Psicologia dello sviluppo - Camaioni, Di Blasio (Riassunto)
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Psicologia dello sviluppo - Camaioni, Di Blasio (Riassunto)
NATURA E CAUSE SVILUPPO 1) Natura del cambiamento? Quantitativa -> graduale cambiamento nel tempo -> COMPORTAMENTISMO: b. è organismo plasmato da esperienze e apprendimento Qualitativa -> comparsa di nuove capacità o trasformazione di capacità presenti -> TEORIE ORGANISMICHE (Piaget-Vygotskij): b. attivo costruttore sue capacità e sviluppo causato da influenze interne non da fattori ambientali. 2) Processi che causano cambiamento? ¾ Fattori ambientali COMPORTAMENTISMO ->influenze ambientali modellano il comportamento in modo da determinare le naturali abilità che si sviluppano ed il ritmo. ¾ Fattori genetici: il b. si sviluppa a causa della programmazione genetica (teoria di Chomsky sull’acquisizione linguaggio) ¾ TEORIE ORGANISMICHE: posiz. Intermedia: sviluppo= interazione di condizioni genetiche e ambientali 3) Cambiamento graduale e continuo/improvviso e discontinuo? Continuo e graduale = cambiamenti quantitativi Discontinuo = camb. Qualitativi, es. comparsa di nuove capacità come deambulazione e linguaggio. Teorie Diverse: a) cambiamento continuo all’interno di uno stadio, discontinuo nel passaggio da 1 stadio a altro. Piaget: funzioni che rimangono invarianti durante lo sviluppo (continuità), ma strutture cognitive cambiano tra uno stadio e altro (discontinuità) APPROCCI TEORICI SVILUPPO Approccio COMPORTAMENTISTICO ¾ Individuo ha capacità illimitata di apprendere, ¾ è plasmabile dall’ambiente xché ripete comportamenti che hanno avuto conseguenze positive (rinforzo positivo) e elimina quelli che non le hanno avute (rinf. Negativo) ¾ Metodo indagine: sperimentazione e osservazione – massimo controllo – esperimento di laboratorio è metodo ottimale 2 correnti: a) comportamentismo radicale: influenza di Skinner, sviluppo è lunga sequenza di esperienze di apprendimento. 2 processi: condizionamento classico e operante. b) teoria apprendimento sociale (Bandura): l’apprendimento può derivare anche da osservazione, senza rinforzo e spiega vari comportamenti che i b. imparano osservando le persone. L’apprendimento non è automatico ma influenzato da aspetti del comportamento osservato cui si presta attenzione e da capacità di ricordarli e interpretarli. B. crede nei rinforzi intrinseci, derivanti dall’interno non da esterno (soddisfazione per successo in compiti faticosi) Approccio ORGANISMICO ¾ Individuo è attivo teso a realizzare sue potenzialità ¾ Cambiamento è la caratteristica primaria del comportamento ¾ E’ guidato da leggi che regolano la sequenza dei cambiamenti: il b. costruisce gradualmente la sua comprensione e quella degli altri attraverso un continuo scambio con ambiente. ¾ Ogni nuova acquisizione non deriva da disposizione innata né da influenza dell’ambiente, ma dalla coordinazione di essi. ¾ Strategia di ricerca: evolutiva e induttiva -> si confrontano b. di età diverse x individuare cambiamenti evolutivi . ¾ Teorie dello svil. Cognitivo: Piaget, Vygotskij, Werner Approccio PSICOANALITICO ¾ L’individuo è simbolico, capace di attribuire significati a sé e al mondo. ¾ Il cambiamento è l’esito di conflitti interni. ¾ Lo sviluppo è cambiamento qualitativo e procede secondo stadi (stadi psicosessuali di Freud). ¾ Metodo di indagine: osservazione con minimo controllo, osserv. Naturalistica, colloquio clinico e osservazione della relazione osservatore-osservato. Ricostruisce la storia personale e ne ricerca i nessi significativi, quindi non interessato a cause e conseguenze del comportamento MATURAZIONISMO Regola la comparsa delle nuove abilità con il procedere dell’età attraverso il programma genetico. Arnold Gesell: regolarità con cui compaiono le prime abilità motorie del b., quindi sequenza temporale di tali abilità sono la conseguenza di un programma genetico predeterminato= sviluppo dovuto a maturazione si verifica indipendentemente dalla pratica. Es. non serve insegnare a camminare e nulla si deve fare affinché inizi la pubertà. Ma ciò può essere alterato da condiz. ambientali estreme: denutrizione o incidenti. Teoria CHOMSKY_ sostiene che capacità di acquisire il linguaggio è innata e specifica dell’essere umano, ma l’esperienza influisce sull’acquisizione della lingua materna COMPORTAMENTISMO Solo i comportamenti esterni e osservabili possono essere oggetto di indagine scientifica. Principi ispiratori: ¾ Riduzionismo e Parsimonia _ Poiché il comport. complesso si può ridurre a comport. semplici, bisogna studiare le singole unità comportamentali ¾ Se un comportamento può essere spiegato in termini di meccanismi generali come il condizionamento operante o il rinforzo, vanno rifiutate spiegazioni di meccanismi + complessi e specifici. ¾ I meccanismi dell’apprendimento operano allo stesso modo per l’intero ciclo vitale = non è necessario confronto tra soggetti in momenti diversi dello sviluppo. Critiche: ¾ L’apprendimento non funziona in modo uniforme, non è indipendente dal materiale appreso e dalle relazioni che esso ha con le conoscenze già acquisite. ¾ Le prestazioni cognitive sono influenzate dal contesto e dal significato del compito. ¾ Se sappiamo come si apprende del materiale “senza senso” in laboratorio, non potremo capire come avviene l’apprendimento di materiale significativo in contesti di vita quotidiana. ¾ Il cambiamento evolutivo influenza le capacità di apprendimento e memoria xché cambia le strategie usate x i compiti cognitivi. COSTRUTTIVISMO Si afferma anni ’60 con Piaget. Piaget nega che psicologia sviluppo = psicol. Apprendimento xché pensiero infantile qualitativamente diverso da quello adulto. Il b. costruisce gradualmente la comprensione della realtà attraverso interazioni con l’ambiente (inizialmente crede che versando un liquido in contenitori diversi, cambi la quantità) Il sistema cognitivo subisce profonde trasformazioni che corrispondono a strutture intellettive dette stadi di sviluppo che compaiono secondo una sequenza invariante e universale. Critiche: ¾ Teoria stadiale è una ipersemplificazione -> riduce lo sviluppo all’evoluzione di singole strutture. ¾ Le descrizioni che P. fornisce delle strutture intellettive – operazioni concrete e astratte – non corrispondono a processi che il sogg. mette in atto risolvendo un compito, sono lontani dal comportamento reale. ¾ Non viene considerato il contesto sociale in cui si svolge l’attività cognitiva. ECOLOGIA DELLO SVILUPPO Fino agli anni ’70 il contesto in cui si sviluppa il b. si limitava al rapporto madre-bambino o alla relazione con i compagni di gioco. In seguito si è ampliato il concetto di contesto grazie a Bronfenbrenner, fondatore dell’approccio ecologico allo sviluppo. All’interno dell’ambiente ecologico vi è una serie di strutture, incluse l’una nell’altra. 1° livello – microsistema: situazione ambientale in cui è inserito il soggetto che si sviluppa, es. la relazione col genitore nella famiglia. 2° livello – mesosistema: relazione fra microsistemi, es. l’imparare a leggere può dipendere non solo da come viene insegnato al b. ma anche da legami esistenti tra scuola e famiglia. 3° livello – esosistema: lo sviluppo è influenzato da eventi che si verificano in situazioni ambientali in cui il b. non è presente, come il tipo di attività lavorativa dei genitori. L’esosistema è influenzato dal macrosistema, cioè dalle politiche sociali e dei servizi di una comunità, es. introdurre un nuovo tipo di assistenza alla maternità non solo influenza la relazione madre-neonato, ma produce degli effetti sullo sviluppo del b. DIFFERENZE INDIVIDUALI NELLO SVILUPPO Le differenze individuali intese sia come 1. differenze nello sviluppo di individui diversi (interindividuali) 2. differenze tra aspetti dello sviluppo in uno stesso individuo (intraindividuali) si manifestano nel temperamento e nel linguaggio. Il temperamento, lo stile di comportamento di un soggetto quando interagisce con l’ambiente, è presente sin dalla nascita e possiede quindi l’adattabilità a nuove esperienze, l’intensità delle risposte, lo stato d’animo e il livello di attività. Analizzando il livello di attività, si possono notare differenze individuali di temperamento (b. vivace, che si muove molto e b. calmo, che fa giochi tranquilli…). E’ importante la compatibilità tra il temperamento del b. e quella del genitore, con un livello di attività molto diverso le cose possono non andare molto bene. Altro aspetto in cui si osservano differenze individuali è la popolarità nell’interazione con i coetanei, i soggetti popolari piacciono perché si comportano in modo positivo con gli altri, cercano di dare una mano e non sono aggressivi. L’acquisizione della lingua materna può variare molto: a 8-9 mesi si possono pronunciare le prime parole oppure a 18-20 mesi. Il b. che parla tardi non evidenzierà in seguito un ritardo del linguaggio. Spesso la precocità linguistica è frequente nel sesso femminile, in primogeniti e appartenenti a classi medio-alte. Come descrivere i cambiamenti in funzione dell’età Si ricorre a 2 disegni di ricerca: Disegni di ricerca longitudinali: lo stesso gruppo viene osservato x un certo periodo, di solito alcuni anni. Vantaggi: ¾ ¾ si segue lo sviluppo individuale nel tempo e si controlla la stabilità del comportamento Utile anche x determinare gli effetti di esperienze antecedenti sullo sviluppo successivo. Svantaggi: ¾ metodo costoso in investimenti ed energie ¾ Si rischia di perdere i soggetti nel tempo ¾ Possibile confusione tra cambiamenti legati a età e quelli di tipo sociale e storico che si verificano nel corso della ricerca = difficile stabilire se soggetti sono cresciuti o sono cambiate le loro condizioni di vita. Sono comunque stati molto usati -> diari sullo sviluppo infantile di Darwin che descrisse le espressioni emotive del figlio e la loro evoluzione, Wilhelm Preyer ne L’anima del bambino riportava le osservazioni sulla figlia. Durata: ¾ a breve termine – si valutano gli stessi soggetti in almeno due punti di età, senza specificare l’intervallo temporale tra questi punti. ¾ A lungo termine – durata di almeno 3 anni e almeno 3 osservazioni ripetute nel tempo. Disegni di ricerca trasversali – gruppi di individui di età diversa confrontati nello stesso momento temporale. Vantaggi: è poco costoso e veloce nell’esecuzione. Svantaggi: Si identificano differenze tra età ma non si possono osservare cambiamenti individuali in funzione del tempo. L’ESPERIMENTO - Nella sperimentazione il ricercatore interviene attivamente, manipolando le variabili indipendenti e rileva se la modificazione influenza il comportamento indagato (variabile dipendente) Nell’esperimento classico ci sono almeno 2 gruppi ai quali i soggetti vengono assegnati casualmente: un gruppo sperimentale viene sottoposto alla manipolazione della variabile indipendente, l’altro gruppo “di controllo” non riceve nessun trattamento oppure un trattamento diverso. Se i cambiamenti previsti nella variabile dipendente si rilevano solo nel gruppo sperimentale, l’ipotesi della ricerca viene confermata. L’esperimento è condotto in laboratorio se è richiesta un’apparecchiatura speciale (strumenti x registrare tempi reazione o movimenti oculari) o in ambiente naturale. Vantaggi: ¾ ¾ possibilità di stabilire relazioni causa-effetto tra variabili indipendenti e dipendenti facilità di replicazione, ottenendo conferme o disconferme dell’ipotesi iniziale. Svantaggi: i soggetti osservati in condizioni di controllo potrebbero comportarsi diversamente nella realtà. La conseguenza è che difficilmente i risultati possono essere generalizzati al di fuori dell’ambiente controllato in cui sono stati raccolti, tale generalizzabilità corrisponde alla validità esterna: minore è la generalizzabilità maggiore è la validità esterna dell’esperimento. Tuttavia di solito l’esperimento gode di una buona validità interna, nel senso che se le condizioni sperimentali sono ben controllate, la relazione tra variabili indipendenti e dipendenti è quella ipotizzata dal ricercatore. In alcuni casi non si possono manipolare le variabili indipendenti o assegnare casualmente i soggetti ai gruppi sperimentali e di controllo: se il ricercatore è interessato agli effetti del maltrattamento, malnutrizione, etc. non è evidentemente possibile x motivi etici riprodurre tali esperienze traumatiche. Il ricercatore deve trovare b. in cui la variabile da studiare sia presente naturalmente e li confronti con un altro gruppo il + possibile simile al primo x tutte le caratteristiche all’infuori di quella indagata = disegni quasi-sperimentali in cui si confrontano fra loro gruppi la cui composizione non è casuale. Il disegno correlazionale si usa quando non è possibile individuare gruppi che differiscono per l’aspetto che interessa oppure si è interessati a descrivere il rapporto tra due variabili, cioè se ai cambiamenti di una variabile corrispondono cambiamenti nell’altra variabile. Questo metodo permette di misurare il grado di associazione tra variabili senza manipolarle sperimentalmente. Es. si può misurare la quantità di spettacoli violenti che ragazzi guardano quotidianamente e registrare l’aggressività comportamentale; è così possibile verificare se le 2 misure sono associate, cioè se all’aumento degli spettacoli violenti corrisponde un aumento di comportamenti aggressivi (correlazione positiva tra variabili). L’obiettivo dell’uso dei disegni correlazionali è puramente descrittivo e non consente di ricavare conclusioni sulla relazione causa-effetto tra variabili: ragazzi che manifestano + spesso comportamenti aggressivi a scuola potrebbero essere geneticamente predisposti o essere esposti a episodi di aggressività in famiglia che li spinge a preferire la visione di spettacoli violenti. L’OSSERVAZIONE – E’ la selezione di un fenomeno degno di interesse su cui vengono raccolte informazioni in modo completo e accurato, è quindi metodo complesso e impegnativo, soggetto a distorsioni derivanti dalla soggettività dell’osservatore. Diversa dalla sperimentazione: non controlla le variabili indipendenti perché il comportamento potrebbe alterarsi o non manifestarsi se si cerca di modificarlo intenzionalmente. Indaga le relazioni che esistono tra 2 o + variabili, mentre la sperimentazione è interessata alle relazioni che potrebbero esistere tra le variabili in risposta alle manipolazioni sperimentali. Si pone scopi descrittivi piuttosto che esplicativi e quindi non può verificare la presenza di relazioni causa-effetto. Può essere condotta in vari modi: ¾ ¾ Studi sul campo_ condotti negli ambienti di vita quotidiana del b. che prevedono o meno un intervento del ricercatore; osservazioni in laboratorio che possono essere o meno strutturate. 2 forme di osservazione: ¾ Naturalistica: il ricercatore esercita minimo controllo sul proprio oggetto di studio L’osservazione etologica, grazie agli studi di Lorenz e Tinbergen, osserva il comportamento nell’ambiente naturale in cui si manifesta e lo descrive obiettivamente. Per non influenzare la spontaneità del comportamento l’osservatore si nasconde adottando un’osservazione dissimulata. ¾ Controllata: l’osservatore interviene attivamente anche se senza manipolare la variabile indipendente, esercitando un grado medio o max di controllo e fornisce stimoli per evocare il comportamento da studiare: Piaget, non solo registrava i comportamenti significativi nei suoi figli, ma proponeva anche delle stimolazioni per far emergere le risposte x lui interessanti. Tale tipo di osservazione può essere condotta sia in laboratorio che nell’ambiente naturale. Validità dell’osservazione 3 fasi: 1) selezione fenomeno da osservare 2) registrazione fenomeno individuato 3) codifica dati registrati Bisogna riconoscere le fonti di errore e controllarle: A) Soggetti osservati - possono reagire alla presenza dell’osservatore e comportarsi in modo innaturale. La reattività può essere controllata abituandoli alla presenza dell’osservatore o adottando tecniche non invasive come l’osservazione partecipante o mascherando la presenza dell’osservatore dietro uno specchio unidirezionale B) Osservatore - Il comportamento degli osservatori può variare a seconda delle condizioni psicofisiche e delle capacità personali (consapevolezza di sé o assenza di pregiudizi) L’osservatore reagisce anche alla valutazione dell’attendibilità di ciò che registra (migliora la prestazione se sa di essere valutato), per ovviare a ciò si possono effettuare controlli casuali dell’attendibilità C) Ricercatori – possono influenzare l’osservazione formulando aspettative e facendo commenti valutativi, adottando schemi di codifica eccessivamente complessi e difficili da applicare, soluzione -> definizioni operative chiare delle categorie di codifica e addestrare i codificatori a utilizzare uno schema prima di iniziare il lavoro di codifica Interviste e questionari – utilizzate x interrogare i b. e gli adulti sul comportamento e la personalità dei b. Importante accertarsi che i b. abbiano buona capacità di comprensione e produzione del linguaggio -> quindi non usare tali tecniche con b. inferiori a 3 anni quando si intervista – non usare questionari scritti a b. sotto 7-8 anni. I b. e adolescenti possono opporre resistenza a comunicare sentimenti, opinioni e rifiutare di essere intervistati -> soluzione: stimolare curiosità e interesse instaurando clima di fiducia. Importante che i soggetti abbiano un livello cognitivo adeguato alla comprensione delle domande dell’intervistatore. Quando si interrogano adulti il rischio è che esprimano giudizi soggettivi, cercando di conformarsi alle aspettative dell’intervistatore o di apparire adulti competenti. I loro giudizi sulle capacità del b. a diversi stadi dello sviluppo sono soggetti a errori sistematici: sottovalutano le capacità del b. in età prescolare e le sopravalutano in età scolare > quindi è importante intervistare gli adulti sulle capacità attuali del b. piuttosto che sulle capacità pregresse, x essere + sicuri che essi forniscano info veritiere. Nell’intervista e nel questionario le domande possono essere: chiuse (sì-no/vero-falso) -> interviste e questionari strutturati, dove porre domande chiuse è vantaggioso per codificare facilmente le risposte e ridurre le risposte irrilevanti come “non so” • aperte – quando non si conoscono le diverse modalità di risposta o se le domande riguardano argomenti complessi • Svantaggi: codifica laboriosa e raccolta di info potenzialmente irrilevanti e inutili, inoltre i soggetti devono possedere buona padronanza della lingua materna orale o scritta. SVILUPPO FISICO E MOTORIO Sviluppo prenatale – Nonostante l’ambiente uterino protegga e nutra il feto, lo mantenga a una temperatura costante ed il liquido amniotico lo preservi dagli urti, attraverso il sangue materno passano anche sostanze chimiche, ormonali e virus che possono lasciare tracce sullo sviluppo successivo. Oggi si sa molto sugli agenti teratogeni, cioè su quei fattori ambientali che causano un danno congenito nell’embrione e nel feto, come la mancanza di nutrimento adeguato o l’introduzione di sostanze nocive, l’ingestione di talidomide nei primi 2 mesi può causare gravi malformazioni, la nicotina e alcune droghe. 2 fasi nello sviluppo prenatale: 1) lo sviluppo dell’embrione 2) “ del feto. Periodo embrionale – Va dall’inizio della 3^ alla fine dell’8^ settimana di gestazione, l’embrione diventa feto, cioè organismo con caratteristiche umane. 4^ settimana - si sviluppano le cellule del sangue, si forma il sistema nervoso e il cuore. 5^ “ cervello e midollo spinale, occhi, orecchie, naso, reni e polmoni. Alla fine del 2° mese l’embrione è lungo circa 2,5 cm. Periodo fetale - tale periodo ha inizio con il 3° mese di gravidanza (9^ settimana). In questo periodo la testa che era grande quanto il resto del corpo, cambia in proporzione e diviene pari a ¼ alla fine della gestazione. Il corpo, prima raggomitolato, si distende e durante il 4° mese, la madre percepisce distintamente i movimenti del feto. 4-5 mese raggiunge una lunghezza di 15 cm e pesa circa 250 gr – polmoni ben sviluppati ma con liquido amniotico e non ancora funzionanti. 4 mese periodo di crescita + veloce. Dopo 5 mese la pelle è completamente sviluppata e compaiono capelli e unghie. 6 mese apre gli occhi e presto distingue la luce dall’oscurità Negli ultimi mesi si completa l’accrescimento degli organi. Il feto sembra meno attivo xché crescendo ha meno spazio all’interno dell’utero, quindi si posiziona con la testa verso il basso per sfruttare al massimo lo spazio disponibile. Al termine del 6°mese (26^ e 28^ settimana) il feto supera il limite minimo di sopravvivenza in caso di nascita prematura, poiché il sistema respiratorio e il sistema nervoso centrale sono abbastanza perfezionati. Diagnosi prenatale – Ecografia fetale consente di valutare l’età gestazionale, crescita feto e malformazioni. Metodi di analisi dei tessuti fetali (amniocentesi)- aspirazione liquido amniotico al 2° trimestre di gravidanza (4°mese) Prelievo dei villi coriali - + vantaggioso perché avviene attraverso la vagina e può essere eseguito già all’8^ sett. di gestazione. Tali esami sono raccomandati nel caso di malattie genetiche nei genitori o nelle loro famiglie oppure se la madre ha superato i 40 anni. LA NASCITA E IL NEONATO Il passaggio dall’ambiente intrauterino a quello extrauterino non è facile perché il n. deve respirare ossigeno attraverso i polmoni anziché tramite il cordone ombelicale, nutrirsi con la bocca anziché dal sangue materno, anche se è vero che il b. può ingerire cibo grazie ai riflessi di suzione, la termoregolazione ha ancora qualche problema, poiché mancano i tessuti adiposi. Può già respirare poiché il riflesso respiratorio mette subito in funzione i polmoni evitando l’ipossia (carenza di ossigeno), che viene scongiurata grazie alla produzione di livelli elevati di ormoni dello stress, che proteggono il n. da situazioni sfavorevoli. Nella fase neonatale è importante l’attenzione ai bisogni fondamentali per lo sviluppo, tra i quali il rapporto madre-bambino e un precoce attaccamento al seno, in quanto l’attaccamento al seno presenta vantaggi sia nutrizionali e di difesa contro le infezioni, sia psicologici. La nascita dolce – Sebbene il parto in ospedale è una difesa contro la mortalità neonatale e perinatale, presenta dei rischi per il tipo di manipolazione del n. piuttosto rude e l’uso di tecniche dannose. Leboyer suggerì una tecnica di parto x rendere graduale e dolce il passaggio dal grembo materno all’ambiente esterno: attenuare le luci e rumori, adagiare il n. x alcuni minuti sull’addome materno, recidere il cordone soltanto dopo che il b. ha cominciato a respirare autonomamente. Ricerche hanno mostrato che una gravidanza e un parto sereni predicono che la madre sceglierà di allattare il b. al seno e che l’allattamento durerà abbastanza a lungo. CRESCITA PRIMA E DOPO LA NASCITA Crescita = a) moltiplicazione cellulare che determina l’aumento di volume dell’organismo b) Differenziazione e sviluppo delle diverse funzioni corporee e psichiche in senso funzionale e biochimico. Asimmetria nella crescita -> tessuti e organi non si sviluppano assieme e con la stessa velocità. L’età del lattante e la pubertà sono 2 periodi in cui la velocità della crescita è + rapida. Periodo pre - natale di crescita. Velocità crescita = primi 6 mesi alta 1,8mm/g – rallenta dalla 35^ sett. Modifica delle proporzioni corporee: a 2 mesi lunghezza testa pari a metà della lungh.totale, alla nascita si riduce a ¼ di questa. Periodo neonatale = nascita al 28° g. Prima infanzia = 0-2 anni Seconda infanzia = 2-6 anni Terza infanzia = 6-10 anni Adolescenza = 10 anni a completamento svil. sessuale Dopo Nascita = lung. 50 cm peso 3,4 kg – circonf. cranio 35 cm AUMENTO PONDERALE : al 5° MESE raddoppia peso a 1 ANNO lo triplica STATURA: A 1 ANNO : AUMENTA DEL 50% 2 ANNI: aumenta di 1 cm al mese e decresce anni successivi CIRCONF. CRANIO: aumenta di 12 cm nel 1° ANNO Dal 2 anno e per tutta l’infanzia la crescita prosegue meno rapidamente Nella pubertà aumenta di nuovo la crescita Movimenti pre-natali I movimenti pre-natali sono di natura spontanea più che riflessa, con fasi di attività e riposo. Il feto reagisce a stimoli sonori soprattutto, ma non è certo che possa memorizzare le caratteristiche sonore, come quelle della voce, della musica. I primi movimenti avvengono alla 7^ settimana di gestazione, seguiti da rapide contrazioni degli arti (sussulti) e da movimenti lenti che coinvolgono tutti i muscoli del corpo. In seguito, schemi motori: movimenti braccia, gambe, dita e capo,stiramenti, movimenti di suzione, singhiozzi… Prima del parto si nota immobilità fetale, perché il feto sta maturando periodicità di momenti di attività e riposo che si troveranno nel neonato. Durante la fase di sonno agitato il feto sperimenta una forma di vita mentale, rielaborando le sensazioni derivanti dal suo movimento Nelle ultime settimane di gravidanza i periodi di tranquillità diventano + lunghi, diminuisce il sonno agitato e aumentano i periodi di veglia, ciò prosegue anche dopo la nascita Cosa sa fare il neonato Postura con il capo ruotato e arti flessi a causa spazio ridotto ultime sett. gestazione Presenta riflessi, cioè risposte motorie primitive involontarie (rotazione del capo, suzione, riflesso del moro:quando sente un rumore forte o subisce uno shock fisico, contrae i muscoli dorsali con abduzione ed estensione degli arti; babinsky se gli si accarezza pianta piede, prima stende le dita e poi le richiude; presa, marcia automatica) I riflessi primitivi, cioè involontari non sono tali nel neonato, infatti già nelle prime fasi dello sviluppo il sistema nervoso può produrre spontaneamente movimenti ritmici (suzione e respirazione) o fasici. Tra la concezione neurofisiologica classica e quella moderna vi è grande differenza: il neonato visto come insieme di meccanismi inerti fino a che non vengono stimolati e il neonato visto come organismo attivo, composto da sottoinsiemi interconnessi, pronto a modulare la sua attività in funzione delle condizioni ambientali. Riflesso del Moro: in alcuni animali i piccoli sono spesso tenuti sospesi al ventre della madre o sugli alberi, in tale situazione una risposta di abbracciamento dopo stimolazioni brusche e improvvise è senza dubbio utile per impedire al piccolo di cadere. La presenza di alcuni movimenti nel neonato umano può essere dunque spiegata come un residuo di abilità utili ad altre specie ma che nell’uomo hanno perso significato, infatti scompaiono dopo le prime settimane di vita. Il b. alla nascita non è sordo, cieco e insensibile; la ricerca dedicata alla vista è + ampia di quella relativa alle altre modalità sensoriali. Ciò che il neonato è capace di percepire dipende da quello che chiamiamo il suo stato: se dorme oppure è sveglio… Prechtl distingue 5 diversi stati di coscienza: sonno profondo, sonno attivo, veglia tranquilla, veglia attiva, pianto e irrequietezza che si ripetono in modo ciclico durante la giornata, in media ogni 2 ore. Per stabilire uno scambio sociale con il n. il momento migliore è quando si trova nella veglia tranquilla, dopo essere stato nutrito. Sviluppo motorio In pochi mesi il b. passa da una quasi totale dipendenza dall’adulto a una relativa autonomia, grazie a cambiamenti del sistema nervoso e in particolare nella corteccia cerebrale. Secondo la teoria classica in seguito alla maturazione del sistema nervoso comportamenti inizialmente controllati dai centri sottocorticali, come i riflessi primitivi, passano sotto il controllo di strutture corticali più evolute. Si spiega così come il riflesso di presa evolva nella prensione volontaria di oggetti. Lo sviluppo motorio segue la legge della progressione cefalo-caudale (il controllo del capo e dell’asse corporeo precede quello degli arti) e prossimo-distale (lo sviluppo dei movimenti delle parti prossimali precede quello delle parti distali degli arti). Secondo l’approccio HIP, che vede la mente umana simile a un pc, lo sviluppo delle diverse funzioni corrisponde alla costruzione di un sistema gerarchico di routine, schemi e rappresentazioni che diventa sempre + complesso in funzione delle interazioni con gli stimoli esterni. Secondo la teoria dei sistemi dinamici, lo sviluppo motorio è dovuto non tanto all’intervento di un singolo sistema, quanto all’interazione di vari sistemi fra i quali anche i fattori ambientali (forza di gravità) e le caratteristiche biomeccaniche dell’individuo (forze inerziali e forze dipendenti dal movimento). L’acquisizione di una nuova condotta, es. deambulazione, dipende dalla cooperazione tra diversi sottosistemi. Il modello maturativo classico prevede che la marcia automatica venga inibita dalla progressiva maturazione dei centri nervosi che controllano il movimento, che generano la capacità matura di camminare. Viceversa la teoria dei sistemi dinamici ipotizza l’influenza di altri fattori di natura non neurologica per spiegare lo sviluppo del cammino. La scomparsa della marcia automatica e la sua ricomparsa come deambulazione è dovuta a fattori fisici: nel lattante infatti la forza dei muscoli delle gambe non è più sufficiente a sostenere il peso del corpo. Nei primi 2 anni il b. conquista le principali abilità motorie riuscendo ad esplorare l’ambiente e conquistare la posizione eretta, in modo da avere le mani libere per fare cose interessanti anziché usarle per appoggiarsi o camminare. Postura e deambulazione Il neonato presenta una ipertonia dei muscoli flessori degli arti (braccia e gambe piegate), mentre il tono dell’asse del corpo, dal quale dipende la postura, è quasi inesistente. La prima tappa riguarda il sostenimento della testa che nei primi giorni è ciondolante. Quando è coricato sul ventre, il b. solleva prima il mento, poi testa e spalle (2 mesi) e si appoggia sugli avambracci (3 mesi). 4-5 mesi il b. sta seduto con un appoggio minimo, anche se l’ipotonia del tronco gli fa assumere una posizione curva. 6 mesi sa mantenere tale posizione a lungo: la schiena è diritta ma il tronco è ancora inclinato in avanti. Fino alla fine del 6 mese il b. non sa spostarsi autonomamente, quindi si aiuta strisciando con le gambe, camminando carponi, anche se alcuni b. raggiungono la deambulazione eretta senza passare attraverso tale fase. 7 mesi sa stare seduto per un momento da solo, ma la posizione seduta senza appoggio è raggiunta completamente verso i 9 mesi. La posizione eretta rappresenta una nuova tappa, che il bambino comincia ad acquisire mentre ancora perfeziona la posizione seduta già raggiunta. 9 - 10 mesi è capace di tenersi in piedi sorretto o appoggiandosi e compie qualche passo, sostenuto sotto le ascelle o appoggiandosi. 11-12 mesi sa stare in piedi da solo. Lo sviluppo della deambulazione procede parallelamente a quello posturale, ma inizia più tardi. 1 anno sa camminare se tenuto x mano, 13-14 mesi cammina da solo. Manipolazione - Si sviluppa durante il primo anno e mezzo e il suo progresso dipende dalla maturazione neuromuscolare e dall’esercizio. Alla nascita c’è una forma primitiva di prensione, il riflesso di presa, che durante il 1 mese si indebolisce e scompare verso i 2 mesi, quando il b. sviluppa la prensione vera e propria, che si differenzia dal riflesso poiché sotto il controllo volontario. Nello sviluppo di tale capacità si individuano 3 tipi di avvicinamento corrispondenti alla progressiva utilizzazione delle 3 articolazioni: spalla, gomito e polso: 1. All’inizio il b. usa solo la spalla, mentre la mano è fissa – 5-6 mesi 2. A 7-8 mesi l’articolazione del gomito consente lo spostamento dell’avambraccio e della mano avanti e indietro. 3. A 8 mesi le 3 articolazioni sono coordinate tra loro, consentendo alla mano di arrivare all’oggetto. Prensione – all’inizio l’oggetto viene afferrato dalla parte cubitale della mano (sotto il mignolo) senza usare il pollice (prensione cubito-palmare). In seguito esso viene condotto verso il palmo e afferrato con 3 dita insieme, pollice, indice e medio (prensione digito-palmare). Infine l’oggetto viene posto sotto l’indice e la prensione implica l’opposizione fra pollice e indice (prensione radio-digitale) La percezione visiva ha un ruolo importante di guida all’azione della mano: il riflesso di presa neonatale scompare verso il 2° mese e si ripresenta nei mesi successivi ma + evoluto. Nel neonato il semplice vedere un oggetto causa l’avvicinamento del braccio ad esso, in seguito alla maturazione fra i due canali sensoriali, l’attivazione di uno di essi (la vista) porta ad un’inibizione dell’altro (prensione), infine quando i 2 canali sensoriali si coordinano, il movimento di orientamento verso l’oggetto ricompare sotto il controllo visivo. Dopo avere imparato ad afferrare e manipolare l’oggetto, il b. impara a lasciarlo andare: inizialmente perde l’oggetto perché la mano si riapre involontariamente quando si distrae, ma tra i 6-8 mesi, impara a lasciare l’oggetto volontariamente. Soprattutto nel 1° semestre la prensione e la manipolazione permettono di entrare in contatto con l’ambiente, provocando delle trasformazioni. La prensione si coordinerà ad altre capacità quali la vista e la suzione. Differenze individuali sviluppo motorio Ogni b. ha il proprio ritmo di sviluppo e sceglie tempi e modi che si adattano al suo stile di movimento e ai suoi obiettivi: alcuni sono veloci nell’imparare a stare in piedi, altri + lenti, altri saltano tappe motorie o dimenticano una competenza già acquisita e la riscoprono successivamente. Cause: maturazione neurologica, fattori fisici e meccanici (modifiche di ossa e muscoli), ambientali (esperienze, motivazioni e sollecitazioni) Naturalmente vi sono tappe importanti da rispettare: se a 4 mesi un b. non riesce a sollevare il capo avrà un ritardo nella manipolazione, alterazioni nella percezione visiva possono condurre a ritardi nello sviluppo posturale. SVILUPPO SESSUALE Al momento della fecondazione si stabilisce il sesso cromosomico dell’embrione. All’8^ settimana di gestazione diventano riconoscibili i testicoli e alla 9^ si differenziano dentro i testicoli le cellule che producono il testosterone, ormone responsabile della formazione dei genitali maschili. La gonade femminile non richiede uno stimolo ormonale specifico per differenziarsi, basta che non venga prodotto il testosterone. Nella pubertà si raggiunge la maturità sessuale, grazie a complessi cambiamenti ormonali. 5 FASI secondo Tanner: 1) preadolescenza 2) cambiamento puberale 5) acquisizione di caratteristiche tipiche dell’adulto L’ordine è lo stesso x tutti, varia l’età Il dimorfismo sessuale (modifiche della differenza fra sessi) riguarda tutti gli organi e gli apparati: spalle, statura, forza muscolare nel maschio, larghezza fianchi nelle femmine. La velocità max di crescita x le femmine è intorno ai 12 anni, 14 x i maschi. Per i maschi i cambiamenti puberali ritardano in media di 2 anni rispetto alle femmine. Dopo la pubertà il ritmo di crescita diminuisce, ma non la crescita corporea che nei maschi dopo i 17 anni può aumentare ancora del 2%, dopo i 15 nelle femmine. SVILUPPO SISTEMA NERVOSO Il cervello cambia morfologicamente in grandezza, peso e aspetto con l’età gestazionale: al 6° mese di gravidanza è il 21% del peso corporeo, il 14% alla nascita e il 3% nell’età adulta. Il suo peso raddoppia nei primi 9 mesi e raggiunge il peso del cervello adulto a circa 6 anni. Alla nascita sono presenti la maggior parte dei neuroni, ma le connessioni tra neuroni (sinapsi) sono ancora imperfette. Sono presenti assoni e dendriti attraverso cui si ricevono e si inviano fra cellule sostanze chimiche e informazioni. All’inizio sinapsi, assoni e dendriti sono superiori al numero definitivo, infatti vengono progressivamente eliminati parzialmente, lo stesso avviene per i neuroni (morte cellulare). Altro processo è la mielinizzazione, che inizia con la gestazione fino all’età adulta. La mielina è una sostanza che avvolge come una guaina le fibre nervose e aumenta la velocità di trasmissione dell’impulso nervoso: alla nascita il midollo spinale non è del tutto mielinizzato, quindi lo sviluppo del controllo muscolare nella parte inferiore del tronco e nelle gambe è + lento L’esperienza ha un ruolo importante nello sviluppo cerebrale. Vi sono periodi critici, di solito nello sviluppo postnatale, in cui esperienze traumatiche possono causare conseguenze sull’organizzazione cerebrale, es. esperienza visiva precoce sull’organizzazione della corteccia visiva e comportamento (esper. se gatto neonato viene privato della vista di un occhio, il cervello perde la capacità di fondere gli stimoli provenienti dai 2 occhi, visione binoculare) SVILUPPO PERCETTIVO Il mondo percepito non corrisponde esattamente al mondo reale, ma è il risultato di mediazioni e attività svolte dall’organismo, la percezione consente di analizzare, selezionare, organizzare in modo coerente i dati dell’ambiente. Sensazione: effetto soggettivo e immediato provocato dagli stimoli sui vari apparati dell’organismo (uditivo, visivo…), processo con il quale le info dell’ambiente vengono recepite dai recettori sensoriali e trasmesse al cervello. Percezione: processo attivo e dinamico di elaborazione degli stimoli sensoriali attraverso l’analisi, selezione, coordinamento ed elaborazione delle info. Secondo la teoria empirista della percezione, Helmholtz concepisce il neonato come una tabula rasa, su cui si imprimono i dati dell’esperienza e dell’apprendimento, attraverso tali esperienze si svilupperebbe la percezione vera e propria, processo che si affina progressivamente per organizzare in modo significativo i dati forniti dalla sensazione. James parla di un “ronzio indistinto” dei vari stimoli sensoriali sul neonato, che solo con l’esperienza assume significato. Nel secolo scorso, però, si è diffusa l’idea che la struttura percettiva della realtà contenga degli elementi già organizzati a cui l’essere umano è predisposto e che può cogliere in modo immediato grazie alla sua dotazione innata. I b. nascono infatti con facoltà percettive e predisposizioni + ampie di quelle ipotizzate dagli empiristi, anche se non vi è dubbio che la stessa capacità infantile di apprendere dall’esperienza sia nettamente superiore a quella ipotizzata dagli innatisti. Percezione gustativa e olfattiva Sensibilità gustativa: fin dalle prime ore i n. sanno manifestare configurazioni facciali differenziate ai sapori piacevoli o meno, che denotano soddisfazione, come x i sapori dolci, o disgusto x sapori amari e acidi. Le sensazioni gustative e olfattive sono importanti non solo x la nutrizione, ma hanno un valore adattivo per il ruolo di mediazione nella relazione con l’adulto che si prende cura del b. I n. discriminano tra varie concentrazioni di zucchero, le soluzioni salate aboliscono il riflesso di suzione e quelle dolci lo provocano, segno di capacità discriminative tra i 2 sapori. La sensibilità olfattiva è ben sviluppata alla nascita, il n. reagisce a vari tipi di odore, come l’ammoniaca, l’anice o l’acido acetico e in particolare al latte della madre, che viene distinto addirittura dall’odore del latte di altre donne e che sembra stimolare un’attività motoria generale e movimenti orientativi del capo, necessari a guidare il piccolo verso il capezzolo. Percezione uditiva Nel n. la conformazione anatomica dell’organo recettore non presenta sostanziali differenze rispetto all’adulto, anche se le dimensioni del condotto uditivo esterno, della membrana del timpano e la cavità dell’orecchio medio non sono tali da consentire la trasmissione efficace delle vibrazioni sonore. Quindi nonostante i n. percepiscano gli stimoli sonori in modo attutito rispetto all’adulto, sono reattivi ai suoni dopo la nascita e orientano la direzione degli occhi della testa verso un suono ritmico soprattutto se testati al buio, senza stimoli visivi. I n. discriminano suoni umani da altri tipi di suoni e preferiscono la voce materna. Mostrano già a pochi giorni una sensibilità precoce al ritmo, intonazione, variazione di frequenza e componenti fonetiche della lingua madre. Attraverso registrazioni elettromiografiche delle reazioni, i n. mostrano una maggiore rispondenza ai suoni simili al linguaggio umano piuttosto che ai suoni puri, segno che l’apparato uditivo alla nascita è predisposto a recepire la voce, in particolare quella materna. La preferenza per la voce materna alla nascita dipende dal fatto che tale stimolo uditivo viene recepito già nella fase fetale (apprendimento prenatale), al contrario il feto non sa distinguere la voce della madre da quella di un’estranea, quando entrambe giungano solo da canali esterni. Dopo la nascita predilige ancora il suono proveniente dagli organi interni, ma è già capace di discriminare la voce normale della madre da quella di altre donne. Il n. mostra preferenza per i suoni ritmici più che per i suoni isolati e capacità di distinguere stimoli verbali e non verbali come quelli musicali. Nei primi gg. è presente una forma di sincronia interattiva, una modulazione tra i movimenti del b. e discorso dell’adulto che si verifica anche in risposta a conversazioni registrate nel ritmo naturale della lingua parlata, ma non se lo stimolo è costituito da voci sconnesse oppure da suoni come il tamburellare. Caratteristiche fonologiche della lingua – I b. non solo discriminano i fonemi della propria lingua, ma mostrano abilità anche nei confronti di altre lingue, discriminando tra categorie fonetiche diverse, come le occlusive sonore (b,d,g) da quelle sorde (p,t,k), non vi sono quindi, differenze sostanziali fra adulti e neonati. Si tratta di un’abilità che deriva da una dotazione innata che permette al b. di riconoscere la lingua parlata da altri tipi di suoni fin dalla + tenera età. Con lo sviluppo, già a 4 anni, tale capacità innata di discriminazione fonetica diminuisce, ciò a causa delle influenze dell’ambiente, può essere mantenuta solo se sostenuta dall’esperienza. Percezione visiva Il sistema visivo è ancora imperfetto a causa di una incompleta maturazione del sistema visivo e nervoso: la macula lutea posta nella retina, ancora immatura, impedisce la acuità visiva cioè la possibilità di percepire i dettagli. Ciò migliora intorno al 1° mese e si completa al 4°. La immaturità del sistema nervoso implica la imperfetta mielinizzazione delle fibre delle vie ottiche che impedisce sia una rapida trasmissione dei messaggi al cervello, sia una adeguata motilità oculare. Fino a circa 1 mese il coordinamento binoculare (movimento sincronico di entrambi gli occhi che consente la visione tridimensionale, cioè distanza e profondità) e l’accomodazione del cristallino, che consente la messa a fuoco di oggetti posti a diverse distanze è minima. I movimenti oculari consentono l’ispezione visiva dell’ambiente e sono governati dalla zona motoria corticale che alla nascita è abbastanza sviluppata, come pure l’area corticale della proiezione visiva situata nella zona occipitale: il n. può quindi percepire luci, buio, colori.. Egli può compiere i movimenti coniugati che consentono un’ampia esplorazione del campo visivo, in direzione orizzontale + che verticale e i movimenti di inseguimento che gli consentono di seguire uno stimolo che si sposta dal centro del suo campo visivo verso la periferia. Il riflesso pupillare indica che il n. è sensibile alle diverse intensità degli stimoli visivi. La coordinazione e convergenza indispensabili per la messa a fuoco degli stimoli e per la percezione della profondità, assenti alla nascita, compaiono poche ore dopo. Inizialmente il n. mette a fuoco solo oggetti vicini (circa 25 cm), a 2-3 mesi percepisce correttamente l’ambiente che lo circonda. Il n. presenta una limitazione delle capacità attentive che gli impedisce di prestare attenzione per lungo tempo agli oggetti e alle persone a lui vicini; un grande miglioramento avviene entro i 3 mesi con lo sviluppo della visione binoculare e messa a fuoco degli oggetti con entrambi gli occhi. Percezione cromatica – Il b. percepisce le sfumature cromatiche, preferisce i colori + saturi, rosso e blu e sa distinguerli indipendentemente dalla brillantezza. Alla nascita discriminano il rosso, se messo a confronto col verde o blu; a 3 mesi possiedono una buona visione tricromatica, poiché capaci di differenziare 3 tonalità, rosso, blu e verde. A 4 mesi la percezione cromatica somiglia molto a quella adulta. L’attenzione focalizzata Nelle prime settimane i n. esplorano visivamente gli stimoli che attirano la loro attenzione, interrompendo l’attività di suzione se incuriositi, segno di percezione dei cambiamenti nell’ambiente. L’attenzione selettiva indica che i n. di meno di 1 settimana preferiscono gli stimoli curvilinei a quelli acuminati, anche se tale preferenza svanisce quando gli stimoli sono collocati su uno sfondo omogeneo. Anche i contorni attirano l’attenzione, maggiormente se curvilinei e le figure strutturate e complesse rispetto a quelle uniformi e semplici. L’attenzione focalizzata è segno di attività cognitiva: si ritiene che la direzione dello sguardo e i tempi di fissazione nell’esplorare uno stimolo indichino un’attività cognitiva che seleziona, elabora e immagazzina le info. I n. sono attratti dalla novità dello stimolo e dalla sua complessità ed impiegano + tempo per osservare oggetti complessi rispetto ad uno stimolo già noto o semplice. L’elaborazione degli stimoli è + veloce col progredire dell’età perché i b. diventano capaci di cogliere la relazione tra le singole unità di informazione e quindi impiegano meno tempo nella percezione dello stimolo. Esistono differenze individuali nelle strategie utilizzate per selezionare ed elaborare lo stimolo: 1. short lookers: b. con tempi di reazione brevi poiché analizzano prima gli aspetti generali e poi quelli particolari; 2. long-lookers: b. che analizzano elemento x elemento con tempi lunghi di fissazione anche se, quando le condizioni dello stimolo sono facilitanti, tale strategia cambia e si comportano come gli short-lookers, quindi come gli adulti -> le caratteristiche dello stimolo influenzano la strategia. L’attenzione obbligatoria – Consiste nella fissazione protratta a lungo, con concentrazione, nei primi mesi di vita, con difficoltà a distogliere lo sguardo, ciò dimostra il carattere coercitivo che esclude la volontarietà nell’esplorazione. In seguito il n. mostra segni di stress, irritabilità e di pianto. I n. sono costretti a fissare gli stimoli a causa della imperfetta coordinazione tra sistema oculomotorio e sistema attenzionale oppure a causa di una incompleta maturazione neuronale. Secondo la prospettiva classica, la coordinazione tra il sistema attenzionale e quello oculomotorio, separati alla nascita, si manifesta in seguito alla maturazione dai 3-4 mesi. L’attenzione obbligatoria è causata da un controllo assente o carente, sul sistema oculomotorio, da parte dei meccanismi centrali ancora immaturi alla nascita. Secondo la prospettiva + recente l’attenzione obbligatoria è un fenomeno connesso alla comparsa di un secondo circuito neurale che ha lo scopo di inibire l’orientamento verso stimoli periferici ed inibisce temporaneamente il controllo oculomotorio. Preferenza per il volto E’ innata ed ha significato adattivo, cioè favorisce le relazioni tra gli esseri umani ed in particolare il legame di attaccamento. Secondo Schaffer esiste una predisposizione iniziale per il volto umano che stimola l’attenzione selettiva, come per la voce umanaLa conoscenza del volto procede gradualmente e si fonda sull’abilità percettiva di individuarne le caratteristiche invarianti, cioè percepirne gli aspetti salienti e comuni anche ad altre forme e poi sull’abilità di discriminare tra diverse configurazioni facciali. La percezione del volto – Il riconoscimento del volto implica la percezione globale diversamente dalla scomposizione in singoli elementi che guida l’esplorazione degli oggetti. Il volto attrae il n. per caratteristiche che lo contraddistinguono: la nitidezza dei contorni, il movimento e forse la simmetria e la complessità: la esplorazione visiva è guidata dalle stesse regole che accompagnano l’esplorazione di forme geometriche o oggetti. I contorni marcati e nitidi vengono esplorati a 1 mese: i n. muovono gli occhi soprattutto nella esplorazione delle zone di confine tra il collo e il mento e tra fronte e capelli, quindi sul margine esterno delle forme, non effettuano un’esplorazione globale. A 2 mesi il b. esplora gli elementi interni del volto, occhi e bocca in particolare. Mentre prima la ricerca visiva si concentrava su singole caratteristiche, ora si focalizza su vari elementi relativi ai dettagli interni e esterni. Il b. è in grado di discriminare sempre + accuratamente, con capacità percettive globali che non tengono + conto delle singole parti ma delle caratteristiche del volto nella sua globalità. A 2 settimane, i n. sono attratti da volti in movimento e + avanti da volti le cui pupille si muovono + rapidamente. Il n. preferisce stimoli di forme varie e complessi (contrasto, luminosità o contorni) che influiscono sui tempi di fissazione. Secondo alcuni studiosi la complessità dello stimolo non sembra rilevante: quando il b. a 2 mesi è capace di discriminare tra vari stimoli, non è attratto dalla complessità e dalla simmetria, ma da altri fattori, quali la somiglianza con un volto normale. Infatti la regolarità del volto è altro elemento di attrazione ed il n. la preferisce anche quando questo è messo a confronto con stimoli luminosi e nitidi. L’ipotesi strutturale di Johnson e Morton considera il n. dotato di un meccanismo sottocorticale detto Conspec, che lo rende selettivamente sensibile alle caratteristiche del volto e gli consente di discriminare tale stimolo dagli altri: -> anche il volto è percepito come un tutto e non componendolo in parti. Riconoscimento del volto – Vari studi hanno confermato che già a 4 giorni il n. guarda + a lungo il volto della madre rispetto a quello di una persona non familiare. I n. a 4 gg e fino a 3-4 settimane, sebbene guardino + a lungo il volto della madre non sono in grado di discriminare in base ai soli dettagli interni del viso. Infatti, se la madre e una persona estranea hanno la testa coperta falliscono nel compito. B. + grandi, al contrario riescono a differenziare il viso della madre quando hanno il capo celato da una sciarpa: ->fanno riferimento ai dettagli interni del viso. Se però le donne hanno il viso coperto e si possono riconoscere solo in base a dettagli esterni, la discriminazione non avviene prima dei 4 mesi. La percezione delle caratteristiche interne non è indipendente da quelle esterne e quando si trovano di fronte ad un volto completo, la discriminazione è precoce. Con l’età cresce l’attenzione nei confronti dell’estraneo che, a partire dai 3 mesi, comincia ad essere attentamente osservato. Contemporaneamente si perfeziona anche l’attenzione ai segnali emotivi: a 3 mesi sanno discriminare un volto sorridente da uno imbronciato e rivelano sensibilità alle diverse espressioni del volto. Tra i 3 e i 7 mesi capacità di riconoscere le diverse espressioni emotive, che attesta una certa comprensione del significato di tali espressioni. Sono attratti da volti attraenti intorno ai 3 mesi, in quanto con la maturazione cognitiva il b. costruisce dei “prototipi del volto” in generale ed i visi attraenti sono considerati + vicini alla rappresentazione che essi si costruiscono sulla base dell’esperienza. Costanze percettive e percezione della profondità I neonati possiedono anche le costanze percettive, la costanza della forma, cioè percepiscono identiche delle sagome viste da angolature diverse, e della dimensione, ossia la percezione che un oggetto è sempre lo stesso pur se a distanze diverse: essi percepiscono cioè la forma e dimensione di un oggetto come invariate, pur al variare delle stimolazioni. Dai 6 mesi il n. possiede la percezione della distanza e della profondità – v. precipizio visivo di Gibson - tecnica comportamentale x studiare la percezione della profondità: impiegato solo se il n. sa camminare o gattonare, viene fatto camminare su piano rialzato, che si prolunga con un vetro trasparente dello stesso colore del pavimento per dare l’impressione di un precipizio, se il b. si ferma mostrando timore quando arriva alla soglia del vetro dimostra percezione della profondità. Percezione forme - La percezione segue la legge della chiusura della forma che prevale sulla continuità di direzione: i b. di 3-4 anni non danno peso alla continuità delle linee e descrivono linee che si incrociano dando vita a forme chiuse che evocano immagini varie, come casette e quadratini poiché vincolati alle forme che emergono. Solo a 5-6 anni descrivono le linee continue come una linea greca attraversata da una retta, vengono cioè percepite come margini figurali. Tale percezione che assegna alle linee il significato di contorno viene adottata anche quando si osservano figure o oggetti dal contorno tratteggiato (figure dal contorno lacunoso) + il b. è piccolo meno riesce a riconoscere una forma se il contorno è frammentato, anche se aiutati, già a 3 anni e ½ migliorano le prestazioni. Fino a 2 anni i b. preferiscono la forma allungata o a punta, al colore. Fra i 3-4 anni preferiscono il colore, dopo i 4 anni si impone una preferenza per la forma, anche se non in modo esclusivo. Sincretismo percettivo – E’ l’incapacità di passare dal tutto alle singole parti dello stimolo. Le linee non organizzate in una forma favoriscono una migliore riorganizzazione dell’insieme. I b. con meno di 7 anni di fronte ad uno stimolo con una forma ben identificabile fanno fatica a sostituire un elemento ombreggiato, inserito nella struttura, con un altro elemento della stessa forma ma di colore diverso, inserito in un altro insieme. Ciò perché la struttura unitaria polarizza l’attenzione del b. piccolo in quanto estrarre un elemento da strutture percettive unitarie che vengono percepite come un insieme costringe ad un’analisi che richiede + tempo. Con l’età si affinano le capacità analitiche. Non si tratta però di un problema legato alla visione, ma sono importanti le influenze derivanti dall’esperienza e le proprietà strutturali degli stimoli, così come studiato nella Gestalt: quando l’insieme corrisponde ad una forma semplice o forte, esso tende ad imporsi, ma se le singole parti rappresentano oggetti familiari o particolari vistosi, vengono preferite all’insieme non noto, i b. percepiscono i dettagli se significativi o vistosi. Se mostriamo ad un b. il modello isolato di una figura e poi gli chiediamo di trovarlo in un’immagine + grande dove è mascherato, fino a 5-6 anni i b. hanno grandi difficoltà a risolvere il compito perché non sanno contrastare le forze percettive dell’organizzazione usando una strategia analitica. Quindi il sincretismo non è sinonimo di un generico globalismo, ma una difficoltà ad organizzare gli stimoli in modo flessibile e quindi una tendenza a cogliere le strutture spontaneamente prodotte, con + immediata evidenza. Si distinguono 3 periodi nello sviluppo percettivo: 1. la percezione originariamente sincretica (globale – indifferenziata) diventerebbe 2. analitica per poi diventare 3. sintetica (globale – differenziata) Mentre l’adulto percepisce un insieme strutturato, cioè organizzato nelle sue parti, nel caso del b. il tutto o i dettagli sono distinti gli uni dagli altri senza un’integrazione. Percezione visiva nella fanciullezza Intorno a 6 anni c’è un’evoluzione nella percezione determinata dallo sviluppo cognitivo; anche sul piano neurofisiologico, le vie di connessione tra le cellule della corteccia cerebrale maturano come pure il potenziale bioelettrico cerebrale. Le capacità analitiche consentono di superare il sincretismo, tra i 6-9 anni. Nei compiti di individuazione delle figure mascherate è + facile svincolarsi dal dato percettivo primario per riuscire a scomporre e ricostruire lo stimolo. Si assiste alla articolazione gerarchica del campo fenomenico e alla capacità di adottare una prospettiva reversibile che consente di esplorare il tutto per passare alle singole parti tornando alla totalità. La capacità di compiere una esplorazione esaustiva è segnalata dal numero di movimenti oculari per esplorare forme diverse su cui esprimere un giudizio di uguaglianza. Si perfeziona la capacità di raggruppare in classi, grazie alla plasticità dei sistemi percettivo e cognitivo, che permette di utilizzare attributi concettuali e non veicolati dalla forma e dal colore. Durante la fanciullezza la costanza della grandezza progredisce, consentendo la percezione di oggetti collocati a distanze sempre + ampie. Si raggiunge la costanza perfetta e il fenomeno della supercostanza, cioè una tendenza compensatoria per la quale si percepisce un oggetto distante come leggermente + grande di quanto sia. Tale fenomeno non si manifesta in tutte le condizioni: se la consegna è di tipo fenomenico, all’interno di una condizione percettiva naturale, il fenomeno non si presenta, diversamente dalle condizioni di laboratorio, caratterizzate da istruzioni restrittive e oggettive. Anche la costanza della forma subisce un incremento positivo nella fanciullezza: se al soggetto si chiede di individuare una forma non quale è, ma come la sua proiezione la fa apparire (es. un rettangolo inclinato che appare come un trapezio), la costanza della forma decresce dai 5 ai 12 anni; con una consegna di tipo obiettivo, in cui si chiede al sogg. di individuare la forma come è effettivamente, la percezione della costanza cresce con l’età, fino a completarsi nell’adolescenza. LO SVI LUPPO COGNITIVO Secondo Piaget la conoscenza non deriva da una passiva ricezione di stimoli, ma dall’azione, sia motoria, sia mentale (riprodurre col pensiero eventi o confrontare oggetti, contare, trasformare immagini mentali…) Respinge quindi la teoria innatista e quella ambientalista del comportamentismo. Propone la teoria organistica: 1) lo sviluppo è comprensibile all’interno della storia evolutiva della specie; 2) l’organismo è attivo e si modifica con gli scambi con l’ambiente; 3) lo sviluppo consiste nella trasformazione di strutture che non sono innate, ma si costruiscono con l’attività dell’individuo Secondo P. l’intelligenza è ASSIMILAZIONE -> uno dei modi in cui un organismo interagisce con l’ambiente e al tempo stesso è ACCOMODAMENTO Alla base dei progressi cognitivi ci sono gli invarianti funzionali, cioè le funzioni che caratterizzano la vita stessa, essendo presenti in tutti gli esseri viventi. Essi sono: l’equilibrio e l’adattamento, quest’ultimo diviso in: 1. L’assimilazione (tende alla conservazione) consiste nell’incorporare nei propri schemi i dati dell’esperienza, come avviene quando si applica ad un oggetto uno schema motorio (prendere in mano un oggetto). 2. L’accomodamento (tende alla novità)quando gli schemi attuali vengono modificati per adattarli ai nuovi dati = riguarda l’azione con cui l’ambiente costringe l’organismo a modificare le azioni, ad es. i movimenti delle dita per prendere un oggetto o modificare un concetto in modo da includere anche nuovi oggetti. In alcuni comportamenti prevale l’assimilazione, come nel gioco; in altri, come l’imitazione, prevale l’accomodamento, in quanto porta all’acquisizione di nuove abilità L’adattamento c’è quando assimilazione e accomodamento sono in equilibrio, cioè nessuno dei due predomina sull’altro. STADI DI SVILUPPO Le acquisizioni di uno stadio non si perdono passando allo stadio successivo, ma sono integrate = integrazione gerarchica tra stadi. La sequenza è la stessa in tutti gli individui, può variare solo la velocità con cui sono raggiunti i vari stadi. P. ha condotto osservazioni sistematiche sui suoi figli, creando delle situazioni critiche (es. nascondere un oggetto) x verificare la reazione del b.; tale tecnica è un metodo di indagine utile x studiare lo sviluppo intellettuale quando il b. non può ancora fornire risposte verbali. 4 stadi 1. Stadio SENSOMOTORIO (dalla nascita a 2 anni circa) • i b. non sono ancora capaci di evocare mentalmente oggetti ed eventi • le loro azioni si limitano a percezioni ed azioni motorie guidati da schemi sensomotori, piani di azione che collegano percezioni e movimenti, all’inizio molto semplici e privi di coordinamento che si trasformano in azioni sempre + complesse (prendere un oggetto e portarlo alla bocca, prendere uno sgabello, metterlo davanti alla credenza e salire x prendere qualcosa) • il b. non fa progetti o si propone scopi, ma reagisce solo al presente immediato Tale periodo è diviso in 6 sottostadi, tanto sono numerose ed importanti le conquiste che i bambini riescono ad ottenere in questi primi due anni di vita I stadio (0-1 mesi): esercizio dei riflessi – Nel 1° mese gli i. si limitano a esercitare gli schemi di prensione, visione, fonazione, suzione in modo isolato l’uno dall’altro. Non esiste ancora, secondo P, la coordinazione intermodale Le uniche strutture di cui il b. è dotato alla nascita sono schemi riflessi, cioè coordinazioni neuromuscolari innate; alcuni restano immutati (starnuto), altri (riflesso di Moro) scompaiono, altri quali le azioni congenitamente organizzate come muovere la testa per cercare il capezzolo (prima era solo in grado di succhiare quando il seno si avvicinava alla bocca), si modificano dimostrando l’accomodamento. Nasce la capacità di discriminazione: il n. sazio accetta di succhiare qualsiasi oggetto, mentre se ha fame rifiuta qualsiasi sostituto del capezzolo. In tale sottostadio il bimbo non differenzia fra sé e la realtà est.: egocentrismo assoluto o radicale. II stadio (1-4 mesi): reazioni circolari primarie (incentrate sul corpo, es. fare bollicine di saliva, suoni) e i primi adattamenti acquisiti – E’ una sintesi di assimilazione e accomodamento che porta all’acquisizione di nuovi schemi (le prime abitudini). Grazie alle reazioni circolari primarie, quando il b. ottiene un risultato interessante cerca di conservarlo attraverso la ripetizione (mentre sta smettendo di piangere è colpito da un suono che sta emettendo e cerca di ripeterlo). Inizia la coordinazione (o assimilazione reciproca) di vari schemi (gira il capo x guardare nella direzione da cui proviene un suono, coordinando visione e audizione) Non si parla ancora di intelligenza perché tali scoperte avvengono x caso, ma la capacità di conservare i dati dell’esperienza trasforma l’organizzazione biologica in organizzazione psicologica. III stadio (4-8 mesi): le reazioni circolari secondarie e i procedimenti per far durare gli spettacoli interessanti. – Grazie alle reazioni circolari secondarie (il b. nota il suono prodotto agitando un sonaglio e ripete i movimenti per udirlo ancora) si formano schemi secondari, cioè che consentono di produrre effetti visivi o sonori scuotendo gli oggetti o agitando le braccia per muovere la culla. (= INTERESSE PER REALTA’ EST.) Arriva a coordinare la visione e la prensione, cioè a guardare le mani mentre le muove, a portare davanti agli occhi qualcosa che ha afferrato. Non conoscendo ancora i nessi causali secondo i quali le loro azioni provocano certi effetti, essi usano delle azioni che in certi casi hanno avuto successo (se P. interrompeva un’azione che suo figlio seguiva con interesse, questi per farla continuare eseguiva tutti gli schemi del suo repertorio (agitare le braccia, sbattere le gambe, rizzarsi in piedi) che in passato avevano provocato l’azione che il padre aveva interrotto). Tali atteggiamenti denotano una causalità magico-fenomenistica. IV stadio (8-12 mesi): coordinazione degli schemi secondari e loro applicazione a situazioni nuove – In tale stadio il comportamento del b. è definito intenzionale, poiché lo scopo è chiaramente distinto dal mezzo. Gli schemi secondari vengono coordinati, uno funge da fine e l’altro da mezzo (se un oggetto si trova dietro ad un altro, l’i. sposta quest’ultimo per afferrarlo; anche una persona può fungere da mezzo: prendere la mano del genitore per far azionare un giocattolo). La scoperta di un mondo fuori di sé e l’interesse per la novità, porta a comportamenti esplorativi in cui ogni oggetto è assimilato a tutti gli schemi disponibili (es. battere, lanciare, scuotere) allo scopo di conoscerlo. Il b. cerca gli oggetti che nascondiamo davanti a lui, ma concepisce la realtà come un prolungamento della propria azione: ritrovato un giocattolo nascosto sotto un cuscino, lo cercherà nello stesso posto anche se ha visto nasconderlo in un altro. V stadio (12-18 mesi): la scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva I b. si impegnano attivamente nella ricerca di nuovi mezzi x raggiungere gli obiettivi. Es. con vari tentativi scoprono che un oggetto può venire avvicinato in diversi modi (tirando il supporto su cui si trova, usando un altro oggetto x spingerlo a sé). La scoperta di schemi nuovi avviene mediante le reazioni circolari terziarie: quando trova un risultato interessante il b. non lo ripete + semplicemente, ma lo modifica per studiarne la natura (fanno continuamente cadere vari oggetti modificando ogni volta il movimento del polso o la posizione del braccio, in modo da osservare come cambia la traiettoria della caduta, fanno ruotare lentamente gli oggetti che tengono in mano, osservando con attenzione il mutare del loro aspetto). Sono esperienze per vedere, caratterizzate dall’interesse x la novità. 3 condotte tipiche: 1. 2. condotte del supporto (avvicinare un oggetto attirando a sé il supporto su cui poggia); condotte della cordicella, utilizzata come prolungamento dell’oggetto, per entrarne in possesso 3. condotte del bastone, utilizzato come strumento per raggiungere oggetti collocati fuori del campo di prensione Per quanto riguarda la ricerca dell’oggetto, non fanno + l’errore “A non B”, (L’errore “A non B” consiste nella ricerca di un oggetto, che è stato nascosto prima in un posto A e poi in un altro B, e viene cercato sempre nel primo nascondiglio A), ma cercano l’oggetto nel secondo nascondiglio, a condizione che sia giunto lì attraverso spostamenti visibili. In tal modo affinano la comprensione dei rapporti spaziali e causali. Scoprono i diversi effetti delle loro azioni e le condizioni da rispettare per ottenere i risultati desiderati (es. un bastone deve toccare un oggetto in modo diverso a seconda che si voglia allontanarlo o avvicinarlo), l’esistenza di cause indipendenti dalle loro azioni, es. una pallina su un piano inclinato rotola da sola senza bisogno di spinte. La causalità appare così obiettivata ed esteriorizzata. Si assiste alla differenziazione tra causalità psicologica e fisica: i b. non agiscono + sulle persone come fossero oggetti inanimati, spingendone le mani x farle agire, ma comunicano i loro desideri. VI stadio (18-24 mesi): la scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione mentale – Emerge la funzione simbolica o semiotica o rappresentativa, capacità di evocare mentalmente oggetti o situazioni non percettivamente presenti: di fronte ad una situazione nuova i b. trovano la soluzione subito o dopo brevi esitazioni, senza mettere in atto vari tentativi, cioè risolvono il problema nella mente (azioni interiorizzate), immaginando diverse azioni e i loro esiti. L’oggetto scomparso viene ritrovato anche a seguito di spostamenti invisibili: compare il concetto di permanenza dell’oggetto, cioè la nozione di una realtà est. fatta di oggetti che esistono anche se non sono percepiti. La funzione semiotica produce progressi cognitivi anche: ¾ ¾ ¾ nel concetto di spazio: i b. si rappresentano mentalmente percorsi anche se non li hanno visti nella causazione, ai b. basta percepire un effetto per capire che qualcosa lo ha provocato, anche se in quel momento non lo percepiscono; nel tempo, i b. possono ricordare vari eventi passati e prevederne o immaginarne di futuri. 2. Stadio PREOPERATORIO (2-6 anni), si formano gli schemi mentali, con la comparsa del linguaggio, del gioco di finzione, del disegno, che consentono di rappresentare mentalmente oggetti ed eventi; tuttavia vi è ancora incapacità di cooperare con gli altri, derivata da un egocentrismo intellettuale, cioè l’incapacità di differenziare il proprio punto di vista da quello degli altri (compito delle 3 montagne viste da varie prospettive) La capacità rappresentativa si manifesta anche con: • • • l’imitazione differita, cioè eseguita per la prima volta a distanza di tempo da quando si è osservato ciò che si imita il gioco simbolico, si distingue dalla modalità di gioco degli stadi precedenti perché, non è più la vista di un oggetto che induce a riprodurre gli schemi (es. vista del letto), non vi è più la corrispondenza tra oggetti usati e schema, infatti i b. possono fingere che un cubo sia un letto, trattandolo come simbolo. l’uso del linguaggio, i b. usano le parole anche per descrivere cose non presenti, mostrando di saper utilizzare schemi verbali x designare una realtà che si rappresentano mentalmente (COMPITO DELLE 3 MONTAGNE viste da varie prospettive) Le azioni mentali sono rigide e irreversibili e a causa di ciò ogni rappresentazione mentale rimane isolata e non si coordina con le altre (pensiero prelogico o intuitivo) Una fila di 6 gettoni blu: chiediamo di costruirne altra con 6 gettoni rossi:il b. in età prescolare farà una fila della stessa lunghezza ma di numero diverso, valutando la quantità in base allo spazio occupato. Verso i 6 anni metterà un gettone rosso accanto a ciascun gettone blu: è l’uguaglianza delle 2 file che assicura la corrispondenza tra termini; ma se distanziamo i gettoni di una fila, il b. non riconosce l’equivalenza delle due file perché non occupano + lo stesso spazio: valuta l’equivalenza in base a indici visivi e non di ragionamento logico. 3. Stadio operatorio concreto (7-11 anni), vi è coordinazione degli schemi mentali che diventano operazioni concrete e sono caratterizzate dalla reversibilità, cioè ad ogni operazione ne corrisponde una inversa: il b. capisce che le azioni possono essere rovesciate fisicamente e mentalmente e successivamente tornare alla situazione iniziale (bicchiere d’acqua versato in altro bicchiere + stretto: riconosce che quantità è =) Acquisiscono il concetto di conservazione della sostanza e + tardi la conservazione del peso e del volume (b. di 7-8 anni pur avendo riconosciuto che la salsiccia di plastilina ha tanta pasta quanto la pallina, non dirà che essa pesa di +) 4. Stadio operatorio formale (dopo gli 11-12 anni), è la tappa più avanzata dello sviluppo dell’intelligenza, di tipo ipotetico-deduttivo, nella quale è possibile risolvere non solo i problemi presentati in forma verbale, ma anche quelli formulati in modo astratto (es. algebrici). Ipotetico perché individuati i fattori coinvolti in un fenomeno, li varia in modo sistematico per verificare quali causino quel fenomeno. Deduttivo perché consente di stabilire le relazioni logiche tra fatti e regole generali. Opera su un piano astratto, non ha bisogno di supporti materiali. Il b. deve incominciare a ragionare in termini di eventi possibili e non solo di fatti reali (compito del pendolo: corde di varia lunghezza con appesi pendoli di vario peso, i b. devono capire quale elemento, se peso, oggetto, forza della spinta, etc. influiscono sulla durata della oscillazione del pendolo = la lunghezza della corda) CRITICHE A PIAGET I compiti di P. rendono difficile fornire risposte corrette, presentando situazioni più realistiche della vita quotidiana, si ottengono migliori capacità di ragionamento. Nel compito delle 3 montagne dove i b. di 8 anni in genere falliscono, è possibile che le loro risposte egocentriche siano dovute al modo in cui il compito viene presentato, è astratto, non tiene conto degli interessi e delle esperienze tipiche del b. di quest’età, al contrario del compito del “ragazzo e il poliziotto”, dove la situazione + realistica, mostra che anche i b. di età prescolare sanno tener conto del punto di vista altrui. Non viene comunque negato l’egocentrismo e il ragionamento intuitivo, caratteristici del periodo preoperatorio. Le prestazioni inadeguate dei b. in età prescolare nei compiti piagetiani non sono dovute necessariamente a mancanza di competenza, viceversa i modi + efficaci con cui i b. + grandi risolvono compiti di classificazione, seriazione e conservazione, potrebbero derivare dal possesso di maggiori conoscenze, non dall’età. L’esistenza degli stadi: il test + diretto è verificare se il b. ha una prestazione costante nell’eseguire i vari compiti che richiedono la stessa forma di logica, ovvero lo stesso stadio. Se avesse ragione P., il b. dello stadio operatorio applicherà la stessa logica a vari problemi, quindi una coerenza orizzontale; in realtà non c’è stabilità nelle risposte che un soggetto fornisce a compiti diversi, infatti il b. può trovarsi in una certa fase per quanto riguarda un compito e in un’altra x un altro compito. Fisher propone una serie di livelli di sviluppo che esprimono il livello ottimale, cioè il massimo rendimento di un b. in condizioni facilitanti (istruzioni chiare, alta motivazione). In sintesi, tutti riconoscono che lo sviluppo cognitivo procede secondo sequenze universali e che i b. acquisiscono i concetti fondamentali con lo stesso ordine. Secondo P., il b. non è influenzato dal contesto socio-culturale in cui vive e dedica un’attenzione esclusiva all’esperienza fisica e logico-matematica. A Ginevra Willem Doise conducono esperimenti sugli effetti dell’interazione sociale: utilizzando compiti piagetani di conservazione e trasformazione spaziale su b. di 5-9 anni, i b. valutati come preoperatori a un test migliorano nella soluzione di questi compiti dopo aver lavorato insieme a coetanei piuttosto che individualmente. Quindi, accanto al conflitto intraindividuale proposto da P, agisce come fattore di sviluppo anche un conflitto interindividuale: conflitto sociocognitivo. Affinché tale conflitto generi progressi è necessario che: • • • il b. venga esposto non a una soluzione + avanzata della propria, ma a una soluzione diversa con la quale confrontarsi; il livello iniziale di abilità individuale è importante, infatti solo i b. che hanno raggiunto una certa comprensione dei principi implicati nella soluzione corretta del compito possono beneficiare dell’interazione con i coetanei; si eviti rischio che un b. imponga la propria soluzione agli altri. VYGOTSKIJ: LO SVILUPPO MENTALE COME INTERIORIZZAZIONE DI FORME CULTURALI Vygotskij famoso x la traduzione inglese di Pensiero e linguaggio e nel 1966 di quella italiana. E’ il fondatore della scuola storico-culturale, si interessò allo sviluppo delle funzioni psichiche superiori nel b., all’influenza delle variabili culturali sui processi cognitivi e a ricerche psicopedagogiche sul ritardo mentale. Secondo V. lo sviluppo storico-culturale ha prodotto l’evoluzione della società grazie ai mediatori simbolici (lingua scritta e parlata, calcolo, disegno), lo sviluppo ontogenetico è un processo di interiorizzazione di attività che hanno favorito lo sviluppo della vita sociale e del linguaggio. V. è interessato non a ciò che il b. sa fare attualmente (capacità intraindividuale) ma a quanto sa fare con l’aiuto di un adulto o coetaneo + competente =“zona di sviluppo prossimale”, distanza fra il livello di sviluppo effettivo e quello potenziale, cioè la differenza tra ciò che il b. può produrre da solo, e ciò che può arrivare a produrre con l’aiuto dell’adulto. Se il b. dimostra di saper fare da solo ciò che prima sapeva fare solo con la guida dell’adulto, ciò prova che l’abilità in questione è stata interiorizzata, infatti b. con lo stesso livello di sviluppo effettivo ma che hanno una Zsp + ampia, possono trarre maggior vantaggio dall’insegnamento. V. entrò in polemica con P., che nel libro Il linguaggio e il pensiero del fanciullo, aveva ipotizzato che nelle prime fasi di sviluppo il pensiero e il linguaggio sono egocentrici, non adattati alla realtà e non comunicabili agli altri. V. invece afferma che il b. è da subito un protagonista attivo nelle relazioni sociali e il primo uso del inguaggio è di tipo sociale. In seguito, il linguaggio comincia ad assolvere una funzione intrapsichica, trasformandosi gradualmente in linguaggio interiore o pensiero verbale. Il b. commenta verbalmente le proprie azioni, poi tale linguaggio diventa interiorizzato. Da un lato il linguaggio è strumento di comunicazione e dall’altro si interiorizza e diventa uno strumento del pensiero che anticipa, guida e controlla il comportamento. LO SVILUPPO COGNITIVO NELLA TEORIA DI JEROME BRUNER Psicologo statunitense, Bruner è stato influenzato da Vygotskij ma anche dalla scienza cognitiva, che studia i processi piuttosto che i prodotti della conoscenza. Il b. passa attraverso 3 forme di rappresentazione: • • la rappresentazione esecutiva, nel 1° anno, la realtà è codificata attraverso l’azione la rappresentazione iconica codifica la realtà attraverso immagini visive, uditive, olfattive o tattili. L’immagine consente di evocare mentalmente una realtà assente ma non di descriverla verbalmente. La rappresentazione simbolica codifica la realtà con il linguaggio e altri sistemi simbolici, come il numero e la musica. Il linguaggio è arbitrario e consente di ragionare in termini astratti, mentre l’immagine ha una stretta somiglianza con la realtà che rappresenta. Quando la rappresentazione iconica domina ancora il pensiero, il b. formula giudizi basati sull’apparenza percettiva e ciò spiega i fallimenti nelle prove piagetiane di livello operatorio. Grazie alla rappresentazione simbolica il b. sviluppa modi di trattare l’informazione che vanno al di là dell’informazione data: formulano inferenze. B. riprende il punto di vista di V. sostenendo che i processi mentali hanno un fondamento sociale e sono influenzati dalla cultura, attraverso simboli, artefatti e convenzioni. L’influenza della cultura avviene grazie alle relazioni sociali che il b. stabilisce precocemente con chi si prende cura di lui, cioè l’adulto il cui ruolo di scaffolding (“fornire l’impalcatura, cioè struttura temporanea che viene rimossa appena si finisce di costruire l’edificio), consente al b. di farlo progredire. L’idea di sviluppo come apprendistato è proposta da Kenneth Kaye, che afferma che il b. si introduce gradualmente nella propria cultura partecipandovi insieme all’adulto, che gli consente di diventare sempre + esperto, diminuendo parallelamente la sua supervisione. I valori della cultura vengono trasmessi attraverso la narrazione, in particolare, che consente di trasmettere significati. Bruner ritiene che il pensiero narrativo rappresenti un modo per rappresentare gli eventi e trasformarli in oggetto di analisi e riflessione. SVILUPPO COGNITIVO SECONDO HIP Tale approccio si rifà alle simulazioni dell’intelligenza su pc: la mente elabora e manipola le info provenienti dall’ambiente, le conserva in memoria e le recupera. L’analisi del compito serve a individuare le operazioni che il soggetto deve compiere x eseguire un dato compito. Nel processo di elaborazione vi sono limitazioni nel numero di unità di info a cui il soggetto può prestare attenzione e che possono essere elaborate simultaneamente, inoltre le operazioni di codifica, conservazione e recupero dalla memoria richiedono tempo x essere eseguite e normalmente vengono eseguite in modo seriale. Tale approccio pone l’enfasi: sulla prestazione piuttosto che sulla competenza, vede i cambiamenti nell’intelligenza come quantitativi e lo sviluppo come continuo • su “come” si sviluppa l’intelligenza piuttosto che su “cosa” si sviluppa • Le capacità cognitive sono “specifiche per dominio”, quindi vi possono essere molte intelligenze piuttosto che un’unica intelligenza. • In Piaget, invece, l’enfasi è : sulla competenza, su cosa il b. sa • fare i cambiamenti “qualitativi” in funzione dell’età • Su “che cosa” si sviluppa • I processi sono “generali per dominio”, non ci sono molte intelligenze ma un’unica intelligenza • discontinuità degli stadi, ciò che differenzia uno stadio di sviluppo dall’altro • Le strategie di elaborazione diventano + complesse e potenti con l’età: i b. di 2-3- anni x ricordare utilizzano forme di ripetizione o altre strategie, solo a 9-10 anni usano la ripetizione silenziosa ed efficace. All’inizio i b. non utilizzano strategie o se ne servono solo se qualcuno gliele insegna, poi le usano spontaneamente. Anche nella soluzione di problemi, con l’età si usano strategie: v. il compito della bilancia, ma ciò non dipende solo dall’età, quanto dall’esperienza nel risolvere certi problemi, di fare previsioni e verificarle, il b. + grande ovviamente accumulando + esperienze riesce a prendere in considerazione più ragionamenti alla volta, operando in modo sistematico. La metaconoscenza e metamemoria corrispondono alla consapevolezza circa i processi del proprio pensiero e memoria. Un sistema esecutivo centrale controlla i processi cognitivi dell’individuo, tale abilità cresce con l’età. In sintesi, la soluzione di problemi e gli studi sulla memoria sono il risultato di una maggiore esperienza acquisita nell’eseguire compiti, si tratta quindi di cambiamenti quantitativi. L’unico cambiamento qualitativo consiste nella complessità delle strategie utilizzate. LO SVILUPPO DELLA TEORIA DELLA MENTE La teoria della mente studia come funzionano gli esseri umani in quanto diversi dagli oggetti inanimati, poiché hanno desideri, scopi, credenze. Il punto di partenza sono: le emozioni fondamentali (amore, odio, paura) e gli stati fisiologici (fame, sete, dolore, eccitazione) che generano i desideri • le percezioni e le sensazioni, che generano le credenze Gli stati mentali chiave sono i desideri e le credenze, che causano sia le azioni che le reazioni • emotive. Il desiderio (desidera 1 mela) è uno stato mentale + semplice della credenza (lui pensa che questa sia 1 mela). I b. di 2 anni possiedono una psicologia del desiderio, verso i 3 anni hanno una psicologia della credenza-desiderio, sono in grado di prevedere che le azioni di qualcuno ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 saranno guidate non solo dai suoi desideri ma anche dalle credenze, che possono essere vere o false. Inizialmente sono considerate solo le credenze vere, in seguito i b. mostrano una crescente consapevolezza del fatto che le persone possono avere false credenze che non corrispondono alla realtà. Esperimento: 2 bambole A e B, A ha un cestino dove mette una biglia e B ha una scatola, A esce e B sposta la biglia nella scatola, A ritorna, dove cercherà la biglia? I b. di 4 anni rispondono correttamente indicando il cesto e non il luogo dove la biglia è stata nascosta, dimostrando di comprendere la falsa credenza e che è presente una teoria della mente che include la rappresentazione. Fra i precursori della teoria della mente: • • il gioco simbolico, perché vi è la capacità di rappresentare una realtà diversa da quella percepita, nel giocare a “far finta “ ad un oggetto vengono attribuite proprietà diverse da quelle possedute l’intenzione comunicativa dichiarativa (alla fine del 1 anno), richiamare l’attenzione dell’adulto su un oggetto per condividerne l’interesse, il b. alterna lo sguardo fra l’oggetto e il volto dell’adulto, finché questi guarda nella stessa direzione. Secondo alcuni la teoria della mente è un modulo che dipende da meccanismi dello sviluppo cognitivo altamente specializzati, che si attivano a seguito della maturazione del sistema nervoso; altri di approccio costruttivista, affermano che la t.d.m. si costruisce dall’esperienza del mondo sociale, piuttosto che derivare da basi neurobiologiche. LA VALUTAZIONE DELL’INTELLIGENZA I test di intelligenza nascono alla fine dell’800 inizio 900 a seguito della scolarizzazione delle società occidentali avanzate. Per valutare le differenze individuali dell’intelligenza e individuare il ritardo mentale si ricorse a strumenti diagnostici. Nel 1904 il Ministero della Pubblica Istruzione francese decise di affidare alla commissione presieduta da Binet, la costruzione di un test di intelligenza per le scuole elementari al fine di valutare chi avrebbe potuto beneficiare di un programma di educazione speciale. Nacque la scala Binet che distinse fra intelligenza normale e ritardo, differenziando 3 gradi di ritardo mentale. Sia la scala Binet sia altri test consentono di misurare il QI in età scolare, esso è il rapporto fra l’età cronologica e l’età mentale. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 I test oggi + usati sono la versione aggiornata della Scala Stanford-Binet e la Wechsler Intelligence Scale for Children-Revised che comprende 10 subtest, 5 verbali e 5 di prestazione (capacità percettive e logica non verbale, come completam.figure). Critiche ai test: La concezione di intelligenza è vista come unitaria e stabile, con cui il soggetto nasce e rimane costante nello sviluppo, non subisce influenze di condizioni ambientali diverse; • possono essere usati per discriminare i b. meno dotati o appartenenti a culture minoritarie. Gardner propone 6 tipi distinti di intelligenza: linguistica, musicale, logico-matematica, • spaziale, corporeo-cinestesica), 2 solo misurabili con test. Sternberg propone una teoria triarchica, esistono 3 aspetti dell’intelligenza: A. B. C. componenziale, ciò che si misura con i test; esperienziale, intuitiva e originale non prevedibile come l’intell. componenziale; contestuale o scaltrezza, rende possibile un buon adattamento sociale e la capacità di sfruttare le situazioni a proprio vantaggio. I test non possono essere usati con b. al di sotto dei 3 anni in quanto si basano sul linguaggio. Negli anni ’30 studiosi cerarono di costruire test x valutare lo sviluppo mentale dal primo mese di vita, ma la presunta validità predittiva non si verificò tale. Negli anni ’40 furono ideati nuovi test di intelligenza infantile ma l’ipotesi che l’intelligenza sia misurabile con un alto valore predittivo da un’età all’altra ha portato a vari fallimenti, proprio perché l’intelligenza non è una capacità unitaria e stabile nel tempo, inoltre è influenzata dall’ambiente e dalle esperienze. Si è affermato un nuovo approccio ordinale alla valutazione dello sviluppo cognitivo. Mentre i test tradizionali vedono lo sviluppo come cambiamento quantitativo in un organismo che resta qualitativamente immutato, le scale ordinali concepiscono lo sviluppo come trasformazione di capacità verso livelli + alti. Per quanto attiene le cause dello sviluppo, i test tradizionali affermano che esso è il prodotto di programmazione genetica o di condizioni ambientali, per l’approccio ordinale la causa del cambiamento non risiede nell’organismo né nelle condizioni ambientali separatamente, ma dall’interazione dei due. Quindi si possono avere ritmi di sviluppo diversi dovuti a determinate condizioni ambientali oppure alla capacità del soggetto di adattarsi a tali condizioni. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Una eccessiva stimolazione visiva e uditiva è negativa, mentre un livello adeguato di stimolazione e la possibilità di ascoltare suoni e parole in riferimento a specifici oggetti/azioni, influisce positivamente sull’imitazione vocale e sullo sviluppo del linguaggio ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE I b. imparano a parlare entro i 3 anni, in seguito la lingua si espande e si consolida fino all’età scolare, quando si acquisisce la lingua scritta. Per imparare a utilizzare efficacemente il linguaggio il b. deve: 1) 2) 3) 4) 5) analizzare i suoni x identificare le unità costituenti la propria lingua (fonemi, morfemi, parole e frasi); padroneggiare i pattern articolatori necessari a produrre i fonemi acquisire e ampliare il vocabolario padroneggiare le regole morfologiche e sintattiche per comporre frasi grammaticalmente corrette imparare a conversare, in base al contesto e all’interlocutore Il linguaggio possiede caratteristiche distintive: ¾ parole ¾ la creatività, producendo vari messaggi nel combinare tra loro fonemi e l’arbitrarietà, il significato non può essere ricavato dal suono e quindi deve essere appreso e trasmesso culturalmente da una generazione all’altra. TEORIE DEL LINGUAGGIO Innatismo - Chomsky riteneva che il linguaggio si basasse su meccanismi ad esso specifici, innati e propri solo dell’uomo. Egli ipotizza l’esistenza di un dispositivo innato LAD – language acquisition device – un programma biologico per imparare a parlare che corrisponde ad una grammatica universale. Il linguaggio è un insieme di regole che il b. deve scoprire partendo da un numero limitato di conoscenze che sono innate. C. crede che l’imitazione e l’insegnamento non abbiano un ruolo rilevante nello sviluppo linguistico perché: • • il b. è creativo, cioè capace di produrre e capire espressioni mai ascoltate prima il suo linguaggio è + ricco di quello a cui è esposto, visto che i discorsi degli adulti contengono spesso frasi scorrette. Critiche: 1. 2. si considera il linguaggio indipendente dall’intelligenza e dalla capacità comunicativa la conoscenza o competenza linguistica precede l’esecuzione, cioè il b. possiede le regole prima di saperle usare 3. i discorsi che il b. ascolta sono irrilevanti x l’acquisizione della lingua, quindi il modo in cui gli adulti parlano ai b. viene trascurato. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Interazionismo – All’inizio degli anni ’70 si comincia a pensare che il linguaggio non si sviluppa indipendentemente dalle capacità cognitive e sociali, infatti i b. devono sviluppare una sufficiente conoscenza del mondo prima di cominciare a parlare. Secondo l’ipotesi cognitiva, invece, Piaget sosteneva che il linguaggio è una capacità simbolica che compare nel 6° stadio sensomotorio, quando il b. impara ad imitare azioni, giocare a far finta, etc. Secondo tale ipotesi lo sviluppo cognitivo precede il linguaggio, mentre il linguaggio deriva e dipende dallo sviluppo cognitivo. In merito alla competenza, C. sostiene che l’esecuzione venga prima della competenza: il b. impara facendo e solo in seguito capisce ciò che fa. Nella seconda metà degli anni ’70 emerge l’interesse per la pragmatica, cioè per gli usi e le funzioni del linguaggio nel contesto, che coinvolge altre capacità del b. prima sottovalutate: le capacità sociali e comunicative. Sviluppo del linguaggio e contesto sociale Saper parlare significa anche usare il linguaggio in modo contestualmente appropriato. L’approccio funzionalista sostituisce al concetto di Chomsky di competenza, la nozione + ampia di competenza comunicativa. Il b. prima di saper parlare mostra capacità di comunicare -> tra la comunicazione prelinguistica e la comparsa del linguaggio c’è continuità e non discontinuità. Le prime espressioni verbali dei b. che Austin e Searl definiscono atti linguistici, mostrano la differenza fra il contenuto proposizionale (significato locativo) e l’intenzione del parlante (significato illocutivo) evidenziando come i due significati possono non coincidere (es. “mamma calze” = le calze di mamma opp. Mamma mette le calze). Quindi frasi strutturalmente identiche possono esprimere diverse relazioni semantiche = l’analisi sintattica del linguaggio infantile non consente di cogliere il significato intenzionale del b. Il linguaggio che gli adulti rivolgono ai b., al contrario di quanto pensava C. ritenendolo impoverito e scorretto, è un linguaggio adatto alle limitate capacità di comprensione, con frasi brevi e semplici, intonazione esagerata, lessico concreto e molte ripetizioni. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Bruner, sostiene che i b. apprendono il linguaggio nel contesto familiare degli scambi con chi li accudisce e individua nei formati di “attenzione condivisa” e di “azione condivisa” (formati di gioco o routine che madre e b. ripetono quotidianamente) le sequenze sociali più significative per imparare e esprimere le proprie intenzioni e comprendere quelle altrui. La teoria di B. si ispira alla teoria dello sviluppo cognitivo e linguistico di Vygotskij, piuttosto che alla teoria piagetiana, che ritiene marginale il ruolo dell’esperienza sociale nella costruzione delle capacità cognitive. Secondo B. non esiste solo un LAD, ma anche un LASS – language acquisition support system – sistema di supporto per l’acquisizione del linguaggio che corrisponde al ruolo dell’adulto e del contesto sociale nello sviluppo del linguaggio e della cultura del b. Esiste un periodo critico per imparare a parlare? Fra i 2 anni e la pubertà = periodo critico per imparare la lingua materna. Caso di Genie, b. americana segregata da genitori a vivere isolata, legata fino a 13 anni e di Victor, ragazzo selvaggio di 12 anni, non si sa se ritardato. Risultati: si può apprendere la lingua materna anche dopo la pubertà ma il sistema linguistico rimane incompleto e con varie difficoltà. FASE PRELINGUISTICA I primi suoni del n. sono di natura vegetativa (sbadigli, ruttini) o legati al pianto che ha un ruolo di regolazione dell’interazione del b. con gli adulti. Diversi tipi di pianto: di fame, dolore, irritazione, che compare nella 3° sett. e significa “richiesta di attenzione”. Gradualmente le cause del pianto e i mezzi per inibirlo acquistano natura sociale e psicologica: possiamo farlo cessare se di dolore o fame, distraendo il b. con qualcosa. Tra i 2 e 6 mesi compaiono le prime vocalizzazioni o protoconversazioni che si inseriscono tra i turni verbali del genitore, come se il b. rispondesse all’adulto. Verso i 6-7 mesi compare la lallazione canonica: sequenze consonante-vocale con le stesse caratteristiche delle sillabe spesso ripetute (dadada). In questa fase compaiono alcune caratteristiche della lingua materna come la prosodia. Verso i 10-12 mesi i b. producono sequenze sillabiche complesse (bada, dadu), cioè la lallazione variata e i primi suoni simili a parole o proto-parole, che pur avendo una forma ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 fonetica idiosincratica (tata o papa) assumono un significato specifico a seconda del contesto (es. il suono “nanà” in situazioni di richiesta) I b. differiscono tra loro non solo nei suoni che preferiscono produrre (preferenze fonetiche) ma anche nella stabilità di tali preferenze ed utilizzano, nel formare le prime parole, le sequenze fonetiche già sperimentate nella lallazione, sottolineando il ruolo attivo nella produzione e nella percezione dei suoni. Gesti comunicativi - Verso i 9-12 mesi il b. utilizza gesti deittici o performativi, come indicare, mostrare, richiedere, che esprimono un’intenzione comunicativa. Tali gesti sono inadeguati a raggiungere l’obiettivo direttamente ma possono comunicare tale obiettivo ad un’altra persona. Di solito sono prodotti a distanza (distali) e sono accompagnati dallo sguardo al destinatario del gesto e alternativamente al bersaglio. Caratteristiche: 1) sono usati con intenzione comunicativa 2) sono convenzionali 3) si riferiscono a un oggetto/evento esterno. I gesti deittici sono utilizzati sia per chiedere l’aiuto dell’adulto (richiesta) sia per attirarne l’attenzione e condividere l’interesse per un evento (dichiarazione). I gesti referenziali – Nascono all’interno di routine sociali o di giochi con l’adulto e vengono appresi per imitazione. Non solo esprimono intenzione comunicativa ma rappresentano anche un referente specifico, cioè il loro significato non varia sulla base del contesto. Es. agitare le mani x significare “uccello”, aprirle e chiudere x dire “ciao”, scuotere la testa per dire “no”. In seguito si distaccano dai contesti originari e sono utilizzati sempre + x scopi comunicativi (es. il b. all’inizio ballava solo quando sentiva una canzone, in seguito fa lo stesso gesto x chiedere di accendere la radio) Nello stesso periodo in cui il b. usa i gesti referenziali compaiono le prime parole, che inizialmente sono legate, come i gesti, a situazioni specifiche. Quando il linguaggio si espande, diminuisce l’uso dei gesti referenziali, ciò dipende anche dall’ambiente che offre + modelli vocali che gestuali e il b. apprezza + i primi che i secondi. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 LE PRIME PAROLE L’età varia, ma di solito è fra 11-13 mesi. Inizialmente i b. tendono a parlare delle stesse cose, persone familiari, oggetti familiari, azioni che compiono abitualmente (dormire, salutare, mangiare). Tali parole sono usate in contesti specifici e ritualizzati, sono cioè legate a situazioni e eventi che servono a significare (contestualizzate). L’uso non referenziale delle parole diviene in seguito referenziale, dimostrando la capacità del b. di comprendere il carattere arbitrario della relazione tra suono e significato (es. l’espressione “ciao” usata quando si abbassa la cornetta del telefono, in seguito è usata ogni volta che qualcuno se ne va). Tale fenomeno di decontestualizzazione è evidente anche nella comprensione del linguaggio. A 8-10 mesi il b. comprende semplici frasi solo in contesti specifici (es. risponde a ordini del tipo “non si fa!”). La comprensione precede e influenza la produzione linguistica ed aumenta rimanendo sempre + avanzata della produzione. L’esplosione del vocabolario 2 fasi nello sviluppo lessicale: 1. 2. 12-16 mesi: l’ampiezza del vocabolario in media è di 50 parole 17-24 mesi: maggiore rapidità nell’acquisire nuove parole, esplosione di vocabolario fino a raggiungere alla fine di tale periodo 300-600 parole Tale fase avviene quando il b. diventa capace di attribuire alle parole uno status simbolico e capisce che tutte le cose hanno un nome. Molti ritengono che l’esplosione del vocabolario non sia tappa universale: tale fenomeno è stato accertato finora principalmente su b. di lingua inglese e si può verificare in tempi diversi da un b. all’altro Nel primo sviluppo lessicale la variabilità individuale è alta sia come ampiezza di vocabolario, sia come presenza o meno di una fase di rapida accelerazione. Al di sotto di 50 parole, si tratta x lo + di denominazioni che si riferiscono a persone, oggetti, animali; quando si superano le 100 parole, aumenta il numero di verbi, aggettivi e parole con funzione grammaticale (preposizioni, pronomi, articoli) Tali nuovi elementi facilitano il passaggio dalla referenza, caratteristica della fase delle parole singole, alla predicazione, caratteristica della fase delle combinazioni di parole. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 L’evoluzione del significato delle parole. Il significato delle parole riflette la categorizzazione della realtà che il b. padroneggia. Nel primo lessico infantile vi sono errori di: 1) 2) 3) sovraestensione (chiama cane qualsiasi quadrupede) sottoestensione (chiama bambola solo la sua bambola preferita) sovrapposizione (usa “aprire” per riferirsi non solo alla porta, ma anche all’azione di accendere la luce). Secondo alcuni il b. costruisce il significato delle parole sulla base delle somiglianze percettive tra gli oggetti o eventi (forma, colore, suono), mentre secondo altri vengono categorizzate all’inizio le somiglianze funzionali, cioè l’uso degli oggetti e le loro proprietà dinamiche (una palla è tale perché rimbalza e rotola) Secondo l’ipotesi del nucleo funzionale di Katherine Nelson, l’oggetto all’inizio viene conosciuto attraverso l’azione che compie o che si compie su di esso (es. il cucchiaio è x mangiare). Grazie alle continue interazioni con gli stessi oggetti, il b. aggiunge al nucleo funzionale la conoscenza degli attributi percettivi. In sintesi: nel costruire il significato delle prime parole, i b. utilizzano entrambe le modalità di categorizzazione, percettiva e funzionale e in generale vi è un passaggio da criteri di tipo funzionale a criteri di tipo percettivo-formale. Barrett sostiene che alcune parole nascono legate al contesto e agli eventi (“chuff-chuff” viene prodotto x spingere un trenino, quindi solo in quel contesto). Altre parole nascono decontestualizzate e vengono prodotte in vari contesti, vengono associate inizialmente con un concetto prototipico non ad uno schema (la parola papera x riferirsi non solo alle papere nei suoi giocattoli, ma anche a papere, cigni nella vita reale) Di solito i b. imparano nomi che sono a un livello–base di generalità, e solo dopo imparano nomi + specifici (categorie subordinate) o nomi + generali e astratti (categorie sovraordinate), ciò è dovuto anche agli adulti che tendono a generalizzare molti nomi di oggetti per non confondere il b. e di evitare di sovraccaricare la sua memoria. Il sistema semantico del b. all’inizio non è ancora convenzionale, ma lo diventa man mano che si sviluppa. LO SVILUPPO DELLA GRAMMATICA ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Lo sviluppo della grammatica nelle sue componenti morfologica (uso dei suffissi e prefissi x formare il sing./plur.,masch/femm, coniugazione verbi, derivazione di parole, articoli, pronomi) e sintattica (regole che governano l’ordine delle parole nella frase, regola attivo/passivo) inizia alla fine dei 2 anni ma prosegue fino all’età scolare. I b. producono le prime combinazioni di parole a 20 mesi, i + precoci a 14 mesi, i + lenti dopo i 24. I b. combinano 2-3 parole quando il loro vocabolario supera le 50 parole, non a seconda dell’età cronologica. Secondo i discepoli di Chomsky le regole della grammatica del primo linguaggio infantile sono universali e valide per tutte le lingue, non vengono apprese dall’ambiente: infatti i b. spesso usano ipercorrettismi (aprito, computo) che non hanno udito in precedenza.. Alcuni autori hanno individuato le regolarità nelle prime frasi dei b. raggruppando le parole in classi: classe perno – poche parole che ricorrono frequentemente e sempre a inizio frase classe aperta – tutte le altre parole del vocabolario, meno ricorrenti e senza posizione fissa. Critiche: esaminando lo sviluppo di b. che imparano lingue diverse dall’inglese, non è stata confermata la presenza di classi perno e aperta, inoltre tali grammatiche descrivono la struttura sintattica e trascurano l’aspetto semantico, cioè il significato che i b. cercano di esprimere. Secondo un’analisi semantica della produzione linguistica di b. di 2-3 anni che imparano l’italiano, si sono individuati 2 stadi di sviluppo: 1) i b. producono espressioni di 2 o + parole costruite tutte allo stesso modo e contenenti la struttura nucleare della frase, cioè un predicato verbale con i suoi argomenti e l’intenzione (es. fare una richiesta, commentare, fare domande) 2) La struttura nucleare minima si amplia così da includere strutture facoltative, come gli avverbi e le frasi inserite, che completano il verbo della principale. In sintesi, a 3-4 anni i b. padroneggiano le strutture semantiche fondamentali che vengono acquisite + o – alla stessa età da tutti i b. L’ambiente socioeconomico influenza le prestazioni soprattutto all’ingresso della scuola elementare: i b. di livello socioeconomico alto non differiscono da quelli di livello basso nel numero e lunghezza di frasi, ma producono + frasi subordinate e complesse. Per valutare la crescita della complessità morfosintattica nelle produzioni infantili (solo fino a 3 anni, inadeguata in seguito) si utilizza la lunghezza media dell’enunciato (LME) introdotta da Roger Brown, che ritiene che la complessità di una struttura linguistica può essere valutata in ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 base al numero degli elementi che la compongono: per i b. di lingua inglese, la LME si ricava calcolando il numero di morfemi, per i b. italiani si calcola il numero di parole (LMEp). Lo sviluppo morfosintattico Ogni lingua pone al b. differenti problemi di acquisizione. Il b. acquisirà prima quegli aspetti della morfosintassi che appaiono chiari e regolari, mentre le forme linguistiche irregolari e ambigue verranno padroneggiate + tardi. I b. italiani utilizzano l’accordo soggetto-verbo entro i 3 anni e buona parte della morfologia verbale. Le forme plurali dei verbi compaiono dopo le singolari, la + lenta a comparire è la 2^ pers. Plur. Cominciano a utilizzare l’accordo soggetto – verbo come informazione rilevante x capire chi compie l’azione espressa dal verbo solo verso i 7 anni. I + piccoli utilizzano soprattutto l’info relativa al significato e solo tra i 5-7 anni scoprono l’importanza dell’ordine delle parole nella frase. Tale ritardo è dovuto al fatto che riconoscere l’accordo fra nome e verbo richiede di ricorrere alla memoria di lavoro e comporta un notevole carico cognitivo. La morfologia nominale (genere, numero) è padroneggiata a circa 3 anni, mentre gli articoli non ancora, in particolare gli art. il e gli, in quanto le parole associate a tali articoli sono ancora poche nel vocabolario infantile. La morfologia pronominale (pronomi personali io, tu, me) è ben acquisita entro i 3-4 anni; si notano usi erronei di pronomi che indicano l’oggetto (ho paura me (io)), o frasi in cui il b. si riferisce a se stesso usando il suo nome anziché il pronome (Mangia P.?= Mangio io?). Solo a 6-7 anni i b. padroneggiano aspetti morfologici che richiedono l’uso della memoria di lavoro x capire il significato delle frasi, cioè accordi a lunga distanza (accordo soggetto-verbo) che operano sull’intera frase piuttosto che sui suoi elementi. Alcuni autori ritengono che tra i 4-6 anni si verifichi una riorganizzazione del sistema linguistico con il passaggio da una grammatica “intrafrasale” a “interfrasale”. I b. imparano a usare le regole grammaticali x ottenere la coesione del discorso, grazie anche all’ingresso nella scuola che favorisce il passaggio dalla grammatica della frase alla grammatica del discorso. DIFFERENZE INDIVIDUALI NELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Le tappe evolutive sono le stesse in tutti i b. (lallazione, gesti deittici/referenziali, esplosione vocabolario), ma ogni b. ha ritmi e strategie diversi. Differenze nello stile Lo stile referenziale – sviluppo lessicale + rapido Lo stile espressivo – + precoci nello sviluppo sintattico Il b. ricorre a 2 approcci nell’imparare a parlare: 1) approccio analitico – gli consente di segmentare il linguaggio che ascolta nelle unità minime (parole) 2) approccio olistico – gli permette di riprodurre frasi + ampie senza analizzarle I b. differiscono nel grado in cui ricorrono all’uno o all’altro: B. con uno stile referenziale – primogeniti e femmine, livello socioeconomico alto Ciò prova che all’origine dei vari stili vi siano fattori individuali e contestuali Fattori individuali: b. referenziali - + interessati agli oggetti e al nominarli b. espressivi - + interessati alle relazioni sociali, parlano x esprimere i sentimenti o per influenzare gli altri. Vi sono anche fattori temperamentali, come il livello di attività e l’approccio impulsivo/riflessivo alla soluzione dei problemi, o la capacità articolatoria. I b. impulsivi si buttano a parlare, camminare, ed hanno un’articolazione + povera e primitiva; quelli riflessivi parlano solo se sicuri di ciò che vogliono dire e hanno un’articolazione + ricca. Le madri dei b. con lessico referenziale fanno commenti sugli oggetti e li nominano, le madri dei b. con lessico espressivo preferiscono coinvolgere i figli in giochi e routine, in cui prevale l’interazione e la conversazione. I b. italiani in maggioranza acquisiscono un lessico bilanciato con elementi referenziali ed espressivi. L’iniziale prevalenza di nomi e l’acquisizione + tardiva di verbi sono caratteristiche tipiche della lingua inglese. La preferenza x i verbi si evidenzia nel periodo di esplosione del vocabolario che, nei bambini di lingua coreana, è un’esplosione di verbi. USI DEL LINGUAGGIO ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Competenza pragmatica: capacità di utilizzare la lingua appropriatamente nel contesto sociale, di conversare e di tener conto del punto di vista dell’ascoltatore. Imparare a conversare I b. precocemente imparano a conversare usando l’intonazione appropriata e un limitato numero di frasi fatte, aiutati dai genitori che conversando con loro si adattano alle loro limitate capacità, seguendone gli interessi e sviluppando gli argomenti da essi introdotti. A 4 anni i b. sanno adattare il loro stile in funzione dell’interlocutore, a seconda che si tratti di un adulto o un coetaneo. Quindi: • • • ¾ ¾ nei confronti dei piccoli -> attegg. di controllo e poco disponibile, tendono a dare ordini espliciti, soprattutto disconferme e dimostrazioni, usano frasi semplici x mantenere viva la loro attenzione, non adottano spontaneamente uno stile “pedagogico” se non quando spinti dall’adulto. mentre quando si rivolgevano agli adulti mitigavano le loro richieste Tra coetanei prevalgono la conferma e la chiarificazione Negli scambi dialogici tra b. in età prescolare, risaltano soprattutto richieste in forma di comando ed espressioni di possesso, ma anche richieste di conferma (è tuo vero?). Nella scuola materna si usano forme + cortesi di richiesta e molte richieste di informazione. Nei b. di 3 anni non è presente la capacità di parlare del passato o del futuro, al contrario dei b. di 5 anni. Imparare a comunicare efficacemente Secondo Piaget nella produzione verbale spontanea i b. fra i 2-7 anni fanno uso del linguaggio egocentrico nel 40- 70% dei casi, cioè sembrano parlare per sé e ciò è collegato alla natura egocentrica dell’intelligenza in età prescolare: i b. sono inconsapevoli delle differenze tra la propria conoscenza e quella degli altri e non si sforzano di capire ed essere capiti. Negli anni ’70 molte ricerche hanno rivelato che i b. sono + consapevoli dei bisogni dell’interlocutore di quanto pensava P., infatti si rivolgono diversamente all’interlocutore a seconda che sia adulto o b. Il b. in età prescolare comunica efficacemente quando il compito è semplice, ma quando il compito si complica la capacità di comunicare efficacemente peggiora: ciò è dovuto al carico cognitivo del compito. Il fallimento comunicativo è dovuto a vari fattori determinanti x produrre un messaggio comunicativo efficace: ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 1) abilità percettive (differenziare gli attributi del referente da quelli dei non referenti) 2) abilità di confronto (identificare somiglianze e differenze tra referente e non referente) 3) abilità di memoria (ricordare gli attributi criteriali per descriverli verbalmente) 4) abilità linguistiche (verbalizzare gli attributi criteriali) Inoltre l’ascoltatore per rispondere adeguatamente deve: 1) comprendere quando i msg sono ambigui 2) comprendere che i msg ambigui non possono condurre a scelte adeguate 3) chiedere ulteriore info per risolvere i dubbi. I b. tendono a prendere x buoni i msg ambigui anziché chieder info e quando si rendono conto del fallimento comunicativo sono inclini ad affermare che il parlante “ha detto bene”. Ciò avviene perché rendersi conto dell’ambiguità non significa essere in grado di risolverla: spesso in famiglia i b. non ricevono informazioni esplicite circa il successo o fallimento dei propri messaggi dai genitori, che in tal modo non li aiutano a capire perché i msg possono risultare ambigui. Fino a circa 8 anni i b. hanno prestazioni scarse nei compiti di comunicazione referenziale, cioè producono msg raramente informativi, e ambigui. L’informatività dei msg varia in funzione della semplicità/complessità dei referenti da descrivere: i b. producono + facilmente msg informativi quando devono descrivere figure familiari che variano x un numero definito di attributi, piuttosto che figure insolite che variano in modo asistematico. Tale incapacità viene colmata intorno ai 9 anni LA CONSAPEVOLEZZA METALINGUISTICA Nei primi anni di vita il b. utilizza il linguaggio anche in assenza di stimoli comunicativi (anche quando è solo), sia perché si diverte a giocare con i suoni e le parole, sia perché si esercita con le forme linguistiche che sta imparando. Troviamo i giochi con i suoni, basati su rime e allitterazioni ed esercizi grammaticali, ma si concentra sulla forma trascurando il contenuto. Quando deve tener presente sia la forma che il contenuto della frase il b. in età prescolare incontra serie difficoltà, infatti fino a 5-6 anni tende a privilegiare ciò che si vuol dire rispetto a ciò che si dice effettivamente. Il b. piccolo ha difficoltà a comprendere correttamente il significato del verbo sapere così come di altri verbi (credere, pensare, immaginare, dubitare) che si riferiscono a stati mentali. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Tali verbi mentali appartengono al metalinguaggio, così come i verbi che si riferiscono a vari atti linguistici (pregare, maledire, promettere, ordinare) e i termini con i quali ci si riferisce a parti o unità del codice linguistico (parole, frasi, sillabe, lettere). L’alfabetizzazione facilita la padronanza di un metalinguaggio + elaborato in quanto a scuola il b. impara a trattare il linguaggio come un oggetto di analisi. L’apprendimento della lingua scritta Un’alta consapevolezza metalinguistica, cioè una buona capacità di riconoscere quali parole o classi grammaticali si collocano in punti specifici della frase facilita l’apprendimento della lettura. Imparare a leggere e scrivere è un processo conoscitivo in cui il b. fa delle ipotesi che vengono vagliate ed eventualmente abbandonate se entrano in conflitto con i dati dell’esperienza, finché acquisisce le regole del sistema convenzionale adulto. Sono 4 le fasi principali nel processo di conoscenza della letto-scrittura in età prescolare: 1) fase presillabica – il b. non differenzia la scrittura dal disegno, in quanto pensa che entrambi rappresentino un significato: si aspetta che la scrittura conservi alcune proprietà dell’oggetto che rappresenta (es. il segno x treno è + grande del segno x auto) 2) fase sillabica – il b. impara che il segno scritto esprime solo una forma sonora, il nome dell’oggetto e impara che la parola scritta presenta delle parti che corrispondono alle sillabe nel parlato (TOO = tavolo, PR = pera) 3) fase sillabico-alfabetica 4) fase alfabetica – in tale fase il b. deve capire che mentre la sillaba corrisponde ad un segmento acusticamente riconoscibile della parola, ciò non è vero per la lettera. La padronanza della lettura e scrittura consentono l’accesso alla letteratura e modifica le attività cognitive, nel modo di acquisire le info (attraverso la lettura anziché ponendo domande), nel modo di immagazzinarle (scrivendo piuttosto che depositandole in memoria), nel recuperarle (consultando libri, dizionari). ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 SVILUPPO SOCIALE Il b. vive immerso nelle relazioni sociali: dalle prime esperienze con gli adulti che offrono cure, alle interazioni con i coetanei, etc. Il termine sviluppo sociale ha preso il posto di socializzazione, poiché a lungo il b. era considerato una tabula rasa da plasmare attraverso le pratiche educative. Tale termine è impiegato perché il neonato è un essere sociale fin da subito e diventa sempre + competente grazie a processi bidirezionali di interazione. Acquistano importanza sia i prerequisiti biologici, sia i comportamenti socialmente espressivi che il b. produce spontaneamente e con cui influenza l’adulto, sia le relazioni affettive, sia i processi mentali che lo guidano nel produrre azioni e valutare fatti e persone. La dimensione sociale è una chiave di interpretazione trasversale dello sviluppo, da cui si possono osservare le competenze cognitive e affettive nella loro dimensione relazionale. Schaffer: l’ambito di studio dello sviluppo sociale riguarda essenzialmente “il modo in cui i b. interagiscono con gli altri, gli schemi di comportamento, i sentimenti, gli atteggiamenti manifestati dai b. e al modo in cui tali aspetti variano nella crescita” Le relazioni affettive primarie, lo sviluppo delle emozioni sono determinanti per acquisire la comprensione di sé e degli altri. LA COMPRENSIONE DI SE’ E DEGLI ALTRI Non è certo se compaia prima la conoscenza di sé o quella degli altri, ma è certo che la comprensione sociale subisce un’importante svolta nel momento in cui il b. sviluppa la distinzione fra sé e gli altri. Si può supporre che la conoscenza degli altri e di sé progrediscano congiuntamente, che vi sia un’interdipendenza. La coscienza di possedere un’identità separata si basa sul processo di differenziazione e sulla rappresentazione del Sé come entità oggettiva, da cui ha origine l’autoconsapevolezza e la conoscenza sociale. La coscienza di sé All’inizio il b. non possiede la consapevolezza emotiva e cognitiva di Sé e degli altri, tali concetti nascono nelle relazioni affettive nel corso del tempo. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Lewis et coll. parla di un Sé esistenziale, la componente implicita del Sé e un Sé categorico, la componente esplicita del Sé che deriva dall’autoconsapevolezza. Vi è uno sviluppo graduale del Sé esistenziale nel primo anno, quando a 3 mesi il n. distingue sé dagli altri e a 9 mesi percepisce il senso della propria continuità. La comparsa del Sé categorico è intorno ai 2 anni, con l’autoriconoscimento e con la capacità di utilizzare alcune categorie esteriori quali il sesso, l’età, l’aspetto fisico x identificare se stesso. La consapevolezza primaria (fisica) deriva dalle info sensoriali visive, acustiche, cinestetiche e vestibolari e dalla comunicazione verbale e non verbale nelle interazioni soprattutto diadiche. La consapevolezza secondaria si basa invece sulla capacità di rappresentazione e autoriflessione e coincide con il Sé categorico di Lewis, cioè con il concetto che il b. ha di se stesso e può svilupparsi solo dopo i 2 anni, anche grazie alle competenze linguistiche. In tale fase compare l’autoconsapevolezza e la percezione di sé come essere dotato di qualità fisiche ed emotive. Autoconsapevolezza e riconoscimento allo specchio Generalmente si ritiene che l’uso di termini verbali (me, tu, nome proprio o di altri)siano gli indicatori + attendibili del processo di decentramento mentale e di oggettivazione. Non si esclude, però, una conoscenza di sé preverbale che si esprime con il comportamento: riconoscere visivamente la propria immagine allo specchio richiede abilità mentali complesse e simboliche,la sua immagine riflessa non rappresenta un altro ma l’oggettivazione di se stesso, la differenza fra Sé oggettivo e Sé soggettivo. Fino a 4-5 mesi i n. sono + attratti dall’immagine della madre allo specchio non dalla propria, verso i 12-18 mesi acquisiscono la capacità di riconoscersi. Per parlare di vero e proprio riconoscimento è necessario che il b. riconosca come stabile e continua nel tempo e nello spazio la propria immagine fisica (esp. della macchia rossa sul naso del b. inconsapevole x controllare la sua reazione allo specchio). Notevoli differenze dovute all’età: fra i 9-12 mesi pur guardando la propria immagine allo specchio, i b. non si toccano il naso, tra i 15-18 mesi lo fanno fino al 25%, tra i 21-24 mesi lo fanno in maggioranza. La consapevolezza di sé comincia intorno ai 15 mesi e si conferma tra i 21-24 mesi. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 La coscienza degli altri La paura dell’estraneo, la familiarità intesa come identificazione dell’estraneo come diverso da sé e dalle persone familiari è segno di riconoscimento degli altri. Durante i primi mesi i n. non reagiscono agli sconosciuti, tra 6-8 mesi gli estranei suscitano timore e paura. Secondo la teoria dell’attaccamento, il comportamento di evitamento dell’estraneo è interpretato in senso biologico adattivo, come risposta ad un segnale di pericolo e capace di favorire i comportamenti di vicinanza alla madre, utili x la sopravvivenza della specie. Ma non sempre si manifestano reazioni di evitamento: vi sono reazioni anche positive dovute alla presenza della madre, alle caratteristiche fisiche e vocali, alle modalità che l’estraneo usa nei confronti del b. Per comprendere gli altri i b. usano schemi di conoscenza relativi al sé, la conoscenza che hanno di se stessi e delle persone familiari e valutano gli altri come “simile a me” o “non simile a me”(esp. Davanti a b. estraneo, adulto e nano preferisce b. estraneo xché valutato + simile a sé) La conoscenza dell’altro richiede anche l’elaborazione di un’immagine mentale che contenga: ¾ la stabilità spazio-temporale: la stabilità degli oggetti/persone nel tempo e nello spazio, la permanenza della persona/oggetto che si esprime nella capacità di riconoscere e cercare specifiche persone/oggetti anche se non presenti visivamente, come ha asserito Piaget, si sviluppano nel periodo sensomotorio (12 mesi) e si esprimono chiaramente alla fine del periodo (18 mesi)-> il b. conosce oggetti/persone indipendentemente dall’esperienza sensoriale diretta ¾ la comprensione delle proprie e altrui emozioni: verso i 18 mesi si afferma la comparsa delle emozioni sociali che indica la coscienza di sé. Colpa, vergogna, imbarazzo sono emozioni legate alle pratiche educative, al contesto culturale e richiedono capacità cognitive di valutazione di sé, degli altri e delle aspettative sociali. Manifestare tali emozioni è segno di comprensione degli altri come dotati di stati psicologici interni, diversi dai propri e della dinamica soggetto-oggetto. ¾ la consapevolezza del punto di vista altrui: nonostante Piaget abbia asserito che fino a 5-6 anni il b. sia guidato da un pensiero egocentrico nella comprensione del mondo sociale, cioè sia incapace di considerare il punto di vista altrui, non è certo che il pensiero egocentrico si protragga così a lungo, ma la comprensione dello stato mentale altrui sia piuttosto precoce. Il b. usa fino a 3 anni parole o verbi x identificare gli altri in base a semplici categorie di genere sessuale o età, dopo i 3 anni i b. sanno meglio identificare gli stati d’animo e mentali altrui e introdurre nelle conversazioni termini emotivi (piacere, dolore), indicando che con lo sviluppo del linguaggio si affina la comprensione degli altri. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Evoluzione del concetto di sé e degli altri Le elaborazioni sul Sé e sugli altri sono soggette a continue rielaborazioni, come esito delle esperienze sociali. Le rappresentazioni mentali sono aspetti dinamici che permettono di dare un senso personale alle percezioni e alle immagini degli oggetti/persone. I fattori che plasmano il concetto di sé e degli altri dopo la prima infanzia coincidono con lo sviluppo di varie competenze sociali, affettive e cognitive. Il senso dell’identità personale e il rapporto con gli altri è caratterizzato dallo spirito di iniziativa e superamento del senso di inferiorità: il b. desidera imparare e dimostrare la sua competenza, teme il giudizio degli altri, è quindi sensibile alle opinioni degli adulti che imita e con cui si identifica. Nel gioco, i b. spesso assumono il ruolo degli adulti, imparando a comprendere i diversi ruoli ed a esprimere e capire ciò che provano. A 7-8 anni compare il gioco con regole o gioco sociale, che indica lo sviluppo all’attenzione di norme e al loro significato interpersonale. La teoria dell’attaccamento sostiene che nell’infanzia la percezione delle esperienze e delle persone siano filtrate dai modelli operativi mentali interni di sé e della figura di attaccamento, formatisi nella relazione primaria. La capacità di monitoraggio metacognitivo, cioè la consapevolezza dei meccanismi del pensiero, lo sviluppo dell’abilità di immaginare stati mentali in sé e negli altri, sono connesse a qualità dell’attaccamento e all’organizzazione del Sé nelle relazioni precoci. Se il b. ha costruito un’immagine di sé e degli altri caratterizzata da insicurezza, le idee su se stesso e sugli altri saranno dominate da sfiducia, impulsività o passività e dalla tendenza ad interpretare in modo negativo i segnali provenienti dall’ambiente e dagli altri e a percepirsi non degno di stima e affetto. Ciò dipende dalla forte esigenza di essere accettati, nell’infanzia in particolare, dagli altri, dalle cui opinioni dipende il senso di autostima, cioè l’insieme di valutazioni che riguarda il Sé, nei vari aspetti Sé fisico, capacità sociale e identità: i b. infatti hanno un forte senso dell’autorità e un rispetto unilaterale per le opinioni dell’adulto non ancora intaccate da capacità critiche, quindi l’opinione dell’adulto ha una forte ripercussione sull’immagine che il b. ha di sé. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Un altro aspetto che determina il modo di percepire se stesso e gli altri deriva dall’abilità di cogliere la prospettiva dell’altro e di confrontarla con la propria. Selman ha classificato gli stadi dell’abilità di role-taking in cui si sviluppa la distinzione tra sé e gli altri. Dopo una fase egocentrica, fra i 6-8 anni il b. concepisce la soggettività dell’altro, ma non mette ancora in relazione i diversi punti di vista. Nello stadio di autoriflessione a 9 anni coglie la diversità dei punti di vista e riflette sul suo comportamento; soltanto a 11 anni nello stadio sociale e convenzionale sarà capace di differenziare le diverse prospettive sia degli individui sia dei gruppi. Identità e tipizzazione sessuale Già a 9-10 mesi i b. capiscono che le persone si suddividono in maschi e femmine. A 1 anno prestano + attenzione a coetanei dello stesso sesso. L’identità sessuale nasce dal riconoscere le proprie caratteristiche o delle persone familiari negli altri; su tale base sono in grado di riconoscere anche la propria identità sessuale e capire quali sono i comportamenti appropriati ai ruoli maschile e femminile Gli studi sulle differenze sessuali sono stati molto influenzati dagli stereotipi sociali che hanno guidato i ricercatori nella scelta di metodologie poco adeguate (basate su resoconti verbali di adulti) sia nella interpretazione dei risultati. Negli studi successivi basati su metodologie osservative meno influenzate dalle opinioni degli intervistati emerge che le somiglianze sono più forti delle differenze. Tali differenze si manifestano soprattutto in: • • • preferenza scelta dei giochi scelta dei compagni stile relazionale Nella scelta dei compagni i maschi prediligono stare assieme a coetanei dello stesso sesso e dai 3 anni tale preferenza si esprime in una separazione che diviene + marcata negli anni successivi e tende ad affievolirsi negli anni successivi per scomparire nel passaggio dalla preadolesenza all’adolescenza, con l’affermarsi delle relazioni eterosessuali. Nello stile relazionale all’interno dei gruppi, i maschi sono orientati alla affermazione di sé e del proprio ruolo e da modalità comunicative + dirette a volte contrassegnate da episodi di aggressione fisica, fattori che inibiscono la cooperazione e la buona riuscita delle interazioni; ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 le bambine sono + disponibili alla collaborazione e portate ad atteggiamenti prosociali, non inclini all’espressione diretta dell’aggressività -> stile comunicativo che favorisce lo scambio. Le variabili biologiche sottolineano una certa influenza degli ormoni sessuali maschili nel produrre un elevato livello di attività fisica, ma a ciò concorrono anche le influenze educative e l’esposizione a modelli di comportamento sociale. Importante il ruolo socializzante degli adulti: la psicoanalisi, attraverso le fasi dello sviluppo psicosessuale, delinea una tendenza del b. a identificarsi con il genitore dello stesso sesso e ad interiorizzarne il ruolo sessuale La teoria dell’apprendimento sociale assegna un ruolo determinante all’imitazione del comportamento degli adulti e all’esposizione ai modelli sociali. Fin dalla nascita i b. e le b. vengono trattati in modo diverso, gli stessi modelli trasmessi dai media sono fortemente stereotipati e concorrono a rafforzare le aspettative di genere. Secondo Kohlberg la tipizzazione sessuale è un processo cognitivo che deriva dalla tendenza dei b. a pensare per categorie. Lo sviluppo della tipizzazione sessuale implica l’acquisizione della identità, della stabilità e della congruenza di genere: a circa 3 anni il b. differenzia i maschi dalle femmine e stabilisce quindi la propria identità di genere. Le manifestazioni di preferenze sessuali verso giochi, attività indicano che il processo di tipizzazione non può essere spiegato con l’identificazione con il genitore del proprio sesso come assume la psicoanalisi, in quanto a tale età i b. di entrambi i sessi si identificano con la madre. Il meccanismo di identificazione non determina quindi la identità sessuale, ma indirizza le preesistenti conoscenze in materia di identità sessuale verso l’assunzione di un preciso ruolo, connesso alle aspettative sociali. A circa 4 anni il b. comprende il concetto di stabilità di genere, cioè si rende conto che le differenze sessuali non cambiano col tempo, solo a 6-7 anni, parallelamente al raggiungimento delle operazioni concrete e all’acquisizione delle nozioni di conservazione, la differenza di genere è intesa come una caratteristica biologica intrinseca e immodificabile (congruenza di genere), pur al variare dell’aspetto e capisce che alle differenze fisiche si associano caratteristiche stabili nel comportamento, nei ruoli e nelle qualità psicologiche. RELAZIONI TRA PARI ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 La relazione verticale con gli adulti è deputata ad offrire cure, protezione, apprendimento, mentre la relazione orizzontale è paritaria, fondata sulla reciprocità, sulla acquisizione di capacità di negoziazione e di cooperazione. Con l’età aumenta l’interesse per i coetanei e dalle relazioni con essi si sviluppano le relazioni amicali. Il rapporto di amicizia permette al b. di vedere se stesso attraverso gli occhi di un altro e di sperimentare la vera intimità, promuovendo l’autoconsapevolezza e lo sviluppo della socializzazione. Il rapporto con i coetanei Nell’età prescolare le interazioni tra coetanei hanno carattere unidirezionale, cioè all’azione del primo b. non corrisponde l’azione coordinata del secondo. Nei b. di 2-3 anni le competenze sociali si affinano sempre +, passando da uno scambio caratterizzato da “imitazione speculare” a interazioni “complementari e reciproche”. L’alternanza dei turni e la complementarità dei ruoli si acquisiscono verso i 3 anni. Mentre i b. + piccoli tendono a fare la stessa cosa o contemporaneamente (interazione speculare contemporanea), oppure imitando subito dopo l’azione dell’altro (interazione speculare differita), a 3 anni nello svolgere un gioco utilizzano l’alternanza dei turni (interazione complementare) e la complementarità dei ruoli (interazione reciproca), mostrando di cooperare per un’attività comune. Nel periodo prescolare sorgono le attività di gruppo, in cui i b. si suddividono spontaneamente in base alle differenze di genere, con fenomeni di inclusione-esclusione, anche se i b. sono consapevoli del significato morale dell’esclusione dal gruppo di un membro, in particolare le b. sono + sensibili e permettono senza ostilità ai coetanei maschi di giocare con loro. I compagni vengono scelti in base alla comunanza di interessi e sull’affinità, vi è quindi un’accurata scelta selettiva degli amici. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 I rapporti con i coetanei sono caratterizzati dal fenomeno della “segregazione sessuale” soprattutto nel gioco, a causa dell’interesse per le competizioni, che comporta preferenze nella scelta dei compagni con occasioni di rifiuto ed esclusione. E’ importante il comportamento non verbale nelle relazioni tra b. nella dinamica accettazionerifiuto: i b. popolari, o leader, manifestano precocemente e mantengono nel tempo, comportamenti rassicuranti e non aggressivi, con sorriso, leggera inclinazione della testa e gesti di lieve sfioramento degli altri o degli oggetti che desiderano ottenere, sono capaci di intervenire in difesa di b. aggrediti. I b. rifiutati o “dominanti aggressivi” manifestano comportamenti di aggressione fisica, scarsa concentrazione, comportamenti di minaccia attraverso movimenti bruschi e disordinati. Essi hanno competenze sociali ridotte nel rapporto con i coetanei, che generano rifiuto e sono predittive di problemi di apprendimento futuro e comportamenti antisociali Nella preadolescenza e nell’adolescenza le relazioni con i coetanei risentono delle esperienze pregresse ma al tempo stesso assumono una importanza per lo stimolo al confronto e lo sviluppo dell’autostima. Le relazioni amicali Già a 8-10 mesi si possono notare, fra coetanei che hanno potuto familiarizzare stando assieme, competenze sociali in termini di incremento di interazioni positive con gli oggetti e legami preferenziali in cui l’amicizia è una relazione reciproca e stabile nel tempo, caratterizzata dalla condivisione di un mondo comune (difesa dell’esclusività del legame, chiedere e ricambiare l’attenzione, interesse x gli stati affettivi dell’altro) Mentre a meno di 3 anni il bisogno di vicinanza e rassicurazione emotiva, in assenza di figure adulte significative, è soddisfatto da un rapporto di amicizia, a 3-4 anni la curiosità x gli altri è una spinta a stringere relazioni. I legami preferenziali nei primi anni, come accade con l’attaccamento alla madre, possono quindi essere interpretati come legami affiliativi, caratterizzati da ricerca affetto, di prossimità fisica e reciprocità nella rispondenza ai segnali. Nell’età prescolare l’amicizia assume un aspetto meno esclusivo e + flessibile, le interazioni si basano sullo scambio verbale + che sulla ricerca di contatto fisico e di affetto. L’amicizia favorisce la competenza sociale, favorendo comportamenti prosociali. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Tali comportamenti sono di vario tipo, in età prescolare consistono nel donare, condividere e cercare l’intimità e sono indirizzati + agli amici anziché agli altri compagni, le azioni di aiuto e conforto dipendono dalla condizione del ricevente che se in stato di disagio viene aiutato. Nell’amicizia si manifestano pattern comportamentali specifici di tipo prosociale che non inibiscono l’emergere di altri sentimenti anche nei confronti dei non amici. La relazione amicale infatti rappresenta un forte stimolo per incrementare la sensibilità verso l’altro ed aiuta a superare emozioni negative come l’ira e la paura, rispetto alla semplice conoscenza, caratterizzata da un maggior numero di risposte insensibili. Il concetto di amicizia Selman ha individuato 4 stadi di consapevolezza del concetto di amicizia che differiscono qualitativamente l’uno dall’altro: 1) 3-5 anni, stadio 0, gli amici sono compagni di gioco momentanei, l’amicizia è vicinanza fisica. Tale stadio coincide con l’egocentrismo nelle abilità di role-taking, non vi è comprensione dei sentimenti altrui. 2) 6-8 anni, stadio 1, l’amicizia significa ricevere aiuto unilaterale che si pensa di dover ricevere da parte dell’amico, ritenuto capace di capire e intuire i desideri e soddisfare le aspettative. Natura soggettiva del legame e considerazione delle caratteristiche psicologiche dell’altro. 3) 9-12 anni, stadio 2, amicizia è cooperazione in circostanze favorevoli, con la capacità di coordinare i vari punti di vista -> maggiore consapevolezza della reciprocità del rapporto. Si tiene conto dell’altro e si discutono valutazioni su opinioni, desideri e bisogni, ma se si sviluppa un conflitto, l’amicizia rischia di rompersi poiché il mutuo equilibrio non è tale da garantire stabilità alla relazione 4) Dai 12 anni, stadio 3, di condivisione mutualistica, l’amicizia è una relazione solida e duratura caratterizzata da fiducia reciproca. E’ necessaria una certa compatibilità psicologica negli interessi, nei valori affinché si possa consolidare un legame, che resta stabile anche in presenza di conflitti. La comprensione dell’amicizia si basa su 3 concetti: 1) incremento della capacità di assumere la prospettiva altrui; 2) percezione delle persone come entità psicologiche, non solo fisiche; 3) rapporti sociali duraturi ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Nelle aspettative dell’amicizia esistono 3 stadi: 1) stadio costi-benefici, tipico dei b. di 7-8 anni che desiderano svolgere attività comuni e obiettivi comuni 2) stadio normativo 9-10 anni: condivisione di valori, regole e sanzioni 3) stadio empatico 11-12 anni: dominano la comprensione e la condivisione di interessi SVILUPPO MORALE La norma ha un significato affettivo-emotivo in quanto contiene indicazioni su come l’individuo si sente nei casi in cui la rispetta o la viola, cioè dalle sensazioni morali che comprendono le emozioni di colpa, imbarazzo, vergogna che derivano dal trasgredire una norma, oppure da quelle di autostima, orgoglio nell’aderirvi. Secondo la teoria psicoanalitica, che privilegia il significato della sensazione morale e dei meccanismi di controllo interni che formano la coscienza, il b. inizialmente è dominato dal principio di piacere e dalle pulsioni. Sviluppa gradualmente, la capacità di controllare l’istintiva carica amorale, generando il Superio, che ha ruolo di censore interno ed interiorizza le norme e i divieti parentali. Quindi, in caso di violazione delle norme nasce nel b. uno stato di autorimprovero e punizione che confluiscono nel senso di colpa: quanto + il Super-io (coscienza) è saldo e coerente, tanto + forte sarà l’adesione a norme morali. La norma rappresenta anche una guida per la condotta poiché prescrive comportamenti socialmente desiderabili e ne proibisce altri. Il comportamentismo e le teorie dell’apprendimento sociale hanno privilegiato il ruolo del rinforzo sociale con cui le regole vengono trasmesse e fatte rispettare: inizialmente i b. acquisiscono le regole attraverso l’osservazione e l’imitazione di modelli. L’approvazione, la punizione, l’incoraggiamento o il rinforzo determinano meccanismi di attivazione o disattivazione dei controlli interni responsabili dei comportamenti sociali morali o immorali. La conoscenza delle norme, approfondita dal cognitivismo, rende possibile comprenderne i significati espliciti o impliciti, tale aspetto è strettamente connesso allo sviluppo delle ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 competenze intellettive, grazie alle quali è possibile valutare le diverse implicazioni sottese alle regole. Il ragionamento morale Secondo Piaget e Kohlberg ogni azione può essere rilevante se intesa in senso morale. Ogni evento subisce il vaglio dei processi cognitivi che selezionano, fanno gerarchie, categorizzano e quindi la moralità non risiede solo nella giustezza dell’azione, ma nel significato che ad essa l’individuo assegna. Il livello cognitivo è una condizione necessaria ma non sufficiente per l’agire reale. Lo sviluppo morale secondo Piaget Piaget, attraverso il metodo clinico ha proposto a b. tra 6-12 anni alcuni problemi quotidiani (dire bugie, assegnare premi e punizioni) chiedendo di dare un giudizio e ad operare un confronto fra alternative diverse. Attraverso l’osservazione diretta ha anche studiato il modo in cui i b. dai 4-13 anni affrontano un gioco con applicazione di regole: il gioco delle biglie. Ne ha desunto che fino a 3-4 anni i b. sono in un periodo premorale caratterizzato da anomia, cioè assenza di regole, poi si formano 2 tipi di moralità: ¾ dai 4-5 anni fino 8-9 il realismo morale, tipico del periodo preoperatorio e caratterizzato dall’adozione di un punto di vista egocentrico, in quanto i giudizi sono formulati adottando come criterio guida il danno reale e oggettivo, più che l’intenzionalità In tale stadio prevale un morale eteronoma, in cui la validità dei principi morali dipende sia dall’autorità di colui che li ha promulgati sia dalla forza con cui vengono fatti rispettare. La menzogna giudicata un comportamento sbagliato perché comporta una punizione, deve la sua gravità non tanto all’intenzionalità ma al grado di discrepanza rispetto alla realtà (è giudicato + colpevole chi racconta bugie + grosse) Le conseguenze delle azioni (responsabilità oggettiva) sono + importanti delle intenzioni di chi le compie (responsabilità soggettiva). ¾ La fase del relativismo morale o soggettivismo morale ha una concezione meno rigida delle regole, considerate frutto di accordo e in quanto tali passibili di cambiamento. Dopo gli 8 anni troviamo una morale autonoma contraddistinta dalla progressiva importanza attribuita agli elementi specifici della situazione e alle intenzioni. La menzogna è azione immorale perché danneggia la fiducia reciproca e mina i rapporti interpersonali compromettendo l’ordine sociale. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Le regole non sono ritenute immutabili, ma modificabili, le aspettative e il benessere altrui sono + importanti del rispetto dell’autorità Nella formulazione dei giudizi morali, il b. è + flessibile e critico: può prendere in considerazione la situazione, le caratteristiche psicologiche dell’agente (intenzioni, sentimenti) e la gravità del danno. Secondo Piaget lo sviluppo della morale presenta 2 aspetti: la pratica della regola e la coscienza e il significato della regola stessa. Per quanto riguarda la pratica della regola, P. differenzia 4 stadi che dalle semplici abitudini motorie giunge, dagli 11 anni in poi alla codificazione delle regole. Il rapporto tra giudizio e azione si articola attraverso la presa di coscienza di una regola dopo averla sperimentata in modo acritico per un periodo. La maturazione delle concezioni morali procede parallelamente con lo sviluppo cognitivo, progressivamente il b. comprende sempre + le nozioni morali, le rielabora e le arricchisce giungendo a una significativa presa di coscienza e di integrazione tra pensiero e azione morale. Concetti di giustizia e sanzione secondo Piaget P. ha individuato 2 nozioni di giustizia: retributiva - legata alla morale eteronoma, ci deve essere proporzione tra meriti e vantaggi, tra trasgressioni e punizioni: se la figlia è disobbediente, la mamma fa bene a preferire l’altra (ESPIAZIONE – 1° fase) • distributiva – legata alla morale autonoma, si basa sull’eguaglianza fra individui: la mamma deve voler bene a tutti i figli allo stesso modo, il b. è piccolo e anche se ha commesso un errore non è giusto che paghi (UGUAGLIANZA 2° fase) Nel b. emerge prima un concetto di giustizia che richiede l’espiazione, secondo il quale è giusto • ricevere in conformità a ciò che si è dato, e poi un concetto + evoluto di considerare l’uguaglianza tra gli individui. I + piccoli sono + inclini alla sanzione che prevale sull’uguaglianza. Fasi della sanzione: • • la nozione di sanzione espiatoria (fino 6-7 anni), tipica del realismo morale, è dominata dal concetto di giustizia immanente: alla trasgressione deve seguire una punizione; la nozione di sanzione per reciprocità (7-10 anni)si sviluppa parallelamente alla consapevolezza dell’importanza del rispetto reciproco e della cooperazione e sfocia nel superamento del carattere espiatorio della punizione e nel riconoscimento della importanza della riparazione; ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 la nozione di equità (11-12 anni) consente di esprimere un giudizio sulla trasgressione e sulla sanzione tenendo presente il contesto. La pena diventa secondaria rispetto al significato della trasgressione, in quanto atto che rompe • un legame sociale. Lo sviluppo morale secondo Kohlberg K. si oppone al comportamentismo secondo cui la morale è frutto di abitudine, imitazione e apprendimento, ritenendo che il pensiero dirige l’azione non viceversa. E’ interessato al tipo di motivazione e ragionamento posti alla base dei comportamenti e lo sviluppo morale corrisponde al passaggio da strutture cognitive + elementari a quelle + evolute. L’idea delle sequenze di stadi dello sviluppo cognitivo e morale delineata da Piaget è sviluppata da K. che identifica 3 livelli dello sviluppo morale che vanno dall’infanzia all’età adulta. Per studiare le trasformazioni del giudizio morale, utilizza vari dilemmi in forma di storie, in cui il protagonista può prendere decisioni diverse. Il + famoso è quello in cui Heinz deve procurarsi x la moglie malata di cancro una medicina costosa che il farmacista fa pagare molto + di quanto costi x fabbricarla. H. dopo aver cercato inutilmente di ottenere il farmaco a prezzo inferiore, prova a rubarlo. Domande: ha agito bene H.? perché? Se la risposta è sì, si chiede: se non fosse stato affezionato alla moglie, o se al posto di questa ci fosse stato il suo miglior amico, avrebbe dovuto rubare lo stesso il farmaco? Se la risposta è no, si chiede: tu ruberesti la medicina se tu o tua moglie steste morendo? I giudizi espressi sulla decisione di H. consentono lo sviluppo di 3 livelli di giudizio morale. Livelli di giudizio morale I 3 livelli ruotano attorno al concetto di “convenzione”, cioè attenersi alle regole e aspettative della società. Il b. del livello preconvenzionale non comprende ancora tali norme e le percepisce come esterne a sé, mentre l’adulto del liv. Postconvenzionale ne comprende il significato e le accetta, ma si orienta verso principi + generali che, a volte le includono, altre possono entrare in conflitto. 1° liv. Preconvenzionale (meno di 9-10 anni)il bene e il male sono giudicati in base alle conseguenze x il soggetto. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 ¾ Primo stadio è come quello della morale eteronoma di Piaget, in cui è + importante l’autorità che emana le norme, che le intenzioni dell’agente. Punto di vista egocentrico: non considera gli interessi degli altri o non riconosce che sono diversi da quello del protagonista della storia ¾ Secondo stadio ha come riferimento l’individualismo: il b. giudica utile osservare le norme solo se da esse deriva un vantaggio concreto x sé, quindi la prospettiva è individualistica e concreta, cioè ognuno ha degli interessi personali che possono creare dei conflitti, quindi nessuna azione è giusta in assoluto, la nozione di giustizia è relativa. 2° livello convenzionale è incentrato sui rapporti interpersonali e sui valori sociali (preadolescenza fino tarda adolescenza). ¾ Terzo stadio: scopo principale è vivere in conformità con le aspettative della propria cerchia sociale, non deludendo le aspettative degli altri. Prospettiva dell’individuo in relazione ad altri individui: sa che esistono sentimenti e accordi condivisi che hanno priorità sugli interessi personali, coglie punti di vista diversi e si mette nei panni degli altri. Non sa ancora però considerare un sistema sociale astratto. Il ragazzo intrattiene relazioni basate sulla fiducia, la lealtà, il rispetto e la gratitudine e tenta di conformare il proprio comportamento ai modelli della maggioranza x ottenere approvazione e soddisfare bisogni di affetto e appartenenza. ¾ Quarto stadio: differenzia tra punto di vista sociale e motivazioni interpersonali: è giusto adempiere agli impegni assunti e dare proprio contributo sociale. 3° livello postconvenzionale: giudizi morali basati su principi di natura etica che possono essere anche non condivisi dal proprio gruppo Il comportamento giusto consiste nel seguire i principi a cui si aderisce intimamente e le leggi e accordi sociali sono in genere validi perché basati su tali principi; nel caso in cui leggi e principi siano in contrasto, agire secondo i principi universali della giustizia: uguaglianza dei diritti umani, rispetto della dignità umana ¾ Quinto stadio: consapevolezza che leggi e regole sono relative, frutto di accordi e negoziazione e devono essere rispettate e preservate. ¾ Sesto stadio: le leggi e gli accordi sociali sono validi solo se basati su principi universali e su valori etici (di coscienza)e, in caso di conflitto tra leggi e principi etici, dà priorità ai principi etici (se H. rubasse non sarebbe biasimato dagli altri, ma dovrebbe fare i conti con la sua coscienza) Prospettiva morale: Il fondamento della moralità sta nel riconoscere che l’umanità in ogni soggetto è un fine e non un mezzo ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Tale stadio, di difficile classificazione è stato raramente riscontrato nei soggetti delle ricerche di K., quindi assume un valore teorico + che empirico. Validità degli stadi di K. e regole morali e convenzionali Molte ricerche hanno confermato la validità della sequenza stadiale in cui il ragionamento preconvenzionale decresce con l’età e quello convenzionale aumenta in varie culture. Il legame tra assetto cognitivo e morale è confermato: il ragionamento convenzionale implica la capacità di porsi dal punto di vista degli altri, mentre quello postconvenzionale poggia sullo sviluppo delle operazioni formali e del pensiero astratto. Critiche sul concetto di stadi e sull’idea che i b. non siano capaci di distinguere tra le convenzioni e le regole morali sono state avanzate da Turiel et al. L’essenza della morale consiste nel fatto che, modelli di convivenza e di relazione sociale, cioè le regole interiorizzate, vadano rispettati per il loro significato e non per paura delle punizioni. Le norme assumono anche la forma di regole convenzionali, che si apprendono nella routine quotidiana e nell’interazione sociale, a seconda delle abitudini familiari, dei gruppi e rivestono una uguale importanza nello sviluppo della competenza sociale. La distinzione tra regole morali e convenzionali si apprende già in età prescolare: i b. conoscono la differenza fra comportamenti morali come rubare, non condividere un gioco e comportamenti convenzionali come mangiare con le mani, non dire per favore… Sono anche capaci di distinguere tra moralità e convenzioni e considerano le trasgressioni morali + gravi e indipendenti dalle convenzioni. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 LO SVILUPPO EMOTIVO E AFFETTIVO Significato e funzioni delle emozioni L’emozione non è un’esperienza a base solo biologica, ma un’esperienza complessa e multidimensionale con funzione d’organizzazione cognitivo-affettiva e che media il rapporto tra organismo e ambiente. In generale, l’emozione è un allontanamento dal normale stato di quiete dell’organismo, seguito da un impulso all’azione e alcune reazioni fisiologiche interne, ognuna delle quali si esprime attraverso diverse risposte emotive (gioia, paura…) Nello stesso tempo quindi, l’emozione è una risposta fisiologica, motivazionale, cognitiva e comunicativa, sempre accompagnata da una dimensione sia soggettiva sia sociale. L’emozione attiva reazioni fisiologiche: si attivano sia il sistema nervoso centrale e autonomo, responsabili di reazioni corporee connesse alla manifestazione delle varie emozioni, sia il sistema endocrino che, oltre ad attivare il sistema nervoso centrale, regola i livelli di stress e ansia. La dimensione cognitiva, media il rapporto con l’ambiente, valuta e da significato a ciò che accade: così oltre a sentire, si può decidere se l’evento emotigeno è qualcosa di nuovo, piacevole, doloroso e tale valutazione consente di attribuire significato alle reazioni che l’organismo mette in atto e di stimolare l’individuo ad affrontare l’evento che ha scatenato l’emozione. Vi è infatti un livello motivazionale che orienta all’azione e modifica il comportamento a seconda dei desideri e degli scopi. A livello espressivo e comunicativo ogni emozione presenta una sua configurazione comunicativa, proveniente essenzialmente da movimenti facciali, comuni a tutti gli esseri umani e solo in parte determinati dalle differenze culturali; inoltre manifestazioni non verbali, come i movimenti corporei, l’assetto tonico-posturale, il tono della voce arricchiscono il significato delle reazioni individuali. Le emozioni hanno una dimensione sociale: non si presentano mai senza una ragione, ma sono causate da eventi o azioni di persone e sebbene non sia indispensabile essere fisicamente a contatto con gli altri per provare emozioni, le relazioni interpersonali effettivamente sperimentate o ricordate o pensate sono le cause principali delle risposte emozionali. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Le emozioni hanno quindi un significato contestualizzato, situazionale che dipende dal contesto e dalle relazioni ed assumono significati specifici a seconda della valutazione soggettiva e intersoggettiva che viene attribuita all’evento emotigeno. L’emozione è quindi costituita da una catena di eventi, come mostra Plutchik, che incomincia con la percezione di uno stimolo e termina con un’interazione tra l’organismo e lo stimolo che ha causato la catena di eventi. Le maggiori componenti della catena sono una valutazione cognitiva dello stimolo, un’esperienza soggettiva o “sentimento”, un’eccitazione fisiologica, un impulso all’azione e un comportamento manifesto. La teoria della differenziazione emotiva Tale teoria si fonda sull’idea che da un iniziale stato di eccitazione indifferenziata, si articolino specifiche emozioni, grazie allo sviluppo dell’attività cognitiva. Da uno stato fisico di benessere generale nei primi 2 mesi di vita emergono risposte piacevoli che si esprimono attraverso il sorriso endogeno, ma che non possono ancora essere definite emozioni identificabili, come pure le reazioni di trasalimento o di pianto per fame o per sonno, sono altrettanti precursori delle emozioni. A partire da un iniziale stato di indifferenziazione si sviluppano diverse emozioni secondo 3 diversi percorsi: 1. sistema piacere-gioia – relativamente rapido si afferma a 3 mesi con reazioni emotive puntuali sostenute dal significato cognitivo attribuito allo stimolo: il b. sorride (sorriso sociale) alla persona o oggetto con cui entra in contatto, tale emozione nel 4 mese si delinea meglio come riso attivo e gioia. 2. sistema circospezione-paura – a 4 mesi le reazioni di disappunto e sorpresa rispetto a stimoli che intimoriscono ed evolvono dopo i 6 mesi in emozioni di paura. 3. sistema rabbia-collera – negli ultimi mesi del primo semestre appaiono reazioni di delusione e insoddisfazione quando viene sottratto al piccolo un oggetto e quando viene interrotta l’alimentazione, tali reazioni evolvono in risposte di rabbia e di collera nel secondo semestre di vita. In questo processo di differenziazione progressiva, i precursori emotivi legati alle prime reazioni fisiologiche non si annullano del tutto, ma possono riemergere in condizioni di forte stress. La teoria differenziale delle emozioni Diversamente dalla teoria della differenziazione, la teoria differenziale di Izard et al. sostiene che il neonato possegga fin dalla nascita emozioni fondamentali differenziate, basate su programmi innati e universali. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 I. individua 9 emozioni di base: interesse, gioia, tristezza, disgusto, sorpresa, collera, disprezzo, paura e vergogna, ciascuna con valore adattivo. Le diverse emozioni non nascono da uno stato indifferenziato iniziale, ma possiedono qualità specifiche che ne permettono una facile identificazione; quindi l’emozione non è semplicemente la risposta ad uno stimolo, ma una forma di organizzazione innata che motiva il comportamento e gli affetti. Il carattere rigido della componente innata che caratterizza le emozioni nella fase iniziale di sviluppo, evolve verso forme + flessibili grazie all’influenza delle relazioni e alla socializzazione: emozioni come lo sconforto, il trasalimento, il disgusto che alla nascita hanno un valore adattivo poiché consentono al neonato di proteggersi dagli stimoli negativi, evolvono in emozioni + articolate di gioia, rabbia e paura, + adatte a rispondere all’ambiente. Alcune emozioni sono quindi già presenti alla nascita mentre altre emergono nello sviluppo per assolvere un compito adattivo. In sostanza, per la teoria differenziale le emozioni: 1. hanno un FORTE VALORE COMUNICATIVO: Nel 1° e 2° mese il b. manifesta espressioni sensorio-affettive negative e positive, di interesse, disgusto, trasalimento essenzialmente x comunicare i propri bisogni e x stabilire un contatto con le figure di allevamento. 2. sono DISTINTIVE: Intorno al 3° mese il n. manifesta un’attenzione specifica verso gli oggetti e le persone, quindi processi percettivi-affettivi che danno origine a emozioni che consentono di reagire agli ostacoli (collera) o di evitarli (paura) o reazioni derivanti da eventi inattesi (sorpresa). 3. concorrono alla CONSAPEVOLEZZA DI SÉ’: Dai 9 mesi, con lo sviluppo dei processi cognitivo-affettivi, il b. acquisisce una maggiore consapevolezza di sé come agente e sviluppa una memoria degli eventi e una maggiore coscienza dell’ambiente che lo circonda: grazie alla timidezza, la vergogna e la paura il b. può acquisire una migliore padronanza sul mondo attraverso il processo di differenziazione tra sé e gli altri. 4. caratterizzate da PRECISI CORRELATI ESPRESSIVI A BASE NEURONALE: Dai 2 anni i b. mostrano ciò che provano in accordo con le regole sociali e quindi diventano capaci di esagerare, minimizzare, neutralizzare o simulare le espressioni emotive. L’approccio funzionalista Pone in evidenza il ruolo delle emozioni nella regolazione dei rapporti fra organismo e ambiente. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Diversamente dalla teoria differenziale di Izard, afferma che tutte le emozioni fondamentali sono presenti fin dalla nascita e relativamente autonome dallo sviluppo cognitivo. Le caratteristiche espressive delle emozioni, quali i movimenti facciali, i correlati fisiologici, le azioni, sono intrinseche ma non invarianti e la loro associazione cambia in base all’interazione tra individuo e ambiente. Le emozioni sono quindi sistemi di azione che spingono ad esprimere e soddisfare bisogni che hanno un significato adattivo. Le funzioni delle emozioni sono espresse da 4 aspetti: 1. hanno il compito di regolare i processi psicologici interni e i comportamenti sociali e interpersonali, cioè orientano nella selezione delle informazioni, predisponendo l’organismo all’azione e 2. permettono di comprendere il significato da attribuire a comportamenti; 3. hanno un carattere distintivo rispetto alle altre forme istintuali poiché dotate di specifiche configurazioni mimiche e vocali che ne consentono il riconoscimento; 4. utilizzano un processo comunicativo non codificato culturalmente, cioè vengono prodotte e possono essere comprese indipendentemente dall’apprendimento. Tutte queste caratteristiche sottolineano la funzione di organizzazione. La teoria funzionalista di Campos ha distinto le emozioni in “famiglie” che hanno lo stesso obiettivo e funzione: la stessa funzione, pur facendo riferimento ad un’esperienza diversa, svolge un’analoga funzione adattiva (es. le emozioni di paura hanno l’obiettivo di mantenere l’integrità fisico-psicologica e di segnalare eventi pericolosi, le emozioni di rabbia hanno la funzione adattiva di ristabilire le condizioni necessarie a superare l’ostacolo e a determinare cambiamenti nei comportamenti altrui). LO SVILUPPO DELLE EMOZIONI Le emozioni fondamentali Generalmente sono incluse fra le emozioni fondamentali la gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto, interesse, sorpresa, vergogna. Secondo Izard per essere considerata PRIMARIA un’emozione deve possedere uno specifico substrato neurale, espressi attraverso una specifica configurazione facciale, essere collegata ad una precisa esperienza emotiva che raggiunga la consapevolezza, derivare da un processo biologico-evoluzionistico e avere proprietà motivazionali e organizzative finalizzate all’adattamento. Non tutti sono d’accordo sul fatto che esistano singole emozioni fondamentali, ma famiglie di emozioni (Campos) e accomunate dal perseguimento di scopi e funzioni adattive analoghe. Le espressioni facciali nei neonati testimoniano l’universalità delle emozioni. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Le espressioni emotive del volto sono state anticipate dallo stesso Darwin, emozioni quali la tristezza, felicità, sorpresa, paura, collera e disgusto vengono espresse nello stesso modo da membri appartenenti a culture diverse e quindi riconosciute in modo universale. In tale modo diventa possibile sia comunicare sia inferire lo stato d’animo dei partecipanti. L’emergere delle emozioni Primo periodo – reazioni emotive presenti alla nascita regolate da processi biologici fondamentali per la sopravvivenza. Il sistema edenico, grazie a sensazioni di piacere/disgusto, ha lo scopo di sollecitare il sistema gustativo, le reazioni di trasalimento hanno lo scopo di proteggere da stimoli luminosi/acustici intensi, le risposte di sconforto segnalano disagio agli stimoli dolorosi. Tali risposte però non possono considerarsi ancora intenzionali forme di comunicazione. Secondo periodo – dal 2 mese fino 1 anno, comporta grandi cambiamenti, grazie alle interazioni sociali il b. comunica le intenzioni e attua le prime forme di controllo emozionale. Campare il sorriso sociale non selettivo, in risposta alla voce umana (2 mesi) e alle persone familiari (3 mese), il sorriso sociale selettivo (dopo 3 mesi) rivolto alla madre. Tra le 6-10 settimane + evidenti le emozioni di sorpresa di fronte a stimoli nuovi e a 3-4 mesi si distinguono dall’espressione le emozioni di gioia, tristezza,collera. A 5-7 mesi emerge l’emozione della paura e della circospezione a seguito dei progressi locomotori e delle esigenze esplorative. A 8-9 mesi compare la paura dell’estraneo che indica la presenza di un legame affettivo di cura e protezione tra il b. e chi si occupa di lui. Terzo periodo - Dopo il 1° anno appaiono le emozioni complesse, la timidezza, colpa, vergogna, orgoglio e invidia che si completano attorno ai 3 anni. Sono emozioni apprese non riconoscibili attraverso indicatori mimici specifici e possono manifestarsi attraverso segnali comuni anche ad altre emozioni. A differenza di quelle fondamentali, attivate da stimoli fisici diretti, quelle complesse hanno origine da forme di autoriflessione o associazione mentale e richiedono un’autoconsapevolezza che consenta di valutare il proprio sé e le proprie azioni in relazione alle norme sociali. I b. non ancora consapevoli di se stessi non sono in grado di reagire appropriatamente alle situazioni imbarazzanti (l’imbarazzo è precursore della vergogna e dell’orgoglio), a 18 mesi ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 con l’emergere di un senso del Sé, diventano evidenti prima le reazioni di imbarazzo e poi quelle di colpa e vergogna. ESPRESSIONI E RICONOSCIMENTO DELLE EMOZIONI Espressione delle emozioni nel bambino Secondo la teoria differenziale le emozioni primarie sono facilmente riconoscibili per il loro carattere universale e per il fatto che sono espresse attraverso segnali specifici e distinti. Se tali espressioni indicano che il b. prova quella specifica emozione e se esse, come afferma la teoria differenziale, sono le manifestazioni di schemi fissi di azioni universali non vi è accordo. Le prime reazioni di disgusto, piacere, etc. non sembrano nei primi mesi di vita denotare specifiche emozioni ma sono comuni anche ad altre sensazioni o azioni motorie (la sorpresa denotata con lo spalancamento della bocca e degli occhi si confonde con l’interesse). Gli unici pattern mimici in grado di comunicare in modo universale uno stato emotivo facilmente riconoscibile sono quelli di piacere-dolore, che segnalano un tono edonico positivo o negativo espresso spesso dai segnali di sorriso e pianto. Le altre espressioni emotive non sono distintive da subito, ma lo diventano grazie ai contatti relazionali. Riconoscimento e comprensione delle emozioni Nel 1° anno il b. sa riconoscere gli stati emotivi altrui e sa reagire in modo appropriato. Il riconoscimento delle espressioni altrui si realizza velocemente, mentre la comprensione psicologica delle emozioni proprie e altrui richiede competenze cognitive e sociali + affinate. Riconoscimento delle espressioni altrui – L’interesse per il volto consente al b. di differenziare le espressioni emotive: a 10 settimane i b. sanno reagire a 3 espressioni facciali e vocali, gioia, tristezza e collera rispondendo alle mimiche della madre in modo appropriato, con un sorriso agli stimoli gioiosi, con immobilità in caso di collera… Tra i 4-7 mesi distinguono le variazioni di espressione emotive in foto che ritraggono gli stessi volti che inizialmente manifestano sorpresa e poi atteggiamenti di gioia. Comincia ad apparire una certa sensibilità ai cambiamenti espressivi nel volto della madre, ciò dimostra che il riconoscimento delle emozioni è alquanto precoce. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Il passaggio dal riconoscimento o identificazione delle espressioni emotive altrui, alla comprensione del loro significato non è altrettanto rapido: nell’interazione fra madre e b. si generano aspettative basate sul significato delle espressioni delle emozioni. Se alla madre viene chiesto di essere inespressiva x alcuni minuti, si determina una sequenza tipica, che accomuna tutti i b. , anche quelli fra 1-4 mesi: il b. si orienta verso la madre e la saluta, ma se lei non risponde, il suo atteggiamento diventa cauto e circospetto, la fissa, le sorride brevemente e alterna brevi occhiate alla madre e brevi momenti in distoglie lo sguardo, controllando così il suo comportamento… Tale comportamento fa pensare che esista un’anticipazione delle espressioni emotive che il b. si aspetta di veder comparire sul volto della madre: è una forma parziale di comprensione delle emozioni, poiché i b. sembrano rendersi conto dell’informazione trasmessa e ne traggono indicazioni per regolare il proprio comportamento. La comprensione delle emozioni L’espressione emotiva della madre ha un carattere comunicativo che trasmette sicurezza o paura e orienta il comportamento del bambino. La tecnica del precipizio visivo è stata utilizzata con b. di 1 anno che normalmente non attraversano la lastra di vetro che crea illusione di precipizio per la paura del vuoto indotta dalla situazione sperimentale. Se le madri mostravano, dall’altra parte del baratro, un’espressione serena, gran parte dei b. lo attraversava, contrariamente se la madre aveva un’espressione preoccupata, nessuno superava la paura del vuoto. Tale fenomeno noto come riferimento sociale, richiede la capacità di comprendere le emozioni altrui e orientare il proprio comportamento e appare dopo il 1 anno, prima dei 910 mesi reagisce al contatto con un oggetto/persona in base al semplice effetto che tali stimoli esercitano su di lui, mentre il riferimento sociale comporta che il b. di fronte ad uno stimolo come un gioco, prima di agire non solo guardi il gioco, ma anche la persona di riferimento per capire attraverso segnali la situazione, specialmente in situazioni ambigue. Il riferimento sociale agisce anche nel contatto con persone estranee: se le madri sono amichevoli con l’estraneo, i b. avranno reazioni + positive e viceversa. Inoltre il rif. sociale ha carattere selettivo nel senso che solo adulti affettivamente significativi costituiscono per il b. una risorsa per comprendere come reagire ai segnali dell’ambiente. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 La comprensione delle emozioni è mediata, oltre che dall’adulto, anche dall’empatia, grazie alla quale il b. può provare le emozioni degli altri, Eisenberg lo ha definito “contagio emotivo”, infatti b. di 14 mesi sono capaci di chiedere e dare conforto ai fratelli in difficoltà e a 2 anni di prevedere le reazioni emotive altrui per attivare comportamenti di consolazione e comprendere cosa possa indispettire o provocare fastidio o per decidere di chiedere l’intervento dell’adulto. Alla fine dei 2 anni appare la capacità di far finta e di padroneggiare l’ambiguità delle espressioni emotive negli altri (se gli adulti fingono di essere cattivi con espressioni del volto serie, i b. di 3 anni capiscono la differenza fra realtà e finzione). Il b. impara anche ad aumentare o diminuire l’entità dell’emozione o simulare e nascondere ciò che realmente prova, dimostrando di aver appreso quelle che Ekman ha chiamato regole di ostentazione delle emozioni, adeguandosi alle circostanze sociali (b. che scopre che il suo regalo è rotto, al rientro dell’adulto nasconde l’espressione emotiva di delusione). Il b. comprende verso i 4-5 anni che la prospettiva mentale dell’altro può essere diversa dalla propria, mettendosi nei panni degli altri. Tale capacità è importante per prevedere le reazioni emotive degli altri in funzione del contesto e degli antecedenti situazionali, senza necessariamente provare le stesse emozioni; inoltre verso i 5-6 anni riescono a spiegare i motivi che possono indurre gli altri a non mostrare le emozioni che effettivamente provano. Infine, i b. intorno ai 7-8 anni comprendono che si possono provare sia emozioni diverse nello stesso tempo sia emozioni ambivalenti: capire che è possibile provare sentimenti opposti nei confronti delle stesse persone/situazioni dai 3 a 6 anni è inconcepibile, infatti a tale età si pensa che non ci si possa sentire tristi e felici contemporaneamente. Tale difficoltà dipende dal fatto che bisogna sia capire se la natura dell’emozione è positiva o negativa, sia se gli oggetti-bersaglio verso cui tale emozione è diretta sono + di uno (un oggetto diverso x ogni emozione, oppure un solo oggetto x 2 emozioni compresenti) Verso i 9 anni il b. è capace di unificare le emozioni di valenza opposta rispetto allo stesso oggetto/evento e sarà in grado di comprendere che contemporaneamente può, ad es. provare affetto e gelosia verso la sorellina minore. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 SVILUPPO AFFETTIVO Emozioni e interazione sociale Le emozioni non solo hanno lo scopo di esprimere stati d’animo ma assumono significato nelle relazioni con l’adulto, infatti il gioco emozionale nella relazione tra adulto e b. ha lo scopo di regolare le interazioni affettive ed è appreso precocemente, prima della prensione degli oggetti e della piena rappresentazione di essi. Le emozioni sono anche mediatori sociali, oltre che cognitivi: gli adulti normalmente si rivolgono al neonato commentando le sue reazioni emotive, rispondendo ai suoi movimenti corporei e al suo sorriso che interpretano come risposta sociale anche se in realtà è una semplice reazione automatica, quindi attribuiscono intenzionalità alle espressioni del b. Tale funzione è detta scaffolding e consiste nel rispondere in modo appropriato ai segnali del b., modulando il comportamento in base al suo livello di sviluppo. In generale, le emozioni vengono regolate secondo la cultura di appartenenza, attraverso la socializzazione delle emozioni, cioè attraverso l’attribuzione di significato ad eventi e stimoli interni ed esterni che attivano le emozioni, il b. impara quali sono le condotte emotive appropriate nelle diverse situazioni e accettate dalla sua cultura di appartenenza e i modi più consoni per manifestare le emozioni e per far fronte agli stimoli emotigeni. La teoria dell’attaccamento Elaborata da Bowlby è stata arricchita da Mary Ainsworth et coll. e al centro della quale c’è l’idea che gli esseri umani hanno una tendenza innata a cercare la vicinanza e il contatto di uno o + individui B. ha contrapposto la sua teoria alla teoria dell’amore interessato,di Freud secondo la quale il legame tra b. e madre deriva dal fatto che per il loro tramite vengono soddisfatti bisogni che in origine non sono sociali Tale punto di vista veniva proposto sia dalla psicoanalisi freudiana sia dalla teoria dell’apprendimento sociale. Il legame di attaccamento è una predisposizione innata e biologica del piccolo verso la persona che gli assicura la sopravvivenza, sono il bisogno di contatto e conforto a muovere il piccolo verso una figura di attaccamento privilegiata. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 L’attaccamento può essere definito come: comportamento che appare in una persona che riesce a mantenere/ottenere la vicinanza di un soggetto preferito e tale comportamento viene attivato dalla separazione /minaccia di separazione dalla figura di attaccamento ed eliminato o mitigato dalla vicinanza di questa ultima. B. ha offerto una visione diversa della natura umana: Sebbene il cibo e il sesso svolgano un ruolo importante nelle relazioni di attaccamento, la relazione svolge una funzione chiave per la sopravvivenza, una funzione di protezione. Egli ha cercato di riformulare varie tesi della psicoanalisi richiamandosi all’etologia e alla psicologia cognitivista: il bisogno di vicinanza con la madre è una conseguenza dell’essere stati nutriti da lei, contrasta con il fatto che anche molti piccoli che già subito dopo la nascita sono in grado di nutrirsi da sé seguono le loro madri o che le scimmie antropomorfe, come dimostrano gli studi di Harlow negli anni ’50, hanno mostrato una tendenza a cercare il contatto con un oggetto morbido anziché con quello che fornisce il cibo. Esiste un sistema comportamentale, indipendente da quelli del sesso e dell’alimentazione, per il mantenimento della vicinanza con individui particolari; tale comportamento presente nei mammiferi e in varie specie di uccelli, è stato selezionato nel corso dell’evoluzione delle specie perché ha offerto ai piccoli una preziosa difesa dai predatori. Vi è differenza tra attaccamento come sistema comportamentale interno al b. non osservabile, che organizza emozioni e sentimenti che prova verso se stesso e gli altri e il comportamento di attaccamento, cioè le modalità attraverso cui si esprimono esplicitamente tali sentimenti, è un’espressione osservativa, cioè inerente qualcosa di osservabile che si fa x ottenere la vicinanza con qualcuno considerato + forte, + esperto: chiamare, piangere avvicinarsi a gattoni, telefonare, inviare fiori.. E’ presente dall’infanzia all’età adulta. L’esplorazione dell’ambiente, il giocare con i coetanei, dedicarsi a diverse attività, è considerata una componente antitetica del comportamento di attaccamento: quanto + l’ambiente presenta pericoli tanto + si accrescono l’esigenza di ottenere protezione e mantenere la vicinanza, quando invece il b. si sente sicuro tende ad allontanarsi dalla figura di attaccamento x esplorare il mondo. Entra in azione così, un sistema di controllo di tipo cibernetico detto sistema di attaccamento, con lo scopo di mantenere un equilibrio omeostatico tra vicinanza ed esplorazione, cioè mantenere la vicinanza con certi individui e mobilitare a tale scopo vari tipi di comportamenti ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 SVILUPPO PSICOSESSUALE NELLA PSICOANALISI DI FREUD La teoria psicoanalitica freudiana classica nasce da una attenzione prevalente per lo studio degli adulti affetti da disturbi psichici e attribuisce importanza alle esperienze infantili per la loro influenza sulla vita adulta. La relazione oggettuale indica la forma di rapporto con le persone del mondo circostante (tra cui la madre), che nasce dalla dinamica tra spinta interna (pulsione) e l’oggetto che ne consente la realizzazione. Freud ha concepito la relazione oggettuale a partire dallo sviluppo della sessualità infantile e delle prime esperienze e bisogni corporei Fasi dello sviluppo del legame di attaccamento Bowlby differenzia 4 fasi dello sviluppo del legame di attaccamento: 1. Prima fase – primi 2 mesi, comportamenti di segnalazione e avvicinamento, senza discriminazione della persona: il b. produce segnali di attaccamento quali il pianto, il sorriso e allo scopo di indurre l’avvicinamento e il contatto di qualunque persona. Sono comportamenti con funzione biologica di assicurare benessere, sicurezza e protezione. 2. 3. Seconda fase – dai 3 ai 6 mesi, comunicazioni dirette verso persone discriminate (madre o chi lo cura) Terza fase – 6 mesi fino 2 anni, appaiono segnali di mantenimento della vicinanza con la persona discriminata. Il b. impara a camminare, quindi può seguire la madre, allontanarsi, prendere l’iniziativa del contato fisico. Mantiene un contatto preferenziale con la figura di attaccamento, mentre le altre persone familiari diventano figure di attaccamento secondarie e gli estranei suscitano reazioni distaccate. Si manifesta l’ansia da separazione e la paura dell’estraneo che indicano il timore di essere lasciato solo e la capacità di riconoscere la propria figura di attaccamento. 4. Quarta fase - dai 2 anni in poi, relazione basata sul set-goal (scopo programmato, ossia mantenersi abbastanza vicino alla madre x usarla come base sicura x l’esplorazione), cioè nel perseguimento di scopi regolati dai feedback provenienti dall’ambiente. Secondo B. il sistema comportamentale del b. è simile ad un sistema di controllo (es. termostato) che per raggiungere il suo scopo opera attraverso tentativi che richiedono successive modificazioni in base alle info di ritorno. I b. sono capaci di comportamenti intenzionali, di pianificare i propri obiettivi e tenere conto delle esigenze altrui. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Si stabilisce un rapporto reciproco, non + unidirezionale, in cui il b. intuisce e comprende i sentimenti della madre e si adatta, in parte, alle sue esigenze. Il riferimento specifico continua ad essere la fig. di attaccamento principale, ma vi sono anche altre forme di attaccamento. Dopo i 3-4 anni sorgono pattern relazionali + complessi, grazie alle nuove competenze linguistiche e cognitive. B. sottolinea l’importanza delle esperienze realmente sperimentate dal b. nel rapporto con la figura di attaccamento e ritiene che il tipo di relazione affettiva che i genitori stabiliscono con i figli avrà ripercussioni non solo sul legame ma anche nell’adattamento futuro. Tipologie di attaccamento Per comprendere se il b. ha sviluppato un legame gli indicatori significativi sono quelli che si manifestano in caso di separazione. Attraverso la Strange Situation, la Aisworth ha distinto 4 tipologie di attaccamento corrispondenti a legami affettivi nel 1° anno di vita. Attaccamento insicuro evitante – b. la cui figura di attaccamento si è mostrata insensibile ai loro segnali e rifiutante sul piano fisico. Non hanno fiducia in un’adeguata risposta materna e in sua assenza sono concentrati sui giochi e attenti al compito, al suo rientro non si avvicinano o la evitano Attaccamento sicuro – b. la cui fig. di attaccamento si è mostrata sensibile ai segnali di disagio. Sono capaci d equilibrare il comportamento esplorativo con quello di attaccamento. Mantengono una sicurezza interna che consente di esplorare il mondo perché confidano nella responsività della madre durante le situazioni di stress/paura. In presenza della madre si concentrano sui giochi e esplorano l’ambiente. Quando la madre si allontana, mostrano segni di disagio ma al suo rientro si fanno calmare per tornare ad esplorare l’ambiente. Attaccamento insicuro ansioso ambivalente – durante i primi mesi di vita, i b. hanno avuto una madre imprevedibile nelle risposte: affettuosa per un proprio bisogno e rifiutante su sollecitazione del b. I b. incerti sulla disponibilità della madre nel fornire aiuto appaiono assorbiti dalla figura di attaccamento, ma non riescono ad utilizzarla come base sicura per esplorare l’ambiente. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Durante la separazione esprimono segni di stress e angoscia che non vengono placati al rientro della madre, anzi quando rientra le si avvicinano x essere consolati, ma poi la rifiutano, manifestando chiara ambivalenza di comportamenti aggressivi o lamentele inconsolabili. Attaccamento disorganizzato o evitante–ambivalente – il b. è incapace di comportamenti coerenti verso la figura di attaccamento, a causa del legame fallimentare con la madre e mescola avvicinamento ed evitamento: movimenti ed espressioni non diretti, mal diretti, incompleti, stereotipie, movimenti asimmetrici, posizioni anomale, immobilità, espressioni e movimenti rallentati, comportamenti diretti ed espliciti di apprensione o spavento verso i genitori. Alcuni all’arrivo dei genitori mostrano reazioni di confusione o pianto. In tale tipo di attaccamento la figura affettiva è dominata da esperienze traumatiche come lutti, abusi sessuali nell’infanzia o il b. stesso ne è vittima. Le strategie dell’attacc. disorganizzato e i modelli operativi interni che il b. struttura sono seri precursori di problemi comportamentali che possono condurre a evoluzioni psicopatologiche. Strange Situation La Strange Situation è una procedura osservativa standardizzata ideata per valutare l’equilibrio tra il sistema di attaccamento e il sistema di esplorazione e mettere in luce le differenze individuali negli stili di attaccamento durante il 1° anno. Si basa su 8 episodi di 3 min. ciascuno, durante i quali il b. si trova in situazioni di stress perché è in un ambiente nuovo prima insieme alla madre, poi alla madre e ad un estraneo, rimane da solo oppure si trova da solo con un estraneo. La valutazione sulla sicurezza dell’attaccamento si basa su alcuni indicatori: 1) l’ansia da separazione, si esprime in segnali di disagio quando la fig. di attaccamento si allontana; 2) l’esplorazione – modalità attraverso cui il b. entra in contatto con l’ambiente e i giochi: se l’attaccamento è sicuro la capacità esplorativa è maggiore 3) la paura dell’estraneo – si manifesta nelle reazioni alla persona sconosciuta in presenza/assenza della madre ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 4) il ricongiungimento alla madre – i b. con attaccamento insicuro ignorano la madre o reagiscono in modo ambivalente al suo rientro; in assenza della madre si mostrano indifferenti e sembrano concentrati sui giochi, quando la madre ritorna evitano il contatto. Modelli operativi interni Il legame di attaccamento determina rappresentazioni mentali di sé e degli altri, modelli operativi interni, che hanno la funzione di indirizzare l’individuo nell’interpretazione delle info del mondo esterno e di guidare il suo comportamento nelle situazioni nuove. I modelli mentali sono rappresentazioni mnestiche che derivano dalla memoria episodica e semantica delle immagini che il soggetto ha costruito dei genitori e di se stesso. Nella m. episodica, l’info è immagazzinata in termini di episodi datati cronologicamente o di eventi accompagnati dalle relative relazioni spazio-temporali. Nella m. semantica, l’info è immagazzinata sotto forma di enunciati generalizzati che riguardano il mondo, derivato dalla esperienza personale di un individuo. Nel pattern di attaccamento sicuro i modelli operativi si formano dalla rappresentazione della fig. di attaccamento come disponibile a rispondere positivamente alle richieste di aiuto, quindi la rappresentazione del Sé è caratterizzata dal senso di essere degni di amore e dall’idea che le proprie esigenze di conforto hanno valore e potranno essere accolte. Modelli mentali interni derivanti da relazioni di attaccamento con figure rifiutanti fanno sì che i b. non imparino ad esprimere le loro emozioni in modo appropriato e percepiscano il mondo come non amico e quindi ad una rappresentazione di sé non meritevole di amore. I modelli primari formatisi nell’infanzia hanno una forte influenza sullo sviluppo successivo dei modelli stessi sia sull’esperienza attuale della persona, anche se vari fattori legati alle esperienze nella vita possono portare alla trasformazione dei modelli mentali. Sviluppi della teoria dell’attaccamento Il concetto di sensibilità materna non + concepita come il fattore centrale per lo sviluppo dei legami affettivi. Altri aspetti relazionali come la sincronia interattiva e la mutualità sono significativi nella costruzione dei legami affettivi. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Il concetto di monotropia, inteso da Bowlby come orientamento innato nei confronti della principale fig. di attaccamento, si va stemperando poiché il b. è capace di stabilire relazioni con vari adulti significativi. Test x valutare lo sviluppo del legame di attaccamento nei b. da 5 a 9 anni come il Separation Anxiety Test, ideato da Klagsbrun e Bowlby approfondisce le emozioni e le modalità x far fronte a situazioni di separazione e le reazioni comportamentali: i b. con un attaccamento sicuro provano ansia da separazione ma riescono a superarla, i b. insicuri invece manifestano esagerate reazioni emotive o indifferenza e disinteresse. I modelli operativi interni non sono sempre stabili nel tempo poiché la continuità dell’attaccamento sicuro è riscontrabile solo nelle condizioni familiari che restino immutate e caratterizzate da rapporti positivi; vi possono essere altri fattori come cambiamenti nello stile di accudimento della fig. di attaccamento, presenza di persone di supporto come nonni o padri affidabili e sicuri, interventi psicoterapeutici efficaci o temperamento facile del b. L’attaccamento nell’età adulta è stato studiato con l’Adult Attachment Interview, che esplora, attraverso il racconto, i ricordi delle esperienze infantili. La classificazione dei soggetti si basa oltre che su quanto da loro riportato anche dal tipo di valutazione che le persone fanno della loro esperienza affettiva. Le rappresentazioni mentali dell’attaccamento in età adulta, infatti, dipendono anche dal senso che ciascuno riesce a dare della esperienza vissuta e dalla capacità o meno di capire il comportamento che nel passato hanno avuto i genitori nei loro confronti (nella capacità dell’adulto di affrancarsi dal passato , di riconoscere i pregi e difetti dei propri genitori e di riconoscere i bisogni rimasti insoddisfatti ). La Main ha rintracciato i nessi tra modelli mentali di attaccamento in età adulta e quelli dei figli valutati con la Strange Situation, ipotizzano una trasmissione intergenerazionale dei modelli operativi interni. In conclusione le esperienze affettive precoci non possono essere viste secondo un’ottica deterministica, vari infatti sono i fattori che possono modificare i percorsi di sviluppo. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 L’ADOLESCENZA Cronologicamente l’adolescenza va dai 10-12 anni nelle femmine, 11-13 nei maschi, mentre la conclusione coincide per entrambi con il 18 anni. L’adolescenza è il periodo di transizione tra la fanciullezza e l’età adulta e si configura come un percorso, segnato da numerosi eventi critici più che come una fase unitaria La pubertà è un fenomeno universale che segna il cambiamento fisiologico dell’individuo da bambino ad adulto; l’adolescenza è il passaggio dallo status sociale del b. a quello dell’adulto che varia per durata, qualità e significato da una civiltà all’altra e all’interno della stessa, fino al giungere a maturazione dell’apparato riproduttivo (caratteri sessuali primari) e il comparire dei caratteri sessuali secondari, come il cambio della voce nei maschi. Nella preadolescenza si affrontano problemi diversi da quelli tipici dell’infanzia, legati alla crescita fisica, alla identità corporea, alla definizione sessuale che spesso si impongono improvvisamente prima che i ragazzi siano in possesso degli strumenti psicologici necessari per poterli elaborare. Nell’adolescenza, la maturazione delle capacità di analisi e introspezione, la definizione della propria identità, consentono una riorganizzazione pur non essendo un periodo unitario. L’adolescenza ha un carattere relativo e non universale poiché è vissuta diversamente a seconda della cultura di appartenenza ed è influenzata anche dal contesto familiare e sociale. L’adolescente incontra vari problemi che sono indicati come “compiti di sviluppo”: instaurare nuove + mature relazioni, orientarsi verso una occupazione, la cui soluzione fornisce un patrimonio di risorse per affrontare gli ostacoli che si presenteranno in futuro Gli stadi dello sviluppo sociale secondo Erik Erikson Secondo E. la costruzione dell’identità non è solo un compito individuale, ma influiscono fattori sociali, culturali ed educativi. La ricerca dell’identità si manifesta pienamente nell’adolescenza, anche se in seguito, nei successi stadi di sviluppo viene meglio definita. L’aspetto entrale della concezione di E. si basa sul concetto di crisi di identità descritto in 8 stadi che rappresentano altrettante crisi psicosociali che dipendono dalle esperienze passate e dalle aspettative per il futuro e che, se superate, permettono di arrivare ad una completa maturità psicologica. Ogni stadio sfocia nell’assunzione di un atteggiamento positivo/negativo verso un particolare aspetto della nostra vita. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ Fiducia/Sfiducia – dalla nascita al primo anno – Interazione sociale con il caretaker: il bambino deve avere fiducia delle persone che si curano di lui, se viene maltrattato non costruisce questo sentimento - interessi orali Autonomia/Vergogna e dubbio – da 1 a 2 anni – Interazione soc. con i genitori: se le richieste degli adulti sono adeguate sviluppa autonomia, altrimenti si sentirà incapace - addestramento controllo sfinterico Iniziativa/Senso di colpa – da 3 a 5 anni – Interaz. soc. primaria con la famiglia nucleare: se le norme sono troppo rigide nel reprimere le trasgressioni si sviluppa il senso di colpa – origine sentimenti edipici – sviluppo linguaggio e locomozione Industriosità/Inferiorità – da 6 a pubertà – Interaz. soc. fuori dalla famiglia: se il b. sente di riuscire bene è contento, mentre se sperimenta insuccessi sviluppa inferiorità Identità/Confusione di ruoli – adolescenza – Interaz. soc. con i pari che culmina con l’amicizia eterosessuale – stato moratoria rispetto al ruolo adulto – crisi d’identità – consolidamento delle soluzioni dei precedenti 4 stadi in un senso coerente di sé Intimità/Isolamento – età giovanile – Interaz. soc. primaria con un membro del sesso opposto in una relaz. intima – accettazione impegni adulti compreso quello verso il partner di coppia Generatività/Stagnazione – età matura – Interesse soc. primario a guidare le generazioni future: per generatività si intende la capacità di guardare al futuro – produttività e creatività Integrità/Disperazione – vecchiaia – Interesse sociale primario riflessivo: l’integrità è il sentimento di chi è riuscito ad accettare il proprio destino, inclusa la coscienza di dover morire, la disperazione è il sentimento di chi guarda indietro e vorrebbe ricominciare ma si rende conto che è troppo tardi: “Io sono ciò che sopravvive di me”. E. parla di identità dell’Io, intesa come unitarietà e centralità della persona che mantiene una flessibilità nel rapporto con l’ambiente. L’identità dell’Io è la consapevolezza della continuità della propria esistenza nel tempo e nello spazio e del riconoscimento della continuità del significato che si riveste per le persone importanti dell’ambiente. L’adolescenza è dominata dalla crisi fra identità e confusione o dispersione dell’identità: si esprime un rifiuto di alcuni modelli di identificazione certi e consolidati della fanciullezza e al tempo stesso si trova a dover scegliere cosa essere e diventare, quindi una ridefinizione globale della propria prospettiva di vita in base alle aspettative e agli stimoli sociali. Il pericolo è la confusione del proprio ruolo, il rischio di non riuscire ad integrare le proprie diverse espressioni di sé e i ruoli svolti in varie situazioni, creando una identità diffusa, una personalità frammentaria, che a volte sfocia, attraverso l’identificazione, con atteggiamenti negativi, in comportamenti delinquenziali che si cristallizzano in ciò che E. definisce identità negativa. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Se la crisi di identità si conclude invece in senso positivo, emerge una personalità caratterizzata da coerenza e continuità, intese come una sostanziale consistenza e stabilità interna, accettazione dei propri limiti, senso di reciprocità, cioè coscienza di una coerenza tra la propria immagine personale e quella etero percepita (riflessa dagli altri). Stati di identità James Marcia ha analizzato i processi attraverso i quali avviene la formazione dell’identità e ne ha individuati 2: L’esperienza (esplorazione delle diverse alternative) e l’impegno (commitment). Le nuove esperienze affettive, lavorative o valoriali possono essere affrontate con un certo impegno in termini di energie emotive ed è proprio al ruolo degli impegni che M. da una grande importanza poiché ritiene che ad essi siano legati agli esiti dello sviluppo. Per ogni tipo di impegno si realizza uno stato di identità: ¾ ¾ ¾ ¾ Tali La identità realizzata - è quello a cui sono giunti gli individui che hanno effettuato sia l’esplorazione che la scelta di come impegnarsi nel lavoro, nella famiglia, nella società. Il blocco di identità - quando la pressione verso impegni seri è precoce fino al punto da non consentire la libera sperimentazione(i giovani seguono i binari prefissati dalla famiglia). La moratoria - è lo status di esplorazione in atto fra varie alternative verso le quali orientare la propria vita, all’interno delle quali non si riesce ad operare una scelta Infine nella diffusione di identità o confusione non c’è alcun impegno e, che ci sia stata no esplorazione, il giovane non è ancora in grado di prendere delle decisioni e sente che la propria vita è priva di una direzione. crisi adolescenziali sono contemporanee e non sequenziali: molti adolescenti conquistano una identità a partire da uno stato di confusione o di blocco di identità, molti non riescono ad uscire dallo stato di confusione o accettano passivamente le scelte fatte da altri e permangono in una condizione di definizione prematura (blocco identità) LO SVILUPPO COGNITIVO: IL PENSIERO OPERATORIO FORMALE Oltre ai cambiamenti fisici e psicologici in tale periodo avvengo profondi cambiamenti nello sviluppo cognitivo con la comparsa del pensiero operatorio formale. Il pensiero adolescenziale è caratterizzato dalla capacità di pensare in termini di possibilità, non solo di semplice realtà concreta, ma di pensiero astratto. E’ per questo che Piaget chiama “formali” queste operazioni. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Si tratta di un pensiero ipotetico-deuttivo, cioè la capacità di fare ipotesi, quindi ragionare non solo su situazioni reali ma anche su situazioni immaginate, sia di fare deduzioni, cioè partire da ipotesi per trarne conseguenze. Contemporaneamente si sviluppa l’abilità di compiere un’analisi combinatoria: nel ragionamento l’adolescente riesce ad analizzare le singole variabili e le loro possibili combinazioni, per avere una panoramica completa delle diverse possibilità. Es. lettere A B C, le combinaz. possono esse AB AC BC ABC. Sono le operazioni di combinazione che consentono di identificare tutte le possibili ipotesi per la soluzione di un problema. Grazie alle operazioni di combinazione, si afferma così un primato del possibile sul reale. Il pensiero formale è anche proposizionale, cioè capace di distinguere le proposizioni e collegarle tra loro x compiere inferenze di vario tipo e stabilire connessioni logiche caratterizzate da congiunzione, disgiunzione, implicazione (es. “il gettone che ho in mano è verde e non verde”= contraddizione, alcune volte la mano dello sperimentatore era aperta e il gettone visibile, altre volte era chiusa, i 15enni hanno risposto correttamente alla contraddizione, i b. + piccoli rispondevano “non so”, quando il gettone non era visibile). La capacità di astrazione fa percepire il senso del potere del pensiero, si scoprono così il piacere della discussione, l’esercizio delle capacità critiche delle proprie e altrui opinioni, che favorisce l’introspezione e la coscienza di sé. Inoltre la capacità di concepire contenuti astratti favorisce la tendenza a riflettere sul modo in cui gli altri li percepiscono, esercitando quindi la capacità di adottare la prospettiva altrui. Il bisogno di comprendere e attribuire significato agli eventi si manifesta anche attraverso la narrazione delle proprie esperienze, l’importanza del pensiero narrativo o sintagmatico secondo Bruner sottolinea l’importanza dei processi sottesi allo sviluppo del racconto e dell’interpretazione degli eventi personali. Pensiero operatorio formale: revisione critica I neopiagetiani hanno dimostrato che le prestazioni cognitive degli adolescenti sono influenzate da variabili contestuali da Piaget non considerate, come le conoscenze pregresse, le modalità di presentazione del compito e le aspettative proprie e altrui. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Anche gli adolescenti, come i b. + piccoli, nel risolvere compiti di logica riescono meglio se messi in condizione di poterne discutere, confrontando le diverse opinioni attraverso la forma del “conflitto cognitivo”. Alcuni studi negano la centralità della logica nel funzionamento mentale dell’adolescente, dando invece importanza agli schemi inferenziali, i contenuti realistici, la familiarità con il compito, l’esperienza in certi domini sono condizioni importanti per comprendere la variabilità individuale nelle modalità di ragionamento formale. LO SVILUPPO MORALE DELL’ADOLESCENTE Nell’adolescenza lo sviluppo morale si rende indipendente dall’autorità adulta, grazie alle abilità cognitive conquistate. Il ragionamento morale può avvalersi degli strumenti del pensiero formale ed è sostenuto dai progressi nella formazione dell’identità. I valori che l’adolescente sviluppa sono legati alle vicende affettive interne, alla ribellione contro la coscienza infantile necessaria per svincolarsi dalla dipendenza parentale. Secondo la teoria di Kohlberg dalla preadolescenza in cui si raggiunge il liv. convenzionale, cioè il rispetto delle norme sociali e non + le conseguenze immediate dell’azione individuale, gli adolescenti passano al liv. postconvenzionale, in cui le leggi morali vanno rispettate, ma essendo create dall’uomo possono essere modificate e interpretare in modo da garantire sia i diritti individuali sia i valori universali. K. aggiunte uno stadio “0” caratteristico dell’età prescolare, in cui il bene si identifica con ciò che motiva il desiderio e che coincide con esso e uno stadio “4b” che meglio specifica il significato che le norme assumono nell’adolescenza: i soggetti comprendono il significato della legge ma non condividono una morale rigidamente conformista. K. introduce altre precisazioni sullo stadio 5, distinguendolo in 5a e 5b, segnando il passaggio da una concezione utilitaristica del contratto sociale ad una concezione fondata sulla consapevolezza di diritti reciproci come fondamento sia delle norme sia delle azioni. Infine, un 7° stadio, cioè forme spirituali ed elevate di maturità morale, fondate su valori che escludono interessi egoistici. Gli ultimi stadi di tipo postconvenzionale sono caratteristici della tarda adolescenza e della età adulta. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Nel modello di K. gli stadi + elevati possono esser raggiunti solo da chi ha conseguito il pensiero operatorio formale, ciò non esclude che persone con un livello cognitivo elevato si trovino ad uno stadio morale + basso, mentre non è possibile il contrario. Lo sviluppo logico è una condizione necessaria non sufficiente per lo sviluppo morale. K. non ha dedicato attenzione all’influenza dei fattori socio-culturali e si è basato sullo sviluppo cognitivo, mentre anche le variabili sociali e culturali incidono sull’adesione alle norme morali, lo status socioeconomico, i valori della cultura di appartenenza e lo stile familiare. Lo status economico elevato della famiglia ed il carattere umanitario di certe professioni svolte dai genitori favorisce l’adozione di criteri evoluti postconvenzionali. Giudizio e comportamento morale Riguardo al rapporto tra giudizio e azione K. ritiene che il piano cognitivo rappresenti una condizione necessaria ma non sufficiente per l’agire morale. Stimolare lo sviluppo cognitivo rappresenta un compito educativo importante per favorire il comportamento morale, poiché nono si possono seguire principi morali se non vengono capiti o se non si crede in essi. L’impegno sociale favorisce l’acquisizione di livelli postconvenzionali, livelli morali elevati, ciò non esclude che anche molti giovani del liv. preconvenzionale partecipino alla vita sociale e politica. K. ha verificato che adolescenti con una condotta deviante utilizzano criteri di giudizio preconvenzionali, diversamente da giovani non delinquenti che si basano su concetti di trasgressione e riferiti ad un’autorità esterna + che a norme interiorizzate. Bandura nella prospettiva dell’interazionismo cognitivo sociale sottolinea come persone, pur dotate di forme di ragionamento elevate o che si ispirano a norme universali adottino meccanismi di controllo interno che possono attivare o disattivare il comportamento morale. Tali forme di disimpegno agiscono riducendo le forme di autosanzione che mantengono alto il livello morale. La pressione di alcuni coetanei, i mass media possono svolgere un ruolo significativo nell’adozione di meccanismi di disimpegno morale. Le ragazze adottano meccanismi di giustificazione morale, i ragazzi forme di deresponsabilizzazione morale. Anche la famiglia svolge un ruolo sullo sviluppo della morale, della interiorizzazione delle norme e nella assunzione di responsabilità attraverso le diverse tecniche educative, generalmente uno stile fondato su tecniche induttive che implicano attenzione alle ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 conseguenze delle azioni negative sugli altri, la tendenza a fornire spiegazioni, ad usare il ragionamento + che le punizioni favorisce lo sviluppo dell’interiorizzazione morale. FAMIGLIA E GRUPPO DEI PARI IN ADOLESCENZA Nelle decisioni importanti i genitori hanno un ruolo fondamentale sulle questioni scolastiche e professionali, gli orientamenti di vita futura e svolgono una funzione protettiva in condizioni di stress. I coetanei invece influiscono maggiormente sulle scelte sociali, come il tempo libero, l’abbigliamento, ecc. Relazioni familiari – Secondo l’approccio dello sviluppo, l’adolescenza rappresenta sia “un’impresa evolutiva congiunta di genitori e figli” sia un periodo caratterizzato dalla trasformazione di legami precedenti. Coesistono 2 processi: l’individuazione – proprio dell’adolescente e che si esprime nella sua tendenza ad autonomizzarsi dai legami familiari la differenziazione – proprio dell’organizzazione familiare e dal quale dipende il maggiore o minore grado di flessibilità nel consentire l’indipendenza dei suoi membri. Nella prima adolescenza, può verificarsi un contromovimento della famiglia che accentua il controllo per preservare il figlio da esperienze negative, determinando reazioni di ribellione che rischiano di innescare una spirale di incomprensioni reciproche in cui controllo e opposizione rappresentano la dinamica saliente. Nelle società occidentali è nato un nuovo fenomeno rappresentato dal prolungamento dell’adolescenza (late adolescence) che si esprime nella permanenza del giovane adulto in famiglia, non + percepita come nucleo da cui autonomizzarsi, ma come luogo in cui la positiva rinegoziazione dei rapporti ha favorito buoni livelli di accettazione delle differenze. Lo stile personale con cui i genitori si relazionano con i figli influenza la competenza sociale e il processo di sviluppo dell’identità. Esistono 4 stili educativi a cui corrispondono specifiche caratteristiche sia dei b. sia degli adolescenti. Genitori che adottano uno stile autorevole fondato sulla compresenza di richieste e di sostegno, diversamente dagli autoritari, permissivi o rifiutanti sono anche quelli i cui figli, nell’adolescenza sono + competenti e meno soggetti alla devianza. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 Lo stile genitoriale esercita un’importante influenza anche sullo sviluppo dell’identità personale. Sono emerse dalle descrizioni dei ragazzi 3 stili genitoriali: genitore relazionato – il suo obiettivo è la crescita autonoma delle motivazioni del figlio, capace di capire i punti di vista dell’adolescente fornire consigli senza imporre le proprie ragioni; genitore autocentrato – resta fermo sulle proprie posizioni, convinto di comprendere quale sia il bene dei figli e pretende obbedienza e rispetto delle regole; genitore evasivo – appare spesso arrabbiato o deluso e psicologicamente assente. Genitori autocentranti ed evasivi ostacolano la formazione dell’identità personale. - L’importanza dei genitori rispetto ai coetanei si manifesta specialmente in circostanze difficili, come malattie fisiche o problemi psicologici, svolgendo un insostituibile ruolo protettivo decisivo nello sviluppo di capacità dell’adolescente di fronteggiare eventi stressanti. Tale funzione protettiva si esprime concretamente attraverso 3 specifiche funzioni: 1) il potenziamento dell’autostima, soprattutto in caso di fallimento, 2) la vicinanza in situazioni stressanti, 3) la stabilità del rapporto affettivo al variare delle circostanze. Nella maggioranza dei casi i ragazzi si identificano con i genitori e ne percepiscono la vicinanza affettiva. Le divergenze riguardano le questioni quotidiane come gli orari, l’impegno nello studio, gli spazi di autonomia, mentre su temi importanti quali l’istruzione, i valori morali e sociali il livello di congruenza tra genitori e figli è molto o sufficientemente elevato. Il gruppo dei pari – Il termine “gruppo dei coetanei” (peer group) è utilizzato con differenti significati nella letteratura sull’adolescenza per definire gli amici del cuore, i conoscenti abituali e gli sconosciuti, poiché le caratteristiche comuni sono la somiglianza di età e il fatto di non comprendere membri della rete familiare. L’appartenenza al gruppo nasce da un iniziale bisogno di affiliazione, un’esigenza di trovare supporto, condivisione e approvazione che si trasforma in un bisogno di appartenenza, in cui vi è la scelta selettiva di attività e di valori che meglio si conciliano con scelte congrue con l’immagine di sé che l’adolescente pian piano costruisce. Vi sono varie forme di aggregazione giovanile: gruppi formali – legati alle istituzioni, cioè gruppi sportivi, politici, religiosi con una adesione ai valori che li ispirano. I giovani che vi appartengono sono + legati alla famiglia, perseguono valori fondati sull’autodisciplina, sulla cultura, sulla formazione personale. Il livello di autonomia e indipendenza è minore rispetto ai gruppi informali, poiché privilegiano un forte senso di appartenenza religioso o valoriale. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 gruppi informali – slegati dalle istituzioni e che danno origine a espressioni + personali; i giovani che vi appartengono cercano sostegno dai coetanei + che dagli adulti, sono propensi al raggiungimento dell’autonomia personale e si orientano verso posizioni originali + che tradizionali. Il gruppo dei pari svolge anche un importante ruolo nello sviluppo delle relazioni eterosessuali. Le relazioni di amicizia – Nelle relazioni con i pari, la capacità di instaurare relazioni di amicizia è indice di benessere psicologico e di capacità di cooperare e negoziare, oltre ad essere un fattore protettivo dal rischio di disagio psicosociale. Il concetto di amicizia si modifica dalla preadolescenza all’adolescenza: dal piacere di stare insieme, stabilire rapporti di cooperazione, al riconoscimento di caratteristiche personali ed il principio di uguaglianza tra le parti, da cui deriva il mutuo rispetto e l’accettazione dell’altro. L’effetto positivo dei relazioni amicali caratterizzate da confidenza e da disponibilità a rivelarsi, si manifesta anche sulle competenze sociali + ampie, in termini di minore ansia e ostilità nelle relazioni interpersonali e maggiore soddisfazione personale. ------------------------------------------------------ OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006