Storia e prospettiva del Protestantesimo italiano dall`unità d`Italia

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Storia e prospettiva del Protestantesimo italiano dall`unità d`Italia
Protestantesimo 54, 1999, 327-336
Storia e prospettiva del Protestantesimo
italiano dall'unità d'Italia alla Costituzione
La presenza del Protestantesimo in Italia nei secoli XIX e XX non
può essere messa in discussione, mentre lo è la sua influenza sulla
società italiana di questi secoli(1).
In realtà, negli anni che precedettero l'unità d'Italia, il protestantesimo risvegliato internazionale e gli stessi evangelici italiani, erano
stati convinti che, una volta liberata l'Italia dallo straniero, e, soprattutto, dopo avere abbattuto il potere temporale dei papi, la penisola
sarebbe stata 'evangelizzata' e si sarebbe avuto il trionfo del protestantesimo(2).
Questa convinzione era, in realtà, condivisa, anche se con tutt'altro spirito, dallo stesso mondo cattolico. Nel decennio precedente
l'unità, molte erano state le voci cattoliche e soprattutto appartenenti all'ordine dei gesuiti, che avevano messo in guardia i principi italiani e i ceti dirigenti contro il pericolo costituito dal protestantesimo. Ci si doveva ricordare che gli eretici sono i più pericolosi sovvertitori dell'ordine costituito(3).
Lo sviluppo degli eventi nel regno di Sardegna, dopo il 1848, e
nel resto d'Italia durante e dopo la seconda guerra di indipendenza
nazionale, parevano dar ragione alle previsioni di una facile espansione protestante. Durante l'età cavouriana luoghi di culto evangeli1 Una risposta a questo quesito si ha in G. SPINI, "Un mestieraccio ma ne val
la pena", in Movimenti Evangelici in Italia dall'unità ad oggi a cura di F. CHIARINI
e L. GIORGI, Claudiana, Torino 1990, pp. I-VIII. Vedi pure G. TOURN, Italiani e
Protestantesimo, Claudiana, Torino 1997.
2 Vedi G. SPINI, Risorgimento e Protestanti, Mondadori, Milano 1989.
3 Vedi Civiltà Cattolica I, 1850, vol. II, pp. 596-597.
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co erano sorti in tutto il Piemonte e la Liguria; subito dopo la liberazione, la Toscana aveva visto moltiplicarsi quella presenza evangelica che la persecuzione degli ultimi anni di dominio lorenese non era
riuscita a soffocare. Garibaldi era accompagnato, nella sua impresa
dei Mille, non soltanto dal giovane Ashley Shasfesbury, ma anche
dal barnabita Alessandro Gavazzi a cui aveva concesso, sia a
Palermo che a Napoli, il pulpito di alcune delle principali chiese
della città per predicare contro il papato(4).
A Napoli, a Firenze, a Genova, come a Torino, sorgevano chiese
evangeliche e, soprattutto, scuole aperte anche al ceto popolare, fino
ad allora escluso da ogni forma di educazione(5). Ben presto, però, si
vide che la penetrazione nel popolo delle idee evangeliche era molto
scarsa. Si convertivano al protestantesimo solo esponenti del ceto
borghese, appartenenti, spesso, alle logge massoniche, mentre avevano scarso seguito popolare perfino le idee politiche del Mazzini(6) o
dello stesso Garibaldi.
Nello Rosselli ha dimostrato come ben presto i più avanzati ceti
del proletariato italiano avessero abbandonato la sinistra tradizionale attratti dalla predicazione anarchica del Bakunin, per divenire,
solo in un secondo tempo, seguaci di Marx.
Le masse contadine meridionali, invece, deluse dall'atteggiamento dei garibaldini, specie dopo l'episodio di Bronte, videro nella chiesa cattolica il più sicuro alleato contro i piemontesi che avevano
confiscato i beni della chiesa per venderli sotto costo ai borghesi;
avevano reso obbligatorio un servizio militare da effettuarsi in terre
lontane, della durata di lunghi anni ed avevano imposto tasse odiose.
Il protestantesimo, dunque, sembrò a queste masse l'alleato del
nemico inteso come Satana e quindi non furono infrequenti i linciaggi dei predicatori protestanti. Il più noto è quello di Barletta del
19 marzo 1866(7).
I proletari del nord, attratti dalle idee anarchiche e marxiste non
vedevano nel protestantesimo quella forza rivoluzionaria che aveva
scatenato le folle del cinquecento e, pur usando per i loro figli e per
essi stessi le scuole e gli altri aiuti sociali evangelici , restavano
estranei alla nuova dottrina preferendo, semmai, ricorrere alla chie
sa cattolica per battesimi, matrimoni e funerali.
Questa situazione fu chiara agli stessi evangelizzatori, già attorno
4 Vedi D. MASELLI, Tra Risveglio e Millennio, Claudiana, Torino 1974, pp. 69199.
5 A. MANNUCCI, Educazione e Scuola protestante, dall'Unità all'età giolittiana,
Manzuoli, Firenze 1989.
A. Mannucci, Iniziative pedagogiche degli evangelici italiani in Movimenti
Evangelici, cit., pp. 89-99
6 N. ROSSELLI, Mazzini e Bakunin, Torino 1927.
7 D. MASELLI, Tra Risveglio e Millennio cit., pp. 228-238.
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agli anni 1865-66, come provano alcuni interessanti articoli comparsi su giornali protestanti italiani e stranieri(8). In realtà, non si deve
credere che non ci fossero progressi nell'opera di evangelizzazione;
quasi tutte le principali città, infatti, avevano chiese evangeliche non
molto consistenti numericamente, ma ben radicate nel territorio e
accompagnate da scuole ed opere sociali.
Nei primi anni dell'unità d'Italia, le organizzazioni protestanti
esistenti erano due, i valdesi e le chiese libere. La prima era la chiesa
riformata d'Italia dopo che, nel 1532, l'eresia medievale che si
richiamava a Valdo di Lione, aveva accettato, con il Sinodo di
Chanforan, la riforma secondo il modello svizzero. I valdesi avevano
mantenuto le parrocchie tradizionali del loro ghetto alpino e, dopo il
1848, avevano cominciato ad aprire chiese frutto di evangelizzazione, prima nel Regno di Sardegna e poi nel Regno d'Italia. Mentre le
Valli Valdesi erano amministrate dalla Tavola, era nato un comitato
di evangelizzazione per il resto del territorio nazionale. Una Facoltà
teologica, nata a Torre Pellice, si era poi trasferita, dopo il 1860, a
Firenze ed aveva a sua disposizione una casa editrice che aveva
preso il nome da un vescovo scismatico medioevale: Claudio di
Torino. La Società biblica britannica e forestiera appoggiava l'opera
di diffusione della stampa valdese con una filiale italiana che diffondeva la traduzione della Bibbia del Diodati, rivista negli anni cinquanta da Teodorico Pietrocola Rossetti con l'appoggio finanziario
di Piero Guicciardini(9).
Le chiese libere erano nate come società evangeliche nel 1854 per
protestare contro la rinuncia, da parte della Tavola, alla chiesa sconsacrata della madre di Dio prima comprata a Genova e poi rivenduta per non creare difficoltà al Governo Cavour di fronte alle pressioni del clero ed in particolare dell'arcivescovo di Genova Charwaz,
già precettore del re Vittorio Emanuele II(10).
Nei primi anni sessanta erano nate chiese libere in quasi tutte le
regioni d'Italia, specialmente nelle città maggiori come Firenze,
Napoli, Milano, Bologna, accompagnate dalle immancabili scuole.
All'interno del movimento, vi erano varie correnti, soprattutto per
quanto riguardava il rapporto con la società e con la chiesa cattolica. In grande maggioranza, queste chiese erano dirette da democratici ex esuli all'estero o nel Regno di Sardegna. Alcuni erano molto
vicini all'ambiente massonico e garibaldino e consideravano loro
dovere sconfessare gli errori e gli abusi della chiesa cattolica. Si
8 Vedi, ad esempio, "È possibile una riforma religiosa in Italia" in A Quarterly
Record, Londra 1865, n° 5.
9 Sullo sviluppo della Chiesa Valdese nel Regno d'Italia, vedi V. VINAY, Storia
dei Valdesi, III, Claudiana, Torino 1980; e per le chiese Libere, vedi D. MASELLI,
cit. e G. SPINI, L'Evangelo e il Berretto Frigio, Storia della Chiesa Cristiana Libera
in Italia 1870-1904, Claudiana, Torino 1970.
10 D. MASELLI, op. cit. pp.91-99.
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distinguevano, in questo senso, l'ex barnabita Alessandro Gavazzi e
Giovanni Pantaleo. All'estremo opposto, vi erano chiese di orientamento più intimista che pur non rinunciando alla vita politica, consideravano prioritario un messaggio di evangelizzazione, alieno da
polemiche ed incentrato sull'annuncio della salvezza in Cristo.
Questi gruppi riconoscevano come leaders il conte Piero Guicciardini e Teodorico Pietrocola Rossetti e mantenevano forti rapporti con le chiese libere svizzere e con i plimutisti inglesi e ritenevano
di non appartenere al protestantesimo, ma di essere imitatori del
primitivo cristianesimo, molto vicini alla predicazione di Gerolamo
Savonarola. Sognavano, cioè, un cristianesimo italiano senza setta,
e talvolta giungevano a teorizzarlo, come in un famoso libro Principi
della chiesa romana protestante e cristiana,(11) che doveva scatenare
una non desiderata polemica all'interno delle chiese libere. Al centro
vi era un gruppo di comunità che riconoscevano i loro leaders in personaggi impegnati nella predicazione evangelica e nella politica e
che avevano, in un primo tempo, aderito alla chiesa valdese, come
Luigi De Sanctis, Bonaventura Mazzarella e Vincenzo Albarella
D'Afflitto(12).
Il 17 maggio 1865, si tenne a Bologna la prima assemblea delle
chiese cristiane libere(13) che vide la partecipazione di molte comunità, ma non giunse a risultati concreti, finché, nel 1870, una seconda assemblea, tenuta a Milano, arrivò ad una scissione tra il Gavazzi
ed il Guicciardini, mentre il De Sanctis era tornato nella chiesa valdese, ed il Mazzarella aveva aderito alla neonata chiesa apostolica
italiana di matrice battista.
In questi anni, in effetti, l'Italia aveva attirato l'attenzione di
molti protestanti stranieri che vedevano nella caduta del potere temporale dei papi uno dei segni dell'imminente ritorno di Cristo. Si
ebbero, così, due missioni metodiste, una inglese, nota come
Wesleiana, ed una americana che si chiamò metodista episcopale.
Le missioni battiste furono addirittura tre: una americana, caratterizzata dall'ammissione alla Santa Cena solo di coloro che erano
stati battezzati da adulti; una missione inglese che prese il nome di
Chiesa Apostolica Italiana e che attirò molti elementi dalle chiese
11 Principi della Chiesa Romana, della Chiesa Protestante e della Chiesa
Cristiana, Torino 1863. Notizie sull'effetto provocato dal libro, in D. MASELLI, op.
cit. pp. 200-218; vedi pure D. D RONCO, Crocifisso con Cristo, Biografia di
Teodorico Pietrocola Rossetti, UCEB, Fondi (LT) 1991, pp. 68-76.
12 Su Luigi De Sanctis vedi V. VINAY, Luigi De Sanctis, Claudiana, Torino
1965. Su Vincenzo Albarella, vedi G. SPINI, Risorgimento e Protestanti, cit. passim. D. MASELLI, Tra Risveglio e Millennio cit. p. 79 e segg. Vedi pure, V, CAROLA,
"Evangelici e democratici a Napoli dal 1860 al 1865" in Bollettino Società di
Studi Valdesi n° 154, gennaio 1984, pp. 39-58. Su Mazzarella, vedi D. MASELLI,
Bonaventura Mazzarella pp. XXVII-XXX e pp. 59-61 in Evangelici in Parlamento,
Roma 1998.
13 G. SPINI, L'Evangelo cit. pp. 30-31; le notizie sull'assemblea di Milano, vedi
ibidem pp. 41-47.
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libere, come Oscar Cocorda, Enrico Paschetto senior e Bonaventura
Mazzarella; una terza missione fu fondata a La Spezia e prese lo
strano nome di Missione della Spezia per l'Italia e per il Levante(14).
La chiesa episcopale americana fondò delle chiese in Italia, nel
tentativo di aiutare una riforma interna della chiesa cattolica, con
gli elementi che non accettavano il dogma della immacolata concezione di Maria e più tardi quello dell'infallibilità del papa. Molto
vicino a questa corrente era Bettino Ricasoli ed il giornale
l'Esaminatore da lui appoggiato e diretto da Stanislao Bianciardi e,
più tardi, dal reverendo Langdon(15).
Le difficoltà interne che abbiamo prima descritto, si accompagnavano, in realtà, ad un clima molto difficile in cui le comunità
erano costrette a vivere. Talora le stesse autorità politiche, timorose
di possibili reazioni clericali e sostanzialmente poco abituate al
nuovo regime di tolleranza religiosa, ponevano serie restrizioni alla
predicazione ed alla propaganda protestante. In particolare, le
amministrazioni comunali, spesso in mano ai clericali, rendevano
difficile la vita agli evangelici, non ammettendoli alle scuole pubbliche, agli ospedali e non accettando di seppellirne i corpi nei cimiteri
comunali. A ciò si aggiungeva la difficoltà per trovare posti di lavoro
o case d'affitto. In alcuni casi, si avevano autentici tumulti popolari
antiprotestanti(16).
Dal punto di vista legale, si arrivò, dopo la liberazione di Roma
del 1870, ad una dichiarazione che sanciva la completa libertà di
culto nell'ordine del giorno Mancini del 18 marzo 1871 "La
Camera... ritenendo che l'abolizione delle istituzioni preventive e di
ogni ingerenza, governativa nell'esercizio del culto e della libertà religiosa sarà mantenuta ed applicata a profitto di tutti i culti professati
nello Stato, passa all'ordine del giorno"(17).
La politica della Sinistra storica avrebbe fatto della libertà religiosa uno dei punti cardini della vita nazionale così che le difficoltà
per gli acattolici sarebbero sicuramente diminuite anche se non abolite del tutto. In questo periodo della vita nazionale, il numero dei
protestanti si aggirava intorno ai cinquantamila. Si trattava, nella
maggioranza, di aderenti appartenenti alla piccola e media borghesia, con alcune frange contadine nelle valli valdesi, nel Piemonte
meridionale e nelle Puglie. La loro incidenza sulla vita nazionale era
però certamente maggiore della consistenza numerica. Si è già parlato dell'importanza assunta dalle scuole evangeliche in modo particolare nelle grandi città ed all'influenza, che tramite esse, il prote14 Sul movimento battista nell'800 sono in preparazione un mio saggio di
carattere generale ed uno di Franco SCARAMUCCIA sulla Missione di La Spezia.
Vedi pure P. SPANU - F. SCARAMUCCIA, I battisti, Claudiana, Torino 1998.
15 Vedi D. MASELLI, Tra Risveglio, p. 250.
16 Vedi D. MASELLI, Tra Risveglio, pp. 162-175; 217-237.
17 Vedi D. MASELLI, Tra Risveglio, p. 252.
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stantesimo ebbe sull'educazione delle nuove generazioni(18). La
Facoltà Valdese di Teologia e vari giornali evangelici ebbero anche
un notevole rilievo nel mondo culturale italiano di quegli anni(19). Nel
dibattito tra clericalismo ed anticlericalismo, il protestantesimo italiano si inseriva come una voce laica di ispirazione cristiana. D'altra
parte la scuola hegheliana napoletana di Bertrando Spaventa, di
Angelo De Meis, e di Augusto Vera pone, per la prima volta, come
causa della crisi politica dell'Italia la mancanza, nella storia del
nostro Paese, di un'autentica riforma religiosa(20). Come vedremo, il
mito della riforma mancata sarà un motivo ricorrente nelle vicende
degli ultimi due secoli(21). In queste riflessioni il protestantesimo si
inseriva con la posizione Kantiana di Bonaventura Mazzarella che
già nel 1854 aveva avuto sulle colonne del giornale La luce evangelica una dura polemica con Ausonio Franchi ed aveva pubblicato, nel
1860, un'opera, La critica della scienza che gli era valsa la cattedra di
Pedagogia all'Università di Bologna ad opera del ministro Terenzio
Mamiani(22). Questo grande riconoscimento aveva provocato la reazione dell'ambiente clericale e la difesa da parte di quello laicista tra
cui si segnalò Giosuè Carducci. Pochi anni più tardi il Mazzarella
pubblicava Della critica libri tre anche se aveva abbandonato la cattedra all'Università per tornare alla sua originaria carriera di
Magistrato. Accanto al Mazzarella si devono ricordare il filosofo
Pietro Tagliatatela e, più tardi, il noto professore di Pedagogia
Edoardo, suo figlio. Altro filosofo con una certa notorietà fu il metodista Enrico Caporali(23).
Nel campo della storiografia si segnalò il professore della Facoltà
di Teologia Valdese, Emilio Comba, noto per le sue ricerche sulla
Riforma in Italia nel secolo XVI, per la Storia dei Valdesi, che si
liberava definitivamente di tradizioni non accertate storicamente e
per la diffusione in Italia delle scoperte che la critica internazionale,
18 Vedi A. MANNUCCI, Educazione e scuola protestante, dall'unità all'età giolittiana, Manzuoli, Firenze 1989; vedi pure, A. MANNUCCI, Iniziative pedagogiche
degli evangelici italiani in AA Vv, Movimenti evangelici in Italia dall'Unità ad oggi.
Studi e Ricerche, Claudiana, Torino 1990, pp. 89-99.
19 Marzia MÁTANÍ, Questioni teologiche, sociali, politiche e culturali viste da un
giornale evangelico dell'Ottocento, Rivista Cristiana (1873-1887), in Tra Riforma e
Controriforma, note biografiche e stanche, Edizioni Fedeltà, Firenze 1996, pp.
179 ss.
20 Sull'argomento vedi G. SPINI, Risorgimento e Protestanti, Mondadori,
Milano 1989, pp. 377; 384.
21 In particolare questo tema ritornerà negli anni 1923-24 sulla Rivista
Conscientia diretta da Giuseppe Gangale.
22 Sul pensiero filosofico di Bonaventura Mazzarella, vedi R. JOUVENAL,
"Mazzarella, il Valdismo e la Riforma in Italia nel sec.XIX" in Rassegna Storica
del Risorgimento 43, 1956, fase. III pp. 419-426. Vedi pure G. SPINI, Risorgimento
cit. pp. 376-385.
23 Su Pietro Tagliatatela vedi G. IDRATO, Pietro Tagliatatela dalla filosofia del
Gioberti all'evangelismo antipapale, Claudiana, Torino 1972; Su Enrico Caporali
vedi V. VINAY, cit. p. 240.
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soprattutto" protestante, faceva intorno alle origini del cristianesimo.
Il periodico che lui dirigeva, Rivista Cristiana, ospitava molte firme
internazionali di grande valore(24).
Dal punto di vista politico, il piccolo protestantesimo italiano
ebbe quasi sempre un rappresentante alla Camera dei Deputati a
partire dal 1850 con il banchiere valdese Giuseppe Malan cui seguirono Giovanni Morelli, Bonaventura Mazzarella, Giorgio e Sidney
Sonnino(25). Tutti questi personaggi provenivano dalla società civile
ed ebbero un ruolo molto importante nella vita nazionale. Il Malan,
oltre ad essere stato uno dei principali sostenitori del mondo valdese, come industriale, banchiere e poi deputato, fu un autorevole
membro della Tavola ed un forte sostenitore del Cavour(26).
Il Morelli ha un posto importante come critico d'arte, tanto da
essere considerato uno dei fondatori della storiografia artistica
moderna e per aver dato il nome al cosiddetto metodo morelliano
fondato su minuti raffronti di particolari esterni che traeva dai suoi
studi naturalistici. Morelli e Mazzarella avevano partecipato con
entusiasmo alle lotte del Risorgimento, mentre Sidney Sonnino, ricchissimo signore toscano di fede anglicana, era stato un diplomatico
di carriera ed aveva mandato importanti rapporti al Ministero degli
Esteri durante la rivoluzione francese della Comune di Parigi(27).
È da notare una forte presenza protestante nella magistratura
italiana dei primi anni dell'unità, dovendosi aggiungere, al
Mazzarella, la figura di un altro protagonista del Risorgimento italiano, Vincenzo Albarella D'Afflitto, organizzatore, a Napoli, della
chiesa evangelica, delle scuole protestanti e della Società di Mutuo
Soccorso, di ispirazione garibaldina. Costui era poi divenuto giudice, prima a Parma e quindi presso la Corte d'Appello di Lucca(28). Il
Pietrocola Rossetti aveva, a sua volta, dato un contributo al dibattito
sui rapporti tra Stato e Chiesa con il suo volume Della Religion di
Stato in cui sosteneva che senza una netta separazione si sarebbe,
fatalmente, giunti ad un determinante influsso e condizionamento
della Chiesa Cattolica sullo Stato Italiano Altrettanto lucida pareva
la sua diagnosi sulla sorte del Sud, contenuta nel saggio Cenni statistici sul Reame di Napoli in cui sosteneva, nel 1861, la necessità di
mantenere la dogana tra le regioni meridionali ed il resto del Regno
24 Su Emilie Comba ed i suoi contatti internazionali, vedi S. BIAGETTI, Emilio
Comba, (1839-1904) Storico della Riforma italiana e del Movimento Valdese
Medioevale, Claudiana, Torre Pallice 1989.
23 Vedi Evangelici in Parlamento, Camera dei Deputati, Roma 1998.
26 Su Giuseppe Malan, vedi Nota biografica a cura di G. LONG in Evangelici in
Parlamento cit. pp. 3-7.
27 Su Sidney Sonnino, vedi Nota biografica a cura di D. MASELLI in Evangelici
in Parlamento cit. pp.271-275.
28 Su Vincenzo Albarella d'Afflitto, vedi G. SPINI, Protestanti cit. passim e R.
CIAPPA, Le origini del movimento evangelico a Napoli (1860-1862) in Movimenti
Evangelici cit.
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d'Italia, un governo del Sud, con capitale a Napoli sotto la reggenza
di un membro della Casa Reale e la creazione di cinque regioni
dotate di autonomia nell'ex Regno di Napoli(29).
Questi scarni appunti possono bastare a dimostrare come il protestantesimo italiano del tempo della Destra e della Sinistra storica
abbia avuto una influenza abbastanza notevole sulla vita del Paese.
Le vicende di fine secolo non lasciavano indifferente l'evangelismo italiano. Il tentativo di unione tra valdesi e liberi del Gavazzi
fallì(30), mentre si affacciavano, nel panorama protestante italiano,
nuove denominazioni come gli avventisti e i salutisti, e le chiese
libere del Rossetti e del Guicciardini, alla morte dei loro fondatori,
si chiudevano in se stesse trasformandosi in "chiese dei fratelli"
strettamente collegate con i plimutisti inglesi(31).
La crisi politica che seguì al fallimento del tentativo del Crispi,
ebbe come conseguenza un ritorno ad una minore libertà religiosa e
ad un più stretto controllo di polizia, mentre nasceva un protestantesimo tra gli italiani emigrati all'estero. Da una parte, sorgeva in
America latina una numerosa colonia valdese che si strutturava
sulla falsa riga delle chiese valdesi italiane(32). Dall'altra, si avevano
molte conversioni tra gli emigrati negli Stati Uniti, tanto da dar vita
a numerosi periodici in lingua italiana ed a molte comunità di emigrati. Nei primi anni del secolo XX, molti di questi emigrati tornarono in Italia e portarono, come eredità, la loro Bibbia e la loro esperienza ai parenti rimasti nella Penisola(33).
Dovevano nascere, così, comunità contadine che spesso avevano
carattere popolare e furono influenzate, in generale, dal Movimento
Pentecostale, ed in alcune parti dell'Abruzzo, Puglia e Lucania, da
quello dei Fratelli(34).
Cominciava una netta distinzione tra le chiese più strutturate
(valdesi, battisti, metodisti) e quelle più popolari, che avrebbe portato ad una autentica separazione, dovuta anche al fatto che le prime
chiese erano, ora, influenzate dalla critica biblica, mentre le seconde, tendevano ad una sorta di fondamentalismo(35).
29 Vedi D. RONCO, Op. cit. e D. MASELLI Tra Risveglio e Millennio cit. pp. 150156. I due saggi erano T.P.ROSSETTI, La Religione di Stato Torino 1861 e
T.P.ROSSETTI, "Cenni statistici sull'ex Reame di Napoli" in Rivista
Contemporanea 1861 pp. 277-294. Vi è pure un T.P.ROSSETTI "Cenni statistici
sulla Sicilia" in Rivista Contemporanea 1862 pp.420-434.
30 G. SPINI, L 'Evangelo cit. pp. 141-158.
31 D. MASELLI, Libertà della Parola, Claudiana, Torino 1978.
32 V. VINAY, Storia cit. pp. 205-229.
33 G. SPINI, "Movimenti Evangelici nell'Italia Contemporanea" in Rivista
Storica Italiana 80, 1968, fascicolo III pp. 463-498.
34 Per i Pentecostali, vedi F. TOPPI- D.A. WORNACK, Le radici del movimento
pentecostale in Italia, Adimedia, Roma 1989; per i Fratelli vedi D. MASELLI, La
libertà cit.
35 Vedi V. VINAY, Storia cit. pp. 333 ss.; vedi pure HANS PETER DEVE, Giovanni
Luzzi (1856-1948), Claudiana, Torino 1996.
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La condanna del modernismo da parte di Pio X, vide molti pastori protestanti pronti ad aiutare i preti condannati per modernismo;
in ambiente valdese si ebbe il tentativo del pastore Ugo Ianni, proveniente dalla chiesa vecchio-cattolica, di creare un movimento pancristiano, pronto ad accogliere, anche dal punto di vista liturgico,
motivi e spunti di provenienza cattolica(36). Intanto le chiese libere,
che abbiamo definito gavazziane, si erano prima trasformate in
chiesa evangelica italiana e poi erano state assorbite dal movimento
metodista episcopale. Alcuni pastori evangelici si erano accostati al
marxismo attraverso un'interpretazione popolare della figura di
Gesù, che dava vita al cosiddetto mito di Gesù socialista(37). La crisi
nata nella Massoneria a seguito del dibattito sull'introduzione di
un'ora di religione facoltativa nelle scuole italiane, vide gli evangelici
come protagonisti, tanto più che il gran maestro, cavalier Saverio
Fera, che non seppe evitare lo scisma massonico, era stato presidente della Chiesa Evangelica Italiana(38).
Nel 1911, il censimento rivelava che si dichiaravano evangelici
più di centomila italiani. In quegli anni erano al Parlamento i valdesi Giulio Peyrot, Giovanni Soulier, ed, infine, il socialista Matteo
Gay, primo di una lunga serie di deputati socialisti di provenienza
evangelica. Si affermavano, in Italia, le organizzazioni giovanili
interdenominazionali YWCA ed YMCA, rispettivamente delle giovani e dei giovani, che avrebbero avuto una grossa collaborazione
degli ex modernisti, primo fra tutti, Ernesto Bonaiuti, ma una totale
chiusura al mondo cattolico(39).
Alla Facoltà valdese di teologia, che aveva allora come principale
esponente, il traduttore della Bibbia Giovani Luzzi, si aggiungevano,
la Facoltà Metodista e quella Battista, che avevano, tra i loro professori, Ernesto Buonaiuti e Mario Rossi(40).
Nel 1920, si tenne il primo Congresso Evangelico, cui parteciparono valdesi metodisti e battisti e che dette, come risultato concreto,
solo un innario comune delle tre denominazioni. Accanto alle varie
pubblicazioni tradizionali del mondo protestante, come La Luce,
valdese, Il Testimonio, battista, Il Messaggero Evangelico, metodista,
nel 1912 era stata fondata una rivista culturale Bilichnis diretta dal
36 C. MILANESCHI, Ugo Janni, pioniere dell'ecumenismo (1865-1938),
Claudiana, Torino 1979. Sui rapporti tra protestanti e modernisti, vedi L.
GIORGI, Il modernismo cattolico e gli evangelici, ovvero il protestantesimo italiano
di fronte alla crisi modernista, in Movimenti evangelici cit. pp. 21-33.
37 A. NÉSTI, Gesù Socialista, Claudiana, Torino 1980.
38 Sulla crisi massonica del 1908, vedi A. A. MOLA, Ernesto Nathan e la
Massoneria in Roma nell'età giolittiana. L'amministrazione Nathan, Roma 1986.
39 Per i primi anni dell'UCDG, sezione italiana dell'YWCA, vedi P. ALTINI,
Storia dell'Unione Cristiana delle Giovani dal 1894 al 1925, in Tra Riforma e
Controriforma cit. pp. 177 ss. Per l'YMCA vedi V. VINAY, Storia cit. p. 342.
40 L. GIORGI, "La questione modernista e il protestantesimo italiano" in Fonti
e documenti 11-12, Urbino 1982-83.
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battista Ludovico Paschetto, cui, nel '22 si accompagnò Conscientia
che ebbe, come principale redattore e poi direttore, il calabrese di origine albanese, Giuseppe Gangale. Le due riviste ebbero un grande
peso nella cultura italiana di quegli anni, e su Conscientia si sviluppò
un interessante dibattito tra il Gangale e Pietro Gobetti sulle cause
della crisi italiana di quegli anni che, per Gangale, si dovevano identificare con una crisi morale dovuta al fatto che all'Italia era mancata la
Riforma Protestante(41). Il fascismo porrà fine, ben presto, alla pubblicazione di Conscientia, così come, dal 1923, aveva chiuso tutte le
scuole evangeliche. Gangale, che aveva osato pubblicare sulla rivista
un commosso necrologio di Piero Gobetti, fu costretto, prima, a
lasciare la rivista fondando la Casa Editrice DOXA, e poi, ad emigrare
in Danimarca, dove divenne professore di Lingua Ladina
all'Università e si dedicò a studi, su questa lingua, nel Canton
Grigioni(42).
La libertà religiosa si trasformò, ben presto, in un pesante controllo del regime, che nel 1929, dopo i Patti Lateranensi con la
Chiesa cattolica, emanava una legge sui culti ammessi, che rendeva
obbligatoria la figura del ministro di culto e che doveva penalizzare
le chiese non ancora riconosciute, come i Pentecostali, o dipendenti
dall'estero, come i Salutisti. Una grande funzione culturale svolse in
quegli anni la rivista Gioventù Cristiana, diretta da Giovanni Miegge,
che diffuse in Italia le idee di Karl Barth e fece conoscere la Chiesa
Confessante Tedesca che si opponeva ad Hitler(43).
Un quadro completo della situazione delle chiese evangeliche,
sotto il regime fascista, si ha nel libro di Giorgio Rochat Regime
Fascista e Chiese Evangeliche(44). Nonostante le difficoltà di quel
tempo, aggravate durante la II guerra mondiale, dalla cessazione dei
rapporti economici con Inghilterra e America e durante gli anni dal
'43 al '45 per la divisione in due del Paese, si può dire che il protestantesimo italiano uscì dal periodo fascista notevolmente rinforzato. La partecipazione di vasti strati della popolazione evangelica alla
lotta partigiana nelle Valli e la presa di posizione delle giornate teologiche del Chabas del settembre 1943, misero in grado, il mondo
valdese, di avere una chiara prospettiva della situazione che avrebbe
atteso la nuova Italia. Costituirono, inoltre, una spinta ad avviare
quella battaglia per la libertà religiosa che avrebbe caratterizzato gli
anni dal 1945 al 1955 e dato, al protestantesimo italiano, attorno al
servizio legale del Consiglio Federale delle Chiese evangeliche, una
prima unità anche se, purtroppo, temporanea e parziale.
DOMENICO MASELLI
41 V. VINAY, Storia cit. pp. 415 ss.
42 Sul Gangale e la sua opera, vedi V. VINAY, Stona cit. pp. 347 ss.
43 Vedi G. MIEGGE, Dalla riscoperta di Dio all'impegno nella società. Scritti
Teologici, Claudiana, Torino 1977.
44 G. ROCHAT, Regime fascista e Chiese Evangeliche, Claudiana, Torino 1990.