newsletter n. 30 - Progetto Cultura
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newsletter n. 30 - Progetto Cultura
Archivio Storico NEWSLETTER N. 30 LUGLIO 2016 news In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / Eventi Inventari / Biblioteca Storica / Fonti Iconografiche e Audiovisive / Archivi del Gruppo / Acquisizioni / Curiosità IN QUESTO NUMERO EDITORIALE IN PRIMO PIANO Omaggio al dettaglio, o della microstoria Tommaso Gallarati Scotti Un ricordo nel cinquantenario dalla morte (1966-2016) p. 1 FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE La donazione Weil Un prezioso arricchimento per la sezione fotografica p. 3 Francesca Pino Questo numero si compone di una curiosa varietà di tematiche, elaborate da studiosi o utenti a vario titolo. Sono solo alcuni dei temi che quotidianamente vengono ricercati dai visitatori effettivi nella sala di studio, o recuperati attraverso lo scanning on demand. Preme sottolineare come l’utilizzo delle fonti d’archivio consenta di entrare in fatti di cronaca ricostruendo logiche e dibattiti d’epoca, che potenziano la comprensione degli interessi degli attori in gioco. Abbiamo pensato di ospitare le testimonianze di stu- denti e studiosi che hanno il pregio di offrire spunti di conoscenza su momenti, luoghi e personalità rilevanti della classe dirigente. È importante d’altro canto che non si arresti l’offerta di nuovi documenti e fotografie, debitamente riordinati, inventariati e valorizzati dal nostro staff. La banca dati degli inventari sta crescendo nella profondità temporale e nella identificazione della storia locale, come apparirà ancor più chiaramente nel numero autunnale. IN PRIMO PIANO ARCHIVI DEL GRUPPO La Cassa di Risparmio di Civitavecchia L’attività a sostegno del territorio nel periodo della ricostruzione p. 8 IN REDAZIONE Direzione Francesca Pino Coordinamento Barbara Costa Realizzazione editoriale Nexo, Milano Hanno collaborato a questo numero Serena Berno Alfredo Canavero Matilde Capasso Paola Chiapponi Maura Dettoni Eleonora Ferrari Raffaella Fontanarossa Aronne Gavazzoni Marco Mocchetti Guido Montanari Giulia Sattolo Newsletter a cura di Archivio Storico Intesa Sanpaolo Via Morone 3 - 20121 Milano Tommaso Gallarati Scotti Un ricordo nel cinquantenario dalla morte (1966-2016) Alfredo Canavero Tommaso Fulco Gallarati Scotti nacque a Milano il 18 novembre 1878, primogenito di una delle più importanti famiglie nobili lombarde di rigorosa osservanza cattolica. Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita a Genova, si dedicò alla letteratura, dirigendo la rivista «Rinnovamento». Accusato di modernismo e scomunicato alla vigilia di Natale del 1907, Gallarati Scotti si sottomise, lasciò la rivista e viaggiò in Egitto e in Palestina per prendersi un periodo di riflessione e meditazione. Tornato in Italia collaborò all’Opera Bonomelli, all’Istituto dei ciechi e fu tra i fondatori dell’Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia. Interventista democratico, partecipò alla Grande guerra, dapprima come volontario tra gli alpini e poi al Comando supremo con Luigi Cadorna. Alla fine della guerra pubblicò la Vita di Antonio Fogazzaro (1920), ma l’opera fu messa all’indice, costringendo Gallarati Scotti e pubblicarne una seconda versione. Gli anni Venti furono comunque un periodo di fervida attività letteraria che portò a varie pubblicazioni di successo: la Vita di Dante (1921), il dramma teatrale Così sia (1922), portato sulle scene da Eleonora Duse, Le più belle pagine di Caterina da Siena (1923) e una vita di San Francesco d’Assisi (1926). Convinto antifascista, fu privato del passaporto e iscritto al casellario politico centrale come oppositore del regime e sovversivo, sorvegliato dagli organi di polizia. Dopo la caduta del fascismo partecipò alle riunioni per creare il Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza del Partito liberale, ma fu costretto a riparare in Svizzera poiché colpito da mandato di cattura come responsabile morale dell’uccisione del Archivio Storico News N. 30 LUGLIO 2016 federale di Milano. Iniziò allora una nuova fase della vita di un uomo che fino ad allora si era occupato solo di studi. Cominciò a tenere un Diario, grazie al quale possiamo seguire, giorno per giorno, la sua vita di esule. Egli seppe intrecciare rapporti importanti con i rappresentanti degli Alleati nella neutrale Svizzera, agì per cercare di collegare i rifugiati di diverse appartenenze politiche e ideologiche e fu assiduo e ascoltato consigliere di Maria José, la principessa di Piemonte, che aveva trovato riparo in Svizzera e che era tenuta lontano dagli altri aristocratici di casa Savoia. Nell’estate del 1944 Gallarati Scotti fu raggiunto dalla proposta di assumere la carica di ambasciatore a Madrid. Accettò e si trovò così a fare parte di quella schiera di ambasciatori “politici” che dovevano permettere all’Italia di mostrare una faccia nuova dopo gli anni del fascismo. A Madrid, dove riuscì a giungere solo all’inizio del 1945, fu accolto bene anche per i suoi titoli nobiliari, ma si trovò di fronte una situazione difficile. Doveva cercare di recuperare dei crediti che Mussolini aveva concesso a Franco nel corso della guerra civile. Riuscì, come lui stesso scrisse orgogliosamente nel suo Diario, là dove non erano riusciti i suoi «predecessori in ottime relazioni di partito coi reggenti della Spagna», rivelandosi come uno dei migliori diplomatici italiani non provenienti dalla “carriera”. Il buon esito dell’esperienza madrilena gli valse, alla fine del 1947, la nomina ad ambasciatore a Londra. Ebbe un ruolo importante nel facilitare l’adesione dell’Italia al Patto Atlantico e alle pri- 2 me istituzioni europee, dando un valido aiuto al ministro degli esteri Carlo Sforza. Alla fine del 1951, tuttavia, si dimise per dissensi con De Gasperi sul problema di Trieste. Tornato in Italia, fu presidente del Banco Ambrosiano (1954-1965) e dell’Ente Fiera di Milano (1954-1958) e collaborò col «Corriere della Sera», scrivendo elzeviri di ricordi, impressioni, meditazioni. Giovanni XXIII lo insignì dell’ordine di San Gregorio Magno, con un gesto che metteva fine alle diffidenze nei suoi confronti da parte della Chiesa e riconosceva il suo costante impegno religioso. Morì a Bellagio nella villa di famiglia il 1° giugno 1966. Nei giorni 1 e 2 dicembre 2016 a Milano, presso la Biblioteca Ambrosiana si terrà il convegno “Tommaso Gallarati Scotti e la Grande guerra”, promosso dal Centro Studi Tommaso Gallarati Scotti. Nell’occasione l’Archivio storico presenterà la conclusione del progetto biennale che ha portato al completamento e all’informatizzazione degli inventari delle Carte di Tommaso Gallarati Scotti conservate alla Biblioteca Ambrosiana e nell’Archivio di famiglia e alla pubblicazione della bibliografia completa dei suoi scritti, mettendo a disposizione degli utenti anche le digitalizzazioni degli articoli a stampa e i Linked Open Data – LOD. FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE Ricordi di famiglia Fotografie e fotografi nella donazione Segre-Weil Maura Dettoni e Guido Montanari Sono disponibili on line (http://intesasanpaolo. xdams.org) le foto di Federico Weil, fondatore, insieme a Otto Joel della Banca Commerciale Italiana. Weil (Randegg, Germania, 1867 – Milano, 1919), all’età di tredici anni si trasferì con la famiglia a Napoli, dove suo padre, Samuele Salomone, divenne uno dei dirigenti della Banca Rothschild. Ebbe la prima esperienza lavorativa a Milano come procuratore presso la banca dei Fratelli WeillSchott, suoi cugini; sempre come procuratore passò poi alla Banca dei Florio, a Palermo e in seguito fu direttore della sede di Palermo del Credito Mobiliare fino al 1893. Proprio come Otto Joel, entrò alla Comit nell’autunno del 1894 come direttore centrale, ma già con le mansioni di amministratore delegato, carica che fu conferita formalmente a lui e a Joel il 31 marzo 1908. Poco tempo dopo condusse felicemente a termine il recupero dei valori della filiale BCI di Messina, abbattuta dal terremoto del 28 dicembre 1908. Mentre Joel seguiva soprattutto i rapporti con il mondo della grande industria e della finanza internazionale, Weil si occupava del servizio ispettivo e degli affari di borsa della Comit, rappresentandola alla Deputazione di Borsa, di cui fu anche presidente. Nel 1914 lasciò la carica di amministratore delegato, restando ai vertici della Banca Commerciale come vicepresidente; si dimise nel 1916, a seguito delle campagne nazionaliste contro la “banca tedesca”, rimanendo consigliere sino alla morte. Notevole fu l’impulso da lui dato alla Croce Rossa Italiana e ad istituzioni milanesi di beneficenza e di assistenza sociale. I fratelli Aldo e Augusto Segre, figli di Gilda Weil, nipote di Federico, hanno donato nel 1994-1995 un piccolo ma prezioso fondo fotografico su vari soggetti, tra cui alcuni inerenti Weil e la sua famiglia (si veda l’articolo di Serena Berno in questa stessa News) insieme ad alcune carte relative alla carriera di Weil in Comit e alle sue onorificenze. EVENTI L’Archivio storico di Intesa Sanpaolo aderisce a Rete Fotografia Serena Berno La Rete per la valorizzazione della fotografia è nata nel 2011 su iniziativa di un gruppo di enti e istituzioni che hanno come obiettivo comune la promozione e la diffusione della cultura fotografica. Nel mese di giugno si è costituita in associazione. Si tratta di uno spazio di confronto e aggiornamento tra realtà pubbliche e private, con o senza scopo di lucro, che operano nel settore della fotografia. Favorisce la condivisione di saperi e informazioni, promuove la formazione del personale tecnico e scientifico, sviluppa la ricerca scientifica, elabora progetti didattici ed educativi verso diversi target di pubblico, sostiene iniziative rivolte ai giovani e offre servizi agevolati. Nel 2008 l’Archivio storico di Intesa Sanpaolo ha avviato la propria sezione fotografica, un patrimonio che consta oggi di circa 280000 fotografie, sulle quali procede parallelamente e scientificamente con le attività di catalogazione e valorizzazione. Si associa quindi alla Rete perché condivide pienamente gli obiettivi e la sinergia d’azione che essa promuove. Per scoprire il patrimonio fotografico di Milano e della Lombardia la Rete promuove quest’anno la settimana degli “Archivi Aperti”: dal 21 al 28 ottobre 2016 sarà possibile visitare gli archivi fotografici di enti pubblici e privati, di musei e di fotografi aderenti alla Rete guidati dai conservatori/curatori degli stessi. Il calendario delle aperture è disponibile sul sito www.retefotografia.i Milano 25 ottobre 2016 Ritrovo in piazza della Scala 6, atrio delle Gallerie d’Italia Rete Fotografia “Archivi Aperti” La sezione fotografica dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo Visita guidata a gruppi ore 16, 17, 18. Durata 1 ora Prenotazione obbligatoria via mail [email protected] (segnalando nome e numero dei partecipanti, l’orario prescelto e un recapito telefonico o mail) oppure telefonando allo 0287943916. Archivio Storico News N. 30 LUGLIO 2016 La serie dedicata alla famiglia Weil raccoglie 15 fotografie. Copre un arco cronologico che va dal 1906 al 1920 e porta una piccola ma importante testimonianza iconografica di uno dei fondatori della BCI. Le fotografie recentemente schedate comprendono ritratti in studio fotografico e immagini scattate in occasioni diverse, eseguiti da alcuni tra gli studi milanesi più prolifici dell’epoca: Varischi & Artico, Luigi Stucchi e Attilio Badodi. Di particolare interesse sono le due fotografie scattate a Milano durante l’inaugurazione del palazzo della Borsa, avvenuta l’11 ottobre 1901 alla presenza di Vittorio Emanuele III, e un ritratto di gruppo con alcuni colleghi al lavoro. Sono fotografie che riportano una nitida immagine della vita dell’epoca: da un lato quella del palazzo della Borsa che mostra, con una prospettiva dall’alto, l’uscita del Re e consorte e il loro allontanamento in carrozza mentre un gruppo di uomini, tra i quali Weil, li saluta festosamente; dall’altro un ritratto di gruppo con l’ingegnere Giovanni Battista Casati e altri uomini all’interno della nuova filiale di Bergamo, inaugurata nel maggio del 1909. Tra questi non è presente Otto Joel e questo ci porta all’ultima considerazione: l’Archivio storico non possiede nessuna fotografia che ritrae insieme i due fondatori della Comit. 3 EVENTI La Banca Cooperativa di Cividale del Friuli durante la Grande Guerra Fra il 1917 e il 1919 l’istituto fu ospitato a Palazzo Tornabuoni Giulia Sattolo Federico Weil (secondo a sinistra in prima fila) e Giovanni Battista Casati (primo da sinistra) nella nuova filiale di Bergamo, 1909 circa, fotografo Luigi Stucchi FONTI ICONOGRAFICHE E AUDIOVISIVE Da Palermo a Milano, fino in Cina Fotografie e fotografi nella donazione Segre-Weil Serena Berno La donazione degli eredi Weil ha rappresentato un prezioso arricchimento per la sezione fotografica dell’Archivio storico. Anche se la quantità è esigua – solo 29 pezzi e un album di 60 fotografie – merita attenzione per la peculiarità dei soggetti, per il legame con la storia della Comit e per la presenza di alcuni fotografi di spicco. La maggior parte è costituita da ritratti inviati a Federico Weil in segno di stima e riconoscenza: lo dimostrano le numerose iscrizioni autografe presenti. Sono tutti originali eccetto uno, il bellissimo ritratto in studio fotografico di Bice Mangili, scatto eseguito nel 1869 (la data fu cancellata in fase di riproduzione ma la traccia è ancora visibile), riprodotto dai fotografi Varischi e Artico e poi inviato a Weil nel 1918. Gli stessi fotografi Palazzo Tornabuoni Corsi, Firenze, 1890-1900 ca. (foto Fratelli Alinari) ritrassero nel 1907 – questa volta dal vivo – il marito di Bice, il senatore Cesare Mangili consigliere e poi presidente della Comit. Umberto Varischi e Giovanni Artico lavorarono entrambi nello studio di Leone Ricci, rinomato per la ritrattistica e la qualità dei prodotti, prima di avviare la propria attività con Angelo Pettazzi, commerciante e produttore di apparecchi fotografici. Lo studio "Varischi Artico e C." acquisì notorietà a Milano nel campo dei ritratti infantili e per aver fotografato personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. Bice Mangili, 1869, riproduzione inizio del Novecento di Varischi - Artico Alla fine dell’Ottocento, in tutta Italia, iniziò a diffondersi l’istituzione delle banche popolari che perseguivano lo scopo principale di sopperire alle necessità delle categorie meno abbienti impegnandosi a gestire il piccolo prestito e a garantire i loro modesti risparmi. La Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione di Cividale del Friuli, considerate le precarie condizioni sociali ed economiche della popolazione, nominò un comitato promotore per la costituzione di una Banca Cooperativa, che ebbe sede al piano terra del Museo cittadino e aprì gli sportelli al pubblico il 1° febbraio 1887. Anche la Banca Cooperativa di Cividale subì le inevitabili conseguenze derivate dall’entrata in guerra del Regno d’Italia il 24 maggio 1915 e, dopo la rotta di Archivio Storico News 4 2016 Istituto Canossiano italiano a Hankow, 1900, fotografo sconosciuto to dalla ditta Fotografia Abeni di G. Ogliari & C. nel 1914. Oltre ai collaboratori della Comit, tra i ritratti figurano anche un certo Luigi Boffa, ripreso seduto su una poltrona di legno dallo studio Montabone Fumagalli & Bassani, e il dottor Francesco Gatti, primario e direttore dell’ospedale-sanatorio di Sondalo (Sondrio) che per quella struttura ricevette da Weil e dalla Comit cospicue elargizioni. L’autore di quest’ultimo è Achille Ferrario, fotografo che troviamo ancora nelle quattro stampe sulla costruzione della sede Comit di piazza della Scala a Milano datate 1909, analizzate nel secondo volume dei Quaderni Fotografici dell’Archivio storico. Come omaggio in segno di stima nei confronti di Weil va incluso inoltre l’album fotografico sull’Istituto italiano canossiano a Hankow in Cina (non lontano da Shanghai). Fu inviato da monsignor Gerardo Beccaro a Federico Weil – così racconta la lettera accompagnatoria del 10 marzo 1900 – come ringraziamento per il suo impegno nel progetto del convento fondato dallo stesso Beccaro. Weil fu infatti molto attivo nel sovvenzionare istituti di beneficenza e di assistenza sociale e in particolare promosse tramite la Comit alcune missioni in Asia dei Carmelitani Scalzi guidate dal monsignore. Il fotografo è anonimo ma le fotografie illustrano bene le attività svolte nell’Istituto. Inoltre risulta essere al momento l’unica testimonianza presente della sovvenzione. La donazione comprende infine due fotografie dell’inaugurazione della Borsa di Milano, recanti per timbro “Leone Ricci”, ma eseguite da Varischi e Artico nel 1901, i fotografi che gli succedettero nell’attività nel 1900 e che per qualche tempo mantennero la denominazione del predecessore, e alcune riproduzioni di quadri raffiguranti Weil e Joel. Città di Cividale del Friuli I LUOGHI DELLA GUERRA VISTI Assessorato alla Cultura CON GLI OCCHI Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione di Cividale del Friuli DE L L A PA C E con il finanziamento della Centro di Ricerca e Documentazione con il sostegno della Provincia di Udine Provicie di Udin con la collaborazione di: FRAMMENTI DI MEMORIE Cividale del Friuli e la Società Operaia durante la Prima Guerra Mondiale 1915-1918 Il ritratto più antico appartiene invece a Ignazio Florio, consigliere Comit, e fu eseguito nel 1895 dal fotografo palermitano Giuseppe Incorpora, uno dei primi fotografi professionisti siciliani. Attivo dal 1859, fu nominato Cavaliere del Regno e Fotografo della Real Casa da Umberto I di Savoia e fu premiato a numerose esposizioni universali (Dublino 1865 e Vienna 1873) e nazionali (Palermo 1891-1892 e Torino 1898): “Fotografia Premiata con 36 medaglie”, cita infatti il verso decorato del supporto secondario. Per Milano troviamo invece il ritratto di inizio Novecento del giovane impiegato Walter Weinberg, realizzato dallo Studio Ganzini; fondato nel 1863 a Milano da Giovanni Battista Ganzini era condotto nei primi anni del Novecento da Carlotta Rovello, vedova del noto fotografo morto prematuramente nel 1878. La donna proseguì l’attività dello studio affiancata dalla figlia Udina, specializzata in ritratti infantili, poi sostituita dalla figlia Carla nel 1939 fino alla chiusura nel 1956. Di Alfonso Sanseverino Vimercati, presidente della Comit, si conserva una immagine in duplice copia: la prima è lo scatto originale di Giulio Rossi, recante l’augurio autografo del presidente a Weil per l’anno nuovo 1902; Rossi fu un pittore e un celebre fotografo ritrattista e avviò il suo primo studio di fotografia e dagherrotipia a Milano nel 1854; in seguito aprì succursali a Genova e a Trieste e sperimentò diverse tecniche fotografiche. La seconda foto è una riproduzione della stessa fotografia con timbro di Carlo De Marchi, incorniciata perché “stava sullo scrittoio del comm. Federico Weil”, come hanno testimoniato gli eredi. Fotografato a Milano, ma direttore della filiale di Sassari, fu invece Gervasio Costa che con “stima e reverenza” dedicò a Weil il suo ritratto, prodot- Caporetto del 24 ottobre 1917, si trovò coinvolta, assieme alla popolazione friulana, nel drammatico e disperato esodo verso zone più sicure. Firenze fu un centro focale di smistamento e di asilo per gli esuli e la maggior parte dei cividalesi vi trovò rifugio. L’Istituto, tenendo fede all’impegno di stare vicino alla sua gente, si spostò con i suoi cittadini. Dal 22 novembre 1917 al 20 gennaio 1919 la sede della Banca Cooperativa fu trasferita nel capoluogo toscano, dove poté continuare ad operare senza interruzioni ed ebbe il lustro d’essere ospitata in quella che diventerà dal 1924 la sede storica della Banca Commerciale Italiana, nel Palazzo Tornabuoni Corsi in via Strozzi 4 acquistato della Comit nel 1919. I locali dove operò l’Istituto cividalese, infatti, dopo una serie di restauri ed adattamenti realizzati su progetto dell’ingegnere e architetto Agenore Socini, dal 16 febbraio 1924 sostituirono la precedente sede Comit che era stata inaugurata il 20 maggio 1895 ed era sita in via Bufalini 7. Concluso il conflitto, l’Istituto cividalese tornò nella sede dei Regi Uffici del Palazzo Pretorio di proprietà del Municipio di Cividale del Friuli. Parrocchia di Santa Maria Assunta di Cividale del Friuli Arcidiocesi di Udine KOBARIŠKI MUZEJ Cividale del Friuli locali ex-Coffee Store in via Carlo Alberto orari: ven. 16.00 - 20.00 sab./dom. 10.00 - 13.00 16.00 - 20.00 ingresso libero (g.c.) info: SOMSI Cividale +39 0432 734116 www.somsicividale.it [email protected] Ufficio Cultura +39 0432 710350 www.comune.cividale-del-friuli.ud.it [email protected] Informacittà +39 0432 710460 www.cividalegrandeguerra.it [email protected] Le riproduzioni di alcune foto rappresentanti Palazzo Tornabuoni, sede della Comit, saranno esposte a Cividale del Friuli, via Carlo Alberto, dal 6 luglio nella mostra “Frammenti di memorie. Cividale del Friuli e la Società Operaia durante la Prima Guerra Mondiale”. Info: www.cividalegrandeguerra.it. t l LUGLIO fi 30 G N. Archivio Storico News N. 30 LUGLIO 5 2016 INVENTARI CURIOSITÀ Il questionario per la rilevazione dei danni di guerra alle aziende mutuatarie dell’IMI Ugo Pisa: un anno alla CCB Il potere della filantropia Una fonte dalle molteplici potenzialità Aronne Gavazzoni Matilde Capasso Manifattura Ceramica Pozzi, Torino: visita aerea dello stabilimento, 1937 L’archivio mutui dell’IMI – 20.000 pratiche circa dal 1931 al 1970, tuttora in corso di inventariazione – è una fonte che riserva molte sorprese per il ricercatore. Dalle pratiche degli anni Quaranta è emerso un questionario sui danni di guerra che aiuta a tracciare la situazione delle singole aziende mutuatarie negli anni 1942-1944. Ricordiamo che nell’ottobre 1943 il Governo della Repubblica Sociale Italiana impose il trasferimento dell’Istituto al Nord, a Meina (Novara), mentre a Roma restò solo un ufficio di recapito (Ufficio Stralcio). Grandi erano le difficoltà negli spostamenti e nel ricevere informazioni. I bombardamenti, poi, avevano provocato morti, danni e distruzioni, alcuni impianti industriali erano stati sfollati o requisiti. La gestione dell’attività dell’Istituto era diventata difficile; tra le tante problematiche amministrative vi erano quelle legate al recupero dei crediti dalle aziende danneggiate. Anche per questo motivo l’IMI decise nel febbraio 1944 di inviare ai suoi mutuatari una lettera con allegato un questionario molto dettagliato per avere un quadro generale della situazione in cui versavano le società e gli impianti ipotecati. Lo scopo era quello di poter avviare le procedure nei confronti dell’assicurazione, nei casi in cui i beni ipotecati fossero danneggiati (l’IMI, infatti, poteva far valere il privilegio su eventuali rimborsi versati dall’assicurazione all’azienda). Una prima parte del questionario rilevava l’andamento dell’azienda per gli anni 1942-1943, richiedendo i dati sul fatturato, il numero dei dipendenti, segnalazioni di situazioni di anormalità, variazioni della sede o residenza della ditta. Una seconda parte si soffermava su eventuali danni agli stabilimenti e ai macchinari, quali il reparto, la super- ficie, l’ammontare del danno, se il ripristino era stato deciso, o se era in corso. Una terza parte segnalava eventuali casi di sfollamento o requisizioni. Da ultimo, il mutuatario doveva fornire un elenco degli impianti e macchinari ipotecati con indicazione del loro stato. Naturalmente non tutti i mutuatari risposero. Tra le aziende che diedero notizie troviamo, ad esempio, Ceramica Pozzi, che aveva subìto danni a un edificio e a un deposito merci a Torino e a un altro deposito a Milano, mentre parte degli uffici amministrativi erano stati sfollati da Torino a Gattinara (provincia di Vercelli) [Serie Mutui,1175]; Innocenti, che aveva subito danni sia agli uffici che agli impianti e macchinari [Serie Mutui 1211]; la Ditta Gino Cuturi, dell’Apuania che dall’8 settembre 1943 aveva ridotto il personale e la produzione fino ad arrivare alla completa cessazione dell’attività [Serie Mutui, 1239]; la Società per azioni Metallurgica Savonese (SAMS), che aveva subito danni agli stabilimenti e subìto la requisizione da parte dei tedeschi di una parte dei macchinari [Serie Mutui, 1415]. Idroelettrica Alto Veneto di Calalzo di Cadore, che aveva subito danni alle cabine e alle linee di alta e bassa tensione, nelle zone di Longarone e del Cadore [Serie Mutui, 1420]. Tra le informazioni fornite, ci sono quelle relative alle date delle incursioni aeree che avevano provocato i danni. Il questionario oltre ad essere un esempio di modalità di gestione e recupero di informazioni in una situazione straordinaria e in un periodo drammatico della storia italiana, è uno strumento che può offrire molteplici spunti agli studiosi che vogliono ricostruire questo aspetto storico, potendo integrare la fonte qui descritta con altre all’interno dell’archivio IMI. Lettera di Ugo Pisa a Giuseppe Speroni, presidente della Cariplo, 27 febbraio 1909 A 65 anni ancora da compiere, il 14 marzo 1910, si spegne Ugo Pisa nella ‘sua’ Milano, la città che lo aveva adottato, essendo lui nato a Ferrara il 9 agosto del 1845 da una ricca famiglia di banchieri (il padre Luigi Israele, infatti, era uno dei figli di Zaccaria Pisa, fondatore nel 1831 dell’omonima ditta bancaria). La morte lo colse il 24 aprile 1909, a poco più di un anno dalla nomina a membro della Commissione Centrale di Beneficenza, amministratrice della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, dalla quale era stato cooptato come membro rappresentante il Comune di Milano in sostituzione di Giacomo Colli. Pur non pretendendo di effettuare una ricostruzione storica – del resto la sua figura è piuttosto nota – potrebbe essere interessante cercare di ritrovare il percorso della sua vita nelle peculiarità dell’ultima carica da lui accettata, come se quella fosse la conclusione ideale del suo cammino. Nell’essere membro della CCB è possibile innanzitutto ritrovare le sue origini da una famiglia di banchieri; anche se egli non lavorò per molto tempo all’inter- Archivio Storico News N. 30 LUGLIO 2016 6 PUBBLICAZIONI “La capostipite di sé” Un libro ricorda la storica dell’arte che lasciò la sua collezione alla Cariplo Raffaella Fontanarossa La capostipite di sé. Una donna alla guida dei musei. Caterina Marcenaro a Genova 1948-1971 (Roma, Etgraphiae, 2015) è il titolo di un recente volume di Raffaella Fontanarossa, frutto di un’intensa ricerca d’archivio che si è svolta, fra l’altro, anche presso l’Archivio storico di Intesa Sanpaolo. Nel 1975, infatti, alla fine di un’intera vita consacrata al suo lavoro di direttrice dei musei civici genovesi da lei stessa creati nel dopoguerra, la Marcenaro lasciò l’intera sua collezione privata d’arte – composta da 54 dipinti dal ‘500 al ‘700, 37 sculture dal ‘200 al ‘600 e 5 ceramiche – alla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde al cui vertice sedeva il professor Giordano dell’Amore. Il gruppo di sculture lignee antiche, considerata la parte più prestigiosa della collezione, è esposta in una sala a lei dedicata al Museo Diocesano di Milano (http://www.museodiocesano.it /collections/collezione-marcenaro); il catalogo dell’intera raccolta Marcenaro è visibile anche tramite il link http://www.artgate-cariplo.it/collezione-online. Storica dell’arte di formazione crociana, Caterina Marcenaro conobbe a Genova nel dopoguerra l’architetto milanese Franco Albini: ne nacque un sodalizio professionale destinato a proseguire per oltre vent’anni e a cambiare per sempre la storia della museologia. Da Genova, la riapertura nel 1950 di palazzo Bianco, e successivamente degli altri musei, voluta dalle amministrazioni che si erano alternate in città, diventa il simbolo della ricostruzione del Paese dopo la guerra e le macerie. Senza palazzo Bianco, Gardella forse non avrebbe fatto le sale dei Primitivi agli Uffizi, Scarpa, forse, non avrebbe fatto il Museo Nazionale di Palermo, e Albini non avrebbe fatto il museo del Cairo. Tra riallestimenti e restauri sono centinaia i musei che nell’Italia della Ricostruzione riaprono, ma le prime pagine e le copertine delle riviste nazionali e internazionali sono sempre per quelli genovesi di Albini e della Marcenaro. Sono loro il simbolo della rinascita del paese. Dell’Italia del futuro che riparte e lo fa con la cultura. Il libro rivela particolari inediti di quella stagione internazionale della museologia italiana attraverso la ricostruzione della vita di una contrastata protagonista di questa storia, Caterina Marcenaro. A lei si deve la creazione del sistema dei musei civici di Genova, oggi patrimonio Unesco dell’Umanità. Come scrive Tommaso Casini nella prefazione al libro: “In questo primo quindicennio del secolo XXI i musei hanno ricevuto una attenzione nuova sulla scena internazionale. Sono fioriti grandi progetti architettonici costruiti da archistar di fama mondiale, numerose sono state le trasformazio-ni talvolta coraggiose e riuscite di antichi allestimenti che si sono alternati a dubbi interventi, talvol-ta molto criticati. Sono sorti musei avveniristici in Cina e negli Emirati Arabi e in altri luoghi del mondo […]. A settant’anni dalla nascita della Repubblica italiana, risorta sulle macerie ancora fu-manti di palazzi storici e musei bombardati dalla furia del conflitto, appare quanto mai vitale guar-dare a quel momento di rinascita etica e culturale che espresse l’immediato dopoguerra […]. C’erano da sanare profonde ferite, da ricostruire alcuni tra i musei e palazzi più importanti del Pae-se: da Genova a Verona, da Milano a Palermo, altri necessitavano di ampi riordini e restauri a Venezia, Firenze, Napoli. La sfida era enorme e fu raccolta da una generazione di architetti (Albini, Portaluppi, Minissi, Scarpa) e museologi (Marcenaro, Modigliani, Sanpaolesi, Wittgens), donne e uomini all’epoca quarantenni, che avevano vissuto sulla propria pelle il significato della falsificazio-ne culturale proposta da un regime dittatoriale che aveva portato il Paese alla guerra, sempre fo-riera di saccheggi e distruzioni”. no della banca di famiglia; dal 1889 al 1891 fece parte del Consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Milano. Prima era stato consigliere della Camera di Commercio di Milano e poi Presidente di questa per più di sette anni. L’impegno politico accompagnò tutta la vita di Ugo Pisa: poco più che ventenne, nel 1866, decise di abbandonare gli studi per combattere al fianco di Garibaldi nella terza guerra d’indipendenza; appena conseguita la laurea in giurisprudenza intraprese per qualche anno la carriera diplomatica. Stabilitosi definitivamente a Milano, entrò in politica e diventò consigliere comunale del capoluogo lombardo per circa sette anni, per poi dimettersi ed essere nominato senatore del Regno un anno più tardi nel 1898, carica questa che terrà fino alla sua morte. Tra i tratti peculiari della sua vita è senz’altro da annoverarsi la filantropia; l’impegno nel sociale accompagnò tutta la carriera politica di Ugo Pisa: fu infatti fondatore e presidente del Patronato di assicurazione e soccorso per gli infortuni del lavoro di Milano; da senatore venne nominato commissario del Consiglio Superiore dell’Ufficio del Lavoro e presentò, tra gli altri, alcuni disegni di legge in materia di lavoro delle donne e dei fanciulli e di infortuni degli operai sul lavoro. Il senatore Ugo Pisa costituiva quindi il candidato ideale a rappresentare il Comune di Milano all’interno della Commissione Centrale di Beneficenza; purtroppo – usando le parole che il presidente della Cariplo Giuseppe Speroni espresse durante la commemorazione avvenuta nel corso della seduta della CCB del 22 aprile 1910 (il testo è riportato integralmente nel verbale) – la morte lo colse ed “egli non ebbe campo di esplicare qui tutte quelle attitudini di amministratore e di finanziere che ognuno meritatamente gli riconosceva”. Roma 13 settembre, Ore 17.30 Sala del Cenacolo, Vicolo Valdina 3/A Presentazione del volume di Andrea Calamanti, La banca di Raffaele Mattioli. Una visione unitaria e sistemica (Torino, Aragno, 2016) . Archivio Storico News N. 30 LUGLIO 2016 7 INVENTARI CURIOSITÀ Le Carte del Servizio Filiali Italiane della Comit Il finanziamento della Cariplo alla Mostra Etnografica e Regionale di Roma del 1911 Una miniera di informazioni al servizio della ricerca storica Guido Montanari Eleonora Ferrari “Accordo interbancario per le condizioni”, bozza del testo concordato nella riunione del Comitato Accordo Interbancario del 27 novembre 1956 622 faldoni e 571 volumi che coprono un arco cronologico che attraversa l’intero Novecento: sono i numeri del fondo più cospicuo del patrimonio archivistico Comit, il Servizio Filiali Italiane-SFI, la cui inventariazione è stata portata recentemente a termine da Carla Cioglia. Il fondo è articolato nelle due serie della Segreteria (la prima fino al 1945 e la successiva dal secondo dopoguerra agli anni Settanta), e in quelle dei Copialettere, Apertura sportelli, Seconda guerra mondiale, Ufficio Sviluppo, Ufficio Sorveglianza e Carte dei capi-servizio. Tre sono i filoni di ricerca che si possono approfondire a partire da questa ingente mole di documentazione. Il primo riguarda i rapporti con il sistema bancario italiano, in special modo con la Banca d’Italia, l’Ispettorato Bancario, la Confederazione Fascista del Credito e l’Associazione Bancaria Italiana. Si può partire così dalla riforma interna della Comit della metà degli anni Trenta, esaminare le questioni aperte dall’amministratore delegato Raffaele Mattioli sulle modalità della rifondazione dell’Abi nell’ottobre 1945 (con alcune corrispondenze inedite utilizzate nel recente volume sulla storia di questo ente) e, negli anni ‘50, contro le banche accusate di “scartellamento”, cioè di violare gli accordi sui tassi di interesse. Di grande interesse storico sono le carte relative alla Seconda guerra mondiale (180 faldoni), concernenti l’applicazione delle leggi di guerra contro i sudditi nemici (prima gli Alleati e poi, dopo l’8 settembre, tedeschi e giapponesi), la gestione degli ammassi dei generi alimentari (cfr. News 26-27, ottobre 2015, p. 9), la denuncia e la confisca dei beni ebraici e la loro restituzione alla fine del conflitto; l’ultimo gruppo di carte comprende la cessione alla Jugoslavia, nell’immediato dopoguerra, delle filiali dell’area giuliano-dalmata con il problema dei rimborsi e dell’assistenza ai profughi. Un terzo filone di ricerca, che potrà in futuro dare i suoi frutti, è quello sulla storia regionale e locale. Infatti, soprattutto attraverso le serie Apertura sportelli, Ufficio Sviluppo e Ufficio Sorveglianza, si può ricostruire la strategia di espansione della rete Il Cinquantenario dell’Unità d’Italia fu celebrato nel 1911 con numerose iniziative e grandi esposizioni che si svolsero a Torino, Firenze, Roma. Il programma della Capitale prevedeva, fra l’altro, la Mostra delle Belle Arti a Vigna Cartoni e la Mostra Etnografica e Regionale allestita nella Piazza d’Armi, oggi Piazza Mazzini, dove a quei tempi si arrestava l’urbanizzazione della città. Il filo conduttore dell’intera esposizione era un viaggio per l’Italia realizzato attraverso sedici padiglioni regionali, edifici in gesso e cartapesta, che riproducevano gli elementi di maggiore bellezza delle regioni, in cui figuranti in costume, sotto gli occhi dei visitatori, svolgevano lavori tipici della terra d’origine. Le opere furono finanziate in piccola parte dalla Commissione Centrale dell’Esposizione, mentre le sovvenzioni più cospicue furono donate da altri enti. Il preventivo di spesa per la costruzione del Padiglione Lombardo ammontava a circa mezzo milione di lire, cifra assai elevata per quel periodo. Nella seduta del 22 aprile 1910 la Commissione Centrale di beneficenza della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde discusse una proposta di sussidio di 200.000 lire da assegnare al Comitato Regionale Lombardo per l’esposizione di Roma. Il dibattito si concentrò principalmente sull’ammontare della cifra da destinare a tale manifestazione; alcuni commissari, tra questi Angelo Galbarini, rappresentante per la provincia di Pavia, sostennero che non sarebbe stato Archivio Storico News N. 30 LUGLIO 2016 territoriale della Comit sull’intero territorio nazionale, perseguita fin dai primissimi anni della Banca (fondata nel 1894) con l’apertura, ad esempio, di filiali a Genova e a Firenze nel 1895, a Napoli nel 1899 e a Palermo nel 1903. Oltre alle proposte sull’apertura di nuove filiali (a partire dall’inizio del Novecento), con rapporti dettagliati sulla situazione economica e sociale delle zone interessate e sulla concorrenza bancaria, sono molto significative le relazioni d’esercizio e quelle sull’economia locale che tutte le filiali, coordinate dalle capozona, dovevano produrre dalla metà degli anni Trenta sulla base della riforma organizzativa della Comit; oltre alla relazione annuale della filiale con le statistiche dell’attività svolta, si segnalavano le imprese più produttive, i settori di sviluppo e la 8 situazione del sistema bancario locale. Vi sono infine le relazioni di visita alle filiali, redatte dall’Ispettorato insieme all’Ufficio Sviluppo. È così pronta alla consultazione del pubblico un’ingente quantità di documentazione che, se opportunamente interrogata, anche sull’intero patrimonio Comit, può fornire utili informazioni per indagini storiche su singole località o su intere aree regionali. La ricerca può essere ampliata aggiungendo per alcune aree le informazioni provenienti dagli altri patrimoni documentari dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo, come quello del Banco Ambrosiano Veneto (in primo luogo per il Veneto, ma anche per vaste zone dell’Italia Meridionale), della Cariplo (per la Lombardia) e dell’IMI (per il finanziamento alle industrie locali). ARCHIVI DEL GRUPPO La Cassa di Risparmio di Civitavecchia L’attività al sostegno del territorio nel periodo della ricostruzione Paola Chiapponi Sede centrale della Cassa di Risparmio di Civitavecchia, Corso Centocelle 44, 1975 opportuno concedere un sussidio ritenuto “speciale”, non essendo destinato a opere di pubblica utilità o beneficenza. Però, considerando che l’elargizione in questione avrebbe finanziato una manifestazione dal carattere altamente patriottico, la CCB deliberò di “accordare al Comitato Regionale Lombardo per la Esposizione del 1911 in Roma un sussidio di £ 250.000 a titolo di concorso nelle spese di edificazione ed allestimento in Roma del proposto Padiglione Regionale Lombardo”. L’opera, progettata dagli architetti Adolfo Zacchi e Gaetano Moretti, era un esempio di eclettismo: l’esterno riprendeva alcuni stilemi architettonici tipici dell’età Comunale, nel giardino adiacente vi era una fedele riproduzione della fontana del Palazzo del Broletto in Brescia, mentre la struttura interna era suddivisa in otto ambienti, ognuno assegnato ad una provincia. Al termine dell’esposizione, l’etnografo Lamberto Loria avrebbe voluto raccogliere tutti i reperti al fine di creare un Museo Nazionale di Etnografia Italiana. La sua morte e lo scoppio della guerra impedirono la realizzazione di questo progetto; le collezioni raccolte vennero trasferite nel palazzo delle Tradizioni popolari dell’Eur solo nel 1956, andando a costituire il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari. CURIOSITÀ Quella volta che una banca finanziò un dirigibile Marco Mocchetti Nel piano di riorganizzazione delle Banche dei Territori, il 20 luglio 2015 la Cassa di Risparmio di Civitavecchia, insieme alla Cassa di Risparmio di Rieti e alla Cassa di Risparmio di Viterbo, viene fusa in Intesa Sanpaolo. In seguito a questa operazione, l’Archivio di ciascuno di questi istituti passa sotto la gestione diretta dell’Archivio storico di Gruppo, che si è subito attivato per mettere in sicurezza e inventariare la documentazione al fine di renderla disponibile per la pubblica fruizione e per futuri progetti di valorizzazione sul territorio. Purtroppo gli eventi storici hanno reso molto esiguo l’Archivio della Cassa di Risparmio di Civitavecchia, istituita nel 1847 in forma di società anonima con un fondo di 50 azioni da 40 scudi romani ciascuna, sottoscritte da 36 soci azionisti. Il terribile bombardamento aereo americano del 14 maggio 1943 colpisce duramente anche la Sede della Cassa, comportando la distruzione – oltre che dell’edificio – di una gran parte della sua documentazione; si sono salvati fortunatamente i libri societari, fonte prioritaria per la ricostruzione storica. Attualmente l’Archivio comprende 249 volumi di verbali che coprono gli anni 1847-2008, la raccolta dei bilanci (al momento incompleta) e una sezione fotografica e libraria. È proprio dalla lettura delle sedute del Consiglio di amministrazione che possiamo ricostruire le vicende che hanno coinvolto la Cassa e i suoi impiegati durante il periodo del secondo conflitto mondiale. Il 23 aprile 1910 il Comitato Esecutivo Cariplo ricevette un’istanza di sussidio da parte di un neonato comitato milanese preposto alla costruzione di un dirigibile Forlanini da donarsi allo Stato "per la istituzione in Milano di un hangar militare". Si trattava di una richiesta senza precedenti che il Comitato, riconoscendone l’utilità economica e, soprattutto, lo spirito patriottico, deliberò di sottoporre al giudizio della Commissione Centrale di Beneficenza, proponendo un sussidio di 100.000 lire. Lungo 72 metri, con un diametro di 7, era il secondo dirigibile progettato dell’ingegner Enrico Forlanini, che aveva già costruito un Archivio Storico News N. 30 LUGLIO 2016 9 ASI, patrimonio archivistico CR Civitavecchia, verbali del Consiglio di amministrazione, vol. 9, 2 luglio 1943. Nei primi anni di guerra le attività procedono senza particolari sconvolgimenti; vengono anche sostituiti alcuni impiegati richiamati alle armi con l’assunzione di nuovo personale. Si denota un accentramento delle decisioni nel Consiglio di amministrazione; a partire dal 1942, per esempio, le domande di prestito vengono avocate dal Comitato preposto e accentrate nel Consiglio: qualche domanda viene accolta e qualche erogazione viene destinata alla beneficenza. Del devastante bombardamento dell’8 maggio abbiamo notizie nella seduta del 2 luglio 1943, ma è solo in quella del 25 luglio 1944 che – attraverso l’intervento del Presidente della Cassa Achille Lanciani – veniamo a conoscenza degli eventi bellici. Dall’incursione aerea si salvano i libri contabili, le cambiali, i titoli, gli effetti all’incasso, gli oggetti preziosi del servizio pegni e altro materiale. Il tutto viene trasferito e custodito presso l’agenzia di Tolfa (aperta dal 1922), dove viene attuato per l’occasione un servizio di vigilanza notturna; per far funzionare l’agenzia è impiegato il personale sfollato già in questi luoghi. Contemporaneamente viene aperto un servizio per il pubblico a Santa Marinella, lungo la costa, a pochi chilometri di distanza da Civitavecchia. Nonostante i danni provocati dall’incursione aerea, continua comunque ad operare – seppure con orario ridotto – uno sportello nei vecchi uffici di via Centocelle, che però il 24 settembre 1943 viene chiuso in seguito all’ordine del Comando tedesco di sgomberare tutta la zona litoranea e così anche Santa Marinella. Un tentativo di riaprire lo sportello di Civitavecchia fallisce in primis con la cattura da parte dei tedeschi del direttore e degli impiegati – obbligati a lavorare per un giorno alla riparazione dei binari – e in seguito con la completa evacuazione di Civitavecchia per gli ininterrotti bombardamenti aerei. Nella prima metà del dicembre 1943 vengono trasferiti da Tolfa a Roma – per ragione di cautela – i titoli e gli oggetti preziosi ancora in custodia diretta, il portafoglio e altre pratiche importanti presso la Sede dell’Associazione delle Casse di Risparmio Italiane, dove si predispone per l’occasione un deposito gestito dal Capo Ufficio della Cassa di Civitavecchia, sfollato a Roma con la famiglia. Intorno alla metà dell’aprile 1944, il timore che la guerra e le rappresaglie tedesche arrecassero danni irreparabili al materiale contabile, la documentazione viene trasferita in toto a Roma. Nel frattempo, la Sede della Cassa viene occupata dalle truppe e saccheggiata, con la conseguente sparizione degli arredi, dell’attrezzatura e del materiale d’archivio rimasto ancora nei locali. Dopo l’estate del 1944 l’occupazione militare si allenta notevolmente: i verbali sottolineano la necessità che i danni debbano essere sanati al più presto così da riprendere l’attività che dovrà essere particolarmente intensa per supportare la ricostruzione e il potenziamento di Civitavecchia. Sono i momenti in cui si stringono i primi ma importanti rapporti tra l’Istituto bancario e il tessuto economico urbano; si registrano anche sostanziali stanziamenti per risolvere i problemi legati alla preponderante crisi degli alloggi, segmento di investimento che caratterizzerà l’attività della Cassa nel periodo della Ricostruzione e nei decenni successivi. Questo un breve spaccato di ricostruzione della storia della Cassa e del suo territorio che trapela dalla lettura dei verbali del Consiglio di amministrazione, ma diversi sono i filoni di ricerca che meritano un approfondimento, come ad esempio il sostegno fornito agli investimenti nel settore agro-alimentare, alle attività portuali e a quelli nel campo dell’edilizia. primo aerostato nel 1909, il “Leonardo da Vinci”, i cui primi voli su Milano avevano ammaliato i giornalisti della stampa e destato nella folla di curiosi applausi e “acclamazioni continue”. La questione fu discussa dalla Commissione Centrale il 6 agosto 1910, incontrando tuttavia alcune difficoltà; l’iniziativa vide infatti l’ostilità del commissario Angelo Galbarini, che riteneva che un tale sussidio non fosse in linea con lo statuto dell’Istituto, rigettando l’idea che la sua costruzione potesse considerarsi come un’opera di pubblica utilità. “Accogliendo la proposta – aggiunse sarcasticamente – tanto varrebbe domani concorrere nella spesa per una nuova caldaia […] destinata ad una corazzata”. Gli altri commissari, tuttavia, convennero sull’utilità dell’impresa (che avrebbe anche favorito la trasformazione dell’hangar di Crescenzago in una grande officina) e sul suo alto valore patriottico, il quale bastava da solo a giustificare l’iniziativa. La Commissione deliberò quindi di concedere il sussidio, ponendo la condizione che il pagamento venisse effettuato all’atto della consegna del velivolo allo Stato. Proprio quest’ultimo vincolo, però, mise in difficoltà i lavori per l’aerostato: se durante le prove di volo il dirigibile fosse andato distrutto, il contributo non sarebbe stato versato, determinando un rischio troppo grosso per il comitato responsabile dell’operazione; si chiese pertanto che il versamento venisse effettuato già al termine dei lavori e non alla consegna del dirigibile. La Commissione, quindi, si riunì nuovamente il 4 novembre 1911; Galbarini ribadì la sua contrarietà all’iniziativa, trovando questa volta una sponda nel neo commissario Emilio Caldara, socialista, neutralista e futuro sindaco di Milano. Quest’ultimo dichiarò: “non sono di pubblica utilità le opere che hanno carattere militare”. Anche in questo caso, comunque, la Commissione approvò il contributo, secondo le nuove condizioni. Il 17 agosto 1913, infine, il nuovo dirigibile “Città di Milano” effettuò con successo il suo primo volo. La vita dell’aeromobile, tuttavia, fu breve: il 9 aprile del 1914, poco prima dello scoppio della Grande guerra, andò distrutto a Cantù, in un incendio (forse causato da un sigaro) sotto lo sguardo attonito del Forlanini, che, come si legge nella stampa dell’epoca, “fissava gli occhi tristissimi sulla misera carcassa”.