anche allinsulina, per cui i suoi livelli dinsulina circolante sono aumentati: linsulina riduce la lipolisi e aumenta la sintesi dei grassi con lassunzione di alimenti. Accanto agli aumentati livelli dinsulina si riscontra una riduzione nel numero dei recettori cellulari per questo ormone. farsi pallide e assumere laspetto di vere e proprie cicatrici permanenti. Sono di frequente reperto anche le intertrigini, in corrispondenza delle pieghe di grasso o al di sotto delle mammelle, e lesioni flogistiche di vario tipo. Lanticipazione dellinizio della pubertà nelle ragazze bianche è stato messo in connessione con il dilagare dellobesità. Ne deriva che laltezza finale può essere inferiore nellobesa a quella delle coetanee che hanno maturato più lentamente. Altrettanto importanti delle modificazioni somatiche, sono le variazioni psicologiche che accompagnano lobesità. Va riconosciuto che la società moderna non è comprensiva verso lobeso: lobesità viene considerata come unipergratificazione e come uneccessiva indulgenza verso se stessi. Lideale per laspetto del corpo è rappresentato dalla magrezza e dalla normoconformazione. Il bambino obeso non piace, è goffo, è goloso, non è capace di partecipare attivamente e con successo a uno sport. Egli viene estromesso dal gruppo ed è spesso escluso da qualsiasi attività. Per tutto questo nel bambino si creano alterazioni della propria immagine corporea e insorge una tendenza alla depressione. Questi fenomeni si accentuano in corrispondenza delladolescenza. Non vi è dubbio che le modificazioni psicologiche contribuiscono in qualche modo a far sì che il bambino si rifugi nellalimentazione. La dimostrata anticipazione del menarca negli ultimi decenni si pensa che possa essere collegata con laumentata incidenza del sovrappeso e dellobesità fra le ragazze. Manifestazioni cliniche Lobesità può manifestarsi a qualunque età, ma esistono alcuni periodi nei quali appare più di frequente: il 1° anno di vita, fra i 5 e i 6 anni e nelladolescenza. Lobesità non solo si manifesta come un eccesso di peso, ma è responsabile anche di numerose modificazioni psico-sociali e anche di funzioni fisiologiche e di caratteristiche anatomiche. Il bambino obeso non è solo più grasso dei suoi coetanei, ma spesso è anche più alto e ha unetà ossea più avanzata. Il grasso si localizza alla regione mammaria, alladdome, che diventa pendulo e che, quando il bambino sta seduto, forma numerose pieghe (bambino Michelin). I genitali esterni del soggetto di sesso maschile a un esame superficiale sembrano poco sviluppati, coperti come sono dal grasso presente al pube, ma basta premere con le dita alla base del pene, per fargli riacquistare le loro effettive dimensioni. Il grasso si accumula anche sui fianchi, per cui lincavo si trova molto più in alto rispetto alla norma, proprio per la presenza dei manubri adiposi. Sono più spesso colpiti gli arti superiori e le cosce; quasi costante è il ginocchio valgo, che a volte raggiunge livelli eccezionali. Sulla pelle dei fianchi, delle cosce e talvolta anche delle mammelle è possibile ritrovare, in corrispondenza della pubertà, le famose strie rubre, rappresentate da smagliature della pelle, ad andamento parallelo e a raggiera, che col tempo perdono il caratteristico colore rossastro per Esami di laboratorio e diagnosi Il soggetto obeso presenta unelevazione delle concentrazioni di proteina C reattiva e del numero dei globuli bianchi in confronto alla popolazione non obesa; queste elevazioni non possono essere spiegate con la presenza di una malattia o con altri fattori associati: esse sono probabilmente espressione di minimi processi flogistici asintomatici e minime lesioni endo-vascolari, legate al deposito di grassi fin dai primi anni di vita. Per la comparsa di steatosi epatica e di steatoepatite, il livello delle aminotransferasi nellobeso è molto spesso elevato. È possibile che dalla steatosi si passi a vari gradi di steatosi micro- e macrovescicolare e alla fibrosi periportale. Come abbiamo già detto, gli elementi essenziali per stabilire la diagnosi di sovrappeso sono lIMC, lo spessore della piega tricipitale e la circonferenza del braccio. Nei soggetti che risultino con IMC superiore all85° centile o addirittura sopra il 95° centile (con un IMC di 30 o più) è necessario approfondire le ricerche, per stabilire limportanza del quadro e leventuale presenza di fattori di rischio. Lesame deve riguardare: storia familiare, positiva per malattie cardio-vascolari, per livello aumentato di colesterolo, per diabete mellito o per obesità nei genitori; pressione arteriosa elevata, secondo metodi e criteri ufficiali; livelli di colesterolo totale superiori a 200 mg/dL, con Capitolo 14.fm Page 285 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 285 OBESITÀ aumento delle lipoproteine a densità bassa (LDL) e molto bassa (VLDL); forte incremento annuale dellIMC, con aumento nellultimo anno di 2 unità; considerazione da parte del paziente della propria situazione di sovrappeso, sia da un punto di vista personale, che emotivo e psicologico. Meno dell1% delle obesità in età evolutiva è dovuto a cause diverse dalleccesso di alimentazione (Tabella 14.31). Il 34,7% dei bambini adolescenti e obesi ha una pressione arteriosa elevata (27,9% pre-ipertensione e 6,8% ipertensione): più i soggetti erano obesi e maggiore era la quantità di lipoproteine a molto bassa densità (40,3%). Ne consegue che è necessario nei bambini obesi con indice di massa corporea superiore al 90° centile o meglio all85° centile valutare lassetto lipidico. Un terzo dei bambini e degli adolescenti obesi ha una sindrome da resistenza allinsulina; tuttavia il diabete tipo 2 è molto meno frequente. La perdita di peso ( 0,5 dellindice di massa corporea) si associa costantemente a un miglioramento della sensibilità allinsulina. Conseguenze e complicazioni Il principale rischio dellobesità in età evolutiva è quello di trapassare a unobesità delladulto. A parte questo il rischio principale riguarda la comparsa delle malattie cardio-vascolari (Tabella 14.32) e linsorgenza della steatoepatite. Una forte obesità nel bambino si associa a una rigidità della parete arteriosa e a disfunzione dellendotelio, elemento importante nella genesi dellateroma. Lobesità del bambino si accompagna a un aumento marcato della sindrome metabolica (vedi Capitolo 22, pag. 386) e del diabete tipo 2: la curva da carico di glucosio patologica è un buon indicatore dellaumentato rischio. In giovani adolescenti lobesità viscerale si accompagna spesso a iperandrogenismo e iperinsulinismo: circa il 50% del testosterone circolante deriva nelle giovani Tabella 14.31 - Diagnosi differenziali nellobesità delletà evolutiva. CAUSE GENERALI SITUAZIONE PATOLOGICA SPECIFICA Cause endocrine Sindrome di Cushing Ipotiroidismo Iperinsulinemia Disfunzione ipotalamica Sindrome di Prader-Willi Sindrome dellovaio policistico (Stein-Leventhal) Pseudoipoparatiroidismo tipo I Sindrome di Turner Sindrome di Laurence-Moon-Biedl Sindrome di Alström-Hallgren Sindrome di Cohen Sindrome di Carpenter Sindromi genetiche Altre sindromi Tabella 14.32 - Complicazioni dellobesità in età evolutiva. COMPLICAZIONI GENERALI SITUAZIONE PATOLOGICA SPECIFICA Cardio-vascolari Aumento della pressione arteriosa Aumento dei livelli di colesterolo totale Aumento della trigliceridemia Aumento delle lipoproteine a bassa densità (LDL) Aumento delle lipoproteine a densità molto bassa (VDL) Diminuzione delle proteine ad alta densità (HDL) Iperinsulinismo e aumento della resistenza allinsulina Diabete mellito non insulino-dipendente Nei soggetti di sesso femminile: menarca precoce menopausa precoce disordini mestruali sindrome dellovaio policistico Nei soggetti di sesso maschile: diminuiti livelli di testosterone oligospermia aumentati livelli di estradiolo Colelitiasi Steatoepatite (spesso con ipertransaminasemia), fibrosi periportale, cirrosi Sindrome di Pickwick: apnea ostruttiva nel sonno Ipoventilazione polmonare primaria Asma Alterazioni della funzione polmonare Endocrine Gastro-intestinali Polmonari Muscoloscheletriche Osteoartrite Malattia di Blunt (tibia vara) Epifisi femorali punteggiate Neurologiche Pseudotumor cerebri donne dal tessuto adiposo. Daltra parte linsulino-resistenza stimola lovaio e il surrene a produrre androgeni. Ne consegue spesso un elevato rischio di disordini mestruali e dellesordio precoce della sindrome dellovaio policistico, quadro reversibile con il calo ponderale. Lobesità infine determina molte alterazioni cardiache, sia strutturali che emodinamiche: essa induce un aumento del flusso sanguigno e della gittata cardiaca, con conseguente tendenza allaumento della pressione arteriosa. Le apnee notturne che così spesso si riscontrano nellobeso, affetto da apnea ostruttiva nel sonno (vedi Capitolo 36, pag. 851), possono contribuire allipertensione dellarteria polmonare. Tutto questo conduce a una cardio-miopatia. Comunque è da evitare di collegare direttamente un elevato indice di massa corporea con un aumento della mortalità totale: recenti studi hanno messo in evidenza che: pazienti in sovrappeso con indice di massa corporea fra 25 e 30 hanno un minor rischio di mortalità totale e di mortalità per cause cardio-vascolari; pazienti obesi (IMC fra 30 e 35) non hanno un aumen- Capitolo 14.fm Page 286 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 286 tato rischio di mortalità totale e per malattie cardio-vascolari; pazienti fortemente obesi (IMC 35) non hanno un aumento della mortalità totale, ma hanno un rischio maggiore di mortalità cardio-vascolare. Questi rilievi dimostrano che lindice di massa corporea non è in grado di discriminare la massa magra e la massa grassa del nostro corpo. Come abbiamo visto lobesità si associa spesso a un aumento, per lo più modesto, delle aminotransferasi, riconducibile a una steatosi epatica non-alcolica. Alcuni di questi casi di steatosi evolvono in fibrosi epatica, fino alla cirrosi, con modificazioni non più transitorie, ma permanenti. I soggetti in sovrappeso od obesi, soprattutto se di sesso femminile, vanno incontro a deformità degli arti inferiori (ginocchio valgo soprattutto) che li predispongono ad alterazioni ossee nelle età succesive e a traumi di vario tipo, fino alle fratture. Casi di pseudotumor cerebri sono stati descritti, con una frequenza 15 volte il normale, in soggetti con elevato indice di massa corporea. Lobesità e linsulino-resistenza condizionano uno stato microinfiammatorio (vedi pag. 284) che sta alla base delle più gravi complicazioni cardio-vascolari ed epatiche. La popolazione obesa ha una maggiore tendenza a sviluppare infezioni di vario tipo, comprese quelle post-operatorie, e a presentare delle complicazioni, come conseguenza dellinfezione. Gli adolescenti sovrappeso e obesi vengono emarginati nella società. Il sovrappeso e lobesità possono contribuire a uninsufficiente capacità di allattamento al seno nelle prima settimana dopo il parto. È stato notato un aumento nel numero delle morti in donne obese con ridotta attività fisica: obesità e inattività sono due forti predittori, che agiscono indipendentemente. Una perdita degli anni di vita è stata notata daltra parte in ambedue i sessi. Prevenzione e trattamento È ormai chiaro che la prevenzione del sovrappeso e dellobesità deve inziare prima della gravidanza e deve continuare nella prima infanzia. Nel campo della prevenzione il pediatra deve avvertire la famiglia che è inutile somministrare nutrienti al di là di quanto non richieda listinto del bambino, che è necessario ridurre il numero delle ore che il bambino passa davanti al televisore, e che è sempre utile spendere energia per camminare, per lesecuzione di esercizi ginnici a domicilio o per praticare qualche sport. LAccademia Americana di Pediatria raccomanda che tutti i bambini con almeno due fattori di rischio (storia familiare di diabete mellito tipo 2, screening per il diabete mellito tipo 2 a partire dalletà di 10 anni, appartenenza a gruppi etnici suscettibili, ipertensione, dislipidemia, acantosi nigricans, sindrome dellovaio policistico) siano sottoposti ad accertamenti, a partire dalletà di 10 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI anni, e successivamente ogni 2 anni. La curva da carico di glucosio è la prima prova per lo screening del diabete mellito tipo 2 nel bambino e nelladolescente. Bastano 50 calorie in più al giorno per aumentare di peso 2,5 kg in un anno. 50 calorie corrispondono a: 1 cucchiaino di burro; 2 cucchiaini e mezzo di zucchero. Un basso peso alla nascita per letà gestazionale, indice di insufficienza placentare, fumo materno in gravidanza, o alternativamente macrosomia per diabete materno gestazionale, possono essere associati successivamente a obesità. Per prima cosa il pediatra, di fronte a un bambino obeso, deve domandare ai genitori se essi sono daccordo con questa diagnosi: a volte il bambino obeso giunge allambulatorio del pediatra per una malattia intercorrente e il rilievo dellobesità è occasionale. Una volta trovato laccordo coi genitori è bene accertare se essi siano convinti che essere obesi comporta un certo rischio per la salute, attuale e futura, del bambino; se la risposta è sì, va posta lultima domanda, quella dalla quale dipende il successo o meno della vostra opera: il bambino e la famiglia sono coscienti che per dimagrire sono necessari un forte impegno e una qualche sofferenza da parte di tutti?. Se le risposte sono tutte positive, il pediatra può offrire la propria opera per cercare di risolvere il sovrappeso del bambino. In un bambino già obeso queste possono essere le linee direttive: ridurre gli introiti alimentari (meglio se sotto la guida di un dietista, ma sempre sotto il controllo del pediatra); aumentare i consumi; coinvolgere la famiglia, attraverso il colloquio, dal quale deve risaltare la difficoltà di raggiungere anche un parziale successo; conquistare la fiducia della famiglia e del bambino per aumentare le probabilità di successo. Una restrizione calorica media può essere iniziata in qualsiasi bambino obeso o sovrappeso, quando la famiglia sia motivata a cambiare la abitudini alimentari. Tuttavia una riduzione o un arresto del peso si raggiungono più facilmente con un aumento della spesa energetica. Sono sempre da prescrivere un ridotto consumo degli zuccheri semplici e un aumentato consumo di fibre. Molta importanza è stata data allinduzione del senso di sazietà dopo un pasto. A questo proposito è stato fatto riferimento allindice glicemico, che misura gli effetti di un alimento sui livelli post-prandiali della glicemia; esso viene definito come larea al di sotto della curva di risposta glicemica dopo il consumo di 50 g di carboidrati, con riferimento al pane bianco o al glucosio. I cibi che evocano un rapido aumento dei livelli della glicemia Capitolo 14.fm Page 287 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 287 ALTRI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE sono chiamati ad alto indice glicemico, mentre quelli che determinano una minima fluttuazione sono chiamati a basso indice glicemico. Le diete a basso indice glicemico hanno bassi livelli di glicemia, scarsa risposta in insulina, migliorano il profilo dei lipidi, aumentano la sensibilità allinsulina e riducono la lipogenesi. Le diete a basso indice glicemico sono utili nei bambini e negli adolescenti obesi, nei quali le percentuali di secrezione dinsulina sono generalmente più alte di quelle presenti nei loro coetanei magri; con questa dieta il prolungato senso di sazietà, associato con i cibi a basso indice glicemico, è un metodo efficace per ridurre lintroito calorico e per ottenere un controllo del peso di lunga durata. Nella pratica una dieta a basso indice glicemico consiste di carne di pollo, verdure con condimento, frutta e biscotti a pranzo, insieme a prosciutto, formaggio e una mela a cena. Un aumento dellattività motoria è sempre fortemente opportuno. Va escluso nel bambino qualsiasi trattamento farmacologico rivolto alla soppressione del senso della fame. Qualche studioso limita lintervento farmacologico nel bambino e nelladolescente ai soggetti che abbiano un IMC al 95° percentile o più. Tra i farmaci anoressizzanti lunico agente approvato in età pediatrica è la sibutramina, un inibitore non selettivo della riassunzione della serotonina, della norepinefrina e della dopamina. Tuttavia il soggetto trattato va controllato strettamente perché sono stati descritte, durante il trattamento, che non deve durare più di 2 anni, lieve ipertensione e tachicardia. Lorlistat, un inibitore della lipasi pancreatica, che aumenta le perdite fecali di trigliceridi, ha permesso di ottenere buoni risultati. Negli Stati Uniti lorlistat è indicato in soggetti di età superiore ai 12 anni. È opportuno che il trattamento farmacologico venga preso in considerazione nelle forme complicate di obesità o quando fallisca il nostro intervento sullo stile di vita e sulle abitudini alimentari. Per il trattamento della steatoepatite è stata suggerita la somministrazione di vitamina E; lacido ursodesossicolico non ha dimostrato alcuna efficacia. Il consumo di latte e latticini ha una forte associazione inversa con la sindrome di resistenza allinsulina fra adulti obesi, tanto da ridurre il rischio di diabete tipo 2 e di malattie cardio-vascolari. Camminare e correre richiedono spese energetiche maggiori per il bambino obeso. Non è tanto difficile far perdere peso a un bambino nei primi mesi di cura, quanto è difficilissimo impedire che egli in breve tempo, se limpegno della famiglia si attenua, riprenda il suo sovrappeso iniziale. Da un punto di vista generale non è tanto importante perdere peso, quanto instaurare un diverso rapporto con il cibo. Se riusciamo a mantenere il peso, riscontrato alla prima visita, alla fine del semestre successivo, dobbiamo considerarlo un evidente successo, perché nel frattempo lindice di massa corporea si localizza in un binario inferiore, perché, come abbiamo visto, le curve dellindice di massa corporea crescono con laumentare delletà. Non conviene quindi impegnarsi in un soggetto in via di sviluppo nel tentativo di farlo diminuire di peso; il nostro obiettivo, altrettanto valido, deve essere quello di mantenere il peso nel tempo. Questa sarebbe già una bella vittoria. ALTRI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE I disturbi del comportamento alimentare comprendono situazioni molto complesse, legate a condizioni psicologiche, biologiche e sociali. Esse si distribuiscono in un continuum che va dalla assoluta normalità al paziente affetto dal quadro più grave, assumendo caratteristiche diverse a seconda delletà. La frequenza con la quale queste manifestazioni si presentano in età evolutiva rende necessario che il pediatra acquisisca le nozioni indispensabili per impostare prima il sospetto e poi la diagnosi di queste diverse situazioni, che, solo apparentemente, sembrano essere costituite da fenomeni contrari, quali lanoressia e la bulimia. Anoressia nervosa Lanoressia infantile, cioè lanoressia secondaria dei primi 2-3 anni di vita, legata a fattori psico-sociali per un alterato rapporto madre/figlio, pur essendo una situazione assolutamente diversa dalla anoressia nervosa, ha comunque degli effetti diretti sia sullaccrescimento staturo-ponderale che sullo sviluppo cognitivo. Completamente diversi il quadro e le conseguenze dellanoressia nervosa che colpisce soprattuto soggetti di sesso femminile in corrispondenza della pubertà. Laumentata incidenza e prevalenza dellobesità, dellanoressia e della bulimia nervosa nei bambini e negli adolescenti ha reso indispensabile che il pediatra divenga familiare con la precoce identificazione e con lappropriato trattamento dei disordini della nutrizione. Durante lultima decade, la prevalenza dellobesità nei bambini e negli adolescenti è aumentata in modo significativo, accompagnandosi a unenfasi poco salutare nel prescrivere diete e a perseguire perdite di peso. Oggi si pensa che negli Stati Uniti lo 0,5% delle adolescenti soffra di anoressia nervosa e che dall1 al 5% risponda ai criteri della bulimia nervosa. Dal 10 al 15% di tutti i casi sono rappresentati dai maschi. Accanto a questi cè un numero molto più largo di soggetti con forme più lievi, che non rientrano nei criteri del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-IV) per lanoressia e la bulimia nervose. In Italia nel 2000 sono stati identificati 65.000 soggetti con anoressia o bulimia, con 8.500 nuovi casi allanno. La causa dellanoressia mentale è sconosciuta. In una buona percentuale di casi la malattia fa seguito Capitolo 14.fm Page 288 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 288 a tentativi di perdere peso, che improvvisamente sfociano nella paura di essere grassi e nella costante preoccupazione di divenire sempre più sottili. Il pediatra deve essere sempre pronto a sospettare unanoressia mentale in un adolescente che dimostri unevidente perdita di peso; egli inoltre, per quanto riguarda la prevenzione, deve tener sempre presente la possibilità di sviluppo dellaffezione, ogni volta che si trovi di fronte a un adolescente con peso lievemente superiore al normale. Egli deve cercare di convincerlo ad alimentarsi nel modo più adatto e deve spingerlo verso la pratica di uno sport: non deve mai intervenire in modo pesante, ma deve, come sempre, dimostrarsi disponibile e comprensivo nei suoi confronti. Sono stati individuati alcuni fattori predisponenti, fra i quali in primo luogo un comportamento perfezionista, scarsa stima di se stessi e in ben il 40% dei casi una storia di leggero sovrappeso (Tabella 14.33). Un altro costante aspetto che caratterizza lanoressia mentale è levidente piacere del paziente di aver raggiunto un basso peso, per ragioni personali ed emotive. Al contrario, ogni aumento in peso anche minimo determina uno stato di grave ansietà, che viene immediatamente superato quando laumento in peso sia scomparso. Le ragazze affette da anoressia nervosa sono delle brave cuoche e delle scolare diligenti. Nonostante la riduzione dellintroito di nutrienti, solo eccezionalmente si manifestano segni o sintomi di carenze vitaminiche, ma i capelli cadono di frequente, mentre sulle spalle e al volto compare una peluria sottile, simile a lanugine. La pelle è ruvida, con una desquamazione furfuracea. Nei confronti della dieta prevalgono due comportamenti antitetici: il primo è caratterizzato dal digiuno, dallastinenza o dalla forte restrizione; il secondo è rappresentato dalla bulimia occasionale, che si manifesta in improvvisi impulsi a mangiare in gran quantità, spesso un solo tipo di alimento. Alla fine dellabbuffata viene sovente provocato il vomito, o vengono usati lassativi e diuretici per impedire la comparsa di un aumento di peso. Lesecuzione di eserTabella 14.33 - Elementi per la diagnosi di anoressia nervosa. Sforzi per scendere di peso al di sotto del minimo per letà e per laltezza Calo di peso al di sotto del 15% di quello ideale e insufficienza a seguire il naturale guadagno in peso durante la crescita, con la conseguenza di avere un peso che è al di sotto del 15% di quello che ci si aspetta per letà e per laltezza Alterazione dellimmagine corporea: sentirsi grassi, nonostante levidente stato di estrema magrezza Intensa paura dingrassare, anche di fronte a unevidente perdita di peso Assenza di almeno 3 cicli mestruali Nessuna malattia che giustifichi la perdita di peso 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI cizi sfrenati è un altro metodo per tenere il peso sotto controllo. Altri aspetti comprendono la bradicardia, losteopenia, il ritardo nello svuotamento gastrico, la linfopenia, lECG a basso voltaggio, la diminuzione del FEV1, lipotermia, la miopatia, la neuropatia e, nelle forme gravissime, i segni della sofferenza cerebrale. Alla risonanza magnetica è evidente un deficit della sostanza grigia, che persiste anche quando il peso sia stato riacquistato. Il livello di leptina è molto basso. Nella maggioranza delle pazienti lamenorrea, che insorge quando il peso scende al di sotto dei limiti normali, è dovuta ai bassi livelli ematici di ormone luteinizzante, che porta a una ridotta stimolazione ovarica, a bassi livelli di estriolo e di progesterone. Le modificazioni nellasse ipotalamo-ipofisi-tiroide comportano un abbassamento dei livelli ematici di T3 e di T4. La produzione di cortisolo è alta: limpiego del desametazone non modifica, come di norma, i livelli di cortisolo. Il guadagno in peso e il raggiungimento dei livelli normali correggono tutte le modificazioni endocrine già descritte nei soggetti con anoressia mentale. La diagnosi differenziale prevede: la malattia di Addison, lipertiroidismo, il diabete mellito, la presenza di tumori, la tossicodipendenza, la depressione primaria, la schizofrenia e i disordini ossessivo-compulsivi. È essenziale che il trattamento sia di tipo multidisciplinare (pediatra, psicologo, neurologo, dietista), basato soprattutto su un programma alimentare e su una terapia individuale e familiare. Il trattamento risulta sempre molto difficile, perché spesso la famiglia nega lesistenza della malattia e ne maschera i sintomi. Lo scopo del trattamento è quello di ripristinare il giusto peso e di ristabilire un corretto comportamento alimentare. Un adeguato apporto di nutrienti, eventualmente per via endovenosa, è daltra parte essenziale per salvare la vita di questi pazienti, ammalatisi acutamente: il ricovero in ospedale (quando la perdita di peso superi il 25%) e il momentaneo allontanamento dalla famiglia possono essere necessari. Da ricordare che lanoressico, mentre rifiuta il cibo, accetta quasi volentieri le medicine e le diverse prescrizioni mediche, purché non riguardino i nutrienti. Una volta superata la fase acuta, prima diniziare il trattamento vero e proprio è bene, alla presenza del paziente e dei genitori, stabilire, attraverso la discussione e il compromesso, uno schema preciso di trattamento. Se il trattamento ha successo, si passa a unalimentazione su base volontaria con lassunzione di pasti regolari. Il trattamento deve prevedere anche la cura di alcune complicazioni, come la disidratazione, lipopotassiemia, le gravi disritmie, o la sospensione delluso improprio di alcuni farmaci, come lassativi e diuretici. Chi segue direttamente il paziente deve anche tener conto della possibilità, relativamente frequente, di tentativi di suicidio o di suicidi veri e propri. In qualche caso è indicata una terapia antidepressiva o di stimolo dellappetito: in questo caso la ciproeptadina (Periactin) trova la sua vera indicazione. Capitolo 14.fm Page 289 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 289 ALTRI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE Tabella 14.34 - Caratteristiche rispettive dellanoressia e della bulimia nervosa. ANORESSIA NERVOSA Forte preoccupazione per il cibo Perdita di peso Sesso femminile Storia familiare Metodi per controllare il peso Senso di colpevolezza e di vergogna Negazione del fenomeno Personalità Età desordio Endocrinopatia/metabolismo Complicazioni cardio-vascolari Complicazioni gastro-intestinali Aspetti psichiatrici BULIMIA NERVOSA Sì Grave 95% Positiva per anoressia mentale Grave restrizione alimentare, vomito, esercizio fisico Nessuno Sì Ritirata, asessuale Bimodale: 13-14 anni e 17-18 anni Amenorrea, aumento dellormone della crescita, osteoporosi, ipotermia, ipercarotenemia Bradicardia, ipotensione, aritmie Stitichezza, elevazione dellattività degli enzimi epatici Depressione, suicidio, paure ossessive A distanza di 21 anni dalla remissione, poco più della metà dei soggetti risulta completamente guarito, il 20% circa si ritrova in una situazione intermedia, mentre il 26% ha avuto unevoluzione sfavorevole; il 15,6% del totale (tutti i soggetti appartenevano allultimo gruppo) era andato incontro a morte, per condizioni collegate allanoressia mentale. In tempi più brevi il rischio di recidiva è del 30-40% e la letalità si aggira fra il 3 e il 5%; nei sopravvissuti la persistenza di problemi psicologici è elevata (20%). Bulimia nervosa Pur sembrando superficialmente che la bulimia sia il contrario dellanoressia, se si osservano meglio i due fenomeni sulla base di quanto rilevato in un sempre maggior numero di soggetti, risulta evidente che esistono fra i due quadri molti punti di contatto, che giustificano, come fanno molti studiosi, la descrizione dellanoressia mentale e della bulimia nello stesso capitolo. Il comportamento di un paziente con bulimia mentale è caratteristico: rimane preda di episodi, sempre più frequenti, di abbuffamento, senza riuscire a controllare la sua iperalimentazione. Abbiamo già visto come episodi di bulimia possano in qualche paziente entrare a far parte del quadro di unanoressia nervosa (Tabella 14.34). Lapplicazione di una dieta, in un soggetto con peso di poco superiore al normale, è, nella maggior parte dei casi, una precondizione necessaria per lo sviluppo della bulimia. La prevalenza è intorno al 5%, con un rapporto femmine/maschi di 5-6:1, cioè un po più basso di quello dellanoressia mentale. Durante la crisi di bulimia il paziente ingerisce quantità impensabili del cibo proibito, quasi sempre ricco in Sì Fluttuante 90-95% Positiva per depressione Restrizione e crisi bulimiche con vomito indotto e uso di diuretici e lassativi Sì No Libera, eterosessuale 17-25 anni Irregolarità mestruali, ipopotassiemia Miocardite e infarto miocardico acuto da ipecacuana, usata per procurarsi il vomito Dilatazione e rottura gastrica, esofagite, tumefazione delle parotidi, erosione dello smalto dei denti Comportamenti impulsivi, dipendenza da alcol o da droghe, depressione, suicidio carboidrati e in grassi (Tabella 14.35), ma può mangiare anche gli avanzi di cibo, assolutamente non graditi al palato. I cibi vengono assunti con grande rapidità e di nascosto, senza tener conto del gusto. Il vomito conclude spesso la crisi bulimica: la maggior parte delle alterazioni metaboliche è un effetto diretto del vomito. Confrontando un paziente bulimico con uno con anoressia nervosa, è più facile riscontrare nei soggetti con bulimia alterazioni della personalità, difficoltà a controllare gli impulsi (piccoli furti, tossicodipendenza, promiscuità sessuale), storia personale o familiare di alterazioni affettive, insieme a una risposta positiva ai farmaci antidepressivi. Questi pazienti risultano spesso imbarazzati, si sentono colpevoli, si vergognano delle loro crisi bulimiche. Si deve sempre adottare un avvicinamento multidisciplinare al problema (dietisti, educatori, psicologi, psichiatri, pediatri, neurologi): i farmaci antidepressivi trovano una corretta indicazione. Il 5% di questi pazienti tenta il suicidio. Intolleranze e allergie alimentari Una persona mangia nella sua vita da 2 a 3 tonnellate di alimenti, ma, nonostante questo, la maggior parte degli individui non mostra reazioni contrarie ai cibi. Tuttavia, circa il 25% di essi pensa di avere una reazione allergica a un alimento, anche se in realtà la prevalenza di questi disturbi è molto inferiore e va dal 2 all8% nei bambini piccoli fino a meno del 2% nelladulto. Le più comuni fonti di allergia o intolleranza nel bambino sono rappresentate dal latte vaccino (2%), dalle uova (1,3%), dalle noccioline (0,5%), dalla soia, dal grano, dalle noci, dai pesci e dai frutti di mare. Capitolo 14.fm Page 290 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 290 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI Tabella 14.35 - Criteri diagnostici nella bulimia nervosa secondo il DSM-IV. Episodi ricorrenti di alimentazione sfrenata, con rapido consumo di grandi quantità di cibo in brevi periodi di tempo: almeno 2 episodi alla settimana per 3 mesi Eccessivo interessamento per la forma e per il peso del corpo Almeno 3 delle 5 situazioni riportate: consumo di cibi altamente calorici, spesso difficilmente digeribili, durante unabbuffata consumo di altri cibi relativamente basso, durante una crisi di bulimia alla fine della crisi bulimica, dolori addominali, vomito indotto, sonno e interruzione dei rapporti sociali ripetuti tentativi di perdere peso con diete restrittive, purganti, diuretici e vomito provocato frequenti fluttuazioni del peso, di oltre 4,5 kg, sia verso lalto che verso il basso Consapevolezza di avere un anormale comportamento alimentare, paura di essere incapace di fermare lintroduzione di cibo con la volontà; mancanza assoluta di controllo durante la crisi bulimica Depressione e autocommiserazione dopo la crisi Esclusione dellanoressia nervosa e di cause fisiche conosciute degli episodi di bulimia Le reazioni alimentari contrarie, cioè le risposte anormali allingestione di un alimento (Tabella 14.36), possono essere suddivise per quanto riguarda la causa in: reazioni contrarie non immunomediate (Tabella 14.37); reazioni contrarie immunomediate (Tabella 14.38 e Figura 14.15), da suddividere in IgE-mediate e non IgE-mediate. Lavvelenamento, chiamato ciguatera, è la più comune causa non immune di malattia di origine alimentare, dovuta a sostanze chimiche presenti in alcuni pesci tropicali, che si sono alimentati con alghe dinoflagellate. La malattia è caratterizzata inizialmente da gravi sintomi gastro-intestinali, seguiti da compromissione neurologica. Nei Paesi occidentali la più comune intolleranza è quella al lattosio, presente nel latte vaccino, per deficienza della lattasi intestinale. La mancanza dellenzima porta a unaumentata concentrazione di lattosio nel colon, dove i batteri lo convertono in CO2, idrogeno e acqua. I sintomi, legati a uneccessiva produzione di gas, comprendono crampi addominali, flatulenza e diarrea. In Italia altre condizioni ereditarie-metaboliche sono linsufficienza pancreatica e la deficienza di glucosio-6fosfato-deidrogenasi. Un fenomeno molto frequente nelle reazioni immuni a carico dellapparato gastro-intestinale è quello della tolleranza, cioè, della scomparsa, dopo anni dallinizio, della sintomatologia legata allintroduzione, per esempio, delle proteine del latte vaccino. Un soggetto diventa tollerante quando una proteina alimentare può entrare in circolo o può venire in contatto con tutte le cellule immuni senza indurre una manifestazione immunologica. In seguito allacquisizione della tolleranza, un bambino che nel 1° anno di vita aveva dimostrato la comparsa di sintomi (vomito, diarrea, sintomi generali) al contatto con le proteine del latte vaccino, durante il 2° anno, o Tabella 14.37 - Cause di reazioni contrarie non immunomediate. Metaboliche Tabella 14.36 - Manifestazioni immuni indotte dagli alimenti. SEDE DELLA REAZIONE Cute Albero respiratorio Apparato gastro-intestinale Generalizzata: anafilassi TIPO DI REAZIONE Orticaria acuta e angioedema Orticaria da contatto Orticaria cronica e angioedema Dermatite atopica Dermatite erpetiforme Rinite allergica Asma Emosiderosi polmonare indotta dagli alimenti Enterite acuta Indotta dai cibi Indotta dallesercizio (Modificata da Spergel J.M. e Pawlowski N.A.: Food allergy: mechanism, diagnosis and management in children, Pediatr Clin North Am 49:73-96, 2002.) Farmacologiche Tossiche Infettive Disaccaridasi deficienza: deficienza di lattasi Favismo: deficienza di glucosio-6-fosfatodeidrogenasi Insufficienza pancreatica: fibrosi cistica Galactosemia Fenilchetonuria e altri errori congeniti del metabolismo Caffeina Istamina Tiramina Aromi e conservanti: metabisolfito di sodio Colori: tartrazina Tossine batteriche o fungine: Clostridium botulinum, aflatossine Tossine dei pesci: tonno, sgombro Chimiche: ciguatera Contaminanti: metalli pesanti, pesticidi Parassiti: Giardia Batteriche: Salmonella sp. Virali: epatite (Sampson H.: Food allergy II: diagnosis and management, J Allergy Clin Immunol 103:981-9, 1999.) Capitolo 14.fm Page 291 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM ALTRI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE Tabella 14.38 - Reazioni contrarie immuno-mediate a carico dellapparato gastro-intestinale. TIPO DIMMUNOMEDIAZIONE QUADRO CLINICO IgE-mediate Allergia orale Ipersensibilità immediata dellapparato gastro-intestinale (vomito, nausea, coliche, dolori addominali, diarrea) Non IgE-mediate Enteropatia da proteine alimentari Enterocolite, proctite, enteropatia indotte dalle proteine alimentari (FPIES): vomito e diarrea, associati a quadro shock-simile Proctite da proteine alimentari Meccanismi immuni misti (IgE e cellule T) Esofagite eosinofila Gastrite eosinofila Gastroenterite eosinofila Figura 14.15 - Valutazione di sintomi gastro-intestinali, sospetti di essere IgE-mediati. 291 meglio al suo compimento, tollera al 100% queste proteine, che non sono più capaci dindurre una reazione immune. Per definire una reazione contraria immunologica IgE-mediata è necessario che essa avvenga rapidamente, spesso entro pochi minuti e sempre prima di due ore e mezzo. Le forme intestinali immuni non IgE-mediate iniziano in generale dopo 1,5 ore dallingestione dellalimento; anche nelle forme miste linizio dei sintomi è ritardato. È stato visto che ritardare lesposizione iniziale ai cereali dopo i 6 mesi può amentare, invece che diminuire, il rischio di sviluppare unallergia al frumento. La sola terapia efficace per lallergia alimentare è lallontanamento dellalimento in causa. I farmaci vengono usati in generale solo per trattare alcuni sintomi atopici specifici; a volte gli steroidi per via orale sono indicati nelle gravi enteropatie. Tutti i pazienti a rischio di anafilassi debbono essere abituati a riconoscere i primi Capitolo 14.fm Page 292 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM 292 14 - NUTRIZIONE ED EVENTI PATOLOGICI AD ESSA COLLEGATI sintomi e a trattare adeguatamente le eventuali crisi di anafilassi. Ladrenalina autoiniettabile rappresenta un mezzo essenziale, da mettere a disposizione dei soggetti ad alto rischio. ALIMENTAZIONE IN ALCUNE SITUAZIONI NORMALI E PATOLOGICHE Nutrizione enterale e parenterale Esistono alcune controindicazioni allalimentazione per via orale, rappresentate dalle ostruzioni e dalle perforazioni intestinali, dalla ritenzione gastrica, dalle gravi emorragie gastro-intestinali, dalle malattie croniche intestinali o dalla prematuranza: tutte situazioni che richiedono vie alternative per la somministrazione dei nutrienti. Altre volte, in occasione di situazioni di ridotta digestione intestinale o dipersensibilità alle proteine del latte, vengono usate diete, cosiddette elementari, costituite da idrolisati proteici spinti (vedi pag. 250), che hanno come caratteristica comune quella di essere poco palatabili. In questi casi, specialmente nei bambini più grandi, la soluzione viene somministrata, mediante un tubino naso-gastrico, direttamente nello stomaco (alimentazione enterale); questa via di somministrazione è molto usata anche nei pretermine e nei bambini che abbiano comunque difetti della deglutizione o in quelli nei quali si voglia forzare lassunzione di cibo. Nei casi più gravi allalimentazione enterale va associata lalimentazione parenterale per via venosa. Esistono alcune complicazioni che possono insorgere in seguito allinserzione di un catetere naso-gastrico: prima fra tutte lerosione del setto nasale, la risalita del catetere in esofago e la successiva discesa nelle vie aeree, il passaggio dallo stomaco al duodeno o, infine, la perforazione della parete gastrica. I cateteri di silastic riducono lincidenza delle complicazioni. Se si prevede che lalimentazione enterale debba durare a lungo, si può ricorrere a una gastrostomia percutanea, con posizionamento di un catetere. La nutrizione parenterale va presa in considerazione quando non sia possibile un apporto alimentare adeguato alla crescita normale, con la più semplice alimentazione enterale: nonostante questo, in ogni caso lalimentazione enterale rimane la preferita, perché più fisiologica, meno costosa e gravata da minori complicazioni. Spesso la nutrizione parenterale completa quella enterale, almeno finché questultima sia in grado di fornire una parte relativamente elevata di nutrienti. La nutrizione parenterale trova la sua indicazione nelle anomalie congenite gastro-intestinali, nelle enteriti necrotizzanti gravi, nella sindrome dellintestino corto, nella diarrea intrattabile, che non risponde allalimentazione enterale. Ma essa può trovare un utile impiego anche in pazienti con traumi estesi, ustioni, malattie maligne, insufficienza di molteplici organi e apparati e, nelle forme gravi, di malattie infiammatorie croniche. Nella maggior parte dei casi per la nutrizione parenterale viene usata una via di accesso venosa periferica, sostituita da una via di accesso centrale quando quella periferica non sia più praticabile. Nel caso in cui si preveda un uso prolungato, può essere istituita fin dallinizio una via di accesso centrale. Mediante soluzioni dei diversi nutrienti si somministrano calorie, aminoacidi, elettroliti, vitamine, minerali (eccetto il ferro), elementi traccia e acidi grassi essenziali. Le calorie non proteiche sono costituite da carboidrati (glucosio) e da unemulsione di lipidi al 20%. Le soluzioni usate per la nutrizione parenterale periferica sono costituite da: soluzione di glucosio al 10-12%; soluzione di aminoacidi al 2-3% o più (per fornire 0,82 g di proteine/kg/24 ore nei bambini di qualche anno, di 1,5-3 g/kg/24 ore nei nati a termine e di 2,5-3,5/kg/ 24 ore nei pretermine); lipidi, allinizio 0,5-1 g/kg/24 ore per arrivare a 2-4 g/ 24 ore (compresi di acidi grassi essenziali). La densità calorica delle soluzioni di glucosio e di aminoacidi è limitata dallosmolarità delle soluzioni (10% di glucosio = 550 mOsm), poiché soluzioni con unosmolarità superiore a 600 mOsm/l causano flebite nelle vene periferiche. Sono i lipidi, dotati di elevata densità calorica e di bassa osmolarità, che forniscono le calorie necessarie rimanenti. Da tener presente che le necessità caloriche per via venosa sono del 10% inferiori a quelle richieste nellalimentazione enterale, per la mancanza di perdite con le feci e di spese caloriche, in seguito alleffetto termico dei nutrienti. Le soluzioni usate per la nutrizione parenterale centrale differiscono da quelle usate per laccesso periferico, soprattutto per la concentrazione di glucosio, che può essere elevata al 20% e, in rari casi, fino al 30%. La concentrazione di aminoacidi, di minerali traccia e di vitamine va adattata al singolo paziente. Il catetere viene posizionato chirurgicamente in una branca della vena succlavia o della vena giugulare e attraverso un tunnel nel sottocute viene messo in comunicazione con lesterno a livello della parete anteriore del torace; esso viene spinto prossimalmente fino allatrio destro. Lelevato flusso ematico nelle vene centrali diminuisce il rischio nelluso di soluzioni altamente concentrate. Nel corso della nutrizione parenterale vanno di continuo controllati il catetere, la sua sede dinfissione nella cute, il bilancio dei liquidi e degli elettroliti, la crescita e le risposte metaboliche del bambino. Gli esami di laboratorio comprendono la determinazione della glicemia, dellazoto ureico, della creatinina, del calcio, del fosforo, del magnesio, della bilirubina (coniugata e non coniugata), dellalbumina, degli enzimi epatici e dei trigliceridi: essi vanno determinati prima dellinizio del trattamento e poi con cadenza settimanale. Le complicazioni sono numerose: si tratta di complicazioni di tipo metabolico, di tipo tecnico (riferentesi al Capitolo 14.fm Page 293 Thursday, July 17, 2008 2:43 PM ALIMENTAZIONE IN ALCUNE SITUAZIONI NORMALI E PATOLOGICHE catetere) e di tipo infettivo. Quella che si verifica abbastanza spesso, quando la nutrizione enterale perduri per oltre 2 settimane, è lalterata funzione dellalbero epatobiliare con la comparsa della colestasi, che consiglia il passaggio in tempi brevi allalimentazione enterale. Lo sbocco del catetere deve essere accuratamente pulito con soluzioni asettiche, in situazioni di assoluta sterilità. Nei pretermine luso prolungato dellalimentazione enterale o della nutrizione parenterale può successivamente rendere difficile il passaggio alla nutrizione per le vie naturali, per la perdita del riflesso della deglutizione: per evitare questo inconveniente viene comunemente usato il succhiotto, allo scopo di mantenere un minimo di funzione: spesso alla fine della nutrizione parenterale è necessario attendere qualche giorno perché il lattante riacquisti in pieno tutte le sue funzioni. Alimenti contaminati e sicurezza alimentare Di recente si sono verificati numerosi episodi che hanno richiamato lattenzione dellopinione pubblica sulla sicurezza degli alimenti, che sono risultati contaminati da: sostanze chimiche di origine naturale o xenobiotici; agenti eziologici di malattie infettive; contaminanti fisici; altro. Capita spesso che la popolazione, eccessivamente allarmata, smetta di consumare tutti quei prodotti che in qualche modo potrebbero essere fonte di potenziali rischi. Purtroppo non sempre sono disponibili informazioni scientifiche che consentano unadeguata analisi dei rischi. Tuttavia merita ricordare che, dopo brevi periodi di grande allarmismo, linteresse dei mass-media si abbassa e anche i consumatori riacquistano la necessaria serenità, almeno fino allallarme successivo. Ricordo lallarme per il Sudan I del 9 maggio 2003, lallarme per la semicarbazide (usata per sigillare i 293 vasetti di vetro degli omogeneizzati e liofilizzati), lallarme per i norovirus (calicovirus) e del tutto di recente per il virus dellinfluenza aviaria, che ha messo in crisi il mercato della carne del pollo e degli altri animali da cortile. Un aspetto particolare è quello del trattamento di prodotti alimentari con radiazioni ionizzanti: questa tecnica, riconosciuta dalla FAO già nel 1984, continua a provocare ancora oggi perplessità e dibattiti. Mentre lUnione Internazionale delle Organizzazioni dei Consumatori (UICO) è contraria, tutte le altre organizzazioni internazionali sono a favore della sua applicazione su larga scala. In effetti il trattamento radiante presenta vantaggi e svantaggi. Fra i primi, i più importanti riguardano la maggior sicurezza sanitaria degli alimenti e la riduzione del deterioramento; inoltre questa tecnica richiede un basso consumo di energia e quindi un impatto ambientale ridotto rispetto ad altre metodiche di conservazione. Tra gli svantaggi vi sono: la perdita selettiva delle vitamine; non tutti i microrganismi, le tossine, le spore, gli enzimi e i virus, presenti nel cibo al momento del trattamento, sono completamente inattivati dalle dosi somministrate di irradiazione. Vengono usati i raggi , emessi da una sorgente di cesio 137 o di cobalto 60 o da fasci di fotoni o di elettroni. In Italia il trattamento degli alimenti con radiazioni ionizzanti è disciplinato dal Decreto Legislativo del 30 gennaio 2001 n. 945, che dà attuazione alle Direttive comunitarie 1999/2/CE e 1999/3/CE. I prodotti sottoposti a irradiazione debbono essere provvisti di unetichetta con la dicitura irradiato e lindicazione della denominazione e dellindirizzo dellimpianto che ha effettuato lirradiazione. In Italia è consentito sottoporre a irradiazione le patate, laglio e le cipolle. LIstituto Superiore di Sanità individua i metodi che possono essere utilizzati per irradiare; esso ha inoltre il compito di eseguire le analisi di revisione. Presto lItalia si troverà costretta ad affrontare limmissione nel mercato interno di prodotti trattati in altri Paesi europei. Parte I.fm Page 2 Monday, July 14, 2008 4:36 PM