Differenze per professione nelle condizioni di lavoro nocive

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Differenze per professione nelle condizioni di lavoro nocive
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Medicina del Lavoro
Med Lav 2005; 96 (suppl): s127-s140
Differenze per professione nelle condizioni di lavoro
nocive
CHIARA MARINACCI, A. D’ERRICO, M. CARDANO*, F. PERINI**, G. COSTA***
Servizio regionale di Epidemiologia, ASL 5, Grugliasco (TO)
* Dipartimento di scienze sociali, Università di Torino
** CGIL - Piemonte, Torino
*** Dipartimento di sanità pubblica e microbiologia, Università di Torino
KEY WORDS
Occupations; psychosocial exposure; ergonomic exposures; microclimate; Italy
SUMMARY
«Occupational differences in exposure to hazardous work conditions». Background: Few studies have been
aimed at describing organizational and psychosocial conditions of the Italian workforce by occupational group, and
they have been mainly conducted within specific occupations. Objectives: The present study aimed at identifying
specific groups of occupations which have unfavourable profiles from the point of view of exposure to specific organizational factors and psychosocial risks, and to physical, chemical and ergonomic risks, and analyzing their distribution by worker age. Methods: The analysis was conducted on a sample of 4,195 workers in the Piedmont Region
who were members of the CGIL Trade Union (Italian General Confederation of Labour), who answered a selfadministered questionnaire in 2000, aimed at assessing chemical, physical, and ergonomic risks, accidents, and psychosocial factors connected with work organization and work tasks. Psychosocial risks were assessed via three scales
aimed at measuring the degree of control, psychophysical demands, and worker satisfaction. The proportion of workers exposed to the above mentioned risks was analysed according to occupational group. This group was then compared with all other groups taken together, according to prevalence of high strain condition (combination of high
demand and low control) and HSUR condition (High Strain Unfairly Rewarded; combination of high strain and
low satisfaction). Results: Among males aged 25-44 years, restricted to the occupation groups with more than ten
workers in high strain condition, significantly higher proportions of stress were observed in leather workers and
shoemakers, paper factory workers, rubber workers, crane and bridge crane operators, plastic workers, painters,
transport drivers and carpenters. For many of these groups, excesses were confirmed for the HSUR condition.
Among subjects aged over 44 years, a higher risk for high strain was confirmed in rubber workers, transport drivers
and carpenters. In addition, machine tool operators, assembly line and mechanical workers in this age group were
exposed to higher risk of stress. In younger women there was a significantly higher risk of both high strain and
HSUR conditions in workers employed in the rubber, plastic and the food industries, and in machine tool workers.
Such excess risk was confirmed in the latter three categories also among older women. In general, the proportion of
male workers classified as working in high strain conditions decreased as age increased, while in women it remained
stable. Conclusions: The study allowed evaluation of the differential impact of exposure to physical, chemical, and
psychosocial risk factors among occupational groups, thus contributing to the identification and classification of
exhausting jobs. The results further showed, particularly among men, a smaller proportion of older workers, compared to younger ones, exposed to harmful physical, chemical, ergonomic and psychosocial conditions, indicating a
possible propensity of companies to adapt workplace conditions, organization and internal mobility to worker age.
Corrispondenza: Chiara Marinacci, Servizio Regionale di Epidemiologia, Asl 5, Via Sabaudia 164, 10095 Grugliasco (TO)
E-mail: [email protected]
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RIASSUNTO
Studi mirati a descrivere le condizioni organizzative e psicosociali che connotano la popolazione lavorativa italiana, e la loro differente caratterizzazione in ragione dell’occupazione svolta, sono tuttora poco numerosi e riguardano
prevalentemente specifici ambiti occupazionali. Il presente studio mira ad individuare specifici raggruppamenti di
occupazioni che presentano profili sfavorevoli dal punto di vista dell’esposizione a specifici fattori organizzativi e
di rischio psicosociale, oltre che fisici, chimici ed ergonomici, e ad analizzarne la distribuzione in ragione dell’età del
lavoratore. L’analisi è stata condotta su un campione di 4.195 lavoratori piemontesi iscritti alla CGIL, a cui nel
2000 è stato distribuito un questionario per l’auto-somministrazione, mirato alla rilevazione dei rischi chimici, fisici, ergonomici, infortunistici e dei fattori psicosociali legati all’organizzazione e allo svolgimento delle proprie
mansioni lavorative; i rischi psico-sociali sono stati rilevati con tre scale mirate a misurare il grado di controllo, le
richieste psicofisiche e la soddisfazione. Sono state analizzate le prevalenze di lavoratori esposti ai succitati rischi per
specifici raggruppamenti di professioni. Tali raggruppamenti sono stati successivamente confrontati in ragione della
prevalenza della condizione di high strain (combinazione di alta domanda e basso controllo) e della condizione
HSUR (High Strain Unfairly Rewarded, combinazione di high strain e bassa soddisfazione), rispetto alle prevalenze osservate nel campione complementare a ciascuno di essi. Tra i maschi nella fascia d’età 25-44, limitatamente ai raggruppamenti di professioni con oltre 10 lavoratori nella condizione di high strain, si evidenziano prevalenze significativamente maggiori di stress per pellettieri e calzolai, cartai, gommai, gruisti/carropontisti, lavoratori della plastica, verniciatori, conduttori di mezzi di trasporto e carpentieri; per molti di questi raggruppamenti, gli eccessi vengono confermati anche considerando la combinazione HSUR. Tra i più anziani, i lavoratori della
gomma, i conduttori di mezzi di trasporto e i carpentieri confermano il loro maggiore rischio di high strain; gli addetti alle macchine utensili/meccanici/assemblatori si aggiungono al gruppo di occupazioni a maggior rischio di
stress per questa fascia d’età. Tra le donne giovani, si osservano prevalenze significativamente più elevate (sia per
la condizione di high strain che per la condizione HSUR) tra le lavoratrici della gomma, della plastica, dell’alimentare e le addette a macchine utensili; eccessi confermati, in queste ultime tre categorie, anche tra le donne più anziane. In generale, la quota di lavoratori classificati nella condizione di high strain decresce al crescere dell’età tra
gli uomini, mentre rimane stabile tra le donne. Nell’esplorare l’esposizione a rischi fisici, chimici e psicosociali, lo
studio permette di rilevarne l’impatto differenziale tra raggruppamenti di occupazioni, per contribuire ad individuare tipologie di lavoro usurante. I risultati evidenziano inoltre, soprattutto tra gli uomini, minori quote di lavoratori anziani esposti, rispetto ai più giovani, alla maggior parte delle condizioni fisiche, chimiche, ergonomiche e
psicosociali nocive, denotando una maggiore propensione delle imprese ad adeguare ambienti, organizzazione e percorsi di mobilità professionale all’età dei lavoratori.
INTRODUZIONE
L’appartenenza a una società comporta, per la
quasi totalità degli individui, la partecipazione a diverse forme di interazione sociale; queste producono un riflesso immediato nella mente degli individui, tanto sul piano cognitivo, nella rappresentazione dell’interazione a cui si è preso parte, quanto su
quello emotivo ed affettivo. L’interazione e i suoi
riflessi nella psiche degli attori sociali possono talvolta costituire fattori di stress, inducendo negli individui una tensione (strain) alla quale corrisponde,
da un lato una reazione psicologica costituita da
ansia, frustrazione, collera o risentimento, dall’altro
una reazione fisiologica espressa dall’attivazione del
sistema neuroendocrino. La reazione fisiologica innescata dagli stimoli stressanti può convertirsi in
un rischio per il benessere psico-fisico quando tali
sollecitazioni superano una certa soglia di intensità,
di frequenza e di persistenza temporale, generando
una condizione di stress cronico direttamente correlata ad un ampio ventaglio di comportamenti
dannosi per la salute, oltre che a patologie fisiche e
psichiche (2, 9).
Due sono i modelli teorici principali, focalizzati
sulla tossicità delle interazioni sociali che caratterizzano i luoghi di lavoro. La tradizione di studi
sullo stress lavorativo è stata avviata da Karasek; il
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suo contributo teorico formalizzato nel modello demand-control ipotizza l’effetto stressogeno, con
conseguenze sulla salute, prodotto dalla combinazione tra un basso livello di controllo sui tempi e
modi di esecuzione del proprio lavoro (job decision
latitude) e un elevato grado di richieste psicofisiche
(demand) (6, 10). Numerosi studi hanno documentato la presenza di una relazione significativa tra la
combinazione alte richieste-basso controllo (job
strain) e presenza di fattori di rischio o occorrenza
di malattie cardiovascolari (1, 7, 8, 12). Questo modello teorico è stato successivamente arricchito attraverso l’introduzione di un’ulteriore dimensione,
quella del supporto sociale, supposto modificatore
dell’effetto del job strain sulla salute (5, 7).
I recenti e profondi cambiamenti registrati nel
mercato del lavoro, caratterizzati da una crescente
diffusione del lavoro “flessibile” e dell’instabilità lavorativa, hanno richiesto una estensione del concetto di job control, da molti considerata la dimensione più rilevante (2), rispetto alla precedente concettualizzazione, prettamente centrata sulle caratteristiche delle mansioni lavorative. Il modello effort
- reward imbalance elaborato da Siegrist (13) individua quale determinante dello stress lo squilibrio
tra sforzi (efforts) e ricompense (rewards), distribuite queste ultime attraverso tre sistemi di remunerazione: denaro, stima e opportunità di carriera, ivi
inclusa la sicurezza del lavoro. La “tossicità” di talune circostanze, caratterizzate dalla violazione della
norma di reciprocità tra costi e guadagni, condurrebbe ad una compromissione del benessere psicofisico. Tra i tre ruoli considerati nel modello (lavorativo, familiare e di tipo “civico”), è principalmente
in relazione a quello lavorativo che viene teoricamente configurato l’impatto sulla salute di uno
squilibrio sforzi-ricompense. L’impatto della cosiddetta “sindrome da remunerazione inadeguata” è
stato documentato non soltanto sulle patologie cardiovascolari ma anche sulla salute mentale e sulla
salute percepita (10).
Mentre l’esposizione ad agenti morbigeni fisici e
chimici sul luogo di lavoro, così come i rischi
d’infortunio legati allo svolgimento di mansioni pericolose, costituiscono alcuni dei terreni di osservazione privilegiati dalla medicina del lavoro e dalla
ricerca epidemiologica, sono invece scarsi gli studi
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mirati a descrivere, nella popolazione italiana, le
condizioni organizzative e psico-sociali dei lavoratori e la loro differente caratterizzazione in ragione
della professione svolta. Pertanto, dato l’impatto
sulla salute prodotto dagli elementi che connotano i
due modelli teorici di Karasek e di Siegrist, questo
studio si propone di analizzare le informazioni raccolte su un campione di lavoratori piemontesi, con
l’obiettivo di individuare specifici raggruppamenti
professionali “insalubri”, ossia con profili sfavorevoli
dal punto di vista dell’esposizione a specifici fattori
organizzativi e di rischio psicosociale, oltre che fisici, chimici ed ergonomici. Infine, ai fini della valutazione dell’adeguatezza dei luoghi di lavoro ad una
popolazione lavorativa che invecchia, è di particolare interesse verificare se la distribuzione dei fattori
nocivi per la salute sia variabile con l’età. Infatti, di
fronte al naturale declino della capacità lavorativa,
soprattutto oltre i 45 anni, ci si aspetta che gli ambienti e l’organizzazione del lavoro si adeguino, riducendo la quantità e la frequenza di fatica, ritmi,
stress, rischi fisici e chimici a cui il lavoratore è
esposto, in modo da facilitare le possibilità di recupero e mantenimento della capacità di lavoro con il
tempo. Obiettivo dello studio è quindi l’analisi della
distribuzione dei rischi fisici, chimici e psico-sociali
nel campione piemontese e in differenti raggruppamenti di professioni anche in ragione dell’età.
METODI
La base di dati
L’analisi è stata condotta su un campione di individui, contattati dall’Istituto di ricerca Ires – Lucia Morosini tra gli iscritti alla CGIL nell’anno
2000. E’ stato distribuito un questionario, messo a
punto dalla CGIL piemontese, a circa 7000 iscritti
per l’auto-somministrazione, distribuiti in 206
unità produttive del Piemonte. Circa il 60% di
questi lo ha riconsegnato compilato al proprio delegato sindacale di reparto, contribuendo così ad un
totale di 4507 individui nel campione.
Il questionario raccoglie informazioni su quattro
aspetti: le caratteristiche dell’attività lavorativa
svolta, la percezione dei rischi lavorativi, la presen-
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za di problemi di salute e le caratteristiche sociodemografiche. Per le finalità di questo studio sono
state considerate, oltre a queste ultime informazioni (in particolare la classe d’età e il genere), quelle
relative ai rischi lavorativi percepiti. Rientrano in
quest’ultima dimensione i rischi chimici, fisici,
quelli ergonomici, il rischio di infortuni e i fattori
psicosociali associati allo svolgimento delle proprie
mansioni lavorative.
Per quanto riguarda l’ambito dei rischi chimici,
fisici ed ergonomici, il questionario richiede al rispondente di indicare la presenza o l’assenza, nel
proprio luogo di lavoro, di alcune condizioni tra
cui: alte temperature, basse temperature, fumi, polveri, aspirazione insufficiente, rumore eccessivo,
esposizione a raggi ultravioletti o a radiazioni ionizzanti, manipolazione di sostanze pericolose,
spazi ristretti, posizioni scomode.
I rischi psico-sociali sono stati rilevati con tre
scale concepite per rilevare il grado di controllo, le
richieste psicofisiche e la soddisfazione con l’intento di riprodurre, seppure non completamente, le dimensioni prese in esame nei modelli teorici di Karasek e di Siegrist. Le scale utilizzate per rilevare i
fattori psicosociali sono state articolate in 28 domande con un piano di chiusura di tipo Likert che
prevede quattro modalità di risposta: “quasi mai o
mai”, “raramente”, “qualche volta”, “sempre o spesso”. La scala del controllo, coerentemente con il
modello proposto da Karasek, è mirata alla sua
espressione, principalmente, in chiave di autonomia. La scala delle richieste psicofisiche nel lavoro
tende a rilevare queste, principalmente, in chiave di
task e time pressure, in accordo con le indicazioni
proposte da Karasek, che riconosce in questi aspetti
gli indicatori più efficaci della dimensione di demand. Infine la scala di soddisfazione copre due
domini semantici distinti: il primo attiene all’autostima e alla percezione della stima tributata da colleghi e superiori, espressione del grado di soddisfazione intrinseca per il lavoro, il secondo attiene alla
soddisfazione in senso proprio.
Analisi statistica
L’analisi ha riguardato i lavoratori con informazioni complete su età e sesso, con età superiore a 24
anni. Nella fase preliminare, le professioni svolte
dai rispondenti sono state raggruppate in 55 tipologie: la classificazione delle professioni utilizzata è
descritta nella nota metodologica in appendice alla
monografia.
Sono state successivamente analizzate le prevalenze, con relativi limiti di confidenza esatti, dei lavoratori esposti a ciascuno dei sopra elencati rischi
chimici, fisici ed ergonomici, globalmente e per
ciascun raggruppamento di professioni. Questa
analisi ha riguardato 4195 individui.
A ciascuna risposta agli items delle scale riguardanti le dimensioni delle richieste, del controllo e
della soddisfazione è stato attribuito un punteggio
da 0 a 3, a seconda del grado di associazione tra la
risposta fornita allo specifico item e il dominio misurato dalla scala.
Soltanto 3.247 individui (77% del campione
analizzato) hanno fornito risposte complete a tutti
agli items attinenti i rischi psicosociali. Questo
gruppo di individui è risultato significativamente
differente dall’insieme dei non rispondenti, per
quanto riguarda la composizione per genere, età,
qualifica professionale e anzianità nella mansione;
si è ritenuto quindi che l’esclusione dei non rispondenti dall’analisi potesse comportare una distorsione nella misura delle scale di stress e della loro relazione con altre variabili; per minimizzare tale effetto è stata effettuata l’imputazione delle risposte
mancanti, per gli individui aventi al massimo una
risposta assente in ciascuna scala (553 individui,
13% del campione), attraverso dei modelli di regressione lineare: questi sono stati definiti ponendo
come variabile dipendente il valore oggetto d’imputazione e come variabili esplicative, oltre alla
qualifica professionale, le risposte fornite agli altri
items della scala.
Le versioni delle scale di richieste psico-fisiche,
di controllo e di soddisfazione utilizzate nell’analisi
statistica sono state elaborate mediante una factor
analysis (15) a due stadi sottoposta ai dati relativi ai
28 items originari.
Questa procedura ha consentito di selezionare
18 domande, ciascuna con la proprietà di esprimere, in modo univoco in termini di punteggi fattoriali, una sola scala, nel totale del campione e al variare del genere, dell’età e dell’anzianità nella man-
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sione1. Pertanto le analisi statistiche si sono basate
sull’espressione delle richieste psico-fisiche attraverso una scala a 4 items (Cronbach α=0,64), del
controllo attraverso 9 items (Cronbach α=0,82) e
infine della soddisfazione attraverso 5 items (Cronbach α=0,73).
In appendice sono riportate le tre scale impiegate nell’analisi.
Sommando i punteggi corrispondenti alle risposte fornite o imputate agli items di ogni scala, si è
quindi ottenuto, per ciascun individuo, un punteggio totale delle scale di richieste, controllo e soddisfazione; ciascun individuo è stato poi riclassificato
in base alla collocazione del suo punteggio totale di
scala, rispetto ad una specifica soglia, in: alto/basso
livello di richieste (punteggi della scala di domanda, rispettivamente, sopra e sotto la mediana), alto/basso controllo (punteggi della scala di controllo, rispettivamente, sopra e sotto la mediana),
alta/bassa soddisfazione (punteggi della scala di
soddisfazione, rispettivamente, sopra e sotto il 33°
centile).
Dalla classificazione congiunta di ciascun individuo sulla base della propria classe di richieste e di
controllo, è stato così identificato il gruppo corrispondente alla tipologia high strain di Karasek (alta
domanda-basso controllo). E’ stato infine identificato un gruppo caratterizzato dalla combinazione
tra la condizione sfavorevole di Karasek e un basso
livello di soddisfazione, definendo tale tipologia
come HSUR (acronimo di high strain unfairly
rewarded).
E’ stata dunque analizzata la prevalenza, per ciascuna professione, delle condizioni di high strain ed
HSUR. Per confrontare le professioni in base al rischio di stress, è stato calcolato il rapporto tra la
stima della prevalenza della condizione high strain
o HSUR tra i lavoratori di ciascun raggruppamento professionale, considerando lo svolgimento della
professione in esame come esposizione, e la prevalenza stimata nel campione complementare, considerato come popolazione non esposta, con relativi
intervalli di confidenza al 95%.
Il metodo di analisi fattoriale utilizzato si è basato sull’estrazione delle variabili latenti che minimizzano il quadrato delle differenze, non ponderate, tra la matrice di correlazione osservata e quella riprodotta
1
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Tutte le analisi sono state stratificate per sesso e
fascia d’età (25-44, 45 anni ed oltre). Le analisi sono state condotte con i softwares SAS versione 8.2
(11) e STATA versione 7.0 Special Edition (14).
RISULTATI
La tabella 1 mostra la composizione per genere,
età, qualifica e comparto del campione in studio.
Esso è costituito per più di tre quarti da uomini. La
fascia d’età più presente nel campione è quella
compresa tra 25 e 44 anni, che raccoglie oltre il
60% degli individui. Quanto alla qualifica professionale, emerge la netta prevalenza di operai, pari al
73% delle persone. L’attività economica di circa un
quarto del campione riguarda il settore automobilistico; mentre circa il 15% dei lavoratori è occupato
nel comparto dell’energia elettrica.
Considerando che ciascun lavoratore può dichiararsi esposto a più di una condizione, la quota
di esposti ad almeno un fattore di rischio chimico,
fisico o ergonomico riguarda circa il 90% dei lavoratori giovani. Tra le donne giovani emergono
maggiori prevalenze di esposizione ad alte o basse
temperature, aspirazioni insufficienti, polveri, posizioni scomode e spazi ristretti, rispetto agli uomini della medesima fascia d’età. I lavoratori più
anziani risultano meno esposti, rispetto a quelli
più giovani, alla maggior parte delle condizioni di
lavoro nocive, sia tra gli uomini che tra le donne;
fanno eccezione, tra gli uomini, le quote di esposti
a radiazioni ultraviolette e ionizzanti e a basse
temperature, che non decrescono al crescere dell’età (figura 1).
Tra i 1940 maschi con meno di 45 anni, i raggruppamenti professionali degli addetti alle macchine utensili/meccanici/ assemblatori, le professioni tecniche, gli elettrotecnici/conduttori di centrali/assemblatori di apparecchiature elettriche ed
elettroniche, e infine il gruppo gasisti/idraulici/termoidraulici costituiscono complessivamente circa la
metà di questo strato. Limitando l’attenzione ai
raggruppamenti contenenti oltre 50 addetti nel
campione dei maschi in tale fascia d’età, emergono
le maggiori percentuali di esposti all’insieme dei
fattori fisici, chimici ed ergonomici tra carpentie-
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ri/saldatori, fonditori/fucinatori e lavoratori della
gomma e della plastica. Viceversa, impiegati di
concetto, esecutivi e professioni tecniche risultano
le categorie meno esposte (CD, tabella 1).
Anche tra i maschi più anziani (n=1300), le categorie sopra menzionate, ciascuna con oltre 50 addetti, risultano maggiormente rappresentate nel
campione, contribuendo complessivamente a definire poco meno del 60% del campione. Tra le categorie con oltre 25 addetti, la quota complessivamente più elevata di esposti è rilevata tra gruisti,
carpentieri, fonditori e gommai; tra questi, oltre il
90% dichiara esposizione ad almeno una delle sostanze o delle condizioni analizzate (CD, tabella 2).
Tabella 1 - Caratteristiche demografiche, qualifica professionale e comparto del campione in studio
Frequenza
%
Genere
Maschi
Femmine
3240
955
77,2
22,8
Classi di età
25-44 anni
45 anni ed oltre
2623
1572
62,5
37,5
Qualifica professionale
Operai
Impiegati tecnici
Impiegati amministrativi
3003
731
390
72,8
17,7
9,5
Comparto
Automobilistica, cicli, moto, altri veicoli
1040
Energia elettrica
614
Produzione e distribuzione di gas
301
Pneumatici e articoli in gomma
255
Costruzione di prodotti in metallo e lavorazioni meccaniche
220
Laterizi, cemento, ceramica, vetro
133
Telecomunicazioni
131
Stampa, editoria, laboratori fotografici, registrazione dischi e video
120
Igiene pubblica e cimiteri, raccolta, depurazione e distribuzione acqua
123
Fonderie, stampaggio, forge, laminatoi
118
Industrie alimentari, bevande, tabacco
118
Costruzione di macchine e parti di macchine
113
Prodotti chimici e farmaceutici
111
Lavorazione pelli e cuoio, produzione e riparazione calzature
71
Trasporti su strada di viaggiatori
67
Pubblica amministrazione, organizzazioni internazionali
66
Prodotti in plastica
62
Agenzie di assicurazione, credito, immobili, viaggio e servizi alle imprese
52
Costruzioni aeronautiche
47
Carta
48
Sanità
42
Altri (produzione di elettrodomestici e di materiale elettrico ed elettronico, tessile,
343
istruzione, ricerca, cultura, sport e spettacolo, servizi connessi ai trasporti, depositi, concia,
meccanica di precisione, produzione e riparazione orologi e gioielli, organizzazioni
professionali, imprenditoriali, sociali, politiche e religiose, legno, paglia, vimini, poste,
prodotti a base di amianto e cemento amianto, costruzione e riparazione di macchine per ufficio
ed elaboratori, commercio (escluso macellerie, panetterie), costruzione di strade-ferrovieaeroporti, agricoltura, zootecnia, foreste, costruzioni edili, trasporti su ferrovia)
24,8
14,6
7,2
6,1
5,2
3,2
3,1
2,9
2,9
2,8
2,8
2,7
2,6
1,7
1,6
1,6
1,5
1,2
1,1
1,1
1,0
8,1
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Figura 1 - Esposizione a condizioni di lavoro nocive per la salute
Dal confronto tra i due gruppi di lavoratori maschi differenti per età, limitando l’osservazione alle
sole categorie professionali presenti in entrambi i
gruppi con oltre 10 addetti, emergono quote di lavoratori esposti ad almeno una condizione nociva
generalmente decrescenti al crescere dell’età (significativamente per i lavoratori della plastica, i conduttori di mezzi di trasporto, gli addetti alle macchine utensili e gli impiegati esecutivi), eccetto che
per i gasisti/idraulici/termoidraulici, i gruisti, gli
addetti alle pulizie/raccolta-trattamento dei rifiuti e
i fonditori/fucinatori, in cui si osservano prevalenze
di esposti lievemente, seppur non significativamente, maggiori tra i più anziani.
Tra le 683 donne con meno di 45 anni, circa il
67% del campione risulta essere composto da lavoratrici della plastica, impiegate esecutive, impiegate
di concetto, addette alle macchine utensili/meccanici/assemblatori, pellettieri/calzolai e lavoratrici
della gomma, con oltre 40 addette per ciascuno di
questi raggruppamenti. Tra le categorie professionali con oltre 25 addette, le lavoratrici del settore
alimentare, le pellettiere, le gommaie, le lavoratrici
della plastica, le spedizioniere e le addette alle macchine utensili/meccanici/assemblatori risultano
maggiormente esposte a condizioni nocive, con oltre il 90% di addette che riportano almeno una
esposizione (CD, tabella 3).
Infine tra le 272 donne con più di 44 anni, le lavoratrici della plastica e dell’ alimentare, le addette
a macchine utensili/meccanici/assemblatori, le impiegate esecutive e di concetto e le professioni tecniche rappresentano circa il 64% del campione, con
un numero di addette superiore a 10 ciascuna. Naturalmente, tra tutte queste, le professioni tecniche
e le impiegate presentano le minori quote di esposte complessivamente a sostanze nocive mentre oltre il 90% delle lavoratrici dell’alimentare e della
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plastica riportano esposizione ad almeno una condizione nociva (CD, tabella 4).
Anche tra le donne, confrontando le percentuali
di esposte tra lavoratrici differenti per fascia d’età,
limitando l’osservazione alle sole categorie professionali presenti in entrambe le fasce con oltre 5 addette, emergono quote di esposte che decrescono al
crescere dell’età, seppur significativamente solo tra
le impiegate esecutive e di concetto, con un lieve
aumento tra le lavoratrici più anziane della plastica
e delle professioni tecniche.
Nelle tabelle 2 e 3 sono riportati i rischi relativi,
e i rispettivi limiti di confidenza al 95%, di presentare la condizione di high strain (elevate
richieste/basso controllo) per ogni professione, per
ogni strato specifico per sesso e fascia d’età, rispetto
a tutte le altre.
Tra i maschi nella fascia d’età 25-44, limitatamente ai raggruppamenti di professioni con oltre
10 lavoratori nella condizione di high strain, si evidenziano significativi eccessi di stress, rispetto alla
media delle professioni complementari, a carico di
pellettieri e calzolai, cartai, gommai, gruisti/carropontisti, lavoratori della plastica, verniciatori, conduttori di mezzi di trasporto e carpentieri (tabella
2). Buona parte delle professioni caratterizzate da
elevato grado di richieste accompagnate da scarsa
autonomia nell’esercizio delle mansioni, sono caratterizzate anche da scarsa gratificazione; è questo
il caso di pellettieri, gommai, gruisti/carropontisti,
lavoratori della plastica, verniciatori e carpentieri
(tabella 4). Si osserva tuttavia una prevalenza significativamente più elevata delle tre condizioni, evidentemente solo se presenti simultaneamente, tra i
poligrafici. Tra i maschi più anziani, i lavoratori
della gomma, i conduttori di mezzi di trasporto e i
carpentieri confermano il loro rischio di high strain
in significativo eccesso rispetto al campione rimanente, anche per la condizione di HSUR nel caso
dei gommai; gli addetti alle macchine utensili/meccanici/assemblatori si aggiungono al gruppo di professioni a maggior rischio di high strain in questo
strato. Viceversa, sempre limitando l’attenzione alle
professioni con almeno 10 addetti che percepiscono stress, gli elettrotecnici, in entrambe le fasce
d’età, riportano stress in misura significativamente
inferiore rispetto al campione complementare.
Tra le donne giovani, risultano significativamente a rischio di stress (sia misurato come high strain
che come HSUR) le lavoratrici della gomma, della
plastica, dell’alimentare e le addette a macchine
utensili; eccessi confermati, in queste ultime tre categorie, anche tra le donne più anziane, a cui si aggiungono le conciatrici che, con poco meno di 10
casi, riportano un rischio di stress significativamente più elevato del campione ad esse complementare. Tra le più giovani emerge infine la marcata protezione delle impiegate (tabelle 3 e 5).
In generale, la quota di lavoratori classificati nella condizione di high strain decresce al crescere dell’età tra gli uomini, mentre rimane alquanto stabile
tra le donne. Un profilo analogo emerge in relazione alla prevalenza della condizione HSUR, simile
tra le due fasce d’età nelle donne, sensibilmente inferiore tra gli uomini anziani rispetto ai giovani.
DISCUSSIONE
L’indagine è affetta da alcuni problemi di rappresentatività del campione; esso risulta infatti costituito prevalentemente da lavoratori di comparti
dell’area industriale torinese, inficiando così la generalizzabilità dei risultati alle condizioni di lavoro
della popolazione occupata italiana. Dal confronto,
inoltre, delle attività economiche incluse nel campione con i comparti rappresentati dalla popolazione attiva della provincia di Torino emerge un ulteriore scostamento, che caratterizza il campione in
studio per una sottorappresentazione di lavoratori
occupati nel settore delle costruzioni, nell’agricoltura e nel terziario (3). Inoltre, all’interno dei comparti rilevati, il campione non è casuale ma costituito dai lavoratori iscritti al sindacato che hanno
scelto di partecipare all’indagine; questo potrebbe
avere introdotto una maggiore sensibilità nella rilevazione di alcune informazioni, specialmente per
quelle relative all’insieme dei rischi analizzati, generando problemi di validità nelle stime riportate.
Per disporre di informazioni utili ad una stima,
seppur grezza, della distorsione da selezione, il questionario è stato somministrato, in condizioni analoghe, ad un piccolo campione di lavoratori piemontesi non iscritti al sindacato: il profilo delle ri-
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DIFFERENZE PER PROFESSIONE NELLE CONDIZIONI DI LAVORO NOCIVE
Tabella 2 - Prevalenze di high strain e rapporti di prevalenza con corrispondenti limiti di confidenza al 95% per professione. Maschi
Professione
Età 25-44 anni
n. high
PRR
LCL
strain (%)
Pellettieri, calzolai
15 (62,5)
Camerieri, cuochi, baristi
Carpentieri legno
1 (100)
Cartai, cartonai, cartotecnici
12 (46,1)
Commessi e cassieri di negozio
0 (0)
Conciatori, tintori
1 (33,3)
Dirigenti, imprenditori, legislatori,
amministratori
Elettrotecnici, conduttori di centrali e
15 (9,6)
assemblatori di apparecchiature elettriche
ed elettroniche
Facchini, scaricatori
1 (33,3)
Gasisti, idraulici, termoidraulici
8 (7,0)
Gommai
37 (44,0)
Gruisti, carropontisti
20 (39,2)
Impiegati di concetto
7 (10,9)
Orafi, incisori
3 (33,3)
Infermieri, tecnici sanitari
0 (0)
Lavoratori dell’abbigliamento e
1 (100)
dell’arredamento tessile
Giuristi, commercialisti
Pavimentatori stradali, cantonieri, sterratori
4 (66,7)
Piloti, tecnici e controllori di volo
0 (0)
Lavoratori della plastica
48 (53,3)
Portalettere
1 (100,0)
Custodi, bidelli, domestici
3 (60,0)
Addetti a pulizie e raccolta-trattamento rifiuti 11 (35,5)
Poligrafici
18 (37,5)
Vigili, agenti PS, finanza e penitenziari
0 (0)
Spedizionieri, imballatori
18 (30,0)
Verniciatori e galvanoplastieri
23 (46,9)
Lavoratori della chimica
6 (13,9)
Conduttori di mezzi di trasporto
13 (61,9)
Esercenti e addetti di servizi alla persona e
alle imprese
Lavoratori agricoli, allevatori, forestali
0 (0)
Lavoratori del legno
2 (18,2)
Carpentieri, saldatori
51 (52,0)
Addetti alle macchine utensili, meccanici,
118 (28,0)
assemblatori
Muratori, conduttori di macchine edili
0 (0)
Lavoratori della ceramica, delle pietre
12 (37,5)
e del vetro
Impiegati esecutivi
12 (20,7)
Fonditori, fucinatori
17 (26,1)
Lavoratori dell’alimentare
9 (42,8)
Professioni tecniche
9 (3,4)
Filatori, tessitori, finitori
6 (35,3)
Lavoratori dello spettacolo, artisti, giornalisti
0 (0)
Altre professioni
20 (51,3)
Totale
522 (28,5)
UCL
Età 45+ anni
n. high
PRR
LCL
strain (%)
2,3
1,7
3,2
3,5
1,7
3,3
1,1
3,8
2,6
1,2
0,2
5,8
0,3
0,2
0,5
1,8
0,2
1,7
1,5
0,4
1,3
0,4
0,1
1,3
1,0
0,2
0,5
7,0
0,5
2,1
2,1
0,8
3,2
3,5
3,3
3,8
2,8
1,8
4,4
2,1
3,5
2,1
1,4
1,4
1,7
3,3
1,0
0,9
1,0
2,6
3,8
4,3
2,2
2,0
1,2
1,7
0,6
2,2
0,8
1,3
0,3
1,6
1,7
2,4
1,2
3,1
0,8
2,1
1,0
0,2
1,7
0,9
2,6
2,5
1,2
1 (14,3)
0 (0)
16 (34,8)
71 (27,0)
1,4
0,9
2,2
0 (0)
4 (30,8)
0,7
1,0
1,5
0,1
1,2
0,4
0,7
0,9
0,1
0,6
1,2
1,5
2,5
0,2
2,4
2,0
1,5
2,7
UCL
1 (50,0)
0 (0)
0 (0)
0 (0)
2,6
0,6
10,5
1 (33,3)
0 (0)
1,7
0,3
8,6
11 (5,5)
0,3
0,1
0,5
2 (3,3)
14 (29,2)
8 (19,5)
5 (9,4)
1 (20,0)
0 (0)
0,2
1,7
1,3
0,5
1,0
0,0
1,1
0,7
0,2
0,2
0,7
2,7
2,4
1,2
6,0
3,5
1,6
7,8
2,8
1,7
1,7
1,1
0,6
1,8
0,3
0,6
0,5
0,1
4,5
8,6
5,4
2,3
3,7
1,4
2,0
0,4
3,4
0,8
0,8
0,1
2,4
2,4
4,8
2,6
4,8
0,9
0,1
5,2
2,3
1,8
1,6
1,4
3,5
2,3
1,9
0,9
4,2
0,7
3,9
1,5
0,1
1,7
0,3
0,9
0,5
0,1
0,6
1,4
2,7
4,8
0,3
5,4
3,3
2,2
4,9
0 (0)
2 (66,7)
0 (0)
9 (42,9)
1 (25,0)
2 (22,2)
6 (18,75)
1 (10,0)
0 (0)
10 (23,8)
3 (37,5)
1 (5,3)
15 (60,0)
0 (0)
7 (12,7)
10 (26,3)
2 (28,6)
6 (2,7)
2 (28,6)
0 (0)
11 (50,0)
223 (19,21)
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MARINACCI E COLLABORATORI
Tabella 3 - Prevalenze di high strain e rapporti di prevalenza con corrispondenti limiti di confidenza al 95% per professione. Femmine
Professione
Pellettieri, calzolai
Camerieri, cuochi, baristi
Cartai, cartonai, cartotecnici
Commessi e cassieri di negozio
Conciatori, tintori
Elettrotecnici, conduttori di centrali e
assemblatori di apparecchiature elettriche ed
elettroniche
Facchini, scaricatori
Gommai
Gruisti, carropontisti
Impiegati di concetto
Orafi, incisori
Infermieri, tecnici sanitari
Lavoratori dell’abbigliamento e
dell’arredamento tessile
Giuristi, commercialisti
Lavoratori della plastica
Portalettere
Custodi, bidelli, domestici
Lavoratori del turismo e dello sport
Addetti a pulizie e raccolta-trattamento rifiuti
Poligrafici
Vigili, agenti PS, finanza e penitenziari
Spedizionieri, imballatori
Verniciatori e galvanoplastieri
Lavoratori della chimica
Esercenti e addetti di servizi alla persona e
alle imprese
Lavoratori agricoli, allevatori, forestali
Lavoratori del legno
Carpentieri, saldatori
Addetti alle macchine utensili, meccanici,
assemblatori
Lavoratori della ceramica, delle pietre e
del vetro
Impiegati esecutivi
Fonditori, fucinatori
Lavoratori dell’alimentare
Professioni tecniche
Filatori, tessitori, finitori
Lavoratori dello spettacolo, artisti, giornalisti
Altre professioni
Totale
Età 25-44 anni
n. high
PRR
LCL
strain (%)
UCL
17 (30,3)
0 (0)
0,7
0,5
1,1
2 (50,0)
3 (42,8)
0 (0)
1,1
1,1
0,4
0,5
3,0
2,5
26 (61,9)
1 (14,2)
21 (23,3)
0 (0)
3 (20,0)
0 (0)
1,5
0,4
0,5
1,2
0,1
0,3
1,9
2,2
0,7
0,4
0,2
1,2
Età 45+ anni
n. high
PRR
LCL
strain (%)
1 (16,6)
UCL
0,5
0,1
2,7
8 (80,0)
0 (0)
1,9
1,4
2,7
1 (100,0)
2 (22,2)
2 (66,6)
1 (2,9)
0 (0)
0 (0)
1 (100,0)
2,3
0,6
1,6
0,1
2,0
0,2
0,7
0,0
2,7
1,9
3,5
0,5
2,3
2,0
2,7
1,9
2,3
1,4
2,0
2,5
2,7
2,3
2,3
0,8
2,0
2,0
0,2
2,7
2,7
3,8
5 (50,0) 1,2
1 (50,0) 1,2
2 (100,0) 2,3
0,6
0,3
2,0
2,2
4,7
2,7
1,4
1,5
0,7
1,1
2,9
2,1
1 (100,0) 2,3
2,0
2,7
0,5
2,3
2,1
0,1
0,3
2,0
1,6
0,0
0,9
2,7
2,7
0,8
1,6
0,9
2,8
0 (0)
0 (0)
60 (60,0)
5 (55,5)
1 (25,0)
2 (33,3)
0 (0)
10 (38,4)
1 (100,0)
3 (37,5)
1 (25,0)
1,5
1,4
1,3
0,8
1,9
2,4
0,8
0,8
0,2
0,2
3,7
2,3
0,9
2,3
1,1
0,8
0,6
2,1
0,5
0,2
1,5
2,5
2,5
3,7
0 (0)
0 (0)
7 (58,3)
46 (57,5)
1,6
1,6
1,1
1,3
2,4
1,9
3 (60,0)
1,4
0,7
2,8
23 (25,2)
0,5
0,4
0,8
28 (90,3)
3 (7,6)
0 (0)
0 (0)
17 (68,0)
2,2
0,2
1,9
0,1
2,5
0,5
1,6
1,2
2,1
283 (44,3)
0 (0)
20 (62,5)
1 (100,0)
0 (0)
1 (100,0)
1 (100,0)
1 (33,3)
0 (0)
3 (50,0)
25 (52,0)
8 (20,5)
1 (50)
11 (68,7)
1 (5,0)
0 (0)
0 (0)
4 (44,4)
104 (43,1)
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137
DIFFERENZE PER PROFESSIONE NELLE CONDIZIONI DI LAVORO NOCIVE
Tabella 4 - Prevalenze di HSUR e rapporti di prevalenza con corrispondenti limiti di confidenza al 95% per professione. Maschi
Professione
Pellettieri, calzolai
Camerieri, cuochi, baristi
Carpentieri legno
Cartai, cartonai, cartotecnici
Commessi e cassieri di negozio
Conciatori, tintori
Dirigenti, imprenditori, legislatori,
amministratori
Elettrotecnici, conduttori di centrali e
assemblatori di apparecchiature elettriche
ed elettroniche
Facchini, scaricatori
Gasisti, idraulici, termoidraulici
Gommai
Gruisti, carropontisti
Impiegati di concetto
Orafi, incisori
Infermieri, tecnici sanitari
Lavoratori dell’abbigliamento e
dell’arredamento tessile
Giuristi, commercialisti
Pavimentatori stradali, cantonieri, sterratori
Piloti, tecnici e controllori di volo
Lavoratori della plastica
Portalettere
Custodi, bidelli, domestici
Addetti a pulizie e raccolta-trattamento rifiuti
Poligrafici
Vigili, agenti PS, finanza e penitenziari
Spedizionieri, imballatori
Verniciatori e galvanoplastieri
Lavoratori della chimica
Conduttori di mezzi di trasporto
Esercenti e addetti di servizi alla persona
e alle imprese
Lavoratori agricoli, allevatori, forestali
Lavoratori del legno
Carpentieri, saldatori
Addetti alle macchine utensili, meccanici,
assemblatori
Muratori, conduttori di macchine edili
Lavoratori della ceramica, delle pietre
e del vetro
Impiegati esecutivi
Fonditori, fucinatori
Lavoratori dell’alimentare
Professioni tecniche
Filatori, tessitori, finitori
Lavoratori dello spettacolo, artisti, giornalisti
Altre professioni
Totale
Età 25-44 anni
n. HSUR PRR
LCL
(%)
Età 45+ anni
UCL n. HSUR PRR
LCL
(%)
11 (47,8)
2,1
1,3
3,2
1 (100)
9 (37,5)
0 (0)
0 (0)
4,3
1,6
3,9
1,0
4,7
2,7
15 (10,4)
0,4
0,3
0,7
1 (50)
5 (4,8)
30 (37,9)
18 (39,1)
5 (8)
3 (37,5)
0 (0)
1 (100)
2,1
0,2
1,7
1,7
0,3
1,6
0,5
0,1
1,2
1,2
0,1
0,7
8,6
0,5
2,2
2,5
0,8
4,0
4,3
3,9
4,7
3,4
2,2
5,4
2,1
1,6
2,7
3,2
1,5
1,6
1,8
0,9
1,1
5,7
2,5
2,4
1,0
1,8
0,4
1,4
0,6
1,2
0,2
0,7
1,6
2,6
0,9
2,6
0 (0)
1 (12,5)
43 (49,4)
99 (25,6)
0,4
2,2
1,1
0,1
1,8
0,9
2,3
2,8
1,4
1 (16,6)
0 (0)
15 (41,6)
57 (25,1)
0 (0)
4 (13,3)
0,6
0,2
1,4
0 (0)
2 (18,1)
0,8
0,8
1,1
0,1
1,0
0,4
0,5
0,7
0,0
0,4
1,4
1,4
1,9
0,2
2,4
2,3
1,7
3,2
4 (80)
0 (0)
39 (46,4)
0 (0)
3 (75)
9 (34,6)
17 (36,9)
0 (0)
12 (23)
18 (40,9)
5 (13,5)
6 (31,5)
10 (18,1)
11 (18,6)
7 (33,3)
6 (2,4)
4 (23,5)
0 (0)
19 (52,7)
416 (23,4)
UCL
1 (50)
0 (0)
0 (0)
0 (0)
3,2
0,8
12,9
1 (33,3)
0 (0)
2,1
0,4
10,6
11 (6,3)
0,4
0,2
0,7
1 (1,9)
12 (28,5)
7 (23,3)
5 (10,4)
0 (0)
0 (0)
0,1
1,9
1,5
0,7
0,0
1,1
0,8
0,3
0,8
3,1
2,9
1,5
4,3
1,9
9,7
3,1
2,1
2,1
1,0
0,7
1,8
0,4
0,7
0,4
0,1
5,4
10,6
6,7
2,4
4,5
1,4
1,6
0,7
0,5
2,6
5,4
2,3
1,3
4,1
1,1
0,2
6,4
2,8
1,9
1,9
1,4
4,3
2,5
1,2
0,3
4,1
0,6
1,2
0,9
0,1
2,1
0,3
0,6
0,1
0,0
0,7
1,5
2,4
5,6
0,3
6,7
3,7
2,4
5,7
0 (0)
2 (66,6)
0 (0)
7 (46,6)
1 (33,3)
2 (33,3)
4 (15,3)
1 (11,1)
0 (0)
8 (21,6)
2 (25)
0 (0)
8 (34,7)
0 (0)
5 (10)
6 (18,1)
1 (16,6)
4 (1,9)
2 (33,3)
0 (0)
10 (55,5)
176 (15,6)
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138
MARINACCI E COLLABORATORI
Tabella 5 - Prevalenze di HSUR e rapporti di prevalenza con corrispondenti limiti di confidenza al 95% per professione. Femmine
Professione
Pellettieri, calzolai
Camerieri, cuochi, baristi
Cartai, cartonai, cartotecnici
Commessi e cassieri di negozio
Conciatori, tintori
Elettrotecnici, conduttori di centrali e
assemblatori di apparecchiature elettriche
ed elettroniche
Facchini, scaricatori
Gommai
Gruisti, carropontisti
Impiegati di concetto
Orafi, incisori
Infermieri, tecnici sanitari
Lavoratori dell’abbigliamento e
dell’arredamento tessile
Giuristi, commercialisti
Lavoratori della plastica
Portalettere
Custodi, bidelli, domestici
Lavoratori del turismo e dello sport
Addetti a pulizie e raccolta-trattamento rifiuti
Poligrafici
Vigili, agenti PS, finanza e penitenziari
Spedizionieri, imballatori
Verniciatori e galvanoplastieri
Lavoratori della chimica
Esercenti e addetti di servizi alla persona
e alle imprese
Lavoratori agricoli, allevatori, forestali
Lavoratori del legno
Carpentieri, saldatori
Addetti alle macchine utensili,
meccanici, assemblatori
Lavoratori della ceramica, delle pietre
e del vetro
Impiegati esecutivi
Fonditori, fucinatori
Lavoratori dell’alimentare
Professioni tecniche
Filatori, tessitori, finitori
Lavoratori dello spettacolo, artisti, giornalisti
Altre professioni
Totale
Età 25-44 anni
n. HSUR PRR
LCL
(%)
Età 45+ anni
UCL n. HSUR PRR
LCL
(%)
13 (26)
0 (0)
0,7
0,4
1,1
2 (50)
2 (40)
0 (0)
1,3
1,1
0,5
0,4
3,6
3,1
20 (54)
1 (20)
17 (20,2)
0 (0)
3 (21,4)
0 (0)
1,5
0,5
0,5
1,1
0,1
0,3
2,0
3,1
0,8
0,6
0,2
1,6
1 (20)
UCL
0,5
0,1
3,1
7 (70)
0 (0)
2,0
1,3
3,0
1 (100)
2 (25)
2 (66,6)
1 (3,5)
0 (0)
0 (0)
1 (100)
2,7
0,7
1,8
0,1
2,3
0,2
0,8
0,0
3,2
2,2
4,1
0,6
2,7
2,3
3,2
2,0
2,7
1,4
2,3
2,8
3,2
2,7
2,7
0,9
2,3
2,3
0,2
3,2
3,2
4,5
0,9
1,3
1,3
0,3
0,3
0,3
2,3
5,4
5,4
0 (0)
0 (0)
45 (49,4)
4 (50)
1 (33,3)
2 (33,3)
0 (0)
8 (34,7)
1 (100)
3 (50)
1 (33,3)
1,4
1,3
1,1
0,7
1,8
2,7
0,9
0,9
0,2
0,3
4,4
2,8
0,9
2,7
1,3
0,9
0,5
2,4
0,7
0,2
1,6
3,0
2,7
4,4
0 (0)
18 (66,6)
1 (100)
0 (0)
1 (100)
1 (100)
1 (33,3)
3 (33,3)
1 (50)
1 (50)
0 (0)
0 (0)
6 (60)
37 (53,6)
0 (0)
1,6
1,5
1,0
1,2
2,7
1,9
3 (60)
19 (47,5)
1,6
1,4
0,8
0,9
3,4
2,0
3 (60)
1,6
0,8
3,3
1 (100)
2,7
2,3
3,2
22 (25)
0,6
0,4
0,9
24 (82,7)
3 (8,5)
0 (0)
0 (0)
14 (58,3)
1,9
0,2
1,5
0,1
2,4
0,6
0,6
2,7
2,1
0,1
0,3
2,3
1,5
0,0
1,2
3,2
3,0
1,0
1,6
1,1
2,3
8 (25)
1 (100)
8 (66,6)
1 (5,8)
0 (0)
0 (0)
3 (50)
1,4
0,6
3,1
232 (37,4)
sposte ai quesiti considerati nella presente analisi
risulta sovrapponibile a quello ottenuto nel campione in studio. Rimane tuttavia il dubbio sul differente grado di distorsione tra le diverse professioni
86 (37,2)
a confronto, che, insieme alla numerosità estremamente variabile dei singoli raggruppamenti, possono produrre problemi di validità nelle comparazioni. Tuttavia le differenze per professione nella pre-
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DIFFERENZE PER PROFESSIONE NELLE CONDIZIONI DI LAVORO NOCIVE
valenza delle condizioni nocive sono corrispondenti
a quanto ci si poteva aspettare sulla base delle conoscenze a priori sulla distribuzione dei rischi nei
diversi comparti e mansioni, e sono compatibili con
quanto osservato nell’indagine europea sulle condizioni di lavoro (4). Ci si attende pertanto che, tra le
diverse professioni, vi siano distorsioni trascurabili
anche nella prevalenza di fattori di rischio psicosociale.
Emerge dai risultati come i lavoratori più anziani risultino meno esposti, rispetto a quelli più giovani, alla maggior parte delle condizioni fisiche,
chimiche, ergonomiche e psicosociali nocive. Non è
altrettanto vero tra le donne, per quanto riguarda i
fattori organizzativi e sociali che determinano situazioni di stress, diffusi in modo simile nelle due
fasce d’età prese in esame.
Si evidenzia dunque, in particolare per i lavoratori di sesso maschile, una maggiore propensione delle
imprese ad adeguare gli ambienti e l’organizzazione
all’età dei lavoratori, a percorsi di mobilità professionale che permettono di sottrarsi a condizioni di
lavoro sfavorevoli, ma forse anche una percezione
del rischio diversa da parte dei lavoratori che invecchiano. Quest’ultima ipotesi è poco probabile, dato
che ci si aspetta che con l’età aumenti la suscettibilità e la sensibilità alle condizioni di lavoro nocive.
Va infine ricordato che le scale utilizzate per la
rilevazione delle dimensioni di richieste, controllo e
soddisfazione non sono state oggetto di validazione
preliminare alla somministrazione, nello specifico
contesto geografico oggetto d’indagine. Tuttavia, i
punteggi di scala effettivamente utilizzati si sono
basati su una selezione degli items rilevati, mediante analisi fattoriale che, per la natura del metodo su
cui si è basata, ha comunque contribuito a migliorare la consistenza interna di ogni scala.
Pur con i limiti appena descritti, questo studio
esplora differenti dimensioni dell’esperienza lavorativa, come l’esposizione a rischi fisici, chimici e
psicosociali, raramente documentate simultaneamente e con dettaglio appropriato nel contesto italiano. Permette inoltre di rilevarne l’impatto differenziale tra le professioni per contribuire ad indicare tipologie di lavoro usurante. Esso consente infine di descrivere la variazione nell’esposizione a
condizioni di lavoro nocive per la salute man mano
139
che il lavoratore invecchia, in modo da consentire
una valutazione dell’adeguatezza del lavoro al declino, con l’età, della capacità lavorativa.
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MARINACCI E COLLABORATORI
APPENDICE
Scale di domanda, controllo e soddisfazione utilizzate nell’analisi statistica.
Modalità di risposta: «quasi mai o mai», «raramente», «qualche volta», «sempre o spesso»
La scala di richieste fisiche e psichiche (demand)
Devi lavorare molto in fretta?
Hai tempo a sufficienza per fare tutto il lavoro richiesto?
Hai la possibilità di regolare il passo con cui procedi nel tuo lavoro, lavorando ora più in fretta, ora più piano?
Puoi decidere quando fare una pausa?
La scala di controllo
Per svolgere il tuo lavoro devi, autonomamente, prendere iniziative?
Devi fare le stesse cose più volte nel corso della giornata?
Hai l’opportunità di decidere COME, con quale metodo o con quali strumenti fare il tuo lavoro?
Nel tuo lavoro hai l’opportunità di decidere COSA fare prima e cosa dopo?
Hai modo di far sentire la tua voce nelle decisioni che riguardano il tuo lavoro?
Puoi scegliere le persone con cui lavorare?
Puoi gestire con una certa flessibilità il tuo orario di lavoro?
Puoi decidere quando andare in ferie?
Il tuo lavoro ti offre una pluralità di cose interessanti da fare?
La scala di soddisfazione
Consideri il tuo lavoro molto importante?
Pensi che i tuoi diretti superiori considerino il tuo lavoro molto importante?
I tuoi colleghi considerando il tuo lavoro molto importante
Ti capita di desiderare di fare un lavoro diverso da quello che fai?
Con che frequenza ti capita di pensare che la sola ragione per la quale fai il tuo lavoro sono i soldi?