A Firenze anteprima sul Medio Oriente

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A Firenze anteprima sul Medio Oriente
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A Firenze anteprima
sul Medio Oriente
Dal 12 al 16 aprile, il capoluogo toscano ospita una
rassegna di film e documentari per raccontare aspettative
e fermenti culturali che attraversano i Paesi dell’area
P
rofumi di spezie, pagine di
libri, cous cous, video e immagini di guerra, canzoni
antiche di giovani iraniane, stoffe
colorate, proiezioni di film e documentari, venticinque in cinque giorni, dal 12 al 16 aprile, a Firenze: è
Middle East Now, una delle rassegne
cinematografiche più importanti a livello nazionale, organizzata dall’associazione Map of Creation con il
sostegno di numerose associazioni
culturali e internazionali e il patrocinio della Regione Toscana, del
Comune e dell’Università degli Studi
di Firenze.
Il titolo della rassegna, giunta alla
terza edizione, comunica l’urgenza
di raccontare e approfondire il Medio
Oriente oggi, al di là degli stereotipi e
dei luoghi comuni. Perché «solo creando occasioni di incontro, dialogo,
confronto culturale ci si può avvicinare a contesti diversi dai nostri e
cambiare, sia noi stessi, che la realtà
che ci circonda», dice Roberto Ruta,
uno degli organizzatori.
Come è nato questo progetto?
La molla è scattata dopo diversi viaggi in Egitto, Dubai, Libano
e altri Paesi dell’area. Dopo aver
visto un bellissimo documentario
libanese al Festival del cinema di
Berlino nel 2009 ci siamo chiesti
perché non provare a fare qualcosa
di simile anche in Italia. Da anni ci
appassioniamo a queste culture e
abbiamo scoperto che, al di là delle
guerre e dei pregiudizi occidentali,
poco sappiamo della storia millenaria e delle energie che animano oggi
queste società così incredibilmente
giovani e dinamiche rispetto alla
nostra vecchia Europa.
Su cosa punta il programma di
quest’anno?
Quasi tutte le proiezioni sono in anteprima italiana ed europea, per percorrere insieme un viaggio che tocca
Iran, Iraq, Libano, Israele, Egitto, Palestina, Giordania, Yemen, Dubai,
Afghanistan, Siria, Bahrein, dando
voce soprattutto ai registi emergenti,
che saranno presenti per incontrare il
pubblico. Vorrei segnalare, tra gli altri, Back to the Square, l’ultimo film
del regista ceco-canadese Petr Lom,
che descrive le ingiustizie e le illusioni seguite alla rivoluzione di Piazza
Tahrir in Egitto raccontate attraverso
la vita di cinque giovani egiziani;
oppure il toccante The Last Days of
Winter, di Mehrdad Oskouei, vincitore al festival di Amsterdam, sulla vita di sette bambini in un riformatorio
di Tehran; The Boy Mir di Phil Grabsky, che segue per dieci anni la vita
di un ragazzino afghano cresciuto in
un villaggio vicino ai celebri Buddha
di Bamiyan (nella foto); e, infine,
Beirut Hotel della libanese Danielle
Arbid e il documentario israeliano
Dolphin Boy di Dani Menkin e Yonatan Nir, candidato al premio Cinema
for Peace. Senza dimenticare che il
focus di questa edizione è sull’Iran
contemporaneo.
Quali difficoltà avete riscontrato negli
anni?
Soprattutto la carenza di risorse
economiche. Per portare i registi a
Firenze e promuovere la rassegna
occorrono finanziamenti non piccoli.
Abbiamo investito e continuiamo a
investire risorse economiche personali. Del resto, alle passioni non si
comanda!
La soddisfazione più grande?
Ne abbiamo avute tante, ma ricordo
due anni fa l’espressione di Asghar
Farhadi, regista iraniano già premio
Oscar. Quando ha aperto l’edizione
nel 2010 ha più volte ripetuto che la
proiezione a Firenze è stata una delle
più belle di tutta la sua carriera per la
calda accoglienza ricevuta!
Elisa Costanzo
Info:
www.mapofcreation.com
www.middleastnow.it
DOVE FISSARE LO SGUARDO
In questo spazio, nel corso del 2012, il «decalogo AMO» in 10 puntate
4. Non fissare «lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili»
(2Cor 4,18)
Ricuperare la bellezza dell’essere prima e senza l’avere è un passaggio
non semplice ma importante da compiere. Solo così gli occhi non si
impoveriscono «lanciandosi sulle cose», non rinunciano a contemplarle
e goderle in se stesse, prima di oggettivarle per mettersele in tasca e
aprile 2012 Popoli 57
portarsele via. Evitare pertanto un uso smodato e consumistico delle
macchine fotografiche e degli apparecchi di ripresa.