In questo numero - Consiglio Nazionale dei Chimici
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In questo numero - Consiglio Nazionale dei Chimici
In questo numero AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Spedizione in Abb. postale Art. 2, comma 20/C legge 662/96 - Filiale di Roma Contiene IP 10 6 3 12 LA VOCE DEL DIRETTORE Chimici per la cooperazione internazionale 5L’EDITORIALE Chimica di Pace 6 8 PRIMO PIANO La formula universale Farmaci liberi: la chimica in campo 9 IL PUNTO Una garanzia chiamata Opac 10L’INTERVISTA Acqua, farmaci, istruzione e rifiuti. Il mondo secondo noi 12 Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto l’opinione dell’autore e non impegnano il Consiglio Nazionale dei Chimici né il Comitato di Redazione (CdR). L’accettazione per la stampa dei contributi originali di interesse scientifico e professionale nel campo della chimica è subodinata all’approvazione del CdR, previa revisione di tre Referee, scelti dal CdR tra gli esperti del settore. Quanto pubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del Consiglio Nazionale dei Chimici. Stampa Grafica Ripoli s.n.c. Concessionaria di Pubblicità AGICOM srl Autorizzazione del tribunale di Roma n. 0032 del 18 gennaio 1990 La quota di iscrizione dei singoli iscritti è comprensiva del costo e delle spese di spedizione della rivista in misura pari al 5%. Una copia: € 8,00. Abbonamento annuo (6 numeri): Italia € 40,00. Estero: € 80,00 L’INTERVISTA 2 Un respiro ed un battito in più 14ATTUALITÀ Ebola, nessun rischio di contagio mondiale 15 Un autunno denso di incertezze 16 Tre passaporti contro il doping 17 Un sistema che fa acqua 19 20 21 22 Editore Consiglio Nazionale dei Chimici Direzione, redazione e amministrazione P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma Tel. 06 47883819 - Fax 06 47885904 [email protected] - www.chimici.it Direttore responsabile Armando Zingales Direttore editoriale Antonio Ribezzo Coordinamento redazionale e grafica Segni e Suoni PROFESSIONE E LAVORO L’Antitrust punisce i professionisti La beffa della fatturazione economica I Chimici e l’iscrizione agli Albi Rete professioni tecniche su formazione e STP 24NORMATIVE Rifiuti, inutile e pericoloso smarcarsi dall’Europa 25APPROFONDIMENTI Ma che patto per l’Italia 26 27 FOCUS SANITÀ Il Sistema resterà pubblico Ricette telematiche tra criticità e ritardi 28 IO, UN CHIMICO Una formula per crescere ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA 31 VOCI DAL TERRITORIO Indagine sul Chimico 32REMTECH Responsabilità amministrativa, leggi più concrete 33 Premiate migliori lauree sulle bonifiche 34 35 SPAZIO EXPO Se 20 milioni vi sembrano pochi Alimentiamo il pianeta 36 SPAZIO RICERCA L’inquinamento da iprite a Bari durante l’ultimo conflitto 40 SICUREZZA E LAVORO Basta morti bianche 44EUCHEMS Numero chiuso in redazione il 09 - 10 -2014 La voce del direttore di ANTONIORIBEZZO Chimici per la cooperazione internazionale Una vera e propria mission per misurarsi con realtà completamente differenti dalla nostra La crisi economico-sociale ha portato negli ultimi anni ad una crescente cooperazione internazionale nella quale si sono sviluppati progetti di supporto allo sviluppo di tipo diverso. Esistono infatti organizzazioni internazionali di tipo educativo, basate sul recupero dei ragazzi di strada e l’alfabetizzazione, sulla difesa dei diritti umani, sulla formazione professionale e l’avviamento al lavoro dei giovani più poveri ed emarginati, nonché di sostegno a microimprese o cooperative di produzione e commercializzazione. Vi sono anche organizzazioni che si occupano della cattiva qualità dell’acqua, della maldistribuzione di medicine e vaccini, e della mancanza di educazione chimica. Chemists Without Borders si concentra sulla riproduzione e sull’offerta di soluzioni consolidate. Cerca, per quanto possibile, di favorire la costruzione di imprenditorialità, nell’ambito dei suoi programmi, per conferire maggiore autonomia ai destinatari degli aiuti e renderli a loro volta in grado di aiutare gli altri. Ha preso una forte posizione a supporto dell’accesso aperto all’informazione. Utilizza e promuove strumenti AGOSTODUEMILAQUATTORDICI open source. Si sforza di rendere capaci le persone nei Paesi in via di sviluppo di accedere ad informazioni aggiornate. Come è noto, centinaia di milioni di persone nel mondo non dispongono di acqua potabile. Cosa potrebbero fare i Chimici? Potrebbero, ad esempio, promuovere l’educazione scientifica alla sostenibilità, in nome della “chimica green”, nei Paesi in via di sviluppo mediante collaborazione con gli interlocutori esistenti; sviluppare esercizi di laboratorio per scuole secondarie in varie regioni dell’Africa e collaborare con altre organizzazioni per organizzare workshop a favore degli insegnanti in servizio. Potrebbero cercare di applicare soluzioni green e sostenibili in tutti gli ambiti, privati e pubblici, così come nelle attività dei suoi partners, mediante la collaborazione con coloro che già hanno soluzioni pronte all’uso. Potrebbero intervenire ad estendere la “rete di azione umanitaria” per venire incontro ai bisogni di persone in aree colpite da disastri naturali, come terremoti, tsunami ed uragani ed anche favorire l’emancipazione delle persone, mettendole in grado di migliorare la propria condizione economica mediante l’edu- cazione e lo sviluppo di imprese sociali. Potrebbero collaborare alla costruzione di impianti per la produzione di prodotti farmaceutici in Africa, favorendo una loro gestione locale. L’obiettivo è quello di dare risposte efficaci alle popolazioni che soffrono, private dei diritti, della dignità e dei beni essenziali a causa delle gravi crisi. Una emergenza particolarmente presente nelle regioni più povere del mondo, dove oltre di beni materiali c’è bisogno, tra l’altro, di far funzionare ospedali, ambulatori, laboratori di analisi chimiche e chimico-cliniche, scuole, pozzi e acquedotti e alloggi. Queste realtà hanno bisogno di figure con profili tecnici molto definiti, giovani disposti a mettere le loro conoscenze al servizio di realtà poco industrializzate. C’è bisogno, quindi, di far crescere l’associazione dei chimici per offrire un contributo professionale significativo ai Paesi più fragili e quindi maggiormente bisognosi di sostegno. Siamo sicuri che i colleghi sapranno cogliere questo invito che vuole incentivare opportunità di lavoro, ma anche evidenziare come sia necessario mettere la propria professionalità al servizio dei meno fortunati. ILCHIMICOITALIANO 3 L’editoriale di ARMANDOZINGALES Chimica di Pace Questa scienza c’è dove c’è bisogno di medicine, di acqua potabile, di cibo, di energia e di sole. Non vede e provvede, ma dà il proprio insostituibile contributo ad ogni latitudine L’arsenale chimico utilizzato in Siria ha senza dubbio rappresentato una porzione di caviale servita in un piatto d’argento a chi è ancora convinto che la chimica significhi distruzione e deformazione. Questo numero vuole invece mostrare, soprattutto a queste persone, l’altro lato dell’argenteria, quella davvero luccicante: basta leggere l’intervista al professor Ferruccio Trifirò che ci racconta il suo impegno all’Opac per ribaltare questa desueta e sempre più deformante concezione della chimica che, al contrario, di fatto sa essere vita. La crescita di un aspetto di questa scienza, colpevolmente ancora troppo poco conosciuto, è ormai nei fatti e a dimostrarlo arrivano esempi da ogni parte del pianeta: dai Sud del mondo, dalle periferie quasi dimenticate - e il quasi è dovuto anche all’impegno dei chimici così come nei Centri del mondo. Raccontiamo azioni e scelte che tanti professionisti hanno compiuto avvicinandosi alle terre più svantaggiate, più in ritardo. La chimica c’è dove c’è bisogno di medicine, di acqua potabile, di cibo, di energia e di sole. La chimica non vede e provvede, ma dà il proprio insostituibile contributo ad ogni latitudine, AGOSTODUEMILAQUATTORDICI anche insieme ad altre discipline quando si verifica la necessità di mettere in comune le rispettive forze e conoscenze per garantire salute e salubrità. E lo fa sia profondamente dentro i territori in via di sviluppo con una quotidianità di frontiera encomiabile, sia con la ricerca, da lontano, nei grandi centri specializzati. Ma il fine resta sempre lo stesso: aprire le porte alla vita ed al domani, non un domani qualsiasi, ma costruito su piccoli passi compiuti nelle terre impervie e faticose della dignità umana. Esiste una fotografia storica, tristemente e drammaticamente famosa, quella di una bambina nuda in fuga dal Napalm. Una foto simbolo scattata in Vietnam ma effige dannata della guerra, delle guerre più recenti. Ecco, credo sia arrivato il momento di provare a creare un’altra immagine che ribalti definitivamente l’identità della chimica, con la stessa potentissima forza simbolica ma di opposto segno: vorremmo poter contare su una nuova fotografia che restituisca la chimica, interamente, alla Pace. Questo numero non può avere l’ambizione di ascendere a tanto, di sicuro, però, vuole essere un utile contributo in questa sacrosanta direzione. ILCHIMICOITALIANO 5 Primo piano di ANDREAZACCARELLI e VERONICAFERMANI Questione di chimica è ormai un’espressione declinabile anche in Africa. In Asia, in tutti i Paesi in via di Sviluppo dove l’ancienne science ha impiantato radici profonde, facendosi sinonimo di sostenibilità e futuro possibile. Se Chemists without borders rappresenta una realtà ormai consolidata a livello internazionale con le sue azioni nel mondo e base negli Stati Uniti, non rari sono gli esempi di associazioni ed università che ormai si muovono con disinvolta padronanza di argomenti in quegli Stati in cui la chimica accompagna, sino ad irrobustirli inequivocabilmente, i relativi processi di crescita. Chimici senza frontiere, al momento, stanziano con i propri progetti in Sierra Leone, organizzando esercitazioni di laboratorio di scienza secondari e in Bangladesh, con iniziative che riguardano la bonifica dell’arsenico dell’acqua potabile nella zona del delta del fiume Gange e fornitura di filtri per le zone rurali del territorio. Progetti avviati e in buona parte realizzati, cui vanno aggiunti quelli in via di sviluppo come AIDSfreeAFRICA. Ma senza frontiere sono anche molti altri soggetti che, spesso in sinergia, portano linfa vitale ai Paesi e alle popolazioni più fragili. Alcuni numeri potrebbero aiutare a comprendere meglio gli indirizzi assunti in questi anni da progetti umanitari o anche finalizzati al business, che tuttavia stanno offrendo irrinunciabili La formula universale Non conosce barriere di continenti né di lingua, la chimica, conosce piuttosto, come poche altre scienze, i bisogni dei popoli. Sotto o sopra l’equatore, si interviene ovunque, senza distinzioni: nulla cambia perché poi, in qualche angolo del mondo, qualcosa possa mutare davvero Un depuratore dal Bangladesh L’associazione Chemists Without Borders e il Professor Abula Hussam, docente di chimica alla George Mason University, stanno lavorando per espandere l’uso del filtro SONO: si tratta di un particolare strumento di depurazione che viene utilizzato soprattutto in Bangladesh. Esso consente di purificare l’acqua contaminata da elevati livelli di arsenico, rendendola adatta al consumo umano. Tecnicamente si tratta di un filtro concepito su 6 ILCHIMICOITALIANO due livelli: il contenitore superiore (primo livello) viene riempito con sabbia grossolana ed un composto di ferro. La sabbia aiuta a controllare il flusso d’acqua, mentre il ferro può estrarre l’arsenico. L’acqua che raggiunge il secondo livello, viene nuovamente filtrata con sabbia grossa e carbone attivo per rimuovere altri contaminanti. Infine sabbia e mattoni sbriciolati per sbarazzarsi di particelle fini e stabilizzare il flusso di acqua. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI sostegni allo sviluppo di quei territori. Un quinto della popolazione mondiale manca di elettricità nelle case e nei luoghi di lavoro, il 40% brucia biomasse per cucinare, 1,5 milioni di persone muore in Africa per malattie respiratorie. Gli interventi che portano con sé l’esperienza e la capacità della chimica, sono pertanto orientati a coprire questi fabbisogni, consentendo, ad esempio, l’utilizzo di tavoli di cottura più efficienti, in alternativa al fuoco sulle tre pietre per le abitazioni, con riduzione delle emissioni di gas serra e delle sostanze tossiche; dei rifiuti organici casalinghi e delle piccole aziende agricole per la produzione di bio-gas; di sistemi di depurazione dell’acqua. Nel 2006 la Royal Society of Chemistry ha consentito ai rappresentanti delle associazioni scientifiche dei Paesi in via di sviluppo l’accesso gratuito alle proprie pubblicazioni: il successo ottenuto ha poi indotto alla costituzione della Pan Africa Chemistry Network, una rete di conoscenza che attraversa il continente africano e che nel tempo ha promosso un utilizzo sempre maggiore di prodotti naturali, abbondanti in quelle terre, usando tecniche di green chemistry da cui produrre fitofarmaceutici, cosmetici, lubrificanti evitando l’uso di solventi derivati dal petrolio. Insomma nel Duemila la chimica sembra aver imparato a viaggiare in ogni angolo del mondo, nutrendone profondamente anche le radici più fragili. Acqua potabile nello Zimbabwe Sin dal 1960 l’ASI (Associazione Sanitaria Internazionale) fornisce personale medico e paramedico per un ospedale missionario in Zimbabwe. A partire dal 2007 è stato avviato il “Progetto diga” per garantire alla struttura ospedaliera l’approvvigionamento di acqua idropotabile. L’iniziativa è opera di CADF, l’Acquedotto del Delta, e dell’ONG IBO Italia di Ferrara. Cuore pulsante del progetto è stata la realizzazione nel 2011 del potabilizzatore che garantisce una produzione di 20 mc ora di acqua potabilizzata; una quantità che, in base ai consumi standard dei Paesi Africani equivale al soddisfacimento del fabbisogno per 3.000 abitanti. Con pro- AGOSTODUEMILAQUATTORDICI getti gestiti da altre ONG nel 2012 è stato inoltre potenziato l’impianto di irrigazione e sono aumentate le superfici agricole per la produzione di mais ed ortaggi necessari all’ospedale per il sostentamento degli ospiti. Questo ha imposto una nuova strategia di sfruttamento della risorsa idrica che per i fini idropotabili destinerà prevalentemente l’acqua dei pozzi, che non richiede trattamenti, salvaguardando l’acqua del lago per l’irrigazione. Il potabilizzatore, che ha costi di funzionamento non irrilevanti, fornirà quindi una produzione integrativa di acqua, in funzione dell’andamento stagionale dei livelli di falda. ILCHIMICOITALIANO 7 Primo piano Il punto di VERONICAFERMANI Farmaci liberi: la chimica in campo AIDSfreeAFRICA è un’organizzazione che si occupa di sviluppare l’industria farmaceutica dei paesi africani. Una storia iniziata dieci anni fa dalla dottoressa Hodel “Ho fondato questa associazione nel 2003 e l’ispirazione l’ho avuta dal Brasile, da un discorso dell’allora Presidente Lula”. Ecco come può iniziare una storia. Una di quelle che lasciano a bocca aperta per la tenacia, la convinzione e i risultati ottenuti. A raccontarcela è la dott.ssa Rolande R. Hodel che, consigliere di amministrazione dell’organizzazione Chemists without Borders, con un passato in diverse Ong e numerosi premi ricevuti per la sua attività umanitaria, è la fondatrice di AIDSfreeAFRICA. “In questo discorso Lula spiegava la sua strategia per ottenere risultati significativi nel contenimento della pandemia dell’HIV e dell’AIDS. Fu coraggioso, perché ordinò all’industria farmaceutica del suo Paese di produrre farmaci a prezzi accessibili. Da qui l’idea di AIDSfreeAFRICA”. Dottoressa Hodel qual è il suo ruolo all’interno di Chimici senza Frontiere e come lavora? Io sono stata uno dei tre membri del consiglio iniziale e faccio parte di Chimici senza Frontiere dalla sua nascita. Il mio compito principale, dal momento che ho esperienza nel guidare un’associazione no profit, è quello di consigliare il consiglio, rispondere alle loro domande, dividere le risorse e aiutarli a crescere e a prendere buone decisioni. Visto che sono l’unico a stare in un paese in via di sviluppo posso portare anche questa importante esperienza al consiglio di Chimici senza Frontiere. Può parlarci di AIDSfreeAFRICA? AIDSfreeAFRICA nasce nel 2003 e il nostro scopo è rendere gli africani autosufficienti nella produzione di farmaci. Uno dei nostri primi progetti, infatti, fu quello di supportare lo sviluppo della Diamond 8 Pharmaceuticals, nella città di Buea, in Cameroon. La società era stata fondata da tre farmacisti del posto con l’obiettivo di ridurre il costo dei medicinali, attraverso il confezionamento di farmaci generici piuttosto che con l’importazione di quelli già confezionati. E i medicinali per l’Hiv e l’Aids erano, ovviamente, tra questi. Da lì abbiamo iniziato a lavorare anche in altre città e a stringere collaborazioni con Università e istituzioni. In questo modo, infatti, è stato possibile portare medicinali nelle zone rurali e più sperdute del Paese. Come ad esempio nella città di Esu che, con i suoi 40mila abitanti, non ha né acqua corrente, né fognature né bagni, né cibo ed elettricità e neanche un medico. Ora, qui, abbiamo creato una clinica dove lavorano 4-5 infermieri, un tecnico di laboratorio più l’amministratore delegato. Ma vogliamo costruire anche altre strutture e stiamo anche lavorando per la creazione di un Laboratorio all’Università di Bamenda dove si possa testare la qualità dei farmaci e analizzare i campioni di acqua. Qual è la situazione di questi popoli e quali benefici arrivano dalla chimica? Le persone muoiono non perché i farmaci siano troppo costosi, ma perché non sono disponibili. È impossibile fornire medicinali per 490 milioni di persone. Non possiamo permetterci di lasciare un continente senza la tecnologia per produrli. Il Brasile dimostra che un paese che produce da solo le medicine passa velocemente dallo stato di paese in via di sviluppo a quello di paese sviluppato. Ad esempio, la malaria in Cameroon uccide ancora molto e i farmaci per curarla potrebbero essere prodotti nel Paese e non importati. E allora, come può ben capire, fare farmaci contro la malaria non riguarda l’industria missilistica, ma quella chimica! Una rete per l’Africa Secondo i dati forniti dagli indici internazionali pubblicati da Thomson-Reuter, nella classifica dei primi venti Paesi al mondo per numero di articoli scientifici e di citazioni ricevute, non compare mai l’Africa. A partire dal 2006, la Royal Society of Chemistry, ha fornito accesso gratuito alle proprie pubblicazioni. Negli anni, questa iniziativa ha avuto grandi riscontri tanto da far costituire una Pan Africa Chemistry Network, rete di conoscenza che attraversa tutto il continente africano con lo scopo di migliorare la qualità della vita degli abitanti in riferimento a tre aspetti essenziali: la produttività agricola, la qualità dell’acqua e l’ambiente. Uno degli aspetti più importanti è l’incoraggiamento da parte della Pan Africa Chemistry Network all’utilizzo di prodotti naturali, abbondanti in quelle terre, usando tecniche di green chemistry. Da questi prodotti naturali infatti si possono produrre fitofarmaceutici, cosmetici, lubrificanti e molto altro senza utilizzare, nel procedimento di estrazione dei principi attivi, solventi derivati dal petrolio che sono tossici e possono danneggiare l’ambiente. Loren Ellis (a sinistra) e Rolande Hodel (a destra) ad un concerto di beneficenza ILCHIMICOITALIANO AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Una garanzia chiamata Opac Ferruccio Trifirò è l’unico esperto italiano nel comitato scientifico dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche Ad un anno dall’assegnazione del Nobel per la Pace come è cambiata, secondo lei, la percezione che la comunità internazionale ha dell’Opac? L’esistenza dell’Opac ha evitato l’intervento armato in Siria. A circa un anno dalla ratifica da parte della Siria della convenzione sulla distruzione delle armi chimiche, praticamente tutte le armi chimiche ed i loro precursori sono state trasportate via dalla Siria e distrutte e gli impianti di produzione di armi chimiche sono stati quasi totalmente disattivati. Tutti hanno apprezzato la capacità organizzativa e le competenze dell’Opac. Quant’è importante l’attività di questa organizzazione nell’ambito degli organismi internazionali? L’Opac è stata ratificata da 190 paesi, ne mancano solo sei paesi. Tutti gli impianti di produzione di armi chimiche dei paesi firmatari sono stati disattivati e l’80% delle armi chimiche immagazzinate sono state distrutte. L’Opac ha come compito anche di controllare la produzione chimica a scopi civili per verificare che non venga trasformata a produzione di armi chimiche: questo non solo è una ulteriore garanzia per tutti, ma serve ad aumentare la sicurezza della produzione chimica, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Inoltre questa convenzione é un raro esempio di collaborazione di quasi tutti i popoli per attività a finalità etiche e si spera che possa essere copiata anche da altre iniziative. Inoltre l’Opac tiene sotto controllo gli avanzamenti della scienza per verificare che non si mettano a punto nuove armi chimiche. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Anche l’Italia ha conosciuto da vicino la problematica delle armi chimiche attraverso le operazioni di trasbordo presso il porto di Gioia Tauro. Come si è comportato secondo lei il nostro Paese in quella occasione? Il trasbordo era necessario perché la Siria non voleva la nave americana nel suo porto per paura di collaborazione con i ribelli. L’accettazione dell’Italia al trasbordo ha contribuito ad evitare la guerra in Siria. Il governo italiano ha fatta una bella figura non solo per aver accettato il trasbordo nel nostro paese, ma anche per l’organizzazione che ha realizzato per effettuarlo con sicurezza. Da chimico italiano lei crede che nel nostro Paese questa figura professionale abbia il giusto riconoscimento rispetto a quanto accade nel contesto internazionale? Il trasbordo di Gioia Tauro delle armi chimiche mi ha coinvolto per molti mesi in dibattiti, interviste e conferenze ad un pubblico non chimico a cui ho cercato di spiegare la chimica convincendoli che tutte le operazioni potevano avvenire in estrema sicurezza. Mi ero preso una grande responsabilità, ma tutto è andato liscio senza problemi in alcune ore. Mi auguro che questo possa servire come esempio in altre occasioni in cui la chimica ingiustamente è sotto accusa. ILCHIMICOITALIANO 9 L’intervista di GIULIATORBIDONI Acqua, farmaci, Il mondo istruzione e rifiuti. secondo noi Bego Gerber, co-fondatore e presidente di Chimici Senza Frontiere, racconta l’organizzazione no profit che, nata dieci anni fa, lavora sul campo nei paesi in via di sviluppo per aiutare la risoluzione di problemi umanitari complessi I numeri di Chimici Senza Frontiere 2004, anno di fondazione Oltre 600 i volontari 50, i paesi di provenzienza Gli obiettivi 1. Distribuzione di medicine e vaccini “Tutti noi conosciamo i lodevoli sforzi di Medici Senza Frontiere e di Reporter Senza Frontiere, ma credo che pochi conoscano l’esistenza di “Chimici senza Frontiere”, un’organizzazione no-profit che affronta i problemi umanitari mobilitando le risorse e le competenze della comunità chimica globale e delle sue reti”. A parlare è Bego Gerber, Presidente di Chemists without Borders, associazione che ha fondato, nel 2004, insieme a Steve Chambreau. L’idea nacque come risposta a un articolo, pubblicato su Chemical&Engineering News, che riportava la notizia dell’esistenza di un vaccino contro la febbre tifoide che, però, non era disponibile a milioni di persone che, in tutto il mondo, ne avevano bisogno. Mr. Bego, quante persone fanno parte dell’associazione e come vi sostenete? “Chimici Senza Frontiere è un’organizzazione che raccoglie più di 600 volontari in oltre 50 paesi. È finanziata da donazioni personali, ma soprattutto dal tempo e dalla professionalità che i suoi volontari mettono a disposizione”. Quali sono i problemi maggiori che riscontrate? “I problemi più comuni sono la scarsa qualità dell’acqua, la cattiva distribuzione di farmaci e vaccini e la mancanza di un’istruzione chimica. Chimici Senza Frontiere si concentra sul riproporre soluzioni collaudate. Ecco perché nei 10 ILCHIMICOITALIANO nostri programmi incentiviamo l’imprenditorialità, così che le persone aiutate si sviluppino e, a loro volta, aiutino gli altri”. Quali sono le vostre aree di intervento e i vostri progetti nel mondo? “I nostri progetti toccano vari cam- pi. Quello della bonifica dell’acqua e dell’accesso all’acqua potabile è sicuramente un tema che riguarda centinaia di milioni di persone nel mondo. A questo proposito stiamo collaborando con il Professor Abul Hussam, della George Washington University, per sviluppare i filtri SONO che ora vengono utilizzati AGOSTODUEMILAQUATTORDICI in Bangladesh per pulire l’acqua dall’arsenico. In questo Paese, inoltre, Chimici Senza Frontiere porta avanti un progetto rivolto agli studenti: insegniamo ai ragazzi come testare l’acqua dei loro quartieri e, poi, informare e sensibilizzare le persone. Fin dalla sua nascita, inoltre, Chimici Senza Frontiere ha cercato AGOSTODUEMILAQUATTORDICI di portare le medicine esistenti a coloro che ne hanno più bisogno. Siamo partner di AIDSfreeAfrica che sta costruendo impianti di produzione farmaceutica in Africa da gestire a livello locale. Ma i nostri sforzi in questo campo si stanno moltiplicando anche in altre aree del mondo, cercando di portare AIDSfreeAfrica anche in altri paesi. Altre iniziative sono di promozione della cultura, ad esempio comprando dei libri di testo per gli studenti di chimica. O come in Sierra Leone, dove stiamo sviluppando esercitazioni nelle scuole secondarie in cui insegniamo i benefici della chimica nella vita quotidiana delle persone. Acqua, farmaci e istruzione… Non solo. Un altro tema di cui ci stiamo occupando è il problema dei rifiuti elettronici che dal mondo sviluppato finiscono nei paesi in via di sviluppo dove lavoratori che vivono in condizioni di estrema povertà e senza alternative estraggono i metalli preziosi contenuti in questi rifiuti, esponendo loro stessi e i loro figli a estremi pericoli. Noi cerchiamo di trovare soluzioni a questo problema. Vorrei sottolineare che in ognuna delle nostre operazioni sosteniamo le soluzioni verdi ed ecocompatibili e che stiamo creando una rete internazionale per rispondere ai bisogni delle persone nelle aree colpite da devastanti calamità. 2. Bonifica delle acque 3. Sviluppo delle energie sostenibili 4. Istruzione ed educazione alla chimica verde 5. Sviluppo dell’imprenditorialità locale 6. Campagna di sensibilizzazione alla sicurezza per le persone che lavorano in ambienti con rischio chimico 7. Supporto e sviluppo delle tecnologie I partner AIDSfreeAFRICA Idea Connection Hach Company MSUK UNICEF 11 ILCHIMICOITALIANO L’intervista 2 di ANDREAZACCARELLI Un respiro ed un battito in più L’attività del centro missionario “Casa di Accoglienza Maria Grazia Balducci Rossi” in Costa D’Avorio: non elargire facili elemosine ma trasmettere la conoscenza soprattutto in campo sanitario, perché anche gli ultimi possano emanciparsi davvero “La mia Africa” è un sentimento, uno stile di vita o un’impronta mentale indelebile - e se utilizziamo pinze e polpastrelli adeguati per calibrare l’affermazione - è libertà. Di guardare negli occhi la vita negli occhi degli altri - che in certe terre confina pericolosamente, ma anche naturalmente, con la non-vita. Con la morte. E portarsi appresso lì il bagaglio dei propri mestieri e delle conoscenze e delle capacità e delle esperienze diventa una scelta tanto necessaria quanto gracile se non accompagnata da una valigia altrettanto colma di percezioni e coscienza. Di intelligenza quotidiana. Diventa un piccolo grande pulviscolo negli spazi sterminati della giungla umana - e deserto, savana, foresta, Africa, Asia, Medioriente, Sud America, periferie del mondo e delle città. È invece con consapevolezza matura che la Fondazione Balducci Rossi ha finito per respirare in Costa D’Avorio e la Costa D’Avorio. Per crescere insieme ad essa, o almeno ad una parte di essa. Il progetto “Africa per gli africani”, nasce da questa progressiva accelerazione mentale, e già il suo nome è emblematico. No alla facile elemosina, meglio la più impervia strada della crescita comune, della trasmissione di conoscenza, di un sapere che va coltivato insieme alle popolazioni aiutate: è questo il filo rosso che ha tessuto la nascita del centro missionario “Casa di Accoglienza Maria Grazia Balducci Rossi”. “Si tratta di una struttura educativa, ricreativa e sanitaria, nata per offrire a bambini, adolescenti, donne e anziani, uno spazio di crescita e d’apprendimento garantito - spiega Tommaso Rossi, ideatore del progetto e ispiratore della relativa Fondazione - Il Centro Educativo polivalente permette di raggiungere tutte le persone del comprensorio, consentendo agli adolescenti di formarsi al lavoro, ai bambini 12 ILCHIMICOITALIANO “Ogni volta che si fa l’elemosina si lascia che il povero resti povero; ma ogni volta che si condivide la conoscenza, soprattutto del “come si fa”, si promuove sviluppo. Ed è proprio sullo sviluppo possibile e sostenibile che la Fondazione orienta sforzi e risorse.” T. Rossi AGOSTODUEMILAQUATTORDICI di frequentare una scuola e agli anziani di affrontare con serenità la vecchiaia: l’obiettivo è permettere alla comunità di vivere una vita il più possibile normale”. C’è posto, quindi per ogni professione, chimica compresa, per misurare i reali progressi compiuti dalla popolazione ivoriana sul piano sanitario, dell’alimentazione, della potabilità dell’acqua. Ma il senso di questo impegno va oltre l’opportunità di veder realizzate le proprie, pur determinanti, capacità. Quelle capacità vanno trasmesse, traslate, infuse perché gli uomini e le donne dei villaggi e delle case possano regalarsi quella vita “normale” tanto più perseguibile quanto più essa si emancipa per farsi, almeno parzialmente, autonoma. “L’infanzia - ancora Tommaso Rossi - è la fase della vita in cui si costruisce l’identità di una persona: privare un bambino della possibilità di studiare significa negargli il diritto di vivere la propria infanzia così come non assistere un anziano non autosufficiente significa non essere riconoscente”. Chi è in Costa D’Avorio, come nelle altre possibili e infinite “Afriche” del mondo, non nasconde tuttavia neppure la valenza sociale del progetto ideato: “Una scuola funzionante è la base del riscatto sociale e culturale dell’Africa, ed esercita inoltre un ruolo AGOSTODUEMILAQUATTORDICI fondamentale per il miglioramento della salute: basti pensare che oltre il 50% delle malattie che colpiscono i bambini africani sono facilmente prevenibili e che proprio i più piccoli sono il veicolo più efficace per diffondere all’interno delle famiglie e delle comunità i concetti elementari dell’igiene e della prevenzione”. Non a caso, la casa di accoglienza Maria Grazia Balducci Rossi promuove, tra l’altro, un progetto di educazione sanitaria, insegnando ai bambini, ai genitori e agli insegnanti le principali norme di igiene personale e ambientale, spiegando le cause e il sistema di trasmissione delle principali malattie e i metodi per riconoscerle e prevenirle. Yakassé - Féyassé, l’area del Paese in cui sorge il Centro, un piccolo tassello di questo grande mosaico di culture, colori e volti, vive, e vive meglio, anche grazie alla consapevolezza di persone provenienti da vite diametralmente opposte: e così anche le tavole periodiche, mai come in questi casi, possono sovrapporsi orgogliosamente - e finalmente - alle cartine geografiche di tutta la terra ed identificare ogni proprio elemento come il simbolo di un respiro nuovo, di ogni colore, di ogni razza, di ogni lingua. Se necessario comune, proprio come quello della chimica. L’ATTIVITÀ IN AFRICA Il costante impegno del personale della Fondazione ha consentito di ottenere risultati concreti nel perseguire i seguenti obiettivi a favore della popolazione ivoriana: Ridurre il rischio di mortalità attraverso: -Assistenza sanitaria garantita dai nostri ambulatori e laboratori -Educazione all’igiene impartita sia agli adulti che ai bambini -Educazione alimentare insegnata soprattutto alle madri -Cura a domicilio degli anziani non autosufficienti. Contribuire alla costruzione di un futuro autonomo attraverso: -Educazione scolastica nell’Asilo e nella Scuola di Alfabetizzazione -Avviamento professionale che verrà introdotto con la Scuola Arti & Mestieri -Avvio di micro-imprese attraverso l’erogazione selettiva di un microcredito -Promozione di cooperative agricole e di prodotti di prima necessità. 13 ILCHIMICOITALIANO Attualità di SERGIOSINIGAGLIA di SERGIOSINIGAGLIA Ebola, nessun rischio di contagio mondiale Il Prof. Fernando Aiuti fa il punto sulla diffusione della malattia Prof. Aiuti al momento risultano 3100 vittime e i morti sarebbero 200 al giorno. Ci può dare un quadro della situazione? L’infezione nelle ultime due settimane sembra più contenuta. Non c’è stato quell’aumento esponenziale verificatosi tra giugno e i primi di settembre. Il numero dei casi, seimila, è doppio rispetto ai morti. I Paesi colpiti sono: Guinea, Liberia, Sierra Leone, in tono minore il Senegal e la Nigeria dove si sono registrati 20 casi. L’andamento della diffusione del virus sembra seguire la logica della contiguità tra Stato e Stato, città e città, quindi non attraverso gli aeroporti, gli aerei, le navi. Secondo lei si è sottovalutato il fenomeno? Ci sono state delle lacune? La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità afferma chiaramente che è stato sottovalutato l’aumento dei primi casi in Liberia e in Guinea. Ebola era presente nell’area dal 1976, in particolare in Congo e quindi erano abituati alla malattia che però non usciva mai dai villaggi al contrario di quello che è accaduto ora arrivando nelle grandi città. La stessa Oms ha dovuto prendere delle misure cautelari molto forti come il blocco della circolazione, il coprifuoco, lo stesso invio di seimila soldati da parte di Obama, questo perché si pensa che il virus debba essere contenuto attraverso misure igieniche sanitarie e con l’ordine pubblico anche perché è necessario fare una prevenzione visti i problemi di carattere religioso, le paure immotivate, nonché la scarsa educazione culturale. 14 ILCHIMICOITALIANO C’è il pericolo di un contagio mondiale e a che punto è la ricerca del vaccino? Casi singoli potrebbero anche verificarsi se una persona parte con la malattia in incubazione. C’è da tenere presente che sono necessari dai due ai venti giorni perché si manifesti. In questo senso ci può essere il rischio in qualunque città del mondo, però viste le misure di prevenzione possibili nei Paesi più avanzati, l’infezione potrebbe essere contenuta dato che ci sono i sistemi per fare una diagnosi precoce in base alla sintomatologia clinica. Inizialmente può essere confusa con la malaria, ma successivamente passa attraverso la diagnosi con l’eventuale conferma del campione di sangue. Io non credo che ci sarà mai una epidemia da Ebola negli altri Paesi, però ovviamente la possibilità che si manifestino dei casi singoli non è da escludere. Per quanto riguarda la ricerca scientifica in quarant’anni non si è trovato il vaccino. Certo gli sforzi erano inferiori perché si pensava che il virus rimanesse circoscritto. Oggi gli sforzi sono concentrati da un lato nella preparazione degli anticorpi monoclonali in vitro che richiedono un po’ di tempo e anche uno sforzo economico notevole. Non sono difficili da produrre. Dunque è solo un fatto economico affinché si posano produrre per migliaia di persone; basta avere le risorse sufficienti perché la tecnica c’è. Questi anticorpi servono per curare ma anche per prevenire infezioni di casi sospetti. C’è anche l’uso del plasma delle persone guarite dall’infezione che seppur non sono molte, circa tremila, in certi casi si può utilizzare anche il loro sangue. È da tenere presente che nel plasma sono contenuti gli anticorpi anche contro l’Ebola. Per quanto riguarda il vaccino vedo lontana la sua diffusione dato che la sperimentazione deve cominciare. Ritengo che non si possa saltare la fase 1 perché la storia c’insegna che i vaccini che hanno superato la prima verifica poi possono manifestare casi collaterali. Quindi la sperimentazione deve essere fatta in maniera rigorosa prima che il vaccino sia applicato, magari può essere fatta nei Paesi dove è presente il virus. Non dimentichiamoci che la malattia ha visto un grosso tributo da parte del personale sanitario coinvolto. Le prime persone da vaccinare sarebbero medici e personale di assistenza nei Paesi più esposti. Credo che un anno o due siano necessari prima di superare questa fase sperimentale. Per me il vaccino è un punto interrogativo. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Un autunno denso di incertezze Che cosa ci aspetta per il prossimo periodo tra recessione e speranze di ripresa. Segnali interessanti dalla chimica Un tempo era “caldo” e lo si aspettava con preoccupazione da parte delle imprese, con rabbia sul fronte dei sindacati e dei lavoratori. Passati più di quarant’anni “l’autunno caldo” ormai fa parte dell’album dei ricordi, ma resta l’inquietudine per un fine anno denso di incertezze ed incognite. Anche la cosiddetta locomotiva tedesca arranca e in un’economia sempre più interconnessa non può che essere così. In una fase recessiva anche i Paesi più forti pagano dazio. Quindi l’autunno si delinea piuttosto freddo, se non sul fronte meteorologico (in tempi di cambiamento climatico ogni previsione è azzardata) sicuramente dal punto di vista sociale ed economico. Se è vero che ogni nazione europea ha le sue peculiarità, i mali sono piuttosto comuni. Il passaggio dalla cosiddetta economia reale a quella dove imperversa la finanza è sicuramente un nodo cruciale. Del resto le cifre sono lì a dimostrarlo. Uno dei mali cronici dei nostri sistemi industriali si chiama innovazione. Nel primo trimestre del 2014 Eurolandia ha visto calare gli investimenti del 19% rispetto al 2008., quando la crisi era appena agli inizi. Si salva solo la Germania, ma il recente dato sul Pil fotografa, come dicevamo, un quadro complessivo poco incoraggiante anche per la Merkel. In Francia si registra un -9,9%, men- AGOSTODUEMILAQUATTORDICI tre il Bel Paese si attesta su un - 27%. Siamo tornati ai livelli del 1995. Ma i mali vengono da lontano. Una ricerca di alcuni economisti di Citigroup indica l’inizio della flessione degli investimenti nei Paesi avanzati non con lo scatenarsi della recente crisi, ma addirittura ai primi anni Settanta del secolo scorso. Dunque se questo è il quadro che cosa fare? Per Mauro Gallegati, economista dell’Università Politecnica delle Marche, sarebbe necessario optare per la qualità dello sviluppo, mettendoci alle spalle le vecchie ricette: “Il modello incentrato su una crescita illimitata è improponibile. Bisognerebbe puntare sull’innovazione, che risparmi energia e materiali non riproducibili, ovvero beni prevalentemente immateriali. Abbiamo necessità di rilanciare l’occupazione, non sceglien- do opere faraoniche, ma puntando su interventi virtuosi come la riduzione del consumo energetico (si possono introdurre “cappotti” termici agli edifici), la ristrutturazione e la messa in sicurezza del patrimonio scolastico, la riqualificazione del territorio”. Dunque servirebbero scelte strategiche coraggiose che imbocchino decisamente una strada diversa. È quello che si è iniziato a fare con la chimica verde. E non è un caso che qualche segnale di controtendenza ci sia. Un recente rapporto di Federchimica dove si analizzano i primi mesi del 2014 e si fanno previsioni per l’intero anno, stima in un +1,6 l’incremento della produzione, dopo tre anni di caduta a picco. Una boccata d’ossigeno viene dall’export, visto che la chimica con il 54% è il settore con la quota più alta di imprese esportatrici. E le sofferenze bancarie nel settore non vanno oltre il 5,6% a fronte di una media complessiva del 18%. Insomma dati incoraggianti in una situazione nazionale da brividi. Un dato per tutti: al 2009 il Pil è calato di dieci punti. 160 miliardi in meno ogni anno. In molti da tempo invitano a non utilizzare come indicatore economico il solo prodotto interno lordo. Ma anche usando altri parametri non c’è da stare allegri. Come diceva quel tale: “Solo un Dio ci può salvare”? 15 ILCHIMICOITALIANO Attualità di SERGIOSINIGAGLIA di SERGIOSINIGAGLIA Tre passaporti contro il doping Un sistema che fa acqua Dalle carte degli inquirenti, alla base dell’inchiesta su Schwazer, emerge un quadro estremamente lacunoso delle politiche antidoping Il recente caso Schwazer ha riacceso le luci sul grave fenomeno. Le proposte dei Chimici Sembra essere una maledizione, ma in realtà è lo specchio di un Paese dove etica, rispetto dei valori e onestà sembrano merce rara. A settembre le cronache dei giornali si sono nuovamente riempite per un nuovo caso di doping. E la vicenda ha fatto rumore perché ad essere coinvolti sono stati due nomi noti: la pattinatrice Carolina Kostener e il suo fidanzato, il marciatore Alex Schwazer, accusato di aver ricorso ad una tenda ipossica. In sostanza il sistema, grazie ad una mascherina, diminuisce la percentuale di ossigeno nell’aria respirata dall’atleta, aumentando quella dell’azoto. Il risultato è di incamerare linfa vitale, preziosissima soprattutto in gare di resistenza. “L’effetto – spiega Dario D’Ottavio del Consiglio Nazionale dei Chimici – aumenta il numero di globuli rossi nel sangue e quindi ha ricadute positive sulla performance”. Ma attenzione, sottolinea D’Ottavio, perché si tratta “di un doping di serie C rispetto ad altre sostanze. Anche se alla lunga l’uso di queste macchine può avere degli effetti sulla salute dell’atleta”. L’utilizzo di queste pratiche ipobariche e ipossiche è proibito in Italia, ma è consentito in Spagna e Inghilterra. D’Ottavio, che ha fatto parte della Commissione antidoping del ministero della Salute, ricorda come anni fa fu deciso di vietare nel nostro Paese le macchine ipossiche perché sono tecniche che comportano un’esposizione dell’organismo a deficit di ossigeno. Una scelta che può rivelarsi grave per la salute dell’atleta. “C’è stato chi ha addirittura cercato di vivere in un ambiente domestico ipossico. Basterebbe allenarsi in montagna per un certo periodo senza bisogno di ricorrere a queste pratiche illegali”. Ma Dario D’Ottavio sottolinea anche come ci si trovi di fronte ad una que- 16 ILCHIMICOITALIANO stione complessa che richiede umiltà e preparazione. Bisogna evitare di farsi prendere dallo “scandalismo” giornalistico. Ferma restando la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva, il problema è il “sistema perverso in cui le federazioni ottengono finanziamenti in base alle medaglie conquistate” e così diventa inevitabile “che si sia tentati di utilizzare anche metodi non leciti. Tra questi eticamente rientra la medicalizzazione spinta”. E D’Ottavio si chiede: “Perché somministrare quintali di antidolorifici o ferro a un giovane atleta se non ne ha bisogno?”. In realtà le propo- ste per affrontare il fenomeno ci sono e potremmo sintetizzarle con lo slogan “tre passaporti contro il doping”. E precisamente: il passaporto biologico che consentirebbe di accorgersi in tempo della positività dell’atleta; il passaporto termodinamico per capire se la fisiologia giustifica il dispendio di energia di atleti che “hanno il motore di una 500 e poi corrono come una Ferrari”; e infine il passaporto antropometrico utile per dare una misurazione precisa delle ossa smascherando uno sviluppo anomalo. Chi di dovere raccoglierà mai queste indicazioni? AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Un sistema antidoping di facciata, con controlli praticamente inesistenti. È pesante il quadro che emerge dal rapporto dei carabinieri del Ros e dei Nas alla base dell’inchiesta che ha portato all’incriminazione di Alex Schwazer. Quindi è lecito chiedersi se l’atleta fu il solo a doparsi in occasione delle Olimpiadi del 2012. Già perché nessuno dei 292 atleti azzurri partecipanti alla spedizione fu sottoposto ai necessari controlli. Gli atti dell’inchiesta affermano con estrema chiarezza che il sistema italiano di verifica sugli atleti è stato una vera e propria “messinscena” ridotto a un “rituale amichevole, privo di sanzioni”. Si tratta di un atto d’accusa gravissimo e sul banco degli imputati non finisce solo l’atletica ma parte dello sport nazionale. Dietro si cela “un colossale conflitto d’interessi”. Infatti nel Bel Paese le ispezioni antidoping sono in mano all’Agenzia ConiNado, uffiAGOSTODUEMILAQUATTORDICI cialmente indipendente, ma secondo gli inquirenti emanazione diretta del Comitato Olimpico con il quale condivide gli uffici del Foro Italico. Un particolare che prefigura, per l’appunto, un conflitto di interessi. Ma c’è un altro elemento fondamentale: al di fuori dei giorni di gara, i controlli si basano sulla reperibilità degli atleti. Solo in questo modo è possibile organizzare monitoraggi a sorpresa. Ecco perché ogni tre mesi gli atleti sono obbligati ad inviare alla ConiNado un “rapporto” in cui devono indicare il luogo in cui si troveranno nei tre mesi successivi. Nel caso di mancata notifica, se si salta il test senza motivi più che validi, si viene squalificati. I carabinieri hanno appurato che tra il primo semestre 2011 e il secondo del 2012 ben 38 atleti o atlete erano in difetto perché avevano commesso almeno 3 mancate notifiche. Ma non c’è stata nessuna squalifica e il Comitato Olimpico ha solo inviato delle “gentili lettere di sollecito”. Dunque a fronte di nome internazionali molto severe, si contrappone un sistema di massima tolleranza che gli inquirenti definiscono “sistema Coni”, dove ad essere chiamate in causa sono parti consistenti del mondo sportivo e le relative federazioni. Dal quadro descritto emerge una situazione pazzesca di omertà e lacune. Una situazione da cui ne esce malconcio l’intero sistema. C’è solo un’attenuante che non giustifica sicuramente l’incredibile scenario, ma rende l’idea della totale inadeguatezza del nostro sistema antidoping. A fronte di seimila atleti che dovrebbero ricevere le notifiche ci sono tre soli impiegati che dovrebbero svolgere il lavoro. Ma forse più che un’attenuante, è un aggravante che evidenzia come il sistema sia (volutamente?) inadeguato nella difficile battaglia antidoping. 17 ILCHIMICOITALIANO Professione e lavoro a cura della REDAZIONE L’Antitrust punisce i professionisti Censurata una iniziativa dei Notai del Veneto mirata a sostenere il reddito dei colleghi in difficoltà La notizia è di quelle che lascia di stucco. L’Antritrust censura un’iniziativa dei Notai del Veneto, mirata ad azioni di sostegno al reddito per colleghi in difficoltà. Una sorta di welfare interno che, in periodi di crisi prolungata, non ha solo una valenza economica ma anche sociale, considerato che la maggior parte dei destinatari sarebbero stati giovani e donne. Al di là dei facili populismi e delle stantie battute, il volume d’affari dei notai negli ultimi anni si è contratto mediamente del 50% e a farne maggiormente le spese sono ovviamente le fasce più deboli. D’altronde, con l’edilizia paralizzata dallo stato di crisi ormai cronico e la stasi economica che impedisce il nascere di nuove iniziative, e quindi di società, la forte riduzione delle attività degli studi notarili (così come per gli studi degli altri professionisti) è palese. Palese per tutti tranne che per lo Stato e gli apparati collegati. Dobbiamo dunque assistere non solo al pieno disinteresse per gli studi professionali e le Piccole Medie Imprese, che non sono al centro di alcuna riforma o iniziativa legislativa mirata al rilancio dell’economia; ma anche ad atteggia- AGOSTODUEMILAQUATTORDICI menti di ostracismo immotivato come quello dell’Antitrust, tanto più in assenza di una qualsivoglia richiesta di finanziamento pubblico a sostegno dell’iniziativa, portata avanti interamente dalla categoria notarile. Di fronte a questo stato di fatto nasce la censura dell’Agcm, preoccupata dalla scarsa propensione alla concorrenza dei destinatari dei provvedimenti di welfare, i quali, secondo l’Autorità, potrebbero «accontentarsi» di quanto ricevuto. Ovviamente, medesima preoccupazione non esiste per la probabile (se non sicura) chiusura degli studi professionali, con conseguente perdita di occupazione. Ma non è questo l’unico esempio della miopia degli apparati statali rispetto alla popolazione che versa in gravissime difficoltà per il perdurare della crisi. Basta pensare alle centinaia e centinaia di adempimenti da sostenere per rispettare gli obblighi fiscali. Basta limitarsi a tutti i metodi di accertamento induttivo, spesometro su di tutti, per capire in quale morsa sono stretti gli imprenditori italiani. Per non parlare delle norme nate per contrastare i fenomeni di illecito e che invece (è il caso dell’antiriciclaggio) sono ormai ridotti al mero controllo del rispetto delle procedure poste a carico dei professionisti. Che da controllori (forzati) dei movimenti di denaro (funzione delegata dallo Stato che nel settore, come in diversi altri, ha fallito) si sono trasformati in controllati. Insomma, il festival degli orrori. In questo contesto si inseriscono gli studi di settore. Nati come parametro di riferimento per la determinazione del reddito si sono trasformati, non per legge ma per usi e consuetudine dell’Amministrazione Finanziaria, in forme di accertamento sintetico. Ora, ammesso che questo possa essere considerato uno strumento di civiltà giuridica fiscale in tempi “normali”, può mai essere brandito come arma letale sotto lo slogan della lotta agli evasori? Il nostro implacabile Fisco ne pretende il rispetto, a pena di accertamento, perché c’è comunque da garantire un gettito, necessario anche per tenere in piedi l’elefantiaca macchina burocratica statale, a cominciare, guarda caso, proprio dall’Antitrust. 19 ILCHIMICOITALIANO Professione e lavoro a cura della REDAZIONE a cura della REDAZIONE La beffa della fatturazione elettronica I tentativi fatti sin ad oggi dimostrano l’efficacia della procedura al fine della semplificazione Dal 6 giugno è scattato l’obbligo della fattura elettronica verso la Pubblica Amministrazione. Gli esperti di turno hanno illustrato gli enormi vantaggi che ne seguiranno tra cui “agevolare anche l’attivazione dei pagamenti” (SIC) come se i ritardi dipendessero dal cartaceo. Attenzione però: l’obbligo richiesto per Fatturare alla PA non prevede esclusivamente il passaggio dal cartaceo al digitale magari inviato via pec, ma impone l’adozione di un formato “elettronico-strutturato”, cioè scritto in un XML secondo la sintassi del “Tracciato_FatturaPA” con firma digitale, programma da scaricare o meglio, se si vuole qualcosa di semplice e professionale, da acquistare e una notevole dose di informazione aggiuntive da indicare, oltre all’obbligo di conservare i documenti per tempi ancora più lunghi. In pratica, con questo sistema, lo Stato chiede ai lavoratori autonomi e alle imprese di supplire alle proprie carenze comunicando informazioni utili per gestire la spesa pubblica. Ma pensiamo veramente che, con simili imposizioni ai privati, la PA funzionerà meglio e che i lavoratori autonomi saranno, così, stimolati a modernizzarsi? Se così fosse dovremmo assistere ad una drastica riduzione del numero di dipendenti pubblici e della relativa spesa. La fattura elettronica è, invece, un ulteriore gravame fatto per giustificare l’elefantiaca burocrazia pubblica, a danno dei lavoratori autonomi, già ampiamente massacrati. Chi riceve un sicuro stipendio dallo Stato può anche dilettarsi con questo linguaggio. Chi invece è libero professionista, imprenditore e vive del proprio lavoro vede solo peggiorare ulteriormente la propria situazione. Non è con simili imposizioni che si semplifica l’ormai insopportabile morsa della burocrazia. Occorre, invece, ridurre il numero e la complessità degli adempimenti burocratici e, conseguentemente, la dimensione e i costi della PA. Ben venga la digitalizzazione, non saranno certo i professionisti ad opporsi ai cambiamenti che la tecnologia può portare, anzi usualmente ne sono i primi sostenitori, purchè però siano strumento di reale di trasparenza e anche di risparmio di tempo e risorse sia per il pubblico che per il privato. Non ulteriore fardello. A oggi i tentativi di utilizzo della “fattura elettronica” hanno solo dimostrato che la procedura va nella direzione diametralmente opposta alle tanto declamate “semplificazioni”. I Chimici e l’iscrizione agli Albi I dati relativi ai partecipanti al percorso formativo Ecm 2011-2013 I dati aggregati relativi ai Chimici iscritti agli Albi Professionali, rappresentano uno strumento di governance dei processi formativi. Questi nuovi dati, in generale, risentono positivamente dell’ulteriore invio di una discreta quantità di partecipazioni ECM da parte dei Provider regionali. Nonostante ciò non possono ancora considerarsi completi. Essi si riferiscono esclusivamente a quanto presente nella banca dati nazionale del Co.Ge.A.P.S. e pertanto è possibile che manchino parte dei crediti non ancora trasmessi da alcune Regioni (specie per il 2013) nonché dei crediti ECM relativi a corsi FAD ancora aperti e che pertanto saranno trasmessi soltanto quando il corso FAD sarà definitivamente chiuso. Le informazioni statistiche riguardano la formazione effettuata dai professionisti iscritti all’Ordine dei Chimici, facente parte del Consorzio CoGeAPS, e sono utili ad approfondire lo stato del rapporto tra gli iscritti ed il Sistema ECM (ferma restando la possibilità sia per gli Ordini che per i singoli professionisti di accedere alla banca dati nazionale per verificare le singole posizioni). Come è facile verificare si registra una legge- ra flessione nell’anno 2013 rispetto ai crediti acquisiti negli anni precedenti, ciò anche in forza di quanto precedentemente osservato circa la possibile incompletezza nella registrazione dei crediti. Anche il numero dei Chimici partecipanti segue la stessa tendenza : 533 nel 2013, 606 nel 2012 e 613 nel 2011, a conferma della certa incompletezza dei dati registrati nello scorso anno. Infine, i crediti somministrati nello scorso anno ammontano a 11.380 con una media di poco superiore a 9 crediti a partecipante. Dati E.C.M. Triennio 2011/2013 Si riportano di Seguito alcuni dati relativi ai percorsi formativi dei suoi iscritti, rimandando alla lettera di accompagnamento alcune specificazioni necessarie per la corretta interpretazione degli stessi 20 ILCHIMICOITALIANO AGOSTODUEMILAQUATTORDICI AGOSTODUEMILAQUATTORDICI 21 ILCHIMICOITALIANO Fotosintesi Professione e lavoro a cura della REDAZIONE Rete professioni tecniche su formazione e STP Guidata dal Coordinatore Armando Zambrano, una delegazione ha presentato in Senato le proposte in materia Formazione professionale e Società tra professionisti, due tematiche rilevanti che sono al centro dell’impegno della Rete delle Professioni Tecniche e sono state argomento di un’audizione in Senato, tenutasi a fine luglio in Commissione Finanze e Tesoro del Senato. La delegazione della Rete, guidata dal suo Coordinatore Armando Zambrano, ha presentato due emendamenti in materia. L’incontro si inseriva nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli organismi della fiscalità e sul rapporto tra contribuenti e fisco avendo come riferimento lo “Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di semplificazioni fiscali”. “A fronte dell’istituzione dell’obbligo di formazione continua per tutti gli iscritti agli albi – afferma Armando Zambrano – la possibilità di dedurre tali spese dal reddito resta ferma al 50%. Noi proponiamo l’estensione al 100%, soprattutto in ragione del fatto che tale misura non comporterà aggravio per le casse dello stato. Anzi, gli introiti fiscali aumenteranno proprio in seguito all’imposizione dell’obbligatorietà della formazione continua a tutti gli iscritti all’albo”. E veniamo alla società tra professionisti e al relativo emendamento proposto dalla Rete. Al 7 giugno 2014 risultano essere state costituite solo 285 Società Tra Professionisti. Nell’ambito delle professioni tecniche ne sono state costituite 18, contro le oltre 9 mila società di ingegneria. “Allo stato attuale le Società tra Professionisti sono un autentico fallimento – sottolinea Zambrano – anche a causa dell’indeterminatezza, dovuta al legislatore, in merito al loro inquadramento fiscale”. “La norma inserita nell’art. 11” 22 ILCHIMICOITALIANO Un atomo di carbonio Fu respirato da un falco, discese nei suoi polmoni precipitosi, ma non penetrò nel suo sangue ricco, e fu espulso. Si sciolse per tre volte nell’acqua del mare, una volta nell’acqua di un torrente in cascata, e ancora fu espulso. continua Zambrano “impone alle STP di essere inquadrate fiscalmente come associazioni senza personalità giuridica costituite tra persone fisiche, indipendentemente dal fatto che esse possano costituirsi anche come società di capitale o a responsabilità limitata. La nostra proposta, invece, considera naturale per le STP l’inquadramento del loro reddito come reddito da capitale, facendo salva l’immutabilità contributiva in termini previdenziali per le casse professionali; su questa base proponiamo però di lasciare ai professionisti che costituiscono una STP libertà di scelta in merito al regime fiscale in cui inquadrare le loro società”. Primo Levi AGOSTODUEMILAQUATTORDICI AGOSTODUEMILAQUATTORDICI 23 ILCHIMICOITALIANO Normative Approfondimenti a cura della REDAZIONE di SALVOCALÌ Rifiuti, inutile e pericoloso smarcarsi dall’Europa Una fuga in avanti rispetto alle norme europee inutile e pericolosa. Il Consiglio Nazionale dei Chimici commenta con amara preoccupazione lo smarcamento dell’Italia dalla Ue rispetto ai criteri della gestione dei rifiuti, come appare dal disegno di legge di conversione del D.L. 24 giugno 2014 modificato radicalmente in fase di prima lettura al Senato e solo differito in alcuni termini della sua applicazione alla Camera. “Lontana dalla tutela ambientale ed in grado di indirizzare tutta la filiera della gestione legale dei rifiuti fuori mercato sulla base di principi ispiratori che nulla hanno a che fare con la scienza o i genericamente richiamati principi europei”, così il CNC bolla le modifiche previste negli emendamenti all’articolo 13. Un balzo indietro, in sostanza, per la fretta di compiere un passo in avanti. Le critiche dei chimici italiani sono articolate e circostanziate a partire dai principi che complicano in Italia il riciclo dei materiali anche se previsti da specifici regolamenti europei. La disposizione in parola, in luogo di rivedere nel senso della semplificazione indicata dall’Europa con il principio “end of waste” la pratica del recupero dei rifiuti, ne prevede criteri unilateralmente restrittivi; 24 ILCHIMICOITALIANO il CNC ha proposto da un lato di riformulare in senso più conforme al quadro europeo le procedure di recupero semplificato definendo univocamente quando il rifiuto cessa di essere tale, dall’altro di introdurre in maniera esplicita e distinta il concetto di preparazione al riutilizzo per i beni direttamente ririutilizzabili per l’uso inizialmente previsto, liberando questi rifiuti dall’applicazione dei criteri dello stesso “end of waste”, come d’altra parte previsto, dalla norma europea di riferimento. Non è tutto. Il CNC si concentra soprattutto sullo stravolgimento introdotto dal testo del ddl rispetto alle modalità di attribuzione della pericolosità ai rifiuti: “Concetto che non può essere ricondotto acriticamente al quadro regolamentare relativo alle sostanze e miscele pericolose, come appare dalla norma appena introdotta dal legislatore italiano, che in questo modo disallinea la norma nazionale a quella europea definita con la Decisione 2000/532/CE. In questo testo la pericolosità dei rifiuti è nettamente distinta da quella di sostanze e miscele”. Giusto così, dicono i chimici, perché “tutti i rifiuti, anche quelli non pericolosi, vengono controllati in ogni loro fase, garanzia impossibile per le sostanze non pericolose, per le quali ogni uso, per definizione, a differenza dei rifiuti è libero e consentito”. Sotto accusa anche il significato estremo ascritto al principio di precauzione, previsto sì, in sede europea, ma sintetizzato con altri come la fattibilità tecnica ed economica, la protezione delle risorse e gli impatti sociali. Secondo i chimici combinare insieme l’uso totalizzante della precauzione e la sostanziale ineluttabilità della classificazione quali pericolosi di molti rifiuti I Chimici italiani criticano le modifiche previste al disegno di legge del 24 giugno 2014, rivendicando la partecipazione ai tavoli decisionali in fatto di norme ambientali porterà ad un ingiustificato aumento degli stessi rifiuti - solo nominalmente pericolosi, con conseguenze gravi sulla reale gestibilità di questo improvviso stravolgimento delle regole. Questo porterà danni incalcolabili per il tessuto economico, sociale ed ambientale italiano (la carenza di impianti di gestione autorizzati al recupero di tali rifiuti necessariamente favorirà l’esportazione verso l’estero svantaggiando le imprese legali del sistema paese; l’ingiustificato aumento dei costi di gestione sarà scaricato su tutta la filiera, a partire da enti, imprese e cittadini; l’impossibilità di rispettare adeguatamente regole sin troppo complesse, se non equivoche, sarà foriero di procedimenti penali tanto inutili quanto gravosi). “Senza contare che assumere secondo un’accezione sempre più spinta il concetto di pericolosità pregiudiziale “nuocerà inevitabilmente alle pratiche di recupero e riutilizzo delle risorse”, spiega il CNC che rivendica, sulla base della legge del 16 marzo 2001, ratifica Italiana della convenzione internazionale di Aarhus, il diritto a partecipare, come ogni soggetto interessato alla qualità del nostro ambiente, sin dalla fase preliminare - quando cioè le operazioni sono pendenti - all’elaborazione di piani programmi e politiche di carattere ambientale, proprio “per intervenire in tempo utile su decisioni e provvedimenti adottati con procedure opache e con criteri palesemente a-scientifici”. “Se questo paese vuole uscire dalle sabbie mobili in cui è impantanato non può introdurre nuove, complesse e dannose regole che invece di favorire la competitività delle imprese legali introduce ingiustificatamente nuovi handicap.” AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Ma che patto per l’Italia Quello sulla salute è del condominio Si ripete ancora una volta un tormentone, che certifica come l’Italia sia lontana da un maturo federalismo e prossima invece alle bieche logiche di un condominio. Lo dimostra l’approvazione dell’ennesimo accordo in cui restano irrisolti i problemi del Servizio Sanitario Nazionale e rinviate le scelte sulla riorganizzazione dell’assistenza territoriale. L’”ambizioso” Patto, o almeno sedicente tale, è ancora una volta la sommatoria delle contraddizioni regionali, sempre concordi sui principi, ma orientate costantemente a rinviare tutte le decisioni a norme regolamentari successive: dalla stessa ripartizione del fondo, la cui dotazione sembrerebbe certa almeno per quest’anno, ai Lea, alla revisione dei ticket. Si ripropone così lo stanco rito di un regionalismo agonizzante, incapace di una visione unitaria delle attuali problematiche del Ssn e della tutela della salute degli italiani. La debolezza dello strumento giuridico, peraltro, sommatoria degli spezzatini e delle velleità delle rispettive Regioni, non può condurre a risultati significativi, mentre il Ssn ha bisogno di una profonda ristrutturazione organizzativa che unifichi i processi assistenziali a prescindere dai percorsi individuati. La sfida che ha davanti il Paese è quella di dare certezze ai sempre più pressanti problemi della cronicità. Eppure, mentre da un lato assistiamo a una rimodulazione al ribasso dell’offerta ospedaliera - che procede incessantemente da oltre vent’anni, pur con grandi contraddizioni e indecisioni - dall’altro, sul versante del cosiddetto territorio, le regioni non sono state in grado di approntare strategie unitarie e servizi e prestazioni esigibili in modo omogeneo. Scaricando, inoltre, tutte queste contraddizioni sulle modalità di erogazione delle cure primarie (e sui medici di meAGOSTODUEMILAQUATTORDICI dicina generale), disciplinate dalla legge e dalle convenzioni, e provando a modificarle con interventi tanto insufficienti quanto improbabili. Ribadire nel Patto per la salute quanto già previsto dalla Legge Balduzzi - peraltro provando a Il Servizio Sanitario Nazionale non ha bisogno di un federalismo inconcludente ma di un grande processo riformatore che riporti al centro del sistema di Welfare il dibattito sulla sanità e affronti le sfide della diffusione delle nuove patologie e delle cronicità Occorre una regia nazionale chiara e autorevole. Le Regioni sono incapaci di approntare strategie unitarie ed omogenee contenerne i già modesti effetti, dall’Atto di indirizzo e dall’attuale Convenzione in ordine alle forme organizzative della medicina generale - rappresenta un falso problema. Non solo, manifesta tutta la debolezza dell’impianto regionalistico, incapace, per limiti strutturali, di imprimere quella svolta che solo una seria riforma nazionale può indicare. In un contesto istituzionale in cui le Regioni discutono della spesa sanitaria e il ministro dell’Economia alla fine procede, si palesa tutta l’incongruenza di un processo decisionale fallimentare, che deve ineludibilmente essere ricondotto ad una regia unica nazionale, chiara e autorevole. Il Ssn non ha bisogno dei pannicelli caldi, di un federalismo inconcludente ma di un grande processo riformatore che riporti al centro del sistema di Welfare il dibattito sulla sanità e affronti le sfide epocali della diffusione delle nuove patologie e delle cronicità. È ora di finirla, appunto, con i patti del condominio. 25 ILCHIMICOITALIANO Focus sanità a cura della REDAZIONE Il Sistema resterà pubblico Ricette telematiche tra criticità e ritardi Di fronte alla querelle estiva tra i Ministri dell’Economia e quello della Salute su possibili tagli al comparto sanitario, il sindacato dei medici confida nel rispetto degli accordi siglati a luglio Lontano l’obiettivo di mettere online entro il 2014 l’80% delle prescrizioni mediche. Secondo il Centro Studi Fimmg i problemi sono la non uniformità dei modelli tra le Regioni, il rischio per la privacy dei pazienti e le possibili frodi Le ricette mediche stanno diventando telematiche. Ma secondo Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), “nella dematerializzazione, oltre agli aumenti di costo, per software, toner e carta, ci sono irrisolte criticità che il medico di famiglia rischia di essere lasciato solo a risolvere”. E una conferma dell’esistenza di queste problematiche sembra arrivare proprio dai risultati: a fronte dell’obiettivo di raggiungere l’80% di ricette telematiche entro il 2014, ad oggi solo alcune Regio- Crisi economica e tagli. Anche alla Sanità pubblica. Un allarme che, durante l’estate, è rimbalzato più volte su tutti i mass media del Paese e che nelle ultime settimane si è concretizzato visto che il Governo sta cercando 20 miliardi per la manovra finanziaria del 2015. “Ci sono margini finora largamente non considerati di miglioramento di efficienza in tutta la pubblica amministrazione”, sanità compresa, aveva dichiarato nei mesi estivi il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dalle colonne del Corriere della Sera. “Se sulla Sanità dovessero piovere nuovi tagli, gli italiani dovrebbero rinunciare nel medio periodo al sistema sanitario così come lo conoscono oggi e ricorrere, per curarsi, ad assicurazioni private o ad altri sistemi”, gli aveva risposto dalle pagine de Il Messaggero la titolare della Sanità, Beatrice Lorenzin. Con l’autunno ormai alle porte, le calcolatrici hanno ripreso a battere freneticamente, in particolar modo sul segno meno. Ma una rassicurazione c’è: il piano al quale sta lavorando il Palazzo delle Finanze non toccherà i servizi, bensì gli sprechi 26 ILCHIMICOITALIANO enormi della Sanità che sono emersi dalle rilevazioni degli ultimi mesi. Un comportamento accettato e auspicato dagli stessi camici bianche che, nella persona di Riccardo Cassi, presidente nazionale di Cimo-Asmd, ovvero il Coordinamento italiano medici ospedalieri – associazione sindacale medici dirigenti, dichiarano che le parole di Padoan possono essere condivisibili in quanto “sacche di inefficienza non mancano anche nel comparto sanitario. Si tratta di identificarle e di reinvestire il risparmio sempre nella sanità”. Nulla in contrario ad eliminare lo sperpero, quindi, “ma i fondi stanziati per i prossimi tre anni non possono saltare – avverte Cassi –. Sono stati definiti gli accordi a luglio ed è stato firmato il Patto per la Salute, per questo escluderei nuovi tagli. Un Governo che si rendesse protagonista di una simile manovra perderebbe del tutto di credibilità. L’unica situazione che potrebbe condurre a una deriva di questo tipo – conclude – è rappresentata da un eventuale default, di fronte a cui tutto diventa possibile”. Uno scenario, davvero, da evitare. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI AGOSTODUEMILAQUATTORDICI ni hanno provveduto a mettere online le prescrizioni. Da ultimo il Veneto, dove gli oltre 3mila medici di base hanno iniziato a rilasciare ai pazienti un promemoria stampato su carta bianca da consegnare al farmacista per avere le medicine. Un ritardo dovuto a tre problemi, secondo Misericordia: la divisione del paese, le frodi e il rischio della violazione dei principi di riservatezza e privacy dei pazienti. “La dematerializzazione – dice Misericordia – in questa fase è una decolorazione. Il promemoria da noi stampato mentre spediamo la prescrizione online al repository del Sistema d’accoglienza del Ministero dell’Economia, che consente al farmacista di erogare il farmaco ove questi non riesca ad accedere via web alla prescrizione ‘remota’, dovrebbe, da disciplinare tecnico, avere lo stesso formato in tutta Italia e deve sostituire eventuali modelli regionali già in uso, in modo che venga riconosciuto da tutti gli erogatori sul territorio nazionale. Ma, purtroppo – continua Misericordia – in questo ‘Paese delle meraviglie’ sono stati già definiti almeno sei modelli diversi. Ogni Regione, sostanzialmente, sta facendo il suo”. Non solo. “molte regioni marcano nel promemoria spazi ad hoc per l’affissione delle fustelle, dimenticando che le stampe o fotocopie di uno stesso promemoria potrebbero essere multiple anziché esemplari unici come l’attuale ricetta del SSN, resa irripetibile dalla firma del medico. C’è il rischio di iniziative fraudolente, così come in caso di blackout o di crash momentanei del sistema”. A tutto ciò si aggiunge un terzo aspetto. “Il sistema delle credenziali appare ancora lontano dall’autenticazione forte che costituirebbe il gold standard per queste condizioni autorizzative, dando la certezza che chi prescrive è il medico di fiducia. Ci sono dubbi anche sulla privacy del paziente e le incombenze del medico: la prescrizione online è leggibile in teoria da Asl e Ministero dell’Economia ancor prima che il paziente decida di fruirne. Ma il paziente non lo sa e non sottoscrive una delega di responsabilità al medico di medicina generale. La possibilità, inoltre, di inviare l’intero promemoria al paziente con normale email è un’altra fragilità – conclude Misericordia – mentre altro sarebbe permettere l’accesso al paziente, attraverso sue credenziali, alle proprie prescrizioni su adeguate aree riservate”. 27 ILCHIMICOITALIANO Io, un chimico di VERONICAFERMANI Pionieri Una formula per crescere Valerio Lomanto e Lorenzo Terenzi hanno rappresentato l’Italia alle ultime Olimpiadi della Chimica tenutesi ad Hanoi in Vietnam Louis Pasteur è stato il primo a studiare le patologie partendo dai germi che le provocavano I partecipanti alle ultime Olimpiadi di Hanoi tra cui Lorenzo Terenzi (primo da sinistra) Che esperienza è stata per te quella delle Olimpiadi della Chimica? Hai percepito delle differenze importanti con i ragazzi degli altri Paesi? Lorenzo: Le Olimpiadi della Chimica sono sicuramente uno degli eventi più importanti e interessanti a cui abbia mai partecipato. Innumerevoli parole possono essere spese per descrivere quanto i dieci giorni in cui si è svolta la competizione siano stati meravigliosi sotto vari punti di vista. Immersi in una realtà differente da quella a cui si è abituati e circondati da ragazzi provenienti da tutto il mondo non si può fare a meno di cercare di approfittare di tutto il tempo che si ha a disposizione per renderlo indimenticabile. Bellezze naturalistiche mozzafiato, viaggio in canoe attraverso valli fluviali, templi e pagode buddisti, la vivacità di Hanoi e anche la sua confusione, cultura locale molto differente e affascinante donano a un semplice viaggio qualcosa in più, ti fanno capire quanto possa essere vasto il mondo e quanto tu sia fortunato nel poterlo vivere. Nonostante ciò nulla è comparabile col conoscere nuove persone, che inesauribilmente si mostrano a te e allo stesso tempo si sottraggono, così da mostrare l’impossibilità di conoscerle totalmente e la possibilità del piacere e della scoperta per ogni cosa nuova che si apprende su di esse. Ognuno depositario della cultura del proprio paese di origine ha la possibilità attraverso gli altri di entrare a contatto con altre culture. Possibilità che essenzialmente 28 ILCHIMICOITALIANO si manifesta come conseguenza del legame che si crea e intercorre tra due individui. Da ciò emerge la sensazione di quanto possa essere grande e amplio il mondo, mondo in cui ho disseminato qualcosa di me stesso anche se solo memoria delle persone che ho conosciuto ad Hanoi, così come io ho portato un pezzo di loro in Italia. Ogni esperienza e in particolare questa ti fa cambiare, nel cambiamento si integrano nella propria vita le altre persone o per lo meno idee correlate a loro. Valerio: Le IChO sono sempre un’esperienza fantastica, dove si ha la possibilità non solo di visitare (e per quanto limitatamente conoscere) altri paesi ma anche e soprattutto di incontrare persone stupende: ciò che sono più contento di portare a casa non sono tanto la medaglia o i souvenir, quanto piuttosto il ricordo del team Islandese, degli Israeliani, dei Finlandesi, dei Francesi e di tutti quelli che hanno reso le Olimpiadi indimenticabili. Probabilmente la prima cosa che salta all’occhio nell’avvicinarsi ai ragazzi di altre nazioni (soprattutto europee) è il loro inglese, che purtroppo è spesso nettamente migliore di quello parlato dai giovani italiani... Quando ti è nata la passione per la materia? L’insegnamento ricevuto a scuola ha contribuito a suscitare il tuo interesse? L: La chimica mi ha sempre affascinato sin da bambino, probabilmente all’inizio per la sua spettacolarità e appariscen- Valerio Lomanto za. Un serio interesse invece mi è nato in primo liceo quando realmente sono entrato a contatto con la materia, e col passare del tempo quell’interesse si è trasformato in un desiderio di conoscere sempre di più. Il tempo scorreva e scoprivo sempre più cose da apprendere rendendomi conto di quanto possa essere ampia la chimica. Purtroppo al liceo scientifico tradizionale il posto lasciato alla chimica è piuttosto limitato e gli argomenti studiati sono basilari. Perciò negli ultimi due anni ho continuato per il semplice piacere che mi dava la materia a studiarla da autodidatta. V: Da che ricordi, sono sempre stato interessato alla scienza, soprattutto alla chimica e alla fisica, desiderando fin da bambino scoprire come funziona a livello fondamentale ciò che mi circonda; il corso di chimica in un ITIS non ha fatto altro che permettermi di studiare assecondando questa mia passione. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Secondo te la chimica trova il giusto spazio e la giusta interpretazione all’interno del sistema scolastico italiano? L: La chimica spesso è sottovalutata soprattutto in ambiti non professionali. Basta guardare alle ultime riforme del ministero (come la rimozione degli istituti chimici del corso di studio “chimica fisica”) o le lauree con le quali si può accedere a tale insegnamento per rendersi conto che la chimica come materia di insegnamento e come campo scientifico sono trascurati. Senza contare la radicale assenza nei licei di pratiche di laboratorio e un forte disdegno della pratica a favore dello studio teorico (che alla fine è piuttosto superficiale), che danneggiano gli studenti stessi sprovvisti di competenze pratiche in quell’ambito. V: Per quanto probabilmente ogni indirizzo integri un programma di chimica essenzialmente adeguato alle proprie finalità, mi sembra che troppo spesso ad insegnare la materia (specialmente, ma non esclusivamente, al di fuori degli istituti tecnici) siano docenti non particolarmente iteressati (né eccezionalmente preparati) che non sostengono adeguatamente gli studenti particolarmente capaci né sanno di fronte alle questioni sollevate dai più curiosi andare oltre le spiegazioni (spesso spaventosamente approssimative e insoddisfacenti) del libro di testo. Ma ancor più rilevante è probabilmente lo scarsissimo rispetto delle giovani generazioni nei confronti delle materie scientifiche in generale, probabilmente figlio di una società dove AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Una difesa contro le malattie la cultura scientifica è quasi perennemente posta in secondo piano rispetto a quella umanistica, tanto che, laddove chi manifesta ignoranza a proposito di grandi letterati o importanti eventi storici viene spesso (e nei casi più eclatanti giustamente) guardato con sdegno, chi dimostra di non afferrare basilari concetti fisici o non particolarmente complessi operatori matematici è solitamente accolto con comprensione (se non addirittura incoraggiamento). La tua formula chimica preferita? Perché? L: Sinceramente non ho mai pensato a quale possa essere la mia formula chimica preferita, ma immagino che sia quella della molecola artemisia importante in ambito biomedico, ormai simbolo di queste olimpiadi in Vietnam siccome presente sia nella parte teorica che pratica. Tra noi incorre un rapporto di amore-odio, ma forse questo non la rende ancora più speciale? Ce l’ho perfino incisa anche nella medaglia! (in foto, ndr) V: Il mondo della chimica è troppo vasto perché io possa identificare un singolo composto come il mio preferito (se non interpretando la domanda molto letteralmente e indicando dopamina, C8H11NO2, e serotonina, C10H12N2O), ma tra gli elementi sono sempre stato affascinato da Tecnezio, Tungsteno e Mercurio. Era figlio di un povero conciatore di pelli. Nato a Dolè, in Francia nel 1822, Louis Pasteur si appassionò alla chimica sin da giovanissimo, trascorrendo ore e ore chino sul microscopio a studiare quel mondo dei microbi che tanto lo affascinava. “Un benefattore dell’umanità”, così lo definiscono i libri di storia, dove per tutti Pasteur è stato il fondatore della moderna microbiologia. Egli affermava che dalle malattie ci si poteva difendere, semplicemente contrastando i germi che ne erano la causa: erano i tempi in cui le ferite non si disenfettavano e si moriva di cancrena, tetano e carbonchio. Spese la sua vita di chimico e biologo a studiare cause e sistemi di prevenzione di svariate patologie quali, tra le altre, la setticemia, il colera, la difterite, la tubercolosi, il vaiolo. Celebri sono soprattutto i suoi studi sulla rabbia. Per la prevenzione di questa malattia riuscì a sviluppare una forma attenuata del virus responsabile, utilizzabile come vaccino. Dalla prima sperimentazione umana (1885), il vaccino antirabbico ha contribuito a salvare migliaia di persone. 29 ILCHIMICOITALIANO Voci dal territorio a cura della REDAZIONE Indagine sul Chimico L’Ordine dei Chimici del Piemonte e della Valle d’Aosta e l’Associazione Culturale Chimicare hanno siglato un accordo che prevede di condurre un’analisi sulla percezione nella società di chi lavora con la chimica Chi è il chimico? E qual è la percezione della sua attività fra i ‘non addetti ai lavori’? A queste domande intende dare un risposta l’accordo sottoscritto tra la sezione territoriale del Piemonte e della Valle D’Aosta dell’Ordine dei Chimici e l’Associazione Culturale Chimicare. Un’intesa in base al quale verrà condotta un’indagine per capire come il chimico e il suo lavoro vengano compresi e visti dalla società. “Indagine sulla percezione della chimica e dell’attività del chimico in ambito non professionale in Italia tramite i nuovi media”. Questo il titolo dell’analisi che sarà condotta a livello nazionale a AGOSTODUEMILAQUATTORDICI partire da ottobre 2014 da Chimicare, l’organizzazione italiana no profit nata nel 2011 per favorire la diffusione della cultura chimica, con particolare riferimento alle informazioni scambiate tramite i nuovi media, internet e i social network. Nel primo anno di lavoro, verrà svolto un monitoraggio esplorativo, attraverso il network telematico gestito da Chimicare, che conta cinque siti web e presidi costanti sui social network. Questa fase avrà lo scopo di definire qualitativamente come il chimico e la chimica vengano percepiti. Successivamente, nel secondo anno di indagine, verranno individuate e implementate le azioni più mirate alla quantificazione delle tendenze evidenziate. Questo verrà fatto attraverso sondaggi e analisi statistiche dei dati, così da definire attività di comunicazione scientifica relativa alla chimica che siano più efficaci. I referenti del progetto sono il dott. Arnaldo Gizzarelli, Chimico e docente di Scuola secondaria, membro del Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Chimici del Piemonte e della Valle d’Aosta e socio dell’Associazione Chimicare, e il dott. Franco Rosso, chimico e divulgatore scientifico, in qualità di Presidente di Chimicare e socio dell’Ordine dei Chimici del Piemonte e della Valle d’Aosta. 31 ILCHIMICOITALIANO Remtech di ANDREAZACCARELLI Responsabilità amministrativa, leggi più concrete Premiate le migliori lauree sulle bonifiche Al Remtech di Ferrara, i chimici a disposizione per una adeguata interpretazione ed applicazione del decreto 231 Consegnati i premi dell’edizione 2014. Un progetto promosso oltre che dal Cnc anche da Unione Petrolifera, Andis, Assoreca e Fise Assoambiente “Ben vengano leggi sulla responsabilità amministrativa delle imprese, come la 231, purché non restino provvedimenti sulla carta senza applicazione adeguata”. Così che, il presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici, Armando Zingales, in occasione della prima giornata del Remtech, 8° Salone sui siti contaminati e sulla riqualificazione del territorio, illustra con chiarezza quali passi avanti debba compiere ancora la legislazione sulla responsabilità amministrativa delle imprese: “Bisogna evitare il principio per cui è sufficiente munirsi di documenti per ritenere di essere in regola, al contrario occorre un’adeguata applicazione della norma”. Ed è per raggiungere questo obiettivo che, secondo i chimici, sarebbe utile una maggiore partecipazione della categoria al confronto sull’esecuzione del decreto, che, sebbene si caratterizzi per un inquadramento di tipo soprattutto legale, “finisce per occuparsi di questioni per le quali è decisivo anche il parere di professionisti tecnici”. “La nostra consulenza - spiega Luca Scanavini, consigliere del Cnc – può essere preziosa per gli avvocati, ad esempio, quando si parla di inquinamento atmosferico, di igiene alimentare, di sicurezza dei lavoratori a contatto con presumibili sostanze tossiche, scarichi... La chimica può svolgere una funzione di filtro decisiva nel momento in cui ci si accinge ad interpretare dati e analisi provenienti dai laboratori, contribuendo a rendere più chiaro il quadro in cui gli esperti legali 32 ILCHIMICOITALIANO sono chiamati ad esprimersi”. Continua ad essere un punto di riferimento significativo quindi Remtech per il mondo della chimica: quattromila visitatori e centottanta espositori da tutta Italia, ma anche dalla Cina, dall’Irlanda, dall’Inghilterra e dalla Spagna; delegazioni straniere dalla Cina, dal Brasile, dalla Russia e dal Sudafrica; riuniti i massimi esperti mondiali di gestione di sedimenti e bonifiche sostenibili, dissesto idrogeologico e rischio idraulico, di materiali da scavo, cave e risanamento del patrimonio edilizio. L’assalto dei dottori: al Remtech sono stati assegnati i premi Remtech 2014 alle migliori tesi di dottorato e a quelle in laurea magistrale dedicate alle bonifiche dei siti contaminati. “Offrire un premio ai laureati che si occupano di questa attività – spiegano Armando Zingales e Luca Scanavini, presidente e consigliere del Consiglio Nazionale dei Chimici, tra gli enti promotori dell’iniziativa – può essere molto utile a far conoscere un’attività che in Italia resta sempre di grande attualità”. Sei i giovani premiati: Ilaria Pietrini (Politecnico Milano), Lucia Pierro (Università Roma Sapienza), Ricardo Maddalena e Giuseppe Mancuso (Un. Catania), Agnese Lai (La Sapienza). Oltre al Consiglio Nazionale dei Chimici, che ha promosso due tesi di laurea magistrale dal valore di 1000 euro ciascuna, anche Unione Petrolifera, Andis, Assoreca e Fise Assoambiente. Il Presidente del CNC Armando Zingales con i vincitori e gli altri promotori dei premi Remtech 2014 AGOSTODUEMILAQUATTORDICI AGOSTODUEMILAQUATTORDICI 33 ILCHIMICOITALIANO Spazio Expo di SERGIOSINIGAGLIA di SERGIOFACCHETTI Se 20 milioni vi sembrano pochi Alimentiamo il pianeta Energia, produttività agricola, acqua e cibo: la chimica al servizio dello sviluppo dei paesi delle aree più povere. Il CNC incontrerà i rappresentanti delle varie Nazioni con l’obiettivo di dare un contributo all’individuazione di valide soluzioni ai problemi A 200 giorni al grande appuntamento si stringono i tempi della macchina organizzativa e si fanno le previsioni sul numero dei partecipanti Nonostante le inchieste giudiziarie di questi ultimi tempi, la macchina organizzativa dell’Expo a poco più di 200 giorni dall’inizio del grande evento marcia spedita. In questa fase come annuncia il Commissario Unico Giuseppe Sala “tutti gli sforzi sono principalmente concentrati nella realizzazione dei padiglione dei Paesi ospiti”. I quali sono “preoccupati per alcune procedure farraginose e complesse che rischiano di rallentare i lavori”. A scanso di equivoci nessuno ha chiesto di aggirare le norme stabilite nel protocollo di legalità, ma hanno richiesto di sostenerli nell’evitare ritardi di natura amministrativa e burocratica. Per quanto riguarda la partecipazione ad otto mesi dall’appuntamento le cifre che iniziano a girare sono eloquenti di cosa sarà l’Expo 2015 di Milano. Per i visitatori c’è chi parla di 20 milioni, chi, più realisticamente, di 15 o 12. Ma sempre Sala non ha dubbi: “Garantisco che arriveranno 20 milioni di persone” ha recentemente dichiarato in una intervista al Sole 24 Ore. Ad oggi sono stati venduti più di 5 milioni e 500mila biglietti, sicuramente un dato rilevante, anche se la crisi che colpisce pesantemente le famiglie potrebbe essere un elemento non trascurabile. In questo senso si è deciso di puntare su un biglietto “personalizzato”. Si terrà conto dell’età, del tipo di nucleo familiare, della disabilità, nonché dei tempi di acquisto del ticket. Infatti chi lo comprerà prima del 1° maggio 2015 usufruirà del 20% di sconto e pagherà 27 euro. Per gli over 65 è previsto uno sconto del 20%. Chi si presenterà dopo l’inizio della manifestazione dovrà pagare 34 euro. Ulteriori sconti ci saranno per la scolaresche. Vedremo. Tra i Paesi partecipanti un ruolo centrale lo avrà la Cina. Il gigante asiatico avrà il padi- 34 ILCHIMICOITALIANO glione più grande dopo quello tedesco: 4.600 mq, per un investimento di 64 milioni di euro. Il suo spazio espositivo si compone di un grande padiglione istituzionale e due corporate. Per promuove l’Expo il 22 ottobre partirà da Pechino un road show che toccherà otto città cinesi di seconda fascia: la conferma di quanto sia forte l’interesse della nuova potenza mondiale verso il nostro Paese. Interesse che vede la crescente presenza di Pechino nella nostra economia (e soprattutto in quella europea). Basti pensare che nelle ultime settimane la Banca centrale cinese ha investito 6 miliardi di euro in Eni, Enel, Telecom, Fiat, Generali, Ansaldo e Cassa deposti e prestiti. Ma l’idea di promuovere l’appuntamento è al centro anche della società di gestione dell’evento, la quale insieme al ministero dell’Agricoltura si sta muovendo per creare “pacchetti” e iniziative nelle principali città italiane. Del resto proprio a causa della recessione in atto molti sperano che l’Expo possa fare da vetrina e da volano per la nostra economia. Ma sempre Sala ha messo le mani avanti ricordando come la grande esposizione è incentrata sull’alimentazione, quindi “agro-food e turismo”, due settori fondamentali” ma non potrà agire “su mille settori industriali”. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI È un contributo molto importante quello che i chimici si apprestano a dare nel corso del prossimo Expo 2015. Come categoria abbiamo scelto di esserci, consapevoli che le nostre competenze possono dimostrarsi risolutive per molte delle problematiche che affliggono la nostra epoca e che sono il cuore pulsante dell’esposizione milanese. Energia, produttività agricola, acqua e cibo: la chimica “alimenta il Pianeta” e lo fa utilizzando l’innovazione. Servono fonti alternative per rispondere al fabbisogno energetico globale che, secondo le previsioni, rad- doppierà a partire dal 2050. Servono sistemi di produzione agricola che siano in grado di rispondere alla crescente richiesta di cibo, sanando le derive provocate dalla fame che colpisce i Paesi più poveri. Servono strumenti capaci di aumentare la percentuale di acqua potabile, consentendo a tutta l’umanità di soddisfare in egual misura i propri bisogni idrici. Serve un controllo costante delle produzioni alimentari, garantendo la sicurezza e dunque la sopravvivenza, nel Nord così come nel Sud del Pianeta. La chimica può contribuire a tutto questo. Nell’ambito di Expo 2015, il Consiglio nazionale parteciperà ad una serie di incontri con rappresentanti dei diversi Paesi presenti alla manifestazione. Paesi che si trovano ad affrontare quotidianamente questo genere di problematiche, soprattutto nelle aree più povere. L’obiettivo è quello di dare, attraverso la chimica, un contributo nell’individuazione di soluzioni che possano essere valide nei diversi contesti del mondo. Abbiamo tutti gli strumenti per poterlo fare. Anche per questo Expo sarà certamente un’occasione unica e irripetibile. Spazio Ricerca Rubrica di ADRIANO FRANCESCANGELI* L’inquinamento da iprite a Bari durante l’ultimo conflitto RIASSUNTO: Il 2 dicembre del 1943, quando le sorti della guerra cominciavano a propendere per gli alleati, i nazisti bombardarono il porto di Bari dove erano segretamente state trasportate armi chimiche. La vicenda, a lungo insabbiata, oltre ad un’ importanza storica che va oltre i confini nazionali, può esser il punto di partenza per programmi educativi rivolti ai giovani di tematiche ambientali di grande attualità. ABSTRACT: On 2 December 1943, in a crucial moment of the Allies’ Italian campaign, the Nazi air force bombarded Bari harbour, where chemical weapons were secretly stored. Their existence was covered up for many years. The episode is not only of international historical importance but can be a useful starting point for educational programmes designed to make younger generations aware of current environmental issues. Parole chiave: Storia, Armi, Chimica, Educazione Key words: History, Weapons, Chemist, Education di NOMECOGNOME e NOMECOGNOME tante rallentamento nell’avanzata alleata lungo la penisola, permettendo ai tedeschi di prender fiato sul fronte italiano, senza dover ricorrere ad altri rifornimenti provenienti dalla Francia, a pochi mesi dall’imminente sbarco in Normandia. Ma come mai questa pagina di storia è stata sottaciuta? I motivi sono di carattere militare e dovuti alla volontà di nascondere l’utilizzo perverso che l’Uomo sa fare della Chimica. Tra le navi ni successivi al bombardamento, gli ospedali della città organizzati dagli alleati accolgono decine e decine di persone affette da inusuali ustioni e strani disturbi quali continui spasmi alle palpebre. A distanza di 4-5 giorni dal giorno dell’attacco, si cominciano a manifestare gravissimi problemi dell’apparato respiratorio. I medici degli ospedali intuiscono che nella tragica notte la popolazione è stata esposta ad un Fig.2 Le enormi nuvole di fumo, sature di iprite, la mattina del 3 dicembre Immagine tratta dal libro “Disastro a Bari”[1] Con questo articolo desidero porre all’attenzione dei lettori e colleghi chimici, la storia, ancora poco nota, di un gravissimo episodio di guerra chimica del secondo conflitto mondiale, verificatosi a Bari. Quanto di seguito riporto è tratto dal libro “Disastro a Bari La storia inedita del più grave episodio di guerra chimica nel secondo conflitto mondiale” [1] scritto dall’ex maggiore inglese Glenn B. Infield dell’U.S. Air Force. Ad oggi, il libro rappresenta la sola memoria di una storia avvolta dal segreto militari ma che, al di là dell’enorme rilevanza storica, permette alcune importanti considerazioni. Novembre 1943, la città di Bari, da pochi mesi, è eletta roccaforte delle forze alleate; il suo porto (fig.1), insieme a quello di Napoli, sono le porte di accesso per i rifornimenti di uomini e mezzi necessari per sostenere l’imminente battaglia di Anzio. In particolare, 36 ILCHIMICOITALIANO il porto di Bari, sotto la giurisdizione inglese, svolge un ruolo strategico per i rifornimenti destinati agli aeroporti militari di Foggia, base della 15° Air Force, fondamentale per l’ormai prossima guerra di Anzio, ma anche per le missioni oltralpe e nei Balcani. Ai tedeschi non è passata inosservata la frenetica attività dello scalo barese e, di fronte alla necessità di arginare l’avanzata alleata, decidono per un’incursione a sorpresa sul porto di Bari, al fine di tagliare i rifornimenti alleati. La decisione è presa nel Quartier Generale di Frascati, verso la fine di novembre, durante una riunione cui prendono parte il Feldmaresciallo Freiherr von Richthofen, comandante della seconda Luftflotte, il Maggiore Generale Dietrich Pelz, specialista della tecnica di bombardamento nonché grande favorito di Hither, e Werner Baumbach, Generale delle For- ze Aeree da bombardamento. Il 2 dicembre è il giorno propizio per l’incursione, non solo meteorologicamente. Il porto di Bari conta una trentina di navi cargo, molte delle quali addossate le une alle altre e cariche di armi, carburanti, medicine e attrezzature sanitarie. Inoltre, condizione favorevole della stazione portuale è la presenza di un oleodotto per il rapido scarico dei petroliferi, lungo uno dei moli. Alle 19.25 la Luftwaffe colpisce. Il successo dell’operazione tedesca è totale perché gli alleati da alcune settimane hanno abbassato la loro soglia di guardia ritenendo troppo ardito per i tedeschi l’attacco alla loro roccaforte pugliese. Da un punto di vista strettamente storico-militare, molti sostengono che la riuscita dell’operazione nazista su Bari abbia contribuito ad allungare la durata della seconda guerra mondiale. Essa determinò un imporAGOSTODUEMILAQUATTORDICI distrutte dai tedeschi c’è la statunitense John Harvey, che trasporta duemila bombe di iprite progettate dalla Chemical Warfare Service. Pur bandite dagli organismi internazionali, gli alleati stanno collocando in Italia armi chimiche onde evitare di esser colti impreparati dai nazisti, proprio nel caso di un’eventuale guerra chimica. La sera del 2 dicembre, a seguito del bombardamento (fig.2), le acque del porto di Bari si ricoprono di una miscela di nafta e iprite ed anche nell’aria si percepisce il caratteristico odore di aglio dato dall’iprite. Nel corso del bombardamento molti uomini tra militari e addetti alle operazioni di scarico cadono nel mare contaminato o ricevono schizzi di acqua mista a nafta e solfuro di 2,2’-diclorodietile. Altri ancora respirano iprite, tra questi, anche coloro che vivono nelle zone della città a ridosso del porto. Nelle ore e nei giorAGOSTODUEMILAQUATTORDICI agente chimico. Qualche superstite racconta di aver sentito un caratteristico odore di aglio e di mostarda durante i bombardamenti. Quest’ultimo elemento, insieme alle ustioni, suggeriscono ai medici l’ipotesi dell’esposizione all’iprite. Ufficialmente nel porto di Bari non sono presenti armi chimiche. Che siano stati i tedeschi ad adoperare armi chimiche? Si iniziano a registrare le prime misteriose ed improvvise morti di pazienti che da una parte presentano apatia, bassa pressione e battito del polso appena percettibile, dall’altra presentano ritmo cardiaco relativamente rapido, unito alla capacità di stare in piedi fino all’istante prima di morire. Le autorità statunitensi inviano a Bari il ventinovenne Tenente Colonnello Stewart F. Alexander, esperto in medicina applicata alla chimica di guerra. Il Colonnello Alexander è molto noto fra il personale militare dei corpi sanitari e chimici. Nonostante i soli 29 anni, Alexander, laureato presso la Columbia University, ha nel suo curriculum un periodo di ricerca, presso la Divisione ricerche mediche dell’arsenale di Edgewood (Maryland), proprio sugli effetti dell’iprite e di altri agenti tossici sull’organismo umano. In seguito, è al fianco del Generale Patton durante il periodo dell’invasione in Nord Africa, partecipa alla conferenza di Casablanca tra il Presidente Roosevelt ed il Primo Ministro Churchill ed è consulente medico per il settore della chimica di guerra presso il Quartier Generale di Eisenhower ad Algeri. Alexander, munito di un’autorizzazione di viaggio con priorità assoluta dello stesso Eisenhower, ma ignaro del carico della nave John Harvey, arriva a Bari da Algeri, sede del quartier generale delle forze alleate nel Mediterraneo, a bordo di un aereo da trasporto. Senza perder tempo, raccoglie testimonianze di medici e pazienti che visita in prima persona, esamina con cura le ustioni e intuisce che l’agente chimico responsabile dei danni alla salute è l’iprite alla quale la gente è stata esposta in maniera complessa. Molte delle persone che quella sera si trovavano nel porto di Bari si sono bagnati i vestiti di una miscela di nafta ed iprite, senza aver avuto poi la possibilità di lavarsi e cambiarsi per molte ore, ed inoltre, sono stati in maniera diversa esposti a vapori di iprite. Per cercare conferme ulteriori, Alexander subito invia campioni di tessuti umani negli Stati Uniti e, nel frattempo, dà disposizione perché le ustioni dei pazienti e i danni alle vie respiratorie siano curate in quanto causate da iprite. Alexander fa sopraluoghi nel porto, cerca e trova una relazione tra la disposizione delle navi nel porto barese e i punti i cui si trovavano gli uomini al momento dell’esplosione. Scrive e annota tutto. La collaborazione di Alexander con i medici dislocati nei vari ospedali di Bari dà qualche risultato utile ad alleviare le sofferenze dei centinaia di pazienti. Ma in molti casi è troppo tardi. La missione di Alexander si conclude quando, dopo alcuni giorni, nel corso delle operazioni di ripristino delle attività del porto si rinvengono nei fondali i resti di una bomba di iprite di produzione americana, ulteriore conferma delle analisi formulate dallo stesso Alexander. È tempo di scrivere i rapporti. Nelle settimane successive Alexander si scontra con molti capi alleati, tra questi il primo ministro inglese Churchill. Egli nega ostinatamente l’esistenza di iprite a 37 ILCHIMICOITALIANO Bari, consapevole che i nazisti ne avrebbero tratto vantaggio con propagande ad hoc e con l’adozione di chissà quali contromisure. Churchill ha anche la consapevolezza che il porto di Bari è sotto la giurisdizione inglese e che è responsabilità inglese la difesa del porto e di tutti i suoi carichi. Sono questi i motivi per cui, nonostante la sua rilevanza, il disastro di Bari è stato a lungo minimizzato e sono stati tenuti segreti i veri motivi del disastro. Negli anni successivi al conflitto, Alexander comprese che i composti di iprite sarebbero potuti esser interessanti per il trattamento di malattie neoplastiche del tessuto linfatico, per via della sua capacità di abbattere il numero dei globuli bianchi. Sulla base degli studi di Alexander la molecola d’iprite è stata a lungo al centro di ricerche mediche, che già da molti anni trovano la loro applicazione nell’uso della forma azotata dell’iprite. Nel 1988 Alexander ha ricevuto il riconoscimento “Surgeon General of the United States Army” [2] per il prezioso lavoro scientifico svolto a Bari. La vicenda di Bari trova collocazione in una rivista di chimica non solo per- ché si tratta di un episodio di guerra chimica del secondo conflitto mondiale, ma anche perché offre un eclatante esempio di “dual use” in chimica: una stessa molecola può svolgere un’azione negativa in un contesto e positiva in un altro. Per merito di Alexander l’iprite, molecola mortale, assume un ruolo nella cura dei tumori, a conferma che non esiste una Chimica buona ed una Chimica cattiva, è solo funzione dell’uso che ne fa l’Uomo. Questa storia è però anche la corretta e forse più appropriata introduzione ad una problematica ambien- tale estremamente spinosa, che meriterebbe una più profonda trattazione: la presenza di bombe chimiche nei fondali dell’Adriatico centro-meridionale [3-8]. A partire dalla seconda guerra mondiale, molte nazioni impegnate in operazioni militari lungo l’Adriatico, si sono disfatte dei loro arsenali proprio nel nostro mare. Come è noto, nel tempo le bombe seppur integre rilasciano il loro contenuto letale portando conseguenze genetiche sulla flora e la fauna marina [7-8]. I risvolti sociali, morali, scientifici ed ambientali della vicenda del 2 di- cembre e il personaggio del giovane ricercatore Alexander possono certamente trovare collocazione in programmi educativi e formativi di ragazzi di tutte le età. BIBLIOGRAFIA [1] Infield Glenn B. – “Disastro a Bari La storia inedita del più grave episodio di guerra chimica nel secondo conflitto mondiale” - Adda Editore; english version: Disaster at Bari, Toronto: Bantam. ISBN 0-553-27403-1, (1988) [2] “Tucson senior helps retired doctor receive mi- litary honor”. Mojave Daily Miner. Associated Press. May 20, 1988. p. B8 [3] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/11/16/ via-le-bombe-dall-adriatico.html [4] http://www.repubblica.it/online/fatti/ adria/adria/adria.html [5] http://cerca. unita.it/ARCHIVE/xml/65000/61703. xml [6] http://oggiscienza.wordpress. com/2012/03/05/litalia-delle-armi-chimiche/ [7] http://www.velenidistato. it/2011/05/molfetta-1/ [8] http://www. biologiamarina.eu/Residui%20Chimici. html Fig.1 Veduta aerea del porto di Bari a poche ore dall’incursione del 2 dicembre 1943 Immagine tratta dal libro “Disastro a Bari”[1] 38 ILCHIMICOITALIANO AGOSTODUEMILAQUATTORDICI AGOSTODUEMILAQUATTORDICI 39 ILCHIMICOITALIANO Rubrica a cura della REDAZIONE Basta morti bianche Il Consiglio Nazionale dei Chimici, dopo l’ultimo caso di cronaca, ad Adria, ha richiamato l’attenzione delle istituzioni al tema: “Troppo spesso c’è una scarsa conoscenza della pericolosità dei prodotti trattati. Chiediamo accorgimenti che promuovono la presenza di professionisti capaci di prevenire e gestire il pericolo” Sono 503 dall’inizio dell’anno. Tutte persone che sul posto di lavoro, quel posto di lavoro che dà dignità all’uomo e gli permette di vivere e far vivere, hanno perduto la propria vita. Le chiamano morti bianche. Il triste elenco è tenuto dall’Osservatorio indipendente di Bologna Morti sul Lavoro che, dal 2008, cerca di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica a questa emergenza nazionale, ma che, oggi, ha deciso di chiudere i battenti, come forma di protesta di fronte “all’indifferenza della politica e della classe dirigente”. Uno degli ultimi casi di morti sul lavoro, di cui hanno parlato i media di tutto il Paese, è accaduto ad Adria: una fuga di acido solforico ha ucciso quattro operai. E, pochi giorni prima, un serbatoio in uno stabilimento chimico di Cagliari è esploso, senza far vittime. Ma la questione non è il mero conteggio delle persone che muoiono, è piuttosto il capire come porre rimedio a quella che è una delle storie più nere e tristi d’Italia. Per questo i chimici sono tornati sul tema. E lo hanno fatto a gran voce, denunciando una negligenza inacettabile: “La nostra categoria ha più volte richiamato l’attenzione delle istituzioni su questo tema, chiedendo maggiori controlli e più garanzie per chi opera in questo settore – ha detto Armando Zingales, Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici – ma non ci hanno mai ascoltati. Non possiamo pensare di essere un Paese all’avanguardia e competitivo, se i nostri operai continuano a morire di lavoro”. La situazione è fuori controllo e necessita interventi efficaci subito. “La chimica gestita da chi non la conosce è pericolosa – ha continuato Zingales – per questo è 40 ILCHIMICOITALIANO necessario che le aziende abbiano personale preparato e qualificato oltre a dei controlli efficaci e costanti. I chimici italiani ormai da decenni affermano che senza chimica non c’è sviluppo, ma che senza il controllo della chimica c’è il disastro. Troppo spesso c’è una scarsa conoscenza della pericolosità dei prodotti trattati oltreché, ad esempio, della possibile formazione di sostanze altamente pericolose in seguito ad attività di ordinaria manutenzione e pulizia”. Per questo proprio il CNC, fin dalle ore immediatamente successive al disastro di Adria, ha iniziato a lavorare ad una proposta di emendamento al Decreto Legislativo in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare attenzione alla questione del rischio chimico. “Chiediamo alle autorità competenti una serie di accorgimenti che promuovano la presenza costante di professionisti preparati, iscritti agli Albi di competenza, capaci di prevenire e gestire eventuali situazioni di pericolo, impartendo le necessarie disposizioni per la cessazione del rischio e accertandone l’efficacia. Come Consiglio Nazionale – ha concluso il presidente Zingales - siamo a completa disposizione delle istituzioni per mettere al loro servizio le nostre conoscenze e per promuovere la formazione di queste figure attraverso l’acquisizione di standard minimi che le rendano adeguatamente competenti”. Una sfida, un dovere morale per tutti. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI SIAM è un’azienda che ha sviluppato un software - Chemeter - per la generazione di schede dati di sicurezza (SDS), etichette e documenti di trasporto in accordo alle legislazioni europee. La nostra visione e il nostro impegno è di assicurare che tutte le aziende, non solo chimiche, siano conformi ai regolamenti REACH, CLP, GHS, ecc. SIAM offre ai propri clienti un PUBBLICITÀ supporto con accuratezza di dati, qualità e servizi integrati. I principali servizi includono dati scientifici e regolatori integrati nei sistemi sviluppati per la redazione, distribuzione e gestione di SDS, etichette e documenti di trasporto. SIAM è presente sul territorio internazionale grazie ad un rete professionale ben distribuita. I prodotti forniti da Siam sono: Chemeter®, per la generazione di SDS, etichette e documenti di trasporto; ®SDSArea, per gestire automaticamente la distribuzione delle SDS a tutti i clienti; ® Chemeter Cloud, per la generazione on line di SDS, etichette e documenti di trasporto. Web site www.siam-it.net Tel. +39 333 61 79 839 Persona di contatto Veronica Cirillo Email [email protected] EuCheMS EuCheMS di REINERSALZER, [email protected] NINETAMAJCEN, [email protected] Employment survey 2013 successfully completed Close to 4500 chemists and chemical engineers responded to the first issue of the European employment survey. The participating EuCheMS member societies covered more than 90 percent of the EuCheMS membership. The questionnaire was offered in 24 European languages. Four of them have not been used: interestingly, a number of colleagues preferred to respond in English instead of their native language. 86 percent of all responders work in their native country. 60 percent of all responders were female. All stored responses cover a data matrix of the size of ca. 4500 x 230. Even though not all responders completed all questions, the detailed evaluation of the submitted information is a great challenge and will require some time. However, several sections of the questionnaire could be analyzed in depth in initial work. Here we publish the first preliminary results of the European employment survey. The median age of the responders is around 30 years. The youngest responders are aged 20. The most experienced responder is a lady from Slovenia aged 87 years. Pensioners submitted two percent of all responses, students five percent. Only three percent of all responders were not employed or seeking employment. The overwhelming contribution (90 percent of all responses) came from employed colleagues who are either full-time or parttime employed. Let’s now take a closer look at the responses from employed colleagues and investigate their employment status: 85 percent have a permanent contract, only 15 percent a temporary contract. Of those with a permanent contract, 96 percent work full-time and 4 percent part-time. Of those with a temporary contract, 80 percent work full-time and 20 percent part-time. The gender distribution of those with a 44 ILCHIMICOITALIANO First results of the employment survey: 85 percent of the responders have a permanent contract, 67 percent of the employees who work part-time are female. (photo: BASF SE) permanent contract is in accord with conventional expectations: 65 percent of the employees working full-time are males, 67 percent of the employees working parttime are female. In case of temporary contracts, females and males participate equally both for full-time and for part-time contracts. The survey was commissioned by the Joint Research Centre of the European Commission and executed by the European Chemistry Thematic Network Association (ECTN). It was supported by EuCheMS, the European Chemical Industry Council (Cefic) and the European Chemistry and Chemical Engineering Education Network (EC2E2N). EuCheMS and the JRC discussed joint activities New President of the Finnish Chemical Society David Cole-Hamilton, EuCheMS Vice-President and PresidentElect, Nineta Majcen, EuCheMS Secretary General, and Tomaso Munari, EuCheMS expert for chemicals, visited the Joint Research Centre (JRC) of the European Commission at its premises in Ispra, Italy, on 26 May 2014. The meeting was organised to present the respective work programmes and activities, exchange views, identify areas of common interest and pave the way for cooperation with respect to the EU 2020 targets on competitiveness, innovation, health, safety and environment. The meeting was opened by Krzysztof Maruszewski, Director of the Institute for Health and Consumer Protection, followed by a presentation of his institute. Likewise, Maria Betti, Director of the Institute for Environment and Sustainability, presented activities of her institute. The afternoon discussion gave further insight into possible areas of cooperation, covering a wide range of topics, from energy related to environmental issues, from chemicals to skills, employability, mobility and education. Both parties agreed to continue discussion on selected topics. The next joint activity is planned for the autumn of this year. One of the topics will be a roundtable on the employability survey commissioned by the JRC (see left) and involving the European Chemistry Thematic Network Association as coordinator as well as EuCheMS. The meeting in Ispra was a followup action triggered at a previous meeting in Brussels at the JRC Headquarters in March, where the participants were Vladimir Šucha, Director General JRC, Elke Anklam, Director of the Institute for Reference Materials and Measurements, Ulrich Schubert, EuCheMS President, Francesco De Angelis, EuCheMS Treasurer and ECTN President, and Nineta Majcen. Šucha had emphasized the importance of collaboration between the JRC and the European chemical science community in order to intensify the science-policy interface. Kimmo Himberg has been elected as President of the Finnish Chemical Society for the term 2014 to 2016. Himberg holds a PhD in analytical chemistry from the University of Helsinki. In the 1980s he worked for the VTT Technical Research Centre of Finland. Over the next two decades he was the Director of the National Bureau of Investigation Forensic Laboratory. He is currently an adjunct professor in laboratory quality management at the University of Helsinki and has served in various expert roles for the Council of Europe, Interpol, the United Nations Office on Drugs and Crime and the European Police College. He was a founding member of the European Network of Forensic Science Institutes and served as its Chairman in 1999 to 2000 and 2003 to 2005. He has been the Rector of the Police University College of Finland since 2011. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI EuCheMS at Expo 2015 EuCheMS and Consiglio Nazionale dei Chimici (CNC) join forces for the Expo 2015 in Milan, Italy, and have signed a Memorandum of Understanding to that effect. The main theme of the Expo will be “Feeding the Planet, Energy for Life”. EuCheMS and CNC believe that the Expo 2015 will provide a big opportunity for the promotion of chemical sciences and their impact on society. It will also provide a forum of exchange between scientists and general public. Topics will be: providing the world with food and energy, energy storage, renewable energy, new materials, status of European soils, remediation of contaminated ecosystems, food quality and chemical contaminants, biobased feedstock and availability of clean water at world level. Ulrich Schubert, EuCheMS President, and Sergio Facchetti, CNC, have signed a Memorandum. AGOSTODUEMILAQUATTORDICI The EuCheMS Executive Board The EuCheMS Newsletter introduces the EuCheMS Executive Board members. This issue goes on with Ivanka Popovic (Serbia) and Eckart Rühl (Germany). Ivanka Popovic is currently Vice-Rector for Research at the University of Belgrade. She is a professor at the Faculty of Technology and Metallurgy involved in polymer science and engineering. She was the first female dean of the faculty (2006 to 2012). She was also the first female president of the Serbian Chemical Society (2009 to 2013). She co-chaired Euroanalysis 16 with Slavica Ražic in Belgrade in 2011. Popovic initiated and promoted the monograph “First Female Chemists in Serbia”, authored by Ljiljana Ristic, in the International Year of Chemistry 2011. She is committed to sustainable development and was one of the founders of the Serbian Center for Cleaner Production in 2007 supported by the United Nations Industrial Development Organization. She is devoted to the promotion of chemistry among school children, especially in the field of recycling. Ivanka Popovic is honored to have been elected the first Executive Board member from Serbia and is looking forward to contributing to the better understanding of the needs of smaller societies within EuCheMS. Eckart Rühl studied chemistry and received his doctoral degree (1987) in physical chemistry from the Freie Universität (FU) Berlin, Germany. After several post-doctoral positions in France, United Kingdom, Canada and USA he received his habilitation in physical chemistry from FU Berlin in 1993. He became a professor of physics in 1995 at the University of Mainz and moved in 1996 to the University of Osnabrück for a chair for experimental physics with emphasis on environmental physics. From 2002 to 2006 he held a chair for physical chemistry at the University of Würzburg and then moved in 2006 to his present position as a professor of physical chemistry at the FU Berlin. His current research interests cover: size effects of matter; uptake of drugs, drug carriers and nanoparticles into skin; ultrafast dynamic processes; development and use of novel methods for spectroscopy and spectromicroscopy. He headed the EuCheMS Physical Chemistry Working Party from 2009 to 2011 and since 2011 is the head of the EuCheMS Physical Chemistry Division. POLICY NEWS EuCheMS responded to public consultations Recently, EuCheMS participated in the European Union decision-making process by responding to several public consultations. EuCheMS and the European Chemistry Thematic Network (ECTN) jointly responded to the public consultation on a “European area of skills and qualifications”. The European Commission launched this consultation to collect the views of stakeholders and individuals. In EuCheMS’ response, a special focus was put on the Chemistry Eurolabel as a quality standard, the register of European Chemist, the adoption of the franchising model for accreditation and the evolution of the communication system. Moreover, the response focused on the role of small and medium enterprises (SME), especially concerning entrepreneurial skills and quality assurance. In its response to a public consultation on “progress towards the 2020 energy efficiency objective and a 2030 energy efficiency policy framework” EuCheMS highlighted the most promising technology solutions that help deliver energy savings, such as cheaper and better insulating materials, high performance catalysis and next generation fuels, recycling technologies and the use of nanotechnology. EuCheMS based its contribution 45 ILCHIMICOITALIANO EuCheMS EuCheMS di ANNIKAGRANDISON, [email protected] European schools compete for top of the Bench title The Top of the Bench competition is one of the Royal Society of Chemistry’s longeststanding activities to enthuse and excite children with chemistry. Together with its members the RSC has been running it for more than 20 years. This year, for the first time, the competition became a truly European event. In addition to the 28 regional competition heats organised by RSC Local Sections across the UK, the Belgium Local Section held the first ever European qualifier. Two teams of four 13- to The Top of the Bench competition of the RSC excites children with chemistry. 16-year-old students from the St George’s International School Luxembourg competed against ten teams from seven schools in Belgium for a place in the Top of the Bench Final in Loughborough, United Kingdom, on 29 March 2014. After a short written exam that tested the students’ individual chemical knowledge and data-interpretation skills and a practical chemistry team-exercise based on preparing a detergent from saponin (a component of horse chestnuts) one of the teams from the British School Brussels emerged as European heat winners. Although the team from Brussels lost to the winning team from Ardingly College in the final, their teacher Jane Downing describes how taking part in the Top of the Bench competition was a success: “Throughout the journey the students chattered non-stop about their chemistry, each trying to help the other revise the hardest topics.” The next round of the competition will start in the autumn. If you know a school that might be interested in attending the local heat in Belgium or would like to find out more about the competition, visit the website http://rsc.li/totb. on its Roadmap “Chemistry: developing solutions in a changing world”. The aim of this public consultation was to seek the opinions of all stakeholders on the issues related to energy efficiency policies and measures for 2020 and 2030. Furthermore, EuCheMS responded to the public consultation on introducing the European Professional Card (EPC) for nurses, doctors, pharmacists, physiotherapists, engineers, mountain guides and real estate agents, and demanded the introduction of the EPC for chemists. The consultation was aimed at collecting the views of the concerned professions in order to see if the EPC is an appropriate tool and what impact it has on EU countries. Nevertheless, it was open also for non-regulated professions and EuCheMS used this possibility. www.euchems.eu/publications/policy-positions New EuCheMS Constitution General Assembly 2014 Events 2014 Events 2015 In October 2013, the EuCheMS General Assembly approved a new Constitution, for which the approval procedure at the Belgium authorities is currently in progress. On 28 March 2014, an Extraordinary General Assembly took place at the notary office in Brussels and the new Constitution was accepted. The new Constitution will come into force once it is published in the Official Belgian Gazette. Sofia Minero, Nineta Majcen [email protected] The next EuCheMS General Assembly will be held on 23 and 24 October 2014 in Torun, Poland. Online registration, detailed programme and other information is now available at www.euchems.eu/ about/general-assembly. 31 August – 4 September 2014 Istanbul, Turkey 5th EuCheMS Chemistry Congress www. euchems-istanbul2014.org 7 – 10 September 2014, Prague, Czech Republic 22nd Conference on Isoprenoids www.vscht.cz/lam/isoprenoids/Isoprenoids.htm 7 – 11 September 2014, Lisbon, Portugal EFMC-ISMC 2014 – 23rd International Symposium on Medicinal Chemistry 11 – 12 September 2014, Vukovar, Croatia 15th Ruzicka Days www.ptfos.unios.hr/ ruzicka/2014/en 21 – 25 September 2014, Ischia, Italy Ischia Advanced School of Organic Chemistry www.iasoc.it/home 5 – 09 July 2015, Bratislava, Slovakia 21st European Conference on Organometallic Chemistry, www.eucomcxxi.eu 23 – 26 August 2015, Vienna, Austria 15th European Conference on Solid State Chemistry 22 – 25 September 2015, Leipzig, Germany 15th EuCheMS International Conference on Chemistry and the Environment www.icce2015.org 20 – 24 September 2015, Kalamata, Greece 9th International Conference on Instrumental Methods of Analysis-Modern Trends and Applications www.ima2015.teikal.gr9th International Conference on Instrumental Methods of Analysis-Modern Trends and Applications www.ima2015.teikal.gr SCF awards also honour British and Italian colleagues The awards ceremony of the Société Chimique de France (SCF) is firmly rooted in the culture of the French chemists’ network. Its fifth edition took place at Montpellier on 4 June 2014. Steven V. Ley (FrenchBritish Award) fascinated us with the prowess of microreactors in complex molecular synthesis; Anny Jutand (Joseph-Achille Le Bel Prize) convinced us that a rigorous approach to reaction mechanisms favours the design of new reactions, and Joël Moreau (Joseph-Achille Le Bel Prize) demonstrated that transdisciplinary crossings in molecular chemistry open many potential applications. Roberta Sessoli (French-Italian Award) brought us to discover magnetic chirality after molecular magnets. Pierre Braunstein (Pierre Süe Prize) showed that a fortuitous result opened innovative research paths. Marie-Claude Vitorge marie-claude.vitorge@ societechimiquedefrance.fr Report on energy storage The Scientific and Technologic Option Assessment (STOA) of the European Parliament published the final report of the EuCheMS-STOA workshop on “The energy storage challenge: which contribution from chemical sciences?”. www.euchems.eu/publications/reports 46 ILCHIMICOITALIANO Gilberte Chambaud (SCF Vice-President and coordinator of SCF awards), Steven V. Ley, Roberta Sessoli, Pierre Braunstein, Joël Moreau, Olivier Homolle (SCF President) and Anny Jutand. (photo: SCF/S. Bléneau-Serdel). AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Annual Report 2013 The first edition of the EuCheMS yearbook was launched recently. “In addition to reporting what EuCheMS did in the past year and what projects are ongoing, it is also supposed to be an up-to-date reference on contact persons both in the EuCheMS bodies and the member societies,” says Ulrich Schubert, EuCheMS President, in his editorial. EuCheMS would appreciate getting much feedback, including criticism, on whether the yearbook is a useful source of information. kjs www.euchems.eu/publications/ reports Executive Board meeting Members of the EuCheMS Executive Board met on 20 June 2014 in the GDCh headquarters in Frankfurt, Germany. Main topics discussed were the creation of a Regulatory Committee, the EuCheMS Chemistry Congress in Istanbul and the following one in Sevilla, Spain, as well as an update on financial matters. In addition, the winners of the EuCheMS Award for Service and the EuCheMS Lecture Award were determined. How to stay in contact with EuCheMS Twitter: https://twitter.com/EuCheMS Facebook: http://goo.gl/7skZ8W Website: www.euchems.eu AGOSTODUEMILAQUATTORDICI Ten years SusChem SusChem, the European Technology Platform for Sustainable Chemistry, celebrates its 10th anniversary this year. The 12th SusChem Stakeholder Event held on 11 and 12 June in Brussels set an appropriate frame for this event. About 250 registered participants discussed topics such as innovation in the European Union, the new SusChem Strategic Innovation and Research Agenda and innovation opportunities through combined funding. In his address, Klaus Sommer, Chairman of the SusChem board, stressed that SusChem has played a major role in setting up the contractual public-private partnership “Sustainable Process Industry through Resource and Energy Efficiency” (Spire). Today, however, SusChem needs to be even more proactive about com- From left: Hans-Georg Weinig, Nelo Emerenza and Alexis Bazzanella in Brussels. (photo: T. Reynolds) municating the benefits of sustainable chemistry and its impact for society. “The chemical industry represents some eleven percent of all the economy in Europe – essentially nothing works without chemistry,” Sommer said. The Stakeholder Event was directly followed by a Brokerage Session where the participants presented current project ideas Hans-Georg Weinig, h.weinig@gdch. de www.suschem.org EuCheMS Newsletter Newsletter coordinator: Karin J. Schmitz Please send all correspondence and manuscripts to [email protected] Editors: Wolfram Koch (responsible), Karin J. Schmitz, Uta Neubauer, Frankfurt am Main Advisory board: Wolfram Koch (Chair, Germany), Luis Oro (Spain), Giovanni Natile (Italy), Nineta Majcen (EuCheMS Secretariat), Ulrich Schubert (Austria), Marie-Claude Vitorge (France), Paola Turano (Italy), Viktor Milata (Slovakia). Layout: Jürgen Bugler, Frankfurt am Main Production: Nachrichten aus der Chemie Publisher: Gesellschaft Deutscher Chemiker on behalf of EuCheMS Postfach 900440 D-60444 Frankfurt am Main EuCheMS General Secretary: Nineta Majcen, Rue du Trône, 62 1050 Brussels, Belgium [email protected] www.euchems.eu EuCheMS is registered as “Association internationale sans but lucratif” (AISBL, international non-profit association), AISBL-Registered office: Rue du Trône, 62, 1050 Brussels, Belgium 47 ILCHIMICOITALIANO Contro-copertina » “L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo” Nelson Mandela 48 ILCHIMICOITALIANO AGOSTODUEMILAQUATTORDICI