Valentina aprea contro la disoccupazione con la formazione
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Valentina aprea contro la disoccupazione con la formazione
L e ri s or s e u m a n e € 8,00 - chf 13 Periodicità trimestrale - Poste Italiane Spa - Spediz. abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv.in L.27/2/2004 n.46) art.1 comma 1 - CNS MI V A L O R I Z Z A R E n. 24| S E T T E M B R E - O T T O B R E 2 0 1 3 www.humantraining.it Valentina Aprea contro la disoccupazione con la formazione Assessore all’istruzione formazione e lavoro Regione Lombardia Speciale ExpoTraining 2013 La fiera della formazione il 17 e 18 ottobre a fiera milano city IL PACCHETTO DI FORMAZIONE ANTICRISI DEL SOLE 24 ORE ED EXPOTRAINING Entra nel business della formazione con Power Training franchising EDITORIALE “Siam mica qui a pettinar le bambole” Il Pacchetto formativo anti crisi: un progetto innovativo per accelerare la ripresa nelle aziende italiane. F ormazione, perdita di tempo ed inutilità sono accostamenti molto diffusi che pervadono ancor oggi la maggior parte dei pensieri decisionali di chi governa – non solo i politici ma anche imprenditori e manager. L’ignoranza, l’incompetenza il pressapochismo sono figlie della crisi e dei fallimenti, non a caso l’Italia consolida un grande primato: essere condannata agli ultimi posti sul rapporto ore di formazione e competitività delle varie classifiche europee - siamo dietro al Portogallo - e mondiali. Ci vogliamo mettere in testa “graniticamente” non per rinfrescarci, ma per scolpire indelebilmente il concetto: chi non rinnova fallisce; chi non si aggiorna è ai margini del mercato del lavoro. La competitività delle aziende italiane oggi si gioca su un'arena particolarmente complessa, da una parte l’instabilità economica e politica, dall’altra la necessità di rispondere velocemente e in modo efficace alle sfide che si presentano. Sfide che richiedono al sistema produttivo di accelerare l’acquisizione di un Kit di competenze spendibili immediatamente per invertire la rotta della deriva. E’ necessario innervare nelle persone, coinvolte a tutti i livelli del sistema, comportamenti e competenze che possono far vincere le competizioni attraverso l’attivazione di processi di Skillempowerment per acquisire nuovi modelli e strumenti per il rilancio. Ciò deve essere l’imperativo dei prossimi mesi. L’attuale cambiamento ha generato la nascita di nuovi paradigmi nella gestione quotidiana dell’azienda. I comportamenti organizzativi adottati nella fase pre-crisi si stanno rilevando inefficaci perché non contestuali ai livelli di risposta richiesti dalle dinamiche di mercato e come tali bisogna consegnarli alla storia. Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi ed Expotraining, forti dell’esperienza e di un’offerta formativa sempre innovativa e differenziata, hanno deciso di scendere in campo ed offrire al Sistema Paese uno specifico Pacchetto formativo anti crisi nato dalla ricerca effettuata da ExpoTraining rivolta a circa 300 aziende, che attualmente stanno gestendo con successo la congiuntura negativa e dal rapporto quotidiano con numerose e variegate aziende presenti su tutto il territorio nazionale della Business School del Sole24 ORE. Lo scopo dell’analisi è stato quello di individuare quali comportamenti/competenze di successo vengono adottati per far fronte a questa congiuntura economica, declinandoli in una specifica offerta formativa. Carlo Barberis 3 - HT Anno 6 N° 24 Settembre-Ottobre 2013 V A L O R I Z Z A R E L A R I S O R S E U M A N E Sommario 34 Mariano Sammarco, HR di Ferrarelle spa “Innovazione di processo e abilità manageriali: così Ferrarelle batte la crisi” EDITORIALE 3 HT HUMAN TRAINING Direttore Responsabile: Filippo Di Nardo Direttore editoriale: Carlo Barberis 36 Stefan Rubner, Presidente Gruppo Rubner “Investire sul Know how dei collaboratori per un successo duraturo" “Siam mica qui a pettinar le bambole” cover 6 Valentina Aprea, Assessore Istruzione, lavoro e formazione Regione Lombardia Contro la disoccupazione con la formazione Cover pag. 6 l'eco della formazione 38 Giacomo Piantoni, Responsabile HR di Nestlè Italiana “Fotografia di un’azienda sempre più smart” Vice Direttore editoriale: Vittorio Baroffio Eco della Formazione pag. 24 le schede 10 Formazione e Lavoro: ritrovare la collaborazione 40 Essere un bravo formatore - IIa parte. 14 Dall'E-learning al multimedia learning. Il caso Amicucci Formazione Segreteria di redazione: Michela Corradin [email protected] SPECIALE EXPOTRAiNING 16 Responsabilità e fiducia, leve strategiche dello IAL Impresa Sociale Eco della Formazione pag. 10 46 Expotraining edizione 2013: nuovo impulso al sistema economico. Speciale Expotrainig pag. 46 52 AIDP: l'Associazione dei professionisti HR Verso il Congresso 2014 20 POWER TRAINING franchising: il business a portata di mano HT Human Training è pubblicato da C.R.I.S.O.F. S.c.a.r.l. 20123 Milano Via Olmetto, 5 Tel 02 80509656 Fax 02 80509280 e mail [email protected] sito: www.humantraining.it L'OPINIONE 24 Formazione anti crisi: motore per la crescita e l'innovazione Eco della Formazionepag. 16 INTERVISTA pag. 38 62 L’importanza della formazione Eco della Formazione pag. 18 65 Fare impresa per rilanciare il sistema Paese Registrazione tribunale di Milano N° 48 del 23/01/08 Costo copia € 8,00 - Abbonamento annuo Italia € 40,00 - Abbonamento Estero € 60,00 - Versare l’importo mediante bonifico bancario presso: Gruppo Veneto Banca, codice IBAN IT 13 L 0503545 3602 5057 0125 222, oppure inviare assegno presso la sede della rivista. L’abbonamento sarà attivo dal momento di ricevimento del pagamento e può decorrere da qualsiasi periodo. 60 WayOut Consulting "Migliorare per rimanere i migliori" 30 Annalisa Sala, Direttore HR di Mattel Italy “Guardare allo sviluppo globale della persona perché diventi leader di se stessa” 4 - HT Intervista 58 Parlarealmicrofono.it Dimmi che italiano parli e ti dirò chi sei. 28 Angelo Viti, HR Carlsberg Italia “Non vendiamo solo un prodotto ma un progetto fatto di qualità e innovazione” 32 Paolo Pennacchio, Responsabile Scuola di Formazione Nazionale Tecnocasa “A scuola di imprenditorialità” 55 FormAzioni su misura senza un euro in più. E tutti crescono. Realizzazione grafica e Stampa: Graphicworld s.r.l. - Melzo www.graphicworld.it Pubblicità: [email protected] Tel. 02 80509656 l'angolo hr 18 Adecco formazione: partner di riferimento al servizio delle aziende. Collaboratori: S. Airoldi, M. Alvisi, A. Auriemma, E. Avanzi, A. Baldi, M. R. Barberis, M. Campi, A. Campiotti, M. D. Castejon, M. Cinque, C. Colombo, C. De Masi, A. Diotallevi, F.M. Di Foglio, P. Favarano, M. Filippis, T. Greco, P. Iacci, M. Moretta, C. Osnago Gadda, A. Passerini, G. Robilotta, G. P. Rossi, G. Rovesti, F. Sala, L.Serrani, M. Soriani Bellavista, S. Verza [email protected] L'Angolo di HR pag. 52 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma o rielaborata con l’uso di sistemi elettronici, o riprodotta, o diffusa, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. COVER contro la disoccupazione con la formazione Intervista a Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia di Filippo di Nardo 6 - HT “ Nessun Dorma”, cantava il Principe Ignoto Calaf nella celebre aria della Turandot. Oggi, con la disoccupazione in crescita e la produttività in sofferenza, l’aria che tira non è quella dell’Opera pucciniana, ma l’esortazione resta: nessun dorma. Non i giovani, né gli over 55, i cui tassi di ricollocazione sul mercato delle professioni risultano sensibilmente inferiori alla media. E neppure le Amministrazioni, chiamate a produrre misure anti-crisi efficaci a sostegno dell’impiego. In Lombardia il 38,9% delle persone che l’hanno perso tra il 2010 e il 2011 è rientrato in attività con rapporto di lavoro subordinato. I contratti a tempo indeterminato (anche di lunga durata) costituiscono circa l’80% di quelli cessati e il 55,2% dei contratti di reimpiego, cedendo quote ad altre formule meno stabili. «La disoccupazione giovanile, in particolare, ha raggiunto il massimo storico del 26%, un dato che ci richiede di intensificare ulteriormente l’impegno in materia di politiche attive e di rivedere le buone pratiche avviate, già significative ma non ancora sufficienti a invertire il trend negativo», dice Valentina Aprea, Assessore lombardo all’Istruzione, Formazione e Lavoro. La buona notizia è che, nei palazzi della Regione, nessuno dorme, appunto. «Le misure che abbiamo messo a punto vanno a stressare ancora di più la centralità della Formazione per l’inserimento professionale, perché, attraverso attività laboratoriali, tirocini, alternanza scuola-lavoro, i ragazzi abbiano modo di sperimentare le dinamiche del mercato occupazionale prima ancora di terminare gli studi. Occorre che i giovani, non soltanto vengano preparati al futuro, ma vadano a scuola di futuro, integrando nel percorso didattico esperienze sul campo. Assessore Aprea, quali politiche scolastiche ha messo in campo Regione Lombardia per conciliare la domanda di occupazione e formazione sia della persona che delle aziende? Un’iniziativa importante riguarda il progetto FIxO, finanziato dal Ministero del Lavoro e dalla Regione, che prevede, con il supporto di Italia Lavoro, la realizzazione di uffici 7 - HT di placement all’interno delle scuole secondarie superiori e lo sviluppo di accordi con il mondo delle Imprese, per garantire ai ragazzi un’esperienza in azienda entro sei mesi, massimo un anno, dal completamento degli studi. Per l’anno scolastico 2013/2014 sono a disposizione 600 mila euro destinati a 600 tirocini. È utile notare che, nella mappatura delle scuole partecipanti al programma, la più alta concentrazione riguarda le province di Monza e Varese, con 24 e 25 istituti rispettivamente coinvolti, selezionati cover sulla base dei rapporti e delle esperienze di alternanza scuola-lavoro già avviate con il tessuto imprenditoriale: scuole che, avendo abbandonato da tempo l’autoreferenzialità formativa, si sono organizzate in un’ottica di rete territoriale con altri soggetti non specificatamente educativi, dimostrando di essere pronte per questa iniziativa. Proprio per promuovere l’interconnessione funzionale tra i soggetti dei Sistemi Formativo e Produttivo, abbiamo anche voluto imprimere una curvatura tutta lombarda alla Legislazione Nazionale sulla costituzione dei Poli Tecnico-Profes- sionali (PTP), chiedendo alle Scuole di operare in rete con i CFP, gli ITS, gli IFTS, le Università e i Centri di Ricerca presenti a livello locale. L’obiettivo è quello di fare emergere un’unica, articolata rete orizzontale per l’Istruzione, la Formazione e il Lavoro, che renda anche più semplice leggere il territorio sulla base delle aggregazioni e delle filiere che esprime: dal meccanico al chimico, dall’alimentare al legno, ecc. Insieme all’Ufficio Scolastico Regionale, metteremo 400 mila euro di premialità da assegnare ai Poli secondo criteri ancora da definire. Sempre sul ver- 8 - HT sante scolastico, infine, abbiamo approvato la programmazione triennale degli ITS e degli IFTS, destinando alla Formazione Tecnica Superiore 20 milioni di euro in tre anni. Molto sviluppato in Germania e nel Nord Europa, questo livello di specializzazione - il più alto grado non accademico - è ancora un fenomeno di nicchia in Italia: attualmente interessa solo sette ITS e poche centinaia di studenti in Lombardia. Contiamo, con la programmazione deliberata, di raddoppiare i numeri, in termini di platea e soprattutto di offerta formativa. Prosegue anche il percorso di modernizzazione dell’insegnamento/ apprendimento avviato con Generazione Web? Ci auguriamo di poter lanciare un secondo bando dell’iniziativa per la didattica digitale. Intanto, abbiamo messo in cantiere i 700 mila euro di finanziamenti previsti a sostegno delle Scuole che, nella prima edizione, hanno adottato libri di testo in formato elettronico. Speriamo ora di poter replicare l’iniziativa coinvolgendo un’altra generazione di studenti. La riqualificazione dei lavoratori disoccupati o in cassa integrazione rappresenterà una delle emergenze sociali del prossimo futuro. Quali tipi di interventi prevede il suo assessorato? Regione Lombardia ha sempre puntato molto sulle politiche attive, investendo i Fondi Sociali Europei nella Dote Formazione e Lavoro, un sistema di aiuti accessibili tramite bando per sostenere categorie di lavoratori deboli o temporaneamente in difficoltà. Poiché oggi gli effetti della crisi si fanno più incalzanti, ab- biamo ritenuto di dover superare la logica dell’avviso mettendo a punto il nuovo modello della Dote Unica Lavoro. Si tratta di un’evoluzione dell’impianto precedente, pensata per accompagnare la persona lungo tutto l’arco della sua vita, attraverso un’offerta di servizi differenti in relazione alla condizione specifica in cui si trova (giovani, occupati, disoccupati, cassintegrati e disabili) e alle esigenze che manifesta in termini di accesso all’impiego, di qualificazione o riqualificazione. Il sistema individua un paniere unico di servizi di formazione e lavoro a cui le persone possono attingere con diverse modalità di riconoscimento, e quattro fasce di aiuto associate ai destinatari degli interventi, risultanti dall’incrocio delle variabili di età, genere, posizione nel mercato occupazionale e livello di istruzione. Che cosa cambia invece rispetto alla dote precedente per gli Enti accreditati? L’urgenza di attuare politiche anticrisi efficaci, in linea anche con l’iniziativa europea Youth Guarantee, impone a tutti un impegno ulteriore in termini di responsabilità sul risultato, tradotta non solo nei meccanismi di valutazione delle performance degli operatori ma anche nella struttura della dote, che prevede, da un lato, servizi di consolidamento delle competenze attivati esclusivamente per specifici obiettivi occupazionali (ad esempio tramite tirocini, work experience, formazione per l’inserimento al lavoro); dall’altro, l’accentuazione del rimborso “a risultato” dei servizi specificatamente finalizzati all’ingresso nel mercato professionale. Il budget stanziato è quindi destinato agli operatori che prendono in carico le persone lavorando in rete con altri Enti accreditati alla Formazione e al Lavoro: nel momento in cui raggiungono gli obiettivi definiti dalla programmazione, per esempio la ricollocazione, ottengono un’equivalente integrazione per ogni dote andata a buon fine. Qual è lo scenario futuro per quanto riguarda il prossimo periodo di programmazione 2014-2020 del Fondo Sociale Europeo? Stiamo attendendo dalla Commissione Europea il documento finale di definizione strategica. Abbiamo avuto modo di confrontarci più volte con i Funzionari incaricati di consultare i partner istituzionali e le parti sociali: le principali linee operative riguarderanno l’occupazione, l’inclusione, l’innovazione e, come Assessorato impegnato su tutti e tre i fronti, confidiamo di ottenere finanziamenti importanti per linee di intervento che possano capovolgere i numeri attuali sulla disoccupazione. Nel mese di Giugno, in visita al Parlamento Europeo, ho avuto modo di presentare alle Istituzioni Comunitarie la buona pratica lombarda, riconosciuta come tale tra le eccellenze europee. L’aspettativa, dunque, è che venga non solo rinnovato l’investimento nella formazione professionale a tutti i livelli, nell’istruzione tecnica superiore, nella dote lavoro, e in tutti i progetti di qualificazione avviati, ma che si riesca a produrre un modello esemplare, utile anche alle altre Regioni italiane e agli altri Stati membri. Se la qualifica delle Risorse Umane e la Formazione professionale sono motori decisivi per la produttività, non è possibile prevedere 9 - HT una legge che ne incentivi la pratica, magari, attraverso il ricorso a fondi interprofessionali per non gravare ulteriormente sui costi del lavoro? In questo momento le Aziende sono già molto provate e sarebbe controproducente introdurre altri vincoli. Credo, inoltre, che sul fronte dell’innovazione l’imprenditoria italiana sia consapevole della posta in gioco: o dà un colpo di reni o è destinata al collasso. La vera questione è che le grandi Multinazionali non hanno più convenienza a investire nel nostro Paese, neppure in una Regione avanzata come la Lombardia. Il problema è comune a tutta la macroarea europea, che ha perso la sua capacità attrattiva. Lo sforzo che ci attende, quindi, è quello di offrire un nuovo ventaglio di opportunità, individuando logiche virtuose tali per cui i nostri imprenditori non debbano più delocalizzare e le case produttrici ritrovino vantaggio a venire in Italia. Chiudiamo con una nota positiva: che opportunità apre Expo 2015 per il futuro? Credo che, almeno a Milano e in Lombardia, possa rappresentare una chiave di volta per il mercato, anche quello del lavoro. Ci stiamo avvicinando sempre di più alla data dell’esposizione e il ragionevole auspicio è che, da un lato, i cantieri avviati diano un po’ di ossigeno a tutto il Settore Edile e Infrastrutturale, dall’altro, che serva da volano ai soggetti della filiera turistica, dalla ricettività alberghiera ai servizi culturali, determinando scenari positivi. Poi, naturalmente, ci auguriamo che possa esserci anche più formazione legata al tema dell’Expo, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. L'ECO DELLA FORMAZIONE Formazione e Lavoro RITROVARE LA COLLABORAZIONE Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di Manpower Italia, indica la strada di G.P. Rossi A lla ricerca della sinergia perduta. Quella fra istruzione, formazione e mercato del lavoro, sistemi chiaramente interdipendenti ma, per troppo tempo, separati in casa. È l’imperativo che l’allarme sulla disoccupazione giovanile evidenzia oggi come priorità per rilanciare l’economia e garantire un futuro alle nuove generazioni. Neodiplomati e laureati in lotta con un mondo professionale impenetrabile, un orientamento poco efficace, un bagaglio di competenze non sempre coerente con le esigenze reali del paese e una domanda di life long learning spesso disattesa. Le criticità sono tante ma ricomporre il puzzle si può, se gli strumenti che finora hanno suonato da solisti cominciano a intonare una stessa melodia. Per guadagnare fiato e vigore d’intervento occorre uno spartito condiviso. Così l’Italia, sulla scorta di una filiera integrata formazione-lavoro, ritrova la propria voce. Dottor Scabbio, qual è il nostro tallone d’Achille e da dove si può ripartire? In Italia, la formazione professionale ha sempre avuto un ruolo di secondo piano nelle dinamiche dello sviluppo nonostante l’impiego di ingenti risorse, soprattutto comunitarie. In particolare la formazione continua dei lavoratori occupati rappresenta un punto di debolezza: il rapporto ISFOL 2012 rileva che il 10 - HT numero di partecipanti alle iniziative formative nel 2012 è stato di 1 milione e 390mila, con una riduzione di 200mila rispetto all’anno precedente. I confronti europei dicono del nostro arretramento rispetto agli altri Paesi circa la presenza di adulti a iniziative di formazione e istruzione: l’Italia si attesta su un 6,2% rispetto al 7,7% della Germania, al 19,4% del Regno Unito e al 10,8% della Spagna, a fronte di una media Ue del 9,1%. Certamente un fattore di freno riguarda la dimensione di PMI delle aziende italiane e, con il protrarsi della crisi, una delle principali voci di costo tagliate riguarda proprio la formazione. Per la quale si stima, comunque, una spesa di circa 5 miliardi all’anno distribuiti dal Fondo sociale europeo, dalle leggi nazionali di sostegno (236/93 e 53/00) e dai Fondi paritetici interprofessionali. Certamente il sistema deve trovare una maggiore finanziabilità e deve crescere in qualità per poter trasferire le competenze necessarie allo sviluppo. Che ruolo ha la formazione nel favorire l’occupazione? Cruciale, soprattutto in un periodo di crisi economica, poiché nessun intervento di crescita può prescindere da un contesto di conoscenza e innovazione. Non entro in merito ai processi di riforma in atto nei sistemi dell’istruzione iniziale e superiore, che ha trovato alcuni spunti di interesse con l’avvio degli Istituti tecnici superiori, quanto alla necessità di imprimere una svolta nel rapporto tra formazione e mercato del lavoro in direzione di un’integrazione. In passato parlare di scuola collegata alle esigenze delle imprese era piuttosto impopolare, quasi un affronto alle legittime aspirazioni personali e al desiderio di individuare per sé il lavoro più consono. Ma la questione è un’altra e riguarda piuttosto l’approccio con il quale guardare la realtà. Ci 11 - HT vogliono realismo e consapevolezza nell’identificare i fattori caratterizzanti il percorso professionale individuale. Occorre inoltre considerare bene le tendenze del mercato e su queste costruire buone politiche, soprattutto per i giovani. È oltremodo urgente, infine, considerare insieme formazione e servizi al lavoro. Che cosa significa concretamente sul fronte dei settori occupazionali? Le evidenze empiriche dimostrano, per esempio, che puntare sul manifatturiero, in gran parte già saturo, per generare nuovi posti di lavori, soprattutto destinati ai giovani, è un abbaglio. La caduta dell’occupazione nel primo e secondo trimestre del 2013 nel settore dell’industria in senso stretto è stata marcata, fino al 2,4% (meno 111mila unità), con una forte contrazione di occupati nelle costruzioni (-12,7%, pari a 230mila unità in meno). Se consideriamo le comunicazioni obbligatorie, la percentuale maggiore, pari al 71% dei 7,9 milioni di contratti attivati nel 2012, riguarda il settore dei servizi. Puntare sulla crescita significa guardare oltre la filiera industriale e accendere i riflettori sui settori che meglio hanno retto alla crisi e che hanno ancora potenziale. Mi riferisco al turismo, alla cultura, ai servizi alla persona e al terziario avanzato, da cui ripartire per generare nuova occupazione e nuove imprese. Tanto più che le aziende maggiormente propense all’assunzione sono quelle neonate. Un’altra evidenza, poi, è che le economie avanzate hanno creato posti di lavoro proprio nel settore dei servizi. Può avvenire anche in Italia e senza particolari contribuzioni dello Stato, dato che, rispetto all’industria, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro qualificato è più lineare e la richiesta di L'ECO DELLA FORMAZIONE giovani laureati è ben maggiore. Su cosa puntare, da un punto di vista strategico, per favorire il lavoro nel terziario? È necessario un programma per l’occupazione che promuova un forte accordo tra scuola, università e imprese per avvicinare domanda e offerta, introducendo un sistema di orientamento atto a valorizzare i talenti e i nuovi indirizzi di studi verso l’arte, la cultura, i servizi alla persona e alla famiglia. Aiuterebbe una progressiva uscita del pubblico da questi settori, per esempio, attraverso la defiscalizzazione del costo dei servizi. Ciò non toglie che si debba comunque produrre una politica di sviluppo efficace nel manifatturiero di eccellenza che investe in innovazione e tecnologia, oltre che in design e originalità. Tra le filiere principali, quelle dell’abbigliamento, dell’arredamento, dell’agroalimentare, delle lavorazioni meccaniche e della meccanica di precisione. Torniamo al punto di incontro tra formazione e occupazione giovanile. Come favorire il dialogo? L’allarme sull’inattività giovanile e le relative misure anti-crisi hanno portato l’attenzione mediatica sulle politiche a favore dell’occupazione. Finalmente si sta dando il giusto valore ai servizi per il lavoro, utili nell’accompagnare le frequenti transizioni di impiego imposte da un mercato occupazionale flessibile e incostante come quello attuale. Oggi, l’attitudine a cambiare posto, che si tratti di una scelta o di una necessità dettata dalla crisi, è una competenza richiesta a tutti. È evidente che un disoccupato, in particolare se giovane, necessita di un buon sistema di servizi che lo aiuti a ritrovare un lavoro in un tempo certo. Questo è il tema che il programma europeo Youth Guaranteed inten- de affrontare. Entro un periodo di quattro mesi dall’inizio dell’inattività o dall’uscita dal sistema di istruzione formale, ai giovani si profila un ventaglio di possibilità: un’offerta di lavoro qualitativamente valida, il proseguimento degli studi, un apprendistato o un tirocinio. Gli obiettivi perseguiti sono la prevenzione dell’abbandono scolastico e la promozione dell’inserimento professionale. Il finanziamento dovrebbe ammontare per il nostro Paese a quasi 500 milioni di euro con i quali sviluppare i servizi necessari a produrre opportunità di stage o corsi di formazione per almeno 300/400mila giovani. Come realizzarli? L’idea di utilizzare solamente i Centri pubblici per l’impiego mi sembra insufficiente a raggiungere gli obiettivi prefissati. Se vogliamo garantire, entro quattro mesi dalla fine della scuola, un’offerta di for- mazione, di tirocinio o di impiego e portare al lavoro almeno 100mila ragazzi è necessario considerare tutti i fattori in gioco. I 550 Cpi presenti sul territorio con i loro 6.600 operatori non sono in grado di accogliere le migliaia di giovani interessati. Occorre attivare un progetto di rete tra servizi pubblici e privati che vada a coinvolgere i 2.500 uffici delle Agenzie per il lavoro che giornalmente guardano alle esigenze delle imprese e incontrano persone in cerca di un’occupazione. Questa collaborazione può rappresentare l’occasione per costruire, finalmente, un sistema qualificato e capillare di servizi per l’impiego a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno. Quale può essere il nesso tra i servizi per il lavoro e la formazione professionale? L’opportunità di una collaborazione risulta evidente sia in una fase di previsione dei fabbisogni di competenze sia nella definizione dei percorsi individuali di ricollocazione. Pensate al valore di un sistema integrato nel quale la persona in cerca di impiego possa rivolgersi liberamente a un operatore qualificato per l’erogazione di servizi quali la formazione, l’orientamento, il bilancio delle competenze o il tirocinio, finalizzati a cogliere un’occasione di lavoro con un contratto regolare. Sarebbe semplice per la persona e conveniente per gli operatori. C’è ancora tanta strada da fare, perché la competenza su questi temi è in capo alle Regioni e molte differiscono nell’approccio, ma credo che la sinergia tra formazione e lavoro e il rafforzamento dei servizi per l’impiego nella collaborazione pubblico-privato sia una via obbligata. Non percorrerla significherebbe negare una risposta credibile alla domanda che proviene dai giovani, la speranza del nostro paese. 12 - HT L'ECO DELLA FORMAZIONE Intervista a Franco Amicucci DALL’E-LEARNING AL MULTIMEDIA LEARNING. IL CASO AMICUCCI FORMAZIONE di Chiara Cantoni H a trasformato un mezzo freddo come il computer in un ambiente di apprendimento caldo, intuitivo, coinvolgente. Ha rotto con la metodologia tradizionale di e-learning, introducendo un modello pionieristico capace di coniugare creatività e rigore scientifico. Ha scommesso sul piacere, l’efficiacia e il return of investment della formazione a distanza. E ha vinto. In pochi anni, Ax-Amicucci Formazione, società specializzata nel tradurre la conoscenza aziendale in chiave multimediale, è divenuto leader di settore. Il fondatore, Franco Amicucci, racconta come. Da quali esigenze nasce la ricerca di un nuovo modello formativo? Le esperienze di e-learning tradizionali, intese come trasposizione fredda e letterale su computer di un corso o un libro di testo, in sessioni di 2/4 ore, hanno portato a una grande dispersione di risorse, rivelandosi totalmente fallimentari in termini di apprendimento. Ci siamo interrogati su come rendere la proposta formativa coerente, accessibile e trasparente agli occhi dei destinatari, facendone insieme un motore attivo di innovazione. In generale, su come tradurla in un valido business partner che, senza pesare sui costi, contribuisse in modo tangibile all’efficienza aziendale. Occorreva ripensare l’architettura complessiva della formazione? Sì, secondo un modello sostenibile. Nel 2004 abbiamo avviato un percorso progettuale perseguendo alcuni obiettivi: una maggior efficacia dell’azione formativa, così da generare cambiamenti visibili e immediati sulla produttività; una sintesi dei contenuti che consentisse di apprendere in un minor tempo d’aula, quindi, con minori interruzioni del tempo di lavoro e minori costi; una formazione continua, ossia l’individuazione di nuovi spazi in cui inserire occasioni di apprendimento, formali ma anche informali; il coinvolgimento e la motivazione di tutti i soggetti; una maggiore integrazione della formazione con le altre funzioni aziendali. Da questa ricerca è nato il metodo Skilla. Su cosa si basa? Sull’innovazione degli ambienti 14 - HT formativi, attraverso una riduzione dell’aula tradizionale e un suo radicale rinnovamento, a vantaggio delle aule virtuali, dell’e-learning e delle community di apprendimento. In questo modello abbiamo introdotto un format di rottura rispetto al passato: le Pillole formative multimediali, corsi di 15 minuti che concentrano, in forma sintetica, incisiva, coinvolgente e facilmente memorizzabile, i concetti chiave di una competenza attraverso l’uso di diversi linguaggi (cartoon, filmati, giochi, stimoli d’arte, consigli di lettura, tecniche operative e altro), in grado di stimolare tutti i canali dell’apprendimento secondo la teoria delle intelligenze multiple di Gardner. Con questo metodo abbiamo realizzato il più ricco catalogo sulle soft skills in Italia e sviluppato pillole per un totale di 500 titoli in via di completamento: dalle istruzioni tecnico-operative alle leggi sulla sicurezza, privacy e 231, ai comportamenti organizzativi. Nei prossimi due anni, lavoreremo su tutti i tools gestionali e i grandi classici del management: saranno software meno formativi e più simulatori, per imparare e contestualmente lavorare. Con FrancoAngeli, invece, abbiamo già lanciato il progetto cento50, per integrare libro manageriale e multimedia learning. Di quali competenze vi avvalete per realizzare i format? Parliamo di prodotti di altissima qualità sia dal punto di vista del design che della produzione: 15 minuti di pillola richiedono tre settimane di lavoro e molteplici competenze professionali. Disponiamo di una scuola grafica interna e della collaborazione di grandi firme: noti fumettisti, animatori, cartellonisti, registi e attori di fiction Rai, ecc. I nostri 15 product manager coordinano squadre di sviluppatori per un’area di circa cento persone, fornitori esterni e service internazionali inclusi. Qual è il target di riferimento? Contiamo oltre 160 clienti tra cui 60 fra le prime 500 organizzazioni italiane e multinazionali, da Wind a Bulgari, da Indesit a Pirelli, da Bnl a Intesa Sanpaolo, per un bacino d’utenza di circa 700mila persone. Distribuiamo in 20 lingue diverse, fruibili da web, intranet, telefonia mobile. Grazie a un accordo con Quadrifor, l’Istituto bilaterale per lo sviluppo della formazione dei quadri del Terziario, le nostre pillole sono accessibili ai quadri delle 11mila aziende di Confcommercio. Ci rivolgiamo anche alle società di consulenza, perché chi svolge lezioni d’aula possa integrare la formazione con i nostri sistemi. La sfida per il futuro, oltre ad una nostra presenza sui principali paesi delle economie emergenti, riguarda il target delle imprese individuali, dato che la metodologia Skilla si applica allo stesso modo anche al singolo. Come si struttura la proposta al cliente? Abbiamo un’offerta a catalogo molto vasta, che apriamo e ricomponiamo in base alle sue specifiche esigenze, adattando il percorso alla cultura aziendale. C’è poi un’offerta su misura in senso stretto, qualora ci venga chiesto di trasformare in elearning una particolare procedura, un sistema meccanico o un manuale di qualità. Per esempio, il sistema di Performance Management del Gruppo Techint, viene presentato ai valutatori e ai valutati in tutti gli stabilimenti del mondo con il nostro modello multimediale e le competenze centrali richieste vengono supportate con le Pillole. Vi state misurando anche con l’estero, quindi? Viviamo una fase di forte internazionalizzazione. Abbiamo già aperto una sede in Cile per l’America Latina e stiamo lavorando su una grande commessa ricevuta da una compagnia telefonica turca per formare su tablet i loro milioni di utenti con le nostre pillole. Sui nuovi mercati ci proponiamo con il brand Skilla, una grande library di Pillole formative, un insieme di strumenti, metodologie, format per creare esclusivi ambienti di apprendimento. Ne fanno parte anche i “software del pensiero”. Di cosa si tratta? Intorno al modello formativo Ax abbiamo sviluppato diversi applicativi, frutto di una progettazione che 15 - HT attinge al pensiero filosofico informatico. Analizzando il comportamento adulto di fronte a uno schermo, abbiamo ricostruito una linea di “software naturali”, che aiutano i fruitori a tradurre l’esperienza formativa in progetti di miglioramento sia personale che organizzativo, visibile e misurabile. Così, per esempio, sono nati programmi come MyProjectWork, che guida l’utente nella redazione di un progetto di lavoro; o MyBookShelf, un ambiente digitale per la gestione di tutte le risorse formative aziendali (ppt, pdf, word, video), indicizzate e consultabili attraverso un avanzato sistema di tagging. Tutti gli utenti possono fare l’upload di nuove risorse (siti, dispense, corsi, ecc.), votare e commentare i singoli item, oltre che costruire una propria biblioteca personale. Quanto conta l’aspetto di ricerca nello sviluppo del vostro prodotto? Coltiviamo forti contatti con le università e all’ultima E-learning Conference Worldwide di Pechino abbiamo esposto, unica società privata italiana ammessa al congresso, una sintesi dei sette dottorati realizzati con altrettante università sulle nostre metodologie. Il modello stesso nasce da attività di studio sulle intelligenze multiple e sulla motivazione all’apprendimento in campo multimediale. Abbiamo analizzato casi di successo come i tg della CNN per la brevità e fatto ricerca sui linguaggi grafici, su ciò che attrae l’attenzione, crea piacere e si memorizza. Con la Luiss Business School abbiamo creato la community nazionale Architetti di Apprendimento e convegni sul Visual Thinking. Approfondiamo i linguaggi del web, basati sulla brevità, l’interazione e l’ipertestualità. L'ECO DELLA FORMAZIONE Intervista a Graziano Trerè, Amministratore Unico IAL Nazionale RESPONSABILITA’ E FIDUCIA, LEVE STRATEGICHE DELLO IAL IMPRESA SOCIALE di M.R. Barberis N el 2011 lo IAL ha portato a compimento la sua trasformazione in Srl con qualifica di impresa sociale, segnando una rottura non facile ma necessaria con il passato. A due anni da allora qual è il suo bilancio del percorso compiuto? Il percorso realizzato dal Sistema IAL in questi ultimi anni può essere riletto attraverso due parole-chiave: responsabilità e fiducia. Solo qualche anno fa negli incontri con il gruppo dirigente, nelle interlocuzioni con i soggetti esterni - dalle istituzioni ai fornitori, dai partner di progetto ai competitor - si respirava un’aria inquinata dalle scorie prodotte da una gestione incapace di assicurare trasparenza e poco attenta nella gestione delle persone e delle risorse. Oggi con molta discrezione, ma con altrettanta consapevolezza, possiamo dire che ognuno di noi ha temuto per le sorti dello IAL: i numeri, i giudizi affrettati, le incompetenze e le approssimazioni, le fughe dalle responsabilità sono stati fattori determinanti che hanno messo a rischio l’esperienza dell’ente. A questo contesto estremamente problematico abbiamo scelto di rispondere con una “responsabilità aumentata”, abbiamo cioè chiesto a ciascuno di noi di mettere in campo un “di più”, di assumere una sfida dagli esiti incerti, con la consapevolezza che il rinnovato gruppo dirigente potesse avere “la stoffa” per farcela. Abbiamo attivato importanti consulenze che ci hanno sostenuto in 16 - HT difficili passaggi di tipo legale, economico, istituzionale e soprattutto culturale. Oggi possiamo dire che IAL impresa sociale è una realtà, verrebbe da aggiungere una “bella realtà”. Credo che tutti insieme abbiamo saputo dare il meglio per allestire un’esperienza che, al contrario di ieri, gode di un buon riconoscimento esterno: le numerose collaborazioni nate con partner di prestigio come The European House of Ambrosetti, i diversi progetti significativi con partner di livello nazionale e internazionale come Adecco, Trenitalia e Trenord, il posizionamento fra le eccellenze nella Formazione continua dicono la nostra capacità e il percorso fatto. Dobbiamo dircelo con molta chiarezza: solo tre anni fa tutto questo era difficilmente sperabile. Quali sono state e quali sono oggi le leve strategiche dello IAL? Una delle colonne portanti del “nuovo IAL” è stata indubbiamente la responsabilità: possiamo affermare di esser stati capaci di orientare le nostre scelte dall’etica delle responsabilità, allungando lo sguardo sul futuro. Oggi possiamo sentirci orgogliosi di avere uno IAL che ha saputo superare una situazione di profonda sofferenza e di crisi vocazionale, riuscendo a rispondere efficacemente alle istanze dei lavoratori e delle imprese. Un altro cardine di questo percorso è stato la“fiducia”. Essa ha sorretto questo difficile cammino, per molti versi un “nuovo inizio”: siamo stati capaci di “darci fiducia” e di “avere fiducia”. In alcuni momenti dagli esiti incerti abbiamo retto, infatti, perché ci siamo fidati gli uni degli altri e di tutte le persone che lavorano con noi. Ma occorre riconoscere come anche la Cisl si sia fidata di noi e oggi possiamo affermare che la fiducia è stata ben riposta. Nello stesso tempo molti soggetti esterni sono tornati a darci fiducia, superando i pregiudizi e riconoscendoci un’accresciuta affidabilità. Non vorrei però dimenticare la fiducia che quotidianamente nelle diverse sedi territoriali ci riconoscono tutte le donne e gli uomini del lavoro che irrobustiscono le proprie competenze attraverso le proposte e i percorsi formativi di IAL impresa sociale. Oggi dunque lo IAL è tornato ad essere una realtà solida e credibile. Quali i disegni e le strategie future del Sistema? Responsabilità e fiducia sono due importanti lenti, utili per individuare le aree di miglioramento, evitando di ricadere negli errori passati o di incappare in nuove “tentazioni”. Abbiamo investito su alcuni assi strategici per sostenere un decisivo passo in avanti: la gestione economico-finanziaria, la formazione del gruppo dirigente, la costruzione di partnership strategiche, lo sviluppo di competenze distintive e il consolidamento della rete interna. In sintesi ci siamo dati l’obiettivo di consolidare una “strategia di gruppo” in grado di valorizzare il patrimonio di saperi e di esperienze presenti nel Sistema per realizzare sia economie di scala sia massa critica. Un primo importante obiettivo sarà, in tal senso, quello di giungere alla definizione di un contratto di lavoro per l’intero gruppo IAL che ci consenta di disporre di un nuovo “abito”, adatto alla nuova configurazione ed al nuovo indirizzo intrapreso dalla nostra organizzazione. Sul fronte della gestione economico-finanziaria abbiamo già avviato 17 - HT un percorso che chiama tutte le strutture dello IAL a convergere su un condiviso sistema di controllo di gestione, in grado di assicurare un governo maggiormente trasparente e di intercettare rapidamente eventuali criticità. Abbiamo scelto, inoltre, di riconfermare il nostro investimento in IAL.Lab, il laboratorio per il management dell’impresa sociale, nella convinzione che le professionalità e la capacità organizzative del nostro gruppo dirigente possano assicurare un presente ed un futuro alla nostra realtà. Siamo stati dunque capaci di mettere in campo uno sforzo importante di innovazione e di riorganizzazione, che non ci consente però di fermarci. L’idea di un nuovo IAL è infatti collegata all’idea di un “sistema aperto”, in grado di rinnovarsi continuamente e di promuovere relazioni significative con tutti gli attori protagonisti dello sviluppo, a partire dalla Cisl. In questa direzione un passo importante sarà l’allestimento di un momento di riflessione e di confronto, una Assemblea organizzativa dello IAL impresa sociale, in cui ripensare il nostro ruolo e le prospettive future, legate soprattutto alla nostra capacità di accompagnare le persone verso migliori condizioni di vita e di lavoro e di concorrere a raggiungere migliori livelli di produttività per le imprese. La stessa idea di tutela oggi sembra evolvere nella direzione di “progetto sociale”, all’interno del quale la formazione concorre a determinare nuove e più eque opportunità di vita e di lavoro per tutti. L'ECO DELLA FORMAZIONE Intervista a Roberto Pancaldi – Direttore Generale Adecco Formazione ADECCO FORMAZIONE: PARTNER DI RIFERIMENTO AL SERVIZIO DELLE AZIENDE di S. Airoldi I n un mercato del lavoro altamente competitivo e in continua evoluzione, la formazione e l’aggiornamento professionale ricoprono un ruolo fondamentale all’interno di un’azienda e una leva strategica per valorizzare le persone e contribuire allo sviluppo del business. Le attività formative rappresentano uno strumento fondamentale per migliorare le competenze professionali, favorire il benessere delle risorse umane, rinforzare l’identità d’impresa e il senso di appartenenza. Sviluppare le competenze, mettendo le persone al centro dell’esperienza, per raggiungere l’eccellenza nelle organizzazioni è la mission di Adecco Formazione, la società del Gruppo Adecco nata nel 2000 che ha posto il proprio principale focus nel rispondere in maniera complessiva a tutte le esigenze in tema di formazione di diverse funzioni aziendali: dal lavoratore a tempo al manager, con iniziative studiate ad hoc per settori specifici. Adecco Formazione ha raggiunto un posizionamento distintivo nel panorama italiano, quali sono gli elementi di questo successo? Per capacità di crescita e qualità del servizio Adecco Formazione rappresenta oggi una realtà unica nel nostro Paese, in virtù di una un’organizzazione strutturata su 6 sedi principali e 6 uffici di rappresentanza, 80 persone di staff che coprono tutte le funzioni (da quella commerciale a quella pro- 18 - HT gettuale, da quella organizzativa a quella amministrativo-gestionale a quella di fundraising) e 250 consulenti e formatori fidelizzati. Adecco Formazione si rivolge a centinaia di realtà aziendali con professionalità, esperienza e un approccio esclusivamente taylor-made, costruito sui bisogni di ciascuna azienda cliente. Ogni intervento formativo è realizzato coerentemente alle esigenze espresse dalle organizzazioni aziendali operanti in qualsiasi settore con l’intento di trovare la migliore soluzione ad ogni specifica esigenza. A chi vi rivolgete? A realtà aziendali di qualsiasi settore e dimensione, dalle grandi imprese alle pmi per cui rappresentiamo partner di riferimento per l’analisi, la consulenza e la realizzazione di progetti di crescita e sviluppo professionale. Siamo presenti sul mercato con due brand: Adecco Training che si occupa della formazione di natura tecnica e funzionale di tutti i dipendenti e del middle management e Adecco Management School che progetta ed eroga percorsi formativi aziendali dedicati al top management. Quale elementi vi distinguono dai vostri concorrenti? Come sottolineavo precedentemente, la nostra capillarità ci permette di essere vicini alle aziende di ogni territorio, conoscendone bisogni e specificità perché presenti noi stessi nel medesimo territorio economico e sociale dei clienti. Nello stesso tempo però garantiamo una visione nazionale e globale tipica di una multinazionale: diciamo che siamo in grado di portare innovazione e esperienze nazionali interpretando specificatamente ogni necessità territoriale. Inoltre, a differenza di altre società di formazione, non vogliamo essere i provider di competenze altrui (leggi i docenti). Per questo motivo non appaltiamo fuori da noi né l’analisi degli scenari, né le macro idee progettuali, né le scelte di vision e di metodologia: queste sono decise da noi e su queste coinvolgiamo i nostri consulenti e docenti; proponiamo un approccio da società di consulenza ma basato su molteplici knowhow che selezioniamo sul mercato e che garantiscono al cliente la miglior proposta sulle proprie necessità e non l’adeguamento delle stesse al know-how posseduto dal fornitore. A queste uniamo un’esperienza pluriennale nel fundraising (che ci ha reso un interlocutore consolidato di Fondirigenti, Fondimpresa, Forte, tanto per citare alcuni tra i più importanti Fondi Interprofessionali), nell’analisi dei fabbisogni formativi e nel supporto al soddisfacimento di tutti i bisogni formativi del cliente. Nel corso degli ultimi anni l’approccio alla formazione da parte delle aziende è cambiato, come avete vissuto quest’evoluzione? In maniera positiva e continuando ad offrire alle aziende soluzioni innovative e una formazione customizzata sulle specifiche esigenze e obiettivi aziendali. Siamo in grado di offrire formazione aziendale e interaziendale, formazione a catalogo, formazione manageriale finanziata, supporto ai finanziamenti. Un’ampia e ricca gamma di servizi che intendiamo arricchire ed estendere ulteriormente nel corso del 2013 per continuare ad offrire un servizio a 360° ai nostri clienti. Negli ultimi due anni abbiamo lanciato un approccio “settoriale”, identificando specifici settori (banking, automotive, pharma tanto per citarne alcuni) per i quali abbiamo analizzato lo specifico business 19 - HT model formativo caratteristico di ciascuno di essi (per bisogni, contenuti, modalità di progettazione e comportamento di acquisto) e da lì abbiamo costruito un offering dedicato. Proseguendo su questa direzione di ampliamento di servizi sempre più legati agli specifici bisogni dei clienti, intendiamo affiancare ed integrare all’ambito della pura offerta formativa, che rappresenta il nostro core business, approcci di natura consulenziale. In particolare, possiamo mettere a disposizione la nostra esperienza, professionalità e capacità di analisi in alcuni ambiti vicini al campo di azione di Adecco. Possono riguardare, ad esempio, l’organizzazione e gestione delle risorse umane per aiutare l’azienda a determinare quali competenze sono più necessarie e quindi riorganizzare le risorse in base alle direzioni strategiche; oppure la salute e sicurezza sul lavoro e, in particolare, affiancare l’azienda nella valutazione e classificazione dei potenziali rischi all’interno dell’organizzazione per avviare percorsi formativi personalizzati. Intendiamo, inoltre, offrire ai nostri clienti un ulteriore valore aggiunto per rispondere alle esigenze di formazione da parte di aziende italiane presenti con sedi anche in altri Paesi. Poter contare su un team altamente qualificato, professionale ed esperto può rappresentare un valore aggiunto per queste realtà aziendali che stanno crescendo all’estero e che già si affidano ad Adecco Formazione in Italia. Quindi, anche in quei Paesi dove Adecco Formazione non è ancora presente con una sede, le aziende nostre clienti attuali e future possono contare sull’affidabilità di un unico partner con cui costruire il percorso formativo più adatto alle proprie esigenze. L'ECO DELLA FORMAZIONE POWER TRAINING franchising: il business a portata di mano Un progetto innovativo per realizzarsi e incrementare i propri guadagni A cura della divisione franchising Power Training de per sostenerne lo sviluppo. Inoltre, fattore non trascurabile, è uno dei pochi mercati sostenuto dai fondi pubblici per promuovere gli acquisti per la formazione; ossia l’acquirente della formazione non intacca nessuna voce di spesa del suo bilancio! - è come se il mercato automobilistico, in modo continuativo, potesse utilizzare incentivi per la rottamazione del valore del 100% dell'automobile che si intende acquistare. In buona sostanza i corsi di formazione sono nella maggioranza dei casi finanziati da appositi fondi. I l mercato della formazione rappresenta nel settore del terziario avanzato, uno dei più attrattivi, con alta marginalità; annualmente ha un giro d’affari di circa 4 miliardi di euro. Esso è anti ciclico, vale a dire che in periodi di congiuntura negativa si lavora di più con il segmento dei disoccupati, mentre quando la congiuntura è in crescita ci si concentra sulle azien- 20 - HT Per tali condizioni, il mercato è molto ambito, poiché vi è il desiderio di molti di entrare a fare business; tuttavia se all'apparenza non rappresenta marcatamente nessuna o deboli barriere d'entrata, molti tentano di vendere e erogare la formazione solo perché hanno avuto esperienze manageriali e credono di capitalizzare la propria esperienza trasferendola in corsi di formazione, ma la loro permanenza si rivela fugace e di poca consistenza poiché sono fisiologicamente espulsi dal mercato. Il mercato, oggi, richiede organizzazione, innovazione, affidabilità, relazioni, comunicazione, cosa che il singolo non riesce ad avere, pertanto per entrare nel mercato è doveroso abbattere le barriere d'entrata. Metaforicamente, come riportato in diversi testi di marketing, di strategia e di economia aziendale, il mercato viene considerato alle stessa stregua di una guerra, dove vi sono vinti e vincitori. La storia lo insegna, le guerre vengono vinte da uomini coraggiosi che hanno abbracciato forti ideali e che compattamente hanno condiviso la strategia impiegando tattiche di combattimento il cui risultato ha fatto capitolare l’avversario. La formula commerciale del successo di Power Training, ha dimostrato negli anni, attraverso l'impiego di opportune strategie, partendo dal nulla, che è possibile creare un Gruppo prettamente con capitale privato, libero, poiché non legato a logiche partitiche o sindacali, in grado di smarcarsi dalla concorrenza per le sue caratteristiche di originalità ed inimitabilità, riconosciuto dal mercato come LEADER. L'unicità del Gruppo è rappresentata da forti ideali che si ispirano all'etica professionale, all'innovazione innervati con il tramite di una strategia che vede l'impiego tattico e congiunto di diversi strumenti rappresentati da: Human Training Unica testata giornalistica specializzata nella formazione distribuita a 30.000 aziende, che permette di creare tendenze, opinioni, sviluppare relazioni, ospitare clienti o potenziali attraverso le proprie rubriche. ExpoTraining E' per antonomasia la fiera della formazione italiana, organizzata con Fiera Milano spa, rappresenta il salotto buo- SCHEDA TECNICA BRAND. Power Training DESCRIZIONE ATTIVITA’. Formazione manageriale, ricerca e selezione, organizzazione di eventi nell’area delle risorse umane. SUPERFICE MEDIA 100 mq CENTRO DI FORMAZIONE. UBICAZIONE OTTIMALE. Centro città o Area ad alta densità di operatori economici, ad es centri direzionali. BACINO DI UTENZA. Aree con almeno 10.000 operatori economici con un numero minimo di 10 dipendenti. INVESTIMENTO INIZIALE (€) 20.000 - 30.000 FATTURATO MEDIO ANNUO (€) 300.000 CATTERISTICHE DELL’AFFILIATO. Imprenditori con un forte orientamento alla vendita di servizi. Capacità di costruire relazioni professionali con le aziende ed il tessuto imprenditoriale e politico locale. ADDETTI. Min 3 DURATA DEL CONTRATTO. 5 anni FEE D’INGRESSO. SI una tantum per l’esclusiva territoriale, utilizzo del logo e start-up. ROYALTIES. SI ESCLUSIVA TERRITORIALE. SI Servizi in fase di apertura • Supporto nella progettazione e allestimento del centro di Formazione Power Training. • Training Didattico, formazione dello staff. • Training Commerciale sulla vendita di corsi e servizi. • Training “on the job”, formazione attraverso affiancamento presso altri Centri Power Training. • Sistema Gestionale Centralizzato. • Pacchetto promozionale di lancio. Supporto nella gestione • Intranet ed aree di download a supporto (catalogo elettronico prodotti, e-mail aziendale su dominio del franchisor, modulistiche) • Sito web con area personalizzata dedicata a ciascun centro • Attività di Direct Marketing e telemarketing • Consulenza Marketing e Creatività, avendo a disposizione l’esperienza dell’area marketing, comunicazione e grafica di sede • Campagne promozionali e offerte speciali periodiche per i clienti 21 - HT FORMAZIONE SI L'ECO DELLA FORMAZIONE no della formazione. ExpoTraining, rappresenta il gruppo, la possibilità di accedere ad alti livelli di interlocutori. C.R.I.S.O.F. Benefici del franchising Power Training Aderendo alla nostra formula il franchisee potrà: E’ l’acronimo del consorzio di ricerca del Gruppo - Consorzio. Ricerca. Innovazione. Scientifica. Organizzazione. Formazione - esso è stato costituito sin dallinizio poiché si è sempre creduto alla ricerca e sviluppo in termini di contenuti e metodologie didattiche in grado di essere innervate nel tessuto produttivo italiano e con lo scopo di fornire alla Power Training un costante aggiornamento della sua offerta di corsi e seminari. • Lanciare un’attività indipendente con un ridotto investimento iniziale, costi di avviamento e di gestione contenuti e ROI elevato • Beneficiare della notorietà del marchio senza forti investimenti nella comunicazione. • Usufruire di una formazione iniziale e un continuo aggiornamento durante l’intera durata del contratto sulle principali aree formative: commerciale - marketing – gestionali e organizzative; • Godere dell’assistenza continua da parte di tecnici specializzati per quanto riguarda tematiche legali, fiscali, di gestione; • Essere assistito nella scelta della sede, l’organizzazione logistica e l’arredamento interno • Essere assisto nello sviluppo del piano di marketing territoriale • Avere la possibilità di crearsi un’attività indipendente con piena autonomia gestionale e giuridica, essendo parte nel contempo di una grande e affermata organizzazione. Union formazione E’ l’associazione degli enti di formazione, ha lo scopo di rappresentare gli interessi della categoria, nelle sedi istituzionali. Il franchising Power Training consente all’affiliato immediatamente di beneficiare dei vantaggi derivanti dalla reputazione del Gruppo e trasformali in uno sviluppo, in crescita costante del business, del proprio punto vendita. Perchè aderire al franchising di Power Training La vendita di servizi rivolti alle risorse umane - formazione, ricerca e selezione, editoria ecc - è un'attività commercialmente molto redditizia, i cui margini di ricarico sul valore degli acquisti dei servizi spaziano dal 40% al 200%. Per informazioni Power Training 02 86996701 – www.Powertraining.it Tuttavia il business presenta delle difficoltà consistenti soprattutto nella capacità tecnico scientifica di organizzare la somministrazione del servizio - esempio l’erogazione del servizio di formazione comporta tecnicamente le seguenti fasi: analisi dei fabbisogni formativi, la progettazione dell’intervento ,la docenza eccTali difficoltà rappresentano una delle barriere d’entrata nel mercato. Pochi posseggono anni di ricerca ed esperienza sul campo per poter raggiungere risultati di affidabilità e di redditività. 22 - HT Il Franchising di Power Training permette di “saltare” anni di preparazione e di poter essere già operativi con successo in breve termine con una attività che procurerà elevati margini di guadagno. Infatti con l'affiliazione vengono già forniti all'affiliato tutti i servizi “testati e garantiti dalla pluriennale esperienza”, ad esempio per il servizio di formazione e ricerca e selezione viene inviato direttamente dalla sede al cliente il consulente formatore che si occuperà direttamente di tutto l'aspetto tecnico scientifico del progetto. L'ECO DELLA FORMAZIONE FORMAZIONE ANTI CRISI: MOTORE PER LA CRESCITA E L'INNOVAZIONE Un progetto finanziabile e in house per la ripresa delle aziende italiane. di M. Campi La competitività delle aziende italiane oggi si gioca su un terreno particolarmente difficile: da una parte la complessità delle sfide che le aziende devono affrontare per raggiungere vantaggi competitivi e dall’altra la necessità di rispondere a tali sfide velocemente e in modo efficace. Tali sfide richiedono all’azienda di trasformarsi per competere e partono tutte da una costante: al di là delle tecnologie, processi e strumenti sono le persone con i loro comportamenti e le loro competenze che possono far vincere o far perdere le sfide. La formazione sta diventando quindi una leva fondamentale per la riqualificazione e lo sviluppo delle competenze strategiche del proprio management attraverso l’attivazione di processi di Skillempowerment per acquisire nuovi modelli e strumenti per il rilancio. L’unica possibilità è giocare d’anticipo: andare verso il nuovo, senza attendere che i cambiamenti si impongano a una vecchia struttura e a un modo tradizionale di fare impresa. Significa anticipare e sfruttare il mutamento con spirito aperto, capacità di comprensione dei processi in atto e volontà di esserne parte. Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi ed ExpoTraining , forti dell’esperienza e di un’offerta formativa sempre innovativa e differenziata, hanno creato un’offerta formativa sui temi dell’innovazione e gestionali essenziali per lo sviluppo del business delle imprese che avvertono la necessità di un supporto altamente specializzato e operativo. portamenti organizzativi adottati nella fase pre–crisi si stanno rilevando inefficaci perché non contestuali ai livelli di risposta richiesti dalle dinamiche di mercato, pertanto devono essere consegnati alla storia. Il pacchetto formativo anti crisi nasce dalla ricerca effettuata da ExpoTraining rivolta a circa 300 aziende che attualmente stanno gestendo con successo la congiuntura negativa e dal rapporto quotidiano con numerose e variegate aziende presenti su tutto il territorio nazionale della Business School del Sole24ore. Lo scopo dell’analisi è stato quello di individuare quali comportamenti/competenze di successo vengono adottati per far fronte a questa congiuntura economica. La ricerca ha fatto emergere 4 aree di nuove competenze per affrontare con successo la crisi: •aumento dell’efficacia e dell’efficienza organizzativa •gestione delle risorse umane •marketing e vendite •rapporto con il sistema bancario QUALE FORMAZIONE ANTI CRISI L’OPPORTUNITA’: FINANZIARE LA FORMAZIONE GRAZIE AI FONDI INTERPROFESSIONALI L’attuale cambiamento ha generato la nascita di nuovi paradigmi nella gestione quotidiana dell’azienda. I com- 24 - HT LE SOLUZIONI 24Ore Formazione e Eventi, primario istituto di formazione Italiano e ExpoTraining “ la fiera della formazione” che rappresenta l’eccellenza dell’offerta formativa italiana, hanno messo a punto un kit di interventi formativi, elaborati i dati della ricerca, per imprenditori e manager che ogni giorno sono chiamati a fornire risposte complesse per difendere e/o aumentare le proprie posizioni sul mercato. I Fondi Paritetici Interprofessionali finanziano piani formativi aziendali, 25 - HT settoriali e territoriali, che le imprese in forma singola o associata decideranno di realizzare per i propri dipendenti. Rappresentano un valido strumento per avviare progetti formativi senza intaccare i budget dell’azienda visto che dal 2000, le imprese possono destinare la quota dello 0,30% dei contributi versati all’INPS (il cosiddetto “contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria”) ad uno dei Fondi Paritetici Interprofessionali, attraverso il modello Uniemens e successivamente utilizzarli presentando piani formativi aziendali al fondo al quale si è iscritti. Attualmente esistono 21 Fondi di cui tre dedicati ai Dirigenti. FINANZIABILITA’ DEI PROGETTI FORMATIVI Al fine di rispondere alle singole esigenze dell’azienda 24ORE FORMAZIONE ED EVENTI E EXPOTRAINING, hanno sviluppato speciali competenze, in materia di finanza agevolata a favore della formazione, predisponendo un apposito servizio dove l’azienda sarà accompagnata sin dalla fase d’intercettazione del finanziamento, alla predisposizione della domanda alla gestione amministrativa e burocratica di tutto l’iter richiesto da ogni singola linea di finanziamento. Le fasi dell’intervento Fase A 1.Individuazione della linea di finanziamento che maggiormente si attaglia alle esigenze dell’azienda 2.la progettazione di massima dell’intervento 3.la predisposizione del formulario specifico del finanziamento 4.la presentazione del progetto al Fondo Fase B (post approvazione del finanziamento) 1. Monitoraggio dell’attività 2. Gestione amministrativa e burocratica 3. La rendicontazione finanziaria dell’intervento. I percorsi formativi proposti sono totalmente finanziabili tramite i Fondi Interprofessionali. aziendale. Per tale ragione “Il Kit di competenze del pacchetto anti crisi” deve essere riformulato e progettato per ogni singola realtà attraverso un’ attività che si fondi su processi personalizzati. Cosa proponiamo: • un Check-up di primo livello per verificare l’allineamento/disallineamento delle competenze per affron- I 21 FONDI INTERPROFESSIONALI I 21 FOnDI InTERPORFEssIOnALI LA mETODOLOgIA FORmATIVA Le modalità di fruizione saranno diversificate per venire incontro a più esigenze: giornate intensive full time, workshop con tavole rotonde, aule virtuali e distance learning. Una delle caratteristica fondamentale della metodologia è l’utilizzo di un mix formativo basato sull'apprendimento a distanza integrato da lezioni in aula, lavori di gruppo, case study, simulazioni e testimonianze con un approccio problem solving rispetto alle principali criticità gestionali grazie alla presentazione di casi concreti e all’utilizzo di tecniche di apprendimento esperienziale. La didattica sarà arricchita dalla presentazione di casi concreti e dall’utilizzo tecniche di apprendimento esperienziale (simulazioni con software dedicati). sERVIZI A VALORE AggIunTO unA FORmAZIOnE unICA E PERsOnALIZZATA PER CIAsCunA AZIEnDA Ogni realtà produttiva ha una propria “personalità ed identità”, perché la formazione possa rappresentare una leva strategica occorre attivare progetti che rispecchino puntualmente i fabbisogni formativi del singolo e dell’intera popolazione tare la crisi • un’ analisi specifica dei fabbisogni formativi • una ricerca e gestione specifica delle fonti di finanziamento per la formazione • la realizzazione di un progetto unico e personalizzato • un sistema di monitoraggio dei risultati 26 - HT Nei progetti realizzati sarà inoltre possibile integrare la didattica con alcuni servizi e prodotti editoriali del Gruppo 24 ore per supportare le persone in modo più sistemico e quotidiano nella loro attività di aggiornamento e approfondimento. • Agevolazioni su prodotti e servizi del gruppo editoriale (quale abbonamento Sole, prodotti editoriali e formazione) • Accesso alla community on line di riferimento con consultazione di dossier tematici con materiale didattico aggiornato sulle proprie aree di competenza (tributario, AFC, marketing, hr..) con coinvolgimento di giornalisti e dei manager del Gruppo24ORE • Accesso ad un webinar mensile (a cura di un Esperto del Sole 24 Ore) cHi siamo in cifre 2.500 Relatori / Docenti 600 Partners / Sponsor 6.000 Manager ai master e corsi 19.000 Partecipanti Annual& Eventi 950 Studenti Master full time all’anno 4.200 Studenti diplomati Master full time 25.000 ore di formazione anno 90 Aule virtuali di formazione 3.000 Partecipanti in rete Un sistema di formazione continua: • Annual ed Eventi • Conferenze annuali presso la sede del Sole 24 ORE • Eventi speciali • Roadshow sul territorio • Master di Specializzazione in formula weekend • Executive Master • Corsi e Convegni • E-learning • Formazione in house personalizzate • Formazione professionisti Lo scorso anno abbiamo registrato i seguenti risultati • area espositiva 15.000 mq • 150 convegni e workshop 400 relatori • 150 matching • 130 espositori • 5.000 visitatori di cui 3.500 aziende • 15 sigle sindacali di lavoratori e datoriali 27 - HT di aggiornamento sulle proprie aree di competenza • Servizio di pareristica on line, una volta al mese • Offerta Business Class. E’ una nuova formula riferita all’offerta Sole 24 Ore che comprende il giornale cartaceo, il sito free e a pagamento, le tre edizioni digitali del giornale, le banche dati, le rassegne internazionali e nuovi servizi personalizzati in funzione dei diversi segmenti di clientela, che completa la gamma delle diverse tipologie di abbonamento pensate dal Gruppo in funzione dei diversi bisogni informativi dell’utente. Al fine di verificare operativamente la fattibilità progettuale i nostri esperti si rendono disponibili a specifici incontri. PER InFORmAZIOnI: ExpoTraining Dott.ssa Michela Corradin, Coordinamento progetto anti-crisi tel. 02 80509656 [email protected] Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi Dott.ssa Elena Isacchini, Coordinamento progetto anti-crisi tel. 02 30223205 [email protected] Dott.ssa Paola Gambini, Responsabile Formazione Manageriale Milano tel. 02 30223914 [email protected] Per ulteriori informazioni sul progetto: www.formazione.ilsole24ore. com/formazioneanticrisi INTERVISTA Intervista ad Angelo Viti, direttore Risorse Umane di Carlsberg Italia NON VENDIAMO SOLO UN PRODOTTO MA UN PROGETTO FATTO DI QUALITÀ E INNOVAZIONE a cura di Chiara Cantoni M entre tante aziende, sotto la scure della crisi, riducono gli investimenti in training e formazione, Carlsberg Italia ha quasi raddoppiato, dal 2011 a oggi, le attività erogate ai propri dipendenti. «Nel 2007, l’azienda ha avviato una revisione strutturale dell’assetto societario e organizzativo, passando da un business generalista nel beverage a un focus sempre più specifico e qualificato sul segmento birra», dice Angelo Viti, direttore HR e Legal Affairs di Carlsberg Italia, che produce e distribuisce per il Gruppo, 4° player di settore al mondo, marchi di qualità come Carlsberg, Tuborg, Birrificio Angelo Poretti e Kronenbourg 1664, per oltre 1 milione di ettolitri venduti nel 2012 sui due canali On Trade e Off Trade. «Una svolta radicale, che passa innanzitutto attraverso il training, perché si possono cambiare gli organigrammi, però poi occorre accompagnare al cambiamento anche le teste». In che termini le nuove strategie incidono sulla formazione? Negli anni la fisionomia aziendale ha visto una trasformazione strutturale: si è concentrata l’intera produzione a Induno Olona (VA) e terziarizzato la logistica, riducendo in modo significativo il numero di società controllate e il numero di dipendenti diretti ma costituendo un valido network di aziende dedicate alla distribuzione. Quest’operazione risponde a un’importante scelta strategica che oggi ci identifica sul mercato: nel 2011, Carlsberg Italia ha lanciato un sistema di spillatura rivoluzionario, il DraughtMasterTM Modular 20, che sostituisce i fusti in acciaio con quelli in PET 100% riciclabili e non prevede l’immissione di CO2, evitando così i processi di saturazione e ossidazione del prodotto, nel pieno rispetto dell’ambiente. Sono già 28 - HT 2.400 i punti vendita serviti che hanno creduto nel nostro sistema, in un periodo tutt’altro che facile per scelte di cambiamento. Il tutto ridisegnando le politiche aziendali sulla base di una duplice innovazione: tecnologica e organizzativa. Il link fra questi due binari è proprio la formazione. In che senso? Questo sistema rivoluziona l’approccio al mercato non solo nel management delle persone, che devono trasmettere la novità sul territorio, ma anche dal punto di vista tecnico, logistico. Ai punti vendita offriamo uno strumento che prima non c’era e bisogna saperlo proporre. Non si tratta più di vendere semplicemente la classica bottiglia di birra, ma di vendere qualità e tecnologia. Carlsberg Italia è pioniera a livello mondiale di questa innovazione, prima e unica azienda birraria ad aver ottenuto la dichiarazione ambientale di prodotto (EPD), perciò il know how delle persone diventa fondamentale. Chi lo trasmette? In parte consulenti esterni, ma proprio perché il focus sulle Risorse Umane è oggi strategico e il loop formativo continuo, abbiamo creato un’Academy interna. Ci è sembrato che il luogo migliore per istruire il middle management e i nostri 170 venditori fosse il sito produttivo, un gioiello dell’800 in stile liberty ma tecnologicamente all’avanguardia, dove teniamo sessioni formative tutto l’anno. È importante che la rete vendita, operativa sul territorio nazionale, prenda coscienza del focus sul prodotto birra e che tocchi con mano la liason diretta col Gruppo internazionale. Come individuate i fabbisogni nazionali in rapporto alle linee guida di Gruppo? I nostri piani formativi sono condivisi al 100% con le Risorse Umane della Sede. Sotto alcuni aspetti, però, Carlsberg Italia ha introdotto anche best practice adottate poi a livello internazionale. Come il progetto di business game, avviato per i nostri Sales Manager tra il 2012 e 2013, in cui vengono interpretate le diverse funzioni aziendali: il venditore diventa per un giorno logistico, poi credit manager e così via. In questo modo si comprendono meglio le rispettive responsabilità e il funzionamento della struttura a matrice, che richiede una maturità manageriale non indifferente. Ricorrete, quindi, a diverse tipologie didattiche? Utilizziamo sia la formazione tradizionale d’aula - è in gran parte il caso dell’Academy - sia di tipo interattivo non convenzionale. C’è poi una formazione tecnica, per esempio, sulla responsabilità penale d’azienda prevista dal D.Lgs 231 del 2001 che coinvolge tutti i dipendenti. In questo caso, anziché muoverli sul territorio, utilizziamo l’e-learning. Come selezionate gli Enti formatori? Abbiamo una policy molto stringente valida per tutti i fornitori: indiciamo una gara tra i candidati, e li valutiamo sulla base di criteri sia quantitativi, come il costo del servizio, sia qualitativi, come il tipo di progetto, il grado di innovazione, la pertinenza e la creatività delle soluzioni rispetto agli obiettivi espressi in sede di brief. Nel caso del business game, per esempio, l’input iniziale era quello di lavorare sulla matrice e sullo scambio interfunzionale, mettendo anche chi non svolge mansioni finanziarie nelle condizioni di poter leggere le voci di bilancio importanti per l’attività quotidiana. In che misura i fondi interprofessionali coprono queste attività? Al 75% circa. È fondamentale oggi mettere a valore tali risorse che, essendo state un po’ sottoutilizzate in passato, ci hanno permesso negli ultimi anni di avviare progetti interessanti. Ora la sfida sta nel lavorare sul quotidiano con le disponibilità che l’Azienda matura di anno in anno. Oltre alla formazione continua, erogata alla forza vendita o per l’apprendimento delle lingue, analizziamo le particolari esigenze che emergono nei singoli team, valutando le conseguenze dei vuoti formativi e la mappatura del rischio diventa uno dei parametri utili a individuare le priorità. Quali competenze sono indispensabili in un’Azienda come Carlsberg? Per quanto riguarda i “Professional”, quelle che derivano dalla conoscenza della materia. Salendo di grado, diventa sempre più rilevante la capacità di gestire le persone e tutto ciò che riguarda l’execution. In questo settore il valore aggiunto sta nel team management, nel saper guidare il gruppo di lavoro verso il raggiungimento degli obiettivi. Ci sono competenze oggi più difficili da reperire sul mercato del lavo- 29 - HT ro? Un leit motiv ricorrente è che la disoccupazione dovuta alla crisi moltiplichi la disponibilità di profili scrutinabili. In realtà, non è così semplice trovare le risorse che servono. Carlsberg Italia, per esempio, che sta ricentrando il proprio business su tematiche ampie, dalla tecnologia alla tutela ambientale, non cerca professionisti del settore, provenienti solo ed esclusivamente dal mondo birra, ma figure con abilità trasversali, capaci di gestire l’innovazione. Perché introdurre un sistema di spillatura nuovo, in un settore dove nulla è cambiato dal dopoguerra a oggi, è davvero una rivoluzione, non solo per le vendite ma anche per tutto ciò che sta dietro: l’approccio al trade marketing, alla logistica, alla gestione del credito. Si sta creando un’experience diversa che va compresa e comunicata. Avete facilità a trovare società di formazione capaci di incontrare queste esigenze? In ambito formativo lo scenario si è ampliato moltissimo anche perché tanti professionisti, che fino a ieri erano dipendenti aziendali, si propongono oggi sul mercato come consulenti. Se, da un lato, questo porta nuove competenze, dall’altro, richiede un occhio molto attento dato che ogni scelta è un investimento e ogni investimento deve essere oculato. Perciò l’operazione di ExpoTraining sul Rating della formazione è interessante: tutti gli strumenti utili a misurare la prestazione e la qualità del lavoro sono fondamentali. L’Italia fatica un po’ a capirlo, ma solo ciò che è misurabile può essere gestito, apprezzato, proposto e, soprattutto, migliorato. INTERVISTA Intervista ad Annalisa Sala, direttore Risorse Umane di Mattel Italy GUARDARE ALLO SVILUPPO GLOBALE DELLA PERSONA PERCHÉ DIVENTI LEADER DI SE STESSA a cura di M. Campi M entre l’Industria del Giocattolo soffre le maree dell’economia, perdendo il 2,2% delle quote di mercato, il Gruppo Mattel, leader di settore con headquarter a El Segundo, Sud della California, oltre 28mila persone in 43 Paesi e prodotti distribuiti in 150 nazioni, naviga controcorrente, registrando in Italia una crescita record 2012 del 7%. Inclusa dal 2007 nella lista “100 Best Companies to work for ” della rivista Fortune, l’Azienda riconosce alla valorizzazione dei talenti e alla crescita professionale dei collaboratori un peso centrale nella formula del proprio successo. «L’investimento sul capitale umano è da sempre un driver strategico», spiega Annalisa Sala, direttore Risorse Umane di Mattel Italy. «Anziché di formazione in senso stretto, però, preferisco parlare del concetto globale di sviluppo e autosviluppo della persona, in cui l’azienda accompagna nell’acquisizione delle competenze, ma è l’individuo a essere responsabile della propria maturazione, ovvero è “leader di se stesso”». Che cosa intende? Credo che la leadership debba essere intesa sempre di più come espressione del potenziale di ogni dipendente e non come prerogativa esclusiva del manager, come avveniva un tempo. Parlo, per esempio, della capacità di gestire la performance, di ottimizzare il tempo, di raggiungere degli obiettivi o presentare un progetto strategico, qualunque sia il proprio ruolo. Certo, poi, a chi gestisce le risorse è richiesto un esercizio ulteriore. È un approccio interessante: appartiene al Gruppo o a Mattel Italia? È un approccio in cui credo molto ed è in linea con i valori del Gruppo. Molte occasioni di sviluppo rispondono a bisogni globali e non solo italiani, per cui cerchiamo di erogarle a livello europeo. È il caso dei percorsi sul tema della “Leadership” o della due giorni “Leading to transition”, che io stessa ho facilitato a Barcellona per tutti i nuovi manager del Sud Europa. Ci sono poi iniziative, come i programmi di coaching o le attività legate all’engagement locale, che nascono a livello di Country. L’anno scorso, per esempio, abbiamo strutturato un percorso rivolto all’Executive Commitee, nel quale siedo, per aiutare i dirigenti a entrare nelle logiche di un’azienda multiculturale, di una dimensione organizzativa non più locale, che implica tanti responsabili internazionali, strutture a matrice, progetti condivisi fra Paesi diversi, con tutte le complessità che ne derivano. Come disegnate i piani formativi? Ogni anno, a Luglio, c’è un momento di confronto, il Cap (Career Action Plan), in cui i capi riflettono con i singoli collaboratori sul loro piano di sviluppo; fra Settembre e Dicembre HR discute con i responsabili i programmi e le esigenze emerse dai colloqui, creando dei piani annuali per la Country e per l’Europa. Quale tipologia didattica è più congeniale a un’azienda come Mattel? Alle lezioni d’aula preferiamo modalità meno tradizionali, come la simulazione, il role play, l’esercitazione su casi reali. Ultimamente abbiamo introdotto le Break Fun Session, un’iniziativa innovativa in cui invitiamo in azienda personaggi noti e, attraverso la loro esperienza, ragioniamo su alcune competenze, così che le persone possano trarre spunti interessanti: Josefa Idem, per esempio, ha parlato con me di leadership, Stefano Chiodaroli di pensiero fuori dagli schemi e così via. Utilizzate strumenti di verifica dell’apprendimento? Come tutte le aziende, abbiamo momenti di valutazione a fine corso. Io credo però che la formazione non debba essere un evento singolo ma un processo continuo con dei follow up intermedi, un percorso fluido che lascia la porta aperta a occasioni di reincontro periodiche sui contenuti. Quante giornate di formazione erogate? È un’analisi che facciamo a fine anno, ma non fissiamo un monte ore valido per tutti in base al ruolo o all’inquadramento: il nostro approccio è individuocentrico, dipende dalla situazione del singolo. Una persona di potenziale appena entrata in azienda può aver bisogno di molte più ore rispetto a un senior. Bello ma impegnativo, anche economicamente. Chi paga? Quando sono disponibili fondi interprofessionali, da Fondirigenti a Fondimpresa, li utilizziamo, però, credendo molto nello sviluppo delle risorse, abbiamo a disposizione un budget per lavorare anche dove non arriva la formazione finanziata. Chi eroga la formazione in Mattel? Alcuni corsi li seguo direttamente io con i miei collaboratori, per altri, vengono i formatori di Mattel Usa, altri ancora li affidiamo a provider esterni certificati, in genere fornitori di lunga data che hanno un rapporto consolidato col Gruppo. È importante che conoscano bene la cultura aziendale e che sappiano rispondere ai bisogni in modo creativo: da un consulente mi aspetto soluzioni coerenti con il dna Mattel ma abbastanza innovative da non saperle erogare direttamente, magari utilizzando i social media, i workshop on-line, i blog, per coinvolgere anche i giovani. Non dimentichiamo il target consumatori di Mattel, una fascia anagrafica nata con l’iPad in mano, che entrerà nel mondo del lavoro con un know how digitale elevatissimo. Già oggi è impensabile formare l’attuale “Generation Y” tenendola in aula con lezioni frontali, figuriamoci nei prossimi anni! Su questi temi, l’Italia è un po’ abituata a reagire anziché ad agire proattiva- mente e apprezzerei una società capace di anticipare il futuro, aiutandomi a trovare idee “attuali”. Puntate molto sui giovani? Sì, attraverso opportunità di apprendistato e stage, un bacino strategico per l’inserimento di persone di potenziale: l’obiettivo è di formarli per tenerli in azienda. Quali competenze deve avere oggi un buon manager per affrontare il contesto di crisi? Ne individuo tre fondamentali: la prima è la flessibilità; la seconda è il “dealing with ambiguity”, ossia la capacità di gestire situazioni senza averne piena comprensione. La volubilità dei mercati, l’imprevedibilità dei trend e dell’economia, rendono il business molto più liquido di un tempo: il vero leader è in grado di gestire l’incertezza, le incognite, adattandosi al rapido mutare delle variabili. Infine, la “learning agility”, la tensione all’apprendimento e al miglioramento continuo. Il modello verticistico per cui la formazione è un sapere che viene erogato dall’alto è un po’ superato: ogni circostanza può essere occasione di autosviluppo, occorre la capacità di attingere a risorse diverse traducendo ogni esperienza in una fonte di crescita costante. Senza distinzione di genere negli avanzamenti di carriera? L’unico criterio considerato al riguardo sono le competenze. In Italia siamo abituati a parlare di pari opportunità fra uomo e donna, ma anche questo è un concetto un po’ superato: il tema della diversità, o meglio dell’Inclusion, oggi, non comprende tanto e non solo le differenze tra sessi ma tra culture ed età, riguarda, per esempio, l’integrazione fra background di pensiero differenti, tra senior vicini alla pensione e Generation Y. All’interno di questa visione ampia, Mattel ha avviato un processo di Inclusion che contempla, fra gli altri aspetti, anche un lavoro costante sulla leadership rosa. intervista Intervista a Paolo Pennacchio di Tecnocasa A SCUOLA DI IMPRENDITORIALITÀ Da 20 anni il Gruppo Tecnocasa accompagna i collaboratori del suo franchising nel percorso di maturazione professionale fino alla carriera in proprio. Paolo Pennacchio spiega come. a cura di Chiara Cantoni D alla piena integrazione delle reti, degli strumenti IT e dei servizi, la forza di un Franchising costruito sulla centralità cliente, in grado di interscambiare informazioni e rami di business in maniera produttiva per soddisfare tutte le esigenze di assistenza e finanziamento che ruotano attorno all’immobile, dall’accompagnamento nella compravendita alla mediazione creditizia. Nato nel 1986, il Gruppo Tecnocasa conta oggi 3 mila agenzie nel mondo, una banca dati che gestisce circa 600 mila richieste di unità residenziali e oltre 18 mila fra industriali e commerciali e una rete capillare sul territorio, ripartita per zone di competenza esclusiva, così da consentire agli affiliati una profonda conoscenza dei mercati locali. «Concedendo il marchio a operatori cresciuti e formati all’interno del sistema, il Gruppo ha costruito nel tempo profili che si distinguono per gli stessi valori, metodologia e comportamenti», spiega Paolo Pennacchio, responsabile della Scuola di Formazione Nazionale che, da 20 anni, accompagna i collaboratori Tecnocasa nel percorso di maturazione professionale. Dottor Pennacchio, perché investire su una struttura interna permanente? Erogando servizi e guardando all’inserimento di giovanissimi da 32 - HT formare sulle logiche del franchising e sull’avviamento all’affiliazione in proprio, il focus sulle Risorse Umane è sempre stato centrale. L’istituzione di una Scuola interna, abbastanza snella da recepire in tempo reale le esigenze della rete, consente di mantenere costantemente aggiornati gli staff di Agenzia, attraverso un percorso formativo completo che va da un 1° livello introduttivo fino alle attività di stampo imprenditoriale. Nel 2012 avete esteso al territorio nazionale il Progetto Scuole. Di cosa si tratta? È un programma nato dieci anni fa nell’area del Nord Est per offrire opportunità di stage agli studenti delle scuole secondarie di II grado e contribuire al processo di orientamento in vista delle scelte future. Contattiamo i Presidi e andiamo a presentare il progetto nelle assemblee d’Istituto. I ragazzi segnalati dagli insegnanti vengono inseriti in agenzia per avere una panoramica sul mestiere del consulente immobiliare e del mondo Tecnocasa. Una volta diplomati, molti stagisti ci ricontattano per intraprendere la professione e questo feedback positivo ci ha convinti a esportare l’iniziativa nel resto d’Italia: in un anno abbiamo avuto 600 studenti di 450 scuole e altri 400 cominceranno durante l’estate. Perché la vostra Scuola di formazione risponde direttamente al cda anziché all’Ufficio HR? Per tradurre più rapidamente le linee guida della holding in unità didattiche. Il nostro compito è sostenere il Gruppo sui due asset principali del sistema franchising: la formazione sul know how codificato di Tecnocasa; e la crescita di giovani da avviare alla carriera imprenditoriale. A questo scopo abbiamo istituito tre gradi di formazione: al livello di base, svolto in tutte le sedi regionali con materiale progettato dalla Scuola, partecipa il neoinserito. Sono nove giornate, in cui presentiamo la metodologia del Gruppo e ciò che serve per un primo approccio al mestiere: nozioni fiscali, tributarie, legali, approfondite poi a un 2° livello formativo, con seminari sugli aspetti commerciali, di diritto e tecnicocatastali. Il 3° livello, infine, lavora sulla crescita personale del collaboratore. In che cosa consiste il Progetto Sviluppo? Poiché l’obiettivo ultimo è quello di avviare il collaboratore alla formulazione di un suo progetto d’impresa, questo ulteriore percorso di nove giornate accompagna i profili più esperti, inseriti da due o tre anni, nell’acquisizione delle competenze commerciali e gestionali necessarie. Esiste, poi, un corso di Avviamento all’Agenzia, che supporta il collaboratore nella fase di start up, con moduli formativi sulla gestione del personale e sull’operatività. Quante persone formate in un anno? Le attività, interamente autofinanziate, mettono a valore l’expertise della rete, per una media di 3mila giornate di formazione con 40mila partecipazioni sulle 11 sedi regionali e circa 150 formatori coinvolti, selezionati tra i profili più anziani. Li prepariamo attraverso il percorso LTF - Learn to Form, composto da tre moduli: il primo perché possano erogare la formazione di base, il modulo Specialist per il 2° livello e un programma Advanced dedicato ai rudimenti di micro-progettazione così da renderli autonomi sul territorio. Indicativamente, l’investimento annuale supera il milione di euro, ma è difficile fare una stima perché il training on the job viene erogato spontaneamente dagli affiliati su base locale. 33 - HT Oltre alle risorse interne, Tecnocasa si avvale anche di consulenti esterni? Sì, incontriamo molte Società e le valutiamo in base alla capacità di recepire le esigenze del Gruppo, di formulare un’analisi puntuale dei bisogni e proporre progetti tarati sulle nostre aspettative. Poi, verifichiamo che la performance d’aula sia all’altezza. Trovo che l’iniziativa di ExpoTraining per la definizione di un Rating possa essere molto utile: alle Aziende sprovviste di una scuola interna per orientarsi nel labirinto della consulenza professionale, ma anche a noi come strumento di autovalutazione per mettere in campo eventuali correttivi. Quali competenze è importante sviluppare nel Vostro settore? Oggi, un buon agente deve possedere conoscenze tecniche trasversali a varie categorie, dal notaio all’avvocato, dal geometra al commercialista. Dal punto di vista delle soft skills, ora più che mai servono professionisti capaci di creare una relazione vera con il cliente, perché il rapporto che si stabilisce nell’acquisto di una casa dura anche qualche mese. Per un’Agenzia di quartiere la sfida è quella di porsi come interlocutore attento, affidabile, totalmente teso all’ascolto dei bisogni. È quanto cerchiamo di trasmettere ai nostri ragazzi, dotandoli anche di strumenti informatici avanzati per la condivisione delle informazioni. Quanto pesa la teledidattica? Meno della didattica frontale e del training on the job, ma la utilizziamo per la formazione obbligatoria, in particolare, quella sulla mediazione creditizia, che ha ricevuto forte impulso dal D. Lgs n. 141: sia in ingresso, per potersi iscrivere agli elenchi Oam, sia in itinere con le attività di aggiornamento professionale successive. INTERVISTA Intervista al Direttore Risorse Umane Mariano Sammarco INNOVAZIONE DI PROCESSO E ABILITÀ MANAGERIALI: COSì FERRARELLE BATTE LA CRISI di A. Campiotti U n portfolio prodotti completo, nuove strategie di posizionamento, una penetrazione capillare del territorio Nazionale ma anche un forte presidio dei brand regionali. Dopo un 2012 di profondo rinnovamento (fra le operazioni straordinarie, anche l’acquisizione del marchio Vitasnella di cui era già licenziataria), Ferrarelle Spa, quarto Gruppo nel settore delle acque minerali con oltre l’8% delle quote di mercato a volume, un fatturato di circa 162 milioni di euro e 861 milioni di litri venduti nel 2012, si riconferma un’azienda solida ed effervescente per natura, come il suo storico marchio che spegne quest’anno 120 candeline; una realtà dinamica, capace di guardare al futuro preservando un patrimonio importante del Made in Italy grazie alla qualità di prodotto e, soprattutto, al know how delle persone, che rappresenta da sempre un punto fermo delle sue politiche HR, come spiega Mariano Sammarco, 48 anni, direttore Risorse Umane di Ferrarelle Spa. Dottor Sammarco, su quali linee guida si sviluppa l’impianto formativo dell’azienda? Ogni anno la direzione Risorse Umane progetta, sulla base delle 34 - HT specifiche esigenze raccolte dal Management aziendale, un piano di formazione che coinvolge le sedi e gli stabilimenti, individuando i fabbisogni attraverso l’analisi delle competenze rispetto ai ruoli ricoperti da ciascun dipendente. Il principio è quello di promuovere il miglioramento dei collaboratori, definendo le priorità all’interno del budget annuale stabilito e utilizzando contestualmente progetti di formazione finanziata. In tal senso, i programmi erogati in Ferrarelle spaziano da interventi squisitamente tecnici e professionali ad altri di carattere manageriale, senza tralasciare gli aggiornamenti informatici, linguistici, della sicurezza sul lavoro e l’addestramento/affiancamento. Su quali aspetti avete maggiormente lavorato nel 2012? Il progetto più importante e impegnativo ha riguardato un ambizioso piano di formazione strategicospecialistica rivolto al Management aziendale che si è posto come principali obiettivi il potenziamento delle abilità manageriali, il miglioramento dell’integrazione tra le Direzioni e la diffusione di omogenei stili e modalità gestionali dei collaboratori. Quali metodologie didattiche utilizzate di preferenza? Generalmente Ferrarelle ricorre alla formazione tradizionale frontale, perché le lezioni d’aula permettono il contatto diretto con il docente e il confronto immediato con gli altri partecipanti, prediligendo però l’utilizzo di metodologie ad elevata componente esperienziale, che prevedono lo svolgimento di esercitazioni pratiche, quali simu- lazioni dal vivo e gestione di casi concreti, e massimizzano i risultati didattici attraverso il coinvolgimento attivo dei partecipanti. Sulla base di quali parametri individuate gli Enti formatori? La selezione degli enti di formazione avviene per ciascun intervento formativo partendo da un’accurata ricerca di mercato utilizzando tutti i canali disponibili e tenendo in grande considerazione le esperienze pregresse. I parametri su cui si basa la scelta finale possono differenziarsi a seconda del tipo di corso e di formazione; in ogni caso, sono da rinvenirsi nella serietà, affidabilità e notorietà dell’Ente, nella preparazione ed esperienza dei docenti, nell’aderenza dei contenuti, delle caratteristiche e della strutturazione del corso proposti agli obiettivi formativi e nel costo della formazione. In che misura la formazione in Ferrarelle viene finanziata da fondi pubblici? Prendendo in considerazione l’ultimo triennio si può affermare con soddisfazione che una parte rilevante dei corsi effettuati sono stati oggetto di piani formativi finanziati attraverso fondi interprofessionali. Tali iniziative, sviluppate assicurando un elevato livello qualitativo, hanno consentito di ampliare il budget effettivo che, come da policy aziendale, ogni anno viene opportunamente individuato dalla Direzione aziendale per la formazione dei dipendenti. Per dare un’idea, nel 2010 è stato rimborsato all’azienda il 47% del totale costo formazione, nel 2011 il 70% e nel 2012 il 42%. È motivo di orgoglio che tutte le fasi - progettazione, presentazio- 35 - HT ne, monitoraggio, rendicontazione - siano sviluppate in autonomia dalla direzione Risorse Umane. Ritiene che ExpoTraining offra un servizio utile con il Rating della formazione? L’ExpoTraining è sicuramente un’iniziativa interessante a cui guardiamo con attenzione. In linea generale, il concetto di Rating non è una novità assoluta, se consideriamo i meccanismi già diffusi di certificazione e accreditamento degli Enti di Formazione; con riguardo specifico al progetto, ritengo che, se svilippato adeguatamente, le aziende potranno trarre grande utilità da un metro di giudizio esterno, capace di individuare in maniera specifica l’affidabilità e l’attendibilità di un ente di formazione nell’erogare i propri servizi. Quali aspetti formativi, secondo lei, possono fare realmente la differenza in termini di competitività sui mercati e produttività aziendale? Nel particolare momento storico in cui ci troviamo, caratterizzato da una forte crisi che da diversi anni investe in maniera più o meno penetrante tutti i settori dell’industria, credo sia importante puntare sull’innovazione di processo e sulla flessibilità professionale. Inoltre, la gestione efficace del tempo e delle priorità diventano una leva fondamentale in un contesto lavorativo caratterizzato sempre di più da situazioni di forte competitività e talvolta di emergenza; a ciò si aggiungono le competenze e le abilità relazionali e manageriali, fondamentali per portare avanti percorsi di crescita verso la leadership e l’eccellenza. INTERVISTA Intervista a Stefan Rubner, presidente del Gruppo Rubner INVESTIRE SUL KNOW HOW DEI COLLABORATORI PER UN SUCCESSO DURATURO a cura di Chiara Cantoni È la prima realtà italiana nel settore del legno e ha fatto della sostenibilità ambientale il suo cavallo di battaglia, insieme all’innovazione promossa ad ogni livello dell’organizzazione aziendale. Con 1.515 collaboratori in tutta Europa (900 in Italia), sedi storiche a Chienes (BZ), Bressanone (BZ), Calitri (AV) e altre recenti aperture in Germania, Austria, Svizzera, Francia, Polonia e Slovenia, per un fatturato di 370,2 milioni nel 2011, il Gruppo Rubner, guidato al 100% dalla famiglia altoatesina Rubner, strizza l’occhio a nuovi mercati nel Mediterraneo e oltreoceano. Le sue aziende (Rubner Holzbau, Rubner Haus, Rubner Porte e Rubner Objektbau, operanti in cinque diversi settori, coprono l’intera filiera del legno: segati, montanti per telai, travi e strutture in legno lamellare, pannelli ed elementi costruttivi in legno mas- 36 - HT siccio, progetti di edilizia “chiavi in mano”, abitazioni residenziali, porte e finestre. Un patrimonio unico nel settore, che vede il Gruppo operare secondo un paradigma organizzativo capace di integrare la condivisione del know-how al contenimento dei costi, efficienza in termini di tempistiche e qualità alla capacità di soddisfare le richieste “su misura” di una committenza variegata. Con una consapevolezza: «La chiave di un successo duraturo è l’investimento nei collaboratori», dice il presidente, Stefan Rubner. «Che supportiamo nel raggiungimento dei loro obiettivi professionali e di crescita personale attraverso numerosi programmi formativi interni, organizzati a tutti i livelli, in più lingue e in ogni settore aziendale». A partire dalle opportunità formative per i giovani. Offriamo occasioni di apprendistato e stage per diplomati, studenti e laureandi, che desiderano fare esperienza “on the job” in una realtà rinomata, internazionale. Insieme definiamo l’ambito professionale più adatto, fissiamo gli obiettivi con programmi per principianti e corsi di perfezionamento, li seguiamo nell’elaborazione di un progetto, nella stesura di una tesi o di altri tipi di attività. E per i dipendenti del Gruppo? Le attività sono molteplici e si articolano in base alle diverse funzioni aziendali: dal seminario “Fit in Wood”, dedicato alla conoscenza del legno e obbligatorio anche per le risorse non direttamente coinvolte in produzione, al corso in project management Rubner Project basato sullo standard IPMA, organizzato due volte l’anno per circa 15/16 persone. Alla Rubner Sales Academy partecipano tutti gli addetti vendita, con programmi di sei/otto giorni incentrati sugli aspetti comunicativi, di gestione del tempo e del lavoro, della negoziazione e della formazione della personalità, con livelli di approfondimento differenti per profili junior e senior. La Rubner Junior Academy, invece, forma i collaboratori che andranno a ricoprire ruoli dirigenziali: cinque moduli da tre giorni ciascuno distribuiti nell’arco di un anno e mezzo, dedicati a materie che vanno dal Project Management alla Leadership, dalla Comunicazione al Self-Management e Time-Management, dall’apprendimento delle Soft-Skills allo sviluppo personale. A chi vi rivolgete per questo tipo di formazione? A Società di Consulenza esterne, come la Dale Carnegie, che selezioniamo in base a parametri come le referenze, le competenze e le specializzazioni, le ore di aggiornamento annuale, il progetto formativo che ci presentano e gli strumenti di valutazione dell’apprendimento. A questo proposito, guardiamo con grande interesse al Rating di ExpoTraining, ci sembra un’iniziativa utile, da seguire con attenzione. Utilizzate anche strumenti di valutazione interni per verificare la qualità dell’insegnamento? Per i programmi principali è previsto un colloquio pre e post formazione mirato a misurare il livello di apprendimento. L’intenzione è di estenderlo a tutte le attività organizzate. Poi, naturalmente, la verifica decisiva viene dalla capacità di tradurre le competenze acquisite in maggiore produttività. È possibile quantificare in termini di ore erogate il peso che la formazione riveste nel Gruppo? Difficile fare una stima: i percorsi che citavo riguardano programmi a cadenza periodica, formulati sulla base delle strategie aziendali Rubner; ma c’è tutta una parte di attività spot organizzate al bisogno, che recepiscono le esigenze formative emerse dai colloqui annuali condotti nelle varie filiali o presentate in for- 37 - HT ma diretta dai dipendenti all’Ufficio Risorse Umane. Possiamo dire che, nell’arco di un anno, tutti i collaboratori frequentano almeno una o due giornate di corso e che nell’insieme delle politiche HR la formazione pesa per un 60%. Quanto varia la tipologia didattica? Organizziamo molti workshop e seminari in cui si utilizzano strumenti alternativi alla didattica frontale tradizionale, come il role playing, esercitazioni pratiche e business game. Da dove vengono le risorse impiegate nella formazione? Le attività sono autofinanziate al 70%, il restante 30% viene coperto con fondi pubblici. In un momento tanto complesso su quali competenze il mercato pone le sfide maggiori? In ambito produttivo conta il training on the job, l’esperienza sul campo. Ma anche competenze trasversali di tipo tecnico-commerciale che, al background ingegneristico, integrino la conoscenza del business e una buona padronanza dell’inglese. Infine, occorre puntare sullo sviluppo personale e sulle soft skills. Saper comunicare bene è fondamentale, così come saper gestire il tempo e organizzare il lavoro. Il dirigente di oggi non può prescindere da queste abilità. Anche perché i collaboratori sono cambiati: non eseguono alla cieca, chiedono, vogliono capire, e la comunicazione interna al SistemaAzienda è molto più trasversale di un tempo. Pur nel rispetto ciascuno del proprio ruolo, sapere come funziona l’intero reparto aiuta: conoscere solo il proprio piccolo orizzonte di lavoro non basta più. intervista Intervista a Giacomo Piantoni, Responsabile HR di Nestlé Italiana FOTOGRAFIA DI UN’AZIENDA SEMPRE PIÙ “SMART” Attenzione ai giovani, forti valori di leadership, ambiente dinamico e flessibile. di M.R Barberis M entre il fenomeno della disoccupazione giovanile incalza i governi a profilare soluzioni efficaci, c’è anche chi, nel mondo delle imprese, tende una mano. Nel caso di Nestlé, prima azienda alimentare al mondo, con 461 unità produttive distribuite in 83 Paesi, circa 320 mila collaboratori e una vendita di oltre 1 miliardo di prodotti al giorno, sarà un vero e proprio salvagente per almeno 20 mila europei under-30. Il colosso numero uno nella Nutrizione, Salute e Benessere, infatti, ha annunciato un suo “Piano Giovani” per creare posti di lavoro e migliaia di opportunità di apprendistato e tirocinio entro il 2016, come risultato diretto del continuo percorso di crescita e di investimenti nel Vecchio Continente. I ruoli disponibili nell’ambito dell’iniziativa abbracciano tutti i settori e livelli dell’organigramma aziendale, offrendo ai neoinseriti percorsi di formazione e orientamento professionale, di coaching e mentoring, all’interno di una realtà articolata, che valorizza il capitale umano e apprezza da sempre l’energia, il talento e la determinazione delle nuove generazioni, come spiega Giacomo Piantoni, responsabile HR del Gruppo in Italia. Dottor Piantoni, Nestlé Italiana crede molto nei rapporti con le Università? Sì: abbiamo avviato diverse collaborazioni col mondo accademico su temi specifici, come il gender balance, la diversity inclusion o lo smart wor- king. Inoltre, partecipiamo regolarmente ai job forum e ai career day negli Atenei, che sono un ottimo canale di recruitment per le molteplici linee di business e le divisioni Nestlé: Purina, Nestlé Professional, Nestlé Nutrition e Nestlé Health Science, oltre a realtà in crescita come Sanpellegrino e Nespresso. Siamo anche certificati con il bollino Ok Stage, a garanzia di una retribuzione corretta, in totale trasparenza. Come si struttura l’impianto formativo Nestlé? Utilizziamo diversi strumenti nello sviluppo delle risorse secondo il modello 70/20/10: il 10% degli investimenti riguarda il training formale, affiancato da attività più relazionali, soprattutto Coaching e Mentoring 38 - HT (20%) e da esperienze concrete di lavoro, come programmi di job rotation, progetti istituzionali o missioni all’estero (70%). A quali linee guida si ispirano le attività? Nestlé ha definito a livello corporate il dna della leadership e dei propri manager sulla base di alcuni driver di successo: Lead to Win, Manage for Results, Grow Talent and Teams, Collaborate Internally, Make the Difference e Compete and Connect Externally, ovvero la capacità, sempre più necessaria e in rapida evoluzione, di relazionarsi con il mondo. Nei diversi programmi di training - due o tre giornate di attività esperienziali con coach esterni - si cerca di approfondire il significato di questi driver in rapporto ai singoli profili, così da disegnare piani di sviluppo personalizzati per il miglioramento individuale. Questo avviene sia a livello internazionale, con partnership gestite dall’headquarter, sia in ambito locale. Di cosa si occupa il Nestlé International Training Centre di Rive Reine, in Svizzera? È il Centro di Formazione che gestisce i programmi internazionali, dedicati alla leadership ma anche ad aspetti più funzionali, come i corsi HR, vendite, marketing, finanza e controllo, ecc. Consente di diffondere la cultura Nestlé, offrendo al contempo una piattaforma globale per fare network tra le risorse dei diversi Paesi. Da qualche anno esistono anche degli Hub locali, uno dei quali a Milano, dove vengono erogati corsi per colleghi provenienti da tutto il mondo. Si tratta in questo caso di sessioni tenute da docenti interni, formati attraverso Train the Trainers Programs, perché molte competenze già esistono in azienda: devono essere solo strutturate e condivise. Utilizzate tutte le tipologie didattiche? Stiamo sviluppando sempre più modalità di formazione miste. Uno degli ultimi corsi, per esempio, presenta una prima fase di “Awareness”, gestita in presenza da docenti esterni tramite role play, a cui segue un momento di razionalizzazione dei contenuti attraverso l’e-learning, per poi finalizzare il tutto operativamente con un’ultima sessione in aula tenuta da formatori interni: la triplice modalità è funzionale a un percorso che dalla presa di coscienza matura nell’apprendimento e infine nell’azione. Non è complicato da gestire a fronte di numeri importanti? L’organizzazione aziendale è complessa e articolata: contiamo circa 5.600 dipendenti in Italia, una ventina di stabilimenti e una forza vendita dislocata su tutto il territorio nazionale. Perciò abbiamo utilizzato in alcuni casi la video-conferenza, un altro strumento che sta dando ottimi risultati. Che scenari aprono le nuove tecnologie per la Formazione? Il Digital sta trasformando molte professioni: il Marketing, che si è sempre rivolto all’esterno per ricerche di mercato, ora si nutre molto di social network; il Consumer service sta evolvendo in direzione di Facebook e Twitter. In Azienda nascono nuove figure e anche questo richiederà del training. Lo scorso Novembre, abbiamo lanciato un programma di Reverse Mentoring, in cui erano i giovani, avvezzi a questi strumenti, ad affiancare i Senior in qualità di Mentor. L’iniziativa ha riscosso grande successo: i più anziani hanno cominciato a cogliere il cambiamento in atto, mentre i Junior hanno potuto vivere un’esperienza di prossimità con il Top Management, accorciando le distanze gerarchiche e, per un neoassunto, trovarsi fianco a fianco con l’Ad non è banale. Tanto da costituire una best practice poi adottata a livello mondiale. Come coprite i costi di formazione? Per i corsi interni, Nestlé stanzia un budget e delle persone dedicati. Mentre il 90% dei corsi tenuti da docenti esterni, circa la metà di quelli complessivamente erogati, sono finanziati con i fondi interprofessionali. Vi rivolgete a consulenti esterni per il coaching? Sì, soprattutto per i manager di alto potenziale. Il percorso è strettamente personalizzato: si parte da un’analisi a 360° del profilo aziendale e in funzione delle aree di miglioramento si definiscono gli obiettivi. Seguono 5 o 6 sessioni di un paio d’ore ciascuna, al termine delle quali viene elaborato un piano d’azione. I programmi di Mentorship, invece, sono sviluppati sia a livello locale che internazionale con personale interno, tra risorse di diversi Paesi, per incoraggiare la condivisione di esperienze anche 39 - HT molto diverse ma convergenti sui valori d’azienda. In generale, stiamo insistendo per diffondere una cultura del feedback inteso come confronto costante, come relazione sempre più stretta tra capo e collaboratore, non limitata ai momenti formali di valutazione delle performance due volte l’anno, ma tradotta in modus operandi quotidiano. Quali altri aspetti formativi sono prioritari in questo momento storico? Ci stiamo focalizzando sul Change Management per sviluppare un ambiente di lavoro che incoraggi la creatività, l’inventiva e la capacità di collaborazione. Nel 2014 trasferiremo la Sede ad Assago e, insieme al Politecnico di Milano, stiamo avviando un workshop per i Comitati di Direzione sullo Smart Working, un modello organizzativo che punta su una maggiore autonomia nella gestione degli spazi e degli stili di lavoro, sulla responsabilità e l’innovazione diffusa. Le tecnologie ICT in grado di supportare la condivisione delle informazioni, insieme alla diffusione di device mobili, aiutano ad agevolare il cambio di paradigma. Siamo partiti 5 anni fa lavorando sulla flessibilità degli orari per passare poi al telelavoro: oggi sono circa 60 i dipendenti che due o tre giorni alla settimana operano da casa, con migliori risultati in termini di produttività e soddisfazione personale. Ora mettiamo a tema l’Agile Working. Occorre sviluppare un contesto dinamico, moderno, dove la fiducia conta più della presenza fisica in azienda, ed è una rivoluzione culturale ma anche strutturale: passeremo da una Sede in cui ognuno aveva il suo ufficio ad ambienti open space dove dirigenti e collaboratori lavoreranno fianco a fianco, favorendo la trasparenza, il gender balance, l’interazione tra funzioni, non solo top down ma anche buttom up. Il training sarà uno strumento chiave per accompagnare il cambiamento. ESSERE UN BRAVO FORMATORE II° parte PREPARARE UN CORSO DI FORMAZIONE Il formatore ha il compito di curare l’ intervento formativo in tutte le fasi, quali: Analizzare bisogni e priorità ci e favorire l’interattività in aula. Identificare bisogni e priorità è un processo complesso. Il formatore deve avere chiari i diversi concetti di: • bisogno percepito: ovvero il bisogno che ogni individuo sente; • bisogno espresso: il bisogno percepito che si è tradotto in richiesta; La valutazione dei bisogni può essere effettuata in modo sistematico, attraverso una batteria di domande; le risposte sono un importante mezzo decisivo per il formatore al fine di decidere le priorità di intervento dei bisogni. In particolare, le domande da porre sono: • qual è il tipo di bisogno; • chi, come e quando decide che c’è un bisogno; • come l’intervento formativo può dare risposte; • realizzabilità: risorse, tempi, esperienza in materia, metodologia; • principi/valori da considerare; • risultati attesi. IL FORMATORE IDEALE Identificare i destinatari Quando partecipiamo ad un corso di formazione, aspiriamo ad essere guidati da un esperto che ci dia gli strumenti per migliorare le nostre performance in campo personale ed ottimizzare tempi e metodi di lavoro. Il formatore, mediante le sue conoscenze, deve trasmettere i saperi eccellenti e coinvolgere in maniera attiva i partecipanti. La bravura del formatore è dimostrata anche dalla sua capacità di stabilire un clima di fiducia, di gestire le dinamiche di gruppo in aula e le diverse tipologie di partecipanti. SCHEDA DI SINTESI ESIGENZE GENERALI: Acquisire le tecniche ed i metodi didattici formativi più effica- Le schede sono strutturate in: scheda di sintesi, che contiene tutti i macroelementi della scheda didattica con numerazione progressiva; scheda analitica, dove viene approfondito ogni singolo macroelemento con il rispettivo numero SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA ESSERE FORMATORE •il formatore: chi è e qual è il suo ruolo; •obiettivi da raggiungere; •stili di comunicazione; •gestione dell’aula; PREPARARE UN CORSO DI FORMAZIONE •analizzare bisogni e priorità; •identificare i destinatari; •progettare contenuti - metodologie - come svolgere la lezione; - materiale didattico; RAPPORTO CON I PARTECIPANTI •atteggiamenti positivi; •atteggiamenti negativi; •tipologie di partecipanti difficili; COMPETENZE SVILUPPATE: Essere in grado di applicare gli strumenti necessari per preparare e gestire un corso formativo e comprendere le esigenze dei partecipanti. 40 - HT E’ importante identificare a chi è rivolto l’intervento formativo. Le caratteristiche da prendere in considerazione sono: • allievi (singoli o gruppi); •età; •scolarità; •cultura; •interessi; •motivazione; • nozioni già in loro possesso e aspettative rispetto al corso; • tipo di contesto: • formale/informale; • esperienze di formazione. Progettare contenuti-metodologie Definire il programma operativo: • formulare gli obiettivi ed avere chiaro quali competenze formare; • precisare i tempi ed il luogo; controllare che la sede dove si svolgerà il corso sia ben attrezzata: banchi, sedie, illuminazione, apparecchiature, materiale audiovisivo, ecc. • scegliere il metodo di insegnamento più idoneo per raggiungere gli obiettivi individuati, stabilire la didattica e lo stile di insegnamento; in particolare, il formatore deve: • rendere vivace la lezione; • illustrare alla classe gli argomenti che intende trattare (usare frasi brevi!); • organizzare il materiale didattico secondo uno schema logico; • chiedere il feed-back su quanto trasmesso, in modo da valutare l’apprendimento. 41 - HT Come svolgere la lezione Premesso che la lezione tradizionale è di solito unidirezionale e non permette di verificare l’apprendimento degli allievi, è bene impostare la lezione tenendo conto dei seguenti suggerimenti: • preparare una traccia scritta; • evitare di leggere la lezione per non annoiare; •presentarsi: dite chi siete, di cosa vi occupate; • escogitare una efficace introduzione per carpire l’interesse della platea; ecco alcuni stratagemmi: - usare un aneddoto; - fare una domanda che prevede una risposta complicata; - fare una battuta di spirito; - coinvolgere la classe in modo attivo; • preparare i punti più importanti: scegliere un elenco di punti dominanti (4 o 5) da presentare e su cui svolgere la lezione; • dare per prime le nozioni basilari: gli allievi memorizzano di più quello che viene detto all’inizio della lezione; • trasmettere informazioni mirate, chiare e sintetiche; evitare di diffondere troppe nozioni in un’unica volta; • ribadire i punti principali; • prevedere uno spazio per le domande e le risposte; incoraggiare gli allievi alla discussione; • considerare eventuali imprevisti: dimenticanze, perdita del filo del discorso, vuoti di memoria. In tutti questi casi non state in silenzio, comunicate di avere un problema: es. “Mi ricordate dove siamo rimasti …?”, oppure: “…Stavamo dicendo?...” • predisporre la conclusione: non chiudere in maniera affrettata. Alcuni consigli: - fare una breve sintesi di quanto detto; - suggerire approfondimenti su alcuni argomenti; - ringraziare per l’attenzione. Materiale didattico da utilizzare Il formatore, durante il suo intervento, deve sapere quali sono gli strumenti didattici più efficaci che completano la lezione. Alcuni esempi: Opuscoli ed altro materiale scritto. vantaggi: permette all’allievo di: - apprendere in maniera autonoma; - rileggere il contenuto in qualsiasi momento; - condividere le informazioni con colleghi e discutere insieme; - evitare di prendere appunti; svantaggi: - costi nella produzione e stampa; - rischio di smarrirli; - possono risultare inutili perché non vengono letti. Filmati vantaggi: - permettono la visione di situazioni e mettono in discussione abitudini e com- 42 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA ESSERE FORMATORE portamenti; - erogano informazioni, sollevano dibattiti su modi di agire; - possono essere fermati e rimessi in moto per focalizzare l’attenzione su aspetti particolari; svantaggi: - richiedono strumenti idonei per proiettare il filmato (es. schermo); - occorre un operatore esperto per il loro funzionamento ; - i filmati a volte sono troppo lunghi e rischiano di disperdere l’attenzione. Slide vantaggi: - aiutano a focalizzare l’attenzione sui punti strategici; - possono essere utilizzate in ogni contesto; - non sono costose; - possono essere autoprodotte; - sono facili da utilizzare; svantaggi: - eventuali guasti al personal computer; - slide male realizzate e quindi poco chiare. Lavagna con fogli mobili o con pennarelli vantaggi: - è economica; - è utile per inquadrare l’argomento suddiviso per punti: consente di segnare le parole chiave che emergono dalla discussione; - i fogli possono essere staccati e posti in uno spazio qualsiasi dell’aula per successive discussioni; - i fogli possono essere preparati prima della lezione e possono essere trasportati; svantaggi: - in presenza di una classe numerosa, la lavagna è troppo piccola; - il formatore, mentre scrive, deve voltare le spalle e rischia di perdere il contatto con il pubblico; - i fogli si possono sgualcire. Qualsiasi sia il materiale didattico utilizzato, occorre tenere presente alcune regole d’oro: • essere sintetici, concisi; • tenere sempre in mente l’obiettivo finale; • rimarcare i punti principali: usare le sottolineature, il grassetto, colori diversi che spiccano ed attirano l’attenzione; • usare un linguaggio comprensibile. Pianificare le tecniche di valutazione Per valutare se l’intervento formativo è efficace occorre: • identificare specifici indicatori volti a: • misurare l’interesse e la partecipazione degli allievi; • esaminare il loro apprendimento finale con test che vanno confrontati con il test di ingresso somministrato prima dell’inizio del corso; 43 - HT • capire come vengono applicate le conoscenze apprese; • osservare i cambiamenti dell’allievo; •valutare l’appropriatezza del processo, del metodo utilizzato. Il formatore deve fare un’autoanalisi: • domandarsi quali sono i punti di forza ed i punti critici del suo intervento; • cercare strategie per migliorare le sue performance; • confrontarsi con i colleghi per osservazioni e suggerimenti; • disporre di una valutazione degli allievi; • stabilire i tempi di cambiamento medio-lunghi, prevedendo attività di follow-up; seguire nel tempo gli allievi con incontri sistematici. RAPPORTO CON I PARTECIPANTI Molti formatori si chiedono quale atteggiamento adottare con i partecipanti. Vediamo di seguito cosa fare e cosa non fare per mantenere un comportamento neutrale ed un rapporto interpersonale a due vie, che tenga conto dell’allievo nella sua globalità. Atteggiamenti positivi • partire sempre dal punto di vista degli allievi; •favorire l’autonomia: incoraggiare il discente ad assumere decisioni, a pensare in maniera diversa dagli altri, a fare valere le proprie idee; •incoraggiare la bidirezionalità: apertura tra formatore ed allievo, che va messo a proprio agio. Il formatore accoglie positivamente e rispetta tutti i punti di vista anche se sono divergenti da quelli degli altri. Si tratta di un metodo d’insegnamento partecipativo, coinvolgente a livello psico-fisico-emozionale; • stimolare la classe prendendo spunto da argomenti di cronaca citati dai mass media (giornali, TV, ecc.) oppure lavorare su casi individuati dagli allievi; • migliorare l’autostima del discente: • mettere in risalto i suoi punti di forza; • elogiare i suoi sforzi/progressi; • non esprime giudizi morali; • aiutarlo a superare le difficoltà. Atteggiamenti negativi •giudicare: una persona non va considerata in base a credenze e valori senza tenere conto del suo back-ground socio culturale; •favorire la dipendenza: imporre le proprie idee e soluzioni ai problemi, criticare il pensiero dell’allievo dicendo che le sue non sono delle buone idee, che non avranno successo senza dare spiegazioni; •incoraggiare la monodirezionalità: metodo di insegnamento tradizionale, rigido, cattedratico, pedantesco. L’allievo non viene stimolato alla partecipazione con domande e discussioni di casi. Il formatore vuole essere l’unico “sapiente” ed è l’unico a trasmettere i concetti. Egli non permette agli allievi di esprimere le loro esperienze; •bloccare il rapporto con sé: il formatore provoca sentimenti negativi nell’allievo quando: - mette in risalto solo i suoi punti deboli; - lo sminuisce; - lo ignora; 44 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA ESSERE FORMATORE - lo deride; - non lo supporta nella risoluzione dei problemi. Tipologie di partecipanti difficili Esistono diverse tipologie di partecipanti ad un corso di formazione: alcuni sono allievi modello, assertivi, attenti e collaboranti; altri assumono atteggiamenti e condotte difficili da gestire. Alcuni profili: Il tipo pungente E’ sempre pronto ad innescare una polemica ed a contraddire con aggressività quanto viene detto dal docente e/o dai compagni. Di solito è consigliabile lasciarlo sfogare, ascoltarlo attentamente, ma quando i suoi interventi minacciano il clima della classe e la conduzione del corso è bene, durante la pausa, parlare in privato con lui per comprendere le sue motivazioni. Molte volte, dal colloquio emerge una persona insoddisfatta, a disagio. Il saccente E’ colui che esibisce il suo sapere in modo vanitoso, che presume di essere a conoscenza di tutto. I suoi interventi sono principalmente dettati dal desiderio di mettersi in mostra, di esibirsi ed a lungo andare rischia di monopolizzare la scena, rubando spazio ad altri che vorrebbero partecipare attivamente alla lezione. Il docente deve limitare le ingerenze degli allievi saccenti per dare spazio a tutta la classe di esprimersi e per non minare il raggiungimento degli obiettivi del corso. L’insolente E’ una persona che assume comportamenti poco educati nei confronti della classe: arriva tardi alla lezione, disturba rispondendo al cellulare, schiamazza, dice parolacce, crea trambusto ed infastidisce. Il docente, senza esitare, ha il compito di intervenire per porgli un limite ed invitarlo ad avere un atteggiamento consono. E’ importante tentare di coinvolgerlo il più possibile durante la lezione e ascoltare quali sono i motivi del suo agire irrispettoso. L’amorfo E’ colui che è in classe, occupa un posto, ma in realtà è come se fosse inesistente; non collabora e non interviene mai, è chiuso nel suo silenzio. Il formatore non deve commettere l’errore di ignorarlo, anzi deve spendersi al fine di cercare, anche con lo sguardo, di trascinarlo attivamente nelle esercitazioni pratiche e nella discussione. L’ambiguo Ha un aspetto apparentemente serafico e dimostra che tutto sta andando per il meglio. Reprime in classe il suo malessere, per poi manifestarlo dietro alle spalle del formatore criticando il suo metodo ed il corso in generale. Sono persone difficili da individuare, ma una volta riconosciute è preferibile affrontarle direttamente in privato per invitarle ad esprimere le proprie perplessità. ESIGENZA Essere in grado di definire gli obiettivi formativi in relazione ai bisogni dei partecipanti e pianificare il corso in tutte le sue fasi. VANTAGGI Saper gestire l’aula, facilitare l’apprendimento ed affrontare in maniera positiva i partecipanti difficili. COMPETENZA SVILUPPATA Saper strutturare le lezioni teoriche-pratiche, coordinare il lavoro di gruppo, instaurare con i partecipanti il giusto feed-back e monitorare il livello di apprendimento. 45 - HT SPECIALE EXPOTRAINING EXPOTRAINING EDIZIONE 2013: NUOVO IMPULSO AL SISTEMA ECONOMICO di V. Baroffio terziario, Confartigianato, Confcommercio ecc. Sulla parte istituzionale abbiamo coinvolto: Ministero del Lavoro, Regione Lombardia, Regione Emila, Regione Veneto, Regione Toscana, Regione Umbria, Provincia di Milano , Comune di Milano ed i principali fondi interprofessionali. Le riflessioni e le proposte dell’edizione 2013 veicolate alle Istituzioni sono racchiusi nel Manifesto della buona formazione e del Rating della formazione. Il Manifesto della Buona Formazione E xpoTraining si presenta ai suoi visitatori ed espositori come unico evento Italiano in cui scoprire nuovi contenuti, approcci e metodologie formative, nonché per lanciare messaggi, idee e proposte e conoscere i protagonisti della formazione nazionale ed internazionale. La vitalità di ExpoTraining è declinata su due fronti: il primo promuovere l’incontro tra la domanda di formazione e la sua offerta, il secondo lanciare riflessioni e proposte alle Istituzioni al fine di armonizzare un miglior impiego delle pratiche formative. 46 - HT Sul primo versante abbiamo voluto raccogliere attorno alla manifestazione gli utilizzatori della formazione, vale a dire i lavoratori e le aziende attraverso le loro rappresentanze sindacali, datoriali e associative, - cisl, Cgil, Uil, Ugl, Federmanager, ManagerItalia, Aidp, UnionFormazione, Feder- Nell’attuale scenario congiunturale non si intravvede una luce che rappresenti la fine del tunnel, la formazione deve accendere un faro che sappia indirizzare, attraverso l’uso di piani, programmi le cui ricadute impattino significativamente sui giovani, sui lavoratori e sulle imprese. Lasciando le cose così come stanno, vale a dire non innervando nel tessuto produttivo le prassi della formazione, non solo riduciamo la competitività del Sistema Paese, ma creiamo anche un danno sociale al Paese, ai lavoratori. Infatti: chi non rinnova fallisce; chi non si aggiorna è ai margini del mercato del lavoro e le conseguenze in termini di ammortizzatori sociali e indennità di disoccupazione ricadono sulla collettività, penalizzano oltremodo il lavoratore ed i giovani poiché si troveranno inadeguati nel ricercare ed inserirsi in nuove occupazioni. Pertanto, dobbiamo parlare di “costo sociale della non formazione”. A tal proposito, siamo mossi dalla convinzione dell’importanza della formazione quale fattore di crescita imprescindibile per il Paese, in una logica di forte partecipazione del mondo del lavoro, dell’impresa e degli operatori della formazione. Gli imprenditori e professionisti della formazione, i fondi interprofessionali e i principali attori del sistema, vicini al mondo del lavoro ed interpreti di una forte volontà di partecipazione, ritengono di poter svolgere un ruolo attivo, diverso e superiore da quello assegnatoci dal quadro regolativo vigente. In considerazione del fatto che la formazione è proiettata nel quadro delle manovre necessarie della politica economica, è indispensabile che gli operatori della formazione cooperino alla elaborazione di politiche macroeconomiche, mettendo in comune l'enorme quantità di informazioni che esse sono in grado di raccogliere. Occorre quindi allineare problemi, opportunità e spazi di manovra, agendo su tutte le diverse responsabilità istituzionali a livello centrale e locale, fissando nuove regole di governance attraverso specifici indirizzi: Primo indirizzo: Creare, e sviluppare una “COSCIENZA COLLETTIVA” alla formazione. Innescare delle politiche di incentivazione a favore delle imprese per gli investimenti sulla formazione attraverso un dispositivo legislativo che preveda l’obbligo dell’impiego della formazione continua (come d'altra parte avviene in materia di sicurezza del lavoro; oppure, sul settore delle professioni, vi è l'obbligo dell'aggiornamento es. avvocati, medici, ecc.). Tale obbligo potrebbe essere soddisfatto attraverso l’impiego delle risorse finanziarie 47 - HT pubbliche (FSE, fondi Interprofessionali, ecc. Secondo indirizzo: Trasparenza sulla gestione dei fondi contro le irregolarità e le frodi. Istituire un Fondo Unico per la Formazione, in cui fare confluire tutti i finanziamenti nazionali ed europei, cambiando gli attuali assetti gestionali (fortemente sbilanciati sotto l'egida amministrativa burocratica) e promuovendo meccanismi di trasparenza dell'impiego dei fondi pubblici, come per esempio la tracciabilità dei flussi finanziari e la messa in trasparenza totale con il varo di misure preventive. Possono essere adottati sistemi di trasferimento del pubblico, non più in capo all'azienda o all'organismo di formazione come avviene oggi, ma con il tramite dell'agenzia delle entrate, che andrà a compensare le imposte che l'azienda deve versare al fisco attingendo proporzionalmente e limitatamente al progetto formativo a sua volta approvato. Terzo indirizzo: Formulare piani di riqualificazione a favore dei lavoratori disoccupati. La recente situazione economica ha prodotto, ad oggi, circa 800.000 lavoratori in cassa integrazione – dati del Ministero delle attività produttive .L’attuale riforma del lavoro prevede che la cassa integrazione abbia una durata massima di due anni, senza la garanzia del rientro in azienda. Quarto indirizzo: Garantire il diritto alla “buona formazione” per i lavoratori. A tale fine il settore si deve dotare, SPECIALE EXPOTRAINING tramite i meccanismi della bilateralità, un proprio fondo interprofessionale che possa aggiornare gli operatori della formazione, elevando di riflesso la domanda. Tale situazione determina una forte emergenza occupazionale, poiché vi saranno dei lavoratori che, con skill inadeguate, dovranno fronteggiare nuovi ruoli e nuove mansioni. Così operando, il Settore riceverà una forte spinta innovatrice e assumerà il ruolo, a cui storicamente è stato chiamato, di innervare nel sistema economico e sociale quelle conoscenze e quelle capacità fulcro dello sviluppo del Sistema Paese. Leggi integralmente il manifesto su www. expotraining.it Il Rating della formazione L’aspetto innovativo e strategico del progetto Rating attiene alla creazione di una cultura tesa ad innestare al Sistema Formativo comportamenti virtuosi in ambito tecnico scientifico ed al Sistema Produttivo quella con- sapevolezza valoriale all’utilizzo delle pratiche formative quali condotte imprescindibili per garantire livelli di sviluppo e di mantenimento delle proprie posizioni. Nascita dell’progetto ExpoTraining ha condotto una ricerca con l'obiettivo di profilare l'ideal tipo dell'ente di formazione affidabile. La ricerca si è stata condotta su di un campione di 500 aziende, la cui dimensione è rappresentata da un segmento che parte da 200 dipendenti ai 1000 e oltre. Agli intervistati sono state poste domande relative alle seguenti aree : a) le competenze di soglia, distintive e di eccellenza nell’ambito dell’ ente di formazione b) in che misura le competenze rilevate dalla committenza coincidono con le competenze effettive c) quali processi , nell’ambito dell’ingegneria della formazione, sono stati avviati nell’erogazione del servizio I risultati emersi hanno permesso d’ identificare una serie di item valoriali che costituiscono la struttura portante del sistema di Rating ExpoTrai- ning finalizzata a fornire un giudizio indipendente sul grado di affidabilità dell'ente formativo nell'erogare i propri servizi. In esso si riscontra un duplice obiettivo: • da parte delle aziende di aumentare il grado di sicurezza nell’affidare un progetto formativo ad un ente • da parte degli enti di formazione ottenere un punto di riferimento, un faro, una luce, erogata direttamente dal mercato, ossia da chi riconosce il valore e premia la qualità. Il modello Rating da ExpoTraining si differenzia dai modelli di accreditamento regionali e Iso 9000, che pur nella loro validità, esprimono una mappatura in termini procedurali di sorveglianza del processo erogativo, poichè esso è strutturato con indicatori di preferenza nella scelta dell'ente formativo forniti direttamente dal mercato. Il modello sarà sviluppato attraverso uno programma triennale che porterà alla piena adozione di tutti i suoi elementi. Il 2013 rappresenta l'anno in cui si avvia la sperimentazione del modello, pertanto gli indicatori di affidabilità individuali sono stati concepiti come macro indicatori. Benefici per l’ente di formazione Il Rating ExpoTraining diviene, per l’ente, la sua anima critica in grado di ritornargli l’immagine riflessa vista da un terzo indipendente, pertanto obiettiva, consentendo di migliorare il proprio posizionamento ed il proprio livello di competitività. Il rating non è una minaccia, ma una opportunità di mercato. In considerazione del fatto che il giudizio viene espresso da parti indi- 48 - HT pendenti il rating non è punitivo, ma è funzionale a creare un aiuto all'Ente di Formazione, poiché grazie al Rating ExpoTraining, l'Ente diventa immediatamente riconoscibile dal proprio mercato come professionalmente attendibile, pertanto acquisisce: a) un vantaggio competitivo. b) Un segno distintivo. c) Maggior facilità nel penetrare i propri mercati di riferimento. Benefici per buyer e gli utilizzatori della formazione Il risultato più immediato che gli utenti ottengono attraverso un voto espresso dal rating, è quello di evitare errori e costi nell’inserire un fornitore della formazione poco attendibile. Le aziende , il buyer, le direzioni del personale, i fondi interprofessionali, i lavoratori ed in generale tutti gli utenti alla formazione potranno beneficiare di un giudizio esterno per 49 - HT completare la valutazione di un nuovo ente di formazione, sapendo che lo stesso è già stato sottoposto ad un vaglio esterno. In particolare riceveranno indicazioni sul livello di affidabilità relativi: a) alle competenze di soglia, distintive e di eccellenza dell’Ente di formazione b) a quali processi, nell’ambito dell’ingegneria della formazione, sono stati avviati nell’erogazione del servizio. SPECIALE EXPOTRAINING Come funziona il modello Rating Al fine di eccepire le esigenze degli utenti della formazione e nel contempo assicurare un grado di giudizio neutrale ed indipendente si è costituito il Comitato di Rating ExpoTraining. Esso è composto dalle parti datoriali e sociali, dai fondi interprofessionali, vale a dire gli utilizzatori della formazione. Il rating, viene svolto attraverso un esame congiunto di quattro principali tematiche di valutazione: • L’analisi dei “contenuti" ovvero le aree tematiche specialistiche il grado di originalità, brevetti, licenze, attività di ricerca e sviluppo, ecc• L’analisi dell’ingegneria formativa, ovvero la valutazione delle azioni che determinano la filiera (analisi dei fabbisogni, progettazione, erogazione, monitoraggio, valutazione) • L’analisi delle competenze del personale coinvolto nella didattica direzione, coordinatori, formatori (livello di istruzione, esperienza lavorativa, anni di collaborazione con l'ente, ore di aggiornamento nell'ultimo anno, età media, tipologia rapporto di lavoro). • La customer satisfaction ovvero il riscontro monitorato della soddisfazione e dei risultati. Il riconoscimento del rating viene espresso dopo il vaglio del Comitato che a suo insindacabile ed inappellabile giudizio decide di formularne la valutazione. Sono state scelte, per il 2013, quattro categorie, passando dal minor rischio (valutato con “Aaa”) al maggior rischio (valutato con “D”). Aaa Massima qualità e rischio di insuccesso minimo Bbb Qualità discreta e rischio di insuccesso molto contenuto Ccc Qualità sufficiente e rischio di insuccesso D Qualità insufficiente e rischio alto di insuccesso. L’edizione 2013 si è rifatta il look Il 2013 rappresenta il consolidamento della manifestazione, per tale ragione ExpoTraining 2013, si presenta del tutto rinnovata negli stand espositivi e negli espositori. Abbiamo voluto “vestire” la manifestazione di un look molto attraente abbinando negli stand elementi di cristallo contrapposti con effetti grafici. La manifestazione verrà sempre realizzata nei padiglioni di Fiera Milano City Porta Gattamelata e si svolgerà il 17 e 18 ottobre. Ad oggi - al momento della pubblicazione - hanno aderito oltre 70 espositori provenienti dalle diverse regioni d’Italia in un area espositiva e convegnistica di oltre 15.000 mq. La manifestazione ha avuto - al momento della pubblicazione - patrocini di primaria importanza che rappresentano il mondo del lavoro e dell’im- presa; in particolare hanno manifestato un forte sostegno all’iniziativa le principali confederazioni sindacali –Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Federmanager, Manageritalia, Confartigianato, Federterziario, Aidp - e le principali istituzioni lombarde tra cui Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano. ExpoTraining è una vetrina della vera economia reale del mondo delle risorse umane. Essa è retta dall'iniziativa privata di ogni singolo espositore che crede in una moderna concezione della formazione finalizzata allo sviluppo delle competenze del singolo e di riflesso del Sistema Paese. Natuzzi, ecc. Abbiamo avuto il plauso e constatato la piena soddisfazione da parte delle aziende che hanno partecipato sia in qualità di visitatori che come delegati nella sessione del matching poiché si è fornita la possibilità di conoscere in poco tempo una diversificata offerta formativa. Le attività in ExpoTraining Nessun'altra manifestazione sulla formazione organizza una kermesse con un così alto numero di convegni e workshop gratuiti di altissimo livello scientifico e tecnico per aggiornarsi, stimolare nuove idee e confrontarsi con i protagonisti e opinion leader del mondo del lavoro, delle risorse umane e della formazione. Gli argomenti trattati sono suddivisi in aree tematiche di grande tendenza ed attualità coinvolgendo relatori provenienti dal mondo della formazione, universitario, economico ed istituzionale nazionali ed internazionali. Visto il grande successo delle iscrizioni della passata edizione, al fine di evitare di non avere l’assegnazione del posto nei vari eventi, vi invitiamo a iscrivervi on line nell’apposita sessione del sito ufficiale della manifestazione www.expotraining.it Il visitatore avrà diverse opportunità di visitare l’esposizione al fine di soddisfare le specifiche esigenze sono state previste diverse formule di partecipazione. Matching e visite guidate Il matching è il nerbo di ExpoTraining, la quale si è attivata nella ricerca e pianificazione degli incontri con le direzioni aziendali del personale che intendono acquistare i servizi per la formazione. La segreteria organizzativa di ExpoTraining per rendere gli incontri profittevoli, sia per le aziende delegate sia per gli organismi di formazione, ha incrociato le esigenze espresse dall’impresa (specificando i seguenti parametri: area formativa interessata, numero di persone coinvolte nel progetto, budget, ecc.) con le soluzioni che vengono proposte dagli enti di formazione. Nella passata edizione hanno partecipato al matching aziende del calibro di Kone, Trenitalia, Fiat, 50 - HT “Visita guidata”. Si offre al buyer una pre-selezione degli espositori, effettuata per aree di competenza, rendendo così la visita in ExpoTraining più efficiente. Per informazioni e prenotazioni si rimanda la sito ufficiale della manifestazione. Convegni e workshop Grand Prix della Formazione Il Premio Grand Prix della Formazione è un' iniziativa che si svolge nell’ambito di ExpoTraining. Esso nasce con l'obiettivo di dare un rico- 51 - HT noscimento e di valorizzare le imprese che hanno garantito un contributo innovativo a processi, sistemi, metodologie, tecnologie e prodotti, favorendo lo sviluppo culturale del sistema formativo italiano. Possono partecipare al Premio le organizzazioni pubbliche e private che nell’anno 2012 hanno realizzato al loro interno oppure a favore di altre imprese progetti formativi (esempio progetti di formazione manageriale, linguistica, informatica, sicurezza, ecc.). La Giuria del Premio edizione 2013, composta da 5 membri effettivi, sceglie i vincitori nell’ambito della rosa di progetti indicati nell’Elenco di Finalisti. Si tratta di una graduatoria predisposta, al termine della fase di pre-valutazione dei progetti selezionati, dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) formato da esperti indipendenti di comprovata esperienza del settore della formazione. Il Premio viene assegnato ai primi tre progetti selezionati. Le organizzazioni premiate hanno diritto ad utilizzare il Marchio “Grand Prix della Formazione 2013” nel loro materiale promozionale. Inoltre viene conferito una targa di benemerenza, quale riconoscimento della vincita. La Cerimonia di Premiazione del Grand Prix della Formazione si svolgerà nel pomeriggio del 18 ottobre 2013. Per informazioni contattare la segreteria organizzativa al numero 02 80509656 oppure [email protected]. Per il programma della manifestazione visitare il sito www.expotraining.it L'angolo HR AIDP: l'Associazione dei professionisti HR di M. Campi Verso il Congresso 2014 L ’Associazione Italiana per la Direzione del Personale riunisce chi opera nell’area delle Risorse Umane di aziende e istituzioni pubbliche e private, o in libera professione, nonché studiosi, ricercatori e accademici che si occupano delle problematiche del rapporto “Persona e Lavoro”. Attiva dal 1960, in questi anni si è affermata quale soggetto privilegiato per creare e diffondere una sana “cultura del lavoro”, attraverso iniziative, pubblicazioni, progetti e ricerche sulle tematiche attinenti il mondo del lavoro e il futuro della direzione HR, grazie anche al supporto del Centro Studi, del Centro Ricerche nazionali e di AIDP.PA, il gruppo di lavoro per la Pubblica Amministrazione. I Soci AIDP, circa 3.000 in tutta Italia, possono avvalersi di svariati 52 - HT servizi professionali, attraverso oltre 250 eventi organizzati nel corso dell’anno dai 16 gruppi regionali, occasione di formazione e networking. La connessione con la stretta attualità è garantita tra l’altro dalle proposte editoriali con Direzione del Personale, il trimestrale con più lunga storia nel panorama della letteratura manageriale italiana che, in maniera critica, raccoglie e rende disponibili tutte le informazioni "dal vivo" riguardanti i temi caldi delle risorse umane e con il webmagazine quindicinale HR On Line, luogo virtuale di dibattito apolitico che accoglie i contributi di tutti coloro che, a vario titolo e da diverse angolazioni, si occupano di aspetti giuslavoristici, sindacali e di gestione e sviluppo delle risorse umane nelle organizzazioni. Inoltre annualmente AIDP organizza il proprio Congresso Nazionale: l’evento italiano formativo fondamentale per l’aggiornamento e l’analisi strategica sul management delle Risorse Umane. Scopriamo alcune anticipazioni della 43° edizione che si terrà a Bergamo, dalle parole di Andrea Orlandini, presidente del gruppo AIDP Lombardia. "Per il Congresso Nazionale AIDP del 2014 è stato scelto un titolo suggestivo, “Persone - Risorsa della Terra” che vuole collegarsi ad Expo 2015, cercando di riflettere non tanto sulle risorse ambientali quanto piuttosto sulla risorsa Uomo e sul nostro ruolo di HR per difenderla, sostenerla, valorizzarla. La riflessione prende spunto dalle tematiche e dalle politiche di sostenibilità economica, sociale e ambientale per porre il tema cruciale del lavoro, della sua centralità, della sua qualità e della sua importanza per il benessere delle persone. Le nostre aziende, e noi come professionisti HR, trattiamo la risorsa Uomo in un’ottica di sostenibilità? Esiste una via “ecologica” per la gestione delle persone? L’impressione è che, troppo spesso, la risorsa uomo non venga gestita dalle aziende in un’ottica di reale sostenibilità: spremiamo alcune risorse per poi mandarle via quando ancora potrebbero dare molto, utilizziamo una parte piccola delle capacità intellettive, umane e professionali di gran parte dei nostri collaboratori e così via con tanti altri sprechi di risorse". Cosa intendiamo per “lavoro sostenibile”? "Partiamo da una considerazione preliminare: l’esistenza di un’opportunità di lavoro per tutti è la base del lavoro sostenibile. La prima politica di lavoro sostenibile è quella di creare occupazione. La Costituzione ci dice che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e il lavoro in effetti è la base della coesione sociale, della capacità e possibilità di una comunità di vivere insieme e di svilupparsi. Quindi lavoro sostenibile vuol dire creare opportunità di lavoro per tutti; in questo momento però sembra che il mondo reale, come conseguenza di vari fattori (ruolo della finanza, sviluppo delle tecnologie, andamento demografico, globalizzazione ecc) ci proponga l’opposto: sempre meno persone che lavorano (spesso tantissimo) sempre più persone che non lavorano o che lavorano in modo marginale e precario. Possiamo pensare, non tanto alla decrescita propugnata da alcuni pensatori, ma invece a un nuovo e più sostenibile modello di crescita? Creare opportunità di lavoro è dunque il pilastro sul quale si regge l’impianto del concetto di lavoro sostenibile ed è, o dovrebbe essere, parte delle politiche di sostenibilità economica delle aziende. Ma qui si apre un secondo aspetto. Qualunque lavoro è un lavoro sostenibile? L’importante è che il lavoro ci sia il resto non conta? Ovvio che si tratta di domanda retorica ma nel dibattito prima e durante il Convegno vorremmo cercare di dare risposte non retoriche". Possiamo iniziare a lanciare qualche primo stimolo di riflessione? "Lavoro sostenibile è dare un ruolo e una funzione diverse agli over 60, introdurre un giovane in azienda senza anni di stage, co.co. pro ecc, consentire un corretto equilibrio e una reale integrazione tra vita professionale e personale, tutelare le diversità, garantire la genitorialità, premiare il merito, sviluppare e riconoscere i talenti di tutti, essere un’azienda trasparente e rigorosa nei suoi criteri gestionali; e ancora ridurre gli organici come ultima ratio se è indispensabile per salvare altri posti di lavoro e comunque affrontando seriamen- 53 - HT te il tema della ricollocazione e del disagio delle persone coinvolte. Poi c’è un ultimo ma sempre più importante aspetto; un’azienda sostenibile, anche in termini ambientali e di etica, è un’azienda per la quale ci si sente orgogliosi di lavorare, poiché percepita e vissuta come creatrice di lavoro sostenibile. E non a caso oggi parte non indifferente della motivazione delle persone e della capacità di attrarle e trattenerle passa anche da questa immagine (reale e percepita) delle nostre realtà aziendali. Si tratta di un’area di lavoro sempre più importante per le aziende e per le direzioni del personale che, spesso, non ne hanno ancora compreso l’importanza, anche in termini di motivazione ed engagement dei lavoratori. Questi i temi al centro del prossimo Convegno Nazionale AIDP. Fino ad allora il dibattito si svolgerà attraverso eventi, newsletter, blog. Tutti i dettagli su www.aidp.it Mandateci i vostri contributi, vi aspettiamo a Bergamo dal 22 al 24 maggio!" AIDP IN CIFRE 3000 Soci 250 eventi annuali 16 Gruppi Regionali 15 master in Risorse Umane 8 corsi universitari e di specializzazione 2 riviste professionali 1 collana editoriale 1 congresso nazionale annuale oltre 12.000 membri AIDPLinkedIn (il più grande social group in ambito HR) oltre 18.000 abbonati ad HR On Line www.aidp.it - [email protected] L'OPINIONE DI FormAzioni su misura senza un euro in più. E tutti crescono di S. Airoldi C amminare per correre e per essere capaci, se si cade, di rimettersi in piedi: a questo serve la formazione. Fon.Ter aiuta le imprese e i lavoratori del terziario italiano a stare sul mercato con le spalle larghe, insieme. Per ricominciare a crescere e per limitare la dispersione di risorse umane e di professionalità, l'utilizzo della formazione continua da parte delle piccole e medie imprese è fondamentale. L'aggiornamento dei lavoratori e delle lavoratrici è oggi indispensabile per sviluppare le competenze e le abilità professionali: tutto ciò rappresenta una strategia vincente per i lavoratori e le lavoratrici e per le imprese. Ai primi si offre la possibilità nel tempo di un più alto grado di occupabilità; alle seconde, con l'incremento del valore del capitale umano, si aprono prospettive volte a migliorare i risultati economici e la competitività a livello nazionale e internazionale. Fon.ter è il Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua del terziario promosso da Confesercenti, Cgil, Cisl, Uil. Fon.Ter è costituito come Associazione e non ha fini di lucro. Finanzia azioni formative su misura per le piccole e medie imprese italiane che operano nel commercio, nel turismo e nei servizi. L’85% delle imprese aderenti a Fon.Ter sono micro e piccole e medie imprese che occupano meno di 50 dipendenti ciascuna. Dal 2004 ad oggi, Fon.Ter ha ammesso al finanziamento Progetti per un ammontare totale di € 91.793.603, di cui il 41% ascrivibile al settore commercio, l’11% al settore turismo, il 27% al settore socio-sanitario e i il 21% ad altri settori economici. Per aderire a Fon.Ter occorre assegnare lo 0,30 del contributo – cosiddetto “contributo obbligatorio per la disoccupazione involontaria” – che tutti i mesi le imprese italiane versa- 55 - HT no per i propri dipendenti all’Inps, tramite la procedura del flusso UniEMens (con l'indicazione del codice FTUS). La legge n. 388 del 2003 consente all’imprenditore, al datore di lavoro, al titolare di impresa, di destinare questo 0,30%, senza alcun costo aggiuntivo, ad uno dei 19 Fondi interprofessionali. Aderire a Fon. Ter significa far fruttare questo 0,30 e ottenere azioni formative fatte a misura delle proprie esigenze senza alcun onere aggiuntivo. La modalità di gestione delle risorse accantonate è ispirata a un criterio mutualistico (volontaristico) con un elevato rapporto accantonamento/speso, vale a dire che le imprese utilizzano in gran parte quanto hanno messo da parte per la formazione continua. Oggi c’è la necessità di un sistema formativo di qualità elevata, capace di modificarsi con la stessa rapidità dell’innovazione e di adattarsi ai vari contesti economici. Fon.Ter risponde alla crescente richiesta di professionalità capaci di stare al passo con l’introduzione nelle imprese di nuovi prodotti, processi, servizi e tecnologie. I Progetti di formazione finanziati da Fon.Ter sono rivolti ai dipendenti delle aziende aderenti al Fondo con un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato, full time o part time, stagionali, temporaneamente in sospensione per crisi o ristrutturazioni aziendali. Non possono esserci limitazioni di accesso legate all’età, all’etnia, all’identità di genere od orientamento sessuale. È possibile scegliere fra le diverse opportunità formative a disposizione o far attivare da Fon.Ter un percorso ad hoc tarato sui bisogni della propria impresa. Fon.Ter utilizza la modalità a Sportello (la possibilità di presentare interventi formativi con cadenza bimestrale nel corso di un Avviso) come principale strumento di finanziamento della formazione, garantendo tempi di finanziamento ridotti e soprattutto in linea con le esigenze formative delle aziende alle quali si dà risposta hic et nunc. Fon.Ter offre, poi, l’opportunità di presentare Progetti formativi tematici finalizzati all’acquisizione di competenze in aree tematiche specifiche e Fon.Ter Fon.Ter propone un’offerta formativa che si realizza attraverso vari strumenti: l’Avviso a sportello (principale strumento di finanziamento della formazione), l’Avviso tematico, gli Avvisi per Voucher, Seminari e Kit. In questo modo garantisce estrema flessibilità e libertà nella presentazione dei Progetti formativi da parte delle imprese e dei loro dipendenti. Le imprese aderenti a Fon.Ter possono, infatti, presentare Progetti in qualsiasi momento a seconda dei loro fabbisogni contingenti. Tramite gli Avvisi, Fon.Ter periodicamente invita le imprese a presentare Progetti formativi in base a regole precise. Gli Avvisi deliberati da Fon.Ter vengono pubblicati sul sito del Fondo – www.fonter.it – e sui principali quotidiani, con l’indicazione delle modalità, delle procedure e dei termini per la presentazione dei Progetti. Le imprese: • hanno la possibilità di presentare progetti contestualmente all’adesione • trovano corrispondenza in tempo reale tra fabbisogno formativo e realizzazione dell’intervento • dispongono di assistenza diretta in fase di progettazione, anche online • possono acquisire una progettazione di dettaglio definitiva • ottengono con rapidità la valutazione e l’assegnazione del finanziamento Fon.Ter si impegna a valutare le richieste di finanziamento per attività formative nel corso dello stesso mese di presentazione dei Progetti. La piattaforma telematica di Fon.Ter. consente a tutti gli utenti di generare compilare e spedire online tutta la documentazione necessaria per progettare, gestire e rendicontare un Progetto. definite di volta in volta in base alle esigenze espresse dalle imprese e dai lavoratori e dalle Parti sociali costituenti il Fondo, cioè Confesercenti, Cgil, Cisl, Uil. In materia di salute e sicurezza – il cui assetto normativo è in continua evoluzione – è importantissimo dare seguito ai principi contenuti nell'Accordo Stato e Regioni, datato 21 dicembre 2011, e successive modificazioni – per contribuire al benessere dei lavoratori e delle lavoratrici anche attraverso la formazione specifica. La condivisione e la conseguente gestione dei rischi hanno risvolti positivi in tutta la gestione aziendale. Recentemente Fon.Ter ha stanziato 3 milioni di euro per il finanziamento degli Avvisi 2013 (Avviso 1/2013 Voucher–Percorsi formativi individualiPfi, Avviso 2/2013 Seminari; Avviso 3/Kit-Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro). La proposta dell’Avviso 2013 Kit risponde alle esigenze soprarichiamate in tema di salute e sicurezza. Il Progetto formativo individuale o Voucher è un finanziamento destinato ai lavoratori e alle lavoratrici di aziende aderenti a Fon.Ter, che eroga un contributo economico a copertura parziale o totale delle spese d’iscrizione e di frequenza ai corsi di formazione a catalogo erogati da Enti o Istituzioni. Le attività a carattere seminariale sono, invece, finalizzate a formazione, informazione e approfondimento, ovvero a “tematiche formative” che possono essere svolte in una sola unità didattica di una mezza giornata. La partecipazione deve essere ampia, più di una normale aula didattica e la platea può essere composta da una o più aziende aderenti a Fon.Ter. Fon.Ter Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua Via Barberini, 67 – 00187 Roma (RM) tel. 06/4204691 – fax 06/4746256 Email [email protected] Codice fiscale 97296280585 56 - HT L'OPINIONE DI PARLAREALMICROFONO.IT DIMMI CHE ITALIANO PARLI E TI DIRÒ CHI SEI I corsi di Patrick Facciolo sono un mix di dizione, tecniche radiotelevisive e marketing. In quest’intervista ci spiega perché parlare in pubblico è un’arte che si può imparare. A partire dal linguaggio. di E. Avanzi C onduttore radiofonico, insegnante di dizione e public speaking, 31 anni, gli ultimi 6 in onda su una famosa emittente nazionale. Quando parla di comunicazione Patrick Facciolo è un fiume in piena, e sembra avere già le idee molto chiare. Patrick, perché un’azienda o un professionista dovrebbe rivolgersi a Parlarealmicrofono.it? Perché Parlarealmicrofono.it prima di tutto è una filosofia, non è un ente di formazione. Gli enti di formazione, per organico ed esigenze produttive, spesso si limitano a pianificare corsi e a chiamare docenti esterni per svolgere lezioni. Parlarealmicrofono®, al contrario, è un vero e proprio metodo di insegnamento che ho sviluppato negli anni grazie alla mia professione di speaker radiotelevisivo. Per questo fa la differenza. È un po’ come per i computer: c’è chi produce l’hardware ma poi è costretto a montare sistemi operativi di altre aziende. C’è chi invece non si accontenta, e vuole scrivere anche il software per le sue macchine, perché la sinergia tra i due elementi sia perfetta. Ecco: il software dei miei corsi si chiama Metodo Parlarealmicrofono®. Ed è unico. In cosa si differenzia questo metodo dagli altri corsi attualmente sul mercato? Il Metodo Parlarealmicrofono® mette al centro della didattica i temi del linguaggio e della dizione. Attualmente molti corsi in circolazione sui temi del public speaking sono “ossessionati” dal tema del non verbale: si continua a riproporre lo schema secondo cui l’efficacia della comunicazione sarebbe data solo per il 7% dalle parole, per il 38% dalla voce e per il 55% da gesti, posture, etc. Peccato che Albert Mehrabian, autore dello studio in oggetto, abbia chiarito già da tempo che ci sono molte condizioni che limitano il campo di applicabilità di queste percentuali. Nonostante questo, siamo ancora circondati da gente che dice che le parole non contano quasi 58 - HT niente, mentre le braccia conserte sì, contano eccome. Per loro non importa che io possa avere le braccia in quella data posizione perché sono stanco, o più semplicemente perché non so dove altro tenerle: per molti fautori del linguaggio non verbale le braccia conserte rappresentano un atteggiamento che implica chiusura, punto e basta. Il Metodo Parlarealmicrofono® al contrario, attraverso tecniche di plain language e storytelling, cerca di insegnare al corsista che la comunicazione efficace passa prima di tutto attraverso la semplificazione dei registri linguistici e la creazione di storie d’impatto. Le parole non sono tutte uguali: alcune sono più efficaci di altre, tanto che per convincere chi mi sta leggendo in questo momento devo scegliere necessariamente le più persuasive, da disporre nell’ordine più funzionale al risultato che voglio ottenere. Nella comunicazione professionale e aziendale le cose vanno alla stessa maniera: posso avere un contenuto che è una bomba, ma se all’atto di proporlo al pubblico farò un discorso astratto, organizzato male, poco comprensibile o troppo lungo, nella migliore delle ipotesi sarà come non averlo fatto. E non basterà nessun atteggiamento di body language per rimediare. Stai dicendo che la comunicazione non verbale nel public speaking non conta? Affatto, e se chi ci legge volesse ascoltare alcune mie audiolezioni sull’app gratuita “Parlare al microfono” (disponibile su App Store per iPhone, iPad e iPod touch), scoprirebbe che sostengo apertamente il contrario. Il problema è approcciarsi in modo critico ai temi del linguaggio del corpo: il comunicatore non deve sforzarsi di “interpretare” a tutti i costi i gesti e le posture (propri o degli interlocutori), perché quella è materia dello psicologo. Deve cominciare piuttosto a rendere la sua gestualità strategica, quindi non ripetitiva. Per fare un parallelo, quando insegno comunicazione espressiva dico sempre che ripetere frequentemente lo stesso avverbio può disturbare l'ascoltatore: in quei casi c’è un termine che si continua a usare, che infastidisce il pubblico, e che nel discorso non assume nessun significato compiuto. Spesso coi gesti accade la stessa cosa: divincoliamo in modo ripetitivo e improbabile mani e braccia, senza che quei movimenti abbiano però alcun valore semantico, di significato. Nel Metodo Parlarealmicrofono® non si mette l’accento sull’interpretazione possibile dei gesti, ma sulla loro opportunità. Quando studiavo teatro, il mio insegnante mi diceva spesso: “perché fai quel movimento? Serve a qualcosa? Se la risposta è no, allora rinuncia a farlo”. A distanza di anni, e di esperienza che ho maturato sul campo, aveva ragione su tutta la linea. Ora ci è più chiaro il senso del tuo evento alla fiera ExpoTraining 2013: l’hai chiamato “festival del linguaggio parole nuove per la comunicazione”. Esatto. Festival del linguaggio® sarà prima di tutto un festival ispirato alla rivincita delle parole sulle altre modalità espressive. E questa volta, trattandosi di una rassegna culturale, non ci sarò soltanto io. Stiamo parlando di un evento gratuito, in una location di prestigio, Fieramilanocity, con un panel di relatori d’eccellenza: due giorni di workshop (il 17 e 18 ottobre 2013) con grandi nomi della comunicazione e dell’innovazione. Insieme a me, tra gli altri, ci saranno il linguista e docente universitario Massimo Arcangeli a 59 - HT parlare di aziendalese, spina nel fianco per professionisti e imprese alla ricerca di una comunicazione snella ed efficace, Tommaso Francesco Borri, coautore della nuova edizione multimediale del DOP, opera di riferimento per gli appassionati della dizione, Paolo Audino, autore di testi per alcuni tra i più importanti interpreti della musica italiana e, in un’intervista video, Ken Segall, per anni collaboratore pubblicitario di Steve Jobs alla Apple. Se dovessi sintetizzare in anticipo le conclusioni di questo evento in una frase, ne sceglierei una di Raymond Carver: “Le parole sono tutto ciò che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste”. Per informazioni: Parlarealmicrofono.it Dizione e comunicazione al microfono Email: [email protected] Numero verde gratuito (lun-ven 9-20): 800-426077 L'OPINIONE DI WayOut Consulting "Migliorare per rimanere di A. Baldi i migliori" Di cosa vi occupate? WayOut Consulting si occupa di Formazione Manageriale e Consulenza Aziendale con un’attenzione particolare alle risorse umane. Se i vecchi modelli non sono più all’altezza del mercato ipercompetitivo, ecco un modello di sicuro successo: il Manager si prende cura delle Persone, le Persone si prendono cura dell’ “Experience”, l’Experience si prende cura del Cliente, il Cliente procura Profitto, Il Profitto procura Innovazione, L’Innovazione si prende cura del Futuro. La differenza la fanno i Manager che hanno capito che le Persone vengono Prima di qualsiasi altra cosa e che hanno capito come creare la Forza, come indirizzarla e come renderla profittevole. La filosofia di WayOut Consulting si fonda proprio su questo concetto, La via di uscita è semplice e a portata di mano ed è quella di Aumentare la Forza della Squadra, lavorando sui Punti di Forza delle Persone. A chi vi rivolgete? Ci rivolgiamo a imprenditori e manager che vogliono abbandonare il vecchio “buon senso” incapace di fronteggiare la competizione del mercato futuro per sperimentare un nuovo punto di vista fuori dagli schemi che promuove una nuova Forza fatta di Talento, di Passione e di Eccellenza. WayOut si rivolge alle Aziende che hanno compreso l’importanza di creare una Squadra che scenda in campo tutti i giorni con la voglia di fornire prestazioni eccellenti. La specificità del vostro sevizio? Il miglior indicatore di un team capace di un elevato rendimento consiste nel rispondere alla domanda: “Al lavoro, hai la possibilità di fare ciò che sai fare meglio?” Messe nel ruolo giusto le persone diventano speciali, sono capaci per natura di fare cose che gli altri non sono capaci di fare. WayOut offre diversi strumenti di analisi aziendali e individuali che permettono alle persone di esplorare i propri Punti di Forza personali e condividere il messaggio di Forza 60 - HT con gli altri. “Il punto chiave è la Forza. Cioè come attrarre le migliori risorse, quelle che vogliono fare la differenza, come farle rimanere a bordo e come crescere tutti insieme, ogni giorno. Questo è quanto si può ottenere quando le persone sono nella condizione di poter mettere in campo i propri Talenti e i propri Punti di Forza. Quando le persone vengono valutate , formate e corrette sulla base dei propri Punti di Forza, invece che sui propri punti deboli, possono ottenere risultati sempre migliori e portare grande successo e profitto al proprio Team o alla propria Azienda.” - Michela Manneschi c.L.o. Chief LoveMark Officier. Il valore aggiunto della formazione? La più grande capacità di un manager consiste nel saper gestire gli aspetti contraddittori della gestione dei suoi collaboratori. Il manager deve stabilire aspettative coerenti e condivisibili per TUTTI i suoi collaboratori e al tempo stesso saper trattare ogni persona in modo differente e speciale. E’ necessario che un manager sia capace di creare nel suo ambiente di lavoro un gioco importante e divertente, insieme ad uno scopo nobile e grande nel quale le persone riescano ad appagare i loro bisogni di appartenenza, utilità e importanza. Bisogna che ognuno senta di essere in un ruolo che gli permetta di utilizzare il proprio talento e di essere in un gruppo che lo stimola a migliorarsi e a crescere. Allo stesso tempo deve aver cura di tutti i suoi collaboratori, riconoscere il merito a tutti e lavorare sui punti forti di ciascuno. Come acquisire il punto di vista corretto, come sviluppare queste capacità e cosa si deve fare “semplicemente e precisamente “per poter creare tutto questo? Questo è il tema di cui ci occuperemo nei nostri corsi di formazione e promettiamo di dare delle risposte SEMPLICI e PRECISE a queste domande. - Giorgio L. Nicastro – c.X.o. chief eXperience officier Le caratteristiche dei vostri corsi? Mentre i nostri strumenti di analisi permettono di cominciare a conoscere i vostri punti di forza, i nostri progetti di formazione offrono la possibilità di sperimentare in maniera profonda il management dei Punti di Forza. Profondi, intensi e “hands-on", i pro- grammi di formazione che WayOut offre, rappresentano una vera guida e un supporto pratico alle esigenze di organizzazione, dai più alti livelli fino alle piccole aziende. Programmi su misura La via di uscita deve essere semplice. Le organizzazioni e le aziende sono uniche come gli individui che le formano. Il modo migliore di fare formazione è quello di creare un percorso personalizzato, su misura per i manager e le persone del loro team. Personalizziamo i nostri strumenti e la formazione per i nostri Clienti, perché il loro miglioramento sia sempre un esperienza positiva e mai un sacrificio. La nostra versatilità nel progettare un percorso “tailor made” per una perfetta vestibilità è frutto della coerenza con quello che insegnamo di rispettare ed esaltare le unicità. Il Mission Statement di WayOut Consulting LA NOSTRA MISSIONE WayOut esiste per il beneficio e vantaggio delle Aziende Clienti e per i suoi Stakeholder. Quando aiutiamo le Aziende a creare Valore attraverso il miglioramento delle Persone dell’impresa, lo sviluppo della consapevolezza individuale, dei Talenti, del proprio Potenziale, dei propri valori, allora siamo riusciti a nutrire e proteggere il nostro Brand. Questa è la chiave per realizzare il nostro obbligo ultimo, di fornire costantemente risultati entusiasmanti per i proprietari del nostro business: I NOSTRI CLIENTI. LA NOSTRA VISIONE “Lavorare sulle proprie debolezze 61 - HT indebolisce. Lavorare per affinare e accrescere i propri Punti di Forza rende potenti. I tuoi punti di forza sono gli strumenti che hai avuto in dono per raggiungere i tuoi più grandi sogni e la tua missione personale. La sfida non è cercare in te ciò che non ti è stato dato. La sfida è di tirare fuori il Talento che hai dentro di te. Credo che ognuno di Noi abbia molti punti di forza. Credo che saremo più creativi, più contributivi, più resistenti, più felici quando capiremo come usare volontariamente i nostri Punti di Forza, nella maggior parte delle situazioni e per la maggior parte del tempo. Quando tutti riusciremo a fare questo, allora tutti insieme avremo vinto!” Giorgio L. Nicastro I NOSTRI VALORI Per fare la squadra cerca la passione, custodisci l’etica e fai crescere i talenti. “MIGLIORARE PER RIMANERE I MIGLIORI”. LA CULTURA AZIENDALE Si cresce meglio quando ci si diverte e gli errori creativi sono incoraggiati. NOI TI INSEGNAMO A SBAGLIARE MEGLIO LA PROSSIMA VOLTA. IL NOSTRO STILE Noi esistiamo per CREARE VALORE E FARE LA DIFFERENZA nella vita delle Persone. SEMPRE. OVUNQUE SIAMO IMPEGNATI. LA NOSTRA SCRIVANIA E’ NELL’UFFICIO DEI NOSTRI CLIENTI. Per informazioni: www.wayoutconsulting.it [email protected] L'OPINIONE DI L’importanza della formazione a cura di Chiara Scamarcia 62 - HT F ormazione professionale, in e-learning, specifica, indirizzata ai professionisti, quanto è importante? In un periodo come quello in cui viviamo, ogni attività lavorativa richiede sempre più conoscenza, più competenze, più contenuto intellettuale. Disporre di informazioni nuove e sempre aggiornate è la prerogativa del professionista che vuole consolidare la propria posizione lavorativa e sviluppare le proprie competenze. Come afferma il Dr. Francesco Sessa, Presidente di Unione Professionisti, “per garantire professionalità, abilità, competenze e conoscenze, l’unico strumento è la formazione. Solo essa garantisce l’eccellenza”. Infatti, oggi la formazione è un bisogno continuo e insaziabile nella vita dei professionisti, lo sa bene chi, come Unione Professionisti, opera da anni nel campo della formazione. Unione Professionisti è un’azienda concreta che mira a fornire conoscenze, informazioni e approfondimenti finalizzati a valorizzare le esperienze dei professionisti e delle aziende ed a perfezionare il loro percorso formativo. In una realtà in cui la formazione è tanto importante, si avverte la necessità di utilizzare metodi e tecnologie adatte a favorire l’apprendi- mento. La necessità, oggi, è quella di una formazione non tradizionale, una formazione flessibile, modulare, interattiva e personalizzata, adatta ad ogni singolo professionista che insegue la voglia di conoscenza. A questo proposito Unione Professionisti ha scelto di avvalersi di un metodo di insegnamento e di apprendimento innovativo, l’e-learning, per avvicinarsi alle necessità dei professionisti e soddisfare le loro esigenze. L’e-learning permette una formazione professionale pratica e autonoma, perfetta per chi è vincolato da tempi e spazi lavorativi ma vuole migliorare le proprie competenze poiché permette la fruizione dei corsi quando e dove si vuole, senza limiti, obblighi o costrizioni. I vantaggi dell’e-learning sono innumerevoli: possibilità di formazione continua, personalizzazione dei percorsi di apprendimento, multimedialità, interattività, coinvolgimento del discente oltre che flessibilità della didattica e degli orari. Niente concorrenza, solo partnership Di frequente le aziende concorrenti lottano per la supremazia sul mercato di riferimento, sarebbero, invece, molto più proficue e vantaggiose operazioni di partnership e collaborazione tra imprese che, 63 - HT invece di competere, si uniscono in un sodalizio e operano per i propri progetti. Unione Professionisti pensa al tuo business, favorisce la partnership, discriminando la concorrenza . Per questo nasce Uninet, il valore aggiunto di Unione Professionisti, il Network che ti consente di svolgere la tua attività lavorativa al fianco di un gruppo dall’esperienza consolidata nel mondo della formazione. Spiega il Dr. Sessa: “anche le imprese hanno bisogno di un sostegno, un supporto che le possa aiutare a crescere. Noi possiamo fornire un aiuto nella loro crescita aziendale e mettere la nostra esperienza al servizio di chi entra a far parte del Network”. Far parte di Uninet significa avere consulenza e supporto tecnico nello start-up iniziale, consulenza marketing, commerciale e condivisione di esperienza. Il percorso della tua azienda è seguito con costanza da un gruppo che cresce insieme a te e fa in modo che tu possa gestire la tua attività in maniera indipendente, ma senza sentirti mai solo, ti consente di fornire maggiori servizi ai clienti che già hai e di raggiungerne di nuovi. I corsi di Unione Professionisti saranno anche i tuoi corsi, i prodotti e le idee saranno in condivisione con le tue per dare al tuo business un futuro raggiante. Use alue V e r o m for o c i t a m r o f n i o t i b m a n i i s r Co i t t e g o r ip d i n n a 25 la u a n i i t porta A Z N E I R E P S L’E ! A N G INSE CORSI GRATUITI? CON NOI PUOI! Contattaci per scoprire come. Facendo tesoro della sua esperienza come società di consulenza IT, BRAIN FORCE è in grado di offrire un servizio al cliente che va oltre alla pura formazione in aula. Usa il QR code per avere il 15% di sconto sui corsi in promozione! Le soluzioni e i servizi che BRAIN FORCE propone vanno dai corsi progettati e realizzati su misura anche presso la sede del cliente, ai corsi one-to-one e a calendario (trovi tutte le date sul nostro sito). BRAIN FORCE è un Microsoft CPLS (Certified Partner of Learning Solution). www.brainforce.it - Tel. 02.254427.212 - [email protected] L'OPINIONE DI Fare impresa per rilanciare il sistema Paese Rappresentanza della categoria, valorizzazione del management, sviluppo e network professionale, senza dimenticare welfare, innovazione e formazione. ALDAI, l’associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali, lancia un programma per un nuovo rinascimento del Paese che si riassume così: “più industria, più manager”. di M. Alvisi Missione Perché esistiamo Per tutelare, difendere e rappresentare la dirigenza industria, sviluppando l’immagine ed il ruolo della categoria nei confronti delle associazioni datoriali, delle Istituzioni e della società civile. Fornire servizi ai colleghi mettendo a fattor comune esperienze, informazioni utili e conoscenze condivise. Fare rete e sostenerci nei momenti di crescita e difficoltà, favorendo il network di conoscenze. A ldai, la principale associazione di categoria manageriale, è l’organizzazione Federmanager impegnata a tutelare, difendere e rappresentare i dirigenti industria, sviluppando l’immagine ed il ruolo della categoria nei confronti delle associazioni datoriali, delle istituzioni e della società civile. L’Associazione, che è presente sul territorio nazionale dal 1945, rappresenta il punto di riferimento per la dirigenza e ai suoi associati fornisce assistenza previdenziale, sanitaria e legale, condivide informazioni e conoscenze per fare rete e sostiene i colleghi nei momenti di crescita e nelle difficoltà. In un momento in cui siamo tornati al PIL di inizio millennio, in cui tutti 65 - HT i comparti industriali i livelli produttivi sono inferiori a quelli precedenti la crisi e siamo stati declassati in BBB, si sente la necessità di avere riferimenti di valore e si vuole contare di più in un’associazione forte nella quale riconoscersi. Sotto la spinta della globalizzazione e della crescente competitività, il ruolo del manager è profondamente e previdenziale. Industria è da sempre sinonimo di conoscenza, progresso, innovazione, sviluppo, tecnologia, ricerca, ma anche passione e audacia. Quella passione che spinge a lanciare il cuore oltre l’ostacolo, a cercare le sfide e a vincere, ad essere competitivi. Ed è proprio di questo fare industria che il sistema Paese ha bisogno oggi per rilanciarsi, atteggiamenti propositivi e costruttivi per evitare l’impoverimento. Solo una grande unione può favorire l'acquisizione costante di risorse, umane ed economiche, che sono indispensabili per poter disporre di strutture efficaci, di personale qualificato e di mezzi di comunicazione adeguati. La forza dell'associazione è data dagli iscritti. Valori In cosa crediamo Crediamo nell’onestà intellettuale, nell’integrità morale, e nella trasparenza. Crediamo nel lavoro, nell’impegno, nella professionalità e nella solidarietà Crediamo nella crescita professionale legata al merito, nelle competenze e nei risultati ottenuti con comportamenti etici e responsabili. cambiato: è molto operativo e mobile tra aziende e location. Oggi il dirigente ha assunto una connotazione maggiormente relazionale mentre è aumentata l’esigenza di conoscere le realtà manageriali oltre il perimetro dell’impresa. Il mercato del lavoro è molto più complesso, più selettivo, carente di opportunità. Ma ancor più “solo” è, soprattutto in questo periodo di crisi, il dirigente in cerca di nuovi sbocchi professionali, per il quale l’associazione di categoria diventa un vero e proprio punto di riferimento per acquisire informazioni ed essere ascoltati per potersi meglio orientare e costruire il proprio futuro. ALDAI ha l’ambizione di sviluppare un’associazione rappresentativa della dirigenza e delle alte professionalità, un punto di riferimento serio, credibile ed influente; un modello da seguire ed a cui aspirare per promuovere valori positivi e modelli di sviluppo sani, che sappiano riportare la categoria ed il Paese ai vertici della competitività internazionale. L’adesione di oltre 17.000 asso- ciati ad ALDAI è fondata oltre che sul comune interesse di promuovere l’immagine della categoria e difenderne i diritti, sui benefici derivanti dai servizi riservati ai soci. Agli associati è infatti offerto un costante aggiornamento in tema di servizi di assistenza previdenziale, sanitaria e fiscale per potersi muovere con disinvoltura nella giungla di norme sempre più complesse. Per i dirigenti in attività è crescente la necessità di prevenire le situazioni di perdita di lavoro con iniziative di: “Bilancio delle competenze”, orientamento, riposizionamento nel mercato del lavoro e formazione, sia per evitare l’obsolescenza, che per cogliere le opportunità del cambiamento. Fra gli altri servizi maggiormente richiesti: il supporto al contratto di lavoro, la difesa dei diritti, l’assistenza legale Abbiamo bisogno di più associati per aumentare la nostra forza, per sviluppare un ruolo attivo nei confronti della politica e della dirigenza del Paese. Più soci per contare di più. Per informazioni: www.aldai.it FondItalia Fondo paritetico interprofessionale per la formazione continua Con le IMPRESE FUORI dai soliti schemi FondItalia è un Fondo Paritetico Interprofessionale per la Formazione Continua promosso da FederTerziario – Federazione Italiana del Terziario, dei Servizi, del Lavoro Autonomo e della Piccola Impresa Industriale, Commerciale ed Artigiana – e UGL – Unione generale del Lavoro –. Aderendo a FondItalia, le imprese di tutti i settori economici, agricoltura compresa, hanno l’opportunità di utilizzare lo 0,30 dei contributi obbligatori versati all’INPS (Legge 388/2000) per la formazione dei propri lavoratori. Aderire non costa nulla. FONDITALIA FINANZIA LA FORMAZIONE E L’AGGIORNAMENTO Fondo Formazione Italia DEI LAVORATORI IN IMPRESA Per maggiori informazioni, www.fonditalia.org Fondo Formazione Italia Visione Cosa vogliamo essere Abbiamo l’ambizione di sviluppare una associazione rappresentativa della dirigenza e delle alte professionalità, un punto di riferimento serio, credibile ed influente; un modello da seguire ed a cui aspirare per promuovere valori positivi e modelli di sviluppo sani, sostenibili, che sappiano riportare la categoria ed il Paese ai vertici della competitività internazionale. FondItalia. NON RESTA CHE ADERIRE Fondo Formazione Italia L’adesione a FondItalia si effettua utilizzando il modello di denuncia contributiva Uniemens dell’INPS relativo al primo periodo di paga utile, inserendo nell’apposito spazio il codice “FEMI” ed il numero dei dipendenti. Fondo Formazione Italia UNIONE GENERALE DEL LAVORO Fondo Formazione Italia FondItalia - Via Cesare Beccaria, 16 - 00196 Roma Tel. 06 95.21.69.33 - Fax 06 99.70.55.21 [email protected] - www.fonditalia.org