Introduzione agli Orologi

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Introduzione agli Orologi
UN PO' DI STORIA
L' orologio da gara fece la sua comparsa per la prima volta nel torneo di Londra del 1883, dove
sostituì le scomode e contestate clessidre, che presentavano molti inconvenienti, primo dei
quali la difficoltà di fermare lo scorrere della sabbia quando toccava all' avversario. Le clessidre
furono utilizzate saltuariamente sin dal 1861 - il primo caso fu il match Kolisch-Anderssen in
agosto, seguìto il mese dopo dal torneo di Bristol, dove il tempo fu di 24 mosse in 2 ore - e
regolarmente dal 1867 a partire dal torneo di Parigi. In tale torneo ogni giocatore era stato
dotato di una clessidra della durata di mezz'ora, tempo nel quale si dovevano effettuare dieci
mosse; nello stesso anno a Dundee si giocò con 30 mosse in 2 ore; a Baden Baden nel 1870 e
Lipsia nel 1871 con 20 mosse ogni ora. In realtà l' esigenza di accelerare i tempi o meglio di
porre un limite di tempo per le mosse o per la partita era già stata avvertita trent'anni prima e il
francese Saint-Amant ne aveva fatto oggetto di un articolo sulla rivista "Palamede" nel 1836. La
prima proposta ufficiale di utilizzare un meccanismo segnatempo -allora la clessidra- nei tornei
di scacchi venne fatta nel 1852 dalla rivista inglese "Chess Player's Chronicle", ed appoggiata
successivamente dal tedesco Tassilo von der Lasa; ma solo nel 1861 si cominciò seriamente a
preoccuparsi del "controllo" del tempo, soprattutto a seguito di un match giocato l' anno prima
tra il londinese George Webb Medley (1826-1898) e il celebre Ignazio Kolisch (1837-1889). Medley commentando l' incontro scrisse: "Kolisch ovviamente ha vinto, ma spesso io ho dovuto
distrarmi dalla partita per occuparmi del mio lavoro; infatti Kolisch nelle posizioni complicate era
solito pensare molto a lungo; in una partita per tre mosse ha pensato complessivamente due
ore, impiegando per una di esse ben 55 minuti; e io non ho la possibilità di perdere così tanto
tempo per giocare a scacchi"
All' inizio però l' idea di limitare il tempo di riflessione non trovò molti consensi e così per molti
anni il fatto di giocare con una clessidra segnatempo non implicò necessariamente la perdita
della partita per il giocatore che consumava tutto il tempo. Ci furono tuttavia delle penalità di
altro tipo: dapprima chi non rispettava il limite di tempo fu obbligato a pagare una "multa" in
denaro; poi fu obbligato a giocare le mosse successive con un tempo prefissato per ciascuna, di
solito non più di due minuti, sotto il diretto controllo dell' arbitro del torneo. Il primo a perdere
ufficialmente una partita 'per il tempo' fu James Mason (1849-1905) nato in Irlanda ma a
vent'anni espatriato in America. Il fatto si registrò nel terzo turno del torneo di Vienna del
1882; Mason giocava con Bird, superò il limite di tempo prefissato ma, dato che Bird non
reclamò, la partita proseguì, concludendosi dopo quattro ore con la vittoria di Mason. Il torneo
si concluse dopo 34 partite con il successo dello stesso Steinitz alla pari con Winawer con 24
punti; Mason ottenne 23 punti e giunse terzo; con il punto contro Bird avrebbe vinto grazie al
migliore spareggio tecnico !!
Finalmente nel torneo di Londra del 1883, giocato con la
cadenza di 15 mosse in un'ora, apparve per la prima
volta un orologio meccanico. Seguiamo la descrizione
fatta da una rivista dell' epoca.: "Sopra ogni tavolino è
posto un orologio, o piuttosto un orologio doppio, di
meccanismo ingegnoso, d'invenzione del signor Thomas
Bright Wilson (Segretario del circolo scacchistico di
Manchester - NdR).Sono difatti due orologi a pendolo
visibile, fissati uno accanto all'altro, ad un angolo di 30
gradi sopra un asse mobile, in modo che camminando uno, il pendolo dell'altro viene fermato. In
questa maniera è impossibile che i due orologi siano in movimento allo stesso tempo e viene evitata
qualunque contestazione, giacché appena fatta la mossa il giocatore abbassa il proprio orologio,
mettendo così in moto quello avversario". Un contatore segnalava quante volte l' orologio era stato
abbassato e una campanella suonava quando erano state fatte le mosse previste. Da notare che il
Wilson non brevettò il congegno, cosa che invece fece l'anno dopo l' orologiaio Amandus
Schierwater di Liverpool, che apportò al meccanismo piccole migliorìe. L' orologio di Schierwater
era bello e funzionale, ma costoso; così nel 1887 un orologiaio di Bradford, tale Fattorini (evidente
l'origine italiana) ne produsse uno simile ma senza campanella e contamosse; le vendite a quanto
pare andarono molto bene, anche se alcuni acquirenti lamentarono che spesso i due orologi
funzionavano contemporaneamente. L' orologio da torneo simile a quello attuale, cioè un unico
orologio con doppio quadrante, fece la sua comparsa nel 1894, durante il torneo di Lipsia, costruito
da un appassionato di quella città, Gustav Herzog. Nel descriverlo, il direttore
di Chess Monthly, Hoffer, affermò che non solo era più affidabile, ma anche di qualità superiore e
meno costoso del modello inglese. Cinque anni dopo, nel 1899, il segretario della federazione
scacchistica olandese, Meijer, ideò la "bandierina" segnatempo, che permetteva di indicare con
precisione quando scadeva il tempo previsto; ci vollero una ventina d'anni, però, perché la
"bandierina" venisse ufficialmente accettata. Con il nuovo secolo, il Novecento, apparve finalmente
l'orologio con il doppio pulsante: schiacciando il proprio pulsante si fermava il proprio orologio e si
metteva in moto quello dell'avversario. L' ideatore fu l'olandese Veenhoff di Groninga.