Libertà di stampa significa anche ricerca della
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Libertà di stampa significa anche ricerca della
«Parole. Parole. Parole» La stampa tra libertà e censura E.1. | L'uso della libertà di stampa: deontologia Non solo legge Libertà di stampa significa anche ricerca della verità e rispetto di regole deontologiche chiare e condivise. L'immagine Le citazioni ‘‘ 1. Il giornalista ricerca la verità e rispetta il diritto del pubblico di venirne a conoscenza, senza riguardo per le conseguenze che gliene potrebbero derivare. 7. Rispetta la vita privata delle persone, quando l'interesse pubblico non ne esiga il contrario; tralascia accuse anonime e concretamente ingiustificate. ’’ Dichiarazioni e doveri del giornalista (201 1 ) ‘‘ Direttiva 2.3 - Distinzione tra fatti e commenti Il giornalista deve mettere il pubblico nella condizione di distinguere il fatto dalla valutazione o dal commento del fatto medesimo. Direttiva 3.8 - Diritto di essere ascoltati in caso di gravi addebiti Dal principio di equità e dalla regola che prescrive di ascoltare anche l'altra parte deriva il dovere del giornalista, prima della pubblicazione di rimproveri gravi, di sentire gli interessati. La presa di posizione degli interessati deve figurare nello stesso articolo o nella stessa emissione [...] . Questa vignetta di Altan, apparsa sul settimanale italiano «L'Espresso», ironizza sul difficile rapporto tra media e verità, tra deontologia professionale e pressione politica. Direttiva 8.2 - Non discriminazione La menzione dell'appartenenza etnica o nazionale, dell'origine, della religione, dell'orientamento sessuale, oppure del colore della pelle, può avere un effetto discriminatorio, soprattutto quando generalizza guidizi di valore negativi e di conseguenza rafforza determinati pregiudizi contro le minoranze. Il giornalista sarà perciò attento al rischio di discriminazione contenuto nella notizia e ne misura la proporzionalità. ’’ Direttive relative alla Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista (201 1 ) Per una professione come quella del giornalista in cui lo Stato vuole intervenire il meno possibile è fondamentale l’auto-regolamentazione. Essa si realizza attraverso l'adozione di un codice di autodisciplina che stabilisce le regole del mestiere, ossia il quadro deontologico entro il quale i giornalisti sono chiamati a svolgere il loro lavoro. Nel momento stesso in cui richiedono la tessera professionale, essi sottoscrivono l'impegno a rispettare la Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista, un codice deontologico redatto dal Consiglio svizzero della stampa e completato da una serie di direttive che declinano in maniera chiara e completa i diritti e i doveri elencati nella Dichiarazione. Non solo la legge, quindi, deve guidare chi opera nel settore dell'informazione, ma anche la coscienza professionale. Inoltre, il rispetto delle regole deontologiche, che lo stesso giornalista si è dato e ha sottoscritto liberamente, prevale su qualsiasi forma di ingerenza esterna che questi dovesse subire. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano [email protected] www.liceolugano.ch «Parole. Parole. Parole» La stampa tra libertà e censura E.2. | L'uso della libertà di stampa: deontologia Correttezza sotto la lente Il Consiglio svizzero della stampa è l'organismo che vigila sulla deontologia professionale dei giornalisti e degli editori. L'immagine Le citazioni ‘‘ Perché il giornalismo fatica ad accettare che qualcuno gli ricordi le norme, deontologiche o legali che siano? Credo per un rapporto difficile con le regole, viste più come limitazione della libertà propria che come garanzia delle libertà di tutti. Il che mi pare assai problematico, visto il potere enorme di cui i media oggi dispongono. ’’ Edy Salmina, capo del Dipartimento informazione della RSI tra il 2008 e il 201 2 («Corriere del Ticino », 27 giugno 201 2) ‘‘ Il giornale è mio e scrivo quello che voglio. Saran mica i Sono circa seicento le prese di posizione che il Consiglio svizzero della stampa ha pubblicato dal 2000 a oggi. Naturalmente non tutti i reclami vengono accolti: nel caso non vi sia una manifesta trasgressione di una delle regole deontologiche prescritte, il Consiglio non entra in materia o il ricorso viene respinto. Nel 1977 è nato il Consiglio svizzero della stampa, un organismo a disposizione del pubblico e dei giornalisti come istanza competente a ricevere reclami concernenti l’etica dei mass media. Con la sua attività, il Consiglio contribuisce alla riflessione sui problemi deontologici del settore dell'informazione e si pronuncia su questioni attinenti all’etica professionale dei giornalisti. Chiunque è legittimato a presentare un reclamo motivato contro una testata socialisti a dirmi quello che devo scrivere, o quelli della comunità africana. Le conseguenze di quello che scrivo me le prendo io. ’’ Giuliano Bignasca, proprietario de «il Mattino della domenica» (intervista a www.tio.ch del 1 3 settembre 2007) giornalistica, un sito internet o un'emittente radiotelevisiva, rea - a suo giudizio - di aver contraddetto, con la pubblicazione di un articolo, una o più regole deontologiche contemplate nella Dichiarazione dei doveri e dei diritti dei giornalisti o nelle direttive che esso si è dato e alle quali i professionisti del settore dovrebbero attenersi. Dopo aver esaminato il reclamo, il Consiglio della stampa redige una presa di posizione scritta. Essa non dà adito ad alcuna sanzione, ma segnala eventuali incongruenze tra quanto è stato scritto in un articolo o riferito in un servizio radiofonico o televisivo e il codice deontologico che i giornalisti hanno sottoscritto. Le prese di posizione del Consiglio della stampa sono regolarmente pubblicate sul sito internet www.presserat.ch. Grazie a questo servizio, chiunque ha l'opportunità di tenersi costantemente informato sul rigore professionale di chi opera nel settore dell'informazione. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano [email protected] www.liceolugano.ch «Parole. Parole. Parole» La stampa tra libertà e censura E.3. | L'uso della libertà di stampa: deontologia Cartellino giallo ai giornali La maggioranza dei giornali svizzeri e ticinesi rispetta le regole, ma a volte arriva «l'ammonizione». Le immagini Due direttive violate Nel 2005 viene parzialmente accolto dal Consiglio della stampa un reclamo contro «la Regione Ticino» in merito alla pubblicazione di un articolo nel quale si dà conto di un precetto esecutivo spiccato contro la commissione tutoria di un comune del Luganese. Prima di dare alle stampe l'articolo Precetto per la libertà, il giornale aveva l'obbligo di raccogliere il parere dell'ente interessato. Omettendo di farlo, esso ha violato la direttiva che prescrive il diritto di essere ascoltati in caso di gravi addebiti. Il 24 marzo 2010 il «Corriere del Ticino» pubblica una pagina in cui compare l'annuncio pubblicitario di una marca di sigarette al centro di un articolo che non ha alcuna pertinenza con esso. Sollecitato a pronunciarsi, il Consiglio della stampa accoglie il reclamo poiché ritiene che sia stata violata la direttiva che prescrive di separare la parte redazionale da quella pubblicitaria: «Situare una réclame al centro di una pagina di testo rappresenta un tranello per il lettore, perché induce lo sguardo a cadere quasi obbligatoriamente sulla pubblicità» (www.presserat.ch, presa di posizione dell'11 maggio 2011). Le segnalazioni di presunta trasgressione delle direttive deontologiche che giungono al Consiglio svizzero della stampa presentano una casistica molto ampia: dalla discriminazione, al mancato rispetto della dignità delle persone, alla violazione della sfera privata. E anche i giornali ticinesi, nessuno escluso, sono già stati richiamati all'ordine per aver trasgredito l'una o l'altra regola del giornalista corretto. «Corriere del Ticino», «la Regione Ticino», «Giornale del Popolo, «il caffè», «il Mattino»: tutti hanno dovuto subire qualche richiamo. Occorre però dire che molte violazioni di una delle direttive del codice deontologico passano inosservate; i casi più gravi, invece, finiscono direttamente sulle scrivanie delle Preture o dei Ministeri Pubblici. Spetta comunque al lettore segnalare le scorrettezze o i reati commessi dagli organi di informazione. È pur vero che l'accoglimento di un ricorso da parte del Consiglio della stampa non implica alcuna sanzione; ma un giornale che colleziona un numero rilevante di reclami accolti rischia di compromettere la propria immagine pubblica. Vi sono tuttavia organi di stampa che giocano in maniera consapevole la carta del politicamente scorretto perché sanno che una parte del pubblico cerca l'articolo scabroso, il titolo urlato, la fotografia shock: un'altra faccia della libertà di stampa. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano [email protected] www.liceolugano.ch «Parole. Parole. Parole» La stampa tra libertà e censura E.4. | L'uso della libertà di stampa: deontologia Molti nemici, molto onore? Sempre più spesso i giornali usano toni duri e infamanti: le denunce fioccano. Segno di vitalità della stampa? Le immagini Le immagini che accompagnano gli articoli possono essere fuorvianti, influenzando i lettori più dello stesso testo. Due esempi recenti ne sono una prova evidente. La fotografia del bambino di etnia rom con una pistola in mano, pubblicata dal settimanale «Die Weltwoche», sembra suggerire un legame tra educazione criminale e popolo rom. Il «Blick», dando spazio a un caso di abuso sessuale ai danni di un'adolescente, offre invece ai suoi lettori l'immagine del presunto colpevole, un giovane di origine africana. In seguito si è scoperto che l'immagine pubblicata su «Die Weltwoche» è stata scattata nel lontano 2008 in Kosovo e non ha nulla a che vedere con il gruppo rom oggetto dell'articolo. Anche il giovane africano fotografato dal «Blick» non è l'indiziato dell'indagine: il volto è estraneo ai fatti, scelto in maniera generica per il colore della sua pelle. Ma ai lettori queste verità vengono volontariamente taciute... Arrivano i Rom: spedizioni criminali in Svizzera. Questo titolo e la fotografia di un bambino di etnia rom che punta una pistola in direzione del lettore sono apparsi sul settimanale «Die Weltwoche» il 5 aprile 2012. Il giornale è stato oggetto di tre denunce penali in tre paesi diversi: Svizzera, Germania e Austria, dove il settimanale è distribuito. Occorre ricordare che la discriminazione razziale non è condannata solo dal Codice penale, ma anche dalla Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale che la Confederazione ha sottoscritto nel 1994. Le accuse di razzismo sono tuttavia respinte dal redattore capo della «Weltwoche», che si appella alla libertà di stampa e che sostiene che il servizio giornalistico è ben documentato e corretto. Anche l'articolo del quotidiano zurighese «Blick» del 6 giugno 2008 ha suscitato indignazione e sta facendo molto discutere per il modo in cui ha dato conto di un episodio scabroso che ha coinvolto due sedicenni. Dopo aver scoperto l'identità dell'indiziato, il giornale ne ha pubblicato il nome (con tutta evidenza straniero) e l'iniziale del cognome. La pubblicazione, accanto al testo, di una fotografia generica di un nero con l'evidente scopo di indicare che si trattasse di un africano ha reso ancor più discutibile l'operazione. Anche il Consiglio svizzero della stampa ha duramente stigmatizzato l'episodio. Liceo cantonale di Lugano 1 Viale Carlo Cattaneo 4 6900 Lugano [email protected] www.liceolugano.ch