La sola buona volontà non basta
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La sola buona volontà non basta
SITI – anno terzo numero tre – periodico trimestrale – lug/set 2007 – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Ferrara La sola buona volontà non basta ~ C’è anche l’“Italia dell’arte venduta” ~ Mecenate per vocazione e necessità ~ La cultura come volano socio-economico del Paese ~ Fra restauro e sviluppo: una sfida delle città italiane ~ Uniti nell’Unesco ~ La progettazione integrata del Polo Tiburtino ~ A piedi nudi a Dubrovnik ~ Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli ~ Per un buon turismo: a ciascuno il suo! ~ La trasversale alpina più alta d’Europa ~ Dossier Musei 2007 ~ L’abbazia di San Giovanni in Venere SITI • LUGLIO/SETTEMBRE 2007 • ANNO TERZO • NUMERO TRE SITI • anno terzo • numero tre luglio/settembre 2007 • anno ter zo • numero tre TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO Siti Trimestrale di attualità e politica culturale dell’Associazione città italiane patrimonio mondiale Unesco luglio/settembre 2007 • anno terzo • numero tre (nove) Sede: Piazza del Municipio, 2 44100 Ferrara tel. 0532 419452 fax 0532 419263 [email protected] - [email protected] www.sitiunesco.it Direttore responsabile Sergio Gessi Vice direttore Francesco Raspa Coordinatore editoriale Fausto Natali Hanno collaborato a questo numero: Fiorenzo Alfieri, Annalisa Baldinelli, Mario Bellisario, Claudio Bocci, Sandro Faccinelli, Paolo Farina Arnaldo Gioacchini, Fabio Isman, Vindice Lecis, Pietro Meli, Maria Piccarreta, Ledo Prato, Maria Clotilde Sciaudone, Maria Luisa Stringa, Francesca Tamellini, Andrea Tebaldi, Ingrid Veneroso Autorizzazione del Tribunale di Ferrara n. 2 del 16/02/05 Progetto grafico e impaginazione Antonello Stegani Impianti e stampa Tipolitografia Italia Via Maiocchi Plattis, 36 – Ferrara AUTORI E INTERLOCUTORI Mario Bellisario - Ha operato all’estero come insegnante e come dirigente scolastico per conto del Ministero degli Affari Esteri. Ha viaggiato a lungo in Europa e in Africa. Tornato al paese natio dopo 50 anni, ha partecipato all’amministrazione del suo Comune per tre legislature consecutive. Collabora con varie riviste. Recentemente ha pubblicato presso la casa editrice Carabba di Lanciano il volume “Ricordi di una civiltà scomparsa”. Claudio Bocci - Amministratore Unico di Federculture Servizi srl, la società interamente partecipata da Federculture con l’obiettivo di assistere gli associati nei processi di innovazione gestionale. Tra i progetti più significativi realizzati, la progettazione esecutiva della Campania ArteCard e numerosi studi di fattibilità di nuovi modelli gestionali autonomi (tra i più significativi: il sito Unesco di Barumimi Su Nuraxi, la rete museale della Città di Alghero, la Fondazione ‘Per Leggere’ che serve oltre 50 comuni in provincia di Milano). Sandro Faccinelli – Direttore della Fondazione ProVinea “Vita alla Vite di Valtellina” ONLUS di Sondrio. Presidente del Comitato Tecnico di valutazione e approvazione della conformità degli interventi finanziati dal fondo di rotazione “Interventi necessari al mantenimento in efficienza delle opere che caratterizzano il versante Retico terrazzato”. Membro del gruppo di lavoro che ha predisposto e sostiene la candidatura dei terrazzamenti vitati valtellinesi, presentata congiuntamente da ProVinea e dalla Provincia di Sondrio per l’iscrizione nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Responsabile per la tratta italiana della candidatura per il Patrimonio dell’Umanità della “Ferrovia retica nel paesaggio culturale Albula/Bernina”. Arnaldo Gioacchini - giornalista capo ufficio stampa del Comune di Cerveteri. Laureato in sociologia all’Università di Urbino, con il massimo dei voti, durante il rettorato del Dottore Professore Carlo Bo, ha svolto anche studi di Lettere nella medesima università. E’ vice presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi e relatore in convegni, congressi e seminari. E’ l’esperto Vita–Lavoro del Comune di Cerveteri nel progetto comunitario “Work Life Conciliation Team”, con corso in Italia e stage nelle città olandesi di Deventer, Emmen ed Amsterdam. Fabio Isman - Inviato speciale al Messaggero di Roma, dove lavora dal 1970 ed è stato responsabile dei Servizi Italiani. Prima, era stato redattore al Gazzettino di Venezia e al Piccolo di Trieste. Ha pubblicato 18 libri, sugli scandali politici, le forze armate, la tutela ed i restauri del patrimonio storico e artistico italiano, l’”industria della cultura” a Venezia, i “tesori” d’arte e cultura di varie città italiane, e da 5 anni coordina L’Almanacco di VeneziAltrove, edito da Marsilio e dedicato a quanto d’arte, nei secoli, ha lasciato la Serenissima. Ha “coperto” importanti avvenimenti internazionali, (le guerre dei “Sei giorni” nel 1967 e del Libano nel 1982, l’assassinio del premier israeliano Itzhak Rabin, le elezioni degli ultimi due Pontefici e di Chirac in Francia, i viaggi di tre Presidenti italiani: Pertini, Cossiga, Scalfaro), e per 10 anni si è occupato di terrorismo. Dal 1980, si dedica soprattutto ai temi del patrimonio culturale e del paesaggio. Vindice Lecis, Giornalista, è caporedattore-inviato dell’Agenzia giornali locali del Gruppo Espresso. E’ stato capocronista alla Nuova Sardegna e capo redattore al Centro di Pescara, alla Provincia Pavese, alla Nuova Ferrara e alla Gazzetta di Reggio. Ha scritto due romanzi (La resa dei conti. Per fortuna che c’era Togliatti, Ariostea Edizioni, 2003; Togliatti deve morire. Il luglio rosso della democrazia, Robin edizioni, 2005) e un libro intervista con Egidio Checcoli (Una lunga storia della cooperazione ferrarese, Press&Web, 2005). Si ringraziano Comuni, Province e Regioni per l’invio dei testi e del materiale fotografico. Pietro Meli – Architetto. Dirigente dell’Assessorato Regionale BB.CC.AA. dal 1983 presso la Soprintendenza BB.CC.AA di Agrigento con l’incarico di Direttore della Sezione per i Beni Paesaggistici Architettonici ed Urbanistici sviluppando grande esperienza soprattutto nel campo del restauro monumentale. Dal 2001 è Direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento incarico confermato per un secondo quadriennio nel gennaio 2006. Crediti fotografici: Luigi Tazzari, Maria Clotilde Sciaudone, Andrea Bonfatti, Comune di Verona, Comune di Cerveteri, Fondazione ProVinea “Vita alla Vite di Valtellina” ONLUS, Ingrid Veneroso, Comune di Ferrara, Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, Giacomo Natali, A. Badrutt Chur, P. Donatsch Trogen, Nicola Strocchi, Archivio Fotografico Comune di Ravenna, Comune di Urbino. Ledo Prato - Segretario Generale della “Fondazione Città Italia”; segretario Generale dell’Associazione “Mecenate 90”; promotore e attuale segretario Generale dell’Associazione delle Città d’Arte e Cultura. Dal 1997 svolge attività di consulenza per UPI (Unione delle Province Italiane) e per l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Nel 1998 è stato Consigliere del Ministro per gli Affari Regionali e Presidente di Commissione presso lo stesso Ministero. Dal 1999 è consulente in materie giuridico-amministrative di molte città italiane. Svolge una intensa attività pubblicistica sulle pagine culturali di quotidiani e riviste specializzate. È docente in diversi Master e relatore in convegni e dibattiti sulle tematiche del marketing e della gestione dei beni culturali. Ha pubblicato vari libri per Mazzotta e Franco Angeli. L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda eventuali illustrazioni non individuate. In copertina: Urbino Maria Clotilde Sciaudone - Docente di Geografia economico-politica per il corso di laurea in Scienze Organizzative e gestionali dell’Università della Tuscia. Membro del gruppo di lavoro per l’elaborazione del Piano di sviluppo socio-economico della Provincia di Caserta. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca finanziati da CNR e MURST. Nell’attività scientifica si è anche occupata del centro storico di Salerno, del Sistema Informativo Geografico del centro storico di Benevento, del sistema ambientale e territoriale della Provincia di Caserta e del sistema turistico casertano. SITI • SOMMARIO 5 Editoriale La sola buona volontà non basta Incanalare capacità, competenze e risorse nell’alveo di un lavoro comune di Gaetano Sateriale 7 Primo piano C’è anche l’“Italia dell’arte venduta” Il drammatico saccheggio della nostra archeologia di Fabio Isman 12 L’opinione Mecenate per vocazione e necessità Un deciso cambio di passo per rilanciare l’Italian style di Ledo Prato 18 L’analisi La cultura come volano socio-economico del Paese Il ruolo cruciale del patrimonio culturale nei processi di crescita del territorio di Claudio Bocci 22 Fra restauro e sviluppo: una sfida delle città italiane Il resoconto della prima Giornata di studi delle Città italiane patrimonio Unesco di Vindice Lecis 26 Uniti nell’Unesco La tutela del patrimonio culturale ha bisogno del contributo di tutti di Maria Luisa Stringa 30 L’intervento Attori, strumenti e metodi per la progettazione integrata Analisi, riflessioni ed elaborazioni sul futuro del Polo Tiburtino di Maria Piccarreta 44 Per un buon turismo: a ciascuno il suo! Sinergie tra pubblico e privato per un “viaggiatore” attento e consapevole di Annalisa Baldinelli 50 Tentative List La trasversale alpina più alta d’Europa Un progetto italo-svizzero per lanciare la candidatura della Ferrovia Retica di Sandro Faccinelli 52 Musei più stimolanti per visitatori più esigenti Il Dossier Musei 2007 del Touring Club Italiano di Andrea Tebaldi 56 Italia da scoprire L’abbazia di San Giovanni in Venere Un luogo sacro fin dai tempi più remoti di Mario Bellisario 58 Brevi Notizie dall’Italia e dal mondo L’associazione 62 Andria• Dell’Umanità, ma anche in una comunità: vivere i Beni Unesco per valorizzare i Beni Unesco di Paolo Farina 64 Verona• Architetture militari veronesi: asset patrimoniale per il rinascimento urbano della città di Francesca Tamellini 68 Torino• Palazzo Madama: scrigno di un tesoro che racconta secoli di storia dell’arte di Fiorenzo Alfieri 34 Reportage A piedi nudi a Dubrovnik Una cità risorta dalle ceneri di una guerra fratricida di Ingrid Veneroso 72 Ferrara• L’Ermitage ha scelto la riva destra del Po di Fausto Natali 38 Il progetto Il Reale Albergo dei Poveri di Napoli Riqualificazione urbana e problematiche del riuso di Maria Clotilde Sciaudone 78 Agrigento• Il Parco della Valle dei Templi fra ricerca archeologica e promozione del territorio di Pietro Meli 74 Cerveteri• Alle necropoli oltre il sito di Arnaldo Gioacchini EDITORIALE INCANALARE CAPACITÀ, COMPETENZA E RISORSE NELL’ALVEO DI UN LAVORO COMUNE LA SOLA BUONA VOLONTÀ NON BASTA di GAETANO SATERIALE Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco Ravenna l patrimonio culturale ed artistico italiano costituisce una grande opportunità di sviluppo, qualificato e sostenibile, di un settore nel quale il nostro Paese ha potenzialità e capacità notevoli, ma che fatica a tradurre in concrete occasioni di crescita. Un’irragionevole tendenza a sottovalutarne la valenza economica e, di conseguenza, a ignorarne le legittime esigenze di visibilità e di promozione, rischia di affidare alla sola buona volontà degli amministratori locali, ed ai magri bilanci dei loro Comuni, il sostegno ad un fenomeno complesso come il turismo culturale e d’arte. Da tempo sindaci ed assessori hanno intuito quanto la valorizzazione del territorio e delle sue peculiarità possa esprimere quel valore aggiunto capace di ridare slancio ad un segmento economico che negli ultimi anni ha risentito pesantemente dell’agguerrita concorrenza dei Paesi emergenti, ma l’esiguità delle risorse a disposizione li obbliga, troppo spesso, ad affrontare una sfida così impegnativa ad armi impari. Contrastare la crescente propensione “last-minute” del mercato turistico globale, una propensione che privilegia esclusivamente la convenienza economica a scapito di ogni altro elemento, è un compito che non ammette improvvisazioni. Capacità, competenze ed energie vanno coerentemente incanalate nell’alveo di un programma di lavoro comune che dia concretezza a quello che non deve ridursi solo ad un buon proposito: “fare sistema”. La Prima Giornata di Studi delle Città Italiane Patrimonio Unesco che, assieme al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, abbiamo promosso nel marzo scorso al XIV Salone del Restauro ha rafforzata la nostra convinzione che la scelta da compiere, l’unica in grado di imprimere una vera svolta alle politiche turistico-culturali del Paese, non può che essere la rete, il circuito, la collaborazione fra tutti i soggetti interessati, pubblici e privati. Il prestigioso marchio Unesco è uno straordinario indicatore di qualità, una preziosa bussola per orientarsi fra miriadi di proposte, un grande catalizzatore, ma da solo non è sufficiente ad attivare e consolidare una tangibile crescita economica dei territori sui quali i beni insistono. L’abbondanza di iniziative e di manifestazioni, per l’“effetto frammentazione” che produce, rischia di trasformare quella che è una ricchezza in uno svantaggio e di dirottare i flussi turistici internazionali verso mete anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale P R I M O P I A N O IL DRAMMATICO SACCHEGGIO DELLA NOSTRA ARCHEOLOGIA C’È ANCHE L’“ITALIA DELL’ARTE VENDUTA” di FABIO ISMAN Inviato speciale del Il Messaggero Barumini meno qualificate, ma più accessibili da un punto di vista meramente organizzativo ed economico. Solo un’efficace proposta integrata, un pacchetto turistico-culturale complessivo che porti a sintesi l’enorme quantità di offerte presenti sul mercato, può innescare quel processo di valorizzare in grado di esaltare le caratteristiche di unicità e di autenticità che solo il nostro paese è in grado di offrire. In quest’ottica di sviluppo, di collaborazione convinta e consapevole, l’Associazione delle città Unesco propone sé stessa, le proprie capacità e le proprie esperienze, quale strumento per le politiche del governo in materia di promozione, recupero e tutela del patrimonio culturale italiano. Le proficue forme di dialogo e di concertazione che abbiamo avviato da tempo con il Ministero stanno dando i primi risultati e ci inducono a proseguire con determinazione su questa strada. L’applicazione delle legge 77/2006, della cui approvazione ci sentiamo partecipi, sarà un importante banco di prova. Si tratta di un provvedimento importante che riconosce, per la prima volta, l’esistenza di un’eccellenza, ma che assegna risorse largamente inferiori alle reali esigenze. Proprio per questo motivo, noi chiediamo al Governo di non disperderle in mille rivoli, ma di indirizzarle verso progetti, servizi e strumenti, che coinvolgano collettivamente tutto il sistema dei Siti Unesco e ne consentano una migliore conoscenza e fruizione. Mostre itineranti, siti Internet, manifestazioni promozionali, programmi televisivi, progetti multimediali, pubblicazioni informative, ad esempio, possono fornire un valido supporto all’attività di tutti quei soggetti, amministratori, associazioni, enti e imprenditori, che da tempo investono sui propri territori per trasformarli nei veri protagonisti del rilancio di un settore cruciale per l’intero Paese. E’ il momento giusto per intraprendere un percorso comune e dare vita ad un grande programma di valorizzazione del patrimonio culturale italiano. L’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco è pronta a lavorare a questo percorso. na “leggenda metroche paragonare tra loro, percentualmente, politana” per vade e entità numeriche del tut to sconosciute. percuote, forse da 20 Eppure, in tanti continuano a riempirsi la anni, il mondo dei Beni bocca con questa “statistica impossibile”, culturali, incessantee, magari strumentalmente, vantano il molmente propalata anche tissimo che l’Italia possiede, fino a trarne da autorevoli maître(appunto) enfatici ed assurdi paragoni nuà-penser: quella secondo cui il nostro merici e percentuali. Paese deterrebbe una quota, di volta in Pochissimi invece pensano all’immensa volta variabile tra il 50 quantità di patrimonio e l’80 per cento, del che dal nostro Paese patrimonio presente se n’è andato, più o in Europa, se non permeno per sempre: fino nel mondo intero. all’”Italia dell’ar te La statistica è stata venduta”, alla nostra at tribuita ai più vari archeologia più che organismi internaziosaccheggiata. Per nali, che, quando incarità: senza alcuna terpellati, hanno semvelleità di revanche, pre smentito d’averla o d’improponibili reredat ta. Del resto, non stituzioni; ma almeno è mai stato completato per documentare, Piazza Armerina, Villa del Casale il catalogo, né l’invenconoscere, sapere, tario, dei beni esistenti capire. Così, fa qualnella Penisola, e, tanto meno, strumenti siche ef fet to pensare che la prima asta di dimili esistono a livello europeo, o mondiale; pinti, probabilmente nel mondo, avviene a infine, l’abbiamo imparato sui banchi di Venezia nel 1506, quando vanno in vendita scuola, non c’è esercizio più futile e vano quelli di Michele Vianello, peraltro anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it P R I M O Roma, il Panteon P I A N O eternato da Antonello da Messina in un ritrat to ora alla Galleria Borghese a Roma. O che, 60 anni dopo, not tetempo e in capaci cestoni perché era già proibito, per set temila ducati emigra a Monaco l’intera raccolta dell’ormai ot tuagenario Andrea Loredan, composta da 91 teste di marmo, 120 bronzi, 43 statue, 33 rilievi, 2.480 tra medaglie e monete. E ce n’est qu’un début, siamo appena agli inizi. D’allora in poi, s’è sempre venduto di tut to, e per i più svariati motivi. Non solo nell’antichità: il top delle dispersioni viene raggiunto negli ultimi due secoli. Il proret tore di Padova Irene Favaret to calcola che, dell’immensa archeologia raccolta dalla Serenissima ai tempi dell’oro, in Asia Minore, in Grecia e a Roma, a Venezia & dintorni non ne resti nemmeno un decimo; un altro grande archeologo, Antonio Giuliano, dice che, a fine ‘700, Roma possedeva 75 mila statue antiche, e oggi gliene rimangono forse 7.000 (3.000 in Vaticano). Per ritornare alla Serenissima, Alvise Zorzi calcola che soltanto il breve periodo napoleonico la privi di almeno 25 mila opere. A Roma, di nuovo in età napoleonica, i Colonna cedono 320 dipinti tra i più belli dei 2.367 della loro collezione: Tiziano, Raf faello, Guido Reni, Correggio, ormai a Londra, Berlino, Chicago, New York. Lo sciagurato scioglimento del fidecommisso voluto dal fascismo nel 1934, fa sì che degli 800 dipinti Barberini, allo Stato italiano ne restano un decimo; fuggita anche la Santa Caterina di Caravaggio. E rimangono oggi circa 80 delle 600 sculture antiche dei Ludovisi; disperse le Valle Camonica 10 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it P R I M O 1.867 dei Giustiniani, che possedevano anche 820 dipinti (di cui ben 15 Caravaggio), dispersi tra il Sei e l’Ot tocento. E tracce di altre migrazioni più recenti, addirit tura negli Anni 70, da Roma e Napoli conducono per fino a Londra e Dublino. Ma questi sono soltanto alcuni dei mille e mille casi. Per non dire poi dell’archeologia, soprat tut to etrusca, siciliana, apula, pompeiana: le appassionate indagini di un sostituto procuratore di Roma, Paolo Ferri, e dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio ar tistico, hanno scoperchiato un autentico sistema di razzia, i cui terminali, troppo a lungo, sono stati alcuni dei maggiori mu- Riomaggiore P unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale I A N 11 O sei al mondo, e qualche grande collezione privata. La faccenda è durata almeno dagli Anni 70, fino al 2003; e non ha riguardato soltanto il Cratere di Eufonio, che il Metropolitan ha restituito (scavato a Cer veteri; di suoi ce ne restano appena una ventina), oppure la Venere di Morgantina di V secolo a.C., alta 220 centimetri (che il Get ty è disposto a restituire), o, ancora, l’Atleta vittorioso di Lisippo, bronzo di III secolo a.C. pescato nel 1964 al largo di Fano (che il Get ty non intende invece ritornare). Le indagini hanno infat ti rivelato parecchio di più: se dal 1970 ad oggi, i Carabinieri hanno recuperato 700 mila ogget ti scavati di frodo nel sot tosuolo del nostro Paese, chissà quanti sono invece sfuggiti. Ed ecco tombe pompeiane violate, intere pareti di af freschi aspor tate (si ritrovano, frammentate un 11 pezzi per poterle por tare via, poi ricomposte, assieme alle foto che documentano la violazione mentre viene compiuta: e la trat tativa punta a un valore di 25 milioni di dollari, giusto per spiegare); collezionisti che trat tano interi corredi di «tombe del Sud Italia, crateri, la decorazione d’un cavallo, corazza, gambali», più «innumerevoli vasi di pregiata fat tura»; oggetti senza eguali al mondo, come un insieme di 20 piat ti etruschi (proposto al Get ty per due milioni di dollari), circa del 490 a.C., diametro di 20 centimetri, a figure rosse, che rappresentano guerrieri, ser vitori, danzatrici, pescatori: «Mai visto qualcosa del genere», af ferma l’archeologo Fausto Zevi; e via elencando. Forse, pure il coperchio di un Sarcofago degli Sposi etrusco, simile ai Necropoli di Pantalica due unici esistenti, a Roma, Villa Giulia, ed a Parigi: trovate la bolla di una spedizione (525 chili) e una foto, ma non il reper to, né l’at to d’una presumibile vendita; magari, è ormai in una collezione privata. In Svizzera, dove evidentemente li reputavano al sicuro, gli inquirenti hanno sequestrato, a Giacomo Medici e Gianfranco Becchina, due tra i maggiori “traf ficanti” internazionali (ed il primo già condannato, in primo grado, a 10 anni e 10 milioni di euro, da rifondere allo Stato per i danni arrecati al patrimonio) altret tanti archivi, davvero nutriti, poderosi: oltre 10 mila reper ti, e le prove di migliaia di transazioni. Perché raccontare tut to questo qui, in una pubblicazione dedicata, in modo par ticolare, ai Beni protet ti dall’Unesco? Perché anche l’at tenzione al patrimonio storico ed archeologico, come quella per il paesaggio, che ne costituisce una par te intrinseca e non separabile, connota la civiltà di un Paese. E troppo a lungo, il nostro s’è mostrato troppo distrat to non soltanto a quanto se ne andava all’estero, ma soprat tut to a quanto, quasi ogni not te, veniva saccheggiato dal suo sot tosuolo. Ora, sembra che l’aria finalmente sia cambiata; una volta, alla tv, una trasmissione s’intitolava Non è mai troppo tardi. 12 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it L ’ O P I N I unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale O N E L ’ O P I N I O N 13 E UN DECISO CAMBIO DI PASSO PER RILANCIARE L’ITALIAN STYLE MECENATE PER VOCAZIONE E NECESSITÀ di LEDO PRATO Segretario generale di Mecenate 90 a qualche anno è cresciuta la consapevolezza che un Paese come il nostro, con il più straordinario patrimonio culturale del mondo, può e deve compiere un cambio di passo. Ed i tempi sono maturi. Per validare questa affermazione bastano pochi dati: la crescita costante della domanda e dei consumi culturali, lo sviluppo del turismo motivato da interessi culturali, l’incremento delle iscrizioni ai corsi di laurea in storia dell’arte e conservazione dei beni culturali, la crescita di attività imprenditoriali legate al settore culturale, il crescente interesse del sistema imprenditoriale, il moltiplicarsi dei luoghi destinati all’arte e alle attività culturali anche in aree un tempo periferiche, la crescente attenzione dei media nazionali e internazionali, la diffusione di nuove tecnologie applicate all’arte e alla cultura, lo sviluppo di gruppi e associazioni di cittadini che si mobilitano per la difesa e la valorizzazione di siti culturali e ambientali a rischio, una crescente attenzione al bello, al buon gusto, che sta cambiando le abitudini dei consumatori a livello nazionale e internazionale e così via. Se si vuole si può prendere a riferimento un elemento per tutti: le nostre città sono diventate più belle. Segno evidente che questa consapevolezza si è diffusa soprattutto fra gli amministratori locali e ha generato nuove politiche urbane, con un occhio rivolto ai cittadini che vi risiedono e l’altro ai visitatori occasionali. E tuttavia continuiamo a pensare che occorra un cambio di passo. Ciò che è stato fatto è molto, ma si può fare ancora di più. E per capire cosa si può fare non possiamo nasconderci gli ostacoli che ancora permangono. Innanzitutto la consapevolezza di cui stiamo scrivendo non ha ancora permeato l’intera classe dirigente del Paese. I cambiamenti avvenuti sulla scena internazionale hanno posto nuovi problemi ad un “piccolo” paese come il nostro. Diciamo spesso che il mondo è diventato più grande e che nuovi paesi, finalmente, si sono affacciati sulla scena internazionale creando sviluppo e occupazione per milioni di uomini e di donne. Interi ambiti produttivi, in cui avevamo conquistato posizioni importanti, sono stati ridimensionati, in qualche caso, spazzati via, piegandosi a profonde e dolorose ristrutturazioni. Vorrei citare un dato che non riguarda il nostro paese ma può esserci di qualche utilità. Oggi negli Stati Uniti solo un terzo degli occupati è impiegato nel settore industriale, il resto nei servizi. E tuttavia è rimasta la prima potenza economica del mondo ed ha sviluppato ulteriormente il tasso di crescita della sua economia e degli occupati. Non so se questo sarà il destino di tutti i paesi più industrializzati. So solo che nulla sarà più come prima. Eppure nella classe dirigente di questo paese ci si attarda a comportarsi come se nulla o quasi fosse accaduto intorno a noi. Nessuno pensa che non avremo più un sistema industriale ma ciò che è certo è che non possiamo sfuggire alla necessità di fare delle scelte, di selezionare gli ambiti industriali entro i quali potremo giocare ancora un ruolo, oggi e domani, e di investire su quelle risorse di cui disponiamo e che rappresentano il nostro principale vantaggio competitivo. Creando un circuito virtuoso tra queste risorse ed il sistema produttivo. Ed è qui che incontriamo ancora un altro ostacolo: la scarsità delle risorse. Un paese che intende valorizzare il suo principale asset, il patrimonio culturale, ad esso deve destinare risorse adeguate. E non solo per tutelarlo ma anche per amministrarlo secondo tecniche e modalità che ne riconoscono il carattere di risorsa non più per sé ma per il paese. In questo ambito il problema non si riduce alla questione, pur fondata, di avere più soprintendenti o più personale tecnico, quanto piuttosto di arricchire di nuove competenze e professionalità tutti i livelli pubblici che hanno responsabilità nelle politiche culturali. Positano 14 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it L ’ O P I N I unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale O N E L ’ O P I N I O N 15 E Val d’Orcia Aprendosi alle esperienze internazionali più avanzate e ad una collaborazione con i privati che non si riduca né alla gestione dei cosiddetti servizi aggiuntivi nei musei e nelle aree archeologiche, né alla solita sponsorizzazione. Proposte e idee non mancano. Pur non nascondendoci gli ostacoli che abbiamo sinteticamente richiamato, resta la necessità di indicare un percorso possibile verso cui convogliare energie e risorse adeguate. Ma soprattutto occorre progettare una nuova politica che punti allo sviluppo di quella che è stata definita l’economia della creatività. L’Italia ha conosciuto già nei secoli scorsi quella che oggi si chiama appunto l’economia della creatività. Sin dal Rinascimento città e borghi si sono sviluppati e hanno acquisito un prestigio internazionale perché hanno avuto governanti illuminati che hanno favorito ed accompagnato lo sviluppo della creatività, unitamente a bravi artigiani e intraprendenti commercianti. Città come Milano, Firenze, Venezia, Roma, Napoli, sono state mete ambite per artisti, architetti, inventori, sollecitati, attratti da ambienti favorevoli allo sviluppo della creatività. Questi processi, lunghi di secoli, hanno consentito di sedimentare uno straordinario patrimonio culturale, saperi e conoscenze che hanno generato, nei tempi più moderni, un sistema imprenditoriale capace di competere a livello internazionale. Dal design, alla moda, al cinema, all’arte, solo per citare i casi più emblematici, l’Italia si è affermata grazie ad uno stile originale e competitivo. La mia impressione è che tutto il mondo percepisca il Made in Italy (quindi i prodotti industriali e artigianali italiani) come un’espressione diretta dell’Italian Style, quindi come una conseguenza del patrimonio culturale italiano, un frutto della cultura, della creatività italiana. Tutto il mondo, tranne l’Italia. La tesi da cui muove la riflessione proposta è che il contesto sociale, culturale ha alimentato, e continua ad alimentare, saperi e capacità che hanno fatto il successo del Made in Italy. In altri termini le aziende hanno “incorporato” nei loro prodotti i tratti della bellezza del patrimonio culturale ed ambientale dei propri contesti. Sicché le relazioni fra beni culturali e ambientali e sistema produttivo assumono un particolare valore e contribuiscono, se costantemente alimentate, a migliorare i prodotti e a rafforzarne la capacità competitiva. Le varie forme di creatività che consideriamo diverse fra loro, afferma Richard Florida, quella tecnologica (l’invenzione), quella economica (l’imprenditorialità) e quella artistica e culturale, sono di fatto strettamente correlate. Non solo si servono di processi mentali analoghi, ma si rinforzano reciprocamente attraverso processi di fecondazione incrociata e lo scambio di stimoli. Ma come si possono meglio definire queste relazioni, come possono essere alimentate, come le “bellezze dell’Italia” possono contribuire alla promozione e allo sviluppo del Made in Italy e viceversa? Come far emergere di più - nella creazione del prodotto turistico, nell’organizzazione dei servizi turistici, nella promozione - le espressioni di qualità dei territori; nell’ottica sia di promuovere il turismo sostenibile che di contribuire allo sviluppo delle produzioni tipiche di pregio. Come si può trasmettere il messaggio che i prodotti del “Made in Italy” e la bellezza e ricchezza del nostro territorio sono due aspetti di uno stesso paese, della stessa cul- tura? Non c’è una risposta sola o un solo modo. Ma in questa nuova strategia si tratta di assumere iniziative e progetti capaci di declinare le politiche culturali, da un lato, privilegiando l’innovazione e non limitandosi alla gestione del patrimonio esistente, dall’altro, mettendo in luce e alimentando le relazioni fra le diverse espressioni del proprio patrimonio creativo di eccellenza, connettendo la cultura alle filiere del sistema produttivo. Così come le politiche di marketing turistico dovranno comunicare meglio i valori e i tratti distintivi dell’immaginario creativo, delle produzioni culturali, del contesto ambientale e dello stile di vita di un territorio-destinazione. Una scelta di questo tipo pone una serie di problemi del tutto nuovi rispetto al passato. Marketing, comunicazione, ma anche politiche di sviluppo e politiche culturali vanno ripensati in una doppia logica: territoriale e intersettoriale. Anche per scongiurare una deriva del localismo verso lo “strapaese”. Anzi il collegamento organico tra la dimensione locale/territoriale con prodotti e settori a forte connotazione sui mercati 16 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it L ’ O P I internazionali ci sottrae alla retorica “del piccolo mondo antico”. Una gestione così complessa rinvia alla necessità di un più forte coordinamento delle iniziative, oggi disperse tra una molteplicità di soggetti pubblici, centrali e locali. Non solo quindi sinergie fra settori, ma coordinamento tra enti pubblici e categorie imprenditoriali, per sfuggire all’idea che il cambio di passo possa essere affidato prevalentemente al sistema pubblico. In altri termini assumere nella programmazione dello sviluppo il punto di vista che tutti hanno: Made in Italy e turismo sono conseguenza del patrimonio culturale italiano, un frutto della cultura italiana, espressione diretta dello stile italiano, rintracciabile nelle trame delle relazioni locali. E’ questo il cambio di passo che dobbiamo compiere per N I O N E dare un futuro al nostro paese. Mecenate 90 sta lavorando su questo versante e ha già realizzato i primi progetti che a queste idee fanno riferimento. Ma noi svolgiamo il compito che in una squadra di calcio è affidato al mediano. Quel giocatore che deve raccogliere la palla nelle retrovie, impostare un’azione offensiva, dialogando con i compagni di squadra, saltare qualche ostacolo ed effettuare il passaggio giusto a coloro che sono in attacco, per cercare di fare goal. Abnegazione, forza di volontà, determinazione, coraggio, pazienza e capacità creative sono le doti richieste ad un mediano. Raramente va in goal. Ma perché, in un gioco di squadra, sa che è meglio affidare ad altri compagni questo compito. MECENATE 90: LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO M ecenate 90 è un’associazione senza scopo di lucro, nata nel 1990 per favorire la collaborazione tra soggetti pubblici e privati per la valorizzazione e gestione dei beni culturali e per la promozione del turismo culturale. Tra le sue attività principali elabora studi, piani e progetti per la valorizzazione del patrimonio culturale, esaltandone il valore economico e la capacità di incidere sullo sviluppo socio-economico del territorio. E’ specializzata nella realizzazione di studi di fattibilità per la individuazione di modelli gestionali applicabili ai beni culturali, nell’elaborazione di piani integrati per lo sviluppo turistico-culturale di territori su scala provinciale e subprovinciale (piani integrati d’area, sistemi turistici locali, distretti, ecc.) e nella redazione di piani strategici per lo sviluppo turistico di città d’arte. Nell’ambito di tali attività, realizzate prevalentemente per conto di Amministrazioni Comunali e Provinciali e di Soprintendenze statali, Mecenate 90, oltre a svolgere un’attività vera e propria di studio, eroga servizi di accompagnamento e di assistenza tecnica a processi di concertazione e di partenariato locale. Elabora inoltre studi di fattibilità per la costituzione di sistemi, su scala provinciale, di gestione dell’offerta museale e di spettacolo. Svolge inoltre attività formativa ed editoriale, progetta e organizza convegni, seminari ed eventi di carattere culturale. Importanti enti e aziende italiane fanno parte dell’associazione: Alpitour, ANCI, Autostrade per l’Italia, Capitalia, Confartigianato, Confindustria, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Gruppo Poste Italiane, Trenitalia, Unioncamere, UPI, Lottomatica, solo per citarne alcune. (Tratto dal sito www.mecenate90.it) Siena 18 L anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it ’ A N A L unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale I S 19 I IL RUOLO CRUCIALE DEL PATRIMONIO CULTURALE NEI PROCESSI DI CRESCITA DEL TERRITORIO LA CULTURA COME VOLANO SOCIO-ECONOMICO DEL PAESE di CLAUDIO BOCCI Amministratore Unico Federculture Servizi srl na recente indagine1 promossa dalla Commissione Europea dimostra il ruolo crescente della cultura come motore di sviluppo socioeconomico. Per la prima volta, con questo studio, si quantifica a livello europeo il contributo della cultura all’economia e allo sviluppo sociale. Dallo studio sull’impatto economico della cultura nei Paesi Membri, promosso da Jàn Figel (Commissario Europeo responsabile per l’istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo) emerge, in particolare, come la cultura in Europa abbia registrato, negli ultimi anni, tassi di crescita superiori a quelli di altri importanti settori manifatturieri. In particolare, la cultura nel 2003, in termini economici, ha contribuito per il 2,6 % al Prodotto Interno Lordo dell’Unione europea (il suo apporto ha superato quelli dell’industria chimica, della gomma e della plastica fermi al 2,3%). In termini sociali, invece, l’occupazione nel settore è aumentata dell’1,85 % nel biennio 2002-2004, mentre nel resto dell’Europa è diminuita. Lo studio dimostra che, nella transizione verso l’economia della conoscenza, se l’Europa vuole essere più competitiva, non può continuare a concentrare la sua attenzione solo sull’industria IT (Information Technology)- facilmente imitabile da Cina o India - ma deve valorizzare i settori non replicabili e non delocalizzabili come la cultura ed il patrimonio culturale. E’ importante, in particolare, che l’Unione Europea e i singoli Stati nazionali si dotino di strategie e politiche efficaci per sostenere lo sviluppo economico e sociale trainato dalla cultura e finalizzato alla creazione di nuovi bacini di impiego. E’ oramai fin troppo ovvio ripetere che la qualità della vita, l’attrazione dei talenti, la ricerca, si fondano su un ambiente permeato dalla cultura e dagli stimoli che essa genera. Proprio per contribuire a tale processo, la prossima edizione di RAVELLO Lab – Colloqui Internazionali (in programma a Ravello dal 25 al 27 ottobre p.v.)2 intende mettere al centro della riflessione del laboratorio le politiche e le pratiche più efficaci, con particolare riferimento ad alcune esperienze europee, in grado di trasformare gli interventi nella cultura in drivers di sviluppo economico e sociale. Il progetto RAVELLO Lab, promosso congiuntamente da Federculture, Formez e Centro Universitario per i Beni Culturali di Ravello, nasce infatti con l’obiettivo di estendere la consapevolezza del ruolo cruciale che la cultura può giocare nei pro- Matera cessi di crescita, non solo economica, dei territori. Per questo e sin dall’inizio, il progetto ha potuto contare su un ampio sostegno istituzionale, a partire dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero degli Esteri, dal Consiglio d’Europa e dall’UNESCO. Federculture apporta al progetto un significativo bagaglio di esperienza che riguarda, in particolare, processi di valorizzazione territoriale incentrati su modelli organizzativi e gestionali innovativi in grado di garantire, anche attraverso un corretto rapporto di concertazione interistituzionale e di partenariato pubblico-privato, lo sviluppo sostenibile dei territori. Si tratta di tematiche di particolare interesse per i Siti Unesco italiani, tutti fortemente impegnati nell’attuazione dei piani di gestione, che si rintracciano anche nello spirito che ha portato, nel luglio scorso, alla firma del Protocollo di Intesa tra l’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco e Federculture. L’Accordo è incentrato su un piano di lavoro concordato e finalizzato a definire un percorso comune in grado di favorire i processi di valorizzazione e di gestione dei siti italiani attraverso azioni di sistema che puntino a promuovere modelli di successo (a partire dalle migliori esperienze internazionali); monitorare e valutare, in una logica di benchmark, le pratiche virtuose; assistere, laddove necessario, le realtà meno attrezzate; diffondere metodi di rendicontazione basati non soltanto sui risultati economici ma, soprattutto, sulle capacità di integrazione e coesione sociale che la cultura assicura alle comunità locali. Su quest’ultimo punto va posta, infatti, la linea di frontiera dello sviluppo dei territori: soltanto se si saprà far emergere in tutta la sua potenzialità l’integrazione tra crescita economica e sociale generata dall’investimento in cultura sarà possibile assicurare al settore le necessarie risorse finanziarie, le capacità progettuali e le competenze professionali in grado di inserirlo stabilmente nelle politiche economiche e di sviluppo. Note 1 Lo Studio è disponibile su http://ec.europa.eu/ italia/news/10eec042567.html 2 Ulteriori dettagli su Ravello Lab sono consultabili al sito www.ravellolab.org Assisi 22 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 23 IL RESOCONTO DELLA PRIMA GIORNATA DI STUDI DELLE CITTÀ ITALIANE PATRIMONIO UNESCO “FRA RESTAURO E SVILUPPO: UNA SFIDA DELLE CITTÀ ITALIANE” di VINDICE LECIS ille cit tà, mille sagre, mille festival. L’Italia dei campanili negli ultimi anni ha perso posizioni nel gradimento generale, proprio a causa della ricchezza di luoghi e cose, presentati spesso in modo caotico e affannato a scapito della qualità dell’of fer ta. Un grande patrimonio può annegare nel dilet tantismo esasperato e finire stritolato nella morsa dei prezzi alti che lo spingono fuori mercato mentre altri paesi corrono in un’altra direzione. Ma evitare uno tsunami antropologico, ancora si può. Tarquinia Il problema del “fare sistema” contro il declino af fiorante è stato uno dei temi ricorrenti della prima giornata di studi delle cit tà italiane patrimonio dell’Unesco dedicata al restauro e alla conser vazione e svoltosi a Ferrara. Il disagio italiano, una febbre ricorrente, non è stata nascosta nemmeno dal sot tosegretario alla presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi: siamo calati e c’è da provare vergogna, ha det to testualmente, La causa è stata individuata nella guerra tra i campanili e nella babele di of fer te che annacquano la potenza visionaria di un viaggio profondo dentro l’Italia dell’ar te e della storia. La relazione del sindaco di Gaetano Sateriale, sindaco di Ferrara e presidente dell’Associazione cit tà italiane patrimonio Unesco, ha posto sul tappeto una serie di obbiet tivi in qualche modo strategici. Anzitut to nel definire la costellazione di luoghi tutelati dall’Unesco non come semplice rosario di eccellenze ma una rete di oppor tunità e crescita perché “la ricchezza del patrimonio è talmente elevata che ci sentiamo la punta di un iceberg di una ricchezza ben più vasta”. Ecco perché oltre a fornire assistenza ai propri asso- Modena 24 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it ciati, l’Associazione delle cit tà si candida a gestire politiche generali di recupero per la valorizzazione dell’intero patrimonio italiano. La legge in vigore è cer to importante ma non riconosce risorse adeguate al punto che sono stati stanziati fondi che potrebbero figurare al massimo in un modesto bilancio comunale. La promozione del sistema Unesco non ha cer to bisogno di ulteriori “bollini blu” di qualità, ma di una nuova spinta per la promozione. Il primo aspet to da definire è dunque la formazione: ser vono nelle cit tà esper ti di paesaggio, di storia dell’ar te, di urbanistica, por tatori di un “sapere alto e tecnico” fulcro di un sistema, di una rete, che non met ta in concorrenza i vari sogget ti. Ad esempio, ha det to ancora Sateriale af frontando un altro aspet to, unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale non tut ti sanno fare i piani di gestione che non sono un nuovo e burocratico orpello: nel caso del centro storico di Ferrara il proget to speciale d’area chiama a raccolta vari sogget ti pubblici e privati. Cambia il concet to di patrimonio e il passaggio dei beni culturali da collezione ot tocentesca a risorsa moderna incontra sulla strada anche pericoli che non tengono conto della “fragilità” e dell’unicità di siti e giacimenti. Sempre più si associa la tutela e la conser vazione con lo sviluppo civile e strumenti come i piani regolatori generali possono diventare qualcosa di diverso dal passato. Ser ve sensibilità necessaria, ha ricordato il sindaco di Assisi Claudio Ricci, che consenta di definire i Prg come marketing territoriali capaci di unire urbanistica a cultura e turismo, in Porto Venere 25 Le Valli di Comacchio quell’economia dell’immateriale che nell’Italia dei Comuni è volano di sviluppo. Par tire da questi luoghi illuminati, sensibili e aper ti per non sfigurare il Paese: sfida raccolta da Alfredo Ber telli, sot tosegretario alla presidenza della giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Questa regione, ha det to, sta applicando una riforma urbanistica che af fida poteri alle amministrazioni locali, introducendo numerose novità. I piani territoriali provinciali aggiornano i piani paesistici dove sono i siti Unesco: il problema è come applicare i piani urbanistici in zone così delicate. In Emilia-Romagna in dieci anni c’è stata una crescita del 165% delle aree antropizzate e in questa regione, centro nevralgico dell’Italia, si sta procedendo ugualmente alla programmazione della qualità. Con l’obiet tivo di rallentare l’espansione e recuperare coesione, met tendo al centro la trasformazione territoriale e la qualità umana contro il degrado. Ber telli ha ricordato come la Regione abbia già accolto la proposta di Sateriale di rendere operativo nel centro storico di Ferrara il programma speciale d’area. Ma il binomio tutela-valorizzazione non sempre si declina con la naturalezza e positività necessarie. Egoismi, conflit ti di competenze, sot tovalutazioni sfregiano un disegno di crescita che dovrebbe coniugare le ragioni dell’economia con la tutela della cultura dell’uomo. Ecco perché alcune esperienze locali ma di valenza più generale, come quella di Tivoli (che vanta due siti Unesco come ha ricordato il sindaco Marco Vincenzi) o delle Cinque Terre sono chiari esempi di strade da percorrere. 26 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE HA BISOGNO DEL CONTRIBUTO DI TUTTI UNITI NELL’UNESCO di MARIA LUISA STRINGA Presidente Federazione Italiana dei Club Unesco uali possibilità di collaborazione fra l’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco ed i Club ed i Centri Unesco per un’azione comune a favore dei tesori dell’arte e della natura presenti sul loro territorio? Due realtà istituzionalmente diverse, impegnate entrambe per una finalità che è prioritaria nell’azione dell’Unesco: la salvaguardia e la promozione del patrimonio che l’Unesco ha dichiarato appartenere all’umanità intera. I Club e Centri Unesco membri della Federazione Mondiale che opera da quasi sessant’anni sul territorio per dare visibilità all’Unesco e tradurne in atto gli ideali d’azione, costituiscono l’unica associazione non governativa alla quale l’Ufficio legale dell’Unesco ha concesso il diritto di portarne il nome. Una realtà associativa nata spontaneamente, subito dopo la costituzione dell’Organizzazione, ma presto riconosciuta dall’Unesco, che ne vide e ne volle sottolineare le enormi potenzialità d’azione. Nati sulle macerie della guerra, i Club e Centri Unesco, sono fedeli al messaggio di pace espresso dall’Atto costitutivo dell’Unesco, nella convinzione che, “se è nel cuore degli uomini che nascono le guerre è nel cuore degli uomini che si devono costruire le difese della pace”. Presenti oggi nel mondo intero, interpreti del messaggio ideale e di azione dell’Unesco, i Club e Centri operano sul terreno per la difesa dei valori etici che sono fondamento dell’educazione, della scienza, della cultura. E’ questa visione, questo impegno che è allo stesso tempo ideale e di azione, che spiega la progressiva diffusione sul territorio dei Club Unesco, che hanno trovato molteplici vie per dare visibilità al messaggio dell’Unesco, come da mandato loro riconosciuto, sempre nei limiti delle possibilità di interventi e di iniziative che sono loro proprie: i Club non sono l’Organizzazione, alla quale restano tutte le competenze politiche e istituzionali previste dal suo atto costitutivo e dai successivi protocolli e atti. In questa linea ideale e di azione, i Club e Centri Unesco da sempre sensibili al problema del diritto alla difesa del patrimonio d’arte e dei valori etici del patrimonio, hanno aderito inevitabilmente al messaggio universale che l’Unesco ha lanciato al mondo con la Convenzione per il Patrimonio Artistico e Culturale dell’Umanità, del 1972. Un atto che era destinato ad assumere importanza fondamentale per la storia dell’umanità: un atto che si può considerare come la “Dichiarazione dei diritti dei tesori artistici e naturali dell’umanità”, altrettanto importante dunque quanto lo è la “Dichiarazione del Diritti umani” nella storia dell’Umanità. Un Atto che, come è noto, era rivolto ai Governi ed ai Responsabili dei Beni Artistici e Naturali, ma che faceva appello anche all’umanità intera, a tutti coloro che sapessero raccogliere l’invito dell’Unesco a salvaguardare quei tesori. La semplice grandezza di questo Atto dell’Unesco sta nell’avere definito i “tesori” inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale come “Beni tali che se Alberobello 28 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it si perdessero l’umanità intera perderebbe qualcosa”. Un messaggio questo, contenuto nella Convenzione del 1972 e nelle successive riflessioni in merito ed evoluzioni di tale concetto nell’ambito delle risoluzioni, convenzioni, documenti e dichiarazioni dell’Unesco, che i Club e Centri Unesco hanno raccolto come un impegno per l’educazione alla conoscenza, tutela, salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali. La loro azione si è tradotta, negli anni, in una molteplicità di programmi, dai più semplici, di sensibilizzazione al valore del patrimonio, come per citare un solo esempio, il progetto rivolto ai più giovani, “adotta un monumento “, a quelli più attenti ai testi e alla documentazione. In questa linea va ricordato il programma “Monu- Venezia Venezia menti e siti patrimonio di pace” che nasce da un preciso invito formulato dall’allora Direttore generale dell’Unesco, Federico Mayor, in occasione dell’apertura dell’Anno per la Cultura di pace, il 2000, perché si indicassero siti o monumenti che avessero assunto, nel passato e per il presente e il futuro, valore di simbolo e testimonianza di pace. Ma la sua originalità stava nell’essere rivolto proprio a chi operava sul territorio, non ai Governi, e nel significato che l’Unesco intendeva attribuirvi di testimonianza della capacità dei cittadini tutti di mettersi in rapporto con i monumenti o i siti d’arte come tesori con cui stabilire un dialogo e un impegno di pace. I Club italiani hanno aderito con entusiasmo a questo programma, del quale il Centro Unesco di Firenze è il responsabile per l’Italia. Potremo parlarne in altra occasione, ma in unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale questa sede ci sembrava opportuno ricordarlo per la sua visione innovativa dell’impegno ideale e operativo al quale i cittadini tutti sono chiamati. Su questa base i Club e Centri Unesco non potevano non incontrarsi con gli operatori e responsabili nei Comuni dichiarati “Patrimonio mondiale dell’Unesco”, uniti nell’attenzione verso il patrimonio artistico, naturale e immateriale e nella consapevolezza a loro comune che i beni presenti nella lista del Patrimonio, per il mandato universale dell’Unesco, sono proprietà di tutti e da tutti debbono essere tutelati e valorizzati. Significativa dimostrazione di questo incontro è il programma di lavoro in cui si è inserita la Conferenza congiunta dei Club e Centri Unesco membri della Federazione Italiana e dell’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco, per iniziativa del Centro Unesco di Firenze e in collaborazione con l’Ufficio Centro Storico Patrimonio Mondiale Unesco - dell’ Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze. L’incontro dal titolo “Cittadino di una città, cittadino del mondo Città italiane patrimonio mondiale - Club e Centri Unesco per il Patrimonio Mondiale Unesco”, tenuto a Firenze, il 9 settembre 2006, nella sede di Palazzo Vecchio si proponeva di mettere a fuoco le effettive possibilità di collaborazione tra le città Patrimonio Mondiale Unesco ed i Club ed i Centri Unesco per un’azione comune a favore dei tesori dell’arte e della natura presenti sul loro territorio. Un tema che è certamente prioritario nell’interesse dell’Unesco. La Conferenza alla quale ha partecipato il Direttore generale per il Patrimonio all’Unesco Francesco Bandarin ha avuto il patrocinio e la partecipazione dell’ICCROM e della Commissione Italiana Unesco. Ricordando da un lato che i Clubs e i Centri Unesco testimoniano con il loro esempio ed il loro spirito la capacità di lavorare per il bene e lo sviluppo dell’Umanità nella ricerca della difficile 29 strada della cooperazione e della pace, avendo presente allo stesso tempo la legge speciale per le città patrimonio dell’Umanità avanzata dall’Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale dell’Unesco, la Conferenza ha sottolineato nella sua Risoluzione finale, “l’importanza generale dell’educazione e della promozione del patrimonio artistico e culturale da parte dei Clubs e Centri Unesco, anche laddove le città nelle quali operano non siano state dichiarate patrimonio dell’umanità”, riaffermando “la loro disponibilità a lavorare in sinergia con le Istituzioni e sulla base delle positive testimonianze degli Amministratori locali e dei rappresentanti dei Clubs e Centri Unesco riuniti”. La Risoluzione conclude affermando “l’esigenza di sviluppare una più proficua e fruttuosa collaborazione, tra l’ Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale Unesco e la Federazione Italiana Clubs e Centri Unesco, e a livello locale, tra gli Enti Locali e rappresentanti dei Clubs e Centri presenti sul territorio, nelle politiche di salvaguardia, protezione, promozione ed educazione al patrimonio, anche attraverso gli Istituti come l’ICCROM e gli organismi di partecipazione istituiti presso le Istituzioni locali”, oltre raccomandare un più stretto coinvolgimento con l’attività degli Uffici comunali che tutelano il patrimonio a livello locale. Una Conferenza e una Risoluzione che ci consentono, dunque, di rispondere affermativamente alla domanda con cui abbiamo aperto questa nota, e più ancora, di guardare con fiducia verso il futuro auspicando che questo cammino in collaborazione possa proseguire, non solo in tutte le altre città italiane dichiarate “patrimonio dell’Unesco, ma anche come ha detto il Direttore Bandarin a Firenze, al di là dei confini, in altre città o siti che ospitano tesori da difendere, salvare e amare per il futuro dell’umanità. 30 L anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it ’ I N T E R V unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale E N T O L ’ I N T E R V E N 31 T ANALISI, RIFLESSIONI ED ELABORAZIONI SUL FUTURO DEL POLO TIBURTINO ATTORI, STRUMENTI E METODI PER LA PROGETTAZIONE INTEGRATA di MARIA PICCARRETA Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio - MIBAC a Direzione Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali del Lazio si è fatta interprete del suo ruolo di coordinamento delle politiche regionali in materia di conservazione e valorizzazione dei beni culturali del territorio, avviando un percorso di analisi , riflessione ed elaborazione sul futuro del cosiddetto Polo Tiburtino, al cui interno insiste il sito Unesco di Villa Adriana. Il frutto di tale processo è uno rapporto di studio che mette in luce le possibilità di integrazione dei quattro siti del Polo: Villa Adriana, Villa D’Este, Tempio d’Ercole Vincitore e Villa Gregoriana. Lo studio nasce infatti dall’esigenza di orientare le politiche di gestione e valorizzazione dei beni culturali del polo Tiburtino verso un processo di integrazione sostanziale, che vada ben oltre la definizione di strategie di promozione congiunte. Si tratta, in effetti, di verificare la possibilità di attuare una serie di interventi di infrastrutturazione immateriale, che valorizzino l’elemento organizzativo e gestionale quale tassello indispensabile per trasformare gli investimenti pubblici, nel settore della valorizzazione dei beni culturali dell’area, da spesa ad investimento per il futuro. Lo studio si articola in tre macro fasi tra loro distinte ma interdipendenti. In una prima fase Analisi del contesto territoriale - sono state prese in esame le principali componenti dell’infrastrutturazione locale per individuare le opportunità e le minacce del sistema Tivoli rispetto ad un processo di crescita fondato sulla risorsa culturale. Nella seconda fase – Elaborazione del Piano strategico di integrazione – e dopo un’analisi approfondita dell’attuale funzionamento dei siti, è stato individuato il piano di gestione integrata, in quanto fondato su 6 linee strategiche di sviluppo. Nella terza ed ultima fase - Analisi delle interconnessioni del piano strategico con i programmi del territorio - vengono dimostrati i potenziali impatti sull’economia locale di un piano come quello proposto. Lo studio mette in luce come uno dei fattori sui quali fare leva per un rilancio del Polo Tiburtino sia rappresentato dalla costruzione di un si- stema integrato di gestione. Appare interessante, tuttavia, spostare l’attenzione da un’integrazione formale ad un’integrazione sostanziale: troppo spesso passano sotto questo concetto alcune operazioni di condivisione dell’immagine e della comunicazione di più siti culturali, quando – invece – si ritiene auspicabile un processo reale di integrazione tra i siti culturali che, nel caso di specie, è fondato su 3 ambiti, sviluppati a loro volta in 6 linee strategiche. Un primo ambito è rappresentato dalla c.d. “integrazione interna”: si tratta di un’integrazione “invisibile” all’utente, fondata su un processo di condivisione delle scelte e delle pratiche di gestione tra i vari attori del sistema, responsabili delle scelte strategiche e gestionali. Rientrano in questo ambito di integrazione, due distinte linee strategiche: l’integrazione politico programmatica, finalizzata a creare le condizioni per una concertazione delle politiche di intervento tra i vari attori in gioco (Comune, Soprintendenze, Direzione Regionale, Regione, ecc.) e l’integrazione gestionale, finalizzata a creare economie di scala mediante la condivisione dei fattori produttivi. Un secondo ambito riguarda la c.d. “integrazione esterna”: si tratta, in questo caso, dell’integrazione “percepibile” dal visitatore, quella cioè i cui effetti valorizzano direttamente l’esperienza di visita, modificando direttamente gli elementi di qualità del servizio. Questa si compone di due linee strategiche: integrazione dell’offerta, per la quale occorre creare un’offerta integrata, in termini di funzionamento delle strutture culturali rispetto a livelli minimi e comuni di funzionamento (ciò, ancor prima di condividere le pratiche comunicative e di promozione) e integrazione della promozione, informazione e Tivoli, Villa Gregoriana O unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L Tivoli, Villa Adriana ’ I N T E commercializzazione: si tratta della linea strategica finalizzata a restituire un’immagine unica del sistema, mediante strumenti di promozione e informazione, oltre che di commercializzazione del “prodotto Tivoli” unitari. Il terzo ambito è relativo alla c.d. “integrazione laterale”: questa riguarda elementi di integrazione con altre filiere, pubbliche o private, finalizzata a restituire alle politiche culturali un valore di sviluppo economico locale. In particolare: integrazione con la filiera pubblica, mediante opportuni collegamenti con le scuole e i trasporti pubblici locali e integrazione con la filiera privata del settore turistico, per creare i più efficaci collegamenti nella gestione del “prodotto turistico Tivoli”. La strategia di integrazione viene sviluppata in uno specifico piano degli interventi progettuali, ai quali viene dedicata – nello studio – una prima progettazione di massima. Il piano degli interventi, poi, è oggetto di una valutazione di fattibilità che porta ad una temporizzazione in tre step di attuazione: • Step 1, ADEGUAMENTO - Risponde all’esigenza di creare le condizioni affinché il sistema Tivoli si possa presentare sul mercato con un’offerta integrata. Da una parte crea le condizioni di fruibilità minima dei siti che li rendono quantomeno omogenei sotto il punto di vista delle dotazioni minime di funzionamento. Dall’altra, invece, crea quelle condizioni gestionali (interne) funzionali all’abbattimento dei costi e alla creazione di economie di scala; • Step 2, COSTRUZIONE OFFERTA INTEGRATA – Riguarda la costruzione dell’offerta integrata per il visitatore e quindi mira a restituire un’immagine di unicità del sistema dei 4 siti cul- R V E N T 33 O turali, creando anche quei servizi che permettono di fruirne come un’offerta unica, vantaggiosa sia in termini economici, sia in termini di qualità ricevuta; • Step 3, SVILUPPO – E’ la fase ultima nella quale il sistema Tivoli, già consolidato, si pone obiettivi di crescita ed innovazione gestionale, attraverso da una parte azioni di “aggressione del mercato turistico” e, dall’altra, il consolidamento delle quattro gestioni grazie ad una condivisione delle rispettive visioni politiche e programmatiche. Grazie a questo primo strumento di cui ci siamo dotati, e che ha trovato un interessato momento di confronto nell’ambito del convegno CULTURA, SVILUPPO, TERRITORIO - Attori, strumenti e metodi per la progettazione territoriale integrata (promosso congiuntamente dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, dalla Regione Lazio e da Federculture), che si è tenuto proprio a Tivoli il 18 maggio scorso, riteniamo si siano iniziate a porre le basi per concreti processi di gestione integrata dei beni culturali; un fattore, quello dell’integrazione, divenuto ormai indispensabile per rilanciare, in un’ottica di efficienza ed efficacia, la gestione del nostro patrimonio. D’altro canto, la vastità e la diffusione di tale patrimonio, unite alla restrizione dei conti pubblici e al trend crescente di domanda culturale, impongono a tutti i soggetti responsabili - Stato centrale, amministrazioni regionali, amministrazioni locali, operatori del terzo settore e soggetti privati - di condividere scelte, cofinanziare progetti comuni, stringere accordi intorno a ampi programmi di gestione e valorizzazione dei beni su un determinato territorio. 34 R anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it E P O R T unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale A G E R E P O UNA CITTÀ RISORTA DALLE CENERI DI UNA GUERRA FRATICIDA A PIEDI NUDI A DUBROVNIK di INGRID VENEROSO a bellezza regala emozioni, commuove l’animo sensibile e lo spinge all’appagamento. Arrivare a Dubrovnik dal mare, restare abbagliati dalla luce che si riflette sulla città vecchia regala al contrario una sensazione di mancanza incommensurabile: per quanti luoghi incantati si possano aver visitato in precedenza non si riesce ad aspettare che la barca approdi al porticciolo, quel suo in- nato splendore la rende irresistibile, rapisce i sensi. E allora saltare sulla banchina e cominciare a girovagare tra le stradine, arrampicarsi lungo la maestosa cinta muraria, mischiarsi con la folla che passeggia lungo lo “stradun” è un piacere che non ci si può negare per nessuna ragione al mondo. Neppure se c’è tanta gente da non riuscire a vedere oltre il proprio naso. Perché proprio quando pare che il muro di turisti sia insormontabile c’è un gesto che libera lo spirito e che regala l’ennesima inenarrabile emozione: togliere le scarpe e camminare scalzi per i vicoli della città. Allora si scopre che la Starigrad di medioevale memoria ha donato alla storia una città “tattile” di cui anche le mani ed i piedi possono godere. Le pietre delle strade rispondono al tocco del sole caldo di agosto e si fanno accarezzare dalla brezza alla sera, sembra quasi di camminare sul velluto e di accarezzare le sete importate dai mercanti veneziani nel 1300. R T A G 35 E 36 R anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it E P O R T unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale A G E al collasso. Hanno allora preso forma numerosi progetti per la riqualificazione delle aree costiere attrezzate e delle strutture alberghiere. In dieci anni la possibilità di ricezione è cresciuta in maniera esponenziale: se nel 2004 furono registrate furono 9.412.876 presenze già nel 2005 queste crebbero a 9.995.070 presenze: è una crescita di circa il 6,2% particolarmente significativo se ricordiamo che si tratto di un paese che conta soli 4,5 milioni di abitanti. Punta di diamante della crescita turistica croata sicuramente la Dalmazia, di cui Dubrovnik è fiera città capolista: dalla primavera all’autunno è gremita di turisti italiani e tedeschi – i più affezionati- e di francesi che stanno imparando ad amarla. Numerosi nelle ultime due stagioni gli statunitensi. R E P O R T A G 37 E IL PIÙ IMPORTANTE PROGRAMMA DI RECUPERO E RESTAURO DELL’UNESCO D evastata dalla guerra del 1991 la città vecchia, già sito WHC dal 1979, ha visto uno speciale rifiorire nell’ultimo decennio. Il trentuno gennaio 2005 il Tribunale Internazionale per i crimini di guerra per la Jugoslavia condannò il generale Pavle Strugar dell’Esercito popolare Jugoslavo a 8 anni di carcere per crimini di guerra perpetrati nel 1991. Questo per crimini contro la popolazione civile e, grazie all’articolo 3 dello Statuto del tribunale, per la distruzione di monumenti allocati nella città vecchia. Secondo la convenzione UNESCO firmata nel 1972 i crimini commessi contro il patrimonio culturale e artistico delle popolazioni non hanno differente valenza da quelli commessi contro la popolazione civile stessa: sono in eguale misura lesivi della civiltà e della dignità di una nazione e possono essere quindi sanzionati dalla legge umanitaria internazionale. Danneggiata dal conflitto armato la vecchia città diventò il centro del maggior programma di recupero e restauro coordinato dall’UNESCO. Già nel 1991, la città fu immediatamente inclusa nella lista dei WHS in pericolo per informare l’opinione pubblica e mantenere le misure di protezione necessarie. Grazie al supporto da parte dell’UNESCO che fornì mezzi e materiali per $ 300.000 il governo croato ha restaurato il Monastero dei Francescani e dei Domenicani, splendido monumento, ha riparato tetti e ristrutturato palazzi. Nel dicembre 1998 fu dunque possibile depennare la città dai siti in pericolo. Oggi il WHC continua a mantenere assistenza al sito, finanziando recentemente congressi ed attività per il rilancio culturale e turistico dell’area. Le mura a picco sul mare Lo sviluppo turistico dell’area di Dubrovnik dal dopoguerra ad oggi è strabiliante. Il settore è diventato il motore trainante dell’economia in pochi anni dalla fine della guerra. I dati illustrano bene tale situazione: nel 1990 l’attività turistico alberghiera disponeva di 87.768 letti, di cui 29.832 in strutture primarie e ha complessivamente realizzato 5.834.991 pernottamenti ovvero l’11% del traffico turistico complessivo della Repubblica di Croazia. La guerra danneggiò non solo l’immagine del Paese ma le strutture e contaminò le sue spiagge; ciononostante, a metà degli anni Novanta quando, passata la fase più dura delle guerre, la Croazia tornò ad essere meta di turisti stranieri nei mesi estivi ed il Paese conobbe una notevole entrata di valuta straniera, utile per cominciare a rimettere in sesto un’economia I vicoli Lo “stradun” 38 I anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it L P R O G unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale E T T O I L P R O G E T T 39 O RIQUALIFICAZIONE URBANA E PROBLEMATICHE DEL RIUSO IL REALE ALBERGO DEI POVERI DI NAPOLI di MARIA CLOTILDE SCIAUDONE Il proget to di recupero e r ifunzionaliz za zione del grande complesso del Reale Albergo dei Pover i di Napoli 1 si inse r isce nel più ampio dibat ti to sulle aree dismesse e i vuoti ur bani, ambi to in cui la pro blematica del r iuso r isul ta cr uciale perché stret t amente legat a allo sviluppo delle voca zioni della ci t t à e alla r iqualifica zione dell’ambiente ur bano. I grandi conteni tor i lasciati vuoti in segui to a processi di disat tiva zione funzionale rappresent ano – infat ti - una sfida e un’oppor tuni t à per il sistema locale e misurano le sue capaci t à di r innovar si, di at tivare pro get ti e strategie di trasfor ma zione terr i tor iale e sociale, di agire secondo una logica di gover nance del ter r i tor io. L’Albergo dei Pover i sorge nella zona a nord-est del nucleo più antico della ci t t à stor ica, nell’area che costi tuiva la più impor t ante via di collegamento con l’entroter ra e il pr incipale punto di accesso alla ci t t à dal regno, laddove l’antica via del Campo incrociava la via di For ia. Proget t ato dall’archi tet to Ferdinando Fuga su incar ico del re Car lo di Bor bone, con prammatica reale del 25 febbraio 1751 veniva emanato l’at to di fonda zione di un “General Albergo dei Pover i di ogni sesso ed et à e quivi introdur re le propr ie e necessar ie ar ti”. I costi edilizi vennero stimati in circa un milione di ducati cui contr ibuirono il re, la regina Mar ia Amalia con i suoi gioielli, la nobil t à e gli enti religiosi con notevoli somme e dona zioni. Iniziò così la costr uzione della gigantesca fabbr ica che nelle intenzioni or iginar ie doveva ospi t are ot tomila pover i secondo una fer rea divisione per sesso e per et à “Pro vir is et puer is” da una par te, “Pro feminis et puellis” dall’al tra. La str ut tura fu concepi ta come una vera e propr ia ci t t à in cui gli ospi ti potevano non solo dor mire e mangiare ma anche apprendere un’educa zione e un mestiere, ascol t are la messa e soddisfare i propr i bisogni spir i tuali: accanto ai dor mi tor i e ai refet tor i, sor sero of ficine e laborator i, por ticati, abi t a zioni per il per sonale, il tut to in un impianto archi tet tonico che impediva ogni possibile promiscui t à tra le quat tro classi ospi t ate. L’edificio, a piant a ret t angolare, doveva estender si per seicento metr i in lunghez za e centocinquant a in larghez za e ar ticolar si in cinque grandi cor ti, con una chiesa a quat tro navate disposte a for ma di X nella cor te centrale. I lavor i furono però inter rot ti nel 1819: delle cinque cor ti previste ne erano st ate realiz zate solo tre, la facciat a di 600 metr i r isul tava “r idot t a” agli at tuali 36 4 e la chiesa centrale solo abboz zat a. Quando divenne palese che a causa delle enor mi spese l’edificio non poteva essere compiuto secondo le dimensioni del proget to or iginar io, iniziarono le pr ime manomissioni e trasfor ma zioni: in questo modo si sacr ificarono -ad esempio - i por ticati che divent arono quat tro distinte cappelle destinate alle diver se classi di ospi ti della str ut tura. Ciò nonost ante si può dire con Pane che “lungi dall’appar ire come un edificio incompiuto, l’ospizio at tuale mostra già uno sviluppo or izzontale grandioso ed ar monico”. L’enor me complesso ospi tò donne e uomini pover i, bambini e raga z zi or fani, con l’intento di dare loro un’istr uzione e una qualifica zione professionale: alcune lavora zioni divennero produzioni di quali t à come quella delle r icamatr ici, i cui lavor i furono r icercati anche fuor i del regno. Nel cor so dei decenni l’Albergo af fiancò a quella pr incipale anche al tre destina zioni d’uso, ospi tò le “donne perdute”, fu in par te 40 I anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it L P R O La facciata adibi to a Casa di cor rezione dei minor i (da qui i nomignoli popolar i di “reclusor io” e “ser raglio”), ospi tò l’Isti tuto di r ieduca zione per sordomuti, il Tr ibunale dei minor i ed al tre isti tuzoni. All’inizio del Novecento nacquero le scuoleof ficina professionali specializ zate in meccanica, falegnamer ia, motor istica e tipografia che furono inizialmente amministrate dall’ente Gover no dell’Albergo dei Pover i, poi dai pr ivati che avevano l’obbligo di impiegare i giovani assisti ti come aiut anti, sia per il tirocinio che per l’apprendist ato. Durante la Seconda guer ra mondiale la gestione dell’Albergo passò all’ente “Collegi Riuni ti Pr incipe di Napoli” che lo tenne fino al 1981 quando l’ente fu soppresso. A questo per iodo r isalgono alcune grandi trasfor ma zioni delle volumetr ie come la costr uzione di 84 abi t a zioni sulle ter ra z ze intor no al cor tile est e G unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale E T T O la demolizione del tet to ot tocentesco sosti tui to da tre livelli con vol tine in cemento ar mato. Nei suoi 250 anni di stor ia l’Albergo dei Pover i, infat ti, è st ato prot agonist a di una vicenda travagliat a, che ha visto il susseguir si di manomissioni, demolizioni, parcellizza zioni, occupa zioni abusive, culminati in una ser ie di crolli e gravi danneggiamenti causati dal ter remoto del 1980. L’edificio entra a far par te del patr imonio comunale nel 1981, ma i pr imi inter venti di recupero ipotiz zati nell’immediato post-ter remoto non vengono realiz zati. Scongiurate anche le successive ipotesi di demolizione o di abbat timento par ziale for mulate da alcuni autorevoli proget tisti, è dagli anni Novanta che si af fer ma la consapevolez za del valore monument ale della str ut tura e si individuano come obiet tivi strategici la sua salvaguardia, conser va zione e r ifunzionaliz za zione. A par tire dal 1999 si susseguono una ser ie di iniziative: il Proget to preliminare di restauro, il pr imo cantiere di messa in sicurez za, il Proget to del Cantiere scuola, cui si af fiancano una ser ie di eventi cul turali (pubblica zioni, mostre, concer ti) promossi dall’Amministrazione, con l’intento di far conoscere la str ut tura e il proget to di r iqualifica zione. La dimensione dell’inter vento di recupero impone l’isti tuzione di un uf ficio ad hoc e la reda zione di un master plan che individui obiet tivi, finali t à, costi, fonti di finanziamento di I L P R un recupero che – anche a causa della mole e delle ingenti r isor se necessar iesi ar ticolerà per lot ti funzionali di r iuso da integrare in un disegno uni tar io. Si inizia dai lavor i pr ior i t ar i (bonifica dei luoghi, messa in sicurez za delle par ti semicrollate, etc.), per passare all’af fidamento delle proget t a zioni at traver so lo str umento dell’ast a pubblica europea. Al ter mine di questo processo, la scel ta del r iuso si or ient a sulla realizza zione della “Ci t t à dei Giovani”, scel t a con cui si vuole “ favor ire il pieno sviluppo della per sonali t à dei giovani sul piano cul turale e sociale, of frendo, in un unico conteni tore, ser vizi e infor mazioni, spa zi evento, luoghi per il tempo libero e la cul tura, spa zi per l’ospi t ali t à e l’accoglienza”. A mar zo 2006 il Consiglio Comunale approva anche la costi tuzione della O G E T T O Il cortile interno Fonda zione Ci t t à dei Giovani che dovrà, tra l’al tro, occupar si di comunica zione e mar keting dell’iniziativa, amministrazione del patr imonio, gestione delle at tivi t à di controllo, manutenzione ordinar ia degli impianti e delle IL REALE ALBERGO DEI POVERI IN SINTESI Committente Progettista Epoca di costruzione Destinazione d’uso originaria Superficie Volume Spazi all’aperto Ambienti Livelli Accessibilità Ultima destinazione d’uso In disuso dal Proprietà Nuove funzioni ipotizzate Soggetti promotori 41 Carlo di Borbone re delle due Sicilie Ferdinando Fuga 1751-1819 (incompiuto) Albergo dei poveri (capacità: 8.000 ospiti) 103.000 mq 830.000 mc 24.000 mq (3 cortili maggiori e 6 minori) 440 (ambiente medio: 8m x 40m) da 2 a 9 ottima Collegi Riuniti principe di Napoli 1981 Comune di Napoli “Città dei Giovani” Comune di Napoli 42 I anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it L P R O La facciata prima del recupero par ti comuni. La realiz za zione della Ci t t à dei Giovani si ar ticola intor no a 7 temi d’uso pr incipali: gestione, for mazione, lavoro, cul tura, societ à, tempo libero, r icet tivi t à. Complessivamente, alla cul tura e alla societ à sarà r iser vato il 27% della super ficie disponibile, alla for ma zione e al lavoro il 28%, alla r icet tivi t à e al tempo libero il 40%, alla gestione il 5%. Per il futuro si prevede di realiz zare protocolli di intesa tra la Fonda zione e par tner s isti tuzionali (Enti, Univer si tà) interessati all’iniziativa. Per raf for zare la visibili t à e un’ampia comunica zione delle scel te proget tuali, l’Amministra zione ha pro mosso ul ter ior i interessanti iniziative come l’aper tura dei cantier i con visi te G E T T O guidate gratui te e la pubblica zione di “quader ni di rest auro”. Nel complesso, il Proget to di recupero del Real Albergo dei Pover i e la sua trasfor ma zione in Ci t t à dei Giovani non solo costi tuisce uno dei pr incipali investimenti dell’at tuale Amministrazione per il futuro della ci t t à, ma si segnala anche nel panorama i t aliano ed europeo come uno dei più cospicui inter venti in cor so a favore dei giovani. Del resto la scel ta di r iuso appare condivisibile sia perché i giovani co sti tuiscono una real tà impor t ante per la ci t t à di Napoli, spesso neglet t a, sia perché recupera almeno par zialmente la mission or iginar ia ipotiz zat a da Carlo e quindi anche la memor ia collet tiva del luogo: non mero accudimento, ma anche for ma zione ed inser imento lavo rativo. Note 1 Sull’argomento si veda tra l’altro: www.comune.napoli.it Comune di Napoli Assessorato all’Urbanistica, Le dimensioni dell’intervento: prima e dopo, de Rosa Editore, Napoli, 2005. Comune di Napoli Assessorato all’Urbanistica, “Città di Giovani” nell’Albergo dei Poveri, de Rosa Editore, Napoli, 2006. Fedele C., La città dei giovani di Napoli, “Progetto Pubblico”, 24/2006, pp. 32-34. Schiavon Caudullo L., Utopia e modello, “Costruzionidue”, n 5 anno V, 2002, pp.28-41. Napoli, Galleria Umberto I 44 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 45 SINERGIE TRA PUBBLICO E PRIVATO PER UN “VIAGGIATORE” ATTENTO E CONSAPEVOLE PER UN BUON TURISMO: A CIASCUNO IL SUO! di ANNALISA BALDINELLI ccertato che nel nostro paese il turismo, rappresenta una delle fonti principali di ricchezza e che proprio il turismo, come ogni “industria”, può avere anche effetti negativi su ambienti, cultura e società, l’individuazione di limiti e condizioni appropriate per il suo sviluppo, richiamando l’attenzione sulla relazione: Turisti-Industria Turistica-Pubblico, è divenuta necessaria. Il principio base è quello di creare un buon turismo, che possa salvaguardare le destinazioni da un modello consumistico, del tipo usa e getta, dannoso per il suo stesso futuro, ed evitare che il turismo attento e consapevole diventi l’ennesimo “prodotto di nicchia”, a vantaggio di una diffusa e contagiosa filosofia del viaggio. Le responsabilità di cui ogni Pubblico (amministrazioni, enti locali, imprenditoria turistica, università, cittadini, associazioni di diversa natura), Turisti e Industria Turistica, devono farsi carico si suddividono in tre momenti chiave del “viaggio”: prima della partenza, durante il viaggio e dopo il viaggio secondo quanto comunemente assunto. Senza dubbio il Pubblico, a prescindere, non potrà esimersi dal pianificare uno sviluppo locale che tenga conto dei flussi turistici, del loro impatto, avendo calcolato la capacità di carico dell’area (che ne sarà delle aree ambientali a rischio, delle piccole isole qualora non se terrà conto??). Tale sviluppo non potrà che andare di pari passo con l’attività di tutela e conservazione dei beni paesaggistici e culturali della destinazione. Si impone pertanto una particolare sensibilità e competenza nel promuovere la nascita di nuove strutture ricettive rispettose dell’ambiente e della cultura locale. E per quelle già esistenti? Il ricorso all’utilizzo di marchi e certificazioni ambientali da conseguire in seguito agli adeguamenti tecnici richiesti, appare una buona soluzione che motiva e incentiva i proprietari e i titolari delle strutture ad eseguire delle migliorie di carattere oneroso. Tutto questo non sarà sufficiente se il Pubblico non provvederà anche a creare momenti di formazione per gli operatori al fine di migliorare l’accoglienza turistica, stabilendo un rapporto positivo e autentico tra residenti e visitatori, di aggiornamento sulla programmazione che intende svolgere e di informazione sui vantaggi che potranno ottenere seguendone le linee guida. Il ruolo del Pubblico è strettamente legato a quello dell’Industria Turistica che ha come primo compito il rispetto della veridicità delle informazioni fornite, divulgando materiale pubblicitario o realizzando siti internet che non risultino falsi e ingannevoli. La professionalità e la competenza degli operatori turistici si riscontra nell’organizzazione di itinerari, previa conoscenza di quanto accade nella destinazione, da percorrere con i giusti tempi, in cui il numero delle mete sia proporzionale alla durata del viaggio, in cui qualora vi siano gruppi che siano numericamente contenuti e servendosi di accompagnatori turistici informati e formati ad essere buoni mediatori con la realtà stessa, soprattutto nella visita di paesi in via di sviluppo. Implicita è la conoscenza anche per gli organizzatori della capacità di carico di beni ambientali e culturali soprattutto quelli facenti parte di ecosistemi a rischio e soprattutto nella creazione di un’offerta per turisti che viaggiano in gruppo. L’inserimento nell’offerta di strutture, ristoranti e mezzi di trasporto rispettosi dell’ambiente diviene automatico qualora il Pubblico e i titolari dei servizi abbiano svolto il loro compito. Il Turista a questo punto messo nella condizione di reperire facilmente le informazioni necessarie al suo viaggio (aspetti tecnici, logistici, contesto, storia, natura, esistenza di marchi di qualità ambientale, sistemazioni, mezzi di trasporto soprattutto collettivi..), attraverso differenti strumenti di comunicazione, Firenze 46 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale Pienza non potrà che compiere delle scelte corrette nel momento della prenotazione dei servizi e nel rispetto della realtà che trova durante il viaggio. Una volta intrapreso il viaggio il nostro Turista troverà rispondenza nella fornitura sul posto di informazioni esatte attraverso personale adeguatamente formato e motivato (esempio guide turistiche locali preparate) e materiale continuamente aggiornato. Che cosa si aspetta però da lui il Pubblico? Le prime regole da seguire che dovrebbero derivare dal senso civico che è in ognuno di noi, saranno quelle di rispettare il patrimonio storico-artistico e naturale di cui usufruisce durante il viaggio, usare le risorse in modo responsabile, evitandone sprechi, limitando la produzione di rifiuti e provvedendo a non abbandonarli, condividere i vari aspetti della vita quotidiana locale senza ripercussioni negative. Qualora si tratti di destinazioni in cui la cultura, la società, la religione, la situazione storica e politica risulti costituita da regole diverse da quelle della realtà in cui si vive ( ad esempio i paesi in via di sviluppo), il loro rispetto e la loro conoscenza si impone. Perché dunque non cominciare a dotarsi di un abbigliamento adeguato o non chiedere il consenso alle persone che si vogliono ritrarre prima di scattare foto o filmati? Basti pensare che in alcuni paesi vige ancora oggi la credenza popolare che chiunque scatti una foto o riprenda una persona abbia il potere di rubargli l’anima! Per non parlare poi di quei beni culturali che per motivi di tutela e conservazione artistica non possono essere oggetto di fotografie! Una volta terminato il viaggio ogni soggetto provvederà alle sue verifiche. E’ d’obbligo esaminare i risultati della visita, gli effetti, la 47 valutazione costi-ricavi. Potrà accadere di dover rimediare agli eventuali danni riportati alla natura, al paesaggio, all’ambiente! Spetta ancora al Pubblico cercare di riutilizzare e reinvestire gli utili del turismo per ristabilire l’equilibrio perso senza cercare fondi altrove. Non potrà però rimanere chiuso in sé stesso, ma di grande aiuto per la conservazione, la tutela e la promozione della destinazione risulterà creare qualche forma di apertura e di confronto con tavole rotonde, incontri e dibattiti sulle scelte da compiere, facendosi portavoce nelle sedi appropriate delle difficoltà incontrate e delle necessità riscontrate, delle soluzioni positive attuate e di quelle mancate, richiedendo qualora si renda necessario interventi anche a livello nazionale sensibilizzando la collettività. Anche l’Industria turistica farà le sue verifiche sui risultati del viaggio, essendo destinataria di eventuali lamentele, inoltrandole a chi di dovere e il Turista dal canto suo farà una verifica sulla soddisfazione complessiva del viaggio. Di certo non mancherà di far presente all’Organizzatore Turistico o al Pubblico eventuali disservizi o mancanze di rispetto del patrimonio naturale e socio culturale che ha riscontrato. Nella nostra società in cui il turismo è diventato un bene di tutti e per tutti, solo con la diffusione e il rispetto di regole e principi condivisi derivanti da sinergie tra soggetti pubblici e privati, che tendano a salvaguardare il patrimonio che ci è stato tramandato e che impone un legame stretto tra i diversi destinatari del medesimo fenomeno, si può contribuire a creare un buon turismo a vantaggio di tutti e a rendere la destinazione più sostenibile anche per coloro che ci vivono. San Gimignano 50 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it T E N T A T I V E unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L I S T UN PROGETTO ITALO-SVIZZERO PER LANCIARE LA CANDIDATURA DELLA FERROVIA RETICA LA TRASVERSALE ALPINA PIÙ ALTA D’EUROPA di SANDRO FACCINELLI Direttore della Fondazione ProVinea “Vita alla Vite di Valtellina” ONLUS e linee ferroviarie dell’Albula (completata nel 1903) e del Bernina (completata nel 1910) costituiscono il cuore della candidatura UNESCO. La ferrovia dell’Albula è stata costruita quale classica ferrovia di montagna per treni a vapore. Il suo tracciato e i suoi manufatti costruiti con pietra locale costituiscono l’apice del periodo classico di costruzione di linee ferroviarie. Oggi la linea del Bernina è unica al mondo: si tratta della trasversale alpina più alta di tutta Europa e di una delle ferrovie ad aderenza naturale più ripide al mondo. Entrambe le ferrovie collegano l’Engadina al turismo internazionale e costituiscono esse stesse un’attrazione turistica. Il comprensorio originario del bene proposto per la nomina era limitato al territorio elvetico e comprendeva il territorio attraversato dalla Ferrovia retica da Thusis fino a Campocologno. In seguito a contatti diplomatici tra la Svizzera e l’Italia, nonché all’intervento di ProVinea, responsabile per il tratto italiano della candidatura, si è riusciti a estendere il comprensorio fino al capolinea di Tirano. La linea del Bernina (Saint Moritz - Tirano) fa quindi parte in tutta la sua lunghezza della candidatura. Con il coinvolgimento dell’Italia, la candidatura viene valorizzata quale progetto transnazionale aumentandone notevolmente le possibilità di successo. La candidatura, viene sostenuta congiuntamente da Svizzera e Italia e permetterà di rinsaldare i legami tra i due paesi creando nuove sinergie di grande utilità per la conservazione del comune patrimonio culturale. Il primo giugno 2006 la candidatura transnazionale, per quanto concerne la tratta che si svolge in territorio italiano, è stata inclusa dall’Ufficio Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nella lista propositiva italiana (Tentative list) depositata presso l’UNESCO. Il dossier, inoltrato nel settembre del 2006 per un esame preliminare formale, è stato adeguato sulla base dei feedback. È stato approfondito in modo particolare il capitolo concernente il “confronto con ferrovie conosciute a livello mondiale”. Il progetto è quindi diventato un T E N T A T I V E 51 L I S T I CANDIDATI ITALIANI ALLA WHL Prosegue la nostra rassegna dei siti italiani che ambiscono al prestigioso riconoscimento Unesco. Dopo la Mantova di Virgilio e dei Gonzaga è la volta di una candidatura transnazionale: la Ferrovia retica. Una strada ferrata di grande fascino e suggestione nella quale ponti di pietra, gallerie, muri di sostegno e binari si integrarono perfettamente con il paesaggio circostante. dossier che comprende 700 pagine, mentre il piano di gestione è stato elaborato in base alle direttive dell’UNESCO e comprende 80 pagine. Il 21 dicembre 2006 il dossier definitivo, rielaborato, è stato consegnato, alla presenza dei delegati permanenti della Svizzera e dell’Italia e degli ambasciatori Ernst Iten e Giuseppe Moscato, al Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO di Parigi insieme ai rappresentanti di Ferrovia retica, Cantone dei Grigioni e Confederazione Elvetica. Gli organi dell’UNESCO faranno valutare il progetto 2007 da esperti. Le raccomandazioni di questi esperti costituiranno altri criteri per la seduta decisiva del Comitato del Patrimonio Mondiale nell’estate del 2008. Link utili • www.rhb-unesco.ch - Candidatura UNESCO Ferrovia Retica • www.bak.admin.ch - Ufficio federale della cultura • www.gr.ch - Cantone dei Grigioni • www.rhb.ch - Ferrovia Retica • www.comune.tirano.so.it - Comune di Tirano 52 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 53 IL DOSSIER MUSEI 2007 DEL TOURING CLUB ITALIANO MUSEI PIÙ STIMOLANTI PER VISITATORI PIÙ ESIGENTI di ANDREA TEBALDI beni artistici e culturali sono sempre più, non solo fattori di attrazione turistica, ma un vero e proprio valore aggiunto in grado di incrementare la competitività internazionale di un Paese. Analizzando il “turismo culturale”, inoltre, balza agli occhi come, se fino a non molto tempo fa al centro della domanda era posizionato il bene culturale come fattore pressoché esclusivo di attrattiva, oggi più che mai i turisti analizzano anche altre componenti dell’offerta che spesso condizionano la scelta finale sulla destinazione. In altre parole occorre sapere offrire “una rete di opportunità” e una contaminazione tra elementi tipicamente culturali e altri legati al bisogno di protagonismo di chi arriva. E i visitatori sono sempre più maturi ed esigenti. In quest’ottica, le città d’arte italiane, stando ai numeri delle presenze, rispondono molto bene e riescono a soddisfare queste nuove esigenze, visto che il turismo culturale si è ritagliato fette sempre più ampie di mercato. Il 2005 ha visto nelle 307 “città di interesse storico e artistico” (secondo la classificazione Istat), oltre 29,5 milioni di arrivi e più di 86 milioni di presenze turistiche con una crescita rispettivamente del 2% e del 6% rispetto all’anno precedente e del 10% e del 9,9% rispetto al 2000. Il turismo culturale costituisce nel nostro paese un segmento fondamentale della domanda turistica. IL DOSSIER L’interessante studio del Touring Club Italiano ha evidenziato gli andamenti turistici e le presenze nei musei. Si sono analizzati i musei suddividendoli in varie categorie principali: 1) Artistici: ovvero musei riferiti alle belle arti o alle arti applicate, i musei di scultura, le gallerie di pittura, i musei di fotografia e cinema, i musei di architettura; 2) Storico-archeologici: musei di storia, di archeologia e scavi; 3) Scientifici: musei di scienza e storia naturale facenti riferimento a biologia, geologia, botanica, zoologia, paleontologia, ecologia; musei delle scienze e delle tecniche legati a scienze quali l’astronomia, la matematica, la fisica, la chimica, le scienze mediche; i giardini zoologici e botanici e gli acquari. UNO SGUARDO D’INSIEME Nel 2005 i 402 musei, monumenti e aree archeologiche statali avevano registrato 33.048.137 visitatori; nel 2006, gli ingressi sono aumentati del 4,3%, toccando quota 34.492.875 di cui 10.886.551 nei musei, 16.809.138 presso monumenti e aree archeologiche e 6.797.186 nei circuiti museali. La top 30 del 2006 vede i Musei Vaticani ampiamente primi in classifica con più di quattro milioni di visitatori, un incremento di 450mila unità rispetto al 2005, e quasi un milione e 700mila vi- sitatori in più rispetto agli Scavi Vecchi e Nuovi di Pompei, secondi in graduatoria. Seguono, a completare la top ten, nell’ordine, la Galleria degli Uffizi Corridoio Vasariano di Firenze, Palazzo Ducale di Venezia, l’Acquario di Genova, la Galleria dell’Accademia di Firenze, il Complesso Monumentale di Santa Croce sempre a Firenze e infine tre realtà di Roma, il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, il Museo Centrale del Risorgimento e il Bioparco. Le variazioni più significative in crescita sono quelle registrate dal Museo delle Antichità Egizie e dal Museo del Cinema di Torino e da quello della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Il “caso” Torino si inserisce nel generale contesto di crescita che ha riguardato il Piemonte nel 2006 connesso, con ogni probabilità, all’effetto Olimpiadi Invernali. Nel 2006, i trenta musei più “visitati” (elencati in dettaglio nella tabella) hanno raggiunto 23.798.502 visitatori, circa un milione e 200mila unità in più rispetto ai primi trenta musei in classifica nel 2005. Le sedi che più hanno contribuito a questa crescita sono stati, oltre ai già menzionati Museo delle Antichità Egizie di Torino (+93,8%), Museo Nazionale del Cinema (+39,1%) e Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci a Milano (+21,8%), anche il Bioparco di Roma (+24,2% ), e gli Uffizi. Dei trenta musei in classifica 17 sono artistici, nove gli storico-archeologici, quattro quelli scientifici. La maggior parte dei musei presenti si trova nell’Italia centrale tra Lazio e Toscana, seguono l’Italia settentrionale con dieci musei e il Sud con sei istituti in Campania e uno in Sicilia. MUSEI ARTISTICI La classifica è dominata dalle città d’arte dell’Italia centrale, Firenze e Roma in testa con tre sedi ciascuna. Seguono Venezia, con due sedi e Torino e Caserta con una. Quasi tutti i musei in classifica hanno registrato, rispetto al 2005, una crescita significativa: non solo dunque Musei Vaticani (+11,6%), Galleria degli Uffizi e Corridoio Vasariano (+24%) e Museo Nazionale del Cinema (+39,1%) ma anche Palazzo Ducale (+3,7%), Galleria dell’Accademia (+5,1%), ComplesMusei Vaticani 54 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 55 LA TOP 30 Museo so Monumentale di Santa Croce (+5,2%), Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo (+8,3%), Galleria Borghese (+10,2%) e Reggia di Caserta (+3,4%). Un solo museo in calo, il Museo di San Marco (-8,3%). MUSEI STORICO-ARCHEOLOGICI La maggior affluenza si è avuta, anche quest’anno, agli Scavi di Pompei (2.569.872 ingressi). L’incremento percentuale maggiore è - come detto - quello del Museo delle Antichità Egizie di Torino. Stazionari rispetto al 2005 gli Scavi di Ostia e Museo Ostiense. In crescita tutti gli altri: non solo il Museo Archeologico Nazionale di Napoli che ha visto un aumento dell’11,3% ma anche il Museo Centrale del Risorgimento con un +3,7%, i Musei Capitolini passati da 480.050 a 515.266 visitatori, l’area archeologica di Paestum con un +5,9%, gli Scavi di Ercolano (+4%), l’Area Archeologica e Museo delle “grotte di Catullo” con il 6,8% e il Museo Archeologico Regionale della Villa Imperiale del Casale (+4,1%). MUSEI SCIENTIFICI Tutti gli istituti in classifica risultano in crescita a eccezione dell’Acquario di Genova che ha registrato un leggerissimo calo. Spiccano il Bioparco di Roma con il 24,2% in più rispetto al 2005, il Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci (+21,8%) e il Giardino Zoologico di Pistoia (+17,5%). Varie le tipologie presenti: quattro sono i musei scientifici veri e propri (Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci”, Museo Civico di Storia Naturale, Museo Civico di Scienze Naturali “E.Caffi” e il Museo Tridentino di Scienze Naturali); tre i musei “viventi” (Acquario di Genova, Bioparco di Roma, Giardino Zoologico di Pistoia); un planetario e museo astronomico (Roma), un giardino La collocazione geografica dei 30 musei più visitati d’Italia botanico, a Villa Taranto, e la Città della Scienza di Napoli, centro polifunzionale di diffusione della cultura scientifica. GLI ITALIANI E I MUSEI Da una indagine condotta recentemente emerge come alla domanda sul quale sia la regione preferita dagli italiani per motivi artistici, Toscana e Lazio abbiano prevalso. Analizzando il titolo di studio dei turisti si vede che il 54,7% di chi possiede un’istruzione superiore ha fatto almeno una visita in un museo nel corso dell’ultimo anno. Valore che scende al 35,3% per il livello di istruzione media. Per quanto riguarda le attività da svolgere nel tempo libero, l’andare in un museo o in una pinacoteca è “quotato” al 41,1%; la visita alle mostre d’arte è al 30,8%. Al primo posto con l’84,8%, c’è il mangiare fuori con la famiglia e con gli amici. Ma questo è chiaramente tutto un altro ambito e - come direbbe qualcuno “tutta un’altra storia”. Località Visitatori 2006 4.267.014 Visitatori 2005 3.822.234 Var.% 06/05 11,6% 1 Musei Vaticani Città del Vaticano 2 Scavi Vecchi e Nuovi di Pompei Pompei 2.569.872 2.370.940 8,4% 3 Galleria degli Uffizi e Corridoio Vasariano Firenze 1.664.232 1.342.558 24,0% 4 Palazzo Ducale1 Venezia 1.499.285 1.446.010 3,7% 5 Acquario di Genova Genova 1.262.000 1.304.000 -3,2% 6 Galleria dell’Accademia Firenze 1.237.012 1.177.513 5,1% 7 Complesso Monumentale di Santa Croce Firenze 1.008.157 958.182 5,2% 8 Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo Roma 875.893 808.787 8,3% 9 Museo Centrale del Risorgimento Roma 850.000 820.000 3,7% 10 Bioparco di Roma Roma 747.398 601.846 24,2% 11 Museo delle Antichità Egizie Torino 554.911 286.296 93,8% 12 Museo Nazionale del Cinema2 Torino 534.655 384.415 39,1% 13 Musei Capitolini Roma 515.266 480.050 7,3% 14 Galleria Borghese Roma 484.920 439.986 10,2% 15 Museo di San Marco Venezia 478.600 522.000 -8,3% 16 Reggia di Caserta3 Caserta 462.579 447.383 3,4% 17 Museo Arch. Reg. Villa Imperiale del Casale Piazza Armerina 423.168 406.565 4,1% 18 Città della Scienza Napoli 389.215 377.412 3,1% 19 Museo Archeologico Nazionale4 Napoli 382.784 344.056 11,3% 20 Museo Naz. della Scienza e della tecnologia “Da Vinci”5 Milano 380.221 312.091 21,8% 21 Collezione Peggy Guggenheim Venezia 375.717 349.720 7,4% 22 Museo delle Cappelle Medicee Firenze 374.279 369.585 1,3% 23 Palazzo Vecchio - Quartieri Monumentali Firenze 349.189 359.907 -3,0% 24 Cenacolo Vinciano 333.195 328.379 1,5% 25 Area archeologica 332.983 314.394 5,9% 26 Gallerie dell’Accademia di Venezia Milano Paestum Capaccio Venezia 301.583 369.656 -18,4% 27 Museo Storico Artistico “Tesoro di S.Pietro” Città del Vaticano 297.534 277.407 7,3% 28 Scavi di Ercolano 295.517 284.129 4,0% 29 Scavi di Ostia e Museo Ostiense 292.256 292.392 0,0% 30 Museo Storico del Castello di Diramare Ercolano Ostia Antica Roma Trieste 259.067 252.293 2,7% 6 Note Per Palazzo Ducale non è previsto un biglietto singolo d’ingresso. La Museum Card dell’Area Marciana comprende la visita a Palazzo Ducale, Museo Correr, Museo Archeologico Nazionale, Sale Monumentali della Biblioteca Marciana. La Museum Pass comprende la visita a tutti i Musei Civici Veneziani. Il numero di visitatori riportato si riferisce tuttavia agli effettivi ingressi a Palazzo Ducale registrati al passaggio. 2 Tale cifra non tiene conto degli ingressi al Cinema Massimo – Sala 3 Cineteca pari, nel 2006, a 28.434 3 Il dato si riferisce agli ingressi del solo museo, compresi quelli con Artecard. Non vengono invece considerati i biglietti emessi per l’ingresso al Parco della Reggia. 4 Comprende gli ingressi con Artecard (28.931) 5 Non sono compresi 37.224 visitatori in occasione di eventi 6 Dati provvisori dell’Ufficio Statistica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il numero include i biglietti cumulativi con il Museo Archeologico Nazionale di Paestum 1 56 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it I T A L I A D A unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale S C O P R I R E I T A L I A 57 D A S C O P R I R E Oriente, secondo l’antica cosmogonia, e alla valle ampia del fiume, bagnata dal sangue di tanti giovani soldati, venuti a liberarci da un governo tiranno. Ora molti di essi riposano nel cimitero al di là della valle. La facciata della chiesa è spoglia ed austera, come tutte le chiese cistercensi. I trabocchi, opera dell’industriosità degli abitanti della costa, che dal mare e dalla terra traevano il loro sostentamento, sono impalcature fisse di tavole e travi, per la pesca a bilanciere. I contadini calavano le reti la sera e al mattino tornavano a prendere il pescato, così il trabocco rendeva senza turbare il lavoro dei campi. Queste strutture, sempre rinnovate, si sono conservate integre attraverso i secoli. Ora sono sotto la protezione della regione, che ne cura la conservazione. Ma se i trabocchi ricevono uno sguardo incuriosito dal viandante, e se D’Annunzio è ignorato, l’abbazia è meta continua di devoti, estimatori e turisti. E molti sono coloro che sostano in preghiera nel silenzio degli alti archi ogivali. Ma nelle domeniche di primavera, quando la natura si sveglia e torna a scaldare i cuori, tra gli archi risuonano le note di musiche sacre a benedire le coppie venute nell’antico luogo a coronare il loro sogno d’amore, come da tempi lontani hanno fatto i loro antenati. Allora i parcheggi si riempiono di macchine e lunghi cortei salgono la rampa verso la chiesa. Questa è l’abbazia, questo il luogo sacro, fulcro di fede e d’amore. UN LUOGO SACRO FIN DAI TEMPI PIÙ REMOTI L’ABBAZIA DI SAN GIOVANNI IN VENERE di MARIO BELLISARIO hi percorre la strada Adriatica tra Vasto e Ortona, proveniente da Vasto, appena attraversato il Sangro, scorge in alto a sinistra un edificio enorme, che, per la sua forma allungata e tondeggiante, sembra quasi una nave preparata a scendere in mare. È l’abbazia di San Giovanni in Venere. A sinistra sul mare, molto distanziate l’una dall’altra, vede strutture come catapulte romane o dinosauri immensi pronti a prendere il largo: sono i trabocchi. La costa è alta in questo tratto e la strada quasi rasenta il mare. Intatta è la costa, cupa e boscosa. Lungo i gradoni si alternano boschi di pini e di lecci, intramezzati da ridenti agrumeti e macchie spinose. Libero è il mare, d’un azzurro splendente fino all’orizzonte. Il suo sciabordio, tra gli scogli e le piccole baie silenziose, alletta l’orecchio ed invita all’ascolto. Ma quando infuria il vento del nord, rabbioso sbatte i suoi bianchi marosi contro la costa. Il suo muggito si spande per i campi fino ai monti distanti. È, questo, un tratto di costa che fu caro a D’Annunzio, il quale qui soggiornò e scrisse uno dei suoi libri migliori: Il trionfo della morte. Ancora esiste la casa in cui abitò e il trabocco turchino sotto il promontorio da cui si lanciarono abbracciati in mare i due amanti del libro e vi trovarono la morte. Ma la perla di tutta la costa è l’abbazia, che i Frentani, abitanti di quest’angolo d’Abruzzo, considerano il loro tesoro più caro. Questo luogo è sacro fin dai tempi remoti. Ne sono testimonianza le tombe, risalenti al V secolo avanti Cristo, recentemente scoperte intorno all’abbazia e il tempio che i Frentani ivi costruirono alla dea dell’amore e dove per secoli vennero a pregare e a compiere i loro riti nuziali, ed ancora vengono in un retaggio ininterrotto di memorie e di affetti. Era ancora diffusa nelle campagne intorno la religione pagana, quando, circa mille anni fa, i monaci cistercensi, provenienti da Fossanova, costruirono sul tempio di Venere il loro convento e la loro chiesa cristiana, la cui cripta è ancora sostenuta dalle colonne del tempio pagano. I monaci si insediarono nella loro abbazia e di lì dominarono, padri padroni, paesi e villaggi della Frentania. Diffusero la nuova fede, dissodarono terreni e piantarono vigne ed ulivi (ulivi ora decrepiti resistono ancora accanto all’abbazia), e dal mare ricavarono il sale e ne fecero commercio. Ma il nome della dea rimase ad aleggiare sulla zona, come si può riscontrare da alcuni toponimi e da nomi di donne, e soprattutto è rimasto nel fascino del luogo, racchiuso in un sacro mistero. L’abbazia ora troneggia sul colle semplice ed austero tra i pini e gli ulivi. La chiesa volge l’abside ad 58 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it B R E V I * Notizie dall’Italia e dal mondo LA NUOVA ZELANDA OSPITA IL WORLD HERITAGE COMMITTEE 2007 L a 31° sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale si svolgerà quest’anno a Christchurch, in Nuova Zelanda, dal 23 giugno al 2 luglio prossimo. Un importante appuntamento che offrirà l’occasione ai rappresentanti dei vari Paesi di confrontare i propri punti di vista sulla salvaguardia e la valorizzatone dei beni culturali e naturali del pianeta. Il Comitato, attualmente composto da Benin, Canada, Cile, Cuba, India, Israele, Giappone, Kenia, Kuwait, Lituania, Madagascar, Mauritius, Marocco, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Perù, Repubblica di Corea, Spagna, Tunisia, Stati Uniti, dovrà indicare, sulla base delle candidature sottoposte dagli stati membri, i siti culturali e naturali di rilievo universale da inserire nella WHL, monitorare lo stato di conservazione dei siti iscritti, decidere quali sono da iscrivere o da togliere dalla Lista del patrimonio mondiale in pericolo e quali, eventualmente, da cancellare dalla WHL, esaminare le richieste di assistenza internazionale da parte del Fondo del patrimonio mondiale. risultano essere Tokyo, Seul e Città del Messico, mentre Milano e Roma sono oltre la centesima posizione. VILLA D’ESTE HA IL PARCO PIÙ BELLO D’EUROPA U na giuria internazionale formata da botanici, architetti paesaggisti, storici e giornalisti ha decretato che il giardino di Villa d’Este a Tivoli è il vincitore della prima edizione del premio internazionale “Il parco più bello d’Europa”. Il concorso, nato negli Stati Uniti negli anni Novanta per promuovere le aree verdi anche presso il grande pubblico, è stato da poco importato anche in Europa per valorizzare i migliori esempi di tutela e recupero del “sistema verde”, di Germania, Inghilterra, Francia, Svezia e Italia. Il parco di Villa d’Este, vero gioiello dell’arte rinascimentale dei giardini, sito Unesco dal 2001, ha ottenuto il prestigioso riconoscimento per l’accessibilità, lo stato di manutenzione, la qualità del giardino, la completezza dell’informazioni, la visibilità, nonché per i suoi servizi, giudicati moderni ed efficienti. L’INCESSANTE CORSA ALLE MEGALOPOLI LA MAPPA DEL PATRIMONIO MONDIALE UNESCO l 23 maggio 2007 rimarrà una data da segnare negli annali: per la prima volta nella storia dell’uomo, gli abitanti delle città hanno superato quelli delle campagne. Le proiezioni statistiche, elaborate dalla North Caroline State, segnalano che proprio il 23 maggio la popolazione urbana ha raggiunto quota 3.303.992.253 contro i 3.303.866.404 dei residenti nelle campagne. Un divario che si prevede salirà al 51,3% nel 2010 e al 60% entro il 2030 (all’inizio del 1900 la popolazione cittadina raggiungeva a malapena il 14% del totale). Le tre città più popolose del globo possibile richiedere gratuitamente, compilando l’apposito form sul sito web dell’Unesco (www.unesco.org) la mappa car tacea 2006-07 dei siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità. La pubblicazione, giunta alla quar ta edizione, frut to della collaborazione fra Unesco World Heritage Centre, National Geographic e Hewlet t Packard, elenca e localizza su una bella mappa del globo terrestre (cm 78x50) tut ti gli 830 beni culturali e paesaggistici del mondo protet ti dalla Convenzione dell’Unesco. I unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale È Notizie dall’Italia e dal mondo * LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEGLI EMARGINATI “S cienza e tecnologia non devono essere usate soltanto per soddisfare la curiosità umana: devono anche contribuire a soddisfare i bisogni primari dei nostri cittadini più emarginati”: questa la sintesi dell’intervento del direttore generale dell’Unesco, Koichiro Matsuura, al G8-Unesco sullo “Sviluppo sostenibile”, svoltosi nel maggio scorso a Trieste. Il Forum è stato indetto per studiare il modo migliore per costruire un mondo più prospero, equo e pacifico sfruttando le sinergie create dall’istruzione, dalla ricerca e dall’innovazione. Un mondo più giusto, dove scienza e tecnologia possono affrontare “anche la dura realtà della vita quotidiana per quel miliardo di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno e che soffrono sproporzionatamente di malnutrizione, malattie e disperazioni” - ha ribadito Matsuura. WORLD HERITAGE MEMORY NET N el novembre scorso il Centro per il Patrimonio Mondiale Unesco ha firmato un memorandum d’intesa con il Simmons College di Boston (Massachusetts) per realizzare, sotto la direzione del dottor Chingchih Chen, professore di tecnologia dell’informazione, il primo Centro digitale del patrimonio culturale mondiale (WHDC). Il progetto, finalizzato a promuovere una migliore conoscenza del patrimonio culturale, consiste sostanzialmente in un veloce ed efficiente sistema di accesso multilingue alle informazioni multimediali (fotografie, videos, clip audio) relative ai 830 siti inseriti nella World Heritage List. La World Heritage Memory Net (WHMNet) consentirà di compiere anche le ricerche più complesse, permettendo di recuperare anche le immagini che assomigliano (per colore e figura) a quelle ricercate. Il progetto WHMNet, il cui avvio è previsto per il luglio 2007, si avvarrà della collaborazione della Global Memory Net 59 B R E V I (GMNet), una biblioteca e un Gateway globali che custodisce, grazie ad una convenzione con il National Science Foundation degli Stati Uniti, una immensa banca dati di immagini e di informazioni storico-culturali. LE 25 MERAVIGLIE DELLA ROUGH GUIDES I l risultato del sondaggio web della “New Seven Wonders Foundation” per scegliere le nuove sette meraviglie del mondo (per l’Italia è in gara il Colosseo) verrà reso noto il 7 luglio. In attesa di ricevere buone notizie da Internet, la guida britannica Rough Guides, per festeggiare i venticinque anni di attività, ha inserito Venezia e la Cappella Sistina nella lista delle “sue” venticinque meraviglie del mondo. Ecco l’elenco completo: la Grande Moschea di Djenné in Mali; Salar de Uyuni in Bolivia, la più grande distesa salata del mondo; il tempio khmer di Angkor Wat in Cambogia; la barriera corallina del Belize; la catena montuosa dell’Himalaya; la maestosa Eyers Rock in Australia; il ghiacciaio Perito Moreno nella Patagonia argentina; il Rio delle Amazzoni in Brasile; i camini delle fate e le grotte della Cappadocia in Turchia; la diga di Itaipù, la più grande della Terra, al confine tra Brasile e Paraguay; il Grand Canyon in Colorado; le cascate Victoria, al confine tra Zimbabwe e Zambia; Petra, la città intagliata nella roccia del deserto giordano; Machu Picchu; la Sagrada Familia di Barcellona; la Città Proibita di Pechino; la Grande Muraglia cinese; il Taj Mahal in India; le rovine ed i tempi Maya in Messico e Guatemala; le statue dell’Isola di Pasqua e, a sorpresa, le luci e i colori di Las Vegas. FOR WOMEN IN SCIENCE Q uindici borse di studio del valore di 40.000 dollari sono state offerte da L’Oreal a giovani donne, provenienti dagli Stati membri dell’Unesco, che per il loro entusiasmo ed i loro progetti innovativi, abbiano contribuito allo sviluppo 60 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it B R E V I * Notizie dall’Italia e dal mondo della ricerca scientifica. Le candidate devono aver già intrapreso lavori di ricerca a livello di dottorato o post-dottorato in uno dei seguenti ambiti scientifici: biologia, biochimica, biotecnologie, agraria, medicina, farmacia e fisiologia. Le domande di candidatura dovranno pervenire entro e non oltre il 14 agosto 2007 alla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco (Piazza di Firenze 27- 00186 Roma). Per maggiori informazioni consultare il sito dell’Unesco (www.unesco.org). UNA MOSTRA TIRA L’ALTRA L’ Italia è una vera e propria “galleria d’arte all’aria aperta” e il successo delle numerose mostre temporanee allestite nel nostro Paese, dalle più grandi città d’arte fino alle più piccole cittadine di provincia, ne è la conferma. Questa la classifica generale dei visitatori diffusa dal sito web del quotidiano La Repubblica (dati riferiti al 21 aprile 2007): Turner e gli impressionisti (Brescia) 352.415 visitatori; Cina. Nascita di un impero (Roma) 296.580; Mondrian (Brescia) 228.612; Matisse e Bonnard. Viva la pittura! (Roma) 200.659; Cézanne a Firenze (Firenze) 164.638; Il Simbolismo. Da Moreau a Gauguin a Klimt (Ferrara) 160.529; Picasso. La joie de vivre (Venezia) 160.426; Tamara de Lempicka (Milano) 160.039; Chagall delle meraviglie (Roma) 146.988; Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design dell’automobile (Rovereto) 126.227. UNA PASQUA DA DIMENTICARE S unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale econdo i dati diffusi dall’Istat, il bilancio alberghiero della Pasqua 2007 è stato largamente deficitario (-12% negli arrivi e -10% nelle presenze). Un risultato negativo che offre riscontri diversi nelle varie ripartizioni geografiche: Sud e Isole -17,4%, Centro -11,6%, Nord-Est -9,8% e Nord-Ovest -3,2%. La flessione e’ stata determinata in larga parte dagli italiani con un -17,5% di arrivi e -15% di presenze mentre gli stranieri hanno registrato una flessione del 4,6% degli arrivi e del 5,1% delle presenze. Alla luce di questi dati, gli albergatori italiani prevedono, rispetto all’analogo periodo del 2006, un’estate quantomeno “difficile”. IL NUOVO CONSIGLIO SUPERIORE DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI S i è insediato il 1° marzo scorso, alla presenza del Ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli, il nuovo Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici. L’importante organo consultivo - che dura in carica tre anni – è composto da otto eminenti personalità del mondo della cultura nominate dal Ministro: Salvatore Settis, Cesare De Seta, Andrea Emiliani, Antonio Paolucci, Andreina Ricci, Raffaello De Ruggeri, Daniele Lupo Jallà, Tersilio Leggio (le ultime tre designate dalla Conferenza unificata:). A questi si aggiungono i tre rappresentanti del personale del Ministero (Claudio Calcara, Gianfranco Cerasoli, Libero Rossi) e i presidenti dei sette Comitati tecnico-scientifici. A presiederlo è stato chiamato Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. IL PATRIMONIO UNESCO DELL’EMILIA ROMAGNA VOLA IN MONGOLFIERA N ei cieli italiani si libra da qualche mese un gigantesco pallone rosso ad aria calda, personalizzata con il logo “Unesco - Patrimonio dell’Umanità”, il marchio Unione Città d’Arte dell’Emilia Romagna, i nomi delle tre città partner dell’iniziativa e il riferimento del sito internet www.unescoemiliaromagna.it. Si tratta di un’originale iniziativa promozionale dei Comuni e delle Province di Ferrara, Modena Notizie dall’Italia e dal mondo * e Ravenna, in associazione con l’Unione di Prodotto Città d’Arte, Cultura e Affari dell’Emilia Romagna, che intende consolidare l’immagine del sistema dei siti Unesco emiliano-romagnoli e garantire loro una elevata visibilità. La mongolfiera, il primo pallone pubblicitario al mondo realizzato con il logo Unesco – World Heritage, quest’anno parteciperà a numerose manifestazioni turistico-culturali e ai raduni aerostatici in Italia e all’estero. VOLA SUI SITI UNESCO CON GOOGLE EARTH È liberamente scaricabile dal sito web dell’Unesco (www.unesco.org) il file kml che permette di localizzare facilmente, attraverso una dettagliata mappa satellitare di Google Earth, tutti i siti Patrimonio dell’Umanità. Google Earth (http: //earth.google.com) è un software che genera una immagine virtuale della Terra utilizzando immagini satellitari, fotografie aeree e dati topografici memorizzati in una piattaforma GIS. Il programma è distribuito gratuitamente da Google e consente di ottenere un grande numero di informazioni geografiche particolareggiate di tutto il mondo. L´UNESCO CONFERMA: GALAPAGOS IN PERICOLO U na recente missione dell’Unesco, condotta su richiesta del Comitato del patrimonio mondiale e su invito del governo equadoregno, ha confermato che il parco nazionale e la riserva marina delle isole Galapagos sono minacciate e necessitano di urgenti interventi di protezione. Il comunicato Unesco è molto chiaro in proposito: “la proliferazione di specie invasive, l’aumento dell’immigrazione, lo sviluppo incontrollato del turismo e l’incapacità delle differenti istituzioni ed agenzie a contrastare queste minacce” fanno temere per l’integrità del sito com- 61 B R E V I preso nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1978. Le conclusioni della missione saranno presentate al Comitato intergovernativo del patrimonio mondiale nel corso della sua prossima sessione, che si terrà a Christchurch, in Nuova Zelanda, dal 23 giugno al 2 luglio, e stabilirà le misure da adottare. BARUMINI SU SECOND LIFE D alle acque di Second Life (www.secondlife.com), la comunità tridimensionale online che dispone di quasi sei milioni di utenti in tutto il mondo, è emersa una nuova isola: Sardigna, il luogo per la cultura sarda passata e futura. L’isola, in rapida crescita, ha il suo punto di forza sul complesso nuragico Su Nuraxi di Barumini (sito Unesco dal 1997). La reggia è stata ricostruita sul web con grande abilità per farle rivivere, almeno virtualmente, gli antichi splendori. Sardigna ospiterà eventi e realtà del mondo sardo e permetterà di far conoscere e promuovere la cultura, la lingua e le tradizioni della Sardegna. PENE PIÙ SEVERE PER CHI DANNEGGIA IL PATRIMONIO CULTURALE I l Consiglio dei Ministri del 23 maggio ha approvato il disegno di legge con delega al Governo per la riforma delle sanzioni penali in materia di reati contro il patrimonio culturale ed il paesaggio. In sintesi, il provvedimento mira a rafforzare la tutela penale del patrimonio culturale e naturale anche attraverso l’inasprimento delle pene, l’estensione del reato di ricettazione, il rafforzamento dei poteri d’indagine, la previsione del reato di frode paesaggistica, l’estensione del sequestro a tutti i beni mobili e immobili che siano serviti a commettere i reati in materia di paesaggio e l’interdizione dalle professioni o dalle attività d’impresa. 62 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L ’ A S S O C I A Z I O N E 63 L ’ A S S O C I A Z I O N E ANDRIA DELL’UMANITÀ, MA ANCHE IN UNA COMUNITÀ: VIVERE I BENI UNESCO PER VALORIZZARE I BENI UNESCO di Paolo Farina Assessore alla Cultura e ai Beni Culturali del Comune di Andria L e giornate di studio organizzate di recente dalla Associazione “Cit tà Unesco” – a Torino il 15 e il 16 febbraio u.s. e a Ferrara il 22 mar zo u. s. – hanno oppor tunamente e con diversi accenti sollecitato l’at tenzione di tut ti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nella tutela e nella valorizzazione dei Beni dell’Umanità. In par ticolare è stato lo stesso Sot tosegretario di Stato al MiBac, l’on. Danielle Mazzonis, ad of frire la propria disponibilità ad essere una sor ta di “cassa di risonanza” – la metafora è appunto dell’Onorevole – delle istanze di cui ogni at tento amministratore, in rappresentanza del proprio territorio, è tenuto a farsi por tavoce. Come Assessore ai Beni culturali di Andria, cit tà che ospita un sito unico nel suo genere come il Castel del Monte, sento il dovere di of frire un contributo alla riflessione sul rappor to tra la tutela di un monumento di inef fabile bellezza e la sua valorizzazione nell’ambito del territorio che lo custodisce. C’è bisogno di regole per mantenersi in questo dif ficile equilibrio tra tutela e fruizione di un tesoro così prezioso. Non voglio richiamare solo la questione dei piani di gestione, di cui il Castel del Monte è tut tora sprovvisto e su cui invito tut ti gli organismi coinvolti a colmare questa lacuna. Mi riferisco all’esigenza di vivere il sito da par te della comunità locale, reagendo alla dif fusa sen- sazione di aver subìto un processo di alienazione di un patrimonio che spesso appare lontano dalla Comunità Cit tadina – non solo perché le centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno visitano il sito poi bypassano la cit tà di Andria, ma anche perché la stessa Amministrazione talvolta ha dif ficoltà a individuare un quadro di regole cer te entro cui programmare le proprie at tività culturali e di promozione turistica. Oggi si sente spesso parlare della necessità di “fare sistema”. Anzi, ancora l’on. Mazzonis scriveva nel precedente numero di questa stessa Rivista: “L’approccio in cui credo maggiormente è senza dubbio un’ot tica di sistema, in cui l’analisi del contesto e la program- mazione, quanto più strategica e condivisa, rappresentano i punti focali”. Le parole del Sot tosegretario del MiBac det tano un indirizzo preciso, ma – perché esso non disperso – ritengo si debba definire in maniera puntuale chi-deve-fare-cosa e non lasciare a valutazioni di carat tere sogget tivo se, per fare solo un esempio, una data iniziativa abbia o meno un adeguato spessore culturale per essere celebrata nel sacro cor tile del Castello. Vogliamo essere protagonisti dei beni Unesco che accogliamo nel nostro territorio e chiediamo che tale protagonismo sia definito in forme che non dipendano dalla buona volontà di ognuno. Desideriamo vivere i siti Unesco, specie quando si ha la straordinaria oppor tunità di coniugare la valorizzazione di beni materiali con quelli naturalistici (il Castel del Monte è nel cuore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia) e con gli stessi beni immateriali di cui la nostra cultura locale è ricca e che vorremmo poter vivere nel “nostro” Castello. Lasciatecelo definire così, seppure tra virgolet te. Castel del Monte 64 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L ’ A S S O C I A Z I O N E 65 L ’ A S S O C I A Z I O N E VERONA ARCHITETTURE MILITARI VERONESI: ASSET PATRIMONIALE PER IL RINASCIMENTO URBANO DELLA CITTÀ di Francesca Tamellini V erona è conosciuta in tutto il mondo come la città di Giulietta. Ma non solo: la sua posizione geografica, i suoi monumenti unici la rendono una delle mete più ambite del turismo nazionale e internazionale, nonché una città a misura d’uomo con le sue tradizioni ancora vive nello spirito dei veronesi. Verona è città classica e romantica: possiede infatti i caratteri di Roma, la poesia di Venezia e il fascino di Firenze. Storia e leggenda si intrecciano armonicamente in questa terra, che conobbe le glorie di Roma e le civiltà ‘barbariche’, fu teatro di esperienze comunali e di signorie splendide, rimase per quattro secoli fedele al leone di S. Marco, e la sa ancora lunga sulle dominazioni straniere, austro-francesi in particolare. Il suo volto, originalissimo, è il risultato di una lunga e paziente opera di tessitura, il cui ordito e fili risultano di facile rilevazione, solo che piaccia cercarli. La matrice di questa originalità non sta semplicemente nella monumentalità dei suoi edifici maggiori e nel fascino di taluni suoi siti, ma anche nella inestimabile scenografia dei suoi vicoli e delle sue vie, nei caratteri minuti dei suoi borghi e quartieri, nelle emozioni regalate da una miriade di reconditi cortili e impensabili angoli. Oltre a quelli di colonia augusta, di capitale imperiale e di celebrata corte signorile, il volto di Verona mostra anche originali tratti di natura militare. Nel suo spazio urbano e suburbano sono visibili ancora oggi, come in un atlante architettonico, opere monumentali che formano un repertorio di quasi 2.000 anni di storia dell’arte fortificatoria. Tuttora restano imponenti i resti della città fortificata romana, il perimetro della città murata scaligera con i suoi castelli urbani, la struttura della fortezza veneta, la grandiosa disposizione della piazzaforte absburgica, cardine del Quadrilatero. La cinta muraria urbana, nel suo assetto definitivo, ha uno sviluppo di oltre 9 chilometri e occupa quasi 100 ettari con le sue opere: torri, cortine, rondelle, bastioni, fossati, terrapieni, spalti. Nello spazio esterno, situati nella campagna pianeggiante o sulla collina, 31 forti (19 dei quali ancora esistenti) formavano l’ultimo e più moderno sistema, l’imponente difesa avanzata della piazzaforte absburgica. Nessuna città in Europa possiede opere di fortificazione più interessanti, per la loro estensione, per la qualità artistica e tecnica, e per il loro campionario, esteso su un ampio arco storico, come un compendio dal vivo delle fortificazioni, dall’età romana alla fine dell’Ottocento. Testimonianze storiche e Porta San Zeno monumentali sono sopravvissute alle distruzioni dell’ultima guerra, ma sono rimaste soffocate da uno sviluppo urbano che ha portato, in molti casi, alla perdita irrimediabile di opere di grande valore. Fortunatamente negli ultimi anni ha prevalso una nuova sensibilità che ha portato al riconoscimento dell’originalità e della dignità storica dell’architettura militare. Nella seconda metà degli anni ’90, infatti, si registrano alcuni fatti positivi, che demarcano un’inversione di tendenza. Il più rilevante è l’emanazione del vincolo di tutela monumentale mediante il Decreto del 1996 del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali; il vincolo riguarda tutto il sistema della cinta magistrale. A questo corrisponde l’iniziativa intrapresa dal Comune di Verona nel 1997 con l’elaborazione del Piano delle Mura, all’interno della variante generale del Piano Regolatore e la più recente attività della Commissione consigliare per la Valorizzazione delle Architetture militari veronesi. Nell’anno 2000 Verona di- venta città patrimonio Unesco, sia per la struttura urbana e architettonica del suo centro storico, sia perchè “rappresenta in modo eccezionale il concetto della città fortificata in più tappe determinanti della storia europea”. Gli studi sul tema, sviluppati nel frattempo, offrono nuovi impulsi e Verona, attualmente, ha un ruolo attivo nell’Associazione delle Città Murate del Veneto, collegata alla rete internazionale Walled Towns Friendship Circle. Preliminare a ogni pro- 66 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 67 L ’ A S S O C I A Z I O N E getto o ipotesi di intervento è però il recupero delle opere di architettura militare sul piano della coscienza collettiva, della cultura e del loro significato storico originale. In questi ultimi anni riveste particolare importanza la costituzione da parte del Comune di Verona della CO.V.A.M. Commissione Consigliare per la Valorizzazione dell’Architettura Militare veronese e dell’U.V.A.M., Ufficio per la Valorizzazione dell’Architettura Militare. Tali strutture, oltre ai numerosi impegni in ambito europeo per stabilire contatti e collabora- Forte Sofia zioni su progetti comunitari tematici, hanno recentemente innovato le regole di concessione delle Architetture Militari veronesi e attivato un documentato sito internet su “Verona fortificata” (http: //w w w.veronafor tificat a.i t), che costituisce una sintesi generale dello straordinario ed impareggiabile patrimonio di architettura militare veronese. E’ con iniziative di questo tipo che la città di Verona intende mettere a frutto la straordinaria sedimentazione di cultura, competenze e patrimonio che la caratterizza. In questi ultimi anni l’Amministrazione ha cercato di attivare un nuovo ciclo di creazione del valore endogeno e sostenibile, attraverso la valorizzazione del proprio patrimonio storico monumentale La città deve ora tornare a gestire il ciclo di produzione e consumo di valore delle architetture dismesse e non a subirne gli effetti immobiliari. Deve ripristinare la sua capacità di trasformare in patrimonio il sedimento storico/culturale e professionale di quanto ha creato finora, nel riprodurre la propria identità culturale in spazi e luoghi oggi derelitti ma in passato ad alta intensità di lavoro e capitale. Deve innovare i propri prodotti e servizi urbani generandone di nuovi ad alta intensità emozionale, prodotti sia per chi abita sia per chi visita la città. Prodotti sempre più simbolici. Prodotti in grado di soddisfare aspettative di consumatori sempre più interessati all’unicità dell’esperienza di consumo. Unicità che soprattutto le architetture militari monumentali garantiscono non solo per la qualità dei singoli manufatti, ma soprattutto per la vastità e varietà dei sistemi presenti a Verona (cinta muraria, campo trincerato e sistema difensivo territoriale). L’ampiezza fisica e temporale di questi sistemi è un aspetto che non va sottovalutato e anzi è da valorizzare di per sé, per mantenere quell’effetto complessivo che ne massimizza il valore nel territorio veronese. Valore da mantenere preservando il carattere endogeno e non subalterno dello sviluppo locale. Valore che maggiore per definizione di quello meramente immobiliare riconduce al manufatto sistemi produttivo/culturali che fanno di Verona una fonda- Bastione di San Procolo mentale città nodo con grandi prospettive di crescita. Oggi dobbiamo ripristinare efficacia ed efficienza della città, e per fare questo dobbiamo favorire la realizzazione di progetti di rinascimento urbano che associno tutela e reinterpretazione. L’architettura militare va quindi vista non solo come valore da proteggere, ma anche come strumento di riqualificazione e riorganizzazione del territorio. Strumento per il quale paghiamo dei costi con l’ambizione razionale di ricavarne dei vantaggi, quantomeno in termini di integrazione dei processi operativi al fine dello sviluppo locale attraverso il patrimonio storico-culturale. 68 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L ’ A S S O C I A Z I O N E 69 L ’ A S S O C I A Z I O N E TORINO PALAZZO MADAMA: SCRIGNO DI UN TESORO CHE RACCONTA SECOLI DI STORIA DELL’ARTE di Fiorenzo Alfieri Assessore alla Cultura del Comune di Torino D opo anni di complessi restauri, Palazzo Madama, uno dei palazzi più rappresentativi del barocco europeo, insieme alle altre residenze Reali patrimonio UNESCO, ha riaperto al grande pubblico tornando ad essere, così come fu destinato nel 1934, custode di uno straordinario patrimonio storico e artistico che conta oltre 70.000 pezzi tra dipinti, sculture, mobili, ceramiche, tessuti, ferri, vetri e smalti. Ovvero, il Museo Civico di Arte Antica della città di Torino. La storia del Palazzo è un po’ anche la storia della città: da porta romana si trasforma nel medioevo in un fortilizio, e nel Quattrocento diventa il ca- stello degli Acaja, con quattro torri angolari. Come residenza delle Madame Reali, Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, prende la forma di una reggia barocca. Nell’Ottocento assume il nome di Palazzo Madama in ricordo della residenza delle Madame Reali, e per volontà di Carlo Alberto diviene sede della Regia Pinacoteca e del primo Senato del Regno. Oggi, le splendide architetture juvarriane, sintesi di maestosità e leggerezza, tornano ad essere lo scrigno di un tesoro che racconta diversi secoli di storia dell’arte generando così, come succede per i grandi musei delle capitali europee, una virtuosa simbiosi tra contenuto e contenitore. Lo scalone centrale, anch’esso di Juvarra, affascina per il gioco di luce e l’armonia delle sue forme, con le sue due rampe simmetriche che si invertono a metà per riconvergere al centro in un ponte di approdo sull’ingresso al Salone del Senato. In questa sala nel 1848, per volere del re Carlo Alberto, si stabilì la sede del Senato Subalpino, si posero le basi per l’unità d’Italia e si decise che Torino sarebbe stata la prima capitale. Oggi questo straordinario ambiente diventa lo spazio espositivo che ospiterà le mostre che il museo ha in programma. Ma la destinazione museale di Palazzo Madama, come già detto, non è una novità di oggi. Nel 1934 Palazzo Madama divenne sede del Museo Civico, e le opere, distribuite nelle sale del castello e negli appartamenti barocchi del piano nobile, raccoglievano e arricchivano la suggestione dell’edi ficio, creando una sorta di “macchina del tempo”– così la percepivano i visitatori dell’epoca – che riportava ai costumi e alle abitudini di vita dei secoli passati. Anche oggi, l’irriducibile e imperiosa presenza di Palazzo Madama, la necessità di preservarne il messaggio, ha obbligato il Museo a scendere a patti con il suo ospite e a intrecciare un dialogo tra opere e ambiente che è uno dei principali tratti distintivi anche del nuovo percorso espositivo. Razionalizzato, aggiornato nel profilo scientifico, arricchito delle oltre 900 opere acquisite dal 1988 ad oggi, commentato come mai prima da un apparato di oltre 3000 didascalie, 35 schede descrittive, 150 approfondimenti multimediali, il percorso si snoda su quattro piani che corrispondono ad altrettante tappe di sviluppo nel tempo. I primi secoli del medioevo corrispondono alle raccolte sistemate al livello del fossato, nel Lapidario Medievale, con sculture, mosaici e oreficerie databili dal tardo-antico al Romanico. Gli ambienti quattrocenteschi del piano terra ospitano invece un itinerario che va grosso modo dal Gotico al Rinascimento, con pitture, sculture, miniature e oggetti preziosi provenienti in larga parte dai territori del Piemonte e databili tra il XIII e il XVI secolo; nella sala circolare della Torre Tesori una selezione di capolavori, tra cui il celebre Ritratto d’uomo di Antonello 70 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 71 L ’ A S S O C I A Z I O N E L ’ A S S O C I A Z I O N E da Messina. Al piano nobile del palazzo, contraddistinto dalla scintillante trama degli stucchi e degli affreschi di età barocca, è allestita la quadreria moderna, con opere che provengono dalle collezioni sabaude e un’importante selezione di arredi frutto della perizia di artigiani ebanisti piemontesi, italiani e francesi. All’ultimo piano, infine, le raccolte di arte decorativa, cuore del patrimonio del museo, con maioliche e porcellane, vetri e avori, tessuti e pizzi, oreficerie e metalli e lo straordinario nucleo di vetri dorati, dipinti e graffiti, unico al mondo per quantità e qualità di esemplari. Così come l’ordinamento è stato costruito seguendo i punti cardine delle suggestioni storiche presenti nel palazzo, anche l’allestimento ha puntato sull’idea del dialogo tra antico e moderno. Nelle sale delle arti decorative sono state conservate le vetrine degli anni Trenta realizzate dalla ditta Fontana Arte di Milano – all’epoca diretta da Giò Ponti – restaurando la struttura lignea e rifunzionalizzando le luci, i grandi vetri curvi, il gioco di specchi dei ripiani e dei fondi. In altri ambienti si è invece op- Dietro le quinte degli spazi espositivi si muove la struttura di un museo sensibilmente cambiato. Nel 2003, il passaggio dalla gestione diretta del Comune di Torino a quella della Fondazione Torino Musei ha consentito di rimodellare l’organizzazione delle competenze, ora suddivise in tre settori (arte antica, arte moderna e arti decorative) affiancati da un ufficio didattica e da un ufficio mostre. Intere collezioni sono state sottoposte a revisione tato per strutture di nuova progettazione, in grado di meglio valorizzare le collezioni e di ospitare un patrimonio di opere sensibilmente aumentato. Anche così il Museo dichiara il rispetto e il valore della propria tradizione, senza rinunciare a confrontarsi con l’oggi e con le nuove esigenze di approccio e di comunicazione. Rientra in questa logica la creazione dei nuovi servizi al pubblico, realizzati trasferendo all’esterno gli uffici museo e i vecchi spazi di magazzino. Hanno così preso forma le aree destinate al guardaroba, alla caffetteria (il “Caffè Madama”), alla libreria,alla didattica. inventariale e approfondimento scientifico, grazie anche ad alcune “mostre cantiere” realizzate tra il 1996 e il 2006 (legature in cuoio, scultura in legno e in pietra, gemme, cammei e pietre dure, raccolte archeologiche ed etnografiche). Altre, come la raccolta di ceramiche (3.631opere), sono state interamente sottoposte a manutenzione e ad aggiornamento completo del catalogo. A sua volta il catalogo delle collezioni (circa 70.000 numeri) è stato informatizzato, corredato di immagini digitali (circa 10.000) e reso consultabile in rete. Dalla sua riapertura ad oggi il Palazzo è stato visitato da oltre 100.000 persone e recentemente si è inaugurata la prima mostra temporanea “Sulla via di Alessandro. Da Seleucia al Gandhara”. Uno straordinario esempio di patrimonio storico e artistico è rinato restituendoci il piacere di rivivere la sua storia millenaria e ad apprezzare le meraviglie che esso contiene. 72 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale 73 L ’ A S S O C I A Z I O N E FERRARA L’ERMITAGE HA SCELTO LA RIVA DESTRA DEL PO San Pietroburgo, l’Ermitage di Fausto Natali A nche Ferrara, dopo Amsterdam, Las Vegas, Londra e Kazan, ospiterà un “suo” Ermitage. È stato siglato, infatti, nel marzo scorso, durante il vertice italo-russo, alla presenza dei due presidenti Romano Prodi e Vladimir Putin, il protocollo d’intesa che farà nascere a Ferrara la sede italiana dell’Ermitage. Per la città estense, si tratta di un risultato di grande prestigio, frutto di una progetto comune che ha visto schierate, fianco a fianco, istituzioni pubbliche e private. Comune, Provincia, Regione, Fondazione Carife e Cassa di Risparmio di Ferrara sono, infatti, riuscite, grazie ad un ottimo lavoro di squadra, a vincere la concorrenza di agguerritissime rivali come Verona e Mantova. «Ferrara è stata scelta – ha detto Michail Piotrovskij, direttore del museo russo – per la serietà di una proposta avanzata con un largo sostegno istituzionale e con il coinvolgimento dell’Università, che permetterà al Centro di essere una sede particolarmente innovativa, nel senso che non sarà semplicemente un momento espositivo di opere d’arte, ma anche luogo di studio, ricerca e di collaborazione scientifica a livello internazionale». Il museo di San Pietroburgo, in assoluto uno dei più importanti del mondo con i suoi tre milioni di opere tra quadri (Caravaggio, Leonardo, Degas, Gauguin, Matisse, Monet, Picasso, Rembrant, Velasquez… per citarne alcuni), monete, sculture, pezzi d’arredamento e oggettistica, 374 sale per 50 mila mq di esposizione, 24 km di percorso totale di visita (è stato calcolato che se si dedicasse anche un solo minuto per ammirare ogni opera esposta, occorrerebbero ben 11 anni per completare il percorso), sta perseguendo da anni, anche per motivi economici, la politica di decentrare le sue collezioni ed alcune attività di studio. Il Centro Scientifico e Culturale di ricerca - che avrà sede operativa a Palazzo Giglioli e sede di rappresentanza nel Castello Estense – nasce con l’intento di contribuire alla conoscenza e alla conservazione del patrimonio culturale mondiale e di formare il personale tecnico e scientifico che si dovrà occupare del restauro, della conservazione, della gestione e della valorizzazione delle opere d’arte. L’Ermitage inoltre metterà a disposizione il proprio immenso patrimonio culturale per la realizzazione, ogni anno, di una o due grandi mostre. La prima, che si svolgerà nella primavera 2008 al Castello Estense, avrà per tema la pittura ferrarese del Cinquecento e costituirà l’ideale prosecuzione del percorso di riscoperta dei pittori ferraresi del Rinascimento che comincerà a fine settembre con “Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’arte a Ferrara nell’età di Borso d’Este”. La seconda esposzione, prevista per il 2010, sarà invece dedicata all’approfondimento dell’arte islamica. Il Centro sarà diretto da Francesca Cappelletti, docente dell’Università di Ferrara e Irina Artemieva, responsabile delle collezioni di arte veneta al Museo Statale Ermitage. Il comitato scientifico, presieduto da Michail Piotrovskji, sarà invece composto da Antonio Paolucci, già Soprintendente del Polo Museale Fiorentino, Giuseppe Ravanello, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte Fondazione Giorgio Cini, Giuseppe Papagno, docente dell’Università di Parma, Carla di Francesco, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Lombardia, Sergei Androsov, responsabile delle collezioni di arte occidentale del Museo Statale Ermitage, Victor Golovin dell’Università di Mosca, i due vicedirettori dell’Ermitage, Vladimir Matvejev e George Vilinbkhov e Gabriele Finali, vicedirettore del Prado di Madrid. 74 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L ’ A S S O C I A Z I O N E 75 L ’ A S S O C I A Z I O N E CERVETERI ALLE NECROPOLI OLTRE IL SITO di Arnaldo Gioacchini F ra le cose di fondamentale importanza che il grande architetto internazionale professor Giora Solar tesoriere dell’Icomos, già facente parte della direzione del Paul Getty Museum, ebbe a dichiarare nella sua qualità di ispettore dell’Unesco, sia in occasione della prima visita nel caldissimo luglio 2003 che successivamente nel mite marzo 2004, vi fu quella di sottolineare, a più riprese, quanto un Sito Unesco non fosse altro che un punto di partenza, anche se pre- In bicicletta fra le tombe etrusche stigiosissimo e di grande valenza, una sorta di volano o di perno eccentrico intorno al quale dovevano essere attivate fondamentali sinergie fra il pubblico ed il privato. Tutto ciò il coltissimo professor Solar (padroneggiante ben dieci lingue) lo espresse in un ottimo italiano, e chi fece parte delle ristrette delegazioni che lo accompagnarono nelle ispezioni (e chi scrive fu fra costoro) lo intese e lo comprese piuttosto bene, in particolare nella persona del Sindaco di Cerveteri Antonio Brazzini che dopo l’ufficializza- zione del Sito da parte dell’Unesco (2 luglio 2004) cercò, già all’epoca, di metter in moto tutti quei meccanismi virtuosi a far si che iniziasse per Cerveteri, partendo dalla Necropoli della Banditaccia, una importante ulteriore ascesa in campo culturale, turistico e sociale. Ciò fu ed è ancora possibile grazie (in particolare) alla fondamentale e validissima collaborazione espressa dalla Soprintendenza Archeologica ed anche grazie ai preziosi riferimenti nell’ Ufficio Unesco del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Si iniziò subito con una grande opera di ripulitura e ripristino di tutto il pianoro dove all’interno alloca la parte monumentale Patrimonio dell’Umanità, un’opera effettuata anche grazie all’intervento di gruppi specializzati facenti parte delle associazioni locali impegnate nel campo archeologico, come la Fondazione Archeologica per l’Etruria Meridionale ed alla partecipazione di un buon numero di studenti di alcune Università guidati dai loro professori. Un lavoro attentissimo e certosino (come deve essere necessariamente in questi casi ove ogni briciola di terra va vagliata ed esaminata con cura) che ha portato alla fine l’area “allargata” ad aprirsi in tutta la sua fascinosa bellezza. E ciò non basta se si pensa che, attualmente, in località Campo della Fiera, che é nella zona a sud del Sito Unesco, si sta procedendo al recupero di una tomba a tumulo del diametro di 50 metri con all’interno vari sepolcri, di cui uno risalente al VII° secolo a .C.. Una tomba a tumulo la quale risulterebbe essere la più grande di Cerveteri e che già, nonostante le secolari frequentazioni ufficiali ed abusive, sembra non voglia lesinare (stando almeno ai primi risultati), ancora oggi, buone “sorprese” an- che nel suo perimetro esterno. Già nel 2005 vi furono importanti iniziative (leggasi Cerveteri su “Siti” ottobre/dicembre 2005 e luglio/settembre 2006) serventi a rodare l’intera “macchina a trazione plurima”. Ma è stato comunque l’anno 2006 quello del consolidamento di un ben determinato calendario di avvenimenti recante il nome “Estate alla Necropoli tra arte e immaginazione” che, sotto l’attento coordinamento del noto attore e regista Agostino De Angelis, ha impegnato varie locazioni: La Via degli Inferi, le Tombe del Comune, la Via Sepolcrale, il Tumulo degli Scudi e Sedie, il Percorso del Trenino Ecologico e la zona di Campo della Fiera. Un programma estremamente variegato e molto accattivante che ha annoverato spettacoli teatrali, incontri, caffé letterari, concerti, presentazioni di libri, omaggi ad autori (De Filippo e Pasolini), la Corsa degli Etruschi ed il “Trenino sotto le Stelle” una sorta di Viaggio nel Tempo, non in senso figurato, fatto rivivere sull’intero tracciato dell’ecotrenino ove i viaggiatori hanno vissuto l’emozione di un percorso animato da attori, figuranti, cavalieri, danzatori nella suggestione di musiche ed effetti sonori, declamazione di versi e documenti storici, per assistere infine nella via Sepolcrale Principale, ai Sacri Riti ed alle Cerimonie, divenendo essi stessi parte integrante delle scene. Negli anni a venire ciò sarà fatto anche in date predeterminate:l’equinozio di primavera o di autunno ed il solstizio estivo legando ad essi precise cerimonie ed eventi, sempre con la, ovvia, collaborazione di storici ed archeologi. Dulcis in fundo, con ottimo successo, vi è stato l’esordio del I° Concorso Nazionale di poesia e narrativa “Premio Caere 2006”. Tutto ciò in un’area, di grande pregio naturalistico e di non trascurabile valore geologico, (complessivamente di 150 ettari) che attualmente è offerta alla pubblica fruizione sia a livello pedonale, che attraverso il trenino elettrico gommato, che tramite mountan bike o, per chi lo desiderasse e sappia montare, sopra i cavalli dei cavalieri ceretani. Naturalmente in tutte le occasioni, a richiesta, si può avere la disponibilità di una guida plurilingue. Per quanto concerne il trenino elettrico della Galatour (due vagoncini per complessivi 50 posti con inclusi quelli specializzati per i diversamente abili) (inaugurato il 28 maggio 2006) ha trasportato, sui suoi 76 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L ’ A S S O C I A Z I O N E 3,5 km di percorso, fino alla fine dell’anno scorso 4015 adulti, 3051 bambini e 473 gruppi. A bordo del trenino ecologico i visitatori possono fruire o di informazioni tramite discretissimi audio ascoltabili da tutti o, singolarmente, di un avanzatissimo apparato auricolare di georeferentazione satellitare con GPRS, in ben otto lingue, che si attiva automaticamente all’approssimarsi di ogni “situazione archeologica” fornendo tutte le notizie disponibili in proposito. Collateralmente, ed i lavori sono in fase di conclusione e consegna, si sta completando uno speciale percorso turistico tutto nuovo che si snoda in Località Macchia della Signora, che è l’area di Cerveteri estesa ai piedi delle necropoli rupestri all’inizio della strada che conduce alla splendida Rocca di Ceri (altra zona che vede presenze di necropoli etrusche). Ciò è stato possibile grazie ad un finanziamento di 200.000 euro tutto erogato dal Comune di Cerveteri. Come è ovvio e necessario il progetto ha avuto il placet della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale. Si tratta di un percorso attrezzato di quattro chilometri che si snoda fra le tombe etrusche; un tragitto che si può percorrere a piedi, a cavallo o in bicicletta (su di una apposita pista in terra battuta); il tutto è anche corredato da panchine, tavolini da picnic, recinzione e cancello d’ingresso. Fra l’altro sono stati messi a dimora 46 nuovi alberi ed oltre 500 arbusti da fiore per completare l’arredo paesistico naturale del luogo ove sarà possibile anche svolgere attività sportiva outdoor. La zona di Macchia della Signora è prospiciente un’altra famosa necropoli di Cerveteri quella delle Greppe S.Angelo, salita alla ribalta perché negli anni ’70 ivi fu rinvenuto (praticamente integro) il famoso cratere di Eufronio, quell’opera splendida al centro di una non trascurabile “contesa” internazionale per la sua restituzione all’Italia. La finalità del Comune di Cerveteri è quella di gettare le basi per la realizzazione di un futuro parco archeologico anche al di fuori del Sito Unesco della Banditaccia. Vi è da dire, in proposito, che nel 2003 si svolse un “Concorso Internazionale per Idee per la realizzazione del Parco Archeologico Caerite” (di cui l’autore di questo articolo fu segretario della commissione esaminatrice) che vide la selezione di 33 progetti fra i quali risultò vincitore quello del gruppo interdisciplinare con a capo il professor Dierna, all’epoca preside della Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma. Collateralmente è da sottolineare l’attività del “Sistema Caerite-Tolfetano-Braccianese” che vede impegnati, con il supporto della Provincia di Roma e della Regione Lazio, i comuni di Cerveteri, Ladispoli, Tolfa, Allumiere, S.Marinella e Trevignano nella promozione integrata di tutte le tematiche possibili in campo turistico - culturale, attraverso vari strumenti mediatici, di questo splendido territorio etrusco che va dal mare, ai monti al lago. I presidenti del “Sistema” sono, a turno, i vari sindaci di queste località, attualmente questa carica è ricoperta del sindaco di Cerveteri Brazzini. Sempre per valorizzare e promuovere al meglio il territorio dove visse l’antico popolo Etrusco è stato costituito un marchio di qualità (con un gran bel logo): “Terra Etrusca” che vuole ulteriormente valorizzare, in maniera “forte” ed omogenea i prodotti artistici, quelli artigianali e quelli enogastronomici della zona. A “Terra Etrusca” hanno, attualmente, aderito sulla costa Ladispoli, S.Severa e Civitavecchia e più all’interno Cerveteri, Tarquinia e Veio. Al porto di Civitavecchia che, dati alla mano 77 L ’ A S S O C I A Z I O N E Il trenino elettrico gommato proseguendo nell’attuale trend, entro il 2008 dovrebbe divenire il primo approdo turistico del Mediterraneo (grazie alla vicinanza ed agli ottimi collegamenti con Roma) superando Barcellona, la società Caere Viaggi - Galatour (la stessa del trenino elettrico a Cerveteri) che collabora a pieno titolo con il comune cerite nella promozione del territorio, con particolare riferimento al Sito Unesco, ha inaugurato una agenzia sulla grande banchina degli approdi crocieristici, ove ormeggiano navi che recano dai 1000 turisti in su fino ad arrivare ai gi- ganti dai 3500 ai 4000 ed oltre passeggeri. C’è da tenere presente che spesso sostano, contemporaneamente, due, tre od anche quattro (a secondo della stazza) di questi veri e propri “palazzi” galleggianti. Il porto di Civitavecchia, tanto per dire, è anche stato più volte meta della gigantesca e famosa Queen Elisabeth II. Questo è ciò che accade, attualmente, a Cerveteri e dintorni (con il Sito Unesco faro centrale) là dove gli antichi etruschi di Kraysra iniziarono le loro fortune vendendo, nei loro tre porti di Pyrgi, Punicum ed Alsium l’acqua puris- sima e fresca, delle loro innumerevoli sorgenti, ai naviganti del Tirreno dell’epoca: Cartaginesi, Fenici, Greci od altri che fossero (pecunia “sempre” non olent); pirati Focesi a parte con i quali invece si scontrarono nella battaglia navale di Alalia che Cerveteri, alleata con i Cartaginesi, vinse facendo molti prigionieri, attirandosi però l’ira di Apollo (realtà che si legano alla mitologia) e da ciò i Ludi Ceretani “riparatori”, ma questa è storia di tremila anni fa; l’attualità ora da queste parti, all’inizio del terzo millennio p.C.n., è un’altra. 78 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L ’ A S S O C I A Z I O N E 79 L ’ A S S O C I A Z I O N E AGRIGENTO IL PARCO DELLA VALLE DEI TEMPLI FRA RICERCA ARCHEOLOGICA E PROMOZIONE DEL TERRITORIO di Pietro Meli Direttore del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi I l Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, costituito con legge regionale del 2000, comprende tutta la zona A dei DDMM di vincolo (i cd Decreti GUI- Mancini del 1968 e Lauricella Misasi del 1971). Esso si estende sull’ampia vallata compresa tra la collina sulla quale sorge la città moderna e la piana di San Gregorio, sottostante alla collina dei Templi, oltre i due fiumi che costituivano la difesa naturale del sito della città greca. I terreni demaniali attualmente gestiti dal Parco si estendono per 305 ha e costituiscono il 25% dell’intera superficie di 1300 ha. All’interno delle aree demaniali sono tuttavia presenti moltissime isole private, costituite da edifici a carattere abitativo con un minimo di area circostante. L’attività dell’Ente inizia nel 2002, con l’organizzazione degli uffici e l’avvio delle procedure per la redazione del Piano del Parco. Tra i suoi primi atti rientra la gara per il Sistema di Identità Visiva, nell’ambito del quale è stato realizzato il logo con il granchio, simbolo della divinità tutelare del fiume Akragas dal quale prese il nome la città greca. Oltre ad una ricognizione completa del patrimonio monumentale, il Parco ha intrapreso una ricognizione a tappeto del patrimonio vegetale dei terreni demaniali in dotazione, avviato contestualmente alla consegna dei terreni da parte della Soprintendenza, pervenendo ad una conoscenza totale delle specie arboree esistenti tra le quali si contano circa 10.000 mandorli e 8.000 ulivi. Di particolar interesse è stata l’individuazione nel Parco di alberi di età considerevole, come alcuni ulivi risalenti a circa due millenni orsono. Da sottolineare la presenza nel Parco di 10 tra i 100 alberi monumentali censiti in Sicilia da parte dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura e Foreste. Consistente l’attività del Parco, in questi primi anni, rivolta alla ricerca archeologica e al restauro dei grandi monumenti della collina, per i quali sono stati utilizzati 14 milioni di euro di Agenda 2000. Gli scavi – già portati a compimento – hanno riguardato principalmente l’urbanistica e le fortificazioni della Valle e sono state esplorate anche aree mai indagate in precedenza, con conseguente incremento del patrimonio monumentale della Valle. Cito a tale proposito: - il Ginnasio di età augustea, definito con gli ultimi interventi in tutte le sue fasi cronologiche; - il Tempio di Iside, di età imperiale, presso il quale sono state rinvenute due grandi statue di magistrati togati; - le fortificazioni di porta VI e VII, la Porta V, il percorso ipogeico che collega quest’ultima porta con la Kolymbetra. Particolarmente interessan- te si prospetta lo studio avviato con l’Istituto Archeologico Germanico sul tempio di Zeus, che ha portato alla scoperta di due nuovi telamoni e degli elementi per la ricostruzione completa della trabeazione: ciò fa intravedere la possibilità di una nuova e diversa fruizione di uno dei templi più maestosi dell’antichità. Gli interventi di restauro hanno riguardato i principali monumenti della Collina, dal tempio di Giunone a Concordia, Eracle, Dioscuri, Asclepio, Porta I, II, V, VI e VII, il Quartiere Ellenistico Romano, le catacombe paleocristiane della Grotta Fragapane. Un’attenzione particolare è stata posta alla documentazione di ogni singola fase dei lavori di tutti i monumenti, gestita informaticamente, e a tal fine sono stati messi a punto specifici programmi di gestione computerizzata del cantiere, già presentati lo scorso anno al convegno sulle “buone pratiche” nei siti UNESCO a Siracusa. Nell’ambito dei progetti POR, sono stati realizzati degli interventi finalizzati al miglioramento della fruizione. Ricordo fra essi: - il nuovo sistema di fruizione serale del Tempio di Zeus, consistente in uno spetta- colo di suoni, luci e voce narrante che accompagna i visitatori lungo il percorso dall’ara del Tempio fino all’area dei santuari Ctonii e al tempio dei Di oscuri; - il nuovo impianto di illuminazione del tempio di Asclepio; i nuovi percorsi ai santuari ctonii, alla necropoli subdivo e al ginnasio; - il nuovo percorso di visita al QER. Tra i sistemi innovativi di fruizione è da com- Tempio di Giunone 80 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it unesco • associazione città italiane patrimonio mondiale L ’ A S S O C I A Z I O N E prendere la rete wire-less, sul percorso Tempio di Giunone – tempio di Eracle, che consente l’uso di palmari direttamente gestibili dai visitatori (abbiamo denominato tale sistema: GANIM, ovvero, Guida Automatica Naturale Interattiva Mobile); la sala multimediale con il plastico animato; il nuovo impianto di illuminazione alla Grotta Fraga- pane. Il Parco, oltre alle operazioni di scavo e di ricerca archeologica e di restauro a cui si è fatto già cenno, ha intrapreso, fin dalla sua istituzione e sempre con finalità di promozione del territorio, tutta una serie di attività di collaborazione con Enti pubblici e con privati. Cito a titolo esemplificativo l’accordo sottoscritto con il Consorzio Universitario della Provincia di Agrigento e una società privata, Engeenering Ingegneria informatica Spa, che prevede una collaborazione orientata alla realizzazione di un sistema informativo, a carattere scientifico e divulgativo, finalizzato alla diffusione delle conoscenze relative alle ricerche Gymnasium 81 L ’ A S S O C I A Z I O N E e alle opere di restauro condotte nella Valle dei Templi negli ultimi anni. L’accordo ha portato alla elaborazione di un progetto, denominato ODYSSEUS attraverso il quale si intende mettere a disposizione della comunità scientifica e degli utenti interessati, quella gran mole di informazioni acquisite nel corso degli ultimi anni sulle tecnologie e i materiali da utilizzare nel campo del restauro archeologico. Il Parco è accreditato dall’Università di Palermo come centro di tirocinio di formazione ed orientamento e analoga convenzione è in corso di stipula con l’Università di Messina. Collaborazioni sono state avviate con altre Università quale quella della Tuscia, la LUISS, il Politecnico di Torino, Università di Firenze col cui Dipartimento di Storia dell’Architettura e della Città è stata realizzata una ricerca sulla Policromia dell’architettura classica, sull’origine lignea dei templi dorici, e la ricostruzione virtuale del santuario di Asclepio, del tempio della Concordia e del tempio di Eracle. Un particolare tipo di collaborazione è stato attivato con la Provincia regionale e il Comune di Agrigento, relativamente alla Tempio fra gli ulivi programmazione delle manifestazioni estive nella valle e nella città, attraverso l’utilizzo di una parte del 30% dei fondi provenienti dalla biglietteria del Parco, e con il FAI che gestisce una parte significativa del suo territorio, il giardino della Colimbetra, e con il quale è prevista l’attuazione di un vasto programma di iniziative di carattere didattico e di promozione. Tra le iniziative rivolte al mondo della scuola, soprattutto elementari e medie, è il progetto “A scuola di archeologia nel Parco”, che consente ai più giovani visitatori di fare sul campo l’esperienza delle diverse fasi della ricerca archeologica, dallo scavo, al restauro, alla musealizzazione dei reperti. Alle scuole è stato destinato il primo documentario sulla Valle, un DVD che comprende tre filmati con taglio diversificato per la scuole elementari, medie e medie superiori. Il Parco ha realizzato, fin dal suo esordio, alcune attività con la finalità di avvicinare il pubblico all’archeologia e in particolar modo alla conoscenza del patrimonio culturale della Valle. A tale scopo sono stati istituiti i “colloqui di archeologia nella valle”, serie di conferenze giunte quest’anno alla quarta edizione, su temi di carattere storico e archeologico. In dirittura di arrivo è il Piano del parco previsto dalla legge istitutiva del Parco, mentre già dallo scorso anno è stato definito il Piano di gestione voluto dall’UNESCO. 82 anno terzo • numero tre • lug/set 2007 www.sitiunesco.it L’ASSOCIAZIONE CITTÀ ITALIANE PATRIMONIO MONDIALE UNESCO F ondata nel 1997 dai Comuni di Alberobello, Andria, Capriate S. Gervasio, Ferrara, Matera, Ravenna e Vicenza, ha saputo diventare, in meno di un decennio, un importante punto di riferimento per tutte le località italiane sui cui territori sono presenti beni culturali e naturali inseriti nella World Heritage List. Il sodalizio, del quale fanno parte 45 soci fra Comuni, Province, Regioni, Comunità Montane e Parchi in rappresentanza di 38 dei 41 siti italiani, svolge una intensa attività di sostegno alle politiche di tutela e di promozione dei territori insigniti del prestigioso riconoscimento internazionale. La rete delle città Unesco, in un’ottica di superamento della frammentazione dell’offerta culturale, si pone come parte attiva di un processo dinamico che crede nel valore strategico di alleanze integrate e funzionali e che persegue con tenacia gli obiettivi di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico italiano. I principali obiettivi statutari: • L’organizzazione di iniziative per la tutela del patrimonio culturale e naturale dichiarato patrimonio dell’umanità e la realizzazione di progetti e proposte comuni da presentare alle amministrazioni pubbliche italiane e alle istituzioni internazionali; • L’elaborazione di politiche di scambio di esperienze in relazione ai problemi presentati e alle soluzioni adottate dalle varie comunità; la promozione di iniziative di educazione in collaborazione con le autorità scolastiche; • La promozione, in collaborazione con le Università e gli Istituti di Ricerca pubblici e privati, di iniziative finalizzate alla formazione professionale del personale delle pubbliche amministrazioni e non, impiegato nella gestione del patrimonio culturale delle città d’arte; • La programmazione di una politica turistica e di diffusione del- Crespi d’Adda l’immagine che corrisponda agli interessi della comunità in cui si trovano i beni patrimonio dell’umanità; • La promozione di rapporti di collaborazione e cooperazione con analoghe associazioni che dovessero costituirsi in Italia e con l’Anci., nonché con le associazioni internazionali che hanno medesime finalità, in particolar modo con l’Unesco. Il presidente dell’Associazione è Gaetano Sateriale - sindaco di Ferrara. Il comitato direttivo è composto dai rappresentanti dei comuni di Assisi, Andria, Firenze, Portovenere, Tivoli, Urbino, Verona e Vicenza. La presidenza e la segreteria hanno sede presso il Comune di Ferrara - Piazza Municipale n. 2 - tel. 0532-419930 - fax 0532-418336 - e-mail: [email protected] e.it. Sito internet: www.sitiunesco.it. L’elenco completo dei soci: Comune di Alberobello, Comune di Amalfi, Comune di Andria, Comune di Aquileia, Comune di Assisi, Comune di Barumini, Comune di Capriate San Gervasio, Comune di Caser ta, Comune di Cerveteri, Comune di Ercolano, Comune di Ferrara, Comune di Firenze, Comune di Lipari, Comune di Matera, Comune di Modena, Comune di Montalcino, Comune di Napoli, Comune di Noto Comune di Padova, Comune di Palazzolo Acreide, Comune di Piazza Armerina, Comune di Pienza, Comune di Pisa, Comune di Por to Venere, Comune di Ravenna, Comune di Riomaggiore, Comune di Roma, Comune di San Gimignano, Comune di Siena, Comune di Sor tino, Comune di Tarquinia, Comune di Tivoli, Comune di Torino, Comune di Torre Annunziata, Comune di Urbino, Comune di Venezia, Comune di Verona, Comune di Vicenza, Comunità Montana di Valle Camonica, Parco del Delta del Po, Ente Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, Provincia di Ferrara, Provincia di Pesaro e UrbinoProvincia di Salerno e Regione Veneto.