Conversando con Alba Cappellieri

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Conversando con Alba Cappellieri
Conversando con Alba Cappellieri
Alba Cappellieri, architetto, è professore alla Facoltà del Design del
Politecnico di Milano dove dirige il Laboratorio di Design del Gioiello ed è direttore del Corso di Alto Perfezionamento di Design del Gioiello. È impegnata come critico di design e moda, cura mostre internazionali sull’alto di gamma e congressi sul gioiello.
La conosco personalmente, ascoltandola colpisce la carica energetica,
l’entusiasmo, la passione che trasferisce al suo lavoro, alla continua
ricerca, la disponibilità e la generosità con cui si relaziona.
Nel clima di questa sostanziale vitalità converserò con il “critico a tuttotondo”. Il connubio “Cappellieri–Gioiello Contemporaneo” ha, infatti, un humus progettuale e culturale la cui fertilità proviene da una
conoscenza che non riguarda solamente il settore orafo ma proviene
da una laurea e un dottorato in storia dell’architettura.
Architetto, in che modo oggi si contaminano l’architettura, il design e, nello specifico, il jewellery design?
L’elemento che li accomuna è il progetto, design in inglese. Quello
che cambia è la scala: il territorio è la scala per l’architettura, la casa
per l’arredo e il corpo per il gioiello. La ragione per la quale al gioiello
viene dedicata in Italia poca attenzione scientifica ed editoriale è che
non è considerata un’arte sociale, come lo sono invece l’architettura e
il design. Veniamo da una cultura del progetto ancora fortemente
permeata da aneliti (fintamente) funzionalisti ed etici che tende a screditare un’arte afferente al lusso dove, per di più, il valore è dato dai
materiali. Ma le cose stanno cambiando.
Come?
Grazie soprattutto alle avanguardie olandesi e inglesi si sta diffondendo anche in Italia una cultura orafa che non associa più il valore di un
gioiello alla mera preziosità dei materiali ma anche a valori intangibili
e culturali quali quello del progetto. Non bisogna dimenticare poi che
in Italia, contrariamente al resto del mondo, abbiamo una capacità
produttiva che nel gioiello è quanto mai eterogenea, comprendendo
tanto la piccola azienda familiare tanto maison internazionali del lusso. La compresenza di progetto e produzione e un’istintiva capacità di
produrre bellezza rappresentano dei vantaggi competitivi di cui il gioiello italiano non può fare a meno. Peccato però che in Italia la formazione orafa sia principalmente artistica e non considera invece
l’offerta produttiva. Con il risultato che dalle diverse scuole tecniche
vengono fuori troppi pseudo artisti che il mercato non riconosce facendone dei disoccupati laddove invece c’è bisogno di progettisti in
grado di dialogare con le aziende, come dimostra il master del Politecnico di Milano. Del resto Munari ci aveva già messi in guardia con
il suo bellissimo libro Artista e designer!
Dal passato cosa e da quale ambito si deve attingere per accrescere la qualità del progetto di un gioiello contemporaneo?
Non si può non conoscere la storia. E questo vale soprattutto per un
progettista. La storia non è quella polverosa e noiosa dei libri ma è
uno straordinario strumento di progetto, un album ornamentale che ci
fornisce l’opportunità di prevedere numerosi problemi e di anticiparne
le soluzioni. In più la storia è memoria, conoscenza, cultura, valori
aggiunti determinanti nei mercati globali.
Gioiello del Novecento. Dall'Art Nouveau al design contemporaneo,
edito da Skira, è uno degli ultimi interessanti e aggiungerei utile
libro da lei scritti. Mi descriverebbe il percorso? È stata una ricerca faticosa?
È stato un libro faticosissimo e molto lungo. Skira è una casa editrice
di libri d’arte e la ricerca iconografica è stata ponderata e progettata
con lo stesso impegno e la medesima qualità della stesura del testo.
Considerando poi che si trattava della storia del gioiello del Novecento è stato un lavoro intenso che mi ha ripagato in termini di soddisfazione di tutti gli anni dedicati a questa ricerca. Contrariamente alle
pubblicazioni in circolazione, che considerano il gioiello esclusivamente come un oggetto d’arte, io sono partita domandandomi “cosa è
un gioiello oggi?” e la risposta è stata che non esiste un’accezione unica del gioiello ma ci sono molteplici sfaccettature: il gioiello investimento, quello accessorio, quello gadget, quello cerimoniale, quello
couture e l’elenco potrebbe continuare. Quindi ho tentato di scrivere
non “la” storia del gioiello del Novecento ma “le storie” partendo proprio dal contesto da cui sono scaturite le diverse accezioni del gioiello.
Cosa intende per contesto?
Intendo che nel corso del Novecento si è passati dal concetto al contesto, vale a dire
dall’individualità dell’autore alle condizioni sociali, economiche, politiche in cui
quell’oggetto è stato prodotto. Il gioiello è una delle tipologie merceologiche più
immobili nel tempo, i materiali e le tecniche sono esattamente gli stessi di quelli degli egiziani o degli etruschi ma è nel Novecento che si verificano i maggiori slittamenti di senso e di contesto: si passa dall’artigianato alla moda, dalla metallurgia al
design, dall’arte all’antropologia. Ed è ancora nel corso del XX secolo che si infrange il tabù della preziosità del materiale per accogliere le sperimentazioni dei nuovi
materiali e delle nuove tecnologie. Insomma… un libro che può essere letto sia dagli
appassionati del gioiello che dai professionisti.
Che differenza intercorre tra il gioiello cosiddetto “tradizionale” e il gioiello di
“design”?
Nel gioiello tradizionale il valore è quello di mercato dei materiali, i carati delle
gemme e i grammi dei metalli e i loro relativi prezzi quotati in borsa, mentre nel gioiello di design il valore si è spostato dai materiali al progetto. Ma si tratta di due ambiti non sovrapponibili, due espressioni della complessità orafa contemporanea.
JewelleryScape, Maggioli Editore, è un libro assolutamente singolare che maneggio spesso con curiosità e che trovo, mi consenta “brioso”. Come sono avvenuti “i passaggi del gioiello tra reale e virtuale”?
Sono molto fiera di Jewelleryscape, per diverse ragioni. Innanzitutto è un blog
www.jewelleryscape.it curato dai miei studenti e da Livia Tenuta e Cristina Novati
in particolare, che si sono trasformati in ottimi reporter, cercando le notizie più interessanti sul gioiello internazionale. Hanno scoperto nuovi talenti, captato e decodificato nuove linee di ricerca, hanno messo in rete progettisti da ogni parte del mondo,
rendendo visibili talenti altrimenti destinati all’oblio. Lo considero innanzitutto un
successo didattico. Attraverso media del tutto estranei alla comunicazione tradizionale del gioiello come il blog e il gruppo su facebook siamo riusciti a creare una
community internazionale scardinando i principi di individualità e diffidenza che
storicamente sono alla base del gioiello. Un successo di presenze che davvero non ci
aspettavamo!
Che relazione intercorre tra lusso e gioiello in Italia in questo preciso momento
storico?
Grazie all’attuale recessione sta cambiando lo statuto epistemologico del lusso, che
sta diventando meno orientato all’ostentazione materiale e più sensibile
all’immaterialità culturale. Ciò significa che si stanno riscoprendo le tradizioni, i saperi locali, quello straordinario patrimonio di beni culturali che ha sancito il successo del prodotto italiano. Anche nel gioiello si stanno recuperando materiali e tecniche della tradizione, reinterpretate attraverso il design in un’estetica contemporanea.
Ci farebbe qualche esempio?
Pensiamo per esempio alla filigrana, una tecnica orafa popolare antichissima ma poco evoluta come linguaggio espressivo della contemporaneità. I gioielli in filigrana
in commercio sono francamente poco attraenti. Innovare con il design significa riscoprire tecniche come la filigrana e interpretarla, attraverso il progetto, secondo
un’estetica contemporanea. Lo stesso vale per la granulazione, il niello, gli smalti, il
cammeo o per materiali meravigliosi come il corallo. Non abbiamo bisogno di inventare niente, solo di guardare al nostro straordinario passato con gli occhi di domani.
Come si può promuovere l’incontro tra “cultura d’impresa” e “cultura del
progetto” nel settore orafo?
È questa la vera sfida oggi. Tra i vari ambiti merceologici il gioiello è quello che ha
meno familiarità con i metodi e i processi del design. Ed è un peccato perché il
designer rappresenta un’antenna capace di captare i nuovi stili di consumo, oltre che
l’inventore di nuove forme. E di questo le aziende hanno disperatamente bisogno,
soprattutto per la loro organizzazione di piccole medie imprese familiari, generalmente poco permeabili all’esterno. Gli imprenditori orafi pensano che il design sia
solo una forma alla moda da opporre al gioiello tradizionale per conquistare nuovi
consumatori. Ma evidentemente non è così.
Concludendo, indossando la veste di professore, che augurio porge ai suoi allievi come nuove professionalità del futuro?
Di non mollare. Mai.
Figura 45. Alba Cappellieri. Ph. Monica Vinelli
Figura 46. Alba Cappellieri, Gioelli di carta, Ed. Electa 2009. Ph. Monica Vinelli
Figura 47. Alba Cappellieri, Il gioiello oggi. Arte, moda, design, Ed. Electa 2010,
cover
Figura 48. Alba Cappellieri, Gioielli del Novecento, Ed. Skira 2010, cover
Note biografiche di Alba Cappellieri
Alba Cappellieri è professore di design del Gioiello alla Facoltà del
Design del Politecnico di Milano, direttore del corso di alto perfezionamento in Design del Gioiello per il Politecnico di Milano, membro
della Society of Jewellery Historians. Ha fondato il blog
www.jewelleryscape.com, punto di riferimento per la comunità orafa
internazionale del 2.0
Scrive sul jewellery design per le principali riviste del progetto quali
Domus, Abitare, Il Giornale dell’Architettura, Interni, Modo.
Tra le principali mostre e convegni sul gioiello in Italia citiamo:
Gioielli per Milano, Triennale di Milano, gennaio- febbraio 2011; Titani preziosi, Triennale di Milano, giugno-agosto 2010; Gioielli di
Carta, Triennale di Milano, settembre- ottobre 2009; Eternal Platinum, Triennale di Milano, febbraio 2009; il Gioiello Italiano Contemporaneo, tecniche e materiali tra arte e design, Vicenza Palazzo Valmarana, Milano Castello Sforzesco 2008, Berlino Museo delle Arti
Decorative 2008, Torino Museo delle Arti Decorative 2009; Il Design
del Gioia, Triennale di Milano, 2002-2003; New Italian Design, Triennale di Milano, 2007 e il convegno nei distretti orafi industriali Design e/o Gioiello?, Fiera di Vicenza 2005-2006.
Tra le sue più recenti pubblicazioni:
Gioielli per Milano, Electa, Milano 2011; Il gioiello del Novecento,
Skira editore/Rizzoli International, ed. italiana, inglese, francese, Milano 2010; Gioiello Oggi: arte, moda e design, Electa, Milano 2010;
Jewelleryscape, Maggioli editore, Milano 2010; Titani preziosi, Electa, Milano 2010; Gioielli di Carta, Electa, Milano 2009; Eternal Platinum, Skira, Milano 2009; Il gioiello Italiano Contemporaneo, Skira,
Milano 2008; Ron Arad, Architettura, Arte e Design, Mondadori Arte,
Milano 2008; Antonio Citterio architettura e design, Skira Editore,
Milano 2007; Moda e design: il progetto dell’eccellenza, con
F.Celaschi, A.Vasile, Franco Angeli, Milano 2007; Lusso versus Design, con M.Romanelli, Franco Angeli, Milano 2005; Il design della
Gioia, Charta, Milano 2004.