In questo numero - Consiglio Nazionale dei Chimici

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In questo numero - Consiglio Nazionale dei Chimici
In questo numero
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Spedizione in Abb. postale Art. 2, comma 20/C
legge 662/96 - Filiale di Roma
Contiene IP
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6
3
12
LA VOCE DEL DIRETTORE
Chimici per la cooperazione internazionale
5L’EDITORIALE
Chimica di Pace
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PRIMO PIANO
La formula universale
Farmaci liberi: la chimica in campo
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IL PUNTO
Una garanzia chiamata Opac
10L’INTERVISTA
Acqua, farmaci, istruzione e rifiuti.
Il mondo secondo noi
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Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto l’opinione dell’autore
e non impegnano il Consiglio Nazionale dei Chimici né il Comitato di
Redazione (CdR). L’accettazione per la stampa dei contributi originali di
interesse scientifico e professionale nel campo della chimica è subodinata
all’approvazione del CdR, previa revisione di tre Referee, scelti dal CdR
tra gli esperti del settore. Quanto pubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti
ufficiali del Consiglio Nazionale dei Chimici.
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L’INTERVISTA 2
Un respiro ed un battito in più
14ATTUALITÀ
Ebola, nessun rischio di contagio mondiale
15
Un autunno denso di incertezze
16
Tre passaporti contro il doping
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Un sistema che fa acqua
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20 21 22
Editore
Consiglio Nazionale dei Chimici
Direzione, redazione e amministrazione
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Direttore responsabile
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Direttore editoriale
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Coordinamento redazionale e grafica
Segni e Suoni
PROFESSIONE E LAVORO
L’Antitrust punisce i professionisti
La beffa della fatturazione economica
I Chimici e l’iscrizione agli Albi
Rete professioni tecniche su formazione e STP
24NORMATIVE
Rifiuti, inutile e pericoloso smarcarsi dall’Europa
25APPROFONDIMENTI
Ma che patto per l’Italia
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FOCUS SANITÀ
Il Sistema resterà pubblico
Ricette telematiche tra criticità e ritardi
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IO, UN CHIMICO
Una formula per crescere
ASSOCIATO ALL’USPI
UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
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VOCI DAL TERRITORIO
Indagine sul Chimico
32REMTECH
Responsabilità amministrativa, leggi più concrete
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Premiate migliori lauree sulle bonifiche
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SPAZIO EXPO
Se 20 milioni vi sembrano pochi
Alimentiamo il pianeta
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SPAZIO RICERCA
L’inquinamento da iprite a Bari durante l’ultimo conflitto
40
SICUREZZA E LAVORO
Basta morti bianche
44EUCHEMS
Numero chiuso in redazione il 09 - 10 -2014
La voce del direttore
di ANTONIORIBEZZO
Chimici per la
cooperazione
internazionale
Una vera e propria mission per misurarsi con realtà
completamente differenti dalla nostra
La crisi economico-sociale ha portato
negli ultimi anni ad una crescente cooperazione internazionale nella quale
si sono sviluppati progetti di supporto
allo sviluppo di tipo diverso.
Esistono infatti organizzazioni internazionali di tipo educativo, basate sul recupero dei ragazzi di strada e l’alfabetizzazione, sulla difesa dei diritti umani,
sulla formazione professionale e l’avviamento al lavoro dei giovani più poveri
ed emarginati, nonché di sostegno a microimprese o cooperative di produzione
e commercializzazione.
Vi sono anche organizzazioni che si occupano della cattiva qualità dell’acqua,
della maldistribuzione di medicine e
vaccini, e della mancanza di educazione chimica.
Chemists Without Borders si concentra
sulla riproduzione e sull’offerta di soluzioni consolidate. Cerca, per quanto
possibile, di favorire la costruzione di
imprenditorialità, nell’ambito dei suoi
programmi, per conferire maggiore
autonomia ai destinatari degli aiuti e
renderli a loro volta in grado di aiutare
gli altri. Ha preso una forte posizione a
supporto dell’accesso aperto all’informazione. Utilizza e promuove strumenti
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
open source. Si sforza di rendere capaci
le persone nei Paesi in via di sviluppo di
accedere ad informazioni aggiornate.
Come è noto, centinaia di milioni di
persone nel mondo non dispongono di
acqua potabile. Cosa potrebbero fare i
Chimici?
Potrebbero, ad esempio, promuovere l’educazione scientifica alla sostenibilità, in
nome della “chimica green”, nei Paesi in
via di sviluppo mediante collaborazione
con gli interlocutori esistenti; sviluppare
esercizi di laboratorio per scuole secondarie in varie regioni dell’Africa e collaborare con altre organizzazioni per
organizzare workshop a favore degli
insegnanti in servizio. Potrebbero cercare di applicare soluzioni green e sostenibili in tutti gli ambiti, privati e pubblici,
così come nelle attività dei suoi partners,
mediante la collaborazione con coloro
che già hanno soluzioni pronte all’uso.
Potrebbero intervenire ad estendere la
“rete di azione umanitaria” per venire
incontro ai bisogni di persone in aree
colpite da disastri naturali, come terremoti, tsunami ed uragani ed anche favorire l’emancipazione delle persone, mettendole in grado di migliorare la propria
condizione economica mediante l’edu-
cazione e lo sviluppo di imprese sociali.
Potrebbero collaborare alla costruzione
di impianti per la produzione di prodotti
farmaceutici in Africa, favorendo una
loro gestione locale.
L’obiettivo è quello di dare risposte efficaci alle popolazioni che soffrono, private
dei diritti, della dignità e dei beni essenziali a causa delle gravi crisi. Una emergenza particolarmente presente nelle regioni più povere del mondo, dove oltre di
beni materiali c’è bisogno, tra l’altro, di
far funzionare ospedali, ambulatori, laboratori di analisi chimiche e chimico-cliniche, scuole, pozzi e acquedotti e alloggi. Queste realtà hanno bisogno di figure
con profili tecnici molto definiti, giovani
disposti a mettere le loro conoscenze al
servizio di realtà poco industrializzate.
C’è bisogno, quindi, di far crescere l’associazione dei chimici per offrire un
contributo professionale significativo ai
Paesi più fragili e quindi maggiormente
bisognosi di sostegno.
Siamo sicuri che i colleghi sapranno
cogliere questo invito che vuole incentivare opportunità di lavoro, ma anche
evidenziare come sia necessario mettere
la propria professionalità al servizio dei
meno fortunati.
ILCHIMICOITALIANO
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L’editoriale
di ARMANDOZINGALES
Chimica
di Pace
Questa scienza c’è dove c’è bisogno di medicine,
di acqua potabile, di cibo, di energia e di sole.
Non vede e provvede, ma dà il proprio
insostituibile contributo ad ogni latitudine
L’arsenale chimico utilizzato in Siria
ha senza dubbio rappresentato una
porzione di caviale servita in un piatto
d’argento a chi è ancora convinto che
la chimica significhi distruzione e deformazione. Questo numero vuole invece
mostrare, soprattutto a queste persone,
l’altro lato dell’argenteria, quella davvero luccicante: basta leggere l’intervista al professor Ferruccio Trifirò che ci
racconta il suo impegno all’Opac per
ribaltare questa desueta e sempre più
deformante concezione della chimica
che, al contrario, di fatto sa essere vita.
La crescita di un aspetto di questa scienza, colpevolmente ancora troppo poco
conosciuto, è ormai nei fatti e a dimostrarlo arrivano esempi da ogni parte
del pianeta: dai Sud del mondo, dalle
periferie quasi dimenticate - e il quasi è
dovuto anche all’impegno dei chimici così come nei Centri del mondo. Raccontiamo azioni e scelte che tanti professionisti hanno compiuto avvicinandosi alle terre più svantaggiate, più in
ritardo. La chimica c’è dove c’è bisogno
di medicine, di acqua potabile, di cibo,
di energia e di sole. La chimica non
vede e provvede, ma dà il proprio insostituibile contributo ad ogni latitudine,
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
anche insieme ad altre discipline quando si verifica la necessità di mettere in
comune le rispettive forze e conoscenze
per garantire salute e salubrità. E lo fa
sia profondamente dentro i territori in
via di sviluppo con una quotidianità di
frontiera encomiabile, sia con la ricerca,
da lontano, nei grandi centri specializzati. Ma il fine resta sempre lo stesso:
aprire le porte alla vita ed al domani,
non un domani qualsiasi, ma costruito
su piccoli passi compiuti nelle terre impervie e faticose della dignità umana.
Esiste una fotografia storica, tristemente
e drammaticamente famosa, quella di
una bambina nuda in fuga dal Napalm.
Una foto simbolo scattata in Vietnam ma
effige dannata della guerra, delle guerre più recenti. Ecco, credo sia arrivato
il momento di provare a creare un’altra
immagine che ribalti definitivamente
l’identità della chimica, con la stessa
potentissima forza simbolica ma di opposto segno: vorremmo poter contare su
una nuova fotografia che restituisca la
chimica, interamente, alla Pace. Questo
numero non può avere l’ambizione di
ascendere a tanto, di sicuro, però, vuole
essere un utile contributo in questa sacrosanta direzione.
ILCHIMICOITALIANO
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Primo piano
di ANDREAZACCARELLI
e VERONICAFERMANI
Questione di chimica è ormai un’espressione declinabile anche in Africa. In
Asia, in tutti i Paesi in via di Sviluppo
dove l’ancienne science ha impiantato
radici profonde, facendosi sinonimo di
sostenibilità e futuro possibile. Se Chemists without borders rappresenta una
realtà ormai consolidata a livello internazionale con le sue azioni nel mondo
e base negli Stati Uniti, non rari sono
gli esempi di associazioni ed università che ormai si muovono con disinvolta
padronanza di argomenti in quegli Stati
in cui la chimica accompagna, sino ad
irrobustirli inequivocabilmente, i relativi
processi di crescita.
Chimici senza frontiere, al momento,
stanziano con i propri progetti in Sierra Leone, organizzando esercitazioni
di laboratorio di scienza secondari e in
Bangladesh, con iniziative che riguardano la bonifica dell’arsenico dell’acqua potabile nella zona del delta del
fiume Gange e fornitura di filtri per le
zone rurali del territorio. Progetti avviati
e in buona parte realizzati, cui vanno
aggiunti quelli in via di sviluppo come
AIDSfreeAFRICA.
Ma senza frontiere sono anche molti altri soggetti che, spesso in sinergia,
portano linfa vitale ai Paesi e alle popolazioni più fragili.
Alcuni numeri potrebbero aiutare a
comprendere meglio gli indirizzi assunti in questi anni da progetti umanitari o anche finalizzati al business, che
tuttavia stanno offrendo irrinunciabili
La formula
universale
Non conosce barriere di continenti né di lingua, la chimica, conosce piuttosto,
come poche altre scienze, i bisogni dei popoli. Sotto o sopra l’equatore,
si interviene ovunque, senza distinzioni: nulla cambia perché poi,
in qualche angolo del mondo, qualcosa possa mutare davvero
Un depuratore dal Bangladesh
L’associazione Chemists Without Borders e il Professor
Abula Hussam, docente di chimica alla George Mason
University, stanno lavorando per espandere l’uso del
filtro SONO: si tratta di un particolare strumento di depurazione che viene utilizzato soprattutto in Bangladesh. Esso consente di purificare l’acqua contaminata da
elevati livelli di arsenico, rendendola adatta al consumo
umano. Tecnicamente si tratta di un filtro concepito su
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ILCHIMICOITALIANO
due livelli: il contenitore superiore (primo livello) viene
riempito con sabbia grossolana ed un composto di ferro.
La sabbia aiuta a controllare il flusso d’acqua, mentre
il ferro può estrarre l’arsenico. L’acqua che raggiunge
il secondo livello, viene nuovamente filtrata con sabbia
grossa e carbone attivo per rimuovere altri contaminanti. Infine sabbia e mattoni sbriciolati per sbarazzarsi di
particelle fini e stabilizzare il flusso di acqua.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
sostegni allo sviluppo di quei territori.
Un quinto della popolazione mondiale manca di elettricità nelle case e nei
luoghi di lavoro, il 40% brucia biomasse per cucinare, 1,5 milioni di persone
muore in Africa per malattie respiratorie. Gli interventi che portano con sé
l’esperienza e la capacità della chimica,
sono pertanto orientati a coprire questi
fabbisogni, consentendo, ad esempio,
l’utilizzo di tavoli di cottura più efficienti, in alternativa al fuoco sulle tre pietre
per le abitazioni, con riduzione delle
emissioni di gas serra e delle sostanze
tossiche; dei rifiuti organici casalinghi
e delle piccole aziende agricole per la
produzione di bio-gas; di sistemi di depurazione dell’acqua.
Nel 2006 la Royal Society of Chemistry
ha consentito ai rappresentanti delle associazioni scientifiche dei Paesi in via di
sviluppo l’accesso gratuito alle proprie
pubblicazioni: il successo ottenuto ha
poi indotto alla costituzione della Pan
Africa Chemistry Network, una rete di
conoscenza che attraversa il continente
africano e che nel tempo ha promosso
un utilizzo sempre maggiore di prodotti naturali, abbondanti in quelle terre,
usando tecniche di green chemistry da
cui produrre fitofarmaceutici, cosmetici, lubrificanti evitando l’uso di solventi
derivati dal petrolio. Insomma nel Duemila la chimica sembra aver imparato
a viaggiare in ogni angolo del mondo,
nutrendone profondamente anche le radici più fragili.
Acqua potabile nello Zimbabwe
Sin dal 1960 l’ASI (Associazione Sanitaria Internazionale) fornisce personale medico e paramedico per un
ospedale missionario in Zimbabwe. A partire dal 2007
è stato avviato il “Progetto diga” per garantire alla
struttura ospedaliera l’approvvigionamento di acqua
idropotabile. L’iniziativa è opera di CADF, l’Acquedotto
del Delta, e dell’ONG IBO Italia di Ferrara. Cuore pulsante del progetto è stata la realizzazione nel 2011 del
potabilizzatore che garantisce una produzione di 20 mc
ora di acqua potabilizzata; una quantità che, in base ai
consumi standard dei Paesi Africani equivale al soddisfacimento del fabbisogno per 3.000 abitanti. Con pro-
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
getti gestiti da altre ONG nel 2012 è stato inoltre potenziato l’impianto di irrigazione e sono aumentate le
superfici agricole per la produzione di mais ed ortaggi
necessari all’ospedale per il sostentamento degli ospiti.
Questo ha imposto una nuova strategia di sfruttamento
della risorsa idrica che per i fini idropotabili destinerà
prevalentemente l’acqua dei pozzi, che non richiede
trattamenti, salvaguardando l’acqua del lago per l’irrigazione. Il potabilizzatore, che ha costi di funzionamento non irrilevanti, fornirà quindi una produzione
integrativa di acqua, in funzione dell’andamento stagionale dei livelli di falda.
ILCHIMICOITALIANO
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Primo piano
Il punto
di VERONICAFERMANI
Farmaci liberi:
la chimica in campo
AIDSfreeAFRICA è un’organizzazione che si occupa
di sviluppare l’industria farmaceutica dei paesi africani.
Una storia iniziata dieci anni fa dalla dottoressa Hodel
“Ho fondato questa associazione nel
2003 e l’ispirazione l’ho avuta dal
Brasile, da un discorso dell’allora Presidente Lula”. Ecco come può iniziare
una storia. Una di quelle che lasciano
a bocca aperta per la tenacia, la convinzione e i risultati ottenuti. A raccontarcela è la dott.ssa Rolande R. Hodel
che, consigliere di amministrazione
dell’organizzazione Chemists without
Borders, con un passato in diverse Ong
e numerosi premi ricevuti per la sua attività umanitaria, è la fondatrice di AIDSfreeAFRICA. “In questo discorso Lula
spiegava la sua strategia per ottenere
risultati significativi nel contenimento
della pandemia dell’HIV e dell’AIDS. Fu
coraggioso, perché ordinò all’industria
farmaceutica del suo Paese di produrre
farmaci a prezzi accessibili. Da qui l’idea di AIDSfreeAFRICA”.
Dottoressa Hodel qual è il suo ruolo
all’interno di Chimici senza Frontiere e
come lavora?
Io sono stata uno dei tre membri del consiglio iniziale e faccio parte di Chimici
senza Frontiere dalla sua nascita. Il mio
compito principale, dal momento che ho
esperienza nel guidare un’associazione
no profit, è quello di consigliare il consiglio, rispondere alle loro domande,
dividere le risorse e aiutarli a crescere
e a prendere buone decisioni. Visto che
sono l’unico a stare in un paese in via
di sviluppo posso portare anche questa
importante esperienza al consiglio di
Chimici senza Frontiere.
Può parlarci di AIDSfreeAFRICA?
AIDSfreeAFRICA nasce nel 2003 e il nostro scopo è rendere gli africani autosufficienti nella produzione di farmaci. Uno
dei nostri primi progetti, infatti, fu quello
di supportare lo sviluppo della Diamond
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Pharmaceuticals, nella città di Buea, in
Cameroon. La società era stata fondata
da tre farmacisti del posto con l’obiettivo di ridurre il costo dei medicinali, attraverso il confezionamento di farmaci
generici piuttosto che con l’importazione
di quelli già confezionati. E i medicinali
per l’Hiv e l’Aids erano, ovviamente, tra
questi. Da lì abbiamo iniziato a lavorare
anche in altre città e a stringere collaborazioni con Università e istituzioni. In
questo modo, infatti, è stato possibile
portare medicinali nelle zone rurali e più
sperdute del Paese. Come ad esempio
nella città di Esu che, con i suoi 40mila
abitanti, non ha né acqua corrente, né
fognature né bagni, né cibo ed elettricità
e neanche un medico. Ora, qui, abbiamo creato una clinica dove lavorano 4-5
infermieri, un tecnico di laboratorio più
l’amministratore delegato. Ma vogliamo
costruire anche altre strutture e stiamo
anche lavorando per la creazione di un
Laboratorio all’Università di Bamenda
dove si possa testare la qualità dei farmaci e analizzare i campioni di acqua.
Qual è la situazione di questi popoli e
quali benefici arrivano dalla chimica?
Le persone muoiono non perché i farmaci siano troppo costosi, ma perché
non sono disponibili. È impossibile fornire medicinali per 490 milioni di persone.
Non possiamo permetterci di lasciare un
continente senza la tecnologia per produrli. Il Brasile dimostra che un paese
che produce da solo le medicine passa
velocemente dallo stato di paese in via
di sviluppo a quello di paese sviluppato. Ad esempio, la malaria in Cameroon uccide ancora molto e i farmaci per
curarla potrebbero essere prodotti nel
Paese e non importati. E allora, come
può ben capire, fare farmaci contro la
malaria non riguarda l’industria missilistica, ma quella chimica!
Una rete per l’Africa
Secondo i dati forniti dagli indici internazionali pubblicati
da Thomson-Reuter, nella classifica dei primi venti Paesi al
mondo per numero di articoli
scientifici e di citazioni ricevute, non compare mai l’Africa.
A partire dal 2006, la Royal
Society of Chemistry, ha fornito accesso gratuito alle proprie
pubblicazioni. Negli anni, questa iniziativa ha avuto grandi
riscontri tanto da far costituire una Pan Africa Chemistry
Network, rete di conoscenza
che attraversa tutto il continente africano con lo scopo di
migliorare la qualità della vita
degli abitanti in riferimento a
tre aspetti essenziali: la produttività agricola, la qualità
dell’acqua e l’ambiente. Uno
degli aspetti più importanti
è l’incoraggiamento da parte della Pan Africa Chemistry
Network all’utilizzo di prodotti
naturali, abbondanti in quelle
terre, usando tecniche di green
chemistry. Da questi prodotti
naturali infatti si possono produrre fitofarmaceutici, cosmetici, lubrificanti e molto altro
senza utilizzare, nel procedimento di estrazione dei principi attivi, solventi derivati dal
petrolio che sono tossici e possono danneggiare l’ambiente.
Loren Ellis (a sinistra) e Rolande Hodel
(a destra) ad un concerto di beneficenza
ILCHIMICOITALIANO
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Una garanzia
chiamata Opac
Ferruccio Trifirò è l’unico esperto italiano
nel comitato scientifico dell’Organizzazione
per la Proibizione delle Armi Chimiche
Ad un anno dall’assegnazione del Nobel per la Pace come è cambiata, secondo lei, la percezione che la comunità internazionale ha dell’Opac?
L’esistenza dell’Opac ha evitato l’intervento armato in Siria. A circa un anno
dalla ratifica da parte della Siria della convenzione sulla distruzione delle
armi chimiche, praticamente tutte le
armi chimiche ed i loro precursori sono
state trasportate via dalla Siria e distrutte e gli impianti di produzione di armi
chimiche sono stati quasi totalmente disattivati. Tutti hanno apprezzato la capacità organizzativa e le competenze
dell’Opac.
Quant’è importante l’attività di questa
organizzazione nell’ambito degli organismi internazionali?
L’Opac è stata ratificata da 190 paesi,
ne mancano solo sei paesi. Tutti gli impianti di produzione di armi chimiche
dei paesi firmatari sono stati disattivati
e l’80% delle armi chimiche immagazzinate sono state distrutte. L’Opac ha
come compito anche di controllare la
produzione chimica a scopi civili per
verificare che non venga trasformata
a produzione di armi chimiche: questo
non solo è una ulteriore garanzia per
tutti, ma serve ad aumentare la sicurezza della produzione chimica, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Inoltre
questa convenzione é un raro esempio
di collaborazione di quasi tutti i popoli
per attività a finalità etiche e si spera
che possa essere copiata anche da altre iniziative. Inoltre l’Opac tiene sotto
controllo gli avanzamenti della scienza
per verificare che non si mettano a punto nuove armi chimiche.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Anche l’Italia ha conosciuto da vicino
la problematica delle armi chimiche
attraverso le operazioni di trasbordo
presso il porto di Gioia Tauro. Come si
è comportato secondo lei il nostro Paese in quella occasione?
Il trasbordo era necessario perché la
Siria non voleva la nave americana nel
suo porto per paura di collaborazione
con i ribelli. L’accettazione dell’Italia
al trasbordo ha contribuito ad evitare
la guerra in Siria. Il governo italiano
ha fatta una bella figura non solo per
aver accettato il trasbordo nel nostro
paese, ma anche per l’organizzazione
che ha realizzato per effettuarlo con
sicurezza.
Da chimico italiano lei crede che nel
nostro Paese questa figura professionale abbia il giusto riconoscimento
rispetto a quanto accade nel contesto
internazionale?
Il trasbordo di Gioia Tauro delle armi
chimiche mi ha coinvolto per molti mesi
in dibattiti, interviste e conferenze ad un
pubblico non chimico a cui ho cercato
di spiegare la chimica convincendoli
che tutte le operazioni potevano avvenire in estrema sicurezza. Mi ero preso
una grande responsabilità, ma tutto è
andato liscio senza problemi in alcune
ore. Mi auguro che questo possa servire
come esempio in altre occasioni in cui
la chimica ingiustamente è sotto accusa.
ILCHIMICOITALIANO
9
L’intervista
di GIULIATORBIDONI
Acqua, farmaci,
Il mondo
istruzione e rifiuti.
secondo noi
Bego Gerber, co-fondatore e presidente
di Chimici Senza Frontiere, racconta l’organizzazione
no profit che, nata dieci anni fa, lavora sul campo
nei paesi in via di sviluppo per aiutare la risoluzione
di problemi umanitari complessi
I numeri
di Chimici Senza
Frontiere
2004, anno di fondazione
Oltre 600 i volontari
50, i paesi di provenzienza
Gli obiettivi
1. Distribuzione di medicine e vaccini
“Tutti noi conosciamo i lodevoli sforzi
di Medici Senza Frontiere e di Reporter
Senza Frontiere, ma credo che pochi
conoscano l’esistenza di “Chimici senza
Frontiere”, un’organizzazione no-profit che affronta i problemi umanitari
mobilitando le risorse e le competenze
della comunità chimica globale e delle sue reti”. A parlare è Bego Gerber,
Presidente di Chemists without Borders,
associazione che ha fondato, nel 2004,
insieme a Steve Chambreau. L’idea nacque come risposta a un articolo, pubblicato su Chemical&Engineering News,
che riportava la notizia dell’esistenza di
un vaccino contro la febbre tifoide che,
però, non era disponibile a milioni di
persone che, in tutto il mondo, ne avevano bisogno.
Mr. Bego, quante persone fanno parte
dell’associazione e come vi sostenete?
“Chimici Senza Frontiere è un’organizzazione che raccoglie più di 600 volontari in oltre 50 paesi. È finanziata da
donazioni personali, ma soprattutto dal
tempo e dalla professionalità che i suoi
volontari mettono a disposizione”.
Quali sono i problemi maggiori che riscontrate?
“I problemi più comuni sono la scarsa
qualità dell’acqua, la cattiva distribuzione di farmaci e vaccini e la mancanza
di un’istruzione chimica. Chimici Senza
Frontiere si concentra sul riproporre
soluzioni collaudate. Ecco perché nei
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ILCHIMICOITALIANO
nostri programmi incentiviamo l’imprenditorialità, così che le persone aiutate
si sviluppino e, a loro volta, aiutino gli
altri”.
Quali sono le vostre aree di intervento
e i vostri progetti nel mondo?
“I nostri progetti toccano vari cam-
pi. Quello della bonifica dell’acqua e
dell’accesso all’acqua potabile è sicuramente un tema che riguarda centinaia di
milioni di persone nel mondo. A questo
proposito stiamo collaborando con il
Professor Abul Hussam, della George
Washington University, per sviluppare i
filtri SONO che ora vengono utilizzati
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
in Bangladesh per pulire l’acqua dall’arsenico. In questo Paese, inoltre, Chimici
Senza Frontiere porta avanti un progetto rivolto agli studenti: insegniamo ai
ragazzi come testare l’acqua dei loro
quartieri e, poi, informare e sensibilizzare le persone. Fin dalla sua nascita, inoltre, Chimici Senza Frontiere ha cercato
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
di portare le medicine esistenti a coloro
che ne hanno più bisogno. Siamo partner di AIDSfreeAfrica che sta costruendo impianti di produzione farmaceutica
in Africa da gestire a livello locale. Ma
i nostri sforzi in questo campo si stanno moltiplicando anche in altre aree del
mondo, cercando di portare AIDSfreeAfrica anche in altri paesi. Altre iniziative
sono di promozione della cultura, ad
esempio comprando dei libri di testo
per gli studenti di chimica. O come in
Sierra Leone, dove stiamo sviluppando
esercitazioni nelle scuole secondarie in
cui insegniamo i benefici della chimica
nella vita quotidiana delle persone.
Acqua, farmaci e istruzione…
Non solo. Un altro tema di cui ci stiamo
occupando è il problema dei rifiuti elettronici che dal mondo sviluppato finiscono nei paesi in via di sviluppo dove
lavoratori che vivono in condizioni di
estrema povertà e senza alternative
estraggono i metalli preziosi contenuti
in questi rifiuti, esponendo loro stessi e i
loro figli a estremi pericoli. Noi cerchiamo di trovare soluzioni a questo problema. Vorrei sottolineare che in ognuna delle nostre operazioni sosteniamo
le soluzioni verdi ed ecocompatibili e
che stiamo creando una rete internazionale per rispondere ai bisogni delle
persone nelle aree colpite da devastanti
calamità.
2. Bonifica delle acque
3. Sviluppo delle energie
sostenibili
4. Istruzione ed educazione alla
chimica verde
5. Sviluppo dell’imprenditorialità
locale
6. Campagna di
sensibilizzazione alla sicurezza
per le persone che lavorano in
ambienti con rischio chimico
7. Supporto e sviluppo delle
tecnologie
I partner
AIDSfreeAFRICA
Idea Connection
Hach Company
MSUK
UNICEF
11
ILCHIMICOITALIANO
L’intervista 2
di ANDREAZACCARELLI
Un respiro
ed un battito in più
L’attività del centro missionario “Casa di Accoglienza Maria Grazia Balducci Rossi”
in Costa D’Avorio: non elargire facili elemosine ma trasmettere la conoscenza
soprattutto in campo sanitario, perché anche gli ultimi possano emanciparsi davvero
“La mia Africa” è un sentimento, uno stile
di vita o un’impronta mentale indelebile - e se utilizziamo pinze e polpastrelli
adeguati per calibrare l’affermazione - è
libertà. Di guardare negli occhi la vita negli occhi degli altri - che in certe terre
confina pericolosamente, ma anche naturalmente, con la non-vita. Con la morte. E
portarsi appresso lì il bagaglio dei propri
mestieri e delle conoscenze e delle capacità e delle esperienze diventa una scelta
tanto necessaria quanto gracile se non
accompagnata da una valigia altrettanto
colma di percezioni e coscienza. Di intelligenza quotidiana. Diventa un piccolo
grande pulviscolo negli spazi sterminati
della giungla umana - e deserto, savana,
foresta, Africa, Asia, Medioriente, Sud
America, periferie del mondo e delle città. È invece con consapevolezza matura
che la Fondazione Balducci Rossi ha finito
per respirare in Costa D’Avorio e la Costa
D’Avorio. Per crescere insieme ad essa, o
almeno ad una parte di essa. Il progetto
“Africa per gli africani”, nasce da questa
progressiva accelerazione mentale, e già
il suo nome è emblematico. No alla facile
elemosina, meglio la più impervia strada
della crescita comune, della trasmissione
di conoscenza, di un sapere che va coltivato insieme alle popolazioni aiutate: è
questo il filo rosso che ha tessuto la nascita del centro missionario “Casa di Accoglienza Maria Grazia Balducci Rossi”. “Si
tratta di una struttura educativa, ricreativa e sanitaria, nata per offrire a bambini,
adolescenti, donne e anziani, uno spazio
di crescita e d’apprendimento garantito - spiega Tommaso Rossi, ideatore del
progetto e ispiratore della relativa Fondazione - Il Centro Educativo polivalente
permette di raggiungere tutte le persone
del comprensorio, consentendo agli adolescenti di formarsi al lavoro, ai bambini
12
ILCHIMICOITALIANO
“Ogni volta che si fa l’elemosina si lascia che il povero
resti povero; ma ogni volta che si condivide la conoscenza,
soprattutto del “come si fa”, si promuove sviluppo.
Ed è proprio sullo sviluppo possibile e sostenibile
che la Fondazione orienta sforzi e risorse.”
T. Rossi
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
di frequentare una scuola e agli anziani
di affrontare con serenità la vecchiaia: l’obiettivo è permettere alla comunità di vivere una vita il più possibile normale”. C’è
posto, quindi per ogni professione, chimica compresa, per misurare i reali progressi compiuti dalla popolazione ivoriana sul piano sanitario, dell’alimentazione,
della potabilità dell’acqua. Ma il senso di
questo impegno va oltre l’opportunità di
veder realizzate le proprie, pur determinanti, capacità. Quelle capacità vanno
trasmesse, traslate, infuse perché gli uomini e le donne dei villaggi e delle case
possano regalarsi quella vita “normale”
tanto più perseguibile quanto più essa si
emancipa per farsi, almeno parzialmente, autonoma. “L’infanzia - ancora Tommaso Rossi - è la fase della vita in cui si
costruisce l’identità di una persona: privare un bambino della possibilità di studiare significa negargli il diritto di vivere la
propria infanzia così come non assistere
un anziano non autosufficiente significa
non essere riconoscente”. Chi è in Costa
D’Avorio, come nelle altre possibili e infinite “Afriche” del mondo, non nasconde
tuttavia neppure la valenza sociale del
progetto ideato: “Una scuola funzionante
è la base del riscatto sociale e culturale
dell’Africa, ed esercita inoltre un ruolo
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
fondamentale per il miglioramento della
salute: basti pensare che oltre il 50% delle
malattie che colpiscono i bambini africani
sono facilmente prevenibili e che proprio i
più piccoli sono il veicolo più efficace per
diffondere all’interno delle famiglie e delle
comunità i concetti elementari dell’igiene
e della prevenzione”. Non a caso, la casa
di accoglienza Maria Grazia Balducci
Rossi promuove, tra l’altro, un progetto
di educazione sanitaria, insegnando ai
bambini, ai genitori e agli insegnanti le
principali norme di igiene personale e
ambientale, spiegando le cause e il sistema di trasmissione delle principali malattie e i metodi per riconoscerle e prevenirle. Yakassé - Féyassé, l’area del Paese in
cui sorge il Centro, un piccolo tassello di
questo grande mosaico di culture, colori
e volti, vive, e vive meglio, anche grazie
alla consapevolezza di persone provenienti da vite diametralmente opposte: e
così anche le tavole periodiche, mai come
in questi casi, possono sovrapporsi orgogliosamente - e finalmente - alle cartine
geografiche di tutta la terra ed identificare ogni proprio elemento come il simbolo di un respiro nuovo, di ogni colore, di
ogni razza, di ogni lingua. Se necessario
comune, proprio come quello della chimica.
L’ATTIVITÀ IN AFRICA
Il costante impegno del personale
della Fondazione ha consentito di ottenere
risultati concreti nel perseguire i seguenti
obiettivi a favore della popolazione ivoriana:
Ridurre il rischio di mortalità attraverso:
-Assistenza sanitaria garantita dai nostri ambulatori e laboratori
-Educazione all’igiene impartita sia agli adulti che ai bambini
-Educazione alimentare insegnata soprattutto alle madri
-Cura a domicilio degli anziani non autosufficienti.
Contribuire alla costruzione di un futuro
autonomo attraverso:
-Educazione scolastica nell’Asilo e nella Scuola di Alfabetizzazione
-Avviamento professionale che verrà introdotto con la Scuola Arti & Mestieri
-Avvio di micro-imprese attraverso l’erogazione
selettiva di un microcredito
-Promozione di cooperative agricole e di prodotti di prima necessità.
13
ILCHIMICOITALIANO
Attualità
di SERGIOSINIGAGLIA
di SERGIOSINIGAGLIA
Ebola,
nessun rischio
di contagio
mondiale
Il Prof. Fernando Aiuti fa il punto sulla diffusione della malattia
Prof. Aiuti al momento risultano 3100
vittime e i morti sarebbero 200 al giorno. Ci può dare un quadro della situazione?
L’infezione nelle ultime due settimane
sembra più contenuta. Non c’è stato
quell’aumento esponenziale verificatosi
tra giugno e i primi di settembre. Il numero dei casi, seimila, è doppio rispetto ai
morti. I Paesi colpiti sono: Guinea, Liberia,
Sierra Leone, in tono minore il Senegal e
la Nigeria dove si sono registrati 20 casi.
L’andamento della diffusione del virus
sembra seguire la logica della contiguità
tra Stato e Stato, città e città, quindi non
attraverso gli aeroporti, gli aerei, le navi.
Secondo lei si è sottovalutato il fenomeno? Ci sono state delle lacune?
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità afferma chiaramente che è stato sottovalutato l’aumento dei primi casi
in Liberia e in Guinea. Ebola era presente
nell’area dal 1976, in particolare in Congo e quindi erano abituati alla malattia
che però non usciva mai dai villaggi al
contrario di quello che è accaduto ora
arrivando nelle grandi città. La stessa
Oms ha dovuto prendere delle misure
cautelari molto forti come il blocco della
circolazione, il coprifuoco, lo stesso invio
di seimila soldati da parte di Obama,
questo perché si pensa che il virus debba essere contenuto attraverso misure
igieniche sanitarie e con l’ordine pubblico anche perché è necessario fare una
prevenzione visti i problemi di carattere
religioso, le paure immotivate, nonché la
scarsa educazione culturale.
14
ILCHIMICOITALIANO
C’è il pericolo di un contagio mondiale
e a che punto è la ricerca del vaccino?
Casi singoli potrebbero anche verificarsi
se una persona parte con la malattia in
incubazione. C’è da tenere presente che
sono necessari dai due ai venti giorni
perché si manifesti. In questo senso ci
può essere il rischio in qualunque città
del mondo, però viste le misure di prevenzione possibili nei Paesi più avanzati, l’infezione potrebbe essere contenuta
dato che ci sono i sistemi per fare una
diagnosi precoce in base alla sintomatologia clinica. Inizialmente può essere
confusa con la malaria, ma successivamente passa attraverso la diagnosi
con l’eventuale conferma del campione di sangue. Io non credo che ci sarà
mai una epidemia da Ebola negli altri
Paesi, però ovviamente la possibilità
che si manifestino dei casi singoli non
è da escludere. Per quanto riguarda la
ricerca scientifica in quarant’anni non
si è trovato il vaccino. Certo gli sforzi
erano inferiori perché si pensava che
il virus rimanesse circoscritto. Oggi gli
sforzi sono concentrati da un lato nella
preparazione degli anticorpi
monoclonali in vitro che richiedono un po’ di tempo e
anche uno sforzo economico
notevole. Non sono difficili
da produrre. Dunque è solo
un fatto economico affinché
si posano produrre per migliaia di persone; basta avere
le risorse sufficienti perché la
tecnica c’è. Questi anticorpi
servono per curare ma anche
per prevenire infezioni di casi sospetti.
C’è anche l’uso del plasma delle persone guarite dall’infezione che seppur non
sono molte, circa tremila, in certi casi si
può utilizzare anche il loro sangue. È
da tenere presente che nel plasma sono
contenuti gli anticorpi anche contro l’Ebola. Per quanto riguarda il vaccino
vedo lontana la sua diffusione dato che
la sperimentazione deve cominciare. Ritengo che non si possa saltare la fase 1
perché la storia c’insegna che i vaccini
che hanno superato la prima verifica
poi possono manifestare casi collaterali.
Quindi la sperimentazione deve essere
fatta in maniera rigorosa prima che il
vaccino sia applicato, magari può essere fatta nei Paesi dove è presente il virus.
Non dimentichiamoci che la malattia
ha visto un grosso tributo da parte del
personale sanitario coinvolto. Le prime
persone da vaccinare sarebbero medici
e personale di assistenza nei Paesi più
esposti. Credo che un anno o due siano necessari prima di superare questa
fase sperimentale. Per me il vaccino è un
punto interrogativo.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Un autunno
denso di incertezze
Che cosa ci aspetta per il prossimo periodo tra recessione e speranze di ripresa.
Segnali interessanti dalla chimica
Un tempo era “caldo” e lo si aspettava con preoccupazione da parte delle
imprese, con rabbia sul fronte dei sindacati e dei lavoratori. Passati più di
quarant’anni “l’autunno caldo” ormai
fa parte dell’album dei ricordi, ma resta l’inquietudine per un fine anno denso di incertezze ed incognite. Anche la
cosiddetta locomotiva tedesca arranca
e in un’economia sempre più interconnessa non può che essere così. In una
fase recessiva anche i Paesi più forti
pagano dazio. Quindi l’autunno si delinea piuttosto freddo, se non sul fronte
meteorologico (in tempi di cambiamento
climatico ogni previsione è azzardata)
sicuramente dal punto di vista sociale ed
economico. Se è vero che ogni nazione europea ha le sue peculiarità, i mali
sono piuttosto comuni. Il passaggio dalla
cosiddetta economia reale
a quella dove imperversa
la finanza è sicuramente
un nodo cruciale. Del resto
le cifre sono lì a dimostrarlo. Uno dei mali cronici dei
nostri sistemi industriali si
chiama innovazione. Nel
primo trimestre del 2014
Eurolandia ha visto calare
gli investimenti del 19% rispetto al 2008., quando la
crisi era appena agli inizi.
Si salva solo la Germania,
ma il recente dato sul Pil
fotografa, come dicevamo,
un quadro complessivo
poco incoraggiante anche
per la Merkel. In Francia
si registra un -9,9%, men-
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
tre il Bel Paese si attesta su un - 27%.
Siamo tornati ai livelli del 1995. Ma i
mali vengono da lontano. Una ricerca
di alcuni economisti di Citigroup indica
l’inizio della flessione degli investimenti
nei Paesi avanzati non con lo scatenarsi della recente crisi, ma addirittura ai
primi anni Settanta del secolo scorso.
Dunque se questo è il quadro che cosa
fare? Per Mauro Gallegati, economista
dell’Università Politecnica delle Marche,
sarebbe necessario optare per la qualità
dello sviluppo, mettendoci alle spalle le
vecchie ricette: “Il modello incentrato su
una crescita illimitata è improponibile.
Bisognerebbe puntare sull’innovazione,
che risparmi energia e materiali non riproducibili, ovvero beni prevalentemente immateriali. Abbiamo necessità di
rilanciare l’occupazione, non sceglien-
do opere faraoniche, ma puntando su
interventi virtuosi come la riduzione del
consumo energetico (si possono introdurre “cappotti” termici agli edifici), la
ristrutturazione e la messa in sicurezza
del patrimonio scolastico, la riqualificazione del territorio”. Dunque servirebbero scelte strategiche coraggiose che
imbocchino decisamente una strada
diversa. È quello che si è iniziato a fare
con la chimica verde. E non è un caso
che qualche segnale di controtendenza
ci sia. Un recente rapporto di Federchimica dove si analizzano i primi mesi del
2014 e si fanno previsioni per l’intero
anno, stima in un +1,6 l’incremento della produzione, dopo tre anni di caduta
a picco. Una boccata d’ossigeno viene
dall’export, visto che la chimica con il
54% è il settore con la quota più alta di
imprese esportatrici. E le
sofferenze bancarie nel
settore non vanno oltre il
5,6% a fronte di una media complessiva del 18%.
Insomma dati incoraggianti in una situazione
nazionale da brividi. Un
dato per tutti: al 2009 il
Pil è calato di dieci punti.
160 miliardi in meno ogni
anno. In molti da tempo
invitano a non utilizzare
come indicatore economico il solo prodotto interno
lordo. Ma anche usando
altri parametri non c’è da
stare allegri. Come diceva
quel tale: “Solo un Dio ci
può salvare”?
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ILCHIMICOITALIANO
Attualità
di SERGIOSINIGAGLIA
di SERGIOSINIGAGLIA
Tre passaporti
contro il doping
Un sistema
che fa acqua
Dalle carte degli inquirenti,
alla base dell’inchiesta su Schwazer,
emerge un quadro estremamente lacunoso
delle politiche antidoping
Il recente caso Schwazer ha riacceso le luci
sul grave fenomeno. Le proposte dei Chimici
Sembra essere una maledizione, ma in
realtà è lo specchio di un Paese dove etica, rispetto dei valori e onestà sembrano
merce rara. A settembre le cronache dei
giornali si sono nuovamente riempite per
un nuovo caso di doping. E la vicenda ha
fatto rumore perché ad essere coinvolti
sono stati due nomi noti: la pattinatrice
Carolina Kostener e il suo fidanzato, il
marciatore Alex Schwazer, accusato di
aver ricorso ad una tenda ipossica. In
sostanza il sistema, grazie ad una mascherina, diminuisce la percentuale di
ossigeno nell’aria respirata dall’atleta,
aumentando quella dell’azoto. Il risultato
è di incamerare linfa vitale, preziosissima
soprattutto in gare di resistenza. “L’effetto – spiega Dario D’Ottavio del Consiglio
Nazionale dei Chimici – aumenta il numero di globuli rossi nel sangue e quindi
ha ricadute positive sulla performance”.
Ma attenzione, sottolinea D’Ottavio,
perché si tratta “di un doping di serie C
rispetto ad altre sostanze. Anche se alla
lunga l’uso di queste macchine può avere
degli effetti sulla salute dell’atleta”. L’utilizzo di queste pratiche ipobariche e ipossiche è proibito in Italia, ma è consentito in
Spagna e Inghilterra. D’Ottavio, che ha
fatto parte della Commissione antidoping
del ministero della Salute, ricorda come
anni fa fu deciso di vietare nel nostro Paese le macchine ipossiche perché sono
tecniche che comportano un’esposizione dell’organismo a deficit di ossigeno.
Una scelta che può rivelarsi grave per la
salute dell’atleta. “C’è stato chi ha addirittura cercato di vivere in un ambiente
domestico ipossico. Basterebbe allenarsi
in montagna per un certo periodo senza bisogno di ricorrere a queste pratiche
illegali”.
Ma Dario D’Ottavio sottolinea anche
come ci si trovi di fronte ad una que-
16
ILCHIMICOITALIANO
stione complessa che richiede umiltà e
preparazione. Bisogna evitare di farsi
prendere dallo “scandalismo” giornalistico. Ferma restando la presunzione
d’innocenza fino a condanna definitiva,
il problema è il “sistema perverso in cui
le federazioni ottengono finanziamenti
in base alle medaglie conquistate” e così
diventa inevitabile “che si sia tentati di
utilizzare anche metodi non leciti. Tra
questi eticamente rientra la medicalizzazione spinta”. E D’Ottavio si chiede:
“Perché somministrare quintali di antidolorifici o ferro a un giovane atleta se
non ne ha bisogno?”. In realtà le propo-
ste per affrontare il fenomeno ci sono
e potremmo sintetizzarle con lo slogan
“tre passaporti contro il doping”. E precisamente: il passaporto biologico che
consentirebbe di accorgersi in tempo
della positività dell’atleta; il passaporto
termodinamico per capire se la fisiologia giustifica il dispendio di energia di
atleti che “hanno il motore di una 500 e
poi corrono come una Ferrari”; e infine
il passaporto antropometrico utile per
dare una misurazione precisa delle ossa
smascherando uno sviluppo anomalo.
Chi di dovere raccoglierà mai queste
indicazioni?
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Un sistema antidoping di facciata, con
controlli praticamente inesistenti. È pesante il quadro che emerge dal rapporto dei carabinieri del Ros e dei Nas
alla base dell’inchiesta che ha portato
all’incriminazione di Alex Schwazer.
Quindi è lecito chiedersi se l’atleta fu
il solo a doparsi in occasione delle
Olimpiadi del 2012. Già perché nessuno dei 292 atleti azzurri partecipanti
alla spedizione fu sottoposto ai necessari controlli. Gli atti dell’inchiesta affermano con estrema chiarezza che il
sistema italiano di verifica sugli atleti è
stato una vera e propria “messinscena”
ridotto a un “rituale amichevole, privo
di sanzioni”. Si tratta di un atto d’accusa gravissimo e sul banco degli imputati non finisce solo l’atletica ma parte
dello sport nazionale. Dietro si cela “un
colossale conflitto d’interessi”. Infatti nel
Bel Paese le ispezioni antidoping sono
in mano all’Agenzia ConiNado, uffiAGOSTODUEMILAQUATTORDICI
cialmente indipendente, ma secondo gli
inquirenti emanazione diretta del Comitato Olimpico con il quale condivide
gli uffici del Foro Italico. Un particolare
che prefigura, per l’appunto, un conflitto di interessi. Ma c’è un altro elemento
fondamentale: al di fuori dei giorni di
gara, i controlli si basano sulla reperibilità degli atleti. Solo in questo modo
è possibile organizzare monitoraggi
a sorpresa. Ecco perché ogni tre mesi
gli atleti sono obbligati ad inviare alla
ConiNado un “rapporto” in cui devono
indicare il luogo in cui si troveranno nei
tre mesi successivi. Nel caso di mancata notifica, se si salta il test senza motivi
più che validi, si viene squalificati.
I carabinieri hanno appurato che tra il
primo semestre 2011 e il secondo del
2012 ben 38 atleti o atlete erano in
difetto perché avevano commesso almeno 3 mancate notifiche. Ma non c’è
stata nessuna squalifica e il Comitato
Olimpico ha solo inviato delle “gentili lettere di sollecito”. Dunque a fronte
di nome internazionali molto severe,
si contrappone un sistema di massima
tolleranza che gli inquirenti definiscono
“sistema Coni”, dove ad essere chiamate in causa sono parti consistenti
del mondo sportivo e le relative federazioni. Dal quadro descritto emerge
una situazione pazzesca di omertà e
lacune. Una situazione da cui ne esce
malconcio l’intero sistema. C’è solo
un’attenuante che non giustifica sicuramente l’incredibile scenario, ma rende
l’idea della totale inadeguatezza del
nostro sistema antidoping. A fronte di
seimila atleti che dovrebbero ricevere le
notifiche ci sono tre soli impiegati che
dovrebbero svolgere il lavoro. Ma forse
più che un’attenuante, è un aggravante
che evidenzia come il sistema sia (volutamente?) inadeguato nella difficile
battaglia antidoping.
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ILCHIMICOITALIANO
Professione e lavoro
a cura della REDAZIONE
L’Antitrust punisce
i professionisti
Censurata una iniziativa dei Notai del Veneto mirata a sostenere il reddito
dei colleghi in difficoltà
La notizia è di quelle che lascia di stucco. L’Antritrust censura un’iniziativa dei
Notai del Veneto, mirata ad azioni di
sostegno al reddito per colleghi in difficoltà. Una sorta di welfare interno che,
in periodi di crisi prolungata, non ha
solo una valenza economica ma anche
sociale, considerato che la maggior
parte dei destinatari sarebbero stati
giovani e donne. Al di là dei facili populismi e delle stantie battute, il volume
d’affari dei notai negli ultimi anni si è
contratto mediamente del 50% e a farne
maggiormente le spese sono ovviamente le fasce più deboli. D’altronde, con
l’edilizia paralizzata dallo stato di crisi
ormai cronico e la stasi economica che
impedisce il nascere di nuove iniziative,
e quindi di società, la forte riduzione
delle attività degli studi notarili (così
come per gli studi degli altri professionisti) è palese. Palese per tutti tranne
che per lo Stato e gli apparati collegati.
Dobbiamo dunque assistere non solo al
pieno disinteresse per gli studi professionali e le Piccole Medie Imprese, che
non sono al centro di alcuna riforma o
iniziativa legislativa mirata al rilancio
dell’economia; ma anche ad atteggia-
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
menti di ostracismo immotivato come
quello dell’Antitrust, tanto più in assenza
di una qualsivoglia richiesta di finanziamento pubblico a sostegno dell’iniziativa, portata avanti interamente dalla
categoria notarile. Di fronte a questo
stato di fatto nasce la censura dell’Agcm, preoccupata dalla scarsa propensione alla concorrenza dei destinatari
dei provvedimenti di welfare, i quali,
secondo l’Autorità, potrebbero «accontentarsi» di quanto ricevuto. Ovviamente, medesima preoccupazione non
esiste per la probabile (se non sicura)
chiusura degli studi professionali, con
conseguente perdita di occupazione.
Ma non è questo l’unico esempio della miopia degli apparati statali rispetto
alla popolazione che versa in gravissime difficoltà per il perdurare della crisi.
Basta pensare alle centinaia e centinaia
di adempimenti da sostenere per rispettare gli obblighi fiscali. Basta limitarsi a
tutti i metodi di accertamento induttivo,
spesometro su di tutti, per capire in quale morsa sono stretti gli imprenditori italiani. Per non parlare delle norme nate
per contrastare i fenomeni di illecito e
che invece (è il caso dell’antiriciclaggio)
sono ormai ridotti al mero controllo del
rispetto delle procedure poste a carico
dei professionisti. Che da controllori
(forzati) dei movimenti di denaro (funzione delegata dallo Stato che nel settore, come in diversi altri, ha fallito) si
sono trasformati in controllati. Insomma,
il festival degli orrori. In questo contesto
si inseriscono gli studi di settore. Nati
come parametro di riferimento per la
determinazione del reddito si sono
trasformati, non per legge ma per usi
e consuetudine dell’Amministrazione
Finanziaria, in forme di accertamento sintetico. Ora, ammesso che questo
possa essere considerato uno strumento
di civiltà giuridica fiscale in tempi “normali”, può mai essere brandito come
arma letale sotto lo slogan della lotta
agli evasori? Il nostro implacabile Fisco
ne pretende il rispetto, a pena di accertamento, perché c’è comunque da garantire un gettito, necessario anche per
tenere in piedi l’elefantiaca macchina
burocratica statale, a cominciare, guarda caso, proprio dall’Antitrust.
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ILCHIMICOITALIANO
Professione e lavoro
a cura della REDAZIONE
a cura della REDAZIONE
La beffa
della fatturazione
elettronica
I tentativi fatti sin ad oggi
dimostrano l’efficacia della
procedura al fine della
semplificazione
Dal 6 giugno è scattato l’obbligo della
fattura elettronica verso la Pubblica Amministrazione. Gli esperti di turno hanno
illustrato gli enormi vantaggi che ne seguiranno tra cui “agevolare anche l’attivazione dei pagamenti” (SIC) come se i
ritardi dipendessero dal cartaceo. Attenzione però: l’obbligo richiesto per Fatturare alla PA non prevede esclusivamente
il passaggio dal cartaceo al digitale magari inviato via pec, ma impone l’adozione di un formato “elettronico-strutturato”,
cioè scritto in un XML secondo la sintassi
del “Tracciato_FatturaPA” con firma digitale, programma da scaricare o meglio,
se si vuole qualcosa di semplice e professionale, da acquistare e una notevole
dose di informazione aggiuntive da indicare, oltre all’obbligo di conservare i
documenti per tempi ancora più lunghi.
In pratica, con questo sistema, lo Stato
chiede ai lavoratori autonomi e alle imprese di supplire alle proprie carenze
comunicando informazioni utili per gestire la spesa pubblica. Ma pensiamo
veramente che, con simili imposizioni ai
privati, la PA funzionerà meglio e che i
lavoratori autonomi saranno, così, stimolati a modernizzarsi? Se così fosse dovremmo assistere ad una drastica riduzione del numero di dipendenti pubblici
e della relativa spesa. La fattura elettronica è, invece, un ulteriore gravame fatto
per giustificare l’elefantiaca burocrazia
pubblica, a danno dei lavoratori autonomi, già ampiamente massacrati. Chi
riceve un sicuro stipendio dallo Stato può
anche dilettarsi con questo linguaggio.
Chi invece è libero professionista, imprenditore e vive del proprio lavoro vede
solo peggiorare ulteriormente la propria
situazione. Non è con simili imposizioni
che si semplifica l’ormai insopportabile
morsa della burocrazia. Occorre, invece,
ridurre il numero e la complessità degli
adempimenti burocratici e, conseguentemente, la dimensione e i costi della
PA. Ben venga la digitalizzazione, non
saranno certo i professionisti ad opporsi
ai cambiamenti che la tecnologia può
portare, anzi usualmente ne sono i primi
sostenitori, purchè però siano strumento
di reale di trasparenza e anche di risparmio di tempo e risorse sia per il pubblico
che per il privato. Non ulteriore fardello.
A oggi i tentativi di utilizzo della “fattura
elettronica” hanno solo dimostrato che
la procedura va nella direzione diametralmente opposta alle tanto declamate
“semplificazioni”.
I Chimici
e l’iscrizione
agli Albi
I dati relativi ai partecipanti
al percorso formativo Ecm
2011-2013
I dati aggregati relativi ai Chimici iscritti agli Albi Professionali, rappresentano uno strumento di governance dei
processi formativi. Questi nuovi dati,
in generale, risentono positivamente
dell’ulteriore invio di una discreta quantità di partecipazioni ECM da parte dei
Provider regionali. Nonostante ciò non
possono ancora considerarsi completi.
Essi si riferiscono esclusivamente a
quanto presente nella banca dati nazionale del Co.Ge.A.P.S. e pertanto è
possibile che manchino parte dei crediti
non ancora trasmessi da alcune Regioni
(specie per il 2013) nonché dei crediti
ECM relativi a corsi FAD ancora aperti e
che pertanto saranno trasmessi soltanto
quando il corso FAD sarà definitivamente chiuso.
Le informazioni statistiche riguardano la
formazione effettuata dai professionisti
iscritti all’Ordine dei Chimici, facente
parte del Consorzio CoGeAPS, e sono
utili ad approfondire lo stato del rapporto tra gli iscritti ed il Sistema ECM
(ferma restando la possibilità sia per gli
Ordini che per i singoli professionisti di
accedere alla banca dati nazionale per
verificare le singole posizioni). Come è
facile verificare si registra una legge-
ra flessione nell’anno 2013 rispetto ai
crediti acquisiti negli anni precedenti,
ciò anche in forza di quanto precedentemente osservato circa la possibile
incompletezza nella registrazione dei
crediti.
Anche il numero dei Chimici partecipanti segue la stessa tendenza : 533 nel
2013, 606 nel 2012 e 613 nel 2011, a
conferma della certa incompletezza dei
dati registrati nello scorso anno. Infine,
i crediti somministrati nello scorso anno
ammontano a 11.380 con una media di
poco superiore a 9 crediti a partecipante.
Dati E.C.M. Triennio 2011/2013
Si riportano di Seguito alcuni dati relativi ai percorsi formativi
dei suoi iscritti, rimandando alla lettera
di accompagnamento
alcune specificazioni necessarie per la
corretta interpretazione
degli stessi
20
ILCHIMICOITALIANO
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
21
ILCHIMICOITALIANO
Fotosintesi
Professione e lavoro
a cura della REDAZIONE
Rete professioni
tecniche su
formazione e STP
Guidata dal Coordinatore Armando Zambrano,
una delegazione ha presentato in Senato le proposte in materia
Formazione professionale e Società tra
professionisti, due tematiche rilevanti
che sono al centro dell’impegno della
Rete delle Professioni Tecniche e sono
state argomento di un’audizione in Senato, tenutasi a fine luglio in Commissione Finanze e Tesoro del Senato.
La delegazione della Rete, guidata dal
suo Coordinatore Armando Zambrano,
ha presentato due emendamenti in materia. L’incontro si inseriva nell’ambito
dell’indagine conoscitiva sugli organismi
della fiscalità e sul rapporto tra contribuenti e fisco avendo come riferimento
lo “Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di semplificazioni fiscali”.
“A fronte dell’istituzione dell’obbligo di
formazione continua per tutti gli iscritti
agli albi – afferma Armando Zambrano –
la possibilità di dedurre tali spese dal
reddito resta ferma al 50%. Noi proponiamo l’estensione al 100%, soprattutto
in ragione del fatto che tale misura non
comporterà aggravio per le casse dello
stato. Anzi, gli introiti fiscali aumenteranno proprio in seguito all’imposizione dell’obbligatorietà della formazione
continua a tutti gli iscritti all’albo”. E
veniamo alla società tra professionisti e
al relativo emendamento proposto dalla
Rete. Al 7 giugno 2014 risultano essere
state costituite solo 285 Società Tra Professionisti. Nell’ambito delle professioni
tecniche ne sono state costituite 18, contro le oltre 9 mila società di ingegneria.
“Allo stato attuale le Società tra Professionisti sono un autentico fallimento –
sottolinea Zambrano – anche a causa
dell’indeterminatezza, dovuta al legislatore, in merito al loro inquadramento
fiscale”. “La norma inserita nell’art. 11”
22
ILCHIMICOITALIANO
Un atomo di carbonio
Fu respirato da un falco, discese nei suoi polmoni precipitosi,
ma non penetrò nel suo sangue ricco, e fu espulso.
Si sciolse per tre volte nell’acqua del mare,
una volta nell’acqua di un torrente in cascata,
e ancora fu espulso.
continua Zambrano “impone alle STP
di essere inquadrate fiscalmente come
associazioni senza personalità giuridica
costituite tra persone fisiche, indipendentemente dal fatto che esse possano
costituirsi anche come società di capitale o a responsabilità limitata. La nostra
proposta, invece, considera naturale per
le STP l’inquadramento del loro reddito
come reddito da capitale, facendo salva
l’immutabilità contributiva in termini previdenziali per le casse professionali; su
questa base proponiamo però di lasciare ai professionisti che costituiscono una
STP libertà di scelta in merito al regime
fiscale in cui inquadrare le loro società”.
Primo Levi
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
23
ILCHIMICOITALIANO
Normative
Approfondimenti
a cura della REDAZIONE
di SALVOCALÌ
Rifiuti, inutile
e pericoloso
smarcarsi
dall’Europa
Una fuga in avanti rispetto alle norme
europee inutile e pericolosa. Il Consiglio
Nazionale dei Chimici commenta con
amara preoccupazione lo smarcamento
dell’Italia dalla Ue rispetto ai criteri della
gestione dei rifiuti, come appare dal disegno di legge di conversione del D.L. 24
giugno 2014 modificato radicalmente in
fase di prima lettura al Senato e solo differito in alcuni termini della sua applicazione alla Camera. “Lontana dalla tutela
ambientale ed in grado di indirizzare
tutta la filiera della gestione legale dei
rifiuti fuori mercato sulla base di principi
ispiratori che nulla hanno a che fare con
la scienza o i genericamente richiamati principi europei”, così il CNC bolla le
modifiche previste negli emendamenti
all’articolo 13. Un balzo indietro, in sostanza, per la fretta di compiere un passo in avanti. Le critiche dei chimici italiani
sono articolate e circostanziate a partire
dai principi che complicano in Italia il riciclo dei materiali anche se previsti da
specifici regolamenti europei. La disposizione in parola, in luogo di rivedere
nel senso della semplificazione indicata
dall’Europa con il principio “end of waste” la pratica del recupero dei rifiuti, ne
prevede criteri unilateralmente restrittivi;
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ILCHIMICOITALIANO
il CNC ha proposto da un lato di riformulare in senso più conforme al quadro
europeo le procedure di recupero semplificato definendo univocamente quando il rifiuto cessa di essere tale, dall’altro
di introdurre in maniera esplicita e distinta il concetto di preparazione al riutilizzo per i beni direttamente ririutilizzabili
per l’uso inizialmente previsto, liberando
questi rifiuti dall’applicazione dei criteri
dello stesso “end of waste”, come d’altra
parte previsto, dalla norma europea di
riferimento. Non è tutto. Il CNC si concentra soprattutto sullo stravolgimento
introdotto dal testo del ddl rispetto alle
modalità di attribuzione della pericolosità ai rifiuti: “Concetto che non può essere ricondotto acriticamente al quadro
regolamentare relativo alle sostanze e
miscele pericolose, come appare dalla
norma appena introdotta dal legislatore
italiano, che in questo modo disallinea
la norma nazionale a quella europea
definita con la Decisione 2000/532/CE.
In questo testo la pericolosità dei rifiuti è
nettamente distinta da quella di sostanze
e miscele”. Giusto così, dicono i chimici,
perché “tutti i rifiuti, anche quelli non pericolosi, vengono controllati in ogni loro
fase, garanzia impossibile per le sostanze non pericolose, per le quali ogni uso,
per definizione, a differenza dei rifiuti è
libero e consentito”. Sotto accusa anche
il significato estremo ascritto al principio
di precauzione, previsto sì, in sede europea, ma sintetizzato con altri come la
fattibilità tecnica ed economica, la protezione delle risorse e gli impatti sociali.
Secondo i chimici combinare insieme
l’uso totalizzante della precauzione e
la sostanziale ineluttabilità della classificazione quali pericolosi di molti rifiuti
I Chimici italiani
criticano
le modifiche
previste al disegno
di legge del 24
giugno 2014,
rivendicando
la partecipazione
ai tavoli decisionali
in fatto di norme
ambientali
porterà ad un ingiustificato aumento
degli stessi rifiuti - solo nominalmente pericolosi, con conseguenze gravi sulla
reale gestibilità di questo improvviso
stravolgimento delle regole. Questo porterà danni incalcolabili per il tessuto economico, sociale ed ambientale italiano
(la carenza di impianti di gestione autorizzati al recupero di tali rifiuti necessariamente favorirà l’esportazione verso
l’estero svantaggiando le imprese legali
del sistema paese; l’ingiustificato aumento dei costi di gestione sarà scaricato su
tutta la filiera, a partire da enti, imprese e cittadini; l’impossibilità di rispettare
adeguatamente regole sin troppo complesse, se non equivoche, sarà foriero di
procedimenti penali tanto inutili quanto
gravosi). “Senza contare che assumere
secondo un’accezione sempre più spinta
il concetto di pericolosità pregiudiziale
“nuocerà inevitabilmente alle pratiche di
recupero e riutilizzo delle risorse”, spiega il CNC che rivendica, sulla base della
legge del 16 marzo 2001, ratifica Italiana della convenzione internazionale di
Aarhus, il diritto a partecipare, come
ogni soggetto interessato alla qualità del
nostro ambiente, sin dalla fase preliminare - quando cioè le operazioni sono
pendenti - all’elaborazione di piani programmi e politiche di carattere ambientale, proprio “per intervenire in tempo
utile su decisioni e provvedimenti adottati con procedure opache e con criteri palesemente a-scientifici”. “Se questo paese
vuole uscire dalle sabbie mobili in cui è
impantanato non può introdurre nuove,
complesse e dannose regole che invece
di favorire la competitività delle imprese
legali introduce ingiustificatamente nuovi
handicap.”
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Ma che patto
per l’Italia
Quello sulla salute
è del condominio
Si ripete ancora una volta un tormentone, che certifica come l’Italia sia lontana
da un maturo federalismo e prossima
invece alle bieche logiche di un condominio. Lo dimostra l’approvazione
dell’ennesimo accordo in cui restano irrisolti i problemi del Servizio Sanitario
Nazionale e rinviate le scelte sulla riorganizzazione dell’assistenza territoriale.
L’”ambizioso” Patto, o almeno sedicente
tale, è ancora una volta la sommatoria
delle contraddizioni regionali, sempre
concordi sui principi, ma orientate costantemente a rinviare tutte le decisioni
a norme regolamentari successive: dalla
stessa ripartizione del fondo, la cui dotazione sembrerebbe certa almeno per
quest’anno, ai Lea, alla revisione dei ticket. Si ripropone così lo stanco rito di
un regionalismo agonizzante, incapace
di una visione unitaria delle attuali problematiche del Ssn e della tutela della
salute degli italiani. La debolezza dello
strumento giuridico, peraltro, sommatoria degli spezzatini e delle velleità delle rispettive Regioni, non può condurre
a risultati significativi, mentre il Ssn ha
bisogno di una profonda ristrutturazione organizzativa che unifichi i processi
assistenziali a prescindere dai percorsi
individuati. La sfida che ha davanti il Paese è quella di dare certezze ai sempre
più pressanti problemi della cronicità.
Eppure, mentre da un lato assistiamo a
una rimodulazione al ribasso dell’offerta ospedaliera - che procede incessantemente da oltre vent’anni, pur con grandi
contraddizioni e indecisioni - dall’altro,
sul versante del cosiddetto territorio, le
regioni non sono state in grado di approntare strategie unitarie e servizi e
prestazioni esigibili in modo omogeneo.
Scaricando, inoltre, tutte queste contraddizioni sulle modalità di erogazione
delle cure primarie (e sui medici di meAGOSTODUEMILAQUATTORDICI
dicina generale), disciplinate dalla legge
e dalle convenzioni, e provando a modificarle con interventi tanto insufficienti
quanto improbabili. Ribadire nel Patto
per la salute quanto già previsto dalla
Legge Balduzzi - peraltro provando a
Il Servizio Sanitario Nazionale non ha bisogno di un
federalismo inconcludente
ma di un grande processo
riformatore che riporti al
centro del sistema di Welfare il dibattito sulla sanità
e affronti le sfide della diffusione delle nuove patologie e delle cronicità
Occorre una regia
nazionale chiara
e autorevole.
Le Regioni sono incapaci
di approntare strategie
unitarie ed omogenee
contenerne i già modesti effetti, dall’Atto
di indirizzo e dall’attuale Convenzione
in ordine alle forme organizzative della medicina generale - rappresenta un
falso problema. Non solo, manifesta
tutta la debolezza dell’impianto regionalistico, incapace, per limiti strutturali,
di imprimere quella svolta che solo una
seria riforma nazionale può indicare. In
un contesto istituzionale in cui le Regioni
discutono della spesa sanitaria e il ministro dell’Economia alla fine procede, si
palesa tutta l’incongruenza di un processo decisionale fallimentare, che deve
ineludibilmente essere ricondotto ad una
regia unica nazionale, chiara e autorevole. Il Ssn non ha bisogno dei pannicelli caldi, di un federalismo inconcludente
ma di un grande processo riformatore
che riporti al centro del sistema di Welfare il dibattito sulla sanità e affronti le
sfide epocali della diffusione delle nuove
patologie e delle cronicità. È ora di finirla, appunto, con i patti del condominio.
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ILCHIMICOITALIANO
Focus sanità
a cura della REDAZIONE
Il Sistema
resterà pubblico
Ricette telematiche
tra criticità e ritardi
Di fronte alla querelle estiva tra i Ministri dell’Economia e quello della Salute
su possibili tagli al comparto sanitario, il sindacato dei medici confida
nel rispetto degli accordi siglati a luglio
Lontano l’obiettivo di mettere online entro il 2014 l’80% delle prescrizioni mediche.
Secondo il Centro Studi Fimmg i problemi sono la non uniformità dei modelli
tra le Regioni, il rischio per la privacy dei pazienti e le possibili frodi
Le ricette mediche stanno diventando
telematiche. Ma secondo Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi
Fimmg (Federazione italiana medici di
medicina generale), “nella dematerializzazione, oltre agli aumenti di costo, per
software, toner e carta, ci sono irrisolte
criticità che il medico di famiglia rischia
di essere lasciato solo a risolvere”. E
una conferma dell’esistenza di queste
problematiche sembra arrivare proprio
dai risultati: a fronte dell’obiettivo di
raggiungere l’80% di ricette telematiche
entro il 2014, ad oggi solo alcune Regio-
Crisi economica e tagli. Anche alla Sanità pubblica. Un allarme che, durante
l’estate, è rimbalzato più volte su tutti i
mass media del Paese e che nelle ultime
settimane si è concretizzato visto che il
Governo sta cercando 20 miliardi per
la manovra finanziaria del 2015. “Ci
sono margini finora largamente non
considerati di miglioramento di efficienza in tutta la pubblica amministrazione”, sanità compresa, aveva dichiarato
nei mesi estivi il Ministro dell’Economia,
Pier Carlo Padoan, dalle colonne del
Corriere della Sera. “Se sulla Sanità
dovessero piovere nuovi tagli, gli italiani dovrebbero rinunciare nel medio
periodo al sistema sanitario così come
lo conoscono oggi e ricorrere, per curarsi, ad assicurazioni private o ad altri
sistemi”, gli aveva risposto dalle pagine
de Il Messaggero la titolare della Sanità, Beatrice Lorenzin. Con l’autunno
ormai alle porte, le calcolatrici hanno
ripreso a battere freneticamente, in
particolar modo sul segno meno. Ma
una rassicurazione c’è: il piano al quale
sta lavorando il Palazzo delle Finanze
non toccherà i servizi, bensì gli sprechi
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ILCHIMICOITALIANO
enormi della Sanità che sono emersi
dalle rilevazioni degli ultimi mesi. Un
comportamento accettato e auspicato
dagli stessi camici bianche che, nella
persona di Riccardo Cassi, presidente nazionale di Cimo-Asmd, ovvero il
Coordinamento italiano medici ospedalieri – associazione sindacale medici dirigenti, dichiarano che le parole
di Padoan possono essere condivisibili
in quanto “sacche di inefficienza non
mancano anche nel comparto sanitario. Si tratta di identificarle e di reinvestire il risparmio sempre nella sanità”.
Nulla in contrario ad eliminare lo sperpero, quindi, “ma i fondi stanziati per i
prossimi tre anni non possono saltare
– avverte Cassi –. Sono stati definiti gli
accordi a luglio ed è stato firmato il Patto per la Salute, per questo escluderei
nuovi tagli. Un Governo che si rendesse protagonista di una simile manovra
perderebbe del tutto di credibilità. L’unica situazione che potrebbe condurre a
una deriva di questo tipo – conclude – è
rappresentata da un eventuale default,
di fronte a cui tutto diventa possibile”.
Uno scenario, davvero, da evitare.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
ni hanno provveduto a mettere online le
prescrizioni. Da ultimo il Veneto, dove gli
oltre 3mila medici di base hanno iniziato
a rilasciare ai pazienti un promemoria
stampato su carta bianca da consegnare al farmacista per avere le medicine.
Un ritardo dovuto a tre problemi, secondo Misericordia: la divisione del paese,
le frodi e il rischio della violazione dei
principi di riservatezza e privacy dei
pazienti. “La dematerializzazione – dice
Misericordia – in questa fase è una decolorazione. Il promemoria da noi stampato mentre spediamo la prescrizione
online al repository del Sistema d’accoglienza del Ministero dell’Economia,
che consente al farmacista di erogare il
farmaco ove questi non riesca ad accedere via web alla prescrizione ‘remota’,
dovrebbe, da disciplinare tecnico, avere
lo stesso formato in tutta Italia e deve sostituire eventuali modelli regionali già in
uso, in modo che venga riconosciuto da
tutti gli erogatori sul territorio nazionale.
Ma, purtroppo – continua Misericordia
– in questo ‘Paese delle meraviglie’ sono
stati già definiti almeno sei modelli diversi. Ogni Regione, sostanzialmente,
sta facendo il suo”. Non solo. “molte regioni marcano nel promemoria spazi ad
hoc per l’affissione delle fustelle, dimenticando che le stampe o fotocopie di uno
stesso promemoria potrebbero essere
multiple anziché esemplari unici come
l’attuale ricetta del SSN, resa irripetibile
dalla firma del medico. C’è il rischio di
iniziative fraudolente, così come in caso
di blackout o di crash momentanei del
sistema”. A tutto ciò si aggiunge un terzo
aspetto. “Il sistema delle credenziali appare ancora lontano dall’autenticazione
forte che costituirebbe il gold standard
per queste condizioni autorizzative,
dando la certezza che chi prescrive è il
medico di fiducia. Ci sono dubbi anche
sulla privacy del paziente e le incombenze del medico: la prescrizione online
è leggibile in teoria da Asl e Ministero
dell’Economia ancor prima che il paziente decida di fruirne. Ma il paziente
non lo sa e non sottoscrive una delega
di responsabilità al medico di medicina generale. La possibilità, inoltre, di
inviare l’intero promemoria al paziente
con normale email è un’altra fragilità –
conclude Misericordia – mentre altro sarebbe permettere l’accesso al paziente,
attraverso sue credenziali, alle proprie
prescrizioni su adeguate aree riservate”.
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ILCHIMICOITALIANO
Io, un chimico
di VERONICAFERMANI
Pionieri
Una formula
per crescere
Valerio Lomanto e Lorenzo Terenzi
hanno rappresentato l’Italia
alle ultime Olimpiadi della Chimica
tenutesi ad Hanoi in Vietnam
Louis Pasteur è stato
il primo a studiare
le patologie partendo
dai germi
che le provocavano
I partecipanti alle ultime Olimpiadi
di Hanoi tra cui Lorenzo Terenzi
(primo da sinistra)
Che esperienza è stata per te quella delle Olimpiadi della Chimica? Hai
percepito delle differenze importanti
con i ragazzi degli altri Paesi?
Lorenzo: Le Olimpiadi della Chimica
sono sicuramente uno degli eventi più
importanti e interessanti a cui abbia
mai partecipato. Innumerevoli parole
possono essere spese per descrivere
quanto i dieci giorni in cui si è svolta
la competizione siano stati meravigliosi
sotto vari punti di vista. Immersi in una
realtà differente da quella a cui si è abituati e circondati da ragazzi provenienti da tutto il mondo non si può fare a
meno di cercare di approfittare di tutto
il tempo che si ha a disposizione per
renderlo indimenticabile. Bellezze naturalistiche mozzafiato, viaggio in canoe
attraverso valli fluviali, templi e pagode
buddisti, la vivacità di Hanoi e anche
la sua confusione, cultura locale molto
differente e affascinante donano a un
semplice viaggio qualcosa in più, ti fanno capire quanto possa essere vasto il
mondo e quanto tu sia fortunato nel poterlo vivere. Nonostante ciò nulla è comparabile col conoscere nuove persone,
che inesauribilmente si mostrano a te e
allo stesso tempo si sottraggono, così
da mostrare l’impossibilità di conoscerle
totalmente e la possibilità del piacere e
della scoperta per ogni cosa nuova che
si apprende su di esse. Ognuno depositario della cultura del proprio paese
di origine ha la possibilità attraverso
gli altri di entrare a contatto con altre
culture. Possibilità che essenzialmente
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ILCHIMICOITALIANO
si manifesta come conseguenza del legame che si crea e intercorre tra due
individui. Da ciò emerge la sensazione
di quanto possa essere grande e amplio il mondo, mondo in cui ho disseminato qualcosa di me stesso anche
se solo memoria delle persone che ho
conosciuto ad Hanoi, così come io ho
portato un pezzo di loro in Italia. Ogni
esperienza e in particolare questa ti fa
cambiare, nel cambiamento si integrano nella propria vita le altre persone
o per lo meno idee correlate a loro.
Valerio: Le IChO sono sempre un’esperienza fantastica, dove si ha la possibilità non solo di visitare (e per quanto
limitatamente conoscere) altri paesi ma
anche e soprattutto di incontrare persone stupende: ciò che sono più contento di portare a casa non sono tanto la
medaglia o i souvenir, quanto piuttosto
il ricordo del team Islandese, degli Israeliani, dei Finlandesi, dei Francesi e di
tutti quelli che hanno reso le Olimpiadi
indimenticabili. Probabilmente la prima
cosa che salta all’occhio nell’avvicinarsi
ai ragazzi di altre nazioni (soprattutto
europee) è il loro inglese, che purtroppo
è spesso nettamente migliore di quello
parlato dai giovani italiani...
Quando ti è nata la passione per la
materia? L’insegnamento ricevuto a
scuola ha contribuito a suscitare il tuo
interesse?
L: La chimica mi ha sempre affascinato
sin da bambino, probabilmente all’inizio
per la sua spettacolarità e appariscen-
Valerio Lomanto
za. Un serio interesse invece mi è nato
in primo liceo quando realmente sono
entrato a contatto con la materia, e col
passare del tempo quell’interesse si è
trasformato in un desiderio di conoscere
sempre di più. Il tempo scorreva e scoprivo sempre più cose da apprendere
rendendomi conto di quanto possa essere ampia la chimica. Purtroppo al liceo
scientifico tradizionale il posto lasciato
alla chimica è piuttosto limitato e gli
argomenti studiati sono basilari. Perciò
negli ultimi due anni ho continuato per il
semplice piacere che mi dava la materia
a studiarla da autodidatta. V: Da che
ricordi, sono sempre stato interessato
alla scienza, soprattutto alla chimica e
alla fisica, desiderando fin da bambino
scoprire come funziona a livello fondamentale ciò che mi circonda; il corso di
chimica in un ITIS non ha fatto altro che
permettermi di studiare assecondando
questa mia passione.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Secondo te la chimica trova il giusto
spazio e la giusta interpretazione all’interno del sistema scolastico italiano?
L: La chimica spesso è sottovalutata
soprattutto in ambiti non professionali.
Basta guardare alle ultime riforme del
ministero (come la rimozione degli istituti chimici del corso di studio “chimica
fisica”) o le lauree con le quali si può
accedere a tale insegnamento per rendersi conto che la chimica come materia
di insegnamento e come campo scientifico sono trascurati. Senza contare la
radicale assenza nei licei di pratiche di
laboratorio e un forte disdegno della
pratica a favore dello studio teorico (che
alla fine è piuttosto superficiale), che
danneggiano gli studenti stessi sprovvisti
di competenze pratiche in quell’ambito.
V: Per quanto probabilmente ogni indirizzo integri un programma di chimica
essenzialmente adeguato alle proprie
finalità, mi sembra che troppo spesso
ad insegnare la materia (specialmente,
ma non esclusivamente, al di fuori degli
istituti tecnici) siano docenti non particolarmente iteressati (né eccezionalmente
preparati) che non sostengono adeguatamente gli studenti particolarmente
capaci né sanno di fronte alle questioni
sollevate dai più curiosi andare oltre le
spiegazioni (spesso spaventosamente
approssimative e insoddisfacenti) del
libro di testo. Ma ancor più rilevante è
probabilmente lo scarsissimo rispetto
delle giovani generazioni nei confronti
delle materie scientifiche in generale,
probabilmente figlio di una società dove
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Una
difesa
contro
le malattie
la cultura scientifica è quasi perennemente posta in secondo piano rispetto
a quella umanistica, tanto che, laddove
chi manifesta ignoranza a proposito di
grandi letterati o importanti eventi storici
viene spesso (e nei casi più eclatanti giustamente) guardato con sdegno, chi dimostra di non afferrare basilari concetti
fisici o non particolarmente complessi
operatori matematici è solitamente accolto con comprensione (se non addirittura incoraggiamento).
La tua formula chimica preferita? Perché?
L: Sinceramente non ho mai pensato
a quale possa essere la mia formula
chimica preferita, ma immagino che
sia quella della molecola artemisia importante in ambito biomedico, ormai
simbolo di queste olimpiadi in Vietnam
siccome presente sia nella parte teorica
che pratica. Tra noi incorre un rapporto
di amore-odio, ma forse questo non la
rende ancora più speciale? Ce l’ho perfino incisa anche nella medaglia! (in foto,
ndr) V: Il mondo della chimica è troppo
vasto perché io possa identificare un
singolo composto come il mio preferito
(se non interpretando la domanda molto letteralmente e indicando dopamina,
C8H11NO2, e serotonina, C10H12N2O),
ma tra gli elementi sono sempre stato affascinato da Tecnezio, Tungsteno e Mercurio.
Era figlio di un povero conciatore
di pelli. Nato a Dolè, in Francia nel
1822, Louis Pasteur si appassionò alla
chimica sin da giovanissimo, trascorrendo ore e ore chino sul microscopio
a studiare quel mondo dei microbi
che tanto lo affascinava. “Un benefattore dell’umanità”, così lo definiscono
i libri di storia, dove per tutti Pasteur è
stato il fondatore della moderna microbiologia. Egli affermava che dalle
malattie ci si poteva difendere, semplicemente contrastando i germi che ne
erano la causa: erano i tempi in cui le
ferite non si disenfettavano e si moriva di cancrena, tetano e carbonchio.
Spese la sua vita di chimico e biologo
a studiare cause e sistemi di prevenzione di svariate patologie quali, tra
le altre, la setticemia, il colera, la difterite, la tubercolosi, il vaiolo. Celebri sono soprattutto i suoi studi sulla
rabbia. Per la prevenzione di questa
malattia riuscì a sviluppare una forma attenuata del virus responsabile,
utilizzabile come vaccino. Dalla prima sperimentazione umana (1885), il
vaccino antirabbico ha contribuito a
salvare migliaia di persone.
29
ILCHIMICOITALIANO
Voci dal territorio
a cura della REDAZIONE
Indagine
sul Chimico
L’Ordine dei Chimici del Piemonte e della Valle d’Aosta
e l’Associazione Culturale Chimicare hanno siglato
un accordo che prevede di condurre un’analisi sulla
percezione nella società di chi lavora con la chimica
Chi è il chimico? E qual è la percezione della sua attività fra i ‘non addetti
ai lavori’? A queste domande intende
dare un risposta l’accordo sottoscritto
tra la sezione territoriale del Piemonte e della Valle D’Aosta dell’Ordine
dei Chimici e l’Associazione Culturale
Chimicare. Un’intesa in base al quale
verrà condotta un’indagine per capire
come il chimico e il suo lavoro vengano compresi e visti dalla società. “Indagine sulla percezione della chimica
e dell’attività del chimico in ambito non
professionale in Italia tramite i nuovi
media”. Questo il titolo dell’analisi che
sarà condotta a livello nazionale a
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
partire da ottobre 2014 da Chimicare,
l’organizzazione italiana no profit nata
nel 2011 per favorire la diffusione della
cultura chimica, con particolare riferimento alle informazioni scambiate tramite i nuovi media, internet e i social
network. Nel primo anno di lavoro, verrà svolto un monitoraggio esplorativo,
attraverso il network telematico gestito
da Chimicare, che conta cinque siti web
e presidi costanti sui social network.
Questa fase avrà lo scopo di definire
qualitativamente come il chimico e la
chimica vengano percepiti. Successivamente, nel secondo anno di indagine,
verranno individuate e implementate
le azioni più mirate alla quantificazione delle tendenze evidenziate. Questo
verrà fatto attraverso sondaggi e analisi statistiche dei dati, così da definire
attività di comunicazione scientifica relativa alla chimica che siano più efficaci. I referenti del progetto sono il dott.
Arnaldo Gizzarelli, Chimico e docente di Scuola secondaria, membro del
Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Chimici del Piemonte e della Valle d’Aosta
e socio dell’Associazione Chimicare, e il
dott. Franco Rosso, chimico e divulgatore scientifico, in qualità di Presidente di
Chimicare e socio dell’Ordine dei Chimici del Piemonte e della Valle d’Aosta.
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ILCHIMICOITALIANO
Remtech
di ANDREAZACCARELLI
Responsabilità
amministrativa,
leggi più concrete
Premiate
le migliori lauree
sulle bonifiche
Al Remtech di Ferrara, i chimici a disposizione per una adeguata interpretazione
ed applicazione del decreto 231
Consegnati i premi
dell’edizione 2014.
Un progetto promosso
oltre che dal Cnc
anche da Unione
Petrolifera, Andis,
Assoreca e Fise
Assoambiente
“Ben vengano leggi sulla responsabilità
amministrativa delle imprese, come la
231, purché non restino provvedimenti
sulla carta senza applicazione adeguata”. Così che, il presidente del Consiglio
Nazionale dei Chimici, Armando Zingales, in occasione della prima giornata
del Remtech, 8° Salone sui siti contaminati e sulla riqualificazione del territorio,
illustra con chiarezza quali passi avanti
debba compiere ancora la legislazione
sulla responsabilità amministrativa delle
imprese: “Bisogna evitare il principio per
cui è sufficiente munirsi di documenti per
ritenere di essere in regola, al contrario
occorre un’adeguata applicazione della
norma”. Ed è per raggiungere questo
obiettivo che, secondo i chimici, sarebbe
utile una maggiore partecipazione della
categoria al confronto sull’esecuzione
del decreto, che, sebbene si caratterizzi
per un inquadramento di tipo soprattutto legale, “finisce per occuparsi di
questioni per le quali è decisivo anche il
parere di professionisti tecnici”. “La nostra consulenza - spiega Luca Scanavini,
consigliere del Cnc – può essere preziosa per gli avvocati, ad esempio, quando
si parla di inquinamento atmosferico, di
igiene alimentare, di sicurezza dei lavoratori a contatto con presumibili sostanze tossiche, scarichi... La chimica può
svolgere una funzione di filtro decisiva
nel momento in cui ci si accinge ad interpretare dati e analisi provenienti dai
laboratori, contribuendo a rendere più
chiaro il quadro in cui gli esperti legali
32
ILCHIMICOITALIANO
sono chiamati ad esprimersi”. Continua
ad essere un punto di riferimento significativo quindi Remtech per il mondo
della chimica: quattromila visitatori e
centottanta espositori da tutta Italia, ma
anche dalla Cina, dall’Irlanda, dall’Inghilterra e dalla Spagna; delegazioni
straniere dalla Cina, dal Brasile, dalla
Russia e dal Sudafrica; riuniti i massimi
esperti mondiali di gestione di sedimenti
e bonifiche sostenibili, dissesto idrogeologico e rischio idraulico, di materiali da
scavo, cave e risanamento del patrimonio edilizio.
L’assalto dei dottori: al Remtech sono
stati assegnati i premi Remtech 2014
alle migliori tesi di dottorato e a quelle in
laurea magistrale dedicate alle bonifiche
dei siti contaminati. “Offrire un premio
ai laureati che si occupano di questa
attività – spiegano Armando Zingales e
Luca Scanavini, presidente e consigliere del Consiglio Nazionale dei Chimici,
tra gli enti promotori dell’iniziativa –
può essere molto utile a far conoscere
un’attività che in Italia resta sempre di
grande attualità”. Sei i giovani premiati:
Ilaria Pietrini (Politecnico Milano), Lucia
Pierro (Università Roma Sapienza), Ricardo Maddalena e Giuseppe Mancuso
(Un. Catania), Agnese Lai (La Sapienza).
Oltre al Consiglio Nazionale dei Chimici, che ha promosso due tesi di laurea
magistrale dal valore di 1000 euro ciascuna, anche Unione Petrolifera, Andis,
Assoreca e Fise Assoambiente.
Il Presidente del CNC Armando Zingales con i vincitori e gli altri promotori dei premi Remtech 2014
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
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ILCHIMICOITALIANO
Spazio Expo
di SERGIOSINIGAGLIA
di SERGIOFACCHETTI
Se 20 milioni
vi sembrano pochi
Alimentiamo
il pianeta
Energia, produttività
agricola, acqua e cibo:
la chimica al servizio
dello sviluppo dei paesi
delle aree più povere.
Il CNC incontrerà
i rappresentanti
delle varie Nazioni con l’obiettivo di dare un contributo
all’individuazione di valide soluzioni ai problemi
A 200 giorni al grande appuntamento si stringono i tempi
della macchina organizzativa e si fanno le previsioni
sul numero dei partecipanti
Nonostante le inchieste giudiziarie di
questi ultimi tempi, la macchina organizzativa dell’Expo a poco più di 200 giorni dall’inizio del grande evento marcia
spedita. In questa fase come annuncia il
Commissario Unico Giuseppe Sala “tutti
gli sforzi sono principalmente concentrati nella realizzazione dei padiglione
dei Paesi ospiti”. I quali sono “preoccupati per alcune procedure farraginose
e complesse che rischiano di rallentare
i lavori”. A scanso di equivoci nessuno
ha chiesto di aggirare le norme stabilite nel protocollo di legalità, ma hanno
richiesto di sostenerli nell’evitare ritardi
di natura amministrativa e burocratica.
Per quanto riguarda la partecipazione
ad otto mesi dall’appuntamento le cifre
che iniziano a girare sono eloquenti di
cosa sarà l’Expo 2015 di Milano. Per i
visitatori c’è chi parla di 20 milioni, chi,
più realisticamente, di 15 o 12. Ma sempre Sala non ha dubbi: “Garantisco che
arriveranno 20 milioni di persone” ha
recentemente dichiarato in una intervista
al Sole 24 Ore. Ad oggi sono stati venduti più di 5 milioni e 500mila biglietti,
sicuramente un dato rilevante, anche se
la crisi che colpisce pesantemente le famiglie potrebbe essere un elemento non
trascurabile. In questo senso si è deciso
di puntare su un biglietto “personalizzato”. Si terrà conto dell’età, del tipo di
nucleo familiare, della disabilità, nonché
dei tempi di acquisto del ticket. Infatti chi
lo comprerà prima del 1° maggio 2015
usufruirà del 20% di sconto e pagherà
27 euro. Per gli over 65 è previsto uno
sconto del 20%. Chi si presenterà dopo
l’inizio della manifestazione dovrà pagare 34 euro. Ulteriori sconti ci saranno
per la scolaresche. Vedremo. Tra i Paesi
partecipanti un ruolo centrale lo avrà
la Cina. Il gigante asiatico avrà il padi-
34
ILCHIMICOITALIANO
glione più grande dopo quello tedesco:
4.600 mq, per un investimento di 64 milioni di euro. Il suo spazio espositivo si
compone di un grande padiglione istituzionale e due corporate. Per promuove
l’Expo il 22 ottobre partirà da Pechino
un road show che toccherà otto città cinesi di seconda fascia: la conferma di
quanto sia forte l’interesse della nuova
potenza mondiale verso il nostro Paese.
Interesse che vede la crescente presenza di Pechino nella nostra economia (e
soprattutto in quella europea). Basti pensare che nelle ultime settimane la Banca
centrale cinese ha investito 6 miliardi di
euro in Eni, Enel, Telecom, Fiat, Generali,
Ansaldo e Cassa deposti e prestiti.
Ma l’idea di promuovere l’appuntamento è al centro anche della società
di gestione dell’evento, la quale insieme
al ministero dell’Agricoltura si sta muovendo per creare “pacchetti” e iniziative
nelle principali città italiane. Del resto
proprio a causa della recessione in atto
molti sperano che l’Expo possa fare da
vetrina e da volano per la nostra economia. Ma sempre Sala ha messo le mani
avanti ricordando come la grande esposizione è incentrata sull’alimentazione,
quindi “agro-food e turismo”, due settori
fondamentali” ma non potrà agire “su
mille settori industriali”.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
È un contributo molto importante quello
che i chimici si apprestano a dare nel
corso del prossimo Expo 2015. Come
categoria abbiamo scelto di esserci, consapevoli che le nostre competenze possono dimostrarsi risolutive per molte delle
problematiche che affliggono la nostra
epoca e che sono il cuore pulsante dell’esposizione milanese. Energia, produttività agricola, acqua e cibo: la chimica
“alimenta il Pianeta” e lo fa utilizzando
l’innovazione. Servono fonti alternative
per rispondere al fabbisogno energetico
globale che, secondo le previsioni, rad-
doppierà a partire dal 2050. Servono sistemi di produzione agricola che siano in
grado di rispondere alla crescente richiesta di cibo, sanando le derive provocate
dalla fame che colpisce i Paesi più poveri.
Servono strumenti capaci di aumentare
la percentuale di acqua potabile, consentendo a tutta l’umanità di soddisfare
in egual misura i propri bisogni idrici.
Serve un controllo costante delle produzioni alimentari, garantendo la sicurezza e dunque la sopravvivenza, nel Nord
così come nel Sud del Pianeta. La chimica
può contribuire a tutto questo.
Nell’ambito di Expo 2015, il Consiglio
nazionale parteciperà ad una serie di
incontri con rappresentanti dei diversi
Paesi presenti alla manifestazione. Paesi
che si trovano ad affrontare quotidianamente questo genere di problematiche,
soprattutto nelle aree più povere. L’obiettivo è quello di dare, attraverso la
chimica, un contributo nell’individuazione di soluzioni che possano essere valide nei diversi contesti del mondo. Abbiamo tutti gli strumenti per poterlo fare.
Anche per questo Expo sarà certamente
un’occasione unica e irripetibile.
Spazio Ricerca
Rubrica
di ADRIANO FRANCESCANGELI*
L’inquinamento
da iprite a Bari
durante l’ultimo
conflitto
RIASSUNTO: Il 2 dicembre del 1943, quando le sorti della
guerra cominciavano a propendere per gli alleati, i nazisti
bombardarono il porto di Bari dove erano segretamente state
trasportate armi chimiche. La vicenda, a lungo insabbiata,
oltre ad un’ importanza storica che va oltre i confini nazionali,
può esser il punto di partenza per programmi educativi rivolti
ai giovani di tematiche ambientali di grande attualità.
ABSTRACT: On 2 December 1943, in a crucial moment of
the Allies’ Italian campaign, the Nazi air force bombarded Bari
harbour, where chemical weapons were secretly stored. Their
existence was covered up for many years. The episode is not
only of international historical importance but can be a useful
starting point for educational programmes designed to make
younger generations aware of current environmental issues.
Parole chiave: Storia, Armi, Chimica, Educazione
Key words: History, Weapons, Chemist, Education
di NOMECOGNOME
e NOMECOGNOME
tante rallentamento nell’avanzata alleata lungo la penisola, permettendo ai
tedeschi di prender fiato sul fronte italiano, senza dover ricorrere ad altri rifornimenti provenienti dalla Francia, a pochi
mesi dall’imminente sbarco in Normandia. Ma come mai questa pagina di storia è stata sottaciuta? I motivi sono di
carattere militare e dovuti alla volontà di
nascondere l’utilizzo perverso che l’Uomo sa fare della Chimica. Tra le navi
ni successivi al bombardamento, gli
ospedali della città organizzati dagli
alleati accolgono decine e decine di
persone affette da inusuali ustioni e strani disturbi quali continui spasmi alle palpebre. A distanza di 4-5 giorni dal giorno dell’attacco, si cominciano a
manifestare gravissimi problemi dell’apparato respiratorio. I medici degli ospedali intuiscono che nella tragica notte la
popolazione è stata esposta ad un
Fig.2 Le enormi nuvole di fumo, sature di iprite, la mattina del 3 dicembre Immagine tratta dal
libro “Disastro a Bari”[1]
Con questo articolo desidero porre
all’attenzione dei lettori e colleghi chimici, la storia, ancora poco nota, di un
gravissimo episodio di guerra chimica
del secondo conflitto mondiale, verificatosi a Bari. Quanto di seguito riporto è
tratto dal libro “Disastro a Bari La storia
inedita del più grave episodio di guerra
chimica nel secondo conflitto mondiale”
[1] scritto dall’ex maggiore inglese Glenn
B. Infield dell’U.S. Air Force. Ad oggi, il
libro rappresenta la sola memoria di
una storia avvolta dal segreto militari
ma che, al di là dell’enorme rilevanza
storica, permette alcune importanti considerazioni. Novembre 1943, la città di
Bari, da pochi mesi, è eletta roccaforte
delle forze alleate; il suo porto (fig.1),
insieme a quello di Napoli, sono le porte
di accesso per i rifornimenti di uomini e
mezzi necessari per sostenere l’imminente battaglia di Anzio. In particolare,
36
ILCHIMICOITALIANO
il porto di Bari, sotto la giurisdizione inglese, svolge un ruolo strategico per i
rifornimenti destinati agli aeroporti militari di Foggia, base della 15° Air Force,
fondamentale per l’ormai prossima
guerra di Anzio, ma anche per le missioni oltralpe e nei Balcani. Ai tedeschi
non è passata inosservata la frenetica
attività dello scalo barese e, di fronte
alla necessità di arginare l’avanzata alleata, decidono per un’incursione a sorpresa sul porto di Bari, al fine di tagliare
i rifornimenti alleati. La decisione è presa nel Quartier Generale di Frascati,
verso la fine di novembre, durante una
riunione cui prendono parte il Feldmaresciallo Freiherr von Richthofen, comandante della seconda Luftflotte, il
Maggiore Generale Dietrich Pelz, specialista della tecnica di bombardamento
nonché grande favorito di Hither, e
Werner Baumbach, Generale delle For-
ze Aeree da bombardamento. Il 2 dicembre è il giorno propizio per l’incursione, non solo meteorologicamente. Il
porto di Bari conta una trentina di navi
cargo, molte delle quali addossate le
une alle altre e cariche di armi, carburanti, medicine e attrezzature sanitarie.
Inoltre, condizione favorevole della stazione portuale è la presenza di un oleodotto per il rapido scarico dei petroliferi,
lungo uno dei moli. Alle 19.25 la
Luftwaffe colpisce. Il successo dell’operazione tedesca è totale perché gli alleati da alcune settimane hanno abbassato la loro soglia di guardia ritenendo
troppo ardito per i tedeschi l’attacco alla
loro roccaforte pugliese. Da un punto di
vista strettamente storico-militare, molti
sostengono che la riuscita dell’operazione nazista su Bari abbia contribuito ad
allungare la durata della seconda guerra mondiale. Essa determinò un imporAGOSTODUEMILAQUATTORDICI
distrutte dai tedeschi c’è la statunitense
John Harvey, che trasporta duemila
bombe di iprite progettate dalla Chemical Warfare Service. Pur bandite dagli
organismi internazionali, gli alleati stanno collocando in Italia armi chimiche
onde evitare di esser colti impreparati
dai nazisti, proprio nel caso di un’eventuale guerra chimica. La sera del 2 dicembre, a seguito del bombardamento
(fig.2), le acque del porto di Bari si ricoprono di una miscela di nafta e iprite ed
anche nell’aria si percepisce il caratteristico odore di aglio dato dall’iprite. Nel
corso del bombardamento molti uomini
tra militari e addetti alle operazioni di
scarico cadono nel mare contaminato o
ricevono schizzi di acqua mista a nafta
e solfuro di 2,2’-diclorodietile. Altri ancora respirano iprite, tra questi, anche
coloro che vivono nelle zone della città
a ridosso del porto. Nelle ore e nei giorAGOSTODUEMILAQUATTORDICI
agente chimico. Qualche superstite racconta di aver sentito un caratteristico
odore di aglio e di mostarda durante i
bombardamenti. Quest’ultimo elemento,
insieme alle ustioni, suggeriscono ai medici l’ipotesi dell’esposizione all’iprite.
Ufficialmente nel porto di Bari non sono
presenti armi chimiche. Che siano stati i
tedeschi ad adoperare armi chimiche?
Si iniziano a registrare le prime misteriose ed improvvise morti di pazienti che
da una parte presentano apatia, bassa
pressione e battito del polso appena
percettibile, dall’altra presentano ritmo
cardiaco relativamente rapido, unito
alla capacità di stare in piedi fino all’istante prima di morire. Le autorità statunitensi inviano a Bari il ventinovenne
Tenente Colonnello Stewart F. Alexander, esperto in medicina applicata alla
chimica di guerra. Il Colonnello Alexander è molto noto fra il personale militare
dei corpi sanitari e chimici. Nonostante i
soli 29 anni, Alexander, laureato presso
la Columbia University, ha nel suo curriculum un periodo di ricerca, presso la
Divisione ricerche mediche dell’arsenale
di Edgewood (Maryland), proprio sugli
effetti dell’iprite e di altri agenti tossici
sull’organismo umano. In seguito, è al
fianco del Generale Patton durante il
periodo dell’invasione in Nord Africa,
partecipa alla conferenza di Casablanca tra il Presidente Roosevelt ed il Primo
Ministro Churchill ed è consulente medico per il settore della chimica di guerra
presso il Quartier Generale di Eisenhower ad Algeri. Alexander, munito
di un’autorizzazione di viaggio con priorità assoluta dello stesso Eisenhower,
ma ignaro del carico della nave John
Harvey, arriva a Bari da Algeri, sede del
quartier generale delle forze alleate nel
Mediterraneo, a bordo di un aereo da
trasporto. Senza perder tempo, raccoglie testimonianze di medici e pazienti
che visita in prima persona, esamina
con cura le ustioni e intuisce che l’agente
chimico responsabile dei danni alla salute è l’iprite alla quale la gente è stata
esposta in maniera complessa. Molte
delle persone che quella sera si trovavano nel porto di Bari si sono bagnati i
vestiti di una miscela di nafta ed iprite,
senza aver avuto poi la possibilità di lavarsi e cambiarsi per molte ore, ed inoltre, sono stati in maniera diversa esposti
a vapori di iprite. Per cercare conferme
ulteriori, Alexander subito invia campioni di tessuti umani negli Stati Uniti e, nel
frattempo, dà disposizione perché le
ustioni dei pazienti e i danni alle vie respiratorie siano curate in quanto causate da iprite. Alexander fa sopraluoghi
nel porto, cerca e trova una relazione
tra la disposizione delle navi nel porto
barese e i punti i cui si trovavano gli uomini al momento dell’esplosione. Scrive
e annota tutto. La collaborazione di
Alexander con i medici dislocati nei vari
ospedali di Bari dà qualche risultato utile ad alleviare le sofferenze dei centinaia di pazienti. Ma in molti casi è troppo
tardi. La missione di Alexander si conclude quando, dopo alcuni giorni, nel
corso delle operazioni di ripristino delle
attività del porto si rinvengono nei fondali i resti di una bomba di iprite di produzione americana, ulteriore conferma
delle analisi formulate dallo stesso
Alexander. È tempo di scrivere i rapporti. Nelle settimane successive Alexander
si scontra con molti capi alleati, tra questi il primo ministro inglese Churchill. Egli
nega ostinatamente l’esistenza di iprite a
37
ILCHIMICOITALIANO
Bari, consapevole che i nazisti ne avrebbero tratto vantaggio con propagande
ad hoc e con l’adozione di chissà quali
contromisure. Churchill ha anche la consapevolezza che il porto di Bari è sotto
la giurisdizione inglese e che è responsabilità inglese la difesa del porto e di
tutti i suoi carichi. Sono questi i motivi
per cui, nonostante la sua rilevanza, il
disastro di Bari è stato a lungo minimizzato e sono stati tenuti segreti i veri motivi del disastro. Negli anni successivi al
conflitto, Alexander comprese che i
composti di iprite sarebbero potuti esser
interessanti per il trattamento di malattie
neoplastiche del tessuto linfatico, per via
della sua capacità di abbattere il numero dei globuli bianchi. Sulla base degli
studi di Alexander la molecola d’iprite è
stata a lungo al centro di ricerche mediche, che già da molti anni trovano la
loro applicazione nell’uso della forma
azotata dell’iprite. Nel 1988 Alexander
ha ricevuto il riconoscimento “Surgeon
General of the United States Army” [2]
per il prezioso lavoro scientifico svolto a
Bari. La vicenda di Bari trova collocazione in una rivista di chimica non solo per-
ché si tratta di un episodio di guerra
chimica del secondo conflitto mondiale,
ma anche perché offre un eclatante
esempio di “dual use” in chimica: una
stessa molecola può svolgere un’azione
negativa in un contesto e positiva in un
altro. Per merito di Alexander l’iprite,
molecola mortale, assume un ruolo nella
cura dei tumori, a conferma che non esiste una Chimica buona ed una Chimica
cattiva, è solo funzione dell’uso che ne
fa l’Uomo. Questa storia è però anche
la corretta e forse più appropriata introduzione ad una problematica ambien-
tale estremamente spinosa, che meriterebbe una più profonda trattazione: la
presenza di bombe chimiche nei fondali
dell’Adriatico centro-meridionale [3-8].
A partire dalla seconda guerra mondiale, molte nazioni impegnate in operazioni militari lungo l’Adriatico, si sono
disfatte dei loro arsenali proprio nel nostro mare. Come è noto, nel tempo le
bombe seppur integre rilasciano il loro
contenuto letale portando conseguenze
genetiche sulla flora e la fauna marina
[7-8]. I risvolti sociali, morali, scientifici
ed ambientali della vicenda del 2 di-
cembre e il personaggio del giovane ricercatore Alexander possono certamente trovare collocazione in programmi
educativi e formativi di ragazzi di tutte
le età.
BIBLIOGRAFIA [1] Infield Glenn
B. – “Disastro a Bari La storia inedita
del più grave episodio di guerra chimica nel secondo conflitto mondiale”
- Adda Editore; english version: Disaster at Bari, Toronto: Bantam. ISBN
0-553-27403-1, (1988) [2] “Tucson
senior helps retired doctor receive mi-
litary honor”. Mojave Daily Miner. Associated Press. May 20, 1988. p. B8
[3] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/11/16/
via-le-bombe-dall-adriatico.html
[4]
http://www.repubblica.it/online/fatti/
adria/adria/adria.html [5] http://cerca.
unita.it/ARCHIVE/xml/65000/61703.
xml [6] http://oggiscienza.wordpress.
com/2012/03/05/litalia-delle-armi-chimiche/ [7] http://www.velenidistato.
it/2011/05/molfetta-1/ [8] http://www.
biologiamarina.eu/Residui%20Chimici.
html
Fig.1 Veduta aerea del porto di Bari a poche ore dall’incursione del 2 dicembre 1943 Immagine tratta dal libro “Disastro a Bari”[1]
38
ILCHIMICOITALIANO
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
39
ILCHIMICOITALIANO
Rubrica
a cura della REDAZIONE
Basta morti bianche
Il Consiglio Nazionale dei Chimici, dopo l’ultimo caso di cronaca,
ad Adria, ha richiamato l’attenzione delle istituzioni al tema: “Troppo
spesso c’è una scarsa conoscenza della pericolosità dei prodotti trattati.
Chiediamo accorgimenti che promuovono la presenza di professionisti
capaci di prevenire e gestire il pericolo”
Sono 503 dall’inizio dell’anno. Tutte persone che sul posto di lavoro, quel posto di
lavoro che dà dignità all’uomo e gli permette di vivere e far vivere, hanno perduto la propria vita. Le chiamano morti
bianche. Il triste elenco è tenuto dall’Osservatorio indipendente di Bologna Morti
sul Lavoro che, dal 2008, cerca di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica
a questa emergenza nazionale, ma che,
oggi, ha deciso di chiudere i battenti,
come forma di protesta di fronte “all’indifferenza della politica e della classe
dirigente”.
Uno degli ultimi casi di morti sul lavoro,
di cui hanno parlato i media di tutto il
Paese, è accaduto ad Adria: una fuga
di acido solforico ha ucciso quattro operai. E, pochi giorni prima, un serbatoio
in uno stabilimento chimico di Cagliari è
esploso, senza far vittime. Ma la questione non è il mero conteggio delle persone
che muoiono, è piuttosto il capire come
porre rimedio a quella che è una delle
storie più nere e tristi d’Italia. Per questo
i chimici sono tornati sul tema. E lo hanno fatto a gran voce, denunciando una
negligenza inacettabile: “La nostra categoria ha più volte richiamato l’attenzione
delle istituzioni su questo tema, chiedendo maggiori controlli e più garanzie per
chi opera in questo settore – ha detto Armando Zingales, Presidente del Consiglio
Nazionale dei Chimici – ma non ci hanno
mai ascoltati. Non possiamo pensare di
essere un Paese all’avanguardia e competitivo, se i nostri operai continuano a
morire di lavoro”.
La situazione è fuori controllo e necessita
interventi efficaci subito. “La chimica gestita da chi non la conosce è pericolosa
– ha continuato Zingales – per questo è
40
ILCHIMICOITALIANO
necessario che le aziende abbiano personale preparato e qualificato oltre a
dei controlli efficaci e costanti. I chimici
italiani ormai da decenni affermano che
senza chimica non c’è sviluppo, ma che
senza il controllo della chimica c’è il disastro. Troppo spesso c’è una scarsa conoscenza della pericolosità dei prodotti
trattati oltreché, ad esempio, della possibile formazione di sostanze altamente
pericolose in seguito ad attività di ordinaria manutenzione e pulizia”.
Per questo proprio il CNC, fin dalle ore
immediatamente successive al disastro
di Adria, ha iniziato a lavorare ad una
proposta di emendamento al Decreto Legislativo in materia di tutela della salute e
della sicurezza nei luoghi di lavoro, con
particolare attenzione alla questione del
rischio chimico. “Chiediamo alle autorità competenti una serie di accorgimenti
che promuovano la presenza costante di
professionisti preparati, iscritti agli Albi di
competenza, capaci di prevenire e gestire eventuali situazioni di pericolo, impartendo le necessarie disposizioni per
la cessazione del rischio e accertandone
l’efficacia. Come Consiglio Nazionale –
ha concluso il presidente Zingales - siamo
a completa disposizione delle istituzioni per mettere al loro servizio le nostre
conoscenze e per promuovere la formazione di queste figure attraverso l’acquisizione di standard minimi che le rendano
adeguatamente competenti”. Una sfida,
un dovere morale per tutti.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
SIAM è un’azienda che ha sviluppato un software - Chemeter - per
la generazione di schede dati di
sicurezza (SDS), etichette e documenti di trasporto in accordo alle
legislazioni europee.
La nostra visione e il nostro impegno è di assicurare che tutte le
aziende, non solo chimiche, siano
conformi ai regolamenti REACH,
CLP, GHS, ecc.
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EuCheMS
EuCheMS
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NINETAMAJCEN, [email protected]
Employment
survey 2013
successfully
completed
Close to 4500 chemists and chemical
engineers responded to the first issue of
the European employment survey. The
participating EuCheMS member societies
covered more than 90 percent of the EuCheMS membership. The questionnaire
was offered in 24 European languages.
Four of them have not been used: interestingly, a number of colleagues preferred
to respond in English instead of their native language. 86 percent of all responders work in their native country. 60 percent of all responders were female.
All stored responses cover a data matrix
of the size of ca. 4500 x 230. Even though not all responders completed all questions, the detailed evaluation of the submitted information is a great challenge
and will require some time. However, several sections of the questionnaire could
be analyzed in depth in initial work.
Here we publish the first preliminary results of the European employment survey.
The median age of the responders is
around 30 years. The youngest responders are aged 20. The most experienced responder is a lady from Slovenia
aged 87 years. Pensioners submitted
two percent of all responses, students
five percent. Only three percent of all responders were not employed or seeking
employment. The overwhelming contribution (90 percent of all responses) came
from employed colleagues who are either full-time or parttime employed.
Let’s now take a closer look at the responses from employed colleagues and
investigate their employment status: 85
percent have a permanent contract,
only 15 percent a temporary contract.
Of those with a permanent contract,
96 percent work full-time and 4 percent
part-time. Of those with a temporary
contract, 80 percent work full-time and
20 percent part-time.
The gender distribution of those with a
44
ILCHIMICOITALIANO
First results of the employment survey: 85 percent
of the responders have a permanent contract, 67
percent of the employees who work part-time are
female. (photo: BASF SE)
permanent contract is in accord with
conventional expectations: 65 percent
of the employees working full-time are
males, 67 percent of the employees
working parttime are female. In case of
temporary contracts, females and males
participate equally both for full-time and
for part-time contracts.
The survey was commissioned by the
Joint Research Centre of the European
Commission and executed by the European Chemistry Thematic Network
Association (ECTN). It was supported
by EuCheMS, the European Chemical
Industry Council (Cefic) and the European Chemistry and Chemical Engineering
Education Network (EC2E2N).
EuCheMS and the JRC
discussed joint activities
New President of the Finnish
Chemical Society
David Cole-Hamilton, EuCheMS
Vice-President and PresidentElect, Nineta Majcen, EuCheMS
Secretary General, and Tomaso
Munari, EuCheMS expert for
chemicals, visited the Joint Research
Centre (JRC) of the European
Commission at its premises in
Ispra, Italy, on 26 May 2014. The
meeting was organised to present
the respective work programmes
and activities, exchange views,
identify areas of common interest
and pave the way for cooperation
with respect to the EU 2020 targets
on competitiveness, innovation,
health, safety and environment.
The meeting was opened by
Krzysztof Maruszewski, Director
of the Institute for Health and
Consumer Protection, followed
by a presentation of his institute.
Likewise, Maria Betti, Director of
the Institute for Environment and
Sustainability, presented activities
of her institute.
The afternoon discussion gave
further insight into possible areas of
cooperation, covering a wide range
of topics, from energy related
to environmental issues, from
chemicals to skills, employability,
mobility and education. Both
parties agreed to continue
discussion on selected topics. The
next joint activity is planned for
the autumn of this year. One of the
topics will be a roundtable on the
employability survey commissioned
by the JRC (see left) and
involving the European Chemistry
Thematic Network Association as
coordinator as well as EuCheMS.
The meeting in Ispra was a followup action triggered at a previous
meeting in Brussels at the JRC
Headquarters in March, where
the participants were Vladimir
Šucha, Director General JRC, Elke
Anklam, Director of the Institute
for Reference Materials and
Measurements, Ulrich Schubert,
EuCheMS President, Francesco
De Angelis, EuCheMS Treasurer
and ECTN President, and Nineta
Majcen. Šucha had emphasized
the importance of collaboration
between the JRC and the European
chemical science community in
order to intensify the science-policy
interface.
Kimmo Himberg
has been elected
as President of the
Finnish Chemical
Society for the
term 2014 to
2016. Himberg
holds a PhD
in analytical
chemistry from the University of
Helsinki. In the 1980s he worked
for the VTT Technical Research
Centre of Finland. Over the next
two decades he was the Director of
the National Bureau of Investigation
Forensic Laboratory. He is currently
an adjunct professor in laboratory
quality management at the University
of Helsinki and has served in various
expert roles for the Council of Europe,
Interpol, the United Nations Office on
Drugs and Crime and the European
Police College. He was a founding
member of the European Network of
Forensic Science Institutes and served
as its Chairman in 1999 to 2000
and 2003 to 2005. He has been the
Rector of the Police University College
of Finland since 2011.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
EuCheMS at Expo 2015
EuCheMS and Consiglio Nazionale
dei Chimici (CNC) join forces for
the Expo 2015 in Milan, Italy, and
have signed a Memorandum of
Understanding to that effect. The main
theme of the Expo will be “Feeding
the Planet, Energy for Life”. EuCheMS
and CNC believe that the Expo 2015
will provide a big opportunity for the
promotion of chemical sciences and
their impact on society. It will also
provide a forum of exchange between
scientists and general public. Topics
will be: providing the world with
food and energy, energy storage,
renewable energy, new materials,
status of European soils, remediation
of contaminated
ecosystems,
food quality
and chemical
contaminants,
biobased feedstock
and availability
of clean water at
world level.
Ulrich Schubert, EuCheMS President, and
Sergio Facchetti, CNC, have signed a Memorandum.
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
The EuCheMS
Executive Board
The EuCheMS Newsletter introduces the EuCheMS Executive Board members.
This issue goes on with Ivanka Popovic (Serbia) and Eckart Rühl (Germany).
Ivanka Popovic is
currently Vice-Rector for Research at
the University of
Belgrade. She is a
professor at the Faculty of Technology
and Metallurgy involved in polymer
science and engineering. She was the
first female dean of the faculty (2006 to
2012). She was also the first female president of the Serbian Chemical Society
(2009 to 2013). She co-chaired Euroanalysis 16 with Slavica Ražic in Belgrade
in 2011. Popovic initiated and promoted
the monograph “First Female Chemists
in Serbia”, authored by Ljiljana Ristic, in
the International Year of Chemistry 2011.
She is committed to sustainable development and was one of the founders of the
Serbian Center for Cleaner Production in
2007 supported by the United Nations
Industrial Development Organization.
She is devoted to the promotion of chemistry among school children, especially
in the field of recycling. Ivanka Popovic
is honored to have been elected the first
Executive Board member from Serbia
and is looking forward to contributing to
the better understanding of the needs of
smaller societies within EuCheMS.
Eckart Rühl studied
chemistry and received his doctoral
degree (1987) in
physical chemistry
from the Freie Universität (FU) Berlin,
Germany.
After
several post-doctoral positions in France, United Kingdom,
Canada and USA he received his habilitation in physical chemistry from FU
Berlin in 1993. He became a professor
of physics in 1995 at the University of
Mainz and moved in 1996 to the University of Osnabrück for a chair for experimental physics with emphasis on environmental physics. From 2002 to 2006
he held a chair for physical chemistry
at the University of Würzburg and then
moved in 2006 to his present position as
a professor of physical chemistry at the
FU Berlin. His current research interests
cover: size effects of matter; uptake of
drugs, drug carriers and nanoparticles
into skin; ultrafast dynamic processes;
development and use of novel methods
for spectroscopy and spectromicroscopy. He headed the EuCheMS Physical
Chemistry Working Party from 2009 to
2011 and since 2011 is the head of the
EuCheMS Physical Chemistry Division.
POLICY NEWS
EuCheMS responded to public consultations
Recently, EuCheMS participated in the European Union decision-making process by responding to several public consultations. EuCheMS and the European Chemistry Thematic Network (ECTN) jointly responded to the public
consultation on a “European area of skills and qualifications”. The European
Commission launched this consultation to collect the views of stakeholders
and individuals. In EuCheMS’ response, a special focus was put on the Chemistry Eurolabel as a quality standard, the register of European Chemist, the
adoption of the franchising model for accreditation and the evolution of the
communication system. Moreover, the response focused on the role of small
and medium enterprises (SME), especially concerning entrepreneurial skills
and quality assurance. In its response to a public consultation on “progress
towards the 2020 energy efficiency objective and a 2030 energy efficiency
policy framework” EuCheMS highlighted the most promising technology solutions that help deliver energy savings, such as cheaper and better insulating
materials, high performance catalysis and next generation fuels, recycling
technologies and the use of nanotechnology. EuCheMS based its contribution
45
ILCHIMICOITALIANO
EuCheMS
EuCheMS
di ANNIKAGRANDISON, [email protected]
European schools compete
for top of the Bench title
The Top of the Bench competition is one
of the Royal Society of Chemistry’s longeststanding activities to enthuse and
excite children with chemistry. Together
with its members the RSC has been
running it for more than 20 years. This
year, for the first time, the competition
became a truly European event.
In addition to the 28 regional competition heats organised by RSC Local
Sections across the UK, the Belgium
Local Section held the first ever European qualifier. Two teams of four 13- to
The Top of the Bench competition of the RSC
excites children with chemistry.
16-year-old students from the St George’s International School Luxembourg
competed against ten teams from seven schools in Belgium for a place in
the Top of the Bench Final in Loughborough, United Kingdom, on 29 March
2014.
After a short written exam that tested
the students’ individual chemical knowledge and data-interpretation skills and
a practical chemistry team-exercise
based on preparing a detergent from
saponin (a component of horse chestnuts) one of the teams from the British
School Brussels emerged as European
heat winners.
Although the team from Brussels lost to
the winning team from Ardingly College
in the final, their teacher Jane Downing
describes how taking part in the Top of
the Bench competition was a success:
“Throughout the journey the students
chattered non-stop about their chemistry, each trying to help the other revise
the hardest topics.”
The next round of the competition will
start in the autumn. If you know a school that might be interested in attending
the local heat in Belgium or would like
to find out more about the competition,
visit the website http://rsc.li/totb.
on its Roadmap “Chemistry: developing solutions in a changing world”. The
aim of this public consultation was to seek the opinions of all stakeholders
on the issues related to energy efficiency policies and measures for 2020
and 2030. Furthermore, EuCheMS responded to the public consultation on
introducing the European Professional Card (EPC) for nurses, doctors, pharmacists, physiotherapists, engineers, mountain guides and real estate agents,
and demanded the introduction of the EPC for chemists. The consultation was
aimed at collecting the views of the concerned professions in order to see if
the EPC is an appropriate tool and what impact it has on EU countries. Nevertheless, it was open also for non-regulated professions and EuCheMS used
this possibility. www.euchems.eu/publications/policy-positions
New EuCheMS Constitution
General Assembly 2014
Events 2014
Events 2015
In October 2013, the EuCheMS
General Assembly approved a new
Constitution, for which the approval
procedure at the Belgium authorities
is currently in progress. On 28
March 2014, an Extraordinary
General Assembly took place at
the notary office in Brussels and the
new Constitution was accepted. The
new Constitution will come into force
once it is published in the Official
Belgian Gazette.
Sofia Minero, Nineta Majcen
[email protected]
The next EuCheMS General
Assembly will be held on 23 and
24 October 2014 in Torun, Poland.
Online registration, detailed
programme and other information is
now available at www.euchems.eu/
about/general-assembly.
31 August – 4 September 2014 Istanbul,
Turkey
5th EuCheMS Chemistry Congress www.
euchems-istanbul2014.org
7 – 10 September 2014, Prague, Czech
Republic 22nd Conference on Isoprenoids
www.vscht.cz/lam/isoprenoids/Isoprenoids.htm
7 – 11 September 2014, Lisbon, Portugal
EFMC-ISMC 2014 – 23rd International
Symposium on Medicinal Chemistry
11 – 12 September 2014, Vukovar, Croatia
15th Ruzicka Days www.ptfos.unios.hr/
ruzicka/2014/en
21 – 25 September 2014, Ischia, Italy
Ischia Advanced School of Organic Chemistry www.iasoc.it/home
5 – 09 July 2015, Bratislava, Slovakia
21st European Conference on Organometallic Chemistry, www.eucomcxxi.eu
23 – 26 August 2015, Vienna, Austria
15th European Conference on Solid State Chemistry
22 – 25 September 2015, Leipzig, Germany
15th EuCheMS International Conference
on Chemistry and the Environment
www.icce2015.org
20 – 24 September 2015, Kalamata,
Greece
9th International Conference on Instrumental Methods of Analysis-Modern
Trends and Applications
www.ima2015.teikal.gr9th International
Conference on Instrumental Methods of
Analysis-Modern Trends and Applications www.ima2015.teikal.gr
SCF awards also honour
British and Italian colleagues
The awards ceremony of the Société
Chimique de France (SCF) is firmly
rooted in the culture of the French
chemists’ network. Its fifth edition
took place at Montpellier on 4
June 2014. Steven V. Ley (FrenchBritish Award) fascinated us with
the prowess of microreactors in
complex molecular synthesis;
Anny Jutand (Joseph-Achille Le Bel
Prize) convinced us that a rigorous
approach to reaction mechanisms
favours the design of new reactions,
and Joël Moreau (Joseph-Achille
Le Bel Prize) demonstrated that
transdisciplinary crossings in
molecular chemistry open many
potential applications. Roberta
Sessoli (French-Italian Award)
brought us to discover magnetic
chirality after molecular magnets.
Pierre Braunstein (Pierre Süe Prize)
showed that a fortuitous result
opened innovative research paths.
Marie-Claude Vitorge
marie-claude.vitorge@
societechimiquedefrance.fr
Report on energy storage
The Scientific and Technologic Option Assessment (STOA) of the European
Parliament published the final report of the EuCheMS-STOA workshop on
“The energy storage challenge: which contribution from chemical sciences?”.
www.euchems.eu/publications/reports
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ILCHIMICOITALIANO
Gilberte Chambaud (SCF Vice-President and
coordinator of SCF awards), Steven V. Ley, Roberta Sessoli, Pierre Braunstein, Joël Moreau, Olivier Homolle (SCF President) and Anny Jutand.
(photo: SCF/S. Bléneau-Serdel).
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Annual Report
2013
The first edition of the
EuCheMS yearbook was
launched recently. “In
addition to reporting
what EuCheMS did in
the past year and what
projects are ongoing, it
is also supposed to be
an up-to-date reference on contact
persons both in the EuCheMS bodies
and the member societies,” says
Ulrich Schubert, EuCheMS President,
in his editorial. EuCheMS would
appreciate getting much feedback,
including criticism, on whether
the yearbook is a useful source of
information.
kjs www.euchems.eu/publications/
reports
Executive Board meeting
Members of the EuCheMS Executive
Board met on 20 June 2014 in the
GDCh headquarters in Frankfurt,
Germany. Main topics discussed
were the creation of a Regulatory
Committee, the EuCheMS Chemistry
Congress in Istanbul and the
following one in Sevilla, Spain,
as well as an update on financial
matters. In addition, the winners of
the EuCheMS Award for Service and
the EuCheMS Lecture Award were
determined.
How to stay in contact
with EuCheMS
Twitter: https://twitter.com/EuCheMS
Facebook: http://goo.gl/7skZ8W
Website: www.euchems.eu
AGOSTODUEMILAQUATTORDICI
Ten years SusChem
SusChem, the European Technology
Platform for Sustainable Chemistry, celebrates its 10th anniversary this year.
The 12th SusChem Stakeholder Event
held on 11 and 12 June in Brussels set an
appropriate frame for this event. About
250 registered participants discussed topics such as innovation in the European
Union, the new SusChem Strategic Innovation and Research Agenda and innovation opportunities through combined
funding.
In his address, Klaus Sommer, Chairman
of the SusChem board, stressed that SusChem has played a major role in setting
up the contractual public-private partnership “Sustainable Process Industry
through Resource and Energy Efficiency”
(Spire). Today, however, SusChem needs
to be even more proactive about com-
From left: Hans-Georg Weinig, Nelo Emerenza
and Alexis Bazzanella in Brussels. (photo: T. Reynolds)
municating the benefits of sustainable
chemistry and its impact for society. “The
chemical industry represents some eleven percent of all the economy in Europe
– essentially nothing works without chemistry,” Sommer said. The Stakeholder
Event was directly followed by a Brokerage Session where the participants presented current project ideas
Hans-Georg Weinig, h.weinig@gdch.
de www.suschem.org
EuCheMS Newsletter
Newsletter coordinator: Karin J. Schmitz
Please send all correspondence and
manuscripts to [email protected]
Editors: Wolfram Koch (responsible),
Karin J. Schmitz, Uta Neubauer, Frankfurt am Main
Advisory board: Wolfram Koch (Chair,
Germany), Luis Oro (Spain), Giovanni
Natile (Italy), Nineta Majcen (EuCheMS
Secretariat), Ulrich Schubert (Austria),
Marie-Claude Vitorge (France), Paola
Turano (Italy), Viktor Milata (Slovakia).
Layout: Jürgen Bugler, Frankfurt am
Main
Production: Nachrichten aus der Chemie
Publisher: Gesellschaft Deutscher Chemiker on behalf of EuCheMS
Postfach 900440
D-60444 Frankfurt am Main
EuCheMS General Secretary:
Nineta Majcen, Rue du Trône, 62
1050 Brussels, Belgium
[email protected]
www.euchems.eu
EuCheMS is registered as “Association
internationale sans but lucratif” (AISBL,
international non-profit association), AISBL-Registered office: Rue du Trône, 62,
1050 Brussels, Belgium
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ILCHIMICOITALIANO
Contro-copertina »
“L’istruzione e la formazione
sono le armi più potenti
che si possono utilizzare
per cambiare il mondo”
Nelson Mandela
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