Piano Formativo Regionale - Innovazioni nel

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Piano Formativo Regionale - Innovazioni nel
ALLEGATO B
PIANO FORMATIVO cod____ 1
SVILUPPO TERRITORIALE
MEZZOGIORNO
TITOLO “INNOVAZIONI NEL SISTEMA MODA”
REGIONE PUGLIA
Di seguito si fornisce uno schema con le indicazioni di massima dei principali contenuti e caratteristiche cui le Parti Sociali possono attenersi nella predisposizione del
Piano Formativo.
Il Piano Formativo sarà allegato al/i Progetto/i di Formazione presentati nell’ambito dello stesso Piano
CARATTERISTICHE DEL PIANO FORMATIVO
Ambito di
riferimento e
tipologia
dell’intervento
Settore/i
produttivo/i
Territorio/i
1
; Aziendale
; Individuale
;
Interaziendale
;
Territoriale
;
Distrettuale
;
Filiera
; Settoriale
; Intersettoriale
Il Piano formativo è rivolto ad imprese del “sistema moda” Pugliese e, quindi, ai seguenti settori:
ƒ
tessile
ƒ
abbigliamento
ƒ
calzaturiero
Regione Puglia
Da compilarsi a cura di FONDARTIGIANATO
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 1 ALLEGATO B
Gli interventi previsti nel Piano hanno finalità preventive e curative in quanto da un lato contribuiscono ad accrescere la
competitività delle aziende dei settori sopraindicati nel territorio di riferimento (Regione Puglia), prevenendo eventuali situazioni
di crisi e preparandole ad affrontare il mercato estero (finalità preventiva), dall’altro sono orientate a contribuire al
superamento di situazioni di crisi e a riqualificare i lavoratori, soprattutto quelli a maggiore rischio di fuoriuscita dal mercato del
lavoro (finalità curativa).
Le azioni previste dal Piano hanno, dunque, priorità, orientamenti ed obiettivi specifici, di seguito elencati.
Priorità
ƒ sostenere i processi di innovazione organizzativa e di prodotto;
ƒ promuovere azioni per la occupabilità;
ƒ creare e/o implementare le competenze distintive per lo sviluppo dei territori;
ƒ potenziare la professionalità e le competenze tecnico-professionali ai fini di migliorare ed accrescere le prestazioni in
termini di efficacia ed efficienza.
Priorità
Orientamenti
Obiettivi specifici
Orientamenti
Nel panorama produttivo e lavorativo attuale, il livello di competenze e conoscenze possedute, nonché il modo in cui le stesse
vengono agite, condivise ed aggiornate, é uno dei principali fattori di successo per l’impresa e una garanzia di occupabilità per i
lavoratori.
In questo quadro il Piano Formativo rappresenta uno strumento determinante che individua lo scenario di riferimento e le azioni
condivise per dare risposte efficaci nella direzione di:
ƒ sostenere e diffondere la cultura della formazione continua, particolarmente nelle piccole e nelle microimprese;
ƒ rafforzare e mettere a sistema le reti di collaborazione tra le aziende per lo sviluppo formativo delle risorse umane,
nell’ottica dello sviluppo economico, produttivo e sociale dei territori della Puglia;
ƒ rafforzare il sistema delle competenze e la competitività delle imprese in funzione dello sviluppo dei
territori, dei settori e degli specifici contesti produttivi della Puglia. Ciò anche alla luce delle politiche e
delle azioni poste in essere, in presenza di andamenti congiunturali negativi, a sostegno e difesa della
capacità economica e produttiva dei contesti locali e della relativa occupazione;
ƒ offrire opportunità formative in ambito lavorativo, che favoriscano la valorizzazione del capitale umano, con
priorità alla formazione professionalizzante;
ƒ favorire l’ampliamento della base dei beneficiari e degli utenti coinvolti nella formazione;
ƒ favorire la messa a disposizione di imprese e lavoratori delle competenze ed esperienze formative utili a
rispondere al fabbisogno formativo e alla realizzazione degli obiettivi declinati nel Piano e nel Progetto di
riferimento;
ƒ realizzare modelli di riferimento condivisi di approccio metodologico, strumentale e di contenuti, per la diffusione di
buone prassi;
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sperimentare e rendere disponibile un modello di dichiarazione delle competenze acquisite durante l’esperienza
formativa e spendibili sul mercato del lavoro regionale e interregionale;
favorire la predisposizione e realizzazione di interventi di formazione continua che, impiegando contestualmente sia i
contributi del Fondo che le risorse individuate e rese disponibili dai soggetti pubblici e/o privati a livello regionale,
integrino la platea dei destinatari creando più solide opportunità di crescita per il sistema “impresa”.
Obiettivi
ƒ Migliorare il sistema delle capacità e competenze nonché della competitività delle imprese, soprattutto in funzione degli
aspetti negativi salienti dovuti principalmente alla crisi congiunturale che ha colpito particolarmente il settore moda;
ƒ valorizzare il capitale umano offrendo opportunità formative professionalizzanti;
ƒ realizzare uno o più modelli di riferimento in grado di offrire un approccio condiviso per strumenti, contenuti e
soprattutto metodologia in grado di essere replicato anche in funzione delle diverse specificità della formazione
professionale nel Sistema Moda;
ƒ rendere disponibile un modello di dichiarazioni delle competenze acquisite e spendibili sul mercato del lavoro, regionale
e interregionale.
Obiettivi trasversali:
ƒ l’attuazione del complesso delle norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro;
ƒ il rispetto del principio delle pari opportunità;
ƒ l’attuazione del complesso delle norme in materia di tutela dell’ambiente.
Finalità
Validità e
durata Piano
; Competitività di Sistema ; Sviluppo Locale ; Competitività di impresa ; Qualità prodotto/processo
ƒ
; Innovazioni
a valere sull’insieme delle scadenze dell’Invito: 1/2009
ACCORDI DI PROGRAMMA E/O PROGRAMMAZIONE INTEGRATA TRA PARTI SOCIALI E ISTITUZIONI OVVERO SOGGETTI PUBBLICI E/O PRIVATI
Eventuale
REGIONALI E/O PROVINCIALI: (Descrivere brevemente le caratteristiche della integrazione degli interventi)
Interazione/Integr
azione con altri
Il presente Piano è in linea con il nuovo Programma Operativo 2007-2013 adottato dalla Regione Puglia. Tale
interventi di
Programma, volto a promuovere lo sviluppo, la piena occupazione, la qualità del lavoro, l’adattabilità dei lavoratori e delle
formazione ed
imprese pubbliche e private, intende attuare una serie di interventi che si inquadrano nei seguenti obiettivi specifici:
altre fonti di
ƒ Accrescere l’adattabilità dei lavoratori, delle imprese e degli imprenditori, al fine di migliorare l’anticipazione dei
finanziamento
cambiamenti economici;
ƒ Potenziare il capitale umano, migliorando il sistema di istruzione, formazione e lavoro, con particolare attenzione
all’esigenza di ridurre l’abbandono scolastico e le disparità di genere e all’opportunità di promuovere la ricerca e
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Risorse
necessarie
per gli
interventi
previsti
l’innovazione;
Migliorare l’accesso all’occupazione e l’inserimento sostenibile nel mercato del lavoro, prevenire la disoccupazione,
sostenere il lavoro autonomo e l’avvio di imprese;
Potenziare l’inclusione sociale delle persone svantaggiate e combattere ogni forma di discriminazione nel mercato del
lavoro;
Promuovere partenariati, patti ed iniziative a livello transnazionale, nazionale, regionale e locale, volti a realizzare
riforme nei settori dell’occupazione e dell’integrazione nel mercato del lavoro;
Rafforzare l’efficacia e l’efficienza delle pubbliche amministrazioni;
Rafforzare la capacità istituzionale e l’efficienza delle parti sociali e delle ONG, soprattutto nei settori economico,
occupazionale, dell’istruzione, sociale, ambientale e giudiziario;
Rafforzare la ricerca, la diffusione dell'innovazione, lo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione
(TIC) nell'amministrazione pubblica come anche nelle piccole e medie imprese (PMI) e nelle micro imprese al fine di
attuare interventi di ricerca industriale in stretta collaborazione con le PMI, le università e i centri di ricerca per lo
sviluppo e la diffusione di tecnologie aventi un impatto positivo sull'ambiente, sul rafforzamento delle zone produttive
d'interesse regionale, sulla crescita e la promozione dell'occupazione.
(specificando eventuali fonti di finanziamento diverse dal Fondo) Euro ……………/…………………
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Descrizione contesto e sua evoluzione
Il settore della moda in Puglia è tra i più rilevanti a livello regionale per il numero di addetti e fatturato. Il settore include il
comparto del tessile-abbigliamento e le calzature. Secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia (2008) il valore aggiunto del
settore moda, ossia la ricchezza prodotta, è stata di circa 1 miliardo di euro, ossia il 15% del totale manifatturiero. Nei seguenti
paragrafi si descrive in dettaglio le caratteristiche e i segmenti di mercato di ciascun comparto.
Sociale
Economico
Produttivo
Il sistema del tessile-abbigliamento-calzature è un settore tradizionale, un settore storico della produzione industriale, che
offre un esempio quanto mai efficace dei cambiamenti che sono intervenuti nel contesto economico, sociale e produttivo.
Occorre anche sottolineare che non sono più netti nemmeno i confini tra i diversi settori della stessa industria e questo dal
punto di vista delle competenze tecnologiche, richiede un rapido e continuo aggiornamento e relazioni esterne più strette
rispetto al passato, con operazioni commerciali più veloci e complesse.
L’industria italiana del tessile/abbigliamento/calzature detiene la leadership mondiale del settore. La “mission” del sistema moda
italiano risiede nell’offerta di prodotti originali, altamente distintivi e nel contempo rispondenti al gusto e alle aspettative del
consumatore.
La maggior parte delle aziende pugliesi oggi è focalizzata sulla parte squisitamente produttiva, mentre poche sono le aziende
che operano con marchi propri, seppure in alcuni casi con storie di successo.
Nel suo complesso, il settore costituisce, infatti, una realtà di rilievo nell’economia della Puglia, specie per via dell’ampiezza del
relativo tessuto produttivo che evidenzia quasi 7.000 unità locali attive. Nello scenario nazionale del settore moda, la Puglia si
colloca come quinta regione italiana per numero di imprese attive nel comparto tessile-abbigliamento-calzature, mentre tra le
regioni meridionali conquista la leadership, al pari della Campania.
TESSILE ABBIGLIAMENTO
La Puglia è la prima regione meridionale, sia per numero di imprese attive nel comparto tessile-abbigliamento (circa 7.000) sia
per numero di addetti (circa 38.000). La specializzazione riguarda prevalentemente il comparto della confezione di articoli di
abbigliamento e maglieria , compresi i servizi produttivi di subfornitura (taglio, cucitura, confezione, stiro, ecc.), mentre è poco
presente il comparto del tessile (produzione di filati e tessuti solo il2% delle aziende complessive).
In particolare, le attività prevalenti in Puglia riguardano:
- Abbigliamento da uomo: abiti, capispalla e camicie
- Abbigliamento per bimbo e bambino (total look)
- Intimo
- Maglieria esterna
- Abiti da Sposa e da Cerimonia
- Jeans
- Calzetteria
- Cravatte
Si stima che 65% della produzione italiana di abbigliamento per bambino viene dalla provincia di Bari, dove si concentra anche il
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60-70% della produzione italiana made in Italy di abiti da sposa. Anche nelle aziende di dimensioni ridotte è presente un
consistente patrimonio di know-how legato ai rapporti con importanti griffe del Nord Italia ed estere.
La concentrazione più rilevante di imprese specializzate nella produzione di tessile - abbigliamento si possono identificare in tre
poli, individuati dall’ISTAT:
- polo produttivo dei Trulli (sud-barese)
- polo produttivo della Conca Nord barese (nuova Provincia Barletta-Andria-Trani)
- polo produttivo dell’area Salentina (provincia di Lecce)
L’area del sud barese/Trulli (comuni di Putignano, Locorotondo, Castellana Grotte, Martina Franca (TA), Noci ed Alberobello)
è caratterizzata per la produzione di prodotti di alta qualità commercializzati con marchi aziendali, con griffe in licenza o
importanti marchi di aziende del Nord Italia. Vi è la netta prevalenza di tre comparti: il vestiario esterno (in prevalenza
capispalla e camicie), l’abbigliamento per bambino (total look), la produzione di abiti da sposa e da cerimonia.
Il polo produttivo della Conca Nord barese (nuova Provincia Barletta-Andria-Trani) caratterizzata, in passato, dalla
presenza di imprese contoterziste e façoniste rivolte alla produzione di maglieria esterna, biancheria e maglieria intima,
abbigliamento sportivo e per il tempo libero, felpe/pigiameria collegate sia ad imprese del medesimo territorio, sia ad imprese
dislocate fuori della regione, ha visto emergere affianco a queste produzioni tradizionali recentemente con grande successo
aziende specializzate in abbigliamento casual che stanno puntando ad affermare un propri marchi rivolti al mercato giovanile.
Il settore è localizzato presso le aree di Bari, Bitonto, Andria, Corato, Minervino, Ruvo, Terlizzi, Trani, Barletta, Bisceglie,
Spinazzola, Gravina, con estensione al territorio di Melfi in Basilicata; ed è specializzato prevalentemente nella produzione di
abbigliamento di intimo e maglieria.
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Nell’area salentina prevale la produzione di abbigliamento casual (jeans), di calze, camicie, cravatte e cappelli; più modesto è
l’apporto delle imprese produttrici di filati, ricami, tessuti e tendaggi sia per numero che per dimensione aziendale. Anche
quest’area è caratterizzata da poche aziende strutturate con marchi aziendali affermati e una moltitudine di aziende che
lavorano contoterzi anche per griffe nazionali ed internazionali.
Dall’analisi della composizione del settore, emerge come la maggior parte delle imprese pugliesi sia specializzata soprattutto
nella confezione di capi di abbigliamento o articoli di maglieria, o nell’offerta dei relativi servizi produttivi (taglio,
cucitura, confezione, stiro, ecc.), mentre il peso della filiera “a monte” appare molto limitato: solo il 2% delle imprese locali del
comparto si occupa di filatura e tessitura.
Tale filiera è caratterizzata da un’elevata presenza di piccole imprese contoterziste e façoniste, dalla produzione di maglieria,
biancheria e maglieria intima, abbigliamento sportivo e per il tempo libero, e sono collegate sia ad imprese del medesimo
territorio, sia ad imprese dislocate fuori della regione. Nel contempo ci sono anche imprese dotate di canali di
commercializzazione all’interno della grande distribuzione, con mercati di sbocco sia sul territorio nazionale che comunitario.
L’indagine del sistema camerale indica che nel periodo 1996-2005 si è verificato un leggero incremento del numero complessivo
delle imprese pugliesi, passando dalle circa 6.900 imprese del 1996 alle 7.700 del 2005.
Tale dato conferma il peso particolarmente significativo che il comparto assume a livello regionale, nascondendo però
al suo interno profondi processi di selezione che hanno contrassegnato in modo particolarmente accentuato le imprese terziste
di piccole e piccolissime dimensioni, con l’uscita dal mercato delle imprese meno in grado di reggere la competizione e il
riposizionamento di altre in grado di realizzare capi di elevata qualità e di intrattenere relazioni di cooperazione con alcune tra le
imprese nazionali più prestigiose.
LE CALZATURE
La Puglia è la quarta Regione in Italia per numero di addetti nel settore calzaturiero e la prima nel mezzogiorno. Nel 2008 ha
esportato calzature per un ammontare di 262 milioni di Euro che rappresentano il 3,8% delle esportazioni complessive nazionali
(dati ANCI).
Nell’apparato manifatturiero pugliese, l’industria calzaturiera costituisce una realtà importante per le dimensioni del relativo
tessuto produttivo con circa 960 unità locali specializzate nella produzione di calzature, a cui si aggiungono altre 190 unità
registrate nel settore affine della preparazione e concia del cuoio, fabbricazione di articoli da viaggio, borse ed altri articoli in
pelle (Fonte: Sei Regioni per cinque Continenti).
La filiera pugliese delle calzature è strutturata prevalentemente all’interno di due distretti industriali, individuati dalla Regione
Puglia in base ad uno studio commissionato all’IPRES, caratterizzati da vocazioni specialistiche distintive che si possono così
riassumere:
ƒ nel distretto del Nord Barese Ofantino (nuova Provincia Barletta-Andria-Trani) è presente uno dei più rilevanti poli
nazionali di produzione di calzature sportive, calzature tecniche da lavoro (antinfortunistiche) e scarpe da passeggio,
basata prevalentemente sull’impiego di materiali sintetici e tecnici;
ƒ all’interno del distretto di Casarano si rileva una delle più alte concentrazioni produttive in Europa di scarpe classiche in
cuoio.
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La produzione di calzature della nuova Provincia Barletta-Andria-Trani (ex Nord barese) è concentrata nei poli produttivi di
Barletta, Trani e Molfetta. La città di Barletta è al centro del distretto del Nord Barese Ofantino che si estende ai comuni limitrofi
e si caratterizza quale area di specializzazione produttiva nel settore calzaturiero, contando complessivamente oltre 630 unità
produttive specializzate che sviluppano il 7% del volume d’affari nazionale del settore. La produzione èrealizzata da medie e
grandi imprese che lavorano prevalentemente a marchio proprio, e di calzature casual, sandali e doposci prodotte da piccole e
medie aziende (per circa 150 milioni di euro). Trani è specializzata nella produzione di calzature da donna (per circa 80 milioni
di euro)in prevalenze di segmento medio, realizzate da piccole ed alcune medie, mentre Molfetta è caratterizzata dalla
produzione di calzature posizionate nel segmento medio-fine (per circa 20 milioni di euro).
Il settore del sud Salento (provincia di Lecce), e nello specifico nell’area di Casarano, è specializzato nella produzione di
calzature da passeggio in pelle e cuoio per uomo donna e bambino di qualità medio alta. Tale area è caratterizzata da alcune
grandi imprese e da piccolissime realtà produttive.
In base ai risultati di una recente indagine sui principali distretti meridionali del “Made in Italy” (M. D’Ercole “Il Distretto
barlettano della calzatura”, tratto da G. Viesti, “Mezzogiorno dei Distretti”, Ed. Donzelli), a differenza di molte aree di
concentrazione industriale, l’evoluzione di questo distretto non è da ricercarsi nell’eredità di una ricca tradizione artigianale della
lavorazione delle scarpe, bensì nella combinazione di alcuni fattori specifici che sono stati sfruttati dai primi imprenditori
“pionieri” locali, ovvero:
ƒ
la mobilità del capitale umano;
ƒ
il basso costo del lavoro;
ƒ
l’acquisizione di tecnologia innovativa.
Nel corso dell’anno 2007, l’industria calzaturiera italiana ha attraversato un periodo di congiuntura favorevole, lasciando
intravedere la fine della pesante crisi che aveva caratterizzato il quinquennio 2001-2005 (Fonte: ANCI, l’Associazione Nazionale
Calzaturifici Italiani).
I dati relativi al primo semestre del 2008 mostrano uno scenario riflessivo, condizionato pesantemente dalle sfavorevoli
condizioni internazionali (il prezzo record del petrolio, le pressioni inflazionistiche provenienti dalle materie prime energetiche e
alimentari, ecc.).
La tabella seguente mostra i dati di settore, relativi al primo semestre 2008 e alle previsioni del 2° semestre:
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Tabella: I principali indicatori congiunturali dell'industria calzaturiera
I° Semestre 2008 e previsioni 2° Semestre
* Dati ISTAT dei primi cinque mesi e elaborazioni ANCI
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Prezzi intern i
3,50%
3,00%
2,50%
2,00%
1,50%
1,00%
0,50%
0,00%
1° semestre
2° semestre
Prezzi esteri
3,50 %
3,00 %
2,50 %
2,00 %
1,50 %
1,00 %
0,50 %
0,00 %
1° semestre
2° semestre
Le aziende calzaturiere devono moltiplicare gli sforzi e gli investimenti per il miglioramento del proprio profilo competitivo e per
l’innovazione e la qualità della propria offerta.
Questo nuovo posizionamento competitivo appare condizionato dalla possibilità di migliorare le conoscenze per mezzo di una
intensa attività di formazione e di trasferimento di know how.
I dati dell’indagine campionaria Excelsior, relativi all’anno 2007, rilevano che è ampiamente diffuso tra le imprese il
riconoscimento dell’importanza della pratica formativa sulle nuove figure professionali specialistiche che oggi sono considerate
determinanti per il successo competitivo dell’impresa.
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Le imprese artigiane attive nel settore della moda sono poco più di 72 mila, pari ai 2/3 dell’intero tessuto produttivo, un dato
particolarmente elevato che evidenzia la connotazione fortemente artigiana del sistema moda italiano.
Tuttavia, negli ultimi cinque anni il sistema artigiano ha registrato nella maggior parte dei comparti manifatturieri una forte
riduzione, evidenziando le difficoltà di competitività di alcune imprese che presentano talvolta una minore propensione
all’innovazione e che basano il successo aziendale principalmente sull’abilità e sulle conoscenze tecniche di lavorazione.
Relativamente al settore della moda le imprese artigiane sono diminuite del 16,2% passando, tra il 2001 e il 2006, da 86,6 mila
a 72,6 mila unità, contribuendo in misura significativa alla riduzione dell’intero tessuto produttivo: delle quasi 16 mila imprese in
meno che costituiscono il sistema moda ben 14 mila sono, infatti, artigiane.
Mercato
Tabella: Imprese artigiane attive nel Sistema Moda (Anni 2001-2006)
La riduzione delle imprese artigiane ha interessato in maniera trasversale l’intero territorio nazionale, risultando particolarmente
elevata in regioni sia del Nord (Lombardia e Veneto), sia del Centro (Toscana e Umbria) che del Sud (Basilicata e Puglia). In
generale, tutte le regioni italiane, pur con alcune differenze, hanno registrato nell’ultimo quinquennio una riduzione del numero
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 11 ALLEGATO B
di imprese artigiane, a conferma della fase di criticità attraversate dal sistema.
La distribuzione delle 10 province con il più alto numero di attività artigiane rispecchia quello relativo all’intero sistema della
moda; la realtà con la più alta concentrazione di attività artigiane è Firenze (5,8% del totale nazionale), seguita da Milano
(4,8%) e Prato (4,7%). Più distanziate Bari (3,7%) e Ascoli Piceno (3,6%), che conquistano rispettivamente la quarta e quinta
posizione.
Tabella: Prime 10 province italiane per numero di imprese artigiane attive
del Sistema Moda (Anno 2006; valori percentuali; Totale Italia =100)
Il settore della Moda presenta in Italia una elevata propensione verso i mercati esteri in virtù della presenza di grandi “case” e
di importanti distretti industriali, che hanno consentito l’acquisizione di importanti quote sui mercati internazionali. In
particolare, grazie alle innovazioni di prodotto e di processo, alla qualità delle materie prime, al design raffinato, il sistema della
Moda italiano occupa una fascia medio-alta di mercato, riuscendo ad affermarsi principalmente nei Paesi ad economia avanzata
che presentano un livello di reddito, stili di vita e modelli di consumo più simili a quelli italiani. In virtù di ciò, l’Italia presenta in
numerosi comparti un ruolo leader a livello mondiale, contribuendo al prestigio del sistema economico nazionale e
all’affermazione del Made in Italy.
All’interno del Sistema Moda, il principale comparto in termini di esportazioni è quello del tessile e dell’abbigliamento (27,1
miliardi di euro), seguito dai prodotti in cuoio, pelle e calzature (13,4 miliardi) e dalle lavorazioni orafe (6,5 miliardi).
A livello geografico l’Europa rappresenta in assoluto il principale mercato di riferimento, un aspetto legato alla maggiore
vicinanza territoriale, “economica” e culturale, oltre alla eliminazione di barriere e dazi doganali con la maggior parte dei Paesi.
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All’interno del Vecchio Continente è l’Unione Europea ad assorbire la quota più rilevante delle esportazioni italiane, grazie alla
capacità del Sistema della Moda italiano di affermarsi in paesi come Francia (che assorbe il 10,1% delle esportazioni italiane),
Germania (9,4%), Spagna (5,9%) e Regno Unito (5,3%).
Dopo l’Europa, il principale mercato di destinazione è l’Asia Orientale (11,7%), grazie alla presenza di importanti Paesi a
economia avanzata come il Giappone (3,7%) e all’affermazione di nuovi mercati, quali Hong Kong (4%) e Cina (1,5%), nei quali
numerose imprese straniere (tra cui diverse aziende italiane) stanno delocalizzando unità produttive. Segue l’America
Settentrionale, grazie all’elevata domanda di prodotti finiti negli Stati Uniti (8,9%) che rappresentano il terzo Paese importatore,
dopo Francia e Germania, dei prodotti italiani della Moda.
Nel complesso, è interessante rilevare come i sei principali Paesi di destinazione dei prodotti italiani, tutti con un livello medio
del reddito particolarmente elevato, assorbano il 46,6% delle esportazioni nazionali, un dato che evidenzia la tipologia dei
mercati di riferimento del sistema moda in Italia. Tuttavia, alcuni cambiamenti si stanno registrando, con “nuovi” Paesi che
stanno acquisendo una quota di mercato grazie alla crescita economica o all’avvicinamento a stili di vita e modelli di consumo
occidentali.
Grafico: Distribuzione delle esportazioni del Sistema Moda per area di destinazione (Anno
2006; valori percentuali)
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Descrizione processi e loro evoluzione
Il settore moda è costituito da comparti che, al loro interno, raggiungono un elevatissimo grado di differenziazione sia per
quanto riguarda i prodotti finali, sia per le figure professionali specifiche presenti all'interno delle singole fasi dei processi
produttivi.
Una lettura trasversale dei diversi settori può basarsi, tuttavia, sulla logica della "filiera produttiva", data dall'integrazione dei
diversi cicli produttivi e dalla similitudine delle strutture organizzative dei comparti del settore, dalle quali discende l'omogeneità
di certe funzioni.
La ricostruzione dei rispettivi cicli produttivi permette dunque di individuare processi di lavoro comuni, all'interno dei quali
possono essere individuate figure-tipo che condividono le stesse competenze e conoscenze, da declinare di volta in volta nei
diversi settori. Questi, al loro interno, si differenziano ulteriormente per la dimensione aziendale, per il presidio di una o più fasi
di lavorazione dei semilavorati, per il livello di innovazione tecnologica, per la struttura organizzativa e il suo livello di
formalizzazione. Nonostante le diverse configurazioni delle imprese dei comparti presi in esame, si può tentare di individuare
una matrice comune che permetta una lettura omogenea e trasversale dei loro assetti strutturali e organizzativi.
Un modello tipico dell'organizzazione aziendale delle diverse imprese dell'area può delinearsi come segue:
Lavorativi
Progettazione
Riunisce in sé i processi di ideazione e rappresentazione grafica del prodotto ed è il motore creativo dei processi di
industrializzazione. Costituisce la fase a monte della filiera e nasce dal lavoro di un'équipe che fa capo all'ufficio stile.
La presenza o meno di questa fase del processo produttivo fornisce un'indicazione circa la tipologia dell'azienda. I grandi marchi
puntano molto sulla rilevanza stilistica del prodotto che crea l'immagine sul mercato.
La funzione creativa viene spesso esternalizzata per creare meccanismi di cross fertilisation che creano valore aggiunto al
manufatto. Nel caso delle imprese converter, che per la produzione ricorrono completamente a sub-fornitori, la progettazione
costituisce un tratto distintivo. Nel caso del tessile, la preparazione del campionario è demandata ai disegnatori che poi lo
presentano ai produttori di moda. In questa fase vengono predisposte le collezioni stagionali che inducono le aziende a
comprimere i tempi di ideazione e realizzazione dei prodotti e a tenere alto il livello di innovazione creativa con ulteriori
influenze sui cicli e tecniche di lavorazione.
Nel settore pelletterie il ciclo di vita del prodotto è più lungo, per cui la progettazione si orienta verso modelli più classici e
consolidati. Attualmente la tendenza è quella di diminuire le quantità di prodotto riducendo il numero delle collezioni le quali,
per compensazione, presentano un numero maggiore di modelli.
Lo staff progettuale si compone di figure essenzialmente creative supportate da uno staff tecnico, modellisti e designer, in
grado di tradurre l'idea in un prodotto da realizzare in serie. Soprattutto nel settore della moda sta emergendo una nuova figura
professionale, il cool hunter, in grado di dare allo stilista input creativi per garantire l'innovatività delle nuove collezioni e il loro
arricchimento con le contaminazioni socioculturali tipiche della nostra epoca.
I processi di esternalizzazione delle fasi di lavoro a basso contenuto professionale, sia attraverso meccanismi di dislocamento
produttivo in Italia, sia all'estero, permette alle aziende di concentrare il proprio sviluppo sul know-how relativo alle operazioni
di creazione del prodotto, riposizionando le imprese verso una fascia più alta del mercato.
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La progettazione ha subito notevoli processi di tecnologizzazione, tanto che tutta la parte dell'elaborazione grafica viene ormai
fatta con l'ausilio di sistemi informatici afferenti ai sistemi Computer Aided Design (Cad), i software di grafica lineare o a 3D.
Produzione
Nel settore moda e abbigliamento, le produzioni sono labour intensive. I singoli segmenti del ciclo produttivo sono
estremamente parcellizzati e dipendono molto dalla natura dei materiali impiegati. Si parte di solito dall'acquisizione di materie
prime o semilavorati, per giungere alla predisposizione e programmazione dei processi produttivi con la conseguente
organizzazione delle risorse umane e l'ottimizzazione degli impianti produttivi.
A monte e a valle della filiera produttiva la produzione viene segmentata in nicchie ad alto livello di specializzazione che vanno a
creare un vasto indotto di piccole e piccolissime imprese, le quali si concentrano sulla produzione di singoli componenti del
prodotto finale. Questo crea una vasta rete di relazioni tra aziende di diversa dimensione e diverse tipologie di rapporti di
subfornitura.
I processi di produzione sono molto influenzati dalle caratteristiche dei subfornitori e dal loro livello di autonomia; in particolare,
dalla loro capacità di produzione, dal loro rapporto con la distribuzione, dall'accesso alle materie prime e dalla capacità di gestire
i cicli produttivi. Nel caso di subfornitori medi, l'industrializzazione del prodotto può prevedere anche il coinvolgimento dei
terzisti nella fase di progettazione. Al contrario, le realtà aziendali più piccole dipendono completamente dal committente.
Dal momento che i processi di esternalizzazione di singole fasi sono molto frequenti all'interno delle varie filiere, diventa
fondamentale la supervisione, da parte del committente, delle produzioni demandate all'esterno.
I responsabili delle produzioni esterne programmano i cicli di lavorazione all'interno delle aziende terziste.
Questa figura professionale risulta di fondamentale importanza nel caso delle imprese converter che non dispongono di impianti
produttivi, concentrandosi solamente sulla progettazione e commercializzazione del prodotto. Per le imprese verticalizzate o che
comunque coprono più fasi del processo produttivo, il responsabile della produzione interna è affiancato dall'addetto ai rapporti
con i terzisti, che coordina le produzioni esterne, garantisce il collegamento con tutta la rete di subfornitura e riveste un ruolo
strategico all'interno di tutti i comparti esaminati nella ricerca.
Attualmente molte imprese, anche con strutture produttive ed organizzative abbastanza complesse, stanno subendo processi di
disintegrazione verticale in quanto acquisite da marchi più competitivi e potenti.
A livello produttivo, se gli anni '80 hanno segnato lo sviluppo esponenziale del pronto moda, la crisi che ha investito il settore
spinge queste aziende medio-piccole a riposizionarsi verso fasce di mercato medio alte ed abbandonare le produzioni di bassa
qualità.
All'interno dei cicli produttivi possiamo distinguere lavorazioni ad alto contenuto professionale e mestieri artistici, lavorazioni a
medio contenuto professionale e lavorazioni a basso contenuto professionale. Nel primo gruppo si posizionano tutte le figure ad
elevata competenza tecnica ed artigianale, come i tecnici specializzati addetti al funzionamento di macchinari per le tessiture
speciali, e gli addetti specializzati nelle operazioni di taglio delle forme in stoffa o in pelle.
Nel secondo gruppo troviamo i diversi addetti di supporto ai responsabili di reparto, che hanno comunque una notevole
conoscenza dei processi, dei materiali e dei macchinari. Questa fascia, all'interno dei singoli segmenti del ciclo di produzione, è
altamente polifunzionale e può alternarsi a macchinari diversi per il cui funzionamento è sufficiente un'adeguata formazione on
the job e un buon livello di attenzione.
Queste figure sono abbondantemente presenti all'interno di aziende monofase.
Il terzo gruppo comprende operai il cui livello professionale è scarsamente qualificato e tuttavia necessario al funzionamento
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 15 ALLEGATO B
dell'intera filiera. L'impatto dell'innovazione tecnologica investe soprattutto la meccanizzazione della produzione che è comunque
diversa a seconda dei materiali di lavorazione. La filatura del cotone, per esempio, si presta ad una maggiore innovazione e
sperimentazione in quanto il materiale risulta più resistente.
In ogni caso nel tessile-abbigliamento la ricerca di nuove tecnologie si concentra sulla ottimizzazione dei macchinari esistenti
soprattutto nella filatura e tessitura. Questo settore ha mantenuto poco di artigianale in quanto nasce storicamente nel periodo
della prima industrializzazione e si è sviluppato in simbiosi con l'industria meccano-tessile. Un settore in rapida espansione è
quello della ricerca di nuovi materiali, che influenza fortemente il finissaggio e la nobilitazione dei tessuti, la cui sperimentazione
avviene in sinergia con l'industria chimica. Per le calzature e le pelletterie, l'innovazione tecnologica non sembra aver stravolto
le lavorazioni tradizionali che hanno ancora un elevato livello artigianale. Sono in aumento i processi di automazione ma,
accanto alle nuove macchine laser che tagliano i pellami, risulta necessaria la presenza di artigiani esperti in grado di operare
manualmente su pellami pregiati.
L'introduzione di sistemi Cad è ampiamente diffuso nella progettazione della forma che viene visualizzata a tre dimensioni.
Le grandi aziende possono permettersi di potenziare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie legate all'ergonomia e
all'ingegnerizzazione dei processi. Complessivamente si può concludere che i cicli di lavoro rimangono sostanzialmente gli stessi
e che l'introduzione di nuove tecnologie, vede una trasformazione delle competenze verso il controllo delle macchine che
aumentano la redditività di impresa, il cui uso permette l'alternanza degli addetti alle macchine altamente polifunzionali.
Controllo qualità
Per far fronte alla competitività dei mercati, la dimensione organizzativa sta assumendo un peso sempre maggiore. La
pianificazione dei tempi e delle fasi di lavoro, l'ottimizzazione delle risorse e l'applicazione delle specifiche dei sistemi di qualità
totale (Tqm), inducono le aziende a prevedere controlli di qualità dei prodotti e dei processi in ogni fase del processo di
produzione.
La centralità dei tecnici di qualità che, a supporto dei responsabili dei sistemi qualità, assicurano la conformità alle specifiche del
piano di qualità aziendale, ne è la dimostrazione. La qualità come orizzonte multidimensionale parte dalla necessità di
configurare le produzioni a partire dalle richieste del cliente. Questo provoca un cambiamento culturale in virtù del quale le
imprese devono garantire un alto livello di differenziazione di prodotto con la conseguente riorganizzazione dei processi
produttivi. Una produzione customer oriented (orientata al cliente) tende ad essere snella (lean production), con un livello
elevato di flessibilità. Le strutture eccessivamente gerarchizzate mal si prestano a questi nuovi assetti che richiede il mercato.
I tecnici e gli ingegneri lavorano insieme per aumentare la produttività e per migliorare i processi produttivi, eliminando i tempi
morti e i colli di bottiglia. Ciò avviene con il coinvolgimento diretto di tutti i livelli della produzione e con un consenso
generalizzato rispetto agli obiettivi aziendali. Le figure professionali devono maturare una consapevolezza del loro ruolo e
l'abitudine a lavorare in équipe.
Area commerciale/vendita-acquisti
Il mercato globale pone delle sfide alle quali le aziende devono contrapporre un elevato livello di competitività che passa non
solo attraverso l'ottimizzazione della produzione in senso stretto, ma anche per i servizi che un'impresa è in grado di sviluppare.
L'attenzione crescente al marketing risulta necessaria per una progettazione di prodotto che rispetti le richieste del cliente. La
domanda subisce una frammentazione sempre maggiore ed induce una differenziazione di prodotto e di processo in linea con i
processi di personalizzazione dei servizi. Il cliente diventa il punto di riferimento a partire dal quale individuare le strategie di
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 16 ALLEGATO B
marketing appropriate.
La presenza di professionalità legate al marketing e al commerciale diventa di fondamentale importanza per lo studio dei
mercati e per definire quei prodotti che abbiano le caratteristiche adatte a competere a livello interno e internazionale.
Diventa inoltre necessario individuare le singole linee di prodotti e disporre di profili professionali quali il product manager, in
grado di ottimizzare tutti gli aspetti relativi al singolo prodotto e di curarne il riposizionamento. Una figura chiave che lavora a
stretto contatto con il product manager è il buyer, che si occupa di reperire le materie prime e cura gli approvvigionamenti
aziendali necessari alla produzione di un prodotto.
A livello di rapporti con il cliente, i criteri di qualità spingono ad una sempre maggiore trasparenza. Una figura che può
ottimizzare tutte le transazioni finanziarie con il cliente, il responsabile customer service, è in grado di gestire questi flussi
contribuendo ad una migliore gestione amministrativa e alla fidelizzazione del cliente. Nel settore della moda riveste una
particolare importanza l'integrazione delle aziende con il settore distributivo.
È il caso dei marchi che sviluppano una presenza tramite l'allestimento di corner all'interno della grande distribuzione o aprono
catene di negozi in proprio o in franchising. Queste aziende, controllando direttamente la distribuzione dei propri prodotti,
sviluppano attività ad alto contenuto di servizio. L'assistenza ai punti vendita, lo studio della loro immagine, il merchandising, la
formazione del personale interno creano nuove competenze relative alla promozione dell'immagine e alla comunicazione.
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 17 ALLEGATO B
Organizzativi
Innovazione
Mercato
Una caratteristica del settore moda e abbigliamento in Italia è rappresentata dalla varietà delle forme organizzative assunte dai
sistemi produttivi locali nei quali le imprese operano.
All'interno del territorio nazionale, e all'interno di ogni regione, convivono distretti e sistemi produttivi nei quali l'industria del
settore tessile, abbigliamento e cuoio assume specializzazioni e organizzazioni differenti, che dipendono fortemente dalle origini
storiche e dalle dotazioni socio-culturali dell'area in cui l'industria è localizzata.
Alla luce di questa peculiarità del settore si individuano diverse tipologie di impresa. Una suddivisione principale può avvenire fra
imprese che operano o meno per il mercato finale. Tra le imprese che operano per il mercato finale distinguiamo quelle di
trading ed i converter.
Il trading è la pura commercializzazione di prodotti ideati e realizzati da altri e presuppone l'acquisto di prodotti finiti per la sola
rivendita. I converter operano un decentramento pressoché completo delle fasi produttive.
La loro attività caratteristica è la gestione dei processi di interpretazione delle esigenze e tendenze di mercato, la conseguente
progettazione del prodotto da proporre e il coordina mento delle attività produttive realizzate da subfornitori.
Il converter può in alcuni casi svolgere alcune attività critiche del processo produttivo, come la preparazione dei campionari o il
taglio, senza mutare le caratteristiche di fondo dell'impresa che riguardano la gestione dei processi e la commercializzazione e
distribuzione. Solo alcune imprese medio-grandi che operano nel mercato finale mantengono al loro interno alcuni reparti e fasi
di lavorazione.
Tra le imprese che non operano per il mercato finale e che quindi si collocano all'interno della filiera produttiva possiamo
individuare:
ƒ imprese verticalizzate, che coprono più fasi (realizzando per intero gli stadi chiave della fase) di lavorazione della filiera
ed hanno optato per un elevato grado di integrazione verticale;
ƒ imprese monofase, che coprono tutti gli stadi fondamentali di una fase della filiera produttiva;
ƒ imprese monostadio che coprono un solo stadio produttivo della fase;
ƒ imprese terziste, che svolgono prevalentemente la sola attività di produzione, non vendono il prodotto ma un servizio
produttivo più o meno specializzato.
Nell’ultimo decennio la filiera ha fatto scelte di innovazione di prodotto e di processo, di qualificazione e di specializzazione,
riconoscendo nel contempo l’importanza delle competenze e delle abilità creative, artigianali e industriali presenti nella
specificità del lavoro.
Gli indicatori economici rilevano che per il settore moda il 2009 è stato un anno particolarmente critico, motivo per cui il settore
deve oggi far leva sul suo più grande asset, ovvero quella cultura d’impresa e del lavoro radicata e quel “saper fare” diffuso, in
grado di dare un reale e distintivo valore aggiunto alle produzioni italiane ed europee.
E’ importante che le imprese riescano a focalizzare su strategie volte a cogliere quelle opportunità che sono, comunque,
presenti in periodi di crisi e che per essere “agganciate” necessitano di una significativa lungimiranza, di una più accentuata
propensione al rischio e di strutture aziendali solide su cui far perno: qualificazione e formazione delle risorse umane, ricerca e
innovazione, crescita dimensionale delle imprese.
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 18 ALLEGATO B
Descrizione tecnologie e prodotto/i e loro innovazione
Tecnologie
I processi di innovazione tecnologica sono un’opportunità per tutte le imprese del settore moda. La spinta tecnologica si
configura, infatti, come opportunità di razionalizzazione dell’assetto produttivo e logistico, con benefici importanti sia dal punto
di vista dei costi sia relativamente all’efficienza del processo stesso.
Particolare attenzione meritano le tecnologie informatiche: il vantaggio competitivo prodotto dall’utilizzo di sistemi di gestione e
controllo informatizzati accentua il ruolo centrale che la tecnologia ICT ha all’interno di una logica aziendale basata sulla ricerca
della competitività e innovazione tanto in fatto di processo quanto di prodotto.
Prodotto/i
La produzione del settore moda italiano si caratterizza nelle sue specifiche peculiarità qualitative e innovative. Il concetto di
qualità deve essere inteso come leva su cui costruire il vantaggio competitivo di un’impresa. Il prodotto tessile/calzaturiero
italiano dovrebbe affrontare la qualità su tre piani differenti ma legati tra loro, ovvero le caratteristiche tecniche e di design, un
discorso strettamente commerciale incentrato sulle capacità di stare sul mercato e il piano relativo alla percezione del
consumatore, ovvero la capacità che il prodotto ha di rispondere alle richieste del target di riferimento. Per realizzare appieno
questa esigenza di innalzare qualitativamente il livello della produzione tessile italiana, è necessario che si integrino le
competenze manifatturiere con l’acquisizione di un know how dal lato dei servizi di conoscenza e qualificazione del rapporto
con il mercato di riferimento. Tale intervento di strutturazione del know how deve essere pensato e progettato a seconda delle
differenze specifiche delle singole aziende rispetto alle dimensioni d’impresa, ai fabbisogni professionali e alle esigenze del
processo produttivo particolare.
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 19 ALLEGATO B
Descrizione fabbisogni formativi
Relazionali
Di processo
L’apprendimento sul posto di lavoro è diventata una priorità politica dell’Unione europea, in quanto rappresenta una delle
dimensioni fondamentali della formazione nell’arco della vita. L’apprendimento permanente viene infatti definito, negli
orientamenti comunitari, quale elemento chiave per lo sviluppo e la promozione di una manodopera qualificata, formata ed
adattabile.
L’Apprendimento Permanente, come afferma la strategia di Lisbona, è il perno centrale per la crescita, la competitività, la qualità
della vita civile e per la stessa riforma del welfare. La Commissione Europea ha sollecitato gli Stati membri ad “.. investire nel
capitale umano per concorrere a realizzare la società della conoscenza e competere veramente nell’economia globale”. Nell’Italia
meridionale la formazione continua e permanente per i lavoratori dipendenti delle imprese artigiane assume un’importanza
strategica, visto il ruolo peculiare che queste imprese rivestono nel tessuto produttivo del mezzogiorno, sia in termini di fatturato
che in termini di occupazione e occupabilità. Nel comparto dell’artigianato, storicamente, i processi di formazione e di
apprendimento si sono espletati principalmente attraverso l’apprendistato e l’esperienza diretta nel luogo di lavoro; una
formazione quasi completamente basata sul fare, sull’attività produttiva quotidiana e sullo scambio informale di conoscenze.
In un tale contesto, la conoscenza degli aspetti relazionali, di creatività e di iniziativa personale assume un ruolo di particolare
importanza. Sebbene il punto di forza delle attività artigianali è rappresentato dall’elevata conoscenza tecnica, dalla
specializzazione produttiva raggiunta, dalla possibilità di adattarsi prontamente alle richieste particolari di ogni singolo cliente,
nell’attuale contesto dell’economia globalizzata, questo modello è messo in pericolo dall’abitudine al lavoro isolato, con scarsa
propensione alla comunicazione e con scarse relazioni con i propri clienti. In questo scenario, l’acquisizione delle competenze
relazionali permette ad ogni impresa di migliorare e moltiplicare i flussi di comunicazione sia internamente alla propria
organizzazione aziendale che esternamente con la rete di relazioni che si viene a costituire con clienti, fornitori, e attori coinvolti
nella gestione del più ampio sistema produttivo. Lo sviluppo di competenze relazionali aiuta dunque a raggiungere una più
ragguardevole efficacia nella capacità di interagire, evitando tutte quelle difficoltà in azienda derivanti da una cattiva
comunicazione e da una inadeguata relazione.
L’assunzione del territorio, oltre al settore, quale chiave di lettura, ha contribuito invece a far emergere le diversità che
caratterizzano le imprese inserite in contesti socio-economico differenti. Numerose ricerche di tipo sociale ed economico hanno
infatti mostrato che i sistemi locali in cui ha luogo la produzione hanno caratteri diversi, e che la competitività di ciascun sistema
locale dipende strettamente dalle modalità di integrazione fra attività produttiva e ambiente socio culturale. L’evoluzione delle
imprese non è quindi esclusivamente connessa ai dati strutturali e tecnologici del settore a cui queste appartengono, ma anche
alle caratteristiche del territorio e del sistema locale in cui sono inserite.
I fabbisogni formativi di processo sono collegati a tutte le fasi caratteristiche dell’organizzazione aziendale: progettazione,
produzione, controllo qualità, area commerciale.
(altro)
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 20 ALLEGATO B
Descrizione processi di apprendimento
Metodologie
Le metodologie didattiche da applicare per la realizzazione dei progetti formativi collegati al presente Piano riguardano:
→ La Rilevazione e analisi dei fabbisogni formativi. L'analisi dei fabbisogni formativi è la prima fase del processo di
formazione; essa consiste in un’attività di studio del contesto e della cultura dell’organizzazione, abbinata ad una
precisa rilevazione delle esigenze formative dell’organizzazione e delle persone che in essa operano. Per essere
efficace, l’attività progettuale della formazione deve prevedere una forte integrazione tra tutti gli attori in gioco, vale a
dire i Consulenti Formatori esterni ed interni ed i referenti aziendali per i processi di sviluppo interessati: formazione,
commerciale e/o altri. In questa fase è necessario valutare:
o in quale misura e in quali condizioni la formazione può soddisfare le esigenze individuate senza creare false
aspettative;
o come definire gli indicatori di efficacia attraverso i quali poter stabilire successivamente se le attività formative
hanno raggiunto gli obiettivi attesi;
o quali contenuti erogare in funzione degli obiettivi di sviluppo pensati
La definizione di fabbisogno formativo è prevalentemente legata al superamento del gap esistente tra le competenze
che occorre possedere per svolgere una determinata attività e quelle possedute dal soggetto in un dato momento.
I fabbisogni formativi vengono, inoltre, definiti come la necessità, più o meno esplicita, di adeguare le competenze delle
persone alle caratteristiche della struttura organizzativa e alle modalità di lavoro aziendali, in funzione delle esigenze di
produzione e del mercato o di determinati scenari socio-economici previsionali.
L’analisi dei fabbisogni formativi si configura come una vera e propria attività di ricerca sociale orientata e finalizzata
alla conoscenza:
o delle caratteristiche strutturali e dinamiche interne ed esterne all’organizzazione;
o delle caratteristiche dei processi lavorativi e di produzione di riferimento per l’analisi;
o dei bisogni espressi dagli individui in termini di competenze e motivazioni e dal sistema di attese reciproche
tra organizzazione aziendale e soggetti che la compongono;
o del sistema di attese derivanti dall’organizzazione aziendale.
I fabbisogni formativi non sono sempre evidenti e immediatamente acquisibili, è necessario quindi rilevarli attraverso
forme di indagine diretta (ad esempio attraverso ricerche preliminari) e anche mediante un’analisi documentale dei
rapporti o indagini di ricerca relativi al territorio economico e imprenditoriale di riferimento.
Questo approfondimento di campo è utile a rispondere a due finalità principali:
y sviluppare una maggiore consapevolezza negli attori della formazione su quali siano le dinamiche e le
richieste che caratterizzano il tessuto socio economico nel quale si opera,
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 21 ALLEGATO B
contribuire a rilevare i fabbisogni e le esigenze formative latenti e non direttamente percepibili dal sistema
organizzativo.
Le modalità di rilevazione del fabbisogno formativo potranno essere di due tipi:
o strutturate e strumentate: relativi a processi di analisi e di ricerca realizzati ad hoc;
o non strutturare e informali: sollecitazione da parte di esperti, stakeholders, di imprese, ecc.
y
→ Il Fornire conoscenza: dare contenuti specifici e necessari per potenziare le competenze dei lavoratori e fornire
conoscenza e strumenti conoscitivi finalizzati all'indagine, classificazione, interpretazione della realtà aziendale con
l’utilizzo di metodologie integrate che prevedono l’alternarsi di teoria, pratica ed affiancamento on the job.
Le competenze rappresentano l’insieme di capacità e di conoscenze necessarie allo svolgimento delle attività
lavorative. Specificatamente:
─ le conoscenze: riguardano i saperi di riferimento dell’attività professionale; per la loro individuazione si deve
fare riferimento alle principali tipologie dei saperi connessi all’attività professionale.
─ le capacità: riguardano i processi cognitivi e attuativi da esercitare nell’attività professionale; per la loro
individuazione si deve fare riferimento alle principali tipologie di capacità presenti nel processo cognitivo di un
soggetto al lavoro.
Le metodologie formative:
y supportano la connessione tra contenuti sviluppati nel corso ed esperienze professionali;
y evidenziano la relazione tra tema affrontato in aula e problema concreto riscontrabile nel contesto
lavorativo;
y consentono la comprensione costante della rilevanza del tema affrontato ai fini del miglioramento delle
modalità di lavoro e dello sviluppo professionale.
Nel dettaglio le modalità formative da attuare sono:
9 formazione a distanza (FAD)
9 osservazioni guidate
9 apprendimento in affiancamento on site
9 esercitazioni strutturate
9 attività pratiche di laboratorio a piccoli gruppi e/o a livello individuale
9 simulazioni di situazioni di lavoro, analisi di casi (case study), discussioni in piccoli gruppi, ecc.
9 lezioni frontali (finalizzate a concettualizzare l’esperienza svolta o a sviluppare la conoscenza di contenuti di tipo
teorico).
→ L’Accoglienza ed orientamento dei partecipanti Le attività di accoglienza ed orientamento devono essere attuate
e coordinate a cura di una specifica figura professionale. Tali attività hanno lo scopo di fornire ai
dipendenti/partecipanti gli strumenti per poter effettuare scelte consapevoli nelle varie fasi della formazione.
L’accoglienza e l’orientamento devono avere come obiettivo principale quello di presentare ai formandi le finalità
generali del programma di formazione, gli obiettivi da raggiungere e fornire gli strumenti utili per poter effettuare scelte
consapevoli nelle varie fasi del percorso formativo. In questa fase si raccomanda l’utilizzo del Bilancio delle
Competenze
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 22 ALLEGATO B
→ Il Monitoraggio e la valutazione dei risultati La valutazione dell’intervento formativo è una fase essenziale nella
gestione di un progetto di formazione. Si tratta di una valutazione di processo che deve avere come scopo il
raggiungimento di obiettivi quantitativi e qualitativi. Al fine del raggiungimento dei risultati attesi e del miglioramento
continuo del servizio formativo offerto, questa attività deve essere realizzata, preferibilmente, mediante il
monitoraggio, la valutazione in itinere e la valutazione finale. Essa dovrà misurare:
o
o
o
L’efficacia e la qualità della didattica
L’apprezzamento-gradimento da parte dei corsisti
La valutazione del trasferimento dei contenuti didattici
Gli strumenti da utilizzare per la valutazione in itinere sono:
o Questionario di ingresso per la valutazione delle aspettative
o Tableau de bord sul gradimento
o Questionario modulare per la valutazione finale di gradimento
La valutazione finale del percorso formativo avrà l’obiettivo di evidenziare quale siano stati gli effetti dello stesso sui
comportamenti lavorativi dei partecipanti.
Questa valutazione si propone di verificare quale sia la percezione dei partecipanti/lavoratori dei cambiamenti
professionali avvenuti attraverso l’applicazione di quanto è stato acquisito in termini di competenze.
Gli strumenti da utilizzare per la valutazione finale sono:
o Questionario per la valutazione del trasferimento degli apprendimenti in ambito lavorativo (partecipanti)
o Questionario per la valutazione del trasferimento degli apprendimenti in ambito lavorativo (responsabili).
Strumenti
Gli strumenti utilizzati durante le attività formative saranno sia di supporto alle conoscenze teoriche sia strumentazioni aziendali
per le simulazioni di situazioni reali di lavoro.
Gli strumenti di supporto all’attività formativa saranno:
ƒ lavagna fogli mobili
ƒ videoproiettore
ƒ aula attrezzata con pc e connessione internet
ƒ dispense e materiali prodotti dai docenti
ƒ materiali per simulazioni, esercitazioni, casi di studio
L’utilizzo di ulteriori strumenti in base a esigenze ed obiettivi di ciascun progetto formativo.
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 23 ALLEGATO B
Modalità
organizzative
Le modalità organizzative sono strategiche per la buona riuscita degli interventi formativi rivolti agli artigiani. Esse devono
tener conto dei fabbisogni formativi specifici e della calendarizzazione delle attività. A tal fine è necessario creare uno staff di
progetto composto da figure professionali con comprovata esperienza curriculare che possano coordinare le fasi in cui è
articolato il progetto formativo. Particolare cura deve essere posta dallo staff di progetto nella fase di selezione dei partecipanti
tenendo conto delle finalità progettuali e dei fabbisogni formativi delle aziende. L’erogazione della formazione vede coinvolte
tutte le figure che compongono lo staff di progetto al fine di armonizzare tutte le fasi progettuali e garantire un servizio agli
utenti che risponda alle loro esigenze di carattere professionale, organizzativo e pratico.
Fondamentali sono le modalità di erogazione delle attività formative agli artigiani che devono essere basate sui fabbisogni
formativi specifici e su una calendarizzazione delle attività che non vada a creare interruzioni al ciclo di produzione/erogazione
in azienda.
A tal fine è necessario creare uno staff di progetto composto da figure professionali con comprovata esperienza curriculare che
possa coordinare le fasi in cui è articolato il progetto formativo.
Particolare cura deve essere posta dallo staff di progetto nella fase di selezione dei partecipanti tenendo conto delle finalità
progettuali e dei fabbisogni formativi delle aziende. L’erogazione della formazione vede coinvolte tutte le figure che
compongono lo staff di progetto al fine di armonizzare tutte le fasi progettuali e garantire un servizio agli utenti che risponda
alle loro esigenze di carattere professionale, organizzativo e pratico.
La valutazione delle attività formative rappresenta una fase fondamentale delle attività progettuali in quanto è lo strumento
attraverso il quale poter misurare l’efficacia della formazione, l’efficienza delle strutture erogatrici del servizio, l’impatto rispetto
ai risultati attesi e procedere eventualmente ad aggiustamenti.
Documentazione
(utilizzo materiali e
prodotti di esperienze
precedenti)
Sarebbe opportuno utilizzare a supporto degli strumenti didattici creati ex novo per le attività formative altro materiale didattico
elaborato in occasione di eventi formativi rivolti agli artigiani e agli operatori intermedi nell’ambito delle attività dei precedenti
progetti FART e del POR 2000-2006 al fine di valorizzare le esperienze pregresse che hanno dato ottimi risultati e che
rappresentano quindi un valore aggiunto alle attività da svolgere.
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 24 ALLEGATO B
Contenuti formativi da sviluppare
Il percorso di apprendimento da realizzare nel presente Piano prevede l’acquisizione da parte dei lavoratori/trici di strumenti atti a sviluppare le
capacità logiche, gestionali, relazionali e di apprendimento reciproco attraverso l’implementazione di un reale progetto aziendale; nonché un
apprendimento concreto di saperi informali e competenze acquisibili on the job.
Coerentemente con le priorità individuate, con riferimento alle aziende artigiane di produzione/erogazione di servizi e alle strutture eroganti servizi
a favore delle piccole e medie imprese artigiane, i contenuti formativi da sviluppare all’interno dei progetti saranno connessi, in via prioritaria e a
titolo nono esaustivo, alle seguenti aree di intervento:
ƒ
ƒ
ƒ
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ƒ
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ƒ
Area
Area
Area
Area
Area
Area
Area
Area
Area
Area
Area
Area
Amministrativa;
dell’Organizzazione e Gestione del personale;
della Comunicazione/Informazione;
Informatica;
Linguistica;
tecnico-produttiva;
marketing, commercializzazione e rapporti con il cliente;
qualità;
e sicurezza: sistemi di certificazione della qualità, sicurezza e tutela ambientale;
trasporto e logistica;
Ricerca, Innovazione e Sviluppo;
qualificazione e riqualificazione del personale.
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 25 ALLEGATO B
Priorità dell’intervento
“PREVENTIVO”:
; anticipare i bisogni di formazione
; aggiornare e migliorare le competenze professionali rispetto a opportunità di mercato/innovazioni tecnologiche/modificazioni dei processi
produttivi/evoluzione delle professionalità
; adeguare la qualificazione professionale dei lavoratori
“CURATIVO”:
; rispondere ai bisogni formativi specifici
; riqualificare i lavoratori
; aggiornare e migliorare le competenze professionali rispetto a opportunità di mercato/innovazioni tecnologiche/modificazioni dei processi
produttivi/evoluzione delle professionalità
; acquisire nuove qualificazioni professionali
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 26 ALLEGATO B
Descrizione ruoli e profili professionali destinatari dell’azione
Ruoli
Il settore è caratterizzato da un’ampia ed eterogenea tipologia di figure professionali che conferma l’elevata variabilità delle
figure professionali tra le aziende del settore e la conseguente difficoltà di etichettarle in modo chiaro ed univoco.
I ruoli oggetto del Piano si possono, comunque, classificare in due tipologie: ruoli professionali specialistici e tecnici e ruoli
professionali operativi.
Tra i ruoli professionali specialistici e tecnici quelli che in previsione risultano più richiesti nel settore sono l’addetto
all’amministrazione (10,7%), l’addetto alla contabilità (8,9%) e il progettista settore tessile, cuoio e abbigliamento.
Il presente Piano Formativo si orienta sia verso la formazione di profili professionali strategici per il settore e l’impresa, vere e
proprie figure dedicate che acquisiranno nuove qualifiche. In altri casi i si tratterà di aggiornare le competenze di figure e profili
professionali esistenti e operanti all’interno dell’impresa. I principali profili professionali di riferimento sono:
Profili
professionali
ƒ
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ƒ
ƒ
Responsabile di produzione;
Responsabile del Customer Service;
Stilista;
Modellista;
Campionarista;
Tecnico della produzione;
Tecnico del controllo qualità;
Tecnico di tintoria;
Tecnico della Confezione;
Cucitore a macchina di abbigliamento;
Tessitore;
Cucitore;
Sarto;
Confezionatore di abbigliamento;
Stiratore;
Operatore di macchine per la produzione di calzature;
Addetto magazzino merci;
Operatore macchine tessili;
Tagliatore tessuti;
Cucitore di maglieria;
Operatore di linee di produzione tessile.
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 27 ALLEGATO B
AZIENDE/TERRITORI
(descrizione dei bacini di riferimento e
della tipologia, numero delle aziende e dei
Il Bacino di riferimento del presente Piano Formativo è rappresentato dall’intero territorio della Regione PUGLIA.
territori interessati)
PROGETTO/I
(indicazione del Progetto/i
finalizzato/i alla realizzazione del
/
Piano Formativo)
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 28 ALLEGATO B
PARTI SOCIALI
Timbro e firma in originale
Confartigianato Puglia
CNA Puglia
CASARTIGIANI Puglia
CLAAI Puglia
CGIL Puglia
CISL Puglia
UIL Puglia
Data___________
FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° ‐ 2009 Pagina 29