Donne 40 anni dopo

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Donne 40 anni dopo
Il voto alle donne
40 anni dopo
„Votare, eleggere ed essere elette sia da ora in poi il nostro motto e il nostro traguardo“,
scriveva nel 1887 la femminista grigionese Meta von Salis-Marschlins. Chi paga le tasse,
decida anche sul loro utilizzo, commentava. Ma a quei tempi le sue idee venivano derise. Il
diritto di voto per le donne però, benché tardi, nel 1971 è arrivato anche in Svizzera. Gli altri
paesi erano stati molto più svelti, perché il diritto di voto alle donne l’avevano concesso gli
uomini nei parlamenti e non i confederati alle urne. Una maggioranza popolare è sempre più
difficile da conquistare.
Raggiunta la parità giuridica
Quarant’anni più tardi, nel 2011, le donne rappresentano una maggioranza in Consiglio
federale. Una novità, un Governo a maggioranza femminile non s’era mai visto prima. Pochi
mesi dopo la sua costituzione sembra comunque già quasi un Governo normale. Una novità
in politica sono anche quelle parlamentari o ministre che in carica diventano mamme. Non è
più nuovo invece che numerose donne siano considerate delle rappresentanti politiche capaci
e credibili. E le donne registrano successi anche nelle votazioni popolari. Senza il voto delle
donne il nuovo diritto matrimoniale paritario non sarebbe stato accettato alle urne nel 1988.
Parità salariale, assicurazione maternità, nidi d’infanzia: oggi le rivendicazioni femminili
vengono tematizzate e si cercano soluzioni, anche perché la manodopera femminile
qualificata serve all’economia. Oggi le ragazze imparano una professione o studiano, qua e là
si incontrano anche donne manager. È cresciuta anche la sensibilità di fronte alle varie forme
di violenza contro le donne, come la violenza domestica, gli abusi sessuali, lo stupro, la
prostituzione forzata. Le donne stesse si sono impegnate fortemente per raggiungere queste
mete. Mi ricordo di tante iniziative, dello „sciopero“ del 1991 per la parità di diritti, delle
grandi dimostrazioni per l’elezione di Christiane Brunner in Consiglio federale nel 1993.
Siamo a buon punto, si direbbe, soprattutto per quanto riguarda la parità giuridica. E allora:
Siamo giunte al traguardo?
Perdita di interesse per la parità effettiva?
Secondo diversi studi la partecipazione delle donne alla politica tende a diminuire. Nel 1995
la differenza fra la partecipazione femminile e quella maschile alle elezioni federali era del
7%, nel 2007 del 12%. Si riduce soprattutto la quota delle giovani. Inoltre la rappresentanza
femminile nelle istituzioni cresce alla velocità di una lumaca. Nei parlamenti cantonali si
aggira sul 26%, nei governi cantonali sul 23%, nel Consiglio degli stati sul 22% e in Consiglio
nazionale si avvicina al 30%. A livello comunale la situazione non è migliore. Quarant’anni
dopo l’introduzione del diritto di voto le donne sono ancora sottorappresentate a tutti i livelli.
Anche nei Grigioni, anche in Ticino. La visione femminile nell’elaborazione delle varie
politiche resta insufficiente, nei dibattiti politici viene perfino ignorata. E ciò significa che la
democrazia in Svizzera non è ancora completa.
La parità resta una sfida
Una spiegazione per le cause di questo ristagno, per la perdita di interesse per la politica, per
questa riduzione della partecipazione non l’hanno trovata nemmeno gli studi sopraccitati.
Diverse donne affermano che, rifiutando di sacrificare la loro vita privata al lavoro e alla
politica, come fanno i colleghi maschi, difendono gli interessi della loro famiglia. Per
conciliare famiglia, lavoro e anche la politica le donne infatti devono disporre di una enorme
capacità organizzativa e di aiuti efficienti da parte dei famigliari e dello stato. Il doppio o
triplo lavoro risulta troppo spesso troppo pesante. La discriminazione poi si è fatta più sottile,
difficile da verificare. Basta pensare alla disparità salariale, che si aggira ancora sul 19%. E lo
stile duro che domina oggi la politica non attira le donne. Così gli ostacoli alla parità effettiva
restano difficili da sormontare. Non abbiamo ancora raggiunto il traguardo e per questo si
cercano soluzioni innovative, che coinvolgano di più gli uomini, soprattutto per quanto
riguarda la ripartizione delle responsabilità familiari. Ormai si sa: La parità non riguarda solo
le donne. La parità - un indispensabile elemento di civiltà per una società democratica - è una
prova quotidiana per tutti.
Silva Semadeni