LE IMPRESE GIGANTI i loro passaggi evolutivi FUSIONI e
Transcript
LE IMPRESE GIGANTI i loro passaggi evolutivi FUSIONI e
corso di Storia economica corso di Storia economica lezione 04.04.2013 LE IMPRESE GIGANTI slides della lezione del 4 aprile 2014 i loro passaggi evolutivi FUSIONI e ACQUISIZIONI • concetto di fusione • concetto di acquisizione • la ratio di tali processi di crescita il successo di fusioni/acquisizioni tali processi ebbero successo quando le società interessate centralizzarono il comando sui singoli impianti acquisiti, ed integrarono funzioni “altre” (ad es. quelle commerciali, finanziarie ecc.) …e quando ricorsero (per conseguire economie di scala) ad un sempre più sostenuto utilizzo di energia e di calore, nonché alle tecniche di lavorazione a ciclo continuo o per grandi partite, e – di più – a forti innovazioni organizzative • tale successo si concentrò dapprima nella produzione di beni confezionati semideperibili (zucchero, biscotti, dolciumi, whisky e prodotti distillati in genere), in quella di macchinari di largo uso (ma complessi) utilizzati dai calzaturifici o dalle industrie tipografiche, nella raffinazione del petrolio, nelle industrie della gomma e degli esplosivi, in numerosi settori chimici, e in parte nel vetro e nella carta, che avevano introdotto tecniche di produzione continua. • Le grandi imprese create dai processi di fusione, e poi di integrazione, ebbero successo anche nella siderurgia, nella metallurgia, e nella lavorazione dei minerali non ferrosi, tutti settori ad alta intensità di capitale, i cui prodotti non erano destinati al consumatore finale, bensì ad utilizzatori industriali. • Le nuove imprese “consolidate” (vale a dire a comando centralizzato) nonché “integrate”, giunsero ben presto a dominare i rispettivi settori seguendo l’esempio della Singer nella internazionalizzazione delle loro attività. • Anche in queste imprese, la rilevanza quantitativa della produzione imponeva una attenta programmazione e un sofisticato coordinamento del flusso delle materie prime agli stabilimenti, e della produzione sino agli utilizzatori delle “materie seconde”, dei semilavorati o dei c.d. beni intermedi. la prima catena di montaggio, 7 ottobre 1913 • La differenza fra questa seconda categoria di imprese, ed i produttori di articoli destinati al consumatore finale, consisteva essenzialmente nella diversa consistenza degli apparati di commercializzazione, che erano ovviamente più contenuti per le imprese indirizzate ad aziende utilizzatrici di “materie seconde” o di semilavorati. la prima catena di montaggio, 7 ottobre 1913 quando l’insuccesso di fusioni/acquisizioni? non poche volte, tuttavia, le fusioni e le acquisizioni fallirono i loro obiettivi, tanto che spesso le nuove società che così si erano formate finirono per sciogliersi quali i motivi? • Il fatto è che le concentrazioni si rivelarono un fallimento (o conseguirono risultati modesti) nei settori in cui l’integrazione delle funzioni commerciali non risultò vantaggiosa, o fu impossibile per le limitate dimensioni che le imprese fusesi raggiungevano sul mercato. • Ciò riguardò i settori i cui processi produttivi continuarono (per vincoli tecnologici, all’epoca non superabili) ad essere caratterizzati da un’alta intensità di lavoro rispetto al capitale investito, e in cui l’uso di quantità crescenti di energia meccanica non accelerava il processo produttivo, ma solamente determinava un aumento proporzionale delle quantità prodotte a condizione che, contemporaneamente, crescessero in misura analoga i macchinari impiegati e il numero di addetti. • Fu questo il caso del tessile, dell’abbigliamento, dei cappelli, delle calzature, della lavorazione del cuoio, della produzione di carrozze, mobilio, piastrelle e rivestimenti edili in genere, di sigari, delle maggior parte di beni alimentari, dell’editoria e della stampa, ecc. Insomma, di settori i cui prodotti non avevano necessità per la vendita di servizi specifici che solo il produttore avrebbe potuto assicurare. • In tali settori, frazionatissimi e composti di imprese per la maggior parte di limitate dimensioni, il fatto di fondere insieme più unità di produzione non determinava effettivi vantaggi sul piano della concorrenza, quali una riduzione dei costi (e quindi dei prezzi di vendita), o una più elevata capacità di soddisfare le esigenze della clientela.