Il Comune Che VorreI
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Il Comune Che VorreI
DICEMBRE 2010 Periodico di informazion e e pa rtecip azion e locale - Anno II - N. 9 e n u c m h o e Vorrei C l I 1 La Theka Anno 2010 - N. 9 Anno 2010 - N. 9 La rivista sul web: www.latheka.it è online il nuovo sito! Inviateci lettere, segnalazioni, commenti, fotografie ... e-mail: [email protected] Associazione “Oltreconfine” Via M. Vallorca, 5 - 32030 Fonzaso (BL) Sommario La Theka è realizzata da oltreconfine associazione culturale L’editoriale Il Comune che vorrei Vita del Comune di Fonzaso La parola ai cittadini Spazio alle associazioni Uno sguardo oltreconfine Economia e lavoro Libri, musica e cultura Lettere e parole Cosa accadrà 3 4 11 12 18 19 21 24 25 26 “La Theka” Periodico di informazione e partecipazione locale Num. R.G. 685/2009 del 21/08/2009 Num. reg. Stampa 9 Anno 2, N.9 Dicembre 2010 Proprietario ed editore: Walter Moretto Presidente Associazione culturale ‘Oltreconfine’. Direttore responsabile: Debora Nicoletto. Redazione: Luca Ferrari, Walter Moretto, Andrea Pasa, Christian Pasa, Diego Toigo. Hanno collaborato a questo numero: Elia Bof, Alessandro Bond, Denis Cambruzzi, Chiara Cassol, Francesco Cassol, Amedeo Colao, Elisa Dall’Agnol, Matteo De Rocco, Gianluigi Furlin, Annalisa Gaio, Giacomo Guccinelli, Alfredo Iannelli, Fermino Lira, Giuseppe Lira, Nane Matti, Chiara Melchioretto, Nevio Meneguz, Nicolas Oppio, Laura Paleari, Andrea Pasa, Bortolo Susin, Diego Toigo, Enzo Trentin, Marta Tres, Elisa Trimeri, Edi Zatta. Progetto grafico ed impaginazione: Punto e Linea. Sito e servizi WEB: Francesco Susin. Luogo di redazione: Via Monte Vallorca 5, Fonzaso (BL). Luogo di pubblicazione: Tipografia DBS, via Quattro Sassi, Seren del Grappa (BL). Tiratura copie 3000. Distribuzione gratuita. La riproduzione è libera, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, salvo citare la fonte e l’autore. 2 Tema del mese: Il Comune che vorrei Pag. 4-5-6-7-8-9-10 L’Editoriale La Theka Anno 2010 - N. 9 Ma cos’è la destra cos’è la sinistra... di Debora Nicoletto Una fotografia in movimento che parte dal 1980 e racconta la piccola realtà fonzasina, ecco il numero natalizio de La Theka. Quattro sono i sindaci che si sono susseguiti in questi 30 anni, quattro sono le storie raccolte in questo numero che vuole essere un cofanetto dei ricordi, una rievocazione per molti, una prima lettura per altri. Fatti, avvenimenti, scelte, non scelte, scenari politici che si sono avvicendati in 30 anni in un’altalena di Democrazia Cristiana, Socialismo, Forza Italia, Lega Nord, Popolo della Libertà. Un pot pourri di partiti. Perché di partiti in Italia ce ne sono tanti. In fondo tanti pensieri, tanti partiti. Mi pare giusto. E noi paghiamo. Ben 177 partiti, compreso quello degli Impotenti, si sono presentati a queste ultime elezioni, mentre 170 si erano presentati nel 2006. E’ giusto, dobbiamo razionalizzare e tagliare, così da una elezione all’altra sono aumentati di ben 7 unità. E noi paghiamo. Insomma la nostra democrazia è rappresentatività ed è giusto che ci siano molte persone che rappresentano un popolo. In fondo abbiamo solo 630 deputati alla Camera e 315 senatori in Senato. In Spagna, stiamo parlando di un paese europeo vicino a noi, in tutto sono 350. Ricordo che anche la Spagna è un paese democratico e rappresentativo. E noi paghiamo. L’Editoriale Poco male, perché più siamo più partecipiamo. Infatti i nostri amati politici hanno un compito importante e unico: esserci nei tavoli di discussione, formulare le agende delle priorità, votare le leggi ascoltando tutte le parti sociali e i partiti. Ricordo che, direttamente dall’autorevole fonte della Camera, risulta che dall’inizio della legislatura, dal 29 aprile 2008 al novembre 2010, alle votazioni elettroniche presentate alla Camera non hanno partecipato per il 27,8% Futuro e Libertà per l’Italia, per il 26,1% Gruppo misto, per 20,8% l’Italia dei valori, per il 19,7% l’Unione di Centro, per il 14,7% il Partito Democratico, per il 12,1% il Popolo della Libertà, per il 6,5% la Lega Nord. I regolamenti non prevedono la registrazione del motivo dell’assenza al voto del parlamentare. E’ giusto, in fondo cosa succederebbe ad ogni lavoratore italiano se non si presentasse al lavoro, senza dare giustificazione, per circa 52 giorni pari al 20% delle ore da lavorare all’anno? E noi paghiamo. Però dobbiamo ammettere che il lavoro del politico è difficile, duro, faticoso. Non entriamo nel merito di tutti i benefit garantiti e della pensione assicurata dopo 35 mesi in Parlamento, non siamo così meschini. Noi sappiamo che è gravoso gestire la cosa pubblica soprattutto quando alle spalle ci sono valori forti, quali la coerenza da mantenere e le idee da rispettare. E’ forse per questo che dall’inizio della legislatura ad oggi, 24 senatori hanno cambiato gruppo di appartenenza al Senato e 71 loro colleghi deputati alla Camera hanno fatto lo stesso. E noi, che ancora paghiamo, siamo leggermente infastiditi da questo belare politico e pensiamo che se la politica è questa è meglio che questi politici imparino un mestiere. 3 La Theka Anno 2010 - N. 9 Il Comune che rappresento Il Comune che vorrei di Gianluigi Furlin, sindaco di Fonzaso dal 2004 Gli ultimi 3 primi cittadini hanno reso omaggio alla Theka e alla popolazione tutta raccontando gli ultimi 20 anni di politica pubblica nel nostro paese. A briglie sciolte: solo qualche traccia di domande per aprire i cassetti della memoria sulle scelte effettuate per il “bene comune”. Risponde così Gianluigi Furlin, il primo cittadino di Fonzaso: “Alla domanda, il comune che pensavo o avrei voluto prima di fare il sindaco, è assai impegnativa dare una risposta. Anch’io come tanti cittadini penso: bisognerebbe fare questo, poi quello, cambierei Ma poi viene in mente ancora cosa farei per i nostri anziani, e sopratutto i giovani, finchè non si perdano per altre vie non sempre nobili. Ecco cosa avrei voluto fare! Mi è posta poi la domanda: il comune che avrei voluto mentre facevo il sindaco. Un bel giorno ad un certo momento della vita, l’occasione arriva e ti accorgi che adesso tocca a te, non ci sono più scuse, sei eletto ed assieme ai tuoi assessori e consiglieri ti trovi in quella sala all’ultimo piano del municipio a giurare, di rispettare leggi e costituzione rappresentando tutti, con la piena re- quella piazza o fontana oppure deciderei di fare una strada attraverso le pendici delle oramai sparite vigne a nord di Fonzaso, per poi continuare con asfaltature, piste ciclabili, aree di sosta, parcheggi, e perché no, eliminare nella maniera più economica il problema delle immondizie. Le scuole da rifare o mettere in sicurezza, ripristinare con un grande intervento di scavo e pulizia l’asta del nostro Cismon, lasciando dei fondali, come una volta ben ricordo, dove oltre alla pesca durante l’estate ci si poteva fare il bagno asciugandosi al sole, una volta usciti dalla famosa “ moia”. sponsabilità della macchina amministrativa. Subito elenco i miei assessori e consiglieri e di seguito il programma elettorale, quello per il quale la maggioranza dei cittadini ti ha con fiducia delegato assieme agli altri componenti della lista ad attuare. Desidero non elencare quello che ho fatto, tanto, credo che i miei concittadini l’abbiano visto, magari qualcuno non può assecondare o cambiare idea ma quello è il programma che c’eravamo dati. Menziono e devo considerare di avere anche degli avversari (politicamente parlando), i quali reclamizzavano altre proposte nel loro programma, all’ora Vieni a tentare la fortuna! di Gianantonio Campigotto Tel. 0439 568017 4 La Theka Il Comune che vorrei devi mettere in condizione e far capire alla cittadinanza che il mio programma è stato a maggioranza più garantista. Poi di seguito rispondo che il sindaco lo sto ancora facendo, e lo sto facendo con lo stesso entusiasmo che avevo alla mia prima nomina. Purtroppo devo fare una palese considerazione: in questo secondo mandato le possibilità di attuazione di opere, lavori pubblici s’intendono, sono ridotte al lumicino a causa della gravità della crisi economica che è avvenuta. Tanti lavori e opere sono stati completati, diverse sono ancora da iniziare, anche molto importanti e per citarne alcune: l’allargamento della via Loat con annessa la pista ciclabile, sempre in quella zona l’allargamento con relativa asfaltatura della traversa di via Candaral, l’area parco ad Arten in via di completamento, il secondo stralcio del recupero del casel d’Arten, la centralina di Pedesalto, l’impianto fotovoltaico alle scuole medie e tante altre ancora. Purtroppo come ricordavo prima il periodo, è storico, cioè voglio dire, siamo in piena crisi economica e le risorse sono sempre meno ma assicuro che tutte queste opere e tutte quelle messe in programma saranno sicuramente portate a termine. Vorrei visto lo spazio concessomi, invitare i miei concittadini ad assistere magari in forma più numerosa ai consigli comunali, dico questo perché tante volte sento in giro notizie e commenti, del tutto riportati in maniera errata e per niente in linea con quelle che sono le operazioni dell’amministrazione. E’ anche vero che durante il consiglio comunale il pubblico non può partecipare alla discussione (citando la solita frase: tanto no posse parlar) ma ha pur sempre una disamina dell’emendamento discusso e approvato all’unanimità o anche con qualche parere contrario. Infine mi si chiede il comune che vorrei tra venti anni? Questa è una domanda difficile a dar risposta, an- Anno 2010 - N. 9 che per non cadere nel pragmatico. Tra vent’anni mi piacerebbe trovarmi in un territorio come lo è ora, con tutte le sue bellezze mantenute. Ricordo che mi sto prodigando con il nuovo progetto di piano a mantenere il più possibile lo stato attuale, cioè senza stravolgimenti del territorio, senza sviluppo di nuove aree fabbricabili sia civili sia produttive a parte quelle già programmate, e poter arrivare in piazza primo Novembre con le mie gambe. E’ sì, tra vent’anni sarò anch’io un po’ avanti con gli anta. Ripeto, voglio bene al territorio e ho fiducia che chi continuerà la guida del comune, dopo aver terminato il mio mandato che ha condizionato una grossa fetta della mia vita, possa amministrare con coscienza dedita a un unico fine, il bene della comunità. Certo nessuno può pretendere di passare indenne alla critica neanche il sottoscritto. Termino e poiché siamo imminenti al prossimo Santo Natale, voglio portare a tutti un Augurio di BUONE FESTE e un nuovo anno di opportunità per quelle persone che in questi ultimi anni anno perso la possibilità di un lavoro. Grazie ancora e BUON NATALE.” Fanghi, Trattamenti per il corpo, Solarium, Area relax con sauna e idromassaggio, pulizia del viso e trattamenti antietà, Manicure, Pedicure, Epilazione, ecc. di Anna Gorza Via Quattro Sassi, 4/A - Loc. Rasai 32030 Seren del Grappa (BL) Tel. 0439.394847 e.mail: [email protected] www.estetica-anna.it 5 La Theka Anno 2010 - N. 9 Uno sguardo al mio paese di Alfredo Iannelli, sindaco di Fonzaso dal 1995 al 2004 Il Comune che vorrei “Mi è stato che chiesto di esprimere un giudizio - avendo ricoperto la carica di Sindaco di Fonzaso dal 1995 al 2004 - in merito all’evoluzione intervenuta in questi anni nella vita della nostra Comunità, con particolare riferimento al periodo immediatamente precedente il mio incarico ed a quello in cui ho svolto il compito di amministratore, formulando altresì una previsione per il futuro. Ho accolto di buon grado questo invito che mi permette di ripercorrere a mente fredda alcuni passaggi importanti per lo sviluppo del Nostro Comune, peraltro senza seguire uno schema predefinito ma spaziando a ruota libera nei vari settori dell’economia, viabilità, sociale, servizi alla persona, tutela dell’assetto territoriale/storico/ambientale senza tralasciare il radicale riassetto dell’apparato tecnico amministrativo comunale, che ritengo fondamentale per il raggiungimento degli scopi e traguardi programmati. Al momento del mio insediamento ho cercato di avere una visione globale delle problematiche locali e sono emersi tre principali aspetti di riflessione. Il primo riguarda una realtà ormai consolidata con uno sviluppo assai marcato di attività industriali nell’area realizzata ed urbanizzata in località Fenadora. Quest’area, voluta e creata da precedenti amministratori, coinvolgendo siti precedentemente destinati all’agricoltura, stava dando copiosi frutti in termini di occupazione tant’è che vi era una forte richiesta di lotti per insediare nuove attività. La gestione era affidata ad un Consorzio composto dai Sindaci di Fonzaso, Lamon e Sovramonte, peraltro non supportato da adeguata struttura operativa. Non è però che l’agricoltura fosse stata dimenticata, tant’è che venne elaborato un progetto per la razionalizzazione dell’irrigazione nella piana, ma esso naufragò miseramente vuoi per l’opposizione degli stessi agricoltori che non lo ritenevano razionale e rispondente alle loro necessità concrete, ma soprattutto perché l’investimento di circa un miliardo (vecchie lire) non rispondeva a criteri di economicità in considerazione della modesta importanza del prodotto conseguito, trattandosi di attività residuali di svago più che di vera e propria organizzazione aziendale. Un secondo aspetto era più che altro legato alla presa d’atto di un radicale cambiamento – lento ma inarrestabile – nell’attività della lavorazione del legno; le numerose segherie esistenti, stavano chiudendo definitivamente fino a scomparire del tutto in questi anni. Al loro posto sono sorte attività piccolo artigianale, ma evidente che nell’economia globale potevano incidere in misura assai minore. L’ultimo grande problema riguardava la possibilità della realizzazione di una grande rotatoria nei pressi della località “alle Sasse”, che avrebbe dovuto convogliare il traffico dal Canalet verso la Fenadora. Era un’opera che da subito aveva trovato fiera opposizione per almeno due principali motivi: primo il Canalet avrebbe perso la sua identità di oasi ancora salvaguardata per diventare un’arteria di traffico intenso anche di mezzi pesanti; secondo non era ritenuto utile deturpare ulteriormente il territorio con la realizzazione di un collegamento non indispensabile, anche perché la Fenadora–Anzù era un progetto ormai in avanzata fase di realizzazione. Quale Sindaco, supportato da una lista rigorosamente civica, ho subito cercato di individuare alcune linee guida di intervento per migliorare certe situazioni ritenute precarie e per dare un deciso impulso in alcuni settori economici e sociali. E’ da premettere che una prima disamina della situazione in atto ha evidenziato come le concrete possibilità da utilizzare non potessero che seguire l’impianto già in atto dimostratosi valido, con il potenziamento e l’ulteriore valorizzazione della Z.I., magari integrata con alcune attività (es. Punto Verde) e l’appoggio all’agricoltura esistente ed in divenire, anche perchè stava riprendendo piede la produzione vinicola un tempo fiore all’occhiello di Fonzaso. Per prima cosa è stato dato avvio ad un radicale riassetto dell’apparato comunale, sia per quanto riguarda l’aspetto logistico interno che per una razionalizzazione delle risorse umane. In quest’ottica sono stati ridefiniti alcuni compiti responsabilizzando i dipendenti e risolvendo il problema del segretario comunale che da anni si trascinava con incarichi e supplenze senza un vero titolare fisso. E’ stato poi dato un assetto più consono al “Consorzio di Industrializzazione” dotandolo di un impiegato fisso e di specifico ufficio ricavato in aderenza alla sala consiglio. Infine la Biblioteca, sistemata in locali angusti ed affatto inidonei al piano terra, è stata trasferita nello stabile ristrutturato ex negozio Ceccato nella piazza centrale e vicino al municipio in locali più sani ed accoglienti, con un arredo funzionale; è stata poi assunta una bibliotecaria in pianta stabile. Nel campo delle opere pubbliche è stato acquisito il collaudo della Piazza I Novembre con una stancante trattativa con la Soprintendenza di Venezia, protrattasi in più incontri in quella sede. Si è poi provveduto alla sistemazione delle vie Roma e Lucco Zadra, secondo un progetto che prevedeva la formazione di una specie di anello da completare con via Mezzaterra, racchiudente il nucleo storico del Comune; purtroppo le opere di quest’ultima via non sono state ancora realizzate per cui il progetto rimane tuttora incompiuto. E’ stato poi realizzato un marciapiede/pista ciclabile verso Arten con l’allargamento della sede stradale con la compartecipazione finanziaria dell’Amministrazione provinciale; il primo stralcio, fino al Cimitero è stato da tempo completato mentre rimane in sospeso la parte terminale verso Arten malgrado CECCATO PIO di Giorgi e Rossella INGROSSO E DETTAGLIO Intimo - Casalinghi - Cartoleria - Giocattoli Forniture plastiche e Carta per banchetti, frasche, rinfreschi e pic-nic Detersivi industriali Via Mezzaterra, 7 - 32030 Fonzaso (BL) - Tel. e fax 0439.5441 - Cell.339.4807141 - 328.7296009 6 La Theka ma precisi accordi presi prima del mio avvento non hanno consentito scelte diverse, pur lasciando aperta qualche possibilità per un prossimo futuro. Come ho visto e vedo tuttora le prospettive future per Fonzaso? Non vi è dubbio che Fonzaso soffre pesantemente della grave crisi economica che ha colpito il mondo intero in questi due ultimi anni; di ciò risente particolarmente la Z.I., che vede in gravi difficoltà alcuni dei più importanti insediamenti. Pur tuttavia ritengo che esistano margini affinché con opportune riconversioni possa riprendere in un prossimo futuro il rilancio di questa grande opportunità. Saranno necessari alcuni riequilibri e scelte mirate alle nuove iniziative che potranno essere intraprese alla luce delle nuove prospettive, senza rimanere ancorati a concetti d’impresa ormai obsoleti. Ritengo quindi che il rilancio della zona industriale, unitamente all’ulteriore sviluppo di alcune attività agricole (vigneti e prodotti tipici della nostra zona) che per fortuna non hanno risentito in modo apprezzabile della crisi, possano rappresentare il volano per lo sviluppo dell’economia locale, portando il baricentro di altre attività complementari quali il commercio, che in passato avevano visto Fonzaso quale punto d’incontro per i paesi limitrofi compresi quelli del Primiero. A ciò aggiungo un imprescindibile impegno a mantenere integro e curare con grande attenzione il territorio, che offre impareggiabili opportunità di fruizione e godimento senza attuare stravolgimenti che ne minerebbero l’essenza stessa. Infine alcune scelte di supporto, come la valorizzazione del Castello di San Micel, La Malga Campon, il percorso storico della Via Claudia Augusta Altinate nelle sue diramazioni, potranno dare ulteriore impulso per una riproposizione di Fonzaso anche come polo di attrazione turistica”. LOCANDA ALLE ALPI Via C. Mengotti, 6 32030 Fonzaso (BL) Chiuso il mercoledì a t o pren Da ettano este acc le F zie! i s i e i per l l e a h t c n zio Na Mi PIZZERIA CON CUCINA Tel. 0439.568213 Il Comune che vorrei l’impegno codificato della Provincia. E’ stata studiata ex-novo la piazza di Arten che, compatibilmente con lo spazio esistente, offre un più razionale utilizzo dell’area; inoltre si è potuto acquisire con trattative interminabili la loggetta ad uso pubblico ricavata proprio al centro della piazza stessa a seguito ristrutturazione del vecchio edificio esistente. Ad Agana è stata realizzata una idonea piazzola con tettoia per la sosta delle corriere, circondata da un’area di proprietà comunale. Nel campo del sociale il Comune ha intrapreso una incisiva azione per assicurare la presenza del distretto sanitario che nelle intenzioni dell’ULSS sarebbe dovuto essere inglobato a Feltre. Inoltre è stata supportata caldamente l’iniziativa dell’ATER finalizzata a realizzare alcuni alloggi popolari presso l’immobile ex Ceccato. Non va poi sottaciuto il recupero del Casel di Fonzaso, su lascito vincolante degli ultimi due proprietari, ove è già stata realizzata un’ampia sala polivalente. Ad Arten è stato parimenti intrapreso un radicale recupero del Casel, ove troveranno la loro sede associazioni locali, in primis Alpini. Ampio sostegno ed incessante collaborazione sono stati dati alle Associazioni sportive, culturali e di volontariato operanti sul territorio, con particolare riguardo alla Proloco che ha sempre dimostrato grande disponibilità verso il Comune. Riveste finalità sociali anche l’acquisizione di una consistente porzione del Brolo De Boni per ricavarne uno spazio aperto di svago e relax proprio al centro del Capoluogo. Più sportivo e di svago è l’aspetto legato all’acquisizione di alcune aree ad Arten per ricavarne un parco giochi per bambini, la cui realizzazione materiale è in atto in questi giorni. In campo scolastico il Comune è intervenuto nelle scuole elementari di Fonzaso per eliminare la vecchia pavimentazione in linoleum, che suscitava timori per la possibile presenza di amianto in fase di decomposizione ed in quella di Arten per alcuni lavori di consolidamento. Alle medie si è voluto creare una sala d’informatica, su proposta della prof.ssa Giocondina Toigo, che risulta assai apprezzata. In campo culturale, oltre alla già citata razionalizzazione della Biblioteca, è stata attivata l’Università degli adulti-anziani, con sede a Fonzaso e comprendente i comuni di Arsiè, Lamon e Sovramonte; questa iniziativa ha riscosso da subito un lusinghiero successo e cresce di anno in anno. Nel 2004, giunto alla scadenza del mio secondo mandato e non potendo più ripresentarmi, non ho più voluto partecipare ad altre esperienze anche se richiestomi con particolare insistenza, ritenendo che fosse opportuno un ricambio mediante l’inserimento di altre figure con idee innovative. In conclusione non posso che ritenermi gratificato della mia novennale esperienza amministrativa, che mi ha dato grandi soddisfazioni soprattutto nei rapporti umani; unico rammarico il trasferimento della stazione dei C.C. ad Arsiè: per riportarla a Fonzaso mi sono battuto con rigore in tutte le sedi possibili, Anno 2010 - N. 9 7 La Theka Anno 2010 - N. 9 Ricordi del mio Comune di Bortolo Susin, sindaco di Fonzaso tra il 1970 e il 1995 Il Comune che vorrei “Sono stato amministratore per un lungo periodo, dal 1970 al 1995: 25 anni di impegno (5 anni di assessore delegato con il sindaco Giuseppe Colao, tre legislature da sindaco, un quinquennio di consigliere provinciale). Di tale periodo importante della mia vita io ho un ricordo positivo e spero che tale sia anche il ricordo dei Fonzasini. Nel 1970 il paese di Fonzaso che i “nuovi” amministratori hanno trovato era piuttosto mal messo: privo di molti servizi, depauperato socialmente dalle ultime ondate migratorie, con poche prospettive di sviluppo, un’agricoltura di pura sussistenza e un immobilismo evidente. In una ventina d’anni siamo riusciti a cambiare molto, con la realizzazione di numerose ed essenziali opere pubbliche: acquedotti, fognature, depuratore, illuminazione pubblica, stadio comunale, sistemazione del Municipio, ampliamento del Cimitero, costruzione del Magazzino comunale (realizzato dall’amministrazione di Amedeo Colao, alla quale peraltro sono rimasto vicino nel periodo in cui ero consigliere provinciale: ero segretario della DC e partecipavo ai pre-consigli), costruzione della nuova materna di Arten, ampliamento della scuola elementare di Fonzaso, metanizzazione, migliorie della rete viaria, sistemazione della piazza centrale, primo avvio dell’arredo urbano. Le opere realizzate allora sono ancora funzionali e funzionanti e lo saranno per molti anni: Fonzaso, sotto questo aspetto, è un comune ben attrezzato e le amministrazioni non hanno problemi grossi da risolvere. In quel periodo è stato poi studiato ed adottato il Piano Regolatore Generale: un tentativo di pianificazione urbanistica e di regolamentazione degli interventi edilizi privati, basato su uno studio approfondito delle caratteristiche del territorio e del patrimonio edilizio esistente, su prospettive di un moderato sviluppo residenziale e produttivo, giudicato dalla Regione un Piano Regolatore “maturo” e serio (anche se poi è stato in parte snaturato da decine di varianti che ne hanno annullato in parte le scelte più incisive). Gli amministratori di quel periodo possono rivendicare un impegno importante per il Comune: la realizzazione dell’area industriale, attraverso il Consorzio di Industrializzazione di cui sono stato Presidente per vent’anni. Nessuno ricorda più le difficoltà di tale scelta (l’aperta ostilità dei Feltrini, la mancanza di fondi, la difficoltà di convincere il mondo politico regionale della necessità assoluta di creare nella conca una zona produttiva e una possibilità di posti di lavoro, le difficoltà per l’acquisto delle aree). Eppure, testardamente, non ci siamo arresi e sono arrivati i primi fondi regionali per le infrastrutture dell’area, i fondi della Comunità Montana Feltrina per il punto vendita dei prodotti agricoli, l’insediamento delle prime industrie importanti, che hanno dato lavoro per molti anni a numerosa manodopera. Non è mancata una costante attenzione per i problemi “sociali”, l’attenzione verso il volontariato, il mondo della scuola, gli emigrati. A mio parere il Comune e l’Amministrazione sono stati, in quel periodo, al centro della vita cittadina. Per tutti quegli anni noi amministratori siamo riusciti a formare un gruppo compatto di amici, veri volontari a costo zero, che discutevano anche accanitamente, ma poi sapevano ritrovarsi insieme per una pizza o una cena. Sono passati quindici anni da allora ed io osservo oggi una situazione molto diversa: il Comune a poco a poco si va “svuotando”, perde anno dopo anno competenze, funzioni, importanza. All’interno della struttura comunale stessa stanno evaporando le competenze e le responsabilità degli amministratori eletti: con le disposizioni, e spesso con la scusa, della legge Bassanini, compe- 8 tenze e responsabilità sono state (volentieri) delegate alla struttura amministrativa e così Sindaci, Assessori, consiglieri si sentono esonerati dall’obbligo di conoscere e di controllare tutto quello che il Comune fa, deve fare, deve prevedere e curare, in ogni campo (compresi i servizi delegati): tutto ciò si chiama deresponsabilizzazione. Anche nel campo urbanistico la tendenza è quella di portare le scelta fuori portata degli amministratori e delle comunità che rappresentano: i piani comprensoriali, provinciali, regionali sono solo, per le piccole comunità, “espropri” della facoltà di amministrarsi e di decidere in proprio le scelte di intervento sul territorio. Se tale tendenza sarà portata avanti si avrà entro pochi anni la sparizione del Comune attuale per lasciare posto a che cosa? Non si sa. Ma se astrattamente svolgere i servizi in consorzio può essere economicamente utile e forse necessario, se una previsione urbanistica sovra comunale può essere utile, ma rimane la sola, ciò porterà ineluttabilmente alla scomparsa della identità comunale e all’impoverimento del tessuto sociale che ci tiene uniti, che ci fa sentire parte di una comunità, sia pur piccola, ma con una propria storia, un proprio dialetto, un proprio patrimonio culturale. Sarà un male inevitabile? Io credo di no. Per evitare che Fonzaso sparisca (diventando una piccola frazione di Feltre, insieme a tutti gli altri piccoli comune della zona) bisogna prima di tutto che il livello della popolazione rimanga almeno quello attuale, perché al di sotto di una certa soglia non si potrà più organizzare una vita di comunità. Il trend dell’andamento demografico attuale è però negativo: una popolazione anziana preponderante comporta, nei prossimi anni, un drastico calo di abitanti. Io mi sono spesso chiesto: cosa può convincere un giovane, o una famiglia di giovani, a restare a Fonzaso e a non andar via, come già fanno molti? Qui non ci sono servizi come Feltre, Belluno e Bassano: scuole superiori, cinema, teatro, luoghi di aggregazione giovanile, possibilità di frequentare agevolmente l’Università, maggiori possibilità di impiego, prospettive migliori per i figli. Per ora resta a Fonzaso chi ha già una sua abitazione, un lavoro accessibile senza troppa spesa, chi (ma sono pochi) ama conservare una piccola attività agricola accessoria, chi è profondamente legato alla sua famiglia e non vuole lasciare soli i suoi vecchi. E gli altri? Ciò che può legare un giovane al suo paese sono alcuni elementi essenziali: il lavoro, la casa, l’ambiente, la comunità. E questi sono gli obiettivi che il Comune deve porsi. Per il lavoro il Comune deve continuare a fare tutto ciò che può: far funzionare l’area industriale (il che non vuol dire riempirla di capannoni vuoti!), interessarsi attivamente per far arrivare a Fonzaso, in tutto il territorio ma prioritariamente nell’area produttiva, la rete a banda larga: creare l’ambiente favorevole all’insediamento di attività produttive e commerciali. Per il commercio, abbiamo già quanto basta di supermercati (e altri sono a breve distanza); dobbiamo evitare che i piccoli negozi di vicinato chiudano: sono anch’essi centri di incontro e di socializzazione. Per la casa: la cura dei servizi per la casa, affidati ad enti e ditte esterne, deve essere costantemente monitorata dal Comune: acquedotti, fognature, depuratore (pagati dal Comune e credo ancora di sua proprietà), raccolta dei rifiuti, ecocentro devono essere curati e vigilati, per non ritrovarsi, al prossimo cambio di legge, a ricevere indietro “catorci” inutilizzabili. Nella redazione dei piani urbanistici sovra comunali la voce degli amministratori deve farsi sentire: Fonzaso è il centro naturale del feltrino occidentale e La Theka zature, ambienti accoglienti…) e sentano di essere importanti non solo per i genitori e gli insegnanti, ma anche per tutta la comunità. Un problema vero di Fonzaso è ora la coesistenza, a un paio di km di distanza, di due scuole elementari: quanto potrà durare questa situazione? Prevedibilmente poco e quando le autorità scolastiche decideranno credo che poco si potrà fare per salvare i due plessi. E allora ci si deve preparare a chiedere dei precisi risarcimenti per l’indubbio impoverimento: fondi per i trasporti, per l’adeguamento dell’edificio che dovrà accogliere tutti gli alunni e, perché no, l’istituzione del Nido per la prima infanzia. Un nido però per il solo Fonzaso non regge, per mancanza di “materia prima”. Fin d’ora quindi si dovrebbe iniziare un colloquio con i comuni contermini (Arsié, Seren, Lamon, Sovramonte) per far nascere una struttura comprensoriale (magari nell’edificio di Arten, che è certamente baricentrico): molte mamme che lavorano passano ogni giorno per Fonzaso. Poter lasciare il bimbo al Nido e riprenderlo la sera al ritorno a casa sarebbe per molte un aiuto vero. Il volontariato. E’ una vera ricchezza: avere giovani e meno giovani sempre pronti a dedicare il loro tempo agli altri è una delle più belle caratteristiche dei nostri centri. Avere avuto dalla Regione, in comodato, l’edificio ex-Inapli è stato molto positivo: gran parte delle associazioni hanno così una sede, primo passo per la continuità delle varie attività. Anche qui occorre che l’amministrazione sia sensibile e non si accontenti di presentare ogni anno il conto dei servizi (acqua, rifiuti, energia elettrica…): molto spesso le associazioni fanno opera di supplenza, sgravando il comune da oneri anche gravosi: perché non riconoscerlo? La cultura: parlare di cultura a Fonzaso sembra fuori luogo: cosa possiamo fare? Teatro, cinema, incontri con personalità della cultura “alta”, sono fuori portata e da noi possono arrivare solo echi lontani. Ma se per cultura intendiamo tutto ciò che non è materiale e ci permea e ci circonda (storia, linguaggio, tradizioni, rapporti con le montagne, il fiume, la campagna, il territorio) allora anche noi possiamo fare qualcosa per la cultura, come già si fa in parte per iniziativa di pochi: salvaguardia dei ricordi del passato, sia nelle caratteristiche degli edifici che nei pochi documenti che spesso scompaiono (foto, dipinti murali, attrezzature degli antichi mestieri, ecc.), completamento del museo della scuola, ben avviato qualche anno fa ed ora “in sonno”, tenendo presente che la risorsa più importante è la passione e la competenza dell’ideatore; sostegno morale più che finanziario con tutte le iniziative che partono dal territorio, dai fonzasini, giovani o meno, che amano il loro paese e lo vogliono vivo. Un esempio di amore per Fonzaso è stato dato dal dr. Angelo (Nino) Vigna. Pur lontano da Fonzaso per ragioni di lavoro, ha continuato per tutta la vita a raccogliere dati storici, voci dialettali, a comporre poesie in patuà e ci ha lasciato una grande eredità ( che “I Fondasìn” hanno poi pubblicato). Tutto questo aiuta il formarsi ed il crescere della comunità dei Fonzasini, della quale ci si fa parte attiva e questo può essere uno stimolo per i giovani a restare, a continuare a far vivere il loro paese: senza la permanenza delle famiglie giovani il destino di Fonzaso sarà quello di un progressivo spopolamento e degrado”. Foto di Francesco Susin Il Comune che vorrei ciò deve essere riconosciuto praticamente con l’insediamento dei servizi intercomunali e sovra comunali (due caserme di Carabinieri per 7/8 mila abitanti non reggono; se vengono unificate dove devono andare? A Lamon? Ad Arsié? …) Per l’ambiente: se il comune non pulisce il privato non sente il dovere di curare non solo il suo spazio privato, ma anche quello pubblico adiacente. Abbiamo angoli di territorio interessanti e pregevoli: valorizziamoli (sentieri naturalistici, sentieri storici, il Campon, il prati di Roncon, San Michele, il Cismon…), portando su quei bei posti i ragazzi e i bambini, che imparano così ad amarli. La Comunità. Siamo un piccolo centro nel quale tutti si conoscono; è impensabile, nel paese, non saper chi ti sta di fianco (come succede nei centri più grossi, dove non si conosce nemmeno il vicino di pianerottolo). Anche se non vi sono più i “cortili” di un tempo, con diverse famiglie che vivevano praticamente in simbiosi, noi viviamo a stretto contatto di parenti, amici e conoscenti: questo è l’aspetto più positivo della vita di paese. Abbiamo però bisogno anche di trovarci insieme per qualche precisa ragione, non solo per stare in compagnia, ma per collaborare, aiutare ed aiutarci, condividere esperienze e conoscenze. Questo è un bisogno sentito ed è quello che favorisce la nascita e la vita negli anni di associazioni, società, club. A Fonzaso ne abbiamo un bel numero, con una discreta partecipazione, di giovani e meno giovani. Un tempo la parrocchia era il centro di tutta la vita sociale. Il patronato era il luogo di ritrovo di tutta la gioventù: tutto questo è ormai un lontano ricordo. Per molto tempo gli Amministratori, assorbiti dai gravi problemi economici e dalla necessità di lavorare per fornire il paese delle necessarie infrastrutture civili, non hanno avuto molto tempo da dedicare alle iniziative di socializzazione. Ora, in questi tempi nei quali le finanze comunali sono al lumicino, e vi è la necessità di scegliere come impiegare le scarse risorse, a questo dovrebbero dedicarsi gli amministratori, curando la scuola, l’associazionismo, la cultura, lo sport giovanile, spesso bisognose più di attenzione che di fondi. La scuola, dalle due scuole materne, alle due scuole elementari e alla scuola media, tenendo presente che i bambini sono tutti uguali e tutti devono avere le stesse opportunità, deve sentire che la comunità e l’amministrazione sono particolarmente attente a far in modo che gli alunni abbiano quanto occorre (trasporti, attrez- Anno 2010 - N. 9 9 La Theka Anno 2010 - N. 9 La vita è bella di Amedeo Colao, sindaco di Fonzaso dal 1980 al 1985 Foto di Francesco Susin Il Comune che vorrei “Chiedere ad un ex Sindaco, come vorrebbe fosse il suo comune dopo trent’anni è, a mio avviso, solamente pura utopia o meglio una piccola pazzia. Credo che come tutti i miei colleghi passati e presenti si sia voluto fare e dare per Fonzaso il meglio di noi stessi. Pensavo e penso tuttora che essere a capo di un’Amministrazione sia come costruire una grande casa, si parte dalle fondamenta e via via si arriva fino all’ultimo tassello decorativo (pur con tutti i continui miglioramenti che necessitano). Ebbene, durante il mio mandato da Sindaco 1980/85 Fonzaso ( la casa…) era appena sopra le fondamenta. Molte zone non avevano ancora l’illuminazione, quella in centro paese era vetusta, non c’era fognatura in ampi tratti del territorio comunale, stessa cosa dicasi per l’acquedotto, non c’erano depuratori, le scuole erano da rinnovare, per non parlare di impianti sportivi . Tutte opere di primaria importanza per una comunità, e quindi il mio operato nel quinquennio si concentrò su tutto questo riuscendo a colmare molte di queste lacune. Certo che Fonzaso me lo immaginavo spesso come un bel paese tranquillo e a misura d’uomo, con i principali servizi pubblici funzionanti, con ampi spazi verdi, un grande parco attrezzato al centro del paese ( vedi Brolo de Boni che dopo più di trent’anni non si è ancora potuto realizzare e non certo per colpa degli amministratori che mi hanno seguito ma per mancanza di fondi), con il centro del paese commercialmente attivo e con una zona industriale altrettanto viva e capace di far si che moltissimi fonzasini non dovessero più andarsene in cerca di lavoro. Verso la fine del mandato diedi poi l’incarico per la stesura del Piano regolatore, piano che nel mio modo di vedere avrebbe dovuto adattarsi maggiormente alle esigenze dei cittadini e con le varie zone (artigianali, commerciali, agricole…) da collocare dopo una migliore disamina della situazione territoriale al fine di favorire e sviluppare il centro del paese. In questi ultimi decenni le nuove tecnologie, la globalizzazione, hanno stravolto il mondo a tal punto e così velocemente che mi riesce difficile ipotizzare il mio comune tra vent’anni, per le amministrazioni locali le previsioni sono tutt’altro che rosee, i colleghi amministratori si trovano e si troveranno sempre più in difficoltà nell’assolvere al loro mandato data l’esiguità delle risorse finanziarie a loro disposizione ma ciò nonostante ho sempre per loro grande stima ed ammirazione a prescindere dal loro orientamento politico. Concludendo mi viene da affermare, anche con un po’ di ironia, che oggi a sessantotto anni, guardando indietro ai 15 anni passati in amministrazione comunale (da assessore prima, da Sindaco poi e come consigliere gli ultimi 5 anni) sono stati tra i migliori della mia vita anche se allora non avevamo cellulari, internet o quant’altro. Cordiali saluti e buone feste a tutta la cittadinanza!”. MINIMARKET di Rech Rossella ! o l o s n o n e . .. i r Alimenta Seren del Grappa (BL) - Via Giardino, 23 - Tel. 0439.44090 10 La Theka Anno 2010 - N. 9 Il Consiglio Comunale del 30 novembre 2010 a cura della redazione ha avuto accesso allo specifico finanziamento e ne ha distribuito una parte solo a Fonzaso e Quero. Il Consigliere Vieceli chiede quando inizieranno i lavori della palestra: il vicesindaco Corso risponde che sono in programma con la fine dell’anno scolastico. Approvata con 14 favorevoli e 1 astenuto (De Marchi). 6) Proroga della società Autostrade S.p.a. Introduce il Sindaco: spiega che il giorno prima, alla riunione del Bim, il presidente Piccoli ha parlato di questa delibera dando parere favorevole; che lo sono anche i presidenti delle tre province coinvolte (Belluno, Treviso e Venezia). Ferrari afferma impossibile votare un testo generico, prorogando per 40 anni la società, senza numeri e motivazioni oggettive a favore del progetto; spiega che Austria e Alto Adige siano contrari; inoltre che gli studi condotti finora dimostrano come il progetto sia fallimentare dal punto di vista economico, con pedaggi previsti elevatissimi. De Marchi conferma. Anche Fantinel si dice fermamente contrario. Il Sindaco racconta della riunione presso l’UAPI con i dirigenti e il presidente della Provincia, dove si è parlato a favore del progetto. Ferrari chiede di rinviare il punto e discuterlo con dati oggettivi. Corso dice che i dati ci sono e che ci vuole rispetto per i consiglieri che anni fa presero questa scelta. Il Consiglio approva con 10 favorevoli, 4contrari (De Marchi, Ferrari, Fantinel, Dal Pan) 1 astenuto (Maccagnan). 7) Semplificazione delle procedure amministrative relative agli estendimenti e agli allacciamenti delle reti gas idriche fognarie. Dopo gli interventi del Sindaco, di Fantinel, Dal Pan, Corso e De Marchi vengono proposte da Dal Pan delle modifiche al testo: al fine di conservare memoria storica degli interventi eseguiti sul territorio; che sia garantita la tempestività degli interventi da parte del Bim; che sia verificata l’attività svolta; proposta dal Vicesindaco la durata annuale dell’accordo. Approvato all’unanimità. 8) Assimilazione ai rifiuti urbani dei rifiuti speciali non pericolosi provenienti da attività economiche. Aggiornamento e modifiche. Il Consigliere Toigo spiega i contenuti del testo: col nuovo anno, in base alla tipologia, alla quantità di rifiuti e alla tipologia di attività economica, le attività stesse potranno conferire tramite convenzione specifica presso l’ecocentro. Approvato all’unanimità. 9) Surroga membro Commissione Consiliare Permanente: Finanziaria ed Istituzionale. Causa impossibilità del consigliere Corso Mariangela a proseguire l’attività nelle Commissioni, viene sostituita con il consigliere Todesco Silvana. PROMOZIONE “CREA IL TUO PACCHETTO” 10 TRATTAMENTI A SCELTA+1 IN OMAGGIO SOLARIUM - DEPILAZIONE - PEDICURE MANICURA - MASSAGGI TRATTAMENTI VISO E CORPO PERSONALIZZATI Fonzaso - Piazza 1° Novembre Fianco Edicola - Tel. 0439.5213 PROMOZIONE: 1° MARTEDÌ DEL MESE PULIZIA VISO A € 30,00 11 Il Consiglio Comunale di Fonzaso 1) Approvazione verbali n.18-20-21 della seduta precedente del 03.08.2010. Gianangelo Corso, come rappresentante della Commissione riunitasi per valutare gli emendamenti proposti da Ferrari, legge le proposte: viene approvato l’emendamento al verbale n.18. Si prosegue con la lettura degli emendamenti verbale n. 20 approvati in Commissione. Fantinel chiede di rinviare la discussione degli emendamenti leggendo le delibere per intero con le relative modifiche, per poterle comprendere. Il consiglio all’unanimità rimanda la discussione. Il Consigliere Toigo dichiara che sia necessario che i capigruppo stabiliscano in modo definitivo un metodo condiviso per le delibere. 2) Approvazione verbali della seduta precedente del 28.09.2010. Vengono portate in discussione le deliberazioni dei verbali del Consiglio precedente: si approva con 12 favorevoli e 3 astenuti (Maccagnan, Fantinel, Todesco). 3) Ratifica delle delibere giuntali n. 54 del 19.10.2010 avente per oggetto 3° variazione al bilancio 2010 e n. 59 del 02.11.2010 avente per oggetto: 4° variazione al bilancio 2010. Introduce il vicesindaco Corso che informa riguardo il Servizio Tesoreria: dal 01.01.2011 per due anni il servizio di tesoreria sarà gestito da Unicredit. Interventi dei consiglieri Ferrari e De Marchi. Il consiglio approva all’unanimità. 4) Concessione in comodato all’Associazione Para e Delta Club Feltre gestione area decollo Monte Avena. Il Sindaco presenta i contenuti dell’accordo. De Marchi propone che la delimitazione dell’area sia a carico del comodatario e non del Comodante (Comune) come scritto. Il Vicesindaco afferma che l’area è già delimitata; riporta anche la necessità di definire un accordo affinché non vi siano problematiche con la pratica di aeromodellismo al Campon. Approvata con 14 favorevoli ed 1 astenuto (De Marchi). 5) Assestamento di bilancio 2010. Il vicesindaco ringrazia gli uffici comunali per il buon lavoro. Con l’assestamento di bilancio sono state inserite tre opere: l’eliminazione barriere arcitettoniche presso la scuola di Fonzaso (9.000 euro); la pavimentazione della palestra della scuola (15.000 euro), l’acquisto di uno scavafossi (14.500 euro). Con parte dell’avanzo di amministrazione (7.600 euro) si è deciso di pagare il trasporto scolastico 2010-2011. Ferrari chiede come ci si dovrà porre verso quelle famiglie che avevano rinunciato al trasporto scolastico causa il previsto aumento dei costi: Corso risponde che non vi sono problemi, anche per chi avesse rinunciato al servizio di trasporto; che tutti possono utilizzare il servizio. Fantinel chiede informazioni riguardo ai 15.000 euro trasferiti da Feltre: viene spiegato che Feltre, come Comune di confine La parola ai cittadini La Theka Anno 2010 - N. 9 I luoghi comuni di Matteo De Rocco Se penso ai luoghi di aggregazione che mi hanno accompagnato fin da bambino, i ricordi più lontani vanno alla scuola, alla chiesa, al catechismo. Da piccolino incontravo i miei amici davanti al “fontanon”, poi iniziai a frequentare la piazza, i bar del paese, quelli di Feltre, alcuni locali dell’alta trevigiana e perfino gli ostelli d’Australia. Attualmente i luoghi “comuni” dove mi si può trovare sono: su facebook, alla macchinetta del caffè e presso la redazione della Theka. Sono all’apice del mio successo, no? Peccato però che in ognuno di questi luoghi comuni mi scontri con quegli “altri” luoghi comuni, quelli senza i quali non riesco a completare una semplice conversazione fra compaesani. “Sì, parchée, ai trentini la ghe va ben fin che i paga coi nostri”, “E i èstracomunitari? Che i vien a far dàni e basta?”, “E a ònde éle finìe le mède stajòn?”. Mi piacerebbe poter dire che queste parole sono di qualche vecchio nostalgico di Emanuele II, ma sono ragazzi più giovani di me a dirle e a crederci. Ma, d’altra parte, tale padre tale figlio, oppure, la mela non casca troppo lontana dall’albero, si dice così vero? Che poi, diciamolo, i luoghi comuni non sono mica tutti disfattisti. È infatti luogo comune dire che più in basso di così non si può andare, che l’anno che verrà dovrà portare una ripresa, che la crisi se la sono inventata quelli della televisione. E, ancora, che a quelli in cassa integrazione va fin troppo bene: pagati per non far niente, e magari con un lavoretto in nero. Lo si dà per assodato, ma si sa che non è sempre così. Eppure basterebbe un minimo di buonsenso, buongusto e intelligenza per portare tutti noi ad elaborare delle frasi senza stereotipi né luoghi comuni, per riuscire ad articolare un discorso non dico illuminante, ma perlomeno non banale. D’altra parte però ci vantiamo di essere uno dei popoli più alcolizzati d’Europa, e quindi non possiamo andare molto più in là del dire che la Chiesa è piena di soldi, che certe cose succedono solo in Italia, che i politici pensano solo a tenersi la poltrona sotto il culo, e che le Dolomiti sono le montagne più belle del mondo. Poi succede che un prete muoia in Guatemala, che un politico americano sia indagato per corruzione, che davanti ai propri occhi appaiano le Snowy Mountains, e allora per un istante mettiamo in discussione anche tutti i dogmi, perché ci sentiamo alienati dalla società. Se posso dire la mia, sono proprio quei momenti che mi fanno apprezzare tutte le sfaccettature della società in cui vivo, che sarà anche fatta di banalità e luoghi comuni, ma sa stupirmi con la sua varietà e le sue evoluzioni. Evviva i colori dell’autunno e le rondini in primavera, e al diavolo chi ha tempo solo per le chiacchiere! Il piano possibile di Edi Zatta Gli ultimi dati elaborati nel 2009 sul consumo di suolo fanno emergere una situazione a dir poco allarmante. Il primato spetta alla Lombardia, che nel periodo 1999-2006 ha perso 26.000 ettari di superficie agricola, dei quali oltre 22.000 sono diventati urbanizzati, quindi perduti in maniera irreversibile. Il risultato consolidato parla del 14% di superficie urbanizzata sul totale dell’intera superficie regionale ma, se ci riferiamo ai soli territori lombardi di pianura si tratta di quasi un quarto dei suoi territori a vocazione agricola. In questo contesto si inserisce di recente il caso di un Comune e del suo Sindaco, Domenico Finiguerra, che, per primo, ha deciso di non cedere alla scorciatoia degli oneri di urbanizzazione, rifiutandosi di percorrere la facile via della svendita del territorio. Si tratta di Cassinetta di Lugagnano, un comune di 1.800 abitanti sul Naviglio Grande, a sud-ovest di Milano, territorio in cui le pressioni edilizie sono state accentuate a causa della migrazione dei milanesi verso i comuni contermini. Con la precisa volontà di invertire la rotta e tutelare il proprio territorio, nel 2002 Finiguerra si è presentato alle elezioni che ha vinto con il 50% dei voti. La nuova Amministrazione ha subito avviato un processo di partecipazione con i cittadini, condividendo le proprie intenzioni ed integrando nelle proprie politiche idee e visioni specifiche della popolazione stessa; di fronte alla scelta proposta dall’Amministrazione, i cittadini di Cassinetta hanno deciso di non alterare il patrimonio ambientale del Comune con nuove aggressioni edilizie, accettando contestualmente un moderato aumento delle imposte comunali. Le idee così condivise sono state realizzate con l’approvazione nel 2007 di un Piano Regolatore che puntasse all’azzeramento del consumo di suolo, ossia che non prevedesse nuove aree di espansione urbanistica e che investisse tutto sul recupero del patrimonio immo- 12 biliare già esistente e sulla valorizzazione del paesaggio. Il piano ha preso le mosse da un’approfondita analisi demografica che portasse così alla determinazione dell’effettivo fabbisogno abitativo: quanti gli abitanti realisticamente previsti per i successivi 10 anni? Quanti i nuovi alloggi effettivamente necessari? A questa domanda abitativa il piano ha risposto attraverso una molteplicità di soluzioni: il recupero puntuale di edifici degradati, il completamento di alcune previsioni vigenti (piani di lottizzazione e di recupero), la riconversione di aree produttive dismesse, la saturazione di aree già edificate. Di fatto non viene bloccata l’edilizia, viene densificata la città esistente evitando lo spreco di nuovo suolo. Contestualmente, per sopperire alla mancanza degli introiti derivanti dagli oneri di urbanizzazione, l’Amministrazione ha operato attraverso la riduzione delle spese superflue, il risparmio energetico negli edifici pubblici e l’avvio di una raccolta differenziata spinta per garantire ai cittadini una bolletta meno pesante. E un passo è stato fatto anche verso la “finanza creativa”, come per i matrimoni organizzati e gestiti dal Comune nelle ville di proprietà pubblica lungo il Naviglio. La vicenda di Cassinetta dà così concretezza all’idea che i Comuni possano realmente mettere in moto cambiamenti sostanziali nel governo del territorio. Le potenzialità ci sono, quello che manca, spesso, è la volontà e il coraggio politico di agire. Il percorso è sicuramente difficile e l’esempio di Cassinetta non può essere semplicisticamente replicabile o banalmente generalizzabile ad ogni realtà. Qualcosa però sta oggettivamente cambiando: una campagna “Stop al consumo di territorio” sta diffondendo sempre più forte la propria voce a livello nazionale mentre nuovi comuni adottano piani a crescita zero, come Camigliano in provincia di Caserta e Solza in provincia di Bergamo, al Sud come al Nord. La Theka Anno 2010 - N. 9 Fonzaso: come ti vorrei di Fermino Lira alizzate con fondi provenienti da più di una amministrazione anche se realizzate fuori dal proprio territorio. Quest’ultima sarà la mossa vincente per superare il campanilismo e per realizzare opere che diversamente avrebbero un costo proibitivo per i singoli Comuni. In quest’ottica nel nostro territorio Fonzasino si individuano alcuni siti turistici esistenti da valorizzare ed opere turistiche da realizzare ex novo. Tracciato del percorso turistico a piedi e a cavallo: Arten località Mulini alto; vecchia strada “romana” nei pressi loc. S.Nicolò di Arten; innesto in via Madonna Prima all’altezza del capitello vicino al quale c’è un cippo della centuriazione romana, località fontanelle dove c’è un complesso antico; capitello di Madonna Prima; direttrice verso S. Micel; via crucis lungo la strada in costa (via Calzen); proseguendo per Galina; collegamento con percorsi in Comune di Sovramonte e Pedavena; cima Loreto; malga montagnola; Campon; Camper; Casera dei boschi; Croce d’Aune; Rifugio Dal Piaz; Malga delle Vette; collegamento alle alte vie. Tipologia di intervento: Realizzazione/recupero di sentieri e ippovie lungo tutto il tracciato; su tutta la zona pedemontana da Arten a Fonzaso: recupero del terreno da vite quale elemento valorizzante del territorio (disboscamento, recupero “murade” e terrazzamenti tipici dei luoghi); valorizzazione del complesso edilizio di Fontanelle e del maniero di S.Micel con individuazione di stazione di soste per l’ippovia, bed and brekfast ed agriturismo; recupero via crucis lungo la strada in costa (parte terminale di via Calzen) da collegare alla strada di “Gallina”. Opere turistiche da realizzare ex novo: area da individuare fra la rotatoria del ponte di Frassenè–Fenadora, o aree degradate da individuare, con le seguenti caratteristiche: piscina; area da pic-nic; piazzola sosta camper; pista ciclabile; punto di ristoro, ufficio informazioni, con indicazioni culturali, storiche, sportive ecc.; strade di collegamento all’area con sottopassi ciclabili con il recupero di strade di campagna che potrebbero servire dove è maggiore l’esigenza di risolvere le problematiche legate all’uso dell’automobile per brevi spostamenti casa-lavoro, casa scuola, casa-tempo libero; punto di atterraggio parapendio; pesca sportiva; anello ciclistico per bambini. Mi rendo conto che un progetto così ambizioso non è facile né rapido da attuare ma non vi è dubbio che, essendo sempre più il turismo un fattore di crescita economica e sociale, prima si comincia e prima si concretizzerà qualcosa di veramente nuovo ed utile per il nostro territorio. 13 La parola ai cittadini Per dare una svolta sotto l’aspetto turistico, propongo uno studio finalizzato alla realizzazione di un insieme di opere turistiche. Tantissime cose a Fonzaso si possono realizzare purché siano pensate in ambito Feltrino e non in ambito Fonzasino. Mi spiego. Nel settore del turismo il nostro territorio (i 13 Comuni del Feltrino) non può pensare di continuare a presentarsi disunito come fatto finora. Questo perché il nostro territorio nel suo insieme è vasto, poco abitato e con una capacità ricettiva limitata. Avere un biglietto da visita unico è dunque una necessità. Inoltre non si può certo pensare di fare una grande opera turistica per ogni Comune come per gli impianti sportivi. Concertare è la parola d’ordine; presentare un progetto a grande respiro che abbracci un certo numero di Comuni dove individuare servizi turistici collegati ad una rete di strade servite da autobus (attrezzati per trasportare biciclette) con fermate a richiesta poste a fianco delle ciclabili, percorsi pedonali, ippovie, sentieri montani panoramici, agriturismi, bed and breakfast, affitta camere, rifugi, alberghi, architettura locale. Insomma una rete di natura e servizi applicata ad un territorio con una sua precisa connotazione ed identità, con i singoli elementi tutti interfacciati. In questa ottica, una volta individuati tutti gli elementi del nostro puzzle, si potrà pensare a dove collocare le strutture di nuova eventuale realizzazione. Queste nuove strutture andranno collocate in zone di valenza, poste preferibilmente vicino ai confini di più Comuni per limitare al massimo la percorrenza per raggiungere i siti. Riassumendo: - si individua la zona omogenea di Comuni sui quali intervenire; - si individua un soggetto gestore del progetto; - tale soggetto si accorda con le Amministrazioni sulle modalità operative, agendo da coordinatore; - le amministrazioni si accordano con tutti gli operatori turistici della zona omogenea; - si individuano tutti gli elementi di valenza turistica. - si collegano gli elementi fra di loro (depliant e sito internet unico, uffici informazione ecc); - si individuano e si localizzano le strutture turistiche da realizzare ex novo (per es. zone sosta camper, campeggi, bic gril ecc.). - si stabiliscono le modalità di partecipazione alla spesa, di ciascun Comune, per la realizzazione delle nuove strutture che, essendo di valenza sovra comunale dovranno essere re- La parola ai cittadini La Theka Anno 2010 - N. 9 Il supereroe che vorrei di Elia Bof, 10 anni. Tutti pensano che per essere supereroi bisogna avere i super poteri, ma io la penso diversamente, anzi l’incontrario. Pensate ai vostri genitori: mamma, papà, nonni che ogni giorno ci vengono a prendere e ci portano a fare sport, per questo anche loro sono dei supereroi. Ad esempio i miei nonni Emma, Giuseppe, Delfina e Livio ci tengono quando non c’è la mamma;i nonni maschi tagliano la legna per fare il fuoco per riscaldarci e non prendere l’influenza. Le nonne coltivano l’orto per fare da mangiare e poi ci preparano la cena e la merenda. La mamma e il papà: ci mantengono andando a lavorare per noi e comprando quello che ci serve (vestiti, mangiare, giochi e libri). La mamma Marj ci fa da mangiare quando è a casa, fa il mio bucato e quello di mia sorella e di mio papà; il papà Michele coltiva il giardino e gioca con noi. La zia ci porta in giro (in montagna a funghi e ai concerti). Lo zio e la zia ci fanno i regali, perfino mi hanno adottato una mucca. Mia sorella mi fa i dispetti ma gioca con me e mi vuole bene, infine i miei amici che giocano con me e mi aiutano quando ho bisogno. Sono questi i miei supereroi. La morosa dei miei sogni di Francesco Cassol, 11 anni La morosa che vorrei non è di certo una cosa semplice. Dovrebbe essere seria, affascinante ed una che mantenga la calma: non è proprio una cosa semplice! Anche se chiedo un po’ troppo, non sono come molti che vorrebbero le morose solo per i soldi o come Berlusconi per fare il bunga bunga. La cosa più importante, per me, è che deve essere bella dentro (magari anche fuori eh!). Bella dentro per me significa saper amare gli altri, essere gentile con tutti ed arrabbiarsi SOLO quando serve. Per me serve arrabbiarsi quando non c’è rispetto, quando non c’è impegno e soprattutto quando si nascondono i propri sentimenti per gli altri e per te stessi. Quando mi è stato chiesto di scrivere questo articolo per la Theka mi sono sentito un po’ imbarazzato perché non sapevo cosa avrebbero pensato i lettori. Ma dopo, vedendo che le parole mi uscivano dal cuore, ho cambiato idea ed ho continuato a scrivere. Poco tempo fa ho avuto un “piccolo“ amore tra ragazzi; lei era una ragazza che spendeva soldi per il telefono per parlare con me, anche se a scuola non mi voleva parlare. Ad un certo punto mi sono stufato di quei messaggi continui e l’ho “lasciata”. La conclusione a cui voglio arrivare è che questi sono piccoli amori per farsi vedere dagli altri e sentirsi grandi. La morosa che vorrei, dopo lungo parlare, in fin fine, basta che abbia un VERO cuore, che sappia donare agli altri ed anche a me. La politica che vorrei di Alessandro Bond, 12 anni Cosa posso dire… A me basterebbe che chi governa sia una persona seria, affidabile su cui puoi contare; che trovi posti di lavoro e renda il mio comune un comune bello e che faccia da modello ad altri comuni e che faccia qualche centro per i giovani dove possano stare insieme e fare tante attività. E in consiglio comunale maggioranza e opposizione collaborino insieme per raggiungere scopi per il bene dei cittadini e che non litighino solo per trovare difetti e per infangare il nome dell’altro e che i consiglieri comunali stessero tra la gente per trovare i problemi e poi portarli in consiglio comunale e risolverli. Il moroso che vorrei di Laura Paleari, 12 anni Mi piacerebbe un ragazzo che mi accettasse come sono. Intelligente quanto basta, di statura media, vivace, carino e che mi faccia ridere. Gli occhi preferibilmente chiari e i capelli castani. Vestito alla moda ma non troppo, e magari anche ricco... Mi piacerebbe incontrarlo in pizzeria tramite le mie amiche. I suoi genitori simpatici e socievoli e la suocera non troppo pettegola. Che sia capace di consolarmi e che ci sia nel momento del bisogno. 14 La Theka Anno 2010 - N. 9 La semplicità a Natale di Chiara Cassol, 6 anni A Natale vorei un giocatolo cane dal papà e un pianoforte dalla mamma. Tuto questo e basta. Un cuore. Eco. Chiara Cassol Adele Che bel restar nelle frazioni di Nicolas Oppio che attraversando la strada qualcuno ci investisse. Tutt’ora, quando si va al supermercato alla Fenadora di sera, o si prende la macchina (ma ne vale la pena per mezzo km?) o ci si porta una torcia”. Aggiunge poi Alessia: “Abbiamo la fermata dell’autobus comoda, ma non è per niente sicura, soprattutto quando è buio, perché è isolata e non illuminata. A 12 anni quando ho cominciato a prendere gli autobus avevo anche un po’ paura. Ecco, quel che vorrei più che altro sarebbe un po’ più di illuminazione”. “Un’opera che ha migliorato Agana”, ha detto un’abitante di Agana, “è stata la creazione di una piccola area verde dove i bambini possono giocare e divertirsi, la casetta per aspettare il pulmino e da tenere presente la nuova linea dell’autobus che rende migliore per tanti il collegamento con Feltre e dintorni. All’inizio della frazione è stata messa una piccola porzione di illuminazione pubblica e nella parte terminante è stata risistemata e posta in sicurezza la strada di collegamento con Arsiè.Tutte queste opere fino a qualche tempo fa non c’erano. Credo siano un significativo passo in avanti per aver reso migliore l’abitato di Agana. Dal mio punto di vista sembra non manchi nulla o comunque molto è già stato fatto, ci si deve poi anche sapersi accontentare”. Concludendo, ora che abbiamo capito quale è il cocktail che rende le frazioni luoghi ideali per il cittadino che non sceglie la più comoda strada dell’abbandono, ma vuole rimanere, diamo la parola a Massimo Corso, vicesindaco di Fonzaso e abitante dei Giaroni: “Vedere molte case ristrutturate, vedere che il primo ad essere attento alla propria frazione è il cittadino”, ha detto il vicesindaco Massimo Corso, “questo è il primo stimolo per invogliare l’Amministrazione Comunale ad intervenire con opere di arredo urbano. Tanto è stato fatto in questi ultimi anni, dalle casette per le fermate dell’autobus, che è arrivato anche ad Agana, all’illuminazione e gli acquedotti, ai Giaroni è stata creata una piazza dove poter parcheggiare le auto, utile anche per i cittadini che frequentano la chiesa di Santa Barbara”. Ha detto poi il vicesindaco, “Causa le ristrettezze economiche il Comune non potrà intervenire nel sociale, ma sono orgoglioso di dire che il volontariato sopperisce a queste carenze, basti pensare all’Associazione Vita attiva nei trasporti delle persone anziane, o agli Alpini che sono attenti nel ripristino dei sentieri”. Poi Massimo Corso fa un invito ai cittadini delle frazioni: “Siamo pronti ad ogni suggerimento e ad ogni critica, esse possono essere costruttive per portare migliorie alle nostre frazioni”. 15 La parola ai cittadini Vivere nella tranquillità pur restando collegati ai servizi. Avere una piazza o un bar come punto di incontro pur potendosi permettere di “girar in mudande che nesuni (o quasi) te vet”. Questo, insieme ad un’adeguata illuminazione è la frazione che vorrebbero tutti quei cittadini che pur essendo fonzasini, in realtà vivono nelle località limitrofe al paese. Se Arten, come frazione d i Fonzaso è la più fortunata e ben servita, esistono molte realtà più piccole come Agana, Frassenè e Giaroni, e località come Case Balzan, Pederoncon e Calderal. “Vivere in una frazione significa tranquillità, per i bambini che giocano in strada e per i genitori che non hanno preoccupazioni se il figlio è fuori” queste sono le parole di Lara Marcon, abitante di Frassenè, “Tutti si conoscono e si salutano, Nel tempo ci sono state delle migliorie, piccole cose certo, ma pur sempre piccole conquiste: una fermata dell’autobus, una piazzetta, una rotatoria che permette di arrivare a Fonzaso senza problemi. Il ricordo più bello che ho è il gelataio che passava tre volte alla settimana con il suo camion rosso ed il clacson con una dolce musichetta, e appena noi bambini la sentivamo qualsiasi cosa stessimo facendo in un attimo tutti ci ritrovavamo in strada. Questa è una cosa che ricordo sempre con tenerezza”. Se la tranquillità è l’elemento che intercorre in tutte le interviste, tutti gli abitanti delle frazioni sentono però la necessità di un luogo di aggregazione: “A Frassenè si sente la mancanza di un Bar”, afferma Alex Minella, “Il Bar racchiude un sacco di cose, una partita a carte, mangiare un gelato, una partita a flipper o ai video-game, ma quello che ho lasciato per ultimo è l’andare a bere un semplice caffè, oltre al fatto che può essere considerato un ritrovo, un punto d’incontro, un luogo dove la gente può “spettegolare”: chi non l’ha mai fatto?”, come tante altre cose. Però la frazione è stata brava: ha portato avanti una pacifica domanda, in quanto in tutta Frassenè mancava una piazza. Il Comune ha approvato la richiesta e i lavori ora sono già ultimati. Ma una Piazzetta non la si può equiparare ad un Bar, specialmente per i rigidi inverni fonzasini”. Le frazioni, per essere vissute dai cittadini necessitano di servizi, molta importanza è ricoperta dall’illuminazione e i trasporti: “Davanti a Pederoncon corre la statale”, ha detto Alessia Oppio, “Non c’è un minimo di striscia pedonale né illuminazione, tanto che quand’eravamo piccoli, io e i miei fratelli non potevamo mai muoverci da soli, specialmente d’inverno quando faceva buio, per paura La parola ai cittadini La Theka Anno 2010 - N. 9 Il don Camillo di Fonzaso Intervista a don Alberto Vallotto di Chiara Melchioretto Perché si è fatto prete? “Ho sempre avuto il grande desiderio di far conoscere e amare la bellezza della vita, di far del bene agli altri. Questo mi ha fatto superare le varie difficoltà che ci sono state durante gli studi”. Cosa pensa della comunità e dei ragazzi? “La comunità ha una tradizione umana e cristiana ben radicata. Abitualmente alla domanda che tante volte si rivolge a chi non frequenta la Chiesa: “perché?” mi sento sempre rispondere: “credo nella vita onesta e in Dio.” A mio parere non frequentare dipende tante volte dal non approfondire che credere comporta porre delle azioni di vita esemplare dentro la comunità. Per quanto riguarda i giovani, l’esperienza mi ha insegnato che questi all’interno della comunità recepiscono i valori della vita. I tempi che corrono però fanno cambiare quasi sempre le amicizie dei giovani, dopo la terza media, a seconda della scelta della scuola. Dopo le superiori l’università e il lavoro li obbligano ad essere meno presenti nella comunità”. Com’è il suo rapporto con la comunità? “Quando i ragazzi pensano di formare famiglia mi viene chiesto di aiutarli a prepararsi con degli incontri di recupero dei valori umani e cristiani. In più seguo le famiglie ed il rapporto è molto buono”. Ha un libro e un film preferiti? “Il mio libro preferito, su cui fondo la mia vita e quella degli altri è il Vangelo, che è Gesù Cristo vivo e reale. Per quanto riguarda il film… mi piacciono molto i documentari naturalistici, e i film di Don Camillo”. Quali sono le sue passioni nel tempo libero? “Mi piace dedicarmi alle letture, organizzare incontri con le famiglie, con gli anziani, gli ammalati. Molto del mio tempo lo dedico anche alla Casa di Riposo, dove aiuto umanamente le persone ad avere grande cuore nella loro professione”. Ha un cantante o gruppo preferito? “No. Mi piace molto la musica, soprattutto religiosa e moderna”. Quale squadra tifa? “Io sono un grande sportivo. In seminario ero insegnante di ginnastica. Certo che seguo il calcio e sono interista da sempre, nella gioia e nel dolore”. Faccia un saluto. “La mia gioia è di aver passato quasi tutta la vita da sacerdote (50 anni) nella nostra comunità di Fonzaso per la quale ho cercato nonostante i limiti di dare più che ho potuto e sempre con gioia. Cuore e salute a tutti”. DISGAGGI - BONIFICHE DI PARETI ROCCIOSE - PARAMASSI CONSOLIDAMENTI - ANCORAGGI PARAVALANGHE - POSA RETI ZONA INDUSTRIALE TEL. 0439.56541 32030 FONZASO (BL) 16 La Theka Anno 2010 - N. 9 Il comune che non vorrei Memorie dell’occupazione austroungarica di Nicolas Oppio Sembra impossibile come alcuni eventi storici restino indelebili nella memoria di una comunità. La prima guerra mondiale sicuramente fa parte di questi. La Grande Guerra per Fonzaso finì alle ore 11 del 1° Novembre 1918, quando i soldati italiani entrarono in Piazza Municipale, che poi in ricordo di questo evento andrà a chiamarsi Piazza 1° Novembre. La prima guerra mondiale a Fonzaso strappò 79 uomini chiamati alle armi ma ben maggiore fu il danno provocato alle persone civili: basti pensare che nel 1918, detto l’anno della fame, 332 furono i decessi, causati nella quasi totalità dalla cattiva alimentazione. La memoria storica di Fonzaso ricorda la fame, ricorda la febbre spagnola che mieteva la popolazione come quel frumento che non c’era più. Ricorda i soldati austriaci che occupavano le case, che bruciavano il fieno e ammazzavano gli animali. Nella mia famiglia la memoria storica, ora tramandatami da mio padre, è giunta da mia zia Giovanna Pasqua Oppio, deceduta da parecchi anni ma viva nei miei ricordi. Lei è stata una di quelle bambine che la grande guerra la hanno subita in prima persona, e da lei sono arrivati i ricordi dei soldati austroungarici giunti in località Case Lira. Così nella mia memoria sono entrati i ricordi di mio bisnonno Olimpio, carrettiere, che preoccupato per l’arrivo dei soldati nascose i cavalli in uno stanzino poco più grande di un ripostiglio. La parola ai cittadini Vedo quella casa che era anche osteria, requisita eccetto un’unica stanza. Vedo le viti tagliate e bruciate, il fieno dato ai cavalli dei soldati alloggiati nelle stalle di legno costruite lungo la stradina sterrata che collega i Giaroni a Pederoncon. Poi sento i morsi della fame, quella fame che mia zia Giovanna ha sentito quando cercava di estrarre i fagioli e il granoturco rimasti incastrati nelle fessure dei solai di legno. Quella fame che ha attanagliato i bambini che a Rocca si tuffavano nel Cismon a raccogliere le interiora degli animali macellati dai soldati austriaci. E vedo i soldati austriaci risalire verso il Grappa da quella strada che parte proprio dai Giaroni e arriva in Vessarana. Tra le pagine di “Fonzaso …ieri” di Angelo Vigna, scopro che Fonzaso ha resistito all’occupazione Austroungarica, e che anche i civili hanno contribuito alla liberazione. Leggo che il nostro paese negli anni ‘20 ha ricevuto il titolo di Città per meriti di guerra, che nel 1918 è stata citata per le sue gesta in un discorso alla Camera dall’onorevole Orlando. I cittadini di Fonzaso hanno subito l’occupazione, che ha portato umiliazioni, fame, patimenti e morte. Se hanno resistito, se hanno preso le armi, lo hanno fatto perché hanno deciso che all’occupazione e ai soprusi preferivano la libertà. Che ai saccheggi e ai morsi della fame preferivano poter decidere su come amministrare le loro risorse agricole ed economiche. Tanti di loro, durante l’occupazione, avranno pensato: “Questo è il comune che non vorrei”. IMPRESA DI PULIZIE tutti a a r u g u A este! F e n o u PULIZIE CIVILI ED INDUSTRIALI B Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 10/R - Feltre (BL) Tel. e Fax: 0439.302891 - Cell. 329.6722430 - [email protected] 17 Spazio alle Associazioni La Theka Anno 2010 - N. 9 Vorrei una comunità di Elisa Dall’Agnol Il comune che vorrei, non è il comune che vorrei, ma è un territorio, una comunità. Da mesi si è creato una fortissima sinergia fra associazioni culturali che operano fra Fonzaso, Arsiè e Cismon del Grappa, con l’obiettivo di valorizzare il nostro territorio. Queste persone si sono incontrate con costanza, elaborato pacchetti didattici per le scuole, iniziando a lavorare con gli esercenti. Ora questo lavoro necessita di una concretizzazione più forte, che vada oltre la sinergia fra associazioni e persone, è arrivato il momento giusto per fare sintesi. È per questo che non si può più parlare di COMUNE, ma di territorio, unito da un forte e univoco elemento culturale: il confine. E da qui, il passo che le associazioni vogliono fare si chiama ecomuseo. Ma per capire cos’è un ecomuseo meglio capire cosa non è: non è un museo, non è un immobile e non è una raccolta polverosa. Cos’è allora un ecomuseo? L’ecomuseo è un museè de societè, un museo della comunità e del patrimonio territoriale, è il territorio nella sua articolazione, è patrimonio, è popolazione, ma soprattutto comunità. Scardina dunque gli elementi fisici e immobili del museo, per diventare fluido, raccogliendo sotto un’unica regia sia i siti di interesse storico-artistico-culturale che il patrimonio immateriale di un luogo. È un grande ombrello quindi, che si sviluppa su un’estensione geografica che incorpora diverse emergenze patrimoniali, legate fra di loro da un’attività materiale comune. Solitamente occupa un’area che interessa diversi comuni e dispone in genere di più siti museali veri e propri. Il collegamento fra i diversi luoghi e siti è realizzato non solo sulla base di itinerari predisposti, ma attraverso un progetto di sviluppo territoriale condiviso dalle collettività locali. La forza dell’ecomuseo è il coinvolgimento che va oltre il marketing territoriale. Si inserisce dunque una duplice dinamica: da una parte si conservano i segni, oggetti, risorse, mentre dall’altra si lavora per il recupero, al fine di renderlo abitato e vissuto, conservando e riproponendo cultura. Ritorno quindi a Fonzaso e alzo lo sguardo verso San Micel, luogo antichissimo che denota una interessante similitudine molte chiesette situate in luoghi sopraelevati e limitrofi ai luoghi di confine, tutti, o quasi dedicati a questo santo. Sembra che il cristianesimo nella sua opera di traslazione del dio pagano Odino, lo fece diventare San Michele, l’Arcangelo guerriero che sconfisse Lucifero. Volgo ora lo sguardo verso Cismon del Grappa e il suo castello nella roccia, il Covolo, anch’esso custode del confine, e poi le fortezze militari, dalla Tagliata della Scala al Forte Leone. Ritorna la parola confine, ancora una volta: confine antichissimo fra noi e loro, punto di rottura e punto di incontro durante l’epoca del commercio del legname, luogo di sosta e passaggio dei soldati, ora solo passaggio di auto sfreccianti verso le piste innevate di chi ha imparato a fermare i loro conducenti. È arrivato il momento di sfruttarlo questo confine, di iniziare a dialogare e di far emergere le nostre potenzialità, facciamo rete, ecomuseo, impariamo ad amare il nostro territorio, ascoltarlo e riprodurre la cultura. Solo allora diverrà il “territorio che vorrei”. Una manifestazione tutti insieme di Denis Cambruzzi, presidente della Pro Loco di Fonzaso La manifestazione che vorrei è una grande manifestazione che vede coinvolto nell’organizzazione un intero paese, dove tutti, cittadini e associazioni collaborino con uno scopo comune: la buona riuscita della manifestazione, una manifestazione che ognuno in cuor suo sente propria, una manifestazione fatta per il paese e con il paese. Mi vengono in mente diverse realtà, anche molto vicine a noi, che in occasione di particolari manifestazioni (vedi ad esempio il palio di Feltre, oppure i decennali ad Arten solo per citarne alcuni) vedono coinvolte intere comunità impegnate a lavorare, anche partendo parecchi mesi prima, per arrivare a gestire l’evento nel migliore dei modi e migliorandolo di volta in volta. Purtroppo però questo sogno si infrange con la dura realtà del comune di Fonzaso, dove manca quello spirito di unione, a cominciare dalle associazioni, che servirebbe a mettere in piedi una manifestazione di tale livello. Tutti troppo impegnati a guardare il proprio orticello, attenti che nessuno ci “guadagni” più dell’altro, sicuri che qualcuno stia tentando di fregarli, opponendosi e boicottando le decisioni prese a maggioranza solo perché diverse dalle proprie. Se le associazioni non riescono a mettersi d’accordo tra di loro sul come e sul quando organizzare una semplice festa del volontariato di una giornata, come possiamo pretendere che nella comunità possa cominciare a sorgere quello spirito unitario per organizzare una manifestazione tutti insieme? Continueranno così ad esserci miriadi di manifestazioni medio-piccole che non riusciranno mai a decollare e finiranno per scomparire piano piano, perché arrivate ad un certo livello avranno bisogno non di una sola associazione per gestirla, ma bensì di due, di tre, di quattro o più. A dire il vero però qualche anno fa il tentativo di organizzare un manifestazione comune c’è stato ed era anche riuscito bene, poi però sono emersi i soliti dissapori e l’esperienza non è più stata riproposta: questo però lascia ben sperare sul fatto che se c’è la volontà una manifestazione tutti insieme si possa fare, basta solamente che ognuno di noi abbia il coraggio di guardare oltre la recinzione del proprio giardino. ...sci alpinismo, free-ride, trekking, arrampicata, alpinismo, boulder, corsa in montagna, tempo libero, ciaspe, lavoro in quota/disgaggi... Via Dante Alighieri, 14, a Feltre - Tel. e fax: 0439.304341 - www.lineaverticale.it 18 La Theka Anno 2010 - N. 9 Lesbiche e gay Una vita “fuori dal Comune?” di Giacomo Guccinelli, Responsabile Nazionale Rete Giovani Arcigay dalle proprie realtà d’origine spesso opprimenti, proprio per questo agevolati in una più libera espressione delle proprie identità. L’Arcigay a Pisa è una realtà molto ben strutturata, di consolidata e pluriennale esperienza; associazione che mi ha saputo dare gli strumenti per capire e per parlare con facilità e consapevolezza di identità e cultura omosessuale. Per me essere un gay visibile, da anni anche nel mio paese d’origine, si è rivelata una grande fortuna. Di me lo sanno tutti: mia madre e mio padre, che, tra le altre cose, ogni anno condividono con me la bellissima esperienza del Pride, la nonna, il nonno, zii, amici, cugini, insomma, un po’ tutti. La mia speranza è che in futuro siano in molti i giovani che possano dirlo banalmente a chiunque trovandosi a chiacchierare del più e del meno. Scoprire serenamente questa componente, che è una delle tante che concorrono alla formazione della mia identità, ha in parte modificato e arricchito il modo di relazionarmi con gli altri e di conoscere me stesso, rendendomi più aperto e disponibile al confronto con ogni tipo di differenza; il poter parlare liberamente e con serenità del mio universo affettivo mi permette di vivere rapporti molto rilassati con chi mi circonda; questo ovviamente ha un valore anche politico: c’è tanto bisogno di parlare con consapevolezza di queste tematiche, quando la maggior parte dei media contribuisce a diffondere disinformazione rafforzando stereotipi e pregiudizi. Nessuno decide di essere gay o lesbica, possiamo scegliere però la via della conoscenza e del confronto con chi percepiamo differente da noi: se ci informassimo solo un po’ oltre a quanto ci è costantemente detto, se solo ascoltassimo le persone oltre il pregiudizio, lo stereotipo e la paura di ciò che spesso temiamo di essere, e imparassimo tutte e tutti a considerare le persone nelle loro differenze un’ inesauribile fonte di arricchimento, contribuiremo sicuramente alla creazione di una società più sicura e inclusiva dove ogni differenze goda di piena cittadinanza. Probabilmente tutti voi conoscerete Arcigay, almeno per nome. Se cercate uno spazio alternativo dove possiate esprimere con serenità la vostra identità nelle sue più differenti declinazioni e contemporaneamente dare forza al vostro slancio nel costruire una società più accogliente, inclusiva e più attenta al rispetto delle persone e dei loro diritti, credo che il comitato Arcigay più vicino sia lo spazio che fa per voi. Per me è stata ed è tuttora un’esperienza davvero ottima! È anche grazie agli strumenti che Arcigay mi ha saputo fornire se oggi posso essere orgoglioso di manifestare pienamente e senza paura la mia identità. Per qualsiasi informazione non esitate a contattarmi a: [email protected] “Before you echo Amen in your home or place of worship, think and remember. A child is listening.” Mary Griffith. Prodotti Biologici Pane, Frutta e Verdura, Cereali, Legumi e Frutta Secca Sfusi Alimenti per Intolleranti, Detergenti e Cosmetici, Articoli per l’Infanzia Via Boscariz, 3 - Feltre - BL Tel. 0439.305189 - www.biobrothers.it Siamo vicini ai parcheggi dello Stadio 19 Uno sguardo oltreconfine “Sei originario di una delle tante cittadine di provincia che anche nel nord Italia rendono difficile per i ragazzi gay e le ragazze lesbiche trovare contatti e amicizie…vuoi raccontarci la tua esperienza di adolescente?” Questa pressappoco è la domanda che mi fu posta a bruciapelo qualche mese fa durante un’intervista. “Nei piccoli centri i gay non esistono!” Questo avrei voluto rispondere provocatoriamente al giornalista pensando appunto al mio passato di adolescente cresciuto in un paesone tra Liguria e Toscana. Certo una cittadina calma, bella, tranquilla e confortevole ma, ahimè, come tanti piccoli centri belli e confortevoli anche poco abituata e comprensibilmente restia al confronto con le differenze in generale, e, in modo particolare con le realtà gay, lesbica e trans. Ho scoperto la mia identità di ragazzo gay all’età di 21 anni: prima, quando non ero ancora all’Università, a scuola, era difficile che si sentisse parlare di gay se non in modo negativo. “Gay” o “lesbica” sono spesso insulti come altri e nemmeno i compagni, così i professori, si preoccupano troppo di capirne il significato. E’ una realtà altra, lontana, semplicemente non contemplata. “Allora ce l’hai la ragazzina?” Questo spesso ti chiedono amici e parenti in tutta tranquillità mentre tu cerchi di inventare una risposta. Spesso senti dire che “certe cose vanno fatte in privato” e non capisci come mai si debba censurare l’affettività che nel quotidiano la maggioranza delle persone manifesta liberamente: dal tenersi per mano, al parlare senza vergogna del proprio partner o della propria partner. Si punta il dito contro “l’ostentazione” quando non ci si accorge che spesso non è che una quotidianità a cui non siamo abituati. E assisti ogni giorno al “coming out” dei tuoi amici quando si lasciano scappare un apprezzamento su una bella ragazza o parlano del week end trascorso con la fidanzata e, mentre “da ragazzi” ti danno del finocchio perché non hai nulla da raccontare, tu aspetti il momento di innamorarti come tutti ma qualcosa sfugge sempre e pensi di essere solo. Questo, com’è capitato a me, ascolta spesso un adolescente in crescita, specialmente se si vive in piccoli centri, poco educati a confrontarsi con le differenze. Non sono solo i pestaggi a far male, spesso sono frasi dette in tutta tranquillità, spesso atteggiamenti che crediamo innocui, legati alla paura e all’ignoranza della parola “gay”. Tutto ciò spinge molti e molte adolescenti, a non accettarsi pienamente, a reprimere o esprimere la propria identità in modi spesso clandestini interiorizzando una percezione sbagliata di sé. “Io non mi innamorerò mai” questo è quanto mi sono ripetuto finché, a Pisa, mi sono innamorato del mio primo ragazzo! Ammetto che Pisa è una realtà privilegiata: città universitaria, multiculturale, piena di studenti e studentesse fuori sede, lontani Uno sguardo oltreconfine La Theka Anno 2010 - N. 9 A chi appartengono le istituzioni? di Enzo Trentin Tramite la Costituzione noi autorizziamo i politici solo a creare le leggi che ci servono; non siamo noi a servire loro o la legge. La democrazia nasce per liberare la popolazione dall’oppressione di una casta dominante. La democrazia quindi ha un fine preciso e molto concreto: impedire che la popolazione subisca passivamente un’autorità superiore. Allora niente più dominatori, i sudditi diventano cittadini, diventano essi stessi la massima autorità e quindi si autogestiscono. Come realizzare una simile forma di governo? Dall’antichità ci giunge il sistema diretto, nel quale tutti i cittadini si riuniscono in una assemblea e prendono le decisioni in modo collettivo. In buona parte della Svizzera succede ancor oggi. Tuttavia nei moderni stati nazionali, non potendo riunire in una sola assemblea migliaia di persone si è introdotto il metodo indiretto. Ora i cittadini non partecipano all’assemblea ma inviano dei rappresentanti che lo faranno al posto loro. Però se i cittadini delegassero tutti i loro poteri ai rappresentanti, questi diverrebbero la nuova massima autorità, segnando la fine della democrazia. I cittadini-elettori-contribuenti devono invece mantenere, la propria sovranità conservando il potere di sostituire, in qualsiasi momento, i propri rappresentanti in caso li deludano, ed accettare o rifiutare le leggi che non li soddisfano. Per essere eletti – oggi - non serve rappresentare i cittadini. È necessario procurarsi adeguati finanziamenti per le campagne elettoral-propagandistiche. Oppure per manipolare l’informazione sui mass-media. Bisogna inoltre entrare nella lista dei candidati controllata in genere dai partiti e non dagli elettori. Vince le elezioni chi meglio riesce a circuire il cittadino medio. Ma… imbrogliare qualcuno è il contrario di rappresentarlo! Eccoci ridotti ad una vuota alternanza fra due falsi schieramenti uniti nella conservazione del potere. Oggi, nel nostro Paese, non siamo in grado di eleggere liberamente e consapevolmente i nostri rappresentanti, né tantomeno rimuoverli. Per definizione allora non viviamo in una sistuazione democratica. Prendiamo un altro esempio: gli Enti locali (Comuni e Province). Grazie al Decreto legislativo 267-2000 tali Enti si sono dotati di uno Statuto. L’equivalente della loro piccola Costituzione. Anche qui si riscontra subito un’illegittimità, se stiamo a quanto scritto da Thomas Paine [l’ideologo della rivoluzione americana] in “Rights of man” – 1791: «Una costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto di un popolo che crea un governo: un governo senza costituzione è un potere senza diritto… Una costituzione è antecedente ad un governo: e il governo è solo la creatura della costituzione» In altri termini: i cittadini-elettori-contribuenti possono accettare che gli Statuti siano redatti (come avviene) dai Consigli comunali e provinciali, ma dev’essere chiaro che ad accettarne o rifiutarne la loro legittimità debba essere quel popolo sovrano previsto dal Comma 2, dell’art. 1 della Costituzione, attraverso un apposito referendum, e non già da chi li ha redatti ed esclude ogni intervento del legittimo “sovrano”. Non è più accettabile che attraverso le elezioni i citrtadini firmino una cambiale in bianco ai cosiddetti “rappresentanti”. I cittadini comincino ad esercitare quella “Sovranità” che hanno – esempio tra i tanti - i cittadini svizzeri, bavaresi, statunitensi, i quali utilizzano i referendum «d’iniziativa» e «di revisione» su materie nelle quali il Consiglio comunale e provinciale hanno competenza deliberativa e che riguardano gli interessi dell’intera comunità. Per «iniziativa», s’intendono azioni tese ad imporre a Sindaco, Giunta e Consiglio comunale ed omologhi provinciali, deliberazioni su argomenti che interessano l’intera comunità. Per «revisione», s’intendono quelle deliberazioni che, già assunte dalla P.A., si vogliono prese con differenti norme. Così facendo la maggioranza dei cittadini è in grado di imporre la propria volontà ai “rappresentanti”. Cittadini responsabili e minoranze in buona fede, una volta erlaborati i progetti, le proposte di delibera d’iniziativa popolare, le petizioni, o i referendum; tutti strumenti che appartengono agli “Istituti di partecipazione popolare” previsti dal Decreto legislativo 267-2000, potranno dare sostanza alla vera democrazia. Infine, appare contrario a qualsiasi princìpio democratico che una qualsiasi maggioranza Consiglieri comunali e provinciali (che è in ogni caso una minoranza della popolazione) si arroghi la facoltà di deliberare a proprio insindacabile giudizio. I cittadini eleggono, e pagano, un certo numero di “rappresentanti” per delegare loro alcune decisioni; costoro vogliano deliberare come credono, anche quando gli elettori, attraverso il referendum o gli altri strumenti della democrazia diretta, intendono decidere da sé? È dal 19° secolo che i “rappresentanti” utilizzano argomenti contro la democrazia diretta e contro l’estensione del voto maschile (inizialmente per mancanza d’istruzione o di censo), come pure contro la parità dei diritti politici per le donne. In generale il diritto di elezione e l’uguaglianza dei diritti politici per donne e donne è stato raggiunto. Ciò nonostante le vecchie idee e gli argomenti speciosi continuano ad essere proposti contro il diritto generale di votare su questioni per mezzo degli strumenti di democrazia diretta. L’assimilazione della democrazia è rallentata da costoro, di certo non può essere fermata. Trasporti e Depurazioni Centro di Smaltimento Rifiuti Espurgo Fognatura Zatta S.r.l. - Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 35/B - Feltre (BL) Tel. 0439.304950 - Fax 0439.304960 - www.zattadepurazioni.it - e.mail: [email protected] 20 La Theka Anno 2010 - N. 9 Bilancio preventivo comunale: l’importante è partecipare! di Nevio Meneguz La libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber. Nel contesto in cui viviamo la partecipazione sembra non essere più una pratica così diffusa; la disaffezione verso la politica da parte di ampi settori della società è palese; lo scontro rischia di prendere il posto del confronto. Quali possono essere gli strumenti da attivare per riavvicinare cittadini e istituzioni? Il Bilancio partecipativo (o “partecipato” anche se i due termini non sono affatto sinonimi) può rappresentare a mio avviso una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria comunità. Si tratta di un processo volontario, non previsto da leggi, che le amministrazioni mettono in essere per condividere con tutti i portatori di interesse di un territorio le scelte di ripartizione delle risorse finanziarie destinate a servizi e investimenti. Attraverso incontri organizzati in gruppi tematici, cittadini, associazioni e altri enti sono chiamati ad esprimere le loro preferenze sugli obiettivi previsti nel bilancio. Il fine è certamente dar forma al bilancio preventivo del Comune, ma soprattutto creare il luogo dove cittadini e istituzioni costruiscono insieme la scala delle priorità di spesa dell’Amministrazione. Al termine del percorso il bilancio, che tiene conto delle indicazioni dei gruppi territoriali, viene approvato dal Consiglio comunale. Si tratta quindi di un processo attraverso cui si può ricostruire il concetto di “bene comune”, in una logica di dialogo tra territorio e istituzioni. Solitamente i Comuni, visti i vincoli di bilancio cui sono tenuti, riconoscono alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini la possibilità di incidere su una certa percentuale del Bilancio comunale. Nel caso di Porto Alegre, città di 1,3 milioni di abitanti (Stato di Rio Grande do Sul in Brasile) in cui si è registrata a partire dal 1989 l’esperienza più significativa di bilancio partecipativo, si è partiti dal 10% del bilancio comunale per arrivare al 25%. In Italia, il Bilancio partecipativo ha visto una decisa diffusione a partire dalla fine degli anni ‘90. Vi sono a mio parere ulteriori aspetti positivi di questa forma di partecipazione sociale al bilancio preventivo di un Comune: assicura consenso agli amministratori, consente potenzialmente di rispondere a bisogni e risolvere problematiche particolarmente sentite con la priorità necessaria e favorisce l’emersione di sofferenze nascoste. È vero, motivare alla partecipazione sarà difficile all’inizio, sicuramente impegnerà di più amministratori e cittadini, ma il gioco vale la candela. Soprattutto in una comunità come quella di Fonzaso in cui il numero di abitanti e le ridotte distanze favoriscono la consultazione. Per concludere sono convinto che in tempi in cui la drastica riduzione delle risorse sta mortificando le casse comunali l’alleanza tra cittadini e istituzioni non possa che portare a esiti positivi, quantomeno per cementare il capitale sociale di cui la comunità ha estremo bisogno. di Elisa Trimeri La “Bolognina” non è un piatto tipico emiliano, né tantomeno una squadra di calcio per dilettanti: si tratta, invece, di una zona di Bologna nota fino a qualche tempo fa per l’alta densità di popolazione cinese (a cui deve anche l’inelegante soprannome Bolochina) e perché ospitava un grande mercato ortofrutticolo coperto. Proprio in quest’area nel 2008 l’ex amministrazione Cofferati ha deciso di tentare un esperimento di democrazia e pazienza a cui ha dato il nome di “Urbanistica Partecipata”. Gli ingredienti di questo strano metodo di costruzione del territorio sono stati: 30 ettari di terreno da riqualificare, un quartiere ad alta densità abitativa, un manipolo di urbanisti, qualche facilitatore e una squadra di costruttori edili determinati. E fogli di carta, pennarelli indelebili e molte bottiglie d’acqua per dissetare le gole arse e raffreddare le teste calde. Questo è servito per far partire un progetto di riqualificazione di un terreno a due passi dalla stazione sul quale si erano fatti molti progetti senza mai incontrare il favore dei residenti o dei costruttori. Se i primi volevano un parco, i secondi volevano sfruttare al massimo le possibilità edificatorie e creare palazzi e appartamenti. Per mettere d’accordo tutti il è nato il “Laboratorio di urbanistica Partecipata Bolognina Est” che si è svolto in tre fasi principali: incontri tra tecnici e residenti con raccolta di idee e testimonianze, sopralluoghi nelle aree interessate, stesura di progetti condivisi. Con competenza e maniche rimboccate, gli urbanisti hanno riunito i residenti (coinvolgendo tutte le fasce di popolazione) in assemblee in cui ognuno poteva esporre il proprio parere, mettendo sul campo sogni e possibilità. In seguito, hanno eseguito con gli interessati dei sopralluoghi sulle aree da riqualificare, per far capire da vicino di che cosa si trattasse. Infine, tutti si sono seduti attorno ad un tavolo ed hanno scritto un progetto che andasse bene per il Quartiere e per i costruttori, per gli immigrati e per gli anziani, per il Comune e per le Associazioni. Durante le assemblee ognuno è stato invitato a portare la propria idea: chi voleva il parco, chi il parcheggio, chi la pista ciclabile, chi l’edificio con case a basso costo. Di riunione in riunione, si è trovata una mediazione, si sono valutate le ipotesi e si è scritto un piano di riqualificazione che ora verrà realizzato, dando concretezza ai sogni dei residenti e alle idee dei costruttori. Grazie all’urbanistica partecipata, i cittadini hanno avuto la possibilità di scegliere come volevano venisse rimessa a nuovo un’area del loro quartiere e l’hanno fatto assumendosene responsabilità e conseguenze: toccherà, infatti, ad un’associazione di residenti pensare alla gestione e manutenzione del parco pubblico che sorgerà in una parte del terreno. I costruttori, invece, hanno guadagnato una diminuzione dei tempi di lavoro, dovuta al fatto che il progetto è stato scritto con i cittadini quindi non sorgeranno comitati contro i cantieri né si cercherà di fermare le ruspe. Il Comune ha investito in questo laboratorio finanziando i mediatori e gli urbanisti ma ottenendo cittadini soddisfatti ed un progetto per un’area che era da anni al centro di polemiche. Una riunione in più, una lamentela di meno: a conti fatti, questo sembra essere uno strumento utile anche per “Il Comune che vorrei”. 21 Economia e lavoro Come si costruisce un quartiere partendo dagli abitanti Economia e lavoro La Theka Anno 2010 - N. 9 Il lavoro che vorrei di Annalisa Gaio Il mondo del lavoro al giorno d’oggi lascia spazio alla creatività delle persone come mai era successo prima. Dà la possibilità di interagire con chiunque, vicino o lontano, utilizzando tecnologie sempre più avanzate. Lo scambio di dati, informazioni, conoscenze è alla portata di tutti e ad una velocità incredibile. Ma non ce ne rendiamo conto. Le nostre amene vallate, ricche di tradizioni, di paesaggi meravigliosi, di usanze che fanno parte del nostro passato rischiano di metterci le catene. Di renderci miopi al mondo che c’è al di là. Ci stiamo crogiolando al ricordo di come era “una volta”, quasi nostalgici del vivere quotidiano dei nostri genitori o nonni. E allo stesso tempo accusiamo il presente di essere incerto, insicuro, di non darci “garanzie”. Forse che i nostri nonni avevano garanzie? Quando partivano con le loro valigie di cartone? Lasciando la famiglia senza sapere se l’avrebbero rivista? Ho visitato Ellis Island a New York qualche settimana fa. Era la porta d’ingresso per entrare negli Stati Uniti d’America. Ho visto le foto di migliaia di emigranti, molto commoventi, i loro volti trasmettevano paura, incertezza, ma allo stesso tempo tanta speranza, tanta forza di ricominciare, di rimettersi in gioco. Per poter ottenere quel LAVORO CHE VOLEVANO, che tanto desideravano. Oggi pochi hanno il coraggio di mettersi in gioco. Pochi hanno la forza per partire, per imparare una lingua straniera, o per cercare un lavoro all’estero. Pochi hanno anche le idee chiare sul lavoro che vorrebbero. Molti si lamentano che non ci sono gli aiuti per i giovani. Mia nonna rideva sentendo questa affermazione. Non so se lo faceva per la tristezza che risvegliava in lei. Certo non avrebbe augurato a nessuno la vita che aveva avuto. Ma capiva che i giovani non si rendono conto di ciò che la vita ha regalato loro: nessuno ha mai sofferto la fame, nessuno è analfabeta o senza istruzione. Tutti possono avere IL LAVORO CHE VORREBBERO. Ma ci vuole grinta, coraggio, voglia di fare, bisogna mettersi in discussione ogni giorno, bisogna investire su se stessi. Nessuno ti regala niente. Quanti giovani conoscono bene l’inglese? Quanti hanno fatto esperienze in altri paesi, hanno conosciuto usanze, hanno vissuto o lavorato con persone straniere? Quanti hanno avuto il coraggio e la voglia di partire per vedere, capire, imparare qualcosa di diverso dal nostro vivere quotidiano? Perché la forza di tutto questo è poi il poter tornare ricchi dentro per creare qui qualcosa di nuovo, di diverso. Oggi non devono più esserci emigranti ma solo viaggiatori che raccolgono il meglio dalle loro esperienze per poi adattarle e ricostruirle qui, in questi luoghi che sembrano non essere toccati dal mondo ma che invece, per i loro confini fisici e ideologici, ne vengono esclusi. I limiti non esistono più, sono solo le persone che li vedono per crearsi così delle false giustificazioni al fatto che non hanno la capacità o la volontà di mettersi in gioco. Forse perché non ne hanno mai avuto bisogno. Ma i momenti di crisi servono anche a questo: fanno pensare, fanno capire e forse fanno partire chi ha pensato e capito di più perché finalmente ci si rende conto che nella vita ognuno deve avere un obiettivo da raggiungere, un lavoro con il quale sentirsi realizzato. Un futuro di pace di Giuseppe Lira Destinazione Russia 1941. Partiti diversi fonzasini. Tornati: UNO. “Durante il fronte fermo non ci sono stati molti problemi, cibo a sufficienza e non troppi attacchi da parte dei partigiani russi, ma con la ritirata (gennaio 1943) sono iniziati i guai. Del nostro battaglione siamo partiti in 1314 e solo 239 sono tornati a casa. Questi non sono numeri a caso, sono numeri ben impressi nella mente anche a distanza di più di 50 anni. In tre mesi abbiamo percorso 1500 chilometri a piedi, con il freddo che arrivava anche a meno quaranta, con le bufere di neve e con i partigiani russi sempre in agguato. Ho visto tanti miei compagni fermarsi sul ciglio della strada per riposarsi e mai più alzarsi. Piano piano ci siamo liberati di armi e di cose superflue per essere più leggeri e capitava spesso che qualcuno calpestasse le bombe a mano abbandonate da altri militari ed esplodessero. I cadaveri lungo la strada non spaventavano più, anzi quasi ti incoraggiavano a proseguire perché tu non ti eri ancora fermato. Le tormente ti portavano la neve sul viso e non avevi nulla da proteggerti, nemmeno le scarpe che erano consumate, per questo ci avvolgevamo ai piedi delle coperte, rubate in qualche isba abbandonata. Rubavamo il cibo ai poveri contadini russi perché non sapevamo come sostentarci. Quanta fame e quanto freddo abbiamo patito. Ancor oggi sogno quella lunga e maledetta ritirata. “Ho fatto quest’intervista ormai 15 anni fa ed avevo dovuto insistere affinché mi raccontasse della ritirata. All’inizio c’era imbarazzo da entrambi le parti, io non osavo chiedere nulla e Luigi come volesse non ricordare. Poi piano piano ha iniziato il suo racconto. Ero abituato a vederlo come un uomo rigoroso, silenzioso, quasi autoritario e mi faceva un certo che vederlo emozionarsi con il racconto, quasi stesse rivivendo la ritirata. Alla fine del nostro incontro la moglie Adelina mi disse che ero stato uno dei pochi a cui avesse raccontato queste sua drammatica esperienza. Luigi Baldissera è ritornato e mi ricordo che mi congedò con un “no alla guerra per l’amor di Dio”. 22 La Theka Anno 2010 - N. 9 Vorrei quella mucca di Andrea Pasa nel 2010 e a superare le 430 adozioni durante l’estate scorsa”. Qual è l’obiettivo del progetto? “Questo progetto vuole dare un sostegno concreto al lavoro di malghesi e pastori che durante l’estate con sacrificio ed impegno rimangono in malga per poter assicurare al loro bestiame di poter pascolare su prati verdi, anziché rimanere nelle stalle del fondovalle e nutrirsi di foraggio e mangimi. Rispetto ai primi anni le adozioni sono aumentate in modo consistente. Il progetto ha riscosso successo non solo tra i bambini ma anche tra gli adulti”. Il fatto di ricevere i prodotti caseari della mucca adottata diventa quindi motivo per conoscere le vostre montagne? “Certamente, chi adotta una mucca ha diritto di ricevere un quantitativo di formaggi caseari a patto che si presenti di persona almeno una volta durante l’estate a trovare la sua mucca adottiva. Spesso l’adozione diventa quindi l’alibi per una gita in montagna, per una passeggiata sui pascoli o per trascorrere qualche ora all’aria aperta con tutta la famiglia. I formaggi e gli altri prodotti di malga che si ricevono esibendo l’attestato di adozione permettono di portarsi a casa i sapori e i profumi delle nostre montagne”. La crescita della qualità di vita della montagna ha avuto luogo grazie ad una forte coscienza comunitaria della popolazione montana. E’ ancora il punto di partenza per il lavoro ed il turismo del futuro? “Il legame con la montagna è sicuramente ancora forte nelle popolazioni montane, ecco perché lungo tutto il Lagorai le malghe continuano ad esistere e a produrre formaggi di pregio. La montagna implica dei sacrifici, ma offre comunque occasioni di lavoro; nel nostro territorio abbiamo un esempio di scelta di vita particolare di due giovani, lui insegnante di chimica, lei maestra, che vivono in alta quota e si dedicano alla vita di malga”. Quali politiche o strategie possono essere intraprese per mantener vivo il tessuto economico-turistico dei nostri territori? “È indispensabile puntare su progetti che esaltano gli aspetti legati alla natura, e a preferire le costruzioni che si inseriscono armonicamente nel paesaggio. Nella nostra zona sta andando molto bene il progetto Vacanze in baita, che propone il pernottamento in antichi masi ristrutturati e immersi nel verde, che ben si prestano a vacanze rilassanti o romantiche. Altra iniziativa che da anni stiamo sostenendo è la valorizzazione dei prodotti km 0, quei prodotti cioè che non perdono freschezza durante il trasporto, perché provenienti direttamente dalle nostre zone. Siamo particolarmente attenti a spingere che i prodotti locali vengano consumati prevalentemente nei luoghi di produzione e presso le strutture ricettive di zona”. Crede sia possibile la nascita di un’aggregazione fra vecchia e nuove generazioni per la creazione delle attività del futuro? “Partendo dall’esperienza delle generazioni passate si può sicuramente imparare a condurre una vita più genuina e dai ritmi più naturali, attraverso la rivalutazione e la promozione degli antichi mestieri. I lavori di malghesi e pastori sono attività che vengono portate avanti in famiglia di generazione in generazione, ma con un’ottica proiettata al futuro: le malghe di oggi si affidano infatti sempre più alla comunicazione in internet, attivando siti internet e riuscendo ad interagire con i clienti tramite le mail. Le diverse generazioni si incontrano poi nelle fattorie didattiche, dove gli anziani insegnano ai più giovani l’arte della caseificazione, la gestione del bestiame e delle stalle, la fienagione e il gusto di sedersi attorno a un focolare a chiacchierare”. 23 Economia e lavoro Adotta una mucca: un’iniziativa per far conoscere le montagne della Valsugana e del Lagorai. E’ pensiero comune che vivere nelle nostre zone sia bello e salutare, ma tutto sommato limitante in quanto non vi sono molte opportunità di lavoro. Soprattutto in questo momento storico caratterizzato da una forte crisi strutturale di proporzioni internazionali che sta mettendo sempre più in discussione i vecchi concetti di sviluppo basati sulle grandi industrie. Vediamo sempre più persone senza un lavoro perché le grandi aziende, un tempo enormi bacini di assorbimento di manodopera e produttrici quindi di ricchezza, stanno abbandonando i nostri territori inseguendo progetti di delocalizzazione più convenienti se non addirittura chiudendo i battenti. Un piccolo esempio di risposta alla crisi può essere un progetto originale nato qualche anno fa in Valsugana che tende alla valorizzazione del territorio riscoprendo i valori e i lavori di un tempo mescolati però all’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici come internet. L’idea si propone di permettere l’adozione delle mucche in malga! Sentiamo quindi da Ilaria Sordo, ideatrice dell’iniziativa, maggiori dettagli. In cosa consiste l’iniziativa e cosa bisogna fare per adottare una mucca? “Adotta una mucca è un’iniziativa che mira a far conoscere e valorizzare le malghe e i prodotti caseari della Valsugana e del Lagorai. Dal depliant o dal sito dell’APT Valsugana www.valsugana.info è possibile scegliere una delle 140 mucche adottabili – ognuna dotata di foto e nome – e con un contributo di 60 euro procedere con l’adozione. Per ogni adozione 10 euro vengono destinati a progetti di beneficenza rivolti ai bambini, mentre 50 euro vanno alla malga per il mantenimento estivo della mucca adottata. Durante il periodo dell’alpeggio – indicativamente da metà giugno a metà settembre - la famiglia adottante ha diritto di andare in malga, esibire il certificato di adozione, e ritirare prodotti caseari per un valore di 50 euro”. Quando e come è nata l’idea di permettere l’adozione delle mucche? “L’idea è nata nel 2004 con la mia tesi di laurea: cercavo un’iniziativa nuova ed originale che potesse valorizzare il territorio in cui vivo e le sue infinite potenzialità, promuovendo un turismo a contatto con la natura e con le antiche tradizioni. Siamo partiti infatti con 9 malghe aderenti nel 2005 e un totale di 29 adozioni per il primo anno e siamo arrivati a coinvolgere 14 malghe Libri, musica e cultura La Theka Anno 2010 - N. 9 In volo libero Intervista a Maurizio Bottegal, campione di parapendio di Diego Toigo Più di venti titoli vinti a livello nazionale e internazionale, da dieci anni nella squadra nazionale di Parapendio, Maurizio vive con la testa fra le nuvole e con il cuore fortemente legato alla sua terra. Dopo tanti anni per aria, il primo volo te lo ricordi ancora? “Perfettamente, fu nell’estate del 1987 sul Monte Avena durante uno dei primissimi corsi di volo libero. Ricordo una grande emozione e una bella paura: dopo il primo volo ne feci altri due lo stesso giorno e poi non ho più smesso. Nei due anni seguenti in ogni momento libero ero per aria a rincorrere le nuvole, facevo l’elettrauto a Mezzano e spesso sulla porta chiusa dell’officina mettevo il cartello torno quasi subito! Allora il mio mito era un carrozziere francese che riuscì a diventare test-pilot per una ditta che realizza vele, mi sembrava impossibile ma già nel ‘91, grazie ai buoni risultati nelle gare, arrivai anch’io a vivere della mia passione: conduco diversi tipi di corsi, collaboro con ditte di abbigliamento tecnico e riviste del settore e collaudo i parapendio della ditta tedesca Swing di cui sono unico rivenditore in Italia”. Hai volato nei cieli di mezzo mondo ma sei sempre tornato sul Monte Avena. “Effettivamente per me il monte Avena è sempre stato un punto di riferimento, ho vissuto alla base di tutti i suoi versanti, dal Primiero sono passato a Fonzaso e ora a Foen e devo dire che pur avendo visto tanti splendidi cieli in tutto il mondo penso che questo sia il miglior posto al mondo per volare sia per comodità logistica che per le condizioni climatiche: la primavera è perfetta per volare sulla vallata feltrina, in estate si può volare sulle Dolomiti, dalle Pale di San Martino fino al Sella con degli scenari assolutamente meravigliosi e per l’inverno c’è la zona di Bassano e Borso del Grappa. Viviamo al centro di un vero paradiso per il volo libero, ma purtroppo le amministrazioni locali non hanno ancora capito le potenzialità turistiche di questa disciplina. Prendiamo ad esempio il trofeo Guarnieri che da 25 anni richiama sul Campon d’Avena piloti da tutto il mondo: trovo incredibile che fino ad oggi gli unici a considerare questo grande evento una risorsa turistica siano stati degli imprenditori privati; lo stesso discorso vale per la Festa del Volo, la cui prima edizione si è svolta a Fonzaso e che poi si è trasferita in Birreria Pedavena per la totale indifferenza e mancanza di appoggio da parte dell’amministrazione comunale. Nella nostra provincia continua a mancare una mentalità turistica che sappia valorizzare risorse alternative ai soliti canali tradizionali, discipline in piena crescita come il volo libero, l’arrampicata sportiva, il kayak, il turismo equestre vengono ancora considerate più dei semplici passatempi che delle risorse turistiche. Eppure basterebbe solo guardare agli esempi che abbiamo intorno: a Borso del Grappa nei fine settimana è impressionante il numero di vele colorate che si stagliano in cielo e qui è partito tutto da un’idea di un privato che ha realizzato una zona di atterraggio davanti al suo hotel. Oppure basti pensare alla zona del Garda dove il turismo del volo ha creato un indotto di notevolissime dimensioni grazie alla collaborazione tra amministrazioni che sovvenzionano e privati che investono in questo settore. E intanto da noi lo storico atterraggio di Arten ormai è in disuso per la mancanza di qualsiasi supporto logistico e ricettivo. Penso che l’unico modo per far cambiare questa tendenza sia che i giovani diventino protagonisti all’interno delle amministrazioni”. Da lassù hai un punto di visto privilegiato sul nostro territorio, come lo hai visto cambiare in questi anni? “Purtroppo vedo un inesorabile abbandono delle nostre montagne, ricordo le pendici dell’Avena con i loc e le vigne, i prati del massiccio del Grappa, le eleganti geometrie dei campi nella vallata feltrino: quello che era il giardino del Veneto è stato deturpato da lottizzazioni selvagge e da aree industriali fantasma dove i capannoni rimangono vuoti. Fino a qualche anno fa dopo un temporale l’aria rimaneva limpida e tersa per almeno quattro giorni, dal Campon e dalle Vette si vedeva spesso la laguna di Venezia, adesso le giornate così sono sempre più rare perché la vallata feltrina è sempre oppressa da una cappa scura di inquinamento. È necessaria un’inversione di rotta che deve partire dai bambini, che devono crescere amando e rispettando il proprio territorio, con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo”. Reflussi Notizie Mal Digerite di Nane Matti 24 “In alcuni casi è giusto il preservativo” . Ha dichiarato il Papa lanciando un gavettone. Wikileaks: “Silvio Berlusconi è vanitoso, inefficace e incapace”. Bastava Wikipedia. Berlusconi: “Festini? Pagano ragazze per mentire”. Si è accorto che gli orgasmi erano simulati. Conseguenze disastrose per le rivelazioni di Wikileaks. Saltata la settimana bianca di Frattini. Rifiuti, rilievi del Quirinale al decreto. “Dove lo troviamo un tappeto così grande?”. Picasso: trovate 271 opere in casa di un elettricista. Non sorprende affatto con i prezzi che fanno. La Theka Anno 2010 - N. 9 Regali fuori dal comune di Marta Tres a nome di Babbo di Natale Sembra di no, ma anche per me questi tempi sono duri: non immaginate cosa significhi organizzare la spedizione dei pacchi adesso che si avvicina il periodo natalizio! Letterine che arrivano in ritardo, aiutanti che non collaborano ma, peggio di tutto, i bambini! Come sono esigenti! Un tempo si accontentavano di un libretto o una scatola di colori. Adesso iniziano fin da piccoli a chiedere regali impegnativi: anche sopra i 300euro! E mi mandano letterine con i nomi più strani: Nintendo Xl, Wii, DVD. Per fortuna c’è chi chiede anche un paio di scarpe, ma sembrano strane anche quelle: hanno le rotelle sotto! Li ho sentiti mentre raccontavano alla maestra i loro desideri: su una classe, quasi tutti vorrebbero un videogioco. È il must del momento. Tutti giocano dalle due alle quattro ore al giorno con quegli affari e smettono solo quando si sentono “troppo concentrati” oppure quando i pollici iniziano ad essere segnati dai pulsanti. Quando si stancano di giocare, il web diventa il top per passarsi il tempo: chattano con amici, giocano, visitano i siti dei telefilm. Torniamo in classe. La maestra ha chiesto se tutti fossero sicuri di richiedere regali così costosi. Ma ai bambini la crisi non tocca: tanto paga Babbo Natale! E se io, invece, mi sbagliassi di pacco? In questo caso, i bimbi non si farebbero certo prendere dallo sconforto, accetterebbero di buon grado il malcapitato regalo, purché si presenti sotto forma di confezione gigante: una scatola grande e colorata fa apprezzare anche il regalo non richiesto!(questo è un trucco che io, Babbo Natale, ho imparato da anni e anni...). Genitori, insomma, se ai vostri figli servono calzini antiscivolo e golfini, anziché videogame, metteteli dentro contenitori grandi e variopinti: la sorpresa sarà comunque gradita! I bambini hanno raccontato di scrivere a mano le letterine. Alcuni le spediscono, altri le lasciano nella buchetta, altri ancora le posano insieme a dei biscotti e un bicchiere di vino (rigorosamente rosso! A me piace il rosso!). C’è anche chi ha un papà che mi porta direttamente lo scritto con i desideri...insomma le vie di Babbo Natale sono infinite! L’importante è stimolare la fantasia e i desideri! Babbo Natale Lettere Penso che La Theka possa dare un forte sostegno alla Biblioteca della Comunità Montana Feltrina che rischia la chiusura a fine dicembre 2010. Non è certo il caso di sottolineare il significato culturale dell’esistenza di una biblioteca pubblica e di ricordare ancora una volta che in questo paese la cultura conta assai poco; lo si può constatare a livello nazionale e locale. Mentre vengono stanziate somme immense per Roma capitale, per l’inghiottitoio Catania, per un vitalizio di 4.000 (quattromila) euro mensili per i deputati che hanno trascorso alla Camera anche una sola legislatura (vitalizio che andrà ad aggiungersi alla pensione), per gli stipendi osceni dei manager pubblici, ecc…, qui pare sia impossibile trovare quei 20.000 euro circa all’anno che occorrono per mantenere in vita la Biblioteca della Comunità Montana, biblioteca che è diventata la principale di Feltre, grazie soprattutto a chi vi lavora. Non è facile essere ottimisti, ma una piccolissima speranza forse c’è ancora. Un saluto da tutti noi “La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non vale la pena di essere vissuta.” Mario Monicelli, Uomo Libero 16 maggio 1915 - 29 novembre 2010 Buon viaggio Maestro. Parrucchiera per Signora la te n e li c a u s la a tt tu a Augura elici Festività! delle F Andrighetti Loretta 25 Lettere e parole Quella biblioteca che DEVE restare Lettera di Giovanni Masi Cosa accadrà La Theka Anno 2010 - N. 9 Cosa accadrà di Elisa Trimeri ESPOSIZIONI Comune di Feltre Da domenica 5 dicembre 2010 a giovedì 6 gennaio 2011 in piazza e per le vie della città spazio alle “Fantasie di Natale” con animazioni, musica, babbi natale,teatro per ragazzi, zampognari, slitte trainate da cavalli nordici, caldarroste, cori, dolci assaggi, laboratori per bambini e negozi aperti. Comune di Mel Da venerdì 8 ottobre 2010 a giovedì 6 gennaio 2011 al Palazzo delle Contesse mostra “Luigi Cima e l’800 Veneziano”. Orario di apertura mostra: feriali giovedì e venerdì 15.00 - 19.00; festivi 10.00 - 12.30 e 15.00 - 19.00. Prenotazioni e informazioni al 333.9102177. Comune di Feltre Da sabato 6 novembre 2010 a domenica 9 gennaio 2011 alla Galleria D’Arte De Faveri in Via Mezzaterra 10/b, mostra “Dialogo senza parole” Personale di Arnulf Rainer a cura di Peter Weiermair. Orario di apertura: da martedì a domenica 15.30 - 19.30. Comune di Cortina d’Ampezzo Da venerdì 3 dicembre 2010 a sabato 29 gennaio 2011 al Palazzo del Vecchio Municipio mostra “Vajont: per non dimenticare” raccolta di fotografie, ritagli di giornali e di cartoline dell’epoca. Orario di apertura: 10.30 - 12.30; 16.00 19.30. Comune di Feltre Da domenica 19 dicembre 2010 a domenica 24 aprile 2011 alla Cooperativa Arcobaleno ’86, Loc. Casonetto mostra “Ritorna Bambino” con esposizioni tematiche: Museo dei Sogni, Memoria, Coscienza, 2000 Presepi da 150 paesi del mondo. Orario di apertura: tutti i giorni dalle 09.00 alle 19.00. Eventi e manifestazioni Gennaio 2011 Comune di Pedavena Sabato 8 gennaio 2011 ore 21.00 in Birreria Pedavena una serata tra rock e blues “Smoky Pigs” in concerto. Comune di Belluno Sabato 8 gennaio 2011 ore 20.45 al Teatro Comune di Belluno spettacolo “L’Erodiade” di Giovanni Testori con Maria Paiato regia Pierpaolo Sepe. Info 0437.943303. Comune di Feltre Sabato 9 gennaio 2011 alla pista di Prà del Moro “Sprint Internazionale Sportful”- Trofeo Città di Feltre. Gara Spint di fondo t.l. con la partecipazione di campioni nazionali e internazionali dello sci nordico. Info www.comune.feltre.bl.it. Comune di Pedavena Venerdì 14 gennaio 2011 ore 21.00 in Birreria Pedavena note pop and rock’n’roll con il concerto del gruppo “Ostetrika Gamberini”. Comune di Belluno Sabato 22 gennaio 2011 ore 20.45 al Teatro Comune di Belluno spettacolo “E pensare che c’era il pensiero” di Giorgio Gaber e Sandro Luporini con Maddalena Crippa regia Emanuela Giordano. Info 0437.943303. Comune di Feltre Sabato 22 gennaio 2011 ore 20.45 all’Auditorium Canossiano spettacolo “Sior Tita paron” Commedia in tre atti di Gino Rocca. Regia di Stefano Boccini, con il Teatro Veneto Este - Compagnia “Città d’Este”. Info 0439.2087. Comune di Pedavena Domenica 23 gennaio 2011 ore 10.00: Ciaspalonga sul Monte Avena. Per iscrizioni: Pro Loco 0439.301943 - www.prolocopedavena.it. 26 Comune di Feltre Venerdì 28 gennaio 2011 al Palaghiaccio ore 10.00: Terza gara Free Triveneta di Pattinaggio artistico. Info: Pattinaggio Artistico Feltre 0439.2166. Comune di Belluno Domenica 30 gennaio 2011 ore 20.45 al Teatro Comunale di Belluno spettacolo “Ciao Frankie” con Massimo Lopez. Attore spalla: Giuliano Chiarello. Info 0437.948911. Febbraio 2011 Comune di Pedavena Venerdì 4 febbraio 2011 ore 21.00 in Birreria Pedavena una seratatributo ai “DIRE STRAITS”. Concerto dei “London Cafe”. Comune di Feltre Venerdì 4 febbraio 2011 ore 20.45 all’Auditorium Canossiano spettacolo “Cyrano (e il suo invadente naso)” tratto dal “Cyrano de Bergerac” di E. Ronstand. Drammaturgia e regia Carlo Presotto, con “La Piccionaia - I Carrara”. Info 0439.2087. Comune di Feltre Sabato 19 febbraio 2011 ore 17.30 all’Auditorium Canossiano spettacolo “I Tre Porcellini” ispirato alla fiaba dei fratelli Grimm con il Pandemonium teatro. Info 0439.2087. Comune di Pedavena Sabato 19 febbraio 2011 in Birreria si balla il buon rok italiano. Concerto dei “Gran Cafè Italia”. Comune di Belluno Sabato 5 Febbraio 2011 ore 20.45 al Teatro Comunale di Belluno spettacolo “I Filosofi alle Primarie”. Partite a Scacchi da Platone a Ratzinger. Info 0437.948911. Comune di Belluno Sabato 19 febbraio 2011 e Domenica 20 febbraio 2011 ore 20.45 al Teatro Comunale di Belluno spettacolo “L’Oro di Napoli” dai racconti di Giuseppe Marotta con Gianfelice Imparato, Luisa Ranieri, Valerio Santoro, regia di Armando Pugliese. Info 0437.948911. Comune di Feltre Domenica 20 febbraio 2011 ore 20.45 all’Auditorium Canossiano spettacolo “Confidenze troppo intime” di Jerome Tonnerre. Regia di Piergiorgio Piccoli, con il Theama Teatro. Info 0439.2087. Comune di Belluno Venerdì 25 febbraio ore 20.45 al Teatro Comunale di Belluno spettacolo “Promemoria” di Marco Travaglio 0437.948911. Per segnalare eventi futuri e lamentarsi perché alcuni me li son persi per strada mandare una mail a: [email protected] Mercati Settimanali Alano di Piave: Sabato Arsiè: Giovedì Feltre: Martedì e Venerdì Fonzaso: Lunedì Lamon:Giovedì Quero: Giovedì Cesiomaggiore: Giovedì Santa Giustina: Venerdì La Theka Anno 2010 - N. 9 E NCH A O T APER MENICA O LA D LE 12.30 AL FINO Nuova MACELLERIA GASTRONOMIA - SALUMERIA Insaccati di produzione propria Prodotti cotti: porchette, stinchi, lasagne, arrosti vari. a l l e n a Z o r Mau Via Quattro Sassi - Z.I. Rasai di Seren del Grappa (BL) - Per prenotazioni: 330.900672 - 0439.394851 Cassa Rurale Bassa Valsugana Per i giovani risparmiatori Per i giovani imprenditori Il risparmio va insegnato fin dalla giovane età. Ne sono convinti i responsabili della Cassa Rurale Bassa Valsugana. Da alcune settimane uno staff di collaboratori, adeguatamente formato, è impegnato nelle scuole delle località dove la banca agisce ogni giorno. La motivazione è semplice: si vuole far capire ai bambini di oggi (i cittadini e i risparmiatori di domani) l’importanza di questa buona pratica o di questo atteggiamento virtuoso per loro stessi e per la collettività. Lo si fa in modo semplice e diretto perché il risparmio va inteso sul binario duplice: finanziario e delle risorse naturali perché come si ricorda più volte “le risorse non sono infinite ed è opportuno applicare nella quotidianità della nostra esistenza un utilizzo rispettoso”. Altra iniziativa che vede partecipe la Cassa Rurale, in collaborazione con altri istituti di credito cooperativo, è Lapis. E’ l’acronimo di “Laboratorio di Progettualità Imprenditoriale e Sociale”. Ideato, progettato e coordinato dalla società Formazione-Lavoro è, da inizio millennio, un percorso formativo rivolto a giovani che fanno già il mestiere di imprenditore ma è indirizzato anche a chi intende cominciare questa attività. In occasione della riunione che ha segnato il debutto della nuova edizione è intervenuto Paolo Gonzo, direttore della Cassa Rurale Bassa Valsugana. Egli ha offerto un quadro di insieme del sistema della Casse Rurali Trentine e della realtà che opera a livello valligiano. Una rete di banche che presidia al meglio il territorio, dalle grandi alle piccole località, e che considera la persona per ciò che è e non per ciò che ha. Questo vale anche per i giovani intenzionati a diventare imprenditori e affrontare una sfida coraggiosa, a maggior ragione nel quadro economico non proprio brillante dei nostri tempi. Nonostante questo potranno sempre contare sull’apporto economico e sulla fiducia della banca di riferimento, intenzionata a essere partecipe di iniziative imprenditoriali meritevoli di essere sostenute e destinate a far crescere la comunità locale in economia e produttività. 27 Nel prossimo Numero: “Alta Infedeltà” Inviateci lettere, segnalazioni, commenti, fotografie. E-mail: [email protected] - Associazione “Oltreconfine” Via M. Vallorca, 5 - 32030 Fonzaso (BL) di Centeleghe Diego Via Cav. di Vittorio Veneto, 37 32032 Feltre (BL) Tel. 0439.303822 A mezzogiorno Pizza e menù a prezzo fisso Pesce tutti i giorni Aperto dalle 7.00 alle 2.00 di notte Sono gradite le prenotazioni Ristorante Pizzeria Via Fenadora, 39 - Z.I. Fonzaso (BL) - Tel. 0439.56012 www.lafenadora.it