162 - Istituto Italiano dei Castelli
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162 - Istituto Italiano dei Castelli
Cronache Castellane E 3 ditoriale Ci sappiamo fare Ci sono sempre al mondo più cose da fare che possibilità di farle. Ma non c’è dubbio che, in questi mesi, l’Istituto nel suo complesso di cose ne ha fatte molte, anzi moltissime: così tante che, per darne notizia, abbiamo dovuto aumentare di otto pagine la rivista e “comprimerne” la grafica. E ciò nonostante c’è ancora ampio materiale da pubblicare nel prossimo numero. Non si tratta solo di quantità. Notevole è anche la qualità. Due soli esempi, tra i tanti. Il primo: le Giornate Nazionali dei Castelli appena trascorse, con una capacità di mobilitazione certo molto diversa da regione a regione, da provincia a provincia nell’ambito delle regioni, ma anche con un più che brillante risultato d’insieme, che contribuisce non poco a radicare il nostro Istituto sul territorio. È un peccato, da questo punto di vista, che sia mancata una “copertura” completa del Paese: se quasi tutte le sezioni hanno messo in cantiere, e portato con successo in porto, varie iniziative, molte delle quali di alto profilo, c’è purtroppo qualche sezione che ancora non è riuscita in questo intento. Sarà necessario impostare già adesso il lavoro per l’anno prossimo. Secondo esempio: il prossimo convegno sulle “Misure del Castello” organizzato dalla sezione Emilia-Romagna (e in particolare da Franca Manenti Valli): una manifestazione sulla traccia di quanto fatto in occasione del quarantennale dell’Istituto a Firenze e che si pone come un momento di studio e di confronto ad alto livello su un tema affascinante. È un esempio di attività connaturate con il nostro Istituto, che dovremmo cercare, entro limiti ragionevoli, di incrementare. È assai confortante, a questo proposito, che già la sezione Lazio si sia offerta di organizzare il prossimo convegno, dedicato all’importante tema dell’origine dell’architettura fortificata tra residenza e difesa. Per qualità dei promotori e dei relatori, si presenta come un altro momento di studio ad alto livello. È solo la punta di un iceberg, in cui saranno sempre più coinvolte le strutture centrali dell’Istituto, che hanno anch’esse bisogno di una buona cura di “svecchiamento”. Già ha cominciato la sua attività la responsabile delle relazione esterne dell’Istituto, principessa Giovanelli. Altri tasselli operativi saranno messi a punto tra breve: così da avere un Istituto sempre più aggiornato, vitale e presente sul territorio. Vi ricordiamo, amici Sono mancati nei mesi scorsi due cari amici, che tanto hanno lavorato per il nostro Istituto: il presidente della sezione Trentino, architetto Flavio Pontalti, ed Enrico Schiavina, socio “storico” dell’Istituto, di cui era anche stato a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta vicepresidente. Al di là dei differentissimi percorsi umani e professionali - responsabile di una delle più importanti aziende di restauro italiane Schiavina, funzionario della Soprintendenza Pontalti, vi erano vari aspetti che li univano (al di là, come ambedue ammettevano con sorridente indulgenza, di un cordiale amore per la buona tavola): il tratto sorridente e affabile, la tenacia e attenzione sul lavoro, portata sino alla pignoleria - e che in Schiavina trovavano espressione nei suoi cesellatissimi, “parlanti” disegni di rilievo -, una visione sdrammatizzante e serena della vita e dei rapporti umani, che sta diventando sempre più rara. Li ricorderemo per sempre sorridenti e amichevoli: un destino che sempre meno persone possono vantare. Flavio Conti 4 Cronache Castellane L’ osservatorio Bard (AO). La roccaforte di Bard da una stampa di E. Aubert. Nell’immagine la fortezza di Bard, prima dei restauri. Il forte, situato su un promontorio, occupa quasi tutta la larghezza della vallata. Fina dalle epoche più remote è stato il naturale ostacolo a ogni invasione della Valle d’Aosta dal nord. IL FORTE DI BARD RIAPRE ALL’INSEGNA DELL’ARTE E DELLA CULTURA ALPINA B ARD. Le parole spese negli ultimi decenni da amministratori di ogni età e partito hanno lasciato il posto ai fatti. Il mastodontico Forte di Bard, arrampicato sulla rocca che sbarra la vallata centrale della Dora Baltea e affacciato su uno splendido borgo, ha smesso di essere un monumento all’incuria. La Regione Valle d’Aosta, con 40 milioni di euro messi a disposizione in gran parte (30) dal Fondo sociale europeo e dallo Stato italiano, è pronta a restituire al pubblico una delle più grandi fortificazioni dell’arco alpino, rasa al suolo nel 1800 da Napoleone e fatta ricostruire quarant’anni dopo da Carlo Felice. «Da una macchina da guerra abbiamo creato una macchina di pace» commenta il presidente della Valle d’Aosta Luciano Caveri, che guida anche l’Associazione Forte di Bard (Regione, Compagnia San Paolo e Fondazione Crt) chiamata a gestire la struttura. La prima parte dei lavori durati 6 anni è stata conclusa e, senza badare troppo alla superstizione, per la cerimonia inaugurale è stato scelto venerdì 13. L’occasione sarà sfruttata anche per il vernissage della mostra olimpica «Alpi di Sogno», allestita su una superficie di 500 metri quadrati nella parte più alta del Forte, l’Opera Carlo Alberto. E’ un viaggio nelle opere artistiche che dal 1800 al 1930 hanno dipinto la montagna in tutti i suoi aspetti. Sarà visitabile dal 15 gennaio al 17 settembre, tutti i giorni tranne il lunedì. Nella stessa Opera Carlo Alberto è stato realizzato il «Museo delle Alpi», dove la multimedialità permetterà al pubblico di camminare attraverso le vette più alte d’Europa, cogliendone i lati più suggestivi e spettacolari. Il progetto per il recupero del Forte di Bard abbraccia l’intera Bassa Valle, fino a Pont-Saint-Martin, con una serie di interventi collaterali. Alla base del forte è stato realizzato un parcheggio coperto dal quale, con ascensori panoramici, si sale dritti all’interno della fortificazione. Negli altri livelli della colossale opera sono già pronti un «Hôtel de Charme» di undici stanze, un ristorante, una caffetteria e una serie di negozi specializzati, per i quali la Regione sta predisponendo i bandi di appalto delle gestioni. Entro il 2007 apriranno il Museo dei ragazzi, il Museo del Forte (che sarà visitabile anche con il fascino delle ore notturne) e il Museo delle frontiere. I lavori hanno coinvolto anche il vicino borgo di Bard, ripavimentato e illuminato, con il restauro di quattro edifici storici. Per la Valle d’Aosta, il Forte di Bard è molto più di un semplice recupero storico-culturale. Il progetto rappresenta uno dei punti di forza su cui concentrare lo sviluppo turistico futuro. Per il primo anno sono attesi 60 mila visitatori ma, nelle stime fatte tempo fa, una volta conclusi tutti gli interventi si dovrebbe arrivare alla soglia dei 200 mila. Tra quelle antiche mura si concentreranno storia, cultura, ambiente e arte. I musei saranno il punto fermo, attorno al quale ruoteranno le mostre, i concerti, le conferenze, le proiezioni, i convegni.. Stefano Sergi La Stampa, 9 gennaio 2006 RECUPERO E CONSERVAZIONE DEI CASTELLI VISCONTI VENOSTA A GROSIO IN VALTELLINA I l 14 luglio 2006, a Grosio (SO) in Valtellina, è stato inaugurato il nuovo percorso di visita alle incinsioni rupestri ed ai castelli Visconti Venosta. ll complesso fortificato dei castelli Visconti Venosta si compone di due nuclei castellani: il castello di S. Faustino o Castello Vecchio X-XI sec. ed il Castello Nuovo XIV sec. Costruite in epoche diverse per rispondere a precise esigenze amministrative e strategiche, le due fortificazioni ebbero successivamente storia comune essendo entrambe affidate in custodia alla famiglia Venosta. Nel 1979, il Castello di S. Faustino ed il Castello Nuovo sono stati donati dall’ultimo discendente al Comune di Grosio, che con il limitrofo Comune di Grosotto, la Provincia di Sondrio, la Comunità Montana Valtellina di Tirano ha istituito il Consorzio per il Parco delle Incisioni Cronache Castellane Rupestri di Grosio, a cui è attualmente riconosciuta la proprietà ed affidata la gestione del bene stesso. Nel 1997 il Parco ottiene un contributo per l’importo di £. 1.200.000.000 per il recupero e la conservazione del complesso fortificato con i fondi della Legge Valtellina n° 102/90, istituita per disciplinare le disposizioni per la ricostruzione e la rinascita della Valtellina e delle adiacenti zone colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche dei mesi di luglio ed agosto 1987. Alla fine del 1997 l’ente proprietario procede alla gara per l’affidamento dell’incarico di progettazione, che viene assegnato nell’aprile 1998 al Gruppo di Studio e di Progettazione composto da prof. arch. Francesco Doglioni, prof. arch. Gian Pietro Brogiolo, ing. Paolo Faccio, arch. Giorgia Gentilini. Nel settembre 1998 si procede alla consegna del progetto esecutivo che ottiene nell’ottobre 1998 il nulla osta della Sovrintendenza ai Beni Archeologici e della Sovrintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Milano e nel dicembre 1998 la concessione da parte del Comune di Grosio. Il finanziamento stanziato è stato suddiviso in: a) lavori di consolidamento, b) lavori di scavo archeologico. I lavori, con Direzione Lavori dell’arch. Giorgia Gentilini e consulenza strutturale dell’ing. Paolo Faccio, si sono conclusi in maggio 2001. L’intervento strutturale è stato complesso. Il manufatto presenta due problematiche distinte, una di tipo generale, riguardante le integrazioni murarie e la riorganizzazione di murature, l’altra di tipo puntuale relativa a problemi specifici prevalentemente riguardanti le torri. Gli interventi generali hanno comportato alcune riflessioni sulle tecniche di integrazione, in particolare sul come definire le nuove compagini murarie. L’accurata ricognizione sulle tecniche esistenti ha consentito di rilevare la frequenza degli elementi di fascia e di punta - disposizione dei blocchi lapidei paralleli al piano murario e trasversali -, fattore che incide fortemente sulla qualità meccanica della muratura. Questo aspetto è stato sistematizzato e applicato nelle nuove apposizioni, consentendo la realizzazione di elementi che hanno una matrice costruttiva reperita nel manufatto, ottimizzata nel comportamento strutturale e riconoscibile nell’aspetto. Gli interventi puntuali hanno come logica di intervento il ricorso, per quanto possibile, a interventi attivi – interventi che tendono a gestire gli enti sollecitanti – con l’intento di consentire calibrature nel tempo delle opere di consolidamento e tendenzialmente renderle aggiornabili nel caso di modifiche delle destinazioni d’uso. LE INCISIONI RUPESTRI DELLA RUPE MAGNA La pratica di incidere le superfici rocciose è ben attestata in tutto l’arco alpino, dalla Valle d’Aosta al Veneto. In Lombardia esistono due aree con forte concentrazione di arte rupestre: la Valle Camonica e la Valtellina, che mostrano analogie ma anche caratteristiche locali. La maggior parte delle incisioni rupestri è stata realizzata con la tecnica detta “a martellina”, ottenuta picchiettando la superficie rocciosa con uno strumento di pietra, che crea piccole concavità di forma circolare. Un’altra tecnica adottata è quella “filiforme” o “a graffito”: in questo caso le raffigurazioni sono ottenute incidendo la superficie rocciosa con uno strumento a punta. In Valtellina il gruppo di incisioni più consisten- 5 te è quello di Grosio: oltre alle incisioni presenti sulla Rupe Magna, scoperte nel 1966 da Davide Pace, altre rocce incise (circa 50) sono state rinvenute, sempre dal Pace (1970), sul Dosso Giroldo, situato a Nord del Dosso dei Castelli. La Rupe Magna deve la sua morfologia all’azione del ghiacciaio valtellinese: il lento e continuo scorrimento dei detriti trascinati dalle “lingue” glaciali della Valle dell’Adda e del torrente Roasco ha modellato con ampie montonature la superficie rocciosa. Numerosi sono i temi figurativi incisi sulla Rupe Magna: figure antropomorfe, tra le quali si riconoscono oranti, armati e lottatori, figure di animali, figure geometriche, coppelle, rastrelli e croci. Le incisioni, datate sulla base dei confronti con oggetti provenienti da scavi archeologici e su analisi stilistiche, furono realizzate tra la fine del Neolitico (IV millennio a.C.) e l’età del Ferro (I millennio a.C.). Tra il 1991 e il 1995 le incisioni della Rupe Magna sono state rilevate e studiate integralmente. È stato così possibile verificare che le incisioni, oltre 5000, sono variamente distribuite sull’intera superficie rocciosa che, con le sue misure (84 m di lunghezza e 35 m di larghezza), è una delle più grandi delle Alpi. Paolo Faccio e Giorgia Gentilini Grosio (SO). Castello Nuovo, fondato nella seconda metà del XIV secolo. È caratterizzato da una doppia cortina di mura e da una torre interna fortificata. Le incisioni rupestri della Rupe Magna furono realizzate tra la fine del Neolitico (IV millennio a.C.) e l’età del Ferro (I millennio a.C.). 6 A Cronache Castellane ttività dell’Istituto Roma. Il Vittoriano. CXIII CONSIGLIO SCIENTIFICO Roma, Palazzo Borghese, 17 giugno 2006 Presenti: Carafa, Calderazzi, Chiarizia, Conti, Corazzi, De Tommasi, Fasanella, Foramitti, Gentilini, Jacobone, Labaa, Maglio, Malchiodi, Marchesi, Mariano, Martegani, Mauro, Montaldo, Palloni, Taddei, Ventimiglia, Viglino Davico, Villari. Assenti giustificati: Carbonara, Cuppini, Guida, Manenti Valli. Assenti: Magnano, Palazzo, Perbellini, Santoro, Tamborini, Valente, Viganò. Uditori: Fenici, Novelli. Il Presidente Taddei apre la seduta alle 15.30 ringraziando la sezione Lazio per l’ospitalità. Taddei ricorda al consiglio scientifico la necessità di procedere all’elezione di un nuovo presidente in quanto il suo mandato è scaduto ed inoltre non rinnovabile. Conti rammenta che la presidenza del consiglio scientifico è una carica che obbliga ad una notevole attività ed implica un’assidua presenza, anche nell’ottica del potenziamento delle attività prettamente scientifiche del consiglio scientifico e di una sua maggiore distinzione di ruolo rispetto al consiglio direttivo. Richiede inoltre buone doti di equilibrio e di capacità di mediazione, oltre alla capacità di lavorare in gruppo e di motivare – stimolando e non redarguendo – i membri del Consiglio. Palloni propone come candidato De Tommasi. Fasanella propone la candidatura di Carafa. Taddei chiede che la nomina del presidente provenga, come tradizione dell’Istituto, da una tranquilla discussione senza contrapposizioni. Jacobone propone che i candidati proposti espongano le loro opinioni e proposte per il futuro del consiglio scientifico. Viene comuqnue osservato che l’argomento non è stato posto all’ordine del giorno. Dopo ampia discussione, il Consiglio decide di rinviare la scelta del futuro presidente alla prossima riunione di Ferrara. 1) Approvazione del verbale della seduta precedente Il Consiglio, preso atto di due richieste di Corazzi e Labaa, approva il verbale all’unanimità. 2) Comunicazioni del Presidente Taddei chiede che venga data maggiore informazione sull’iniziativa “Il castello diventa ...”, ma dice che non è molto chiaro dove debbano essere inviati i lavori e chi debba fare la prima valutazione. Dopo spiegazioni e precisazioni di Maglio, Villari, De Tommasi, Corazzi e Conti viene rinviato alla prossima riunione un approfondimento della questione. Viene chiesto a Maglio, Villari e Merendino di elaborare la questione. Taddei comunica che all’inizio del luglio 2007 il gruppo di Pistoia organizzerà un convegno sulle fortezze del mare dal titolo Aspetti dell’incastellamento europeo e mediterraneo, ed è disponibile a fornire i contatti a chi lo richiedesse. Taddei comunica che la sezione Molise ha proposto la candidatura dell’arch. Luigi Marino, docente di restauro alla facoltà di architettura di Firenze. Il Consiglio approva all’unanimità la cooptazione del professor Marino. 3) Risultati IX premio di laurea e preparazione X premio Taddei riferisce che sono pervenute 34 tesi di laurea di ottima qualità, anche specifiche di progettazione, una delle quali ha avuto il primo premio. Riferisce che nel corso dei lavori della commissione è stato deciso di escludere dal premio le tesi triennali e quelle di dottorato o scuola di specializzazione. Nell’occasione propone che il consiglio scientifico indirizzi la sua attività scientifica sulle modalità di affrontare il tema della progettazione degli interventi sull’architettura fortificata. 4) Situazione Atlante Castellano Viglino Davico presenta il lavoro sinora compiuto dalla sezione Piemonte, che ha potuto completare la catalogazione per le province di Torino e Cuneo, cioè circa la metà del territorio. Francesco Novelli espone alcuni esempi di schede realizzate. Il lavoro è costituito dall’analisi delle strutture fortificate organizzate secondo un sistema di percorsi a livello territoriale. Viglino Davico chiede a che punto siano i lavori delle altre sezioni. Conti risponde manifestando la sua soddisfazione per la qualità e per il progredire del lavoro della sezione Piemonte, e chiede se è nei loro programmi anche la copertura della Valle d’Aosta. Per quanto concerne le altre sezioni, risponde che la Liguria, il Veneto, l’Umbria e la Basilicata non hanno ancora prodotto risultati, la Lombardia ha sinora completato tre province, il Trentino ha completato la catalogazione di prima istanza, così come il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna ha completato tre province, alla Toscana manca il 30% del lavoro ma è senza risorse, ed anche le Marche ed il Lazio attendono finanziamenti, la Campania e la Sardegna hanno completato il lavoro, la Puglia ha completato tre province, la Calabria non ha eseguito la catalogazione ma ha pubblicato due libri da considerarsi esaustivi, la Sicilia, che pure ha realizzato una pubblicazione, ha cominciato il lavoro dell’Atlante ma ha anch’essa problemi di natura economica. Taddei dice che al di là delle singole iniziative, riscontra una generale carenza da parte delle sezioni nella redazione del data base, e propone che vengano convocati i delegati delle sezioni per una riunione. Il Consiglio approva, dopo un ampio dibattito in cui intervengono Foramitti, Malchiodi, Labaa, Taddei, Maglio, Conti. 5) Convegno di Ferrara organizzato dalla Sezione Emilia Romagna sulle “Misure del castello” Taddei riferisce dell’organizzazione del convegno di Ferrara previsto per il 13-14 ottobre 2006, nel corso del quale sono previsti vari gruppi di relazioni su diversi argomenti correlati al tema generale “Le misure del Cronache Castellane Castello”. Il convegno si pone come continuazione del precedente su “Le parole del castello”. 6) Ipotesi di convegno a Pisa su “Metodologie progettuali e operative sul restauro dell’architettura fortificata” Taddei riferisce della possibilità di organizzare il prossimo convegno a Pisa sul tema della progettazione e che verrà presto elaborata una prima bozza del programma. 7) Varie ed eventuali: Taddei dà lettura di una lettera distribuita da Palloni ai membri del consiglio scientifico concernente alcune proposte per il consiglio scientifico, nella quale si propone di: cooptare nel Consiglio membri di chiara fama e di accertata competenza nelle discipline utili al conseguimento degli scopi del consiglio scientifico; si ritiene che al momento le discipline meno rappresentate siano archeologia, iconografia e studi storici. Inizio di stesura di una bozza per una “Carta del restauro delle architetture fortificate”. Istituire la figura del membro corrispondente, il cui esatto inquadramento sarebbe da definire, ma che si vede come svincolato dall’obbligo di partecipazione alle sedute, pur potendo inviare proprie memorie ed osservazioni. Dedicare le sedute del consiglio scientifico, a sessioni alterne, al solo approfondimento scientifico su specifici argomenti. Dichiarazione dei singoli consiglieri delle specifiche aree di competenza, per le quali diverranno referenti nazionali. Richiedere ai membri la dichiarazione periodica dei progressi del proprio curriculum scientifico. Cercare di ottenere dal Ministero dei Beni Culturali la copertura dei costi di stampa di Castellum. Palloni chiede che l’Istituto istituisca dei contati con altre associazioni similari Conti risponde di aver preso contatti con associazioni spagnole, portoghesi e tedesche, e che gradirebbe che il Consiglio Scientifico designasse un membro che affianchi il presidente nelle iniziative di questo genere La riunione si conclude alle 17.30. Il segretario del Consiglio Scientifico Vittorio Foramitti CXVII CONSIGLIO DIRETTIVO Roma, Palazzo Borghese, 18 giugno 2006 Presenti: Appino Genco, Bellucci, Bragadin, Calderazzi, Caramanti, Chiappini, Chiarizia, Colmuto Zanella, Conti, De Tommasi, Fasanella, Fenici, Frezza Federici, Floris, Giusso del Galdo, Hardouin di Gallese, Labaa, Lampugnani, Marchesi, Martegani, Perrella, Pieragnoli, Rosati, Sabatini, Taddei, Ventimiglia, Villari. Deleghe: Del Carretto a Rosati, Giovanelli a Conti, Marchese a De Tommasi, Pignatelli a Giusso del Galdo, Quendolo a Conti, Rosboch a De Tommasi, Sammartini a Chiappini, Stagno d’Alcontres a Ventimiglia Uditori: Caputi, Carafa, Montaldo, Merendino Conti ringrazia calorosamente la Sezione Lazio, e in particolare la sua presidente, Altea Hardouin di Gallese, 7 la nuova consigliera eletta, Letizia Giovanelli, e Franca Genco per la sempre calorosa e raffinata accoglienza. Dà poi un caloroso benvenuto al nuovo Consiglio, che governerà l’Istituto per i prossimi tre anni, e gli augura un’attività fruttuosa e serena. Approvazione del verbale della riunione precedente Il verbale viene approvato all’unanimità. 2) Relazione morale del Presidente Conti fa un breve bilancio dei tre anni del suo mandato, rammentando alcuni risultati che gli appaiono positivi e mettendo per contro in luce alcuni punti negativi nell’andamento dell’Istituto nel triennio. Sottolinea come attraverso convegni, premi, pubblicazioni, manifestazioni, ricerche, schedature si sia notevolmente intensificata l’attività scientifica e auspica che l’Istituto, nato con questo scopo precipuo, possa andare avanti in tale direzione. Purtroppo il progetto dell’Atlante Castellano, in alcuni casi, ha un po’ rallentato il passo, ma confida di poter superare a breve questa impasse. Un altro aspetto molto importante è la mancanza di discordie e contenziosi all’interno delle sezioni e il buon lavoro svolto dalle sezioni stesse. Anche quelle sezioni che ultimamente hanno avuto qualche problema organizzativo, sono tornate o stanno tornando ad essere pienamente operative. Il presidente augura a questo proposito un fecondo lavoro ai neo presidenti di Liguria e Trentino, di recente eletti. C’è anche, purtroppo, una nota triste: la morte recente dell’architetto Pontalti, presidente della sezione Trentino, e quella, nei mesi scorsi, di Enrico Schiavina, già presidente della sezione EmiliaRomagna e vicepresidente nazionale dell’Istituto. Due, soprattutto, gli aspetti negativi: un certo calo, contenuto ma pur tuttavia avvertibile, dei soci (circa il 10%), e una situazione finanziaria ormai strutturalmente deficitaria nelle partite correnti. È bensì vero, per quanto riguarda il primo punto, che nell’ultimo anno c’è stata un’inversione di tendenza, che ci si augura possa continuare e rafforzarsi e che, per quanto attiene al secondo punto, il capitale accumulato ha permesso di ripianare il deficit. Tuttavia è necessario agire con decisione su ambedue queste situazioni. Per il prossimo triennio, nel caso di rielezione, Conti illustra in sintesi le sue intenzioni: - incentivare ancora l’attività scientifica, portando anche a compimento l’Atlante castellano d’Italia; a questo proposito Conti dice di aver preso contatti con una società che si occupa di Funds Searching per progetti scientifici e che potrebbe aiutarci a trovare i fondi necessari per incentivare tale attività; - aumentare il numero delle delegazioni sezionali, in modo da potere meglio incidere in forma diretta sul territorio; - ristrutturare l’organigramma dell’Istituto in modo da “decentralizzare” l’attività e da sfruttare meglio le competenze presenti nell’Istituto stesso dando a singole persone o a piccole commissioni deleghe specifiche. - affrontare, se possibile risolvere, il problema del bilancio ordinario dell’Istituto e del numero dei soci. Tra le situazioni “minori” vi è la necessità, per motivi puramente tecnici, di cambiare la sede legale di Castel Sant’Angelo, a cui non corrisponde più una presenza dell’Istituto in loco, con la possibilità di vari disguidi amministrativi, anche seri. La Sezione Lazio si occuperà di portare a compimento questo compito. 8 A Cronache Castellane ttività dell’Istituto È anche necessario, probabilmente, semplificare il logo dell’Istituto togliendo eventualmente quello di Europa Nostra, perché il doppio disegno e la lunghezza delle scritte creano vari inconvenienti. Chiappini obietta che togliere il simbolo di Europa Nostra sarebbe un errore, anche nei confronti di quei soci che tanto operano per ben rappresentarci presso il consiglio di Europa Nostra, che ci permette di mantenere contatti anche a livello europeo ed internazionale. Comunque la presidenza si farà carico di una proposta precisa, su cui si deciderà. 3) Relazione amministrativa del Segretario Generale Caramanti riferisce al Consiglio sulla sua attività negli ultimi tre anni di mandato: si è adoperato affinché l’Istituto, riconosciuto ONLUS, fosse completamente in regola con le leggi che riconoscono tale qualifica. A tal fine ha provveduto a far modificare, tramite votazione per posta, il Regolamento dell’Istituto. Ha migliorato la presentazione del bilancio, oggi completamente in regola con le norme vigenti. Sta studiando la possibilità di creare accanto all’Istituto una Fondazione che si curi degli aspetti finanziari e di promozione, affiancandoli a quelli scientifico-culturali propri dell’Istituto. 4) Approvazione del bilancio consuntivo 2005 e preventivo 2006 Caramanti illustra il bilancio e ne distribuisce copia ai presenti. Mostra come la situazione soci sia ora piuttosto stabile, anche se leggermente in discesa. La solita nota negativa è dovuta al fatto che l’anno 2005 si è chiuso in perdita. In più sono calati gli interessi attivi. Come il presidente ha fatto notare, la situazione economica dell’Istituto si è stabilizzata su una situazione di deficit costante. È possibile correggere questo andamento solo aumentando cospicuamente il numero dei soci e contemporaneamente accentuando l’utilizzo delle competenze scientifiche dell’Istituto, che dovrebbe “vendere” la sua consulenza e i suoi lavori scientifici. Sabatini legge la relazione del bilancio e si associa alle parole di Caramanti. Il bilancio viene approvato. 5) Elezione delle cariche sociali per il triennio 2006-2009 Conti ragguaglia il Consiglio Direttivo sull’esito del Consiglio Scientifico del giorno prima e informa i presenti che il prossimo ottobre a Ferrara si procederà all’elezione del nuovo presidente del Consiglio Scientifico. È inoltre stato cooptato all’interno del Consiglio Scientifico il prof. Marino, di chiara fama. Il Consiglio Direttivo ratifica all’unanimità questa cooptazione. Conti legge il verbale dello spoglio delle schede delle votazioni nazionali avvenute, come il solito, per posta. Presidente, Segretario Generale e Tesoriere si ricandidano. Non essendoci altri candidati, parte del Consiglio sostiene che non vi sia bisogno di procedere all’elezione a scrutinio segreto. Alcuni consiglieri sostengono che per regolarità è necessario invece procedere all’elezione con tale sistema. Vengono distribuite le schede di votazione per il presidente nazionale. Dopo che i Consiglieri hanno espresso il loro voto, si procede allo spoglio, il cui risultato è il seguente: Conti voti 33 Ventimiglia voti 3 Conti è eletto Presidente. Si procede alla elezione del Segretario e del Tesoriere per alzata di mano. Vengono riconfermati Caramanti e Sabatini. Risultano pertanto nominati l’arch. Flavio Conti, Presidente nazionale; il dottor Giancarlo Caramanti, Segretario generale, il dottor Paolo Sabatini, Tesoriere, a ciascuno dei quali sono attribuiti con firma singola tutti i poteri esecutivi previsti dall’articolo 8 dello Statuto sociale. Conti ringrazia tutti quelli che hanno voluto riporre ancora una volta la fiducia nel suo operato. Conti propone di riconfermare come vicepresidenti per il Nord e per il Sud Chiappini e Ventimiglia, mentre per il Centro, grazie alla cavalleresca rinuncia di Chiarizia, che il presidente ringrazia calorosamente per il suo operato, viene scelta come vicepresidente la neoeletta Letizia Giovannelli, che si occuperà anche di curare le Pubbliche Relazioni dell’Istituto. Il Consiglio approva. 6) Varie ed eventuali Labaa, quale responsabile del progetto “Attivo 2006” legge l’elenco delle sezioni che hanno aderito al progetto. Perrella ricorda che è necessario attenersi alla privacy dei soci, tanto che per tale motivo non ha aderito e chiede ragguagli sull’utilizzo dei nominativi eventualmente forniti. Labaa spiega che l’utilizzo è puramente statistico, perché, solo in base e al numero dei soci, alla loro dislocazione e alla loro professione può studiare un programma che porti all’aumento della base sociale. Perrella obbietta che basta inviare solo il numero dei soci, la professione e la residenza. Labaa conferma, anche se l’elenco completo sarebbe meglio e informa che per il prossimo Consiglio porterà un progetto da discutere insieme. Conti sollecita l’organizzazione di viaggi nazionali ed intersezionali. Per tale motivo è importante quanto meno comunicare tempestivamente la propria attività, in modo da poterla pubblicare sul sito e su Cronache Castellane. Bragadin illustra ai presenti il programma per il convegno di Ferrara del prossimo ottobre. Hanno aderito molti studiosi, soprattutto giovani, e di questo l’organizzazione è pienamente soddisfatta. Il convegno inizierà il pomeriggio di venerdì, mentre la mattina vi sarà una visita guidata al castello di Ferrara. Il convegno proseguirà sabato, con la premiazione finale dei vincitori del premio di Laurea. Viene distribuito l’elenco degli alberghi di Ferrara fornito dallo studio Manenti Valli, in modo da poter prenotare per tempo. Bragadin, tornando al discorso della Fondazione, sottolinea i problemi legati alla creazione di una tale struttura, primo fra tutti quello, di difficile soluzione, del Socio Fondatore, che per la nostra Fondazione sarebbe uno solo, ha pieni poteri e non può essere rimosso. Ciò provocherebbe la totale mancanza di controllo della Fondazione da parte dell’Istituto. Conti sottolinea che se questo è lo scoglio, è necessario aggirarlo, altrimenti non sarà possibile creare la Fondazione. Altri consiglieri, pur nell’ambito di una generale approvazione del progetto, esprimono qualche perplessità, sottolineando come sia importante che non si snaturi l’Istituto. Conti farà pervenire ad ognuno, insieme al verbale, la bozza di progetto studiata da Caramanti, in modo che ogni Consigliere possa prenderne visione e meditare, così da arrivane nel prossimo Consiglio a esprimere opinioni informate e meditate. Cronache Castellane 7) Convocazione prossimo Consiglio Direttivo e Scientifico Ferrara, sabato 14 ottobre 2006 - Consiglio Scientifico dell’Istituto e premiazione Premio di Laurea. Ferrara, domenica 15 ottobre 2006 – Consiglio Direttivo dell’Istituto. La seduta è tolta alle h. 12,20. Il segretario Giancarlo Caramanti Il presidente Flavio Conti VERBALE DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA DELL’ISTITUTO Roma,, Palazzo Borghese, 18 giugno 2006 A lle ore 12,45 il presidente Conti apre la riunione ringraziando gli intervenuti e la Sezione Lazio che ospita l’assemblea nella sua Sede. Constatata la validità della convocazione e delle presenze, invita il dott. Caramanti a fungere da segretario dell’assemblea e passa alla discussione dell’ordine del giorno. 1) Approvazione del bilancio al 31.12.2005 Il segretario distribuisce agli intervenuti il fascicolo del bilancio consuntivo per l’anno 2005, in precedenza approvato dal Consiglio direttivo, e ne commenta le singole voci. Legge poi, a nome del Collegio dei Revisori, la Relazione del collegio predisposta per l’assemblea. Il presidente chiede quindi che il bilancio consuntivo per l’anno 2005 venga approvato, riportando la perdita di euro 28.436 a riduzione del Patrimonio netto. L’assemblea approva. 2) Approvazione del bilancio preventivo per l’anno 2006 Il presidente chiede l’approvazione del bilancio preventivo per l’anno 2006 che prevede un risultato negativo di euro 23.000, segnalando che però tale risultato è possibile solo se gli incassi dai soci potranno aumentare ed a condizione che il contributo ministeriale ci venga riconosciuto nell’entità richiesta. L’assemblea approva. 2) Varie ed eventuali Il Presidente ricorda l’obbligo di uniformarsi alle nuove disposizioni in materia di “Privacy” previste dal recente Decreto Legislativo 30 giugno 2003 n. 196 entrato in vigore il 1° gennaio 2004 in sostituzione della precedente legge 675. Dopo aver spiegato le finalità della legge, egli chiede ai presenti di autorizzare il Consiglio a: assicurare il completo rispetto delle disposizioni di legge; autorizzare l’impiego delle banche dati in conformità della legge; definire le regole di comportamento concernenti il trattamento dei dati personali; adottare le dovute misure di sicurezza dei dati personali; chiedere le prescritte autorizzazioni ed effettuare le relative notificazioni, nei casi previsti dalla legge; rappresentare l’Istituto davanti al Garante nei procedimenti amministrativi. Null’altro essendovi a deliberare, l’assemblea è chiusa alle ore 13,30. L’assemblea approva. Il segretario Giancarlo Caramanti Il presidente Flavio Conti 9 RELAZIONE DEL SEGRETARIO E DEL TESORIERE SUL CONSUNTIVO 2005 E SUL PREVENTIVO 2006 a perdita conseguita nell’anno 2005 (28,4 mila) risulta superiore a quella dell’esercizio precedente (19,4 mila) per il solo fatto che in quell’anno è stato utilizzato totalmente il fondo di riserva di 15,5 mila euro stanziato nei vari anni per il Congresso Nazionale. L’anno 2004 infatti era stato l’anno della celebrazione del quarantesimo anniversario della costituzione dell’Istituto, avvenuta mediante molteplici manifestazioni a livello nazionale e culminate con il Congresso Nazionale di Firenze. La perdita è sostanzialmente dovuta ai ridotti incassi di quote sociali (-10,0 mila) a nuove spese per attrezzature della Segreteria gen.le (+2,1 mila) al maggior costo delle spese telefoniche ed informatiche (+1,5 mila) al maggior costo delle collaborazioni (+2,4 mila) ed al ridotto introito di interessi attivi (-1,0 mila). Le spese per la redazione di Cronache, Castellum, quelle per le manifestazioni istituzionali e di rappresentanza, si mantengono nella usuale media annua. In conseguenza della nuova perdita le disponibilità finanziarie liquide si riducono ulteriormente, da 153,9 mila euro a 127,2 mila, anche se quelle presso le sezioni (riferite all’anno precedente e non disponibili) rimangono stabili sul livello di circa 180.000 euro. Gli investimenti finanziari, ormai non riescono più a contribuire alla copertura della perdita della gestione ordinaria, sia per i ridotti tassi del reddito fisso, che per l’effetto dei continui realizzi per necessità di tesoreria. Il preventivo 2006 presenta una perdita che potrà essere contenuta nei limiti di quella del presente esercizio, solo se si potranno recuperare i livelli d’incasso di quote sociali degli anni passati, contando altresì sull’assegnazione di un contributo ministeriale corrispondente all’entità richiesta in domanda. La redazione del presente bilancio, viene effettuata secondo i requisiti dell’art. 2427 del C.C. L Il Segretario generale Dr. Giancarlo Caramanti Il Tesoriere Dr. Paolo Sabatini RELAZIONE DEL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI Signori Consoci, ll bilancio dell’anno 2005 che viene presentato alla vostra approvazione, fornisce la composizione del patrimonio sociale , così come previsto dall’art.4 dello Statuto, nel rispetto della normativa vigente, e così si riassume: Titoli di Stato, fondi, obbligazioni, crediti ed altre attività liquide euro 516.526 Patrimonio sociale e Fondo di Riserva Debiti diversi 502.816 13.710 516.526 Il patrimonio sociale include l’importo di euro 180.760 vincolato quale riserva indisponibile, come previsto dal D.P.L. n.° 11 del 31.1.1991, pubblicato sulla G.U. n.° 133 del 8.6.91. Le relazioni del Consiglio e del Tesoriere danno ampio 10 A Cronache Castellane ttività dell’Istituto dettaglio dei movimenti avvenuti nel corso dell’anno 2005 e pertanto ad esse Vi rimandiamo. Abbiamo esaminato il preventivo per l’anno 2006 e ne condividiamo le indicazioni in esso contenute. Nel corso dell’esercizio abbiamo provveduto ad effettuare le verifiche di nostra competenza alla contabilità tenuta dalla Segreteria Generale dell’Istituto. Attestiamo che il presente bilancio è redatto secondo i requisiti stabiliti dall’art. 2427 del C.C. e si compone pertanto dello Stato Patrimoniale, Conto economico e Nota Integrativa. Ad esso viene allegato il rendiconto consolidato al 31.12.2004 della gestione economica di tutte le sezioni, essendo quello dell’anno 2005 disponibile solo dopo la celebrazione della vostra assemblea. Al riguardo ricordiamo che a termini di Statuto e di Regolamento, la gestione dei fatti amministrativi dell’Istituto è svolta direttamente ed in modo autonomo dalla Segreteria Generale di Milano e dalle singole Sezioni, ciascuno di tali Enti operante con proprie contabilità separate. Pertanto i fondi disponibili presso le Sezioni, riportati nei singoli Rendiconti delle Sezioni ed approvati annualmente dalle rispettive assemblee a norma di quanto previsto dagli artt. 12 e 13 del Regolamento, sono inclusi nel patrimonio netto dell’Istituto, ma sono utilizzabili solo dalle relative sezioni per le loro finalità operative. Vi invitiamo a voler approvare il Bilancio Consuntivo dell’anno 2005 ed il Preventivo per il 2006, così come propostovi dal Consiglio Direttivo. I REVISORI DEI CONTI: Dott. Luigi Piceci, Rag. Bruno Bagnoli, Dott. Giampietro Lauri NOTA INTEGRATIVA AL BILANCIO AL 31.12.2005 (a norma dell’art. 2427 del Codice civile) Principi e metodi contabili Il bilancio dell’esercizio è stato predisposto in base alla normativa vigente e con l’accordo del Collegio dei Revisori, applicando principi contabili omogenei con quelli dell’esercizio precedente. Vengono indicati anche i fondi in giacenza presso le Sezioni alla data dell’anno precedente, essendo quelli dell’anno in esame disponibili solo dopo l’approvazione dei rispettivi bilanci. Composizione delle voci e variazioni rispetto al 2004: Roma. Ara Pacis Augustae STATO PATRIMONIALE Crediti verso soci Passano da euro 55,9 mila a euro 27,6 mila. Titoli Sono esposti al valore adeguato a quello di mercato al 31.12.2005. Passano da euro 311,7 mila a euro 267,8 mila e sono così composti: -Titoli di Stato: euro 80,0 mila -Fondi obbligazionari 27,0 -Obbligazioni Italia: 88,8 -Obbligazioni Estero: 72,0 Fondi presso Sezioni anno precedente Passano da euro 195 mila a euro 181 mila e sono così ripartiti: Sezione Campania euro 16,8 mila Sezione Sardegna (SS) 25,5 Sezione Lazio 47,8 Sezione Marche 16,4 Sezione Toscana 13,2 Sezione Umbria 10,9 Sezione Puglia 13,7 Altre sezioni 36,7 Attivo circolante Passa da euro 22,9 mila a euro 40,2 mila così composto: - valori in cassa, banche e c/postale. euro 24,9 mila. - crediti verso Sezioni diverse 6,3 - crediti pubblicità 2,0 - incassi in corso al 31.12.05 da sezioni 7,0 Patrimonio netto Passa da euro 573,6 mila a euro 502,8 mila ed è così composto: saldo al 31.12.04: euro 573,6 mila. - risultato del periodo: -28,4 - decremento crediti verso soci -28,3 - decremento fondi presso sezioni -14,0 Debiti Passano da euro 12,0 mila a euro 13,7 mila e sono inerenti a compensi professionali maturati ma non ancora corrisposti ed a fatture da pagare. CONTO ECONOMICO: nel raffronto con l’esercizio precedente non figura più l’utilizzo del fondo per il Congresso Nazionale. Ulteriori informazioni vengono date nella relazione del Tesoriere. RENDICONTO DI TESORERIA La disponibilità finale è rappresentata dai titoli e circolante, al netto della Riserva Vincolata. Cronache Castellane 11 ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI RENDICONTO AL 31 DICEMBRE 2005 (euro) SITUAZIONE PATRIMONIALE ATTIVO A) Crediti v/ soci B) Immobilizzazioni III. 3. Titoli 4. Fondi presso Sez. anno prec. C) Attivo circolante IV. 1. Depositi bancari e postali 2. Denaro e valori in cassa 3 Crediti diversi Totale attivo (A+B+C) ANNO 2005 27.554 ANNO 2004 55.908 267.791 181.000 311.711 195.000 24.451 439 15.291 516.526 10.618 91 12.278 585.606 322.056 180.760 0 392.846 180.760 0 13.710 12.000 516.526 585.606 550.000 TOTALE A) ANNO 2005 101.824 5.998 5.590 113.412 ANNO 2004 111.835 5.751 3.888 121.474 PREV.2006 110.000 10.000 5.000 125.000 -55.918 -10.753 -20.290 -6.349 -4.959 -5.554 -2.086 0 -49.991 -17.987 -7.973 -3.874 -32.263 -168.006 15.477 -152.529 -55.000 TOTALE B) -50.912 -8.000 -20.190 -5.366 -6.947 -7.059 -1.147 -1.023 -49.732 -20.308 -8.229 -4.123 -19.206 -152.510 0 -152.510 -50.000 -20.000 -8.000 -5.000 -20.000 -158.000 0 -158.000 -39.098 10.662 -28.436 -31.055 11.617 -19.438 -33.000 10.000 -23.000 161.375 -19.438 12.001 153.938 127.000 -23.000 PASSIVO A) Patrimonio netto VII Riserva vincolata VIII Fondo per Congresso Nazionale D) Debiti 6. Verso fornitori 12. verso istituti previdenziali e soc. Totale passivo (A+D) PREV.2006 550.000 CONTO ECONOMICO ENTRATE A) 5 Quote sociali Contributo Ministero Beni Culturali Proventi da attività collaterali USCITE B) 6 Attività delle Sezioni B) 6 Spese generali: Castellum Cronache Spedizioni Cancell.e manutenz. Luce,telefono,internet Postali Diverse e tasse B) 7 Compensi professionali lordi B) 8 Affitto locali B)14 Spese di rappresentanza Spese per manifestazioni istituzionali Utilizzo fondo per Congresso Nazionale DIFFERENZA A-B c) 16 Interessi attivi RISULTATO (A-B+C) RENDICONTO DI TESORERIA Disponib. inizio anno (escl.ris.vinc.e fondi sez) Risultato del periodo Variazione crediti/debiti Disponib.fine anno (escl.ris.vinc.e fondi sez.) 153.938 -28.436 1.710 127.212 104.000 12 A Cronache Castellane ttività dell’Istituto VERBALE DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE DEL IX PREMIO DI LAUREA SULL’ARCHITETTURA FORTIFICATA l giorno 10 giugno 2006 si è riunita a Milano, presso i locali della segreteria generale dell’Istituto Italiano dei Castelli, la giuria del IX Premio di laurea sull’architettura fortificata. Erano presenti: il presidente nazionale dell’Istituto, prof. arch. Flavio Conti, il prof. arch. Domenico Taddei, presidente del Consiglio Scientifico, l’ing. Antonino Lentini, l’arch. GianMaria Labaa, il prof. arch. Roberto Corazzi, l’arch. Vittorio Foramitti, l’ing. Dino Palloni, il prof. arch. Gianni Perbellini. Constatata la validità della convocazione e della riunione, i lavori vengono aperti alle ore 10,00. Sono arrivate presso la segreteria dell’Istituto 34 tesi provenienti rispettivamente dalle seguenti sedi universitarie: Ancona (1), Bari (1), Camerino (1), Catania (1), Ferrara (1), Firenze (2), Genova (3), L’Aquila (3), Milano (2), Napoli (8), Pisa (2), Reggio Calabria (1), Roma (4), Torino (1), Trento (1), Venezia (2), per un totale di 40 partecipanti. Dopo approfondita analisi e discussione, la giuria assegna i seguenti premi: 1° premio: Tesi: Espugnare una fortezza. Riqualificazione di un sistema museale archeologico all’interno della fortezza del Priamar in Savona, discussa presso la Facoltà di Architettura di Milano, Campus Leonardo (MN), autori Davide Corti e Davide Corti, relatore prof. M. Albini, per la capacità inventiva e propositiva della proposta, espressa con linguaggio deciso e innovativo. I La Rocca di Dovadola (FC). La fortezza del Priamar in Savona. 2° premio Tesi: La Rocca di Dovadola (FC): analisi, studio e ipotesi di restauro, discussa presso la Facoltà di Archiettura di Ferrara, autori Laura Baltazzi e Marina Spadini, relatore prof. A. Ugolini, per la corretta e puntigliosa cura analitica e per la coerenza progettuale che caratterizza il lavoro. 3° premio Tesi: Il castello di Prata Sannita: lettura stratigrafica delle strutture murarie e proposta di restauro – Il borgo di Prata Sannita: ricerche e proposte. Il progetto di rifunzionalizzazione del castello, discussa presso la Facoltà di Architettura di Napoli, autrici Giovanna Compagnone e Elisa di Santillo, relatore prof. R. Dalla Negra, per la corretta metodologia di approccio al tema. 4° premio ex aequo Tesi: La Rocca Nuova di Serravalle Pistoiese: rilievo e ipotesi di riuso, discussa presso la Facoltà di Architettura di Firenze, autore Barbara Fortini, relatore prof. R. Corazzi, per l’approfondimento grafico e operativo del rilievo e l’attenzione della proposta. Tesi: Studio storico, restauro e riuso del “Torrione” di Anguillara, discussa presso la Facoltà di Architettura di Roma, autrice Alessandra Tolfa relatore prof. arch. G. Palmerio, per la buona consistenza dell’insieme e il corretto legame tra rilievo e proposta. La giuria ha inoltre deliberato di assegnare un attestato di segnalazione, per l’interesse presentato, alle seguenti tesi: Alessandro Aliberti, La Torre del Centino: analisi e ipotesi di riuso, relatore prof. R. Corazzi, Facoltà di Architettura di Firenze Cosimo Ruggiero, Progetto di restauro conservativo e ristrutturazione edilizia per riuso della masseria fortificata “Badessa”, relatore prof. R. Antonucci, Facoltà di Ingegneria di Ancona. Claudia Fantino, I parchi urbani di Jülich e Lucca: abbattimento e conservazione di sistemi fortificati “alla moderna” relatore prof. M. A. Giusti, Facoltà di Architettura di Torino. Salvatore Micelli, Il restauro delle strutture castellane – Il Castello Aragonese di Taranto, relatore prof. G.B. De Tommasi, Facoltà di Ingegneria di Bari. Cristina Salotti, Pisa: costruzione e gestione delle fortificazioni in età moderna, relatore prof. L. Nuti, Facoltà di Architettura di Lettere di Pisa. Paola Zazzara, Studio e progetto di restauro del castello Cantelmo in Popoli (PE), relatore prof. D. Fiorani, Facoltà di Ingegneria dell’Aquila. Avendo concluso i lavori, la giuria toglie la riunione alle ore 17,15. Il presidente dell’Istituto Flavio Conti Il presidente del Consiglio Scientifico Domenico Taddei Col o m b o COLLEZIONE VILLA OLM O La ditta Colombo, fondata lo scorso secolo da due mobilieri, Filippo e Carlo, è cresciuta e si è estesa, divenendo una delle principali aziende del mobile in Europa e negli U.S.A. Armonizzandosi con il mercato ed i gusti in continua Colombo Mobili S.r.l. - 20036 Meda (MI) - Via Verdi 23 Telefono 0362.34.05.72/3/4 - Telefax 0362.34.05.80 e-mail: [email protected] - http://www.colombomobili.com 14 A Cronache Castellane ttività delle sezioni Calabria IN RICORDO DI PISANA MANES Monte Sant’Angelo (FG). Il campanile a pianta ottagonale della basilica di San Michele Arcangelo. La Sacra di San Michele (TO). Detta anche Abbazia della Chiusa, è un imponente complesso di edifici situato allo sbocco della Valle di Susa. Fu uno dei più importanti monasteri fortificati, risalente al IX-XIV sec. Dopo il terremoto del 1885 fu restaurata da Alfredo D’Andrade che costruì robusti contrafforti per consolidarne la struttura. 11 maggio 2006 si è serenamente spenta la N.D. Pisana Manes, socia fin dagli anni ’60 della sezione Lazio, la cui figura vorremmo fosse qui ricordata per la sua appassionata pertecipazione alla vita dell’Istituto, svolta in sordina e per dir così dietro le quinte, con grande, discreta disponibilità. Nata a Roma nel 1921, dall’onorevole Carlo, calabrese, e dalla N.D. Luigia Pisani, originaria e sempre affezionatissima di Venezia, acquisì al Liceo Mamiani e poi alla Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza, solide e vivaci basi culturali. Fin da giovanissima aveva frequentato le scelte e variegate amicizie dei genitori, tra le quali spiccavano figure di grande rilievo scientifico e culturale, basti ricordare Fermi e Almagià. Dopo una coraggiosa e proficua esperienza da giovane imprenditrice ante-litteram, nella difficile realtà agragria della Calabria del primo dopoguerra, era tornata nella natìa Roma, dove ben presto si trovò coinvolta, tramite sue care Amiche, a condividere e sostenere quelle attività dell’Istituto non tecnico-scientifiche, ma di natura sodale e sociale che per anni costituirono un valido supporto alla promozione dello sviluppo e dell’arricchimento delle adesioni, favorendo la diffusione dei valori e dei contenuti più profondi dell’Istituto nella società italiana. Probabilmente sono ormai pochi i soci che ne ricordino l’immancabile presenza alle visite per tanti anni meravigliosamente condotte dal Prof. Pietrangeli, o ai viaggi di studio all’estero, di molti dei quali, insieme o alternandosi con le altre Amiche, Pisana Manes ne stilava le gradevoli cronache. Per l’età e soprattutto per qualche difficoltà motoria aveva da tempo lasciato il campo, ma la sua Figura, la sua affezionata partecipazione alla vita della Sezione Lazio meritano di essere salutate un’ultima volta da queste pagine. Francesco Mollo Campania SANTUARI, PELLEGRINAGGI E DINAMICHE TERRITORIALI NEL MEZZOGIORNO MEDIEVALE. I l relatore Prof. Giovanni Vitolo, l’11 febbraio 2006 ha analizzato specificamente alcuni santuari dedicati a S. Michele Arcangelo mostrando come essi siano strettamente legati ad un pellegrinaggio di portata internazionale. I santuari ed i pellegrinaggi sono profondamente legati all’organizzazione del territorio, all’economia, ed alla società in genere. In particolare, così come il castello, il santuario risulta un punto di osservazione privilegiato della società medievale. Nel Medioevo, infatti, si procede ad una riorganizzazione globale che ha come filo conduttore la storia religiosa, che si lega a quella economica e sociale. Il pellegrinaggio, di chiara connotazione religiosa, nasce dal desiderio di recarsi in un luogo dove si ritiene che la divinità abbia manifestato in modo particolare, evidente, la sua presenza. Il pellegrino non è un uomo qualsiasi in quanto viene qualificato e protetto dalla Chiesa, con una cerimonia di vestizione che precede la sua partenza. Allo scopo di facilitare il suo cammino, lungo i percorsi che si vanno delineando, sorgono delle strutture di accoglienza, come anche guide e prontuari per il pellegrino. Queste strutture di accoglienza influenzano la scelta dei percorsi e pertanto l’organizzazione della rete stradale, costituita per lo più da un fascio di percorsi, un’area più che da una strada vera e propria. Nascono gli ospedali, centri di accoglienza, assistenza e cura. Come i percorsi anche le mete si vanno modificando nel tempo: i santuari diventano elementi di complicazione nell’organizzazione del territorio da parte della Chiesa, in quanto scardinano la gerarchia territoriale dei distretti, portando i fedeli al di fuori del loro contesto ed in un contesto che si modifica in quanto prodotto dell’uomo. Tra i numerosi tipi di santuario descritti dal relatore, molti dei quali posti lungo percorsi di pellegrinaggio a scala internazionale, si segnalano quelli più antichi, i santuari martoriali, nati cioè sul luogo dove il santo ha subito il martirio o dove sono conservati i suoi resti, come quelli di Cimitile e Modena, i santuari epifanici, tra cui si ricordano quelli “dell’Angelo” come Monte S. Angelo e S. Michele di Ossara in Puglia, Mont Saint Michel in Francia, S. Michele della Chiusa in Val di Susa, quelli “mariani” come Montevergine in Campania. PARTECIPAZIONE A MANIFESTAZIONI DI RILEVANTE INTERESSE CULTURALE: GALASSIA GUTENBERG L a sezione Campania ha partecipato alla XVII edizione della mostra mercato del libro “Galassia Gutenberg” svoltasi quest’anno a Castel dell’Ovo dal 1 al 4 aprile con l’apertura al pubblico della Sede per tutta la durata della manifestazione ed in particolare: Cronache Castellane Stand espositivo con le pubblicazioni dell’Istituto Seminari con diapositive su Castel dell’Ovo rivolti a scuole di ogni ordine e grado mostra fotografica sui castelli suddivisa nelle seguenti sezioni: Castelli e fortificazioni della Campania, a carattere esclusivamente fotografico Le fortificazioni di Napoli capitale, tra Medioevo e Rinascimento Le fortificazioni del Cilento, di Centola e di capo Palinuro Proiezioni audiovisive sui castelli napoletani e della Campania Sono stati accolti in Sede complessivamente circa 1500 visitatori tra adulti ed adolescenti che hanno avuto modo di conoscere ed apprezzare le attività dell’Istituto. La partecipazione all’importante manifestazione è stata resa possibile dallo straordinario impegno profuso da molti giovani consoci che con grande entusiasmo e mostrando notevole professionalità, si sono alternati durante gli orari di apertura. A tutti un vivissimo ringraziamento. X BIENNALE INTERNAZIONALE DEL MARE politica economica e sulla gestione dei beni culturali del prof. Vincenzo Pepe e del prof. Franco Garbaccio, entrambi dell’Università Parthenope. Pepe ha proposto come strumento della valorizzazione turistica del territorio campano, un modello sperimentale. Molto interessante anche l’espressione di Garbaccio: “in un’Europa senza fabbriche non ci resta che il territorio”. I l 4 maggio presso la sala B del Castel dell’Ovo, in occasione della X biennale del mare, la Sezione Campania ha organizzato una tavola rotonda dal tema: “Per un itinerario di valorizzazione turistico - culturale dei castelli napoletani: analisi dello stato attuale e prospettive future”, coinvolgendo numerosi esponenti degli enti locali e dell’Università. Al saluto ai partecipanti del Presidente della Biennale, Raffaele Pallotta di Acquapendente, è seguito quello dell’arch. Fabio Pignatelli della Leonessa, presidente della Sezione Campania, che ha anche introdotto i lavori. Nel corso di una bella presentazione per immagini dei castelli napoletani, l’arch. Luigi Maglio ha descritto le attività dell’Istituto e della sezione Campania evidenziando i risultati raggiunti nell’attività di conoscenza e valorizzazione. La prof. Antonella Basilico, assessore ai beni culturali della Provincia di Napoli ha posto l’attenzione a quelle numerose architetture difensive definite “minori” ritenendole indispensabili alla comprensione dei grandi monumenti e pertanto degne di interventi di conservazione, tutela e valorizzazione. L’intervento successivo è stato quello di Amedeo Lepore, assessore all’Edilizia Monumentale del comune di Napoli, che ha esposto le iniziative di tutela in atto proprio a Castel dell’Ovo ed ha sottolineato la preziosa azione di “sussidiarietà” dell’Istituto Italiano dei Castelli nella corretta gestione del patrimonio pubblico al fianco delle istituzioni. E’ seguito poi l’intervento del prof. arch. Leonardo di Mauro che nel ripercorrere le vicende degli ultimi anni di vita dei quattro castelli napoletani, ha evidenziato in alcuni casi alcune carenze gestionali. Di Mauro ha messo in luce le enormi potenzialità di tali strutture ed ha espresso la sua preoccupazione soprattutto per quanto riguarda Castel Capuano, sede del Tribunale ma in corso di trasferimento, e sul delicato quanto necessario restauro del castello. Angela Tecce, Direttrice di Castel S. Elmo, ha illustrato una presentazione multimediale dal titolo “Una fortezza per l’arte” mostrando l’attività della Soprintendenza per il polo museale di S. Elmo che si è tradotta in una serie di mostre di differenti tipologie che hanno attirato l’attenzione di decine di migliaia di turisti negli ultimi mesi. Non sono mancate, inoltre, le attente osservazioni sulla 15 Luigi Cosenza UNA STRADA DA PERCORRERE Napoli. Un’immagine suggestiva del Maschio Angioino (Castel Nuovo), fatto erigere da Carlo I d’Angiò nel 1279. Il dipinto si trova al museo Nazionale di Capodimonte. G iunto alla sua IVa edizione, il ciclo seminariale di studi “Le architetture fortificate della Campania”, che quest’anno ha ottenuto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si è svolto come di consueto tra i mesi di aprile e giugno, nella Sala delle conferenze della Sezione Campania in Castel dell’Ovo. Il percorso didattico - scientifico si è articolato in lezioni frontali e visite di studio: 21 aprile – Prof. arch. Giovanni Vitolo: Il quadro storico dell’incastellamento in Campania 26 aprile – Prof. arch. Giovanni Coppola: Caratteri dell’architettura difensiva normanno – sveva 3 maggio – Prof. arch. Rosa Carafa: Le fortificazioni in epoca angioina 12 maggio – Arch. Luigi Maglio: Architettura militare di transizione in Italia meridionale 19 maggio – Ing. Gigliola Ausiello: Tecniche e materiali da costruzione nei castelli medievali in Campania 25 maggio – Visita di studio a Castel dell’Ovo e Castelnuovo. Storia, restauro e valorizzazione 1 giugno – Ing. Flavio Russo: Tecniche e procedure di assedio: confronto tra epoca classica e tardo medioevo 9 giugno – Arch. Luigi Maglio: Fortificazioni vicereali e difesa costiera nel regno di Napoli 16 giugno – Prof. ing. Franco Polverino: Le masserie fortificate pugliesi 22 giugno – Prof. arch. Marina Fumo: Recupero e valorizzazione delle architetture difensive Anche questa volta si è registrato un buon numero di iscritti, circa una trentina, tutti studenti universitari dalle facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, Lettere, Architettura ed Ingegneria ai quali, attraverso i contributi dei vari docenti, è stato possibile fornire un valido indirizzo di approfondimento per la corretta conoscenza del patrimonio di architettura fortificata presente in Campania e più in generale nell’Italia meridionale. Il buon livello di partecipazione è in parte cer- Napoli. L’ingresso principale del Maschio Angioino avviene attraverso l’arco di trionfo con la statua di San Michele e riprende il motivo delle logge tipico del primo Rinascimento. 16 A Monselice (PD). Elegante portale in pietra che incornicia una pregevole porta del Castello, detto anche Cà Marcello. Cronache Castellane ttività delle sezioni tamente derivato dal riconoscimento di crediti formativi da parte di vari Istituti Universitari, in particolare il corso di Laurea Specialistica in Architettura della Federico II, il Dipartimento di Discipline Storiche sempre della medesima Università, oltre all’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa. Tutti gli iscritti al corso hanno mostrato vivo interesse anche perché buona parte di loro già impegnati in ricerche castellane; i numerosi incontri hanno consentito inoltre un notevole scambio di informazioni che potrebbero rivelarsi in prospettiva molto utili per l’attività di Censimento dell’Istituto. La formula dell’iscrizione al corso e contestualmente all’Associazione consente inoltre di aprire le porte dell’Istituto ad un maggior numero di giovani, con la possibilità di selezionare successivamente i soggetti realmente interessati ad approfondire le varie tematiche inerenti l’architettura fortificata. Non di rado poi, si innescano processi di assistenza a ricerche in atto che, se da un lato impongono un crescente impegno da parte dell’Istituto, dall’altro possono costituire un prezioso ampliamento di conoscenza e di contatti con il mondo universitario. E’ quindi auspicabile, visti i risultati positivi e le potenzialità ulteriori, notevolissime, esprimibili, che questa attività sperimentale in corso in Campania possa da un lato rafforzarsi istituzionalmente con gli Enti preposti e dall’altro essere replicata a livello locale dalle altre sezioni regionali dell’Istituto. Mi auguro che un simile obiettivo, concretamente raggiungibile, possa essere fattivamente oggetto di discussione in uno dei prossimi consigli scientifici e direttivi dell’Istituto. Luigi Maglio Emilia Romagna DA BRISIGHELLA ALL’ABBAZIA DI PRAGLIA Monselice (PD). Veduta meridionale del castello, costituito da un complesso di edifici fortificati del secolo XI-XII, restaurato dai Conti Cini negli anni Trenta dello scorso secolo. I l 18 febbraio 2006 la sezione si è recata in visita a Brisighella, antica cittadina che sorge ai piedi di una collinetta, divisa in tre spuntoni rocciosi di selenite ai piedi dei quali si stende la maggior parte delle sue case. Notevoli le tracce delle fortificazioni medievali tra le quali spicca la torre dell’orologio, denominata Torre di Oriolo dei Fichi, costruita su una punta della collina, nel secolo XI su un insediamento molto più antico. La Rocca , che è stata appena riaperta dopo un lungo periodo di lavori di restauro è stata costruita su un’altra punta della collina; fu dei Manfredi, signori di Faenza, e in seguito dei Veneziani che vi fecero notevoli modifiche nel XVI secolo. Di grande interesse è la Chiesa del Monticino e la Villa Spada sulla strada maestra dove esiste anche un’antichissima chiesa romanica detta Pieve del Tho o Pieve di S. Giovanni in Ottavo. In marzo la sezione si è recata in visita a Lugo di Romagna, prosperosa cittadina che diede i natali a Guido Baracca, l’eroe della I° Guerra Mondiale. Un museo a lui dedicato raccoglie le memorie dell’eroico aviatore, tra cui, restaurato in modo notevole, un biplano Spad. Al centro della Città si trova il caratteristico portico detto del Pavaglione (l’antico mercato della seta ) a tracciato rettangolare, costruito alla fine del ‘700 per le fiere. La città è di antiche origini (Lucus, Lucus Dianae o Forum Lucium) nel Medio Evo, dopo varie signorie fu soggetta agli Estensi e alla morte di Alfonso d’Este divenne provincia dello Stato della Chiesa. La Rocca di Lugo è sede comunale, la sua attuale struttura risale alla fine del ‘500, all’interno si può ammirare un giardino pensile e diverse sale storiche con arredi e decori d’epoca, tra le quali spicca il “salotto” Rossini dedicato all’illustre musicista. Vicino a Lugo sorge Bagnara di Romagna nota per la sua Rocca trecentesca modificata alla fine del ‘400, ancora in ottime condizioni e completa della cerchia muraria a protezione dell’antico paese. Monselice è una piccola città murata con la Rocca di cui rimangono poche rovine. Costruita da Federico II° ne rimane una poderosa torre mozza in un recinto rettangolare di mura, le quali, prima che venissero distrutte dallo sfruttamento delle cave, si univano alle mura civiche. I conti Cini negli anni ’30 dello scorso secolo, riportarono a nuovo splendore il complesso di edifici fortificati del secolo XI-XII che oggi sono sede di Museo in cui sono ricreati gli ambienti e l’atmosfera originali. Vi è conservata un’armeria assai notevole formata da pezzi d’epoca raccolti dai Cini, che come quelli dell’armeria di Castel Coira sono tali da rendere la raccolta tra le prime in Italia. Vicino al Castello e ai piedi dell’antico “Mons Silicis” si trovano il Duomo Vecchio, la Via Santuario col cammino penitenziale delle Sette Chiesette e la Villa Duodo. L’Abbazia Benedettina di Praglia è un complesso del XII secolo con una grandiosa chiesa dedicata all’Assunta e ricca di dipinti di scuola veneta del 500. Sul fianco destro della chiesa si accede al monastero con chiostro porticato e loggia superiore. Bianca Maria Rusconi F r i u l i Ve n e z i a G i u l i a LA CASA FORTE NUSSI-DECIANI E I CASTELLI DELLA MARCA TREVIGIANA e attività svolte dalla Sezione in questi primi mesi del 2006 riguardano incontri di studio e alcune visite di studio. E’ stato organizzato un incontro presso la Casa Forte Nussi-Deciani, ora proprietà ZamòFazion, nel comune di Manzano. In questa occasione la nostra socia, l’arch. Antonia Cester Toso, ha illustrato il restauro da lei progettato e realizzato della Casa Forte stessa con una articolata relazione dal titolo: “Un edificio attraverso i secoli: da probabile torre romana ad abitazione del XX secolo”. E’ seguita la visita alla Casa Forte e un piacevole buffet. Il 18 marzo si è svolta l’Assemblea annuale dei Soci che ha avuto luogo, come da molti anni a questa parte, presso il Poggio Stringher a Martignacco (UD) ospiti dalla socia Giovanna Sringher di Robilant. Il 13 maggio nella sala Abbaziale del Monastero di Santa Maria di Sesto al Reghena, la Sezione ha organizzato la presentazione del libro scritto dal socio Pietro Marchesi, Abbazia e borgo fortificato di Sesto al Reghena, n. 27 della collana “Castella”. Erano presenti, oltre alle autorità comunali e regionali, il Presidente Nazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli, prof. arch. Flavio Conti, l’arch. Franco Posocco, l’arch. Alessandra Quendolo che hanno svolto le loro relazioni mettendo in luce i diversi aspetti della ricerca di Pietro Marchesi. La presentazione è stata anche l’occasione per onorare l’attività svolta da Pietro Marchesi per l’Istituto con il dono di una medaglia di riconoscimento da parte dell’Istituto stesso. Sempre a maggio, si è svolto un incontro organizzato dall’associazione FIDAPA a Udine nell’ambito del quale è stata presentata l’attività svolta in Friuli Venezia Giulia dall’Istituto. L’incontro è stata l’occasione per affrontare soprattutto il problema dell’intervento di restauro delle architetture fortificate e del ruolo dell’Istituto stesso nella diffusione di una cultura della tutela. Il 18 giugno è stata organizzata una visita guidata ad alcuni castelli della Marca trevigiana, nello spirito di creare delle occasioni di incontro fra le diverse sezioni regionali dell’Istituto. La visita di studio ha interessato il colle del Castello di Conegliano, la ricognizione alla rocca e al Museo Civico che conserva un’interessante pinacoteca, una passeggiata lungo l’antica via della Castagnera, caratterizzata dai trecenteschi archivolti carraresi, per giungere al convento di San Francesco recentemente restaurato. Si è passati, poi, alla visita del castello di Collalto; fornito di tre cinte murarie a difesa di un imponente mastio, il castello si presenta ora come un rudere a causa delle devastazioni subite nei secoli. Di seguito è stato raggiunto il colle di San Salvatore a Susegana dove si erge il grandioso complesso del castello dei Conti Collalto. Il castello, gravemente danneggiato durante i bombardamenti della Prima Guerra Mondiale, è stato oggetto di un intervento di restauro che ne ha da poco reso possibile l’apertura al pubblico. L Alessandra Quendolo Liguria DA LODI AI CASTELLI DI FOSDINOVO, RIVALTA TREBBIA, CASOTTO, ZUCCARELLO. attività della Sezione Liguria, a partire da fine gennaio ad oggi, si è articolata attraverso vari settori: conferenze su temi riguardanti la città di Genova e le famiglie del suo patriziato nei tempi antichi, visite di studio a dimore e castelli con pregnante significato storico-artistico, visite a mostre di pittura o scultura rilevanti sul territorio. Le visite di studio ad antiche abitazioni sono iniziate in marzo con il castello di Lodi, parte integrante del sistema difensivo del Ducato di Milano e quindi tenuto da Signori di piena lealtà; esso ha destato ammirazione per la possanza delle sue mura; attualmente, oltre visitare le stanze aperte al pubblico, a piano terra vengono ospitate significative mostre d’arte. Dopo un delizioso pranzo, con prodotti rigorosamente locali, il gruppo dei soci ha potuto godere le notevole bellezze e i pregevoli gioielli monumentali di Lodi Vecchio. Nel mese di aprile la meta è stata il castello di Fosdinovo, feudo dei potenti Malaspina (Mala Spina Bonis, Bona Spina Malis). La guida, preparatissima, ha condotto tutti noi con doviziose spiegazioni, attraverso il salone di rappresentanza, la sala del trono, le camere da letto, la cucina, fino al cammino di ronda, da cui si è ammirato il paesaggio sulla valle e sul borgo. Non poteva mancare una visita alla camera delle torture. Il pranzo, esclusivamente a base di specialità della Lunigiana, è stato all’altezza della situazione. Subito dopo il gruppo ha visitato il borgo, incantevole e ben tenuto, per discendere, lungo una caratteristica via adorna di ulivi, nella Luni di epoca romana, dove sono in via di ulteriore espansione gli scavi archeologici; sempre curato il museo annesso. Un altro itinerario piuttosto articolato si è svolto a maggio in Val Casotto nel Cuneese, dove la vegetazione lussureggiante e la varietà della flora costituiscono, di per sé, un’attrazione. Il percorso è stato piuttosto lungo, Il convento di San Francesco. Situato nei pressi dell’antica via della Castagnera, caratterizzata dai trecenteschi archivolti carraresi. I recenti restauri hanno messo in luce l’elegante porticato. Abbazia e Borgo fortificato di Sesto al Reghena (PN). La Torre-Porta, coronata da alti beccatelli conduce all’interno dell’Abbazia, caratterizzata da una facciata romanica con loggetta, a destra, e porticato a tre archi a tutto sesto, a sinistra. 18 A Luni (SP). Fori per anfore di un magazzino vinario. Veduta d’insieme dell’anfiteatro di Luni. L’edificio, il meglio conservato dell’antica città, sorgeva all’esterno delle mura, così da poter servire anche il contado. Cronache Castellane ttività delle sezioni anche se piacevole, approdando nell’ampia Vallata di Albenga in Liguria. Adibito a dimora di caccia da Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II (che lo acquistarono nell’Ottocento), il Castello di Casotto ha una struttura possente e sale di raffinata bellezza, nonostante abbia oggi bisogno di notevoli opere di restauro, per altro iniziate dalla Regione Piemonte. Fra queste mura Clotilde di Savoia acconsentì a sposare Gerolamo Bonaparte, detto “Plon Plon” (1858), contribuendo non poco alle sorti del Risorgimento italiano. In origine fu Certosa, fondata nell’XI secolo probabilmente da San Brunone, nobile nato a Colonia, chiamato a Roma da Papa Urbano II. Notevoli le specialità gastronomiche locali: Oltre il Colle San Bernardo, il sistema di controllo dei passi e delle vie, articolato sui presidi dei marchesi Del Carretto;; affascinante il borgo murato e intatto di Zuccarello,, in cui ebbe i natali l’indimenticata Ilaria. Altra meta di successo è stata, in giugno, Rivalta Trebbia nel Piacentino, dove castello e borgo di epoca medievale dei conti Zanardi Landi sono stati egregiamente restaurati e turisticamente attrezzati. Importanti sono il salone d’onore dell’antica dimora, lo scalone settecentesco, il loggiato adorno di colonnine e capitelli, la camera da letto in cui veniva ospitata la principessa Margaret d’Inghilterra per periodi di relax. Interessanti sia la Chiesa del 1400, scelta da molti sposi, sia l’enoteca, situata in un’antica torre. Tanto l’abitazione quanto il borgo sono da considerare “sotto il segno dell’eleganza”. Un intrattenimento conviviale, in una caratteristica trattoria della campagna piacentina, esclusivamente a base di prodotti tipici così come nelle altre occasioni, ha preceduto la via del ritorno. Le conferenze si sono svolte presso la caratteristica Sala dei Chierici della comunale Biblioteca Berio in via Padre Semeria. I relatori sono docenti dell’Ateneo Genovese.. Gli argomenti prescelti, dedicati prevalentemente alle Grandi Famiglie,, sono stati: Papa Benedetto XV e la famiglia Della Chiesa, (prof. Stefano Monti-Bragadin). Il dogma familiare nella storia medievale genovese, (prof.sa Giovanna Petti Balbi). I Brignole e i De Ferrari: nobiltà genovese fra economia e cultura, (prof.sa Paola Massa). I Doria, una dinastia mancata, (dott. Paolo Lingua, giornalista, direttore di Telenord). La Saga degli Embriaci, (prof.sa Gabriella Airaldi). L’alta bigiotteria liberty degli Stati Uniti, (dott.sa Silvana Venturini, storica dell’arte ed antiquaria). Per l’occasione, la Biblioteca Berio ha aperto all’Istituto dei Castelli la biblioteca dono della famiglia BrignoleSale (grande il successo della visita guidata). Accanto alle predette attività, vi sono stati svariati momenti d’incontro per visite a mostre di particolare rilievo. Raffaella Saponaro Monti-Bragadin Lombardia LE FORTIFICAZIONI FRANCESI NELL’ETÀ DI LEONARDO P er promuovere la conoscenza dell’Istituto Italiano dei Castelli a Como, dove esso ha ancora poco seguito, è stata organizzata il 16 maggio 2006 una serata nella sede della Biblioteca Comunale che ha avuto come punto di forza una conferenza del prof. Marino Viganò, docente di Storia dell’architettura militare presso l’Università Cattolica di Milano dal titolo Como: le fortificazioni francesi nell’età di Leonardo (1499-1512). La conversazione ci ha riportato al settembre 1499, quando l’esercito di Luigi XII di Valois-Orléans occupa il ducato di Milano, spingendo il duca Ludovico Maria Sforza il «Moro» sulla strada per Innsbruck, a cercar soccorso presso il consuocero Massimiliano I d’Absburgo. Dopo la disfatta definitiva del «Moro» a Novara nell’aprile 1500, il generale francese Louis II de La Trémoïlle percorre le frontiere nord-orientali del ducato per stabilire quali località fortificare contro Svizzeri e imperiali. Como è tra queste, e con Tirano è una delle due piazze per le quali si conserva il dettaglio delle opere da costruire: tratti di muraglia, torri e baluardi. Nel 1507, le piazzeforti tra Val d’Ossola e Valtellina e tra Verbano e Lario - Domodossola, Locarno, Lugano, Como, Lecco, Tirano, Piattamala - vengono munite di poderosi bastioni e rivellini. Tre bastioni a forma di ferro di cavallo sono costruiti a Como, a porta Sala, porta Torre e al Castello. A Locarno invece viene realizzato un bastione acutangolo di scuola toscana, che lo studioso ha attribuito proprio a un progetto di Leonardo da Vinci richiamato in Lombardia all’inizio delle ostilità tra imperiali e Francesi. La conferenza è stata preceduta da una presentazione sull’attività dell’Istituto a cura del presidente nazionale prof. arch. Flavio Conti e del vicepresidente della Sezione Lombardia arch. Guido Scaramellini, ed ha suscitato vivo interesse dando vita anche a numerose domande e a un dibattito sull’importanza della tutela e del recupero dell’architettura fortificata. Marina Uboldi Delegazione di Como I FORTI DI FUENTES E LUSARDI P oco a nord di Colico, al confine tra il lago di Como, la Valtellina e la Valchiavenna, oggi tra le province di Lecco e di Sondrio, sorgono su un promontorio di fondovalle, rimasto dalle glaciazioni del quaternario, due forti militari, l’uno – quello di Fuentes – di inizio Seicento, l’altro – chiamato Lusardi – di inizio Novecento. Per il loro interesse storico-architettonico e per la loro felice posizione a dominare lago e monti, sono stati scelti dalla delegazione di Sondrio dell’Istituto italiano dei castelli, in collaborazione con il Centro di studi storici valchiavennaschi, per visite guidate gratuite e aperte a tutti, che si sono svolte nel pomeriggio di sabato 11 marzo 2006. Oltre un centinaio di persone, diviso a gruppi, ha potuto visitare in una bellissima giornata di sole i resti del forte di Fuentes, costruito nel 1603 dalla Spagna, che aveva allora il ducato di Milano, proprio sul confine con la repubblica dei Grigioni, alleati della Francia e di Venezia. Dal governatore spagnolo di Milano prese il nome. Fu progettato per ospitare un presidio di 200 soldati, ma le morti causate dalla malaria in una zona paludosa, com’era allora, impose di aumentarli a 300. Lo scopo era quello di controllare i nemici Grigioni, ma anche la strada verso le Fiandre spagnole, allora molto turbolente. Smantellato a metà Settecento dall’Austria, subentrata nel ducato di Milano, e di nuovo da Napoleone nel 1798, conserva tuttora eloquenti ruderi dell’ingresso principale, delle caserme, del palazzo del governatore e della chiesa. Attualmente è proprietà della Provincia di Lecco. Su un’altra collina, poco a sud, è il forte Lusardi, costruito nel 1917 nell’ambito della linea Cadorna, quando si temeva l’ingresso in Italia dei tedeschi attraverso l’Engadina, la Bregaglia e la Valchiavenna. Fu costruito un camminamento sotterraneo, che porta alle postazioni dei cannoni, tuttora in sito e puntati verso la Valchiavenna a nord e verso la Valtellina a est. Altre postazioni simili furono costruite nello stesso anno e per lo stesso scopo all’estremità est del Monteggiolo, dove si trova il forte di Fuentes, ma sia queste che quelle del Lusardi non servirono mai, tranne che negli ultimi mesi della resistenza partigiana. Mentre la visita al forte di Fuentes è libera, quella al Lusardi è a pagamento ed è curata dalla cooperativa Larius di Colico (tel. 0341 941688). Guido Scaramellini Delegazione di Sondrio COMO CITTÀ FORTIFICATA L a Sezione Lombardia ha seguito la collaudata formula dell’abbinamento dell’Assemblea annuale dei soci con una visita di studio organizzata il 27 maggio a Como, illustre esempio di città fortificata in età romana e poi federiciana, mentre i primissimi stanziamenti si attestarono sulle colline, soprattutto sulla Spina Verde, per evitare il fondovalle paludoso. Queste le prime notizie fornite dalla dott. Marina Uboldi, direttrice del Museo Archeologico di Como e coordinatrice della neofondata delegazione di Como. Da Porta Torre il gruppo si sposta nella zona della basilica romanica di San Fedele, costruita nel luogo dell’antica cattedrale di S. Eufemia, ai margini di un’area ricca di archeologia cristiana: S. Pietro in Atrio, con resti paleocristiani e sviluppi romanici, di difficile definizione quanto a nome e funzioni, S. Giovanni in Atrio, Battistero di S. Fedele, in asse con la chiesa stessa, anche se attualmente separato da essa non solo dal mancato dialogo visivo che un tempo doveva istituirsi tra i due monumenti, ma soprattutto dalla sconcertante situazione del Battistero, annegato nelle strutture murarie di una pasticceria e tagliato oltretutto in due nel senso dell’altezza. In altri tempi (1961) l’architetto Vincenti, della delegazione di Milano, su Arte Cristiana n°492, propose una sistemazione più rispettosa e probabilmente realizzabile, con ulteriori correttivi urbanistici. Delle colonne di cipollino del Battistero, finite nella neoclassica chiesa di S. Cecilia, si era già parlato davanti alla chiesa a Porta Torre. Raffinati problemi di architettura e di storia sono stati affrontati presso S. Fedele: dalla prof. Colmuto (struttura generale ed elementi particolari che avvicinano il monumento alla Cappella Palatina di Aquisgrana), dal prof. Scaramellini ( collegamenti tra Como e l’Alto Lario, sede della prima tomba del santo) dall’arch. Conti (elementi materico-strutturali di Porta Torre e delle case nordiche di piazza S. Fedele), mentre l’ospite Oscar Tajetti, musicologo e organista della Basilica, ha accompagnato il gruppo nel deambulatorio al primo piano. Svoltasi l’assemblea dei soci presso il Museo Archeologico, con attenzione al bilancio risicato, in tempi piuttosto difficili per tutte le associazioni culturali, e con l’appello ai soci di collaborare attivamente al reperimento di contributi, la giornata è ripresa dopo il pranzo con la visita ai resti del convento di S. Margherita, presso il ristorante stesso. Dopo la visita del cinquecentesco palazzo Natta, futura sede universitaria di rappresentanza, con i ritrovati soffitti affrescati, le guide della mattina hanno spiegato le problematiche della genesi della Cattedrale a partire dall’area di S. Giacomo, del Broletto, del Pretorio e di S. Maria Maggiore, poi della Casa del Fascio di Terragni. La dott. Uboldi ha poi illustrato posizione e strutture, rimaste o scomparse, della cittadella voluta da Azzone Visconti, completando, con le vicende del porto, la visione storica, sia pure in parte ipotetica, delle città fortificate succedutesi nel tempo in quest’area. Alla dott. Uboldi è dovuto un sentito ringraziamento per la complessa organizzazione della giornata di studio. Umberto Timossi Delegazione di Milano Como. Basilica di San Fedele. Portale cuspidato settentrionale, detto “del Drago”. I bassorilievi medioevali sono databili tra la fine del secolo XI e la metà del XII. Particolare dell’abside poligonale di San Fedele, visto dall’esterno. Di pregevole fattura sono gli archetti pensili e il loggiato ad archi a tutto sesto, sorretti da esili colonne. 20 A Castello di Pagazzano (BG). Il castello, che sorge all’esterno del paese, fu edificato tra il 1450 e il 1475, per iniziativa dei Visconti di Brignano. La torre d’ingresso, munita di ponte levatoio e di pusterla, è coronata da slanciati beccatelli di scuola sforzesca. Castello Manfredi a Cicognolo (CR). È un esempio di residenza castellana romantica, costruito nel 1839, su progetto di Luigi Voghera, sui resti di un preesistente castello medioevale. Cronache Castellane ttività delle sezioni CONFERENZE rganizzato dalla sezione Lombardia, si è svolto a Milano, presso il Teatro Filodrammatici, il ciclo di conferenze invernali 2006 Castelli lombardi, nel ricordo del professor Carlo Perogalli. Il tema è stato trattato da molteplici punti di vista, come poliedrica è stata la personalità e l’attività del dedicatario. (3 febbraio) In apertura degli incontri Graziella Colmuto Zanella e Flavio Conti hanno di lui tracciato il ritratto di un maestro non solo rigoroso ed umano insieme, ma anche dotato di un carisma tanto più affascinante quanto più sfuggente alle consuete classificazioni. E’ stato inoltre ricordato come, per sua volontà e con il sostegno della famiglia, le carte ed i libri del suo archivio di studioso e professionista saranno divise tra il Politecnico di Milano e l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda. Nella prima lezione, Le molte vesti del castello, Flavio Conti illustra le differenti funzioni dei vari tipi di castello nel corso dei secoli: da abitazione del signore, centro fortificato, amministrativo anche della giustizia, produttivo di incontri sociali, dal cerimoniale al fieristico, fino a luogo di coesione comunitaria ed infine emergenza paesaggistica. Il 24 marzo Flavio Conti concluderà il ciclo con la lezione Vita di castello, complementare alla prima, nella quale viene illustrata l’esistenza concreta degli uomini, pur differenziati per gradi sociali, all’interno del castello, sulla presenza degli animali, sui lavori intrapresi secondo le più diverse necessità materiali, in relazione ai temi pace - guerra, famiglia, educazione. Il 10 febbraio Marina Uboldi tratta I castelli dell’Altomedioevo nelle Prealpi Lombarde tra fonti storiche ed archeologia: partendo dalle definizioni terminologiche secondo le fonti essenziali del periodo (da Cassiodoro a Gregorio Magno e Paolo Diacono) delinea una ragionata ed aggiornata rassegna di località lariane rilevanti per la presenza di fortificazioni. Gli insediamenti goti del monte Barro e dell’isola Comacina, risalenti al V secolo, di Castelseprio di età longobarda e carolingia, di Laino e Pellio Intelvi, fino alle insolite fortificazioni in grotta del Buco del Piombo, sono trattate con esiti sorprendenti nel rigore metodologico e nella ricerca sul territorio. O Il 17 febbraio Giusi Villari presenta un suo ipertesto sul Castello di Brescia, nel quale illustra i rapporti del castello con il complesso delle fortificazioni della città, presenti sul Cidneo fin da epoche preistoriche e romana, fornendo immagini inedite in vista di una ricostruzione non solo del castello e dell’ambito da esso difeso, ma di un modo d’essere e di vivere di questa zona centrale della Lombardia. Il 24 febbraio GianMaria Labaa, che si è dichiarato allievo di Carlo Perogalli soprattutto nel senso della vocazione al restauro illustra il Castello visconteo di Pagazzano, castello milanese sulla sponda sinistra dell’Adda, in territorio conteso tra Milano, Bergamo e Venezia, del quale dirige il restauro ancora in corso. L’edificio, a parte un’aggiunta di metà del XVI secolo ed il rifacimento ottocentesco di qualche muratura, ha mantenuto l’impianto visconteo, sia pure nella realizzazione della metà del XV secolo, fino all’acquisizione da parte del Comune nel 1999. Il progetto prevede l’utilizzo del complesso, monumento di scala regionale che conserva il fossato di cerchia adacquato, soprattutto come centro studi di catalogazione dei castelli lombardi e scuola di formazione di operatori culturali. Il nome del Petrarca, la cui presenza qui è attestata nel 1358, nobiliterà l’inaugurazione, si spera nel Seicentocinquantesimo. Al proposito, è bene ricordare la ferma azione intrapresa dall’architetto Labaa per difendere il pregevole ed antico contesto agricolo del castello, minacciato di demolizione. Il 3 marzo Marino Viganò, tratta Le piazzaforti del ducato di Milano francese (1499-1512): individuato ad ovest il territorio lombardo conquistato da Luigi XII nel 1499, vengono passati in rassegna i luoghi principali del rafforzamento difensivo a cui i nuovi signori posero mano, sempre con occhio vigile al confine assai mutevole con Venezia. Viene individuata a servizio dei Francesi la presenza di Leonardo come “peintre et ingènieur militare” a partire dal tipo dei rivellini del Castello Sforzesco di Milano, quello pentagonale verso città e quello triangolare verso Porta Vercellina. Progettati fin dal 1487-92, realizzati però non all’epoca di Ludovico il Moro ma via via nei luoghi francesi e in qualche modo toccati da Leonardo, come il forte di Sarzanello e Locarno, baluar- Cronache Castellane do contro gli Svizzeri giunti fino a Bellinzona, presentano quell’originale concezione “acutangola”della difesa che verrà impiegata soltanto negli anni venti del secolo successivo. Viganò, studioso e ricercatore di grande spessore, dimostra, con precisa base documentaria, ed esemplare chiarezza come Leonardo abbia realizzato il nuovo modello di baluardo che solo alcuni lustri dopo verrà applicato da altri ingegneri militari. Il 10 marzo Marco Tamborini, tratta il tema Dal castello alla villa: trasformazioni di opere fortificate nel Varesotto, illustrando undici di questi casi: in essi riesce ad individuare le basi effettivamente medioevali di castelli trasformati nel corso dei secoli fino all’età romantica, quando molto di “castellano” veniva reinventato. Fra gli esempi più interessanti, il cortile quadrato rimandante a uno schema militare del castello Serbelloni di Taino, la cui fase cinque-secentesca risulta addirittura distrutta. In altri casi come Masnago questa visione, fiduciosa nella storia sostanziale del monumento, ha permesso di ritrovare sotto intonaci di copertura la vera struttura abitativa di una torre con le finestre originali. Il 17 marzo Luciano Roncai, tratta il tema Il castello Manfredi a Cicognolo (Cr), portando alle estreme conseguenze la questione dei rifacimenti dei primi decenni dell’Ottocento. Se anche costruite su strutture preesistenti, ispirandosi alle epoche preferite dal Romanticismo, Luigi Voghera (1788-1840) autore del restauro del castello Cicognolo, suggerisce un senso completamente nuovo del mondo castellano. A Cicognolo colpiscono aspetti del tutto insoliti nei castelli dei secoli precedenti: gli straordinari giardini, che danno sensazioni di un continuo cambio di prospettiva, gli spazi articolati in modo pittoresco attorno al visitatore, le architetture di uso sociale, come il Kaffeehaus, che dal giardino propagano gioiosi sentimenti vitali. Il restauro filologico qui di recente compiuto dimostra in modo sorprendente che anche quelli del Voghera sono veri castelli, nella misura in cui il Romanticismo li colloca in un’atmosfera di sogno e comunque di bellezza, in questo forse proponendo un atteggiamento culturale non del tutto inattuale oggi. Umberto Timossi Delegazione di Milano Molise LE FORTIFICAZIONI DI PESARO, FANO, SENIGALLIA a sezione Molise dell’ Istituto Italiano dei Castelli, il 9 giugno 2006, ha realizzato un’interessante visita di studio nelle Marche, terra splendida e ricca di storia. In programma c’era la visita alle strutture fortificate delle città di Pesaro, Fano e Senigallia. Partenza venerdì pomeriggio, arrivo a Fano (dall’antico nome di Fanun Fortunae, termine in uso dal 49 a.C., ossia da quando Cesare la occupò, dopo aver passato il Rubicone). Dopo cena, una gradevole passeggiata al porto turistico della città in compagnia dei nostri anfitrioni, Valeria e Pietro Fenici, Presidente della sezione Marche. L 21 Sabato, 10 giugno, partenza per Pesaro, in compagnia dell’ing. Fenici. Pesaro, una città di quasi 100.000 abitanti, è chiamata “la città delle quattro M“: Mare, Monti, Musica, Maioliche. Mare Adriatico, colle San Bartolo e colle Ardizio, Musica, per essere la città natale di Rossini, la quarta emme per l’antica tradizione della ceramica, famosa in tutta Italia. La città, fondata dai Romani, nel 184 a.C., sull’antica Via Flaminia, nella terra dei vinti Piceni, prende il nome dal fiume Pisaurum; dopo la caduta di Roma, il territorio fu inserito nell’Esarcato Bizantino di Ravenna e, dopo il dominio Longobardo, entrò a far parte dello stato della Chiesa per donazione di Pipino, re dei Franchi. La prima visita è al palazzo Ducale, ora sede della Prefettura, fatto erigere da Alessandro Sforza, nella seconda metà del XV secolo. La facciata è costituita da un portico a sei arcate, rette da pesanti pilastri a bozze; il piano superiore, con cinque finestre, è tutto coronato di stemmi araldici, festoni, putti. Il fianco destro ha l’arco terminale del portico in stile gotico e, al piano superiore, finestre simili a quelle frontali, ma prive di coronamento. Grazie alla disponibilità del Prefetto abbiamo potuto visitare l’immenso “salone metaurense” con soffitto a cassettoni, ed altre ampie sale caratterizzate da splendidi soffitti a volte, tutte decorate in maniera superba con affreschi e stucchi di importanti artisti rinascimentali. Dopo una veloce visita alla casa natale di Rossini, dove sono stati riuniti molti ricordi del musicista, partenza per il colle San Bartolo, per la visita alla spettacolare villacastello “L’Imperiale”, edificata nel XV secolo ed ampliata nel XVI secolo, così chiamata in ricordo dell’imperatore Federico III d’Asburgo che ne fu il primo ospite. Villa incantevole, con una teoria di giardini all’italiana, a tre livelli, con panorami unici, sale decorate da autori di rilievo, fra cui il Bronzino, Raffaelino del Colle, Francesco Menzocchi, tenuta in modo superlativo dagli attuali proprietari. Non ringrazieremo mai abbastanza i conti Castelbarco Albani per aver consentito ai soci della Sezione Molise di visitare un tale splendore. Dopo uno spuntino alla famosa osteria “La Guercia”, passeggiata lungo i silenti vicoli medievali della città, per visitare la chiesa di San Agostino. Una miniera di opere d’arte, ad iniziare dal magnifico coro ligneo tardoquattrocentesco a tarsie ed intagli, dalla cappella con gli stucchi cinquecenteschi del Brandani raffiguranti Gesù e la Maddalena, e dai dipinti, sui vari altari, del Pomarancio, del Cantarini e di Palma il Giovane. Di ritorno, sapientemente guidati da Pietro Fenici, visita alla Rocca Costanza, fatta costruire da Costanzo Sforza con l’intervento di Luciano Laurana, primo esempio, Rocca Costanza (PS). La rocca è ancora visibile nella sua interezza, sia pure con profonde manomissioni, in particolare nella parte alta. Fu edificata fra il 1474 e il 1483 su probabile progetto di Luciano Laurana. Adibita per lungo tempo a carcere è ora in fase di restauro. Senigallia (AN), Rocca Roveresca. Dettaglio dei beccatelli e delle troniere. Situato in splendida posizione collinare con vista mozzafiato sulla Valdichiana, si trova il casale "Il Ciliegio". Il Ciliegio è un'antica casetta in pietra serena costruita su due piani collegati da una caratteristica scala in legno ed esternamente da una scalinata in pietra serena. Il Ciliegio è parte di un club ippico privato con possibilità di lezioni personalizzate, escursioni a cavallo e passeggiate in carrozza. Il centro ippico e la club-house sono raggiungibili a piedi o in macchina in circa 5 minuti. Un soggiorno presso il casale "Il Ciliegio" vi permetterà di passare una vacanza indimenticabile immersi nel verde della collina cortonese, a contatto con la natura incontaminata, a soli 5 km dal centro storico di Cortona, facilmente raggiungibile anche percorrenPer informazioni e prenotazioni: loc. Teccognano • 52044 Cortona (AR) tel: 0575-605287 (chiedere di vittorio) • cel.: 347-6227083 e-mail: [email protected] • sito web in costruzione www.coldileccio.it Cronache Castellane nelle Marche, di fortilizio di pianura, con quattro torri cilindriche angolari, orientate ai quattro punti cardinali, fossato attraversato anticamente dal torrente Genica, confinante col porto medievale, mura in mattoni, recanti ancora i colpi di cannone sparati dal Generale Cialdini durante le lotte risorgimentali, adibita nel tempo soprattutto a prigione. Impossibile la visita all’interno perché l’opera è ora in restauro; il riuso ne prevede l’utilizzazione di una parte per l’Archivio di Stato. Visita al Museo delle ceramiche, con splendide maioliche; tra le più note, quella regalata a Carlo V e quella per il cardinale Farnese, ed, infine, all’annessa pinacoteca ricca di pale d’altare, dipinti fiamminghi ed altre opere famose. Un giro per le vie di Pesaro con il pulmino ci consente di vedere il simbolo moderno della città, la “Sfera grande”, una scultura in bronzo dorato dell’ artista Arnaldo Pomodoro, posta ai limiti della spiaggia, in contrasto con il vicino villino Ruggeri, un piccolo capolavoro del liberty. In serata una cena di gala alla splendida Casa Fenici, in gradevole compagnia di vari soci della Sezione Marche. Serata piacevolissima, con spunti storici e culturali, tra i commensali, di alto profilo, con il raffronto coi manieri del nostro Molise, e con le nostre origini. Il Molise ne è uscito meno organizzato turisticamente rispetto alla regione Marche che negli ultimi quindici anni ha fatto un enorme progresso. Domenica 11 Giugno: La bella città di Fano ci viene fatta scoprire con una passeggiata in compagnia dell’ing. Fenici. Abbiamo iniziato ammirarando le monumentali Arche Malatestiane: la tomba di Paola Bianca, prima moglie di Pandolfo III Malatesta, un autentico capolavoro di scultura tardogotica, che raffigura la defunta distesa sul sarcofago; sul lato minore della loggia, il più modesto sarcofago del fedele medico di Sigismondo Malatesta, ed infine l’ austera semplicissima tomba di Pandolfo III, attribuita a Leon Battista Alberti. Più avanti, la Corte malatestiana, residenza sorta quando Galeotto Malatesta divenne Signore di Fano; la costruzione, oggi sede del Museo e della Pinacoteca civica, conserva ancora le bellissime bifore gotiche in cotto lavorato. Situato sul lato settentrionale di Piazza XX Settembre, l’edificio noto anche come palazzo della Ragione, con un portico in pietra a cinque arcate a pieno sesto, interrotto, al di sopra della facciata in laterizi, da quattro grandi quadrifore. Siamo poi entrati 23 nella chiesa di Santa Maria Nuova per ammirare tre grandi tavole, una di Giovanni Santi e due del Perugino, una delle quali ha quattro formelle della predella considerate quasi concordemente fra le prime opere di Raffaello. Una breve occhiata alla cattedrale, i cui restauri hanno riportato in vista le strutture romaniche, con una cappella seicentesca affrescata dal Domenichino, ed un pulpito realizzato con sculture della precedente vecchia chiesa. Particolarmente bello l’Arco di Augusto, la principale porta della città romana, Colonia Julia Fanensis. Il fronte, a tre fornici, era sormontato da un attico con sette arcate decorate, come risulta da una ricostruzione che si può ammirare sul lato destro della Porta, attico quasi totalmente distrutto nel quattrocento dalle cannonate di Federico da Montefeltro contro i Malatesta. Quindi, una bella passeggiata lungo i resti delle mura romane, tra le più lunghe e meglio conservate d’Italia, con torrioni ogni 52 metri. Situata nell’angolo nord-orientale della città fortificata, la Rocca Malatestiana, progettata dall’architetto Nuti, ci è stata illustrata dall’ing. Dino Palloni, vicepresidente della Sezione Emilia–Romagna, che ha fatto studi dettagliati sulla Rocca, pubblicati sulla rivista periodica “Castella Marchiae” della Sezione Marche. All’interno del complesso, a pianta quadrangolare, muri a scarpa protetti da un fossato, ed ulteriori strutture difensive: la Rocchetta ed il Mastio, quest’ultimo demolito dai tedeschi in ritirata nel 1945. Salutiamo e ringraziamo l’ing. Dino Palloni e, dopo pranzo, in piacevole compagnia di Pietro e Valeria Fenici, partenza per Senigallia, antica ubicazione dei Galli Senoni, prima colonia Romana sull’Adriatico, per visitare la favolosa Rocca Roveresca. Il primo nucleo della Rocca fu costruito dai Romani, come torre di protezione del porto. Nel 1353 fu ingrandita e divenne la Rocchetta del cardinale Albornoz, poi, sotto il Ducato di Urbino, fu ristrutturata due volte. La prima da Sigismondo Malatesta, poi dai Della Rovere che, originari di Senigallia, ne fecero la più bella tra le fortezze che difendevano i confini del Ducato. Gli interni sorprendono per l’armoniosa aria rinascimentale. Di fronte alla Rocca, la Piazza e il Palazzo ducale che, come racconta il Machiavelli ne “Il Principe“, fu la scena della notte di San Valentino, in cui il Borgia sterminò tutti i suoi commensali, titolarti della varie Signorie del Centro Italia. Quasi dolenti di dover lasciare posti così pieni d’arte e di storia, abbiamo ripreso la via del ritorno nel Molise. Vincenzo Ferro Fano (PS). Il modello virtuale tridimensionale del tessuto urbano di Fanum Fortunae. Le mura romane, coronate da merli, erano interrotte da possenti torri circolari anch’esse merlate. Ricostruzione virtuale della porta principale, Arco di Augusto, della Colonia Julia Fanestris. La Fano romana, pari a circa 18 ettari, è racchiusa da un circuito murario che sviluppa circa 1700 metri. Sul lato opposto a quello dell’Arco di Augusto (nord-est) le mura si affacciano sul mare. 24 A Copertina del volume Molise: disegni e cartografia storica. Itinerario iconografico nel territorio attraverso le stampe del XVIII e XIV secolo. A cura di Antonietta Caruso. Immagine storica di Bojano, da: Biovan Battista Pacichelli, “Il Regno di Napoli in prospettiva divisa in 12 Provincie” Napoli 1703. Cronache Castellane ttività delle sezioni DAI NORMANNI AGLI SVEVI N ell’ambito dell’VIII settimana della Cultura indetta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Istituto Italiano dei Castelli - sezione Molise lunedì 3 aprile ha organizzato, presso la sala del Palazzo Colagrosso di Boiano, il Convegno di Studi “Dai Normanni agli Svevi: Tommaso da Celano e Giuditta di Molise”. Dopo i saluti della Presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli - sezione Molise, Prof.ssa Perrella, dell’Assessore al Turismo del comune di Boiano, Dott. Cesare Romano, del rappresentante della Finmolise, Dott. Massimo Torracco e dell’Arch. Oreste Muccilli della Direzione Regionale per i Beni Culturali, il Prof. Errico Cuozzo, Docente di Storia Medievale all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e alla Libera Università degli Studi San Pio V di Roma, ha tenuto un’intensa relazione sulla presenza normanna e sveva nel Molise e in particolare sulla figura emblematica del conte Tommaso da Celano. Evocando i celebri lavori che Evelyn Jamison scrisse tra gli anni Trenta e Settanta del secolo scorso, il Prof. Cuozzo ha illustrato la lunga e appassionata vicenda del conte Tommaso, del suo incontro con Giuditta e della lunga lotta di questi con l’imperatore Federico II di Svevia, lotta che ha portato Tommaso ad essere una ‘Primula Rossa’ del Molise. Figlio del grande Pietro da Celano, di discendenza longobarda, Tommaso ottiene la contea di Molise sposando Giuditta, figlia del conte di Molise, Ruggero; tuttavia la sua aperta avversione nei confronti di Federico II e la sua assenza alla cerimonia con cui, nel 1220, il sovrano è incoronato a Roma dal Pontefice Onorio III, facilita i suoi avversari politici, tra i quali il fratello Riccardo di Celano. Il conte di Molise cerca di porre rimedio all’affronto inviando presso l’Imperatore come legato il proprio figlio, ma non ottiene i risultati sperati; decide, allora, fortificandosi a Boiano, di portare avanti la sua aperta ribellione al sovrano. Federico II è deciso a ristabilire nel suo Regno l’autorità reale e per fare ciò deve annullare tutti i privilegi, che conti e baroni avevano ricevuto durante gli anni della sua minore età e limitare le loro autonomie politiche e amministrative. Nel 1221 l’esercito di Federico II entra nella contea di Molise ed occupa la città di Boiano ai piedi della Civita; qui l’Imperatore raduna tutti i baroni a lui fedeli; Tommaso reagisce inaspettatamente mettendo in fuga i baroni stessi, trasferendo viveri e munizioni nella Rocca, dando alle fiamme la città e riparando a Roccamandolfi con la contessa Giuditta. Intanto Tommaso d’Aquino, conte di Acerra, giustiziere di Puglia e Terra di Lavoro, per ordine imperiale, assedia Boiano, poi punta su Roccamandolfi per sferrare l’attacco finale ai conti di Molise. In questo stesso anno Federico II nomina Teodino di Pescolanciano giustiziere imperiale. Federico, stanco del protrarsi delle resistenze da parte dei conti di Molise, si porta a Roccamandolfi per dirigere personalmente le operazioni militari. A questo punto Tommaso, in accordo con Giuditta, decide di fuggire e di rifugiarsi a Celano presso il cognato, Rainaldo di Anversa per continuare la resistenza; la contessa, invece, resta a Roccamandolfi. E’ a questo punto che la contessa Giuditta entra fortemente sulla scena politica ed affronta personalmente l’Imperatore, cerca di opporsi alla supremazia di Federico, ma alla fine, spinta dall’amore materno verso l’unico figlio, decide di cedere Roccamandolfi. Entrambi, madre e figlio, vengono affidati al Gran Giustiziere del Regno, Enrico di Morra. Tommaso non cede e continua alacremente la lotta sino all’intervento del Pontefice Onorio III, il quale, nel 1221, lo convince ad arrendersi all’Imperatore. Lo scontro tra i conti di Molise e Federico II prosegue, ricco di complessi retroscena e si protrae sino alla morte dell’Imperatore nel 1250, quando Tommaso da Celano rientra in possesso della Contea di Molise. Al termine di questo affascinante excursus nella storia normanna e sveva della Regione, la Presidente ha ceduto la parola alla scrittrice e saggista Ornella Mariani, che ha portato in scena, è il caso di dirlo, la figura emblematica e misteriosa della contessa Giuditta scrivendo un dramma in due atti incentrato sull’incontro tra la contessa e l’Imperatore Federico. La Mariani non è nuova a simili prove letterarie in quanto autrice di altri due lavori sulle grandi figure femminili della storia medievale: Matilde di Canossa e Costanza d’Altavilla, tutte protagoniste indiscusse della storia, ma la cui vita appare ancora oggi avvolta dal mistero. La saggista ha sottolineato come nel processo di interiorizzazione culturale sia stato dato poco spazio alle Cronache Castellane 25 Monopoli (BA). Il castello-abbazia di Santo Stefano sorge su una penisola denominata “Turris Paola”, fiorente sito romano, fu costruito alla fine dell’XI secolo. donne e che le fonti documentarie raramente o per nulla tramandano le gesta di figure femminili. Così è anche per la nostra Giuditta, della quale si conosce poco, pochissimo: che è nata in Molise, che ha sposato Tommaso da Celano, che ha vissuto tra Boiano, Ovindoli e Celano e poco altro. La tradizione orale, in questi casi, giunge, direi fortunatamente, a integrare le lacune delle fonti! Il convegno si è concluso con l’intervento dell’Arch. Caruso, delegato per l’Area Costiera dell’Istituto Italiano dei Castelli - sezione Molise e curatrice della mostra Molise: disegni e cartografia storica. Itinerario iconografico nel territorio attraverso le stampe del XVIII e XIX secolo, esposta nel piccolo museo dello stesso Palazzo Colagrosso di Boiano. Gabriella Di Rocco Puglia CASTELLI, MASSERIE, CHIESE E FORTEZZE A nche il primo semestre di questo 2006 è stato contraddistinto da una articolata attività della Sezione Puglia dell’Istituto: con il migliorare delle condizioni metereologiche la seconda domenica di marzo un nutrito gruppo di soci ha potuto visitare il territorio di Monopoli, borgo costiero che chiude a sud la provincia di Bari ed una delle dodici “Terre Marittime” degne di nota del litorale pugliese adriatico descritta nel celebre Atlante napoletano manoscritto del XVI secolo. La prima tappa della visita, nella prassi ormai consolidata di favorire i contatti diretti con i proprietari dei castelli, è stata la visita all’abbazia-castello di S. Stefano, di proprietà dell’avv. Saverio De Bellis, nostro socio, che ha gentilmente fatto gli onori di casa guidandoci nella visita della fortezza protesa nel mare - su una penisola naturale che forma due calette - con le mura bastionate a scarpa: situata a tre chilometri a sud della cittadina è stata realizzata su un preesistente sito romano - la Turris Paola della cartografia storica approdo satellite ed alternativo al porto della vicina Egnathia - lungo la Via Traiana. Protagonista della vicenda nel medioevo è Goffredo d’Altavilla che fonda l’abbazia nel 1083 nel contesto di un programma di insediamento di cenobi benedettini riformati cluniacensi in Italia meridionale. L’abbazia di Santo Stefano diventa uno dei signa con i quali i Normanni, consapevoli di essere un esiguo manipolo di guerrieri in un territorio ostile, marcarono tangibilmente la propria presenza in Italia meridionale. L’abbaziacastello di S. Stefano, organizzata intorno ad una corte centrale su cui prospettano gli ambienti riservati ai salariati ed il palazzo badiale, ha un unico lato collegato alla terraferma difeso da fossato. Seconda tappa della visita è stata la chiesa di S. Maria Amalfitana, fondata su una grotta basiliana nel XII secolo dall’omonima colonia e testimonianza degli attivi rapporti culturali anche con la costa tirrenica: l’impostazione è medievale, così come si evince dall’interno e dalle tre absidi estradossate con semicolonne e mensole a grottesche; oggi il prospetto principale ha una facies seicentesca segno delle continue modifiche apportate al manufatto. Sempre nel centro antico altra solida fortificazione marittima visitata è stato il castello di Carlo V, realizzato sul promontorium corrispondente alla parte terminale della penisola su cui sorgeva la Monopoli medievale: caratterizzato da un paramento realizzato in conci squadrati di tufo, ha pianta pentagonale con torri ai vertici e si sviluppa su due livelli principali e due intermedi. L’accesso principale è situato a sud-ovest in corrispondenza di una torre cilindrica, realizzata in seguito all’impianto originario: la torre, munita di un vano per l’alloggiamento del ponte levatoio, è coronata da arcatelle a tutto sesto aggettanti; è presente lo stemma imperiale con il nome del viceré Pedro Da Toledo che ne iniziò la costruzione nel 1544. Il territorio monopolitano è testimonianza di una delle più interessanti vicende di storia del territorio pugliese che dal XVI secolo ha visto il progressivo estendersi della fascia coltivata ed urbanizzata in virtù della crescita demografica ed economica connessa anche alla dominazione veneziana (1495-1530): il risultato di questo processo è ancora oggi visibile e caratterizza il paesaggio, dolcemente in salita verso la Selva, punteggiato di ulivi centenari e di masserie fortificate. Tra di esse due delle più interessanti sono il complesso della Masseria Spina con la masseria grande, manufatto residenziale seicentesco e la torre piccola cinquecentesca e la vicina Masseria Conchia. Tra le due la più antica è la Spina Piccola, costituita da una torre con ingresso al quale si accede tramite una scalinata che conduce ad Capestrano (AQ). Castello Piccolomini Medici. L’impianto quattrocentesco ingloba i resti di una fortificazione precedente. Ne è testimone la torre prismatica con l’orologio. In seguito al terremoto del 1905, il castello ha subito pesanti rimaneggiamenti. 26 A L’Aquila. Il santuario di Santa Maria di Collemaggio, situato fuori le mura, ha una facciata scenografica risalente alla prima metà del XIV secolo. È rivestita da un paramento murario in pietra bianca e rossa. Dalla chiesa a tre navate, restaurata nel 1972-74, si accede all’ampio chiostro. L’Aquila. La fontana delle 99 cannelle è a pianta trapezoidale con tre alte pareti rivestite da un paramento a scacchi in pietra bianca e rossa. Al piede di ciascuna parete sono incastonati 99 mascheroni da cui sgorgano altrettanti zampilli. Cronache Castellane ttività delle sezioni un ponte in muratura, nell’antichità levatoio: ogni finestra è sormontata da caditoia; la vicina Masseria Spina Grande, modificata nel Settecento, ha un carattere più evidentemente residenziale riscontrabile nella scalinata e nella loggia del piano nobile: separati si trovano il frantoio, l’ovile e le stalle, prospicienti un grande cortile lastricato. Ben diversa è la configurazione della Masseria Conchia, meno articolata nello sviluppo planimetrico e più compatta: ai vertici sono presenti garitte pensili, mentre l’accesso al piano nobile padronale è garantito dal consueto ponte in pietra difeso da una caditoia centrale con campaniletto a vela. Nell’ottica degli incontri con i soci delle altre sezioni dell’Istituto è stato organizzato un viaggio di studio di tre giorni in Abruzzo (29 aprile – 1° maggio): la prima tappa è stata la cittadina di Ortona che vanta un interessante castello Aragonese della seconda metà secolo XV. In origine municipio romano, fu prima distrutta dai Normanni e poi ricostruita dagli Svevi: il castello testimonia ancor oggi la storia della città, anche se versa in stato di completo abbandono. Il pomeriggio è stato contraddistinto dalla visita ad altre incredibili testimonianze quali la chiesa cistersense di S. Maria Arabona a Manoppello, realizzata dopo il 1208 e molto simile a quelle delle abbazie di Fossanova e Casamari: si presenta, sul piazzale antistante, con l’abside rettangolare forato da un rosone e da cinque monofore strombate ed il braccio sinistro del transetto. Com’è consuetudine per le architetture dell’Ordine, tutto è improntato ad un estremo rigore che fa trasparire la razionalità alla base della regola bernardiana mediante l’articolazione rigorosa delle masse e degli spazi interni. Sempre di ambito cistercense ma significativa come testimonianza dell’evoluzione del linguaggio medievale, è la celeberrima chiesa benedettina di S. Clemente a Casauria: la fondazione dovuta all’imperatore Ludovico II (871) in esecuzione di un voto, fece dell’abbazia una delle più potenti del meridione almeno sino al terremoto del 1348 che arrecò gravi danni a tutto il complesso. Di questo oggi resta il suggestivo portico a tre arcate che serra la facciata ed anticipa le navate delle quali solo la centrale è conclusa da abside semicircolare: di particolare nota sono i battenti bronzei del portale, realizzati nel 1192 dall’abate Ioele, suddivisi in 72 formelle, molte mancanti, raffiguranti oltre ai consueti soggetti religiosi anche i 14 castelli soggetti al potere badiale. Ultima tappa della giornata è stato il castello Piccolo- mini-Medici a Capestrano, piccolo borgo d’altura dal quale si gode un mirabile panorama sulla valle del Tirino, donato nel 1456 da Ferdinando d’Aragona ad Antonio Piccolomini e dominato dal castello, caratterizzato da un compatto prospetto con due torri cilindriche: il cortile interno presenta un monumentale pozzo con due colonne, il cui disegno è simile a quello del Chiostro degli Olivetani dell’Aquila. L’itinerario è proseguito per L’Aquila: prima tappa è stato il Forte Spagnolo del XVI secolo, fra le più cospicue ed eccezionali dell’epoca, inserito nel saliente nord-est delle mura con sfondo il Gran Sasso. Ha pianta quadrata serrata tra quattro bastioni angolari, è circondato da un ampio fossato e si collega con l’esterno per mezzo di un ponte in muratura sostenuto da pilastri ed archi. Progettista ed iniziatore dell’opera dal 1530 fu Don Pirro Luis Escriba, architetto militare di Carlo V. Successiva tappa la vicina chiesa di S. Bernardino (1454-72) la cui facciata, animata da colonne binate di tre ordini classici sovrapposte, fu conclusa da Cola d’Amatrice tra il 1524 ed il 1540: è una sintesi del linguaggio architettonico classicista con trabeazione dorica, serliana centrale, oculi, patere superiori e portale centrale strombato con colonne scanalate. Il santuario di S. Maria di Collemaggio, situato fuori delle mura al termine dell’omonimo viale, è ancora oggi la più grandiosa chiesa romanica cittadina: iniziata da Pietro da Morrone nel 1287, che qui fu incoronato papa con il nome di Celestino V nel 1294, presenta un’alta facciata con coronamento orizzontale suddivisa da una ricca cornice a mensola e tripartita da lesene superiori realizzata in masselli lapidei bicolori bianchi e rossi. Sull’angolo destro v’è un basso e poderoso torrione ottagonale con barbacani forse destinato a base di campanile. Al termine della visita, nei pressi della porta Rivera, ultima tappa della giornata è stata la celebre Fontana delle 99 cannelle sgorganti acqua da tre alte pareti rivestite del tipico paramento lapideo a scacchi bianco e rosa; è datata, 1272, e firmata dall’autore. Nel pomeriggio del giorno seguente, dopo pranzo, si sono visitate le chiese di S. Maria Assunta e di S. Pellegrino a Bominaco: la prima rappresenta il modello più omogeneo della tipologia basilicale romanica abruzzese; l’unico portale introduce all’interno tripartito da colonne con le navate terminanti con tre absidi estradossate decorate con monofore strombate: di rilievo la cattedra abbaziale del 1184. A poca distanza è l’oratorio di S. Pellegrino ricostruito nel 1263 su un preesistente edificio che si fa risalire a Carlo Magno: ha un portico realizzato con colonne romane e l’interno completamente decorato con affreschi duecenteschi che fanno della chiesa il più importante ciclo pittorico della regione. Ultima tappa della giornata è stata la cittadina di Fossa, centro pre-romano nei cui pressi è stata rinvenuta (1992) la più importante necropoli abruzzese con sepolcri a tumulo di oltre 20 metri di diametro, menhir di quattro metri d’altezza e 575 corredi funerari del I millennio a.C. Ai margini della cittadina sorge la chiesa di S. Maria delle Grotte o ad Criptas, piccola chiesa cistercense eretta alla metà del Duecento: ha unico portale con lunetta archiacuta ed interno simile al S. Pellegrino di Bominaco, oltre ad affreschi di scuola benedettina e toscana. La serata di questa lunga e densa giornata è stata conclusa con una cena conviviale in albergo con i cortesi amici della Sezione Abruzzo. Tappa d’obbligo sulla via del ritorno è stata Atri, città fortemente legata alla Puglia per la contea degli Acquaviva d’Aragona di Conversano e Nardò: conserva ancora interessanti testimonianze del passato, tra le quali l’imponente cattedrale, la grande cisterna romana ed il palazzo dei duchi di Acquaviva. Quindi Civitella del Tronto protetta dalla fortezza rinascimentale progettata dal Buontalenti nel 1556 su una preesistente fortificazione del 1225. Ultime due soste sono state Teramo, con la cattedrale realizzata dal 1158 in poi, ed il piccolo borgo fortificato di Bellante con una porta difesa da una torre con beccatelli. Altre iniziative della Sezione Puglia sono state la visita di domenica 4 giugno a Barletta per la mostra su “De Nittis e Tissot” presso Palazzo della Marra con la guida della stessa curatrice della mostra, la dott.sa Emanuela Angiuli; quindi la visita al Castello e, dopo il pranzo, la passeggiata alla cittadella romana di Canne. Giovedì 8 giugno presso il castello svevo di Bari, si è tenuta l’assemblea annuale dei soci della Sezione Puglia; al termine, proseguendo nel ciclo di conferenze, la dott.sa Emanuela Angiuli ci ha intrattenuti sul tema: “Scenari di corte nei castelli del Rinascimento”. Infine domenica 11 giugno i soci si sono trasferiti in Basilicata per la visita di studio al castello di Melfi, sede del Museo Archeologico Nazionale del Melfese; quindi visita al Castello Svevo di Lagopesole, restaurato dal presidente della Sezione Titta De Tommasi; nel pomeriggio visita a Venosa, patria di Orazio ed ai monumenti più significativi quali il castello - eretto nel 1470 dal duca Pirro Del Balzo Orsini -, il parco archeologico e il complesso medievale dell’Abbazia della SS. Trinità. Gaetano Cataldo Sardegna MOSTRA FOTOGRAFICA ome previsto nel calendario delle manifestazioni che hanno accompagnato il Convegno “Ultimi studi sulle architetture fortificate della Sardegna” si è tenuta a Cagliari, nei locali del Lazzaretto, una mostra sul tema “Castelli di Spagna e di Sardegna”. C Osilo (SS). Del castello dei Marchesi Malaspina rimangono pochi ruderi tra cui i resti di una poderosa torre, mal restaurata, e alcuni tratti di mura in pietra locale interrotte da torrette. La mostra che è rimasta aperta dal 21 aprile al 21 maggio è stata organizzata dall’ Assessorato alla cultura del Comune con la partecipazione dell’ Istituto Cervantes di Roma e dell’Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Sardegna – Delegazione di Cagliari. L’esposizione, che ha concluso un ciclo di proposte fotografiche tra reportage e immagini storiche iniziato cinque anni fa dall’Amministrazione comunale, è stata dedicata quest’anno alle architetture castellane. Le immagini, tutte in bianco e nero, del grande fotografo spagnolo José Ortiz Echague, fornite dal Fondo fotografico dell’Universidad de Navarra, e di Sergio Serra hanno messo in evidenza gli strettissimi legami culturali che uniscono Spagna e Sardegna, legami messi in evidenza dalle tipologie di costruzione e dalle analogie architettoniche. Le fotografie di Echague, scattate negli anni Trenta, come quelle di Serra, scattate negli anni Sessanta, pure importanti sotto il profilo documentaristico, hanno anche il pregio di riuscire a creare un compromesso tra il protagonismo del monumento e l’ambiente che lo circonda. Per questa ragione i castelli, le torri e le cortine murarie corrose dal tempo assumono un grande potere evocatore e richiamano alla memoria immagini di un passato di guerre, di tradimenti, di morte, ma anche di gloria e di eroismo. Nello stagliarsi possenti contro il cielo, restano a testimonianza della nostra storia e per le emozioni che ancora oggi riescono a comunicarci ci invitano a preservarli dall’assalto del tempo. SEMINARIO SULLA STORIOGRAFIA DELLA SARDEGNA G li Assessorati alla Pubblica Istruzione e alla Cultura della Amministrazione provinciale di Cagliari hanno individuato nell’Istituto Italiano dei Castelli - Delegazione di Cagliari, nell’Istituto Gramsci, nella Fondazione Siotto e nel Rotary Club di Cagliari Est i promotori di una iniziativa volta ad avviare una riflessione sulla Storiografia della Sardegna. Il progetto,oltre a fornire l’occasione per avviare un dibattito sull’identità, nasce dal compito affidato alle Istituzioni scolastiche nella nuova normativa sulla autonomia; esse, infatti, dovrebbero trasformarsi in Atri (TE). L’imponente cattedrale sorge su un complesso termale. È a tre navate con ampio chiostro a due ordini di arcate. 28 A Palermo. Particolare delle elaboratissime colonne della Cappela Palatina. Cronache Castellane ttività delle sezioni centri di elaborazione e di ricerca didattica e promuovere un rapporto interattivo di insegnamento – apprendimento. E l’insegnamento della Storia, sul quale il Consiglio d’Europa già da diversi anni ha richiamato l’attenzione, appare il mezzo più idoneo per ottenere tale risultato. L’iniziativa si svolgerà nel mese di Ottobre del corrente anno presso il Liceo “Siotto” di Cagliari e verrà coordinata dal prof. Francesco Floris, Presidente della Delegazione di Cagliari, su delega dell’Amministrazione provinciale. Verrà articolata in una serie di incontri il cui calendario sarà tempestivamente comunicato e sarà destinata agli studiosi di Storia della Sardegna e, in particolare agli insegnanti di Storia della provincia di Cagliari. Saranno trattati i seguenti argomenti: I più recenti studi sul periodo prenuragico e nuragico, prof. Raimondo Zucca (Università di Sassari) I più recenti studi sul periodo fenicio punico, prof. Raimondo Zucca (Università di Sassari) I più recenti studi sul periodo romano, prof. Attilio Mastinu (Università di Sassari) La Sardegna bizantina e alto medioevale e i regni giudicali, prof.ssa Olivetta Schena (Università di Cagliari) Il regno di Sardegna e la conquista catalano aragonese, prof. Giuseppe Meloni (Università di Sassari) Il regno di Sardegna nel periodo spagnolo, prof. Gianni Murgia (Università di Cagliari) Il Settecento, prof. Luciano Carta (Dir. Sc. Studioso di storia) L’Ottocento e il Novecento, prof. Aldo Accardo (Università di Cagliari) Antropologia e Storia del territorio, prof. Antonello Sanna, prof.ssa Gabriella Da Re (Università di Cagliari) Storia dell’arte e dell’architettura, prof.ssa M.Luisa Frongia, prof. Gianni Montaldo (Università di Cagliari) Storia della Chiesa, prof. Leonardo Pisanu, (Università teologica Sarda) I lavori si concluderanno con una tavola rotonda sul problema dell’immagine della Sardegna nella storiografia attuale che verrà introdotta dal prof. Francesco Floris e a cui parteciperanno i proff. Bruno Anatra, Francesco Cesare Casula, Manlio Brigaglia, Claudio Natoli e Luciano Marroccu. Nina Serra Virdis Veduta d’insieme dell’interno della cappella Palatina, ricca di preziosi mosaici, di colonne e capitelli di provenienza romana, costruzione emblematica del regno normanno di Sicilia. PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI FRANCESCO FLORIS l 19 giugno 2006, nel chiostro della basilica di Superga a Torino è stato presentato il volume I Sovrani d’Europa. Una Storia del vecchio Continente attraverso le vicende e i segreti delle Famiglie che vi regnarono. di Francesco Floris. All’incontro sono intervenuti: Gianni Oliva, Assessore alla Cultura della Regione Piemonte; Valter Giuliano, Assessore alla cultura della Provincia di Torino; Fabrizio Antonelli d’Oulx, Presidente VIVANT; Gustavo Mola di Nomaglio, Centro Studi Piemontesi; Aldo Accardo, Università degli Studi di Cagliari, coordinatore del Comitato sardo per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Al termine, sono state visitate le Reali Tombe di Casa Savoia e il Salone del Re. Un vermut nel chiostro a concluso il pomeriggio. I Sicilia ITINERARIO D’ARTE A PALERMO D opo un interessante, precedente, itinerario serpottiano, i soci dell’Istituto Italiano dei Castelli, Sezione di Catania, presidente l’ing. Giovanni Ventimiglia di Monteforte, hanno proseguito con la guida della prof. Mariella Fallica, il percorso d’arte a Palermo, da Villa Zito e Palazzo dei Normanni al Palazzo Arcivescovile, per riscoprire i tesori d’arte della città bizantino-arabo-normanna, nella moderna cornice della opulenta città di oggi. Anzitutto le preziose collezioni di stampe antiche della Sicilia, di filatelia, di numismatica dal medioevo all’età moderna, le maioliche dell’artigianato di tutte le città italiane, i numerosi dipinti di autori siciliani e la ricca deliziosa raccolta archeologica di varietà di ceramiche indigene, attiche e corinzie che attestano lo scambio intenso tra l‘isola e la madrepatria greca, attentamente catalogati e raccolti dalla Fondazione “Ignazio Mormino”. Un piccolo, elegante, raffinato Museo privato del Banco di Sicilia, dove sono presenti le più significative espressioni dell’arte e della cultura siciliane dalla preistoria ai nostri giorni, con dipinti della Scuola pittorica siciliana di fine Ottocento. Le incantevoli tele di sorprendente realismo fotografico di Francesco Lojacono, di Antonino Leto, le affascinanti opere di Giuseppe Sciuti, di Francesco Zerilli , di Ettore De Maria Bergler che offrono con un paesaggismo assolato, selvaggio e malinconico le immagini di una Sicilia che non c’è più. E, più modernamente, le testimonianze pittoriche del “futurismo siciliano” di Pippo Rizzo. Quindi i soci castellani, entusiasti, hanno visitato la Cappella Palatina con i suoi preziosi mosaici arabobizantini in corso di restauro, la sottostante preesistente “cappella reale” nel fascino della sua sobria architettura medievale e, a Palazzo dei Normanni, la “Sala d’Ercole” del Primo Parlamento Siciliano e di quello in atto, ed inoltre le varie sale reali, quella gialla, quella degli specchi, quella cinese, quella di Re Ruggero, nel fascino dei decori dell’architettura arabo-normanna. Il percorso d’arte si è concluso con la visita, mirabil- Cronache Castellane 29 mente illustrata dalla Sovrintendente al Museo Diocesano prof. Maria Concetta Di Natale, alla ricca raccolta di opere d’arte, argenti, arredi, paramenti sacri che il Museo Diocesano provvede a conservare, restaurare, proteggere. Opere di mirabile fattura che altrimenti andrebbero deteriorate o perdute. Tra i dipinti impaginati con criteri moderni nelle ampie sale, opere di Sciuti, D’Anna, Novelli, Di Giovani e pregevoli fatture di scuola caravaggesche e di anonimi siciliani. Una Palermo splendida, quella visitata dai soci castellani, da Via Vittorio Emanuele al viale della Libertà, nel contesto di una dimensione artistica che risulta sicuramente vincente per la promozione turistica della nostra isola. PROGETTO MEDITERRANEO NOSTRO on una conviviale di gala allo Sheraton Hotel, l’Istituto Italiano dei Castelli, sezione Sicilia, presidente l’ing. Giovanni Ventimiglia di Monteforte, ha inaugurato il nuovo anno sociale 2006, presenti numerosi soci, autorità ed ospiti. Il presidente Ventimiglia ha dato il benvenuto alla neo eletta segretaria della Sezione di Catania, dott.ssa Mariella Spoto Puleo, ai coordinatori delle delegazioni di Messina e Palermo, rispettivamente Baronessa Michaela Marullo d’Alcontres e prof. avv. Massimiliano Maniscalco, al dott. arch. Alberto Di Gaetano per la “Delegazione giovani”e per le relazioni tra la Sede e l’Istituto al socio Arturo Giorgianni. Quindi ha illustrato a grandi linee, il nutrito e interessante programma dell’Istituto il cui fiore all’occhiello è, come già prospettato nello scorso anno con il Convegno Europa Nostra riguardante le architetture fortificate del bacino del Mediterraneo, il progetto di costituire il “Mediterraneo nostro” con sede a Catania, coinvolgendo ben 22 nazioni più quelle europee, a tutela delle fortificazioni del bacino del Mediterraneo. E ciò perché la Sicilia gode del privilegio di una posizione geografica che la fa ponte in tutte le direzioni cardinali, verso le sponde del Mare Nostrum, e perché, il nostro è un popolo naturalmente aperto alle interculture e alle multietnie. “La istituenda Federazione Mediterraneo nostro di cui fanno parte l’Istituto Italiano dei Castelli, compresa la Sezione Veneto, ed il Consiglio scientifico di Europa Nostra, Federazione Pan europea per il Patrimonio, e che vede insieme paesi europei, islamici ed orientali in assestamento - come ha infine sottolineato l’ing. Ventimiglia - si propone come struttura su cui indirizzare studi, ricerche, scambi culturali, e come organo mediatore tra le iniziative dei paesi aderenti per la protezione e conservazione del patrimonio storico, nonché per la sensibilizzazione delle nuove generazioni ai valori dei beni ambientali“. La serata è stata allietata dal cabaret ideato e condotto con raffinata verve da Toti Sapienza, con la partecipazione di Nicolò e Anna Maria Scuderi (clarinetto e piano) e Giuseppe Mazzotta (fisarmonica) con magistrali esecuzioni di classici, romanze, arie di famose operette, tra l’Otto e il Novecento, da “Non t’amo più” di Tosti, ad “Era di maggio”, da “A curuna” di Rosa Balistreri, a “Luna tu” da “Il Paese dei campanelli”, a “E vui durmiti ancora” di G. Formisano - E. Calì. Mentre l’estro interpretativo di Toti Sapienza ha dato il C meglio di sé nella performance di celebri macchiette da “Gastone” a “Ciccio formaggio”, riscuotendo entusiastici ripetuti applausi. Milly Bracciante IL MANIERO DELLE MERAVIGLIE Istituto Italiano dei Castelli sezione Sicilia, ha avviato, sul territorio nazionale, una campagna di tutela di quei manieri che, pur possedendo un alto valore storico, architettonico e paesaggistico, rimangono in totale abbandono, irreparabilmente avviati alla completa distruzione, alla definitiva sparizione. In Sicilia, l’interesse dell’Istituto si è quest’anno concentrato sull Castello di Mongialino, che sorge sull’altura del monte Alfano, in territorio di Mineo. Documentato sin dal XIV secolo, il castello si compone di un massiccio dongione circolare affiancato ad una cinta muraria, irregolarmente poligonale, in cui rimangono ancora visibili i resti della merlatura. Un monumento che per le sue particolari caratteristiche costruttive rappresenta un unicum nell’ampia categoria dell’architettura castellana siciliana. L’adozione del Castello di Mongialino sarà formalizzata il 6 maggio quando una delegazione delle Sezione Sicilia dell’Istituto dei Castelli, costituita da un consistente numero di soci che saranno accompagnati dal presidente ing. Giovanni Ventimiglia di Monteforte, dal prof. Magnano di San Lio, dall’ing. Tomarchio e da altri esperti del Consiglio scientifico, si recherà a Monte Alfano per una visita di ricognizione del «Mongialino» nel corso della quale si constaterà il gravissimo «stato di salute» in cui versa il castello. Scopo della visita e dell’adozione è riuscire a sensibilizzare gli amministratori e le autorità preposte alla conservazione del patrimonio storico monumentale sull’adozione di immediate iniziative di tutela e del restauro per scongiurare che, in breve tempo, si giunga alla distruzione totale e definitiva del monumento. Destinataria della meritoria iniziativa dell’Istituto, in particolare, è anche la competente Soprintendenza di Catania perché proceda ad avviare la procedura di un intervento immediato che blocchi la progressione del degrado, in attesa che si concretizzi la redazione del progetto di recupero ed il finanziamento delle opere occorrenti. Veduta d’insieme della Cattedrale e del Palazzo dei Normanni. Incredibile fusione di stili, frutto della cultura cosmopolita della Palermo normanna, una delle grandi capitali del Mediterraneo. Nell’immagine il grande Cristo Pantocratore che secondo l’usanza bizzantina, decora la cupola della cappella Palatina. 30 A Cronache Castellane ttività delle sezioni Consiglio scientifico di “Europa Nostra” Gianni Perbellini, che hanno cercato di tracciare alcune strategie per giungere all’obiettivo di considerare concretamente il patrimonio dei castelli mediterranei, ma anche di torri, castelli, caseforti, città fortificate, rocche, forti, bastioni, conventi e mura difensive, come una preziosa risorsa per l’economia e la cultura dell’intera area. Da: “ La Sicilia “ dell’ 8 Giugno 2006. To s c a n a CASTROCARO TERME E LE FORTIFICAZIONI NELLA ROMAGNA FIORENTINA I Castello di Mongialino (CA). Sorge sulle alture del Monte Alfano in territorio di Mineo, si compone di un massiccio dongione a pianta circolare, e di una cinta di mura merlate a pianta irregolare. «Il Castello di Mongialino, per le sue originalità peculiari -, dichiara il presidente dell’Istituto ing. Ventimiglia, potrebbe costituire fonte di grande richiamo turistico, opportunamente inserito in un circuito castellano che comprende gli altri insediamenti catellani presenti nel comprensorio quali i castelli di Catalfano, Serravalle, Mineo, Occhiolà e Caltagirone. Gode, inoltre, il Mongialino, del privilegio di essere attorniato da un paesaggio di bellezza infinita, in area dove la mitologia e la storia hanno lasciato tracce profonde». Da “La Sicilia“ del 3 maggio 2006 CONVEGNO: MEDITERRANEO E TURISMO RELAZIONALE, IL RUOLO DELLA RETE CASTELLANA nserire il prezioso patrimonio degli antichi castelli e delle costruzioni fortificate siciliane nella vita attiva, originando nuova ricchezza per il territorio attraverso una visione moderna che ne preveda l’inserimento in specifici circuiti turistici.Questa, nelle parole del Presidente della Sezione siciliana dell’ Istituto Italiano dei Castelli, ing. Giovanni Ventimiglia di Monteforte, la proposta che ha fatto da filo conduttore al convegno tenutosi il 7 giugno 2006 nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università dal titolo Mediterraneo e turismo relazionale, il ruolo della rete castellana. Proprio Catania - è stato annunciato – ospiterà in novembre un workshop internazionale fra le associazioni che operano per la difesa del patrimonio monumentale fortificato, spesso fatto di opere di straordinario valore semantico, simbolico e architettonico, in tutti i paesi dell’area euromediterranea per dar vita a un centro studi permanente con sede in Sicilia. All’incontro, promosso dalla delegazione giovani dell’Istituto, coordinata dall’ arch. Alberto Di Gaetano, hanno preso parte – oltre ai presidenti degli Ordini professionali degli Architetti e degli Ingegneri catanesi – numerosi studiosi ed esperti, tra cui il prof. Leonardo Urbani dell’ Univesità di Palermo e il Presidente del I Pianta schematica del castello. In nero sono indicate le pareti murarie esistenti, ma pericolanti. Al suo interno è inserita una capiente cisterna. l 25 marzo 2006, in una giornata fredda ma piacevole, alcuni Soci della Sezione Toscana hanno intrapreso una visita di studio giornaliera, nella Romagna Fiorentina visitando la Rocca di Castrocaro Terme e la Città Ideale di Terra del Sole. Nel viaggio era compresa una sosta anche alla Rocca di Montepoggiolo, ma i tempi non hanno consentito di visitarla. La Rocca di Castrocaro si trova nella Regione Emilia Romagna in un’area già conosciuta come “Romagna fiorentina” a circa 8 Km da Forlì e a circa due km (un miglio fiorentino) dalla “città ideale” di Terra del Sole. L’insediamento fortificato si trova su un poggio a controllo della strada e del fiume, è un sito fortificato forse (con una torre lignea) già fin dal tempo dei Romani, e sicuramente la prima fortificazione murata si può far risalire – torre poligonale - al periodo altomedioevale longobardo franco. Dal X secolo al 1282 il primitivo fortilizio fu residenza della famiglia feudale dei Conti di Castrocaro, fedeli al Sacro Romano Impero. Nel 1282, con la sottomissione alla Chiesa, la Rocca divenne il presidio angioino in Romagna, sede di tribunale e di carcere politico. Dal 1403, in seguito alla cessione alla Repubblica fiorentina e alla conseguente nascita della Romagna toscana, la fortezza divenne sede del capoluogo e avamposto fiorentino in Romagna. Essa era un importante caposaldo di difesa dei territori della Repubblica a confine con lo Stato Estense e quello della Chiesa. Il destino di questa fortezza è stato assai originale, poiché agli inizi del Seicento, con lo stabilizzarsi del quadro politico internazionale, la Romagna toscana venne progressivamente privata del suo antico ruolo strategico. Nei primi decenni del Seicento, dopo la costruzione della cittadella di Terra del Sole, dove si trasferì il capoluogo della Romagna toscana, l’imponente macchina da guerra diventò inutile e venne definitivamente abbandonata. Ed è rimasta così per oltre 400 anni. Grazie al suo secolare inutilizzo questo grande maniero non ha subito significative trasformazioni strutturali. La rocca è considerata dagli esperti uno dei più significativi esempi di architettura fortificata composita, dove gli ampliamenti strutturali, succeduti nel tempo, si sono adattati alle esigenze belliche e alla morfologia del territorio. Integrata con il paesaggio, pare quasi che la Fortezza completi il disegno e la fisionomia della rupe, con la quale è diventata nei secoli un’unica identità. I soci hanno visitato la Rocca e il Museo Storico accompagnati da esponenti della Pro Loco di Castrocaro e con la guida del Prof. Taddei che ha raccontato la storia della fortificazione, i restauri avvenuti e quelli che dovranno essere attuati nell’anno 2007 sotto la sua guida. Il pranzo si è svolto all’interno della rocca assaporando piatti tipici della Romagna. Poi i soci hanno spostato la visita verso Terra del Sole poco distante. La città Ideale di Terra del Sole fu voluta da Cosimo I de’ Medici, primo Granduca di Toscana (1519-1574). Fu lui stesso, recatosi in questi estremi confini del suo Stato, a “designare” il luogo della nuova città fortezza e ad assegnarle il nome. In una memoria olografa del Capitano di Castrocaro Corbizio II Corbizi si trova registrato un preciso atto di nascita della nuova città fortezza: “Ricordo come alli 8 di decembre 1564 si cominciò a fabbricare la nova Terra del Sole con processione e messa solenne in detto loco sendo Comissario Geri Resaliti”. La decisione di costruire ex novo una città fortificata nell’enclave romagnola rientrava in una precisa politica di difesa dei confini del Granducato di Toscana. Terra del Sole, secondo le intenzioni di Cosimo I sarebbe dovuta diventare la nuova sede prestigiosa degli “uffizi” medicei nella Romagna Toscana, una struttura urbana che doveva assolvere a funzioni amministrative, giudiziarie, militari, religiose e commerciali. Cosimo I de’ Medici nell’ideare la costruzione del nuovo insediamento romagnolo si avvalse della sua esperienza di soldato e di principe. A Terra del Sole le fortificazioni furono adeguate ai tempi e alle nuove tecniche militari. Così come per le altre fortezze (San Piero a Sieve, Empoli, Cortona, Montecarlo ai confini della Repubblica di Lucca; Portoferraio nell’Isola d’Elba e Sasso di Simone nel Montefeltro) volute da Cosimo I de’ Medici, invece di lunghe cortine e torri, negli angoli si costruirono quattro bastioni muniti di orecchioni per proteggere, con le bocche da fuoco poste nelle cannoniere, le scarpe delle cortine costruite in terra battuta armata con palificate e rivestite di laterizio. Nel 1579 la nuova «terra» di Cosimo I fu eletta capitale della Provincia della Romagna Fiorentina. Nel 1772 fu disarmata, sotto i Granduca di Lorena, e i poteri amministrativi della Provincia di Romagna Toscana vennero trasferiti a Rocca San Casciano. Terra del Sole è stata dichiarata centro storico di “notevole interesse pubblico” da un Decreto Ministeriale del 1965, tutelandone la conservazione con un vincolo ambientale. La giornata si sarebbe dovuta concludere con la visita alla rocca di Monte Poggiolo ma il tempo rimasto era troppo poco per poter giungere e visitare anche questa fortificazione, così la comitiva ha deciso di ripartire per Firenze. Questa fortificazione di grande interesse anche se abbandonata a se stessa e in condizioni molto degradate, merita un breve accenno che possa collocarla e descriverla. La Rocca di Monte Poggiolo domina la parte sud orientale della Pianura Padana dai dintorni di Forlì fino all’Adriatico. Data la sua importanza strategica la Rocca fu lungamente contesa. Dopo anni di battaglie, nel 1179 i Ghibellini Romagnoli la occuparono, distruggendola. Successivamente, circa sei anni dopo, venne ricostruita dagli abitanti di Castrocaro. Dal 1234 al 1317 fu proprietà dei Fiorentini fino all’arrivo degli Ordelaffi. Varie vicende si susseguirono con conquiste da parte di diverse fazioni e per cent’ anni i Fiorentini e i Forlivesi se la contesero. Nel 1482 fu affidato a Giuliano da Maiano l’incarico di ricostruirla; ed è questo l’impianto che è giunto fino a noi. Alla fine del 1500, la Rocca perse la sua importanza in seguito alla costruzione della fortezza di Terra del Sole, munita di artiglieria. Nell’aprile del 1951 un meteorite fece crollare un bastione dell’antico castello di Monte Poggiolo. Successivamente venne tentato più volte il difficile restauro cercando anche di trovare una nuova destinazione d’uso come museo, ma senza mai portare a termine i lavori. Oggi presenta un progressivo degrado, dovuto al tempo e all’abbandono. La Rocca “possiede pianta trapezoidale, ma virtualmente quadrata” (cfr. C. Perogalli, Rocche e Forti Medicei, Rusconi Immagini, Milano 1980 pg. 58). Quattro torrioni rotondi, fortemente scarpati, sono posti agli angoli della fortificazione: quello a meridione più massiccio degli altri tre, era certamente il mastio e presenta interessanti particolari architettonici. All’interno della Rocca si possono ancora trovare e vedere i torrioni a volta emisferica. Gli scudi esterni delle cannoniere sono di pietra arenaria con foro tondo, secondo il più diffuso tipo del ‘400; all’interno, le cannoniere sono a pianta trapezoidale, costruite con lastre di pietra inclinata e sopra di esse ci sono sfiatatoi rettangolari. La Rocca ha due ingressi, uno al centro del Mastio e l’altro nella cortina ovest. Purtroppo la parte sud, rovinata dal meteorite, è irriconoscibile. Alla base della Rocca di Monte Poggiolo è stato ritrovato nel 1983 quello che a tutt’oggi si ritiene essere il più antico sito preistorico europeo. Terra del Sole (FO). Il nome originario della città era Eliopoli, cioè Città del Sole. Nella veduta aerea è ben visibile la cinta muraria coi quattro bastioni ben conservati. Fu fondata nel 1565 da Cosimo I de Medici per proteggere la Romagna toscana. I quattro bastioni angolari della città ideale sono completati da una bertesca pensile. La Porta Fiorentina vista dall’esterno. È difesa da una caditoia a naso. Sopra il portale è ben visibile lo stemma dei Medici. 32 A Porto Ercole, Monte Argentario (GR). Piante ottocentesche del Forte Stella, fortezza avanzata collocata sul crinale meridionale del monte che sovrasta il borgo. Veduta aerea della rada di Porto Ercole, guardata a sud dalla Rocca, che proteggeva il borgo trecentesco, e da nord dal Forte Filippo, isolato sul monte quasi privo di vegetazione. Cronache Castellane ttività delle sezioni IL MONTE ARGENTARIO E LE SUE FORTIFICAZIONI l 13 Maggio 2006 i Soci hanno partecipato ad un viaggio bellissimo sulla costa Toscana nelle terre del Monte Argentario visitando Porto Santo Stefano, Forte Stella, Porto Ercole e Forte Filippo, trascorrendo una meravigliosa giornata. Questo luogo suggestivo e particolare era probabilmente in origine un’isola, unitasi successivamente alla costa tirrenica dai due tomboli della Feniglia e della Giannella, per l’accumulo di sabbia e detriti trasportati dai fiumi e dalle correnti marine. Il primo insediamento umano all’Argentario risale certamente ad epoche remote, lo attestano i numerosi reperti archeologici sia nella Grotta degli Stretti che in quella di Cala dei Santi. Sono almeno 19 le spelonche che furono abitate. Per la sua posizione geografica al centro del Mar Tirreno, il Monte Argentario fu considerato dai primi navigatori un approdo sicuro. Di straordinario valore strategico, il promontorio fu munito di torri di avvistamento e di segnalazione per far fronte al costante pericolo di incursioni dal mare. Le primissime opere a carattere difensivo risalgono all’età del Bronzo, ma un vero sistema difensivo iniziò a prendere corpo solo nel XV secolo, sotto il dominio della Repubblica di Siena. Gli Spagnoli ebbero il merito di avere, in pochi anni, trasformato il Monte Argentario in una poderosa macchina bellica, con un formidabile complesso di fortificazioni per numero e qualità, superiore ad ogni altro consimile esistente in Toscana. Nacque così nel 1557 lo Stato dei Presidi, che comprendeva Orbetello, Porto Ercole, Porto S.Stefano e Talamone, ai quali, nel 1602, si aggiunse la piazzaforte di Porto Longone, nell’Isola d’Elba. Porto Santo Stefano è un suggestivo borgo marinaro sulla costa orientale dell’Argentario ed attrezzato porto turistico e si affaccia su una baia dominata dalle possenti moli delle fortezze spagnole. Domina sull’alto di un colle la Rocca seicentesca, architettura di tipologia spagnola a pianta quadrata, munita di barbacani di tipo aragonese. Non si hanno invece notizie certe sulla storia più antica di Porto Ercole. Sembra che si debba agli Etruschi I l’attribuzione del nome di Ercole al luogo, ipotesi avvalorata dalla recente scoperta di una necropoli etrusca posta a monte di Cala Galera. Nell’alto medioevo appartenne, come tutto l’Argentario, all’Abbazia delle Tre Fontane, passò nel XIII secolo agli Aldobrandeschi, quindi agli Orsini e dal 1415 alla Repubblica di Siena. Lo Stato dei Presidi ne fece il cardine del sistema difensivo dell’Argentario, costruendo come si è detto le imponenti strutture militari che ancora ne caratterizzano il paesaggio. Il sistema difensivo di Porte Ercole che dal 1557 entrò a far parte, insieme a Orbetello, Porto Santo Stefano, Talamone, Monte Argentario e, in seguito, Porto Longone, dello Stato dei Presìdi, è caratterizzato da tre elementi principali: la Rocca, Forte Filippo e Forte Stella. La cinta muraria che scende verso il mare collega, attraverso un cunicolo, la Rocca al bastione Santa Barbara, costruito sul porto, insieme al forte Santa Caterina (oggi privato), per rafforzare il sistema difensivo. Oltre ad essere la più grande costruzione militare dell’Argentario, ha infatti una forma irregolare che segue l’andamento della collina su cui si trova. Forte Filippo (anch’esso privato), edificato nel 1558 su progetto di Giovanni Camerini, è di forma rettangolare con quattro bastioni triangolari disuguali e asimmetrici, con un ampio fossato intorno, situato sulla cima del Monte Filippo a cavallo tra il golfo di Porto Ercole e quello di Cala Galera. Aveva come unico punto di accesso un ponte levatoio sul lato est e costituiva un importante baluardo difensivo. Questo forte rappresenta la più importante delle opere di fortificazione promosse dallo stato dei Presidi, essendo complessivamente grande quasi un terzo della rocca, è il secondo in ordine di grandezza e per imponenza di fortificazioni dell’Argentario. Forte Stella, costruito nella seconda metà del secolo XVI e musealizzato dal 1999, presenta una forma originale: il nucleo centrale, circondato da una cinta muraria quadrilatera con bastioni agli angoli, ha pianta a forma di stella a sei punte (da cui deriva il nome). Anch’esso era circondato da un fossato ed era dotato di un unico punto di accesso. Le sue funzioni erano prevalentemente di avvistamento, più che di difesa, e assieme a Forte Filippo rappresentavano uno dei capisaldi dell’organizzazione militare di Porto Ercole. Giovanna Taddei Cronache Castellane 33 Tr e n t i n o Umbria CASTEL MALGOLO IN VAL DI NON IN MAROCCO, PALAZZI DI MARMO E CASTELLI DI TERRA opo un breve periodo di sospensione, in seguito alla nomina del nuovo presidente ed al rinnovo del consiglio la Sezione ha ripreso nello scorso trimestre la propria attività organizzando per i soci una escursione a Castel Malgolo, ubicato nel suggestivo paesaggio di una valle, peraltro caratterizzata da una presenza castellana straordinariamente fitta, qual è la Valle di Non. L’accesso all’interessante edificio, di proprietà privata e normalmente chiuso al pubblico, è stata resa possibile grazie alla disponibilità del proprietario, conte Premoli: ciò ha pertanto conferito una nota di apprezzata eccezionalità all’evento. Il pomeriggio, iniziato con la visita dell’antica basilica di San Zeno in compagnia di mons. Visintainer, già vicario vescovile della diocesi di Trento, ha vissuto il suo momento centrale proprio a castel Malgolo. Documentato a partire dal 1267, come proprietà degli omonimi signori, il castello naque probabilmente sviluppandosi a partire da una semplice torre cinta da mura, attorno alla quale si moltiplicarono in seguito gli altri edifici. Nel febbraio 1425 la famiglia Concini di Casez - ma oriunda della Toscana - nelle persone dei fratelli Gerardo ed Antonio (figli del notaio Enrico), acquistò il castello da Niccolò di Malgolo e ne detenne la proprietà fino alla metà del Cinquecento, allorchè l’ultima discendente Bona sposò Pantaleone Betta, consegnando così l’edificio ad una nuova linea dinastica. Trasferendosi a Verona nel 1848, i Betta vendettero castel Malgolo a contadini, che ne fecero una abitazione rurale: fu per merito di Raffaele Concini de Concin, che lo riacquistò nel 1891, se il castello potè essere restaurato, peraltro con un intervento di tipo fortemente ricostruttivo. Sede di un presidio militare austriaco durante la prima guerra mondiale, nel 1922 l’edificio fu messo in vendita ed acquistato dal conte Camillo Premoli, avo dell’attuale proprietario, che ne risistemò le strutture e vi trasferì una collezione d’armi proveniente da Bergamo. D Carlo Andrea Postinger Marocco, pianta della Madrasa di Ibu Yusuf, l’Istituto per lo studio del Corano edificato verso il 1570. ella storia della civiltà del Mediterraneo, il Marocco ha avuto un ruolo importante: dalle più sottili argomentazioni filosofiche alle realizzazioni della scienza applicata, dal concetto dell’amor cortese, alla coltivazione dell’albero di albicocche, per una felice combinazione di fattori geografici, politici, sociali e religiosi. A questi fattori geopolitici si devono aggiungere la cultura e la coscienza sociale degli antichi re, che a protezione della loro civiltà non sfoderarono solo la spada, ma, con saggezza, si impegnarono nella promozione della vita intellettuale ed artistica del paese. Fra un colpo di scimitarra ed un altro, partecipavano alle dispute filosofiche a Fès, ai calcoli matematici degli architetti a Granata, in una stimolante atmosfera. Nel Marocco dei nostri giorni l’età d’oro delle grandi dinastie e dei famosi studiosi non è stata dimenticata, rivive attraverso le prestigiose testimonianze architettoniche, le tradizioni gelosamente conservate, come riflesso di usi e costumi tramandati da un tempo lontano. Per il fascino di questo Paese e sulle rotte dei cammellieri, il gruppo “castellano” è arrivato a Marrakech, la capitale del sud, il cui nome ha in se qualcosa di misterioso, evoca palmeti e carovane, mercati e spie internazionali, oasi di pace. Marrakech, per la sua posizione geografica, è sempre stata di fondamentale importanza, imponente come le montagne dell’Atlante, splendida città imperiale che dà il suo nome, da sempre, al Marocco. La città fu contesa da grandi re, nobili dinastie vi si sono avvicendati, architetti, pittori, scultori, abili artigiani vi hanno costruito palazzi principeschi, giardini, moschee e la Madrasa, straordinaria sede della superba scuola coranica fondata dal sultano meniride Abou-el-Hassan (1331-1349). Il visitatore, pellegrino della bellezza, può vedere risplendere la ricchezza dell’oro, del marmo, dell’onice, scambiati un tempo con carichi di zucchero e di spezie N Castel Malgolo (TN). Il castello è documentato a partire dal 1267 come proprietà degli omonimi signori. È ubicato nel suggestivo paesaggio della Val di Non, zona ricca di antichi castelli. 34 A Marocco. La Medina di Marrakech, la “rossa” capitale del sud, situata su un rialzo collinoso ai piedi della catena dell’Atlante, quasi sulle rive del fiume Tensift. La porta d’ingresso della Medina, uno splendido arco dall’immensa ghiera superdecorata, è senz’altro la più bella porta inserita nelle mura della città. Cronache Castellane ttività delle sezioni da Alimed el Mansour, il più famoso sovrano saadien (1578-1603), mentre il sole illumina il marmo rosa delle fontane, fa scintillare le decorazioni, i turchesi, i verdi, i bianchi dei mosaici, la bellezza del Palazzo El Badii, gli stucchi di Dar Si Said e del Palazzo della Bahia e, da lontano, il muezzin fa sentire il suo richiamo alla preghiera. Per poter capire tutti gli aspetti di questa affascinante città, il nostro gruppo ha visitato Djemaa el-Fna, una enorme piazza, un immenso spazio dalla forma vagamente triangolare, il cui nome racchiude un qualcosa di macabro, significa infatti, “raduno dei morti”, poiché qui avevano luogo le esecuzioni pubbliche e, sembra, che un governatore particolarmente crudele, vi facesse deporre la sua collezione di teste tagliate. Djemaa el-Fna è un vero palcoscenico, dove lo spettacolo è mutevole nei diversi momenti della giornata: negozi, piccoli fornelli accesi per cuocere cuscus e spiedini o semplicemente a tener calda l’acqua per il té alla menta, barbieri al lavoro, danzatori e suonatori provenienti dall’Atlante, il cantastorie, i mangiatori di fuoco e, come sottofondo, il ritmico tam tam dei tamburi della Mauritania che accompagnano i danzatori. Al tramonto, la piazza assume un aspetto diverso... il muezzin chiama cantilenando i fedeli e molti si allontanano per raggiungere la moschea, le deboli luci ondeggiano e si spengono. La Medina di Marrakech, chiusa entro una cinta di alte mura, è un dedalo di viuzze e una inquadratura pittoresca del Marocco. Di giardino in giardino, prosegue la visita, dal piccolo giardino della Ménara a quello di Majorelle, ricco di piante esotiche, poi alle Tombe Saadiane. Quarzazate, “città dalle mura del Draa, del Dadés e dello Zis, è un percorso tra i più interessanti del Marocco meridionale, che si snoda nelle regioni presahariane, tra le montagne del passo di Tizi’n Tichk. La kasbah di Taourirt, antica residenza del leggendario Glaoni, ultimo signore feudale della regione e la kasbah di Tifoultout hanno incantato i nostri viaggiatori. Inoltre, Ait Benhaddou, villaggio fortificato, un castello di sabbia, adagiato in un campo di mandorli in fiore, una visione quasi magnifica, che va oltre l’immaginazione. Il viaggio piacevole che ha dato una suggestiva e completa immagine del Marocco è terminato lasciando il ricordo di straordinari paesaggi, mura color ocra o rossastre, profumi forti e sabbie brucianti. Igea Frezza Federici Ve n e t o LA CARTA MILITARE DEL DUCATO DI VENEZIA (1798-1805) E GLI ELABORATI DEL PREMIO EUROPA NOSTRA enerdì 26 maggio alle ore 15, presso la Biblioteca del Museo di Castelvecchio, alla presenza del Vice Sindaco Assessore alla Cultura, professor Maurizio Pedrazza Gorlero e del Presidente della sezione Veneto dell’Istituto Co. Dr. Maurizio Sammartini, è stata presentata la donazione della Carta militare topografico-geometrica del Ducato di Venezia, conservata nel Kriegsarchiv di Vienna, redatta per iniziativa dello Stato maggiore austriaco tra il 1798 e il 1805. Essa è stata offerta dalla sezione veneta dell’Istituto Italiano dei Castelli come importante incremento delle speciali raccolte librarie e documentarie dei fondi di castellologia “Piero Gazzola ed Europa Nostra /IBI” da tempo depositati presso la Biblioteca del Museo di Castelvecchio in virtù di una convenzione stipulata nel 1990 col Comune di Verona. Documento di estrema importanza per la conoscenza e lo sviluppo di un territorio di circa quaranta chilometri quadrati che corrisponde, con parziali differenze storiche di confine, alle attuali regioni del Veneto e del Friuli, l’edizione è stata curata dalla Fondazione Benetton di Studi e Ricerche di Treviso con la collaborazione dell’Archivio Militare austriaco di Vienna, e dopo un ambizioso e pluriennale progetto presenta uno strumento di notevole importanza per la conoscenza della storia e della geografia del nordest d’Italia, nella fase di transizione che lo porta, con alterne vicende, dallo Stato veneziano al dominio absburgico. Con l’edizione delle centoventi grandi tavole topografiche in scala originaria, la trascrizione delle 922 carte manoscritte di descrizioni militari, la traduzione in lingua italiana e un glossario dei circa quattrocento termini tecnici unito agli indici dei toponimi che vi compaiono, l’insieme costituisce in assoluto un documento V dell’identità di luoghi, di segni e di nomi che riemergono come patrimoni peculiari comuni nella costruzione dell’Europa, e insieme un’opera utile in molteplici ambiti, dal mondo scientifico a quello professionale, offrendo nuove referenze a storici e geografi, a cartografi e topografi, a urbanisti e paesaggisti. Con l’occasione, su iniziativa del presidente del Consiglio scientifico di Europa Nostra, Prof. Arch. Gianni Perbellini, le raccolte dei fondi speciali presso la Biblioteca di Castelvecchio, la cui catalogazione è da alcuni mesi disponibile on-line nel sito dell’Archivio Bibliografico Veronese (http://abv.comune.verona.it), sono state integrate dagli elaborati presentati a partire dal 2004 al concorso annuale “Premio Europa” della Commissione Europea, istituito dalla stessa associazione e volto a segnalare le migliori realizzazioni in ambito europeo di progetti di studio e ricerca nella valorizzazione del patrimonio architettonico e ambientale quale importante testimonianza dell’evoluzione delle conoscenze in ordine alla conservazione ed alla tutela dei Beni Culturali Europei. La Biblioteca d’Arte del Museo di Castelvecchio, nata come supporto alla attività dei funzionari del museo e quindi aperta negli anni Settanta come servizio al pubblico, è dedicata alle discipline inerenti la storia dell’arte, l’archeologia, l’architettura, la conservazione e il restauro, e ha conquistato per il suo specialistico bacino di utenza un ruolo ormai noto e consolidato. Meno nota è invece la presenza presso la Biblioteca di fondi speciali unici in Italia nel loro genere e dedicati alla storia dei castelli. Si tratta dei materiali riuniti dal professor Piero Gazzola, che ricoprì la carica di Soprintendente ai monumenti del Veneto dagli anni Quaranta ai Settanta del Novecento, e fu uno degli artefici della rinascita urbanistica di Verona nel dopoguerra. Il suo interesse per l’architettura militare e le fortificazioni si riflette nello straordinario fondo librario lasciato in eredità dalla famiglia all’Istituto Italiano dei Castelli, di cui Gazzola fu fondatore e presidente. A seguito di una apposita convenzione con il Comune di Verona, del 1990, dopo alcune peregrinazioni il fondo ha trovato collocazione adeguata tra le mura del castello scaligero assieme alla biblioteca già dell’IBI (Internationales Burgen Institut), un tempo allestita a Rosendael, in Olanda, la cui sede fu chiusa dopo la fusione con l’associazione Europa Nostra. La Direzione dei Civici Musei d’Arte, con il restauro della torre di nord-est ad opera degli Amici di Castelvecchio e dei civici musei d’arte veronesi nel 1995-1996, ha offerto le condizioni perché i due fondi librari altamente specializzati potessero essere conservati e resi consultabili a Castelvecchio, sia per il loro intrinseco valore culturale e la loro pertinenza con l’edificio scaligero, sia per onorare un impegno assunto già dal prof. Magagnato negli anni della sua direzione del Musei cittadini. Da parte sua l’Amministrazione comunale si è impegnata a promuovere le iniziative necessarie alla miglior conservazione e valorizzazione di tali fondi librari, nonché alla divulgazione della loro conoscenza negli ambienti di studio nazionali ed internazionali incrementando la consistenza dei fondi, costituiti prevalentemente da libri, ma anche da riviste, opuscoli, carte geografiche e cartoline, e rendendo fruibili gli oltre quattromila documenti suddivisi per regioni e nazioni, mediante una catalogazione che è da alcuni mesi disponibile on-line nel sito comune delle biblioteche pubbliche della città, l’Archivio Bibliografico Veronese. A tale sforzo corrisponde peraltro una costante attenzione da parte di Europa Nostra/IBI al continuo aggiornamento delle raccolte, forte anche della presenza a Verona del presidente del comitato scientifico dell’associazione, l’architetto Gianni Perbellini, membro pure del Consiglio direttivo dell’Istituto Italiano dei Castelli. Salutiamo quindi con grande gratitudine il dono con cui la sezione veneta dell’Istituto ha voluto offrire ai fondi di castellologia la nuova edizione della Carta militare topografico-geometrica del Ducato di Venezia, conservata nel Kriegsarchiv di Vienna, redatta per iniziativa dello Stato maggiore austriaco tra il 1798 e il 1805 e pubblicata nel 2005 sotto l’auspicio della Fondazione Benetton di Studi e Ricerche. A due secoli dalla sua stesura, questo impegnativo progetto editoriale ha reso pubblico un documento capitale per la conoscenza storica e geografica di un territorio che corrisponde, con parziali differenze di confine, alle regioni del nord-est d’Italia. A tale importante incremento delle raccolte librarie si unisce in questa occasione il deposito degli elaborati presentati negli ultimi anni al concorso “Premio Europa” della Commisione Europea, istituito dalla associazione Europea Nostra e volto a segnalare le migliori realizzazioni in ambito europeo di progetti di studio e ricerca nella valorizzazione del patrimonio architettonico e ambientale. L’augurio è che il costante processo di arricchimento e aggiornamento di queste specialissime raccolte librarie possa continuare grazie all’impulso dei propri partners, e in forza di spazi più adeguati come sarebbero quelli, così pertinenti nel suggestivo contesto, delle architetture militari dell’ex arsenale austriaco, nell’ambito del recupero dell’intera area della Campagnola ad una nuova destinazione culturale. Gianni Perbellini Verona, Castelvecchio. Costruito nel 1354-57 da Cangrande II della Scala, ha una concezione articolata molto simile a quella delle fortificazioni viscontee, e come queste basate su una residenza fortificata signorile, fuori dalle mura cittadine, e su una zona militare rivolta verso la città. Il lungo camminamento di ronda protetto dalla doppia merlatura a coda di rondine, tipologia caratteristica delle costruzioni fortificate in cotto della valle padana. Cronache Castellane S egnalazione 37