Breve storia della matematica italiana nel periodo risorgimentale
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Breve storia della matematica italiana nel periodo risorgimentale
Breve storia della matematica italiana nel periodo risorgimentale Enrico Rogora 15 ottobre 2015 Nella prima metà dell’Ottocento l’Italia si trova in notevole ritardo nei confronti dei paesi europei più progrediti, come la Francia e l’Inghilterra, sia sul piano economico, sia su quello scientifico e tecnologico. Si diffonde nelle élite intellettuali italiane l’idea che per risollevare le condizioni economiche e civili del paese bisogna perfezionare le strutture educative e della ricerca, cercando di portarle al livello di quelle dei paesi più sviluppati, cfr. [139], p. 284. Una delle cause dell’arretratezza dell’Italia, oltre l’inerzia dei suoi governi alle riforme utili al progresso, è dovuta alla sua frammentazione politica. La divisione politica e civile si riflette anche in una scarsa interazione tra le società scientifiche, le scuole, le accademie, le università, le scuole militari , cfr. [139], p. 286. Nasce quindi la volontà da parte degli scienziati italiani di istituire dei congressi periodici, per incrementare gli scambi culturali nel paese e con gli altri Stati europei, con l’invito alla partecipazione di ospiti stranieri. 1 I congressi degli scienziati italiani In Europa, riunioni di scienziati erano già state organizzate in diversi paesi. Il primo congresso è organizzato in Svizzera nel 1815. Seguiranno poi la Germania nel 1822, l’Inghilterra nel 1832 e la Francia nel 1833. Il primo convegno italiano viene organizzato a Pisa nel 1839 su iniziativa del principe Carlo Luciano Bonaparte, nipote di Napoleone, ornitologo di fama internazionale, con il sostegno del granduca Leopoldo II. Gli scopi dei congressi degli scienziati italiani sono principalmente due: innalzare il livello della cultura scientifica italiana e favorire il confronto con le realtà europee più avanzate. I matematici sono in prima fila. 1 Dopo il primo congresso a Pisa, a cui partecipano 400 scienziati, il secondo viene svolto nel 1840 a Torino. Tra i 500 partecipanti vi è Babbage che presenta il suo progetto di calcolatore meccanico. Nel 1841 scrive: il mio grande obiettivo della mia visita a Torino [...] fu di sottoporre a Plana ed alcuni degli analisti italiani i principi su cui avevo basato l’invenzione di una macchina atta a realizzare l’intera parte esecutiva dell’analisi (cfr.[19], pp.64-65)1 . Nel 1841 il congresso si svolge a Firenze con 900 partecipanti. Si dibatte anche di analisi della situazione economica, istruzione popolare, riforma carceraria. Nel 1842 gli scienziati si riuniscono a Padova. A Lucca nel 1843 partecipano Jacobi, Steiner, Dirichlet, Kummer, Borchardt. Alcuni proseguono il soggiorno italiano a Roma e Napoli, allacciando significativi rapporti scientifici. Nel 1844 a Milano si verifica la legge di Ohm lungo i 25 km della strada ferrata Milano Monza. Nel 1845 a Napoli vi sono 1611 partecipanti e nel 1846 a Genova sono in 1602, tra cui, per la prima volta, studiosi dello stato pontificio. Per la riunione del 1847 si opta in un primo tempo per Bologna, ma la politica di Pio IX consiglia di cercare un’altra sede. Si sceglie allora Venezia dove, nel 1847, partecipano 1478 scienziati, alcuni dei quali vengono allontanati dal Congresso a causa delle loro posizioni politiche. Per riassumere l’importanza dei congressi degli scienziati italiani, riportiamo le parole del geologo Lorenzo Pareto, presidente della sezione Geologia in tutti i congressi. Tra le istituzioni che negli ultimi anni più grandemente concorsero a dilatare in Italia l’amore delle scienze, e a disporre gli animi degli abitatori tutti della Penisola a risguardarsi come figli della stessa Patria, niuno certo più de’ Congressi scientifici a questo santissimo scopo mirava e in parte otteneva il suo intento. Il valore simbolico dei congressi per chi guarda all’ideale di unificazione per il paese è immenso e la comunità scientifica che vi partecipa agisce di fatto come una comunità nazionale che, in nome della diffusione dei valori della Scienza, è in grado di superare ogni divisione politica. I moti del 1848 pongono fine alla breve stagione dei congressi, ma molti dei protagonisti del dibattito scientifico diventeranno protagonisti del Risorgimento, attraverso l’impegno politico e istituzionale per l’unità e la crescita del Paese e, per alcuni, anche con la partecipazione diretta ai moti rivoluzionari e alle battaglie delle guerre di indipendenza. Per esempio, tra i matematici, Brioschi 1 Le lettere di Babbage a Plana, conservate all’Accademia delle Scienze di Torino, sono state pubblicate in: Babbage C., La macchina analitica. Un secolo di calcolo automatico, a cura di M.G. Losano, 1973 cfr. p.151. 2 partecipa alle cinque giornate di Milano, Betti alle battaglia di Curtatone e Montanara, Cremona alla difesa di Venezia. Ad omaggio delle qualità morali di questi scienziati patrioti valgano per tutti le parole che scrive Giuseppe Veronese nella commemorazione del suo maestro Luigi Cremona Milano era insorta: si scriveva nella storia del risorgimento italiano una pagina immortale e un’altra rammentava le gesta gloriose di Venezia. Già per tutta la penisola correva il fremito della riscossa, e dopo tanti atti di eroismo, tanti tormenti di esuli, di prigionieri, di decapitati, la coscienza nazionale era andata sempre più rinvigorendosi trovava nelle infelici e onorate battaglie del 1848 la scuola alle altre, più fortunate, che la guidarono al trionfo. Il 12 aprile di quell’anno giungevano in Pavia 160 studenti napoletani volontari. In quel manipolo di valorosi corse ad arrolarsi un giovanetto appena diciassettenne, gracile di corpo ma con anima ardente di patriotta, pieno di fede nelle sorti riserbate alla patria; un giovanetto toltosi agli studi prediletti e alla madre derelitta senza rimorso (scriveva egli stesso), perché avrebbe creduto di mancare ai dettami della più santa delle religioni, o di commettere un atto di viltà e inettitudine ricusando di dare il sangue per la patria. Il piccolo eroe era Luigi Cremona. Il 18 aprile, sotto la guida degli ufficiali Carraro e Mauro quel drappello di studenti veniva inviato dal governo provvisorio di Milano ad aiuto della Venezia. Il Cremona fu dapprima a Nervesa, agli avamposti sul Piave, poi alla difesa di Treviso, sulle barricate e nelle sortite, meritando pel coraggio e la diligenza di esser fatto caporale e poi sergente. Caduta Treviso, ma salvo l’onore delle armi, il Cremona insieme cogli studenti napoletani si ascriveva a Bologna nel secondo battaglione Italia Libera, e ritornato nella Venezia, dopo la capitolazione di Milano, prese parte ai fatti più importanti lungo le lagune, quando la veneranda regina dell’Adriatico decretò di resistere a ogni costo, e seppe resistere finché la fame e il morbo la fecero soggiacere, divenuta rifugio al valore degli ultimi difensori del nome italiano. Il Cremona fu dei primi nella sortita di Mestre e lasciò la bombardata Marghera che fuoco violento aveva ridotta un cumulo di macerie. Di là passò al forte di Brondolo a Chioggia, nell’altra estremità della laguna, di cui i nemici avevano pure tentato di farsi padroni durante il blocco; e poi nuovamente agli avamposti sul Brenta alla difesa di Ca’ Naccari al combattimento di Conche e alla presa di ridotti nemici. 3 Il Cremona pel suo coraggio, per la sua intelligenza, per la disciplina ed onestà, veniva dal capitano Mauro mostrato ai soldati come modello di virtù militari e civili. Rimase a Brondolo fino alla caduta di Venezia, vero eroe del dovere in quei giorni di sciagura. Le brevi Memorie che il Cremona lasciò scritte sull’indipendenza d’Italia lumeggiano ancor meglio la figura dell’uomo, che se non potea avere, per l’età sua, una parte notevole in quegli avvenimenti, fu davvero un prode soldato. G. Veronese, [170]. 2 I centri principali della matematica italiana ottocentesca Nel periodo della Restaurazione, dopo la scomparsa di una brillante generazione di matematici attiva nel periodo napoleonico, tra cui vale la pena ricordare almeno Gianfrancesco Malfatti, Lorenzo Mascheroni, Paolo Ruffini e Vincenzo Brunacci2 , il livello generale della matematica italiana cala. La figura di maggior prestigio di questo periodo è Ottaviano Fabrizio Mossotti. Allievo di Brunacci a Pavia, non riesce a trovare posto all’Uneversità dove ha studiato perché forestiero, essendo nato a Novara, nello stato Sabaudo. Trova impiego presso l’Osservatorio astronomico di Brera, ma è costretto ad emigrare perchè nelle mire della polizia austriaca a causa delle sue simpatie per le idee liberali. Si reca prima in Svizzera, poi in Inghilterra e infine in Argentina, per insegnare all’Università di Buenos Aires. Rientra finalmente in Italia quando viene chiamato dal Granduca di Toscana nel 1841 a ricoprire la cattedra di fisica matematica e meccanica celeste all’Università di Pisa, dove avrà tra i suoi allievi Enrico Betti, e dove resterà fino alla morte, nel 1863. Mossotti è un fisico matematico di caratura internazionale. Il suo nome è noto ancor oggi per le relazione di Clausius-Mossotti che regolano la costante dielettrica di un sistema di sfere immerse in un mezzo omogeneo. Alcune sue idee ispirano la teoria dei campi elettromagnetici di Maxwell. Oltre a Mossotti, figure di un certo rilievo sono Plana a Torino, ex allievo dell’École Polytechnique e Bordoni a Pavia, anche lui allievo di Brunacci. I contatti internazionali dei matematici italiani si limitano principalmente a quelli con i matematici francesi. Dai tempi della Rivoluzione la Francia è diventata il faro della matematica in Europa, perché le esigenze del nuovo Stato rivoluzionario avevano posto al centro della formazione scolastica la 2 Per una sintetica presentazione della matematica italiana a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo si rimanda a Pepe L., La matematica in [165]. 4 matematica, anche per venire incontro, con ingegneri altamente qualificati, alle esigenze militari e di creazione di nuove infrastrutture. Nella Francia rivoluzionaria si afferma per la prima volta la figura del matematico professionista, che insegna nelle grandi scuole di Parigi, prima fra tutte l’École Polytechnique. La maggioranza dei matematici italiani tarda a seguire le nuove strade che si aprono alla ricerca matematica e continuano ad aderire in posizione subordinata alla scuola di Lagrange, che aveva mantenuto legami con l’ambiente torinese anche dopo essersi trasferito a Parigi nel 1787 per trovare un ambiente più stimolante e ricettivo per le sue idee. Importanti per lo svecchiamento della matematica italiana sono gli anni in cui Cauchy sceglie di trascorrere in Italia il suo esilio volontario, tra il 1831 e il 1833. Durante l’esilio, insegna in Italia a Torino, e contribuisce alla sprovincializzazione degli ambienti matematici italiani, facendo conoscere il suo punto di vista critico sui fondamenti dell’analisi e la sua proposta di superamento del punto di vista lagrangiano. I centri in cui lo sviluppo della matematica nel periodo risorgimentale è più significativo sono Torino, Pisa e Milano-Pavia. 2.1 Torino A Torino, oltre al già citato Plana, i cui interessi scientifici riguardano principalmente la meccanica celeste e a Chiò, acuto sostenitore delle idee di Cauchy sui fondamenti dell’analisi, in contrasto con i sostenitori locali di quelle di Lagrange, spicca la figura di Angelo Genocchi, matematico autodidatta, nato a Piacenza. Genocchi è professore di Istituzioni di diritto romano a Piacenza, e deve trasferirsi a Torino dopo la prima guerra di indipendenza (1848-1849) a causa della sua attività politica. I suoi interessi matematici sono la teoria dei numeri, l’analisi matematica, la geometria e la storia della matematica. La figura di Genocchi è fondamentale, assieme a quella di Betti e di Brioschi per l’organizzazione della matematica italiana nel futuro stato unitario, come vedremo nei paragrafi dedicati agli annali di matematica e al viaggio del 1858. Venuto a contatto con Plana e Chiò decide di fare della matematica la sua professione. Genocchi è tra i primi ad introdurre in Italia in ambito universitario i principi della moderna analisi impostata da Cauchy nel Cours d’Analyse. Le sue critiche ai fondamenti dell’analisi verranno messe in ombra dai lavori fondamentali di Peano, suo assistente nel corso di analisi dell’Università di Torino. 5 2.2 Pisa Alla fine degli anni 30 del diciannovesimo secolo, il Granduca Leopoldo II rilancia l’attività scientifica dell’Università di Pisa, chiamando diversi tra i migliori scienziati italiani, tra cui il fisico matematico novarese Mossotti. Il più famoso degli allievi di Mossotti a Pisa è, come abbiamo già detto, Enrico Betti, uno dei matematici italiani più importanti. Molteplici sono i contributi di Betti alla matematica: all’algebra, alla topologia, alla teoria delle funzioni, alla teoria dell’elasticità e del potenziale. È tra i primi a comprendere l’importanza del lavoro di Galois e a svilupparne le idee. Nel 1858, durante il viaggio con Brioschi e Casorati nelle capitali europee della matematica, incontra Riemann e da quel momento i suoi interessi scientifici si rivolgeranno prevalentemente ad approfondire l’opera del grande matematico tedesco, studiandone le applicazioni alla fisica matematica e occupandosi anche, primo in Italia, degli aspetti topologici. In [14] introduce una serie di invarianti numerici che verranno riscoperti da Poincaré che li chiamerà numeri di Betti in suo onore. Anche Betti, come Mossotti, partecipa in prima persona al movimento risorgimentale militando nel battaglione studenti pisani, comandanto da Mossotti, che partecipa nel 1848 alla battaglia di Curtatone e Montanara (cfr. [22], pp. 94-98). Dal 1865 al 1874 e dal 1876 al 1892 è direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, fondata nel 1810, chiusa con l’abdicazione di Napoleone e riaperta per volere del granduca Leopoldo II. Nel 1862 la Scuola Normale assume carattere nazionale e diventa, grazie alla direzione di Betti, uno dei principali centri per la ricerca matematica in Italia. 2.3 Milano-Pavia L’Università della Lombardia è quella di Pavia, fondata nel 1361. All’inizio dell’Ottocento vi domina, per gli studi matematici, la figura di Brunacci, maestro di Mossotti, Piola e Bordoni. Brunacci ritiene che l’approccio di Lagrange ai fondamenti del calcolo differenziale, sviluppato nella Théorie des fonctions analytiques, sia quello giusto e che il concetto di infinitesimo sia da bandire dall’analisi e dalla meccanica. All’università di Pavia è addirittura proibito per regolamento insegnare il calcolo sublime in maniera difforme dai dettami lagrangiani. Brunacci trasmette questa concezione sorpassata dell’analisi ai suoi allievi. A Milano non esiste l’Università, ma sono attive diverse istituzioni scientifiche tra cui l’osservatorio di Brera e la Società di Incoraggiamento d’Arti e Mestieri. La Società viene fondata nel 1838 allo scopo di favorire il perfezio6 namento tecnico-produttivo delle manifatture lombarde. In origine l’attività della Società consiste nell’assegnazione di premi, riconoscimenti e sovvenzioni a artigiani, inventori, capi operai e operatori economici che si segnalano per l’introduzione di elementi innovativi nei processi di produzione. Ben presto tuttavia si comprende che il miglior modo di favorire l’industria è quello di illuminarla con l’istruzione [145] e la Società si dedica all’organizzazione di corsi professionali articolati per settore. Tra gli insegnanti c’è Gabrio Piola che, pur non essendo un professore all’università, è uno dei matematici italiani più originali di questo periodo. Piola è anche uno degli animatori della vita scientifica e culturale milanese e organizza a casa propria riunioni trisettimanali nelle quali discute i nuovi sviluppi della matematica con un gruppo di giovani, tra cui Brioschi. Piola è anche il fondatore degli Opuscoli di matematica e fisica, una rivista la cui breve esistenza coincide con il soggiorno torinese di Cauchy e sui quali il grande matematico francese pubblicherà dei lavori per diffondere in Italia la sua visione dell’analisi. Il legame tra Cauchy e Piola si fonda sulla comune matrice cattolica del loro pensiero filosofico e religioso. Parlando dei contributi di Cauchy di cui vorrebbe discutere nel primo volume degli Opuscoli, Piola osserva che Una riflessione ritarda la pubblicazione di tali articoli, ed è che la lettura di essi non sarebbe fra noi alla portata del maggior numero degli studiosi, essondo mancanti di opere italiane nelle quali siasi esattamente tenuto dietro agli avanzamenti dell’analisi dopo Eulero e Lagrange, e siano insegnate con metodo le dottrine che immediatamente precedono quelle di cui si tratta. Il calcolo principalmente degli integrali definiti, tanto ingrandito per le scoperte che dopo Eulero vi fecero Laplace, Legendre, Fourier, Poisson, Cauchy ed altri moderni, è fra noi poco conosciuto perché, quantunque si abbiano varj preziosi teoremi nel corso di calcolo sublime di Brunacci, e nelle famose annotazioni di Mascheroni alla maggior opera di Eulero; e si stimino com’è dovere, alcune interessanti memorie di Bidone, di Plana, di Paoli, di Frullani, di Libri e di qualch’altro, un tal calcolo è omesso o appena toccato nei trattati dedicati all’istruzione. L’elemento di spicco della matematica lombarda e poi di quella italiana di questo periodo è il milanese Francesco Brioschi. Brioschi frequenta l’università di Pavia, i corsi alla Scuola di Astronomia presso l’Osservatorio di Brera e quelli della Scuola di Incoraggiamento d’Arti e Mestieri, dove insegna Piola, che gli suggerisce l’argomento del suo primo lavoro scientifico: Sul 7 moto del calore nel globo della terra (1847). Partecipa attivamente ai moti risorgimentali del 1848 e viene arrestato durante le cinque giornate di Milano. I contributi matematici di Brioschi concernono principalmente la risoluzione mediante funzioni ellittiche delle equazioni di quinto e sesto grado. Contribuisce in maniera decisiva a far conoscere in Italia la teoria degli invarianti delle forme e la teoria algebrica dei determinanti, sulle quali scrive un’importante opera [?], tradotta anche in francese e tedesco. Tra i suoi allievi spiccano Beltrami, Cremona e Casorati. Brioschi fa parte della commissione che elabora la Legge Casati del 1859, la quale riforma in modo organico l’ordinamento scolastico del Regno di Sardegna, e viene in seguito adottata nel Regno d’Italia. Nel 1861 viene eletto deputato del Regno d’Italia per la Destra storica e nel 1865 diviene senatore. Viene nominato direttore del Politecnico di Milano nel 1863, l’anno della sua fondazione e ne sarà direttore fino alla morte. Per la severità con la quale è diretto e per le rigide disposizioni disciplinari del suo direttore il Politecnico è ben presto rinominato dagli studenti Asilo Brioschi. La frequenza è obbligatoria e le assenze devono essere giustificate dai genitori o dal medico la cui firma deve essere autenticata dal sindaco del paese di residenza. Gli studenti sono tenuti a seguire le lezioni, che si svolgono dal lunedı̀ al sabato pomeriggio, a partecipare ai laboratori, alle esercitazioni pratiche, alle verifiche scritte, e ai viaggi di istruzione. 3 I progetti di Brioschi Brioschi è ispiratore di numerosi progetti che avranno forte impatto sullo sviluppo della matematica in Italia, tra cui la fondazione della prima rivista italiana di livello internazionale e l’idea di visitare le capitali europee della ricerca matematica per trarre ispirazione per l’organizzazione dell’educazione scientifica e tecnica superiore, che approfondiremo in questo capitolo, rinviando a [?] e a [22] per un approfondimento del ruolo di Francesco Brioschi per la cultura scientifica nell?Italia post-unitaria. 3.1 Gli Annali di Matematica All’inizio del XIX secolo, cominciano a diffondersi in Europa, riviste espressamente dedicate alla matematica. È un segnale importante che testimonia la diffusione della ricerca matematica su una scala sconosciuta in precedenza, grazie alla domanda di professionisti della matematica che, a cominciare dalla Rivoluzione francese, è ormai necessaria per la formazione dei nuovi quadri 8 tecnici. Nel 1810 vengono fondati in Francia gli Annales de mathématiques pures et appliquées da Gergonne e nel 1826 viene fondato in Germania il Journal für die reine und angewandte Mathematik da Crelle. Nel 1850 a Roma nascono gli Annali delle scienze matematiche e fisiche grazie al sacerdote e matematico Barnaba Tortolini, uno dei pochi matematici italiani dell’epoca che può vantare pubblicazioni su riviste straniere, citate anche da Cauchy e Liouville. Gli Annali di Tortolini non sono certo una rivista di diffusione internazionale, anche se ospitano una piccola percentuale di lavori di matematici stranieri come Cauchy, Jacobi e Sylvester. Quando Brioschi si convince dell’importanza strategica di avere anche in Italia una rivista dedicata alla matematica per poter, da una parte far conoscere all’estero le ricerche dei matematici italiani e dall’altra facilitare la diffusione delle principali idee dei matematici d’oltrape nel nostro paese, si rende conto che la soluzione più semplice è quella di trasformare gli Annali di Tortolini, anche per non privilegiare nessuno dei centri principali della matematica preunitaria. Brioschi trova immediatamente l’appoggio di Genocchi e cerca quello di Enrico Betti, di cui non ha ancora conoscenza diretta, ma solo epistolare. In una lettera del 1857, Brioschi spiega a Betti l’importanza della nuova rivista. Oggi non vengo ad intrattenerla con qualche argomento scientifico, chiamando invece la sua attenzione sopra un soggetto che potrebbe però avere a mio credere molta influenza sul progresso degli studi matematici del nostro paese. Probabilmente Ella sarà d’accordo con me che gli Annali di Tortolini non corrispondono allo scopo al quale dovrebbe tendere ogni giornale scientifico fra noi. Questo scopo parmi debba essere di far conoscere fuori d’Italia il movimento scientifico italiano; e di tenere al fatto gli Italiani del movimento scientifico degli altri paesi civilizzati. [...] Intorno a queste idee, che potrei meglio sviluppare all’occorrenza, ebbi lunghi colloqui col sig. Genocchi nei primi giorni di questo mese trovandomi a Torino, e d’accordo giungemmo a concludere che se Ella volesse associarsi con noi potremmo fare al Prof. Tortolini la seguente proposizione (la quale potrebbe essere modificata da Ella). Gli Annali di Matematica continueranno a pubblicarsi in Roma a spese e a vantaggio del Prof. Tortolini, ma avranno reda9 zione collettiva composta del medesimo Prof., di Lei, di Genocchi e di me (cfr.[19], p.125) 3 . Convinto anche Betti, Brioschi riesce finalmente, dopo numerose pressioni sul riluttante Tortolini, a convincerlo, nel 1857, a trasformare gli Annali in una rivista internazionale con una redazione collettiva e rappresentativa della ricerca italiana, formata come previsto, da Brioschii, Betti, Genocchi, oltre che dallo stesso Tortolini, che verrà però estromesso nel 1865. Nel primo volume, i compilatori scrivono Il rapido e continuo incremento delle Scienze Matematiche in questi ultimi tempi, è dovuto principalmente alla facilità con cui le molte e varie ricerche appena intraprese, le nuove verità appena scoperte possono subito estendersi e fecondarsi da molti geometri contemporaneamente in varie parti d’Europa. Quindi per tutte le nazioni, che vogliono cooperare a questo progresso, la necessità di periodici che diffondano con prestezza e regolarità i nuovi trovati dei loro dotti, e che agevolino il modo di seguire il generale avanzamento della Scienza. In Italia gli Annali di Matematiche e Fisiche, fondati fino dal 1850 da uno di noi, intendevano soltanto al primo di questi due fini, nè esisteva finora alcun periodico che si proponesse il secondo. Noi abbiamo perciò creduto di poter far cosa utile agli studj matematici del nostro paese, associandoci per trasformare i suddetti Annali in un giornale che avesse questo doppio intendimento. Il nuovo giornale sarà distinto in due parti. Nella prima di esse troveranno luogo gli scritti originali contenenti nuove verità acquistate alla scienza, o dimostrazioni nuove di importanti verità conosciute. Nella seconda parte si daranno estratti, più o meno estesi, di memorie pubblicate nei giornali matematici stranieri e negli Atti delle Accademie, corredandoli di tutte quelle notizie bibliografiche e di quelle indicazioni delle fonti originali, che possano dare agli estratti medesimi l’efficacia di un mezzo di istruzione, ed a raggiungere questo scopo si daranno anche alcune monografie di quei nuovi rami della scienza, a conoscere i quali richiedesi per difetto di trattati speciali, lo studio di molte memorie sparse in varie pubblicazioni. Queste monografie però potranno essere inserite nella prima parte , allorquando conterranno cose non ancora note sia sostanzialmente, sia riguardo al 3 Le lettere sono conservate nell’Archivio di Betti della Scuola Normale superiore di Pisa. 10 metodo. Da ultimo nella seconda parte si renderà conto dei libri recentemente pubblicati, delle questioni proposte dalle società scientifiche per concorso a premii, ed in generale di tutto quanto concerne i progressi delle singole discipline matematiche. I compilatori sentono tutta la gravità dell’impresa alla quale si accingono, e dei doveri che assumono; ma non potranno renderla veramente utile alla Scienza, e decorosa per l’Italia, senza la cooperazione dei geometri e specialmente dei loro connazionali, ai quali e a tutti i cultori delle matematiche raccomandano il nuovo Giornale. Essi confidano (ed altrimenti non avrebbero intrapresa questa pubblicazione) che i geometri Italiani si impegneranno perché un giornale che si propone di rappresentare lo stato della scienza tra noi, possa richiamare l’attenzione continua dei dotti degli altri paesi; e far cessare il lamento che i nostri lavori non sono conosciuti fuori d’Italia. I nuovi Annali di matematica pura e applicata diventano presto una delle principali riviste matematiche europee e svolgeranno per la matematica italiana un’occasione di promozione e confronto cruciale per il suo sviluppo. 3.2 Il viaggio del 1858 Il momento di transizione delle matematiche dagli Stati preunitari alla matematica italiana è simbolicamente identificato con il famoso viaggio, cfr. [171], che Betti, Brioschi e Casorati compiono nelle capitali europee della matematica. Il viaggio ha luogo nell’autunno del 1858, pochi mesi prima della seconda Guerra di Indipendenza (Aprile-Luglio 1859) e tocca le università di Zurigo, Monaco, Lipsia, Dresda, Göttingen, Heidelberg, Karlsrhue, Strasburgo e Parigi. I tre matematici italiani hanno numerosi colloqui con i più grandi matematici tedeschi e francesi sull’organizzazione della ricerca matematica e sull’insegnamento. Le ragioni dell’importanza di questo viaggio sono da ricercare nelle sue motivazioni, cioè impostare la politica scientifica della futura nazione italiana affinché attività e istituzioni possano al più presto iniziare il loro inseguimento nei confronti della lepre europea (cfr.[84], p.12). Il viaggio viene progettato immediatamente dopo la trasformazione degli Annali, quando Betti e Brioschi si ritrovano con Genocchi a Genova a casa dell’analista Tardy, che può vantare numerosi e significativi contatti internazionali, per discutere dell’organizzazione della matematica nel futuro Stato unitario. 11 Decidono di intraprendere il viaggio per visitare le Università straniere e mettersi in rapporto con i più celebri scienziati esteri in modo da conoscere le loro idee, ed a rendere noti al tempo stesso i propri lavori scientifici. (cfr.[171]). Era previsto che al viaggio partecipassero oltre a Betti e Brioschi, anche Genocchi e Tardy, che furono impediti all’ultimo momento a partecipare. Partecipa invece il giovane Casorati, uno degli allievi più brillanti di Brioschi. I tre viaggiatori hanno personalità molto diverse. Nel suo intervento al Congresso internazionale dei matematici di Parigi del 1900, [171] Volterra caratterizza con poche, ma incisive parole i loro caratteri: Brioschi, ingegnere ed uomo pratico, abituato a conseguire lo scopo senza preoccuparsi troppo dei metodi, rimase sempre fedele ai vecchi procedimenti di Eulero e di Jacobi. [...] colla costituzione del regno d’Italia, l’attività sua si volse subito verso la politica, [...]. Intuendo l’avvenire industriale del suo paese, fondò e organizzò l’Istituto tecnico superiore di Milano, del quale restò direttore per tutta la vita. Betti non ricercò mai le cariche pubbliche, e benché deputato e negli ultimi suoi anni senatore, non prese mai una parte attiva, come il collega Brioschi, alla vita politica. [...] Egli non amava infatti profondamente che una cosa sola: la ricerca scientifica disinteressata e mirante ad un elevato fine filosofico; ricerca non intesa a procurare soddisfazioni all’amor proprio, incurante degli effetti che poteva produrre sugli altri, indipendente anche da ogni immediato fine didattico. Casorati è un giovane che visse quasi esclusivamente per i suoi allievi e per la sua scuola. [Scrisse un famoso] libro [sulle funzioni complesse], che servı̀ più di qualsiasi altro a divulgare in Italia la teoria delle funzioni e a spingere ed infiammare i giovani matematici verso i più elevati studi della scienza. Il viaggio ebbe grandissima influenza sugli interessi scientifici dei tre partecipanti. Betti e Casorati furono folgorati dalla figura di Riemann, e si adoperarono per diffondere le sue idee in Italia, approfittando anche della possibilità di frequentare Riemann durante i suoi viaggi in Italia, dovuti a ragioni di salute. I matematici italiani trassero grande vantaggio dalla diffusione delle idee di Riemann nel nostro paese. Brioschi fu invece impressionato dalla figura di Hermite. Egli ottenne i suoi risultati più famosi in uno dei 12 campi maggiormente coltivati dal matematico francese, quello della risoluzione delle equazioni di quinto e sesto grado con funzioni ellittiche. La formula risolutiva per le equazioni di sesto grado si deve infatti a Brioschi. 4 Osservazioni conclusive Nel periodo dell’Unità gli scienziati pensano ed agiscono da italiani riflettendo e confrontandosi su come superare le arretratezze e le disomogeneità regionali e sui cambiamenti e le innovazioni necessarie all’Italia per crescere civilmente, politicamente e culturalmente. Lo sviluppo scientifico non può essere lasciato al caso: la genialità del singolo studioso è una condizione imprescindibile ma, per sfruttare al meglio tutte le potenzialità, occorre che non sia isolato, bensı̀ posto al centro di una fitta rete di conoscenze e comunicazioni che non si possono certo improvvisare. Questo è il biglietto da visita con cui i matematici della generazione risorgimentale decidono di presentarsi nel nuovo stato unitario e che in buona parte può essere esteso ai cultori delle altre scienze (cfr.[84]). In questo capitolo abbiamo cercato di mostrare come gli ideali che furono alla base del risorgimento toccarono profondamente i matematici italiani. Il progetto di rinnovamento della matematica italiana anticipa la creazione del nuovo stato unitario. Quando questo si formerà la comunità dei matematici sarà già pronta a svolgere un ruolo di primo piano nello sviluppo scientifico e tecnologico del paese. La triade Betti , Genocchi e Brioschi che guida questo rinnovamento sarà presto affiancata da una generazione di qualche anno più giovane che condivide gli stessi progetti e la disponibilità ad assumere responsabilità istituzionali. Tra questi citiamo innanzitutto due allievi di Brioschi a Pavia, Luigi Cremona ed Eugenio Beltrami. Per un’analisi approfondita del ruolo dei matematici nel Risorgimento, si rimanda a [22]. 13 Riferimenti bibliografici [1] Abel N. H., ”Recherches sur les fonctions elliptiques”, Journal für die reine und angevandte Mathematik, 2 (1827) pp. 101-181. [2] Abel N. H., ,” Mémoire sur une propriété générale d’une classe trés étendue de fonctions transcendantes”, Mémoires présentés par divers savants t. VII, Paris 1841. Anche in Ouvres complètes, pp. 145-211. [3] Apollonio di Perga, Treatise on conic sections, ed. Heath T. L., Cambridge University Press, 1896. 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