La sola buona volontà non basta

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La sola buona volontà non basta
SITI – anno terzo numero tre – periodico trimestrale – lug/set 2007 – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Ferrara
La sola buona volontà non basta
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C’è anche l’“Italia dell’arte venduta”
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Mecenate per vocazione e necessità
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La cultura come volano socio-economico del Paese
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Fra restauro e sviluppo: una sfida delle città italiane
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Uniti nell’Unesco
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La progettazione integrata del Polo Tiburtino
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A piedi nudi a Dubrovnik
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Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli
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Per un buon turismo: a ciascuno il suo!
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La trasversale alpina più alta d’Europa
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Dossier Musei 2007
~
L’abbazia di San Giovanni in Venere
SITI • LUGLIO/SETTEMBRE 2007 • ANNO TERZO • NUMERO TRE
SITI • anno terzo • numero tre
luglio/settembre 2007 • anno ter zo • numero tre
TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE
Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale
UNESCO
Siti
Trimestrale di attualità e politica culturale
dell’Associazione città italiane patrimonio mondiale Unesco
luglio/settembre 2007 • anno terzo • numero tre (nove)
Sede: Piazza del Municipio, 2
44100 Ferrara
tel. 0532 419452 fax 0532 419263
[email protected] - [email protected]
www.sitiunesco.it
Direttore responsabile
Sergio Gessi
Vice direttore
Francesco Raspa
Coordinatore editoriale
Fausto Natali
Hanno collaborato a questo numero:
Fiorenzo Alfieri, Annalisa Baldinelli, Mario Bellisario, Claudio Bocci,
Sandro Faccinelli, Paolo Farina Arnaldo Gioacchini, Fabio Isman,
Vindice Lecis, Pietro Meli, Maria Piccarreta, Ledo Prato, Maria Clotilde
Sciaudone, Maria Luisa Stringa, Francesca Tamellini, Andrea Tebaldi,
Ingrid Veneroso
Autorizzazione del Tribunale di Ferrara n. 2 del 16/02/05
Progetto grafico e impaginazione
Antonello Stegani
Impianti e stampa
Tipolitografia Italia
Via Maiocchi Plattis, 36 – Ferrara
AUTORI E INTERLOCUTORI
Mario Bellisario - Ha operato all’estero come insegnante e come dirigente scolastico per conto del Ministero
degli Affari Esteri. Ha viaggiato a lungo in Europa e in Africa. Tornato al paese natio dopo 50 anni, ha partecipato
all’amministrazione del suo Comune per tre legislature consecutive. Collabora con varie riviste. Recentemente ha
pubblicato presso la casa editrice Carabba di Lanciano il volume “Ricordi di una civiltà scomparsa”.
Claudio Bocci - Amministratore Unico di Federculture Servizi srl, la società interamente partecipata da
Federculture con l’obiettivo di assistere gli associati nei processi di innovazione gestionale. Tra i progetti
più significativi realizzati, la progettazione esecutiva della Campania ArteCard e numerosi studi di fattibilità
di nuovi modelli gestionali autonomi (tra i più significativi: il sito Unesco di Barumimi Su Nuraxi, la rete museale della Città di Alghero, la Fondazione ‘Per Leggere’ che serve oltre 50 comuni in provincia di Milano).
Sandro Faccinelli – Direttore della Fondazione ProVinea “Vita alla Vite di Valtellina” ONLUS di Sondrio.
Presidente del Comitato Tecnico di valutazione e approvazione della conformità degli interventi finanziati
dal fondo di rotazione “Interventi necessari al mantenimento in efficienza delle opere che caratterizzano
il versante Retico terrazzato”. Membro del gruppo di lavoro che ha predisposto e sostiene la candidatura
dei terrazzamenti vitati valtellinesi, presentata congiuntamente da ProVinea e dalla Provincia di Sondrio
per l’iscrizione nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Responsabile per la tratta italiana della candidatura per il Patrimonio dell’Umanità della “Ferrovia retica nel paesaggio culturale Albula/Bernina”.
Arnaldo Gioacchini - giornalista capo ufficio stampa del Comune di Cerveteri. Laureato in sociologia all’Università di Urbino, con il massimo dei voti, durante il rettorato del Dottore Professore Carlo Bo, ha svolto anche studi
di Lettere nella medesima università. E’ vice presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi e relatore in convegni,
congressi e seminari. E’ l’esperto Vita–Lavoro del Comune di Cerveteri nel progetto comunitario “Work Life Conciliation Team”, con corso in Italia e stage nelle città olandesi di Deventer, Emmen ed Amsterdam.
Fabio Isman - Inviato speciale al Messaggero di Roma, dove lavora dal 1970 ed è stato responsabile dei Servizi
Italiani. Prima, era stato redattore al Gazzettino di Venezia e al Piccolo di Trieste. Ha pubblicato 18 libri, sugli scandali
politici, le forze armate, la tutela ed i restauri del patrimonio storico e artistico italiano, l’”industria della cultura” a Venezia, i “tesori” d’arte e cultura di varie città italiane, e da 5 anni coordina L’Almanacco di VeneziAltrove, edito da Marsilio
e dedicato a quanto d’arte, nei secoli, ha lasciato la Serenissima. Ha “coperto” importanti avvenimenti internazionali,
(le guerre dei “Sei giorni” nel 1967 e del Libano nel 1982, l’assassinio del premier israeliano Itzhak Rabin, le elezioni
degli ultimi due Pontefici e di Chirac in Francia, i viaggi di tre Presidenti italiani: Pertini, Cossiga, Scalfaro), e per 10
anni si è occupato di terrorismo. Dal 1980, si dedica soprattutto ai temi del patrimonio culturale e del paesaggio.
Vindice Lecis, Giornalista, è caporedattore-inviato dell’Agenzia giornali locali del Gruppo Espresso. E’
stato capocronista alla Nuova Sardegna e capo redattore al Centro di Pescara, alla Provincia Pavese, alla
Nuova Ferrara e alla Gazzetta di Reggio. Ha scritto due romanzi (La resa dei conti. Per fortuna che c’era Togliatti, Ariostea Edizioni, 2003; Togliatti deve morire. Il luglio rosso della democrazia, Robin edizioni, 2005) e
un libro intervista con Egidio Checcoli (Una lunga storia della cooperazione ferrarese, Press&Web, 2005).
Si ringraziano Comuni, Province e Regioni per l’invio dei testi e del materiale
fotografico.
Pietro Meli – Architetto. Dirigente dell’Assessorato Regionale BB.CC.AA. dal 1983 presso la
Soprintendenza BB.CC.AA di Agrigento con l’incarico di Direttore della Sezione per i Beni Paesaggistici Architettonici ed Urbanistici sviluppando grande esperienza soprattutto nel campo del restauro
monumentale. Dal 2001 è Direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di
Agrigento incarico confermato per un secondo quadriennio nel gennaio 2006.
Crediti fotografici:
Luigi Tazzari, Maria Clotilde Sciaudone, Andrea Bonfatti, Comune di Verona,
Comune di Cerveteri, Fondazione ProVinea “Vita alla Vite di Valtellina” ONLUS,
Ingrid Veneroso, Comune di Ferrara, Parco archeologico e paesaggistico della Valle
dei Templi di Agrigento, Giacomo Natali, A. Badrutt Chur, P. Donatsch Trogen,
Nicola Strocchi, Archivio Fotografico Comune di Ravenna, Comune di Urbino.
Ledo Prato - Segretario Generale della “Fondazione Città Italia”; segretario Generale dell’Associazione “Mecenate 90”; promotore e attuale segretario Generale dell’Associazione delle Città d’Arte e Cultura. Dal 1997 svolge attività
di consulenza per UPI (Unione delle Province Italiane) e per l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Nel 1998
è stato Consigliere del Ministro per gli Affari Regionali e Presidente di Commissione presso lo stesso Ministero. Dal
1999 è consulente in materie giuridico-amministrative di molte città italiane. Svolge una intensa attività pubblicistica
sulle pagine culturali di quotidiani e riviste specializzate. È docente in diversi Master e relatore in convegni e dibattiti
sulle tematiche del marketing e della gestione dei beni culturali. Ha pubblicato vari libri per Mazzotta e Franco Angeli.
L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda eventuali
illustrazioni non individuate.
In copertina: Urbino
Maria Clotilde Sciaudone - Docente di Geografia economico-politica per il corso di laurea in
Scienze Organizzative e gestionali dell’Università della Tuscia. Membro del gruppo di lavoro per
l’elaborazione del Piano di sviluppo socio-economico della Provincia di Caserta. Ha partecipato a
diversi progetti di ricerca finanziati da CNR e MURST. Nell’attività scientifica si è anche occupata
del centro storico di Salerno, del Sistema Informativo Geografico del centro storico di Benevento,
del sistema ambientale e territoriale della Provincia di Caserta e del sistema turistico casertano.
SITI • SOMMARIO
5 Editoriale
La sola buona volontà non basta
Incanalare capacità, competenze e risorse
nell’alveo di un lavoro comune
di Gaetano Sateriale
7 Primo piano
C’è anche l’“Italia dell’arte venduta”
Il drammatico saccheggio
della nostra archeologia
di Fabio Isman
12 L’opinione
Mecenate per vocazione e necessità
Un deciso cambio di passo per rilanciare
l’Italian style
di Ledo Prato
18 L’analisi
La cultura come volano socio-economico
del Paese
Il ruolo cruciale del patrimonio culturale
nei processi di crescita del territorio
di Claudio Bocci
22 Fra restauro e sviluppo: una sfida delle
città italiane
Il resoconto della prima Giornata di studi
delle Città italiane patrimonio Unesco
di Vindice Lecis
26 Uniti nell’Unesco
La tutela del patrimonio culturale ha
bisogno del contributo di tutti
di Maria Luisa Stringa
30 L’intervento
Attori, strumenti e metodi per la
progettazione integrata
Analisi, riflessioni ed elaborazioni
sul futuro del Polo Tiburtino
di Maria Piccarreta
44 Per un buon turismo: a ciascuno il suo!
Sinergie tra pubblico e privato
per un “viaggiatore” attento e consapevole
di Annalisa Baldinelli
50 Tentative List
La trasversale alpina più alta d’Europa
Un progetto italo-svizzero per lanciare
la candidatura della Ferrovia Retica
di Sandro Faccinelli
52 Musei più stimolanti per visitatori più esigenti
Il Dossier Musei 2007 del Touring Club Italiano
di Andrea Tebaldi
56 Italia da scoprire
L’abbazia di San Giovanni in Venere
Un luogo sacro fin dai tempi più remoti
di Mario Bellisario
58 Brevi
Notizie dall’Italia e dal mondo
L’associazione
62 Andria• Dell’Umanità, ma anche in una
comunità: vivere i Beni Unesco
per valorizzare i Beni Unesco
di Paolo Farina
64 Verona• Architetture militari veronesi:
asset patrimoniale per il rinascimento
urbano della città
di Francesca Tamellini
68 Torino• Palazzo Madama: scrigno di un
tesoro che racconta secoli di storia dell’arte
di Fiorenzo Alfieri
34 Reportage
A piedi nudi a Dubrovnik
Una cità risorta dalle ceneri
di una guerra fratricida
di Ingrid Veneroso
72 Ferrara• L’Ermitage ha scelto la riva destra
del Po
di Fausto Natali
38 Il progetto
Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli
Riqualificazione urbana e problematiche del riuso
di Maria Clotilde Sciaudone
78 Agrigento• Il Parco della Valle dei Templi
fra ricerca archeologica e promozione del
territorio
di Pietro Meli
74 Cerveteri• Alle necropoli oltre il sito
di Arnaldo Gioacchini
EDITORIALE
INCANALARE CAPACITÀ, COMPETENZA E RISORSE
NELL’ALVEO DI UN LAVORO COMUNE
LA SOLA BUONA VOLONTÀ
NON BASTA
di GAETANO SATERIALE
Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco
Ravenna
l patrimonio culturale ed artistico italiano costituisce una grande opportunità
di sviluppo, qualificato e sostenibile, di un settore nel quale il nostro Paese ha
potenzialità e capacità notevoli, ma che fatica a tradurre in concrete occasioni di
crescita. Un’irragionevole tendenza a sottovalutarne la valenza economica e, di
conseguenza, a ignorarne le legittime esigenze di visibilità e di promozione, rischia
di affidare alla sola buona volontà degli amministratori locali, ed ai magri bilanci dei
loro Comuni, il sostegno ad un fenomeno complesso come il turismo culturale e
d’arte. Da tempo sindaci ed assessori hanno intuito quanto la valorizzazione del territorio e delle
sue peculiarità possa esprimere quel valore aggiunto capace di ridare slancio ad un segmento
economico che negli ultimi anni ha risentito pesantemente dell’agguerrita concorrenza dei Paesi
emergenti, ma l’esiguità delle risorse a disposizione li obbliga, troppo spesso, ad affrontare
una sfida così impegnativa ad armi impari. Contrastare la crescente propensione “last-minute”
del mercato turistico globale, una propensione che privilegia esclusivamente la convenienza
economica a scapito di ogni altro elemento, è un compito che non ammette improvvisazioni.
Capacità, competenze ed energie vanno coerentemente incanalate nell’alveo di un programma
di lavoro comune che dia concretezza a quello che non deve ridursi solo ad un buon proposito:
“fare sistema”. La Prima Giornata di Studi delle Città Italiane Patrimonio Unesco che, assieme al
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, abbiamo promosso nel marzo scorso al XIV Salone del
Restauro ha rafforzata la nostra convinzione che la scelta da compiere, l’unica in grado di imprimere una vera svolta alle politiche turistico-culturali del Paese, non può che essere la rete, il
circuito, la collaborazione fra tutti i soggetti interessati, pubblici e privati. Il prestigioso marchio
Unesco è uno straordinario indicatore di qualità, una preziosa bussola per orientarsi fra miriadi
di proposte, un grande catalizzatore, ma da solo non è sufficiente ad attivare e consolidare una
tangibile crescita economica dei territori sui quali i beni insistono. L’abbondanza di iniziative e di
manifestazioni, per l’“effetto frammentazione” che produce, rischia di trasformare quella che è
una ricchezza in uno svantaggio e di dirottare i flussi turistici internazionali verso mete
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IL DRAMMATICO SACCHEGGIO DELLA NOSTRA ARCHEOLOGIA
C’È ANCHE L’“ITALIA
DELL’ARTE VENDUTA”
di FABIO ISMAN
Inviato speciale del Il Messaggero
Barumini
meno qualificate, ma più accessibili da un punto
di vista meramente organizzativo ed economico.
Solo un’efficace proposta integrata, un pacchetto
turistico-culturale complessivo che porti a sintesi
l’enorme quantità di offerte presenti sul mercato,
può innescare quel processo di valorizzare in
grado di esaltare le caratteristiche di unicità e di
autenticità che solo il nostro paese è in grado di
offrire.
In quest’ottica di sviluppo, di collaborazione
convinta e consapevole, l’Associazione delle città
Unesco propone sé stessa, le proprie capacità
e le proprie esperienze, quale strumento per le
politiche del governo in materia di promozione, recupero e tutela del patrimonio culturale italiano. Le
proficue forme di dialogo e di concertazione che
abbiamo avviato da tempo con il Ministero stanno
dando i primi risultati e ci inducono a proseguire
con determinazione su questa strada. L’applicazione delle legge 77/2006, della cui approvazione ci
sentiamo partecipi, sarà un importante banco di
prova. Si tratta di un provvedimento importante
che riconosce, per la prima volta, l’esistenza di
un’eccellenza, ma che assegna risorse largamente
inferiori alle reali esigenze. Proprio per questo motivo, noi chiediamo al Governo di non disperderle
in mille rivoli, ma di indirizzarle verso progetti, servizi e strumenti, che coinvolgano collettivamente
tutto il sistema dei Siti Unesco e ne consentano
una migliore conoscenza e fruizione. Mostre itineranti, siti Internet, manifestazioni promozionali,
programmi televisivi, progetti multimediali, pubblicazioni informative, ad esempio, possono fornire
un valido supporto all’attività di tutti quei soggetti,
amministratori, associazioni, enti e imprenditori,
che da tempo investono sui propri territori per
trasformarli nei veri protagonisti del rilancio di un
settore cruciale per l’intero Paese.
E’ il momento giusto per intraprendere
un percorso comune e dare vita ad un grande
programma di valorizzazione del patrimonio
culturale italiano. L’Associazione Città Italiane
Patrimonio Mondiale Unesco è pronta a lavorare
a questo percorso.
na “leggenda metroche paragonare tra loro, percentualmente,
politana” per vade e
entità numeriche del tut to sconosciute.
percuote, forse da 20
Eppure, in tanti continuano a riempirsi la
anni, il mondo dei Beni
bocca con questa “statistica impossibile”,
culturali,
incessantee, magari strumentalmente, vantano il molmente propalata anche
tissimo che l’Italia possiede, fino a trarne
da autorevoli maître(appunto) enfatici ed assurdi paragoni nuà-penser: quella secondo cui il nostro
merici e percentuali.
Paese deterrebbe una quota, di volta in
Pochissimi invece pensano all’immensa
volta variabile tra il 50
quantità di patrimonio
e l’80 per cento, del
che dal nostro Paese
patrimonio presente
se n’è andato, più o
in Europa, se non permeno per sempre:
fino nel mondo intero.
all’”Italia
dell’ar te
La statistica è stata
venduta”, alla nostra
at tribuita ai più vari
archeologia più che
organismi internaziosaccheggiata.
Per
nali, che, quando incarità: senza alcuna
terpellati, hanno semvelleità di revanche,
pre smentito d’averla
o d’improponibili reredat ta. Del resto, non
stituzioni; ma almeno
è mai stato completato
per
documentare,
Piazza Armerina, Villa del Casale
il catalogo, né l’invenconoscere,
sapere,
tario, dei beni esistenti
capire. Così, fa qualnella Penisola, e, tanto meno, strumenti siche ef fet to pensare che la prima asta di dimili esistono a livello europeo, o mondiale;
pinti, probabilmente nel mondo, avviene a
infine, l’abbiamo imparato sui banchi di
Venezia nel 1506, quando vanno in vendita
scuola, non c’è esercizio più futile e vano
quelli di Michele Vianello, peraltro
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Roma, il Panteon
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eternato da Antonello da Messina in un
ritrat to ora alla Galleria Borghese a Roma.
O che, 60 anni dopo, not tetempo e in capaci cestoni perché era già proibito, per
set temila ducati emigra a Monaco l’intera
raccolta dell’ormai ot tuagenario Andrea
Loredan, composta da 91 teste di marmo,
120 bronzi, 43 statue, 33 rilievi, 2.480 tra
medaglie e monete. E ce n’est qu’un début,
siamo appena agli inizi. D’allora in poi, s’è
sempre venduto di tut to, e per i più svariati
motivi. Non solo nell’antichità: il top delle
dispersioni viene raggiunto negli ultimi due
secoli. Il proret tore di Padova Irene Favaret to calcola che, dell’immensa archeologia raccolta dalla Serenissima ai tempi dell’oro, in Asia Minore, in Grecia e a Roma,
a Venezia & dintorni non ne resti nemmeno
un decimo; un altro grande archeologo, Antonio Giuliano, dice che, a fine ‘700, Roma
possedeva 75 mila statue antiche, e oggi
gliene rimangono forse 7.000 (3.000 in
Vaticano). Per ritornare alla Serenissima,
Alvise Zorzi calcola che soltanto il breve
periodo napoleonico la privi di almeno 25
mila opere. A Roma, di nuovo in età napoleonica, i Colonna cedono 320 dipinti tra
i più belli dei 2.367 della loro collezione:
Tiziano, Raf faello, Guido Reni, Correggio,
ormai a Londra, Berlino, Chicago, New
York. Lo sciagurato scioglimento del fidecommisso voluto dal fascismo nel 1934, fa
sì che degli 800 dipinti Barberini, allo Stato italiano ne restano un decimo; fuggita
anche la Santa Caterina di Caravaggio. E
rimangono oggi circa 80 delle 600 sculture
antiche dei Ludovisi; disperse le
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1.867 dei Giustiniani, che possedevano anche 820 dipinti (di cui ben 15 Caravaggio),
dispersi tra il Sei e l’Ot tocento. E tracce
di altre migrazioni più recenti, addirit tura
negli Anni 70, da Roma e Napoli conducono
per fino a Londra e Dublino. Ma questi sono
soltanto alcuni dei mille e mille casi.
Per non dire poi dell’archeologia, soprat tut to etrusca, siciliana, apula, pompeiana: le appassionate indagini di un sostituto procuratore di Roma, Paolo Ferri, e
dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio
ar tistico, hanno scoperchiato un autentico
sistema di razzia, i cui terminali, troppo a
lungo, sono stati alcuni dei maggiori mu-
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sei al mondo, e qualche grande collezione
privata. La faccenda è durata almeno dagli
Anni 70, fino al 2003; e non ha riguardato
soltanto il Cratere di Eufonio, che il Metropolitan ha restituito (scavato a Cer veteri;
di suoi ce ne restano appena una ventina),
oppure la Venere di Morgantina di V secolo
a.C., alta 220 centimetri (che il Get ty è
disposto a restituire), o, ancora, l’Atleta
vittorioso di Lisippo, bronzo di III secolo
a.C. pescato nel 1964 al largo di Fano (che
il Get ty non intende invece ritornare). Le
indagini hanno infat ti rivelato parecchio
di più: se dal 1970 ad oggi, i Carabinieri
hanno recuperato 700 mila ogget ti scavati
di frodo nel sot tosuolo del nostro Paese,
chissà quanti sono invece sfuggiti. Ed ecco
tombe pompeiane violate, intere pareti di
af freschi aspor tate (si ritrovano, frammentate un 11 pezzi per poterle por tare via, poi
ricomposte, assieme alle foto che documentano la violazione mentre viene compiuta: e la trat tativa punta a un valore di
25 milioni di dollari, giusto per spiegare);
collezionisti che trat tano interi corredi di
«tombe del Sud Italia, crateri, la decorazione d’un cavallo, corazza, gambali», più «innumerevoli vasi di pregiata fat tura»; oggetti senza eguali al mondo, come un insieme
di 20 piat ti etruschi (proposto al Get ty per
due milioni di dollari), circa del 490 a.C.,
diametro di 20 centimetri, a figure rosse,
che rappresentano guerrieri, ser vitori, danzatrici, pescatori: «Mai visto qualcosa del
genere», af ferma l’archeologo Fausto Zevi;
e via elencando. Forse, pure il coperchio di
un Sarcofago degli Sposi etrusco, simile ai
Necropoli di Pantalica
due unici esistenti, a Roma, Villa Giulia, ed
a Parigi: trovate la bolla di una spedizione
(525 chili) e una foto, ma non il reper to, né
l’at to d’una presumibile vendita; magari, è
ormai in una collezione privata. In Svizzera,
dove evidentemente li reputavano al sicuro,
gli inquirenti hanno sequestrato, a Giacomo Medici e Gianfranco Becchina, due tra
i maggiori “traf ficanti” internazionali (ed il
primo già condannato, in primo grado, a 10
anni e 10 milioni di euro, da rifondere allo
Stato per i danni arrecati al patrimonio) altret tanti archivi, davvero nutriti, poderosi:
oltre 10 mila reper ti, e le prove di migliaia
di transazioni.
Perché raccontare tut to questo qui,
in una pubblicazione dedicata, in modo
par ticolare, ai Beni protet ti dall’Unesco?
Perché anche l’at tenzione al patrimonio
storico ed archeologico, come quella per
il paesaggio, che ne costituisce una par te
intrinseca e non separabile, connota la civiltà di un Paese. E troppo a lungo, il nostro
s’è mostrato troppo distrat to non soltanto
a quanto se ne andava all’estero, ma soprat tut to a quanto, quasi ogni not te, veniva
saccheggiato dal suo sot tosuolo. Ora,
sembra che l’aria finalmente sia cambiata;
una volta, alla tv, una trasmissione s’intitolava Non è mai troppo tardi.
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UN DECISO CAMBIO DI PASSO PER RILANCIARE L’ITALIAN STYLE
MECENATE PER VOCAZIONE
E NECESSITÀ
di LEDO PRATO
Segretario generale di Mecenate 90
a qualche anno è cresciuta
la consapevolezza che un
Paese come il nostro, con il
più straordinario patrimonio
culturale del mondo, può e
deve compiere un cambio di
passo. Ed i tempi sono maturi. Per validare questa affermazione bastano pochi
dati: la crescita costante della domanda e dei consumi culturali, lo sviluppo del turismo motivato da
interessi culturali, l’incremento delle iscrizioni ai
corsi di laurea in storia dell’arte e conservazione
dei beni culturali, la crescita di attività imprenditoriali legate al settore culturale, il crescente interesse del sistema imprenditoriale, il moltiplicarsi
dei luoghi destinati all’arte e alle attività culturali
anche in aree un tempo periferiche, la crescente
attenzione dei media nazionali e internazionali, la
diffusione di nuove tecnologie applicate all’arte e
alla cultura, lo sviluppo di gruppi e associazioni di
cittadini che si mobilitano per la difesa e la valorizzazione di siti culturali e ambientali a rischio,
una crescente attenzione al bello, al buon gusto,
che sta cambiando le abitudini dei consumatori a
livello nazionale e internazionale e così via. Se si
vuole si può prendere a riferimento un elemento
per tutti: le nostre città sono diventate più belle.
Segno evidente che questa consapevolezza si è
diffusa soprattutto fra gli amministratori locali
e ha generato nuove politiche urbane, con un
occhio rivolto ai cittadini che vi risiedono e l’altro
ai visitatori occasionali. E tuttavia continuiamo a
pensare che occorra un cambio di passo. Ciò che
è stato fatto è molto, ma si può fare ancora di
più. E per capire cosa si può fare non possiamo
nasconderci gli ostacoli che ancora permangono.
Innanzitutto la consapevolezza di cui stiamo
scrivendo non ha ancora permeato l’intera classe
dirigente del Paese. I cambiamenti avvenuti sulla
scena internazionale hanno posto nuovi problemi
ad un “piccolo” paese come il nostro. Diciamo
spesso che il mondo è diventato più grande e che
nuovi paesi, finalmente, si sono affacciati sulla
scena internazionale creando sviluppo e occupazione per milioni di uomini e di donne. Interi ambiti
produttivi, in cui avevamo conquistato posizioni
importanti, sono stati ridimensionati, in qualche
caso, spazzati via, piegandosi a profonde e dolorose ristrutturazioni. Vorrei citare un dato che non
riguarda il nostro paese ma può esserci di qualche
utilità. Oggi negli Stati Uniti solo un terzo degli occupati è impiegato nel settore industriale, il resto
nei servizi. E tuttavia è rimasta la prima potenza
economica del mondo ed ha sviluppato ulteriormente il tasso di crescita della sua economia e
degli occupati. Non so se questo sarà il destino di
tutti i paesi più industrializzati. So solo che nulla
sarà più come prima. Eppure nella classe dirigente di questo paese ci si attarda a comportarsi
come se nulla o quasi fosse accaduto intorno a
noi. Nessuno pensa che non avremo più un sistema industriale ma ciò che è certo è che non possiamo sfuggire alla necessità di fare delle scelte,
di selezionare gli ambiti industriali entro i quali
potremo giocare ancora un ruolo, oggi e domani,
e di investire su quelle risorse di cui disponiamo
e che rappresentano il nostro principale vantaggio
competitivo. Creando un circuito virtuoso tra queste risorse ed il sistema produttivo. Ed è qui che
incontriamo ancora un altro ostacolo: la scarsità
delle risorse. Un paese che intende valorizzare
il suo principale asset, il patrimonio culturale,
ad esso deve destinare risorse adeguate. E non
solo per tutelarlo ma anche per amministrarlo
secondo tecniche e modalità che ne riconoscono
il carattere di risorsa non più per sé ma per il
paese. In questo ambito il problema non si riduce
alla questione, pur fondata, di avere più soprintendenti o più personale tecnico, quanto piuttosto di
arricchire di nuove competenze e professionalità
tutti i livelli pubblici che hanno responsabilità nelle
politiche culturali.
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Val d’Orcia
Aprendosi alle esperienze internazionali più avanzate e ad una collaborazione con i privati che non
si riduca né alla gestione dei cosiddetti servizi
aggiuntivi nei musei e nelle aree archeologiche,
né alla solita sponsorizzazione. Proposte e idee
non mancano. Pur non nascondendoci gli ostacoli
che abbiamo sinteticamente richiamato, resta la
necessità di indicare un percorso possibile verso
cui convogliare energie e risorse adeguate. Ma
soprattutto occorre progettare una nuova politica
che punti allo sviluppo di quella che è stata definita l’economia della creatività. L’Italia ha conosciuto già nei secoli scorsi quella che oggi si chiama
appunto l’economia della creatività. Sin dal Rinascimento città e borghi si sono sviluppati e hanno
acquisito un prestigio internazionale perché
hanno avuto governanti illuminati che hanno favorito ed accompagnato lo sviluppo della creatività,
unitamente a bravi artigiani e intraprendenti commercianti. Città come Milano, Firenze, Venezia,
Roma, Napoli, sono state mete ambite per artisti,
architetti, inventori, sollecitati, attratti da ambienti
favorevoli allo sviluppo della creatività. Questi
processi, lunghi di secoli, hanno consentito di sedimentare uno straordinario patrimonio culturale,
saperi e conoscenze che hanno generato, nei tempi più moderni, un sistema imprenditoriale capace
di competere a livello internazionale. Dal design,
alla moda, al cinema, all’arte, solo per citare i casi
più emblematici, l’Italia si è affermata grazie ad
uno stile originale e competitivo. La mia impressione è che tutto il mondo percepisca il Made
in Italy (quindi i prodotti industriali e artigianali
italiani) come un’espressione diretta dell’Italian
Style, quindi come una conseguenza del patrimonio culturale italiano, un frutto della cultura, della
creatività italiana. Tutto il mondo, tranne l’Italia.
La tesi da cui muove la riflessione proposta è che
il contesto sociale, culturale ha alimentato, e continua ad alimentare, saperi e capacità che hanno
fatto il successo del Made in Italy. In altri termini
le aziende hanno “incorporato” nei loro prodotti
i tratti della bellezza del patrimonio culturale ed
ambientale dei propri contesti. Sicché le relazioni
fra beni culturali e ambientali e sistema produttivo
assumono un particolare valore e contribuiscono,
se costantemente alimentate, a migliorare i prodotti e a rafforzarne la capacità competitiva. Le
varie forme di creatività che consideriamo diverse
fra loro, afferma Richard Florida, quella tecnologica (l’invenzione), quella economica (l’imprenditorialità) e quella artistica e culturale, sono di
fatto strettamente correlate. Non solo si servono
di processi mentali analoghi, ma si rinforzano
reciprocamente attraverso processi di fecondazione incrociata e lo scambio di stimoli. Ma come
si possono meglio definire queste relazioni, come
possono essere alimentate, come le “bellezze
dell’Italia” possono contribuire alla promozione e
allo sviluppo del Made in Italy e viceversa? Come
far emergere di più - nella creazione del prodotto
turistico, nell’organizzazione dei servizi turistici,
nella promozione - le espressioni di qualità dei
territori; nell’ottica sia di promuovere il turismo
sostenibile che di contribuire allo sviluppo delle
produzioni tipiche di pregio. Come si può trasmettere il messaggio che i prodotti del “Made in Italy”
e la bellezza e ricchezza del nostro territorio sono
due aspetti di uno stesso paese, della stessa cul-
tura? Non c’è una risposta sola o un solo modo.
Ma in questa nuova strategia si tratta di assumere
iniziative e progetti capaci di declinare le politiche
culturali, da un lato, privilegiando l’innovazione e
non limitandosi alla gestione del patrimonio esistente, dall’altro, mettendo
in luce e alimentando le relazioni fra le diverse
espressioni del proprio patrimonio creativo di
eccellenza, connettendo la cultura alle filiere del
sistema produttivo. Così come le politiche di
marketing turistico dovranno comunicare meglio i
valori e i tratti distintivi dell’immaginario creativo,
delle produzioni culturali, del contesto ambientale
e dello stile di vita di un territorio-destinazione.
Una scelta di questo tipo pone una serie di problemi del tutto nuovi rispetto al passato. Marketing,
comunicazione, ma anche politiche di sviluppo e
politiche culturali vanno ripensati in una doppia
logica: territoriale e intersettoriale. Anche per
scongiurare una deriva del localismo verso lo
“strapaese”. Anzi il collegamento organico tra la
dimensione locale/territoriale con prodotti e settori a forte connotazione sui mercati
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internazionali ci sottrae alla retorica “del piccolo
mondo antico”. Una gestione così complessa
rinvia alla necessità di un più forte coordinamento
delle iniziative, oggi disperse tra una molteplicità
di soggetti pubblici, centrali e locali. Non solo
quindi sinergie fra settori, ma coordinamento tra
enti pubblici e categorie imprenditoriali, per sfuggire all’idea che il cambio di passo possa essere
affidato prevalentemente al sistema pubblico. In
altri termini assumere nella programmazione dello
sviluppo il punto di vista che tutti hanno: Made in
Italy e turismo sono conseguenza del patrimonio
culturale italiano, un frutto della cultura italiana,
espressione diretta dello stile italiano, rintracciabile nelle trame delle relazioni locali. E’ questo il
cambio di passo che dobbiamo compiere per
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dare un futuro al nostro paese. Mecenate 90
sta lavorando su questo versante e ha già realizzato i primi progetti che a queste idee fanno
riferimento. Ma noi svolgiamo il compito che
in una squadra di calcio è affidato al mediano.
Quel giocatore che deve raccogliere la palla
nelle retrovie, impostare un’azione offensiva,
dialogando con i compagni di squadra, saltare
qualche ostacolo ed effettuare il passaggio
giusto a coloro che sono in attacco, per cercare
di fare goal. Abnegazione, forza di volontà,
determinazione, coraggio, pazienza e capacità
creative sono le doti richieste ad un mediano.
Raramente va in goal. Ma perché, in un gioco di
squadra, sa che è meglio affidare ad altri compagni questo compito.
MECENATE 90: LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO
M
ecenate 90 è un’associazione senza scopo di lucro, nata nel 1990 per favorire la collaborazione tra soggetti pubblici e privati per la valorizzazione e gestione dei beni culturali e per la promozione del turismo
culturale.
Tra le sue attività principali elabora studi, piani e progetti per la valorizzazione del patrimonio culturale, esaltandone il valore economico e la capacità di incidere sullo sviluppo socio-economico del territorio.
E’ specializzata nella realizzazione di studi di fattibilità per la individuazione di modelli gestionali applicabili ai
beni culturali, nell’elaborazione di piani integrati per lo sviluppo turistico-culturale di territori su scala provinciale e
subprovinciale (piani integrati d’area, sistemi turistici locali, distretti, ecc.) e nella redazione di piani strategici per
lo sviluppo turistico di città d’arte.
Nell’ambito di tali attività, realizzate prevalentemente per conto di Amministrazioni Comunali e Provinciali e di
Soprintendenze statali, Mecenate 90, oltre a svolgere un’attività vera e propria di studio, eroga servizi di accompagnamento e di assistenza tecnica a processi di concertazione e di partenariato locale. Elabora inoltre studi di
fattibilità per la costituzione di sistemi, su scala provinciale, di gestione dell’offerta museale e di spettacolo.
Svolge inoltre attività formativa ed editoriale, progetta e organizza convegni, seminari ed eventi di carattere
culturale.
Importanti enti e aziende italiane fanno parte dell’associazione: Alpitour, ANCI, Autostrade per l’Italia, Capitalia,
Confartigianato, Confindustria, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Gruppo Poste Italiane, Trenitalia, Unioncamere, UPI, Lottomatica, solo per citarne alcune. (Tratto dal sito www.mecenate90.it)
Siena
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IL RUOLO CRUCIALE DEL PATRIMONIO CULTURALE
NEI PROCESSI DI CRESCITA DEL TERRITORIO
LA CULTURA COME VOLANO
SOCIO-ECONOMICO DEL PAESE
di CLAUDIO BOCCI
Amministratore Unico Federculture Servizi srl
na recente indagine1 promossa dalla Commissione
Europea dimostra il ruolo
crescente della cultura come
motore di sviluppo socioeconomico. Per la prima
volta, con questo studio, si
quantifica a livello europeo il contributo della cultura
all’economia e allo sviluppo sociale. Dallo studio
sull’impatto economico della cultura nei Paesi
Membri, promosso da Jàn Figel (Commissario Europeo responsabile per l’istruzione, la formazione,
la cultura e il multilinguismo) emerge, in particolare,
come la cultura in Europa abbia registrato, negli
ultimi anni, tassi di crescita superiori a quelli di altri
importanti settori manifatturieri.
In particolare, la cultura nel 2003, in termini
economici, ha contribuito per il 2,6 % al Prodotto
Interno Lordo dell’Unione europea (il suo apporto ha
superato quelli dell’industria chimica, della gomma
e della plastica fermi al 2,3%). In termini sociali,
invece, l’occupazione nel settore è aumentata
dell’1,85 % nel biennio 2002-2004, mentre nel resto
dell’Europa è diminuita.
Lo studio dimostra che, nella transizione
verso l’economia della conoscenza, se l’Europa
vuole essere più competitiva, non può continuare
a concentrare la sua attenzione solo sull’industria
IT (Information Technology)- facilmente imitabile
da Cina o India - ma deve valorizzare i settori non
replicabili e non delocalizzabili come la cultura ed il
patrimonio culturale.
E’ importante, in particolare, che l’Unione Europea e i singoli Stati nazionali si dotino di strategie
e politiche efficaci per sostenere lo sviluppo economico e sociale trainato dalla cultura e finalizzato
alla creazione di nuovi bacini di impiego. E’ oramai
fin troppo ovvio ripetere che la qualità della vita,
l’attrazione dei talenti, la ricerca, si fondano su un
ambiente permeato dalla cultura e dagli stimoli che
essa genera.
Proprio per contribuire a tale processo, la prossima edizione di RAVELLO Lab – Colloqui Internazionali (in programma a Ravello dal 25 al 27 ottobre
p.v.)2 intende mettere al centro della riflessione del
laboratorio le politiche e le pratiche più efficaci,
con particolare riferimento ad alcune esperienze
europee, in grado di trasformare gli interventi nella
cultura in drivers di sviluppo economico e sociale.
Il progetto RAVELLO Lab, promosso congiuntamente da Federculture, Formez e Centro Universitario per i Beni Culturali di Ravello, nasce infatti
con l’obiettivo di estendere la consapevolezza del
ruolo cruciale che la cultura può giocare nei pro-
Matera
cessi di crescita, non solo economica, dei territori.
Per questo e sin dall’inizio, il progetto ha potuto
contare su un ampio sostegno istituzionale, a partire dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
dal Ministero degli Esteri, dal Consiglio d’Europa
e dall’UNESCO.
Federculture apporta al progetto un significativo
bagaglio di esperienza che riguarda, in particolare,
processi di valorizzazione territoriale incentrati su
modelli organizzativi e gestionali innovativi in grado
di garantire, anche attraverso un corretto rapporto
di concertazione interistituzionale e di partenariato
pubblico-privato, lo sviluppo sostenibile dei territori.
Si tratta di tematiche di particolare interesse
per i Siti Unesco italiani, tutti fortemente impegnati nell’attuazione dei piani di gestione, che si
rintracciano anche nello spirito che ha portato, nel
luglio scorso, alla firma del Protocollo di Intesa tra
l’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale
Unesco e Federculture. L’Accordo è incentrato su un
piano di lavoro concordato e finalizzato a definire un
percorso comune in grado di favorire i processi di
valorizzazione e di gestione dei siti italiani attraverso
azioni di sistema che puntino a promuovere modelli
di successo (a partire dalle migliori esperienze internazionali); monitorare e valutare, in una logica di
benchmark, le pratiche virtuose; assistere, laddove
necessario, le realtà meno attrezzate; diffondere
metodi di rendicontazione basati non soltanto sui
risultati economici ma, soprattutto, sulle capacità di
integrazione e coesione sociale che la cultura assicura alle comunità locali. Su quest’ultimo punto va
posta, infatti, la linea di frontiera dello sviluppo dei
territori: soltanto se si saprà far emergere in tutta
la sua potenzialità l’integrazione tra crescita economica e sociale generata dall’investimento in cultura
sarà possibile assicurare al settore le necessarie risorse finanziarie, le capacità progettuali e le competenze professionali in grado di inserirlo stabilmente
nelle politiche economiche e di sviluppo.
Note
1 Lo Studio è disponibile su http://ec.europa.eu/
italia/news/10eec042567.html
2 Ulteriori dettagli su Ravello Lab sono consultabili
al sito www.ravellolab.org
Assisi
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IL RESOCONTO DELLA PRIMA GIORNATA DI STUDI
DELLE CITTÀ ITALIANE PATRIMONIO UNESCO
“FRA RESTAURO E SVILUPPO:
UNA SFIDA DELLE CITTÀ ITALIANE”
di VINDICE LECIS
ille cit tà, mille sagre, mille festival.
L’Italia dei campanili negli ultimi anni
ha perso posizioni
nel
gradimento
generale, proprio a
causa della ricchezza di luoghi e cose,
presentati spesso in modo caotico e affannato a scapito della qualità dell’of fer ta.
Un grande patrimonio può annegare nel dilet tantismo esasperato e finire stritolato
nella morsa dei prezzi alti che lo spingono
fuori mercato mentre altri paesi corrono in
un’altra direzione. Ma evitare uno tsunami
antropologico, ancora si può.
Tarquinia
Il problema del “fare sistema” contro il
declino af fiorante è stato uno dei temi ricorrenti della prima giornata di studi delle
cit tà italiane patrimonio dell’Unesco dedicata al restauro e alla conser vazione e
svoltosi a Ferrara. Il disagio italiano, una
febbre ricorrente, non è stata nascosta
nemmeno dal sot tosegretario alla presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi:
siamo calati e c’è da provare vergogna,
ha det to testualmente, La causa è stata
individuata nella guerra tra i campanili e
nella babele di of fer te che annacquano la
potenza visionaria di un viaggio profondo
dentro l’Italia dell’ar te e della storia.
La relazione del sindaco di Gaetano
Sateriale, sindaco di Ferrara e presidente
dell’Associazione cit tà italiane patrimonio
Unesco, ha posto sul tappeto una serie
di obbiet tivi in qualche modo strategici.
Anzitut to nel definire la costellazione di
luoghi tutelati dall’Unesco non come semplice rosario di eccellenze ma una rete di
oppor tunità e crescita perché “la ricchezza del patrimonio è talmente elevata che ci
sentiamo la punta di un iceberg di una ricchezza ben più vasta”. Ecco perché oltre a
fornire assistenza ai propri asso-
Modena
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ciati, l’Associazione delle cit tà si candida
a gestire politiche generali di recupero per
la valorizzazione dell’intero patrimonio
italiano. La legge in vigore è cer to importante ma non riconosce risorse adeguate
al punto che sono stati stanziati fondi che
potrebbero figurare al massimo in un modesto bilancio comunale.
La promozione del sistema Unesco non
ha cer to bisogno di ulteriori “bollini blu”
di qualità, ma di una nuova spinta per la
promozione. Il primo aspet to da definire è
dunque la formazione: ser vono nelle cit tà
esper ti di paesaggio, di storia dell’ar te, di
urbanistica, por tatori di un “sapere alto
e tecnico” fulcro di un sistema, di una
rete, che non met ta in concorrenza i vari
sogget ti. Ad esempio, ha det to ancora
Sateriale af frontando un altro aspet to,
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
non tut ti sanno fare i piani di gestione che
non sono un nuovo e burocratico orpello:
nel caso del centro storico di Ferrara il
proget to speciale d’area chiama a raccolta
vari sogget ti pubblici e privati.
Cambia il concet to di patrimonio e il
passaggio dei beni culturali da collezione
ot tocentesca a risorsa moderna incontra
sulla strada anche pericoli che non tengono conto della “fragilità” e dell’unicità di
siti e giacimenti. Sempre più si associa la
tutela e la conser vazione con lo sviluppo
civile e strumenti come i piani regolatori
generali possono diventare qualcosa di
diverso dal passato. Ser ve sensibilità necessaria, ha ricordato il sindaco di Assisi
Claudio Ricci, che consenta di definire i
Prg come marketing territoriali capaci di
unire urbanistica a cultura e turismo, in
Porto Venere
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Le Valli di Comacchio
quell’economia dell’immateriale che nell’Italia dei Comuni è volano di sviluppo.
Par tire da questi luoghi illuminati, sensibili e aper ti per non sfigurare il Paese:
sfida raccolta da Alfredo Ber telli, sot tosegretario alla presidenza della giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Questa regione,
ha det to, sta applicando una riforma urbanistica che af fida poteri alle amministrazioni locali, introducendo numerose
novità. I piani territoriali provinciali
aggiornano i piani paesistici dove sono i
siti Unesco: il problema è come applicare
i piani urbanistici in zone così delicate. In
Emilia-Romagna in dieci anni c’è stata una
crescita del 165% delle aree antropizzate
e in questa regione, centro nevralgico
dell’Italia, si sta procedendo ugualmente
alla programmazione della qualità. Con
l’obiet tivo di rallentare l’espansione e
recuperare coesione, met tendo al centro
la trasformazione territoriale e la qualità
umana contro il degrado. Ber telli ha ricordato come la Regione abbia già accolto la
proposta di Sateriale di rendere operativo
nel centro storico di Ferrara il programma
speciale d’area.
Ma il binomio tutela-valorizzazione
non sempre si declina con la naturalezza
e positività necessarie. Egoismi, conflit ti
di competenze, sot tovalutazioni sfregiano
un disegno di crescita che dovrebbe coniugare le ragioni dell’economia con la
tutela della cultura dell’uomo. Ecco perché alcune esperienze locali ma di valenza
più generale, come quella di Tivoli (che
vanta due siti Unesco come ha ricordato
il sindaco Marco Vincenzi) o delle Cinque
Terre sono chiari esempi di strade da percorrere.
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LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE
HA BISOGNO DEL CONTRIBUTO DI TUTTI
UNITI NELL’UNESCO
di MARIA LUISA STRINGA
Presidente Federazione Italiana dei Club Unesco
uali possibilità di collaborazione fra
l’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco ed i Club ed i
Centri Unesco per un’azione comune
a favore dei tesori dell’arte e della
natura presenti sul loro territorio?
Due realtà istituzionalmente
diverse, impegnate entrambe per una finalità che è
prioritaria nell’azione dell’Unesco: la salvaguardia e la
promozione del patrimonio che l’Unesco ha dichiarato
appartenere all’umanità intera.
I Club e Centri Unesco membri della Federazione
Mondiale che opera da quasi sessant’anni sul territorio
per dare visibilità all’Unesco e tradurne in atto gli ideali
d’azione, costituiscono l’unica associazione non governativa alla quale l’Ufficio legale dell’Unesco ha concesso
il diritto di portarne il nome. Una realtà associativa nata
spontaneamente, subito dopo la costituzione dell’Organizzazione, ma presto riconosciuta dall’Unesco, che
ne vide e ne volle sottolineare le enormi potenzialità
d’azione.
Nati sulle macerie della guerra, i Club e Centri Unesco, sono fedeli al messaggio di pace espresso dall’Atto
costitutivo dell’Unesco, nella convinzione che, “se è nel
cuore degli uomini che nascono le guerre è nel cuore degli uomini che si devono costruire le difese della pace”.
Presenti oggi nel mondo intero, interpreti del messaggio
ideale e di azione dell’Unesco, i Club e Centri operano sul
terreno per la difesa dei valori etici che sono fondamento
dell’educazione, della scienza, della cultura.
E’ questa visione, questo impegno che è allo stesso
tempo ideale e di azione, che spiega la progressiva diffusione sul territorio dei Club Unesco, che hanno trovato
molteplici vie per dare visibilità al messaggio dell’Unesco, come da mandato loro riconosciuto, sempre nei
limiti delle possibilità di interventi e di iniziative che sono
loro proprie: i Club non sono l’Organizzazione, alla quale
restano tutte le competenze politiche e istituzionali previste dal suo atto costitutivo e dai successivi protocolli
e atti.
In questa linea ideale e di azione, i Club e Centri Unesco da sempre sensibili al problema del diritto alla difesa
del patrimonio d’arte e dei valori etici del patrimonio,
hanno aderito inevitabilmente al messaggio universale
che l’Unesco ha lanciato al mondo con la Convenzione
per il Patrimonio Artistico e Culturale dell’Umanità, del
1972. Un atto che era destinato ad assumere importanza fondamentale per la storia dell’umanità: un atto
che si può considerare come la “Dichiarazione dei diritti
dei tesori artistici e naturali dell’umanità”, altrettanto importante dunque quanto lo è la “Dichiarazione del Diritti
umani” nella storia dell’Umanità.
Un Atto che, come è noto, era rivolto ai Governi
ed ai Responsabili dei Beni Artistici e Naturali, ma che
faceva appello anche all’umanità intera, a tutti coloro
che sapessero raccogliere l’invito dell’Unesco a salvaguardare quei tesori.
La semplice grandezza di questo Atto dell’Unesco
sta nell’avere definito i “tesori” inseriti nella Lista del
Patrimonio Mondiale come “Beni tali che se
Alberobello
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si perdessero l’umanità intera perderebbe qualcosa”.
Un messaggio questo, contenuto nella Convenzione del 1972 e nelle successive riflessioni in merito ed
evoluzioni di tale concetto nell’ambito delle risoluzioni,
convenzioni, documenti e dichiarazioni dell’Unesco, che
i Club e Centri Unesco hanno raccolto come un impegno
per l’educazione alla conoscenza, tutela, salvaguardia e
valorizzazione dei beni culturali.
La loro azione si è tradotta, negli anni, in una
molteplicità di programmi, dai più semplici, di sensibilizzazione al valore del patrimonio, come per citare un
solo esempio, il progetto rivolto ai più giovani, “adotta
un monumento “, a quelli più attenti ai testi e alla documentazione.
In questa linea va ricordato il programma “Monu-
Venezia
Venezia
menti e siti patrimonio di pace” che nasce da un preciso
invito formulato dall’allora Direttore generale dell’Unesco,
Federico Mayor, in occasione dell’apertura dell’Anno per
la Cultura di pace, il 2000, perché si indicassero siti o
monumenti che avessero assunto, nel passato e per il
presente e il futuro, valore di simbolo e testimonianza
di pace. Ma la sua originalità stava nell’essere rivolto
proprio a chi operava sul territorio, non ai Governi, e nel
significato che l’Unesco intendeva attribuirvi di testimonianza della capacità dei cittadini tutti di mettersi in rapporto con i monumenti o i siti d’arte come tesori con cui
stabilire un dialogo e un impegno di pace. I Club italiani
hanno aderito con entusiasmo a questo programma,
del quale il Centro Unesco di Firenze è il responsabile
per l’Italia. Potremo parlarne in altra occasione, ma in
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
questa sede ci sembrava opportuno ricordarlo per la
sua visione innovativa dell’impegno ideale e operativo
al quale i cittadini tutti sono chiamati.
Su questa base i Club e Centri Unesco non potevano non incontrarsi con gli operatori e responsabili nei
Comuni dichiarati “Patrimonio mondiale dell’Unesco”,
uniti nell’attenzione verso il patrimonio artistico, naturale
e immateriale e nella consapevolezza a loro comune che
i beni presenti nella lista del Patrimonio, per il mandato
universale dell’Unesco, sono proprietà di tutti e da tutti
debbono essere tutelati e valorizzati.
Significativa dimostrazione di questo incontro è il
programma di lavoro in cui si è inserita la Conferenza
congiunta dei Club e Centri Unesco membri della
Federazione Italiana e dell’Associazione Città Italiane
Patrimonio Mondiale Unesco, per iniziativa del Centro
Unesco di Firenze e in collaborazione con l’Ufficio
Centro Storico Patrimonio Mondiale Unesco - dell’ Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze. L’incontro
dal titolo “Cittadino di una città, cittadino del mondo Città italiane patrimonio mondiale - Club e Centri Unesco
per il Patrimonio Mondiale Unesco”, tenuto a Firenze, il
9 settembre 2006, nella sede di Palazzo Vecchio si
proponeva di mettere a fuoco le effettive possibilità di
collaborazione tra le città Patrimonio Mondiale Unesco
ed i Club ed i Centri Unesco per un’azione comune a
favore dei tesori dell’arte e della natura presenti sul loro
territorio. Un tema che è certamente prioritario nell’interesse dell’Unesco.
La Conferenza alla quale ha partecipato il Direttore
generale per il Patrimonio all’Unesco Francesco Bandarin ha avuto il patrocinio e la partecipazione dell’ICCROM
e della Commissione Italiana Unesco.
Ricordando da un lato che i Clubs e i Centri
Unesco testimoniano con il loro esempio ed il
loro spirito la capacità di lavorare per il bene e lo
sviluppo dell’Umanità nella ricerca della difficile
29
strada della cooperazione e della pace, avendo presente allo stesso tempo la legge speciale per le città
patrimonio dell’Umanità avanzata dall’Associazione
Città Italiane Patrimonio Mondiale dell’Unesco, la
Conferenza ha sottolineato nella sua Risoluzione
finale, “l’importanza generale dell’educazione e
della promozione del patrimonio artistico e culturale
da parte dei Clubs e Centri Unesco, anche laddove
le città nelle quali operano non siano state dichiarate patrimonio dell’umanità”, riaffermando “la loro
disponibilità a lavorare in sinergia con le Istituzioni
e sulla base delle positive testimonianze degli Amministratori locali e dei rappresentanti dei Clubs e
Centri Unesco riuniti”.
La Risoluzione conclude affermando “l’esigenza
di sviluppare una più proficua e fruttuosa collaborazione, tra l’ Associazione Città Italiane Patrimonio
Mondiale Unesco e la Federazione Italiana Clubs e
Centri Unesco, e a livello locale, tra gli Enti Locali
e rappresentanti dei Clubs e Centri presenti sul
territorio, nelle politiche di salvaguardia, protezione,
promozione ed educazione al patrimonio, anche
attraverso gli Istituti come l’ICCROM e gli organismi
di partecipazione istituiti presso le Istituzioni locali”,
oltre raccomandare un più stretto coinvolgimento
con l’attività degli Uffici comunali che tutelano il
patrimonio a livello locale.
Una Conferenza e una Risoluzione che ci consentono, dunque, di rispondere affermativamente alla domanda con cui abbiamo aperto questa nota, e più ancora,
di guardare con fiducia verso il futuro auspicando che
questo cammino in collaborazione possa proseguire,
non solo in tutte le altre città italiane dichiarate “patrimonio dell’Unesco, ma anche come ha detto il Direttore
Bandarin a Firenze, al di là dei confini, in altre città o siti
che ospitano tesori da difendere, salvare e amare per il
futuro dell’umanità.
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ANALISI, RIFLESSIONI ED ELABORAZIONI
SUL FUTURO DEL POLO TIBURTINO
ATTORI, STRUMENTI E METODI
PER LA PROGETTAZIONE
INTEGRATA
di MARIA PICCARRETA
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio - MIBAC
a Direzione Generale del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali del Lazio si è fatta
interprete del suo ruolo di coordinamento delle politiche regionali in materia di conservazione
e valorizzazione dei beni culturali del territorio,
avviando un percorso di analisi , riflessione
ed elaborazione sul futuro del cosiddetto Polo
Tiburtino, al cui interno insiste il sito Unesco
di Villa Adriana. Il frutto di tale processo è uno
rapporto di studio che mette in luce le possibilità di integrazione dei quattro siti del Polo: Villa
Adriana, Villa D’Este, Tempio d’Ercole Vincitore e
Villa Gregoriana.
Lo studio nasce infatti dall’esigenza di
orientare le politiche di gestione e valorizzazione dei beni culturali del polo Tiburtino verso un
processo di integrazione sostanziale, che vada
ben oltre la definizione di strategie di promozione
congiunte. Si tratta, in effetti, di verificare la possibilità di attuare una serie di interventi di infrastrutturazione immateriale, che valorizzino l’elemento organizzativo e gestionale quale tassello
indispensabile per trasformare gli investimenti
pubblici, nel settore della valorizzazione dei beni
culturali dell’area, da spesa ad investimento per
il futuro.
Lo studio si articola in tre macro fasi tra loro
distinte ma interdipendenti. In una prima fase Analisi del contesto territoriale - sono state prese
in esame le principali componenti dell’infrastrutturazione locale per individuare le opportunità
e le minacce del sistema Tivoli rispetto ad un
processo di crescita fondato sulla risorsa culturale. Nella seconda fase – Elaborazione del Piano
strategico di integrazione – e dopo un’analisi
approfondita dell’attuale funzionamento dei siti, è
stato individuato il piano di gestione integrata, in
quanto fondato su 6 linee strategiche di sviluppo.
Nella terza ed ultima fase - Analisi delle interconnessioni del piano strategico con i programmi del
territorio - vengono dimostrati i potenziali impatti
sull’economia locale di un piano come quello
proposto.
Lo studio mette in luce come uno dei fattori
sui quali fare leva per un rilancio del Polo Tiburtino sia rappresentato dalla costruzione di un si-
stema integrato di gestione. Appare interessante,
tuttavia, spostare l’attenzione da un’integrazione
formale ad un’integrazione sostanziale: troppo
spesso passano sotto questo concetto alcune
operazioni di condivisione dell’immagine e della
comunicazione di più siti culturali, quando – invece – si ritiene auspicabile un processo reale
di integrazione tra i siti culturali che, nel caso di
specie, è fondato su 3 ambiti, sviluppati a loro
volta in 6 linee strategiche.
Un primo ambito è rappresentato dalla c.d.
“integrazione interna”: si tratta di un’integrazione
“invisibile” all’utente, fondata su un processo
di condivisione delle scelte e delle pratiche di
gestione tra i vari attori del sistema, responsabili
delle scelte strategiche e gestionali. Rientrano in
questo ambito di integrazione, due distinte linee
strategiche: l’integrazione politico programmatica, finalizzata a creare le condizioni per una
concertazione delle politiche di intervento tra i
vari attori in gioco (Comune, Soprintendenze, Direzione Regionale, Regione, ecc.) e l’integrazione
gestionale, finalizzata a creare economie di scala
mediante la condivisione dei fattori produttivi.
Un secondo ambito riguarda la c.d. “integrazione esterna”: si tratta, in questo caso, dell’integrazione “percepibile” dal visitatore, quella cioè
i cui effetti valorizzano direttamente l’esperienza
di visita, modificando direttamente gli elementi di
qualità del servizio. Questa si compone di due
linee strategiche: integrazione dell’offerta, per
la quale occorre creare un’offerta integrata, in
termini di funzionamento delle strutture culturali
rispetto a livelli minimi e comuni di funzionamento (ciò, ancor prima di condividere le pratiche
comunicative e di promozione) e integrazione
della promozione, informazione e
Tivoli, Villa Gregoriana
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Tivoli, Villa Adriana
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commercializzazione: si tratta della linea strategica finalizzata a restituire un’immagine unica
del sistema, mediante strumenti di promozione e
informazione, oltre che di commercializzazione
del “prodotto Tivoli” unitari.
Il terzo ambito è relativo alla c.d. “integrazione laterale”: questa riguarda elementi di
integrazione con altre filiere, pubbliche o private,
finalizzata a restituire alle politiche culturali un
valore di sviluppo economico locale. In particolare: integrazione con la filiera pubblica, mediante
opportuni collegamenti con le scuole e i trasporti
pubblici locali e integrazione con la filiera privata
del settore turistico, per creare i più efficaci collegamenti nella gestione del “prodotto turistico
Tivoli”.
La strategia di integrazione viene sviluppata
in uno specifico piano degli interventi progettuali,
ai quali viene dedicata – nello studio – una prima
progettazione di massima. Il piano degli interventi, poi, è oggetto di una valutazione di fattibilità
che porta ad una temporizzazione in tre step di
attuazione:
• Step 1, ADEGUAMENTO - Risponde
all’esigenza di creare le condizioni affinché il
sistema Tivoli si possa presentare sul mercato
con un’offerta integrata. Da una parte crea le
condizioni di fruibilità minima dei siti che li
rendono quantomeno omogenei sotto il punto
di vista delle dotazioni minime di funzionamento.
Dall’altra, invece, crea quelle condizioni gestionali (interne) funzionali all’abbattimento dei costi e
alla creazione di economie di scala;
• Step 2, COSTRUZIONE OFFERTA INTEGRATA – Riguarda la costruzione dell’offerta
integrata per il visitatore e quindi mira a restituire
un’immagine di unicità del sistema dei 4 siti cul-
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turali, creando anche quei servizi che permettono
di fruirne come un’offerta unica, vantaggiosa sia
in termini economici, sia in termini di qualità ricevuta;
• Step 3, SVILUPPO – E’ la fase ultima
nella quale il sistema Tivoli, già consolidato,
si pone obiettivi di crescita ed innovazione
gestionale, attraverso da una parte azioni di
“aggressione del mercato turistico” e, dall’altra,
il consolidamento delle quattro gestioni grazie ad
una condivisione delle rispettive visioni politiche
e programmatiche.
Grazie a questo primo strumento di cui ci
siamo dotati, e che ha trovato un interessato
momento di confronto nell’ambito del convegno
CULTURA, SVILUPPO, TERRITORIO - Attori,
strumenti e metodi per la progettazione territoriale integrata (promosso congiuntamente
dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e
Paesaggistici del Lazio, dalla Regione Lazio e da
Federculture), che si è tenuto proprio a Tivoli il
18 maggio scorso, riteniamo si siano iniziate a
porre le basi per concreti processi di gestione
integrata dei beni culturali; un fattore, quello
dell’integrazione, divenuto ormai indispensabile per rilanciare, in un’ottica di efficienza ed
efficacia, la gestione del nostro patrimonio.
D’altro canto, la vastità e la diffusione di tale
patrimonio, unite alla restrizione dei conti pubblici e al trend crescente di domanda culturale,
impongono a tutti i soggetti responsabili - Stato
centrale, amministrazioni regionali, amministrazioni locali, operatori del terzo settore e soggetti
privati - di condividere scelte, cofinanziare progetti comuni, stringere accordi intorno a ampi
programmi di gestione e valorizzazione dei beni
su un determinato territorio.
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UNA CITTÀ RISORTA DALLE CENERI DI UNA GUERRA FRATICIDA
A PIEDI NUDI
A DUBROVNIK
di INGRID VENEROSO
a bellezza regala emozioni, commuove l’animo
sensibile e lo spinge all’appagamento. Arrivare
a Dubrovnik dal mare,
restare abbagliati dalla
luce che si riflette sulla
città vecchia regala al contrario una
sensazione di mancanza incommensurabile: per quanti luoghi incantati si
possano aver visitato in precedenza
non si riesce ad aspettare che la barca approdi al porticciolo, quel suo in-
nato splendore la rende irresistibile,
rapisce i sensi. E allora saltare sulla
banchina e cominciare a girovagare
tra le stradine, arrampicarsi lungo la
maestosa cinta muraria, mischiarsi
con la folla che passeggia lungo lo
“stradun” è un piacere che non ci si
può negare per nessuna ragione al
mondo. Neppure se c’è tanta gente da
non riuscire a vedere oltre il proprio
naso. Perché proprio quando pare che
il muro di turisti sia insormontabile
c’è un gesto che libera lo spirito e che
regala l’ennesima inenarrabile emozione: togliere le scarpe e camminare
scalzi per i vicoli della città. Allora si
scopre che la Starigrad di medioevale
memoria ha donato alla storia una città “tattile” di cui anche le mani ed i
piedi possono godere. Le pietre delle
strade rispondono al tocco del sole
caldo di agosto e si fanno accarezzare
dalla brezza alla sera, sembra quasi
di camminare sul velluto e di accarezzare le sete importate dai mercanti
veneziani nel 1300.
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al collasso. Hanno allora preso forma numerosi
progetti per la riqualificazione delle aree costiere
attrezzate e delle strutture alberghiere.
In dieci anni la possibilità di ricezione è
cresciuta in maniera esponenziale: se nel 2004
furono registrate furono 9.412.876 presenze già
nel 2005 queste crebbero a 9.995.070 presenze: è una crescita di circa il 6,2% particolarmente significativo se ricordiamo che si tratto di un
paese che conta soli 4,5 milioni di abitanti.
Punta di diamante della crescita turistica
croata sicuramente la Dalmazia, di cui Dubrovnik è fiera città capolista: dalla primavera
all’autunno è gremita di turisti italiani e tedeschi
– i più affezionati- e di francesi che stanno imparando ad amarla. Numerosi nelle ultime due
stagioni gli statunitensi.
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IL PIÙ IMPORTANTE PROGRAMMA DI RECUPERO E RESTAURO DELL’UNESCO
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evastata dalla guerra del 1991 la città vecchia, già sito WHC dal 1979, ha visto uno speciale rifiorire
nell’ultimo decennio. Il trentuno gennaio 2005 il Tribunale Internazionale per i crimini di guerra per la
Jugoslavia condannò il generale Pavle Strugar dell’Esercito popolare Jugoslavo a 8 anni di carcere per crimini di
guerra perpetrati nel 1991. Questo per crimini contro la popolazione civile e, grazie all’articolo 3 dello Statuto del
tribunale, per la distruzione di monumenti allocati nella città vecchia. Secondo la convenzione UNESCO firmata
nel 1972 i crimini commessi contro il patrimonio culturale e artistico delle popolazioni non hanno differente
valenza da quelli commessi contro la popolazione civile stessa: sono in eguale misura lesivi della civiltà e della
dignità di una nazione e possono essere quindi sanzionati dalla legge umanitaria internazionale. Danneggiata dal
conflitto armato la vecchia città diventò il centro del maggior programma di recupero e restauro coordinato dall’UNESCO. Già nel 1991, la città fu immediatamente inclusa nella lista dei WHS in pericolo per informare l’opinione pubblica e mantenere le misure di protezione necessarie. Grazie al supporto da parte dell’UNESCO che fornì
mezzi e materiali per $ 300.000 il governo croato ha restaurato il Monastero dei Francescani e dei Domenicani,
splendido monumento, ha riparato tetti e ristrutturato palazzi. Nel dicembre 1998 fu dunque possibile depennare
la città dai siti in pericolo. Oggi il WHC continua a mantenere assistenza al sito, finanziando recentemente congressi ed attività per il rilancio culturale e turistico dell’area.
Le mura a picco sul mare
Lo sviluppo turistico dell’area di Dubrovnik
dal dopoguerra ad oggi è strabiliante. Il settore
è diventato il motore trainante dell’economia in
pochi anni dalla fine della guerra. I dati illustrano
bene tale situazione: nel 1990 l’attività turistico
alberghiera disponeva di 87.768 letti, di cui
29.832 in strutture primarie e ha complessivamente realizzato 5.834.991 pernottamenti ovvero l’11% del traffico turistico complessivo della
Repubblica di Croazia. La guerra danneggiò non
solo l’immagine del Paese ma le strutture e contaminò le sue spiagge; ciononostante, a metà degli anni Novanta quando, passata la fase più dura
delle guerre, la Croazia tornò ad essere meta di
turisti stranieri nei mesi estivi ed il Paese conobbe una notevole entrata di valuta straniera, utile
per cominciare a rimettere in sesto un’economia
I vicoli
Lo “stradun”
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RIQUALIFICAZIONE URBANA E PROBLEMATICHE DEL RIUSO
IL REALE ALBERGO
DEI POVERI DI NAPOLI
di MARIA CLOTILDE SCIAUDONE
Il proget to di recupero e r ifunzionaliz za zione del grande
complesso del Reale Albergo
dei Pover i di Napoli 1 si inse r isce nel più ampio dibat ti to
sulle aree dismesse e i vuoti
ur bani, ambi to in cui la pro blematica del r iuso r isul ta
cr uciale perché stret t amente
legat a allo sviluppo delle voca zioni
della ci t t à e alla r iqualifica zione dell’ambiente ur bano. I grandi conteni tor i
lasciati vuoti in segui to a processi di
disat tiva zione funzionale rappresent ano – infat ti - una sfida e un’oppor tuni t à
per il sistema locale e misurano le sue
capaci t à di r innovar si, di at tivare pro get ti e strategie di trasfor ma zione terr i tor iale e sociale, di agire secondo una
logica di gover nance del ter r i tor io.
L’Albergo dei Pover i sorge nella zona
a nord-est del nucleo più antico della
ci t t à stor ica, nell’area che costi tuiva
la più impor t ante via di collegamento
con l’entroter ra e il pr incipale punto di
accesso alla ci t t à dal regno, laddove
l’antica via del Campo incrociava la via
di For ia. Proget t ato dall’archi tet to Ferdinando Fuga su incar ico del re Car lo
di Bor bone, con prammatica reale del
25 febbraio 1751 veniva emanato l’at to
di fonda zione di un “General Albergo
dei Pover i di ogni sesso ed et à e quivi
introdur re le propr ie e necessar ie ar ti”.
I costi edilizi vennero stimati in circa
un milione di ducati cui contr ibuirono
il re, la regina Mar ia Amalia con i suoi
gioielli, la nobil t à e gli enti religiosi
con notevoli somme e dona zioni. Iniziò
così la costr uzione della gigantesca
fabbr ica che nelle intenzioni or iginar ie
doveva ospi t are ot tomila pover i secondo una fer rea divisione per sesso e per
et à “Pro vir is et puer is” da una par te,
“Pro feminis et puellis” dall’al tra. La
str ut tura fu concepi ta come una vera e
propr ia ci t t à in cui gli ospi ti potevano
non solo dor mire e mangiare ma anche
apprendere un’educa zione e un mestiere, ascol t are la messa e soddisfare i
propr i bisogni spir i tuali: accanto ai
dor mi tor i e ai refet tor i, sor sero of ficine e laborator i, por ticati, abi t a zioni
per il per sonale, il tut to in un impianto
archi tet tonico che impediva ogni possibile promiscui t à tra le quat tro classi
ospi t ate. L’edificio, a piant a ret t angolare, doveva estender si per seicento
metr i in lunghez za e centocinquant a in
larghez za e ar ticolar si in cinque grandi
cor ti, con una chiesa a quat tro navate
disposte a for ma di X nella cor te centrale. I lavor i furono però inter rot ti nel
1819: delle cinque cor ti previste ne erano st ate realiz zate solo tre, la facciat a
di 600 metr i r isul tava “r idot t a” agli
at tuali 36 4 e la chiesa centrale solo
abboz zat a. Quando divenne palese che
a causa delle enor mi spese l’edificio
non poteva essere compiuto secondo
le dimensioni del proget to or iginar io,
iniziarono le pr ime manomissioni e
trasfor ma zioni: in questo modo si sacr ificarono -ad esempio - i por ticati che
divent arono quat tro distinte cappelle
destinate alle diver se classi di ospi ti
della str ut tura. Ciò nonost ante si può
dire con Pane che “lungi dall’appar ire
come un edificio incompiuto, l’ospizio
at tuale mostra già uno sviluppo or izzontale grandioso ed ar monico”.
L’enor me complesso ospi tò donne e
uomini pover i, bambini e raga z zi or fani,
con l’intento di dare loro un’istr uzione
e una qualifica zione professionale: alcune lavora zioni divennero produzioni
di quali t à come quella delle r icamatr ici, i cui lavor i furono r icercati anche
fuor i del regno. Nel cor so dei decenni
l’Albergo af fiancò a quella pr incipale
anche al tre destina zioni d’uso, ospi tò
le “donne perdute”, fu in par te
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La facciata
adibi to a Casa di cor rezione dei minor i
(da qui i nomignoli popolar i di “reclusor io” e “ser raglio”), ospi tò l’Isti tuto di
r ieduca zione per sordomuti, il Tr ibunale dei minor i ed al tre isti tuzoni. All’inizio del Novecento nacquero le scuoleof ficina professionali specializ zate in
meccanica, falegnamer ia, motor istica
e tipografia che furono inizialmente
amministrate dall’ente Gover no dell’Albergo dei Pover i, poi dai pr ivati che
avevano l’obbligo di impiegare i giovani
assisti ti come aiut anti, sia per il tirocinio che per l’apprendist ato. Durante
la Seconda guer ra mondiale la gestione
dell’Albergo passò all’ente “Collegi
Riuni ti Pr incipe di Napoli” che lo tenne
fino al 1981 quando l’ente fu soppresso. A questo per iodo r isalgono alcune
grandi trasfor ma zioni delle volumetr ie
come la costr uzione di 84 abi t a zioni
sulle ter ra z ze intor no al cor tile est e
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la demolizione del tet to ot tocentesco
sosti tui to da tre livelli con vol tine in
cemento ar mato. Nei suoi 250 anni di
stor ia l’Albergo dei Pover i, infat ti, è
st ato prot agonist a di una vicenda travagliat a, che ha visto il susseguir si di
manomissioni, demolizioni, parcellizza zioni, occupa zioni abusive, culminati
in una ser ie di crolli e gravi danneggiamenti causati dal ter remoto del 1980.
L’edificio entra a far par te del
patr imonio comunale nel 1981, ma i
pr imi inter venti di recupero ipotiz zati
nell’immediato post-ter remoto non
vengono realiz zati. Scongiurate anche
le successive ipotesi di demolizione o
di abbat timento par ziale for mulate da
alcuni autorevoli proget tisti, è dagli
anni Novanta che si af fer ma la consapevolez za del valore monument ale
della str ut tura e si individuano come
obiet tivi strategici la sua salvaguardia,
conser va zione e r ifunzionaliz za zione. A
par tire dal 1999 si susseguono una ser ie di iniziative: il Proget to preliminare
di restauro, il pr imo cantiere di messa
in sicurez za, il Proget to del Cantiere
scuola, cui si af fiancano una ser ie di
eventi cul turali (pubblica zioni, mostre,
concer ti) promossi dall’Amministrazione, con l’intento di far conoscere
la str ut tura e il proget to di r iqualifica zione. La dimensione dell’inter vento
di recupero impone l’isti tuzione di un
uf ficio ad hoc e la reda zione di un
master plan che individui obiet tivi, finali t à, costi, fonti di finanziamento di
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un recupero che – anche a causa della
mole e delle ingenti r isor se necessar iesi ar ticolerà per lot ti funzionali di r iuso
da integrare in un disegno uni tar io. Si
inizia dai lavor i pr ior i t ar i (bonifica dei
luoghi, messa in sicurez za delle par ti
semicrollate, etc.), per passare all’af fidamento delle proget t a zioni at traver so
lo str umento dell’ast a pubblica europea. Al ter mine di questo processo, la
scel ta del r iuso si or ient a sulla realizza zione della “Ci t t à dei Giovani”, scel t a
con cui si vuole “ favor ire il pieno sviluppo della per sonali t à dei giovani sul
piano cul turale e sociale, of frendo, in
un unico conteni tore, ser vizi e infor mazioni, spa zi evento, luoghi per il tempo
libero e la cul tura, spa zi per l’ospi t ali t à
e l’accoglienza”.
A mar zo 2006 il Consiglio Comunale
approva anche la costi tuzione della
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Il cortile interno
Fonda zione Ci t t à dei Giovani che dovrà,
tra l’al tro, occupar si di comunica zione
e mar keting dell’iniziativa, amministrazione del patr imonio, gestione delle
at tivi t à di controllo, manutenzione
ordinar ia degli impianti e delle
IL REALE ALBERGO DEI POVERI IN SINTESI
Committente
Progettista
Epoca di costruzione
Destinazione d’uso originaria
Superficie
Volume
Spazi all’aperto
Ambienti
Livelli
Accessibilità
Ultima destinazione d’uso
In disuso dal
Proprietà
Nuove funzioni ipotizzate
Soggetti promotori
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Carlo di Borbone re delle due Sicilie
Ferdinando Fuga
1751-1819 (incompiuto)
Albergo dei poveri (capacità: 8.000 ospiti)
103.000 mq
830.000 mc
24.000 mq (3 cortili maggiori e 6 minori)
440 (ambiente medio: 8m x 40m)
da 2 a 9
ottima
Collegi Riuniti principe di Napoli
1981
Comune di Napoli
“Città dei Giovani”
Comune di Napoli
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La facciata prima del recupero
par ti comuni. La realiz za zione della
Ci t t à dei Giovani si ar ticola intor no a 7
temi d’uso pr incipali: gestione, for mazione, lavoro, cul tura, societ à, tempo
libero, r icet tivi t à. Complessivamente,
alla cul tura e alla societ à sarà r iser vato il 27% della super ficie disponibile,
alla for ma zione e al lavoro il 28%, alla
r icet tivi t à e al tempo libero il 40%, alla
gestione il 5%. Per il futuro si prevede
di realiz zare protocolli di intesa tra
la Fonda zione e par tner s isti tuzionali
(Enti, Univer si tà) interessati all’iniziativa. Per raf for zare la visibili t à e
un’ampia comunica zione delle scel te
proget tuali, l’Amministra zione ha pro mosso ul ter ior i interessanti iniziative
come l’aper tura dei cantier i con visi te
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guidate gratui te e la pubblica zione di
“quader ni di rest auro”.
Nel complesso, il Proget to di recupero del Real Albergo dei Pover i e la
sua trasfor ma zione in Ci t t à dei Giovani
non solo costi tuisce uno dei pr incipali
investimenti dell’at tuale Amministrazione per il futuro della ci t t à, ma si
segnala anche nel panorama i t aliano
ed europeo come uno dei più cospicui
inter venti in cor so a favore dei giovani. Del resto la scel ta di r iuso appare
condivisibile sia perché i giovani co sti tuiscono una real tà impor t ante per
la ci t t à di Napoli, spesso neglet t a, sia
perché recupera almeno par zialmente
la mission or iginar ia ipotiz zat a da Carlo e quindi anche la memor ia collet tiva
del luogo: non mero accudimento, ma
anche for ma zione ed inser imento lavo rativo.
Note
1 Sull’argomento si veda tra l’altro:
www.comune.napoli.it
Comune di Napoli Assessorato all’Urbanistica, Le
dimensioni dell’intervento: prima e dopo, de Rosa
Editore, Napoli, 2005.
Comune di Napoli Assessorato all’Urbanistica,
“Città di Giovani” nell’Albergo dei Poveri, de Rosa
Editore, Napoli, 2006.
Fedele C., La città dei giovani di Napoli, “Progetto
Pubblico”, 24/2006, pp. 32-34.
Schiavon Caudullo L., Utopia e modello, “Costruzionidue”, n 5 anno V, 2002, pp.28-41.
Napoli, Galleria Umberto I
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SINERGIE TRA PUBBLICO E PRIVATO
PER UN “VIAGGIATORE” ATTENTO E CONSAPEVOLE
PER UN BUON TURISMO:
A CIASCUNO IL SUO!
di ANNALISA BALDINELLI
ccertato che nel nostro
paese il turismo, rappresenta una delle fonti
principali di ricchezza e
che proprio il turismo,
come ogni “industria”,
può avere anche effetti
negativi su ambienti, cultura e società, l’individuazione di limiti e condizioni appropriate per
il suo sviluppo, richiamando l’attenzione sulla
relazione: Turisti-Industria Turistica-Pubblico,
è divenuta necessaria.
Il principio base è quello di creare un buon
turismo, che possa salvaguardare le destinazioni da un modello consumistico, del tipo usa e
getta, dannoso per il suo stesso futuro, ed evitare che il turismo attento e consapevole diventi
l’ennesimo “prodotto di nicchia”, a vantaggio di
una diffusa e contagiosa filosofia del viaggio.
Le responsabilità di cui ogni Pubblico (amministrazioni, enti locali, imprenditoria turistica,
università, cittadini, associazioni di diversa natura), Turisti e Industria Turistica, devono farsi
carico si suddividono in tre momenti chiave
del “viaggio”: prima della partenza, durante il
viaggio e dopo il viaggio secondo quanto comunemente assunto.
Senza dubbio il Pubblico, a prescindere,
non potrà esimersi dal pianificare uno sviluppo
locale che tenga conto dei flussi turistici, del
loro impatto, avendo calcolato la capacità di
carico dell’area (che ne sarà delle aree ambientali a rischio, delle piccole isole qualora
non se terrà conto??). Tale sviluppo non potrà
che andare di pari passo con l’attività di tutela e
conservazione dei beni paesaggistici e culturali
della destinazione. Si impone pertanto una particolare sensibilità e competenza nel promuovere
la nascita di nuove strutture ricettive rispettose
dell’ambiente e della cultura locale. E per quelle
già esistenti? Il ricorso all’utilizzo di marchi e
certificazioni ambientali da conseguire in seguito agli adeguamenti tecnici richiesti, appare
una buona soluzione che motiva e incentiva i
proprietari e i titolari delle strutture ad eseguire
delle migliorie di carattere oneroso. Tutto questo
non sarà sufficiente se il Pubblico non provvederà anche a creare momenti di formazione per
gli operatori al fine di migliorare l’accoglienza
turistica, stabilendo un rapporto positivo e autentico tra residenti e visitatori, di aggiornamento sulla programmazione che intende svolgere
e di informazione sui vantaggi che potranno
ottenere seguendone le linee guida.
Il ruolo del Pubblico è strettamente legato
a quello dell’Industria Turistica che ha come
primo compito il rispetto della veridicità delle
informazioni fornite, divulgando materiale pubblicitario o realizzando siti internet che non risultino falsi e ingannevoli. La professionalità e la
competenza degli operatori turistici si riscontra
nell’organizzazione di itinerari, previa conoscenza di quanto accade nella destinazione, da percorrere con i giusti tempi, in cui il numero delle
mete sia proporzionale alla durata del viaggio, in
cui qualora vi siano gruppi che siano numericamente contenuti e servendosi di accompagnatori turistici informati e formati ad essere buoni
mediatori con la realtà stessa, soprattutto nella
visita di paesi in via di sviluppo. Implicita è la
conoscenza anche per gli organizzatori della
capacità di carico di beni ambientali e culturali
soprattutto quelli facenti parte di ecosistemi a
rischio e soprattutto nella creazione di un’offerta per turisti che viaggiano in gruppo.
L’inserimento nell’offerta di strutture, ristoranti e mezzi di trasporto rispettosi dell’ambiente
diviene automatico qualora il Pubblico e i titolari
dei servizi abbiano svolto il loro compito.
Il Turista a questo punto messo nella condizione di reperire facilmente le informazioni necessarie al suo viaggio (aspetti tecnici, logistici,
contesto, storia, natura, esistenza di marchi
di qualità ambientale, sistemazioni, mezzi di
trasporto soprattutto collettivi..), attraverso
differenti strumenti di comunicazione,
Firenze
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Pienza
non potrà che compiere delle scelte corrette nel
momento della prenotazione dei servizi e nel
rispetto della realtà che trova durante il viaggio.
Una volta intrapreso il viaggio il nostro Turista troverà rispondenza nella fornitura sul posto
di informazioni esatte attraverso personale
adeguatamente formato e motivato (esempio
guide turistiche locali preparate) e materiale
continuamente aggiornato. Che cosa si aspetta
però da lui il Pubblico? Le prime regole da seguire che dovrebbero derivare dal senso civico che
è in ognuno di noi, saranno quelle di rispettare
il patrimonio storico-artistico e naturale di cui
usufruisce durante il viaggio, usare le risorse in
modo responsabile, evitandone sprechi, limitando la produzione di rifiuti e provvedendo a non
abbandonarli, condividere i vari aspetti della vita
quotidiana locale senza ripercussioni negative.
Qualora si tratti di destinazioni in cui la cultura, la società, la religione, la situazione storica
e politica risulti costituita da regole diverse da
quelle della realtà in cui si vive ( ad esempio i
paesi in via di sviluppo), il loro rispetto e la loro
conoscenza si impone. Perché dunque non cominciare a dotarsi di un abbigliamento adeguato
o non chiedere il consenso alle persone che si
vogliono ritrarre prima di scattare foto o filmati?
Basti pensare che in alcuni paesi vige ancora
oggi la credenza popolare che chiunque scatti
una foto o riprenda una persona abbia il potere
di rubargli l’anima! Per non parlare poi di quei
beni culturali che per motivi di tutela e conservazione artistica non possono essere oggetto di
fotografie!
Una volta terminato il viaggio ogni soggetto provvederà alle sue verifiche. E’ d’obbligo
esaminare i risultati della visita, gli effetti, la
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valutazione costi-ricavi. Potrà accadere di dover
rimediare agli eventuali danni riportati alla natura, al paesaggio, all’ambiente! Spetta ancora
al Pubblico cercare di riutilizzare e reinvestire
gli utili del turismo per ristabilire l’equilibrio
perso senza cercare fondi altrove. Non potrà
però rimanere chiuso in sé stesso, ma di
grande aiuto per la conservazione, la tutela e la
promozione della destinazione risulterà creare
qualche forma di apertura e di confronto con
tavole rotonde, incontri e dibattiti sulle scelte da
compiere, facendosi portavoce nelle sedi appropriate delle difficoltà incontrate e delle necessità
riscontrate, delle soluzioni positive attuate e di
quelle mancate, richiedendo qualora si renda
necessario interventi anche a livello nazionale
sensibilizzando la collettività.
Anche l’Industria turistica farà le sue
verifiche sui risultati del viaggio, essendo destinataria di eventuali lamentele, inoltrandole
a chi di dovere e il Turista dal canto suo farà
una verifica sulla soddisfazione complessiva
del viaggio. Di certo non mancherà di far presente all’Organizzatore Turistico o al Pubblico
eventuali disservizi o mancanze di rispetto del
patrimonio naturale e socio culturale che ha
riscontrato. Nella nostra società in cui il turismo è diventato un bene di tutti e per tutti, solo
con la diffusione e il rispetto di regole e principi condivisi derivanti da sinergie tra soggetti
pubblici e privati, che tendano a salvaguardare
il patrimonio che ci è stato tramandato e che
impone un legame stretto tra i diversi destinatari del medesimo fenomeno, si può contribuire
a creare un buon turismo a vantaggio di tutti e
a rendere la destinazione più sostenibile anche
per coloro che ci vivono.
San Gimignano
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UN PROGETTO ITALO-SVIZZERO PER LANCIARE
LA CANDIDATURA DELLA FERROVIA RETICA
LA TRASVERSALE ALPINA
PIÙ ALTA D’EUROPA
di SANDRO FACCINELLI
Direttore della Fondazione ProVinea “Vita alla Vite di Valtellina” ONLUS
e linee ferroviarie dell’Albula
(completata
nel 1903) e del Bernina
(completata nel 1910) costituiscono il cuore della
candidatura UNESCO. La
ferrovia dell’Albula è stata
costruita quale classica ferrovia di montagna per treni a vapore. Il suo tracciato e
i suoi manufatti costruiti con pietra locale
costituiscono l’apice del periodo classico
di costruzione di linee ferroviarie. Oggi la
linea del Bernina è unica al mondo: si tratta
della trasversale alpina più alta di tutta
Europa e di una delle ferrovie ad aderenza
naturale più ripide al mondo. Entrambe le
ferrovie collegano l’Engadina al turismo
internazionale e costituiscono esse stesse
un’attrazione turistica.
Il comprensorio originario del bene
proposto per la nomina era limitato al territorio elvetico e comprendeva il territorio
attraversato dalla Ferrovia retica da Thusis
fino a Campocologno. In seguito a contatti
diplomatici tra la Svizzera e l’Italia, nonché
all’intervento di ProVinea, responsabile
per il tratto italiano della candidatura, si
è riusciti a estendere il comprensorio fino
al capolinea di Tirano. La linea del Bernina
(Saint Moritz - Tirano) fa quindi parte in tutta la sua lunghezza della candidatura. Con
il coinvolgimento dell’Italia, la candidatura
viene valorizzata quale progetto transnazionale aumentandone notevolmente le possibilità di successo.
La candidatura, viene sostenuta congiuntamente da Svizzera e Italia e permetterà di
rinsaldare i legami tra i due paesi creando
nuove sinergie di grande utilità per la conservazione del comune patrimonio culturale.
Il primo giugno 2006 la candidatura
transnazionale, per quanto concerne la
tratta che si svolge in territorio italiano, è
stata inclusa dall’Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO presso il Ministero
per i Beni e le Attività Culturali nella lista
propositiva italiana (Tentative list) depositata presso l’UNESCO. Il dossier, inoltrato
nel settembre del 2006 per un esame
preliminare formale, è stato adeguato sulla
base dei feedback. È stato approfondito in
modo particolare il capitolo concernente il
“confronto con ferrovie conosciute a livello
mondiale”. Il progetto è quindi diventato un
T E N T A T I V E
51
L I S T
I CANDIDATI ITALIANI ALLA WHL
Prosegue la nostra rassegna dei siti italiani che ambiscono al prestigioso riconoscimento Unesco.
Dopo la Mantova di Virgilio e dei Gonzaga è la volta di una candidatura transnazionale: la Ferrovia retica.
Una strada ferrata di grande fascino e suggestione nella quale ponti di pietra, gallerie, muri di sostegno
e binari si integrarono perfettamente con il paesaggio circostante.
dossier che comprende 700 pagine, mentre
il piano di gestione è stato elaborato in
base alle direttive dell’UNESCO e comprende 80 pagine.
Il 21 dicembre 2006 il dossier definitivo, rielaborato, è stato consegnato, alla
presenza dei delegati permanenti della
Svizzera e dell’Italia e degli ambasciatori
Ernst Iten e Giuseppe Moscato, al Centro
del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO di
Parigi insieme ai rappresentanti di Ferrovia
retica, Cantone dei Grigioni e Confederazione Elvetica. Gli organi dell’UNESCO faranno
valutare il progetto 2007 da esperti. Le
raccomandazioni di questi esperti costituiranno altri criteri per la seduta decisiva
del Comitato del Patrimonio Mondiale nell’estate del 2008.
Link utili
• www.rhb-unesco.ch - Candidatura UNESCO Ferrovia
Retica
• www.bak.admin.ch - Ufficio federale della cultura
• www.gr.ch - Cantone dei Grigioni
• www.rhb.ch - Ferrovia Retica
• www.comune.tirano.so.it - Comune di Tirano
52
anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
53
IL DOSSIER MUSEI 2007 DEL TOURING CLUB ITALIANO
MUSEI PIÙ STIMOLANTI
PER VISITATORI PIÙ ESIGENTI
di ANDREA TEBALDI
beni artistici e culturali sono sempre
più, non solo fattori di attrazione
turistica, ma un vero e proprio valore
aggiunto in grado di incrementare la
competitività internazionale di un Paese. Analizzando il “turismo culturale”,
inoltre, balza agli occhi come, se fino
a non molto tempo fa al centro della domanda
era posizionato il bene culturale come fattore
pressoché esclusivo di attrattiva, oggi più che mai
i turisti analizzano anche altre componenti dell’offerta che spesso condizionano la scelta finale sulla
destinazione. In altre parole occorre sapere offrire
“una rete di opportunità” e una contaminazione
tra elementi tipicamente culturali e altri legati al
bisogno di protagonismo di chi arriva. E i visitatori
sono sempre più maturi ed esigenti. In quest’ottica, le città d’arte italiane, stando ai numeri delle
presenze, rispondono molto bene e riescono a
soddisfare queste nuove esigenze, visto che il
turismo culturale si è ritagliato fette sempre più
ampie di mercato. Il 2005 ha visto nelle 307 “città
di interesse storico e artistico” (secondo la classificazione Istat), oltre 29,5 milioni di arrivi e più di
86 milioni di presenze turistiche con una crescita
rispettivamente del 2% e del 6% rispetto all’anno
precedente e del 10% e del 9,9% rispetto al 2000.
Il turismo culturale costituisce nel nostro paese un
segmento fondamentale della domanda turistica.
IL DOSSIER
L’interessante studio del Touring Club Italiano
ha evidenziato gli andamenti turistici e le presenze
nei musei. Si sono analizzati i musei suddividendoli in varie categorie principali:
1) Artistici: ovvero musei riferiti alle belle arti o
alle arti applicate, i musei di scultura, le gallerie di pittura, i musei di fotografia e cinema, i
musei di architettura;
2) Storico-archeologici: musei di storia, di archeologia e scavi;
3) Scientifici: musei di scienza e storia naturale
facenti riferimento a biologia, geologia, botanica, zoologia, paleontologia, ecologia; musei
delle scienze e delle tecniche legati a scienze
quali l’astronomia, la matematica, la fisica, la
chimica, le scienze mediche; i giardini zoologici e botanici e gli acquari.
UNO SGUARDO D’INSIEME
Nel 2005 i 402 musei, monumenti e aree archeologiche statali avevano registrato 33.048.137
visitatori; nel 2006, gli ingressi sono aumentati del
4,3%, toccando quota 34.492.875 di cui 10.886.551
nei musei, 16.809.138 presso monumenti e aree archeologiche e 6.797.186 nei circuiti museali.
La top 30 del 2006 vede i Musei Vaticani
ampiamente primi in classifica con più di quattro
milioni di visitatori, un incremento di 450mila unità
rispetto al 2005, e quasi un milione e 700mila vi-
sitatori in più rispetto agli Scavi Vecchi e Nuovi di
Pompei, secondi in graduatoria. Seguono, a completare la top ten, nell’ordine, la Galleria degli Uffizi
Corridoio Vasariano di Firenze, Palazzo Ducale di
Venezia, l’Acquario di Genova, la Galleria dell’Accademia di Firenze, il Complesso Monumentale di
Santa Croce sempre a Firenze e infine tre realtà di
Roma, il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo,
il Museo Centrale del Risorgimento e il Bioparco.
Le variazioni più significative in crescita sono
quelle registrate dal Museo delle Antichità Egizie
e dal Museo del Cinema di Torino e da quello della
Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di
Milano. Il “caso” Torino si inserisce nel
generale contesto di
crescita che ha riguardato il Piemonte
nel 2006 connesso,
con ogni probabilità,
all’effetto Olimpiadi
Invernali.
Nel 2006, i
trenta musei più
“visitati” (elencati in
dettaglio nella tabella) hanno raggiunto
23.798.502 visitatori,
circa un milione e
200mila unità in più
rispetto ai primi trenta musei in classifica
nel 2005. Le sedi che
più hanno contribuito
a questa crescita
sono stati, oltre ai già
menzionati Museo
delle Antichità Egizie di Torino (+93,8%), Museo
Nazionale del Cinema (+39,1%) e Museo Nazionale
della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci
a Milano (+21,8%), anche il Bioparco di Roma
(+24,2% ), e gli Uffizi.
Dei trenta musei in classifica 17 sono artistici,
nove gli storico-archeologici, quattro quelli scientifici. La maggior parte dei musei presenti si trova
nell’Italia centrale tra Lazio e Toscana, seguono
l’Italia settentrionale con dieci musei e il Sud con
sei istituti in Campania e uno in Sicilia.
MUSEI ARTISTICI
La classifica è dominata dalle città d’arte
dell’Italia centrale,
Firenze e Roma in
testa con tre sedi
ciascuna. Seguono
Venezia, con due
sedi e Torino e
Caserta con una.
Quasi tutti i musei
in classifica hanno
registrato, rispetto
al 2005, una crescita significativa: non
solo dunque Musei
Vaticani (+11,6%),
Galleria degli Uffizi
e Corridoio Vasariano (+24%) e Museo
Nazionale
del
Cinema (+39,1%)
ma anche Palazzo
Ducale (+3,7%),
Galleria
dell’Accademia (+5,1%),
ComplesMusei Vaticani
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anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
55
LA TOP 30
Museo
so Monumentale di Santa Croce (+5,2%), Museo
Nazionale di Castel Sant’Angelo (+8,3%), Galleria
Borghese (+10,2%) e Reggia di Caserta (+3,4%).
Un solo museo in calo, il Museo di San Marco
(-8,3%).
MUSEI STORICO-ARCHEOLOGICI
La maggior affluenza si è avuta, anche quest’anno, agli Scavi di Pompei (2.569.872 ingressi).
L’incremento percentuale maggiore è - come detto
- quello del Museo delle Antichità Egizie di Torino.
Stazionari rispetto al 2005 gli Scavi di Ostia e
Museo Ostiense. In crescita tutti gli altri: non solo
il Museo Archeologico Nazionale di Napoli che ha
visto un aumento dell’11,3% ma anche il Museo
Centrale del Risorgimento con un +3,7%, i Musei
Capitolini passati da 480.050 a 515.266 visitatori,
l’area archeologica di Paestum con un +5,9%, gli
Scavi di Ercolano (+4%), l’Area Archeologica e
Museo delle “grotte di Catullo” con il 6,8% e il Museo Archeologico Regionale della Villa Imperiale
del Casale (+4,1%).
MUSEI SCIENTIFICI
Tutti gli istituti in classifica risultano in crescita a eccezione dell’Acquario di Genova che
ha registrato un leggerissimo calo. Spiccano il
Bioparco di Roma con il 24,2% in più rispetto al
2005, il Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci (+21,8%) e il Giardino
Zoologico di Pistoia (+17,5%). Varie le tipologie
presenti: quattro sono i musei scientifici veri e
propri (Museo Nazionale della Scienza e della
tecnologia “Leonardo da Vinci”, Museo Civico di
Storia Naturale, Museo Civico di Scienze Naturali
“E.Caffi” e il Museo Tridentino di Scienze Naturali);
tre i musei “viventi” (Acquario di Genova, Bioparco
di Roma, Giardino Zoologico di Pistoia); un planetario e museo astronomico (Roma), un giardino
La collocazione
geografica
dei 30 musei
più visitati d’Italia
botanico, a Villa Taranto, e la Città della Scienza
di Napoli, centro polifunzionale di diffusione della
cultura scientifica.
GLI ITALIANI E I MUSEI
Da una indagine condotta recentemente
emerge come alla domanda sul quale sia
la regione preferita dagli italiani per motivi
artistici, Toscana e Lazio abbiano prevalso.
Analizzando il titolo di studio dei turisti si
vede che il 54,7% di chi possiede un’istruzione superiore ha fatto almeno una visita in un
museo nel corso dell’ultimo anno. Valore che
scende al 35,3% per il livello di istruzione media. Per quanto riguarda le attività da svolgere
nel tempo libero, l’andare in un museo o in una
pinacoteca è “quotato” al 41,1%; la visita alle
mostre d’arte è al 30,8%. Al primo posto con
l’84,8%, c’è il mangiare fuori con la famiglia e
con gli amici. Ma questo è chiaramente tutto
un altro ambito e - come direbbe qualcuno “tutta un’altra storia”.
Località
Visitatori
2006
4.267.014
Visitatori
2005
3.822.234
Var.%
06/05
11,6%
1
Musei Vaticani
Città del Vaticano
2
Scavi Vecchi e Nuovi di Pompei
Pompei
2.569.872
2.370.940
8,4%
3
Galleria degli Uffizi e Corridoio Vasariano
Firenze
1.664.232
1.342.558
24,0%
4
Palazzo Ducale1
Venezia
1.499.285
1.446.010
3,7%
5
Acquario di Genova
Genova
1.262.000
1.304.000
-3,2%
6
Galleria dell’Accademia
Firenze
1.237.012
1.177.513
5,1%
7
Complesso Monumentale di Santa Croce
Firenze
1.008.157
958.182
5,2%
8
Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
Roma
875.893
808.787
8,3%
­9
Museo Centrale del Risorgimento
Roma
850.000
820.000
3,7%
10
Bioparco di Roma
Roma
747.398
601.846
24,2%
11
Museo delle Antichità Egizie
Torino
554.911
286.296
93,8%
12
Museo Nazionale del Cinema2
Torino
534.655
384.415
39,1%
13
Musei Capitolini
Roma
515.266
480.050
7,3%
14
Galleria Borghese
Roma
484.920
439.986
10,2%
15
Museo di San Marco
Venezia
478.600
522.000
-8,3%
16
Reggia di Caserta3
Caserta
462.579
447.383
3,4%
17
Museo Arch. Reg. Villa Imperiale del Casale
Piazza Armerina
423.168
406.565
4,1%
18
Città della Scienza
Napoli
389.215
377.412
3,1%
19
Museo Archeologico Nazionale4
Napoli
382.784
344.056
11,3%
20
Museo Naz. della Scienza e della tecnologia “Da Vinci”5
Milano
380.221
312.091
21,8%
21
Collezione Peggy Guggenheim
Venezia
375.717
349.720
7,4%
22
Museo delle Cappelle Medicee
Firenze
374.279
369.585
1,3%
23
Palazzo Vecchio - Quartieri Monumentali
Firenze
349.189
359.907
-3,0%
24
Cenacolo Vinciano
333.195
328.379
1,5%
25
Area archeologica
332.983
314.394
5,9%
26
Gallerie dell’Accademia di Venezia
Milano
Paestum
Capaccio
Venezia
301.583
369.656
-18,4%
27
Museo Storico Artistico “Tesoro di S.Pietro”
Città del Vaticano
297.534
277.407
7,3%
28
Scavi di Ercolano
295.517
284.129
4,0%
29
Scavi di Ostia e Museo Ostiense
292.256
292.392
0,0%
30
Museo Storico del Castello di Diramare
Ercolano
Ostia Antica
Roma
Trieste
259.067
252.293
2,7%
6
Note
Per Palazzo Ducale non è previsto un biglietto singolo d’ingresso. La Museum Card dell’Area Marciana comprende la visita a
Palazzo Ducale, Museo Correr, Museo Archeologico Nazionale, Sale Monumentali della Biblioteca Marciana. La Museum Pass
comprende la visita a tutti i Musei Civici Veneziani. Il numero di visitatori riportato si riferisce tuttavia agli effettivi ingressi a Palazzo
Ducale registrati al passaggio.
2
Tale cifra non tiene conto degli ingressi al Cinema Massimo – Sala 3 Cineteca pari, nel 2006, a 28.434
3
Il dato si riferisce agli ingressi del solo museo, compresi quelli con Artecard. Non vengono invece considerati i biglietti emessi per
l’ingresso al Parco della Reggia.
4
Comprende gli ingressi con Artecard (28.931)
5
Non sono compresi 37.224 visitatori in occasione di eventi
6
Dati provvisori dell’Ufficio Statistica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il numero include i biglietti cumulativi con il
Museo Archeologico Nazionale di Paestum
1
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I T A L I A
D A
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
S C O P R I R E
I T A L I A
57
D A
S C O P R I R E
Oriente, secondo l’antica cosmogonia, e alla valle
ampia del fiume, bagnata dal sangue di tanti giovani
soldati, venuti a liberarci da un governo tiranno. Ora
molti di essi riposano nel cimitero al di là della valle.
La facciata della chiesa è spoglia ed austera, come
tutte le chiese cistercensi.
I trabocchi, opera dell’industriosità degli abitanti
della costa, che dal mare e dalla terra traevano il loro
sostentamento, sono impalcature fisse di tavole e
travi, per la pesca a bilanciere. I contadini calavano
le reti la sera e al mattino tornavano a prendere il
pescato, così il trabocco rendeva senza turbare il
lavoro dei campi.
Queste strutture, sempre rinnovate, si sono
conservate integre attraverso i secoli. Ora sono
sotto la protezione della regione, che ne cura la
conservazione.
Ma se i trabocchi ricevono uno sguardo incuriosito dal viandante, e se D’Annunzio è ignorato,
l’abbazia è meta continua di devoti, estimatori e
turisti. E molti sono coloro che sostano in preghiera
nel silenzio degli alti archi ogivali.
Ma nelle domeniche di primavera, quando la
natura si sveglia e torna a scaldare i cuori, tra gli
archi risuonano le note di musiche sacre a benedire
le coppie venute nell’antico luogo a coronare il loro
sogno d’amore, come da tempi lontani hanno fatto
i loro antenati. Allora i parcheggi si riempiono di
macchine e lunghi cortei salgono la rampa verso
la chiesa.
Questa è l’abbazia, questo il luogo sacro, fulcro
di fede e d’amore.
UN LUOGO SACRO FIN DAI TEMPI PIÙ REMOTI
L’ABBAZIA
DI SAN GIOVANNI IN VENERE
di MARIO BELLISARIO
hi percorre la strada Adriatica
tra Vasto e Ortona, proveniente
da Vasto, appena attraversato il
Sangro, scorge in alto a sinistra
un edificio enorme, che, per la
sua forma allungata e tondeggiante, sembra quasi una nave
preparata a scendere in mare.
È l’abbazia di San Giovanni in Venere.
A sinistra sul mare, molto distanziate l’una
dall’altra, vede strutture come catapulte romane o
dinosauri immensi pronti a prendere il largo: sono
i trabocchi.
La costa è alta in questo tratto e la strada quasi
rasenta il mare. Intatta è la costa, cupa e boscosa.
Lungo i gradoni si alternano boschi di pini e di lecci,
intramezzati da ridenti agrumeti e macchie spinose.
Libero è il mare, d’un azzurro splendente fino
all’orizzonte. Il suo sciabordio, tra gli scogli e le
piccole baie silenziose, alletta l’orecchio ed invita
all’ascolto. Ma quando infuria il vento del nord,
rabbioso sbatte i suoi bianchi marosi contro la
costa. Il suo muggito si spande per i campi fino ai
monti distanti.
È, questo, un tratto di costa che fu caro a D’Annunzio, il quale qui soggiornò e scrisse uno dei suoi
libri migliori: Il trionfo della morte. Ancora esiste la
casa in cui abitò e il trabocco turchino sotto il promontorio da cui si lanciarono abbracciati in mare i
due amanti del libro e vi trovarono la morte.
Ma la perla di tutta la costa è l’abbazia, che i
Frentani, abitanti di quest’angolo d’Abruzzo, considerano il loro tesoro più caro. Questo luogo è
sacro fin dai tempi remoti. Ne sono testimonianza
le tombe, risalenti al V secolo avanti Cristo, recentemente scoperte intorno all’abbazia e il tempio che
i Frentani ivi costruirono alla dea dell’amore e dove
per secoli vennero a pregare e a compiere i loro riti
nuziali, ed ancora vengono in un retaggio ininterrotto di memorie e di affetti.
Era ancora diffusa nelle campagne intorno la religione pagana, quando, circa mille anni fa, i monaci
cistercensi, provenienti da Fossanova, costruirono
sul tempio di Venere il loro convento e la loro chiesa
cristiana, la cui cripta è ancora sostenuta dalle colonne del tempio pagano.
I monaci si insediarono nella loro abbazia e di
lì dominarono, padri padroni, paesi e villaggi della
Frentania. Diffusero la nuova fede, dissodarono
terreni e piantarono vigne ed ulivi (ulivi ora decrepiti
resistono ancora accanto all’abbazia), e dal mare
ricavarono il sale e ne fecero commercio.
Ma il nome della dea rimase ad aleggiare sulla
zona, come si può riscontrare da alcuni toponimi
e da nomi di donne, e soprattutto è rimasto nel
fascino del luogo, racchiuso in un sacro mistero.
L’abbazia ora troneggia sul colle semplice ed austero tra i pini e gli ulivi. La chiesa volge l’abside ad
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anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it
B R E V I
* Notizie dall’Italia e dal mondo
LA NUOVA ZELANDA OSPITA
IL WORLD HERITAGE COMMITTEE 2007
L
a 31° sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale si svolgerà quest’anno a
Christchurch, in Nuova Zelanda, dal 23 giugno al 2
luglio prossimo. Un importante appuntamento che
offrirà l’occasione ai rappresentanti dei vari Paesi di
confrontare i propri punti di vista sulla salvaguardia
e la valorizzatone dei beni culturali e naturali del pianeta. Il Comitato, attualmente composto da Benin,
Canada, Cile, Cuba, India, Israele, Giappone, Kenia,
Kuwait, Lituania, Madagascar, Mauritius, Marocco,
Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Perù, Repubblica
di Corea, Spagna, Tunisia, Stati Uniti, dovrà indicare, sulla base delle candidature sottoposte dagli
stati membri, i siti culturali e naturali di rilievo universale da inserire nella WHL, monitorare lo stato di
conservazione dei siti iscritti, decidere quali sono
da iscrivere o da togliere dalla Lista del patrimonio
mondiale in pericolo e quali, eventualmente, da
cancellare dalla WHL, esaminare le richieste di
assistenza internazionale da parte del Fondo del
patrimonio mondiale.
risultano essere Tokyo, Seul e Città del Messico,
mentre Milano e Roma sono oltre la centesima
posizione.
VILLA D’ESTE HA IL PARCO
PIÙ BELLO D’EUROPA
U
na giuria internazionale formata da botanici,
architetti paesaggisti, storici e giornalisti ha
decretato che il giardino di Villa d’Este a Tivoli è il vincitore della prima edizione del premio internazionale “Il
parco più bello d’Europa”. Il concorso, nato negli Stati
Uniti negli anni Novanta per promuovere le aree verdi
anche presso il grande pubblico, è stato da poco importato anche in Europa per valorizzare i migliori esempi
di tutela e recupero del “sistema verde”, di Germania,
Inghilterra, Francia, Svezia e Italia. Il parco di Villa
d’Este, vero gioiello dell’arte rinascimentale dei giardini,
sito Unesco dal 2001, ha ottenuto il prestigioso riconoscimento per l’accessibilità, lo stato di manutenzione,
la qualità del giardino, la completezza dell’informazioni,
la visibilità, nonché per i suoi servizi, giudicati moderni
ed efficienti.
L’INCESSANTE CORSA ALLE MEGALOPOLI
LA MAPPA DEL PATRIMONIO MONDIALE
UNESCO
l 23 maggio 2007 rimarrà una data da segnare negli annali: per la prima volta nella
storia dell’uomo, gli abitanti delle città hanno
superato quelli delle campagne. Le proiezioni statistiche, elaborate dalla North Caroline State, segnalano che proprio il 23 maggio la popolazione
urbana ha raggiunto quota 3.303.992.253 contro
i 3.303.866.404 dei residenti nelle campagne. Un
divario che si prevede salirà al 51,3% nel 2010 e
al 60% entro il 2030 (all’inizio del 1900 la popolazione cittadina raggiungeva a malapena il 14%
del totale). Le tre città più popolose del globo
possibile richiedere gratuitamente,
compilando l’apposito form sul sito
web dell’Unesco (www.unesco.org) la mappa
car tacea 2006-07 dei siti dichiarati Patrimonio
dell’Umanità. La pubblicazione, giunta alla
quar ta edizione, frut to della collaborazione fra
Unesco World Heritage Centre, National Geographic e Hewlet t Packard, elenca e localizza
su una bella mappa del globo terrestre (cm
78x50) tut ti gli 830 beni culturali e paesaggistici del mondo protet ti dalla Convenzione
dell’Unesco.
I
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
È
Notizie dall’Italia e dal mondo *
LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO
DEGLI EMARGINATI
“S
cienza e tecnologia non devono essere
usate soltanto per soddisfare la curiosità
umana: devono anche contribuire a soddisfare i bisogni
primari dei nostri cittadini più emarginati”: questa la
sintesi dell’intervento del direttore generale dell’Unesco, Koichiro Matsuura, al G8-Unesco sullo “Sviluppo
sostenibile”, svoltosi nel maggio scorso a Trieste. Il
Forum è stato indetto per studiare il modo migliore
per costruire un mondo più prospero, equo e pacifico
sfruttando le sinergie create dall’istruzione, dalla ricerca
e dall’innovazione. Un mondo più giusto, dove scienza
e tecnologia possono affrontare “anche la dura realtà
della vita quotidiana per quel miliardo di persone che
vivono con meno di un dollaro al giorno e che soffrono
sproporzionatamente di malnutrizione, malattie e disperazioni” - ha ribadito Matsuura.
WORLD HERITAGE MEMORY NET
N
el novembre scorso il Centro per il Patrimonio
Mondiale Unesco ha firmato un memorandum
d’intesa con il Simmons College di Boston (Massachusetts) per realizzare, sotto la direzione del dottor Chingchih Chen, professore di tecnologia dell’informazione, il
primo Centro digitale del patrimonio culturale mondiale
(WHDC). Il progetto, finalizzato a promuovere una migliore conoscenza del patrimonio culturale, consiste sostanzialmente in un veloce ed efficiente sistema di accesso
multilingue alle informazioni multimediali (fotografie,
videos, clip audio) relative ai 830 siti inseriti nella World
Heritage List. La World Heritage Memory Net (WHMNet)
consentirà di compiere anche le ricerche più complesse,
permettendo di recuperare anche le immagini che assomigliano (per colore e figura) a quelle ricercate. Il progetto WHMNet, il cui avvio è previsto per il luglio 2007,
si avvarrà della collaborazione della Global Memory Net
59
B R E V I
(GMNet), una biblioteca e un Gateway globali che custodisce, grazie ad una convenzione con il National Science
Foundation degli Stati Uniti, una immensa banca dati di
immagini e di informazioni storico-culturali.
LE 25 MERAVIGLIE DELLA ROUGH GUIDES
I
l risultato del sondaggio web della “New Seven
Wonders Foundation” per scegliere le nuove sette
meraviglie del mondo (per l’Italia è in gara il Colosseo)
verrà reso noto il 7 luglio. In attesa di ricevere buone
notizie da Internet, la guida britannica Rough Guides, per
festeggiare i venticinque anni di attività, ha inserito Venezia e la Cappella Sistina nella lista delle “sue” venticinque
meraviglie del mondo. Ecco l’elenco completo: la Grande
Moschea di Djenné in Mali; Salar de Uyuni in Bolivia, la
più grande distesa salata del mondo; il tempio khmer di
Angkor Wat in Cambogia; la barriera corallina del Belize;
la catena montuosa dell’Himalaya; la maestosa Eyers
Rock in Australia; il ghiacciaio Perito Moreno nella Patagonia argentina; il Rio delle Amazzoni in Brasile; i camini
delle fate e le grotte della Cappadocia in Turchia; la diga
di Itaipù, la più grande della Terra, al confine tra Brasile
e Paraguay; il Grand Canyon in Colorado; le cascate
Victoria, al confine tra Zimbabwe e Zambia; Petra, la
città intagliata nella roccia del deserto giordano; Machu
Picchu; la Sagrada Familia di Barcellona; la Città Proibita
di Pechino; la Grande Muraglia cinese; il Taj Mahal in India; le rovine ed i tempi Maya in Messico e Guatemala; le
statue dell’Isola di Pasqua e, a sorpresa, le luci e i colori
di Las Vegas.
FOR WOMEN IN SCIENCE
Q
uindici borse di studio del valore di 40.000
dollari sono state offerte da L’Oreal a giovani
donne, provenienti dagli Stati membri dell’Unesco,
che per il loro entusiasmo ed i loro progetti innovativi, abbiano contribuito allo sviluppo
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anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it
B R E V I
* Notizie dall’Italia e dal mondo
della ricerca scientifica. Le candidate devono aver
già intrapreso lavori di ricerca a livello di dottorato
o post-dottorato in uno dei seguenti ambiti scientifici: biologia, biochimica, biotecnologie, agraria,
medicina, farmacia e fisiologia. Le domande di
candidatura dovranno pervenire entro e non oltre il
14 agosto 2007 alla Commissione Nazionale Italiana
per l’Unesco (Piazza di Firenze 27- 00186 Roma). Per
maggiori informazioni consultare il sito dell’Unesco
(www.unesco.org).
UNA MOSTRA TIRA L’ALTRA
L’
Italia è una vera e propria “galleria d’arte all’aria aperta” e il successo delle numerose
mostre temporanee allestite nel nostro Paese, dalle
più grandi città d’arte fino alle più piccole cittadine
di provincia, ne è la conferma. Questa la classifica
generale dei visitatori diffusa dal sito web del quotidiano La Repubblica (dati riferiti al 21 aprile 2007):
Turner e gli impressionisti (Brescia) 352.415 visitatori; Cina. Nascita di un impero (Roma) 296.580;
Mondrian (Brescia) 228.612; Matisse e Bonnard.
Viva la pittura! (Roma) 200.659; Cézanne a Firenze
(Firenze) 164.638; Il Simbolismo. Da Moreau a Gauguin a Klimt (Ferrara) 160.529; Picasso. La joie de vivre (Venezia) 160.426; Tamara de Lempicka (Milano)
160.039; Chagall delle meraviglie (Roma) 146.988;
Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design
dell’automobile (Rovereto) 126.227.
UNA PASQUA DA DIMENTICARE
S
unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
econdo i dati diffusi dall’Istat, il bilancio
alberghiero della Pasqua 2007 è stato largamente deficitario (-12% negli arrivi e -10% nelle
presenze). Un risultato negativo che offre riscontri
diversi nelle varie ripartizioni geografiche: Sud e Isole
-17,4%, Centro -11,6%, Nord-Est -9,8% e Nord-Ovest
-3,2%. La flessione e’ stata determinata in larga
parte dagli italiani con un -17,5% di arrivi e -15% di
presenze mentre gli stranieri hanno registrato una
flessione del 4,6% degli arrivi e del 5,1% delle presenze. Alla luce di questi dati, gli albergatori italiani
prevedono, rispetto all’analogo periodo del 2006,
un’estate quantomeno “difficile”.
IL NUOVO CONSIGLIO SUPERIORE DEI BENI
CULTURALI E PAESAGGISTICI
S
i è insediato il 1° marzo scorso, alla
presenza del Ministro per i Beni Culturali
Francesco Rutelli, il nuovo Consiglio Superiore dei
Beni Culturali e Paesaggistici. L’importante organo
consultivo - che dura in carica tre anni – è composto da otto eminenti personalità del mondo della
cultura nominate dal Ministro: Salvatore Settis,
Cesare De Seta, Andrea Emiliani, Antonio Paolucci,
Andreina Ricci, Raffaello De Ruggeri, Daniele Lupo
Jallà, Tersilio Leggio (le ultime tre designate dalla
Conferenza unificata:). A questi si aggiungono i tre
rappresentanti del personale del Ministero (Claudio
Calcara, Gianfranco Cerasoli, Libero Rossi) e i presidenti dei sette Comitati tecnico-scientifici. A presiederlo è stato chiamato Salvatore Settis, direttore
della Scuola Normale Superiore di Pisa.
IL PATRIMONIO UNESCO DELL’EMILIA
ROMAGNA VOLA IN MONGOLFIERA
N
ei cieli italiani si libra da qualche mese un
gigantesco pallone rosso ad aria calda,
personalizzata con il logo “Unesco - Patrimonio dell’Umanità”, il marchio Unione Città d’Arte dell’Emilia
Romagna, i nomi delle tre città partner dell’iniziativa
e il riferimento del sito internet www.unescoemiliaromagna.it. Si tratta di un’originale iniziativa promozionale dei Comuni e delle Province di Ferrara, Modena
Notizie dall’Italia e dal mondo *
e Ravenna, in associazione con l’Unione di Prodotto
Città d’Arte, Cultura e Affari dell’Emilia Romagna,
che intende consolidare l’immagine del sistema dei
siti Unesco emiliano-romagnoli e garantire loro una
elevata visibilità. La mongolfiera, il primo pallone
pubblicitario al mondo realizzato con il logo Unesco
– World Heritage, quest’anno parteciperà a numerose
manifestazioni turistico-culturali e ai raduni aerostatici in Italia e all’estero.
VOLA SUI SITI UNESCO CON GOOGLE EARTH
È
liberamente scaricabile dal sito web dell’Unesco (www.unesco.org) il file kml che
permette di localizzare facilmente, attraverso una
dettagliata mappa satellitare di Google Earth, tutti
i siti Patrimonio dell’Umanità. Google Earth (http:
//earth.google.com) è un software che genera una
immagine virtuale della Terra utilizzando immagini
satellitari, fotografie aeree e dati topografici memorizzati in una piattaforma GIS. Il programma è
distribuito gratuitamente da Google e consente di ottenere un grande numero di informazioni geografiche
particolareggiate di tutto il mondo.
L´UNESCO CONFERMA:
GALAPAGOS IN PERICOLO
U
na recente missione dell’Unesco, condotta
su richiesta del Comitato del patrimonio
mondiale e su invito del governo equadoregno, ha
confermato che il parco nazionale e la riserva marina
delle isole Galapagos sono minacciate e necessitano
di urgenti interventi di protezione. Il comunicato Unesco è molto chiaro in proposito: “la proliferazione
di specie invasive, l’aumento dell’immigrazione, lo
sviluppo incontrollato del turismo e l’incapacità delle
differenti istituzioni ed agenzie a contrastare queste
minacce” fanno temere per l’integrità del sito com-
61
B R E V I
preso nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco
dal 1978. Le conclusioni della missione saranno presentate al Comitato intergovernativo del patrimonio
mondiale nel corso della sua prossima sessione, che
si terrà a Christchurch, in Nuova Zelanda, dal 23 giugno al 2 luglio, e stabilirà le misure da adottare.
BARUMINI SU SECOND LIFE
D
alle
acque
di
Second
Life
(www.secondlife.com), la comunità tridimensionale online che dispone di quasi sei milioni
di utenti in tutto il mondo, è emersa una nuova isola:
Sardigna, il luogo per la cultura sarda passata e
futura. L’isola, in rapida crescita, ha il suo punto di
forza sul complesso nuragico Su Nuraxi di Barumini
(sito Unesco dal 1997). La reggia è stata ricostruita
sul web con grande abilità per farle rivivere, almeno
virtualmente, gli antichi splendori. Sardigna ospiterà
eventi e realtà del mondo sardo e permetterà di far
conoscere e promuovere la cultura, la lingua e le
tradizioni della Sardegna.
PENE PIÙ SEVERE PER CHI DANNEGGIA
IL PATRIMONIO CULTURALE
I
l Consiglio dei Ministri del 23 maggio ha approvato il disegno di legge con delega al Governo per la riforma delle sanzioni penali in materia
di reati contro il patrimonio culturale ed il paesaggio.
In sintesi, il provvedimento mira a rafforzare la tutela
penale del patrimonio culturale e naturale anche
attraverso l’inasprimento delle pene, l’estensione
del reato di ricettazione, il rafforzamento dei poteri
d’indagine, la previsione del reato di frode paesaggistica, l’estensione del sequestro a tutti i beni mobili
e immobili che siano serviti a commettere i reati in
materia di paesaggio e l’interdizione dalle professioni
o dalle attività d’impresa.
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
ANDRIA
DELL’UMANITÀ,
MA ANCHE IN UNA COMUNITÀ:
VIVERE I BENI UNESCO
PER VALORIZZARE I BENI UNESCO
di Paolo Farina
Assessore alla Cultura e ai Beni Culturali del Comune di Andria
L
e giornate di
studio organizzate di recente
dalla Associazione “Cit tà
Unesco” – a Torino il 15
e il 16 febbraio u.s. e a
Ferrara il 22 mar zo u. s. –
hanno oppor tunamente e
con diversi accenti sollecitato l’at tenzione di tut ti
coloro che, a vario titolo,
sono coinvolti nella tutela
e nella valorizzazione dei
Beni dell’Umanità.
In par ticolare è stato
lo stesso Sot tosegretario
di Stato al MiBac, l’on.
Danielle Mazzonis, ad
of frire la propria disponibilità ad essere una sor ta
di “cassa di risonanza”
– la metafora è appunto
dell’Onorevole – delle
istanze di cui ogni at tento
amministratore, in rappresentanza del proprio
territorio, è tenuto a farsi
por tavoce.
Come Assessore ai
Beni culturali di Andria,
cit tà che ospita un sito
unico nel suo genere
come il Castel del Monte,
sento il dovere di of frire
un contributo alla riflessione sul rappor to tra la
tutela di un monumento di
inef fabile bellezza e la sua
valorizzazione nell’ambito
del territorio che lo custodisce. C’è bisogno di
regole per mantenersi in
questo dif ficile equilibrio
tra tutela e fruizione di un
tesoro così prezioso.
Non voglio richiamare
solo la questione dei piani
di gestione, di cui il Castel
del Monte è tut tora sprovvisto e su cui invito tut ti
gli organismi coinvolti a
colmare questa lacuna.
Mi riferisco all’esigenza
di vivere il sito da par te
della comunità locale,
reagendo alla dif fusa sen-
sazione di aver subìto un
processo di alienazione di
un patrimonio che spesso appare lontano dalla
Comunità Cit tadina – non
solo perché le centinaia di
migliaia di visitatori che
ogni anno visitano il sito
poi bypassano la cit tà di
Andria, ma anche perché
la stessa Amministrazione talvolta ha dif ficoltà
a individuare un quadro
di regole cer te entro cui
programmare le proprie
at tività culturali e di promozione turistica.
Oggi si sente spesso
parlare della necessità
di “fare sistema”. Anzi,
ancora l’on. Mazzonis
scriveva nel precedente
numero di questa stessa
Rivista: “L’approccio in
cui credo maggiormente
è senza dubbio un’ot tica
di sistema, in cui l’analisi
del contesto e la program-
mazione, quanto più strategica e condivisa, rappresentano i punti focali”.
Le parole del Sot tosegretario del MiBac det tano
un indirizzo preciso, ma
– perché esso non disperso – ritengo si debba definire in maniera puntuale
chi-deve-fare-cosa e non
lasciare a valutazioni di
carat tere sogget tivo se,
per fare solo un esempio,
una data iniziativa abbia o
meno un adeguato spessore culturale per essere
celebrata nel sacro cor tile
del Castello.
Vogliamo essere protagonisti dei beni Unesco
che accogliamo nel nostro territorio e chiediamo
che tale protagonismo sia
definito in forme che non
dipendano dalla buona volontà di ognuno. Desideriamo vivere i siti Unesco,
specie quando si ha la
straordinaria oppor tunità
di coniugare la valorizzazione di beni materiali
con quelli naturalistici
(il Castel del Monte è nel
cuore del Parco Nazionale
dell’Alta Murgia) e con gli
stessi beni immateriali di
cui la nostra cultura locale è ricca e che vorremmo
poter vivere nel “nostro”
Castello.
Lasciatecelo
definire così, seppure tra
virgolet te.
Castel del Monte
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
VERONA
ARCHITETTURE MILITARI VERONESI:
ASSET PATRIMONIALE
PER IL RINASCIMENTO URBANO DELLA CITTÀ
di Francesca Tamellini
V
erona è conosciuta
in tutto il mondo
come la città di
Giulietta. Ma non solo: la sua
posizione geografica, i suoi
monumenti unici la rendono
una delle mete più ambite
del turismo nazionale e internazionale, nonché una città
a misura d’uomo con le sue
tradizioni ancora vive nello
spirito dei veronesi. Verona
è città classica e romantica:
possiede infatti i caratteri di
Roma, la poesia di Venezia e
il fascino di Firenze.
Storia e leggenda si intrecciano armonicamente in
questa terra, che conobbe
le glorie di Roma e le civiltà
‘barbariche’, fu teatro di esperienze comunali e di signorie
splendide, rimase per quattro
secoli fedele al leone di S.
Marco, e la sa ancora lunga
sulle dominazioni straniere,
austro-francesi in particolare.
Il suo volto, originalissimo, è il risultato di una lunga
e paziente opera di tessitura,
il cui ordito e fili risultano di
facile rilevazione, solo che
piaccia cercarli.
La matrice di questa originalità non sta semplicemente
nella monumentalità dei suoi
edifici maggiori e nel fascino
di taluni suoi siti, ma anche
nella inestimabile scenografia
dei suoi vicoli e delle sue vie,
nei caratteri minuti dei suoi
borghi e quartieri, nelle emozioni regalate da una miriade
di reconditi cortili e impensabili angoli.
Oltre a quelli di colonia augusta, di capitale imperiale e
di celebrata corte signorile, il
volto di Verona mostra anche
originali tratti di natura militare. Nel suo spazio urbano e
suburbano sono visibili ancora
oggi, come in un atlante architettonico, opere monumentali
che formano un repertorio
di quasi 2.000 anni di storia
dell’arte fortificatoria. Tuttora
restano imponenti i resti della
città fortificata romana, il
perimetro della città murata
scaligera con i suoi castelli
urbani, la struttura della
fortezza veneta, la grandiosa
disposizione della piazzaforte
absburgica, cardine del Quadrilatero. La cinta muraria
urbana, nel suo assetto definitivo, ha uno sviluppo di oltre 9
chilometri e occupa quasi 100
ettari con le sue opere: torri,
cortine, rondelle, bastioni,
fossati, terrapieni, spalti.
Nello spazio esterno, situati
nella campagna pianeggiante
o sulla collina, 31 forti (19 dei
quali ancora esistenti) formavano l’ultimo e più moderno
sistema, l’imponente difesa
avanzata della piazzaforte
absburgica. Nessuna città
in Europa possiede opere di
fortificazione più interessanti,
per la loro estensione, per la
qualità artistica e tecnica, e
per il loro campionario, esteso su un ampio arco storico,
come un compendio dal vivo
delle fortificazioni, dall’età romana alla fine dell’Ottocento.
Testimonianze storiche e
Porta San Zeno
monumentali sono sopravvissute alle distruzioni dell’ultima
guerra, ma sono rimaste soffocate da uno sviluppo urbano
che ha portato, in molti casi,
alla perdita irrimediabile di
opere di grande valore.
Fortunatamente negli ultimi anni ha prevalso una nuova
sensibilità che ha portato al riconoscimento dell’originalità e
della dignità storica dell’architettura militare. Nella seconda
metà degli anni ’90, infatti, si
registrano alcuni fatti positivi,
che demarcano un’inversione
di tendenza. Il più rilevante
è l’emanazione del vincolo di
tutela monumentale mediante
il Decreto del 1996 del Ministero dei Beni Culturali e
Ambientali; il vincolo riguarda
tutto il sistema della cinta magistrale. A questo corrisponde
l’iniziativa intrapresa dal Comune di Verona nel 1997 con
l’elaborazione del Piano delle
Mura, all’interno della variante
generale del Piano Regolatore
e la più recente attività della
Commissione consigliare per
la Valorizzazione delle Architetture militari veronesi.
Nell’anno 2000 Verona di-
venta città patrimonio Unesco,
sia per la struttura urbana e
architettonica del suo centro
storico, sia perchè “rappresenta in modo eccezionale il
concetto della città fortificata
in più tappe determinanti della
storia europea”.
Gli studi sul tema, sviluppati nel frattempo, offrono
nuovi impulsi e Verona, attualmente, ha un ruolo attivo
nell’Associazione delle Città
Murate del Veneto, collegata
alla rete internazionale Walled
Towns Friendship Circle. Preliminare a ogni pro-
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unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
getto o ipotesi di intervento è
però il recupero delle opere di
architettura militare sul piano
della coscienza collettiva, della cultura e del loro significato
storico originale. In questi
ultimi anni riveste particolare
importanza la costituzione da
parte del Comune di Verona
della CO.V.A.M. Commissione
Consigliare per la Valorizzazione dell’Architettura Militare
veronese e dell’U.V.A.M.,
Ufficio per la Valorizzazione
dell’Architettura Militare. Tali
strutture, oltre ai numerosi
impegni in ambito europeo per
stabilire contatti e collabora-
Forte Sofia
zioni su progetti comunitari
tematici, hanno recentemente
innovato le regole di concessione delle Architetture
Militari veronesi e attivato un
documentato sito internet su
“Verona fortificata” (http:
//w w w.veronafor tificat a.i t),
che costituisce una sintesi
generale dello straordinario ed
impareggiabile patrimonio di
architettura militare veronese.
E’ con iniziative di questo
tipo che la città di Verona
intende mettere a frutto la
straordinaria sedimentazione
di cultura,
competenze e
patrimonio che la caratterizza.
In questi ultimi anni l’Amministrazione ha cercato di attivare
un nuovo ciclo di creazione del
valore endogeno e sostenibile,
attraverso la valorizzazione
del proprio patrimonio storico
monumentale
La città deve ora tornare a
gestire il ciclo di produzione e
consumo di valore delle architetture dismesse e non a subirne gli
effetti immobiliari. Deve ripristinare la sua capacità di trasformare in patrimonio il sedimento
storico/culturale e professionale
di quanto ha creato finora, nel
riprodurre la propria identità
culturale in spazi e luoghi oggi
derelitti ma in passato ad alta
intensità di lavoro e capitale.
Deve innovare i propri prodotti
e servizi urbani generandone di
nuovi ad alta intensità emozionale, prodotti sia per chi abita
sia per chi visita la città. Prodotti
sempre più simbolici. Prodotti in
grado di soddisfare aspettative
di consumatori sempre più interessati all’unicità dell’esperienza
di consumo.
Unicità che soprattutto le
architetture militari monumentali garantiscono non solo per
la qualità dei singoli manufatti,
ma soprattutto per la vastità e
varietà dei sistemi presenti a
Verona (cinta muraria, campo
trincerato e sistema difensivo
territoriale). L’ampiezza fisica
e temporale di questi sistemi
è un aspetto che non va sottovalutato e anzi è da valorizzare di per sé, per mantenere
quell’effetto complessivo che
ne massimizza il valore nel
territorio veronese.
Valore da mantenere
preservando il carattere endogeno e non subalterno dello
sviluppo locale. Valore che
maggiore per definizione di
quello meramente immobiliare
riconduce al manufatto sistemi produttivo/culturali che
fanno di Verona una fonda-
Bastione di San Procolo
mentale città nodo con grandi
prospettive di crescita.
Oggi dobbiamo ripristinare
efficacia ed efficienza della
città, e per fare questo dobbiamo favorire la realizzazione
di progetti di rinascimento
urbano che associno tutela
e reinterpretazione. L’architettura militare va quindi
vista non solo come valore da
proteggere, ma anche come
strumento di riqualificazione e
riorganizzazione del territorio.
Strumento per il quale paghiamo dei costi con l’ambizione
razionale di ricavarne dei vantaggi, quantomeno in termini
di integrazione dei processi
operativi al fine dello sviluppo
locale attraverso il patrimonio
storico-culturale.
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
TORINO
PALAZZO MADAMA: SCRIGNO DI UN TESORO
CHE RACCONTA SECOLI DI STORIA DELL’ARTE
di Fiorenzo Alfieri
Assessore alla Cultura del Comune di Torino
D
opo anni di complessi restauri, Palazzo
Madama, uno dei
palazzi più rappresentativi del
barocco europeo, insieme alle
altre residenze Reali patrimonio
UNESCO, ha riaperto al grande
pubblico tornando ad essere,
così come fu destinato nel
1934, custode di uno straordinario patrimonio storico e
artistico che conta oltre 70.000
pezzi tra dipinti, sculture, mobili, ceramiche, tessuti, ferri,
vetri e smalti. Ovvero, il Museo
Civico di Arte Antica della città
di Torino.
La storia del Palazzo è un
po’ anche la storia della città:
da porta romana si trasforma
nel medioevo in un fortilizio, e
nel Quattrocento diventa il ca-
stello degli Acaja, con quattro
torri angolari. Come residenza
delle Madame Reali, Cristina di
Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, prende
la forma di una reggia barocca.
Nell’Ottocento assume il nome
di Palazzo Madama in ricordo
della residenza delle Madame
Reali, e per volontà di Carlo
Alberto diviene sede della Regia
Pinacoteca e del primo Senato
del Regno.
Oggi, le splendide architetture juvarriane, sintesi di maestosità e leggerezza, tornano ad
essere lo scrigno di un tesoro
che racconta diversi secoli di
storia dell’arte generando così,
come succede per i grandi musei delle capitali europee, una
virtuosa simbiosi tra contenuto
e contenitore.
Lo scalone centrale, anch’esso di Juvarra, affascina per
il gioco di luce e l’armonia delle
sue forme, con le sue due rampe
simmetriche che si invertono a
metà per riconvergere al centro
in un ponte di approdo sull’ingresso al Salone del Senato.
In questa sala nel 1848, per
volere del re Carlo Alberto, si
stabilì la sede del Senato Subalpino, si posero le basi per l’unità
d’Italia e si decise che Torino
sarebbe stata la prima capitale.
Oggi questo straordinario ambiente diventa lo spazio espositivo che ospiterà le mostre che il
museo ha in programma.
Ma la destinazione museale
di Palazzo Madama, come già
detto, non è una novità di oggi.
Nel 1934 Palazzo Madama
divenne sede del Museo Civico,
e le opere, distribuite nelle sale
del castello e negli appartamenti
barocchi del piano
nobile, raccoglievano e arricchivano la suggestione
dell’edi ficio,
creando una sorta
di “macchina del
tempo”– così la
percepivano i visitatori dell’epoca
– che riportava
ai costumi e alle
abitudini di vita dei
secoli passati.
Anche oggi,
l’irriducibile e imperiosa presenza di
Palazzo Madama,
la necessità di
preservarne il messaggio, ha
obbligato il Museo a scendere
a patti con il suo ospite e a intrecciare un dialogo tra opere e
ambiente che è uno dei principali tratti distintivi anche del nuovo
percorso espositivo. Razionalizzato, aggiornato nel profilo
scientifico, arricchito delle oltre
900 opere acquisite dal 1988 ad
oggi, commentato come mai prima da un apparato di oltre 3000
didascalie, 35 schede descrittive, 150 approfondimenti multimediali, il percorso si snoda su
quattro piani che corrispondono
ad altrettante tappe di sviluppo
nel tempo.
I primi secoli del medioevo
corrispondono alle raccolte sistemate al livello del fossato, nel
Lapidario Medievale, con sculture, mosaici e oreficerie databili
dal tardo-antico al Romanico.
Gli ambienti quattrocenteschi
del piano terra ospitano invece
un itinerario che va grosso modo
dal Gotico al Rinascimento, con
pitture, sculture, miniature e oggetti preziosi provenienti in larga
parte dai territori del Piemonte e
databili tra il XIII e il XVI secolo;
nella sala circolare della Torre
Tesori una selezione di capolavori, tra cui il celebre Ritratto
d’uomo di Antonello
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da Messina.
Al piano nobile del palazzo,
contraddistinto dalla scintillante
trama degli stucchi e degli affreschi di età barocca, è allestita la
quadreria moderna, con opere
che provengono dalle collezioni
sabaude e un’importante selezione di arredi frutto della perizia
di artigiani ebanisti piemontesi,
italiani e francesi.
All’ultimo piano, infine, le
raccolte di arte decorativa, cuore del patrimonio del museo, con
maioliche e porcellane, vetri e
avori, tessuti e pizzi, oreficerie e
metalli e lo straordinario nucleo
di vetri dorati, dipinti e graffiti,
unico al mondo per quantità e
qualità di esemplari.
Così come l’ordinamento
è stato costruito seguendo i
punti cardine delle suggestioni
storiche presenti nel palazzo,
anche l’allestimento ha puntato
sull’idea del dialogo tra antico
e moderno. Nelle sale delle arti
decorative sono state conservate le vetrine degli anni Trenta
realizzate dalla ditta Fontana
Arte di Milano – all’epoca
diretta da Giò Ponti – restaurando la struttura lignea
e rifunzionalizzando le luci, i
grandi vetri curvi, il gioco di
specchi dei ripiani e dei fondi.
In altri ambienti si è invece op-
Dietro le quinte degli spazi
espositivi si muove la struttura
di un museo sensibilmente
cambiato.
Nel 2003, il passaggio
dalla gestione diretta del Comune di Torino a quella della
Fondazione Torino Musei ha
consentito di rimodellare l’organizzazione delle competenze, ora suddivise in tre settori
(arte antica, arte moderna e
arti decorative) affiancati da un
ufficio didattica e da un ufficio
mostre. Intere collezioni sono
state sottoposte a revisione
tato per strutture di nuova progettazione, in grado di meglio
valorizzare le collezioni e di
ospitare un patrimonio di opere sensibilmente aumentato.
Anche così il Museo dichiara il
rispetto e il valore della propria
tradizione, senza rinunciare a
confrontarsi con l’oggi e con le
nuove esigenze di approccio e
di comunicazione.
Rientra in questa logica la
creazione dei nuovi servizi al
pubblico, realizzati trasferendo
all’esterno gli uffici museo e
i vecchi spazi di magazzino.
Hanno così preso forma le aree
destinate al guardaroba, alla
caffetteria (il “Caffè Madama”),
alla libreria,alla didattica.
inventariale e approfondimento scientifico, grazie anche
ad alcune “mostre cantiere”
realizzate tra il 1996 e il 2006
(legature in cuoio, scultura
in legno e in pietra, gemme,
cammei e pietre dure, raccolte
archeologiche ed etnografiche). Altre, come la raccolta di
ceramiche (3.631opere), sono
state interamente sottoposte a
manutenzione e ad aggiornamento completo del catalogo.
A sua volta il catalogo delle
collezioni (circa 70.000 numeri) è stato informatizzato,
corredato di immagini digitali
(circa 10.000) e reso consultabile in rete.
Dalla sua riapertura ad
oggi il Palazzo è stato visitato
da oltre 100.000 persone e
recentemente si è inaugurata la
prima mostra temporanea “Sulla
via di Alessandro. Da Seleucia al
Gandhara”.
Uno straordinario esempio
di patrimonio storico e artistico
è rinato restituendoci il piacere
di rivivere la sua storia millenaria e ad apprezzare le meraviglie
che esso contiene.
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FERRARA
L’ERMITAGE HA SCELTO
LA RIVA DESTRA DEL PO
San Pietroburgo, l’Ermitage
di Fausto Natali
A
nche Ferrara, dopo
Amsterdam,
Las
Vegas, Londra e
Kazan, ospiterà un “suo” Ermitage. È stato siglato, infatti, nel
marzo scorso, durante il vertice
italo-russo, alla presenza dei
due presidenti Romano Prodi e
Vladimir Putin, il protocollo d’intesa che farà nascere a Ferrara
la sede italiana dell’Ermitage.
Per la città estense, si tratta di
un risultato di grande prestigio,
frutto di una progetto comune
che ha visto schierate, fianco
a fianco, istituzioni pubbliche e
private. Comune, Provincia, Regione, Fondazione Carife e Cassa
di Risparmio di Ferrara sono, infatti, riuscite, grazie ad un ottimo
lavoro di squadra, a vincere la
concorrenza di agguerritissime
rivali come Verona e Mantova.
«Ferrara è stata scelta – ha
detto Michail Piotrovskij, direttore
del museo russo – per la serietà
di una proposta avanzata con un
largo sostegno istituzionale e con
il coinvolgimento dell’Università,
che permetterà al Centro di essere una sede particolarmente
innovativa, nel senso che non
sarà semplicemente un momento
espositivo di opere d’arte, ma
anche luogo di studio, ricerca e di
collaborazione scientifica a livello
internazionale». Il museo di San
Pietroburgo, in assoluto uno dei
più importanti del mondo con i
suoi tre milioni di opere tra quadri
(Caravaggio, Leonardo, Degas,
Gauguin, Matisse, Monet, Picasso, Rembrant, Velasquez… per
citarne alcuni), monete, sculture,
pezzi d’arredamento e oggettistica, 374 sale per 50 mila mq di
esposizione, 24 km di percorso
totale di visita (è stato calcolato
che se si dedicasse anche un solo
minuto per ammirare ogni opera
esposta, occorrerebbero ben 11
anni per completare il percorso),
sta perseguendo da anni, anche
per motivi economici, la politica
di decentrare le sue collezioni ed
alcune attività di studio.
Il Centro Scientifico e Culturale
di ricerca - che avrà sede operativa
a Palazzo Giglioli e sede di rappresentanza nel Castello Estense – nasce con l’intento di contribuire alla
conoscenza e alla conservazione
del patrimonio culturale mondiale
e di formare il personale tecnico
e scientifico che si dovrà occupare
del restauro, della conservazione,
della gestione e della valorizzazione delle opere d’arte.
L’Ermitage inoltre metterà a
disposizione il proprio immenso
patrimonio culturale per la realizzazione, ogni anno, di una o due
grandi mostre. La prima, che si
svolgerà nella primavera 2008 al
Castello Estense, avrà per tema la
pittura ferrarese del Cinquecento e
costituirà l’ideale prosecuzione del
percorso di riscoperta dei pittori ferraresi del Rinascimento che comincerà a fine settembre con “Cosmè
Tura e Francesco del Cossa. L’arte a
Ferrara nell’età di Borso d’Este”. La
seconda esposzione, prevista per il
2010, sarà invece dedicata all’approfondimento dell’arte islamica.
Il Centro sarà diretto da
Francesca Cappelletti, docente
dell’Università di Ferrara e Irina
Artemieva, responsabile delle
collezioni di arte veneta al Museo
Statale Ermitage. Il comitato
scientifico, presieduto da Michail
Piotrovskji, sarà invece composto da Antonio Paolucci, già
Soprintendente del Polo Museale
Fiorentino, Giuseppe Ravanello,
direttore dell’Istituto di Storia
dell’Arte Fondazione Giorgio
Cini, Giuseppe Papagno, docente
dell’Università di Parma, Carla di
Francesco, direttore regionale
per i Beni culturali e paesaggistici
della Lombardia, Sergei Androsov, responsabile delle collezioni
di arte occidentale del Museo
Statale Ermitage, Victor Golovin
dell’Università di Mosca, i due
vicedirettori dell’Ermitage, Vladimir Matvejev e George Vilinbkhov
e Gabriele Finali, vicedirettore del
Prado di Madrid.
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
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CERVETERI
ALLE NECROPOLI OLTRE IL SITO
di Arnaldo Gioacchini
F
ra le cose di fondamentale importanza
che il grande architetto internazionale professor Giora
Solar tesoriere dell’Icomos, già
facente parte della direzione del
Paul Getty Museum, ebbe a dichiarare nella sua qualità di
ispettore dell’Unesco, sia in occasione della prima visita nel
caldissimo luglio 2003 che successivamente nel mite marzo
2004, vi fu quella di sottolineare,
a più riprese, quanto un Sito
Unesco non fosse altro che un
punto di partenza, anche se pre-
In bicicletta fra le tombe etrusche
stigiosissimo e di grande valenza,
una sorta di volano o di perno
eccentrico intorno al quale dovevano essere attivate fondamentali sinergie fra il pubblico ed il privato. Tutto ciò il coltissimo professor Solar (padroneggiante ben
dieci lingue) lo espresse in un
ottimo italiano, e chi fece parte
delle ristrette delegazioni che lo
accompagnarono nelle ispezioni
(e chi scrive fu fra costoro) lo intese e lo comprese piuttosto
bene, in particolare nella persona
del Sindaco di Cerveteri Antonio
Brazzini che dopo l’ufficializza-
zione del Sito da parte dell’Unesco (2 luglio 2004) cercò, già all’epoca, di metter in moto tutti
quei meccanismi virtuosi a far si
che iniziasse per Cerveteri, partendo dalla Necropoli della Banditaccia, una importante ulteriore
ascesa in campo culturale, turistico e sociale. Ciò fu ed è ancora
possibile grazie (in particolare)
alla fondamentale e validissima
collaborazione espressa dalla
Soprintendenza Archeologica ed
anche grazie ai preziosi riferimenti nell’ Ufficio Unesco del
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali. Si iniziò subito con una
grande opera di ripulitura e ripristino di tutto il pianoro dove all’interno alloca la parte monumentale Patrimonio dell’Umanità,
un’opera effettuata anche grazie
all’intervento di gruppi specializzati facenti parte delle associazioni locali impegnate nel campo
archeologico, come la Fondazione Archeologica per l’Etruria Meridionale ed alla partecipazione di
un buon numero di studenti di alcune Università guidati dai loro
professori. Un lavoro attentissimo e certosino (come deve essere necessariamente in questi casi
ove ogni briciola di terra va vagliata ed esaminata con cura) che
ha portato alla fine l’area “allargata” ad aprirsi in tutta la sua fascinosa bellezza. E ciò non basta se
si pensa che, attualmente, in località Campo della Fiera, che é
nella zona a sud del Sito Unesco,
si sta procedendo al recupero di
una tomba a tumulo del diametro
di 50 metri con all’interno vari
sepolcri, di cui uno risalente al
VII° secolo a .C.. Una tomba a tumulo la quale risulterebbe essere
la più grande di Cerveteri e che
già, nonostante le secolari frequentazioni ufficiali ed abusive,
sembra non voglia lesinare (stando almeno ai primi risultati), ancora oggi, buone “sorprese” an-
che nel suo perimetro esterno.
Già nel 2005 vi furono importanti
iniziative (leggasi Cerveteri su
“Siti” ottobre/dicembre 2005 e
luglio/settembre 2006) serventi a
rodare l’intera “macchina a trazione plurima”. Ma è stato comunque l’anno 2006 quello del
consolidamento di un ben determinato calendario di avvenimenti
recante il nome “Estate alla Necropoli tra arte e immaginazione”
che, sotto l’attento coordinamento del noto attore e regista Agostino De Angelis, ha impegnato
varie locazioni: La Via degli Inferi,
le Tombe del Comune, la Via Sepolcrale, il Tumulo degli Scudi e
Sedie, il Percorso del Trenino
Ecologico e la zona di Campo
della Fiera. Un programma estremamente variegato e molto accattivante che ha annoverato
spettacoli teatrali, incontri, caffé
letterari, concerti, presentazioni
di libri, omaggi ad autori (De Filippo e Pasolini), la Corsa degli
Etruschi ed il “Trenino sotto le
Stelle” una sorta di Viaggio nel
Tempo, non in senso figurato,
fatto rivivere sull’intero tracciato
dell’ecotrenino ove i viaggiatori
hanno vissuto l’emozione di un
percorso animato da attori, figuranti, cavalieri, danzatori nella
suggestione di musiche ed effetti
sonori, declamazione di versi e
documenti storici, per assistere
infine nella via Sepolcrale Principale, ai Sacri Riti ed alle Cerimonie, divenendo essi stessi parte
integrante delle scene. Negli anni
a venire ciò sarà fatto anche in
date predeterminate:l’equinozio
di primavera o di autunno ed il
solstizio estivo legando ad essi
precise cerimonie ed eventi,
sempre con la, ovvia, collaborazione di storici ed archeologi.
Dulcis in fundo, con ottimo successo, vi è stato l’esordio del I°
Concorso Nazionale di poesia e
narrativa “Premio Caere 2006”.
Tutto ciò in un’area, di grande
pregio naturalistico e di non trascurabile valore geologico,
(complessivamente di 150 ettari)
che attualmente è offerta alla
pubblica fruizione sia a livello
pedonale, che attraverso il trenino elettrico gommato, che tramite mountan bike o, per chi lo desiderasse e sappia montare, sopra
i cavalli dei cavalieri ceretani.
Naturalmente in tutte le occasioni, a richiesta, si può avere la disponibilità di una guida plurilingue. Per quanto concerne il trenino elettrico della Galatour (due
vagoncini per complessivi 50
posti con inclusi quelli specializzati per i diversamente abili)
(inaugurato il 28 maggio 2006)
ha trasportato, sui suoi
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
3,5 km di percorso, fino alla fine
dell’anno scorso 4015 adulti,
3051 bambini e 473 gruppi. A
bordo del trenino ecologico i visitatori possono fruire o di informazioni tramite discretissimi audio ascoltabili da tutti o, singolarmente, di un avanzatissimo apparato auricolare di georeferentazione satellitare con GPRS, in ben
otto lingue, che si attiva automaticamente all’approssimarsi di
ogni “situazione archeologica”
fornendo tutte le notizie disponibili in proposito. Collateralmente,
ed i lavori sono in fase di conclusione e consegna, si sta completando uno speciale percorso turistico tutto nuovo che si snoda in
Località Macchia della Signora,
che è l’area di Cerveteri estesa ai
piedi delle necropoli rupestri all’inizio della strada che conduce
alla splendida Rocca di Ceri (altra
zona che vede presenze di necropoli etrusche). Ciò è stato possibile grazie ad un finanziamento di
200.000 euro tutto erogato dal
Comune di Cerveteri. Come è
ovvio e necessario il progetto ha
avuto il placet della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria
Meridionale. Si tratta di un percorso attrezzato di quattro chilometri che si snoda fra le tombe
etrusche; un tragitto che si può
percorrere a piedi, a cavallo o in
bicicletta (su di una apposita pista in terra battuta); il tutto è anche corredato da panchine, tavolini da picnic, recinzione e cancello d’ingresso. Fra l’altro sono
stati messi a dimora 46 nuovi alberi ed oltre 500 arbusti da fiore
per completare l’arredo paesistico naturale del luogo ove sarà
possibile anche svolgere attività
sportiva outdoor. La zona di Macchia della Signora è prospiciente
un’altra famosa necropoli di Cerveteri quella delle Greppe
S.Angelo, salita alla ribalta perché negli anni ’70 ivi fu rinvenuto
(praticamente integro) il famoso
cratere di Eufronio, quell’opera
splendida al centro di una non
trascurabile “contesa” internazionale per la sua restituzione all’Italia. La finalità del Comune di
Cerveteri è quella di gettare le
basi per la realizzazione di un futuro parco archeologico anche al
di fuori del Sito Unesco della
Banditaccia. Vi è da dire, in proposito, che nel 2003 si svolse un
“Concorso Internazionale per
Idee per la realizzazione del Parco
Archeologico Caerite” (di cui
l’autore di questo articolo fu segretario della commissione esaminatrice) che vide la selezione di
33 progetti fra i quali risultò vincitore quello del gruppo interdisciplinare con a capo il professor
Dierna, all’epoca preside della
Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma.
Collateralmente è da sottolineare
l’attività del “Sistema Caerite-Tolfetano-Braccianese” che vede
impegnati, con il supporto della
Provincia di Roma e della Regione Lazio, i comuni di Cerveteri,
Ladispoli, Tolfa, Allumiere,
S.Marinella e Trevignano nella
promozione integrata di tutte le
tematiche possibili in campo turistico - culturale, attraverso vari
strumenti mediatici, di questo
splendido territorio etrusco che
va dal mare, ai monti al lago. I
presidenti del “Sistema” sono, a
turno, i vari sindaci di queste località, attualmente questa carica
è ricoperta del sindaco di Cerveteri Brazzini. Sempre per valorizzare e promuovere al meglio il
territorio dove visse l’antico popolo Etrusco è stato costituito un
marchio di qualità (con un gran
bel logo): “Terra Etrusca” che
vuole ulteriormente valorizzare,
in maniera “forte” ed omogenea i
prodotti artistici, quelli artigianali
e quelli enogastronomici della
zona. A “Terra Etrusca” hanno,
attualmente, aderito sulla costa
Ladispoli, S.Severa e Civitavecchia e più all’interno Cerveteri,
Tarquinia e Veio. Al porto di Civitavecchia che, dati alla mano
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
Il trenino elettrico gommato
proseguendo nell’attuale trend,
entro il 2008 dovrebbe divenire il
primo approdo turistico del Mediterraneo (grazie alla vicinanza ed
agli ottimi collegamenti con
Roma) superando Barcellona, la
società Caere Viaggi - Galatour
(la stessa del trenino elettrico a
Cerveteri) che collabora a pieno
titolo con il comune cerite nella
promozione del territorio, con
particolare riferimento al Sito
Unesco, ha inaugurato una agenzia sulla grande banchina degli
approdi crocieristici, ove ormeggiano navi che recano dai 1000
turisti in su fino ad arrivare ai gi-
ganti dai 3500 ai 4000 ed oltre
passeggeri. C’è da tenere presente che spesso sostano, contemporaneamente, due, tre od anche
quattro (a secondo della stazza)
di questi veri e propri “palazzi”
galleggianti. Il porto di Civitavecchia, tanto per dire, è anche stato
più volte meta della gigantesca e
famosa Queen Elisabeth II. Questo è ciò che accade, attualmente, a Cerveteri e dintorni (con il
Sito Unesco faro centrale) là
dove gli antichi etruschi di Kraysra iniziarono le loro fortune vendendo, nei loro tre porti di Pyrgi,
Punicum ed Alsium l’acqua puris-
sima e fresca, delle loro innumerevoli sorgenti, ai naviganti del
Tirreno dell’epoca: Cartaginesi,
Fenici, Greci od altri che fossero
(pecunia “sempre” non olent);
pirati Focesi a parte con i quali
invece si scontrarono nella battaglia navale di Alalia che Cerveteri,
alleata con i Cartaginesi, vinse
facendo molti prigionieri, attirandosi però l’ira di Apollo (realtà
che si legano alla mitologia) e da
ciò i Ludi Ceretani “riparatori”,
ma questa è storia di tremila anni
fa; l’attualità ora da queste parti,
all’inizio del terzo millennio
p.C.n., è un’altra.
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AGRIGENTO
IL PARCO DELLA VALLE DEI TEMPLI
FRA RICERCA ARCHEOLOGICA
E PROMOZIONE DEL TERRITORIO
di Pietro Meli
Direttore del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi
I
l Parco Archeologico
e Paesaggistico della
Valle dei Templi, costituito con legge regionale del
2000, comprende tutta la zona
A dei DDMM di vincolo (i cd
Decreti GUI- Mancini del 1968
e Lauricella Misasi del 1971).
Esso si estende sull’ampia vallata compresa tra la collina sulla
quale sorge la città moderna e
la piana di San Gregorio, sottostante alla collina dei Templi,
oltre i due fiumi che costituivano
la difesa naturale del sito della
città greca.
I terreni demaniali attualmente gestiti dal Parco si estendono per 305 ha e costituiscono
il 25% dell’intera superficie di
1300 ha. All’interno delle aree
demaniali sono tuttavia presenti moltissime isole private,
costituite da edifici a carattere
abitativo con un minimo di area
circostante.
L’attività dell’Ente inizia nel
2002, con l’organizzazione degli
uffici e l’avvio delle procedure
per la redazione del Piano del
Parco.
Tra i suoi primi atti rientra la
gara per il Sistema di Identità Visiva, nell’ambito del quale è stato
realizzato il logo con il granchio,
simbolo della divinità tutelare del
fiume Akragas dal quale prese il
nome la città greca.
Oltre ad una ricognizione
completa del patrimonio monumentale, il Parco ha intrapreso
una ricognizione a tappeto del
patrimonio vegetale dei terreni
demaniali in dotazione, avviato
contestualmente alla consegna
dei terreni da parte della Soprintendenza, pervenendo ad una
conoscenza totale delle specie
arboree esistenti tra le quali si
contano circa 10.000 mandorli
e 8.000 ulivi. Di particolar interesse è stata l’individuazione nel
Parco di alberi di età considerevole, come alcuni ulivi risalenti a
circa due millenni orsono. Da
sottolineare la presenza nel
Parco di 10 tra i 100 alberi
monumentali censiti in Sicilia da
parte dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura e Foreste.
Consistente l’attività del
Parco, in questi primi anni, rivolta alla ricerca archeologica e al
restauro dei grandi monumenti
della collina, per i quali sono
stati utilizzati 14 milioni di euro
di Agenda 2000. Gli scavi – già
portati a compimento – hanno
riguardato
principalmente
l’urbanistica e le fortificazioni
della Valle e sono state esplorate anche aree mai indagate in
precedenza, con conseguente
incremento del patrimonio monumentale della Valle. Cito a tale
proposito:
- il Ginnasio di età augustea,
definito con gli ultimi interventi in tutte le sue fasi
cronologiche;
- il Tempio di Iside, di età imperiale, presso il quale sono
state rinvenute due grandi
statue di magistrati togati;
- le fortificazioni di porta VI
e VII, la Porta V, il percorso ipogeico che collega
quest’ultima porta con la
Kolymbetra.
Particolarmente interessan-
te si prospetta lo studio avviato
con l’Istituto Archeologico Germanico sul tempio di Zeus, che
ha portato alla scoperta di due
nuovi telamoni e degli elementi
per la ricostruzione completa
della trabeazione: ciò fa intravedere la possibilità di una nuova e
diversa fruizione di uno dei templi più maestosi dell’antichità.
Gli interventi di restauro
hanno riguardato i principali
monumenti della Collina, dal
tempio di Giunone a Concordia,
Eracle, Dioscuri, Asclepio, Porta
I, II, V, VI e VII, il Quartiere Ellenistico Romano, le catacombe
paleocristiane della Grotta
Fragapane. Un’attenzione particolare è stata posta alla documentazione di ogni singola fase
dei lavori di tutti i monumenti,
gestita informaticamente, e a
tal fine sono stati messi a punto
specifici programmi di gestione
computerizzata del cantiere,
già presentati lo scorso anno al
convegno sulle “buone pratiche”
nei siti UNESCO a Siracusa.
Nell’ambito dei progetti
POR, sono stati realizzati degli
interventi finalizzati al miglioramento della fruizione.
Ricordo fra essi:
- il nuovo sistema di fruizione
serale del Tempio di Zeus,
consistente in uno spetta-
colo di suoni, luci e voce
narrante che accompagna i
visitatori lungo il percorso
dall’ara del Tempio fino all’area dei santuari Ctonii e al
tempio dei Di oscuri;
- il nuovo impianto di illuminazione del tempio di
Asclepio;
i nuovi percorsi ai santuari
ctonii, alla necropoli subdivo e al ginnasio;
- il nuovo percorso di visita al
QER.
Tra i sistemi innovativi di
fruizione è da com-
Tempio di Giunone
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L ’ A S S O C I A Z I O N E
prendere la rete wire-less, sul
percorso Tempio di Giunone
– tempio di Eracle, che consente
l’uso di palmari direttamente
gestibili dai visitatori (abbiamo
denominato tale sistema: GANIM, ovvero, Guida Automatica
Naturale Interattiva Mobile); la
sala multimediale con il plastico
animato; il nuovo impianto di
illuminazione alla Grotta Fraga-
pane.
Il Parco, oltre alle operazioni
di scavo e di ricerca archeologica e di restauro a cui si è fatto
già cenno, ha intrapreso, fin
dalla sua istituzione e sempre
con finalità di promozione del
territorio, tutta una serie di attività di collaborazione con Enti
pubblici e con privati.
Cito a titolo esemplificativo
l’accordo sottoscritto con il
Consorzio Universitario della
Provincia di Agrigento e una
società privata, Engeenering
Ingegneria informatica Spa,
che prevede una collaborazione
orientata alla realizzazione di
un sistema informativo, a carattere scientifico e divulgativo,
finalizzato alla diffusione delle
conoscenze relative alle ricerche
Gymnasium
81
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e alle opere di restauro condotte
nella Valle dei Templi negli ultimi
anni. L’accordo ha portato alla
elaborazione di un progetto,
denominato ODYSSEUS attraverso il quale si intende mettere
a disposizione della comunità
scientifica e degli utenti interessati, quella gran mole di informazioni acquisite nel corso degli
ultimi anni sulle tecnologie e i
materiali da utilizzare nel campo
del restauro archeologico.
Il Parco è accreditato dall’Università di Palermo come
centro di tirocinio di formazione
ed orientamento e analoga convenzione è in corso di stipula
con l’Università di Messina.
Collaborazioni sono state
avviate con altre Università quale quella della Tuscia, la LUISS, il
Politecnico di Torino, Università
di Firenze col cui Dipartimento
di Storia dell’Architettura e
della Città è stata realizzata
una ricerca sulla Policromia
dell’architettura classica, sull’origine lignea dei templi dorici,
e la ricostruzione virtuale del
santuario di Asclepio, del tempio
della Concordia e del tempio di
Eracle.
Un particolare tipo di collaborazione è stato attivato con la
Provincia regionale e il Comune
di Agrigento, relativamente alla
Tempio fra gli ulivi
programmazione delle manifestazioni estive nella valle e
nella città, attraverso l’utilizzo
di una parte del 30% dei fondi
provenienti dalla biglietteria del
Parco, e con il FAI che gestisce
una parte significativa del suo
territorio, il giardino della Colimbetra, e con il quale è prevista
l’attuazione di un vasto programma di iniziative di carattere
didattico e di promozione.
Tra le iniziative rivolte al
mondo della scuola, soprattutto
elementari e medie, è il progetto
“A scuola di archeologia nel
Parco”, che consente ai più giovani visitatori di fare sul campo
l’esperienza delle diverse fasi
della ricerca archeologica, dallo
scavo, al restauro, alla musealizzazione dei reperti.
Alle scuole è stato destinato
il primo documentario sulla
Valle, un DVD che comprende
tre filmati con taglio diversificato
per la scuole elementari, medie e
medie superiori.
Il Parco ha realizzato, fin
dal suo esordio, alcune attività
con la finalità di avvicinare il
pubblico all’archeologia e in particolar modo alla conoscenza del
patrimonio culturale della Valle.
A tale scopo sono stati istituiti
i “colloqui di archeologia nella
valle”, serie di conferenze giunte
quest’anno alla quarta edizione,
su temi di carattere storico e
archeologico.
In dirittura di arrivo è il Piano
del parco previsto dalla legge
istitutiva del Parco, mentre già
dallo scorso anno è stato definito il Piano di gestione voluto
dall’UNESCO.
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L’ASSOCIAZIONE CITTÀ ITALIANE PATRIMONIO MONDIALE UNESCO
F
ondata nel 1997 dai Comuni di Alberobello,
Andria, Capriate S. Gervasio, Ferrara, Matera,
Ravenna e Vicenza, ha saputo diventare, in
meno di un decennio, un importante punto di riferimento
per tutte le località italiane sui cui territori sono presenti
beni culturali e naturali inseriti nella World Heritage List.
Il sodalizio, del quale fanno parte 45 soci fra Comuni,
Province, Regioni, Comunità Montane e Parchi in rappresentanza di 38 dei 41 siti italiani, svolge una intensa
attività di sostegno alle politiche di tutela e di promozione dei territori insigniti del prestigioso riconoscimento
internazionale. La rete delle città Unesco, in un’ottica di
superamento della frammentazione dell’offerta culturale, si pone come parte attiva di un processo dinamico
che crede nel valore strategico di alleanze integrate e
funzionali e che persegue con tenacia gli obiettivi di
salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio culturale
e paesaggistico italiano.
I principali obiettivi statutari:
• L’organizzazione di iniziative per la tutela del patrimonio culturale e naturale dichiarato patrimonio dell’umanità e la realizzazione di progetti e proposte comuni da
presentare alle amministrazioni pubbliche italiane e alle
istituzioni internazionali;
• L’elaborazione di politiche di scambio di esperienze in
relazione ai problemi presentati e alle soluzioni adottate
dalle varie comunità; la promozione di iniziative di educazione in collaborazione con le autorità scolastiche;
• La promozione, in collaborazione con le Università e
gli Istituti di Ricerca pubblici e privati, di iniziative finalizzate alla formazione professionale del personale delle
pubbliche amministrazioni e non, impiegato nella gestione del
patrimonio culturale delle città d’arte;
• La programmazione di
una politica turistica e
di diffusione del-
Crespi d’Adda
l’immagine che corrisponda agli interessi della comunità
in cui si trovano i beni patrimonio dell’umanità;
• La promozione di rapporti di collaborazione e cooperazione con analoghe associazioni che dovessero costituirsi in Italia e con l’Anci., nonché con le associazioni
internazionali che hanno medesime finalità, in particolar
modo con l’Unesco.
Il presidente dell’Associazione è Gaetano Sateriale
- sindaco di Ferrara. Il comitato direttivo è composto
dai rappresentanti dei comuni di Assisi, Andria, Firenze,
Portovenere, Tivoli, Urbino, Verona e Vicenza. La presidenza e la segreteria hanno sede presso il Comune di
Ferrara - Piazza Municipale n. 2 - tel. 0532-419930 - fax
0532-418336 - e-mail: [email protected]
e.it. Sito internet: www.sitiunesco.it.
L’elenco completo dei soci:
Comune di Alberobello, Comune di Amalfi,
Comune di Andria, Comune di Aquileia, Comune di
Assisi, Comune di Barumini, Comune di Capriate San
Gervasio, Comune di Caser ta, Comune di Cerveteri,
Comune di Ercolano, Comune di Ferrara, Comune di
Firenze, Comune di Lipari, Comune di Matera, Comune
di Modena, Comune di Montalcino, Comune di Napoli,
Comune di Noto Comune di Padova, Comune di Palazzolo Acreide, Comune di Piazza Armerina, Comune
di Pienza, Comune di Pisa, Comune di Por to Venere,
Comune di Ravenna, Comune di Riomaggiore, Comune
di Roma, Comune di San Gimignano, Comune di Siena,
Comune di Sor tino, Comune di Tarquinia, Comune di
Tivoli, Comune di Torino, Comune di Torre Annunziata,
Comune di Urbino, Comune di Venezia, Comune di Verona, Comune di Vicenza, Comunità Montana di Valle
Camonica, Parco del Delta del Po, Ente Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, Provincia
di Ferrara, Provincia di Pesaro e UrbinoProvincia di
Salerno e Regione Veneto.