NATALE farsi piccoli per entrare nel Regno
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NATALE farsi piccoli per entrare nel Regno
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0001 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK ANNO XLV - novembre-dicembre 2010 - N. 5 N NATALE farsi piccoli per entrare nel Regno el vangelo capita direi spesso che Gesù e i suoi discepoli siano di opinioni discordi. Avviene anche a proposito di quei bambini che fanno ressa ed evidentemente chiasso intorno a Gesù. Secondo i suoi discepoli ed è la mentalità del tempo -, Gesù deve fare qualcosa di più grande e di più importante che occuparsi dei bambini, anzi non deve neppure perder tempo a benedirli. Essi perciò vogliono mandar via la gente che porta a lui dei bambini. Capita ancor oggi che non si abbia tempo per i bambini; che essi siano fastidiosi; che siano mandati via; ci sono tante altre cose più importanti da fare... E Gesù invece li fa venire a sé: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite”. Li prende tra le braccia e li benedice. Non potrà dare loro grandi insegnamenti, come fa con gli adulti, né potrà disputare con loro; ma, prendendoli tra le braccia, dimostra di voler loro bene. Li benedice e li affida alla misericordia e all’amore di Dio Padre. Se Gesù vuole che i bambini vengano a lui, diventa un compito importantissimo degli adulti portare i bambini a Gesù, cioè educarli alla vita religiosa. Nel brano del Vangelo sembra che i bambini non vadano spontaneamente da Gesù, ma vengono portati a lui dai genitori. È forse secondo lo spirito del Vangelo affermare che i bambini devono essere lasciati completamente a se stessi nella loro vita religiosa; che è indifferente che essi preghino e vadano in Chiesa o che non lo facciano? Ed è ugualmente corretto affermare che i bambini devono crescere senza religione; che non devono essere affatto influenzati, condizionati dagli adulti, ma devono crescere spontaneamente, in modo che, a tempo opportuno, potranno fare la loro scelta del tutto liberamente? Pensavano più o meno così alcune coppie di genitori al tempo delle contestazioni, tanto che rifiutavano il Battesimo per i propri bambini. I gesti religiosi, dicevano, presuppongono la fede e la fede presuppone una conoscenza e una libera scelta; ciò che un bambino non è in grado di fare. Ovviamente un adulto decide liberamente e responsabilmente sul proprio comportamento religioso; non in modo superficiale o per sentito dire, ma in modo profondo e con la consapevolezza del valore della sua scelta. Ma un bambino? No. Egli è certamente condizionato e pilotato. Ma poi, è proprio vero che una creatura umana può crescere senza nessun condizionamento, da parte dei genitori, dell’ambiente, della società? O non è vero piuttosto che i genitori esercitano un ineludibile influsso sui loro figli, e che è loro dovere esercitare l’arte dell’educazione? Il loro modo di vivere e di pensare, il loro modo di comportarsi influiscono automaticamente sui figli. Non c’è nessun giovane che, per esempio, a diciott’amni non abbia ricevuto ancora nessun influsso e, in base a questa situazione, decida quale strada prendere. Egli è stato già necessariamente plasmato da molteplici influssi. Questo però non esclude la sua libera decisione, ma ne è piuttosto la premessa. Non è forse vero che ogni accorto genitore vuol impartire una buona educazione a suo figlio, così da ben prepararlo alla vita, in modo maturo e socievole? L’educazione religiosa non può essere separata da tutte le altre forme di educazione. Non si nasce con una forma di religione già iscritta, infusa nella persona; ma solo con una apertura, una propensione alla religiosità, che perciò va educata. Ecco perché Gesù desidera che i bambini vengano portati a lui. ✰ ✰ ✰ A questa frase rivolta ai discepoli, Gesù collega un insegnamento che riguarda gli adulti: «Il regno di Dio appartiene a chi è come i bambini. Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». Qui Gesù ricorda le condizioni per entrare nel regno di Dio, per la vita eterna con Dio. Essa è promessa e data a chi è come un bambino. A questo punto è naturale domandarci: «Allora non dobbiamo essere adulti e comportarci da adulti? Gesù vuole forse avere attorno a sé persone immature, minorenni e infantili?». Non è certamente questo il significato delle parole di Gesù, come ci dimostra il suo comportamento maturo, ponderato e responsabile, e il modo con cui egli guida i discepoli. Non dobbiamo vivere alla giornata come bambini, non dobbiamo essere instabili come bambini, non capricciosi! Ma piuttosto persone risolute, costanti, responsabili, come quei servi a cui il Signore ha affidato i talenti e che devono comportarsi secondo il suo volere e gli dovranno rendere conto. – Qual è allora il significato di queste frasi di Gesù? Quando si parla di un bambino, è chiaro che egli non può esistere da solo, ma dipende da altre persone. SEGUE A PAG. 2 Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0002 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 2 «Le nuove del Pais» CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA Lui però non si preoccupa di questo fatto; lo accetta semplicemente. Non è difficile immaginare che cosa possa accadere a un lattante o anche a un bambino più grande, che venga lasciato completamente a se stesso. Un bambino è dipendente e ha bisogno dell’aiuto degli altri. Non si dispiace di questo fatto, ma accoglie semplicemente l’aiuto. E quando ha dei bravi genitori, si sente completamente al sicuro e protetto da loro. Ma nel mondo degli adulti oggi serpeggiano pensieri e atteggiamenti ben diversi, che suonano pressappoco così: «Io sono autonomo, indipendente, autosufficiente. Non dipendo da nessuno. Penso a me stesso. Con le mie forze e con i miei soldi mi procuro tutto ciò di cui ho bisogno. Pago quello che gli altri fanno per me. Non devo ringraziare nessuno, né essere debitore a nessuno». Queste riflessioni in parte sono giuste, ma come atteggiamento di fondo sono sbagliate. Chi non si sente debitore riconoscente verso genitori, educatori, amici, ecc.? Chi ha pagato a sua madre un salario per tutto il tempo, le fatiche, l’amore che gli ha prodigato? Bisogna essere realisti! Onestamente dobbiamo riconoscere che non esistiamo da noi stessi e non possiamo procurarci tutto da noi stessi. Dobbiamo riconoscere di essere debitori della nostra esistenza ad altre persone e, soprattutto, a Dio. E Gesù ci dice che negli adulti ci possono essere falsi atteggiamenti di autonomia e di autosufficienza che impediscono di entrare nel Regno di Dio, per entrare nel quale invece, come bambini, dobbiamo affidarci con semplicità alla bontà di Dio e sentirci protetti da lui. Il fatto di essere dipendenti e di sentirsi protetti, che i bambini vivono quasi inconsapevolmente, i grandi invece lo devono vivere consapevolmente di fronte a Dio. Allora essi sono pronti per il regno di Dio, per la comunione eterna con Lui. Natale quindi non è solo la festa del “Bambino” che ci è dato e che viene a instaurare il Regno di Dio, ma è pure l’appello ai “grandi” ad assumere quegli atteggiamenti del bambino che ci aprono la porta alla vita del Regno. In questo senso: auguri a tutti di natalizzare! Don Sergio, Colle S. Lucia Si avvicina il Natale... Il clima natalizio sta entrando nelle nostre case e nel nostro cuore. Ma quale clima...? Può essere quello tradizionale delle luci e delle musiche. Già attorno a noi vediamo i preparativi. Può essere quello guidato dalla nostra fede cristiana: ci prepariamo a riconoscere il grande dono del Signore: la sua presenza fra noi. Il Natale di Gesù, il nostro Natale è richiamo a questo. Come ogni anno la Caritas diocesana ci invita, pensando al dono ricevuto, di essere noi dono per gli altri. Tanti lo fanno già individualmente. Noi lo facciamo anche come Chiesa bellunese. La nostra generosità andrà, come illustra il depliant a fianco riportato, all’Aquila ed in India. Due mondi, due realtà diverse, due risposte che noi pos- siamo dare a chi è nel bisogno. Lo faremo concretamente. Ci saranno contributi personali consegnati in Parrocchia, daremo l’offerta raccolta in chiesa alle Messe della terza di Avvento. In Parrocchia e sul L’Amico del Popolo troveremo materiale utile per approfondire dimensione e significato di questa iniziativa diocesana. Nelle nostre difficoltà, che molti stanno vivendo, apriremo il nostro cuore e la nostra generosità: saranno “gli occhi aperti” su chi sicuramente ha molto meno di noi. Il nostro Avvento così vissuto farà diventare la nostra grande festa un Natale di fraternità. Dal Bollettino “Il Piave” di Borgo Piave dicembre 2010 L’abbonamento a “L’Amico del Popolo” come un ponte verso il futuro Un ponte, visto dal basso verso l’alto, per apprezzarne la solidità e lo slancio. Questa è l’immagine che è stata scelta per la campagna abbonamenti de L’Amico del Popolo per il 2011. Un’immagine che vuole richiamare il solido ancoraggio del giornale ai valori della sua storia ultracentenaria (come solidamente sono ancorati a terra i piloni di un ponte), ma anche indicare la tensione verso il futuro, l’impegno a sostenere il viaggio della montagna bellunese verso un nuovo sviluppo (come fanno le arcate di un ponte che consentono di andare oltre anche a gole e burroni a prima vista insuperabili). Un impegno che ha sempre caratterizzato la vita del giornale, ma che quest’anno è reso più difficile dal considerevole aumento delle tariffe postali che hanno comportato una crescita di oltre il 150 per cento dei costi di spedizione. Una percentuale che si spera di poter ridurre con un nuovo accordo con le Poste, ma che resterà comunque considerevole. Tutto ciò ha già indotto L’Amico, senza perdere tempo, ad attivare tutte le economie possibili, senza però poter riuscire a colmare l’aggravio dei costi. Per questo, pur a malincuore, è diventato inevitabile chiedere il sostegno diretto dei lettori con un incremento del costo dell’abbo- namento. Un aumento limitato a 5 euro (meno di 10 centesimi la settimana) passando da 40 a 45 euro per un anno. Cifra che comunque conferma L’Amico come il settimanale diocesano del Triveneto con il rapporto più conveniente tra prezzo e numero di pagine realizzate. La campagna abbonamenti ormai è aperta da qualche settimana e, per coloro che non saranno visitati dal propagandista, l’abbonamento può essere rinnovato in parrocchia o direttamente presso la sede del giornale (in Piazza Piloni 11 a Belluno) anche tramite un versamento sul conto corrente postale numero 11622321 (per ogni informazione telefonare allo 0437 940661). Se qualcuno vorrà dare un sostegno particolare al giornale potrà sottoscrivere l’abbonamento sostenitore (60 euro) o benemerito (70 euro), ricevendo come ringraziamento la nuova penna de L’Amico. Da quest’anno c’è anche la possibilità di scegliere la formula “Amico+”: chi regalerà l’abbonamento a una persona che non era già abbonata avrà uno sconto sul suo abbonamento e su quello che regalerà (40 + 40 euro). Infine, ai primi 70 nuovi abbonati verrà spedito gratuitamente a casa il libro “Vivere in quota” che approfondisce alcuni temi della montagna cari al giornale. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0003 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» CCP 39808548 CARISSIMI, tutti i bambini e gli adulti, in questo di Avvento, per l’approssimarsi del Natale, sono alle prese col muschio, le luci, gli alberelli, le casette, i pastori...: il Bambino sta per nascere, non vogliono fargli mancare nulla! Anche Maria e Giuseppe hanno provveduto la paglia per la mangiatoia di Betlemme. Per questo ci diamo da fare in tutti i modi per fare bene le cose, ma solo paglia gli mettiamo nel presepio? Ci voleva, ma Gesù non cercava la paglia, sicuramente. Cercava invece il cuore, gli occhi, il viso della Madonna, di S. Giuseppe, dei pastori, dei Magi... ora cerca i nostri cuori, la nostra vita; il resto è solo per la nostra soddisfazione personale. Spesso crediamo che basti un qualche regalo per la sua richiesta di amore. Quando finalmente la nostra vita lo accoglierà come vero Salvatore, vera Luce? Lui si è fatto piccolo per essere accolto da tutti: a Lui basta un cuore aperto a seguirlo! Questa semplice riflessione vorrebbe aiutarci a scegliere le cose che veramente servono a rendere cristiano il nostro Natale e cioè la fede, l’amore a Dio, la purità di cuore, la generosità verso i bisognosi, pur senza dimenticare le belle tradi- 3 Parrocchia di Pieve zioni del presepio o dell’albero di Natale. Con questi pensieri auguro a tutti Buon Natale e Buon anno: particolarmente a chi soffre per malattia, per solitudine e per lontananza: voi siete i primi che Gesù Bambino vuole incontrare ed amare. A tutti gli auguri più festosi di un Natale di pace e di serenità e un anno 2011 ricco di soddisfazioni! Don Alfredo Natale di Dio Festa degli uomini Il Natale è la risposta all’aspettativa di tutti i secoli e dell’intera umanità. È la data storica della nascita di Dio. Quando una stella annunciò prodigiosamente ai saggi di Oriente che “era nato il re dei Giudei” essi non frapposero indugi e dissero ad Erode: “siamo venuti per adorarlo”. E siccome non si va Natività del pittore Oberkofler della Valle Aurina (1930) nella chiesa di Livinallongo. CALENDARIO LITURGICO 2010 23 dicembre: 24 dicembre: 25 dicembre: - alla vigilia: - giorno: 26 dicembre: 31 dicembre: cell. 333 2030597 tel. 0436 7176 Ritiro spirituale per il Santo Natale, a Pieve, ore 14.30 Confessioni a Pieve dalle 14.30 alle 16.00. Confesserà don Vito SANTO NATALE ore 22.00 Messa della Notte Messe: Pieve (9.30); Andraz (8.00); Villa S. Giuseppe(10.45); Digonera (16.30) S. Stefano: messe con orario festivo - Larzonei, Messa del patrono S. Silvestro ore 16.00 - Pieve: Messa e canto del Te Deum ore 18.00 ad adorare un uomo, ma soltanto un Dio, essi dimostrano di essere stati illuminati fino a comprendere che era nato il Figlio di Dio. Anche oggi - come sempre l’uomo ha bisogno di Dio e lo va cercando. Ha bisogno di sapere che Egli esiste e si riempie di luce la sua vita quando può accertarsi che non soltanto Dio esiste ma è venuto sulla terra, che si è fatto uomo tra gli uomini. Nasce da qui la gioia luminosa del Santo Natale. I pastori, come rappresentanti degli umili ed i Magi, come primizia di tutti i sapienti, trovato Dio, lo adorano. E questo Dio non faceva loro paura, non incuteva timore. Era un bambino, un bambino inerme come ogni bambino che nasce. “Giaceva in una mangiatoia colui che tiene in sé il mondo. Una donna teneva in braccio colui che i cieli non saprebbero contenere” (S. Agostino). Ed ecco la seconda gioia del Natale. Non è la festa dei privilegiati del mondo; no: la nascita di Gesù è innanzitutto la partecipazione di Dio alla sofferenza, allo stento, all’indigenza degli umili e dei poveri. Iddio bambino manifesta dalla culla (che è una mangiatoia), dalla casa (che è una stalla) le sue preferenze. Sua madre è di discendenza regale, ma figlia del popolo; il padre putativo discende da Davide, ma fa il carpentiere. In questa cornice è il quadro del Natale. Visto in questa realtà, Dio non fa paura a nessuno. E quanti non riescono a riscuotere dagli uomini stima, comprensione, sorriso, possono averli da Dio che nasce povero e si fa Bambino. 2011 1 gennaio: 6 gennaio: 6 febbraio: 12 febbraio: Festa della Madre di Dio - giornata della Pace: Messe e Veni Creator (orario festivo) Epifania. Messe con orario festivo Giornata per la Vita-Progetto Gemma con vendita Primule Giornata del Malato: ore 15.30 Messa in Casa di Riposo con Unzione comunitaria per anziani e malati. Partecipano i membri dell’UNITALSI di Belluno Il manifesto natalizio di Costa Silvia. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0004 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 4 «Le nuove del Pais» I SANTI E I MORTI “I morti ci chiamano”! È questa la voce che è giunta a noi nella solennità di Tutti i Santi e specialmente nel giorno dei Morti. Infatti la fede ci dice, festeggiando il 1 novembre, che tra i santi venerati dalla Chiesa ed elevati all’onore degli altari, ci sono tante persone care che, vissute nell’amore del Signore e dei fratelli, sono state premiate con un paradiso di felicità. Preparati dal tradizionale Ritiro spirituale che ha offerto ai partecipanti la possibilità di accostarsi al Sacramento della Riconciliazione, numerose persone, venute anche da lontano, richiamate dalla voce della fede, dell’amore e della riconoscenza, hanno partecipato alle Sante Messe e alle processioni verso il Cimitero. Certamente il culto ai nostri morti non si esaurisce solo in questi giorni, ornando di fiori, di corone e di luci le tombe, ma deve essere coltivato durante tutto l’anno con la preghiera, con le sante messe di suffragio e specialmente con una vita cristiana, ricca di opere buone facendo tesoro degli insegnamenti e dei buoni esempi che i nostri cari ci hanno lasciato in eredità. INIZIO ANNO CATECHISTICO Domenica 10 ottobre è iniziato ufficialmente, con la Messa e con la benedizione del Signore, il nuovo anno di catechismo 2010-2011. Le lezioni erano già state avviate ancora in settembre con il gruppo delle 12 catechiste. In questa domenica il parroco, durante la messa, ha conferito loro il Mandato di insegnare il catechismo. Ecco i nomi delle catechiste: a) per le Medie: Devich Francesca, Pellegrini Robert, Grones Bruna e Bozzolla Tiziana; b) per le Elementari: Roncat Agnese, Foppa Paola, De Grandi Rosanna, Suor Flavia Santi, Delmonego Renata, Dalla Valle Giovannina, Dorigo Luigina, Vallazza Anna. A loro va il mio e vostro GRAZIE per aver accettato questo compito non sempre facile. Ai genitori dei ragazzi è stato chiesto l’impegno di prendere sul serio il catechismo collaborando attivamente con le catechiste e preoccupandosi che i propri figli frequentino, studino e si comportino bene. Solo così si educa veramente e si fanno crescere cristianamente i ragazzi. In margine alla S. Cresima 2010 Lasciando al parroco di Arabba la cronaca, le foto e i commenti della festa, vorrei fare solo qualche sottolineatura. 1. Le catechiste Tiziana Bozzolla e Bruna Grones si sono prodigate ad insegnare e a far capire ai cresimandi il significato e il valore di ciò che stavano per ricevere. Ad esse va il mio grazie più vivo! 2. I cresimandi: Anna, Giulia, Alessandro, Giulia, Sara, Giorgio, Vanessa e Marco, insieme ai tre amici di Arabba, hanno partecipato con impegno e soddisfazione insieme ai loro genitori e santoli, al Ritiro spirituale al Centro Papa Luciani. Suor Manuela e un’altra suora hanno seguito i ragazzi del Decanato (c’erano anche quelli di Colle), mentre il direttore del Centro, don Francesco De Luca, ha tenuto due incontri agli adulti. Erano pure presenti Tiziana, suor Martina e don Alfredo. 3. Dopo il Sacramento della Confermazione del 31 ottobre ad Arabba, hanno iniziato il periodo del “dopo Cresima”, a S. Giovanni con Suor Martina e Tiziana. Speriamo che siano fedeli agli incontri. 4. Accompagniamo questi ragazzi e ragazze con l’augurio e con la preghiera affinché mantengano fede alle promesse fatte il giorno della Cresima, diventando ogni giorno più testimoni di Cristo. LA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO Tutti i Santi: il cimitero di Pieve, nonostante la pioggia battente, si è riempito di molta gente accorsa, come ogni anno a pregare per i propri cari defunti. FESTA DEI NOSTRI RAGAZZI Prima Confessione Domenica 27 marzo 2011 – ore 15. 00 Messa di Prima Comunione: domenica 22 maggio 2011 – ore 9.30 La Giornata del Ringraziamento del 14 novembre scorso, a Pieve è stata una festa riuscitissima, grazie al lavoro di sensibilizzazione delle catechiste con i ragazzi della scuola e di conseguenza con le rispettive famiglie. La catechista Anna Vallazza ha preparato le preghiere dei fedeli che, a voci alterne, sono state lette durante la messa, al momento dell’offerta dei doni. Sono state ricordate tutte le categorie di coloro che lavorano: i contadini, gli addetti al turismo, gli operai e artigiani, i commercianti e gli impiegati negli uffici pubblici, gli insegnanti, gli amministratori della vita pubblica, i volontari, i catechisti e i collaboratori della parrocchia; le suore Discepole del Vangelo e il Parroco, i genitori e gli anziani. Per tutte queste persone il coro ha cantato “Grazie Si- gnore, a te rendiamo grazie”! All’offertorio si è formata una lunga fila di ragazzi e di adulti che, portando ognuno un cesto piccolo o grande colmo di verdure, frutta, patate, formaggio... hanno arricchito l’altare rendendolo bello e multicolore. Una parte dei doni è stata poi portata dal parroco alla Villa San Giuseppe per i nostri anziani. La presenza ufficiale del sindaco, il folto gruppo di chierichette, la chiesa stracolma di gente e i canti eseguiti egregiamente dal Coro Fodom hanno reso solenne e importante la festa. Anche a Digonera i pochi ragazzi hanno portato all’altare i loro cesti dei prodotti della terra in segno di riconoscenza al Signore. A tutti giunga il mio grazie vivissimo! Don Alfredo Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0005 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 5 FESTA DELLA MADONNA DEL ROSARIO Perché fare il chierichetto? “Perché fare il chierichetto?”. Immagino che questa domanda risuoni nella mente di molti ragazzi. Il compito del chierichetto non termina nell’aiutare il sacerdote, ma va ben oltre: aiuta l’assemblea a pregare; aiuta l’assemblea a seguire e a capire alcuni gesti e momenti tipici della Messa; rende più decorose e solenni le celebrazioni... È un ruolo talmente importante che il Papa parlando ad un gruppo di chierichetti ha detto: “Voi siete strettamente associati al sacrificio eucaristico di cui dovete approfondire il significato teologico, spirituale e rituale. Voi siete collaboratori del sacerdozio ministeriale, al quale portate un aiuto preziosissimo. Voi svolgete un vero “ministero liturgico” insieme con i lettori, i cantori, i commentatori...”. Se poi pensiamo che i primi chierichetti sono stati gli apostoli, durante l’ultima Cena..., allora capiamo davvero l’importanza di questo incarico nella comunità. Perciò, vista la scarsità dei chierichetti, il parroco chiede alle famiglie la collaborazione e ai ragazzi e ragazze dalla terza elementare in su di partecipare a questo importante servizio. Con l’Avvento ci troviamo un po’ prima delle messe per fare le prove a svolgere nel migliore dei modi il servizio importante del chierichetto. La festa della Madonna del Rosario è l’appuntamento autunnale molto sentito dalla nostra gente. Non ci sono state manifestazioni esterne, ma solo la parte religiosa con la messa solenne e la processione. Padre Eugenio Palla è venuto da Trento per condividere con noi la festa e per aiutare il parroco. Quattro signore col “guànt da fodoma” si sono sentite onorate di portare la statua della Madonna del Rosario; mentre i pompieri non hanno esitato a portare in trionfo l’urna con la preziosa e “insigne” reliquia di San Felice, martire romano del terzo secolo, reliquia donata al Decano di Livinallongo dall’amico Papa Gregorio XVI, bellunese. Le catechiste hanno accompagnato il folto gruppo dei ragazzi del catechismo, i quali insieme alle numerose persone, hanno pregato con la recita del Rosario. Il maestro Franco seguiva e fotografava i momenti più salienti. È stata una festa molto partecipata, grazie al tempo discreto, anche se freddo, e grazie al coro parrocchiale che ha eseguito vari canti, oltre la messa. In questa giornata il pensiero generoso è andato anche al Seminario Gregoriano di Belluno. È la processione della Madonna del Rosario con Padre Eugenio, seguito dalle donne col “guànt da fodoma” che portano la statua della Madonna, e preceduto dall’urna di S. Felice, portata dai pompieri. ERRATA CORRIGE Nel n. 4 de “Le Nuove del Pais”, a pagina 5, nella didascalia della foto della bandiera della banda da Fodom, erroneamente è stato scritto il nome della santola della bandiera: Serena invece di Lara De Cassan. Mi scuso. Il direttore di redazione Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0006 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 6 «Le nuove del Pais» DAL CONSIGLIO PASTORALE... Nuovi parroci nell’Agordino ● ● ● ● ● Durante la prima seduta (24 gennaio 2010), il nuovo Consiglio Pastorale ha scelto il nuovo Segretario nella figura di Denni Dorigo, ed ha analizzato, discusso e modificato punto per punto lo Statuto del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Viene deciso di mettere una cassetta in Chiesa per eventuali proposte e consigli dei parrocchiani al Consiglio Pastorale. Si invitano tutti i parrocchiani ad aiutare il Consiglio e il Parroco con consigli, proposte e critiche costruttive per migliorare qualsiasi ambito della vita pastorale della nostra comunità. Dopo una lunga e attenta analisi e discussione del problema, il Consiglio decide di invitare il Piccolo Coro Col di Lana a non salire in cantoria per accompagnare la S. Messa, ma di prendere posto nei primi banchi della Chiesa dalla parte della Madonna del Rosario. Tale invito deriva dalla semplice considerazione che è preferibile che i Bambini seguano la S. Messa da una posizione più vicina all’altare e al resto della Comunità, piuttosto che in cantoria dove è più facile distrarsi e non vivere in prima persona la Celebrazione Eucaristica. Il Parroco sostiene che negli ultimi mesi ci sono state diverse mancanze fra le fila dei chierichetti, forse dovute anche alla concomitanza di altre manifestazioni; sarebbe auspicabile, magari partendo dal Catechismo e dalla famiglie, un rilancio del desiderio e volontà dei bambini di fare questo importante servizio. I consiglieri chiedono al Consiglio che venga individuata una figura che possa seguirli e istruirli sul loro prezioso servizio. Sarà Oscar Nagler che aiuterà il Parroco ad occuparsi di loro almeno nella vigilia delle Celebrazioni più solenni. L’incasso netto della Pesca pro ● ● ● ● ● Missioni è stato di 3.900 Euro, che sono stati così distribuiti: 1.000 Euro ciascuno a Padre Giuseppe Detomaso, Suor Laura Rossi e Suor Agnese, e 900 Euro a Padre Giampietro. L’intero Consiglio ritiene che vada discusso insieme ai consigli pastorali di Colle e Arabba, il futuro, le prospettive e lo stato attuale del nostro Decanato. Dopo tale confronto si chiederà anche un incontro con Sua Eccellenza il Vescovo. Si chiede ai parrocchiani maggiore collaborazione per la preparazione del Bollettino parrocchiale: chi avesse materiale, articoli, foto, ecc... si faccia avanti!!! Dopo lunga discussione, il Consiglio all’unanimità decide che sarà lo stesso Consiglio ad allestire il presepio in Chiesa per il prossimo Natale. Il Consiglio invita coloro che chiedono una Santa Messa per occasioni particolari o per gruppi vari, di preoccuparsi di animare la liturgia, leggendo le letture, organizzando qualche canto e preparando almeno la Preghiera dei Fedeli. Il Parroco riferisce che la Majon dei Mones viene spesso richiesta per festeggiare eventi particolari (compleanni, anniversari,feste varie, ecc..), e chiede al Consiglio di discutere e decidere se sia opportuno o meno concederla a tutti i richiedenti. Il Consiglio stabilisce che la sala va data a tutti coloro che la richiedono, a patto che ci sia una persona che si prende tutte le responsabilità, compilando un apposito modulo. Si chiederà un contributo spese di 20 euro durante la stagione estiva e 40 euro durante la stagione invernale. Tale contributo non sarà chiesto per iniziative del Consiglio Pastorale, del Gruppo Giovani della Parrocchia, dei Catechisti e del Coro Parrocchiale di Pieve. con la Slovacchia. Ha 40 anni e 15 anni di Messa, parla molto bene l’italiano, sia pur con un accento che tradisce le sue origini polacche. “Nell’ascoltare la sua predica, ha commentato uno dei presenti, mi pareva di sentire Papa Giovanni Paolo II”. A distanza di un mese e mezzo, dopo la partenza di don Paolino per la parrocchia di Mas-Peron, gli Alleghesi sono stati veramente fortunati di avere già un parroco stabile. Il 3 ottobre don Andrea Constantini, originario di Cortina, però con radici fodome da parte della nonna, ha fatto l’ingresso solenne a Falcade, accolto da una folla festante di fedeli, dalle autorità, dalle varie associazioni e gruppi e da una ventina di sacerdoti, dei quali 4 nativi del paese. La festa era stata preparata molto bene dal Vicario Generale Mons. Del Favero il quale si era preoccupato anche di rinnovare internamente la canonica per ricavarne aule per il catechismo. Il 24 ottobre pure Alleghe era in festa per l’arrivo del nuovo parroco: don Adalberto Rzeminski. È un sacerdote polacco della diocesi di Tarnow, ai confini Nel pomeriggio della stessa domenica 24 ottobre, anche Rocca Pietore ha accolto festosamente, con grande partecipazione di fedeli e di sacerdoti il nuovo parroco don Franco Decima, nativo di Rocca. Dopo la malattia e successivamente la morte di don Attilio De Zaiacomo, la parrocchia è rimasta senza parroco; successivamente il vescovo ha dato un incarico provvisorio a don Angelo Crepaz che l’ha retta fino a domenica 24 ottobre, facendosi ben volere da tutti. Il Vicario Generale ha compiuto per questi due ultimi parroci il rito di immissione in possesso o insediamento. Auguro a tutti i nuovi parroci un lungo e fecondo apostolato tra la gente dell’Agordino! Associazione insegnanti in pensione Circolo Didattico di Alleghe Come è ormai consuetudine, anche quest’anno gli insegnanti in pensione di quello che era il Circolo Didattico di Alleghe, convocati dal segretario Celestino Vallazza, si sono ritrovati a Caprile per assistere alla celebrazione di una Santa Messa. Si sono quindi trasferiti ad Alleghe, alla pizzeria Rudatis per un momento da trascorrere in allegria. Quest’anno l’ormai “classica tromba” gestita da Franco, ha squillato (meglio stonato) per dare il benvenuto a due nuove insegnanti: Florina Detomaso e Patrizia Pollazzon. Se da un lato, in questi ultimi anni il gruppo si è ringiovanito, dall’altro ha perso per strada diverse persone che 15 anni fa avevano contribuito a formarlo. È una nota di tristezza alleviata però dalla presenza del sempre in forma Tita Sommavilla che sembra dire a tutti: - No ste mèi a ziede!! No ste a ve fermé! 21 settembre 2010 alla Pizzeria Rudatis ad Alleghe. Dietro da sx: Vallazza Celestino,Rudatis Marta, Sorarù Ancilla, Luchetta Danisa, Luchetta Marilisa, Grones Bruna, Vallata M. Luisa, De Bona Paola, Deltedesco Franco. Davanti da sx: Sommavilla Tita, Detomaso Florina, Pollazzon Patrizia. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0007 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 7 LA VIA CRUCIS di DIGONERA Il 29 aprile 1989 c’è stata una grande festa nella frazione di Digonera per la benedizione solenne delle quattordici stazioni della Via Crucis in bronzo dorato opera dell’artista prof. Gianni Pezzei. Per la benedizione è venuto il vescovo mons. Maffeo Ducoli; hanno partecipato molti fedeli, tanti parroci e numerose autorità: il Prefetto di Belluno, il Questore, un consigliere regionale, il comandante dei carabinieri, il vice sindaco De Cassan Celestino e naturalmente l’autore e il Decano don Bruno De Lazzer. L’opera artistica merita di essere più conosciuta e apprezzata; per questo ho pensato di offrire un piccolo servizio fotografico realizzato da Dellea Anna Maria. In questi giorni ho interpellato il prof. Pezzei, ideatore ed esecutore della Via Crucis per un breve commento e qualche osservazione. Così mi ha risposto: L’iconografia sacra ha sempre svolto un ruolo importante anche nei nostri paesi e comunità lontane dalle grandi città. Iconografia: dal greco eikon = immagine, graphia = scrittura, disegno, immagine. Ecco perché in tutte le chiese cattoliche consacrate appaiono, lungo le pareti della navata, le stazioni della Via Crucis. Ciò serve al parroco, ai fedeli e a chi visita la chiesa di leggere e meditare sulla vita di nostro Signore Gesù. Dalla sua condanna a morte sino alla deposizione nel sepolcro, nonché alla sua Risurrezione. L’analfabetismo, le difficoltà di capire e “leggere” il Calvario del Signore, hanno offerto l’opportunità con le arti visive (disegno-pittura e scultura) di avvicinare i fedeli alla comprensione dei Testi Sacri. Per una lettura scorrevole, semplice, ma incisiva, per la piccola chiesa, bella e ordinata di Digonera occorreva una Via Crucis più a carattere simbolico che decorativo. Vennero modellate delle formelle in creta, calcate in cera, fuse in bronzo e poi dorate. Dovevano essere armoniche, leggibili dalla prima all’ultima, come una sinfonia. Se la prima stazione fosse scolpita in marmo, poi la seconda in legno, la terza in bronzo, la quarta in motivi astratti ecc. ecc.: sicuramente non potrebbero coinvolgere il credente ad una meditazione religiosa approfondita delle sofferenze di Gesù al Gòlgota fino alla sua risurrezione pasquale. In buona e sincera sostanza, non ho avuto la pretesa di realizzare un’opera d’arte fine a se stessa, ma principalmente di offrire una chiave di lettura della Passione di Cristo a tutti coloro che credono e... non!”. Prof. Gianni Pezzei Le 14 fotografie della stazione della Via Crucis sono evidenti e non hanno bisogno di commento. Basta fermarsi a guardarle e meditarle: ognuno lo può fare. Stazioni della Via Crucis Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0008 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 8 «Le nuove del Pais» SACRARIO DI PIAN DI SALESEI annuale commemorazione dei caduti Domenica 31 ottobre gli alpini si sono ritrovati al Sacrario di Pian di Salesei su invito del Capogruppo della Sezione ANA “Col di Lana” Valerio Nagler per assistere alla celebrazione della Santa Messa, celebrata dal Cappellano militare don Lorenzo Cottali in ricordo e suffragio dei caduti in guerra. Un momento di preghiera ma anche di commozione al quale, è sembrato essersi unito anche il tempo, con un cielo coperto, con il paesaggio avvolto dalla nebbia, con una pioggerellina insistente, come se pure lui avesse voluto esprimere, a modo suo, sinceri sentimenti di mestizia. Un incontro doveroso per ricordare i caduti della Grande Guerra ma anche coloro che hanno sacrificato la vita in mo- menti drammatici. Questi semplici incontri sono sicuramente importanti per ricordare e riflettere: riflessione proposta dall’alza bandiera, dalla deposizione della corona, dalla preghiera in suffragio. Un messaggio rivolto a rinvigorire l’amore per la Patria che si concretizza in un servizio fatto con amore, dedizione, forza di volontà e non per ultimo con sacrificio. «Oggi è un occasione - ha detto il celebrante nella sua omelia - per rinvigorire noi stessi, se impegneremo tutti noi stessi ad operare per la pace, se invocheremo con forza d’animo e con determinazione la pace». «Voglia Maria, Regina della pace, donare la pace alla famiglia umana» - ha concluso il Cappellano. Sacrario di Pian di Salesei, 31 ottobre 2010. IL PAPA BENEDETTO XVI RICORDA LA NECESSITÀ DI SACERDOTI Dio ha la faccia di quei poveri uomini Germania, 1944. Un ufficiale della Wehrmacht domanda a dei ragazzi di leva quali progetti hanno per il futuro. Una recluta di 17 anni risponde che vuole diventare sacerdote. Replica sprezzante l’ufficiale: “Cercati qualcos’altro. Nella nuova Germania non c’è più bisogno di preti”. L’aneddoto raccontato da Benedetto XVI nella lettera ai seminaristi non è solo biografia di un Papa tedesco, e nemmeno soltanto storia del passato. L’illusione di un nuovo ordine mondiale, l’orgoglio di una società di superuomini che avrebbero ritenuto indegno il gesto di pregare, ci appaiono oggi tenebra lontana; ma ogni tempo ha i suoi “nuovi ordini”, imposti - oppure suggeriti. Nuovi mondi vengono continuamente disegnati, in cui, si immagina, non ci sarà più bisogno di alcun Dio. I libri di storia sono pieni di progetti di giustizia universale e di uguaglianza, tragicamente falliti. Ma sempre si allargano nuove illusioni; l’ultimo divo è l’uomo tecnologico, che governi il principio della vita e ne dilati oltre ogni limite la durata: intendendo per “vita”, si intende, solo quella dei sani e dei perfetti. E uomini capaci di darsi la vita, di toccare i tasti remoti del Dna, di selezionarsi, che bisogno mai avranno di un dio? Cercati qualcos’altro, ra- gazzo, non c’ più bisogno di preti. Anche in certi laboratori di biotecnologia, oggi, un ventenne potrebbe sentirsi dire così. Oppure semplicemente nel quotidiano rumore mediatico che dipinge il sacerdote come un resto del passato, uno che osa, folle, giudicare cosa è buono e cosa cattivo, afferma l’assurda pretesa della castità. Quando poi, secondo l’ultima volgata, quel nome - sacerdote non è quasi immediatamente associato, come un’onta generalizzata, alla pedofilia. Un altro pensiero obbligatorio, senza divisa e senz’armi, ripete oggi, come fra le righe, che di sacerdoti non c’è più bisogno. Proprio per questo il Papa ha esordito con quel ricordo. Come dicendo: anche a voi ragazzi, diranno che non siete più necessari. Ma non impressionatevi. Non era vero nel ’44 e non è vero oggi: perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio. Dove l’uomo non percepisce più Dio, la vita diventa vuota; tutto è insufficiente. Non è vero forse? L’orizzonte annientato di una esistenza ridotta a sola attesa di cose materiali, e l’angoscia sorda e inespressa davanti alla morte, se siamo solo polvere; non si respira questo forse nelle strade delle nostre città, nelle periferie in cui si uccide per nulla o si muore, vecchi, soli, senza neanche il vicino di casa se ne accorga? Bisogno di Dio, più che mai, e di uomini che portino tra gli uomini il suo volto. Non un Dio ritiratosi in distanze siderali dopo il giorno della Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0009 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» creazione, ma il Dio di Gesù Cristo, nato da una donna, uomo tra gli uomini. E così i ragazzi che nei seminari crescono andranno fra gli uomini; nelle città e nelle periferie del mondo, nelle aule di scuola in cui si diventa grandi e nelle stanze d’ospedale in cui si muore. Nel tempo che idolatra il denaro e il successo, scanda- losamente testimoniando con la propria presenza che si vive per altro, e che non siamo destinati al nulla, “Non c’ è più bisogno di preti”. Lo dicono - lo gridano, lo insinuano o lo annunciano sorridendo- i maestri del nostro tempo, i predicatori di un’umanità autosufficiente e distratta. Ma non è vero. C’è una domanda negli 9 uomini, censurata spesso, e però sospesa nei pensieri: la domanda di un padre che ci conosca a uno a uno, un padre che abbracci e perdoni, e non disperda nel nulla il dolore e la fatica, ma ci conduca - noi affaticati, noi che non capiamo - in un disegno buono. C’è bisogno di Dio più che mai, nel tempo del superomismo tecno- logico che convive con milioni di miserie e solitudini dimenticate. E come verrà quel Dio, nel terzo millennio? Come è già, come è sempre venuto; con la faccia di poveri uomini, non più buono degli altri, non salvi dal male; ma che, chiamati, promettono di vivere per lui. Marina Corradi (da Avvenire -19.10.2010) L’ANGOLO DEI RICORDI di di F. F. Deltedesco Deltedesco LA FOTO STORICA ARABBA: PERIODO ANTECEDENTE IL 1909 Anno dell’inaugurazione della Grande Strada delle Dolomiti Nella grande casa detta “sa Floriân” (1) abitavano 3 famiglie: - chi de Floriân (Bastiân e Luigi): Bastiân era il padre di Anacleto Lezuo - Filomena Lezuo “la Polenta” - Lotti Maria Giuliana “la Giulia” vissuta a Venezia, adottata a Davedino; sposata Colli, della discendenza dei “Baga”. In seguito al matrimonio con una figlia della signora Giulia, comproprietario del rustico divenne Andrea Doné di Pezzei (Soraruaz) soprannominato “el Mòtz”. Nel 1953 il rustico, che nel frattempo era stato trasformato in una piccola “ciajèra” è stato venduto a Eugenio Deltedesco di Vallazza di Dentro. Il rustico adiacente la casa (2) era di proprietà “de chi de Floriân”, mentre il rustico più a sinistra (3) era di proprietà della Giulia. In primo piano, al centro della fotografia si trovano la Scuola Elementare (4) e la latteria consorziale (5) aperta nel 1876 per interessamento di don Antonio Decristoforo, a quel tempo curato locale. A sinistra della scuola si trova la mastodontica abitazione “dei Batistìns” (6) - Tita e Angelo Irsara -originari della val Badia. Poco dietro è situato il loro rustico (stalla e majon) (7). In parte nascosta dalla grande casa si trova la canonica (8) con accanto stalla e majòn (9) di propria pertinenza. Nell’angolo in basso a sinistra l’Albergo Posta (10), mentre più in alto si trova l’Albergo Pordoi (11). In posizione isolata, al centro della foto ecco la casa che per metà era “de chi de Vizenz” (12) e per metà “de chi de Costantìn” (Lezuo) (12): un antenato di detta famiglia era nominato “l Mericân” per il fatto che fra il 1841 e il 1847, dopo aver viaggiato per l’Europa, raggiunse Rio de Janeiro e New Jork. Ritornato nel suo Fodom costruì il maso in località Savinè de Sot “su da l’Oto”. Il rustico di proprietà delle due famiglie è segnato con il numero (13) sulla foto. Con il numero (14) viene indicata l’abitazione “de chi de Jân” (Lezuo) e con il (15) il rustico della stessa famiglia, mentre nel fabbricato con attiguo rustico, contrassegnato con il (16) abitavano i “Caregai” e i “Baldins”. LA FOTO CONOSCIUTA S. Giovanni, 1958 circa. 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 17 18 19 - Masarei Adriano “Tavân” - Cherz Crepaz Vito “Balòt” - Fossal Crepaz Elia “de chi del Picio” - Ruaz Crepaz Paolina “Fèvera” - Renaz Masarei Renato “Tavân” - Cherz Crepaz Giovanni “Tita de Majarei” - Masarei Crepaz Giovanni “del Picio” - Cherz Crepaz Rita “de Tòne” - Renaz Crepaz Rosa “de chi del Picio” - Ruaz Ruaz Natale “del Tin” - Renaz Gabrielli Giuseppe “Gépo” - Cherz Crepaz Maria Agnese “Fonja” - Cherz Sief Antonietta “de Rója Fèvera” - Crepaz Crepaz Anna “de Majaréi” - Masarei Crepaz Arturo “de chi de Jòrc” - Cherz Crepaz Ivo “el Bàrba” - Cherz Grones Antonio “Iosc” - Crepaz don Oreste - il sacerdote LA FOTO RICONOSCIUTA La foto sconosciuta riportata sul n. 4-2010 de “Le Nuove del Pais” ritrae: Palla Adamo “Adamo Scòco” di Palla e Devich Teresa “Teresa Vica” di Salesei di Sopra - Palla Emilio “Milio de Tereja” di Costa di Salesei e Palla Giuseppe che è in braccio. Ricordi del tempo che fu dall’archivio di F. Deltedesco In una stalla A Natale, a Betlemme era nato in una stalla da Giuseppe e da Maria; da un bue e un asinello, il Bambino era vegliato. Da tutto il mondo venne Adorato. Era Gesù, il pargoletto che nel mondo la pace ha portato. Mara Federa - cl. 5a elementare Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0010 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 10 «Le nuove del Pais» LA FOTO SCONOSCIUTA UN BELL’ESEMPIO Un esempio bello e significativo riguardante la tabulazione dei sentieri è stato dato dalla frazione di Cherz guidata dal Soprastante Marino Crepaz. Marino, con l’aiuto di Renato Stefanon, entrambi appartenenti alla Lia da Mont da Fodom, nelle adiacenze della Malga Cherz ha fatto un lavoro che merita veramente di essere apprezzato da locali e turisti. Da quel luogo si dipartono vari sentieri che si dirigono verso luoghi diversi: all’Altopiano del Cherz per proseguire per il Passo Campolongo - a Varda per poi raggiungere Arabba - a Cherz... In questo incrocio, su un possente palo sono state sistemate ben 8 tabelle segnaletiche in modo che il passante possa avere un sicuro orientamento. Non sarebbe un esempio da seguire? Probabilmente altre frazioni farebbero volentieri un simile intervento se l’input partisse dagli Enti preposti alla valorizzazione del tu- Tabulazione a Malga Cherz, opera di Marino Crepaz e Renato Stefanon. rismo. Certo è che questa collaborazione non si ottiene con l’inoltro di una lettera, bensì con uno scambio di vedute e di proposte. (Fr. Del.) Il cassonetto della CARITAS Molti hanno notato, vicino alla farmacia di Pieve, un contenitore di colore giallo con la scritta: “CARITAS”. Non è un contenitore da “ecocentro”, ma un cassonetto per raccogliere oggetti vari (come verrà spiegato più avanti) che la gente non usa più, ma che, essendo ancora in buono stato, potranno servire ad altre persone. Alcuni anni fa in provincia di Belluno sono stati raccolti 300.000 chilogrammi di usato, realizzando 59.000 euro che sono serviti per progetti di solidarietà specialmente in terra di Missione. SI RACCOLGONO: abiti, maglieria, biancheria, cappelli, cinture, giocattoli e scarpe in buono stato. NON SI RACCOLGONO: tessuti sporchi e unti, carta, metalli, plastica, vetro, rifiuti e scarti tessili perché non sono riutilizzabili. Quello che si può depositare va racchiuso in sacchi e messo nei contenitori con la scritta “CARITAS”. Così “faremo meno sprechi e più solidarietà”. L’unione fa la forza Ci dispiace dover scrivere per rettificare quanto riportato nella didascalia della foto riguardante la benedizione della bandiera della banda pubblica nell’ultimo bollettino parrocchiale. La Banda da Fodom - non esiste nessun gruppo bandistico giovanile di Fodom - ha voluto presentare la propria bandiera per la benedizione nel giorno del Santo Patrono dopo aver bene ponderato questa decisione. Non è stata una scelta facile, San Iaco è già una giornata ricca nella celebrazione per i festeggiamenti per gli anniversari delle coppie sposate da 25, 40, 50, 60 anni, ma per noi era significativo benedire la bandiera con ricamata la chiesa proprio nel giorno della festa patronale. Anche la banda quest’anno festeggia un anniversario... ben modesto ma importante: cinque anni. I primi cinque anni di attività per questa associazione che accoglie gli amanti della musica bandistica. Ci siamo fatti un regalo benaugurante, un regalo che duri negli anni a venire. Abbiamo lavorato per più di un anno per poter commissionare alla ditta Annemarie Jaeschke la nostra bandiera. Riunioni, telefonate, viaggi, per fare tutto il meglio possibile, perché la bandiera non è rappresentativa solo della banda ma quando sfila rappresenta un po’ anche Fodom. Allora abbiamo pensato alla chiesa, alle montagne, ai colori di Fodom, ogni dettaglio è stato voluto e ponderato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Certo è costata parecchio (non la cifra indicata), ma ci teniamo a sottolineare che sono stati utilizzati i soldi che hanno raccolto i ragazzi nelle estati che si sono offerti come volontari per l’apertura al pubblico del castello d’Andraz, la cifra mancante è stata coperta da privati, dalla Raiffeissen sempre presente per aiutarci e soprattutto dalla nostra “sántola” Lara, non Serena, De Cassan. L’unione fa la forza e questa piccola impresa ce l’ha dimostrato. Il 25 luglio non abbiamo voluto disturbare la festa degli sposi, perciò dalla chiesa, dove alcuni ragazzi della banda hanno accompagnato con gli strumenti il coro parrocchiale, con riguardo ci siamo spostati in piazza per la benedizione della bandiera. Ogni cosa, dai brani musicali alle letture, è stata concordata prima con il parroco che come al solito ci ha dato tutta la sua disponibilità ed attenzione nel ricercare la formula più adatta per la benedizione. La cerimonia ha avuto inizio con il discorso del nostro presidente Giovanni Pellegrini, che il cronista deve aver perso. Cogliamo l’occasione per ringraziare le autorità, i rappresentanti delle varie associazioni di Fodom, i rappresentanti della banda di Cortina, che hanno voluto vivere con noi questo momento, sia nella celebrazione che nel successivo rifresco. Ringraziamo in modo particolare il coro Fodom che ci ha voluti ospiti nel pomeriggio per un concerto nel tendone da loro organizzato: alle bandiere esposte si è aggiunta tra gli applausi anche la nostra. Come direttivo, infine, vogliamo ringraziare tutti i componenti della banda perché la commozione e l’orgoglio che abbiamo visto nei loro occhi mentre veniva scoperta la bandiera, sono il miglior stimolo per continuare ad andare avanti, perché come scritto sulla nostra bandiera: “La mujica l’è ousc del cuor”. Saluti musicali. Il direttivo della Banda da Fodom La Bánda da Fodom a Canazei con la nuova bandiera. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0011 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 11 DAI NOSTRI MISSIONARI DAL BRASILE Suor Laura Rossi ha mandato un fax al decano per ringraziare dell’offerta ricevuta e per parlare della sua Missione. Leggiamola. Volta Redonda, 4 ottobre 2010 Don Alfredo carissimo, quando mia sorella Rita mi ha comunicato dell’offerta che generosamente avete destinato alla mia missione, ho ringraziato il Signore per la vostra presenza e per questo ulteriore segno della vostra affettuosa vicinanza e solidarietà. E oggi con cuore riconoscente ringrazio lei don Alfredo e tutti coloro, amici e parrocchiani, che vi hanno collaborato. Siamo nel mese di ottobre, mese missionario, in cui siamo chiamati ad essere annunziatori del Vangelo di Gesù. “Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi sono svegliato e ho capito che la vita era servizio. Ho servito e ho scoperto che servire dà gioia”. Bella e significativa questa frase di Tagore. Servire, essere missionari non è solo partire, andare in altre terre, ma amare la Parola di Dio e viverla dove il Signore ci chiama; amare la sua Chiesa ed essere segno di vita e di comunione, con quello che siamo, con le nostre fragilità ma soprattutto con i nostri doni, con la nostra sensibilità, generosità e preghiera. E in questo abbiamo come esempio una grande Santa, Santa Teresina del Bambino Gesù. Lei non è andata in nessuna parte, ha vissuto la sua vita nel Carmelo, ma ha amato tanto la Chiesa da essere proclamata “Patrona delle Missioni”. “La mia vocazione è l ’amore... nel cuore della Chiesa io sarò amore”! Quindi tutti possiamo ritrovarci ad essere missionari e insieme ringraziamo il Signore perché ci dà la possibilità di fare del bene anche e soprattutto a coloro che ancora oggi sono immersi nella miseria e nell’abbandono sociale. Ieri, in tutto il Brasile ci DAL PAKISTAN sono state le votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Siccome la maggioranza non è stata raggiunta si dovrà votare nuovamente alla fine del mese. Ci si augura che, chi sarà scelto a governare per i prossimi quattro anni, lo possa fare con giustizia, interessato alla vita e al bene della popolazione. In parrocchia la vita continua normalmente. Stiamo per chiudere un altro anno pastorale e, nelle comunità di base si susseguiranno gli incontri di verifica sul lavoro svolto quest’anno e di programmazione per il prossimo 2011. Sabato 18 e domenica 19 di settembre, 127 tra giovani e adulti, dopo essere stati accompagnati e preparati per un periodo con la catechesi, hanno ricevuto il sacramento della Cresima. In questo mese di ottobre, varie sono le iniziative che sono state proposte, sollecitati dal Documento di Aparecida del 2007 che dice: “dobbiamo formarci come discepoli missionari senza frontiere, disposti ad andare dove Cristo non è ancora conosciuto”, e fra queste la visita missionaria nelle famiglie. Tutte le pastorali ne sono coinvolte. Anch’io mi dedicherò, nel tempo che mi sarà permesso, a visitare particolarmente i bambini, coloro che ancora non sono accompagnati dalla pastorale del bambino e che hanno diritto di essere difesi, aiutati a crescere con dignità insieme alle loro famiglie e ad inserirsi nella società senza sentirsi esclusi. Termino, don Alfredo carissimo, rinnovando di cuore il mio grazie! Che il Signore benedica la vostra generosità visto che Lui “ama chi dona con gioia”, rafforzi la nostra fede, doni a tutti la salute e la grazia di amarlo e di amarci come suoi figli e fratelli! Un augurio vivissimo a tutti per il prossimo santo Natale! Un abbraccio fraterno. Suor Laura I nostri missionari, attualmente in Italia: P. Eugenio Rossi (Venegono), P. Eugenio Palla (Trento), Suor Benigna Testor (Verona) mi pregano di far giungere a tutti i più fervidi auguri natalizi. Le suore confezionano i Vangeli e gli altri doni per le famiglie. Il fango a Nowshera e Risalpur del 29 july 2010. Anche Suor Agnese Grones ci ringrazia dell’offerta, ma ci ricorda la situazione drammatica in cui versa il Pakistan con le alluvioni. Carissimi, sono lieta di mandarvi foto della nostra visita ai cristiani di Noshera nel nord del Pakistan, la zona più colpita dall’alluvione. I cristiani ci hanno descritto la loro esperienza di pericolo, di morte, di perdita di tutto. Ho vissuto esperienze raccapriccianti ed ora che sono in situazioni povere e instabili (in attesa di alloggio) sono rimasti veramente commossi della nostra visita. Abbiamo portato loro cibo, soldi al parroco per procurare loro coperte e trapunte, la zona è fredda in inverno, ma specialmente quello che ha toccato i loro cuori e ravvivato la loro speranza è stato il dono del vangelo, il Crocefisso, il quadro della Madonna, il libro dei canti e delle preghiere e il catechismo. Questi sono i tesori delle famiglie cristiane e riaverli in momenti di pena e fatica resta una vera forza e forte referenza. Le Suore Paoline della comunità di Rawalpindio e con loro c’ero anch’io avevano le braccia stanche dopo aver visitato ed elargito doni a più di 250 famiglie, ma il loro cuore era colmo di gioia per la solidarietà e comunione sperimentata. Vi alleghiamo le foto anche per documentarvi come impieghiamo i vostri sussidi e rendervi consapevoli di come i vostri sacrifici vengono benedetti e profondamente apprezzati specialmente dalle famiglie cristiane per le quali daremo parte dei vostri sussidi al gruppo dei Gesuiti che si impegna a costruire casette per gli alluvionati. Vi ricordiamo, SIETE CON NOI. Con infinita gratitudine Suor Agnese e tutte le Paoline Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0012 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 12 «Le nuove del Pais» SUOR LARA CI SCRIVE DALLA FRANCIA Viviers, 12 novembre 2010 Carissimo don Alfredo, innanzitutto un grande grazie per “Le Nuove del Pais” che mi ha inviato. Mi ha fatto proprio una bella sorpresa perché non me l’aspettavo, e perché è stato bello per me leggere le novità di Fodom. Stiamo tutte bene, siamo serene; ci stiamo inserendo un po’ alla volta nella diocesi, nella casa dove viviamo e con la lingua (a volte le difficoltà non mancano, ma sappiamo che dobbiamo avere pazienza). Nella diocesi di Viviers siamo state accolte da molte persone con tanto calore e premura; in molti sono venuti a farci visita nel nostro appartamento all’interno del Seminario di Viviers (che già da molti anni non più seminario, ma una casa di accoglienza e spiritualità), con la preoccupazione che potessimo sentirci troppo sole o che avessimo nostalgia dell’Italia. Il sentimento che abita in noi, continuiamo a ripetercelo, è di una grande gratitudine al Signore e alla nostra comunità per la possibilità di vivere questa esperienza: la Chiesa di Viviers infatti è sì tanto “povera” a livello spirituale, ma anche ricca perché ci sono molti segni di vivacità e belle testimonianze autentiche di vita cristiana. Come si suol dire: “pochi ma buoni”. Questo aspetto ci ha colpito da subito e continuiamo, giorno dopo giorno, a scoprire che è proprio così. Un altro aspetto della Chiesa di Francia che ci colpisce è l’apertura: siamo proprio in missione. Nella parrocchia di Viviers (che conta ben 13 villaggi o ex parrocchie), ci sono due sacerdoti “fidei donum” africani, uno dei quali è il parroco, e ci siamo noi che siamo straniere. Abbiamo capito che molte famiglie hanno origini da altre regioni della Francia e che sono abituati a spostarsi per motivi di lavoro; ci sono anche famiglie di extracomunitari che però non abbiamo ancora conosciuto perché non frequentano la chiesa. La situazione ecclesiale è un po’ difficile: nei vari villaggi non c’è la messa tutti i giorni e nemmeno tutte le domeniche: a volte una al mese. E non sono molte le persone che vengono in chiesa, soprattutto giovani, ma come dicevo prima sono pochi ma davvero ferventi. Nella Diocesi non ci sono molti preti: molti sono anziani,anche ammalati; alcuni vivono in qualche piccolo paese molto lontano dal centro diocesi, anche a 2 ore e mezza di auto (come a Belluno anche questa è una diocesi con gran parte di territorio in montagna o collina...non certo le montagne delle Dolomiti perché queste arrivano al massimo a 1200-1400 metri di altitudine). Non ci sono seminaristi nella diocesi: solo uno che però il 26 ottobre scorso è stato ordinato diacono. Per questo ci viene spontaneo pregare per loro, per questa Chiesa che sta davvero soffrendo molto per la mancanza di vocazioni al sacerdozio; assieme a loro stiamo anche pregando per tutti i preti delle nostre diocesi italiane. Siamo state accolte da tutti e stiamo vivendo una bella comunione con i laici, preti e con le altre realtà di religiose presenti nella parrocchia, nella diocesi: il desiderio comune è quello di lavorare insieme. Spero tanto che lì a Fodom stiate tutti bene: porti i nostri saluti a tutti, dicendo che continuo e continuiamo a portarvi nella nostra preghiera; dalla terra di Francia stiamo sperimentando una forte comunione con le diocesi di Treviso e Belluno-Feltre e con tutte le nostre parrocchie. Ho pensato di scriverle queste righe per raccontare qualcosa di quello che stiamo vivendo in questa nuova realtà. Un fraterno saluto. Suor Lara L liber del telefono de le val ladine L’Union Generela di Ladins dla Dolomites l à de fòra per sto ann l liber del telefono de le val ladine del Sela. N opuscol de gran utilité per i Ladins. Da spëss defati suzede de mossei clamé n Fascia, Badia, Gherdëna o da lafòra clamé caìte. Ma per fè chëst tochëssa trè avei l liber de trei provinzie, chële ulàche i è despartide le val ladine. Con chëst liber la Generela l’à volù de l sen den liam che vòl resté strent ntra chëste val, nten setor de mportánza fondamentala come la comunicazion. L liber se l ciapa nte Comun da la Michela al priesc de 15 euro. Podëssa ester ence na bela idea per n pico regal. (LoSo) Il Beato Charles De Foucauld Ogni anno le nostre Suore Discepole del Vangelo, che si ispirano, come Comunità, alla spiritualità di questo grande “santo”: Charles de Foucauld, si ritrovano a Castelfranco (Tv), dove ha sede la loro “Casa madre” per ricordarlo nell’anniversario della sua morte, avvenuta il 1 dicembre 1916. Per chi non lo conosce, ricordo brevemente la sua biografia. Charles de Foucauld nacque a Strasburgo il 15 settembre 1858. Orfano dei genitori a sei anni, fu cresciuto dal nonno, che gli trasmise l’amore per la famiglia e per il proprio paese, la passione per gli studi e per il silenzio della natura. Nel 1876 si arruolò nell’esercito francese, dove portò a termine gli studi all’Accademia di Cavalleria e intraprese anche una breve carriera. Nel 1882 si congedò per partire all’esplorazione del Marocco. La spedizione risultò un avvenimento scientifico di importanza tale da fruttargli la medaglia d’oro della Società di Geografia. Non molto tempo dopo incontrò l’abate Huvelin a Parigi: le conversazioni con lui lo guidarono verso la conversione. Recatosi in pellegrinaggio in Terra Santa, maturò la decisione di entrare nella Trappa di Nostra Signora delle Nevi, in Francia. Poi fu in Siria, alla ricerca di una vita più dura, e da lì passò a Nazareth, dove per tre anni lavorò come giardiniere presso il Monastero delle Clarisse. A poco a poco sentì che amare Gesù è diventare fratello di tutti nell’amore del Padre. Per questo accettò di diventare prete. Scelse allora di ricominciare dal Sahara e si stabilì a Bèn-Abbés e poi, per vivere con i Tuareg, a Tamanrasset. Condividendo la loro vita, ne imparò la lingua, tradusse i loro poemi e diede alle stampe un imponente dizionario illustrato. Tempo dopo, sentì la necessità di fondare una famiglia religiosa, incentrata sul Vangelo, sull’Eucarestia, sulla vita apostolica. Morì il 1 dicembre 1916, colpito da una fucilata, durante una scaramuccia suscitata da ribelli dell’Hoggar, nel più totale nascondimento. Dopo vari tentativi andati a vuoto, non era riuscito a reclutare nemmeno un discepolo. Eppure il seme caduto in terra non tarderà a spuntare e a fiorire. Oggi sono venti le congregazioni religiose e le associazioni di sacerdoti, di religiose e di fedeli, raggruppanti alcune migliaia di persone sorte nel solco del “fratello universale”. La santità del Beato Charles de Foucauld “il piccolo fratello”, è una santità discreta, nascosta, lontana dal miracolismo che scatena le masse; è la santità di chi, come lui, non ha scelto altro che vivere radicalmente il Vangelo, che “gridare il Vangelo con la vita”, di chi, come il “piccolo fratello universale”, si è messo sulla strada di Cristo facendosi compagno di viaggio, fratello e amico dei più poveri e condividendo il loro ultimo posto. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0013 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 13 I cori dei tosac de la Ladinia s’à biné sa na Rèba al “Ciánta con Nos” (Fodom) “Ncuei ulon s’la de bona” à cianté l Cor di Muntons da Runcadic, un dei set che à tout pèrt ndomënia passada a la 13a edizion del “Ciánta con nos”, la festa dei cori dei tosac de la Ladinia che l’é stada ntel sèlf dei congresc de Rèba. E se po’ proprio di che l è ste n davòmesdì ulàche i plu de doiciánt tosac ruèi nta Fodom da dute le val del Sela, manciáva demé n còro che raprejenteie la Val Badia, i se l’à dada bona a cianté, soghé, se cugnësce e, per valgugn, cugnësce n tòch de Ladinia. Prejentada dal très brao e coinvolgent Gianpaolo Soratroi, la manifestazion l’é stada giourida da la Bánda da Fodom, che l’à volù acòlie co le note del Inn Ladin e de la “Bozner”, nta Fodom cugnisciuda come “Ulà che la Marmolada”, la tropa jent ruada adalèrch, troc à mossu cinamèi ste mpé, e duc i tosac dei cori. Nte le parole de salut siebelo l prescident de la Generela Elsa Zardini che de l’Union dei Ladins da Fodom Daniela Templari, le doi associazion che à metù a jì la festa, i à sotlineé l’emportánza de chësta manifestazion che da oramèi 26 agn va a ròdol ntra le val Ladine. “Chisc tosac i è l nòst davignì, i è l davignì de nòste val e de nòsta cultura” i à dit cuaji a na ousc sola. N pensier l è ju ence a duc i dirigenc dei cori, che se tòl del temp e la bria de i è ste davò e i è nsigné très cianción nuove. Senza de lori chisc cori i no fossa e duta la cultura n general, no demé chëla mujicala, la fossa scialdi plu puora. No se po’ desmentié defati che l è proprio da chisc grop che po’ ven fòra i ciántarins che, nviade chersciùs, i va a fè pèrt dei cori plu gragn. Che po’ i à ocajion de se nconté ndavò ntra de Ladins al “Di dla ciántia ladina”, coche davánt trei setemane a Sëlva de Gherdëna. Chësta edizion n particolar del “Ciánta con nos”, la s’à fat noté per l aut livel de esecuzion de le ciántie. Trope le compojizion nuove, scialdi desferente e con deplù ritmi, a le oute adatade nte le parole ladine a melodie cugnisciude. Dute acompagnade da strumenc. L prum coro a se prejentè l è ste l “Còr di Mutons de Sëlva che sot la bachëta de Paul Senoner e l acompagnament a l’arpa de Carmen Grossrubatscherl l à cianté “Ciancia ai nëinesc” e “Vié cun me”. L’é stada po’ la outa del “Còro Şoene in Festa da Anpëz, nsigné via da Francesca Pompanin e acompagné a la chitara da Patrizia Verocai che l à porté la ciántia “Dute aduna”. L Cor di Mu- L Pico Coro Col di Lana. tons dla Jungschar de Urtijëi”, sot la direzion de Veronika Piazza e Elisabeth Kostner i à cianté “ce bon pan” e “Gherdëina Gherdëina”. Da Fascia l è rué l “Cor de la Scola de Musega Il Pentagramma”, co l maester Ilario Defrancesco, che i à prejenté na trilogia dal titol “Le trei cianties de la Crepes spavides”. La melodia l’é spò ndavò tournada n Anpëz co l “Còro de ra Šcora de musica de Anpézo” e l diretor Daniela De Nardo che i à cianté “Anche se ei caminà”, da le melodia den salm ebraich e “El tò amigo” da la cugnisciuda “Aggiungi un posto a tavola” de Garinei e Giovannini. A toché spò al “Cor di muntons de Runcadic” prejenté sue doi ciántie sot la direzion de Laura Ciechi: “Ncueiulon s’la de bona” e n canon dal titol “Cianta cun Legrëza”. Per ultimo, come senn de ospitalité, à cianté l coro de cèsa, l “Pico Coro Còl de Lana” con sue maestre Rita Rossi e Luigina Dorigo e Erica Roilo a la chitara. Ence per lori doi le cianción da prejenté: Fodom” e “Melodia” che à bu n gran suzess. A la fin duc i tosac i è tournèi sun palco per cianté auna la ciántia “O Ladinia”, sot la bachëta de Paul Senoner. A ogni ciántarin l’Union dei Ladins da Fodom l’à scinché n pico cuor de ceramica, come ricordo de chësta giornanda e ai dirigenc na pergamena, très de ceramica. A la fin n bon maerendel per duc e n sarevede a la 14a edizion che se tignarà nte doi agn n Fascia. (ls) La “Rassegna dei Cori Agordini” sa na Rèba (Coralité) “I cori i è na realté de gran mportánza per tignì su l’identité e la vitalité de la cultura de nòste val da mont”. Con chëste parole l prescident de la Comunité Montana Agordina Luca Luchetta, l à saré ite la 35a edizion de la Rassegna dei Cori Agordini, che l’é stada nsabeda passada, 16 de otobre, ntel sèlf dei congresc de Rèba. La manifestazion, che va a ròdol ntei paisc da ulàche ven i cinch còri (fin del 1999 i eva 4) che storicamente n fèsc pèrt, l’é stada metuda a jì sto ann dal Coro Fodom, col patrozinio e l contribut proprio de la Cma. Sebénche defòra l nevësse, sepùr nia dassën, e le previjion le no fossa proprio de chële che nvoiáva deplù a se muove, l sèlf l s’à mpò mplenì de jent, vignuda ence dal Agordin su per no se pièrde chësta ocajion de scouté su i cori. Prejentèi con braura da Denni Dorigo, l prum a se ejibì l è ste l Coro Val Biois del maestro Attilio Costa, che l à prejenté le ciántie “Valsugana”, “Me compare Giacometo”, “L orghen de Perzen” e “I canederli”. L’é stada la outa pò de un dei doi cori de cèsa, l Coro de le Èle Col di Lana, nsigné via da Anna Devich, che à volù mantignì la tradizion très tignuda su ence dal Coro Fodom, de porté na ciántia Fodoma. Nte sto cajo l tòch “Amour”, co le parole de Sergio Masarei e la mujica de Iarone Chizzali. Le autre trei ciántie prejentade i è stade la furlana “A planc cale il soreli”, “Sul volo chiaro” e “Ti ricorderò”. Davò doi agn che i manciáva per via de problemi co l organich, i é tournèi a la rassegna ence i corisc del Coro Monte Pelsa, nsignèi via dal maestro Christian Fattor. Ence per lori cater tòc: “Tag net Tag”, “Sotto Sieris”, Belle rose” e “Amor starlocio”. Cuarto coro a se ejibì l Coro Agordo che sot a la bachëta de Roberta Conedera l’à porté ence dël n repertorio de ciancion scialdi desvalif, tout fòra da deplà culture: “Stornellata romana”, “Plaisir d’amour”, “Io resto qui” e “Maremma”. Nfin l coro organizadou, con a cé l maestro Lorenzo Vallazza, che à fat bate dassën le mán al publich nte l’interpretazion de “Il canto dell’emigrante trentino”, “L ciampanil da La Plié” co le parole de Nani Pellegrini e l’elaborazion de Marco Renon, “Montagne addio” e “Sanmatio”. Per recordé la sëra a ogniun l é ste scinché n artistich criegl da la bira, come senn de ste n compagnia. A la fin duc i cori i è jus sun palco per cianté auna al publich l “Signore delle cime” e se de l apuntament a l ann che ven. (SoLo) Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0014 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 14 «Le nuove del Pais» CURIOSANDO NEI LIBRI STORICI DELLA PARROCCHIA Dopo l’interessante intervista di F. Deltedesco alla sig.ra Emma Agnol, pubblicata nell’ultimo bollettino, nel libro storico della parrocchia di Livinallongo ho trovato un diario del Curato di Andraz don Valerio Irschara (01.04.1915-30.05.1922). In questo diario, dopo aver ricordato le date dell’entrata delle truppe italiane a Livinallongo, racconta con meticolosità gli avvenimenti del periodo della prima guerra mondiale 1915-1918. Con questa cronaca veniamo a conoscere i disagi, le sofferenze, le paure, la fame, l’abbandono della propria casa... per colpa della guerra. Ho creduto opportuno farla conoscere a tutti, specialmente ai giovani. Una cartolina del 18 agosto 1915. A destra, l’interno della chiesa di Pieve di Livinallongo, prima della guerra; a sinistra, il paese di Pieve con il campanile che sta bruciando, dopo essere stato “decapitato” da un colpo di cannone partito dal forte di Corte. ENTRATA DELLE TRUPPE ITALIANE A FODOM 3 giugno 1915 a Larzonei; 5 giugno 1915 a Collaz e Foram; 7 giugno 1015 ad Andraz, Costa di Andraz, Franza, Molinat di Salesei, Salesei di sotto e di sopra; 10 luglio 1915 ad Agai, Palla, Cernadoi, Pian, Davedino, Sottil, Sottinghiazza, Roncat; 27 luglio 1915 a Colsottochiesa, Molinat, Pieve, Sorarù, Foppa, Fossal, Federa; 20 ottobre 1915 a Liviné e Brenta; 22 ottobre 1915 a Col di Ornella, Costa di Ornella, Pallua, Pè di Ornella, Pescosta di Ornella; 2 aprile 1916 a Renaz. Funzioni religiose Le ultime pubblicazioni delle funzioni in chiesa fatte dal Decano don Sopplà al principio della guerra 1915-1918, datano 22 agosto 1915. Dopo tre anni di evacuazione della parrocchia di Pieve di Livinallongo, gli Uffici vennero celebrati per la prima volta la terza domenica dopo Pasqua cioè il 21 aprile 1918, nella chiesa di Andraz. “Tra due fuochi” Allorché, il lunedì di Pentecoste, 24 maggio 1915, arrivai a Salesei, sentii fischiare le prime granate, che dal forte di Corte vennero lanciate verso Laste, capì senz’altro che l’Italia aveva dichiarato guerra all’Austria. Naturalmente sia in chiesa sia fuori non si poteva gioire, come al solito alla festa, poiché eravamo tra due fuochi. Il martedì di Pentecoste mi recai a Colle per la predica. Il giorno dopo, Colle era già occupata dagli italiani. Il sabato successivo celebrai la messa a Larzonei. Arrivato in cima alla salita, mi corsero incontro due soldati italiani, ma subito si ritirarono nei cespugli; evidentemente non sembravo pericoloso. Dopo la messa portai la S. Comunione a un ammalato in Col di Larzonei. Mentre io facevo colazione lassù e mi intrattenni un po’ colla gente, gli italiani erano già arrivati alla Chiesa. Presi la strada superiore e mi avviai verso Andraz dove arrivai felicemente. Le avanguardie italiane provenienti da Larzonei arrivarono presto vicino ad Andraz, però si fermarono sull’orlo del bosco. Le sentinelle austriache formate da Standschutzen e Gendarmeria Assistenten, erano nel bosco tra Andraz e Agai, I due fronti si trovarono perciò assai vicini e noi eravamo in mezzo. Ognuno capirà che non era una situazione invidiabile: di giorno andava meno male, ma di notte si sentivano colpi di fucile e non si sapeva mai se gli italiani occupassero il paese. Poiché la mia cuoca si era allontanata con altri subito dopo la dichiarazione di guerra, non volli restar solo in canonica; mi accolse gentilmente la famiglia Roilo. Il 1o giugno gli abitanti di Andraz decisero di andarsene, quanto a malincuore può ognuno immaginare. Fu caricato su di un carro quanto era possibile. Chi non possedeva bestie da tiro, tirava il carro a mano. Io riempì il mio sacco da montagna. Certamente la gente avrebbe salva- di don Valerio Irschara to anche qualcosa di mio, ma poiché anch’essi non potevano salvare che la minima parte, non volli esser loro di aggravio. Consegnai solamente a qualcuno un Calice, un ciborio. Le altre cose di chiesa le portai in parte a Cernadoi in una cantina; le rimanenti le lasciai in sagrestia. Buona parte delle cose abbandonate a Cernadoi, furono portate in salvo a Forno di Canale dove potei prelevarle. Solamente le lampade d’argento non si trovarono più. Mancò anche qualcosa di quanto lasciai in sagrestia. La più gran gioia fu per me trovare la statua dell’Immacolata del Molling al suo vecchio posto. Poiché quelli di Pieve erano già fuggiti e giacché si aveva la ferma convinzione che l’Ospedale fosse risparmiato, il sig. Decano Luigi Sopplà si trasferì coi pochi rimasti in quel luogo. Il Cooperatore rev. Ranzer era già stato richiamato come cappellano militare. Anche gli altri sacerdoti di Livinallongo: don Davide Ferdigg di Ornella, don Pietro Ruon di S. Giovanni e don Luigi Gillarduzzi, erano già fuggiti assieme ai loro fedeli. Perciò immaginai che il sig. Decano non mi avrebbe voluto veder partire e difatti era così. Io sarei partito più volentieri con gli abitanti di Andraz, ma restai all’Ospedale anch’io in aiuto al sig. Decano. Poiché Andraz non venne subito occupata dagli italiani, mi fu possibile andarvi ancora un paio di volte per prendermi ancora varie cose. Se non fossimo stati tra due fuochi, avremmo avuto una vera vita di cuccagna. Non vi era quasi niente da fare e invece da mangiare e bere in abbondanza. I fuggiaschi avevano abbandonato quasi tutti i generi alimentari, consegnandoli quasi tutti all’Ospedale, così pure i maiali e i piccoli vitelli. Più di una volta venne qualcuno ad avvertire che qua e là c’era qualche maiale e vitello da ammazzare: Tone Demattia “Melene” di Davedino era nostro Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0015 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 15 ITINERARI SEGRETI DELLA GRANDE GUERRA di Ezio Anzanello – collaborazione Ufficio Storico dell’Esercito Italiano - editore Paolo Gaspari Il 31 luglio in Sala Congressi ad Arabba ha avuto luogo un incontro per parlare della Grande Guerra in occasione dell’uscita delle Guide Storico Escursionistiche sul Col di Lana- Sief e Col della Roda - “Itinerari Segreti della Grande Guerra nelle Dolomiti”. Sono intervenuti Daniela Templari (Assessore Provinciale alla Cultura)- Ezio Anzanello (l’autore) e Paolo Gaspari (storico ed editore). Dopo la pubblicazione del volume guida “Marmolada - Col di Lana - Sief 1o ” che presenta la storia della Grande Guerra proponendo inoltre vari Percorsi riguardanti la zona del “Col da la Ròda” è uscito pure il volume guida “Marmolada - Col di Lana - Sief 2o che presenta la storia e propone percorsi riguardanti la zona “Col di Lana- Monte Sief”. Le pubblicazioni fanno parte della collana “Guide Gaspari” ed hanno lo scopo primario di dare alle persone uno strumento semplice, ma nel contempo completo e preciso per conoscere in dettaglio quella che è stata la Grande Guerra nel territorio di Livinallongo e per conoscere altresì vari percorsi da poter seguire per meglio comprendere il “Monte di Sangue”. Le due guide sono il risultato di un lavoro costante e meticoloso che lo speleologo Ezio Anzanello aveva iniziato nell’ormai lontano 1999. Con tenacia e caparbietà, avvalendosi della preziosa collaborazione della moglie Maria !Grazia Cadamuro, speleologa pure lei, e di alcuni amici, facendo la spola fra Oderzo (TV) e Livinallongo ha rivisitato, topografato, fotografato, inserito al catasto della speleologia e descritto ogni cavità sotterranea ancora esistente nella zona del Col di Lana - Monte Sief - Col da la Ròda. Un lavoro che si è concretizzato con la pubblicazione delle due “Guide” che, essendo ricchissime di fotografie e cartine (circa 400 in tutto), costituiscono una vera ricchezza storico-culturale per il Comune di Livinallongo. Certamente una soddisfazione personale per l’amico Ezio Anzanello, ma anche e forse ancor più, un prezioso regalo offerto, senza nulla chiedere, ai fodomi e alla loro terra. In copertina si legge “Itinerari Segreti della Grande Guerra nelle Dolomiti”. Dopo la prima parte prettamente storica, le “Guide” propongono vari Itinerari accompagnando passo dopo passo i visitatori a scoprire e conoscere in maniera approfondita i luoghi che ricordano il triste passato, luoghi macellaio; esso sostituiva anche Piere Mone e il Capo Comune. Per passatempo andavo giornalmente 2 - 3 volte a Pieve. Ivi regnava una quiete impressionante. Le case erano vuote e di rado si incontrava qualcuno. Nemmeno Piero Mone era più davanti al Municipio. Spesso mi fermavo sulla piazza e guardavo il Col di Lana, dove vedevo esplodere le granate ed altri proiettili. Un giorno vennero dal forte di Corte 10 - 12 soldati austriaci che si erano annunciati volontari per andare contro gli italiani. Per un paio di ore si intrattennero a Pieve in casa Martini e dopo aver bevuto alcuni litri di vino andarono loro incontro verso Salesei di sotto. Non andò loro bene: 3 caddero e 5 o 6 furono feriti. Gli italiani si tenevano nascosti nei cespugli; di ciò furono avvertiti, ma invano dagli Standschutzen che conoscevano meglio la zona. I tre caduti a Pieve furono seppelliti il giorno se- guente in un campo sopra s. Giovanni, ove io benedissi la fossa. Il 9 luglio ci arrivò dal comandante del forte di Corte, tenente Zeyer, l’avviso che chi volesse ancora passare il Campolongo avrebbe dovuto partire la sera stessa, al crepuscolo. Circa 100 persone approfittarono di questa ultima occasione per partire e fra di loro partii anch’io. Questa volta il signor Decano non cercò più di trattenermi. Lui rimase a Pieve con gli altri: circa 100 persone, per lo più ammalati e madri con bambini piccoli. Così verso sera partimmo. Molti avevano un carretto col quale portavano via viveri e masserizie. Io riempì nuovamente il mio sacco da montagna. Chi vuol farsi un’idea di questi emigranti, legga il primo canto Hermann und Dorothea di Goethe. Quando arrivammo a Renaz era notte buia. Circa la metà proseguì per Arabba. Io con gli altri restammo a Renaz. Tutte le case erano a che oggi entusiasmano per la flora e fauna rigogliose e per i panorami quanto mai entusiasmanti, in quanto, senza tema di essere smentiti, possiamo dire che il Col di Lana si trova veramente al centro delle Dolomiti riconosciute Patrimonio dell’Umanità. Non manca “Una visita a Pieve di Livinallongo” che riporta alcune note su: Monumento a Caterina Lanz - Museo di Storia ....- Monumento ai Caduti - Caverna Delcroix - Sacrario di Pian di Salesei e Ossario del Passo Pordoi. A Ezio Anzanello va il sincero plauso da parte di Fodom, unitamente all’augurio di poter avere ulteriori soddisfazioni dal proseguo del suo impegno lavorativo che ora è rivolto alla zona del Padon - Mesola e, in generale, alla destra orografica del Cordevole. (Fr. Del.) Le copertine dei 2 volumi delle “Guide” riguardanti: Col di Lana Monte Sief e Col da la Ròda. nostra disposizione, solamente mancavano dappertutto le porte e le finestre, che erano state trasportate nelle trincee. Io cercai alloggio in una casa sopra la chiesa. Ci era stato proibito di accendere la luce. Coprimmo per ciò per quanto possibile le finestre con tavole e lenzuola ed accendemmo una candela per saperci orientare. Io dormii nella stanza vicino alla stanza comune, dove dormiva una famiglia. La mattina seguente proseguimmo per Arabba, dove aspettammo per due ore i Gendarmi che dovevano accompagnarci per il Campolongo. Ma invano, non vennero e noi partimmo da soli. Fortunatamente il 10 luglio era una giornata di pioggia e di nebbia e così passammo il Campolongo indisturbati. Quando arrivammo sopra Corvara mi sentii libero come un uccello scappato di gabbia. La prima cosa che feci fu di andare a Bressanone ad ordinarmi una veste talare e presentarmi al Vescovo. Quando il Vescovo mi vide disse: “Ma Lei è qui? Proprio ora abbiamo richiamato il signor Decano Sopplà, affinché faccia l’ingresso a S. Candido. A lei abbiamo conferito tutte le facoltà decanali, quindi abbia la bontà di ritornare a Pieve”. Alla mia rimostranza sull’impossibilità di passare il Campolongo, disse: “Vedrà che sarà possibile; intanto venga a pranzo e ne riparleremo”. A pranzo non fece più parola di ciò; era quindi evidente che dal Comando militare aveva ricevuto una risposta negativa. Disse soltanto: “Intanto non abbiamo un posto per Lei”; io replicai “Non ne ho bisogno”. Come profughi continuammo a percepire la nostra congrua. Se avessimo voluto, avrei trovato posto in un ufficio ad Innsbruck. Io però preferii andarmene a S. Maddalena in Casies, presso il mio primo parroco Pietro Agreiter, che già mi aveva invitato ad andarvi. Rina, 28 luglio 1938 (continua) Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0016 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 16 «Le nuove del Pais» SCUOLA ELEMENTARE DI ANDRAZ - A.S. 1968-1969 INCONTRO CON LA MAESTRA PAOLA DA RIF “Sarebbe bello invitare la maestra Paola Da Rif a passare una serata con i suoi scolari di Andraz”: così è partita l’idea. La Maestra Paola, un po’ sorpresa, ha accettato volentieri il nostro invito. Anche gli “scolari” hanno accolto con entusiasmo l’idea di passare una sera in compagnia della Maestra che ci aveva accompagnati nell’Anno Scolastico 1968/1969 e per altri tre mesi dell’anno successivo. E così il 23 ottobre ci siamo ritrovati prima ad Andraz per l’aperitivo e poi al Ristorante La Baita, da Walter, lo “scolaro più piccolo”, per la cena. La Maestra ricordava bene i nostri nomi, anche se ha avuto bisogno di qualche “suggerimento”, in questo caso ammesso, per abbinare i nomi alle persone che man mano si presentavano all’appuntamento; tanto più che dopo 42 anni agli scolari è cresciuto qualche capello grigio... Solo ora, dopo 42 anni, siamo venuti a sapere che quell’anno scolastico 1968/1969 era per la Maestra Paola il primo anno di insegnamento. Forse allora non ci rendevamo conto che la nostra giovane maestra aveva pochi anni più di noi. Gli “Scolari” della Scuola Elementare di Andraz - A.S. 1968/1969 con la maestra Paola Da Rif. Da sinistra: Renzo, Silvio, Rosalba, Eugenia, Carlo, Siro, Walter, Maestra Paola, Daniela, Valerio, Maddalena, Eugenio, Carolina, Loris. Solo ora comprendiamo quanto quel primo anno di scuola sia stato impegnativo con una pluriclasse di 20 bambini che frequentavano dalla 1a alla 5a classe della scuola elementare. Qualcuno di noi ricorda la Maestra Paola per lo scoiattolo che ci aveva portato in classe; qualcuno per il caimano impagliato; altri per i gelati che spesso ci comprava e altri ancora per la gita a San Giovanni, quando la Maestra ha fatto la spola più volte con la cinquecento blu a mo’ di scuolabus per portare tutti a destinazione. Il 29 settembre, a Col di Larzonei, Delunardo Eugenio ha festeggiato 91 anni di vita, circondato dai figli con le rispettive famiglie. Dopo la Messa, celebrata in casa dal parroco, è seguito un momento di festa con ogni “bendiddio”. La riconoscenza e l’amore verso un genitore che insieme alla moglie Frida, ha sacrificato tutta una vita per i figli, è un gesto compiuto sempre con tanta gioia. La serata passata insieme alla nostra Maestra è stata anche occasione per parlare della vita di ciascuno di noi; per riportare a galla i ricordi. Abbiamo cercato di esprimere la nostra gratitudine alla Maestra per il tempo che ci ha dedicato e per quanto ci ha insegnato e con un po’ di emozione la Maestra ci ha voluto ringraziare con delle parole che ci resteranno nel cuore e che ci hanno confermato che valeva la pena ritrovarsi. Ci siamo lasciati con la promessa di non aspettare altri 42 anni prima di ritrovarci. In breve Padre Giampietro Pellegrini, con la fine del 2010, lascerà la Missione di Cerro di Pasco, in Perù, perché nessun missionario comboniano si sente di sostituirlo in questa missione a 4350 slm. In gennaio rientrerà in Italia per un breve periodo di meritato riposo, in attesa di una nuova destinazione in Italia. ● A Villa San Giuseppe, dal 18 al 24 dicembre, al tradizionale Mercatino della Guglielmina, potrete trovare tanti capi di maglieria, di uncinetto ed oggetti vari e utili per un piccolo pensiero da regalare per Natale. ● Domenica 31 ottobre, nella chiesa arcidiaconale di Agordo, come ogni anno, è stata celebrata una S. Messa per tutti i caduti sulla montagna. L’elenco dei morti si allunga ogni anno: dal 1976, nelle Dolomiti bellunesi, sono deceduti ben 85 persone. Ricordo in particolare: Don Claudio Sacco sul monte Pore (2 dicembre 2009); Franco Soratroi sul Sass de Strìa (2001); Berni Nicola, metereologo del Centro Valanghe di Arabba sul Lagazuoi (2003); Don Avio De Zolt, già parroco di Colle S. Lucia in Val Visdende (1996) e Paolo Pellegrini sulla Tofana de Rozes (1979): per ricordare i più conosciuti. ● Gli scolari di Andraz EMOZIONI IN PAROLE Una serata particolare, diversa, culturalmente interessante e proficua quella tenuta ad Arabba, in sala Congressi, il 25 settembre. Un connubio di canto, prosa e poesia. La parte canora è stata presentata dal Coro Femminile “Col di Lana” mentre la parte riguardante prosa e poesia è stata presentata dalle componenti il Laboratorio di Scrittura di Pieve di Cadore diretto dal Prof. Antonio Chiades. Nel corso di tre anni di attività, il Laboratorio di Scrittura ha visto formarsi un gruppo omogeneo di partecipanti che ha saputo mantenere un carattere di costante impegno, ma anche di leggerezza, di reciproco ascolto, di disponibilità ad apprendere e ad affinare le ri- spettive potenzialità, di profondo rispetto via via che andava maturando la conoscenza. Alcuni degli elaborati, realizzati nel corso del Laboratorio sono stati raccolti in un quaderno “Emozioni in parole” che consiste in “una breve, significativa raccolta di prose e poesie... Un’intensa testimonianza della sensibilità delle partecipanti, che diventa anche luogo di rivelazioni interiori, di certezze e smarrimenti esistenziali, di un vissuto che trova espressione compiuta nella scrittura”. Sul palco, a presentare le sue composizioni è salita anche Antonietta Crepaz, originaria di Contrin. Di essa riportiamo una breve poesia: Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0017 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 17 PRESENTAZIONE Salve a tutti e un caloroso abbraccio a chi mi presta attenzione. Mi chiamo Awa Demaldè Diop e ho 12 anni; mia mamma è italiana e si chiama Evelin, mio papà è africano, viene dal Senegal e si chiama Bara. Ho anche un fratellino di 5 anni, si chiama Mor, è simpatico e dolce, anche se a volte è molto biricchino. Ho scritto tante poesie, non so il numero esatto, ma son più di 110 e le ho scritte dagli 8 anni. Frequento la scuola media di San Secondo, la classe III B. Il mio è un mondo fantastico, dove amo sognare, immaginare ed immedesimarmici, ricco di tutti i più bei pensieri e sentimenti con i quali mi piacerebbe immedesimare anche voi! Ho partecipato a concorsi Emozioni in parole - foto di gruppo al termine della serata culturale. di poesie ricevendo coppe, targhe e menzioni d’onore. Awa, settembre 2010 I Cajunciei Nata a Parma il 27/11/97 Indirizzo: Via Strada Albareto, 1 - San Secondo P.se (PR) Tel. 0521.873029 - e-mail: e.demalde libero.it La casa in montagna (in Andraz) Era bello osservare gli uccelli che volano leggeri sui dolci pendii, e quando guardavo l’orizzonte un’immensa chioma di colore verde scuro mi illuminava la mente ancora fresca. Sentivo il dolce profumo pulito e saporito degli alberi che coloravano il cielo di verde, Odoravo la brezza leggera che si alzava al mattino. Udivo sempre lo scorrere dell’acqua di un torrente in movimento e sereno. La mia dolce casetta lassù in montagna sarà un ricordo mai cancellato, ma brillerà al centro della mia memoria. 5 luglio 2009 Awa Demaldè Diop Cristalli di neve Trine svolazzanti di fiocchi di neve cristallizzati su d’un ramo di sorbo altrimenti spoglio contrastano l’azzurro del cielo. Rinata in questa bellezza ti cerco compagno di vita e lotto affinché il nostro amore non si trasformi in monotonia. Fr. Del. In questo bollettino troverete inserito un modulo di conto corrente postale per gli abbonati di Pieve, residenti in Italia. Può servire per inviare offerte per “Le nuove del Pais”, oppure per la chiesa o per celebrazione di sante Messe. Una tavola di “cajunciei” preparata con amore dal Benigno, pronta per la cottura e per un piatto delizioso. Vos no cherdaréi ma sto monton de cajunciei i e segur da Salejei, en bel piat de pastolé maladëtta se i e biei. l’epa chèro en bon leché. Come ciosce de palmousc E po’ na tircla quadrata o el spinat l e bel sfongous torona, e le blëde senza len, de spinat l e mefo bona, el ceston l e bele plen. se da craut le tira l’èje mi de chële no ven fèje. L’eva dut na marevoia! Chëla mëda, l’assa na gran voia; E po’ l’amlet, se le bel fin, la disc: “Te mpreie mez gurmèl, mi l ciarie ite col badil. mëte mi la ièga e l sèl!” Nlouta si l e deletëol e se ten ciape l e plajëol “Avareipa ben tànt fat a arlevé tànt de spinat!” Se bonoriva l e l’aisciuda - Da d’aisciuda l e laour, e la nei la se ne juda, tas el vis dut da suour. compreve la semenza che no resteibe senza. Chèlche viade le el malàn, no né auter che ledàm Ve segurei per dut invièrn, vòl laoré co na gran rëssa no sté dagnëra a mangé cérn. se no l te tòl la souramëssa Mangé tircle e cajunciei come che i fèsc via Salejei! Chëla mëda l’e contenta B.P. ades l’ha vèlch prò la polenta: Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0018 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 18 «Le nuove del Pais» Università Adulti Anziani: aperto il secondo anno 82 gli iscritti Una giornata all’insegna del bel canto giovedì 14 ottobre in sala Stoppani in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2010/2011. Da Feltre è salito il “Coro Tre” che ha offerto un repertorio originale incentrato su canti che spesso hanno fatto la storia della musica moderna. In sala erano presenti i sindaci di Alleghe, di Colle Santa Lucia e il vice di Rocca Pietore. Tutti hanno manifestato grande interesse per l’università degli adulti anziani ed hanno promesso di venire incontro ad eventuali richieste per rendere meglio fruibile il servizio culturale che viene offerto gratuitamente a tutti coloro che hanno interesse ad arricchire la propria cultura ed instaurare nuovi i rapporti sociali. Il coordinatore Celestino Vallazza dopo aver rivolto il saluto alle autorità ha brevemente presentato il programma di studi e i criteri che sono stati adottati nel confezionare il ca- lendario tenendo conto degli interessi degli iscritti e dei suggerimenti dei docenti che sono tutti grandi esperti in materia di cultura generale e settoriale. La parola poi al Presidente provinciale Prof. Don Attilio Menia che con la sua consueta chiarezza espositiva ha toccato il punto focale della questione oggi in ballo. La libertà di ogni persona che non può mai essere violata con la manipolazione della cultura per scopi e fini occulti. Libertà che si raggiunge con la conoscenza, la capacità e il coraggio di pensare e quindi di esprimere il proprio punto di vista. Dopo il primo anno accademico conclusosi lo scorso maggio con il convegno di Cortina, l’incognita sul numero di coloro che si sarebbero iscritti per il secondo anno, avrebbe avuto un significato dai diversi risvolti. L’esame è stato largamente superato con tanta sorpresa e soddisfazione da parte degli organizzatori. Infatti, non solo si è raggiunta la quota di iscrizioni dello scorso anno ma si è largamente superata tanto da raggiungere il numero di ottantadue; e le iscrizioni continuano pervenire. Tra gli iscritti persone che sono molto più vicine ai novanta che agli ottanta. Il 18 ottobre la prima lezione con gli occhi e la mente puntati verso il cielo: relatore l’ingegner Tomaso Avoscan che ci ha portati a passeggio nell’immenso e incommensurabile universo con le scoperte che nel tempo si sono succedute ad opera di grandissimi scienziati come Galileo, tanto per ricordarne uno. È stato anche un incontro con il mistero perché, sebbene i passi della conoscenza siano stati importanti, si conosce solo un 4% dell’universo e la domanda di fondo su come sia nato il tutto, resta un mistero. Con l’appuntamento del l’11 novembre siamo scesi dall’universo per camminare più vicini a noi e ai problemi assillanti che qualche volta ci colgono di sorpresa. Non una lezione frontale, un monologo, ma un dialogo aperto, un approccio ai problemi della salute con cui a una certa età bisogna per forza fare i conti. Il dottor Conati ha aperto un orizzonte dai contorni nitidi per affrontare la fase dell’anzianità nel modo più sereno possibile e, a sentire lui, non proprio di difficile approccio. Basta voler bene a se stessi mettendo in pratica uno stile di vita fatto di movimento, di rapporti sociali per uscire dall’isolamento, di impegnare le risorse di cui l’anziano è ricco e metterle a disposizione degli altri e un uso corretto di medicinali che talvolta, aggravano la situazione invece di risolverla. Il 25 novembre sarà la volta dell’architetto Raffaella De Toni che parlerà di Architettura locale tradizionale nei nostri paesi e poi sotto Natale, ascolteremo le note dell’arpista Chiara Gasparotto. CV STATISTICA PARROCCHIALE BATTESIMI BATTESIMI FUORI PARROCCHIA 1. Festa Gianni di Nicola e di Catia Pellegrini, Salesei di sotto, nato a Brunico il 01 giugno 2010 e battezzato a Pieve il 24 ottobre 2010. – Sitta Tommaso di Dario e Pellegrini Barbara, nato a Mel il 08-04-2010 e battezzato il 10-10-2010 a Mel. 2. Pezzei Nicole di Elvis e di Demarch Mara, Renaz, nata a Brunico il 13 agosto 2010 e battezzata a Pieve il 7 novembre 2010. – Crepaz Alyssa Virginia di Giulio e Thanei Irene, nata a Merano il 08.06.2010 e battezzata a Mazai (Val Venosa - BZ) il 27.06.2010. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0019 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 19 MATRIMONI Il 28 agosto 2010 Mauro Sief e Raffaella Mansutti si sono sposati e hanno battezzato il loro piccolo Giovanni. Caretta Giorgio (Pieve) e Laura Evaristi (La Spezia) uniti in matrimonio a Portovenere (SP) il 25.09.2010. MANI CHE CREANO “Il calzolaio”, una delle realizzazioni di Adalberto Pellegrini “de Toratìa. Da alcuni anni a questa parte molto si parla di energia alternativa come l’eolica ricavata sfruttando la forza del vento. Un classico esempio ne sono i lavori che Adalberto Pellegrini presenta con le sue creazioni. Calzolaio di professione, mestiere ereditato dal padre, Adalberto “Berto de Toratìa” fin da bambino dimostrò particolare attitudine creativa: chi non ricorda i suoi mulini ad acqua che facevano tanta meraviglia quando, da ragazzi, si giocava assieme presso qualche ruscelletto. Chi non ha mai varcato la soglia del suo laboratorio, ad Arabba con in mano un paio di scarpe da risuolare, o da rifare il tacco o semplicemente da rimettere in sesto! E quante sono state le persone che da quel laboratorio sono uscite soddisfatte, ringraziando Berto, che aveva permesso loro di riutilizzare quella calzatura. Ma gli anni passano e, anche per Adalberto è giunto il momento della pensione. I figli si sposano, arrivano i nipoti e il calzolaio si trasforma in un valente artigiano per la gioia dei piccoli. Ritorna nella stanzetta che gli era servita da laboratorio e dà sfogo alla sua inventiva. Energia alternativa: la forza del vento. È questa che lo attrae e gli dà lo spunto per le sue creazioni. Così, usando le mani ma ancor più il cervello, costruisce: “il boscaiolo” che con la sega ad archetto riduce la legna da metro in pezzi adatti alla cucina economica- “il calzolaio” intento a inserire nella suola dello scarpone le varie brocche- “il falciatore che taglia l’erba con la falce a mano- “la cicogna” che vola nel cielo. Tutti questi personaggi sono collegati ad un’elica che, fatta girare dal vento, trasmette loro il movimento. Dice Adalberto: - L boschier nnier l n’à siesù en chèro monton de legna!- (chiaramente soffiava vento forte!). Sì, è il vento che fa girare l’elica, ma l’artigiano ha voluto dare l’impressione che a fare girare l’elica fossero le persone, perciò ha costruito un ulteriore attrezzo nel quale l’elica mette in movimento le braccia di due persone, tanto da sembrare che siano loro a farla girare. E che dire della “casa segnatempo”, un vero capolavoro di in- “Il boscaiolo” al lavoro con la sega ad archetto. gegneria. L’uscita dell’uomo prevede tempo bello; l’uscita della donna sta ad indicare tempo perturbato. L’eccezionalità sta nel fatto che il movimento è trasmesso, tramite un complicato congegno, da due rametti segnatempo “viscle dal temp” che lavorano indipendenti l’uno dall’altro rimanendo na- scosti all’interno della casa. “MANI CHE CREANO”: l’inventiva e la capacità di realizzare che hanno gli artigiani di Fodom meritano veramente di essere conosciute ed apprezzate. Chissà quante saranno ancora le “altre mani” che rimangono da scoprire! (Fr. Del.) Teriòl Ladin 2010 Davò n pèr de dis de burt temp no n ève deguna speránza che la domënia siebe n bon dì per fè l teriol ladin. Ntourn le set da domàn è spizé le orogle: deguna ploia batëva sul tët de bánda. Pián pián, mesa ndormenzada, è trat le coltrine e... ci marevoia! L ciel l eva bel saren, demè chèlche niol bas tachëva prò Ciuita. È cherì fòra le braie da mont, m’è trat su le coste co nen bon gosté, na slavatada ai ogli, vèlch de toch nte ruchsoch e son piada su per Tráve ulache onve da pié via. A la fin sonve de cater giac, ma cater de numer! La Enrica, la Lucia, la Daniela e mi. N frò avilide son piade via per l teriol ladin. Ruade sun Spiz de Cenglei, ulache l eva dut ros de garnëte son cialé e on dit “ci fortuna che son de puoce, podon se coie dut chëst ben de Dio!”. E coscita da n garnetè al auter via per Cënabona, Jou de le Omblie e le Selëghe ulache son fermé a marené nte la sciolita buja. No tiráva n fil de aria, somiáva de ester nte stua. L é vignù a ne fè compagnia ence doi polerins golous e doi gragn Haflinger. Davò marëna son piade via e tost on giré l canton e da ilò vedonve dut Fodom fin su n Pordou. No n on podù fè de mánco de ie cialé a duc i monc ntourn: l’aria l’eva bela fina e i monc i nsomiáva plù damprò: davò la Marmolada le Cime d’Auta, l Sassongher con davosu l Putia, la Vetta d’ Italia con damprò na fila de monc blánc de nei. Da le trei son ruade via ai Ciadiniei. Co l é sté ora de mëssa s’à biné prò l rest de mia fameia, nona compreja, la Gabri e l Quintino e l Gaìra e duc auna on scouté la bela Mëssa de Scior Vito ntamez a na soèja de monc da no stenté a avei devozion. L Fabio à cot per nos doi bone moche de café e la Bruna à porté la tourta da se mangé laprò. Ie volëva l dulcis in fundo! Son tournèi a cèsa contenc del bel dì passé auna, de dut l bel che on vedù e de dut l bon che onve nte ruchsoch. (Michela) Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0020 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 20 «Le nuove del Pais» L GIOANI JÙ N PENSCION ALARM N DUTE LE FRAZION L Comun se recugnësc con Gioani de Pala e Rita Giaiola, jus n penscion col 2010. Chëste parole per l Gioani de Pala, jù n penscion davò 27 agn de laour col Comune. N auter dei operai “storizi” che mët alarm fra la jent demè al pensier che l mánce! L’Aministrazion comunal l’à volù se recugnësce e la i’à sport chël che à fat pèrt de sua vita: l Col de Lana bel zuplé fora con sua capela su la ponta, l unimog su per strada de Pala e n idránt co na bela butada de iega. Nte tán’ de agn n cor de la iega da Col de Lana ju, ncan ciara e Al nost caro e brao Gioani stentompa propio a ie dì “sciani” che bele a ie pensé ne ven debota da braglé. L é sté n brao laorator e seben nò tres de bonumor l fajëva duc i laur e de dël s’eva segur. L cialáva davò a le ieghe e l studáva via le beghe; l metëva aposto i riscaldamenc e l fajëva duc contenc. Tánt de feste che de veie dël no l avapa mei veie: a concé acuedoti e tubazion fra duc cánc l eva l campion. Ence ades che l è n penscion l é dagnára ncora bon: tánt dal di che co ven scur l no se sentpa nniò segur. Co i forniei strava e i ciamins no tira ncora dël l é tres de mira. Dut dagnára con sua rëssa, ie máncia ncora da dì mëssa. Ai coleghi operai ie convempa scouté se un disc la sua l resta freghé: “Vosto n savei ti plu de mi? Se te sas ti, ilota fè ti!” N chël an da tropa nei eissa ben mossù l vedei, la scituazion l eva graviscima: l é da perié Maria Santiscima! Ju de Pala ben bonora pur demè che ruombe adora! Coi gonfesc e le levine volëva dut che l se trapine. N pensier al Checo che l l à nvié via e poura nia fin che dura la Badia, se nviade la jiva col Unimog chël vërt vosto mëte ncuoi che s’à mesi de ogni sort?! L fato l é, che l è chël l fato a ester de puori operai de lo Stato: te pos laoré dutoldì come n neigher ma per chi tèi t’es dagnára massa peigher! Ma spò co l Unimog moderno l superáva ence l inferno. Ncan de aria e ncan per tiera l pochenáva la bufera. Bele a Gemona col Genio Pionieri l ava mparé tan’ de mestieri; su per le mont col comprescior sautáva le mine a gran furor. Co l à bù finì la naia plu l no ie steva nte la braia; Cristal, Tofana e Col Druscié sui impiánti a mangané. Ntra Ampëz, Badia e Fodom l à fat na mascia de sajon: foghin, idraulich, manutentor e pò n è prëst de ogni color. Ma davánt de rué n Comune i’ à fat gola ence le cune: ncan scura. Dël l à afronté dut con enjign, grinta e bona volonté da se fè benvolei. E pò a n agnel travestì da louf no se pò ie volei mel! Nte chësta ocajion l è sté festejé ence la Rita Giaiola, juda come dël n penscion con jenè del 2010 davò nvalgugn agn de grief servije a Vila S. Ijep. Chësta ndavò l’avarà metù i noni n agitazion e alarm! Per dëla na bela Madona col Bambin. Operai “storizi” del Comun. On fat festa con lori n plëna alegria ence percieche savon che i è duc doi ncora de voia de fè e da podei tò ca al debujen. De cuor i’on dediché na sciatira perom: ntourn l bánco del bar Stella l s’à nnamoré nte la Mirella. E penson, no l é sté n merlo a la porté sa Piere Cherlo: ilò sun Pala pro sua mere l è fra puoch deventé pere. Cater biei fioi i s’à arlevé, bravi, e tremendi da cianté. E fra cesa, stala e majon l à tres laoré da galantom. Tánc de agn l s’à struscié a jì sa mont a restelé, co la lambreta fin sa La Chicia bele co l eva puoch plu den baricia. Ades de Col de Lana l è dël paron, guai chi che l toca: i resta de plom! Fra la ponta e i Ciadiniei co i Alpini i temp plu biei. E pò jì a la ciacia ci pascion, e fè l guardiaciacia l fossa ncora bon. Col Segre per vigni teriol tò ben la mira e sbalié l capriol. Ma dut chëst ncora no basta: l è ence paron de Plán da la Lasta! Ci bona la polenta sun chi prei e nte ciasëta de chi da Salejei! E pò ades vempa l plu bel: l eva ora grana de copé l porcel, ma no l è sté bon de l copé assè l é rué a finì ntel ru de Aghè. Per l fermé i à fat duc i ac, ma l é rué ju zirca nt’Andrac! Con dut chëst no se vol ie fè befa che dut fesc pert del Gioani Cefa! Ti Gioani và avánti coscì: barëta fracada e te saspa ben ti! E nos duc auna te regalon n bel smazaflame e n goc de vin bon. E ades per spizé prò on Sánta Rita ence chilò. La pensáva n Brajil de ne sciampé ma l è mpò sté cèze a la fermé. Duta sua vita l’à très laoré e dut l paisc l’à ncontenté. De cesa l è sté na gran bacana e de Sán Iaco na brava soprana. L’à tant laoré fra l Posta e l Malita che a ie pensé ven la pel de pita. A Vila Sánt Ijep se n é ju i meio sforc a forza de trè ntei vis e ntei morc. L’é dagnára stada picola e menuda, ma l’à très fat sua bela paruda. Ncora ades l’é très brava e bona, la se meritássa na bela corona. L’é diretrize del Pico Cor speron che l ie ciánte le Noze de Or! Ntánt de biei ciof te regalon con tánc de auguri e na bona penscion. N GRAN DIOVELPAIE E DUT L BEN E L BON DAI CAPI E COLEGHI DEL COMUN DA FODOM Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0021 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» LE CLASSI “40” e “41 SI SONO RITROVATE Dopo un lustro già trascorso dal 2005, eccoci qui a voler trascorrere insieme una giornata spensierata, lasciando in cantiere tutti i guai e le preoccupazioni di ogni giorno (figli, nipoti, nuore, generi e quant’altro). Partenza da Pieve puntuali col battere dell’orologio campanario (ore 6.45), siamo approdati a Pedraces, dove alla Pasticceria “Ricky”, ci siamo già gustati veramente un buon “gosté”. Il tempo vola; ed allora via col pullman del “nost paejan e bravo autista Bruno Pàzol” verso Casère in fondo alla Valle Aurina, vicino alla Vetta d’Italia. Lì ci attendeva Don Quinz di Brunico, nativo di Sappada, amico del nostro coscritto Don Franco Troi e di Don Roberto Dimai, per celebrare una Messa tutta per noi, nella resi conto delle fatiche che i minatori del rame dovevano sopportare per mantenere le loro famiglie. (I nostri più forti coscritti Franz, Robert, Nino, Renato hanno provato a disintegrare con le mani quelle pareti, ma gli addetti ai controlli hanno detto che era meglio che smettessero, altrimenti sarebbero potuti crollare impalcature e soffitti!!!). Ad un certo punto anche lo stomaco reclama la sua parte, ed allora giù a Campo Tures al Ristorante “Daimer”, ove ci attendevano Irene e Benno con le loro tipiche specialità. Lì abbiamo cantato, accompagnati sempre dalla fedele “teredeka” di Mario Tono, abbiamo riso a crepapelle con barzellette di qualche coscritto buontempone e ecc. ecc. Oh!!! Sono già le 5 della I coscritti del 1940-41, dopo la messa celebrata da un loro coscritto don Quinz di Brunico, nella chiesa del Santo Spirito a Casere in Valle Aurina. Chiesetta di S. Spirito. Questo luogo è molto conosciuto, con una storia interessante alle spalle e, luogo di meditazione e preghiera del nostro Papa Benedetto XVI quando era Cardinale. Bella Messa, bella omelia, ove si è ricordato chi non è più tra noi dall’ultima volta: Walter Furgler, Crepaz Mario e ...... anche Don Franco Troi, che non poteva essere con noi, per un ben più importante progetto umanitario ad Hong-Kong. Dopo la Messa, giù nelle miniere di Predoi ad infilarci col trenino fino ad 1 km. nelle viscere della terra. Lì ci siamo sera; dobbiamo pur avviarci pian ... pian ... pianino verso casa!!! Ma come si fa a non fermarci a S. Martin de Tor dal “Dasser” della fam. Trebo, per gustare le buonissime “tircle” badiòte? Ed allora con un buon bicchiere, una birra od un tè caldo, abbiamo praticamente anche cenato. Verso il 1/4 alla mezza (non tardi) siamo approdati ai nostri lidi, contenti della bella giornata trascorsa insieme e ci siamo accomiatati con l’augurio che il Signore ci conservi in salute ed il proponimento di rivederci “se Dio vòl” ad un’altra più bella. uno del “40” 21 VAL BIOIS: DÌ DEL TRATOR - 3 OTTOBRE 2010 PREMIO AD UN FODOM 1O PREMIO: “Rispetto per le fatiche che sono state fatte per mantenere i paesi di montagna e generazioni in vita” Questa in sostanza la motivazione del primo premio al “dì del trator”, manifestazione organizzata dai nostri amici della Valle del Biois a Canale d’Agordo che si ripete ormai da quattro anni la prima domenica di ottobre per radunare agricoltori, simpatizzanti e tutti coloro che possiedono trattori di qualsiasi tipo e per qualsiasi utilizzo. L’oggetto del premio è stato un trattore Hofer Sarnthein (Waldhofer) del 1967 che Crepaz Ugo ha elegantemente allestito con tutta l’attrezzatura dei tempi e una descrizione che diceva: Questo trattore marca Valdohfer (Bolzano), motore Slanzi, è stato acquistato nel 1967 da una famiglia di Livinallongo per alleviare le fatiche nei campi. Una volta per portare la terra dalla parte bassa del campo a quella alta veniva usato un sistema con due “gratons”, corda e una carrucola montata su un treppiede (vedi attrezzatura originale sul trattore). Con il trattore questa fatica era alleviata essendo stato inserito su di esso un argano (vedi sotto il cassone) che tirava da solo il “graton” in cima al campo. Questo serviva anche per arare. Colgo l’occasione per ricordare ai più o meno giovani che nei nostri paesi i primi trattori (motoagricole da 9-12 CV) sono arrivati appunto verso il 1964; prima tutti i lavori venivano eseguiti solamente dall’uomo con o senza l’aiuto di animali. Un valido aiuto fino a quei tempi erano le teleferiche che comunque risalgono alla fine degli anni ’40. Abbiamo quindi vissuto questo tipo di meccanizzazione agricola solamente in tempi molto recenti e ad oggi è quasi completamente dimenticata (fortunatamente in parte sostituita da realtà limitate in numero ma con messi molto più potenti e efficienti). Ringraziamo quindi Ugo e i suoi collaboratori per averci ricordato le radici del nostro passato; ringraziamo gli amici della Val Biois per la loro organizzazione e impegno per questa bella e particolare manifestazione. Personalmente ritengo che sia molto importante distinguere il lavoro dal giorno di festa pertanto mi sento di ringraziare tutti ma in particolare coloro che hanno portato i loro trattori puliti e anche addobbati. Grazie! Al prossimo anno Roberto Masarei Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0022 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 22 «Le nuove del Pais» Distinguere tra cronaca e opinione Non lo meriterebbero, ma le incredibili (non trovo altro aggettivo) didascalie sotto le foto della cerimonia di benedizione della bandiera della Bánda da Fodom, apparse sull’ultimo numero de Le Nuove del Pais esigono una replica. L’errore, per chi deve raccontare dei fatti, si sa, è sempre dietro l’angolo. Ma la sequela di inesattezze riportate, i toni ed alcune precise circostanze, fanno cadere decisamente l’alibi della buona fede da parte dell’anonimo estensore. L’aver riportato erroneamente il nome della madrina della bandiera, che peraltro compariva a lettere cubitali su una foto, addirittura lo stesso della banda (chiamata fantasiosamente “gruppo bandistico giovanile di “Fodom”), riferire che il celebrante ha dovuto improvvisare parole di circostanza per il mancato intervento degli organizzatori, fanno pensare, a chi c’era, che l’autore delle didascalie abbia assistito ad un’altra cerimonia. O, come si dice oggi, “abbia visto un altro film”. Cosa vuol dire poi che la foto “non è un fotomontaggio”? Le didascalie, così come le foto - notizie, devono dare una breve descrizione di quanto appare nella foto a corredo dell’articolo e non essere usate per spargere qua e la considerazioni personali. Le opinioni vanno espresse in articoli nei quali è stato reso chiaro al lettore, quanto meno con la firma, che il contenuto è espressione di un’idea personale. Trovo meschino, quindi, che l’autore, per fare ciò, si sia nascosto dietro il “dito” di didascalie e dell’anonimato. Un “modus operandi” (evidentemente studiato e sfuggito a chi di competenza) che ha fatto venir meno la caratteristica ed il dovere de Le Nuove del Pais, finora egregiamente rispettati, di rimanere estraneo a polemiche pretestuose e di bassa lega. Riportare in una didascalia, in un articolo, in quel contesto, il costo della bandiera, è giornalisticamente irrilevante. Quando si riferisce di una manifestazione o della presentazione di un libro, per fare un esempio, si cita forse quanto è costato? Riportarlo inesatto inoltre è segno che non ci si è precauzionati nemmeno di una verifica e ci si è riferiti, probabilmente, al “sentito dire”. Rimarcarlo poi, traducendolo addirittura in lire (come se i lettori de Le Nuove del Pais fossero tanto ignoranti da non ricordare più quanto vale in lire un euro), è segno inequivocabile della volontà di innescare una (sterile) polemica sul costo della bandiera. Le associazioni, tutte le associazioni legalmente costituite, hanno il diritto di disporre come meglio credono dei loro bilanci. Normalmente c’è un’assemblea e dei membri che lo approvano. Impossibile inoltre non fare un collegamento con una didascalia, poche pagine dopo, apparsa sotto alla foto in cui è ritratta la bandiera di un’altra associazione, “opera di volontariato” come si fa ben notare. Coincidenza? Prima di fare l’opinionista, bisogna saper fare il cronista, ovvero raccontare i fatti così come sono accaduti. Come genitore di due ragazzi che suonano nella banda, auspico che venga reso noto l’autore delle didascalia e che questo, quantomeno, faccia ammenda con la Bánda da Fodom. Polemizzare con pretesti di totale inconsistenza nei confronti di questi ragazzi, diventati, per la loro bravura, orgoglio della nostra vallata e di chi, con lavoro e sacrificio, li ha messi insieme e li segue perché possano ed imparino a stare insieme nel nome della musica, è, lo ribadisco, meschino. Ah, dimenticavo. Considerato che l’autore di quelle righe è anonimo, non si potrà insinuare l’ispirazione di alcun preconcetto. Chi di anonimato ferisce... di anonimato perisce. Lorenzo Soratroi FRA STORIA, LEGGENDA E ANGOLI INCANTEVOLI ma non sempre viene dato loro il valore che meriterebbero La segheria del Castello crollata lo scorso inverno, sotto il peso della neve. Il Gazzettino di Belluno del 31 agosto 2010 riporta una lettera al Giornale con la quale il Dr. Enrico Mazzeo Cicchetti espone le sue rimostranze per lo stato di trascuratezza in cui versano alcuni luoghi che sono la memoria storica di coloro che hanno dato la vita fra disagi inimmaginabili e atroci sofferenze. I riferimenti al territorio del comune di Livinallongo sono diversi e l’articolista non fa sconti a nessuno. La sua lettera termina con queste parole “Faccio un umile appello a chi ha il potere di intervenire perché si ristabilisca la sacralità di quei luoghi, con interventi pubblici. Lo Stato ha il dovere di risarcire, almeno in questo modo, quelle vite inutilmente spezzate. Per non dimenticare”. Prendo lo spunto da questa lettera per esprimere l’amarezza che troppo spesso sono costretto a provare quando i visitatori del Museo mi fanno notare il degrado nel quale versano certi luoghi che dovrebbero trasmettere sentimenti di pace, di fratellanza, di vivere civile ... e parecchi non usano mezzi termini: “È una vergogna!”- mi sento dire. Ed io, sapendo che hanno pure ragione, cosa dovrei rispondere per tentare di salvare il salvabile? Molti visitatori del Museo fanno osservazioni riguardo ai sentieri e loro tabellazioni. Queste alcune osservazioni: “I sentieri non sono debitamente segnalati e si corre il rischio di perdersi; manca un’indicazione riguardante il tempo medio di percorrenza; in alcuni tratti sono difficilmente percorribili a causa di smottamenti o altro; non guasterebbe qualche panchina...” Inoltre, a mio avviso, manca il riferimento a luoghi storici come: il cimitero di guerra al Bosco dell’Impero - il cimitero Alpenrose il cimitero Col da la Ròda - l’abitazione del Maier da Ciajèra - il luogo dove erano nate le Popace di Lasta - l’esistenza di una segheria veneziana e la storica cardatrice ad Ornella - la preparazione della calce viva (la roccia la calchera - la buja da la ciauc con le tabelle riportanti i segni di casa, sia ad Ornella che in altri luoghi, come Cernadoi)... Perché non valorizzare tutto questo inserendolo in percorsi che ricordano la storia e la vita della gente locale, invece che abbandonarli all’incuria, al deperimento o, peggio ancora a luoghi di discarica. (Fr. Del.) SFOGLIANDO IL LIBRO SINODALE Il volontariato Molte associazioni e i gruppi di volontariato presenti in mezzo a noi rendono tante persone responsabili del bene di tutti. Èurgente proporre la cultura del volontariato le cui fondamenta sono la gratuità, il servizio, la relazione, la promozione della tutele dei diritti, della giustizia e della legalità. L’impegno della solidarietà attiva nel volontariato è un modo concreto di vivere la testimonianza cristiana insieme a quanti, con varie motivazioni, sono fedeli alla cultura della gratuità e del dono. Tutti responsabili di tutti Il volontario che sa di aver ricevuto dei doni e li restituisce a chi ne ha bisogno, si mette in posizione non solo di supplenza, ma soprattutto di avanguardia: esplora territori nuovi, sta in ascolto di nuove povertà e nuovi bisogni, coglie opportunità nuove per rea- lizzare lo scopo irrinunciabile del volontariato che è la solidarietà. Quest’ultima ha la concretezza che le ha dato la parola di Giovanni Paolo II: “La solidarietà è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti”. Il dono del tempo Una Comunità solidale è quella che riesce a costruire un’amicizia nei luoghi del bisogno e della sofferenza e la profezia della carità si concretizza nell’attenzione e nell’accoglienza piena soprattutto delle persone che sono in difficoltà. È opportuno proporre iniziative che facciano tesoro del tempo libero, specialmente di quello dei pensionati, che offre opportunità di volontariato a servizio della comunità locale nella quale si avverte la richiesta di venire in aiuto alla solitudine di tanti uomini e donne. SEGUE A PAG. 36 Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0023 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 23 Parrocchia di Colle BEATA VERGINE DEL ROSARIO L a più comune preghiera cristiana è certamente la recita del Santo Rosario. Nel 1951 il papa Pio XII, nell’Enciclica Ingruentium malorum scriveva «noi stimiamo che il Santo Rosario sia il mezzo più conveniente ed efficace per risanare i mali che affliggono il nostro tempo». Nel 1959 nell’Enciclica Grata Recondatio, Giovanni XXIII scriveva «il rosario è il modo eccellentissimo di preghiera meditata in cui le orazioni del Pater Noster, dell’Ave e del Gloria si intrecciano alla considerazione dei più alti misteri della nostra fede per cui viene presentato alla mente, come in tanti quadri, il dramma della Incarnazione e della Redenzione di nostro Signore». Oggi non c’è comunità religiosa, non c’è chiesa in cui non si prega recitando il Rosario. Qual è la sua storia? Il Rosario apparve all’inizio del XXII secolo con il diffondersi della pratica di ripetizione devota del salmo evangelico dell’Angelo a Maria insieme alla benedizione di Santa Elisabetta abbinata alla ripetizione litanica dicendo cinquanta Pater Noster. I salteri di Pater e di Ave sostituivano il davidico per i monaci illetterati ed inizialmente erano divisi in cinquantine. Il salterio popolare fu adottato come forma di preghiera per prima nelle confraternite fondate da san Pietro da Verona, discepolo di San Domenico. Qualche secolo dopo Alano de la Roche diffuse la leggenda che il Rosario è stato ideato dall’Ordine dei Predicatori. Nel XV secolo cominciò a chiamarsi Rosario della Beata Vergine Maria subendo continui cambiamenti. Nel 1483 si aggiunse la seconda parte dell’Ave: Santa Maria..., le 150 Ave vennero divise in decine intercalate da un Pater e Gloria e dalla meditazione di uno dei quindici misteri (oggi venti) cioè degli avvenimenti gaudiosi, dolorosi, gloriosi e della gioia della vita terrena di Cristo e della Madonna. Perché si chiama Rosario? Questa parola deriva dal latino rosariume non poteva esserci migliore espressione per la Vergine, definita Flos florum, cioè il fiore dei fiori, la rosa per eccellenza, la Madre della Chiesa e dell’Umanità, la donna che ha dato carne al Figlio di Dio. Pertanto, pregare recitando il Rosario è come costruire simbolicamente una rosa di duecento petali, irrorati dall’ impetrata benedizione divina e dalla gioia di esaltazione di Gloria a Dio Padre, a Dio Figlio e Dio Spirito Santo. Nel 1716 il papa Clemente XI volle onorare la Vergine con l’appellativo del Rosario, estendendo la festa alla Chiesa Universale fissandola alla prima domenica di ottobre. Nel 1931 tale festa è stata spostata al 7 ottobre con il titolo “Festa del SS. Rosario”. Nel 1960 è stato nuovamente cambiato il nome definendola «Festa della Beata Vergine Maria del Rosario». Con la riforma dell’ultimo calendario liturgico è stata ridotta a memoria obbligatoria. Nella nostra Parrocchia la devozione alla Madonna del Rosario è molto diffusa. Anche quest’anno si è svolta la solenne processione guidata dal parroco don Sergio, accanto alla Vergine del Rosario, portata dalle donne in costume, alla statua di San Giuseppe Freinademetz e l’icona del Beato Carlo d’Asburgo portata dai bambini, di cui i collesi sono molto devoti e riconoscenti. Infatti nel 1754 il campanile di Colle santa Lucia fu colpito da un fulmine e fu raso a suolo e successivamente ricostruito. Le campane gravemente danneggiate furono rifuse nella fonderia Grassmair di Innsbruck e ricollocate nella cella campanaria su due piani. Per una supplica inviata dal maestro Giuseppe Coleselli all’Imperatore Carlo I d’Austria, esse furono risparmiate dalla requisizione generale del 1917 subita da tutte le campane delle chiese vicine. Quest’anno lo stesso giorno inoltre, ricorreva l’anniversario della beatificazione del Beato Carlo d’Asburgo, avvenuta a Roma il 03 ottobre del 2004. Angela Luca, Matthias, Emanuele e Giacomo che portano in processione San Giuseppe Freinademetz. ...la riflessione di don Sergio durante la processione... Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0024 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 24 «Le nuove del Pais» INIZIO DELL’ANNO CATECHISTICO: domenica 17 ottobre 2010 Anche quest’anno, domenica 17 ottobre 2010 la comunità parrocchiale ha partecipato alla cerimonia di inizio dell’anno catechistico, organizzata dal parroco don Sergio in collaborazione con le catechiste. La funzione, animata da bambini, catechisti e genitori si è svolta durante la celebrazione. Dopo il canto di inizio, il saluto del parroco e l’aspersione con l’acqua benedetta, don Sergio ha invitato i lettori e i catechisti a ricevere il “mandato” ricordando loro che «...è Gesù stesso che, attraverso la voce della Chiesa, manda a proclamare la sua Parola e a portare la buona notizia ai figlioli, così come un giorno chiamò e inviò i discepoli»; e ha consegnato a ciascun lettore un foglietto con delle indicazioni pratiche da seguire per una ottimale proclamazione della Parola di Dio. Al termine dell’omelia, si è svolto il momento “dell’impegno dei ragazzi”: il parroco si è rivolto ai bambini e ai ragazzi ricordando loro l’importanza del catechismo per la personale crescita umana e cristiana e ha sottolineato che solo una partecipazione fedele, costante e seria può permettere loro di conoscere sempre meglio Gesù e il suo Vangelo. Ha sottolineato anche l’importanza della preghiera di ogni giorno e la partecipazione alla Messa, così come l’impegno di “mettere in pratica” giorno per giorno, a casa, a scuola gli insegnamenti ricevuti al catechismo. Successivamente il parroco si è rivolto ai genitori ringraziandoli per aver dato la vita ai loro figli, tanto preziosi in una comunità così piccola come quella di Colle, ricordando che sono loro i primi educatori alla fede e alla vita cristiana e invitandoli a prendere coscienza della loro responsabilità di vivere con coerenza l’adesione al vangelo di Cristo, di percorrere con loro il cammino della fede e di collaborare con i catechisti e con il parroco per raggiungere le varie tappe dell’iniziazione Cristiana. I bambini hanno partecipato attivamente alla S. Messa e ogni gruppo ne ha animato un momento. La classe seconda ha preparato dei cartelloni-puzzle che ricomponevano la scritta: Gesù ti voglio bene! I bambini che si prepareranno per la Prima Confessione si sono occupati dell’ l’atto penitenziale, quelli che si avvicineranno all’Eucarestia hanno preparato l’offertorio con doni simbolici e la classe quinta ha preparato la preghiera dei fedeli. I ragazzi della scuola secondaria di primo grado si sono preoccupati di organizzare le letture e la preghiera di ringraziamento dopo la Comunione. Significativo è stato il momento di congedo durante il quale il parroco ha voluto sottolineare che è stato bello vedere una Chiesa piena di bambini e ragazzi che hanno partecipato attivamente alla celebrazione, cosa questa che dovrebbe diventare un impegno costante e desiderato. Angela OPERE ESEGUITE E IN PROGRAMMA Ultimamente è stato realizzato l’impianto di videosorveglianza in chiesa e perfezionato quello di allarme in canonica, per un costo complessivo di euro 3.655,00. Si è provveduto a sistemare un pavimento per l’importo di 990 euro. I prezzi sono contenuti grazie a buona parte di manodopera gratuita, per la quale esprimiamo il nostro grazie. In ottobre si è fatto rifornimento di gasolio per una spesa di euro 4.875,00. Sono avviate le pratiche per il restauro del campanile, la cui spesa prevista è di euro 30.000,00. Fin d’ora va il nostro grazie all’Amministrazione Comunale, per la sollecita e generosa collaborazione. Alcuni momenti dell’animazione della liturgia da parte dei bambini. A Dio non è dispiaciuto salvare solo gli animali sull’arca lasciando morire tutti gli altri? Tantissimo! Dio era addolorato innanzitutto per il disordine, l’odio e la cattiveria che si erano generati tra gli uomini a causa del peccato: e pensare che prima tutto era così bello e c’era la pace! Il suo primo pensiero fu: «Tanto vale distruggere un’opera venuta male». Poi, nella sua grande bontà, provò a salvare ciò che si poteva salvare: trovò un uomo giusto, Noè, e gli affidò un po’ della creazione da mettere al sicuro sulla sua grande arca, salvandola così dal diluvio. Da coloro che si erano salvati si sarebbe potuto così ricominciare a vivere un nuovo rapporto di amicizia con Dio. Anche con questa storia l’autore biblico non vuole dirci esattamente cosa è successo, ma vuole soprattutto farci riflettere: siamo noi uomini a doverci preoccupare, come Noè, di salvare anche gli animali! Se noi ci allontaniamo dall’amicizia di Dio, non roviniamo solo la nostra vita, ma rischiamo di distruggere tutto il mondo! da “I Perché della Bibbia” di Roberta Taverna Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0025 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 25 ATTIVITÀ DEI CONSIGLI PARROCCHIALI Il giorno 10 del mese di maggio 2010 si sono riuniti presso la sala della Canonica i Consigli della Parrocchia di Colle Santa Lucia. Sono presenti il Parroco Don Sergio Pellizzari, i signori Frena Paolo, Frena Annalisa, Pezzei Alessandro, Agostani Carlo, Pallabazzer Nives, Broglio Gabriella, Gabnelli Gigliola, Troi Franca, Sief Luigi, Nicolai Paola, Dariz Lucia Marina, Delmonego Maria Grazia, Kerer Umberto. Sono assenti: Circelli Angela, Piai Enrichetta. Don Sergio dichiara valida la seduta costituita e atta a discutere e deliberare in merito al seguente ORDINE DEL GIORNO: 1) preghiera iniziale e verbale della precedente riunione; 2) programmazione della solennità di Pentecoste; 3) pulizie della canonica a fine catechismo; 4) varie ed eventuali. Assume la presidenza il Parroco don Sergio, il quale chiama a fungere da segretaria la sig.ra Dariz Lucia Marina. Dopo breve preghiera si passa direttamente al secondo punto dell’ordine del giorno, dove viene data ampia discussione riguardo all’organizzazione della festa di Pentecoste, in particolare per quanto riguarda la pulizia della chiesa. Il parroco rivolgerà l’invito tramite il foglio settimanale a quanti si renderanno disponibili per questo servizio. Passando al terzo punto dell’ordine del giorno, don Sergio fa presente la necessità di pulire la canonica e le sale utilizzate per lo svolgimento del catechismo, anche in previsione dell’arrivo di eventuali ospiti, vista l’avvicinarsi della stagione estiva. Anche questo verrà evi- denziato sul foglio settimanale per invitare quanti fossero disponibili. Viste le necessità, si decide anche per l’acquisto di un’aspirapolvere nuova. Tra le varie ed eventuali viene data ampia discussione riguardo la modifica dell’impianto d’allarme in canonica e anche in chiesa; ci sono già dei preventivi di spesa a riguardo. Si discute anche del distacco parziale del cornicione del campanile, a tale proposito sarà necessario interpellare l’Ufficio Tecnico Comunale. Infine si discute degli scarichi della canonica, che, vista l’ubicazione, sono soggetti a frequenti problemi tecnici durante la stagione invernale. A tale proposito saranno interpellati degli esperti. Non essendovi null’altro da deliberare, la seduta viene tolta alle ore 22,30. La Segretaria Dariz Lucia Marina Il VESCOVO tra noi Domenica 31 ottobre abbiamo avuto la gioia di aver tra noi per l’amministrazione della S. Cresima il nostro vescovo diocesano mons. Giuseppe Andrich. Avremmo voluto consolarlo delle sue fatiche e sofferenze con una bella giornata di sole e con i nostri incantevoli panorami; e invece è stata una uggiosa giornata di nuvole basse e di pioggia, e per di più Lui era notevolmente raffreddato. In compenso il clima in chiesa era sereno e caloroso, ravvivato dallo Spirito pentecostale, con l’abbondanza dei suoi doni. Se da una parte sono i ragazzi che ricevono il sigillo dello Spirito Santo, per essere confermati nella fede e nell’impegno di responsabile partecipazione alla vita ecclesiale, dall’altra è tutta l’Assemblea a vivere un evento di rinnovata pentecoste. La celebrazione, allietata dal coro in gran forma, pur nella sua linearità, è stata suggestiva. L’episodio di Zaccheo che cercava di vedere Gesù ed è stato poi da Lui trasformato, ha offerto al celebrante lo spunto per invitare i cresimandi alla ricerca continua del Cristo, sia attraverso la Parola di Dio come la Messa festiva, e a consacrarsi a Lui per edificare il Regno di Dio. Abbiamo augurato al Vescovo che il Signore lo tenga caro nel palmo della sua mano – mutuando una sua immagine – e ai figlioli cresimati di prendere sul serio la vita cristiana, in un crescendo degno del discepolo di Cristo. Cresima È bello ritrovarsi Sabato 6 novembre il piccolo coro dei ragazzi di Colle e Selva è uscito in trasferta verso San Vito per cantare la Messa serale della 18,30 celebrata da don Riccardo. Una funzione molto partecipata e piena di calore, un po’ per la bravura dei cantori che come hanno già dimostrato nelle altre funzioni a cui hanno preso parte, sono capaci di dare una loro interpretazione alle canzoni di chiesa, un po’ per il tipo di funzione in cui tanti ragazzi e ragazze di San Vito hanno fornito il loro contributo, chi per l’offertorio chi per altre cose. I ragazzi del coro sempre numerosi sono stati accompagnati da genitori e parenti, e soprattutto da chi pazientemente riesce ad insegnar loro come si deve cantare e stare assieme in un gruppo: Roberta, Laura e Antonio. Dopo la funzione ci siamo fermati tutti sul sagrato della chiesa per attendere il nostro ex parroco, e dopo alcune parole tutti insieme (eravamo più o meno una cinquantina di persone), siamo andati a mangiare una pizza. I primi ad accomodarsi sono stati i ragazzi ed a loro si sono aggiunti, dove possibile, gli adulti. È stato bello poter trascorrere una serata tutti insieme, bambini, giovani e adulti, perché ci ha dato il modo di confrontarci e di poter parlare con tante persone e soprattutto scherzare. Speriamo di avere altre occasioni simili. Una mamma PERFORMANCE DEL MERCATINO MISSIONARIO Il 31 ottobre nella chiesa parrocchiale, il vescovo diocesano Giuseppe Andrich ha cresimato: Agostini Flavio, Colcuc Annalisa, Pallabazzer Stefano, Troi Francesca. Foto di gruppo con i familiari. Il mercatino missionario che si è tenuto nei mesi di luglio e agosto in sala A.C., ha dato un ricavo più che soddisfacente, grazie a quanti hanno lavorato, gestito e acquisito i prodotti artigianali: 5.642,00 euro quale incasso lordo, e 5.000,00 euro di netto. Questi sono stati così destinati: 2.000 euro a p. Sisto Agostini in Ethiopia; 1.000 a sr. Agnese Grones in Pakistan; e 2.000 per il restauro del campanile. Grazie a tutti! Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0026 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 26 «Le nuove del Pais» Scorci di storia collese... il profilo di Angelo Agostini “Kiza” Dedicato a mia cugina Ana Silva Agostini Angelo Agostini. E la perdita di un punto di riferimento importante come quello della moglie lo getterà in una situazione di grande sconforto. La figlia infatti si era sposata di recente e pur rimanendo nella casa paterna proseguiva speditamente per la sua strada, ancora tutta da tracciare. Così che trovatosi repentinamente e del tutto inaspettatamente nel totale disagio, prese ancora una volta il coraggio a piene mani e intraprese a distanza di 40 anni il viaggio di ritorno in Italia. Qui vi rimase per quasi sei mesi nella speranza di stabilirvisi definitivamente, ospite qui e là dei vari fratelli, in attesa di quella occupazione stabile che gli consentisse una sorte di rinascita ancor più spirituale che economica. Ma nei quarant’anni di assenza da Colle le circostanze erano nel frattempo mutate radicalmente al punto da farlo sentire più come ospite che come compaesano. Una sensazione pesante, scaturente dal severo animo di coloro che probabilmente gli imputavano d’aver sottratto le sue energie al paese in cui queste erano tanto utili quanto necessarie. Nel disagio, e alquanto disorientato, Angelo decise così di riprendere la valigia in mano per la seconda volta e di ripartire per Buenos Aires. Ritornerà in Italia in altre due occasioni ed in entrambe le circostanze lo animerà uno spirito ben diverso rispetto all’esperienza precedente, non più quella illusorio di radicare nel paese natio, quanto quella di un’idealità connessa al bisogno di riaffermare quei preziosi ricordi giovanili che il lento incedere della vecchiaia rendevano sempre più evanescenti minacciandone il definitivo oblio. Nell’ultimo viaggio, compiuto nel 1992, sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta, consapevole che la malattia contratta in Francia Direttore don Alfredo Murer responsabile ai sensi di legge don Lorenzo Sperti Iscr. Tribunale di Belluno n. 4/82 Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno SECONDA PARTE ed aggravatesi nei cantieri argentini, nonché un vissuto come accanito tabagista, lo avevano debilitato a tal punto che ogni suo passo lo obbligava ad uno sforzo enorme. Infatti Angelo, come in un sogno premonitore, morirà in Buenos Aires l’anno successivo, all’età di 73 anni, afflitto da una grave forma di insufficienza respiratoria, oramai ridotta del 90%. Enfisema polmonare, questo sarà il lapidario verdetto medico. Angelo non era una persona molto loquace, ma al contrario era schiva e introversa, quasi riservata. Non amava frequentare gli ambienti italiani di Buenos Aires, quelle “Little Italy”, sparse qui e là per il mondo che tendono a ricreare artificiosamente situazioni del proprio paese. La sua semplicità gli faceva preferire un sano contatto con il cugino Walther, con il quale, ed unica persona, si esprimeva nell’idioma collese. Nei rapporti familiari usava invece la lingua Castigliana, in uso corrente in Argentina. Non aveva hobbies particolari Angelo. Si dilettava semplicemente ad intagliare il legno ricavandone motivi ispirati alla fauna e flora del suo paese. E a testimonianza di quanto fosse vivo e forte l’attaccamento alla sua terra, nella sua abitazione aveva riprodotto in maiolica lo scorcio di Colle. Purtroppo sembra che un quaderno di poesie scritte in età giovanile e rimasto in Italia, sia andato perduto. In Buenos Aires rimane ancor oggi la testimonianza vivente di Angelo, attraverso la figlia Ana Silvia, che di recente e dopo lunghe peripezie consolari, è riuscita con imperterrita ostinazione ad acquisire la cittadinanza italiana. I contatti telefonici che ella mantiene con i parenti in Italia, anche se saltuari, la riportano ad una dimensione più vicina alla famiglia. Chi ha avuto modo di conoscere Angelo Agostini non poteva non essere impressionato dalla sua fisicità esile e longilinea, quasi fragile, carat- Il decoro di Colle sulla sua abitazione a El Palomar. teristica questa comune a gran parte degli appartenenti alla “stirpe” degli Agostini. Di carnagione bruna con capelli neri nonostante l’età; viso allungato, solcato da profonde rughe che parlavano di sé e delle sue traversie; a guardarlo sembrava di leggere su di un libro aperto, tanta era la sua espressività. Occhi rotondi e neri ma allo stesso tempo profondi e penetranti. Procedeva con un incedere lento, bacino leggermente in avanti e mani raccolte sulla schiena. Ostentava un carattere deciso, modellato dalle difficoltà di una esistenza tutt’altro che prodiga di soddisfazioni. Ma era anche persona generosa, schietta e diretta. Ebbene io ho avuto la fortuna di conoscerlo... Ad Angelo Agostini, orgogliosamente mio zio. Fonti e testimonianze: Ana Silvia Agostini. Non si può certo dire che chi ha realizzato questa catasta di legna non si sia armato di santa pazienza... Con questo capolavoro, costituito da soli piccoli abeti, Pallua Beniamino ha sicuramente contribuito a fare una bella pulizia del bosco in località Forcia, rendendo l’ambiente più pulito ed accogliente. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0027 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 27 DAL MONDO DELLA SCUOLA Il primo periodo alla scuola primaria di S. Fosca è stato caratterizzato da due esperienze significative ed alternative per bambini e insegnanti. La prima si è svolta a Treviso nei primi giorni di ottobre. La meta è stata il Parco degli alberi parlanti, ambientato nella splendida cornice di un giardino secolare. È il primo parco multimediale e interattivo per ragazzi in Italia ed è stato inaugurato dall’associazione Gruppo Alcuni. Si tratta di un parco a tema che si articola attraverso spazi quali un teatrino che ospita il set della serie tv “Eppur si muove - Galileo” e un percorso guidato nel verde “Cuccioli & Dinosauri”. I bambini hanno potuto partecipare ad un laboratorio sulla produzione dei cartoni animati. Inoltre hanno potuto visitare la nuova sezione dedicata al mondo dei dinosauri con ricostruzioni reali di esemplari e si sono cimentati in prove di abilità in campo della paleontologia. I bambini hanno seguito con entusiasmo le varie attività proposte dagli operatori del Parco. La seconda esperienza si è svolta a novembre a scuola con la visita di don Sergio che ha trattato con i ragazzi il tema dell’amicizia ricollegandolo a quanto scritto nella Bibbia. I bambini hanno animato la mattinata con canzoni e poesie inerenti al tema, dando vita ad un ricco scambio di pensieri ed emozioni che hanno reso la giornata piacevole e diversa dal Le insegnanti solito. Per i tuoi novant’anni I bambini della scuola primaria con don Sergio. Congratulazioni! La Frida da Tie con il suo pronipote. Congratulazioni a Enrica Piai per avere conseguito il diploma di operatrice socio-sanitaria. Auguri e tanta soddisfazione per il futuro. Che la gioia la pace e la serenità possa essere il premio a tutti coloro che operano in questo settore spesso sottovalutato e non certo privo di sacrifici e difficoltà. Un augurio anche a tutti i loro assistiti affinché possano trovare delle strutture e dei servizi in grado di dare loro la necessaria assistenza medica e sociale ma anche un ambiente famigliare, accogliente umano e cristiano. I tuoi amici Cara Frida, en te sta granda ocasion che non suzede ogni dì mi avese tant da te di Quant bel elo stat via Pien duc auna se volevan ben chi pikui e chi granc che zerto encora de pi chi de vint agn. Non podòn pretende che in te sti agn le robe non siebe cambiade can che quater generazion la è bele pasade Lè pi na grazia che na fortuna ruà a novant agn e con una forza tan granda e con tanta dignità le cros tas sapù portà Doi terzi dei tuoi agni te ias pasài via Tie sempre contenta senza contar le fadie. En cuoi tas da esser contenta e ride con chi che tas dintor via incia lori ia na roba sconduta nel cuor che proprio i non pol te la dì. Co le ora che el Signor ne ciama noi vege puok ne importa e ti tas la Teresa che te daur la porta. Colle Santa Lucia, 14 ottobre 2010 Ta Jermana Marina Tutti intorno a Frena Germana nel suo 85o compleanno Il 9 novembre Frena Germana ha compiuto 85 anni. Per l’occasione tutti i suoi 12 figli: Modesto, Michele, Maria Luisa, Martino, Agnese, Paola, Antonio, Vincenzo, Celestino, Maria Giacinta, Sisto e Tarcisio si sono raccolti nel- la stua a Colle S. Lucia e si sono stretti attorno alla mamma, per festeggiarla e ringraziarla per la lunga e infaticabile vita donata totalmente alla famiglia, ricordando anche chi mancava: il papà Vito Agostini e la sorella Eugenia. Frena Germana con i suoi 12 figli: Modesto, Michele, Maria Luisa, Martino, Paola, Antonio, Vincenzo, Celestino, Giacinta, Sisto, Tarcisio e Agnese. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0028 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 28 «Le nuove del Pais» Incia chi da Col a la Festa in Canal el 26 de agosto 2010 In ocasion del 32 aniversario de la elezion de don Albino Luciani a Papa, suo pais de Canal l’à organizà na festa e l’à invidà incia chi da Col, ajà che è stat benedì incia en capitel con ite na copia de la Madonna de Pietralba (Weissenstein) ulà che duta la jent ladina da sempre va in pelegranagio. La statua la è stada portada da i Schutzen de lafora e compagnada da la banda. Ente na o piaza piena de sol, tanta jent, incia vistida a la paesana, vignuda da duc i pais ladign e incia na rappresentanza de Col. La messa la è stada conzelebrada dal vescovo de Belum auna a chel de Bolzan e po l’è stata fat el gemellaggio anter i pais de Canal e de Wadowice, uà che l’é nasù el papa Giovanni Paolo II. Dut s’à finì in gloria con na bona marenduola in segn de ospitalità. Gita a Persenon El 24 de ottobre 2010 la Union de i Ladign da Col l’à organizà na gita a Persenon per pasà na domenia da d’auton in bona compagnia, a magné ente i masi, con castegne e vin nuof. El temp l’è stat galantom e s’à pudù visità el Ciastel de Velturno, sora Persenon. Darè na bona ente en maso granc e tosac i a fat en bel giro via per el Triol de le Castagne, da Velturno a Sabina. Incia ente coriera s’à bù modo de se gode la compagnia, incia con en quiz de cultura paesana, che ven jontà sot ite per chi che vol el fa, ajà che le sere i è longe e se pol se matèe in compagnia. Festa de la Madona de agosto Incia sto an, el 15 de agosto è stada fata na bela Festa de la Madona de agosto. Con vesper solene, prozesion con la Madona portada da le tose e scortada da en grop de Schützen, èle vistide a la paesana, la benedision de i fiori, grafogn per duc e soraldut la partecipazion dei paesagn e incia de tanc de foresti. Un gruppetto dei gitanti in Piazza Duomo a Bressanone. Nel maso Trinnerhof, che allegria per i bambini con castagne e mosto. Foto de en valgugn partezipanti davant al Ciastel Velturno. Gran festa da d’istà in Val de Fassa El 5 de setembre del 2010, en grop de jent da Col é juda in sfilata a la Gran Festa da d’istà che ven organizada ogni an la prima domenia del mes de setembre da 31 agn in cà. Na gran bela festa con musica, bande, masarie a la paesana de dute e valade ladine e de biei ciar fai su. E po fortie, tortiei da pom e ogni ben di Dio, e encora musica e bai ente l tendon! Con sta festa ven finì via l’istà e ven saludai incia i siori. Foto di gruppo dopo la sfilata, de chi da Col. Fee giovani collesi dopo la sfilata. E dopo la sfilata... fortaie e tortiei. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0029 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 29 Pro Loco estate 2010 Dopo la stagione estiva appena trascorsa, è arrivato anche per la nostra associazione il tempo di fare un bilancio relativo alle attività organizzate in tale periodo. Essendosi ricostituita dopo alcuni anni di inattività, la Pro loco ha cercato di offrire iniziative sia per i paesani che per gli ospiti al fine di un servizio che potesse essere fruibile da tutti. In primo luogo è stata possibile l’apertura stagionale (lugliosettembre) di un ufficio informazioni; tale attività ha trovato larghi consensi, soprattutto fra gli ospiti che hanno usufruito ben volentieri di tale opportunità. Oltre alla pura attività informativa, tale ufficio aveva pure lo scopo di coordinare le varie serate e le varie iniziative che venivano proposte man mano nel corso della stagione; basti pensare al concorso “Balcone Fiorito” che, pur non avendo avuto molte adesioni, si è rivelato comunque un modo per coinvolgere e nel contempo ringraziare tutti coloro che prestano parte del loro tempo e della loro passione per rendere più bello ed accogliente il nostro paese. I primi tre classificati sono stati rispettivamente: Troi Franca, Miribung Hannelore e Vallazza Flavia. Un’altra attività che si è protratta per tutta l’estate è stata l’organizzazione di visite guidate agli imbocchi che sono finora visitabili delle miniere del Fursil. L’allestimento di un percorso ad anello munito di segnaletiche lungo la strada e di pannelli descrittivi nei luoghi più caratteristici è stato largamente apprezzato dai turisti che hanno voluto essere accompagnati nel corso delle visite guidate organizzate il martedì mattina e il giovedì pomeriggio ed ha inoltre permesso di poter effettuare il giro anche autonomamente. La manutenzione di tale sentiero è inoltre stata garantita da un gruppo di volontari che regolarmente si sono impegnati a falciare l’erba e a ripulirlo dai sassi. Varie sono state invece le serate che sono state organizzate e coordinate dalla nostra associazione: in luglio è stata la volta del tributo a Fabrizio De Andrè che ha attirato molta gente anche dai paesi limitrofi seppur l’evento fosse stato organizzato all’aperto e, a causa del maltempo, spostato nei locali delle ex scuole elementari; pure la serata che ha visto come protagonista Cesare Masarei con la relativa presentazione di un dvd sulle Dolomiti è stata partecipata e dialogata. Ad agosto vari sono stati i temi trattati: il dottor Anselmo Cagnati dell’ Arpav ha dedicato una serata all’Antartide e ai suoi magnifici scenari, il prof. Giampaolo Soratroi ha invece portato diretta testimonianza riguardo la sua esperienza di viaggio in Patagonia suscitando grande entusiasmo nel pubblico. Un pomeriggio culturale è invece stato dedicato alla presentazione del libro “Dalle Dolomiti a Bligny”, un diario di guerra appartenente al fante Enrico Costantini della cui rilegatura si è occupato il prof. Paolo Giacomel; verso la fine del mese sono poi state organizzate altre due serate: una con la collaborazione di Stefano Cappeller, appassionato alpinista e sci alpinista che ha dato mostra del suo repertorio di immagini fotografiche riguardanti le montagne a noi vicine come il Pelmo e la Civetta riprese da particolari posizioni, mentre l’ultima è stata dedicata ad un approfondimento riguardo alle curiosità geologiche della Val Fiorentina e delle zone limitrofe grazie all’intervento del prof. Alberto Bertinin che, con abilità e passione, è stato in grado di rendere accessibili al pubblico concetti e argomenti che non sempre sono di facile spiegazione. Varie sono quindi state le attività della Pro Loco di Colle Santa Lucia e hanno nella maggior parte dei casi trovato un buon riscontro a livello di pubblico. Ciò ha infuso fiducia alla nostra associazione che sta già pensando a un calendario delle attività invernali che verrà pubblicizzato non appena sarà definitivo. È inoltre stato attivato nel corso dell’estate il nuovo sito internet del nostro comune e pure la nostra associazione ha cambiato indirizzo e-mail. Ripromettendoci di tenere informati i nostri lettori riguardo le novità che incorreranno man mano lasciamo intanto i nostri nuovi contatti: www.collesantalucia.eu oppure info collesantalucia.eu Per la Pro Loco Colle Santa Lucia Giulia I tosac speta la nef I tosac da casù ben prèst co i va a scola i à in mente na roba sola: “can ruarala mo la nef?”. Co ven po Ognissant e i vede a sniolà, i scomenza a la spetà, poben ogni dì. E se la indujìa, se el fas iaro saren, e la nef no la ven, i toca esclamà: “Mama diséme, la nef can vignarala che la luosa e la pala mi volese duorà”. “O fioi benedeti, jù del saren de segur no la ven, chel sai da ve l dì”. Se i sent da Bernacca: “neve sui monti” i cor po biei pronti delongo a se l dì. Cusì i vif de speranza e ogni dì che i leva i dis “la podeva icia vignì!”. Somea en toch de suo pan benedeto Signor, e che tant i la duore el crede incia mi. Se i vede doi fioch e en frèo de na brisa, e la campagna grisa i è bele contenc! Frena Germana Donatori del sangue Sezione di Alleghe Lo scorso 26 settembre il gruppo donatori del sangue della Sezione di Alleghe a cui fanno parte anche i Comuni di Rocca Pietore, Selva di Cadore e Colle S. Lucia si sono ritrovati per il consueto incontro preceduto dalla S. Messa nella chiesa di Caprile e successivo pranzo sociale con conseguente relazione e premiazioni. È stata anche l’occasione per una breve ma importante relazione del presidente sulla storia di questa associazione nata nel 1954 per volontà di don Angelo Strim e che oggi conta 71 donatori attivi di cui 9 collesi residenti e 2 non più residenti a Colle. Probabilmente abbiamo altri due collesi donatori iscritti nella sezione di Pieve di Livinallongo e sicuramente qualche donatore di origine Collese iscritto in qualche altra Sezione delle A.B.V.S. di Belluno. Come già ricordato in un precedente articolo di qualche anno fa, in termini numerici per Colle, la situazione è soddisfacente, ma mancano i donatori giovani come peraltro registrano un po’ tutte le Associazioni. Quindi un invito a tutti i giovani a riflettere e informandosi direttamente presso A.B.V.S. tel. 0437 27700 - 291312, è sicuramente una buona occasione anche per fare un controllo gratuito della propria salute. È naturale che quando si tratta del proprio corpo siamo sempre molto restii e diffidenti e magari daremo più volentieri un’offerta in denaro ma, visto che il sangue non si può fabbricare e potremmo averne bisogno anche noi, non abbiate paura, è un’operazione praticamente indolore che ci aiuterà ad apprezzare meglio la salute e la vita. Un sentito ringraziamento alla Sezione di Alleghe, a tutti i donatori attivi e sospesi, ricordiamo anche tutti i donatori defunti fra cui Carlo Vallazza e Livia Pallabazzer scomparsi in questo anno e che hanno fatto parte di questa Sezione. Roberto M. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0030 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 30 «Le nuove del Pais» Comunità in cammino BATTESIMI – Colleselli Leone di Giuseppe e Celon Chiara, n. il 9 luglio a Padova e battezzato a Colle S. Lucia il 22 agosto. – Dell’Andrea Lucia, di Silvestro e Pezzei Nadia, da Pian, n. il 17 luglio e battezzata il 17 ottobre in parrocchia. – Moschen Luca, di Giuseppe e Agostini Flavia, da Rucavà, n. il 26 maggio e battezzato il 5 settembre in chiesa parrocchiale. ESEQUIE CRISTIANE Vallazza Rinaldo Francesco, di anni 79, da Pian, m. a Castelfranco (TV) l’11 luglio e sep. a Colle SL il 12. BUON CUORE PER LA PARROCCHIA Pallabazzer Livia Maria, ved. Pezzei, di anni 80, da Codalonga, morta ad Agordo il 26 ottobre e sep. a Colle il 28. FUORI PARROCCHIA Il 21 agosto è deceduto a Locarno in Svizzera, ed ivi tumulato, Pallua Quintino, di anni 70, dimor. in Via Pallua. – Dell’Andrea Alex, di Francesco e di Miribung Hannelore, da Pian, n. il 26 agosto e battezzato il 17 ottobre in chiesa parrocchiale. Il 4 settembre è deceduta a Ortisei Chizzali Erminia, di anni 91, or. da Colle S. Lucia. Dell’Andrea Armando; occ. fun. Vallazza Rinaldo, sor. Paola; Agostini Pietro e Gabriella; Troi Oscar; Sief Giuseppina (Bressanone); Agostini Maria Pia (PD); Lezuo Frida; Pallabazzer Alma; Sief Maria Agostini; Dariz Tarcisio (Locarno); a ric. Pallua Quintino, Bolognesi; Codalonga Soave; Agostini Bruno (BZ); Colleselli Gino; Maria Maddalena; Lezuo Marina; Frena Germana; Frena Cecilia (Rocca P.); Pezzei Alessio; Masarei Anna Colcuc; Pallua Adele; Pallua Brigida; Sief Luigi e Franca; Agostini Zita e Raffaele; occ. 90o compleanno, Lezuo Frida; fam. Pallua Beniamino e Maria; Foppa Loretta; Il 15 settembre è deceduto a Bressanone Francesco Pallua di Pallua, nel giorno del suo 80o compleanno, la cui famiglia era oriunda di Colle, coniugato con Prast Filomena e padre di 4 figli. occ. fun. Pallabazzer Livia Maria, f. Alfonso; Colleselli Annamaria Cortina; occ. Batt. Dell’Andrea Alex: i genitori, nonni Dell’Andrea; Maria Livia-Pian; Chizzali Maddalena; occ. Batt. Dell’Andrea Lucia: i genitori; a ric. cug. Livia, fam. Detomaso; Dariz Giampaolo; Piai Rosanna e Enrica; Dariz Maria Maddalena. SOSTEGNO AL BOLLETTINO PARROCCHIALE Troi Oscar; Sief Giuseppina (Bressanone); Agostini Maria Pia (PD); Zanon Giulio e Antonietta; Dariz Peter (Bressanone); Dell’Andrea Maria; Toffoli Virginia (BZ); Dariz Tarcisio (CH); Solitro Maria (YV); Frena Germana; Agostini Maria Luisa; fr. Stefano Agostini (RM); Bidetti Giuseppe (Lecce); Bernardi Gisella (VA); Agostini Bruno (BZ); Piai Lucia Zollot (S.Giustina BL); Piai Luigia Frenademetz (Cortina); Piai Ludovina Bothner (D); Lezuo Marina; Agostini Maria Felicita; Frena Cecilia (Rocca P.); Pezzei Alessio; Sr. Loreta Frena; Agostini Zita e Raffaele; fam. Sief Luigi e Franca; fam. Pallua Beniamino e Maria; Barth Erich (Bressanone); Pezzei Marta; Maria Luisa (Pian); Micheletti Rina (S. Fosca). Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0031 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» 31 Parrocchia di Arabba Facciamo posto Un altro anno si conclude Nella nostra Comunità ciascuna famiglia potrebbe tirare le somme di quello che ha vissuto, di quello che ha sperato. Ciascuno di noi, alla fine del 2009 si era augurato e aveva augurato anche agli altri, che il 2010 potesse essere un anno migliore. Per qualcuno il 2010 è stato un anno positivo, da ricordare. Per qualcuno la nascita di un figlio, il matrimonio, la casa nuova. Per altri invece un lutto, una malattia, la perdita o la diminuzione del lavoro, una malattia fastidiosa. Se mi guardo intorno vedo che gli alberi sono cresciuti. Che certi prati sono stati sfalciati come l’anno prima, e altri invece sono rimasti da falciare. In certi posti il bosco è stato tagliato. Su certi pendii sono cresciuti i paraslavine fatti di tronchi d’albero. Alla fine di quest’anno sono proprio quelli che prendo come spunto per questa fine d’anno. Quei paraslavine che si trovano tra Arabba e Varda, hanno riempito un prato che da anni nessuno più falciava. A difendere il ripido pendio da moltissimi decenni esiste una croce. Si racconta che più volte abbia difeso dai pericoli gli abitanti di Varda che scendevano ad Arabba dalle slavine. Dopo l’inverno di due anni fa, abbondante di nevicate, è stata realizzata questa barriera fatta di tronchi d’albero. Mi dicono sia un progetto svizzero, garantito in efficacia per trent’anni, se ho capito bene e se le notizie sono esatte. Ma torniamo alla riflessione che questi tronchi mi hanno ispirato. Prima questi tronchi erano proprio nel nostro bosco, erano alberi vivi, sparsi lungo tutto il pendio sopra Alfauro. Ciascuno viveva lì dov’era nato, ciascuno per conto proprio. Ascoltavano il rumore del Cordevole, si riempivano di neve nel lungo inverno, ma godevano pure del canto degli uccelli in primavera, e offrivano riparo ai caprioli e ai cervi in autunno, quando le giornate si facevano più brevi e le notti più fredde. Ma un giorno sono stati scelti di mezzo a tutti gli altri fratelli. Proprio loro. Sono stati segati e portati sopra Varda con l’elicottero. Una macchina li ha tagliati della lunghezza di circa quattro metri, scorzati e ridotti circa allo stesso diametro. Degli uomini hanno scavato lunghe trincee nel fianco della montagna per poi conficcarli lì, in altrettanto lunghe file quasi parallele, un tronco vicino all’altro. Quegli alberi, che in un primo momento si sono sentiti morire lasciando il versante opposto della valle, ora hanno scoperto una nuova vita, una nuova funzione. Essi non sono più singoli alberi, l’uno indipendente dall’altro. Essi si trovano tutti uniti, a formare un riparo per coloro che passano sotto di loro. È vero, non offrono più la loro ombra agli animali del bosco. Ma odono ancora il rumore del Cordevole, e sentono ancora il trillo degli uccellini in primavera, e il gracchiare dei corvi e dei gracchi nel lungo inverno. Hanno scoperto di offrire riparo dalla furia della neve, che scende pericolosa dalla montagna, riparano la strada e offrono incolumità ai passanti. Anch’essi sono di legno, come la croce che li ha preceduti per tanti e tanti anni piantata lì vicino dalla fede della gente. I tronchi non sono uniti, sono un po’ distanziati tra di loro, ordinati. Lasciano passare aria, sole e infrangono la violenza della neve quando scende troppo violenta verso valle. Essi sono felici di offrire la loro opera in modo diverso da quello che avevano pensato nel loro futuro. Così è per la nostra vallata, per i nostri paesi. Certi villaggi, man mano vengono abbandonati. Le case vengono costruite altrove. I lavori della campagna non occupano più la totalità degli abitanti, come alcuni anni fa. La maggior parte non si sporca più le mani con la terra, il pelo degli animali e le loro scarpe sono sempre pulite, non sporche di letame o del fango dei sentieri di montagna. Ma il cuore resta sempre quello. Di gente nata e cresciuta qui, come quegli alberi che ora sono tronchi che riparano dalle slavine. Un anno finisce, un anno comincerà. Nessuno sa cosa ci aspetta in questo nuovo anno, però sappiamo che la cosa a cui siamo chiamati è salvare la nostra identità di gente di montagna. Forse un po’ taciturni, abituati al lavoro, in cui anche la fede non solo quella delle tradizioni - chiedono di essere preservati dalle slavine del denaro, dell’apparenza, del commercio. Per il passato forse era più facile. Come per quegli alberi, che se ne stavano tranquilli, sparsi nei boschi. Non c’era necessità di unirsi, già essere bosco bastava. Ma ora occorre organizzarsi, opporsi alle forze ➥ Orari delle feste di Natale SANTO NATALE Arabba: ore 21.00 Messa della Notte ore 23.00 Messa solenne della Notte ore 10.30 Messa solenne di Natale ore 16.30 Messa vespertina ore 18.00 Messa vespertina Ornella: ore 8.00 Renaz: ore 9.00 SANTO STEFANO SANTA FAMIGLIA Ornella: ore 8.00 con benedizione dell’acqua Renaz: ore 9.00 con benedizione dell’acqua Arabba: ore 10.30 con benedizione dell’acqua Arabba: ore 18.00 festiva della Santa Famiglia SAN SILVESTRO-ULTIMO DELL’ANNO Arabba: ore 18 con «Te Deum» di ringraziamento ore 22.45 - 23.45 Adorazione Eucaristica animata dalle Discepole del Vangelo ANNO NUOVO-PRIMO DELL’ANNO Ornella: ore 8.00 Renaz: ore 9.00 Arabba: ore 10.30 con “Veni Creator” ore 16.30-ore 18.00 DOMENICA 2 gennaio Ornella: ore 8.00 Renaz: ore 9.00 Arabba: ore 10.30-ore 18.00 EPIFANIASANTI RE MAGI Ornella: ore 8.00 Renaz: ore 9.00 Arabba: ore 10.30 ore 18.00 DOMENICA del BATTESIMO DI GESÙ Ornella: ore 8.00 Renaz: ore 9.00 Arabba: ore 10.30-ore 18.00 Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0032 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 32 che sempre più vorrebbero spingere a omologarci, essere tutti uguali. Montagna e pianura, città e paese, centro e frazioni, mentre ciascuno ha le proprie caratteristiche. Non fanno un po’ di compassione e di rabbia insieme, questi bambini che invece di parlare come i nonni e i genitori parlano come la televisione? Non danno da pensare queste ragazzine e questi giovanotti, che invece di saper distinguere un larice da un abete, o un frassino da un acero parlano di moda, videogiochi, bere e fumare e ubriacarsi il sabato sera “perché qui non c’è niente da fare?” Anche certi genitori, che si lamentano della disciplina dei figli, o che dicono che dovrebbe pensarci la scuola, non sono forse bisognosi di cambiare occhiali? In fondo i figli sono loro, non della scuola... Lo sforzo educativo costa, come è costato a quegli alberi lasciare la loro vita tranquilla nel bosco per essere impiegati in paraslavine. Ma ora sono utili e non meno nobili, anche se hanno dovuto rinunciare alla tranquillità del bosco. Per questo anno 2011 auguro a tutti noi, a me per primo, di voler lasciare la mia tranquillità per poter costruire insieme un paese e una parrocchia in cui ci si sostiene uno con l’altro. Solo così possiamo dire di realizzare quell’unità per la quale anche Gesù ha pregato: affinché siano uno, come Tu o Dio, e io siamo uno. Che sia il regalo più grande, oltre che il più impegnativo che chiediamo a Gesù Bambino, e che desideriamo scambiarci l’uno con l’altro. s. Vito «Le nuove del Pais» N cin de Fodom... L’ èlber da Nadèl Oh... ci bel èlber che profuma da bosch ma sot ite me pèr de vedei n gran fagòt ci saralo sot stò èlber sconù magari i regai del Bambin Gesù? L cuor me bat dal impazienza de ciapé velch è na gran sperànza. Na ora, o moronele, o corèi de chi del bon e se fosselo magari na ciàsta de biei pom? Ci bon profumo de bosch ma no né auter che speté la mesanot per vedei sta gran sorpreja ntel cuor de sta Sànta Not. Lé na dascia n fràgo bassa che la scon n gran lunare e le proprio chàl che ne predisc i misteri dei pianeti e la luna solare. La jent dan cuoi tànt scienziata la capisc plù puoch e nia se i no nà tres davànt ai ogli n computer che ie fèsc compagnia. I ne conta de n digitale terrestre lassa da ester bele che rué ma Diomisci puori nos degugn sàpa ncora ci che lé. Ma sot al èlber lé ncora na novité che l mondo nnauter pianeta lassa redité l no nà ncora l inom ufizial ma lé vita, ièga, sorogle e jent spezial. Ma sta jent avarala l cuor de vignì jù o saralo nuosc scienziati che afronta de jì sù. Zerto la curiojitè lé grana ci sorpreja se colasù fossa jent col mesalana e i dijàssa: “ve donon dut, ence l ciapel n ricordo de voste usanze” càst fossa en bel regal de Nadèl. Nos volonsa ben con velch ie contracambié ma nos on tànt velch de misero e puoch on demè cater veline senza prestuoch. Perion bel che le dasce de sto èlber le scone via l rest de sto ciapin, volnsa ester duc valenc che n snot on da jì a Maitin. E perion Gesù Bambin che l ne porte a duc salute, concordia, fedeltà e pesc ntant che a Betlemme na stäla florësc. Ma sot càl èlber lé encora velch de sconù, sci, lé vera: mì no scrive plù Davò tànte de poejie ie lasce l lerch a nosta gioventù! “su da bravi, scrivè che nòst descore no vade a de mèl” càst fajè per amor de nosta val. Ades bon Nadèl e Bon Ann a duc ve recorde con tànc de saluc. Lezuo Maria Pierina Dander de Jàn-LMPD Rèba Nadèl 2010 La cappella di Renaz Si presenta certamente più confortevole la Cappella della Madonna Nera a Renaz, dopo alcuni lavori che si erano resi urgentemente necessari. È stata smantellata e sostituita la vecchia caldaia, che ormai, oltre a non funzionare più molto bene era anche molto vecchia. Quella nuova è molto più silenziosa e riscalda molto meglio l’ambiente. Oltre a questo, si è provveduto a interrare una nuova cisterna, poiché quella vecchia era stata costruita nell’intercapedine del locale caldaia (a quei tempi le norme lo rendevano possibile, ma ora è proibito e fuori norma in Italia). Anche le pedane sotto i banchi sono state sostituite, e così anche l’alzata dell’altare. E si è data una rinfrescata anche ai banchi, una tinta finto noce. Anche la finestrella e la porta di sacristia sono state sostituite, come anche la corda della campana grande che si era rotta. Questa primavera attendiamo l’intervento del Comune, che intanto ringraziamo per lo scavo gratuito per interrare la nuova cisterna, che ci ha promesso un aiuto per lo scavo a monte della cappella, che essendo proprio sulla strada ha bisogno di una guaina isolante, per salvare le malte interne ed esterne. E speriamo sia anche la volta buona per mettere a posto la piazzola davanti la porta di chiesa, che da anni invoca un intervento che la valorizzi e ne preservi la sacralità. Sono stati realizzati anche alcuni altri interventi, di cui magari parleremo in un altro numero dei bollettini del Decanato. Si sa che materiali e lavoro hanno avuto il loro costo, ma molti hanno già dato il loro contributo, e altri non mancheranno di sostenere la bella Chiesa della Madonna Nera di Loreto, regina della famiglia! N Diovelpaie ben tant davant fora a duc chi che à dè e a chi che volarà sen jontè prò. Se sa ben che ve speton de troc a la Mëssa ciantada n vender ai 10 de dezember da le 9 a Renac. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0033 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» RACCONTO Divagazioni e sogni a Verona Solo attraverso le lacrime si vede il vero volto del SIGNORE. Nelle lunghe notti passate all’ospedale di Negrar (Verona) ho avuto tutto il tempo per pensare a tante cose e a tante persone. La mia esperienza di capofrazione di Arabba per 10 anni mi aveva fatto crescere in mezzo alla gente e conoscevo tutti per nome. La più bella cosa però, mentre mi assopivo nelle nebbie della bassa veronese, era quella di pensare e sognare, mentre mi tornavano in mente i racconti delle persone vicine. Mi venivano in mente anche gli impegni della mia attività lavorativa, la fatica e la soddisfazione nel gestire il mio lavoro. A volte però ricordavo con difficoltà anche le cose più semplici. Per fortuna mi venivano incontro le brave fisioterapiste e logopediste per rinfrescarmi la memoria. Ricordavo volentieri i panorami, i fiori, le albe e i tramonti della mia terra e volentieri ricordavo le escursioni di caccia con mio padre e mio cognato Pio. Ricordavo e vedevo nella mia mente i nostri grandi itinerari e i nostri progetti nel programmare le intense giornate di caccia, la bellezza dei boschi e della natura, le nuove strade da percorrere insieme. Il bello del sogno è però la possibilità di spaziare in un batter d’occhio, divagare sopra l’universo e volare come un’aquila con la prerogativa di avere una vista acutissima e focalizzare siti e situazioni altrimenti impossibili da guardare. Così passava lentamente il tempo mentre mi assopivo deliziosamente guardando la Valpolicella ormai piena di frutti della terra: olive, riso, ciliegie e uva. Era bello inspirare tutte le cose positive e nell’espirazione espellere tutte quelle negative o brutte e rimanere così rilassato, pensando che la vita regala anche tanti momenti di gioia e di serenità... “GOFFREDO...! GOFFREDO svegliati! - mi dice una voce - Sono la Maria (la fisioterapista), volevo salutarti perché domani tornerai a casa!”. Apro gli occhi ancora assonnati dai panorami dolomitici, e vedo due occhi scintillanti che mi guardano e con una carezza rispondo al mio flebile: “Ciao... Grazie... Non ti dimenticherò mai Maria...” “Non piangere - mi dice sai che solo attraverso le lacrime si vede il vero volto del SIGNORE” “Sì, sì... lo so! Ho solo voglia di guarire!! Grazie Maria!! Goffredo Dander 60o anniversario di matrimonio – 26/10/1950 - 26/10/2010 CHE TRAGUARDO! Era l’anno 1950 quando Loretta e Tita si sono uniti in matrimonio. Insieme hanno superato momenti difficili e di sacrifici ma anche di gioie che li hanno sempre tenuti uniti fino ad oggi nel giorno del loro 60o anniversario, dando a noi tutti insegnamenti di vita profondi e significativi. Grazie per averci trasmesso questi valori che sicuramente saranno di grande aiuto nell’affrontare la nostra vita giorno per giorno nella speranza di riuscire a nostra volta a trasmetterli ai nostri figli. L’amore della vostra unione trasmette a noi un dono prezioso come un diamante! GRAZIE! Iolanda, Manuela, Silvio e le loro famiglie. 33 Il vescovo di Bolzano-Bressanone comunica il suo stato di salute Il vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Karl Golser, 57 anni, dopo qualche prolungato malessere e durante il pellegrinaggio della regione Trentino-Sud Tirolo ad Assisi per il patrono d’Italia, ha comunicato l’esito delle visite mediche: “Ringrazio tutti per la solidarietà e le preghiere per il mio stato di salute. Sono arrivati i risultati delle visite cliniche e com’è stato annunciato vorrei darvene comunicazione. Le visite a Innsbruck hanno confermato la diagnosi dell’ospedale di Merano. È stato evidenziato che soffro di una sindrome rara e atipica di Parkinson che porta a difficoltà nel parlare e nei movimenti. Ho già iniziato le terapie sotto controllo medico. Continuerò il mio servizio come Vescovo con gioia e responsabilità. Tuttavia, per ragioni di salute, ridurrò i miei appuntamenti ed impegni. Insieme ai miei collaboratori programmerò l’agenda e prenderò le decisioni al riguardo. In particolare adesso, dopo l’elezione dei consigli pastorali parrocchiali, vi invito a continuare la vostra collaborazione nella pastorale parrocchiale per il bene della Diocesi. Vi chiedo ancora la vostra preghiera. Da parte mia includo tutte le persone della nostra Diocesi nella mia preghiera, soprattutto i malati e i sofferenti. Per tutti chiedo la benedizione di Dio!”. Cresima Domenica 31 ottobre alle ore 11, nella chiesa parrocchiale di Arabba, è arrivato il vescovo, mons. Giuseppe Andrich, per celebrare la Messa solenne e amministrare il Sacramento della Cresima a 11 nostri ragazzi e ragazze. Della nostra parrocchia erano Thomas Dorigo da Precumon, Diego Detomaso da Alfauro,Tatiana Bandiera da Ruaz. Dalla parrocchia di Pieve invece Giulia De Riva, Vanessa Masarei, Marco Palla, Alessandro Pezzei, Anna Ploner, Sara Denicolò, Giorgio Roncat, Giulia De Carli. La giornata non era tra le più belle di questo mese di ottobre, ad accogliere il Vescovo una pioggia mista a neve, e cumuli di neve un po’ ovunque, segno di un inverno in anticipo, ma l’atmosfera in chiesa era molto familiare e calorosa. Il vescovo ha raccomandato ai ragazzi, ma soprattutto alle famiglie di avere fiducia nelle proprie capacità, e che i doni dello Spirito Santo aumentano e favoriscono il mettere a servizio di tutti le proprie qualità. Con ogni cresimato il Ve- scovo si è fermato a dire qualcosa di personale. Molti padrini e madrine erano visibilmente commossi per la paternità e la vicinanza del nostro vescovo. Ha accompagnato la Messa con solennità il coro parrocchiale di Arabba. Il vescovo dopo la Messa si è intrattenuto ancora con familiari e cresimati, e ha salutato con affabilità le suore e le catechiste, ricordando anche durante il saluto iniziale il valore di una presenza consacrata in vallata, che si offre per l’educazione dei piccoli, dei giovani e l’assistenza con la comunione e le visite ai malati. Questo il saluto del parroco al Vescovo all’inizio della Messa: Eccellenza Reverendissima! Con grande gioia la nostra vallata La accoglie. Già i ragazzi e ragazze che oggi da Lei riceveranno il Sacramento della Santa Cresima Le hanno dato il loro “Benvenuto!”. Desidero anch’io porgerLe - a nome mio personale, a nome dei fami➥ Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0034 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 34 gliari dei cresimandi: “Benvignù ta mez a nos!”. Sono pure onorato, oggi, di prestare voce non solo ai fedeli della Comunità di Arabba, con Soraruaz e Ornella, ma anche di Pieve, Andraz e Larzonei, unitamente alla Comunità delle Discepole del Vangelo, che tanto bene fanno in mezzo a noi. Prima di portarsi qui Lei ha visitato e celebrato la Messa e le cresima a Colle. Ora si trova ad Arabba: ha percorso tutto il nostro Decanato, che numericamente è il più piccolo della Diocesi, e senza timore di essere smentito, anche il più disagiato. Come vede e conosce bene, la bellezza che Dio ha donato a questi luoghi ci ripaga largamente delle nostre fatiche. Eccellenza! Le presentiamo oggi questi undici ragazzi e ragazze, desiderosi di ri- «Le nuove del Pais» cevere dalla Sua paterna mano il sigillo indelebile dello Spirito Santo che viene da Dio, datore di ogni dono perfetto. Estenda, con bontà, la Sua benedizione sulle loro famiglie, sui padrini e le madrine. E in questa Santa Messa porti dinanzi a Dio le nostre comunità cristiane, in special modo chi soffre nell’animo e nel corpo. Voglia, infine, gradire le nostre umili preghiere, che quotidianamente anche dai nostri altari salgono a Dio per Lei. Non dubiti, Eccellenza! Lei non è solo, anche il nostro Decanato è al suo fianco sulla via del bene, nel desiderio di amare e servire sempre più e sempre meglio quel Regno di Dio che viene! E ancora una volta ripeto a Lei e a noi tutti: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Arabba, sabato 30 ottobre 2010. Gli sposi Diego Grones e Daniela Tich nel giorno del loro Matrimonio, insieme alla piccola SOPHIA, neo battezzata e le sorelline Karin e Linda. Ornella, domenica 24 ottobre 2010. Il Battesimo di GIULIA Dellavedova. Ornella, domenica 10 ottobre 2010. Il Battesimo di ALICE Delmonego. CRONACHETTA AUTUNNALE I SANTI E I MORTI Quest’anno, come già annunciato nel quarto numero delle “Le Nuove del Pais” c’è stata la celebrazione di una sola santa Messa il giorno dei Santi ad Arabba. Si è preferito farlo all’una e mezza, così da favorire anche coloro che arrivavano da fuori. La Messa è risultata ben partecipata, anche se non abbiamo potuto uscire nel cimitero per le preghiere e la benedizione delle tombe. La neve si era già fatta vedere a settembre, e poi in ottobre, ma proprio in prossimità delle feste a noi tanto care, aveva ricoperto in abbondanza le tombe e tutte le belle decorazioni che si suole preparare in questa occasione. Il giorno dopo, ci siamo ritrovati, meno numerosi essendo giorno lavorativo, ma sempre con una Messa ben partecipata e poi il tempo ci ha permesso di uscire attorno alla chiesa per incensare e benedire le tombe dei nostri cari. È dispiaciuto constatare che nessun lavoro fosse stato fatto sulla tomba comune, realizzata ancora mesi fa. Vedremo di accordarci meglio con l’Amministrazione Comunale sulle sue intenzioni, ma visto che si era generosamente offerta di scavare la fossa, nel cimitero di Arabba, che come si sa è di proprietà esclusiva della Parrocchia, vedremo se toccherà a noi accollarci la spesa della botola, visto e considerato che per la decorazione e la croce la Parrocchia non ha mai preteso che sia il Comune a pagare. OTTAVARIO Dalla sera del primo novembre al giorno 8, in chiesa ad Arabba si è tenuta la preghiera della Corona per i defunti. Le prime due sere è stata particolarmente frequentata, ma anche nel resto della settimana un buon numero di gente, e anche alcune famiglie con i bambini ha partecipato vo- lentieri a questa preghiera. A volte erano proprio i più piccoli a trascinare di forza i genitori, chiedendo già dal pomeriggio se era ora o no di andare in chiesa... PARROCI NUOVI Domenica 3 ottobre, a Falcade è arrivato il nuovo parroco, don Andrea Constantini, originario di Cortina d’Ampezzo. Ha trentanove anni, è stato cappellano a Polpet-Ponte nelle Alpi, a Vigo di Cadore, di cui poi è diventato parroco. La nonna paterna di don Andrea era fodoma, Candida Daberto, originaria della frazione di Castello. Domenica 24 ottobre, ad Alleghe è stato accolto il nuovo amministratore parrocchiale, don Adalberto Rzeminski, sacerdote originario della diocesi di Tarnòw, in Polonia. Don Adalberto ha quarant’anni, ha studiato a Roma e ha conseguito il dottorato in liturgia a Cracovia. Nella sua Diocesi è stato insegnante in Seminario, e sacerdote residente in una popolosa parrocchia di Tarnow aiutando il parroco e i numerosi cappellani nelle attività pastorali. Già dal tempo dei suoi studi a Roma veniva in aiuto nelle vacanze dall’università nella nostra diocesi, ad Auronzo, San Vito e Canale d’Agordo. La stessa domenica nel pomeriggio, a Rocca Pietore è stato accolto il nuovo parroco, don Franco Decima, il papà è originario di Taibon, ma trasferito a Saviner di Laste per lavoro insieme alla moglie, Gemma Troi, originaria di Colle Santa Lucia, morta alcuni anni fa. Don Franco ha trentanove anni, è stato cappellano a Lorenzago, Lamon, parroco poi a Zoldo Alto. Accompagniamo con la preghiera questi parroci giovani, che offrono le loro forze e la loro fede alle persone di queste parrocchie dell’Agordino. LA VOCE DEI REGISTRI luglio-dicembre 2010 BATTESIMI 4. RAYAN Grones, di Arthur e di Elisa Costa, da le Rove di Renaz, nato a Brunico il 19 luglio 2010, e battezzato ad Arabba il 19 settembre 2010. 5. GIORGIA Colleselli, di Pietro e di Daniela Molin Fop, da Varda, nata a Belluno il 15 maggio 2010, e battezzata ad Arabba il 19 settembre 2010. 6. ALICE Delmonego, di Francesco e di Sara Pezzè, da Quellecase d’Ornella, nata a Belluno il 23 luglio 2010, e battezzata a Ornella il 10 ottobre 2010. 7. GIULIA Dellavedova, di Fabio e di Virginia Dorigo, da Andraz, nata a Belluno il 17 agosto 2010, e battezzata a Ornella il 24 ottobre 2010. 8. SOPHIA Grones, di Diego e di Daniela Tich, da Colesel di Arabba, nata a Brunico il 23 dicembre 2009, e battezzata ad Arabba il 30 ottobre 2010. MATRIMONI 2. Diego Grones e Daniela Tich, da Colesel di Arabba, sposati ad Arabba il 30 ottobre 2010. Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0035 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK «Le nuove del Pais» DAL COMUNE Contributi Sono stati concessi dei contributi a varie associazioni, rispettivamente: 1.000 al Coro Femminile “Col di Lana” per l’acquisto di una nuova divisa sociale; 6.000 alla Banda da Fodom per il sostentamento delle attività didattiche; 350 al Coro Parrocchiale “S. Giacomo M.” di Pieve per la sostituzione di componenti dell’arredamento della sala prove; 2.000 all’Associazione “Schutzenkompanie Buchenstein” per la realizzazione della nuova bandiera della compagnia; 350 alla Parrocchia di San Giacomo M. per l’attività del Club A.T. 162 “Col di Lana” di Livinallongo e 550 all’ associazione degli Allevatori per la mostra del giovane bestiame di Razza Bruna Alpina del 29 settembre 2010. Viabilità Visto il notevole degrado del manto stradale di alcuni tratti di strade comunali, si è dovuto provvedere a delle riasfaltature in varie località, per un importo totale di 47.720 i principali interventi sulle strade Forte-Ponte di Fossal, Col di Larzonei, Masarei e Contrin-Corte. Inoltre sulla strada di Ornella sono stati sostituiti ed integrati due tratti di barriere di protezione, per un importo totale di 6.926 . Impianti a Fune È stato raggiunto, dopo anni di confronti fra legali del Comune e delle Società, un accordo sull’ importo annuo da versare, quale “canone per l’utilizzo dei terreni comunali interessati da piste da sci e impianti”; La controversia è nata con la deliberazione del 28 Novembre 2006, che imponeva un canone annuo di 100.000 per l’utilizzo dei terreni comunali adibiti a Piste da Sci, oltre ai consueti diritti di servitù per: impianti di risalita, impianti di innevamento, linee elettriche, plinti, ecc. e che non è stata accettata dalle Società, perché giudicata troppo esosa. Il protrarsi di questa situazione era inaccettabile, sia per il Comune che per le Società; il primo con problemi di cassa, le seconde con problematiche derivate dal non poter eseguire lavori su terreni comunali, non avendo accettata la convenzione. L’accordo raggiunto, definito per il momento solo per la Sofma Spa, che però gestisce circa il 70% dei terreni comunali adibiti a Pista, determina un canone annuo complessivo di 105.000 con una riduzione, per la Società in questione, di circa 35.000 rispetto a quanto è imposto dalla delibera del 2006. L’amministrazione ha ritenuto conveniente concludere l’accordo, così da poter concretamente contare sulle somme pattuite e ripristinare un rapporto costruttivo con le Società, anziché continuare con battaglie legali, che fra ricorsi e varie potrebbero far passare anni o decenni prima di riscuotere quanto dovuto. È stato concesso alla società Sofma SpA l’utilizzo dei terreni comunali per la costruzione della nuova Seggiovia Carpazza, ed è stata invece rimandata la risposta ad analoga domanda da parte della società Pordoi SpA, per una nuova seggiovia che porta da Pont de Vauz alla “Costa Soiadoura”, in quanto necessario o un accordo tra le società “Sofma e Pordoi”, essendo la pista di discesa “Salere” gestita e mantenuta dalla Sofma SpA, o uno studio per valutare soluzioni alternative. D. Maurizio 35 Associazione Bellunesi Volontari Sangue SEZIONE DI LIVINALLONGO Anche quest’anno i Donatori di Sangue da Fodom si sono ritrovati, sabato 30 ottobre, per un momento di festa e di riflessione. Visto che quest’anno l’Associazione ha compiuto 40 anni, avevamo pensato di fare qualcosa di più. Avevamo organizzato, nei giorni 17-18-19 settembre una gita di tre giorni in Croazia. Purtroppo i donatori non ci sono venuti incontro, viste le iscrizioni: 4 donatori e 15 esterni, con conseguente annullamento del viaggio previsto. A questo punto, anche per ricordare i 40 anni di attività dell’Associazione, il direttivo ha pensato di programmare qualcosa di utile. Ci è venuta l’idea di far fare una “felpa”, da distribuire ai donatori, riportante il logo dell’Associazione di Livinallongo. Ci siamo trovati sabato 30 ottobre alle ore 18,00 a Pieve per la S. Messa, celebrata dal Decano, Mons. Alfredo Murer, che ringrazio vivamente. Dopo la Messa ci siamo recati presso l’Albergo Digonera dove abbiamo consumato la squisita cena; colgo l’occasione per esprimere alla Direzione dell’albergo il più sentito ringraziamento per l’ospitalità e la qualità del servizio. Naturalmente non potevano mancare le benemerenze per il numero di donazioni raggiunte dal seguenti donatori: DIPLOMA AL MERITO: CREPAZ MARIA TERESA 8 donazioni; DE CASSAN NIVES 8 donazioni; DELFAURO SIRO 9 donazioni; DENICOLO’ ELENA 8 donazioni; DETOMASO EZIO 9 donazioni; FOPPA ROSANNA 8 donazioni; LORENZINI DUSTIN 8 donazioni; MASSARO PATRIZIA 8 donazioni. MEDAGLIA DI BRONZO: CREPAZ PAOLA 14 donazioni; PEZZEI ELVIS 16 donazioni; SARTORAZZI MARIANGELA 16 donazioni. MEDAGLIA D’ARGENTO: COSTA ROBERTA 24 donazioni; CREPAZ CRISTINA 24 donazioni; CREPAZ IVANO 24 donazioni; DENICOLO’ ADELE 24 donazioni; VALLAZZA MARISA 24 donazioni. ai quali, da parte del Direttivo va il più sentito riconoscimento per il traguardo raggiunto assieme all’augurio di un buona continuazione. Un doveroso ringraziamento va alla Cassa Raiffeisen Val Badia, Agenzia di Arabba, e in maniera particolare al Direttore Benno Canins, per il contributo di 500,00 Euro concesso per la realizzazione delle Felpe. Voglio infine esprimere la mia più sentita gratitudine a tutte quelle persone che si mettono a disposizione a modo del tutto volontario per la realizzazione delle varie manifestazioni nell’arco dell’anno. Grazie tànt a duc. Il Segretario di Sezione (Fabio Denicolò) ANDREA BOCELLI In un’intervista al cantante Andrea Bocelli sono state poste alcune domande riguardo la musica, il Natale, la fede... Si dice che la musica eleva lo spirito; quella natalizia offre qualcosa in più? Non direi. Le canzoni di Natale toccano il cuore perché sono legate a dolci memorie di quando eravamo ragazzi, di quando Natale era un momento di spensieratezza, di unità familiare. Ha nostalgia di quei Natali? Sì, una sana nostalgia, nel senso che ho bei ricordi. Naturalmente il Natale è la più bella festa di ogni età. Però quando si è fanciulli si vive il Natale con un certo spirito, quando si è adulti con un altro. Uno spirito purtroppo oggi inquinato dal commercio. Sfuggire al business si può? È un’utopia, perché il mondo è quello che é. Più che sfuggire al business sarebbe opportuno riflettere sul significato vero del Natale. Quale? Quello religioso: fare memoria della nascita di Gesù Bambino. Una memoria che dovrebbe servire a portare nel cuore la gioia di questo evento per tutto l’anno, per 365 giorni. Ma a Gesù cosa avrebbe offerto, una canzone? Forse sì, sarebbe stata la cosa che mi sarebbe riuscita meglio! E se dovesse scrivere oggi una lettera a Gesù bambino, cosa gli chiederebbe? Gli metterei in mano la mia famiglia chiedendo di toccarla con lo Spirito, di proteggerla dai pericoli della società di oggi. Quanto vale la fede? La fede è necessaria a vivere. Senza di essa si rischia di cadere nella disperazione. Senza la fede la vita sarebbe una tragedia annunciata, come si legge anche nella tradizione buddista, perché nella migliore delle ipotesi la vita andrebbe a concludersi con la malattia, la vecchiaia e la morte. Al contrario, la vita acquista valore se si considera un passaggio, un momento utile per guadagnare ciò che viene dopo. La fede l’ha anche aiutato a valorizzare il talento della voce? Moltissimo. Leggo spesso il brano evangelico della parabola dei talenti e faccio di tutto per restituire al “padrone” almeno il triplo del talento che mi ha dato. Ma la fede aiuta indipendentemente dai propri talenti, perché aiuta a vivere. Dalla Chiesa cosa si aspetta? Nulla in particolare. Sono io che devo portare alla Chiesa qualcosa. Faccio del mio meglio per essere un buon fedele. Andrea Bocelli Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0036 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK 36 «Le nuove del Pais» CONTINUA DA PAG. 22 L’angolo dello sport OFFERTE DAL LIBRO SINODALE Per un volontariato permanente Va proposto un impegno nel volontariato che sia costante e non intermittente. Il volontario infatti assume alcuni valori, ma sa di non poterli vivere soltanto nelle poche ore di servizio effettivo. Quei valori diventano per lui uno stile che lo accompagna in tutta la vita. Egli allora si sforza di vivere in modo nuovo e fugge l’ipocrisia. Si è volontari ventiquattro ore su ventiquattro, anche se il tempo di impegno concreto è necessariamente limitato ad alcune ore settimanali o mensili. Si formi la coscienza che si deve essere cittadini a pieno titolo, persone consapevoli di diritti e doveri, che si assumono la loro responsabilità all’interno delle comunità e che vedono la solidarietà come un dovere di tutti. ANAGRAFE NATI: 1) CREPAZ Alyssa Virginia, di Giulio e Thanei Irene,nata a Merano (BZ) l’08.06.2010 e battezzata a Mazai (Val Venosta - BZ). 2) CREPAZ Irene (Salesei di Sotto) nata a Belluno il 10.11.2010. MATRIMONI 1) GRONES Diego (Arabba) con TICH Daniela (Croazia) il 30.10.2010 ad Arabba. 2) CARETTA Giorgio (Pieve) con Laura Evaristi (La Spezia) il 25.09.2010 a Portovenere (SP). MORTI: 1) LEZUO Giusto (Colfosco/BZ) nato ad Arabba l’11.11.1939 e deceduto a Bolzano il 06.09.2010, vedovo di Costner Frida, padre di 3 figlie. La squadra senior dell’US FODOM Si è conclusa la stagione per quanto riguarda l’attività dell’Unione Sportiva Fodom. La squadra di calcio senior che ha preso parte al Torneo Agordino di calcio, ha concluso la manifestazione al sesto posto dopo essere stata eliminata ai quarti di finali dal Voltago soltanto dopo i calci di rigore. La formazione guidata da Roberto Foppa e Massimo Crepaz non ha mai perso un incontro e soltanto la lotteria dei rigori non ha permesso all’undici Fodom di essere protagonista nelle finali disputate il 1 agosto al campo sportivo di Freine. L’epilogo del Torneo Agordino si è avuto proprio nel nuovissimo impianto di Cernadoi dove nel corso della giornata circa 2000 persone hanno assistito agli incontri che si sono protratti per tutta la giornata. Notevole l’impegno profuso dai ragazzi dell’Unione Sportiva Fodom che, con il loro impegno organizzativo, hanno regalato una giornata di sport indimenticabile per tutto l’agordino. Per la cronaca, la finalissima è stata vinta dall’Agordo 2009 (dopo i calci di rigore) a spese della formazione del Le Ville. Premio particolare per il portiere del Fodom, Vincenzo Amicone, votato come miglior estremo difensore del torneo. Anche i ragazzi dell’under 14 hanno concluso il loro torneo piazzandosi al quarto posto dopo aver perso la finalina di consolazione il giorno delle finali a Cernadoi. La squadra, gestita e diretta da Sandro Soratroi e Andrea Palla si è comunque ben comportata nel corso del Torneo. Grande entusiasmo ma an- che un pizzico di delusione per l’esito della semifinale contro il Le Ville dove soltanto un pizzico di sfortuna non ha permesso ai giovani calciatori del Fodom di fare un vero colpaccio conquistando la finale contro pronostico. Una partita che rimarrà comunque nei ricordi più belli del calcio Fodom per la determinazione messa in campo dai ragazzi e per gli apprezzamenti che hanno raccolto dal pubblico presente. Si è tenuta al Freine di Cernadoi una giornata dedicata interamente alle varie realtà calcistiche locali. Molti appassionati si sono ritrovati sul sintetico per delle sfide avvincenti che hanno richiamato un pubblico numeroso e alla fine anche divertito. Prima si sono sfidati i ragazzi di Pieve contro quelli di Arabba con la vittoria netta dei primi, poi a seguire gli scapoli si sono imposti sugli ammogliati anche se soltanto dopo i calci di rigore. E stata la volta poi delle ragazze affrontare la squadra femminile del Caprile e infine gli under 10 si sono divertiti sfidando le loro mamme. Un pomeriggio ben riuscito che testimonia la valenza del nuovo campo di Cernadoi. A proposito di campo di Cernadoi, va sottolineata l’intensa attività che è stata svolta nel corso dell’estate. Valga per tutte l’attività che Sandro Soratroi e Andrea Palla hanno condotto con gli allenamenti per gli under 14 oltre ad una attività di avviamento al gioco del calcio per i più piccoli. Ben 44 i giovani atleti che hanno avuto modo di fare dello sport sul sintetico di Cernadoi, segno tangibile che l’opera funziona e risulta essere di fondamentale importanza per la nostra vallata. Per chiesa parrocchiale e opere parrocchiali Nel battesimo di Ilenia Sief, i genitori e nonni materni; Dagai Giuliana; nel battesimo di Lukas Rossi, i genitori; Palla Lola; Roilo Filomena; Maria Bottari vedova Stievano; Daberto Berta; Dorigo Bruna; N. N.; nel battesimo di Gianni Festa, genitori e nonni materni; F. D.; Dorigo Enzo e Olga, Corvara; Crepaz Paolino; nel battesimo di Pezzei Nicòle, i genitori; nel battesimo di Pezzei Nicòle, i nonni materni; offerte varie; coscritti del 1969. Offerte varie Seminario (festa del Rosario-300); Giornata Missionaria Mondiale (290); Doglioni prof. Leonisio (per i poveri). Chiese Frazionali Andraz: Casaril Luigina; N. N.; De Cassan Giuseppina e Crepaz Graziella, Cortina; Mastella Maddalena, S. Vito al Tagliamento. Corte: Masarei Margherita. Larzonei: Delunardo Eugenio; Digonera: De Cassan Margherita e De Carli Anna (riscaldamento). Per il Bollettino Daberto Beppino, PD; Delazer Paolo, Agordo; De Vallier Tiziana, Rocca; Palla Maria Angela, Alleghe; Dorigo Maria Clementina, Alleghe; Degasper Cesare e Mauro, BZ; Roilo Flavia, Moena; Panciera Elisa, Zoldo; Federa Maria, Jesolo; De Cassan Giuseppina, Cortina; Grosso Marietta, Cortina; Laura e Marina, Cencenighe; Costa Paolo, BZ; Testor Vanda, Canazei; De Cassan Carmela, Laste; Roncat Maddalena, S. Vito al Tagliamento; Guglielmina; Daberto Franco, San Tomaso; Simonetta, Falcade; Emma Agnol; Grones Remo, Brunico; Denicolò Luigina, VR; Dorigo Vincenzo e Pezzei Olga, Corvara; Daberto Anna; Crepaz Olivo, Chiusa (Bz), Murer Marcello, Vigo di Fassa; Crepaz Antonietta, Valle di Cadore; Suor Agnese Grones, Pakistan; Bruna Grones; Daberto Emma (Pd). USCITE: per stampa e spedizione n. 4/2010 euro 2.638,72 da dividersi tra le parrocchie di Pieve e di Arabba. RINGRAZIAMENTI Ringrazio vivamente coloro che hanno offerto per la chiesa, per il riscaldamento e per il bollettino, pregandoli di segnalare eventuali dimenticanze. Un grazie specialissimo lo rivolgo ai collaboratori de “Le Nuove del Pais”: Lorenzo Vallazza, coordinatore del bollettino; Lorenzo Soratroi, Franco Deltedesco, Maurizio Denicolò, Gino e Giampaolo Soratroi, Denni Dorigo, Benigno “Gòbo”, Bruna Dorigo, Discepole del Vangelo, Valerio e Daniela Nagler e Antonella De Toffol, ecc...; così ringrazio i dodici propagandisti, comprese le postine che diffondono capillarmente il bollettino a tutte le famiglie.