Il sorriso aperto degli dei non illumina più gli uomini
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Il sorriso aperto degli dei non illumina più gli uomini
Il sorriso aperto degli dei non illumina più gli uomini - Massimo Fini «Crederei solo in un dio che sapesse danzare», scriveva Nietzsche pensando al suo Dioniso. lo mi accontenterei di un dio che sapesse sorridere. Ci sono stati tempi in cui ciò accadeva. la mitologia greca e, soprattutto, romana era, in fondo, una mitologia sorridente. Se si eccettua il temibile Fato, che non si sa bene se fosse un dio o non piuttosto, più semplicemente e laicamente, l'imperscrutabile Caso contro cui nessuno, nemmeno gli dei, poteva nulla, Giove, Giunone, Apollo, Venere, Mercurio, per non parlar di Bacco, erano tutti tipi cui piaceva sgavazzare, che si incazzavano, amavano, litigavano, si tiravano i piatti fra le mura domestiche per motivi di gelosia (Giunone a Giove), cercavano, se maschi, di trar le più belle e se donne tradivano regolarmente i mariti, e ce n'erano alcuni che combinavano anche scherzacci niente male, ma a lieto fine, come quello di Apollo a Mida. Avevano insomma le reazioni degli uomini e quindi sapevano anche sorridere. Perche l'uomo è l'unico animale del Creato che sorrida. Certo, sorridenti erano gli dei delle religioni politeiste e animiste. le divinità partorite dal monoteismo sono sempre state cupe, terrifiche, vendicative, in preda a delirio di onnipotenza come il terribile Jahvè degli ebrei che non disdegnava di chiedere sacrifici umani. Tuttavia Cristo (che non a caso è il più umano di tutti gli iddii, anche se deve dividere il ruolo con due entità astratte e molto meno raccomandabili), questo dio hippy, un po' libertario e un po' folle, era capace di sorriso e di tenerezza. Cristo sorrideva. Del sorriso, se si vuole, un po' malinconico e amaro di chi sa che già tutto è deciso (da quegli altri due compari fregnoni che se ne stanno in Cielo a guardar lo spettacolo), ma sorrideva. Nel Medioevo al libertarismo di Cristo si sostituisce l'autoritarismo della Chiesa, ma la stragrande maggioranza degli uomini, che vive in campagna e sulla terra, conserva la capacità di sorridere. Perchè il contadino più che credere al dio canonico, al dio uno e trino, al geometrico, intollerabile e intollerante dio di Dante -roba da intellettuali, da gente di città -è panteista e i crede a certi suoi dei molto particolari e campagnoli, agli gnomi, ai folletti, agli elfi che son capaci di brutti scherzi ma anche di sghignazzo. Il Medioevo, se si esclude la componente monacal-glossatoria e pretesca, non fu affatto cupo, questa è una diffamazione interessata messa in circolo dopo. Se c'è infatti un mondo carnascialesco, boccaccesco, ludico, sensuale, carnale, questo è il mondo contadino medioevale che precedette l'ascesa della borghesia con la sua morale ipocrita e baciapile e la propensione alla masturbazione, mentale e fisica. È il mercante, cioè il borghese, a togliere definitivamente il sorriso dalle labbra di dio, e quindi anche degli uomini, con la sua ossessione per la «robba», la «marcanzia», la partita doppia, con la sua etica dell'investimento e dell'accumulo, col suo perenne progettarsi e proiettarsi nel futuro impedendosi così di vivere e godere il presente, il «qui e ora». E infatti il dio del mercante è il dio di Calvino, il più cupo e terribile di tutti gli iddii, il dio della doppia predestinazione per cui ci sono gli Eletti e i Dannati che sono tali da sempre e per sempre per suo imperscrutabile e insindacabile volere. Nonostante la comparsa di questo dio spietato e senza gioia gli uomini, o perlomeno taluni di essi, hanno però mantenuto a lungo una qualche capacità di sorriso (che non va confuso col riso nè col sarcasmo e nemmeno col sense of humour e meno che mai col sorriso a 24 carati, falsone e pubblicitario, alla Berlusconi; il sorriso ha a che fare con la grazia che è tutt'altra cosa). Quando io ero ragazzo, e quindi nell' Italia degli anni Cinquanta e dei primi Sessanta, si vedevano ancora in giro dei giovanotti, soprattutto se di estrazione popolana, con un sorriso franco, aperto, leale, venato da un pizzico di furbizia contadina. Il sorriso di Walter Chiari, per intenderci. E le mie compagne di liceo, seppur quasi sempre bruttine, avevano sorrisi candidi o maliziosamente pudichi o semplicemente graziosi. Guardate le donne di oggi. Sono quasi tutte 1/2 Il sorriso aperto degli dei non illumina più gli uomini - Massimo Fini belle e han bocche perfette con una chiostra di denti bianchi limati e pareggiati al millimetro, ma son bocche che più che per baciare sembrano fatte per mordere, per azzannare, per divorare. Tantomeno per sorridere. la perfezione non si addice alla grazia nè al sorriso, non per nulla Venere è strabica. E la quattordicenne Catherine Spaak -uno dei sorrisi più accattivanti della storia del cinema -aveva i due dentini davanti deliziosamente accavallati. (Quando la conobbi aveva 38 anni ed era ancora splendida -voleva farseli aggiustare. E io le dissi: «Tu sei matta, Cat. Noi ti abbiamo amata proprio per quei due dentini, che rendevano la tua bellezza più abbordabile, più domestica, più graziosa, più sorridente». Il sorriso ha abbandonato gli uomini. Chi ha mai visto un sorriso, vero, aperto, franco, leale, sulle bocche dei D'Alema, dei Fini, dei La Loggia, dei Napolitano, dei Marini, dei Buttiglione, dei Berlusconi, un sorriso alla Walter Chiari? AI massimo sono sorrisetti stitici, stenti oppure sorrisoni esagerati, «piacioni», propangandistici, falsi, paraculi, sorrisi da mascheroni, che è poi il modo di sorridere di tutta la gente dello spettacolo fra cui gli uomini politici d'oggi van annoverati. Ma nemmeno la gente qualunque sa più sorridere. Nemmeno i ragazzi e le ragazze. Forse nemmeno i bambini. Il dio dell'industrialismo, del mercato e del denaro, un dio meccanico e atono, non può sorridere e quindi non lo possono nemmeno gli uomini che, come sempre, sono fatti a sua immagine e somiglianza. P.S. Sono convinto che ciò che ho scritto sia del tutto oggettivo. Non posso però nemmeno sottacere il sospetto d'esser io a non saper più cogliere il sorriso sul volto degli uomini, perché è da tempo che il mio mi si è spento sulle labbra. 2/2