Come si prepara un piano di comunicazione
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Come si prepara un piano di comunicazione
-2- Come si prepara un piano di comunicazione Elementi costitutivi di un piano di comunicazione. Come si prepara un piano di comunicazione. L'analisi della situazione. L'audit interna. Gli interlocutori. Gli obiettivi. Le strategie. La redazione del piano. La valutazione delle attività svolte. Un piano di comunicazione è contemporaneamente uno strumento di vendita ed un prodotto di consulenza. Per il professionista o per la società di consulenza piuttosto che per il responsabile aziendale della comunicazione esso è uno strumento di vendita nei confronti dell'azienda cliente: è, infatti, il documento attraverso il quale le attività proposte vengono sottoposte per l'approvazione. Per il professionista della comunicazione, sia interno che consulente esterno, esso è un prodotto di consulenza, in quanto rappresenta il primo e più importante contributo con cui egli affronta il problema dell'azienda e ne individua le soluzioni, indicando le attività e iniziative di comunicazione da realizzare sia verso l'interno che verso l'estero. Il piano di comunicazione può affrontare situazioni e problematiche diverse: • l'immagine dell'azienda o come essa è percepita dalla comunità finanziaria, • il lancio di un nuovo prodotto o di un nuovo servizio o il riposizionamento di un vecchio prodotto le cui vendite stanno declinando, • la ricerca di nuovi modi e strumenti per comunicare con gli interlocutori dell'azienda o per identificarne di nuovi, • l'instaurazione di un clima più collaborativo con i dipendenti o lo sviluppo di una maggiore consapevolezza dei problemi di mercato dell'impresa. Il piano di comunicazione in altre parole può affrontare la comunicazione istituzionale dell'azienda, il suo posizionamento « corporate », piuttosto che la comunicazione di marketing a supporto di un prodotto, o una problematica specifica legata ai rapporti con una categoria ben definita di interlocutori (ad esempio i mezzi di comunicazione o la comunità finanziaria) o all'evoluzione di una issue di natura legislativa, politica o sociale. Le possibilità sono infinite, ma qualsiasi piano di comunicazione aziendale deve iniziare definendo quattro elementi fondamentali: 1. I fini che l'azienda intende raggiungere attuando il programma stesso. 2. Le caratteristiche dei pubblici cui si dirige il programma (profilo psico-sociologico, livello culturale, valori, bisogni). 3. Adozione di un atteggiamento di marketing: costruire il prodotto « comunicazione » in modo che sia funzionale sia ai risultati che si vogliono perseguire che agli interessi dei destinatari. 4. Adozione del metodo manageriale che prescrive di quantificare gli obiettivi e misurare poi i risultati raggiunti (funzione di « controllo ») al fine di programmare sempre meglio le attività da svolgere. Un programma di comunicazione, come ho già precisato altre volte,' può dunque raffigurarsi come una piramide a base quadrata i cui lati della base rappresentano questi quattro elementi (figura 2.1). Fig. 2.1 Gli elementi costitutivi di un programma di comunicazione Programma di comunicazione Conoscenza del pubblico Approccio di marketing Metodo manageriale Approfondendo l'analisi possiamo dire che un piano di comunicazione comprenderà sette capitoli principali: 1. Analisi della situazione. Definisce il problema, le possibili evoluzioni dello scenario, descrive la base per le raccomandazioni che costituiscono l'essenza del piano. 2. Interlocutori. Indica i destinatari dei messaggi con le appropriate segmentazioni anche sotto il profilo sociologico e culturale e dei loro interessi e bisogni. 3. Obiettivi. Da una chiara definizione di ciò che si vuole ottenere. 4. Strategie. Definisce l'approccio concettuale con cui si intende perseguire gli obiettivi. 5. Tattiche. Indica le specifiche azioni e attività attraverso le quali si sviluppa la strategia di comunicazione verso le diverse categorie di interlocutori. 6. Tempi. Precisa il flusso delle singole attività in ordine di priorità con l'indicazione delle responsabilità di esecuzione. 7. Budget. Analizza le risorse economiche e umane necessa-rie all'esecuzione delle varie attività. A questi sette capitoli dovrebbe aggiungersene, proprio per la funzione di controllo, un ottavo dedicato ai criteri e agli strumenti di verifica dei risultati. Questa ottava sezione è di fatto la più negletta e raramente compare nei piani di comunicazione ma è una parte importante; solo nel caso della comunicazione, infatti, capita di vedere proporre investimenti senza una indicazione di come valutarne il ritorno. Questo capitolo intende fornire un metodo per la preparazione di un piano di comunicazione articolato secondo lo schema descritto. L'ANALISI DELLA SITUAZIONE Lo scopo dell'analisi della situazione è di inquadrare il piano di comunicazione in un contesto preciso. Deve, quindi, delineare in sintesi, ma con precisione, l'azienda, il prodotto o il servizio oggetto del piano, l'ambiente in cui l'azienda opera, il mercato, la concorrenza, il panorama dei mezzi di comunicazione. È evidente, che di volta in volta, alcuni aspetti (quelli critici su cui verte il piano, a meno che il piano non sia un piano complessivo di comunicazione) saranno analizzati in maggior profondità, mentre gli altri saranno delineati per macro punti essenziali. La raccolta delle informazioni su cui imbastire ed elaborare l'analisi della situazione potrà avvenire utilizzando essenzialmente quattro fonti: l'azienda stessa, i mezzi di comunicazione, la ricerca secondaria (o ricerca a tavolino) e la ricerca primaria qualitativa e quantitativa. Sia che voi rappresentiate una società esterna di consulen- Traccia per l'analisi della situazione L'azienda in che settore di business opera la struttura, chi sono gli attori chiave gli obiettivi aziendali le strategie aziendali i punti di forza e le aree di debolezza (per quanto riguarda il management, il posizionamento sul mercato, l'immagine) II prodotto/servizio caratteristiche, storia, quota di mercato posizione nell'ambito del ciclo di vita del prodotto (lancio, crescita, maturità, declino) posizionamento del prodotto, elementi distintivi (valore del marchio, attributi, confezionamento, prezzo, caratteristiche del processo di acquisto (ponderato o d'impulso) sistemi interni (produzione, distribuzione, definizione del prezzo, vendita, assistenza e servizi per la clientela) comunicazione di marketing (pubblicità, relazioni pubbliche, direct marketing, promozioni) L'ambiente fattori esterni che possono impattare sul business dell'azienda (quali: provvedimenti normativi, problemi energetici, preoccupazioni ambientali, issue politico/sociali) trend demografici, economici, tecnologici e socio/culturali mercato il mercato definito nel più ampio contesto competitivo dimensioni del mercato per prodotto/servizio trend industriali aspetti geografici o stagionali vendite e sistemi distributivi La concorrenza quote di mercato; linee di prodotti nicchie di mercato e aree di specializzazioni vendite e sistemi distributivi comunicazione di marketing II panorama dei mezzi di comunicazione stampa di informazione, specializzata, di settore, trade grado di conoscenza, recente copertura sull'azienda, sulla concorrenza, sul settore industriale za o un servizio interno, è proprio l'azienda la fonte prima di informazioni. Questo non vuoi dire che l'accesso alle informazioni all'interno dell'azienda sia facile: molto spesso le informazioni non sono organizzate, sono frazionate fra personaggi diversi, in alcune aziende mancano strutture di comunicazione o di ricerche di mercato e la raccolta delle informazioni richiede una vera e propria audit. Occorrerà allora innanzitutto, individuare le funzioni aziendali (e i relativi personaggi) da intervistare e predisporre un questionario di intervista, che verrà utilizzato in ogni colloquio. Sarà bene riservare per ogni colloquio circa due ore. |Preferibilmente farete precedere l'incontro con l'intervistato da una nota esplicativa (perché volete parlare con lui,chi vi incarica e quali sono gli obiettivi) e gli farete pervenire una traccia delle informazioni che volete ottenere, in modo che il vostro interlocutore abbia modo di prepararsi. Prima di avviare l'audit, reperite copia delle pagine pubblicitarie, della letteratura aziendale, della rassegna stampa sull'azienda, dei materiali promozionali, dei piani di marketing, della sintesi delle ricerche di mercato effettuate, degli organigrammi aziendali (per quanto riguarda la comunicazione esterna) e della stampa aziendale per il personale (manuali, opuscolo di accoglimento, risultati di passate ricerche sul clima aziendale) per quanto riguarda la comunicazione interna. Controllate le suddette aree di informazione e focalizzate l'audit su quelle aree non soddisfatte dall'esame dei materiali ottenuti. La seconda fonte di informazione è rappresentata dai mezzi di comunicazione: direttori o importanti giornalisti di testate destinate al trade hanno, difatti, una visione ampia ed in genere abbastanza obiettiva del mercato. Chiedetegli la loro percezione del settore industriale, dell'azienda, quali sono secondo loro le issue rilevanti per il settore e cercate di determinare quali sono le aree di interesse per i mezzi di comunicazione. Una volta raccolte e analizzate le informazioni, la stesura di un documento sulla situazione consentirà di identificare problemi, opportunità e categorie di interlocutori che dovranno essere affrontarte e di stabilire le linee strategiche del programma. QUESTIONARIO TIPO PER AUDIT INTERNA A L'AZIENDA (CARATTERISTICHE, STRATEGIA, CULTURA) 1. Può descrivermi il campo dì attività in cui opera l'azienda? 2. Se la sua azienda fosse: • una macchina • un animale • un colore come la descriverebbe? 3. Che cosa le piace di più e cosa le piace di meno della sua azienda? 4. Come vengono prese le decisioni? • la sua azienda è una democrazia, un'oligarchia o una dittatura? • come sono i suoi rapporti con il suo diretto superiore? • come sono i suoi rapporti con i suoi subordinati? 5. In generale a quali società paragonate la vostra azienda? Chi sono i vostri maggiori concorrenti? Che cosa vi rende differenti? 6. Quali sono i fattori esterni che hanno avuto l'impatto maggiore sul business della vostra impresa negli ultimi 3/5 anni? 7. Quali i fattori interni? 8. Quali sono i fattori esterni — locali, nazionali, internazionali — che, secondo lei, influenzeranno maggiormente la vostra attività nei prossimi 3/5 anni? 9. E quali i fattori interni? 10. Come vorrebbe che un osservatore esterno, imparziale, descrivesse la vostra attività fra tre anni? 11. Quali fattori interni potrebbero ostacolare questo obiettivo? 12. Quali decisioni strategiche intendete adottare per perseguire questo obiettivo? In particolare, quali sono le strategie riferite alla sua funzione aziendale? B. INTERLOCUTORI 1. Fra le seguenti categorie, quali sono i gruppi, le persone, che giocano o possono giocare in futuro un ruolo significativo, o anche decisivo, nello svolgimento della vostra attività? • Pubblica amministrazione {centrale, locale) • Comunità finanziaria • Scienziati, ricercatori, istituti del settore • Università • Grandi clienti • Clienti • Distributori • Rivenditori• Associazioni consumatori • Movimenti ambientalisti • Mezzi di informazione (stampa e radiotelevisivi) — economici — di informazione — di settore — trade • Fornitori • Altro 2. Per ciascun gruppo può dirmi • che cosa sanno di voi? • come vi percepiscono? • come sono i vostri rapporti con loro? • quali sono i principali problemi incontrati? • che attività avete realizzato nei loro confronti? • chi gestisce il rapporto? 3. Quali sono i punti di forza e di debolezza percepiti da questi gruppi? C. DIPENDENTI 1. Come ritiene che i dipendenti percepiscano l'azienda? Con quali caratteristiche? 2. Qual è il grado di coinvolgimento sugli obiettivi aziendali? Quale il livello di motivazione? 3. Su quali avvenimenti aziendali informate i dipendenti e con quali modalità? 4. Che altre attività realizzate nei loro confronti? 5. Quali sono i principali problemi incontrati negli ultimi tre anni e come li avete gestiti? 6. Quali sono i principali problemi che prevedete di incontrare nei prossimi tre anni e come prevedete di gestirli? 7. Che cosa dovrebbe fare di più e di meglio l'azienda nei confronti dei dipendenti? 8. Esiste una missione aziendale scritta? Conosciuta da chi? GLI INTERLOCUTORI Le informazioni raccolte consentiranno di definire i precisi segmenti di interlocutori che dovranno essere destinatari della comunicazione determinare quali sono i più importanti; di adattare le strategie alle varie categorie di interlocutori e di redigere i messaggi che rispondano alle loro necessità di comunicazione, ed infine, di identificare i modi migliori per raggiungere ogni segmento di interlocutori. L'opinione pubblica non esiste! Non è possibile elaborare un piano di comunicazione che affronti in modo efficace un interlocutore così indistinto. L'opinione pubblica è in realtà composta da un vasto numero di sottoinsiemi molto definiti, ognuno con proprie percezioni, opinioni e necessità di comunicazione. Nell'analisi degli interlocutori si dovrà, quindi, cercare di segmentare il più possibile in varie categorie i destinatali della comunicazione che potranno essere, per esempio: • I consumatori/i potenziali clienti, che potranno essere segmentati in funzione di criteri demografici o psicografici, delle modalità di utilizzo del prodotto o servizio (per esempio, una fotocopiatrice può essere utilizzata da piccole strutture o da grandi aziende, o da individui, per duplicare in molte copie piccoli documenti o in poche copie documenti composti da molti fogli, per uso interno o per un utilizzo esterno eccetera, potrà essere utilizzata sempre dalla stessa persona o da una grande varietà di persone. Infine sulla base delle ragioni che inducono all'acquisto (conoscenza del prodotto, benefici, valori, elevato o scarso coinvolgimento). • Gli influenti. Categorie di individui o gruppi che svolgono un importante ruolo nell'influenzare l'atteggiamento e le opinioni verso un problema o un prodotto. Accademici, professionisti specifici (per esempio i medici, i dietologi, gli istruttori sportivi — se ad esempio parliamo di un alimento o una bevanda a caratteristiche salutiste, piuttosto che i grandi chef o famosi gourmet per un altro prodotto, commercialisti, fiscalisti e direttori di banca per un servizio finanziario) associazioni (come i gruppi consumeristi, ambientalisti, associazioni culturali o sportive, o circoli locali). • Gli organismi regolatori. I legislatori, a livello internazionale, nazionale, regionale e locale e gli organismi che definiscono normative inerenti al prodotto, al servizio, alle modalità di produzione o commercializzazione. • La comunità finanziaria. Analisti finanziari, investitori privati ed istituzionali, stampa economica eccetera. • / dipendenti. I dipendenti rappresentano un interlocutore importantissimo: trascurare la comunicazione nei loro confronti può compromettere i risultati dell'intero programma, i comportamenti dei dipendenti potrebbero essere infatti in contrasto con quanto veicolato nella comunicazione verso gli altri interlocutori. • II trade. Quando si parla di prodotti, di largo consumo, per esempio, è evidente che un programma di comunicazione che sia mirato sui consumatori finali, ma che non contempli attività di comunicazione coerenti mirate sul sistema distributivo può portare a cocenti insuccessi, mentre una azione simultanea sul trade può assicurare la collaborazione della distribuzione, la sua motivazione, instaurare sinergie che moltiplicheranno gli effetti. E altrettanto importante, per una corretta analisi degli interlocutori, la definizione delle priorità e della relativa rilevanza delle varie categorie di interlocutori per determinare quali saranno raggiunti da comunicazione diretta e quali, invece, saranno coperti da una comunicazione indiretta (attraverso i mezzi di comunicazione o di un programma nelle scuole per esempio) GLI OBIETTIVI Molti fanno confusione fra obiettivi e strategie. L'obiettivo è molto semplicemente quello che volete ottenere. Un obiettivo deve, inoltre,essere specifico e misurabile. « Vendere di più » non è un obiettivo, ma una aspirazione comune a chiunque abbia una attività commerciale. Per fare un esempio, un obiettivo è « ottenere la patente nautica per la navigazione a vela oltre le sei miglia entro dodici mesi » (e non « imparare ad andare a vela »); una strategia, invece è il modo in cui voi vi proponete di raggiungere l'obiettivo (nel nostro esempio « seguendo un corso di vela presso un circolo nautico di buona reputazione »). Ciò premesso, nel caso di un piano gli obiettivi di comunicazione devono indicare ciò che noi vogliamo che la comunicazione consegua per ciascun segmento di interlocutori. Questo può essere riconducibile a tre situazioni distinte: a) Informare. Intervenire cioè sulla conoscenza, sulla consapevolezza o sulla comprensione degli interlocutori. b) Persuadere. Intervenire cioè sulle loro opinioni, preferenze, convinzioni, simpatie. c) Motivare. Intervenire cioè sui loro comportamenti, in termini di acquisto, utilizzo, espressione pubblica di opinione eccetera. Per definire gli obiettivi noi dobbiamo, quindi, focalizzarci su ciò che vogliamo cambiare o rinforzare. Dobbiamo analizzare quali obiettivi ci poniamo per ogni differente segmento o categoria di interlocutori (per esempio i nostri obiettivi possono essere di informare i consumatori, di persuadere il trade e di motivare i mezzi di comunicazione a scrivere in termini positivi dei nostri prodotti). Gli obiettivi non devono mai essere generici: « migliorare l'immagine » è un'espressione priva di reale significato, un obiettivo il cui raggiungimento non sarà mai possibile verificare. La formulazione degli obiettivi è un elemento critico della preparazione del piano e dalla corretta formulazione degli obiettivi dipende l'approvazione del piano stesso da parte dei suoi committenti, siano essi committenti interni o piuttosto una azienda cliente. Nella formulazione degli obiettivi cercate di ricordare che essi devono essere SMART! Si tratta di un acronimo inglese che riassume il modo ideale di formulare un obiettivo: Specific, Measurable, Agreed Upon, Reasonable and Trackable (specifico, misurabile, concordato, ragionevole e controllabile nel tempo). Non vi è dubbio che sia molto più facile scrivere degli obiettivi generici, non misurabili, talvolta completamente irrealistici e di cui sia impossibile controllare il raggiungimento nel corso delle operazioni come: «migliorare l'immagine aziendale »! Lo sforzo intellettuale di declinare degli obiettivi in modo SMART è molto più difficile, ma consentirà, poi, di verificare se l'obiettivo è stato raggiunto. LE STRATEGIE Come abbiamo detto, le strategie devono spiegare in che modo noi ci muoveremo dalla situazione attuale a quella che vogliamo raggiungere. In che modo noi vogliamo ottenere il cambiamento (in termini di informazione, persuasione, comportamenti) delineato nei nostri obiettivi. La strategia deve rappresentare il contesto concettuale in cui si muove l'intero piano di comunicazione, il ponte fra gli obiettivi e gli altri elementi del piano. In un piano di comunicazione, nell'elaborazione delle strategie si devono tenere presenti: • strategie di messaggio (per esempio come posizionare il prodotto o l'azienda), • strategie di audience (in che modo noi raggiungeremo i nostri interlocutori o in che modo indentificheremo segmenti specifici, per esempio attraverso iniziative a ombrello piuttosto che attraverso iniziative mirate a singoli segmenti), • strategie di realizzazione (in che modo, cioè, noi organizzeremo tecniche, mezzi e tempi). La strategia deve essere « direttiva », deve cioè indicare chiaramente la « direzione » che deve essere seguita nell'imple-mentazione del piano. Deve, infine, esprimere un nuovo modo di pensare, un cambiamento nel modo di vedere il problema o la situazione. Fra i miti del marketing c'è la storia di quel dirigente di una multinazionale operante nel settore dei dentifrici che conquistò un grande successo portando la sua società a incrementare del 25% le vendite del prodotto semplicemente allargando del 25% il foro di uscita dal tubetto. Dall'osservazione che ognuno di noi effettua il dosaggio del dentifricio sulla base della lunghezza della pasta che è solito spremere sullo spazzolino, egli aveva intuito che la strategia più efficace ed efficiente per aumentare le vendite era di far aumentare il consumo da parte dei consumatori abituali della marca! Non sappiamo se questo aneddoto rientri nella storia o nella leggenda del marketing, ma rappresenta, comunque, un buon esempio della capacità di affrontare un problema in modo differente. Una volta che siano state completate l'analisi della situazione, l'analisi degli interlocutori, la definizione degli obiettivi e della strategia, si dispone di un documento di indirizzo strategico che ci consente: a) di verificare (con il committente o con il management della nostra azienda) se esiste condivisione del nostro approccio al problema, se ci è sfuggito qualche elemento critico della situazione, se il nostro committente è disposto a seguirci nell'applicazione della strategia in azioni specifiche, b) di fornire le informazioni necessarie ed il corretto inquadramento a coloro di cui chiederemo il contributo creativo. COME PROGETTARE LE ATTIVITÀ DI COMUNICAZIONE: L'APPROCCIO CREATIVO La strategia assume concretezza quando essa detta le tattiche da mettere in pratica. Se l'obiettivo del nostro esempio precedente era « ottenere la patente nautica per la navigazione a vela oltre le sei miglia entro dodici mesi » e la strategia era « apprendere ad andare a vela presso un circolo nautico di buona reputazione » le tattiche potranno essere • Seguire delle lezioni di vela: — contattare le segreterie dei circoli velici più vicini, — richiedere la documentazione sui corsi di vela, — definire un budget e l'impegno di tempo. L'individuazione delle tattiche e la stesura del programma richiede un approccio creativo. Tre sono gli attributi di un buon comunicatore: • il know-how, il disporre cioè di conoscenze specifiche nelle discipline della comunicazione e la padronanza di un metodo di lavoro, • l'esperienza, il disporre cioè di un bagaglio di conoscenze che derivano dall'aver fatto, dall'aver sperimentato, in si- tuazioni diverse, varie tecniche di comunicazione, così da saper anticipare, quindi, i problemi, che si potranno veri-ficare, che cosa deve essere previsto, • la creatività, la capacità, cioè, di individuare idee fresche, soluzioni innovative ed efficaci. Taluni pensano che la creatività sia un dono naturale, altri credono che l'individuo creativo sia contraddistinto da atteggiamenti eterodossi e stravaganti. Artisti si nasce, creativi si diventa. La creatività è un dono di cui tutti siamo dotati e che richiede solo di essere stimolata nei modi appropriati. Problem-solving creativo Un approccio creativo alla soluzione dei problemi si basa sulla capacità di porsi le domande giuste e sul non farsi ingabbiare da schemi tradizionali, stereotipati. Innanzitutto identificate il vero problema, l'ostacolo che si frappone sulla strada nel conseguimento degli obiettivi. Chiedetevi « perché questo obiettivo è difficile da raggiungere? » continuate a chiedervi « perché? » fintante che identificate l'ostacolo reale. Per esempio, la prima risposta potrà essere « perché il trade è poco disponibile ad aderire a iniziative pubblicitarie ». Chiedetevi « perché il trade è poco disponibile ad aderire? », la risposta potrebbe essere « perché non comprende che vantaggio ne può ottenere e vede invece i costi », chiedetevi allora « perché non comprende il vantaggio? » e così via fintante che il problema reale si manifesterà in tutta la sua semplicità e precisione. A quel punto sarà il problema stesso a condurvi alla soluzione, che potrà essere per esempio « la presentazione di un caso reale di un rivenditore che spiega come ha aderito all'iniziativa, e i vantaggi che ne ha ricavato, che presenta il conto economico positivo dell'iniziativa». Mettete per iscritto la definizione del problema in una o due frasi al massimo e quindi fate un controllo chiedendovi « Perché è un problema? », « È questo il vero problema? », « Può essere risolto per mezzo della comunicazione? ». A questo punto siete pronti per chiedere il contributo creativo di altri (ricordatevi che dal confronto di più intelligenze si può raggiungere più rapidamente la soluzione) attraverso una sessione creativa. Quello che ancora dovete fare è di definire dei cri- teri che vi consentano di valutare le idee che emergeranno dalla sessione creativa. Per questo dovete definire degli standard a cui le azioni proposte devono rispondere (per esempio misurabilità, carattere educazionale, rappresentare occasioni di divertimento, alto profilo culturale, possibilità di replica o di estensione a livello internazionale) e delle specifiche, dei limiti in funzione delle esigenze del committente (per esempio, tempi, costi eccettera). La sessione creativa Lo scopo della sessione creativa è di produrre idee, una grande quantità di idee. Lo scopo di un brainstorming è di generare il massimo numero di possibili soluzioni, non di decidere quale è la soluzione giusta. Non commettete l'errore di trasformare la vostra sessione creativa in una riunione di tipo decisionale: spetterà a voi una volta terminata la sessione raccogliere tutte le idee prodotte e decidere quali sono le idee giuste, da sviluppare e presentare al committente. Per ottenere il massimo dalla vostra sessione creativa dovete fare in modo che le persone che vi parteciperanno arrivino preparate, che la discussione sia guidata in modo efficace e che i vari partecipanti offrano contributi originali e complementari. Dovete quindi preparare un background per i partecipanti, sulla base del lavoro che avete già effettuato, preparate quindi una sintesi di tre o quattro pagine sulla situazione, gli interlocutori, gli obiettivi, le strategie, la definizione del problema. Cercate di condensare il tutto in un documento essenziale (molto difficilmente venti o quaranta pagine verrebbero lette attentamente). Dovete quindi disporre di un conduttore della sessione; se non sarete voi, ma preferite chiedere il supporto di un consulente esperto nella conduzione di sessioni di problem solving dovrete incontrarlo per esaminare con lui il background e concordare gli obiettivi della riunione. È preferibile avvalersi di un facilitatore professionista se non si dispone di un'esperienza di conduzione di sessioni creative, e cimentarsi in tale compito solo dopo aver assistito ad un certo numero di riunioni gestite da un buon professionista. Una sessione creativa dovrebbe vedere la partecipazione di non meno di cinque e non più di sette persone, inclusi voi ed il facilitatore. I partecipanti dovrebbero essere selezionati fra individui con esperienze diverse e differenti punti di vista. Non ha nessun senso un brainstorming su un problema di traffico cui partecipino sette vigili urbani! ha senso se fra i partecipanti vi sarà un vigile urbano, un pedone, un automobilista, un postino, un ciclista, un conducente di autobus, un tassista, e così via! È dal confronto e dall'apporto di diversi angoli di visione e di diverse competenze che si ottiene il maggior numero di possibili soluzioni innovative! I partecipanti dovrebbero ricevere il background almeno due o tre giorni prima della riunione (nel caso del consulente è opportuno prendere in considerazione l'ipotesi di invitare al brainstorming il cliente, sia perché ciò comporta il vantaggio di anticipare il processo di « vendita » del programma e poi perché il cliente sa probabilmente meglio di chiunque altro ciò di cui ha bisogno), la riunione dovrebbe avere una durata di non oltre quattro ore (due ore raramente sono sufficienti per produrre risultati soddisfacenti, oltre le quattro raramente si produce qualcosa di più). È opportuno che la sala destinata alla riunione sia confortevole, dotata dei materiali necessari e di generi di conforto, indispensabile strumento è rappresentato dalla lavagna a fogli mobili su cui verranno registrate tutte le idee. Il conduttore della riunione ha il compito di creare un ambiente aperto, di incoraggiare la partecipazione di tutti i presenti, deve mostrarsi tollerante verso qualsiasi idea, favorire l'esame del problema da differenti punti di vista. Il conduttore registrerà sulla lavagna a fogli mobili tutte le idee e prov-vederà a fissare al muro con l'aiuto di nastro adesivo ogni foglio completato in modo che i partecipanti abbiano sotto gli occhi tutto quanto sarà stato prodotto fino a quel momento. Il conduttore avrà ovviamente il compito di costruire la struttura della riunione, mantenendo la discussione nell'ambito della rotta prefissata ed organizzando la discussione in sezioni logiche per categorie di interlocutori, per strategie, per concetti. Il conduttore dovrà applicare i principi guida del brainstorming, utilizzare le tecniche per stimolare la creatività quali le analogie o le metafore, pensare ad un altro problema e a come è stato risolto, tracciare dei confronti con il problema che deve essere risolto, oppure l'associazione di idee, l'elencazione dei desiderata (che cosa si vuole che avvenga, come si potrebbe facilitarlo), l'elencazione di attributi (che cosa è buono, cattivo, speciale, interessante rispetto al nostro problema). Potrà inoltre applicare la tecnica dell'analisi SWOT (dall'inglese Strengths, Weaknesses, Opportunities and Threats) o quella del brainwriting. ________________________________________________________________________________ Principi guida del brainstorming Ogni idea ha diritto di cittadinanza Trasformate gli ostacoli in opportunità Cercate la quantità, non la qualità delle idee Non esprimete giudizi negativi Costruite sulle idee, combinate insieme più idee II brainwriting è una tecnica analoga a quella del brainstorming: ogni partecipante scrive una idea su un foglio, per dare inizio al processo creativo, quindi passa il foglio al vicino che dovrà elaborarla e quindi passare il foglio al vicino successivo e così via. Questa tecnica forza i partecipanti a lavorare e costruire sulle idee degli altri partecipanti, imponendo quella cross-fertilization che potrebbe non essere stata così facile in una discussione informale. Dalla sessione creativa avrete ottenuto una lunga lista di idee di possibili azioni, di tattiche coerenti con le strategie indicate nel background ed atte a raggiungere gli obiettivi prefissati: sulla base di questo materiale potrete elaborare quelle che a vostro giudizio sono le tattiche più adatte, sviluppandole, costruendo su le idee originali fino a completarle ed a dargli la fisionomia definitiva. Ogni tattica, ogni attività raggiungerà alcune categorie di interlocutori direttamente ed altre indirettamente con messaggi definiti, sulla base delle priorità organizzerete, nel corpo del piano destinato alle tattiche, le attività, con una sequenza logica e temporale. Vi saranno innanzitutto delle attività preliminari, quali preparazione di strumenti di base (per esempio la brochure istituzionale, l'audiovisivo istituzionale, il manuale di corporate indentity, la documentazione stampa di base eccetera), la conduzione di ricerche, la costituzione di advisory board, l'individuazione di portavoce, training, l'approntamento di liste di interlocutori. Seguiranno attività ad ombrello, in grado cioè di raggiungere tutte le categorie di interlocutori simultaneamente o attività specifiche per categoria COME DEFINIRE TIMETABLE E BUDGET Un piano che si rispetti deve contenere una chiara indicazione dei tempi di attuazione delle varie attività, dei momenti di verifica intermedia sul progresso dei lavori e delle risorse umane e finanziarie necessarie al suo completamento. Queste informazioni possono essere condensate in semplici tabelle con l'aggiunta di un grafico che consenta la visione delle interconnessioni temporali. Per costruire, invece, le informazioni, è necessario scomporre ogni attività in singole attività elementari, in quegli elementi base che collegati insieme le danno vita. Per esempio, la realizzazione di una documentazione di base per la stampa può comportare la definizione della sua struttura, una ricerca secondaria o desk research per raccogliere dati, la stesura delle singole schede, l'approntamento di grafici, lo scatto di fotografie, la realizzazione di un marchio, di carta intestata, di un raccoglitore, l'approvazione delle bozze, la duplicazione dei materiali ed infine il confezionamento delle cartelle. Per ogni azione saranno necessari determinati tempi, l'apporto di precise competenze, costi definiti, vi saranno, infine attività elementari che potranno realizzarsi simultaneamente ed altre propedeutiche alla realizzazione di passi successivi. COME SI REDIGE UN PIANO DI COMUNICAZIONE Due parole sulla veste grafica del piano di comunicazione. Ognuno può regolarsi come meglio è aduso, dal nostro punto di vista riteniamo che la forma preferibile sia rappresentata da una redazione del piano per punti essenziali, come se si dovessero preparare i lucidi destinati alla presentazione. Documenti di duecento pagine fitte di testo in realtà vengono raramente letti, se non da chi non ha realmente potere decisionale, ai decisori va presentato un documento essenziale, con i punti chiave, meglio se arricchiti da illustrazioni che aiutino a visualizzare i concetti e da tabelle e grafici che facilitino la visione d'insieme. Non consigliamo di cedere alla tentazione di redigere un documento di centinaia di pagine per sopperire con la quantità (come purtroppo tanto spesso succede nel caso delle tesi di laurea) alla modesta qualità dei contenuti. LA VALUTAZIONE DELLE ATTIVITÀ DI COMUNICAZIONE Un piano di comunicazione consiglia e raccomanda degli investimenti in termini economici e di persone. Non è lecito raccomandare un investimento senza indicare dei criteri e dei metodi di valutazione dei risultati. Abbiamo precedentemente illustrato le caratteristiche degli obiettivi SMART, che automaticamente consentono di verificarne il raggiungimento. Per esempio un obiettivo SMART sarebbe « contattare direttamente ventimila studenti universitari, contattare indirettamente ottantamila studenti universitari e le loro famiglie, con i seguenti messaggi..., entro il ...» È automatica la verifica con mezzi semplici e senza aggravio di costi se l'obiettivo è stato raggiunto. La registrazione dei partecipanti ad un evento, del numero di richieste pervenute della documentazione offerta, i dati di diffusione dei media che hanno dato copertura alla notizia, ci forniscono facilmente gli elementi di verifica. Questa però è una verifica del solo output di comunicazione, della quantità di comunicazione emessa e della sua effettiva trasmissione agli interlocutori prefissati; non ci consente una verifica dell'input di comunicazione, dell'effetto, cioè, che la nostra attività di comunicazione ha avuto sulle convinzioni, sulle opinioni e sulle conoscenze del target dell'iniziativa. Per riassumere una stesura corretta degli obiettivi consente una verifica quasi automatica dell'efficienza della comunicazione, per verificare l'efficacia della comunicazione è invece necessario prevedere degli appositi strumenti, sotto forma di ricerche a campione realizzate prima, durante e dopo la realizzazione delle attività, per evidenziare gli spostamenti che le azioni intraprese hanno provocato nelle opinioni dei nostri interlocutori. DALL'ANALISI DI FATTIBILITÀ AL PROGETTO OPERATIVO Per quanto chiaro e dettagliato, per quanto accurati siano timetable e budget, il piano di comunicazione indica cosa si raccomanda di fare e quando, ma non come. Spesso alcune attività sono raccomandate, ma la loro effettiva realizzabilità, deve essere ancora verificata. In questi casi successivamente alla approvazione del piano si procederà all'analisi di fattibilità, ed alla preparazione di un progetto operativo. Dai budget si passerà a veri e propri preventivi, di materiali e azioni; verranno definite le specifiche, verranno verifi-cate le necessarie autorizzazioni; verranno esplorati in dettaglio i possibili ostacoli ed i rischi connessi, ricerche ad hoc ci diranno se le azioni sono destinate ad avere il successo ipotizzato o se i nostri interlocutori le potrebbero percepire in altro modo. In alcuni casi di investimenti sostenuti, si potrà procedere per area test, saggiando su zona ristretta una determinata attività prima di applicarla su scala nazionale con i costi connessi. Area test e analisi di fattibilità consentiranno di aggiustare il tiro e apportare i correttivi necessari affinché la realizzazione del piano di comunicazione porti effettivamente alla affermazione del posizionamento aziendale.