le lezioni del caso aig
Transcript
le lezioni del caso aig
LIBERA UNIVERSITA’ DI LINGUE E COMUNICAZIONE IULM Facoltà di Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche e Pubblicità MILANO CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Docente che ha assegnato l’argomento della prova finale Chiar.mo Prof. MAZZOLA PIETRO ALBERICO C. Prova finale di: PAOLO RIVIELLO Matr. N. 120402 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG INDICE INTRODUZIONE ................................................................... 1 RIFERIMENTI TEORICI ........................................................ 2 DEFINIZIONE DI CRISI ....................................................................................... 2 EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI CRISI D’IMPRESA ............................................... 6 TIPOLOGIE DI CRISI ......................................................................................... 12 CRISI E HOLDING ............................................................................................. 23 L’AZIENDA AIG .................................................................. 27 LA STORIA ....................................................................................................... 27 I SEGMENTI DI BUSINESS ................................................................................. 32 SINTESI DEI BILANCI........................................................................................ 35 LO SVILUPPO DELLA CRISI ............................................... 46 DALLA CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE AMERICANO ALLA CRISI MONDIALE ... 46 LO SVILUPPO E LE CAUSE DELLA CRISI DELL’AZIENDA AIG .................................................................................... 55 IL BUSINESS DEI CREDIT DEFAULT SWAP .......................................................... 57 COLLATERALIZED DEBT OBLIGATION E SECURITIES LENDING PROGRAM ............ 64 IL SALVATAGGIO DA PARTE DEL GOVERNO AMERICANO .................................... 68 LE CAUSE DEL SALVATAGGIO ............................................................................ 70 CONCLUSIONI ................................................................... 72 BIBLIOGRAFIA .................................................................. 74 ALLEGATI ........................................................................... 77 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina I CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG INDICE DELLE FIGURE Figura 1 "Crisis Families" di Ian Mitroff ........................................................ 13 Figura 2 Andamento del Reddito Netto dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 37 Figura 3 Andamento del Reddito Operativo dei diversi business dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 .................................................................................. 39 Figura 4 Andamento del ROE dei diversi business dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 ....................................................................................................... 41 Figura 5 Andamento del Tasso d’interesse applicato dalla FED tra il 2001 ed il 2208.......................................................................................................... 48 Figura 6 Andamento della percentuale di possessori di un’abitazione negli Stati Uniti tra il 1997 ed il 2007 ........................................................................... 49 Figura 7 Percentuali di mutuatari subprime negli Stati Uniti tra il 1997 ed il 2007 ................................................................................................................. 51 Figura 8 Schematizzazione del succedersi degli eventi della crisi finanziaria americana .................................................................................................. 55 Figura 9 La tipica struttura di una transazione dell'azienda AIGFP .................. 62 Figura 10 Sistema di cartolarizzazione dei titoli ............................................. 64 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina II CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG INDICE DELLE TABELLE Tabella 1 Redditi netti dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008......................... 37 Tabella 2 Redditi Operativi dei diversi business dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008.......................................................................................................... 40 Tabella 3 ROE dei diversi business dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008....... 41 Tabella 4 Bilancio del business di Operazioni Assicurative Geberali dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 ............................................................................ 43 Tabella 5 Bilancio del business di Operazioni assicurative vita e pensioni dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 .......................................................... 44 Tabella 6 Bilancio del business di Operazioni di Servizi Finanziari dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 ............................................................................ 45 Tabella 7 Bilancio del business di Operazioni di Gestione Patrimoniale dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 .......................................................... 45 Tabella 8 Ammontare Netto Nominale di prodotti applicati su quote super senior al 31 dicembre 2007 ................................................................................... 61 Tabella 9 Ammontare totale dei Prestiti concessi autorizzati ed utilizzati dall’azienda AIG ......................................................................................... 71 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina III CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG INTRODUZIONE A partire dall’anno 2007 l’attenzione non poteva non essere focalizzata sugli eventi che stavano accadendo all’interno della finanza globale e soprattutto di quell’americana. Questo studio è nato dalla curiosità e dalla voglia di capire più approfonditamente lo sviluppo dell’evento critico che ha influenzato tutti i mercati ed ha avuto ripercussioni che si riflettono fino ad oggi anche nell’economia reale di tutti i giorni. Nello sviluppo della ricerca e della raccolta di materiale, si è man mano sempre più focalizzata l’attenzione sulle crisi che hanno visto veri e propri imperi finanziari crollare. Si è voluto mostrare, quindi, con questa ricerca quale sia stato il cursus di una crisi in una holding e si è cercato di dimostrare come la diversificazione, apparentemente il punto di forza dell’azienda in esame, si sia rivelata il fattore cardine del collasso dell’azienda stessa. Nello sviluppo del lavoro è stato seguito un corso logico che partisse dalla definizione di crisi, per poi descriverne lo sviluppo del concetto e delle teorie sulla crisi di impresa. A seguire sono state descritte le caratteristiche di una crisi all’interno di una holding e perché questa differisse da una crisi in un’azienda monobusiness. Continuando secondo questa linea, è stata presentata l’azienda presa in esame, delineandone le caratteristiche principali prima della crisi. Nella descrizione della crisi poi, si è voluto prima dare un breve sguardo al quadro generale in cui si va a collocare la crisi della holding, per poi descriverne nella maniera più esaustiva possibile lo sviluppo e il decorso dell’evento critico. A chiusura del testo, si è cercato di individuare le possibili cause sia del fenomeno che ha colpito l’azienda, sia i motivi del conseguente salvataggio che ha permesso alla AIG di non fallire. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 1 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG RIFERIMENTI TEORICI DEFINIZIONE DI CRISI L’accezione odierna del termine crisi è il risultato dei diversi significati assunti da tale vocabolo nel corso dei secoli, a partire dal mondo antico. Il termine è infatti di derivazione greca, dal vocabolo krisis1, “scelta, giudizio, decisione, momento risolutivo di un male”, derivante dal verbo krinein2, “distinguere, decidere”. Come la stessa accezione suggerisce quindi, con l’evoluzione nel tempo del concetto stesso di crisi, il termine è stato interpretato con un senso negativo, anche se inizialmente voleva indicare un momento di cambiamento e di scelta. Il termine ha acquistato col tempo il significato di periodo di grande avversità; in particolare in campo economico, all’interno del ciclo cui è sottoposto lo sviluppo economico, la crisi è la fase peggiore del periodo di recessione3. Con il termine crisi si indicano, però, anche particolari situazioni in cui può imbattersi un’impresa nell’arco della sua vita. Ci si sta riferendo ad eventi imprevisti che la danneggiano gravemente, sia sotto il profilo reddituale, che sotto il profilo d’immagine4. Molte definizione del termine crisi sono state date dagli autori in materia, di seguito ne verranno riportate solo alcune, per poi poter descrivere i fattori comuni che caratterizzano il concetto di crisi: • “un evento non pianificato, spesso inatteso e imprevedibile, caratterizzato da una forte carica distruttiva e foriero di intensi cambiamenti”5; 1 Dal Dizionario Garzanti della lingua italiana Dal Dizionario Garzanti della lingua italiana 3 DALL’ARA G., SORCI P., Quale strategia in tempo di crisi, Marketing espansione, n.44, 1991. 4 GILARDONI A., Il crisis management, Sinergie, n.35, 1994 5 GUERRA P., FERRARIO B., Crisis management, in Gilardoni A., (a cura di), Health, Safety & Environment, Egea, Milano, 2000 2 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 2 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG • “un momento di svolta, condizione instabile caratterizzata dall’incombere di un momento decisivo”6; • “un episodio di particolare gravità in cui a pesanti conseguenze economiche si affiancano un forte impatto sui mezzi di comunicazione e di una potenzialità di lesione dell’immagine aziendale”7; • “un’emergenza improvvisa, che infrange gli equilibri routinari dell’organizzazione o della comunità, che può danneggiare la posizione competitiva dell’azienda, che richiede attenzione immediata e che è visibile all’esterno dell’organizzazione”8; • “ un evento caratterizzato da bassa probabilità di accadimento, ma con gravi conseguenze, che minaccia gli obiettivi fondamentali di un’organizzazione”9; • “una minaccia per la reputazione e la sopravvivenza dell’organizzazione”10; • “ un grande momento di verità che mette a nudo le capacità organizzative effettive delle istituzioni coinvolte e ancor più le loro culture profonde”11. Si possono individuare quindi dei tratti specifici qualificanti la crisi12: 1. importanza ed elevata gravità dell’evento: si riferiscono al danno subito, non solo in termini di entità economica, ma anche come forte aumento della tensione sociale, di deterioramento dei rapporti con gli stakeholder; 2. effetto sorpresa: se l’avvenimento non fosse improvviso e altamente improbabile, non si avrebbe a che fare con una situazione di emergenza 6 FINK S., Crisis Management, Amacom, New York, 1986. MISANI N., TAGLIAVINI P., (a cura di), Rapporto Risk Management, Egea, Milano, 1996 8 GIRONDA G.P., L’impresa impara a gestire l’emergenza, L’Impresa, n.3, 1993 9 GIRONDA G.P., L’impresa impara a gestire l’emergenza, L’Impresa, n.3, 1993 10 PEARSON C.M., MITROFF I.I., From crisis prone to crisis prepared: a framework for crisis management, The Executive, vol.7 n.1, 1993 11 LAGADEC P., Crisis Management, FrancoAngeli, Milano, 1994 12 GUERRA P., FERRARIO B., Crisis management, in Gilardoni A., (a cura di), Health, Safety & Environment, Egea, Milano, 2000 7 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 3 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG ma con una situazione atipica, comunque affrontabile con schemi già in uso; 3. forte pressione temporale: lo stringente vincolo temporale impone di prendere decisioni in modo veloce ed efficiente per scongiurare l’ulteriore aggravarsi della situazione, dovuto alla perdita della fiducia di investitori e clienti e al deterioramento del morale dei dipendenti; spesso l’immediata presa di coscienza di tali circostanze è il fattore che determina il successo o l’insuccesso nella gestione della crisi; 4. inapplicabilità delle procedure decisionali e di comportamento routinarie: questo avviene in quanto la situazione creatasi costringe ad assumere comportamenti atipici, ad abbandonare pro tempore l’insieme di norme, rapporti gerarchici, meccanismi organizzativi consolidatisi nel tempo; 5. aspra alterazione degli equilibri abituali: è una caratteristiche strettamente legata alla precedente, anzi ne è una conseguenza, in quanto il dover rinunciare alle pratiche abituali implica rinunciare anche agli equilibri organizzativi creatisi nel tempo; 6. minaccia per la reputazione e la sopravvivenza dell’organizzazione: nel momento in cui si è colpiti da una crisi di una certa importanza, non si deve badare troppo al fatto di essere responsabili o meno della stessa, ciò che importa è tutelare l’immagine, la reputazione dell’azienda, sia da probabili attacchi dei media, sia dalle voci e supposizioni che spesso serpeggiano in questi casi13. Inoltre, l’immagine è uno dei beni intangibili più importanti, soprattutto in relazione al vantaggio competitivo che può conferire. Sono questi i denominatori comuni che aiutano a cogliere le caratteristiche oggettive della crisi, le quali non forniscono però un sufficiente aiuto alle organizzazioni colpite. 13 BERGE D., Cosa fare quando il lupo è alla porta, L’Impresa, n.5,1991 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 4 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG E’, infatti, importante considerare anche e soprattutto in base a quali criteri una situazione è percepita dagli individui come crisi, a prescindere da una valutazione puramente oggettiva: solo se tale situazione è avvertita, percepita come critica si innescano i comportamenti tipici dei casi di emergenza. A questo proposito alcuni autori14 inseriscono nella concezione di crisi una forte componente percettiva, scindibile nelle componenti, presenti contemporaneamente: I. minaccia: consiste in un evento capace di impedire il raggiungimento degli obiettivi del management; II. tempo: da intendersi come vincolo temporale stringente, presente quando il tempo a disposizione per prendere le decisioni è molto breve; III. sorpresa: il management non avrebbe mai immaginato di dover affrontare simili circostanze, con un conseguente senso di smarrimento. Quindi, per identificare e definire una crisi bisogna tenere conto sia degli aspetti oggettivi di essa, che degli aspetti percettivi riguardanti coloro che la vivono. In questa sede ci si rifarà al concetto di crisi d’impresa secondo cui “la crisi è un evento straordinario il cui accadimento e la cui visibilità all’esterno e all’interno minacciano di produrre un effetto negativo sull’organizzazione e la sua reputazione, sui suoi beni e servizi, sui suoi dipendenti e sugli altri stakeholder strategici e infine i suoi risultati economico-finanziari”15. La definizione caratterizza due principali aspetti della crisi su cui si vuole focalizzare l’attenzione nel presente lavoro: l’eccezionalità dell’evento critico e la visibilità dell’evento negativo e dei suoi effetti all’esterno dell’organizzazione. Come si vedrà più approfonditamente all’interno dell’evoluzione del concetto di crisi e soprattutto nelle tipologie della stessa, infatti, la reputazione d’azienda ha 14 GILARDONI A., “Il crisis management”, Sinergie, n.35, 1994. Barton, 1993; Fearn-Banks, 1996; Gironda, 2001. 15 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 5 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG assunto negli ultimi decenni un’importanza sempre maggiore all’interno degli asset aziendali, andando direttamente ad incidere sui bilanci, soprattutto per aziende quotate nei listini azionari per le quali la fiducia degli investitori ed il giudizio di aziende di valutazione sono i fattore chiave che possono decidere il valore del capitale azionario quotato in Borsa. EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI CRISI D’IMPRESA Nell’ambito degli studi economici il tema della crisi d’impresa ha ricoperto uno spazio crescente nel corso del tempo. In tal senso si possono distinguere tre diversi periodi di sviluppo degli studi in esame: il primo va dall’inizio del XIX secolo alla prima metà del XX secolo; il secondo dal dopoguerra agli anni ’80, il terzo dagli anni ’90 ad oggi. In linea generale il contributo della letteratura economica, soprattutto nel primo periodo, ha riservato uno spazio assai modesto allo studio delle specificità delle crisi d’impresa. Nello stesso periodo si sono sviluppati studi che hanno trattato il problema della crisi riferendolo all’intero sistema economico. Nel secondo periodo che parte dal dopoguerra si sono sviluppati, invece, due filoni di letteratura economica nei quali il problema della crisi occupa uno spazio assai più ampio. Si tratta della letteratura sulla crisi dei sistemi produttivi e di quella sulle crisi settoriali. Ancora una volta, punto di riferimento non è la singola impresa, ma l’intero sistema economico, sia esso settorialmente o geograficamente definito. Negli anni più recenti, di pari passo con il contributo che ha caratterizzato fino ad allora la letteratura sulla crisi dei sistemi complessivi, ha preso vita il formarsi e il consolidarsi di un filone di studi specifico sulla crisi d’impresa, analizzata questa volta dal punto di vista manageriale, ossia dal punto di vista di chi deve prevederla, diagnosticarla e gestirla. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 6 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Entrando più nello specifico, il concetto di crisi d’impresa ha assunto diverse connotazioni durante i diversi stadi di sviluppo del sistema economico: nel primo periodo, che ha inizio nella società pre-industriale, il termine crisi d’impresa faceva riferimento alla scomparsa di un’attività mercantile, e quindi veniva a coincidere con il concetto di fallimento. Assumeva, perciò, significato negativo, cioè consisteva nella mancanza di moralità nelle relazioni commerciali e, di conseguenza come furto nei confronti dei creditori, che in base al diritto comune potevano rivalersi sui beni e sul corpo del fallito. Nel XIX secolo, caratterizzato dalla nascita e dallo sviluppo del sistema capitalistico, la crisi aziendale era identificata nella mancanza di profitto e nella conseguente scomparsa dell’impresa dal mercato. Questo evento, aveva una sua connotazione per qualche verso positiva: infatti, l’espulsione dal mercato delle imprese non efficienti era considerato evento naturale e necessario per garantire la migliore allocazione delle risorse e la crescita del sistema economico16. Alla fine del secolo scorso, nella società che Lewis e Stanworth definiscono del “Capitalismo burocratico”, il termine crisi d’impresa indicava un fenomeno ancora diverso, cioè lo squilibrio tra le attività e le passività aziendali, ossia la mancanza di liquidità e nella conseguente incapacità dell’impresa di far fronte alle proprie obbligazioni. Questa nuova concezione deriverebbe dal riconoscimento dei cicli economici, ossia eventi imprevedibili in grado di causare il declino delle imprese. In questo periodo, il fenomeno ha perso, inoltre, la valenza di fenomeno irreparabile che provoca necessariamente la scomparsa dell’impresa: viene riconosciuta la possibilità di “correggere gli errori” e di risanare l’impresa. Si inizia, anche se implicitamente, a distinguere la crisi dal fallimento. Nello stadio evolutivo del sistema economico, ossia della cosiddetta 16 Secondo le teorie classiche e neoclassiche, come è noto, l’impresa è un’entità astratta con un compito preciso: trasformare i fattori di produzione in beni da offrire ai consumatori. L’efficienza di questo processo è garantita dal meccanismo concorrenziale, che in assenza di imperfezioni, provoca l’espulsione dal mercato delle imprese meno competitive. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 7 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG società “postindustriale”, si è sviluppato un altro concetto di crisi d’impresa, che si affianca a quello appena ricordato: il trasferimento da parte delle imprese di diseconomie sull’ambiente esterno. Ciò è dovuto alla consapevolezza dell’esaurimento delle risorse naturali e dei crescenti rischi ecologici, che ha indotto le imprese, a includere nel proprio bilancio i costi umani e sociali derivanti dalle loro attività. In tale ottica la crisi e il fallimento assumono significati diversi rispetto a quelli sopra descritti: esprimono cioè la produzione da parte d’imprese di elevati costi umani e sociali che dovrebbero portare alla loro scomparsa, anche se, dal punto reddituale, fossero imprese di successo. Tra queste definizioni, solo due sono state recepite all’interno della letteratura economica: quella che fa riferimento alla scomparsa dal mercato delle imprese non competitive e quella che si riferisce al trasferimento da parte delle imprese di diseconomie sull’ambiente esterno. Sebbene queste due definizioni siano concettualmente diverse, mettono in luce un aspetto particolare delle crisi aziendali: i loro effetti non investono solo l’impresa di per sé, ma l’intero o vaste parti del sistema economico. Questo aspetto non è una novità, in quanto rispecchia a pieno l’impostazione degli studi economici. Quindi, lo studio della crisi aziendale, è affrontato in maniera indiretta, trovando spiegazione nell’ambito delle relazioni tra domanda e offerta (crisi da sovrapproduzione.)17, in quello dei rapporti tra classi sociali (crisi come effetto delle contraddizioni dell’economia capitalistica)18 17 Intesa come squilibrio tra la capacità di produzione di beni materiali e la capacità di consumo della società. Si possono distinguere, due interpretazioni contrapposte: quella di coloro che consideravano la crisi un evento congiunturale e patologico ( cfr. Ricardo), derivante cioè da fattori esterni al sistema produttivo, e di coloro che consideravano la crisi un fenomeno strutturale, legato alla natura stessa del sistema produttivo (cfr. Sismondi e Malthus, con la loro tesi sulla critica della legge degli sbocchi), in A. TEDESCHI-TOSCHI, Crisi d’impresa tra sistema e management, Egea, Milano,1993. 18 Si veda in proposito lo studio di Marx PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 8 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG e in quello della necessaria ciclicità dell’andamento economico (crisi come fase recessiva all’interno di un ciclo continuo)19. La considerazione più immediata che emerge dall’analisi della letteratura fin qui esaminata riguarda il fatto che la crisi, per gli economisti dell’inizio del XIX secolo, era cosa ben diversa dalla crisi cui si riferiscono gli studiosi della fine del XX secolo, e ciò è dovuto allo sviluppo della teoria economica che in questo lasso di tempo si è evoluta e ha modificato consistentemente il concetto stesso di crisi. A partire dagli anni ’70, in corrispondenza del secondo periodo di sviluppo del concetto, l’attenzione degli studiosi sulla problematica della crisi del sistema economico in senso lato, si è progressivamente spostata verso la crisi settoriale20. Con ritmo crescente, le crisi d’impresa hanno cessato di essere fenomeni episodici, legati all’incapacità dell’imprenditore e di manager o a loro comportamenti colposi o delittuosi, e sono divenuti fenomeni ricorrenti in concomitanza con la serie di eventi negativi che hanno coinvolto i sistemi industriali di tutti i paesi. Basti pensare alle variazioni dei livelli di costo del lavoro: la causa di crisi era strettamente collegata al fatto che la struttura produttiva, nel caso quella italiana, era in gran parte costituita da produzioni di tipo labour intensive21, oppure dallo shock petrolifero dell’ottobre 1973, con il conseguente rialzo dei prezzi dell’energia e poi delle materie prime, che provocarono corrispondenti variazioni nei costi di produzione, a scapito di Paesi 19 La condizione di equilibrio, seppur variamente definita, era interpretata come norma teorica, come punto di riferimento verso il quale confluiscono i sistemi. Le fluttuazioni cicliche ne costituiscono le deviazioni e le crisi le deviazioni anormali, improvvise. Cfr. A. TEDESCHI-TOSCHI, Crisi d’impresa tra sistema e management, op. cit. pag. 38 e ss. 20 Si veda i numerosi lavori empirici che hanno preso in esame alcuni comparti dell’industria italiana particolarmente colpiti dalla crisi: es. settore chimico, automobilistico, siderurgico e infine di quello del tessile-abbigliamento 21 La struttura produttiva italiana si caratterizzava infatti per una composizione settoriale che vedeva la prevalenza di settori a bassa intensità di capitale, utilizzanti tecnologia matura PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 9 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG in larga misura dipendenti dall’estero nell’acquisizione di fonti di energia e di materie prime. La somma di questi fenomeni mette in crisi ampi settori a tecnologie relativamente semplici, specialmente nei settori maturi. L’incapacità di fronteggiare questi eventi negativi, è amplificata anche dalla fragilità della struttura finanziaria: alto indebitamento a breve e povertà di capitale di rischio (causata dalla debolezza del mercato finanziario e da una politica pubblica per lungo tempo ostile all’investimento azionario). Altro fattore importante è stato l’entrata del nostro Paese nel Sistema Monetario Europeo (1979), con la conseguente forte attenuazione della politica di svalutazione dei cambi, ritenuta fino ad allora un’arma importante nella concorrenza internazionale. Nell’ultimo periodo, a partire dalla metà degli anni ’90 e in particolare nel primo scorcio del nuovo millennio, l’economia mondiale ha subito un processo di profonda trasformazione che ha cambiato la natura dei prodotti, i sistemi di produzione e distribuzione di beni e servizi, la dimensione e la localizzazione dei mercati di sbocco. Cause principali sono state l’accelerazione dei processi di globalizzazione e la rivoluzione tecnologica e, in particolare per l’Europa, l’unificazione monetaria. La crescita della pressione competitiva internazionale in tutti i settori, ha spinto i paesi più industrializzati a ricollocare la propria produzione in parte verso il settore del terziario avanzato (informatica, ricerca, servizi finanziari innovativi) e in parte verso settori ad alta tecnologia meno soggetti alla concorrenza, acquisendo vantaggi competitivi che si sono tradotti in una forte crescita della produttività globale e dei fattori della produzione. Il carattere distintivo delle crisi aziendali degli anni Novanta, risiede nella loro complessità, nei modi di manifestazione, nelle soluzioni adottate per il loro fronteggiamento. Non è allora casuale, che negli ultimi anni, nell’ambito del dibattito intorno ai meccanismi PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 10 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG che regolano e condizionano la competitività dei sistemi–paese e delle imprese22, si sia riservata l’attenzione ai sistemi di gestione delle crisi aziendali, ossia meccanismi istituzionali (regolamentati da leggi o affidati alla libera iniziativa delle parti), di gestione dell’insolvenza, in grado di operare con modalità sempre più vicine alle regole del mercato. Oggi, nei sistemi economici moderni, caratterizzati da un intenso dinamismo dei mercati, da continui cambiamenti tecnologici, tutte le aziende sono costantemente esposte al pericolo di una caduta delle performance. In un simile contesto, anche il concetto di crisi aziendale ha subìto una graduale trasformazione. E’ ormai abituale distinguere fra due situazioni differenti: quella di declino, inteso come riduzione della capacità reddituale e indebolimento della situazione finanziaria, e quella di crisi in senso stretto, intesa come condizione di perdite economiche forti e strutturali, unite a manifestazioni non occasionali di insolvenza. In definitiva all’interno della letteratura sulle crisi settoriali, hanno iniziato ad assumere rilevanza come cause gli aspetti più microeconomici, quali soprattutto l’andamento della domanda di beni specifici, la sua distribuzione all’interno dei diversi mercati, nazionali ed esteri, il comportamento del consumatore, le tecnologie specifiche del settore, le forme di produzione basate su sistemi arcaici e cosi via. Deriva da ciò che con ricorrenze sempre più frequenti entrano in crisi: • interi settori o parte di essi, come conseguenza del cambiamento generale delle condizioni operative e degli equilibri preesistenti (crisi diffuse); • singole aziende, in relazione a specifiche debolezze, generate dai turbamenti e dalle variabilità ambientali (crisi particolari). 22 Tra questi i meccanismi di governance delle istituzioni e delle imprese, i modelli di sistema finanziario più idonei a sostenere l’innovazione e lo sviluppo del’economia, le condizioni e le regole attraverso cui promuovere l’imprenditorialità e la nascita di nuove imprese (cfr. Barca, 1994; Airoldi e Forestieri, 1998). PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 11 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG La conseguenza è il mantenimento in vita solo delle aziende più efficienti, o più innovative, che hanno saputo proteggersi dai rischi. Nell’evoluzione del concetto di crisi nelle sue tre diverse fasi quindi, si è partiti dall’analisi di fattori macroeconomici, perché l’oggetto d’analisi era il sistema economico generale e la singola azienda era vista come trainata da esso; si è poi passati all’analisi dei settori, con la presa in considerazione di fattori microeconomici ma fondamentalmente extra aziendali; in ultimo, con l’introduzione del concetto di esternalità della singola azienda sul sistema economico (con conseguente visione dell’impresa come trainante del mercato), i fattori d’analisi sono stati le specificità aziendali, le peculiarità della singola impresa. Tra queste caratteristiche peculiari dell’azienda non possono oggigiorno non essere considerate ovviamente proprietà come, ad esempio, la corporate identity, la cultura aziendale, il brand awareness, ed ovviamente la fiducia che i consumatori ripongono in una marca e la reputazione che questa stessa ha all’interno dell’ambito del proprio business. TIPOLOGIE DI CRISI Volendo delineare un sistema di classificazione delle crisi, si prenderanno in esame gli studi di quattro autori principali che nell’arco degli anni 90 hanno definito e sistematizzato diversi modelli di crisi. Primo autore, in ordine cronologico, è Ian Mitroff, che nel 1993 propone uno schema per la definizione dei tipi di crisi all’interno di un sistema di assi cartesiani. Sull’asse delle ordinate viene preso in considerazione il fattore di severità della crisi, agli estremi dell’asse delle ascisse invece vengono posti i fattori umani e sociali da una parte e i fattori tecnici economici sull’estremo PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 12 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG opposto.23 Si ha quindi un primo approccio per la definizione delle possibili cause di una crisi aziendale, con la delineazione di due estremi ai quali corrispondono le crisi derivanti da fattori umani e crisi di carattere puramente tecnico. Fonte: I.Mitroff, C.M. Pearson, “Crisis Management”, 1993 Technical/economic External information attacks Esternal economic attacks Copyright infrangement Loss of information Counterfeiting Rumors Extortion bribery boycotts hostile takeovers Megadamage Enviromental damage accidents cause effect severe Occupational factors Healt Diseases AIDS Breaks Recalls product defects Plant Defects Computer Breakdowns Poor operator/errors Poor Security normal Psychopathology Terrorism Copycats On-site sabotage/tampering Off-site saborage/tampering Executive Kidnappings Sexual Harassment Rumors Perceptual Human Resources Damage to reputation Rumors Executive succession Poor morale human/social Figura 1 "Crisis Families" di Ian Mitroff 23 I. Mitroff, C. Pearsons, Crisis management, a dignostic guide for improving your organization’s crisis- preparedness (1993) PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 13 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Il secondo autore,Sergio Sciarelli, nel 199524 definisce i diversi tipi di crisi in base alla matrice prevalentemente esterna o prevalentemente interna. Per quanto concerne le crisi a matrice esterna (nelle quali l’impatto di fattori al di fuori del controllo imprenditoriale è dominante e determinante), è possibile distinguere tre casi in funzione della gravità e degli eventi considerati (crisi settoriali, ecologiche e catastrofiche). Il primo caso è quello della crisi settoriale (economica), che investe interi comparti dell’economia o particolari settori industriali. Si tratta, dunque, di crisi che toccano ampi comparti dell’economia e che si riflettono, anche se con conseguenze differenti in rapporto con le specifiche strategie imprenditoriali, su tutte le aziende operanti all’interno del comparto. Le cause della crisi possono essere anche però di tipo ecologico; talvolta, infatti, fenomeni di crisi si legano a disposizione di protezione dell’ambiente naturale, di difesa delle specie animali, per cui lo sfavorevole andamento del settore è conseguenza di leggi influenti sulle condizioni della domanda e dell’offerta. Altro tipo di crisi può essere provocato dal verificarsi di eventi catastrofici, che suggeriscono misure di proibizione o limitazione di alcune produzioni (come la produzione di energia nucleare). Per quanto concerne invece le crisi a matrice interna (nelle quali gli errori strategici ed organizzativi compiuti dal management aziendale rappresentano la causa prima dello stato patologico), secondo l’avviso dell’autore si possono suddividere in quattro classi: 1. crisi strategiche, dovute agli errori nella composizione del mix di portafoglio degli investimenti; 2. crisi di posizionamento, causate da errori nella scelta dei segmenti delle nicchie di mercato da servire; 24 S. Sciarelli, La Crisi D’impresa, il percorso gestionale di risanamento nelle piccole e media impresa, 1995 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 14 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG 3. crisi dimensionali, collegate ad uno squilibrio tra potenzialità organizzative e risultati in termini di produttività, economicità e redditività; 4. crisi da inefficienza, correlate ad uno squilibrio tra costi e rendimenti dei fattori componenti la combinazione produttiva. Sciarelli rispetto all’autore precedente, quindi, non si limita a scindere le crisi in base al fattore umano o meno della causa della crisi, ma divide le cause in base al controllo che l’impresa ha sui fattori scatenanti la crisi, sottolineando la determinante delle scelte imprenditoriali come fattore principale della sopravvivenza di una azienda. Il terzo autore preso in considerazione, Luigi Guatri, sempre 199525 propone un sistema di definizione di tipologie di crisi in base a ricerche empiriche fatte sul campo negli Stati Uniti. Guatri suddivide gli eventi critici in base alle cause del declino rispetto a due approcci, l’approccio soggettivo e l’approccio oggetivo. Secondo l’approccio soggettivo le ragioni perché una crisi possa accadere sono: a. la direzione è affidata, almeno in via di fatto, ad un solo uomo situazione considerata necessaria virtù, oltre che nelle piccole imprese, nella cosiddetta fase imprenditoriale delle medie grandi imprese. Ma che di solito non regge il passo, con poche eccezioni, nella complessità ambientale gestionale delle imprese moderne, non solo di grande, ma anche di media dimensione; b. la debolezza del management, composto da persone non all’altezza dei compiti loro affidati. Questa condizione deriva talvolta dai periodi di gestione monocratica; c. le due ragioni precedenti ne determinano spesso una terza: il cambiamento del management si profila un processo accidentato e 25 L.Guatri, Turnaround Declino, crisi e ritorno al valore, 1995 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 15 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG disordinato, che passa attraverso una serie di conflitti tra le diverse funzioni del sistema aziendale; d. un’ulteriore ragione è l’eccesso di burocrazia: la struttura manageriale diventa molto rigida, incapace di pronti adattamenti al mutare di situazioni; e. anche un gruppo di top manager sbilanciato e talvolta giudicato un serio inconveniente. Con quest’espressione si fa riferimento alla mancanza di un ampio spettro di competenze qualificate. È il caso, ad esempio, di alcune imprese industriali nelle quali il top management e composto solo da ingegneri; f. da ultimo viene citata la scarsa o nulla capacità dei consigli d’amministrazione di controllare efficacemente e di incidere sull’attività del management. I tipi di crisi vengono però delineati nella costellazione dell’approccio oggettivo, sempre in funzione delle cause che li provocano. Guatri, avvertendo che tali categorie si presentano spesso in combinazione, definisce quindi cinque tipi di crisi: 1. Declino e crisi da inefficienza. Quando una o più funzioni (o aree aziendali) operano con rendimenti quindi con costi “non in linea” con quelle dei concorrenti. Ne risulta che inefficienza è da intendere in senso relativo, cioè con riguardo ai reali competitori. L’inefficienza può quindi appartenere all’area produttiva, commerciale oppure al campo amministrativo o organizzativo. 2. Declino e crisi da sovraccapacità/ rigidità. Una causa molto diffusa della crisi d’impresa è l’eccesso di capacità produttiva, accompagnato dall’impossibilità dell’adattamento nel breve periodo dei costi fissi che ne derivano e che vanno in parte inesorabilmente “sprecati”. Da ciò il PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 16 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG frequente binomio sovraccapacità/ rigidità, che identifica questo tipo di crisi. 3. Declino e crisi da decadimento dei prodotti e da carenze ed errori di marketing. Il declino della crisi deriva non di rado da debolezze dell’impresa nell’affrontare e controllare il proprio mercato. Nel caso del decadimento dei prodotti, ad esempio, questi, in quanto non tempestivamente aggiornati o rinnovati, si dimostrano poco attrattivi e perciò deboli. Nel caso invece di carenze ed errori di marketing, esempi possono essere un mix di prodotti errato, o con palesi carenze; la caduta dell’immagine dell’impresa, o dei marchi con cui essa si presenta; l’insufficiente o decrescente grado di conoscenza del nome del prodotto, delle marche, dei prodotti; gli errori nella scelta dei mercati, nel target di clientela, o delle “nicchie”; le carenze dei servizi offerti alla clientela; le carenze e l’eccessiva onerosità dell’apparato distributivo. 4. Declino e crisi da incapacità a programmare; da errori di strategia; da carenza di innovazione. L’incapacità a programmare va interpretata in senso sostanziale, come incapacità di adattare le condizioni di svolgimento della gestione ai mutamenti ambientali. La carenza significa spesso anche incapacità di coinvolgere il management e il personale nello sviluppo della gestione. Esempi di errori di strategia, invece, possono essere casi come il mantenimento “a tutti i costi” dell’impegno di attività in aree che generano risultati negativi, che distruggono valore, che non presentano serie probabilità di inversione di tendenza; oppure l’entrata in nuove aree nelle quali l’impresa non dimostra né competenza né vocazione. La carenza di innovazione è infine sempre fattore rilevante di declino della crisi; l’impresa ben difficilmente si mantiene nel tempo produttiva di positivi risultati senza frequenti iniezioni di nuove idee che si traducono nell’individuazione di nuovi prodotti, di nuovi mercati, di PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 17 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG nuovi modi di produrre, di nuovi modi di presentare e diffondere prodotti. 5. Le crisi da squilibrio finanziario/patrimoniale. Per squilibrio finanziario si fa riferimento di solito a situazioni caratterizzate da eventi come la carenza di mezzi propri corrispondente ad una netta prevalenza di mezzi a titolo di debito, marcata prevalenza di debiti a breve termine rispetto alle altre categorie di indebitamento, squilibri tra investimenti duraturi e mezzi finanziari stabilmente disponibili, insufficienza od inesistenza di riserve di liquidità, scarsa o nulla capacità dell’impresa a contrattare le condizioni del credito (data la necessità di disporne ad ogni costo), difficoltà a eseguire ed affrontare le scadenze e conseguente ritardo di alcune categorie di pagamenti nei casi più gravi. Guatri in definitiva, confrontato con gli autori precedenti, aggiunge agli altri modelli di definizione di crisi il fattore soggettivo. Egli, infatti, entra approfonditamente all’interno della problematica delle scelte aziendali, sottolineando l’importanza del ruolo del management e di tutti gli organi preposti al ruolo di decisori. L’autore inoltre, per ciò che riguarda le cause oggettive, aggiunge la differenza tra crisi e declino aziendale, definendo il secondo come un momento meno influente sull’andamento dell’impresa rispetto alla crisi, ma in cui si avvertono segnali di perdita. Il quarto autore preso in analisi, Paolo Bastia, nel 1996 propone una classificazione delle crisi aziendale i suddividendo inizialmente le cause in primarie e secondarie, definendo le cause primarie come quelle che hanno prevalentemente natura soggettiva, poiché l’azienda è sempre una ordinazione economica istituita e retta dall’uomo e reputando che solo agendo prima sui comportamenti delle persone si possa PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 18 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG sviluppare un profondo processo di risanamento. Le cause secondarie, al contrario, sono di natura oggettiva, basate sulle caratteristiche strutturali ed organizzative dell’azienda a prescindere dal fattore umano delle persone che ne fanno parte. Le cause primarie possono essere quindi articolate in tipologie più specifiche, selezionate e definite in vista del loro rilievo strategico. In base a questo ultimo fattore si possono allora delineare le seguenti tipologie di cause di crisi: I. Crisi di cultura d’impresa a tutti i livelli (imprenditoriale, manageriale, del personale in genere). Questa causa attiene ad un complesso di elementi intangibili, che proprio per la loro non visibilità e la conseguente difficile verificabilità, rischiano di non essere seriamente considerati o adeguatamente percepiti. Il deterioramento della cultura d’impresa possiede un carattere persuasivo, diffondendo un clima di sfiducia, di conflittualità, di demotivazione e di rinuncia. Una fondamentale causa specifica di crisi di cultura d’impresa va individuata innanzitutto nella carenza di imprenditorialità, intesa come mancanza di slancio innovativo e di originalità e creatività nella generazione di nuovi prodotti, nell’aggiornamento dei processi produttivi, nell’accesso ai mercati. II. Crisi per inadeguata creazione di qualità e valore. Una fondamentale condizione di successo dell’impresa della condivisione della sua cultura interna con quella esterna espressa dalla collettività di riferimento. L’espressione della condivisione di queste due culture è data da molteplici segnali che vanno dal volume di vendite fino alla notorietà del marchio. Sotto il profilo strategico si sono affermati in particolare due fattori determinanti per il vantaggio competitivo dell’impresa difendibile nel lungo periodo: la creazione di qualità e la creazione di valore. Un’impresa incapace di generare qualità superiore rispetto ai concorrenti PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 19 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG o incapace di generare valore, entra in conflitto con una o più categorie di soggetti esterni. III. Crisi per errori di strategia e struttura. Gli errori di formulazione, di implementazione delle strategie, di gestione strategica, di definizione delle correnti, di configurazioni organizzative, costituiscono in genere cause di grande evidenza e di particolare gravità, in genere riferibili alla responsabilità dei proprietari e dell’alta direzione. Tali errori, oltre ad avere una propria origine specifica, possono essere il risultato di un’incoerente orientamento strategico di fondo. IV. Crisi per mancanza di flessibilità. Le rigidità all’interno delle strutture aziendali possono penalizzare le imprese in momenti di difficoltà, come nel caso di oscillazioni dei prezzi delle materie prime, di tempeste valutarie, o di instabilità della situazione politica e del quadro socioeconomico mondiale. La mancanza di flessibilità al livello di struttura organizzativa deriva solitamente dall’aver percorso processi di crescita per via interna, che tendono a creare dimensioni aziendali non modificabili a seconda delle esigenze produttive. La rigidità della struttura tecnico-produttiva può essere fondamentalmente vista in due aspetti: l’eccessiva dimensione degli impianti, che può provocare all’interno dell’impresa,in periodi di recessione, il rischio di sotto l’impiego della capacità produttiva (crisi da capacità); la specializzazione spinta degli impianti a causa della quale impresa subisce invece il rischio della mancanza di versatilità dei propri impianti. Infine la flessibilità è condizione che va ricercata soprattutto nella gestione delle risorse umane, ciò allo scopo di potersi avvalere di personale versatile e abituato alla mobilità interna. La mancanza di queste condizioni di flessibilità, data la varietà e la variabilità dei processi produttivi e dei carichi di lavoro PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 20 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG delle diverse linee, provoca perdite di produttività del lavoro, elevati costi di riconversione, difetti di qualità. V. Crisi per inefficienze. L’inefficienza è causa di crisi dell’impresa soprattutto quando questa opera in contesti altamente competitivi, con progressiva erosione dei margini. L’inefficienza può essere riferita all’azienda nel suo complesso, oppure localizzata a diversi livelli: aree strategiche da fare, funzione aziendale, singole risorse. A livello aziendale l’inefficienza si coglie per un aggravamento dell’incidenza dei costi sui ricavi, a motivo ad esempio di un appesantimento delle spese generali e dei costi di struttura. A livello di aree strategiche da fare, le inefficienze si colgono, in ciascuna area, per eccessivi costi di sviluppo dei prodotti, di accesso alle tecnologie o di penetrazione del mercato. A livello di singole funzioni, la rilevanza dell’inefficienza dipenderà da quanto le funzioni sono caratterizzanti per una data impresa. Così, ad esempio, sarà allarmante un’inefficienza nell’area di tutti giorni e logistica per un’impresa industriale. Bastia, quindi, continua come i predecessori ad aggiungere specificità alle tipologie di crisi, studiando direttamente casi aziendali e introducendo concetti come la cultura d’impresa, creazione di qualità e valore e notorietà del marchio, tutti fattori che nell’era contemporanea si sono rivelati fondamentali all’interno della strategia aziendale per la riuscita di un’impresa e che quindi devono essere analizzati e monitorati, secondo l’autore, per poter comprendere se l’azienda presa in esame è in declino o potrà essere soggetta ad esso. La classificazione di tipologie di crisi adottata in questa sede, infine, sarà quella proposta da Mitroff ed altri studiosi26. La scelta della classificazione di 26 Mitroff, Agnos, 2001; Mitroff, Harrington, Gai, 1996 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 21 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG quest’ultima definizione di crisi deriva da diversi fattori: l’evoluzione delle classificazioni delle crisi, come visto, ha portato i diversi autori presi in esame a voler analizzare sempre più specificatamente quello che inizialmente era solo definito come fattore umano o sociale, fino ad arrivare a capire che la strategia aziendale adottata dal management ha una rilevanza primaria nella prevenzione delle crisi. Si è passati infatti negli anni da una semplice analisi delle crisi aziendali a posteriori rispetto all’evento critico, alla definizione di sistemi di prevenzione di crisi (lo stesso nascere all’interno delle aziende di un ufficio per il crisis management lo dimostra). Per poter analizzare lo stato di salute di un’azienda si è visto che devono essere presi in considerazione fattori microeconomici (diversamente dal primo periodo in cui si analizzavano solo fattori macroeconomici che davano una visione d’insieme del sistema economico) ed oggi per poter analizzare al meglio la soddisfazione della clientela, determinante della domanda in un mercato in cui un impresa offre prodotti e servizi, deve essere analizzata la brand identity27, della quale fa parte anche la reputazione aziendale. Questo singolo fattore permea all’esterno come all’interno dell’azienda entrando a far parte della cultura aziendale28 e quindi incide anche sul personale interno all’impresa. La responsabilità sociale, sapendo che le imprese incidono direttamente sulla vita, l’ambiente e l’economia degli individui con cui hanno dei rapporti, è parte integrante della cultura aziendale e diventa per le imprese una determinante fondamentale per poter trasmettere ai propri stakeholder l’impegno a mantenere standard elevati che le stesse dinamiche di mercato esigono. La reputazione quindi risulta essere la risultante di ciò che gli stakeholder pensano riguardo all’azienda, integrando fattori quali fiducia, stima, familiarità ed altre determinanti il cui declino può 27 Identità di marca, è tutto ciò che l'impresa vuole che i consumatori percepiscano utilizzando i propri prodotti. 28 l’insieme di valori e di significati che si esprimono esteriormente attraverso il linguaggio, le norme ed i modelli di comportamento, gli slogan, le narrazioni, i riti ed i simboli adottati dai componenti dell’organizzazione. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 22 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG seriamente compromettere l’andamento economico di un’impresa, amplificando i risultati di una possibile crisi. Mitroff ha quindi proposto una classificazione sulla base di tre fondamentali elementi: l’attribuzione della responsabilità della crisi, la similitudine delle modalità di gestione da impiegare per risolvere la crisi, e l’entità del rischio di danno alla reputazione dell’impresa che le diverse crisi comportano. Facendo riferimento alle variabili citate sono state individuate tre tipologie di crisi29: • Victim crisis. Sono costituite da crisi che non comportano alcuna attribuzione di responsabilità all’impresa per il verificarsi dell’evento, o comportano un’attribuzione esigua di responsabilità per l’impresa. Il rischio di danno alla reputazione è pressoché nullo, in quanto l’ impresa è vista dagli stakeholder come “vittima” della crisi, che è imputabile a fattori esterni incontrollabili da parte dell’impresa30. Esempi di questa tipologia di crisi sono i disastri naturali, gli atti terroristici, gli atti di sabotaggio, la manomissione e l’alterazione dei prodotti da parte di soggetti esterni. • Accidental crisis. Sono crisi per le quali l’attribuzione della responsabilità all’impresa è bassa e il rischio di danno alla reputazione è contenuto. Il management dell’impresa è ritenuto accidentalmente coinvolto nella manifestazione della crisi e in grado di esercitare un controllo minimo sulla possibilità di prevenire la stessa. Esempi sono: gli errori tecnici connessi alla funzionalità di impianti o macchinari industriali, di errori tecnici legati allo svolgimento del processo produttivo che determinano il ritiro del prodotto dal mercato e le pubbliche accuse non legalmente 29 Emanuele Invernizzi, Manuale di relazioni pubbliche 2, le competenze e i servizi specializzati, McGraw-Hill, 2006 30 Coombs et al., 1995; Coombs, 2004 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 23 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG comprovabili mosse nei confronti dell’impresa da particolari gruppi di stakeholder guidati da principi anticorporativi31. • Intentional crisis. Consistono in crisi che comportano una forte attribuzione di responsabilità all’impresa e che rappresentano una minaccia di notevole entità per la sua reputazione. In questo caso, le imprese consapevolmente attuano iniziative che violano le normative vigenti e mettono a rischio la sicurezza degli stakeholder32. Esempi sono gli atti gestionali fuorilegge o gli incidenti agli impianti e ai macchinari dovuti ad errori umani. CRISI E HOLDING L’azienda presa in esame in questa sede, la AIG, è definibile, per la maggior parte delle aziende detenute, come una holding gestoria, in quanto gestisce business con interdipendenza strategica e ricerca sinergie nelle diverse aree strategiche di affari. La AIG si delinea perciò come un’azienda multi business, pur avendo come filo conduttore la gestione degli investimenti privati e di clienti istituzionali. Definendo una Holding company ( dall’inglese “che detiene”) come una società madre, normalmente privata, che detiene partecipazioni di altre società33, si possono definire diversi tipi di holding: • holding finanziaria o holding pura: quando detiene partecipazioni in società che hanno autorità strategica, autonomia giuridica e appartengono a settori diversi 31 32 33 Tucker, Melewar, 2005 Coombs, Hollyday, 2001 http://it.wikipedia.org/wiki/Holding PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 24 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG • holding gestoria: quando gestisce società che hanno business con interdipendenze strategiche, tendente sempre a ricercare sinergie tra i business • holding mista o holding operativa: quando oltre a controllare l'amministrazione delle società controllate si dedica direttamente alla produzione • holding capogruppo o parent company: una holding che detiene una quantità di azioni o quote societarie di un’altra società tali da controllarne l'amministrazione • holding di famiglia: molto diffusa in Italia, è una holding controllata da componenti di un'unica famiglia spesso attraverso società in accomandita per azioni o società a responsabilità limitata. Nell’ambito del crisis management la peculiarità di essere un’azienda con più business può avere dei pro e dei contro rispetto ad aziende che focalizzano il loro business in un un’unica area strategica di affari. Nel caso di un’azienda monobusiness infatti, la concentrazione dell’attenzione su un singolo mercato permette di focalizzare gli sforzi nell’analisi dell’area di affari in cui l’impresa lavora. Le analisi di mercato quindi potranno essere più specifiche e approfondite e di conseguenza le previsioni dei mutamenti interni al proprio mercato potranno essere più realistiche. Proprio la concentrazione in un unico business però, può portare l’azienda monobusiness all’esaurimento delle risorse in caso di crisi dell’unico mercato servito, cercando di fronteggiare il momento sfavorevole. Per l’azienda multi business, d’altra parte, un fattore facilitante è la possibilità di spostare le risorse (umane, economiche,di know-how e infrastrutturali) da un’area strategica d’affari servita ad un’altra, creando così sinergie che permettono lo sviluppo aziendale o di affrontare momenti di crisi. L’effetto che si verrà a creare, però, sarà di intensa interrelazione tra le diverse divisioni aziendali, che quindi, in caso di una forte crisi di un solo business, PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 25 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG potranno subire un “effetto domino” diffondendo la crisi da una singola area d’affari a tutte le altre. Un ulteriore fattore critico delle aziende multi business può essere determinato da una difficoltà di analisi delle aree d’affari proprio per il maggior numero di business operati (al contrario di aziende monobusiness). Si potrà creare quindi una certa “miopia” del governo di impresa che può non far riconoscere la crisi di un’area d’affari all’interno di un vasto portafoglio. Per quanto riguarda la crisi della reputazione in una holding, è possibile fare un discorso simile a quanto detto sopra per le intense interrelazioni che vi sono tra le diverse visioni o di diversi marchi di un’azienda multi business. La reputazione di un singolo marchio, infatti, può influire sulla fiducia che gli stakeholder hanno in tutti i marchi che fanno riferimento ad un’unica holding, in caso essa sia positiva e a maggior ragione nel caso in cui sia negativa. Caso emblematico della diffusione di cattiva reputazione in maniera endemica all’interno di un’azienda multibusiness è quello della multinazionale svizzera Nestlè. Quest’azienda fu accusata di una politica aggressiva nei paesi del terzo mondo per la diffusione dei propri prodotti per l’infanzia34, nello specifico sembra che l’azienda convincesse le madri ad utilizzare il proprio latte in polvere al posto del latte materno35; la Nestlè, holding che possiede svariate decine di marchi di prodotti diversi36, ha subìto un deciso declino di reputazione rispetto alla propria clientela, fino ad arrivare al boicottaggio di tutti i propri prodotti da parte di diverse organizzazioni37. L’azienda non ha però cercato di arginare il fenomeno, adottando invece un comportamento ulteriormente aggravante. Negli anni è infatti stata accusata anche di aver utilizzato cibo geneticamente modificato, cibo contaminato e di aver sfruttato manodopera minorile38. Questi 34 http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#Latte_per_neonati http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/15/terrorismo_boicottaggio_Nestle__co_0_981 21512655.shtml 36 http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#Principali_marchi 37 Sono nate diverse organizzazioni come la “rete italiana boicottaggio Nestlè”, http://www.ribn.it/ 38 http://it.wikipedia.org/wiki/Nestl%C3%A9#Critiche_alla_politica_commerciale_di_Nestl.C3.A9 35 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 26 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG comportamenti, mai realmente smentiti dalla multinazionale, hanno portato fino alla condanna in Italia nel marzo 2009, insieme all’azienda Tetrapack, per dei casi di vendita di latte contaminato per neonati39. Questo caso è un esempio di quanto il comportamento di un’azienda abbia un impatto non solo economico ma anche sociale all’interno della società in cui opera. Nello specifico una holding ha l’obbligo di mantenere standard comportamentali che vengono seguiti per tutte le singole aziende o di singoli marchi da lei posseduta, per non andare incontro ad una diffusione endemica di sfiducia da parte dei suoi stakeholder. Infatti anche le aziende che hanno un comportamento sociale eccellente e degli standard qualitativi alti, facendo parte di una stessa holding, possono subire delle gravi crisi di riflesso a causa di aziende che invece si rivelano scorrette ed hanno dei comportamenti socialmente riprovevoli. 39 http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_01/condanna_tetrapack_nestle_1ca71c5c-066011de-bafb-00144f02aabc.shtml PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 27 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG L’AZIENDA AIG LA STORIA LE FONDAMENTA AIG nasce in Cina nel 1919, quando Cornelio Vander Starr arriva a Shanghai e fonda una piccola agenzia di assicurazione che chiama American Asiatic Underwriters. L'agenzia inizialmente è specializzata nella copertura del rischio di incendi e poi si ramifica in tutti gli ambiti assicurativi, compresi sinistri in caso di viaggi marittimi. Due anni più tardi viene fondata l'Asia Life Insurance Company per vendere prodotti assicurativi sulla vita ai cinesi. Nel corso del 1920, entrambe le società ampliano la loro attività in altre città cinesi e paesi vicini del Sud-Est asiatico. Nel 1926, Starr capisce che ha bisogno di un ufficio negli Stati Uniti, e apre la American International Underwriters (AIU) a New York, con l'obiettivo di stabilire relazioni più strette con gli assicuratori degli Stati Uniti che lui rappresenta in Asia. Nel corso del 1930, la società Starr si estende anche ad altri mercati d'oltremare ed anche in America Latina. Quando i mercati asiatici vengono resi inaccessibili durante la Seconda Guerra Mondiale, Starr sposta il quartier generale a New York nel 1939 ed il giro d’affari in America Latina mantiene in vita l'impresa. Dopo la fine della guerra, ripristinare il business asiatico è una priorità per Starr. Nel 1947,costituisce la The Philippine American Life and General Insurance Company (Philamlife), che è oggi la più grande società per la copertura del rischio sulla vita in quella nazione, e fonda la American International Assurance Company, Ltd (AIA) per rientrare nel mercato delle assicurazioni sulla vita del PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 28 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Sud-Est Asia. In quegli anni i mercati serviti dall’azienda si espandono anche in America Latina, Africa e Medio Oriente. Entro la fine del 1950, le società Starr sono rappresentate in circa 75 paesi in tutto il mondo. COSTRUIRE NEGLI STATI UNITI Nel 1952, una delle compagnie di Starr acquista una partecipazione di maggioranza della Rutgers Globe & Fire Insurance Company. Sotto il suo nuovo leader Maurice Greenberg R., American Home viene trasformata da una società con vendita diretta ad una di vendita attraverso intermediari, che si concentra sui grandi rischi commerciali o industriali. L’azienda sviluppa inoltre strutture di riassicurazione sostanziali, consentendo all’azienda di sottoscrivere contratti maggiori di più alto rischio. Questo modello diventa la strategia che Greenberg applica a tutte le acquisizioni che fa nel 1960 e che oggi costituiscono la base di AIG Commercial Insurance negli Stati Uniti. In uno sforzo per razionalizzare la struttura societaria, American International Group, Inc (AIG) è costruita nel 1967 per detenere le quote delle società nazionali Starr. Due anni più tardi, AIG diventa pubblica con Greenberg in qualità di Presidente e Amministratore Delegato. Nel 1970, attraverso una serie di passaggi, AIG acquista la AIU agency business. A questo punto, tutte le imprese sono sotto un unico tetto. Le azioni AIG iniziano ad essere quotate in Borsa di New York nel 1984. Una serie di acquisizioni nel campo dell’aviazione degli Stati Uniti negli anni 1980 rafforza ulteriormente le capacità specifiche della AIG. Sud-Aviation Underwriters è acquisita nel 1983 e con il suo nuovo nome, AIG Aviation Inc, diventa un attore di spicco nel mercato globale delle assicurazioni aeronautiche. United Guaranty Corporation, una holding della carolina del nord di un gruppo PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 29 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG di imprese di assicurazioni di garanzie ipotecarie, è acquisita nel 1982 e ora si posiziona tra i primi quattro assicuratori di garanzie ipotecarie con una crescente presenza internazionale. Audubon Insurance Group amplia le capacità di AIG nelle linee di assicurazioni small business e personali prodotte direttamente in agenzia (personalizzabili). UN LEADER DI SETTORE Alla fine del 1980, AIG realizza ricavi per $ 14 miliardi, proprietà per $ 46 miliardi e un utile netto di $ 1,37 miliardi. L'azienda diventa il maggiore sottoscrittore di coperture assicurative di attività commerciali ed industriali negli Stati Uniti e la principale organizzazione internazionale di assicurazione. AIG è tra i principali fornitori di assicurazione ad amministratori e funzionari, assicurazioni ambientali ed altri prodotti per la copertura dei rischi di responsabilità aziendale. Negli anni ‘90, AIG prosegue la sua espansione internazionale. Guidata nel suo ritorno in Cina come la prima organizzazione estera di assicurazioni, si garantisce una licenza da parte delle autorità cinesi ad operare un business assicurativo interamente di sua proprietà a Shanghai. Le operazioni di AIG in Cina in seguito si espandono ad altre città chiave, tra cui Pechino. AIG entra in Vietnam nel 2000 come la prima società estera autorizzata ad emettere assicurazioni sulla vita in loco, e nel 2001 instaura due joint venture nel settore delle assicurazioni generali e delle assicurazioni sulla vita in India con il Gruppo Tata, il primo conglomerato industriale indiano. Seguono anche nuove compagnie sulla scia della disgregazione dell’unione sovietica, con aziende di assicurazioni generali e sulla vita aperte in Russia, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed altri mercati emergenti. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 30 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG IN ESPANSIONE DEI SERVIZI FINANZIARI AIG Financial Services Group, formata alla fine degli anni ‘80, cresce rapidamente negli anni ‘90 attraverso operazioni altamente mirate ad integrare i business assicurativi di AIG. Il primo ad essere istituito è AIG Financial Products Corp, formato nel 1987 per specializzarsi in complesse transazioni di prodotti derivati. Alcuni anni più tardi, AIG Trading Group, Inc è costituita per impegnarsi in trading hedge e attività di market making in valuta estera, metalli preziosi ed energia. Più tardi, queste due unità sono consolidate nel AIG Capital Markets Group. Una grande acquisizione nel settore dei servizi finanziari si verifica nel 1990 quando AIG acquisisce International Lease Finance Corporation (ILFC), il leader nel mercato internazionale nel leasing e rivendita di aviogetti commerciali a tecnologia avanzata alle compagnie aeree di tutto il mondo. Un importante passo nel mercato delle pensioni è avvenuto nel 1999, quando AIG acquista SunAmerica, Inc, un fornitore leader di assicurazione sulla vita, di prodotti di risparmio pensionistici, rendite e fondi comuni di investimento. Nello stesso anno, AIG forma il gruppo di Asset Management per riunire il crescente business a livello mondiale di gestione patrimoniale di terze parti con il patrimonio investito di assicurazioni di AIG. Ora conosciuta come AIG Investments, le sue attività includono individuali, servizi broker-dealer, gestioni patrimoniali istituzionali ed servizi di private banking e programmi di investimento spread-based. L'Asset Management del Gruppo comprende anche AIG Private Bank Ltd, AIG Global Real Estate, e la AIG SunAmerica mutual funds. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 31 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG AIG NEL NUOVO SECOLO Con l’obiettivo di espandere ulteriormente la sua attività di assicurazione generale, AIG acquista HSB Group, Inc nel 2000. Questa società è la madre di The Hartford Steam Boiler Inspection and Insurance Company, fornitore leader di assicurazioni per guasti di macchinari e servizi di ingegneria per le imprese, industrie e istituzioni. Nel 2001, AIG fa la sua più grande acquisizione di sempre quando acquista American General Corporation, un'azienda leader degli Stati Uniti nel settore assicuratore vita, nonché uno dei maggiori fornitori di rendite fisse e variabili negli Stati Uniti. L'acquisizione porta la AIG per la prima volta ai primi posti tra le aziende di assicurazioni sulla vita degli Stati Uniti. Inoltre, American General inizia un’attività di prestito d'affari personali, American General Finance, Inc, che si aggiunge al crescente business finanziario personale a livello mondiale di AIG. Da quando le attività di American General sono state integrate tra le assicurazione sulla vita, i servizi finanziari e di gestione patrimoniale delle imprese di AIG, sono identificate sempre più con il marchio AIG, ed oggi AIG American General, AIG Annuity Insurance Company and AIG Retirement Services, Inc., portano tutte il marchio AIG nel nome delle loro aziende. Nei primi mesi del 2005, dopo 45 anni di servizio ed un record senza precedenti di crescita e successi di attività finanziarie, MR Greenberg si ritira in qualità di presidente e amministratore delegato di AIG. Si insedia Martin J. Sullivan, come presidente e amministratore delegato, con Frank Zarb come presidente ad interim. Sullivan, nei suoi tre anni come amministratore delegato affronta un numero significante di problemi legali e di gestione aziendale che si presentano alla compagnia, e contribuisce anche significativamente a portare avanti la strategia della AIG per la costruzione della sua potenza mondiale. Si PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 32 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG dimette nel 2008 ed è sostituito come amministratore delegato da Robert B. Willumstad. Questi è stato precedentemente presidente e amministratore delegato di Citigroup, Inc. ed è stato eletto al Board of Directors della AIG nel 2006. Nello stesso anno è stato nominato come presidente non esecutivo ora detiene entrambe le cariche di amministratore delegato e presidente. SEGMENTI DI BUSINESS I segmenti di business in cui opera la AIG sono principalmente 4: Assicurazioni generali, assicurazioni sulla vita e servizi di pensionamento, servizi finanziari e gestione patrimoniale. 1. ASSICURAZIONI GENERALI Le attività di assicurazione generale della AIG includono il più grande numero di sottoscrittori d’America di assicurazioni commerciali e industriali il network internazionale più esteso di assicurazione sulle proprietà, un’attività di linee personali con un’enfasi sull’assicurazione auto e operazioni di garanzia assicurativa sulle grandi perdite nette e sulle ipoteche. Le assicurazioni generali si dividono in: Gruppo assicurativo commerciale È fornitore di assicurazioni per responsabilità di amministratori ed impiegati, assicurazioni di sicurezza delle reti, responsabilità in caso di disastri o rischio di incidenti aziendali, copertura per l’ambiente e coperture nel campo dell’aviazione. Tra le aziende si ricordano la AIG EXECUTIVE LIABILITY, AIG PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 33 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG EXCESS CASUALTY, AIG ENVIRONMENTAL, AIG RISCK MANAGMENT E SPECIALTY BUSINESS UNITS. Assicurazioni nazionali personali Forniscono assicurazioni automobilistiche attraverso AIG Direct, che opera nel marketing di massa, Agency Auto Division e 21st Century Insurance Group, ma anche una vasta gamma di coperture di alte perdite finanziarie individuali attraverso la AIG Private Client Group. Le filiali della United Guaranty Corporation forniscono assicurazioni standard per il primo ed il secondo mutuo e prestiti privati per l’educazione, ma anche altri servizi finanziari alle istituzioni finanziarie e investitori ipotecari. Le aziende AIG offrono anche coperture assicurative internazionali sulle proprietà, sui viaggi e sulle perdite per i clienti nel settore marino e delle energie, anche derivanti da fonti rinnovabili. 2. ASSICURAZIONI SULLA VITA E SERVIZI DI PENSIONAMENTO Questo servizio rappresenta il più grande network di qualsiasi altro assicuratore sulla vita, servendo milioni di clienti in tutto il mondo. Le strategie per migliorare la crescita si focalizzano su nuovi mercati emergenti, canali distributivi in espansione e l’ampliamento dell’offerta dei prodotti. Assicurazione sulla vita e servizi di pensionamento per stranieri Le compagnie di questo settore si occupano di assicurazioni sulla vita per paesi stranieri in tutto il mondo dall’Australia all’Asia, vendendo i propri prodotti tramite brokers e banche. Tra le aziende si ricordano la AMERICA PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 34 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG INTERNATIONAL COMPANY (AIA) e la AMERICAN LIFE INSURANCE COMPANY (ALICO). Assicurazioni sulla vita e servizi di pensionamento nazionale Negli Stati Uniti le attività di AIG’s Domestic Life Insurance & Retirement Services offrono una completa gamma di assicurazioni sulla vita, rendite, e prodotti per infortuni e salute per pianificazioni finanziarie e di vendita immobiliare e per eredità di patrimoni. L’azienda si avvale di diversi canali di distribuzione, incluse reti di agenzie per il lavoro, consulenti indipendenti, pianificatori finanziari, brokers e banche. Ne fanno parte la AIG ANNUITY INSURANCE COMPANY e la AIG RETIREMENT. 3. SERVIZI FINANZIARI Le attività di servizio finanziario della AIG sono specializzate nel leasing di velivoli e di attrezzature, il finanziamento di privati e il finanziamento di premi assicurativi per le aziende. Queste attività sono la base delle operazioni assicurative della AIG e permettono di ottenere un vantaggio competitivo con l’opportunità di capitalizzazione attraverso un network globale. Appartengono a questo business le aziende INTERNATIONAL LEASE FINANCE CORPORATION (ILFC), la AIG FINANCIAL PRODUCT CORP. e la AIG GENERAL FINANCE INC. 4. GESTIONE PATRIMONIALE Le attività di questo gruppo della AIG includono la gestione di patrimoni istituzionali e di privati, servizi di broker, private banking e rendite da investimenti spread-based derivanti dalla vendita di contratti di investimento PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 35 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG garantito, come la gestione dei patrimoni assicurativi investiti nella stessa azienda AIG. Questo gruppo gestisce azioni, titoli a reddito fisso o variabile o fondi di investimento immobiliare e tra le imprese si ricordano la AIG INVESTMENTS, AIG GLOBAL REAL ESTATE e la AIG PRIVATE BANKING. SINTESI DEI BILANCI Come la figura 1 e la tabella 1 dimostrano, tra il 2001 ed il 2002 vi è un aumento di reddito di più del 30%, aumento che si fa più consistente nell’anno 2003, quando raggiunge il 42%. La cosa può risultare particolarmente positiva soprattutto analizzando il contesto storico nella quale si colloca. Il periodo di inizio millennio è infatti segnato da una grave crisi americana creata da diversi fattori quali l’attacco alle torri gemelle del 2001, la seguente guerra in Afganistan e l’esplosione della bolla speculativa dei prodotti finanziari collegati alle nuove tecnologie (cosiddetti “dotcom”). Nei due anni seguenti, il 2004 e il 2005, si riscontrano aumenti del reddito meno marcati rispetto ai precedenti (anche mostrato graficamente nella figura uno dalla l diminuzione di pendenza della retta), rispettivamente del 20% e del 6%. Questa situazione non può essere definita critica dato comunque l’aumento di reddito, ma è visibile un declino delle performance aziendali. Nel 2006 le entrate aziendali tornano ad essere ai livelli del 2003, sfiorando il 40% di aumento, sintomo evidente della ripresa aziendale. A partire dal 2007 i redditi che l’azienda ottiene dimostrano un chiaro sintomo di momento critico, attestandosi in una diminuzione di più del 50% tra il 2006 e 2007 ed addirittura essendo negativi nell’ultimo anno, il 2008. Se la prima diminuzione può comunque essere considerata solo un momento di declino PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 36 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG dalle performance perché comunque i redditi si dimostrano positivi, nell’ultimo anno considerato la crisi aziendale è lampante e il risultato negativo dimostra che non solo non vi sono state entrate, ma che il patrimonio dell’azienda è stato intaccato per far fronte ai debiti accumulati dalla AIG. ANDAMENTO DEL REDDITO NETTO TRA IL 2001 ED IL 2008 (in milioni di euro) Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 20000 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 -20000 -40000 reddito netto -60000 -80000 -100000 -120000 Figura 2 Andamento del Reddito Netto dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 Tabella 1 Redditi netti dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 anno 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 reddito 4086 5729 8108 9839 10477 14048 6200 -99289 Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 37 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Analizzando la figura 2 e la tabella 2 si può capire quali business aziendali hanno inciso maggiormente sul reddito della AIG e quali sono stati i settori che maggiormente hanno risentito della crisi aziendale. In generale è possibile dire che il business più remunerativo negli anni è stato quello di assicurazione sulla vita e di pensionamento, mentre i servizi di gestione patrimoniale hanno avuto un’incidenza sul capitale inferiore a tutti gli altri. Il grafico poi rende evidente che i due business di servizi finanziari e soprattutto quello di assicurazione generale hanno avuto un andamento assai incostante nel tempo. Questi due settori si rivelano inoltre speculari nella loro variabilità; prendendo infatti in analisi gli anni 2003, 2005 e 2006 è possibile vedere come all’aumento del reddito derivante da un business corrisponda il declino delle entrate derivanti dall’altro settore. Da ciò è possibile ipotizzare che vi sia un legame tra i business, o che perlomeno la strategia aziendale di diversi anni si sia focalizzata in momenti diversi su settori diversi. È possibile poi osservare che il primo settore a dimostrare sintomi di crisi sia stato quello dei servizi finanziari che già nel 2007 ha un rendimento negativo, mentre gli altri, seppur in declino come la pendenza della retta dimostra, si mantengono comunque su livelli positivi. Analizzando infine i redditi operativi dell’anno 2008, si può vedere come il business delle assicurazioni generali abbia ottenuto le minori perdite; il business dei servizi di gestione patrimoniale, generalmente il meno incisivo negli anni precedenti, sia stato invece il più ininfluente sulle perdite; i due business invece che hanno portato maggiori perdite all’azienda sono quelli che negli anni precedenti avevano fruttato maggiormente, ma sicuramente il settore che più ha gravato nella crisi di impresa è stato il settore dei servizi finanziari, settore che inizialmente incideva su un reddito totale di impresa in maniera molto inferiore rispetto al business di assicurazioni sulla vita e di servizi di PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 38 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG pensionamento. Quest’analisi può far pensare ad un collegamento tra i due business, ipotizzando che la crisi subita nel 2007 dal settore dei servizi finanziari abbia contagiato anche il settore aziendale normalmente più remunerativo. Si può ipotizzare che un trasferimento di risorse umane ed economiche del business principale dell’azienda verso il settore in crisi abbia trascinato poi entrambi verso il completo fallimento. ANDAMENTO DEL REDDITO OPERATIVO DEI VARI BUSINESS TRA IL 2001 ED IL 2008 (in milioni di euro) Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 20.000 10.000 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 -10.000 -20.000 assicurzioni generali assicurazioni vita e pensioni servizi finanziari gestione patrimoniale -30.000 -40.000 -50.000 Figura 3 Andamento del Reddito Operativo dei diversi business dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 39 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Tabella 2 Redditi Operativi dei diversi business dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 reddito operativo derivante da operazioni assicurative generali reddito operativo derivante da operazioni assicurative vita e pensioni reddito (perdita) operativo dei servizi finanziari reddito operativo derivante dai servizi di gestione patrimoniale reddito netto 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 -5746 10526 10412 2315 3177 4502 923 1585 -37.446 8.186 10.212 8.965 7.968 6.970 5.181 4.633 -40.821 -9.515 383 4.424 2.131 1.302 2.125 1.769 1.963 1.947 521 1.125 1.019 -9.187 1.164 1.538 -99.289 6.200 14.048 10.477 9.839 8.108 5.729 4.086 Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 L’analisi del ROE (figura 3 e tabella 3) dei diversi business negli anni conferma quanto detto sopra riguardo ai redditi dei diversi settori. Se ad esempio il business di gestione patrimoniale risulta negli anni costante nel rendimento con variazioni poco significative, nel momento della crisi aziendale si rivela più incisivo del settore delle assicurazioni generali che invece avevano un rendimento medio maggiore tra il 2001 ed il 2007. Il business di assicurarsi sulla vita, che mediamente è quello a più alto rendimento in assoluto negli anni, si dimostra meno fallimentare del rimanente settore dei servizi finanziari che invece risulta essere il settore con il rendimento negativo maggiore, fino ad arrivare ad un negativo del 77%. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 40 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG ANDAMENTO DEL ROE (RETURN ON EQUITY) DEI VARI BUSINESS TRA IL 2001 E IL 2008 Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 20 10 0 -10 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 -20 assicurazioni generali -30 assicurazioni vita e pensioni -40 servizi finanziari -50 gestione patrimoniale -60 -70 -80 -90 Figura 4 Andamento del ROE dei diversi business dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 Tabella 3 ROE dei diversi business dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 2001 3,176353 2002 1,58319 2003 6,50578 2004 3,986198 2005 2,682503 2006 10,23795 2007 10,98747 2008 -10,9012 9,284569 8,886792 10,07225 9,997491 10,38818 10,0413 8,544885 -71,0415 3,599198 3,64494 1,881503 2,673777 5,126304 0,376598 -9,93215 -77,4445 2,442911 2,158749 1,512291 1,215031 -17,4293 gen vita fin 2,042084 1,929674 0,75289 patr Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 La tabella 4 mostra come negli anni la differenza tra il lordo ed il netto dei premi sottoscritti vada aumentando man mano (è ipotizzabile un aumento dell’imposizione fiscale), con una flessione negativa del 3% dei premi sottoscritti tra il 2007 ed il 2008, dopo sette anni di costante aumento. I premi PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 41 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG sottoscritti incassati comunque si rivelano in aumento, anche se i profitti derivanti da queste sottoscrizioni sono incostanti. Negativi tra il 2001 e il 2005 ad eccezione del 2003, sono positivi tra il 2006 ed il 2007 per poi chiudere nel 2008 in forte perdita. Le rendite nette da investimenti sono invece in costante crescita (in media del 10-15%) tranne nel 2008 quando hanno una flessione negativa di poco meno del 50%. Questo legame tra i profitti da sottoscrizioni e le rendite da investimenti fa ipotizzare un sistema di reinvestimento dei premi sottoscritti dai clienti per ottenere un rendimento maggiore rispetto al costo delle liquidazioni assicurative. Il reddito operativo, generalmente con un rendimento crescente costante, ha delle flessioni nella crescita negli anni 2004 e 2005, per poi aumentare di quasi il 1000% nel 2006 ed essere negativo infine nel 2008. Questo andamento può essere causato da diversi motivi quali il momento storico, stagnazione del mercato, o forse più semplicemente da una strategia aziendale meno aggressiva negli anni centrali ma poi incentrata in questo business nel 2006. Infine riguardo agli andamenti delle rendite del capitale investito, si può ipotizzare che gli stessi siano stati causati dall’andamento generale dell’economia americana che ha vissuto un momento critico all’inizio del secolo, per poi riemergere negli anni centrali della decade ed infine avere una seconda flessione negativa a partire dal 2007 con la crisi generalizzata verificatasi. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 42 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Tabella 4 Bilancio del business di Operazioni Assicurative Geberali dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 operazioni assicurative generali premi sottoscritti al lordo premi sottoscritti al netto premi sottoscritti incassati profitti da sottoscrizioni rendite nette da investimenti reddito operativo prima delle rendite attive (passive) nette del capitale rendite attive (passive) nette derivanti dal capitale reddito operativo derivante da operazioni assicurative generali 2.008 2.007 2.006 2.005 2.004 2.003 2.002 2.001 56.660 58.798 56.280 52.725 52.046 46.938 36.378 28.341 45.234 47.067 44.866 41.872 40.623 35.031 26.718 19.793 46.222 45.682 43.451 40.809 38.537 31.306 23.595 18.661 -4200 4.500 4.657 -2.050 -247 1.975 -1.082 -777 3.477 6.132 5.696 4.031 3.196 2.566 2.350 2.551 -723 10.632 10.353 1.981 2.949 4.541 1.268 1.774 -5.023 -106 59 334 228 -39 -345 -189 -5.746 10.526 10.412 2.315 3.177 4.502 923 1.585 Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 Il business di operazioni assicurative sulla vita e sulle pensioni (tabella 5) ha un rendimento costante negli anni. Se le rendite da premi ed altre entrate non subiscono flessioni di crescita negative, nel 2008 le rendite nette da investimenti decrescono di più del 50% dimostrando una evidente crisi del sistema di investimenti americano, o, più probabilmente, alcuni errori nella strategia di investimenti da parte dell’azienda AIG. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 43 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Tabella 5 Bilancio del business di Operazioni assicurative vita e pensioni dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 operazioni assicurative vita e pensioni premi ed altre entrate rendite nette da investimenti reddito operativo prima delle rendite attive (passive) nette del capitale rendite attive (passive) nette derivanti dal capitale reddito operativo derivante da operazioni assicurative vita e pensioni 2.008 2.007 2.006 2.005 2.004 2.003 2.002 2.001 37.295 33.627 30.766 29.501 28.167 23.568 20.694 19.600 10.106 22.341 20.024 18.677 15.654 13.278 11.243 10.451 6.901 10.584 10.033 9.123 7.923 6.608 5.553 5.033 -44.347 -2.398 88 -158 45 362 -372 -400 -37.446 8.186 10.212 8.965 7.968 6.970 5.181 4.633 Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 Del bilancio del settore dei servizi finanziari (tabella 6), pur non avendo molti elementi, si può dire che ha un reddito operativo crescente costante fino al 2006, ma nel 2007 subisce una flessione negativa di più del 400% fino ad arrivare ad una perdita nel 2008 del 500% rispetto all’anno precedente. La rendita netta del capitale risulta essere sempre esigua o negativa negli anni 2004, 2006 e 2007. Lo stesso vale per le rendite dei capitali a breve termine. Questo può far pensare che non solo le scelte di investimenti attuata dall’azienda siano risultate sbagliate, ma più nello specifico, che la scelta di investire i capitali per ottenere rendimenti a breve termine si è rivelata un’azione che ha inciso negativamente nella già grave condizione del business dei servizi finanziari dell’azienda. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 44 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Tabella 6 Bilancio del business di Operazioni di Servizi Finanziari dell'azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 2.008 2.007 2.006 2.005 2.004 2.003 -40.364 -8.983 2.338 2.256 2.298 2.189 41 211 1.822 2.014 -122 -1.010 -100 -133 154 -45 123 383 4.424 2.131 1.302 2.002 2.001 operazioni di servizi finanziari reddito (perdita) operativo, escluso la rendita netta del capitale rendita (perdita) per il FAS 133 rendita netta del capitale rendite dei capitali a breve termine reddito (perdita) operativo dei servizi finanziari -498 -743 -40.821 -9.515 2.125 1.769 Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 Discorso simile ai precedenti può essere fatto per il business della gestione patrimoniale (tabella 7), con rendimenti crescenti costanti fino all’anno 2008 per poi essere in perdita nel 2009 del 25% rispetto all’anno precedente. La rendita del capitale si rivela ancora una volta negativa, in special modo nel 2008 quando le perdite arrivano ad essere quattro volte maggiori rispetto alle entrate maggiori di tutto il periodo preso in considerazione, l’anno 2007. Tabella 7 Bilancio del business di Operazioni di Gestione Patrimoniale dell’azienda AIG tra il 2001 ed il 2008 2.008 2.007 2.006 2.005 2.004 2.003 -429 2.164 1.663 1.881 1.887 1.275 -8.758 -1.000 -125 82 60 -754 1.538 1.963 1.947 521 2.002 2.001 1.125 1.019 operazioni di gestione patrimoniale reddito (perdita) operativo, escluso la rendita netta del capitale rendita netta del capitale reddito operativo derivante dai servizi di gestione patrimoniale -9.187 1.164 Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report AIG 2001-2008 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 45 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Dall’analisi generale dei rendimenti di azienda, del ROE dei singoli business e più nello specifico dei bilanci di ogni settore, si può quindi dedurre che l’azienda AIG abbia subito le maggiori perdite a causa di una strategia sbagliata di investimento dei capitali aziendali e di reinvestimento dei capitali investiti dai clienti nell’azienda. Il business che ha subito più perdite, infatti, è quello dei servizi finanziari, che ha diffuso endemicamente all’interno dell’impresa a partire dall’anno 2007 una situazione di crisi economica che ha infine trascinato tutti gli altri settori nel baratro del fallimento. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 46 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG LO SVILUPPO DELLA CRISI DALLA CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE AMERICANO ALLA CRISI MONDIALE La crisi finanziaria che si protrae fino ad oggi affonda le sue radici all’inizio del nuovo millennio40. La politica finanziaria Statunitense infatti, dopo l’esplosione della bolla del mercato azionario legato ai prodotti informatici (definito “dot.com”41) e dopo l’11 settembre, è stata incentrata su una massiccia espansione dei mercati di investimento per poter dare la possibilità all’economia di rialzarsi e per prevenire un pericolo di deflazione dopo gli scossoni di inizio secolo. 40 Massimo Florio ,“la crisi americana: appunti di viaggio”, marzo 2009 Il termine Dot-com viene anche utilizzato per identificare quelle aziende che, nate a seguito del notevole surplus di fondi generati dalle venture capital, ed al grande ottimismo del mercato azionario durante la fine del ventesimo secolo, impostarono un business improntato principalmente all'erogazione di servizi via web. Queste aziende, eccessivamente fiduciose nelle potenzialità della rete, s'illusero di potersi facilmente espandersi, ma si trovarono, in molti casi, a dover fare i conti con la mancanza di idee innovative, di esperienza e di capacità gestionali.Proprio per questo le Dot-com furono le protagoniste, in negativo, della bolla speculativa della new-economy all'inizio degli anni 2000, quando, numerose di esse, fallirono generando una vera e propria recessione della New Economy. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Dot-com 41 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 47 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Fonte: http://www.federalreserve.gov 7 6 5 4 3 tassi d'interesse fed 2 1 lug-08 feb-08 set-07 apr-07 giu-06 nov-06 gen-06 ago-05 mar-05 ott-04 mag-04 dic-03 lug-03 feb-03 set-02 apr-02 nov-01 giu-01 gen-01 0 Figura 5 Andamento del Tasso d’interesse applicato dalla FED tra il 2001 ed il 2208 I favorevoli tassi d’interesse (come da figura 4) hanno portato soprattutto tra il 2002 ed il 2004 ad una vorticosa accelerazione degli investimenti, dal campo immobiliare (vedi figura 5) fino al credito al consumo, ed ha attirato anche una gran quantità di investitori stranieri, in special modo da paesi in forte via di sviluppo come l’Asia (l’aumento del Pil cinese si aggirava intorno ai 13 punti percentuali42 annui ed altrettanto per la Russia) e paesi che speravano in un aumento del proprio capitale investito (come i paesi arabi, maggiori produttori di petrolio). 42 http://www.indexmundi.com/it/cina/prodotto_interno_lordo_%28pil%29_pro_capite.html PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 48 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Fonte: U.S. Census Bureau, Harvard University 70,00% 69,00% 68,00% 67,00% percentuale di possessori di una abitazione in USA 66,00% 65,00% 64,00% 63,00% Figura 6 Andamento della percentuale di possessori di un’abitazione negli Stati Uniti tra il 1997 ed il 2007 La grande quantità di capitale ha fatto sembrare quindi apparentemente che l’economia degli Stati Uniti godesse di ottima salute negli anni che seguono il 2002 e gli investimenti interni si moltiplicarono, a partire dalla grande speculazione edilizia che si ebbe in quel periodo, agli indebitamenti per investimenti immobiliari, agli investimenti azionari ed assicurativi. Innovazioni in campo finanziario si susseguirono velocemente, creando in breve nuove forme di investimento e reinvestimento, andando a sviluppare alcune strutture apparentemente solide di capitali nelle quali hanno investito privati cittadini, acquirenti istituzionali, istituti di credito, di assicurazioni, ma anche istituti scolastici o grandi aziende (la General Motors ad esempio rinvestì i fondi pensione dei propri dipendenti). PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 49 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Ad esempio, sono stati creati diversi strumenti come il modello di intermediazione finanziaria definito origine to distribuite (OTD)43, i mortgagebacked Securities (MBS)44, i credit default swap (CDS)45, i collateralized debt obbligation (CDO)46 e gli hedge funds47, sistemi di distribuzione, accorpamento e cartolarizzazione (trasformazione in titoli) e prestito di capitali che si basano su fondi di credito, di mutui (nel caso degli MBS) o di obbligazioni (nel caso dei CDO). I tassi favorevoli, la grande quantità di denaro anche estero e le innovazioni finanziarie hanno portato quindi ad un accelerazione (e ad una complicazione) del sistema di investimenti americano. In questo quadro di riferimento va a sommarsi la concessione di prestiti a mutuatari con basso merito di credito (i cosiddetti mutui subprime)48 tra il 2004 ed il 2006 (vedi figura 6). 43 Tecnica operativa che permette da "distribuzione" del rischio sul credito, con il trasferimento del rischio stesso dalla banca originaria creditrice a terzi 44 Titolo garantito da ipoteca. Titolo obbligazionario in cui i pagamenti delle cedole e della parte di capitale vengono garantiti da un insieme di mutui ipo-tecari. 45 Swap di protezione dal fallimento di un'azienda. È un contratto di assicurazione che prevede il pagamento di un premio periodico in cambio di un pagamento di protezione nel caso di fallimento di un'azienda di riferimento. 46 Obbligazioni di debiti cartolarizzati: obbligazioni derivanti dall’aggregazione di diverse attività soggette a rischio di credito. 47 Fondo a copertura. Fondo comune di investimento che impiega strumenti di copertura per raggiungere un risultato migliore in termini di rap-porto fra rischio e rendimento. 48 Sta letteralmente per "sotto i primari", cioè mutui di qualità inferiore alla prima qualità. E' appunto la qualità scadente dei debitori di un certo mutuo a definirlo "subprime". Poichè le società che prestano soldi a debitori scadenti esigono interessi più alti per il maggior rischio che corrono, sono anche più facilmente esposte a fallire. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 50 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Fonte: U.S: Census Bureau, Harvard University 25,00% 20,00% 15,00% percentuale di mutuatari subprime 10,00% 5,00% 0,00% 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 Figura 7 Percentuali di mutuatari subprime negli Stati Uniti tra il 1997 ed il 2007 Il sistema, creato per espandere il benessere economico e sociale americano, è stato identificato da molti49 come il fattore scatenante della crisi odierna. Se infatti da una parte i crediti dei prestiti subprime venivano cartolarizzati e rivenduti tramite società veicolo (SIV50 o cunduit) perché avevano il valore stesso dell’immobile a garanzia del mutuo, d’altra parte, a causa della massiccia domanda di case e di mutui è accaduta la cosiddetta “esplosione della bolla speculativa immobiliare” , ovvero il crollo di valore degli immobili che fino ad allora avevano subito un continuo accrescimento di prezzo. 49 Massimo Florio ,“la crisi americana: appunti di viaggio” marzo 2009; William K. Sjostrom jr “the AIG bailout” maggio 2009; ”, Ron Shelp with Al Ehrbar ,“Fallen giant, the amazing story of hank greenberg and the history of AIG”, Wiley, 2006; M. Gaggi “La valanga. Dalla crisi Americana alla recessione globale”, 2009 50 “Structured investment vehicle”. Il Siv è un fondo che si indebita sul mercato del commercial paper (vedi Abcp) e usa questi fondi per comperare titoli lunghi (Abs, Cmbs, Rmbs e altri titoli cartolarizzati). La differenza fra il rendimento di questi ultimi e il costo (più basso) del finanziamento a breve rappresenta l'utile del Siv. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 51 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Parallelamente a ciò, vi è stato un aumento dei tassi d’interesse (vedi figura 5) da parte della FED attuata per evitare una massiccia svalutazione del costo del denaro e un aumento inflazionistico dei prezzi. Questa decisione ha portato però ad una contrazione dei mercati e alla stagnazione degli stessi, andando ad accentuare la situazione dei mutuatari subprime, (che nella maggior parte dei casi avevano stipulato un mutuo a tasso variabile) per i quali l’aumento dei tassi d’interesse ha comportato l’impossibilità di rispettare i debiti assunti verso le banche che a loro volta si sono trovate in possesso di immobili di nessun valore (dato la massiccia immissione di case sul mercato e il conseguente tracollo dei prezzi). Le società veicolo quindi, a causa del deterioramento dei mutui subprime, non hanno potuto rifinanziare le cartolarizzazioni (come le ABCP51, asset, backed commercial paper, il cui sottostante è rappresentato dai crediti a breve/brevissimo termine) in scadenza con nuove emissioni, rendendo necessario il ricorso alle linee di liquidità bancarie. In questa situazione di crisi di liquidità si inquadra e si innesta il ruolo delle agenzie di rating che, come nel caso dell’azienda AIG, hanno abbassato i punteggi delle aziende che avevano investito in fondi di cartolarizzazioni, aumentando così la sfiducia degli investitori (componente fondamentale nel mercato azionario). Le stesse aziende di rating che pochi anni prima avevano certificato i fondi collegati ai subprime come fondi a medio-basso rischio.52 Alti tassi d’interesse, deprezzamento delle abitazioni, mancanza di liquidità e sfiducia degli investitori hanno così portato ad una crisi che si protrae dal 2007, anno in cui la sola HSBC, uno degli istituti di credito maggiori al mondo, ha 51 “ Asset backed commercial paper “(ABCP).Titolo del tipo ABS emesso nella forma tecnica della commercial paper. Asset backed securities (ABS) Titoli emessi nell'ambito di un'operazione di cartolarizzazione e garantiti dai flussi di cassa emergenti dagli asset ceduti. I titoli ABS possono assumere le forme dette "pass-through", "pay-through" o "cash flow bond 52 Massimo Florio “La crisi americana: appunti di viaggio” marzo 2009 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 52 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG totalizzato perdite per 10,5 miliardi di dollari a causa di investimenti collegati ai mutui subprime. La crisi non ha colpito però solo istituti di credito americani (come il fallimento della Lehmann Brothers), agenzie di rating (come la Merrill Lynch, prima ad essere salvata dal governo americano) o investitori privati americani, ma ha coinvolto direttamente anche istituti di credito di tutto il mondo, dall’Inghilterra all’Islanda53. Come accennato, l’aumento dei tassi ha acuito l’ascesa dei prezzi al consumo, come quello del petrolio che stava già subendo una crescita a causa dell’aumento della domanda da parte dei paesi emergenti. Il prezzo del greggio è salito dai 40 dollari al barile ai 150 dollari, con evidenti ripercussioni sulla già grave situazione della popolazione americana, soprattutto del ceto medio-basso, ormai senza casa o con mutui impossibili da sostenere.54 Un importante fattore di sfiducia per i consumatori e gli investitori è stato sapere poi, una volta iniziata la crisi e conosciuti gli strumenti finanziari, che, approfittando del trend positivo, vi è stata specialmente tra il 2004 ed il 2006 un’aggressiva stimolazione verso la sottoscrizione di mutui verso quella parte di popolazione americana (soprattutto ispano-americani) che altrimenti non avrebbero potuto permettersi l’acquisto di un’abitazione55. Questa aggressività verso il mercato immobiliare, collegata a quella nel campo finanziario e ad un verificarsi di vere e proprie frodi immobiliari (quintuplicate tra il 2002 ed il 53 54 55 http://en.wikipedia.org/wiki/Financial_crisis_of_2007 www.corriere.it M. Gaggi “La valanga. Dalla crisi Americana alla recessione globale”, 2009 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 53 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG 200656) vanno a sommarsi ad una politica americana di regolamentazione fallace e non adeguata ai nuovi sistemi di risparmio ed investimento57. E’ ipotizzabile che siano questi macrofattori (la mancata regolamentazione, l’aggressività e la fraudolenza nei mercati mobiliari ed immobiliari ed infine la sfiducia della clientela che ha creato la completa stagnazione dei mercati) ad aver causato ed in seguito accelerato la crisi americana poi dilagata a livello mondiale. I mercati da cui sembra essere scaturita la crisi americana, quindi, sono principalmente due, il mercato immobiliare ed il mercato finanziario, legati da vincoli economici e soggetti entrambi alle decisioni di alzare o abbassare il costo del denaro da parte del Governo americano, così come schematizzato sinteticamente nella figura 8. 56 http://en.wikipedia.org/wiki/Subprime_crisis A questo proposito va ricordata infatti un’azione della Securities and Exchange Commission che nel 2004 rese meno restrittive le regole sul Capitale Netto delle aziende, che sostanzialmente rese possibile per le banche di investimento aumentare il loro livello di debito, incoraggiando l’aumento degli MBS a supporto dei mutui subprime 57 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 54 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Fonte: Elaborazione propria MERCATO IMMOBILIARE AMERICANO ESPANSIONE MERCATO IMMOBILIARE IN MODO AGGRESSIVO E FRAUDOLENTO MERCATO FINANZIARIO AMERICANO ABBASSAMENTO DEI TASSI D’INTERESSE DA PARTE DELLA FED PER RISOLLEVARE ECONOMIA AMERICANA MANCATA REGOLAMENTAZIONE EMISSIONE MUTUI SUBPRIME IMPOSSIBILITÀ DI PAGAMENTO DA PARTE DEI MUTUATARI SUBPRIME ESPLOSIONE DELLA BOLLA SPECULATIVA IMMOBILIARE CON CROLLO DEL VALORE DELLE ABITAZIONI IDEAZIONE DI NUOVI STRUMENTI DI INVESTIMENTO AUMENTO DEI TASSI D’INTERESSE DA PARTE DELLA FED PER EVITARE L’INFLAZIONE CROLLO DEL VALORE DEGLI INVESTIMENTI BASATI SUI MUTUI SUBPRIME CARTOLARIZZAZIONE E VENDITA DI FONDI LEGATI AI MUTUI SUBPRIME INVESTIMENTO DI CAPITALI DA PARTE DI PAESI ESTERI E ISTITUTI AMERICANI CRISI DI MERCATO PER MANCANZA DI CAPITALI, AUMENTO DEI PREZZI AL CONSUMO, SFIDUCIA DA PARTE DEGLI INVESTITORI, FALLIMENTO DI AZIENDE E BANCHE Figura 8 Schematizzazione del succedersi degli eventi della crisi finanziaria americana PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 55 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG LO SVILUPPO E LE CAUSE DELLA CRISI DELL’AZIENDA AIG La crisi finanziaria mondiale, come detto, si protrae fino ad oggi e lo stesso vale per gli sviluppi della crisi dell’azienda AIG. Proliferano articoli di giornale e testi esplicativi che evidenziano nuovi aspetti sulle cause della crisi AIG e sulla sua evoluzione. Nella ricerca eseguita per la stesura di questo studio è stato considerato fondamentale un articolo dedicato agli specifici fattori interni all’azienda che hanno portato al tracollo finanziario la AIG. Questo capitolo è basato sul testo di William K. Sjostrom jr. “The AIG bailout” del maggio 2009, che tralascia gli aspetti puramente storici della vicenda per soffermarsi sulle cause economiche dell’evento critico. Il 16 settembre 2008 AIG subì una crisi di liquidità in seguito al declassamento da parte delle aziende di rating finanziario. La pratica del mercato finanziario permette alle aziende col più alto rating di creare degli swap58 senza depositare garanzie (o perlomeno detenendone poche) nei confronti della controparte della contrattazione. Con il declassamento, all’azienda fu richiesto di dare maggiori garanzie alla sua controparte, e questo creò una crisi di liquidità all’azienda AIG. L’unità di Londra della AIG vendette protezioni di credito in forma di credit default swap59 su collateralized debt obligations60 ( in altre parole vendette assicurazioni su obbligazioni) che avevano perso intanto valore. La Federal Reserve Bank (FED) americana annunciò la creazione di una linea di credito di 58 Lo” swap” nella finanza, appartiene alla categoria degli strumenti derivati, e consiste nello scambio di flussi di cassa tra due controparti. 59 “Il credit default swap “(CDS) è uno swap che ha la funzione di trasferire l'esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti. È il derivato creditizio più usato. È un accordo tra un acquirente ed un venditore per mezzo del quale il compratore paga un premio periodico a fronte di un pagamento da parte del venditore in occasione di un evento relativo ad un credito (come ad esempio il fallimento del debitore) cui il contratto è riferito. Il CDS viene spesso utilizzato con la funzione di polizza assicurativa o copertura per il sottoscrittore di un'obbligazione 60 Una” CDO” (Collateralized debt obligation) è letteralmente una obbligazione che ha come garanzia (collaterale) un debito. Una CDO è formata unendo decine o centinaia di ABS, obbligazioni a loro volta garantite da centinaia di debiti individuali. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 56 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG più di 85 miliardi di dollari, per prevenire il collasso dell’azienda e consentirle di rispettare i propri obblighi verso i creditori e fornire ulteriori garanzie ai suoi partner commerciali nel mercato dei crediti swap. La linea di credito fornita era assicurata dal valore delle aziende controllate dalla holding e sarebbe stata ripagata con una partecipazione del 79,9% del capitale dell’azienda. Lo stesso giorno il consiglio di amministrazione della holding dichiarò di accogliere i termini del pacchetto della FED per il suo salvataggio. Il prezzo delle azioni della AIG crollò di più del 95% fino ad arrivare al valore di 1,25 dollari il 16 settembre 2008, dopo essersi attestato per tutto l’anno precedente su una media di 70,13 dollari ad azione. L’azienda riportò più di 13,2 miliardi di dollari di perdite nei primi sei mesi di quell’anno. La divisione di prodotti finanziari della AIG, diretta da Joseph Cassano a Londra, aveva assicurato tramite credit default swap titoli del valore di 441 miliardi di dollari originariamente valutati AAA. Di questi titoli valutati AAA, 57, 8 miliardi di dollari erano titoli di debito garantiti da mutui subprime. La CNN definì Cassano uno dei maggiori colpevoli della crisi finanziaria del 2008 negli Stati Uniti. Il 14 settembre del 2008 l’azienda annunciò che stava considerando di vendere la sua divisione di leasing di velivoli per poter realizzare delle entrate. La Federal Reserve assunse l’azienda Morgan Stanley per determinare se c’era un rischio sistemico di fallimento finanziario della AIG e chiese ad enti privati di creare un prestito ponte a breve termine per sostenere la crisi finanziaria dell’impresa. All’apertura del mercato azionario il 16 settembre del 2008, il valore delle azioni AIG scese del 60%. La Banca Federale continuò a riunirsi in quel giorno con le più importanti imprese di investimento di Wall Street, sperando di riuscire a creare una linea di credito non governativa di 75 miliardi di dollari per sovvenzionare la AIG. Il declassamento del rating di credito costrinse la società PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 57 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG AIG a fornire garanzie per oltre 10 miliardi di dollari ad alcuni creditori e controparti di Credit default swap. Il New York Times poco dopo riportò che i colloqui a Wall Street erano falliti e che la AIG avrebbe potuto dichiarare fallimento il giorno seguente il 16 settembre. Appena prima del salvataggio da parte della Federal Reserve, il precedente amministratore delegato Maurice (Hank) Greenberg inviò una lettera accorata al nuovo CEO Robert B. Willumstad, e per presa visione a tutto il consiglio d’amministrazione, offrendo assistenza in ogni modo possibile. La sua offerta venne respinta. IL BUSINESS DEI CREDIT DEFAULT SWAP Il business dei Credit Defaul Swap (CDS) della holding consiste principalmente nella vendita di protezione di titoli di debito da prestito di diverso genere verso clienti definiti “super senior”61. Questa definizione esige una conoscenza non solo di base dei CDS, ma anche dei ABS62 in generale. Gli ABS sono titoli coperti da un discreto numero di attività finanziarie con capacità di liquidità. Questi asset finanziari possono essere costituiti da prestiti commerciali, mutui ipotecari residenziali, crediti a consumo, prestiti agli studenti etc. Questi Asset Backed Securities nascono attraverso il processo di cartolarizzazione63 (vedi figura 10). Il tipico processo di cartolarizzazione di mutui ipotecari residenziali si svolge come segue: un mutuatario, direttamente o attraverso un intermediario, contatta un creditore per poter comprare la casa o rifinanziare un prestito già esistente. Se il contratto viene stipulato il creditore finanzia il prestito come 61 AIG '07 Annual Report. “L'Asset-backed security” (ABS) è uno strumento finanziario, obbligazione negoziabile o trasferibile emessa a fronte di operazioni di cartolarizzazione garantito dagli attivi sottostanti.L'emissione avviene a opera di SPV (Special Purpose Vehicle), create da banche, imprese o pubblica amministrazione. Queste trasferiscono alle SPV crediti o altre attività finanziarie normalmente poco liquide (di difficile negoziazione es. crediti da mutui). La SPV emette obbligazioni (le obbligazioni ABS) collocabili sui mercati, soprattutto se hanno un buon rating. I crediti ceduti sono costituiti a garanzia del pagamento delle obbligazioni emesse. Esiste una stretta correlazione tra pagamento delle cedole e le somme incassate dai crediti ceduti. 63 Vedi schema 4. 62 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 58 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG partecipe dell’acquisto o del rifinanziamento. In seguito il prestito viene venduto insieme ad altri da parte del creditore ad un istituto chiamato Arrenger o Issuer. Questo istituto quindi vende questi pacchetti di prestiti e altri prestiti simili che ha comprato da altri creditori ad alcune società veicolo (SPV). Le società veicolo finanziano l’acquisto dei prestiti vendendo ad investitori obbligazioni pari al valore dei flussi di cassa derivanti dai diversi mutui ipotecari residenziali posseduti dalla SPV. Queste obbligazioni sono definite “Backed” perché garantite da una risorsa finanziaria (ad esempio i mutui ipotecari). La SPV usa il flusso di cassa derivante dai diversi mutui ipotecari (in primo luogo i pagamenti mensili) per poter pagare il debito che ha stipulato con gli investitori per comprare le ipoteche. Spesso le società veicolo dividono i titoli di debito in differenti trance che riflettono differenti livelli di anzianità o priorità di pagamento. Per esempio, nel caso di tre differenti classi di titoli di debito (una classe senior, una media ed una junior) le obbligazioni saranno pagate prima a coloro che fanno parte della classe superiore, seguiti dalla seconda classe, infine saranno pagati i debiti verso la classe inferiore. Se tutti gli importi dovuti dei prestiti o altre attività finanziarie di proprietà della società veicolo sono pagati in tempo, vi saranno i fondi sufficienti per poter far fronte agli obblighi rispetto a tutte tra le classi. Se i fondi sono insufficienti la classe inferiore sarà la più colpita, a seguire verrà la classe media ed infine, solo nel caso in cui il deficit della SPV superi gli importi dovuti alle altre due classi, non verranno pagate le obbligazioni alla classe senior. Tipicamente le società veicolo avranno tutte le quote, tranne le più basse, valutate da una o più agenzie di rating di credito. Nel processo di valutazione, la SPV cercherà informazioni dalle agenzie di rating su come i titoli devono essere divisi per fare in modo che la trance più alta possa ricevere una valutazione AAA (la più alta possibile). La quota senior può ricevere una votazione tripla A PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 59 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG anche se non ci sono asset AAA tra i vari posseduti dalla società veicolo, perché quella trance è la prima ad essere pagata ed anche l’ultima a subire perdite. La forza del credito di questa trance è rafforzata dal fatto che la quota inferiore la isola da alcuni livelli di perdite che possono derivare dal pool di asset posseduti dalla SPV. Maggiore sarà la valutazione del credito, più basso sarà il tasso d’interesse di cui ha bisogno la società veicolo per offrire una particolare trance. Ovviamente ad ogni quota corrispondono diversi tipi di investitori con profili di rischio diversi. L’idea di base è di convertire una quantità di risorse finanziarie, con un singolo rating, in vari titoli di debito con diversi rating al di sopra o al di sotto della valutazione di tutto il pool di risorse. Ciò è auspicabile in quanto la domanda di titoli a reddito fisso si divide tra investitori che cercano la presunta sicurezza di titoli altamente valutati (AAA e AA) e di investitori che cercano alti rendimenti offerti dai titoli con valutazione inferiore. Attraverso la divisione, una società veicolo può prendere attività che ricadono tra due profili e creare titoli che vadano bene per entrambi i tipi di investitori. Normalmente, infatti, i titoli vengono divisi in modo che la trance senior sia maggiore, proprio a causa della grande domanda di titoli con alta valutazione. Nonostante l’alta valutazione della quota top di un titolo di debito di una SPV, c’è una grande domanda di protezione del credito su questi titoli. La maggior parte del portafoglio di CDS della AIGFP è composto da protezioni sottoscritte dall’azienda nelle quali si riferisce a quote “super senior” di ABS. AIG definisce “super senior” trance “quelle quote che fanno riferimento ad un profilo di rischio di credito senior che sono state valutate AAA dalle agenzie di rating, o, se la transazione non è stata valutata, equivalente ad esse”64. Al 31 dicembre 2007 la AIGFP dichiarava un ammontare di capitale nominale di produzioni applicate su 64 AIG '07 Annual Report PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 60 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG quote super senior di titoli garantiti da specifici tipi di asset finanziari per 527 miliardi di dollari, come si può vedere nella seguente tabella 8. Tabella 8 Ammontare Netto Nominale di prodotti applicati su quote super senior al 31 dicembre 2007 Net Notional Amount (in billions) Corporate loans Prime residential mortgages Corporate Debt/Collateralized loan obligations Multi-sector collateralized debt obligations Total 230 149 70 78 527 Fonte: Rapporto trimestrale AIG settembre 2008 Circa 379 miliardi di dollari del portafoglio della controllata (credit default swap garantiti da prestiti aziendali e da mutui residenziali di tipo “prime”65) sono stati sottoscritti per fornire a vari istituti finanziari europei “un soccorso al normale capitale66”. S’ipotizza quindi che questi istituti potessero ridurre l’ammontare di capitale che avrebbero dovuto mantenere nei confronti degli ABS da loro posseduti comprando Credit default swap sugli stessi titoli. Come spiegato dall’articolo del business week: “in virtù dei regolamenti internazionali, noti come accordi di Basilea, gli istituti di credito europei devono tenere da parte un certo ammontare di liquidità per coprire le potenziali perdite. Attraverso la proprietà dei CDS, le banche possono far sembrare che abbiano diminuito la maggior parte del rischio di un prestito attraverso una assicurazione stipulata con la AIG o un’altra azienda, riducendo in tal modo il capitale da dover tenere in istituto”67. Molto probabilmente un istituto avrebbe comprato questi CDS solo nel caso in cui il rendimento atteso dal capitale non più vincolato come garanzia avesse ecceduto il costo dei Credit default swap. 65 Contrariamente ai subprime, i “prime” sono prestiti concessi a mutuatari normali a tassi d’interesse normali di mercato 66 S’intende liquidità addizionale per poter affrontare le richieste della clientela 67 David Henry et. al.,” A Lethal Loophole at Europe's Banks”, 2008. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 61 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG La rimanente parte del portafoglio di CDS della AIGFP, circa 148 miliardi di dollari, erano motivati da una strategia di arbitraggio68. Quindi una tipica transazione dell’azienda AIGFP viene strutturata in trance secondo quote che delineano diversi profili di rischio e di rating dei titoli, come presentato nella seguente figura 9. Fonte: Rapporto trimestrale AIG Settembre 2008 Underlying asset types SPE or Bank CDS trade Regulatory capital Prime residential mortgages “super senior” risk layer or reference obligation Corporate loans Multi-sector CDOs RMBS securities CMBS securities AIG FP Net Notional Gross Transaction Notion CDO securities Other securities Corporate Arbitrage AAA AA A BBB Equity AIGFP Attachme nt Point Subordination Corporate debt CLOs Figura 9 La tipica struttura di una transazione dell'azienda AIGFP 68 in economia e in finanza, un arbitraggio è un'operazione che consiste nell'acquistare un bene o un'attività finanziaria su un mercato rivendendolo su un altro mercato, sfruttando le differenze di prezzo al fine di ottenere un profitto PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 62 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Ovviamente, la AIGFP vendette protezioni per incamerare denaro. Un ex dipendente della AIGFP nel settore dei titoli descrisse la sottoscrizione di CDS come “oro” e “denaro contante” perché il modello di rischio dell’azienda dimostrava che con i titoli sottostanti le obbligazioni non sarebbe mai andata in fallimento.69 Infatti, se le assicurazioni fossero giunte a scadenza senza richieste di rimborso, la AIGFP avrebbe incassato i premi senza dover pagare alcun risarcimento. Fondamentalmente per le quote “super senior” ciò avveniva, perché infatti la AIG investiva contro una possibile caduta della qualità del credito rispetto a un’innumerevole quantità di titoli garantiti da asset finanziari. A posteriori è possibile dire che la strategia si è rivelata controproducente, ma a priori sembrava logica. Questo perché la maggior parte dei CDS della AIGFP venivano sottoscritti come “super senior” e le perdite venivano distribuite partendo dalle quote più basse (equity). Le perdite sarebbero state assorbite quindi tramite i prestiti basati sui titoli della società veicolo e la trance super senior era l’ultima a subire perdite perché l’ammanco avrebbe dovuto eccedere l’importo di tutti titoli di valutazione inferiore. Questo sistema non avrebbe fatto subire mai perdite alla quota più alta e, poiché non ci sono stati “eventi di credito”, la AIGFP non ha mai dovuto pagare le assicurazioni per le quote sottoscritte. La media ponderata che marca la divisione tra le differenti categorie di CDS è tra il 12,9% ed il 22,9% ed è definito “attachment point”. Questo punto essenzialmente definisce la percentuale di prestiti nel gruppo per la quale non è previsto alcun tipo di perdita per far sì che il pool rientri all’interno della quota super senior. Modelli storici della controllata dimostrano che ci sono livelli al di sopra dei quali non ci sono mai state perdite. Attraverso il business di CDS la AIG ha sfruttato quindi i livelli AAA dei suoi titoli e la conseguente quantità, 69 Carrick Mollenkamp et. al., Behind AIG's Fall, Risk Models Failed to Pass Real-World Test, W ALL ST. J., Nov. 3, 2008 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 63 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG definita in migliaia di miliardi di dollari, di titoli e assicurazioni sui titoli detenuti. Le controparti che dovevano sottoscrivere un’assicurazione, infatti, erano disposte a pagare un premio maggiore per proteggere i propri titoli per le garanzie che offriva la multinazionale, rispetto ad aziende con un rating di credito minore o un bilancio inferiore. Fonte: Elaborazione propria Un creditore presta soldi ad un debitore per l’acquisto di una casa o la stipula di un mutuo La SPV per comprare i crediti basati su mutui emette obbligazioni (ABS) che vende ad investitori istituzionali e privati Aziende come la AIG assicurano tramite CDS le obbligazioni da possibili perdite derivanti dai patrimoni o dai crediti su cui si basano i titoli Il creditore cede questo credito insieme ad altri crediti dello stesso genere ad una banca o istituto di credito L’istituto cede questi crediti ed altri crediti derivanti da altri tipi di prestito in pacchetti ad una società veicolo (SPV) I titoli ABS insieme ad altri titoli di debito/credito vanno a formare le garanzie cu cui si basano i CDO che quindi non si basano più su patrimoni fisici come gli ABS ma su di debiti/crediti Figura 10 Sistema di cartolarizzazione dei titoli PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 64 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG LE COLLATERALIZED DEBT OBLIGATION ED IL SECURITIES LENDING PROGRAM Un Collateralized Debt Obligation (CDO) è un tipo di titolo garantito da un debito il cui gruppo sottostante di beni consiste in quote di altri titoli garantiti da beni finanziari (per esempio un MBS, ovvero un titolo garantito da un mutuo o da un’ipoteca) o altri debiti obbligazionari. Come gli ABS descritti in precedenza anche questo tipo di titoli è tipicamente diviso in differenti classi di titoli di debito che riflettono differenti livelli di anzianità e quindi una serie di rating (da AAA a BB). Un multi-sector CDO è un’obbligazione i cui sottostanti asset consistono in quote di ABS con garanzie sottostanti derivanti da settori multipli come mutui ipotecari su immobili residenziali, mutui ipotecari commerciali, prestiti per l’acquisto di automobili, crediti contratti con carte di credito ed altro ancora. La AIG sottoscrisse protezioni quotandole come super senior o comunque di alto valore. Sfortunatamente per la holding e i suoi azionisti, 61,4 miliardi di dollari dell’ammontare del portafoglio dei CDS della AIGFP erano CDO con sottostanti titoli basati su mutui ipotecari il cui pool di asset includeva prestiti per mutui subprime. Come la AIG stessa scrisse nell’ annual report del 2007 ”alla metà del 2007 il mercato dei mutui residenziali statunitense cominciò a subire una grave perturbazione in seguito al deterioramento della qualità del credito, in una significativa porzione dei prestiti, originato in particolare da mutuatari non prime e subprime”70. Le inadempienze di questi mutuatari fecero inceppare un meccanismo di debiti, crediti, obbligazioni e assicurazioni, portando in definitiva a massicce svalutazioni nel portafoglio dei CDS della AIGFP per un totale di 11,2 miliardi di dollari nel 2007 e 19,9 miliardi di dollari nei primi nove mesi del 200871. In particolare possono essere identificate quattro conseguenze: in primo luogo, le inadempienze ebbero un impatto 70 AIG '07 Annual Report Rapporto trimestrale AIG Settembre 2008. 71 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 65 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG negativo sulla liquidità delle società veicolo che avevano emesso i titoli di credito garantiti dai prestiti; in secondo luogo, la crisi colpì negativamente la qualità del credito delle SPV e dei suoi titoli, cosa che, terzo punto, compromise la qualità del credito dei multi-sector CDO con la quale erano stati comprati i titoli delle società veicolo. Questo causò, infine, il diffondersi del crollo di qualità tra I CDS sottoscritti su CDO e ne risultò una mancata realizzazione all’interno del portafoglio dei Credit default swap su Collateral debt obligation della AIGFP. Mentre queste svalutazioni sicuramente contribuirono al malessere economico della AIG, non furono comunque il principale colpevole, poiché costituirono una mancata realizzazione e non una perdita monetaria e quindi non colpirono direttamente il flusso di cassa della AIG72. La causa principale della crisi di liquidità della holding, infatti, furono le garanzie per le obbligazioni che la AIGFP doveva dare. L’ammontare delle garanzie che la controllata doveva detenere dipendevano dai termini delle previsioni degli andamenti delle obbligazioni. I termini sono soggetti a negoziazione e quindi variano all’interno del portafoglio della AIGFP. Alcuni CDS richiedono di dare garanzie uguali alla differenza tra il costo stimato per sostituire il CDS e la garanzia fornita ad una determinata data (soggetto a determinate soglie) con il calcolo effettuato ogni giorno, settimanalmente, o ad altri intervalli predeterminati come previsto nel CDS. La grande maggioranza delle garanzie di CDS di CDO multisector richiedono una liquidità pari alla differenza tra l’ammontare nominale del particolare CDS e il valore di mercato del titolo CDO assicurato. 72 Il declassamento dell’azienda AIG ebbe un impatto diretto sulla liquidità di cassa dell’azienda perchè rese difficile l’accesso al mercato dei capitali per ottenere liquidità addizionale PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 66 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Quindi, quando il valore dei CDO crollò, la holding AIG fu costretta ad fornire sempre maggiore liquidità come garanzia. Per esempio, dal 1 luglio 2008 al 31 agosto 2008, la svalutazione dei titoli CDO sui quali AIGFP aveva prestato assicurazione, insieme al declassamento di rating di questi titoli, portò la controllata a dover detenere 6 miliardi di dollari in liquidità, che rappresentavano approssimativamente il 34% di 17, 6 miliardi di dollari che l’intera AIG aveva a disposizione come liquidità il 1º luglio del 2008 per soddisfare le esigenze di cassa delle sue operazioni. Ad aggravare la situazione della AIG vi fu anche il suo programma “Securities lending program”, programma di prestito titoli, gestito dalla AIG investment, unità istituzionale di gestione patrimoniale della holding. In base al programma, la AIG Investment prestava titoli dai portafogli investimenti delle imprese di assicurazione AIG a varie istituti finanziari (il motivo tipico per prendere in prestito titoli è quello di venderli a breve termine73) in cambio di garanzie di liquidità da parte delle finanziarie. La AIG Investment investiva poi le garanzie in titoli di debito per incassare un ritorno che sarebbe servito a compensare il prestito di titoli. La AIG Investment arrivò a prestare 76 miliardi di dollari in titoli a compagnie americane74. Non appena questi istituti seppero delle massicce svalutazioni della AIG e delle sue obbligazioni di garanzia, diventarono diffidenti sulla sicurezza delle garanzie monetarie che loro avevano dato alla AIG Investment. Quindi, molti decisero di restituire ai titoli e riprendersi le loro garanzie. Sfortunatamente, la AIG Investment aveva investito una significativa parte dei liquidi in titoli garantiti da mutui ipotecari residenziali che nel frattempo erano crollati in valore. Di conseguenza il programma non ebbe 73 La vendita a breve termine è una tecnica usata per ottenere profitto dalla caduta di valore di un titolo. Colui che ottiene in prestito il titolo lo rivende aspettando che il prezzo del titolo scenda in modo da ricomprarlo ad un prezzo più basso e poterlo ridare al prestatore.. 74 American International Group: Examining What Went Wrong, Government Intervention, and Implications for Future Regulation: Hearing Before S. Comm. on Banking, Housing & Urban Affairs, 2009 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 67 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG abbastanza fondi per soddisfare la richiesta di rimborso delle garanzie. Quindi, la AIG fu obbligata a trasferire miliardi di dollari in contanti verso il Securities lending program, denaro che è stato immediatamente versato a questi istituti prestatori di liquidità. Il 31 agosto 2008 la AIG aveva trasferito 3,3 miliardi di dollari nelle casse del programma. All’inizio del settembre del 2008 l’holding realizzò che la situazione delle sue casse era disastrosa e quindi accelerò gli sforzi per incamerare capitali aggiuntivi. L’azienda iniziò a discutere con aziende a capitale privato, fondi sovrani75 e altri investitori, ma non riuscì ad ottenere un accordo favorevole. Praticamente, molte delle controllate della holding non riuscivano a rifinanziare i loro titoli e non potendo farlo la AIG fu esclusa dal mercato dei commercial paper76. Dopo aver esaminato le massicce svalutazioni del portafoglio di Credit default swap della AIGFP, miliardi di dollari in garanzie per le obbligazioni, l’impossibilità di accedere ai mercati dei capitali, così come le perdite del portafoglio investimenti della compagnia di assicurazione, il 15 settembre 2008, le agenzie di valutazione del credito abbassarono il rating del debito a lungo termine della AIG: la S&P di tre punti e Moody’s and Fitch di due punti. Questa svalutazione provocò il dover dare da parte della multinazionale $ 20 miliardi di garanzie in più del previsto, poiché le previsioni del mantenimento di garanzie in molti credit default swap della AIGFP tenevano anche in conto la valutazione del credito di tutta la AIG, che con questa svalutazione, fu costretta ad avere maggiori garanzie77. 75 Sono denominati fondi sovrani alcuni speciali veicoli di investimento pubblici controllati direttamente dai governi dei relativi paesi, che vengono utilizzati per investire in strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, immobili) e altre attività i surplus fiscali o le riserve di valuta estera. 76 La dicitura Commercial paper indica un titolo di credito 77 Rapporto trimestrale AIG, Settembre 2008 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 68 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Il giorno dopo la rivalutazione da parte delle agenzie, la holding fece un ultimo piccolo sforzo per trovare nuovi finanziamenti. Tra le altre cose il management della AIG incontrò i rappresentanti della Goldman-Sachs & co, J.P. Morgan e della Federal Reserve Bank di New York per discutere la possibilità di creare una linea di credito di 75 miliardi di dollari garantita da vari istituti finanziari. Nel primo pomeriggio dello stesso giorno, fu comunque evidente che nessun istituto privato si era fatto avanti e che la AIG “aveva un immediato bisogno di fondi in più rispetto alle sue risorse di liquidità disponibile”78. Come risultato, il governo americano decise di intervenire. IL SALVATAGGIO DA PARTE DEL GOVERNO AMERICANO Alle nove di sera del 16 settembre del 1008 il consiglio di amministrazione della FED annunciò, con il supporto del Dipartimento del Tesoro americano, di aver autorizzato la NY FED al salvataggio della AIG tramite un prestito di 85 miliardi di dollari. L’intento del prestito era di “ favorire un processo nel quale la holding avrebbe venduto alcuni dei suoi business con il minor impatto possibile sull’economia connessa all’azienda”.79 Questo primo ammontare di credito fu prestato a fronte di circa il 12% annuo di interesse. Può sembrare apparentemente che il Governo americano sia stato duro nei confronti dell’azienda, ma se si confronta il profitto che quest’ultima è riuscita ad ottenere dai suoi junk bonds, circa il 17,6% al 17 settembre del 200880, sull’orlo del fallimento, si capisce che il tasso d’interesse del prestito è inferiore ai livelli di rendimento del mercato. Ovviamente lo Stato americano volle ottenere anche il controllo diretto dell’azienda per evitare futuri crolli, ed in 78 Matthew Karnitschnig e altri,, U.S. to Take Over AIG in $85 Billion Bailout; Central Banks Inject Cash as Credit Dries Up --- Emergency Loan Effectively Gives Government Control of Insurer; Historic Move Would Cap 10 Days That Reshaped U.S. Finance, WALL ST. J., Sept. 17, 2008 http://www.federalreserve.gov/newsevents/press/other/20080916a.htm. 80 Tracking Bond Benchmarks, WALL ST. J., Sept. 17, 2008, 79 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 69 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG cambio del prestito ottenne anche il 79,9% delle quote di partecipazione della AIG. Quindi, la FED avrebbe avuto un sicuro ritorno economico, calcolando, ad esempio, che il 16 ottobre del 2008, prima che fosse annunciato il salvataggio, le azioni della AIG alla chiusura di Wall Street valevano 3,75 dollari per un valore totale di capitale di circa 10,1 miliardi di dollari, dei quali il 79,9% (la quota che spetta al governo americano) sono 8,1 miliardi di dollari, ovvero poco meno di un anno di interessi e di pagamenti del prestito fatto dalla FED. Nonostante l’aiuto del governo però il Securities lending program della AIG continuò a mettere in crisi la liquidità dell’azienda. Durante il terzo quadrimestre del 2008 la holding dovette trasferire circa 15 miliardi di dollari verso il programma in perdita81. Quindi, alla luce di questa situazione, vi furono degli aiuti addizionali da parte della FED. A partire dall’8 ottobre 2008 alcune sussidiarie della holding stipularono un accordo con la FED per il prestito di titoli, e il 27 ottobre 2008 quattro aziende controllate dalla AIG entrarono a far parte della Commercial Paper Funding Faciliity82. La AIG usò questi accordi per facilitare il pagamento dei suoi creditori e, non uscendo dal mercato, non creò una crisi di liquidità ancora maggiore all’interno di tutto il settore data l’importanza del ruolo dalla stessa ricoperto all’interno della catena del sistema dei titoli cartolarizzati. Il 10 novembre 2008 ed il 2 marzo 2009 vi furono due ristrutturazioni del sistema di aiuto verso la holding, entrambe articolate in tre diversi punti, acquisti del patrimonio, cambiamenti negli accordi per la linea di credito data dalla FED e creazione di nuovi prestiti. La FED annunciò che il governo stava 81 Rapporto trimestrale AIG, Settembre 2008. Rapporto trimestrale AIG, Giugno 2008 82 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 70 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG rivedendo i suoi aiuti verso la AIG per “far diventare l’azienda forte e facilitare il compimento del processo di ristrutturazione di impresa”83. La tabella 9 mostra i fondi che il governo ha messo a disposizione della AIG e delle sue controllate dall’inizio della crisi e quanto di questi fondi è stato preso in prestito o usato fino alla data 2 marzo 2009. Tabella 9 Ammontare totale dei Prestiti concessi autorizzati ed utilizzati dall’azienda AIG Amount Authorized (in billions) Fed Credit Facility TARP Investment RMBS Purchase Facility Multi-Sector CDO Purchase Facility Equity Capital Commitment Facility Total Amount Borrowed/Used (in billions) 60 40 22,5 42 40 19,8 30 24,3 30 0 182,5 126,1 Fonte: “American International Group’s Impact on the Global Economy: Before, During, and After Federal Intervention” disponibile su http://www.gao.gov/new.items/d09490t.pdf. LE CAUSE DEL SALVATAGGIO Secondo l’ufficio stampa della FED il salvataggio inizialmente era stato avviato perché “il fallimento della AIG avrebbe potuto aumentare il già alto livello di crisi e la fragilità del mercato finanziario e portare sostanzialmente ad un forte aumento dei tassi per ottenere prestiti, all’indebolimento del benessere dei proprietari di immobili e materialmente avrebbe drasticamente peggiorato le performance economiche americane”84. Come spiega un articolo del Wall Street Journal: “ il tracollo della AIG avrebbe gettato in crisi una grande quantità di mercati, dai fondi più sicuri del mercato monetario posseduti da investitori 83 Rassegna Stampa, Board of Governors of the Federal Reserve System (Nov. 10, 2008), Disponibile su http://www.federalreserve.gov/newsevents/press/other/20081110a.htm 84 Rassegna Stampa, The Federal Reserve Board, 16 settembre 2008 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 71 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG privati fino ad arrivare a complessi titoli derivati usati dalle banche di Wall Street ed ai sistemi usati da aziende finanziarie. Le dimensioni dell’azienda e la sua complessità dimostrano che i suoi tentacoli sono diffusi attraverso tutto il sistema finanziario, facendo in modo che è impossibile essere certi dell’impatto di un possibile collasso, a parte il pensare che sia potenzialmente catastrofico”85. Il New York Times sottolinea in particolare l’effetto di una bancarotta della AIG nel mercato dei Credit Default Swap: “ se l’azienda fosse fallita, e non fosse stata in grado di pagare i suoi creditori nel settore CDS, investitori istituzionali in tutto il mondo avrebbero dovuto istantaneamente rivedere il valore dei propri titoli, e questo avrebbe ridotto il loro capitale e il valore dei loro debiti”86. Era chiaro che era possibile un effetto domino del fallimento che si sarebbe diffuso in tutto il mondo. Quindi il motivo del salvataggio di questa holding ed il fallimento di altre va ricercato nella struttura stessa dell’azienda, che, per la natura dei prodotti offerti, influenza l’economia di clienti istituzionali di tutto il mondo e clienti privati di qualsiasi fascia d’età, dal giovane mutuatario fino all’anziano pensionato, dall’investitore privato all’istituto finanziario. Un articolo del marzo 2009 del New York Times spiega come ” il fallimento del business di assicurazione sulla vita e pensionamento dell’azienda avrebbe avuto impatti devastanti sull’economia L’impossibilità di pagare da parte della americana”87. AIG avrebbe creato una reazione a catena che avrebbe portato poi grandi imprese che avevano investito nei fondi della holding a dover coprire le perdite e quindi, se anche non si fosse arrivati ad una bancarotta, queste aziende collegate alla AIG avrebbero avuto grandi crisi economiche che conseguentemente sarebbero andate a gravare sugli utenti e i clienti finali, per lo meno con un innalzamento dei prezzi. 85 Langley e altri. Edmund L. Andrews e altri.,” Fed in an $85 Billion Rescues of an Insurer Near Failure”, N.Y. TIMES, 17 settembre 2008 87 Andrew Ross Sorkin, “The Case for Saving A.I.G., by A.I.G.”, N.Y. TIMES, 3 marzo 2009, 86 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 72 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG CONCLUSIONI Il caso della holding AIG vuol dimostrare quindi quanto la grandezza, la differenziazione dei prodotti e dei mercati serviti possa influire sulle sue performance e come in una holding una crisi possa avvenire. Nel caso specifico l’azienda ha dovuto affrontare una crisi derivante apparentemente dall’ambiente esterno alla stessa, il mercato immobiliare americano, che in concomitanza con il mercato finanziario in cui la AIG lavora e con le scelte da parte del Governo Americano sembrano aver generato la generale crisi finanziaria americana. La forte interrelazione fra i business dell’azienda e le scelte strategiche sbagliate hanno portato ad una diffusione pandemica del malessere economico in tutti i settori della AIG, che puntando sulla sinergia dei diversi business e quindi sullo spostamento di capitali ha inevitabilmente portato, come visto, anche ad una diffusione delle perdite finanziare. Inoltre, l’importanza e la grandezza della AIG hanno fatto sì che molti mercati avrebbero potuto subirne le ripercussioni, dal sistema pensionistico al credito al consumo, ed il governo americano si è quindi visto obbligato ad intervenire per fare in modo che milioni di investitori americani potessero avere le minor perdite possibili. Se il salvataggio è apparso immediatamente come una scelta obbligata per non far fallire un’ennesima azienda americana ed evitare la successiva catena di insolvenze, a posteriori si è rivelato un’ottima scelta strategica da parte del governo americano che, in confronto alla crisi del ’29, è intervenuto nella maniera più massiccia e rapida possibile. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 73 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Una riflessione conclusiva possibile, quindi, deve essere fatta sui radicali cambiamenti che in questo periodo la finanza mondiale sta cercando di apportare, in modo da evitare che si creino sistemi lucrativi, molto complessi, ma anche potenzialmente dannosi, ma soprattutto esposti alla possibilità di frodi, come i sistemi analizzati in questa sede. Per fare ciò il governo americano ha acquistato direttamente l’azienda analizzata rendendola pubblica. Questo può sembrare apparentemente un passo indietro rispetto al sistema privatistico e capitalistico americano (sul quale si basa ad esempio anche il sistema sanitario degli Stati Uniti), ma sembra essere una scelta obbligata per poter ricostituire il sistema finanziario in modo adeguatamente solido. Se quindi apparentemente non ci sarà bisogno di fare “tabula rasa” per poter riscrivere completamente le leggi dei mercati di investimento, sembra che il trend odierno sia quello di non lasciare completo libero arbitrio alle multinazionali private per non ricadere in un nuovo “settembre di crisi”. Primi passi sono già stati fatti in questo senso a partire dalla ridefinizione dell’assegnazione dei premi ai manager delle aziende finanziarie, che anche nel momento di più forte crisi avevano introiti che sfioravano le centinaia di migliaia o più del milione di dollari. Anche se la lezione è stata veramente dura, quindi, si è capito che la finanza, i fondi, i titoli e le cartolarizzazioni sono solo degli strumenti inventati dall’uomo e che dipende da quest’ultimo come essi vengono usati. Sembra giusto quindi non ripartire eliminando tutte le regole del gioco del mercato ma iniziare basandosi sul fattore principale che deve guidare sempre l’uomo, soprattutto in campo finanziario: l’ Etica. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 74 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG BIBLIOGRAFIA MONOGRAFIE E ARTICOLI BASTIA P., “Pianificazione e controllo dei risanamenti aziendali”, Giampichelli, Torino, 1996. DALL’ARA G., SORCI P., “Quale strategia in tempo di crisi”, Marketing espansione, n.44, 1991. EMANUELE INVERNIZZI, “Manuale di relazioni pubbliche 2, le competenze e i servizi specializzati”, McGraw-Hill, 2006. GILARDONI A., “Il crisis management”, Sinergie, n.35, 1994. GIRONDA G.P., “L’impresa impara a gestire l’emergenza”, L’Impresa, n.3, 1993. GUATRI L., “Turnaround. Declino, crisi e ritorno al valore”, EGEA, Milano, 1995. LAGADEC P., “Crisis Management”, FrancoAngeli, Milano, 1994. M. GAGGI “la valanga. Dalla crisi Americana alla recessione globale”, 2009. MARCO STANCATI E COSTANZA CAPARELLO, “Gestire una crisi” a cura di (vedi bibliografia) MASSIMO FLORIO “La crisi americana: appunti di viaggio” marzo 2009. MISANI N., TAGLIAVINI P., (a cura di), “Rapporto Risk Management”, Egea, Milano, 1996. MITROFF I., PEARSONS C., “Crisis management, a dignostic guide for improving your organization’s crisis- preparedness”,1993. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 75 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG P.GUERRA, B. FERRARIO, “Crisis management”, in Gilardoni A., (a cura di), “Health, Safety & Environment”, Egea, Milano, 2000. PEARSON C.M., MITROFF I., “From crisis prone to crisis prepared: a framework for crisis management”, The Executive, vol.7 n.1, 1993. RON SHELP, AL EHRBAR “Fallen giant, the amazing story of hank greenberg and the history of AIG”, , Wiley, 2006. S. FINK , “Crisis Management”, Amacom, New York, 1986. SCIARELLI S., “La crisi d’impresa. Il percorso gestionale di risanamento nelle piccole e medie imprese”, Cedam, Padova, 1995 WILLIAM K. SJOSTROM JR “The AIG bailout” maggio 2009. DOCUMENTI AZIENDALI ANNUAL REPORT DELL’AZIENDA AIG PER GLI ANNI 2005, 2006, 2007 E 2008. FORM K-10 DELLA UNITES STATES SECURITIES AND EXCHANGE COMMISSION DELL’AZIENDA AIG PER GLI ANNI 2005, 2006, 2007 E 2008. SITOGRAFIA www.aig.com www.borsaitaliana.it www.finance.yahoo.com www.professionefinanza.com PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 76 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG Per la rassegna stampa dell’azienda AIG e del settore dei mutui immobiliari si ringrazia Mauro Deluca. PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 77 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG ALLEGATI Allegato 1 Bilanci completi divisi per business dell’azienda AIG per gli anni tra il 2001 ed il 2008 2.008 2.007 2.006 2.005 2.004 2.003 2.002 2.001 operazioni assicurative generali premi sottoscritti al lordo premi sottoscritti al netto premi sottoscritti incassati profitti da sottoscrizioni rendite nette da investimenti reddito operativo prima delle rendite attive (passive) nette del capitale rendite attive (passive) nette derivanti dal capitale reddito operativo derivante da operazioni assicurative generali 56.660 58.798 56.280 52.725 52.046 46.938 36.378 28.341 45.234 47.067 44.866 41.872 40.623 35.031 26.718 19.793 46.222 45.682 43.451 40.809 38.537 31.306 23.595 18.661 4.500 4.657 -2.050 -247 1.975 -1.082 -777 3.477 5.696 4.031 3.196 2.566 2.350 2.551 -723 10.632 10.353 1.981 2.949 4.541 1.268 1.774 59 334 228 -39 -345 -189 -5.746 10.526 10.412 2.315 3.177 4.502 923 1.585 -5.023 6.132 -106 operazioni assicurative vita e pensioni premi ed altre entrate rendite nette da investimenti reddito operativo prima delle rendite attive (passive) nette del capitale rendite attive (passive) nette derivanti dal capitale reddito operativo derivante da operazioni assicurative vita e pensioni 37.295 33.627 30.766 29.501 28.167 23.568 20.694 19.600 10.106 22.341 20.024 18.677 15.654 13.278 11.243 10.451 6.901 10.584 10.033 9.123 7.923 6.608 5.553 5.033 88 -158 45 362 -372 -400 8.186 10.212 8.965 7.968 6.970 5.181 4.633 -44.347 -2.398 -37.446 operazioni di servizi finanziari PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 78 CAUSE E DECORSO DELLA CRISI IN UNA HOLDING: LE LEZIONI DEL CASO AIG reddito (perdita) operativo, escluso la rendita netta del capitale -40.364 -8.983 rendita (perdita) per il FAS 133 41 211 rendita netta del capitale -100 rendite dei capitali a breve termine reddito (perdita) operativo dei servizi finanziari 2.338 2.256 1.822 -133 2.014 154 -40.821 -9.515 383 4.424 2.131 1.302 -429 2.164 -8.758 -1.000 1.663 -125 1.881 82 1.887 60 1.275 -754 -9.187 1.538 1.963 1.947 -498 2.298 2.189 -122 -1.010 -45 123 -743 2.125 1.769 521 1.125 1.019 -651 -915 -936 -321 78 -473 -610 -751 7.808 1.919 5.917 1.594 5.889 -160 4.323 -101 5.729 136 4.086 operazioni di gestione patrimoniale reddito (perdita) operativo, escluso la rendita netta del capitale rendita netta del capitale reddito operativo derivante dai servizi di gestione patrimoniale 1.164 redditi da altre operazioni prima della rendita (perdita) del capitale -13.837 -1.731 -1.398 -3.034 rendite del capitale derivante da altre operazioni -1.218 -409 -37 269 aggiustamenti (consolidamento ed eliminazioni) -506 722 668 311 195 reddito prima delle tasse, interessi minori e modifiche contabili 108.761 8.943 21.687 15.213 14.845 11.907 tasse sulle rendite 8.374 1.455 6.537 4.258 4.407 3.556 entrate prima di interessi di minoranza ed effetti cumulativi di modifiche contabili 100.387 7.488 15.150 10.955 10.438 8.351 interessi di minoranza 1.098 -1.288 -1.136 -478 -455 -252 effetto cumulativo di modifiche contabili reddito netto -99.289 34 6.200 14.048 10.477 -144 9.839 9 8.108 Fonte: Elaborazione propria dagli Annual Report dell’azienda AIG dal 2001 al 2008 PAOLO RIVIELLO, MATRICOLA 120402 Pagina 79