Emicrania scheda

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Emicrania scheda
Emicrania
consigli per il paziente
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10-2014-MXT-2009-IT-3256-BT Dep.AIFA 27.10.2009
Sommario
Emicrania
Consigli per il paziente
Il presente materiale non intende in alcuna maniera, né direttamente, né indirettamente,
delineare o sostituirsi a percorsi terapeutici che rimangono esclusiva responsabilità del
medico curante. Le indicazioni contenute in questa pubblicazione non devono essere
valutate in sostituzione di cura professionale medica. E’ necessario, pertanto, consultare
il medico prima di intraprendere qualsiasi cambiamento dello stile di vita.
A cura di:
Piero Barbanti
Primario Neurologo, IRCCS San Raffaele, Roma
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Che cos’è l’emicrania?
L’ identikit
I primi segnali
Le fasi del dolore
Le cause
La trasformazione
I fattori scatenanti
Stress
Variazioni ormonali
Variazioni meteorologiche
Alimenti
Stimolazioni sensoriali intense
Difetto o eccesso di sonno
La galleria degli errori
La nevralgia del trigemino
La cervicale
La sinusite
E’ la vista
Sono i denti
La cefalea a grappolo
Come si tratta l’emicrania
I farmaci per l’ attacco acuto
Quando assumere il farmaco per l’attacco?
Cosa dobbiamo richiedere al farmaco per l’attacco
La terapia preventiva
Rimedi alternativi e/o naturali
Conclusioni
Le raccomandazioni
I consigli
Pensierino finale
1. Che cos’è l’emicrania
L’emicrania è la malattia neurologica più diffusa nel mondo. Colpisce il
12% delle persone e prevale nel sesso
femminile (18%) rispetto a quello maschile
(6%). Tuttavia se consideriamo il periodo
compreso tra pubertà e menopausa
riguarda addirittura il 25% delle donne.
In genere si presenta intorno alla pubertà
e declina verso i 50-60 anni. Nella donna
si attenua in gravidanza e può migliorare
o scomparire (non sempre però) con la
menopausa.
L’emicrania è così fortemente disabilitante che la Organizzazione Mondiale
della Sanità la colloca al 19° posto nella classifica delle malattie più
disabilitanti, a pari merito con cecità, tetraplegia e psicosi. Ciò vuol dire
che, durante l’attacco, l’emicranico è disabilitato come uno che non possa
vedere, che sia immobilizzato ai 4 arti o non possa ragionare!
A) L’identikit
L’emicrania si può riconoscere con facilità: proviamo a tracciarne
l’identikit in 10 punti:
1.Compare ad attacchi (il dolore può durare da 4 ore a 3 giorni);
2.Il dolore è tipicamente unilaterale, interessando solitamente la zona
occhio-fronte-tempia (alcune volte però inizia dalla nuca o dal collo in
1/3 dei casi è bilaterale o diffuso);
3.Il dolore, se non trattato, è forte e disabilitante (tanto che il paziente
deve limitare o sospendere le proprie attività);
4.Il dolore è spesso pulsante (o lo diventa con sforzi o movimenti)
5.Il dolore peggiora con l’esercizio fisico;
6.Ci sono sintomi che accompagnano il dolore, anche non presenti tutti
simultaneamente: inappetenza, nausea (a volte vomito), pallore, fastidio
per le luci e per i suoni (per questo motivo il paziente cerca di isolarsi,
possibilmente al buio);
7.Il dolore resiste ai comuni analgesici;
8.L’ attacco compare di solito al risveglio;
9.La frequenza degli attacchi è variabile, da alcuni episodi all’anno a
episodi quasi giornalieri (emicrania cronicizzata) ma nella maggior parte
dei casi è compresa tra 1 e 4 al mese;
10.L’ attacco è scatenato principalmente da stress, variazioni ormonali,
variazioni climatiche, alcool, digiuno, cibi particolari.
B) I primi segnali
In almeno 1 paziente su 4 l’emicrania è preceduta da sintomi premonitori
(prodromi) che si presentano ore (a volte giorni) prima che arrivi l’attacco:
irritabilità, stanchezza, difficoltà a concentrarsi, sonnolenza, tendenza a
cambiare umore, desiderio di alcuni cibi specifici quali i dolci.
Il 20% circa dei soggetti emicranici ha l’aura. Cos’è? E’ un disturbo bizzarro
e benigno dovuto ad una riduzione improvvisa e reversibile del consumo
energetico di una parte della corteccia del cervello. L’aura inizia prima
del mal di testa, dura solitamente 20’-30’, poi scompare completamente
e lascia il posto al dolore emicranico. Nella forma più comune l’aura è
visiva: abbagliamento, flash, zig zag luminosi in una metà del campo
visivo, scomparsa di parte del campo visivo. Altre volte invece l’aura può
essere sensitiva manifestandosi con formicolii alla mano, al braccio e a
metà del volto. Altre volte ancora può comparire come afasia, cioè come
incapacità a tradurre i pensieri in parole. Altre volte ancora si hanno tutti
i sintomi assieme: prima flash luminosi, poi formicolii a metà del corpo
e del volto, poi incapacità ad esprimersi ed infine il dolore. Le donne che
soffrono di questo tipo di emicrania devono evitare il fumo e la pillola
anticoncezionale per non aumentare il rischio di ischemie cerebrali.
C) Le fasi del dolore:
L’ attacco emicranico si sviluppa nel corso di ore o giorni, esattamente come
accade con l’arrivo di una perturbazione atmosferica. Il paziente spesso
inizia ad avvertire sensazioni vaghe come pesantezza alla testa o tensione
muscolare al collo. Durante questa fase, spesso presente al risveglio,
l’assunzione di caffè, il rilassamento o, al contrario, un po’ di attività fisica
a volte possono essere utili per bloccare lo sviluppo dell’attacco vero e
proprio. Nelle ore successive il dolore esplode in tutta la sua intensità,
costringendo il paziente a limitare al massimo le proprie attività. In circa
¾ degli emicranici durante questa fase compare anche una sensazione
di fastidio anche solo nel toccare il cuoio capelluto e la cute della testa
chiamata allodinia, espressione della comparsa un fenomeno chiamato
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sensitizzazione centrale e dovuta al fatto che non solo le vie periferiche
ma anche le vie centrali del dolore sono in allarme. Il paziente in questa
fase evita di pettinarsi o di legarsi i capelli, preferisce non mettersi gli
orecchini, evita di indossare gli occhiali, ecc. In alcuni soggetti poi questa
sensitizzazione diventa così marcata da far provare fastidio anche solo ad
essere sfiorati in qualsiasi parte del corpo.
D) Le cause
Ma chi è l’emicranico? E’ un soggetto che sente più degli altri gli
stimoli ambientali (luminosi, sonori, olfattivi, ormonali, meteorologici,
alimentari, stressanti) e risponde a questi in maniera più prolungata del
normale. Quindi il suo sistema nervoso è sempre molto attivo, sprecando
inevitabilmente molte energie. Quando gli stimoli esterni diventano
troppo numerosi o troppo intensi il sistema nervoso dell’emicranico
soccombe e parte l’attacco doloroso, proprio come un allarme che suona a
vuoto. Questo sistema di allarme (il dolore) è presente in tutti gli individui
ma, mentre nelle persone non emicraniche si attiva solo in casi estremi
(malattie infettive, emorragie cerebrali, stress psico-fisici violenti ecc), nel
paziente emicranico si attiva per un nonnulla. In altre parole, volendo
fare il paragone con l’antifurto di un’automobile, nel soggetto normale
l’antifurto (cioè l’emicrania) suona solo in situazioni molto particolari,
come quando il ladro forza lo sportello, mentre nell’emicranico l’allarme
suona a vuoto e troppo spesso, come capita a quelle autovetture il cui
antifurto si attiva al semplice movimento di aria prodotto dal passaggio di
un autobus nelle vicinanze.
E) La trasformazione
Da quanto abbiamo appreso finora l’attacco emicranico è come un
temporale: se ne intravede l’arrivo già ore prima (prodromi), in alcuni casi
è preceduto da fulmini (aura), poi compare nella sua violenza (fase del
dolore e dei sintomi associati) per scomparire poi lentamente. Nel soggetto
con emicrania episodica tra un attacco e l’altro “c’è bel tempo”, cioè la testa
è completamente sgombra e libera dal dolore. Tuttavia, in alcuni pazienti
l’emicrania può trasformarsi e cronicizzarsi, diventando meno forte,
perdendo molti dei precedenti sintomi di accompagnamento ma assumendo
una frequenza quotidiana o quasi. E’ un po’ come se si passasse da un clima
caratterizzato da acquazzoni periodici ad una pioggerella quotidiana di stile
londinese. In questo caso il paziente è gravemente limitato e compaiono
spesso ansia, depressione, sfiducia, senso di inadeguatezza e talora di
colpa. Questi pazienti devono essere seguiti con attenzione e competenza.
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2. I
fattori scatenanti
Abbiamo detto che il cervello emicranico reagisce maggiormente agli stimoli.
Quelli in grado provocare un attacco emicranico sono chiamati “fattori
scatenanti”. Ma attenzione! Non confondiamoli con le cause dell’emicrania.
I fattori scatenanti sono solo quelle circostanze che favoriscono l’insorgenza
dell’attacco in soggetti biologicamente predisposti. Agire su questi fattori,
quando possibile, è un primo gradino della terapia dell’emicrania. Ma
occorre ricordarsi che adottare una buona igiene di vita può sì aiutare ad
evitare alcuni attacchi ma non è la soluzione del problema! Vediamo nel
dettaglio i fattori principali:
· Stress (psichico e/o fisico). E’ uno dei fattori scatenanti più importanti.
Nell’emicranico l’attacco si scatena più facilmente dopo che durante lo
stress. Per esempio, è probabile che un emicranico abbia l’attacco dopo
un esame, nel fine settimana o nei primi giorni di vacanza (quando cioè
“stacca” la tensione nervosa) più che all’apice dello stress.
· Variazioni ormonali. E’ noto
che nelle donne emicraniche il
periodo mestruale è particolarmente
rischioso per la comparsa di attacchi
di emicrania. Questi possono
precedere le mestruazioni oppure
accompagnarle, scomparirendo poi
non appena il flusso si esaurisca. La
scienza ci ha dimostrato che questi
attacchi sono correlati con il brusco
calo degli ormoni estrogeni nel
periodo mestruale. Il motivo?
Le variazioni degli ormoni femminili
agiscono anche sul cervello e
alterano gli equilibri di alcuni
neurotrasmettitori (ad esempio
la dopamina, la noradrenalina e la
serotonina),
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cioè quelle sostanze che consentono il passaggio dei segnali tra le cellule
nervose.
· Variazioni climatiche. Il soggetto emicranico a volte è come un barome-
tro, avvertendo in anticipo le variazioni del tempo. Secondo un recente studio sarebbero addirittura tra il 30 ed il 78% gli emicranici in cui gli attacchi
vengono scatenati dalle variazioni climatiche. L’aumento della temperatura e
l’abbassamento della pressione atmosferica sono le situazioni maggiormente a rischio, specie se associate ad un aumento della umidità: per questi motivi lo scirocco è particolarmente avvertito e temuto dai pazienti emicranci.
· Alimenti.
E’ un tema di cui parlano in tanti, molto (forse troppo) e da
tanto tempo. Facciamo subito chiarezza. Tra le situazioni scatenanti legate
alla alimentazione, al primo posto non figura la assunzione di determinati
cibi, ma il digiuno: saltare un pasto è più a rischio che mangiare qualche
“cibo proibito”. Al secondo posto c’è l’alcool in tutte le sue varianti:
superalcolici, vino rosso - anche se molti sono più sensibili al vino bianco
- birre ad elevata gradazione. L’alcool è infatti un potente vasodilatatore ed
i soggetti emicranici sono molto sensibili a tutte le sostanze che tendano
a dilatare i loro vasi cerebrali già particolarmente predisposti a farlo. Tra
i cibi, invece, il cioccolato, gli insaccati, i formaggi stagionati, la cucina
cinese (ricca di glutammato monosodico) la frutta secca sono “peccati di
gola” che possono indurre crisi emicraniche nei soggetti predisposti (anche
se non in maniera così drammatica come si racconta in giro). Cautela anche
con i dolcificanti artificiali contenenti aspartame. Il consiglio è quello di
limitarsi nell’assunzione di questi cibi. Ma attenzione a non esagerare! Una
dieta varia è raccomandabile a tutti. Evitiamo di far sentire il paziente con
mal di testa ancora più limitato aggiungendo privazioni alimentari. Sembra
più ragionevole consigliare al paziente di evitare gli eccessi di questi cibi.
La moderazione sembra più opportuna dell’astinenza.
· Difetto o eccesso di sonno. L’emicrania può essere scatenata dalla
privazione di sonno nel 40% dei pazienti e dall’eccesso di sonno nel 30%.
E’ utile quindi che il paziente regolarizzi il più possibile il ritmo sonnoveglia, cercando di coricarsi e svegliarsi in orari, per quanto possibile,
costanti.
Evitare il sonnellino pomeridiano, se non si è abituati, e non poltrire
troppo a lungo nel letto dopo essersi svegliati possono risultare preziosi
accorgimenti.
Il consiglio per chi soffre di emicrania può essere dunque riassunto nel
cercare di avere il senso della misura e della gradualità ricordando che, a
parte le variazioni ormonali nella donna, raramente l’attacco emicranico
si scatena per una singola causa. Piuttosto occorre organizzarsi per evitare
che i fattori scatenanti si concentrino in un determinato frangente, come
potrebbe ad esempio capitare in chi il venerdì sera (la tensione nervosa
si riduce, 1° rischio) dopo una cena abbondante (2° rischio) in cui abbia
bevuto alcolici in quantità (3° rischio) vada anche a dormire tardi (4°
rischio) svegliandosi tardi all’indomani (5° rischio).
·
Stimoli sensoriali intensi. Odori, luci e rumori giocano anch’essi un
ruolo importante. Non è raro che un emicranico si trovi ad uscire con il
mal di testa da una profumeria, da una discoteca o dopo la esposizione a
luci abbaglianti (come ad esempio avviene dopo una gita in barca o sulla
neve). Inoltre, nella quotidianità prodotti di uso domestico come detersivi o
cere, solo per fare un esempio, possono con il loro odore intenso scatenare
l’attacco.
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non dei denti.
3. Galleria degli errori
· La “cefalea a grappolo”: attenzione anche qui. Cefalea a grappolo ed
emicrania non sono parenti: la prima prevale nel sesso maschile, la seconda
nel femminile; nel primo caso il paziente non riesce a stare fermo durante
l’attacco e vaga per la stanza mentre, nell’emicrania, il paziente cerca di
stare fermo perchè il movimento lo fa stare peggio. La cefalea a grappolo
dura decine di minuti, l’emicrania invece decine di ore ecc ecc.
L’ emicrania è una malattia spesso scambiata per altro disturbo. Verrebbe
da chiedersi: dove deve essere localizzato questo benedetto dolore per
poter essere correttamente diagnositicato come emicrania? Vediamo gli
errori più frequenti:
· La “nevralgia del trigemino”: questo errore a volte viene fatto quando il
dolore emicranico riguarda anche il viso. Ma questo è certamente possibile
nell’emicrania. Nella nevralgia del trigemino, malattia tipica dell’anziano
a differenza dell’emicrania che prevale nel giovane, il dolore è a scosse e
dura secondi o frazione di secondo, non c’è nausea nè vomito ecc.
·
La “cervicale”: è forse la diceria più frequente. E pensare che la
Classificazione Internazionale delle Cefalee non solo non la prevede ma
addirittura esclude che la “cervicale” sia causa di per sè di alcun tipo di
cefalea! Piuttosto occorre sapere che l’emicrania può nascere dal collo o può
estendersi al collo senza che questo voglia dire assolutamente nulla sullo
stato delle articolazioni e dei muscoli cervicali. Spesso il dolore cervicale
in corso di emicrania è solo un dolore “riferito”, nè più nè meno del dolore
al braccio sinistro che può comparire nell’infarto miocardico.
· La “sinusite”: altra favola dura a morire. Un po’ di chiarezza 1) la
sinusite cronica non da mai cefalea; 2) la cefalea in corso di sinusite acuta
deve essere associata a secrezione nasale muco-purulente, rinite, febbre e
sintomi di infezione. Questo vuol dire che che cefalee da patologie dei seni
paranasali sono molto rare.
·
“E’ la vista”: questo equivoco nasce dal fatto che la sede più tipica
del dolore emicranico è il territorio di distribuzione della prima branca
trigeminale (nervo sovraorbitario) che fuoriesce proprio dal limite superiore
dell’orbita.
· “Sono i denti”: come sopra. A volte il dolore emicranico si estende lungo
il decorso anche della 2° o 3° brabca trigeminale. Come differenziarlo? E’
semplice: nausea, vomito, fastidio per luci e rumori, peggioramento con il
movimento, scatenabilità con lo stress sono caratteristiche dell’emicrania,
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4. Come si cura l’emicrania?
L’emicrania è oggi una malattia ben curabile. La terapia per interrompere
l’attacco è sempre necessaria in ogni paziente. Negli emicranici con attacchi
ad alta frequenza è opportuna anche una cura farmacologica preventiva.
A) I farmaci per l’attacco acuto
Vediamo quali sono i prodotti più impiegati:
· Triptani
Sono a tutt’oggi i farmaci
più
specifici,
selettivi,
moderni, efficaci e sicuri per
la terapia acuta dell’attacco.
Sono così raffinati da agire
solo sul dolore emicranico
e non su altri tipi di dolore
(ad esempio dolore osteoarticolare), nè in mal di
testa diversi dall’emicrania.
All’interno del nostro cervello questi farmaci simulano l’azione di una
sostanza chiamata serotonina 1) bloccando la dilatazione dei vasi che si
ha durante l’attacco emicranico e 2) impedendo che il dolore si propaghi
verso le aree specializzate del cervello. Ma non è tutto. I triptani bloccano
anche i sintomi associati all’emicrania, cioè nausea, vomito, fastidio per le
luci ed i suoni, molto spesso invalidanti quanto il dolore.
· Antinfiammatori
Sono farmaci con un effetto analgesico generico, di uso ancora molto
diffuso tra i pazienti e spesso presenti come prodotti da banco nelle
farmacie. Hanno risultati favorevoli negli attacchi di emicrania lievi o
moderati ma raramente funzionano nelle crisi molto intense. Inoltre
non agiscono sui sintomi associati quali la nausea, ecc. Di solito costano
poco, ma possono essere molto dannosi per lo stomaco. Ma non è
tutto: è stato dimostrato che l’uso cronico di alcuni antiinfiammatori
in soggetti non più giovani può produrre danni anche gravi
sull’apparato cardiovascolare.
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·Ergotaminici
Si tratta di farmaci ormai in disuso, efficaci ma ricchi di effetti collaterali
(nausea e vomito in primo luogo) e poco maneggevoli, essendo dotati ad
esempio di effetti vasocostrittivi generalizzati nell’organismo
Occorre infine ricordare che tutti i farmaci per la cura dell’attacco
emicranico, se presi in dosi eccessive, possono addirittura provocare un
mal di testa chiamato appunto Cefalea da Abuso, anche se ciò sembra un
controsenso. Il rischio di abuso è particolarmente elevato per quei farmaci
in cui il principio attivo è associato ad altre sostanze (quali caffeina,
barbiturici, antinausea) che rendono l’abuso e la dipendenza più marcate.
B) Quando assumere il farmaco per l’attacco?
Per trattare con successo un attacco occorre assumere tempestivamente un
farmaco che agisca rapidamente.
Ciò è necessario perché nella emicrania occorre agire all’interno di una
finestra terapeutica. Di cosa si tratta? E’ quell’intervallo di tempo di circa
1 ora che intercorre tra l’inizio dell’attacco (sensitizzazione periferica) e
l’inizio della sensitizzazione centrale (come abbiamo visto segnalata dalla
comparsa della allodinia cutanea) e che è espressione di uno stato di allerta
delle vie centrali . All’interno di questo intervallo di tempo la terapia acuta
dell’attacco risulterà efficace, mentre trascorsa più di
un’ora dall’inizio dei sintomi i risultati saranno
più scadenti o nulli. Pertanto è essenziale che
l’emicranico assuma il farmaco per l’attacco
ai primi sintomi (badando comunque a non
sconfinare nei rischi di abuso). Le casistiche
invece ci dicono esattamente il contrario: il
40% dei pazienti aspetta almeno 1 ora ed il
25% aspetta addirittura 2 o 3 ore, riducendo
quindi le possibilità di successo.
Ma agire tempestivamente non è sufficiente.
Occorre anche che il farmaco in questione sia di
pratica assunzione per poter essere preso in ogni frangente senza perdere
tempo e che abbia un’elevata rapidità di azione. Per questo scopo sono
da preferire i triptani, le molecole più specifiche per il trattamento
dell’emicrania.
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5. Conclusioni
C) Cosa dobbiamo pretendere da un farmaco per l’attacco?
Il farmaco deve perlomeno dimezzare l’intensità del dolore entro 2 ore
dalla assunzione. Sappiamo però che con una scelta opportuna e con una
somministrazione tempestiva è possibile ottenere anche la scomparsa
completa del dolore e dei sintomi associati entro tempi più brevi (30’60’).
A) Le raccomandazioni
D) Terapia preventiva
Quando il paziente emicranico ha almeno 2-3 attacchi disabilitanti al
mese deve eseguire anche una cura preventiva (profilassi). Questa terapia
serve a ridurre la frequenza degli attacchi, riducendo spesso anche la loro
disabilità, ed agisce contrastando quella ipereccitabilità del sistema nervoso
responsabile di una eccessiva risposta agli stimoli ambientali. La profilassi
deve essere assunta quotidianamente, indipendentemente dalla presenza o
meno dell’attacco emicranico, in genere per 3-6 mesi.
I farmaci più comunemente impiegati sono 1) i beta-bloccanti (solitamente
usati dal cardiologo per tenere sotto controllo il ritmo cardiaco e la
pressione arteriosa); 2) calcioantagonisti (spesso prescritti dagli otorini per
le vertigini); 3) gli antidepressivi; 4) gli antiepilettici. La scelta ovviamente
spetta al medico che potrà sfruttare anche alcune azioni secondarie dei
farmaci per curare meglio il paziente: ad esempio potrà dare un beta
bloccante ad un emicranico tachicardico o iperteso, un calcio antagonista
ad un emicranico con sensazione di sbandamenti e vertigini durante gli
attacchi, ovviamente un antidepressivo ad un emicranico depresso ed un
antiepilettico ad un emicranico in sovrappeso (topiramato) o con instabilità
dell’umore (valproato).
E) Rimedi alternativi e/o naturali
Il paziente ne fa spesso richiesta al medico cercando un approccio non
farmacologico al problema. Occorre però essere chiari: nell’emicrania
funzionano bene le cure farmacologiche. Quelle non farmacologiche
(tecniche di rilassamento, biofeedback, agopuntura, yoga) e gli approcci
nutrizionali (magnesio, precursori della serotonina, vitamina B2, coenzima
Q10) sono raramente risolutive e vanno intesi più come rifinitura di una
cura che come cura vera e propria. Tuttavia possono essere un utile ausilio
in particolari fasi della vita (infanzia, gravidanza) o in pazienti con gravi
controindicazioni all’uso dei farmaci.
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· Non curarsi da solo
· Non eseguire spontaneamente esami diagnostici: spesso sono ·
·
completamente inutili quando non dannosi
Non abusare dei farmaci: c’è il rischio di peggiorare l’emicrania e di danneggiare la prorpia salute
Non interrompere autonomamente le cure: fare una cura vuol dire assumere il farmaco prescritto, alla dose prescritta, per il periodo stabilito
B) I consigli
· Cercare di evitare le situazioni che scatenano gli attacchi ( stress ·
·
·
·
·
·
psicofisico, digiuno, abuso di alcool, ritmi di vita sregolati, eccesso o difetto di sonno, ecc)
Attenersi rigorosamente alle prescrizioni del medico
Assumere il farmaco per l’attacco il più precocemente possibile
Eseguire con rigore le cure prescritte
Ricordarsi che la cura efficace a volte viene trovata solo dopo alcuni tentativi
Compilare sempre il diario dell’emicrania
Contattare il medico per qualsiasi effetto collaterale
C) Pensierino finale
Non credere a chi dice che il mal di testa non
si cura:
le cefalee veramente intrattabili sono
rarissime.
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