riflessioni a lume di candela

Transcript

riflessioni a lume di candela
Novità APPUNTI DI VIAGGIO
RIFLESSIONI A LUME DI CANDELA
Un viaggio tra vita e ricerca spirituale, seguendo la
traccia di testi apparsi sulla rivista Appunti di Viaggio
di Pierpaolo Patrizi
Note tecniche: pagine 134, prezzo 12 euro
Per acquistare questo libro dovete rivolgervi alla Redazione di A. di Viaggio
INTRODUZIONE
Qualcosa che so
del mio amico Pierpaolo
Nell’affidarmi il compito di
assemblare, in questo piccolo
libro, i contributi che ha dato al
“cammino” di Appunti di
Viaggio in oltre venti anni di
vita della rivista, l’amico
Pierpaolo Patrizi mi ha anche
chiesto di fargli una breve introduzione al testo. Questo mi
accingo a fare.
La prima sensazione che si
affaccia alla mia mente è che mi
sembra di conoscere Pierpaolo
da sempre, almeno da quando
ho iniziato a pubblicare la rivista e a organizzare le prime
“feste” di Appunti di Viaggio,
che poi sono le nostre giornate
di incontro annuale. E la sua
presenza non mi sovviene come
la presenza di un semplice par58
tecipante alle nostre iniziative,
ma come di qualcuno che ho
avuto sempre al mio fianco,
come di un amico che, nei
momenti di bisogno, mi ha
anche dato una mano.
E così sono nati gli articoli
che riportiamo nel libro, che a
volte lui mi ha donato di sua iniziativa e, qualche volta, gli ho
sollecitato personalmente, per
sopperire alle esigenze della
rivista.
E così una volta ha tenuto
un seminario sugli “aspetti psicologici” del gruppo di meditazione [il 10-11 novembre ‘98],
nell’ambito di alcuni incontri
organizzati da Appunti di
Viaggio.
E poi ha recensito, devo
sottolineare “con grande simpatia ed affetto”, il mio libricino
“IL C AMMINO DELLA SANTA
PRESENZA [Primi passi]. Il volo
dell’aquila”.
av117
Quindi, la prima cosa che
affiora pensando a Pierpaolo
Patrizi è anche un grande sentimento di gratitudine e di
amicizia.
Continuando a rivolgere lo
sguardo a Pierpaolo, si fa poi
strada, con insistenza, la certezza che si tratta di una persona
che vive con grande profondità
e compassione la vita e i suoi
rapporti con il prossimo, e per
questo motivo, oltre ad essere
sempre molto amorevole e tenero nei confronti degli altri, è
anche molto fragile e vulnerabile nei suoi affetti.
In proposito mi tornano
alla memoria gli articoli che ha
scritto per parlare dell’abbandono della moglie, e la grande sofferenza che gli è costata il dover
accettare la nuova situazione,
raccontata sempre sulla rivista,
con grande coraggio e generosità. Mi è rimasto nella mente e
nel cuore il grido di dolore con il
quale ha raccontato il momento
della separazione:
“La donna della mia vita mi
ha lasciato dopo sedici anni di condivisioni, sogni, speranze, progetti, una figlia desiderata e voluta”.
Credo sia stata questa sua
grande sensibilità e compassione nei confronti degli altri che
lo ha guidato anche nello scegliere il suo percorso lavorativo,
molto valido professionalmente, che lo ha portato ad occuparsi, come psicologo, di assistenza
nei confronti dei sieropositivi e
dei malati di AIDS nel Centro
Iris Caritas del Comune di
Bolzano, che lui ha fondato e di
cui è il primo Responsabile.
Vorrei, anche, sottolineare
un altro aspetto del percorso
umano di Pierpaolo: il suo amore
per la meditazione, che nasce nel
periodo dell’adolescenza. È questo
elemento che ci ha fatto incontrare e camminare insieme per tanti
anni: è questo il primo motivo di
interesse comune. E questo camminare insieme è qualcosa che ci
ha aiutato a diventare ciò che
siamo.
Per quanto mi riguarda,
posso tranquillamente affermare che la meditazione ha cambiato la mia vita, per tanti motivi. Voglio però aggiungere che
l’incontro con Pierpaolo è stato
uno dei buoni frutti di questa
disciplina. E sono felice che ciò
sia avvenuto. Per questo motivo, vorrei gridare: viva la meditazione!
Pierpaolo mi ha confidato
che ha voluto regalarsi questo
libro per festeggiare i suoi ven-
av117
59
ticinque anni di vita lavorativa:
piena, intensa e ricca di soddisfazioni umane e professionali.
Credo allora che il modo migliore per concludere queste brevi
note sia di augurargli di cuore
almeno altrettanti anni di lavoro ancora più belli e ricchi di
soddisfazioni di quelli appena
trascorsi.
Coraggio Pierpaolo, vai
avanti. Il mondo ha bisogno di
gente come te. E anche i tuoi
amici.
Caro Pierpaolo, ti abbraccio
con affetto.
Pasquale Chiaro
Roma, Pasqua 2011
Segue un brano tratto dal libro
POST-FAZIONE ALL’INTERVISTA
È bello il sentimento di amicizia. È
una delle cose che danno sapore alla vita. È quindi con profonda gratitudine che pubblichiamo questo
breve intervento con il quale il prof.
Lucio Pinkus commenta le parole
dette dal suo amico prof. Pierpaolo
Patrizi nell’intervista sulla meditazione. Ne scaturiscono delle gustose considerazioni che in qualche
modo arricchiscono e rendono più
godibile l’intervista stessa.
60
Le due parole che più hanno
destato in me profonde risonanze che ridefiniscono in termini di esperienza possibile e
persino necessaria la meditazione, sono il viaggio e la contemplazione. Nel contesto contemporaneo dove è in corso, per un
verso, una grande spinta all’ibridazione dei processi per pervenire ad un’identità compiuta
e, dall’altro, un pressing sempre
maggiore che condiziona la consapevolezza della bussola del
nostro viaggiare, la meditazione, nella prospettiva praticata e
esposta con leale umiltà da
Pierpaolo Patrizi, richiama due
percorsi che mi sembrano oggi
fondamentali. La meditazione
contemplativa rimanda all’etica
del viandante, di colui che attraversa le diversità con un senso
di provvisorietà ed una certa
distanza, che non può essere
inglobato in appartenenze per
così dire settoriali, siano esse
socio-politiche, filosofico-ideologiche o religiose. Già in questo
percorso, vissuto coscientemente, si ritrova quello spazio per il
nostro nucleo più autentico –
non posseduto una volta per
sempre, ma costantemente perseguito – che permette di vivere
il presente con pienezza, quel
av117
modo di vivere che nella tradizione di Gesù di Nazareth è la
modalità di vivere con tale densità da preparare quella vita che
va oltre la storia e non ne rimane invischiata o frammentata,
non ha bisogno di pronunciamenti irreformabili né di difenderli con steccati che portano
prima alla divisione e poi all’aggressività distruttiva.
Curioso, o meglio, aperto ad
ogni novità che incontra, il
viandante non possiede un
patrimonio dottrinale o delle
strategie politiche da difendere.
Osserva, accoglie, discerne
senza pregiudizi, grato dell’ospitalità che gli viene offerta
durante il suo viaggio ma non
cedendo alla tentazione di quella stabilità che richiede poi difese identitarie, demonizzazione
delle alterità, incapacità di
cogliere quelli che, in termini
religiosi, possiamo definire i
doni della Vita, che non hanno
bisogno di “consigli promozionali” e neppure di riempire
aspettative, ma sono la linfa che
alimenta l’energia che consente
di trovare livelli unificanti delle
differenze e generano quella
novità di vita che tutte le tradizioni sapienziali indicano come
modo di evitare il rischio di
essere
maschere
viventi.
L’abbandonarsi, il lasciar fluire
sentimenti, emozioni, pensieri,
sensazioni corporee costituiscono un tentativo significativo di
rifondare un tempo, che non sia
solo “progetto” e “sguardo al
futuro”, in cui è completamente
e asfitticamente racchiusa la
nostra cultura, ma quel tempo
originario che ha nel corpo vissuto il più geloso custode. È il
ritmo del nostro respiro, il
ritmo del battito del nostro
cuore, il ritmo dell’attendere
senza ansia, con pacificazione.
E perciò nella cadenza del
ritmo, per esempio del battito
del proprio cuore, si può pervenire a quella condizione dove le
domande si pongono non in
modo teorico, ma corporeo, e
con il corpo si chiede qual è l’origine per sapere chi siamo noi,
che cos’è il mondo per sapere
che cosa ci facciamo, chi è Dio
per sapere quale altro Dio si
nasconde dietro le differenti
immagini che ci hanno proposto e continuano a proporci.
La parola contemplazione ha
il suo étimo nel termine latino
contemplum, uno strumento che
serviva per stabilire l’orientamento e le proporzioni dei templi, di quei luoghi particolari
av117
61
dove il sacro trovava le condizioni per un’esperienza più
intensa e in qualche modo
anche di orientamento. La contemplazione sostiene il viaggio
perché tutti i tempi e persino gli
istanti del percorso non si
danno tutti dispiegati, come in
successione; si danno in passaggi diversi da quelli di un ragionamento o della riflessione. Il
contemplum, lo strumento, è
quell’orientamento costante
dello sguardo verso il proprio
Sé, dov’è l’orma divina che è in
ciascun vivente, dove la direzione del percorso – con questo
lasciarsi andare che è poi come
un affidarsi alla Vita – affida la
loro memoria a dei “sensi interni”, a delle tracce particolari
perché questa è l’autentica condizione dell’uomo a cui non è
dato l’eterno, se non per rapidi e
fugaci assaggi, e non elevandosi, ma incarnandosi. Divenendo
appunto, come dice Patrizi,
trama che sottostà e accompagna i gesti della quotidianità.
Talora si prova la sensazione di
essere immersi nell’abisso, nel
Cosmo. Ma nell’abisso non si
può stare, così come non si può
stare nell’universo troppo vasto
62
e privo di riferimenti. Brevi
istanti sono concessi all’uomo
per accogliere l’eterno: ecco
quindi l’impegno a quella sistematicità della meditazione
come luogo che mette a fuoco la
relazione tra viaggio e direzione, appunto, nel contemplare e
questo basta, o almeno sostiene
la nostra esistenza perché possa
galleggiare tra l’angoscia, l’entusiasmo e la disperazione in cui è
gettata la sorte di ogni uomo
provvisto di una sensibilità consapevole. Qui a volte, quando il
nostro vissuto è quello dell’inconsistenza
cui
veniamo
sospinti da un presente culturalmente distratto e per lo più
travolto da sequenze di rapidità
superficiali e proiettata verso
un futuro non come apertura al
nuovo che deve essere atteso e
accolto, ma come proiezione dei
desideri che non è possibile realizzare “ora e subito”, nella peregrinazione contemplante del
meditare giunge – inatteso e
imprevedibile – il dono della
leggera pressione di una carezza
di Dio.
Prof. Lucio Pinkus
[da AV 106 luglio/agosto 2009]
av117