NATALE farsi piccoli per entrare nel Regno

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NATALE farsi piccoli per entrare nel Regno
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ANNO XLV - novembre-dicembre 2010 - N. 5
N
NATALE
farsi piccoli per entrare nel Regno
el vangelo capita direi
spesso che Gesù e i suoi discepoli siano di opinioni discordi.
Avviene anche a proposito di quei bambini che
fanno ressa ed evidentemente chiasso intorno a
Gesù.
Secondo i suoi discepoli ed è la mentalità del tempo -,
Gesù deve fare qualcosa di
più grande e di più importante che occuparsi dei bambini, anzi non deve neppure
perder tempo a benedirli.
Essi perciò vogliono mandar
via la gente che porta a lui dei
bambini.
Capita ancor oggi che non si
abbia tempo per i bambini; che
essi siano fastidiosi; che siano
mandati via; ci sono tante altre
cose più importanti da fare...
E Gesù invece li fa venire a
sé: “Lasciate che i bambini
vengano a me e non glielo
impedite”.
Li prende tra le braccia e li
benedice. Non potrà dare
loro grandi insegnamenti,
come fa con gli adulti, né
potrà disputare con loro; ma,
prendendoli tra le braccia,
dimostra di voler loro bene.
Li benedice e li affida alla misericordia e all’amore di Dio
Padre.
Se Gesù vuole che i bambini vengano a lui, diventa
un compito importantissimo degli adulti portare
i bambini a Gesù, cioè educarli alla vita religiosa. Nel
brano del Vangelo sembra
che i bambini non vadano
spontaneamente da Gesù,
ma vengono portati a lui dai
genitori.
È forse secondo lo spirito del
Vangelo affermare che i bambini
devono essere lasciati completamente a se stessi nella loro vita
religiosa; che è indifferente che
essi preghino e vadano in Chiesa
o che non lo facciano? Ed è
ugualmente corretto affermare
che i bambini devono crescere
senza religione; che non devono
essere affatto influenzati, condizionati dagli adulti, ma devono
crescere spontaneamente, in
modo che, a tempo opportuno,
potranno fare la loro scelta del
tutto liberamente?
Pensavano più o meno
così alcune coppie di genitori
al tempo delle contestazioni,
tanto che rifiutavano il Battesimo per i propri bambini. I
gesti religiosi, dicevano, presuppongono la fede e la fede
presuppone una conoscenza
e una libera scelta; ciò che un
bambino non è in grado di
fare. Ovviamente un adulto
decide liberamente e responsabilmente sul proprio comportamento religioso; non in
modo superficiale o per sentito dire, ma in modo profondo e con la consapevolezza del valore della sua
scelta. Ma un bambino? No.
Egli è certamente condizionato e pilotato.
Ma poi, è proprio vero che una
creatura umana può crescere
senza nessun condizionamento,
da parte dei genitori, dell’ambiente, della società? O non è
vero piuttosto che i genitori
esercitano un ineludibile influsso sui loro figli, e che è loro
dovere esercitare l’arte dell’educazione?
Il loro modo di vivere e di
pensare, il loro modo di comportarsi influiscono automaticamente sui figli. Non c’è
nessun giovane che, per
esempio, a diciott’amni non
abbia ricevuto ancora nessun influsso e, in base a
questa situazione, decida
quale strada prendere. Egli è
stato già necessariamente
plasmato da molteplici influssi. Questo però non
esclude la sua libera decisione, ma ne è piuttosto la
premessa.
Non è forse vero che ogni
accorto genitore vuol impartire una buona educazione a suo figlio, così da
ben prepararlo alla vita, in
modo maturo e socievole?
L’educazione religiosa non
può essere separata da tutte
le altre forme di educazione.
Non si nasce con una forma
di religione già iscritta, infusa nella persona; ma solo con
una apertura, una propensione alla religiosità, che
perciò va educata. Ecco perché Gesù desidera che i bambini vengano portati a lui.
✰ ✰ ✰
A questa frase rivolta ai discepoli, Gesù collega un insegnamento che riguarda gli
adulti: «Il regno di Dio appartiene a chi è come i bambini. Chi non accoglie il
regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
Qui Gesù ricorda le condizioni per entrare nel regno
di Dio, per la vita eterna con
Dio. Essa è promessa e data a
chi è come un bambino.
A questo punto è naturale
domandarci: «Allora non
dobbiamo essere adulti e
comportarci da adulti? Gesù
vuole forse avere attorno a sé
persone immature, minorenni e infantili?».
Non è certamente questo il
significato delle parole di
Gesù, come ci dimostra il suo
comportamento maturo,
ponderato e responsabile, e il
modo con cui egli guida i discepoli. Non dobbiamo vivere alla giornata come bambini, non dobbiamo essere
instabili come bambini, non
capricciosi! Ma piuttosto
persone risolute, costanti, responsabili, come quei servi a
cui il Signore ha affidato i talenti e che devono comportarsi secondo il suo volere e
gli dovranno rendere conto.
– Qual è allora il significato di
queste frasi di Gesù?
Quando si parla di un
bambino, è chiaro che egli
non può esistere da solo, ma
dipende da altre persone.
SEGUE A PAG. 2
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«Le nuove del Pais»
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Lui però non si preoccupa di
questo fatto; lo accetta semplicemente. Non è difficile
immaginare che cosa possa
accadere a un lattante o anche a un bambino più grande, che venga lasciato completamente a se stesso.
Un bambino è dipendente
e ha bisogno dell’aiuto degli
altri. Non si dispiace di questo fatto, ma accoglie semplicemente l’aiuto. E quando ha
dei bravi genitori, si sente
completamente al sicuro e
protetto da loro.
Ma nel mondo degli adulti
oggi serpeggiano pensieri e
atteggiamenti ben diversi,
che suonano pressappoco
così: «Io sono autonomo, indipendente, autosufficiente. Non
dipendo da nessuno. Penso a me
stesso. Con le mie forze e con i
miei soldi mi procuro tutto ciò di
cui ho bisogno. Pago quello che
gli altri fanno per me. Non devo
ringraziare nessuno, né essere
debitore a nessuno».
Queste riflessioni in parte
sono giuste, ma come atteggiamento di fondo sono sbagliate. Chi non si sente debitore riconoscente verso genitori, educatori, amici, ecc.?
Chi ha pagato a sua madre un
salario per tutto il tempo, le
fatiche, l’amore che gli ha
prodigato? Bisogna essere
realisti! Onestamente dobbiamo riconoscere che non
esistiamo da noi stessi e non
possiamo procurarci tutto da
noi stessi. Dobbiamo riconoscere di essere debitori della
nostra esistenza ad altre
persone e, soprattutto, a
Dio.
E Gesù ci dice che negli
adulti ci possono essere falsi
atteggiamenti di autonomia
e di autosufficienza che impediscono di entrare nel Regno di Dio, per entrare nel
quale invece, come bambini,
dobbiamo affidarci con
semplicità alla bontà di Dio
e sentirci protetti da lui. Il
fatto di essere dipendenti e di
sentirsi protetti, che i bambini vivono quasi inconsapevolmente, i grandi invece lo
devono vivere consapevolmente di fronte a Dio. Allora
essi sono pronti per il regno
di Dio, per la comunione
eterna con Lui.
Natale quindi non è solo la
festa del “Bambino” che ci è
dato e che viene a instaurare
il Regno di Dio, ma è pure
l’appello ai “grandi” ad assumere quegli atteggiamenti
del bambino che ci aprono la
porta alla vita del Regno. In
questo senso: auguri a tutti di
natalizzare!
Don Sergio, Colle S. Lucia
Si avvicina il Natale...
Il clima natalizio sta entrando nelle nostre case e
nel nostro cuore. Ma quale
clima...?
Può essere quello tradizionale delle luci e delle musiche. Già attorno a noi vediamo i preparativi.
Può essere quello guidato
dalla nostra fede cristiana: ci
prepariamo a riconoscere il
grande dono del Signore: la
sua presenza fra noi. Il
Natale di Gesù, il nostro
Natale è richiamo a questo.
Come ogni anno la Caritas diocesana ci invita,
pensando al dono ricevuto,
di essere noi dono per gli
altri.
Tanti lo fanno già individualmente. Noi lo facciamo
anche come Chiesa bellunese.
La nostra generosità
andrà, come illustra il depliant a fianco riportato, all’Aquila ed in India. Due
mondi, due realtà diverse,
due risposte che noi pos-
siamo dare a chi è nel bisogno.
Lo faremo concretamente. Ci saranno contributi personali consegnati
in Parrocchia, daremo l’offerta raccolta in chiesa alle
Messe della terza di Avvento.
In Parrocchia e sul
L’Amico del Popolo troveremo materiale utile per
approfondire dimensione e
significato di questa iniziativa diocesana.
Nelle nostre difficoltà,
che molti stanno vivendo,
apriremo il nostro cuore e la
nostra generosità: saranno
“gli occhi aperti” su chi sicuramente ha molto meno di
noi.
Il nostro Avvento così
vissuto farà diventare la
nostra grande festa un
Natale di fraternità.
Dal Bollettino “Il Piave”
di Borgo Piave
dicembre 2010
L’abbonamento a
“L’Amico del Popolo”
come un ponte verso il futuro
Un ponte, visto dal basso verso
l’alto, per apprezzarne la solidità e lo
slancio. Questa è l’immagine che è
stata scelta per la campagna abbonamenti de L’Amico del Popolo per il
2011. Un’immagine che vuole richiamare il solido ancoraggio del
giornale ai valori della sua storia ultracentenaria (come solidamente
sono ancorati a terra i piloni di un
ponte), ma anche indicare la tensione verso il futuro, l’impegno a sostenere il viaggio della montagna bellunese verso un nuovo sviluppo (come fanno le arcate di un ponte che
consentono di andare oltre anche a
gole e burroni a prima vista insuperabili).
Un impegno che ha sempre caratterizzato la vita del giornale, ma che
quest’anno è reso più difficile dal
considerevole aumento delle tariffe
postali che hanno comportato una
crescita di oltre il 150 per cento dei
costi di spedizione. Una percentuale
che si spera di poter ridurre con un
nuovo accordo con le Poste, ma che
resterà comunque considerevole.
Tutto ciò ha già indotto L’Amico,
senza perdere tempo, ad attivare
tutte le economie possibili, senza
però poter riuscire a colmare l’aggravio dei costi.
Per questo, pur a malincuore, è diventato inevitabile chiedere il sostegno diretto dei lettori con un incremento del costo dell’abbo-
namento. Un aumento limitato a 5
euro (meno di 10 centesimi la settimana) passando da 40 a 45 euro per
un anno. Cifra che comunque conferma L’Amico come il settimanale
diocesano del Triveneto con il rapporto più conveniente tra prezzo e
numero di pagine realizzate.
La campagna abbonamenti ormai
è aperta da qualche settimana e, per
coloro che non saranno visitati dal
propagandista, l’abbonamento può
essere rinnovato in parrocchia o direttamente presso la sede del giornale (in Piazza Piloni 11 a Belluno)
anche tramite un versamento sul
conto corrente postale numero
11622321 (per ogni informazione
telefonare allo 0437 940661). Se
qualcuno vorrà dare un sostegno
particolare al giornale potrà sottoscrivere l’abbonamento sostenitore
(60 euro) o benemerito (70 euro), ricevendo come ringraziamento la
nuova penna de L’Amico.
Da quest’anno c’è anche la possibilità di scegliere la formula
“Amico+”: chi regalerà l’abbonamento a una persona che non era già
abbonata avrà uno sconto sul suo abbonamento e su quello che regalerà
(40 + 40 euro).
Infine, ai primi 70 nuovi abbonati
verrà spedito gratuitamente a casa il
libro “Vivere in quota” che approfondisce alcuni temi della montagna
cari al giornale.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0003 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
CCP 39808548
CARISSIMI,
tutti i bambini e gli adulti,
in questo di Avvento, per
l’approssimarsi del Natale,
sono alle prese col muschio,
le luci, gli alberelli, le casette,
i pastori...: il Bambino sta
per nascere, non vogliono
fargli mancare nulla!
Anche Maria e Giuseppe
hanno provveduto la paglia
per la mangiatoia di Betlemme.
Per questo ci diamo da
fare in tutti i modi per fare
bene le cose, ma solo paglia
gli mettiamo nel presepio?
Ci voleva, ma Gesù non cercava la paglia, sicuramente.
Cercava invece il cuore,
gli occhi, il viso della Madonna, di S. Giuseppe, dei
pastori, dei Magi... ora cerca
i nostri cuori, la nostra vita; il
resto è solo per la nostra soddisfazione personale.
Spesso crediamo che basti
un qualche regalo per la sua
richiesta di amore. Quando
finalmente la nostra vita lo
accoglierà come vero Salvatore, vera Luce?
Lui si è fatto piccolo per
essere accolto da tutti: a Lui
basta un cuore aperto a seguirlo!
Questa semplice riflessione vorrebbe aiutarci a
scegliere le cose che veramente servono a rendere cristiano il nostro Natale e cioè
la fede, l’amore a Dio, la
purità di cuore, la generosità
verso i bisognosi, pur senza
dimenticare le belle tradi-
3
Parrocchia di Pieve
zioni del presepio o dell’albero di Natale.
Con questi pensieri auguro a tutti Buon Natale e Buon
anno: particolarmente a chi
soffre per malattia, per solitudine e per lontananza: voi
siete i primi che Gesù Bambino vuole incontrare ed
amare. A tutti gli auguri più
festosi di un Natale di pace e
di serenità e un anno 2011
ricco di soddisfazioni!
Don Alfredo
Natale di Dio
Festa degli uomini
Il Natale è la risposta all’aspettativa di tutti i secoli e dell’intera
umanità.
È la data storica della nascita di
Dio. Quando una stella annunciò
prodigiosamente ai saggi di Oriente che “era nato il re dei Giudei”
essi non frapposero indugi e
dissero ad Erode: “siamo venuti
per adorarlo”. E siccome non si va
Natività del pittore Oberkofler della Valle Aurina (1930) nella chiesa
di Livinallongo.
CALENDARIO LITURGICO
2010
23 dicembre:
24 dicembre:
25 dicembre:
- alla vigilia:
- giorno:
26 dicembre:
31 dicembre:
cell. 333 2030597
tel. 0436 7176
Ritiro spirituale per il Santo Natale, a Pieve, ore 14.30
Confessioni a Pieve dalle 14.30 alle 16.00. Confesserà don Vito
SANTO NATALE
ore 22.00 Messa della Notte
Messe: Pieve (9.30); Andraz (8.00); Villa S. Giuseppe(10.45); Digonera (16.30)
S. Stefano: messe con orario festivo
- Larzonei, Messa del patrono S. Silvestro ore 16.00
- Pieve: Messa e canto del Te Deum ore 18.00
ad adorare un uomo, ma soltanto
un Dio, essi dimostrano di essere
stati illuminati fino a comprendere che era nato il Figlio di
Dio.
Anche oggi - come sempre l’uomo ha bisogno di Dio e lo va
cercando. Ha bisogno di sapere
che Egli esiste e si riempie di luce la
sua vita quando può accertarsi che
non soltanto Dio esiste ma è
venuto sulla terra, che si è fatto uomo tra gli uomini. Nasce da qui la
gioia luminosa del Santo Natale.
I pastori, come rappresentanti
degli umili ed i Magi, come primizia di tutti i sapienti, trovato
Dio, lo adorano. E questo Dio non
faceva loro paura, non incuteva
timore. Era un bambino, un
bambino inerme come ogni
bambino che nasce.
“Giaceva in una mangiatoia
colui che tiene in sé il mondo. Una
donna teneva in braccio colui che i
cieli non saprebbero contenere”
(S. Agostino).
Ed ecco la seconda gioia del
Natale. Non è la festa dei privilegiati del mondo; no: la nascita di
Gesù è innanzitutto la partecipazione di Dio alla sofferenza, allo
stento, all’indigenza degli umili e
dei poveri. Iddio bambino manifesta dalla culla (che è una mangiatoia), dalla casa (che è una
stalla) le sue preferenze. Sua
madre è di discendenza regale, ma
figlia del popolo; il padre putativo
discende da Davide, ma fa il carpentiere. In questa cornice è il
quadro del Natale. Visto in questa
realtà, Dio non fa paura a nessuno.
E quanti non riescono a riscuotere
dagli uomini stima, comprensione, sorriso, possono averli da
Dio che nasce povero e si fa
Bambino.
2011
1 gennaio:
6 gennaio:
6 febbraio:
12 febbraio:
Festa della Madre di Dio - giornata della Pace: Messe e Veni Creator
(orario festivo)
Epifania. Messe con orario festivo
Giornata per la Vita-Progetto Gemma con vendita Primule
Giornata del Malato: ore 15.30 Messa in Casa di Riposo con Unzione
comunitaria per anziani e malati. Partecipano i membri dell’UNITALSI di Belluno
Il manifesto natalizio di Costa
Silvia.
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«Le nuove del Pais»
I SANTI E I MORTI
“I morti ci chiamano”! È
questa la voce che è giunta a
noi nella solennità di Tutti i
Santi e specialmente nel
giorno dei Morti. Infatti la
fede ci dice, festeggiando il 1
novembre, che tra i santi venerati dalla Chiesa ed elevati all’onore degli altari, ci
sono tante persone care che,
vissute nell’amore del Signore e dei fratelli, sono
state premiate con un paradiso di felicità.
Preparati
dal tradizionale Ritiro
spirituale che
ha offerto ai
partecipanti
la possibilità
di accostarsi
al Sacramento della Riconciliazione,
numerose
persone, venute anche da
lontano, richiamate dalla voce della
fede, dell’amore e della
riconoscenza,
hanno partecipato alle
Sante Messe e
alle processioni verso il
Cimitero.
Certamente il culto ai
nostri morti non si esaurisce
solo in questi giorni, ornando di fiori, di corone e di
luci le tombe, ma deve
essere coltivato durante
tutto l’anno con la preghiera, con le sante messe di
suffragio e specialmente con
una vita cristiana, ricca di
opere buone facendo tesoro
degli insegnamenti e dei
buoni esempi che i nostri
cari ci hanno lasciato in
eredità.
INIZIO ANNO CATECHISTICO
Domenica 10 ottobre è iniziato ufficialmente, con la
Messa e con la benedizione del
Signore, il nuovo anno di catechismo 2010-2011. Le lezioni
erano già state avviate ancora
in settembre con il gruppo
delle 12 catechiste.
In questa domenica il
parroco, durante la messa, ha
conferito loro il Mandato di insegnare il catechismo. Ecco i
nomi delle catechiste: a) per le
Medie: Devich Francesca, Pellegrini Robert, Grones Bruna e
Bozzolla Tiziana; b) per le Elementari: Roncat Agnese, Foppa Paola, De Grandi Rosanna,
Suor Flavia Santi, Delmonego
Renata, Dalla Valle Giovannina, Dorigo Luigina, Vallazza
Anna.
A loro va il mio e vostro
GRAZIE per aver accettato
questo compito non sempre
facile.
Ai genitori dei ragazzi è stato
chiesto l’impegno di prendere
sul serio il catechismo collaborando attivamente con le catechiste e preoccupandosi che i
propri figli frequentino, studino e si comportino bene. Solo
così si educa veramente e si
fanno crescere cristianamente
i ragazzi.
In margine alla S. Cresima 2010
Lasciando al parroco di
Arabba la cronaca, le foto e i
commenti della festa, vorrei fare solo qualche sottolineatura.
1. Le catechiste Tiziana Bozzolla e Bruna Grones si sono
prodigate ad insegnare e a far
capire ai cresimandi il significato e il valore di ciò che
stavano per ricevere. Ad esse
va il mio grazie più vivo!
2. I cresimandi: Anna, Giulia, Alessandro, Giulia, Sara,
Giorgio, Vanessa e Marco, insieme ai tre amici di Arabba,
hanno partecipato con impegno e soddisfazione insieme ai loro genitori e santoli,
al Ritiro spirituale al Centro
Papa Luciani. Suor Manuela e
un’altra suora hanno seguito i
ragazzi del Decanato (c’erano
anche quelli di Colle), mentre il
direttore del Centro, don Francesco De Luca, ha tenuto due
incontri agli adulti. Erano pure
presenti Tiziana, suor Martina e
don Alfredo.
3. Dopo il Sacramento della
Confermazione del 31 ottobre
ad Arabba, hanno iniziato il periodo del “dopo Cresima”, a S.
Giovanni con Suor Martina e Tiziana. Speriamo che siano
fedeli agli incontri.
4. Accompagniamo questi
ragazzi e ragazze con l’augurio e con la preghiera affinché mantengano fede alle
promesse fatte il giorno della
Cresima, diventando ogni
giorno più testimoni di Cristo.
LA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO
Tutti i Santi: il cimitero di Pieve, nonostante la pioggia battente, si è
riempito di molta gente accorsa, come ogni anno a pregare per i propri
cari defunti.
FESTA DEI NOSTRI RAGAZZI
Prima Confessione
Domenica 27 marzo 2011 – ore 15. 00
Messa di Prima Comunione:
domenica 22 maggio 2011 – ore 9.30
La Giornata del Ringraziamento del 14 novembre
scorso, a Pieve è stata una
festa riuscitissima, grazie al
lavoro di sensibilizzazione
delle catechiste con i ragazzi
della scuola e di conseguenza con le rispettive famiglie.
La catechista Anna Vallazza ha preparato le preghiere dei fedeli che, a voci
alterne, sono state lette durante la messa, al momento
dell’offerta dei doni. Sono
state ricordate tutte le categorie di coloro che lavorano: i
contadini, gli addetti al turismo, gli operai e artigiani, i
commercianti e gli impiegati negli uffici pubblici, gli
insegnanti, gli amministratori della vita pubblica, i volontari, i catechisti e i collaboratori della parrocchia; le
suore Discepole del Vangelo
e il Parroco, i genitori e gli
anziani.
Per tutte queste persone il
coro ha cantato “Grazie Si-
gnore, a te rendiamo grazie”!
All’offertorio si è formata
una lunga fila di ragazzi e di
adulti che, portando ognuno
un cesto piccolo o grande
colmo di verdure, frutta,
patate, formaggio... hanno
arricchito l’altare rendendolo bello e multicolore.
Una parte dei doni è stata
poi portata dal parroco alla
Villa San Giuseppe per i
nostri anziani.
La presenza ufficiale del
sindaco, il folto gruppo di
chierichette, la chiesa stracolma di gente e i canti eseguiti egregiamente dal Coro
Fodom hanno reso solenne e
importante la festa.
Anche a Digonera i pochi
ragazzi hanno portato all’altare i loro cesti dei prodotti della terra in segno di
riconoscenza al Signore.
A tutti giunga il mio
grazie vivissimo!
Don Alfredo
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«Le nuove del Pais»
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FESTA DELLA MADONNA DEL ROSARIO
Perché fare il chierichetto?
“Perché fare il chierichetto?”. Immagino che
questa domanda risuoni
nella mente di molti ragazzi.
Il compito del chierichetto
non termina nell’aiutare il sacerdote, ma va ben oltre:
aiuta l’assemblea a pregare;
aiuta l’assemblea a seguire e
a capire alcuni gesti e momenti tipici della Messa;
rende più decorose e solenni
le celebrazioni...
È un ruolo talmente importante che il Papa parlando ad
un gruppo di chierichetti ha
detto: “Voi siete strettamente
associati al sacrificio eucaristico di cui dovete approfondire il significato teologico, spirituale e rituale.
Voi siete collaboratori del sacerdozio ministeriale, al
quale portate un aiuto preziosissimo. Voi svolgete un
vero “ministero liturgico” insieme con i lettori, i cantori, i
commentatori...”. Se poi pensiamo che i primi chierichetti
sono stati gli apostoli, durante l’ultima Cena..., allora
capiamo davvero l’importanza di questo incarico nella
comunità.
Perciò, vista la scarsità dei
chierichetti, il parroco chiede
alle famiglie la collaborazione e ai ragazzi e ragazze
dalla terza elementare in su
di partecipare a questo importante servizio.
Con l’Avvento ci troviamo
un po’ prima delle messe per
fare le prove a svolgere nel
migliore dei modi il servizio
importante del chierichetto.
La festa della Madonna del
Rosario è l’appuntamento autunnale molto sentito dalla
nostra gente. Non ci sono state
manifestazioni esterne, ma solo
la parte religiosa con la messa
solenne e la processione.
Padre Eugenio Palla è
venuto da Trento per condividere con noi la festa e per
aiutare il parroco.
Quattro signore col “guànt
da fodoma” si sono sentite
onorate di portare la statua
della Madonna del Rosario;
mentre i pompieri non hanno
esitato a portare in trionfo
l’urna con la preziosa e “insigne” reliquia di San Felice,
martire romano del terzo
secolo, reliquia donata al
Decano di Livinallongo dall’amico Papa Gregorio XVI,
bellunese.
Le catechiste hanno accompagnato il folto gruppo dei ragazzi del catechismo, i quali insieme alle numerose persone,
hanno pregato con la recita del
Rosario. Il maestro Franco seguiva e fotografava i momenti
più salienti.
È stata una festa molto partecipata, grazie al tempo discreto,
anche se freddo, e grazie al coro
parrocchiale che ha eseguito
vari canti, oltre la messa. In
questa giornata il pensiero generoso è andato anche al Seminario Gregoriano di Belluno.
È la processione della Madonna del Rosario con Padre Eugenio, seguito dalle donne col “guànt da fodoma” che portano la statua della
Madonna, e preceduto dall’urna di S. Felice, portata dai pompieri.
ERRATA CORRIGE
Nel n. 4 de “Le Nuove del Pais”, a pagina 5, nella didascalia della foto della bandiera della banda da Fodom, erroneamente è stato scritto il nome della santola della
bandiera: Serena invece di Lara De Cassan. Mi scuso.
Il direttore di redazione
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«Le nuove del Pais»
DAL CONSIGLIO PASTORALE... Nuovi parroci nell’Agordino
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Durante la prima seduta (24
gennaio 2010), il nuovo Consiglio Pastorale ha scelto il nuovo
Segretario nella figura di Denni
Dorigo, ed ha analizzato, discusso e modificato punto per
punto lo Statuto del Consiglio
Pastorale Parrocchiale.
Viene deciso di mettere una
cassetta in Chiesa per eventuali
proposte e consigli dei parrocchiani al Consiglio Pastorale. Si
invitano tutti i parrocchiani ad
aiutare il Consiglio e il Parroco
con consigli, proposte e critiche costruttive per migliorare
qualsiasi ambito della vita pastorale della nostra comunità.
Dopo una lunga e attenta
analisi e discussione del problema, il Consiglio decide di invitare il Piccolo Coro Col di
Lana a non salire in cantoria per
accompagnare la S. Messa, ma
di prendere posto nei primi
banchi della Chiesa dalla parte
della Madonna del Rosario.
Tale invito deriva dalla semplice considerazione che è
preferibile che i Bambini seguano la S. Messa da una posizione più vicina all’altare e al
resto della Comunità, piuttosto
che in cantoria dove è più facile
distrarsi e non vivere in prima
persona la Celebrazione Eucaristica.
Il Parroco sostiene che negli
ultimi mesi ci sono state diverse
mancanze fra le fila dei chierichetti, forse dovute anche alla
concomitanza di altre manifestazioni; sarebbe auspicabile,
magari partendo dal Catechismo e dalla famiglie, un rilancio del desiderio e volontà
dei bambini di fare questo importante servizio. I consiglieri
chiedono al Consiglio che
venga individuata una figura
che possa seguirli e istruirli sul
loro prezioso servizio. Sarà
Oscar Nagler che aiuterà il
Parroco ad occuparsi di loro
almeno nella vigilia delle Celebrazioni più solenni.
L’incasso netto della Pesca pro
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Missioni è stato di 3.900 Euro,
che sono stati così distribuiti:
1.000 Euro ciascuno a Padre
Giuseppe Detomaso, Suor
Laura Rossi e Suor Agnese, e
900 Euro a Padre Giampietro.
L’intero Consiglio ritiene che
vada discusso insieme ai consigli pastorali di Colle e Arabba,
il futuro, le prospettive e lo
stato attuale del nostro Decanato. Dopo tale confronto si
chiederà anche un incontro
con Sua Eccellenza il Vescovo.
Si chiede ai parrocchiani maggiore collaborazione per la preparazione del Bollettino parrocchiale: chi avesse materiale, articoli, foto, ecc... si faccia
avanti!!!
Dopo lunga discussione, il
Consiglio all’unanimità decide
che sarà lo stesso Consiglio ad
allestire il presepio in Chiesa
per il prossimo Natale.
Il Consiglio invita coloro che
chiedono una Santa Messa per
occasioni particolari o per
gruppi vari, di preoccuparsi di
animare la liturgia, leggendo le
letture, organizzando qualche
canto e preparando almeno la
Preghiera dei Fedeli.
Il Parroco riferisce che la Majon
dei Mones viene spesso richiesta per festeggiare eventi
particolari (compleanni, anniversari,feste varie, ecc..), e
chiede al Consiglio di discutere
e decidere se sia opportuno o
meno concederla a tutti i richiedenti. Il Consiglio stabilisce che la sala va data a tutti
coloro che la richiedono, a
patto che ci sia una persona
che si prende tutte le responsabilità, compilando un apposito
modulo. Si chiederà un contributo spese di 20 euro durante la stagione estiva e 40
euro durante la stagione invernale. Tale contributo non
sarà chiesto per iniziative del
Consiglio Pastorale, del Gruppo Giovani della Parrocchia,
dei Catechisti e del Coro Parrocchiale di Pieve.
con la Slovacchia. Ha 40 anni e
15 anni di Messa, parla molto
bene l’italiano, sia pur con un
accento che tradisce le sue
origini polacche.
“Nell’ascoltare la sua predica, ha commentato uno dei
presenti, mi pareva di sentire
Papa Giovanni Paolo II”.
A distanza di un mese e
mezzo, dopo la partenza di don
Paolino per la parrocchia di
Mas-Peron, gli Alleghesi sono
stati veramente fortunati di
avere già un parroco stabile.
Il 3 ottobre don Andrea
Constantini, originario di
Cortina, però con radici fodome da parte della nonna, ha fatto l’ingresso solenne a Falcade,
accolto da una folla festante di
fedeli, dalle autorità, dalle
varie associazioni e gruppi e da
una ventina di sacerdoti, dei
quali 4 nativi del paese.
La festa era stata preparata
molto bene dal Vicario Generale Mons. Del Favero il
quale si era preoccupato anche
di rinnovare internamente la
canonica per ricavarne aule per
il catechismo.
Il 24 ottobre pure Alleghe
era in festa per l’arrivo del
nuovo parroco: don Adalberto Rzeminski.
È un sacerdote polacco della
diocesi di Tarnow, ai confini
Nel pomeriggio della stessa
domenica 24 ottobre, anche
Rocca Pietore ha accolto festosamente, con grande partecipazione di fedeli e di sacerdoti il
nuovo parroco don Franco
Decima, nativo di Rocca. Dopo la malattia e successivamente la morte di don Attilio
De Zaiacomo, la parrocchia è
rimasta senza parroco; successivamente il vescovo ha dato
un incarico provvisorio a don
Angelo Crepaz che l’ha retta
fino a domenica 24 ottobre, facendosi ben volere da tutti. Il
Vicario Generale ha compiuto
per questi due ultimi parroci il
rito di immissione in possesso
o insediamento.
Auguro a tutti i nuovi parroci
un lungo e fecondo apostolato
tra la gente dell’Agordino!
Associazione insegnanti in pensione
Circolo Didattico di Alleghe
Come è ormai consuetudine,
anche quest’anno gli insegnanti in
pensione di quello che era il
Circolo Didattico di Alleghe, convocati dal segretario Celestino
Vallazza, si sono ritrovati a Caprile per assistere alla celebrazione di una Santa Messa.
Si sono quindi trasferiti ad Alleghe, alla pizzeria Rudatis per un
momento da trascorrere in allegria.
Quest’anno l’ormai “classica
tromba” gestita da Franco, ha
squillato (meglio stonato) per dare
il benvenuto a due nuove insegnanti: Florina Detomaso e Patrizia Pollazzon.
Se da un lato, in questi ultimi
anni il gruppo si è ringiovanito,
dall’altro ha perso per strada diverse persone che 15 anni fa
avevano contribuito a formarlo.
È una nota di tristezza alleviata
però dalla presenza del sempre in
forma Tita Sommavilla che
sembra dire a tutti: - No ste mèi a
ziede!! No ste a ve fermé!
21 settembre 2010 alla Pizzeria Rudatis ad Alleghe. Dietro da sx:
Vallazza Celestino,Rudatis Marta, Sorarù Ancilla, Luchetta
Danisa, Luchetta Marilisa, Grones Bruna, Vallata M. Luisa, De
Bona Paola, Deltedesco Franco. Davanti da sx: Sommavilla Tita, Detomaso Florina, Pollazzon Patrizia.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0007 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
7
LA VIA CRUCIS
di DIGONERA
Il 29 aprile 1989 c’è stata
una grande festa nella frazione di Digonera per la
benedizione solenne delle
quattordici stazioni della
Via Crucis in bronzo dorato opera dell’artista prof.
Gianni Pezzei.
Per la benedizione è
venuto il vescovo mons.
Maffeo Ducoli; hanno partecipato molti fedeli, tanti
parroci e numerose autorità: il Prefetto di Belluno, il Questore, un consigliere regionale, il comandante dei carabinieri, il
vice sindaco De Cassan
Celestino e naturalmente
l’autore e il Decano don
Bruno De Lazzer.
L’opera artistica merita
di essere più conosciuta e
apprezzata; per questo ho
pensato di offrire un piccolo servizio fotografico
realizzato da Dellea Anna
Maria.
In questi giorni ho interpellato il prof. Pezzei,
ideatore ed esecutore
della Via Crucis per un
breve commento e qualche osservazione. Così mi
ha risposto:
L’iconografia sacra ha
sempre svolto un ruolo importante anche nei nostri
paesi e comunità lontane
dalle grandi città.
Iconografia: dal greco
eikon = immagine, graphia
= scrittura, disegno, immagine.
Ecco perché in tutte le
chiese cattoliche consacrate
appaiono, lungo le pareti
della navata, le stazioni della
Via Crucis. Ciò serve al
parroco, ai fedeli e a chi visita
la chiesa di leggere e meditare
sulla vita di nostro Signore
Gesù. Dalla sua condanna a
morte sino alla deposizione
nel sepolcro, nonché alla sua
Risurrezione.
L’analfabetismo, le difficoltà di capire e “leggere” il
Calvario del Signore, hanno
offerto l’opportunità con le
arti visive (disegno-pittura e
scultura) di avvicinare i
fedeli alla comprensione dei
Testi Sacri.
Per una lettura scorrevole,
semplice, ma incisiva, per la
piccola chiesa, bella e ordinata di Digonera occorreva
una Via Crucis più a carattere simbolico che decorativo. Vennero modellate
delle formelle in creta, calcate
in cera, fuse in bronzo e poi
dorate. Dovevano essere armoniche, leggibili dalla
prima all’ultima, come una
sinfonia.
Se la prima stazione fosse
scolpita in marmo, poi la seconda in legno, la terza in
bronzo, la quarta in motivi
astratti ecc. ecc.: sicuramente
non potrebbero coinvolgere il
credente ad una meditazione
religiosa approfondita delle
sofferenze di Gesù al Gòlgota
fino alla sua risurrezione pasquale.
In buona e sincera sostanza, non ho avuto la pretesa di realizzare un’opera
d’arte fine a se stessa, ma
principalmente di offrire una
chiave di lettura della Passione di Cristo a tutti coloro
che credono e... non!”.
Prof. Gianni Pezzei
Le 14 fotografie della stazione della Via Crucis sono
evidenti e non hanno bisogno di commento.
Basta fermarsi a guardarle
e meditarle: ognuno lo può
fare.
Stazioni della Via Crucis
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0008 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
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«Le nuove del Pais»
SACRARIO DI PIAN DI SALESEI
annuale commemorazione dei caduti
Domenica 31 ottobre gli
alpini si sono ritrovati al Sacrario di Pian di Salesei su
invito del Capogruppo della Sezione ANA “Col di Lana” Valerio Nagler per assistere alla
celebrazione della Santa
Messa, celebrata dal Cappellano militare don Lorenzo
Cottali in ricordo e suffragio dei
caduti in guerra.
Un momento di preghiera ma
anche di commozione al quale,
è sembrato essersi unito anche il
tempo, con un cielo coperto,
con il paesaggio avvolto dalla
nebbia, con una pioggerellina
insistente, come se pure lui
avesse voluto esprimere, a
modo suo, sinceri sentimenti di
mestizia.
Un incontro doveroso per ricordare i caduti della Grande
Guerra ma anche coloro che
hanno sacrificato la vita in mo-
menti drammatici.
Questi semplici incontri sono sicuramente importanti per
ricordare e riflettere: riflessione
proposta dall’alza bandiera,
dalla deposizione della corona,
dalla preghiera in suffragio.
Un messaggio rivolto a rinvigorire l’amore per la Patria che
si concretizza in un servizio
fatto con amore, dedizione,
forza di volontà e non per
ultimo con sacrificio.
«Oggi è un occasione - ha
detto il celebrante nella sua
omelia - per rinvigorire noi
stessi, se impegneremo tutti noi
stessi ad operare per la pace, se
invocheremo con forza d’animo e con determinazione la
pace».
«Voglia Maria, Regina della
pace, donare la pace alla famiglia umana» - ha concluso il
Cappellano.
Sacrario di Pian di Salesei, 31 ottobre 2010.
IL PAPA BENEDETTO XVI RICORDA
LA NECESSITÀ DI SACERDOTI
Dio ha la faccia di
quei poveri uomini
Germania, 1944. Un ufficiale della Wehrmacht domanda a dei ragazzi di leva
quali progetti hanno per il
futuro. Una recluta di 17 anni
risponde che vuole diventare
sacerdote. Replica sprezzante l’ufficiale: “Cercati
qualcos’altro. Nella nuova
Germania non c’è più bisogno di preti”.
L’aneddoto raccontato da
Benedetto XVI nella lettera ai
seminaristi non è solo biografia di un Papa tedesco, e
nemmeno soltanto storia del
passato. L’illusione di un
nuovo ordine mondiale, l’orgoglio di una società di superuomini che avrebbero ritenuto indegno il gesto di
pregare, ci appaiono oggi tenebra lontana; ma ogni
tempo ha i suoi “nuovi
ordini”, imposti - oppure
suggeriti. Nuovi mondi vengono continuamente disegnati, in cui, si immagina,
non ci sarà più bisogno di
alcun Dio. I libri di storia
sono pieni di progetti di giustizia universale e di uguaglianza, tragicamente falliti.
Ma sempre si allargano
nuove illusioni; l’ultimo divo
è l’uomo tecnologico, che governi il principio della vita e
ne dilati oltre ogni limite la
durata: intendendo per
“vita”, si intende, solo quella
dei sani e dei perfetti. E
uomini capaci di darsi la vita,
di toccare i tasti remoti del
Dna, di selezionarsi, che bisogno mai avranno di un dio?
Cercati qualcos’altro, ra-
gazzo, non c’ più bisogno di
preti.
Anche in certi laboratori di
biotecnologia, oggi, un ventenne potrebbe sentirsi dire
così. Oppure semplicemente
nel quotidiano rumore mediatico che dipinge il sacerdote come un resto del
passato, uno che osa, folle,
giudicare cosa è buono e cosa
cattivo, afferma l’assurda
pretesa della castità. Quando
poi, secondo l’ultima volgata, quel nome - sacerdote non è quasi immediatamente
associato, come un’onta generalizzata, alla pedofilia.
Un altro pensiero obbligatorio, senza divisa e senz’armi, ripete oggi, come fra
le righe, che di sacerdoti non
c’è più bisogno. Proprio per
questo il Papa ha esordito con
quel ricordo. Come dicendo:
anche a voi ragazzi, diranno
che non siete più necessari.
Ma non impressionatevi.
Non era vero nel ’44 e non è
vero oggi: perché gli uomini
avranno sempre bisogno di
Dio.
Dove l’uomo non percepisce più Dio, la vita diventa
vuota; tutto è insufficiente.
Non è vero forse? L’orizzonte
annientato di una esistenza
ridotta a sola attesa di cose
materiali, e l’angoscia sorda e
inespressa davanti alla morte, se siamo solo polvere; non
si respira questo forse nelle
strade delle nostre città, nelle
periferie in cui si uccide per
nulla o si muore, vecchi, soli,
senza neanche il vicino di
casa se ne accorga? Bisogno
di Dio, più che mai, e di
uomini che portino tra gli
uomini il suo volto. Non un
Dio ritiratosi in distanze siderali dopo il giorno della
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0009 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
creazione, ma il Dio di Gesù
Cristo, nato da una donna,
uomo tra gli uomini.
E così i ragazzi che nei seminari crescono andranno
fra gli uomini; nelle città e
nelle periferie del mondo,
nelle aule di scuola in cui si
diventa grandi e nelle stanze
d’ospedale in cui si muore.
Nel tempo che idolatra il
denaro e il successo, scanda-
losamente testimoniando
con la propria presenza che si
vive per altro, e che non siamo destinati al nulla, “Non c’
è più bisogno di preti”. Lo
dicono - lo gridano, lo insinuano o lo annunciano sorridendo- i maestri del nostro
tempo, i predicatori di un’umanità autosufficiente e distratta. Ma non è vero.
C’è una domanda negli
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uomini, censurata spesso, e
però sospesa nei pensieri: la
domanda di un padre che ci
conosca a uno a uno, un padre che abbracci e perdoni, e
non disperda nel nulla il
dolore e la fatica, ma ci
conduca - noi affaticati, noi
che non capiamo - in un disegno buono. C’è bisogno di
Dio più che mai, nel tempo
del superomismo tecno-
logico che convive con milioni di miserie e solitudini
dimenticate. E come verrà
quel Dio, nel terzo millennio?
Come è già, come è sempre
venuto; con la faccia di poveri uomini, non più buono
degli altri, non salvi dal male;
ma che, chiamati, promettono di vivere per lui.
Marina Corradi
(da Avvenire -19.10.2010)
L’ANGOLO DEI RICORDI
di
di F.
F. Deltedesco
Deltedesco
LA FOTO STORICA
ARABBA:
PERIODO ANTECEDENTE IL 1909
Anno dell’inaugurazione della Grande Strada delle Dolomiti
Nella grande casa detta “sa Floriân” (1) abitavano 3 famiglie:
- chi de Floriân (Bastiân e Luigi): Bastiân era il padre di Anacleto
Lezuo
- Filomena Lezuo “la Polenta”
- Lotti Maria Giuliana “la Giulia” vissuta a Venezia, adottata a Davedino; sposata Colli, della discendenza dei “Baga”.
In seguito al matrimonio con una figlia della signora Giulia, comproprietario del rustico divenne Andrea Doné di Pezzei (Soraruaz)
soprannominato “el Mòtz”.
Nel 1953 il rustico, che nel frattempo era stato trasformato in una
piccola “ciajèra” è stato venduto a Eugenio Deltedesco di Vallazza
di Dentro.
Il rustico adiacente la casa (2) era di proprietà “de chi de Floriân”,
mentre il rustico più a sinistra (3) era di proprietà della Giulia.
In primo piano, al centro della fotografia si trovano la Scuola Elementare (4) e la latteria consorziale (5) aperta nel 1876 per interessamento di don Antonio Decristoforo, a quel tempo curato locale.
A sinistra della scuola si trova la mastodontica abitazione “dei Batistìns” (6) - Tita e Angelo Irsara -originari della val Badia. Poco
dietro è situato il loro rustico (stalla e majon) (7).
In parte nascosta dalla grande casa si trova la canonica (8) con accanto stalla e majòn (9) di propria pertinenza.
Nell’angolo in basso a sinistra l’Albergo Posta (10), mentre più in
alto si trova l’Albergo Pordoi (11).
In posizione isolata, al centro della foto ecco la casa che per metà
era “de chi de Vizenz” (12) e per metà “de chi de Costantìn” (Lezuo)
(12): un antenato di detta famiglia era nominato “l Mericân” per il
fatto che fra il 1841 e il 1847, dopo aver viaggiato per l’Europa, raggiunse Rio de Janeiro e New Jork.
Ritornato nel suo Fodom costruì il maso in località Savinè de Sot
“su da l’Oto”.
Il rustico di proprietà delle due famiglie è segnato con il numero
(13) sulla foto.
Con il numero (14) viene indicata l’abitazione “de chi de Jân”
(Lezuo) e con il (15) il rustico della stessa famiglia, mentre nel fabbricato con attiguo rustico, contrassegnato con il (16) abitavano i
“Caregai” e i “Baldins”.
LA FOTO CONOSCIUTA
S. Giovanni, 1958 circa.
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Masarei Adriano “Tavân” - Cherz
Crepaz Vito “Balòt” - Fossal
Crepaz Elia “de chi del Picio” - Ruaz
Crepaz Paolina “Fèvera” - Renaz
Masarei Renato “Tavân” - Cherz
Crepaz Giovanni “Tita de Majarei” - Masarei
Crepaz Giovanni “del Picio” - Cherz
Crepaz Rita “de Tòne” - Renaz
Crepaz Rosa “de chi del Picio” - Ruaz
Ruaz Natale “del Tin” - Renaz
Gabrielli Giuseppe “Gépo” - Cherz
Crepaz Maria Agnese “Fonja” - Cherz
Sief Antonietta “de Rója Fèvera” - Crepaz
Crepaz Anna “de Majaréi” - Masarei
Crepaz Arturo “de chi de Jòrc” - Cherz
Crepaz Ivo “el Bàrba” - Cherz
Grones Antonio “Iosc” - Crepaz
don Oreste - il sacerdote
LA FOTO
RICONOSCIUTA
La foto sconosciuta
riportata sul n. 4-2010
de “Le Nuove del
Pais” ritrae:
Palla Adamo “Adamo
Scòco” di Palla e
Devich Teresa “Teresa
Vica” di Salesei di
Sopra - Palla Emilio
“Milio de Tereja” di
Costa di Salesei e Palla
Giuseppe che è in
braccio.
Ricordi del
tempo che fu
dall’archivio di F. Deltedesco
In una stalla
A Natale, a Betlemme
era nato in una stalla
da Giuseppe e da Maria;
da un bue e un asinello,
il Bambino era vegliato.
Da tutto il mondo
venne Adorato.
Era Gesù, il pargoletto
che nel mondo
la pace ha portato.
Mara Federa - cl. 5a elementare
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0010 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,20 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
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«Le nuove del Pais»
LA FOTO SCONOSCIUTA
UN BELL’ESEMPIO
Un esempio bello e significativo riguardante la tabulazione
dei sentieri è stato dato dalla frazione di Cherz guidata dal Soprastante Marino Crepaz.
Marino, con l’aiuto di Renato
Stefanon, entrambi appartenenti
alla Lia da Mont da Fodom, nelle
adiacenze della Malga Cherz ha
fatto un lavoro che merita veramente di essere apprezzato da
locali e turisti.
Da quel luogo si dipartono vari
sentieri che si dirigono verso
luoghi diversi: all’Altopiano del
Cherz per proseguire per il Passo
Campolongo - a Varda per poi raggiungere Arabba - a Cherz...
In questo incrocio, su un possente palo sono state sistemate ben
8 tabelle segnaletiche in modo che
il passante possa avere un sicuro
orientamento.
Non sarebbe un esempio da seguire?
Probabilmente altre frazioni farebbero volentieri un simile intervento se l’input partisse dagli Enti
preposti alla valorizzazione del tu-
Tabulazione a Malga Cherz,
opera di Marino Crepaz e
Renato Stefanon.
rismo. Certo è che questa collaborazione non si ottiene con l’inoltro
di una lettera, bensì con uno
scambio di vedute e di proposte.
(Fr. Del.)
Il cassonetto della CARITAS
Molti hanno notato, vicino alla
farmacia di Pieve, un contenitore
di colore giallo con la scritta: “CARITAS”. Non è un contenitore da
“ecocentro”, ma un cassonetto
per raccogliere oggetti vari (come
verrà spiegato più avanti) che la
gente non usa più, ma che, essendo ancora in buono stato, potranno servire ad altre persone.
Alcuni anni fa in provincia di
Belluno sono stati raccolti
300.000 chilogrammi di usato,
realizzando 59.000 euro che
sono serviti per progetti di solidarietà specialmente in terra di Missione.
SI RACCOLGONO: abiti, maglieria, biancheria, cappelli,
cinture, giocattoli e scarpe in
buono stato.
NON SI RACCOLGONO:
tessuti sporchi e unti, carta, metalli, plastica, vetro, rifiuti e scarti
tessili perché non sono riutilizzabili.
Quello che si può depositare
va racchiuso in sacchi e messo nei
contenitori con la scritta “CARITAS”. Così “faremo meno
sprechi e più solidarietà”.
L’unione fa la forza
Ci dispiace dover scrivere
per rettificare quanto riportato nella didascalia della
foto riguardante la benedizione della bandiera della
banda pubblica nell’ultimo
bollettino parrocchiale.
La Banda da Fodom - non
esiste nessun gruppo bandistico giovanile di Fodom - ha
voluto presentare la propria
bandiera per la benedizione
nel giorno del Santo Patrono
dopo aver bene ponderato
questa decisione. Non è stata
una scelta facile, San Iaco è
già una giornata ricca nella
celebrazione per i festeggiamenti per gli anniversari
delle coppie sposate da 25,
40, 50, 60 anni, ma per noi era
significativo benedire la bandiera con ricamata la chiesa
proprio nel giorno della festa
patronale.
Anche la banda quest’anno festeggia un anniversario... ben modesto ma importante: cinque anni.
I primi cinque anni di attività per questa associazione
che accoglie gli amanti della
musica bandistica. Ci siamo
fatti un regalo benaugurante,
un regalo che duri negli anni
a venire. Abbiamo lavorato
per più di un anno per poter
commissionare alla ditta Annemarie Jaeschke la nostra
bandiera. Riunioni, telefonate, viaggi, per fare tutto il
meglio possibile, perché la
bandiera non è rappresentativa solo della banda ma
quando sfila rappresenta un
po’ anche Fodom. Allora abbiamo pensato alla chiesa,
alle montagne, ai colori di
Fodom, ogni dettaglio è stato
voluto e ponderato. Il risultato è sotto gli occhi di
tutti. Certo è costata parecchio (non la cifra indicata), ma ci teniamo a sottolineare che sono stati
utilizzati i soldi che hanno
raccolto i ragazzi nelle estati
che si sono offerti come volontari per l’apertura al pubblico del castello d’Andraz,
la cifra mancante è stata coperta da privati, dalla Raiffeissen sempre presente per
aiutarci e soprattutto dalla
nostra “sántola” Lara, non
Serena, De Cassan. L’unione
fa la forza e questa piccola impresa ce l’ha dimostrato.
Il 25 luglio non abbiamo
voluto disturbare la festa
degli sposi, perciò dalla
chiesa, dove alcuni ragazzi
della banda hanno accompagnato con gli strumenti il
coro parrocchiale, con riguardo ci siamo spostati in
piazza per la benedizione
della bandiera. Ogni cosa,
dai brani musicali alle letture, è stata concordata prima
con il parroco che come al
solito ci ha dato tutta la sua
disponibilità ed attenzione
nel ricercare la formula più
adatta per la benedizione. La
cerimonia ha avuto inizio
con il discorso del nostro presidente Giovanni Pellegrini,
che il cronista deve aver perso. Cogliamo l’occasione per
ringraziare le autorità, i rappresentanti delle varie associazioni di Fodom, i rappresentanti della banda di
Cortina, che hanno voluto
vivere con noi questo momento, sia nella celebrazione
che nel successivo rifresco.
Ringraziamo in modo particolare il coro Fodom che ci ha
voluti ospiti nel pomeriggio
per un concerto nel tendone
da loro organizzato: alle bandiere esposte si è aggiunta tra
gli applausi anche la nostra.
Come direttivo, infine, vogliamo ringraziare tutti i
componenti della banda perché la commozione e l’orgoglio che abbiamo visto nei
loro occhi mentre veniva scoperta la bandiera, sono il miglior stimolo per continuare
ad andare avanti, perché
come scritto sulla nostra bandiera: “La mujica l’è ousc del
cuor”.
Saluti musicali.
Il direttivo
della Banda da Fodom
La Bánda da Fodom a Canazei con la nuova bandiera.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0011 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
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DAI NOSTRI MISSIONARI
DAL BRASILE
Suor Laura Rossi ha mandato un fax al decano per ringraziare dell’offerta ricevuta e
per parlare della sua Missione.
Leggiamola.
Volta Redonda, 4 ottobre 2010
Don Alfredo carissimo,
quando mia sorella Rita mi
ha comunicato dell’offerta
che generosamente avete destinato alla mia missione, ho
ringraziato il Signore per la
vostra presenza e per questo
ulteriore segno della vostra affettuosa vicinanza e solidarietà. E oggi con cuore riconoscente ringrazio lei don
Alfredo e tutti coloro, amici e
parrocchiani, che vi hanno
collaborato.
Siamo nel mese di ottobre,
mese missionario, in cui siamo
chiamati ad essere annunziatori del Vangelo di Gesù.
“Dormivo e sognavo che la
vita era gioia. Mi sono svegliato e ho capito che la vita
era servizio. Ho servito e ho
scoperto che servire dà gioia”.
Bella e significativa questa
frase di Tagore. Servire, essere
missionari non è solo partire,
andare in altre terre, ma amare
la Parola di Dio e viverla dove
il Signore ci chiama; amare la
sua Chiesa ed essere segno di
vita e di comunione, con
quello che siamo, con le nostre
fragilità ma soprattutto con i
nostri doni, con la nostra sensibilità, generosità e preghiera. E in questo abbiamo
come esempio una grande
Santa, Santa Teresina del
Bambino Gesù. Lei non è
andata in nessuna parte, ha
vissuto la sua vita nel
Carmelo, ma ha amato tanto
la Chiesa da essere proclamata
“Patrona delle Missioni”. “La
mia vocazione è l ’amore... nel
cuore della Chiesa io sarò
amore”! Quindi tutti possiamo ritrovarci ad essere missionari e insieme ringraziamo
il Signore perché ci dà la possibilità di fare del bene anche e
soprattutto a coloro che ancora oggi sono immersi nella miseria e nell’abbandono sociale.
Ieri, in tutto il Brasile ci
DAL PAKISTAN
sono state le votazioni per
eleggere il nuovo Presidente
della Repubblica. Siccome la
maggioranza non è stata raggiunta si dovrà votare nuovamente alla fine del mese. Ci si
augura che, chi sarà scelto a
governare per i prossimi
quattro anni, lo possa fare con
giustizia, interessato alla vita e
al bene della popolazione.
In parrocchia la vita continua normalmente. Stiamo
per chiudere un altro anno pastorale e, nelle comunità di
base si susseguiranno gli incontri di verifica sul lavoro
svolto quest’anno e di programmazione per il prossimo
2011. Sabato 18 e domenica
19 di settembre, 127 tra
giovani e adulti, dopo essere
stati accompagnati e preparati
per un periodo con la catechesi, hanno ricevuto il sacramento della Cresima.
In questo mese di ottobre,
varie sono le iniziative che
sono state proposte, sollecitati
dal Documento di Aparecida
del 2007 che dice: “dobbiamo
formarci come discepoli missionari senza frontiere, disposti ad andare dove Cristo
non è ancora conosciuto”, e
fra queste la visita missionaria
nelle famiglie. Tutte le pastorali ne sono coinvolte.
Anch’io mi dedicherò, nel
tempo che mi sarà permesso, a
visitare particolarmente i
bambini, coloro che ancora
non sono accompagnati dalla
pastorale del bambino e che
hanno diritto di essere difesi,
aiutati a crescere con dignità
insieme alle loro famiglie e ad
inserirsi nella società senza
sentirsi esclusi.
Termino, don Alfredo carissimo, rinnovando di cuore il
mio grazie! Che il Signore benedica la vostra generosità
visto che Lui “ama chi dona
con gioia”, rafforzi la nostra
fede, doni a tutti la salute e la
grazia di amarlo e di amarci
come suoi figli e fratelli!
Un augurio vivissimo a tutti
per il prossimo santo Natale!
Un abbraccio fraterno.
Suor Laura
I nostri missionari, attualmente in Italia: P. Eugenio Rossi (Venegono), P. Eugenio Palla (Trento),
Suor Benigna Testor (Verona) mi pregano di far
giungere a tutti i più fervidi auguri natalizi.
Le suore confezionano i Vangeli e gli altri doni per le famiglie.
Il fango a Nowshera e Risalpur del 29 july 2010.
Anche Suor Agnese Grones ci
ringrazia dell’offerta, ma ci ricorda la situazione drammatica in
cui versa il Pakistan con le alluvioni.
Carissimi,
sono lieta di mandarvi foto della
nostra visita ai cristiani di Noshera
nel nord del Pakistan, la zona più
colpita dall’alluvione. I cristiani ci
hanno descritto la loro esperienza di
pericolo, di morte, di perdita di tutto.
Ho vissuto esperienze raccapriccianti ed ora che sono in situazioni
povere e instabili (in attesa di alloggio) sono rimasti veramente commossi della nostra visita.
Abbiamo portato loro cibo, soldi
al parroco per procurare loro coperte
e trapunte, la zona è fredda in inverno, ma specialmente quello
che ha toccato i loro cuori e
ravvivato la loro speranza è stato
il dono del vangelo, il Crocefisso, il quadro della Madonna, il
libro dei canti e delle preghiere e
il catechismo.
Questi sono i tesori delle famiglie cristiane e riaverli in momenti di pena e fatica resta una
vera forza e forte referenza.
Le Suore Paoline della comunità di Rawalpindio e con loro
c’ero anch’io avevano le braccia
stanche dopo aver visitato ed
elargito doni a più di 250 famiglie,
ma il loro cuore era colmo di gioia
per la solidarietà e comunione
sperimentata.
Vi alleghiamo le foto anche per
documentarvi come impieghiamo i vostri sussidi e rendervi
consapevoli di come i vostri sacrifici vengono benedetti e profondamente apprezzati specialmente dalle famiglie cristiane per
le quali daremo parte dei vostri
sussidi al gruppo dei Gesuiti che si
impegna a costruire casette per gli
alluvionati.
Vi ricordiamo, SIETE CON
NOI.
Con infinita gratitudine
Suor Agnese
e tutte le Paoline
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0012 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
12
«Le nuove del Pais»
SUOR LARA CI SCRIVE DALLA FRANCIA
Viviers, 12 novembre 2010
Carissimo don Alfredo,
innanzitutto un grande grazie
per “Le Nuove del Pais” che mi
ha inviato. Mi ha fatto proprio
una bella sorpresa perché non me
l’aspettavo, e perché è stato bello
per me leggere le novità di Fodom.
Stiamo tutte bene, siamo
serene; ci stiamo inserendo un po’
alla volta nella diocesi, nella casa
dove viviamo e con la lingua (a
volte le difficoltà non mancano,
ma sappiamo che dobbiamo
avere pazienza).
Nella diocesi di Viviers siamo
state accolte da molte persone
con tanto calore e premura; in
molti sono venuti a farci visita nel
nostro appartamento all’interno
del Seminario di Viviers (che già
da molti anni non più seminario,
ma una casa di accoglienza e spiritualità), con la preoccupazione
che potessimo sentirci troppo sole
o che avessimo nostalgia dell’Italia.
Il sentimento che abita in noi,
continuiamo a ripetercelo, è di
una grande gratitudine al Signore e alla nostra comunità per
la possibilità di vivere questa
esperienza: la Chiesa di Viviers
infatti è sì tanto “povera” a livello
spirituale, ma anche ricca perché
ci sono molti segni di vivacità e
belle testimonianze autentiche di
vita cristiana. Come si suol dire:
“pochi ma buoni”. Questo
aspetto ci ha colpito da subito e
continuiamo, giorno dopo
giorno, a scoprire che è proprio
così.
Un altro aspetto della Chiesa
di Francia che ci colpisce è l’apertura: siamo proprio in missione.
Nella parrocchia di Viviers
(che conta ben 13 villaggi o ex
parrocchie), ci sono due sacerdoti “fidei donum” africani,
uno dei quali è il parroco, e ci
siamo noi che siamo straniere.
Abbiamo capito che molte famiglie hanno origini da altre regioni della Francia e che sono abituati a spostarsi per motivi di
lavoro; ci sono anche famiglie di
extracomunitari che però non
abbiamo ancora conosciuto
perché non frequentano la
chiesa.
La situazione ecclesiale è un
po’ difficile: nei vari villaggi non
c’è la messa tutti i giorni e
nemmeno tutte le domeniche: a
volte una al mese. E non sono
molte le persone che vengono in
chiesa, soprattutto giovani, ma
come dicevo prima sono pochi ma
davvero ferventi.
Nella Diocesi non ci sono
molti preti: molti sono anziani,anche ammalati; alcuni
vivono in qualche piccolo paese
molto lontano dal centro diocesi,
anche a 2 ore e mezza di auto
(come a Belluno anche questa è
una diocesi con gran parte di territorio in montagna o collina...non certo le montagne delle
Dolomiti perché queste arrivano
al massimo a 1200-1400 metri di
altitudine). Non ci sono seminaristi nella diocesi: solo uno che
però il 26 ottobre scorso è stato
ordinato diacono. Per questo ci
viene spontaneo pregare per loro,
per questa Chiesa che sta
davvero soffrendo molto per la
mancanza di vocazioni al sacerdozio; assieme a loro stiamo
anche pregando per tutti i preti
delle nostre diocesi italiane.
Siamo state accolte da tutti e
stiamo vivendo una bella comunione con i laici, preti e con le altre
realtà di religiose presenti nella
parrocchia, nella diocesi: il desiderio comune è quello di lavorare
insieme.
Spero tanto che lì a Fodom
stiate tutti bene: porti i nostri
saluti a tutti, dicendo che continuo e continuiamo a portarvi
nella nostra preghiera; dalla
terra di Francia stiamo sperimentando una forte comunione
con le diocesi di Treviso e
Belluno-Feltre e con tutte le
nostre parrocchie.
Ho pensato di scriverle queste
righe per raccontare qualcosa di
quello che stiamo vivendo in
questa nuova realtà. Un fraterno
saluto.
Suor Lara
L liber del telefono de le val ladine
L’Union Generela di Ladins dla Dolomites l à de fòra
per sto ann l liber del telefono de le val ladine del Sela. N
opuscol de gran utilité per i Ladins. Da spëss defati
suzede de mossei clamé n Fascia, Badia, Gherdëna o da
lafòra clamé caìte. Ma per fè chëst tochëssa trè avei l liber
de trei provinzie, chële ulàche i è despartide le val
ladine.
Con chëst liber la Generela l’à volù de l sen den liam
che vòl resté strent ntra chëste val, nten setor de mportánza fondamentala come la comunicazion.
L liber se l ciapa nte Comun da la Michela al priesc de
15 euro. Podëssa ester ence na bela idea per n pico regal.
(LoSo)
Il Beato Charles De Foucauld
Ogni anno le nostre Suore Discepole del Vangelo, che si
ispirano, come Comunità, alla
spiritualità di questo grande
“santo”: Charles de Foucauld, si
ritrovano a Castelfranco (Tv),
dove ha sede la loro “Casa
madre” per ricordarlo nell’anniversario della sua morte, avvenuta il 1 dicembre 1916.
Per chi non lo conosce, ricordo brevemente la sua biografia.
Charles de Foucauld nacque a
Strasburgo il 15 settembre 1858.
Orfano dei genitori a sei anni, fu
cresciuto dal nonno, che gli trasmise l’amore per la famiglia e
per il proprio paese, la passione
per gli studi e per il silenzio della
natura. Nel 1876 si arruolò nell’esercito francese, dove portò a
termine gli studi all’Accademia
di Cavalleria e intraprese anche
una breve carriera.
Nel 1882 si congedò per
partire all’esplorazione del Marocco. La spedizione risultò un
avvenimento scientifico di importanza tale da fruttargli la medaglia d’oro della Società di
Geografia. Non molto tempo
dopo incontrò l’abate Huvelin a
Parigi: le conversazioni con lui
lo guidarono verso la conversione.
Recatosi in pellegrinaggio in
Terra Santa, maturò la decisione
di entrare nella Trappa di Nostra
Signora delle Nevi, in Francia.
Poi fu in Siria, alla ricerca di una
vita più dura, e da lì passò a Nazareth, dove per tre anni lavorò
come giardiniere presso il Monastero delle Clarisse. A poco a
poco sentì che amare Gesù è diventare fratello di tutti nell’amore del Padre. Per questo
accettò di diventare prete.
Scelse allora di ricominciare dal
Sahara e si stabilì a Bèn-Abbés e
poi, per vivere con i Tuareg, a
Tamanrasset.
Condividendo la loro vita, ne
imparò la lingua, tradusse i loro
poemi e diede alle stampe un imponente dizionario illustrato.
Tempo dopo, sentì la necessità di fondare una famiglia
religiosa, incentrata sul Vangelo, sull’Eucarestia, sulla vita
apostolica.
Morì il 1 dicembre 1916,
colpito da una fucilata, durante
una scaramuccia suscitata da ribelli dell’Hoggar, nel più totale
nascondimento. Dopo vari tentativi andati a vuoto, non era riuscito a reclutare nemmeno un discepolo. Eppure il seme caduto
in terra non tarderà a spuntare e a
fiorire. Oggi sono venti le congregazioni religiose e le associazioni di sacerdoti, di religiose e
di fedeli, raggruppanti alcune
migliaia di persone sorte nel
solco del “fratello universale”.
La santità del Beato Charles
de Foucauld “il piccolo fratello”, è una santità discreta, nascosta, lontana dal miracolismo
che scatena le masse; è la santità
di chi, come lui, non ha scelto
altro che vivere radicalmente il
Vangelo, che “gridare il Vangelo con la vita”, di chi, come il
“piccolo fratello universale”, si
è messo sulla strada di Cristo facendosi compagno di viaggio,
fratello e amico dei più poveri e
condividendo il loro ultimo
posto.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0013 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
13
I cori dei tosac de la Ladinia
s’à biné sa na Rèba al “Ciánta con Nos”
(Fodom) “Ncuei ulon s’la
de bona” à cianté l Cor di
Muntons da Runcadic, un dei
set che à tout pèrt ndomënia
passada a la 13a edizion del
“Ciánta con nos”, la festa dei
cori dei tosac de la Ladinia
che l’é stada ntel sèlf dei congresc de Rèba. E se po’ proprio di che l è ste n davòmesdì
ulàche i plu de doiciánt tosac
ruèi nta Fodom da dute le val
del Sela, manciáva demé n
còro che raprejenteie la Val
Badia, i se l’à dada bona a
cianté, soghé, se cugnësce e,
per valgugn, cugnësce n tòch
de Ladinia.
Prejentada dal très brao e
coinvolgent Gianpaolo Soratroi, la manifestazion l’é
stada giourida da la Bánda da
Fodom, che l’à volù acòlie co
le note del Inn Ladin e de la
“Bozner”, nta Fodom cugnisciuda come “Ulà che la Marmolada”, la tropa jent ruada
adalèrch, troc à mossu cinamèi ste mpé, e duc i tosac
dei cori.
Nte le parole de salut siebelo l prescident de la Generela Elsa Zardini che de
l’Union dei Ladins da Fodom
Daniela Templari, le doi associazion che à metù a jì la
festa, i à sotlineé l’emportánza de chësta manifestazion che da oramèi 26 agn va
a ròdol ntra le val Ladine.
“Chisc tosac i è l nòst davignì,
i è l davignì de nòste val e de
nòsta cultura” i à dit cuaji a na
ousc sola. N pensier l è ju ence
a duc i dirigenc dei cori, che
se tòl del temp e la bria de i è
ste davò e i è nsigné très cianción nuove. Senza de lori
chisc cori i no fossa e duta la
cultura n general, no demé
chëla mujicala, la fossa scialdi plu puora. No se po’ desmentié defati che l è proprio
da chisc grop che po’ ven fòra
i ciántarins che, nviade chersciùs, i va a fè pèrt dei cori plu
gragn. Che po’ i à ocajion de
se nconté ndavò ntra de
Ladins al “Di dla ciántia
ladina”, coche davánt trei setemane a Sëlva de Gherdëna.
Chësta edizion n particolar
del “Ciánta con nos”, la s’à fat
noté per l aut livel de esecuzion de le ciántie. Trope le
compojizion nuove, scialdi
desferente e con deplù ritmi,
a le oute adatade nte le parole
ladine a melodie cugnisciude. Dute acompagnade da
strumenc. L prum coro a se
prejentè l è ste l “Còr di Mutons de Sëlva che sot la bachëta de Paul Senoner e l
acompagnament a l’arpa de
Carmen Grossrubatscherl l à
cianté “Ciancia ai nëinesc” e
“Vié cun me”. L’é stada po’ la
outa del “Còro Şoene in Festa
da Anpëz, nsigné via da
Francesca Pompanin e acompagné a la chitara da Patrizia
Verocai che l à porté la ciántia
“Dute aduna”. L Cor di Mu-
L Pico Coro Col di Lana.
tons dla Jungschar de Urtijëi”, sot la direzion de Veronika Piazza e Elisabeth
Kostner i à cianté “ce bon
pan” e “Gherdëina Gherdëina”. Da Fascia l è rué l “Cor de
la Scola de Musega Il Pentagramma”, co l maester Ilario
Defrancesco, che i à prejenté
na trilogia dal titol “Le trei
cianties de la Crepes spavides”. La melodia l’é spò
ndavò tournada n Anpëz co l
“Còro de ra Šcora de musica
de Anpézo” e l diretor Daniela De Nardo che i à cianté
“Anche se ei caminà”, da le
melodia den salm ebraich e
“El tò amigo” da la cugnisciuda “Aggiungi un posto a
tavola” de Garinei e Giovannini. A toché spò al “Cor di
muntons de Runcadic” prejenté sue doi ciántie sot la direzion de Laura Ciechi:
“Ncueiulon s’la de bona” e n
canon dal titol “Cianta cun
Legrëza”. Per ultimo, come
senn de ospitalité, à cianté l
coro de cèsa, l “Pico Coro Còl
de Lana” con sue maestre Rita Rossi e Luigina Dorigo e
Erica Roilo a la chitara. Ence
per lori doi le cianción da prejenté: Fodom” e “Melodia”
che à bu n gran suzess. A la fin
duc i tosac i è tournèi sun
palco per cianté auna la ciántia “O Ladinia”, sot la bachëta de Paul Senoner. A ogni
ciántarin l’Union dei Ladins
da Fodom l’à scinché n pico
cuor de ceramica, come ricordo de chësta giornanda e
ai dirigenc na pergamena,
très de ceramica. A la fin n
bon maerendel per duc e n sarevede a la 14a edizion che se
tignarà nte doi agn n Fascia.
(ls)
La “Rassegna dei Cori Agordini” sa na Rèba
(Coralité) “I cori i è na realté de gran
mportánza per tignì su l’identité e la vitalité de la cultura de nòste val da
mont”. Con chëste parole l prescident
de la Comunité Montana Agordina
Luca Luchetta, l à saré ite la 35a edizion
de la Rassegna dei Cori Agordini, che
l’é stada nsabeda passada, 16 de
otobre, ntel sèlf dei congresc de Rèba.
La manifestazion, che va a ròdol
ntei paisc da ulàche ven i cinch còri
(fin del 1999 i eva 4) che storicamente
n fèsc pèrt, l’é stada metuda a jì sto ann
dal Coro Fodom, col patrozinio e l contribut proprio de la Cma. Sebénche
defòra l nevësse, sepùr nia dassën, e le
previjion le no fossa proprio de chële
che nvoiáva deplù a se muove, l sèlf l
s’à mpò mplenì de jent, vignuda ence
dal Agordin su per no se pièrde chësta
ocajion de scouté su i cori. Prejentèi
con braura da Denni Dorigo, l prum a
se ejibì l è ste l Coro Val Biois del
maestro Attilio Costa, che l à prejenté
le ciántie “Valsugana”, “Me compare
Giacometo”, “L orghen de Perzen” e “I
canederli”.
L’é stada la outa pò de un dei doi cori
de cèsa, l Coro de le Èle Col di Lana,
nsigné via da Anna Devich, che à volù
mantignì la tradizion très tignuda su
ence dal Coro Fodom, de porté na
ciántia Fodoma. Nte sto cajo l tòch
“Amour”, co le parole de Sergio Masarei e la mujica de Iarone Chizzali. Le
autre trei ciántie prejentade i è stade la
furlana “A planc cale il soreli”, “Sul
volo chiaro” e “Ti ricorderò”. Davò doi
agn che i manciáva per via de problemi
co l organich, i é tournèi a la rassegna
ence i corisc del Coro Monte Pelsa,
nsignèi via dal maestro Christian
Fattor. Ence per lori cater tòc: “Tag
net Tag”, “Sotto Sieris”, Belle rose” e
“Amor starlocio”. Cuarto coro a se
ejibì l Coro Agordo che sot a la bachëta
de Roberta Conedera l’à porté ence
dël n repertorio de ciancion scialdi desvalif, tout fòra da deplà culture:
“Stornellata romana”, “Plaisir
d’amour”, “Io resto qui” e “Maremma”. Nfin l coro organizadou, con
a cé l maestro Lorenzo Vallazza, che à
fat bate dassën le mán al publich nte
l’interpretazion de “Il canto dell’emigrante trentino”, “L ciampanil da La
Plié” co le parole de Nani Pellegrini e
l’elaborazion de Marco Renon, “Montagne addio” e “Sanmatio”. Per recordé la sëra a ogniun l é ste scinché n
artistich criegl da la bira, come senn de
ste n compagnia. A la fin duc i cori i è
jus sun palco per cianté auna al publich l “Signore delle cime” e se de l
apuntament a l ann che ven.
(SoLo)
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0014 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
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«Le nuove del Pais»
CURIOSANDO NEI LIBRI STORICI DELLA PARROCCHIA
Dopo l’interessante intervista di F. Deltedesco alla
sig.ra Emma Agnol, pubblicata nell’ultimo bollettino,
nel libro storico della parrocchia di Livinallongo ho
trovato un diario del Curato di
Andraz don Valerio Irschara
(01.04.1915-30.05.1922). In
questo diario, dopo aver ricordato le date dell’entrata
delle truppe italiane a Livinallongo, racconta con meticolosità gli avvenimenti del periodo della prima guerra
mondiale 1915-1918. Con questa cronaca veniamo a conoscere i disagi, le sofferenze, le
paure, la fame, l’abbandono
della propria casa... per colpa
della guerra. Ho creduto opportuno farla conoscere a tutti,
specialmente ai giovani.
Una cartolina del 18 agosto 1915. A
destra, l’interno della
chiesa di Pieve di Livinallongo, prima
della guerra;
a sinistra, il
paese di Pieve con il campanile che sta
bruciando,
dopo essere
stato “decapitato” da
un colpo di
cannone partito dal forte
di Corte.
ENTRATA DELLE TRUPPE ITALIANE A FODOM
3 giugno 1915 a Larzonei;
5 giugno 1915 a Collaz e Foram;
7 giugno 1015 ad Andraz, Costa di Andraz, Franza, Molinat di Salesei, Salesei di sotto e di sopra;
10 luglio 1915 ad Agai, Palla, Cernadoi, Pian, Davedino,
Sottil, Sottinghiazza, Roncat;
27 luglio 1915 a Colsottochiesa, Molinat, Pieve, Sorarù,
Foppa, Fossal, Federa;
20 ottobre 1915 a Liviné e Brenta;
22 ottobre 1915 a Col di Ornella, Costa di Ornella, Pallua,
Pè di Ornella, Pescosta di Ornella;
2 aprile 1916 a Renaz.
Funzioni religiose
Le ultime pubblicazioni delle funzioni in
chiesa fatte dal Decano don Sopplà al principio
della guerra 1915-1918, datano 22 agosto 1915.
Dopo tre anni di evacuazione della parrocchia
di Pieve di Livinallongo, gli Uffici vennero celebrati per la prima volta la terza domenica dopo
Pasqua cioè il 21 aprile 1918, nella chiesa di
Andraz.
“Tra due fuochi”
Allorché, il lunedì di Pentecoste, 24 maggio 1915, arrivai a Salesei, sentii fischiare
le prime granate, che dal forte
di Corte vennero lanciate
verso Laste, capì senz’altro
che l’Italia aveva dichiarato
guerra all’Austria. Naturalmente sia in chiesa sia fuori
non si poteva gioire, come al
solito alla festa, poiché
eravamo tra due fuochi.
Il martedì di Pentecoste mi
recai a Colle per la predica. Il
giorno dopo, Colle era già occupata dagli italiani.
Il sabato successivo celebrai la messa a Larzonei. Arrivato in cima alla salita, mi
corsero incontro due soldati
italiani, ma subito si ritirarono
nei cespugli; evidentemente
non sembravo pericoloso.
Dopo la messa portai la S. Comunione a un ammalato in
Col di Larzonei. Mentre io
facevo colazione lassù e mi intrattenni un po’ colla gente,
gli italiani erano già arrivati
alla Chiesa. Presi la strada superiore e mi avviai verso
Andraz dove arrivai felicemente.
Le avanguardie italiane
provenienti da Larzonei arrivarono presto vicino ad
Andraz, però si fermarono sull’orlo del bosco. Le sentinelle
austriache formate da Standschutzen e Gendarmeria Assistenten, erano nel bosco tra
Andraz e Agai, I due fronti si
trovarono perciò assai vicini e
noi eravamo in mezzo. Ognuno capirà che non era una situazione invidiabile: di giorno
andava meno male, ma di
notte si sentivano colpi di
fucile e non si sapeva mai se gli
italiani occupassero il paese.
Poiché la mia cuoca si era
allontanata con altri subito
dopo la dichiarazione di
guerra, non volli restar solo in
canonica; mi accolse gentilmente la famiglia Roilo.
Il 1o giugno gli abitanti di
Andraz decisero di andarsene, quanto a malincuore
può ognuno immaginare. Fu
caricato su di un carro quanto
era possibile. Chi non possedeva bestie da tiro, tirava il
carro a mano. Io riempì il mio
sacco da montagna. Certamente la gente avrebbe salva-
di don Valerio Irschara
to anche qualcosa di mio, ma
poiché anch’essi non potevano salvare che la minima
parte, non volli esser loro di
aggravio. Consegnai solamente a qualcuno un Calice,
un ciborio.
Le altre cose di chiesa le
portai in parte a Cernadoi in
una cantina; le rimanenti le
lasciai in sagrestia. Buona
parte delle cose abbandonate
a Cernadoi, furono portate in
salvo a Forno di Canale dove
potei prelevarle. Solamente le
lampade d’argento non si trovarono più. Mancò anche
qualcosa di quanto lasciai in
sagrestia. La più gran gioia fu
per me trovare la statua dell’Immacolata del Molling al
suo vecchio posto.
Poiché quelli di Pieve erano
già fuggiti e giacché si aveva la
ferma convinzione che l’Ospedale fosse risparmiato, il
sig. Decano Luigi Sopplà si
trasferì coi pochi rimasti in
quel luogo. Il Cooperatore
rev. Ranzer era già stato richiamato come cappellano
militare. Anche gli altri sacerdoti di Livinallongo: don
Davide Ferdigg di Ornella,
don Pietro Ruon di S. Giovanni e don Luigi Gillarduzzi,
erano già fuggiti assieme ai
loro fedeli. Perciò immaginai
che il sig. Decano non mi
avrebbe voluto veder partire e
difatti era così. Io sarei partito
più volentieri con gli abitanti
di Andraz, ma restai all’Ospedale anch’io in aiuto al sig.
Decano. Poiché Andraz non
venne subito occupata dagli
italiani, mi fu possibile andarvi ancora un paio di volte
per prendermi ancora varie
cose.
Se non fossimo stati tra due
fuochi, avremmo avuto una
vera vita di cuccagna. Non vi
era quasi niente da fare e
invece da mangiare e bere in
abbondanza. I fuggiaschi
avevano abbandonato quasi
tutti i generi alimentari, consegnandoli quasi tutti all’Ospedale, così pure i maiali e i
piccoli vitelli. Più di una volta
venne qualcuno ad avvertire
che qua e là c’era qualche
maiale e vitello da ammazzare: Tone Demattia “Melene” di Davedino era nostro
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0015 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
15
ITINERARI SEGRETI DELLA GRANDE GUERRA
di Ezio Anzanello – collaborazione Ufficio Storico dell’Esercito Italiano - editore Paolo Gaspari
Il 31 luglio in Sala Congressi ad Arabba ha avuto luogo un incontro
per parlare della Grande Guerra in occasione dell’uscita delle
Guide Storico Escursionistiche sul Col di Lana- Sief e Col della Roda
- “Itinerari Segreti della Grande Guerra nelle Dolomiti”. Sono intervenuti Daniela Templari (Assessore Provinciale alla Cultura)- Ezio
Anzanello (l’autore) e Paolo Gaspari (storico ed editore).
Dopo la pubblicazione del
volume guida “Marmolada - Col di
Lana - Sief 1o ” che presenta la
storia della Grande Guerra proponendo inoltre vari Percorsi riguardanti la zona del “Col da la Ròda” è
uscito pure il volume guida “Marmolada - Col di Lana - Sief 2o che
presenta la storia e propone percorsi riguardanti la zona “Col di
Lana- Monte Sief”.
Le pubblicazioni fanno parte
della collana “Guide Gaspari” ed
hanno lo scopo primario di dare
alle persone uno strumento semplice, ma nel contempo completo e
preciso per conoscere in dettaglio
quella che è stata la Grande Guerra
nel territorio di Livinallongo e per
conoscere altresì vari percorsi da
poter seguire per meglio comprendere il “Monte di Sangue”.
Le due guide sono il risultato di
un lavoro costante e meticoloso
che lo speleologo Ezio Anzanello
aveva iniziato nell’ormai lontano
1999. Con tenacia e caparbietà, avvalendosi della preziosa collaborazione della moglie Maria
!Grazia Cadamuro, speleologa
pure lei, e di alcuni amici, facendo
la spola fra Oderzo (TV) e Livinallongo ha rivisitato, topografato,
fotografato, inserito al catasto
della speleologia e descritto ogni
cavità sotterranea ancora esistente
nella zona del Col di Lana - Monte
Sief - Col da la Ròda.
Un lavoro che si è concretizzato
con la pubblicazione delle due
“Guide” che, essendo ricchissime
di fotografie e cartine (circa 400 in
tutto), costituiscono una vera ricchezza storico-culturale per il
Comune di Livinallongo. Certamente una soddisfazione personale per l’amico Ezio Anzanello, ma anche e forse ancor più,
un prezioso regalo offerto, senza
nulla chiedere, ai fodomi e alla
loro terra. In copertina si legge
“Itinerari Segreti della Grande
Guerra nelle Dolomiti”.
Dopo la prima parte prettamente storica, le “Guide” propongono vari Itinerari accompagnando passo dopo passo i
visitatori a scoprire e conoscere in
maniera approfondita i luoghi che
ricordano il triste passato, luoghi
macellaio; esso sostituiva anche Piere Mone e il Capo
Comune.
Per passatempo andavo
giornalmente 2 - 3 volte a
Pieve. Ivi regnava una quiete
impressionante. Le case erano
vuote e di rado si incontrava
qualcuno. Nemmeno Piero
Mone era più davanti al Municipio. Spesso mi fermavo
sulla piazza e guardavo il Col
di Lana, dove vedevo esplodere le granate ed altri
proiettili.
Un giorno vennero dal
forte di Corte 10 - 12 soldati
austriaci che si erano annunciati volontari per andare
contro gli italiani. Per un paio
di ore si intrattennero a Pieve
in casa Martini e dopo aver
bevuto alcuni litri di vino andarono loro incontro verso
Salesei di sotto. Non andò
loro bene: 3 caddero e 5 o 6
furono feriti. Gli italiani si tenevano nascosti nei cespugli;
di ciò furono avvertiti, ma
invano dagli Standschutzen
che conoscevano meglio la
zona. I tre caduti a Pieve
furono seppelliti il giorno se-
guente in un campo sopra s.
Giovanni, ove io benedissi la
fossa.
Il 9 luglio ci arrivò dal comandante del forte di Corte,
tenente Zeyer, l’avviso che
chi volesse ancora passare il
Campolongo avrebbe dovuto
partire la sera stessa, al crepuscolo. Circa 100 persone approfittarono di questa ultima
occasione per partire e fra di
loro partii anch’io.
Questa volta il signor
Decano non cercò più di trattenermi. Lui rimase a Pieve
con gli altri: circa 100
persone, per lo più ammalati e
madri con bambini piccoli.
Così verso sera partimmo.
Molti avevano un carretto col
quale portavano via viveri e
masserizie. Io riempì nuovamente il mio sacco da montagna. Chi vuol farsi un’idea di
questi emigranti, legga il
primo canto Hermann und
Dorothea di Goethe.
Quando arrivammo a
Renaz era notte buia. Circa la
metà proseguì per Arabba. Io
con gli altri restammo a
Renaz. Tutte le case erano a
che oggi entusiasmano per la flora
e fauna rigogliose e per i panorami
quanto mai entusiasmanti, in
quanto, senza tema di essere
smentiti, possiamo dire che il Col
di Lana si trova veramente al
centro delle Dolomiti riconosciute
Patrimonio dell’Umanità.
Non manca “Una visita a Pieve
di Livinallongo” che riporta
alcune note su: Monumento a Caterina Lanz - Museo di Storia ....-
Monumento ai Caduti - Caverna
Delcroix - Sacrario di Pian di Salesei e Ossario del Passo Pordoi.
A Ezio Anzanello va il sincero
plauso da parte di Fodom, unitamente all’augurio di poter avere
ulteriori soddisfazioni dal proseguo del suo impegno lavorativo
che ora è rivolto alla zona del
Padon - Mesola e, in generale, alla
destra orografica del Cordevole.
(Fr. Del.)
Le copertine dei 2 volumi delle “Guide” riguardanti: Col di Lana Monte Sief e Col da la Ròda.
nostra disposizione, solamente mancavano dappertutto le porte e le finestre, che
erano state trasportate nelle
trincee. Io cercai alloggio in
una casa sopra la chiesa. Ci era
stato proibito di accendere la
luce. Coprimmo per ciò per
quanto possibile le finestre
con tavole e lenzuola ed accendemmo una candela per
saperci orientare. Io dormii
nella stanza vicino alla stanza
comune, dove dormiva una
famiglia.
La mattina seguente proseguimmo per Arabba, dove
aspettammo per due ore i
Gendarmi che dovevano accompagnarci per il Campolongo. Ma invano, non vennero e noi partimmo da soli.
Fortunatamente il 10 luglio
era una giornata di pioggia e di
nebbia e così passammo il
Campolongo indisturbati.
Quando arrivammo sopra
Corvara mi sentii libero come
un uccello scappato di gabbia.
La prima cosa che feci fu di
andare a Bressanone ad ordinarmi una veste talare e presentarmi al Vescovo. Quando
il Vescovo mi vide disse: “Ma
Lei è qui? Proprio ora abbiamo
richiamato il signor Decano
Sopplà, affinché faccia l’ingresso a S. Candido. A lei abbiamo conferito tutte le facoltà decanali, quindi abbia la
bontà di ritornare a Pieve”.
Alla mia rimostranza sull’impossibilità di passare il Campolongo, disse: “Vedrà che
sarà possibile; intanto venga a
pranzo e ne riparleremo”.
A pranzo non fece più
parola di ciò; era quindi evidente che dal Comando militare aveva ricevuto una risposta negativa. Disse soltanto: “Intanto non abbiamo un
posto per Lei”; io replicai
“Non ne ho bisogno”.
Come profughi continuammo a percepire la nostra
congrua. Se avessimo voluto,
avrei trovato posto in un ufficio ad Innsbruck. Io però
preferii andarmene a S. Maddalena in Casies, presso il mio
primo parroco Pietro Agreiter, che già mi aveva invitato
ad andarvi.
Rina, 28 luglio 1938
(continua)
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0016 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
16
«Le nuove del Pais»
SCUOLA ELEMENTARE DI ANDRAZ - A.S. 1968-1969
INCONTRO CON
LA MAESTRA PAOLA DA RIF
“Sarebbe bello invitare la
maestra Paola Da Rif a
passare una serata con i suoi
scolari di Andraz”: così è
partita l’idea.
La Maestra Paola, un po’
sorpresa, ha accettato volentieri il nostro invito.
Anche gli “scolari” hanno
accolto con entusiasmo l’idea
di passare una sera in compagnia della Maestra che ci
aveva accompagnati nell’Anno Scolastico 1968/1969
e per altri tre mesi dell’anno
successivo. E così il 23 ottobre
ci siamo ritrovati prima ad
Andraz per l’aperitivo e poi al
Ristorante La Baita, da Walter,
lo “scolaro più piccolo”, per la
cena.
La Maestra ricordava bene i
nostri nomi, anche se ha avuto
bisogno di qualche “suggerimento”, in questo caso ammesso, per abbinare i nomi alle
persone che man mano si presentavano all’appuntamento;
tanto più che dopo 42 anni agli
scolari è cresciuto qualche capello grigio...
Solo ora, dopo 42 anni,
siamo venuti a sapere che quell’anno scolastico 1968/1969
era per la Maestra Paola il
primo anno di insegnamento.
Forse allora non ci rendevamo
conto che la nostra giovane
maestra aveva pochi anni più di
noi.
Gli “Scolari” della Scuola Elementare di Andraz - A.S. 1968/1969
con la maestra Paola Da Rif.
Da sinistra: Renzo, Silvio, Rosalba, Eugenia, Carlo, Siro, Walter,
Maestra Paola, Daniela, Valerio, Maddalena, Eugenio, Carolina,
Loris.
Solo ora comprendiamo
quanto quel primo anno di
scuola sia stato impegnativo
con una pluriclasse di 20
bambini che frequentavano
dalla 1a alla 5a classe della
scuola elementare.
Qualcuno di noi ricorda la
Maestra Paola per lo scoiattolo
che ci aveva portato in classe;
qualcuno per il caimano impagliato; altri per i gelati che
spesso ci comprava e altri
ancora per la gita a San Giovanni, quando la Maestra ha
fatto la spola più volte con la
cinquecento blu a mo’ di scuolabus per portare tutti a destinazione.
Il 29 settembre, a
Col di Larzonei,
Delunardo Eugenio ha festeggiato 91 anni di
vita, circondato
dai figli con le rispettive famiglie.
Dopo la Messa,
celebrata in casa
dal parroco, è seguito un momento
di festa con ogni
“bendiddio”.
La riconoscenza e
l’amore verso un
genitore che insieme alla moglie
Frida, ha sacrificato tutta una
vita per i figli, è un
gesto compiuto
sempre con tanta
gioia.
La serata passata insieme
alla nostra Maestra è stata
anche occasione per parlare
della vita di ciascuno di noi; per
riportare a galla i ricordi.
Abbiamo cercato di esprimere la nostra gratitudine alla
Maestra per il tempo che ci ha
dedicato e per quanto ci ha insegnato e con un po’ di emozione la Maestra ci ha voluto
ringraziare con delle parole
che ci resteranno nel cuore e
che ci hanno confermato che
valeva la pena ritrovarsi.
Ci siamo lasciati con la promessa di non aspettare altri 42
anni prima di ritrovarci.
In breve
Padre Giampietro Pellegrini, con la fine del 2010, lascerà la Missione di Cerro di
Pasco, in Perù, perché
nessun missionario comboniano si sente di sostituirlo in
questa missione a 4350 slm.
In gennaio rientrerà in Italia
per un breve periodo di meritato riposo, in attesa di una
nuova destinazione in Italia.
● A Villa San Giuseppe, dal 18
al 24 dicembre, al tradizionale Mercatino della Guglielmina, potrete trovare
tanti capi di maglieria, di uncinetto ed oggetti vari e utili
per un piccolo pensiero da
regalare per Natale.
● Domenica 31 ottobre, nella
chiesa arcidiaconale di
Agordo, come ogni anno, è
stata celebrata una S. Messa
per tutti i caduti sulla montagna. L’elenco dei morti si
allunga ogni anno: dal 1976,
nelle Dolomiti bellunesi,
sono deceduti ben 85
persone. Ricordo in particolare: Don Claudio Sacco
sul monte Pore (2 dicembre
2009); Franco Soratroi sul
Sass de Strìa (2001); Berni
Nicola, metereologo del
Centro Valanghe di Arabba
sul Lagazuoi (2003); Don
Avio De Zolt, già parroco di
Colle S. Lucia in Val Visdende (1996) e Paolo Pellegrini sulla Tofana de
Rozes (1979): per ricordare
i più conosciuti.
●
Gli scolari di Andraz
EMOZIONI IN PAROLE
Una serata particolare, diversa, culturalmente interessante e proficua quella tenuta
ad Arabba, in sala Congressi,
il 25 settembre.
Un connubio di canto,
prosa e poesia. La parte
canora è stata presentata dal
Coro Femminile “Col di
Lana” mentre la parte riguardante prosa e poesia è stata
presentata dalle componenti
il Laboratorio di Scrittura di
Pieve di Cadore diretto dal
Prof. Antonio Chiades.
Nel corso di tre anni di attività, il Laboratorio di
Scrittura ha visto formarsi un
gruppo omogeneo di partecipanti che ha saputo mantenere un carattere di costante impegno, ma anche di
leggerezza, di reciproco
ascolto, di disponibilità ad
apprendere e ad affinare le ri-
spettive potenzialità, di profondo rispetto via via che
andava maturando la conoscenza.
Alcuni degli elaborati, realizzati nel corso del Laboratorio sono stati raccolti in un
quaderno “Emozioni in
parole” che consiste in “una
breve, significativa raccolta
di prose e poesie...
Un’intensa testimonianza
della sensibilità delle partecipanti, che diventa anche
luogo di rivelazioni interiori,
di certezze e smarrimenti esistenziali, di un vissuto che
trova espressione compiuta
nella scrittura”.
Sul palco, a presentare le
sue composizioni è salita
anche Antonietta Crepaz,
originaria di Contrin.
Di essa riportiamo una
breve poesia:
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0017 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
17
PRESENTAZIONE
Salve a tutti e un caloroso
abbraccio a chi mi presta attenzione.
Mi chiamo Awa Demaldè
Diop e ho 12 anni; mia
mamma è italiana e si chiama
Evelin, mio papà è africano,
viene dal Senegal e si chiama
Bara.
Ho anche un fratellino di 5
anni, si chiama Mor, è simpatico e dolce, anche se a
volte è molto biricchino.
Ho scritto tante poesie,
non so il numero esatto, ma
son più di 110 e le ho scritte
dagli 8 anni.
Frequento la scuola media
di San Secondo, la classe III B.
Il mio è un mondo fantastico, dove amo sognare, immaginare ed immedesimarmici, ricco di tutti i più bei
pensieri e sentimenti con i
quali mi piacerebbe immedesimare anche voi!
Ho partecipato a concorsi
Emozioni in parole - foto di gruppo al termine della serata culturale.
di poesie ricevendo coppe,
targhe e menzioni d’onore.
Awa, settembre 2010
I Cajunciei
Nata a Parma il 27/11/97
Indirizzo: Via Strada Albareto, 1 - San Secondo P.se
(PR)
Tel. 0521.873029 - e-mail:
e.demalde libero.it
La casa in montagna
(in Andraz)
Era bello osservare gli uccelli
che volano leggeri sui dolci pendii,
e quando guardavo l’orizzonte
un’immensa chioma di colore verde scuro
mi illuminava la mente ancora fresca.
Sentivo il dolce profumo pulito e saporito
degli alberi che coloravano il cielo di verde,
Odoravo la brezza leggera che si alzava al mattino.
Udivo sempre lo scorrere dell’acqua
di un torrente in movimento e sereno.
La mia dolce casetta lassù in montagna
sarà un ricordo mai cancellato,
ma brillerà al centro della mia memoria.
5 luglio 2009
Awa Demaldè Diop
Cristalli
di neve
Trine svolazzanti
di fiocchi di neve
cristallizzati
su d’un ramo di sorbo
altrimenti spoglio
contrastano l’azzurro del cielo.
Rinata in questa bellezza
ti cerco compagno di vita
e lotto affinché il nostro amore
non si trasformi in monotonia.
Fr. Del.
In questo bollettino
troverete inserito un
modulo di conto corrente postale per gli
abbonati di Pieve, residenti in Italia.
Può servire per inviare
offerte per “Le nuove
del Pais”, oppure per
la chiesa o per celebrazione di sante Messe.
Una tavola di “cajunciei” preparata con amore dal Benigno, pronta
per la cottura e per un piatto delizioso.
Vos no cherdaréi ma sto monton de cajunciei
i e segur da Salejei,
en bel piat de pastolé
maladëtta se i e biei.
l’epa chèro en bon leché.
Come ciosce de palmousc
E po’ na tircla quadrata o
el spinat l e bel sfongous
torona,
e le blëde senza len,
de spinat l e mefo bona,
el ceston l e bele plen.
se da craut le tira l’èje
mi de chële no ven fèje.
L’eva dut na marevoia!
Chëla mëda, l’assa na gran voia; E po’ l’amlet, se le bel fin,
la disc: “Te mpreie mez gurmèl, mi l ciarie ite col badil.
mëte mi la ièga e l sèl!”
Nlouta si l e deletëol
e se ten ciape l e plajëol
“Avareipa ben tànt fat
a arlevé tànt de spinat!”
Se bonoriva l e l’aisciuda
- Da d’aisciuda l e laour,
e la nei la se ne juda,
tas el vis dut da suour.
compreve la semenza
che no resteibe senza.
Chèlche viade le el malàn,
no né auter che ledàm
Ve segurei per dut invièrn,
vòl laoré co na gran rëssa
no sté dagnëra a mangé cérn.
se no l te tòl la souramëssa Mangé tircle e cajunciei
come che i fèsc via Salejei!
Chëla mëda l’e contenta
B.P.
ades l’ha vèlch prò la polenta:
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0018 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
18
«Le nuove del Pais»
Università Adulti Anziani:
aperto il secondo anno 82 gli iscritti
Una giornata all’insegna del
bel canto giovedì 14 ottobre in
sala Stoppani in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2010/2011.
Da Feltre è salito il “Coro
Tre” che ha offerto un repertorio
originale incentrato su canti che
spesso hanno fatto la storia della
musica moderna.
In sala erano presenti i sindaci
di Alleghe, di Colle Santa Lucia
e il vice di Rocca Pietore. Tutti
hanno manifestato grande interesse per l’università degli
adulti anziani ed hanno promesso di venire incontro ad
eventuali richieste per rendere
meglio fruibile il servizio culturale che viene offerto gratuitamente a tutti coloro che hanno
interesse ad arricchire la propria
cultura ed instaurare nuovi i rapporti sociali.
Il coordinatore Celestino
Vallazza dopo aver rivolto il
saluto alle autorità ha brevemente presentato il programma
di studi e i criteri che sono stati
adottati nel confezionare il ca-
lendario tenendo conto degli interessi degli iscritti e dei suggerimenti dei docenti che sono tutti
grandi esperti in materia di
cultura generale e settoriale.
La parola poi al Presidente
provinciale Prof. Don Attilio
Menia che con la sua consueta
chiarezza espositiva ha toccato
il punto focale della questione
oggi in ballo. La libertà di ogni
persona che non può mai essere
violata con la manipolazione
della cultura per scopi e fini occulti. Libertà che si raggiunge
con la conoscenza, la capacità e
il coraggio di pensare e quindi di
esprimere il proprio punto di
vista.
Dopo il primo anno accademico conclusosi lo scorso
maggio con il convegno di
Cortina, l’incognita sul numero
di coloro che si sarebbero iscritti
per il secondo anno, avrebbe
avuto un significato dai diversi
risvolti. L’esame è stato largamente superato con tanta sorpresa e soddisfazione da parte
degli organizzatori. Infatti, non
solo si è raggiunta la quota di
iscrizioni dello scorso anno ma
si è largamente superata tanto da
raggiungere il numero di ottantadue; e le iscrizioni continuano
pervenire. Tra gli iscritti
persone che sono molto più
vicine ai novanta che agli ottanta.
Il 18 ottobre la prima lezione
con gli occhi e la mente puntati
verso il cielo: relatore l’ingegner Tomaso Avoscan che ci
ha portati a passeggio nell’immenso e incommensurabile universo con le scoperte che nel
tempo si sono succedute ad
opera di grandissimi scienziati
come Galileo, tanto per ricordarne uno. È stato anche un incontro con il mistero perché,
sebbene i passi della conoscenza
siano stati importanti, si conosce
solo un 4% dell’universo e la domanda di fondo su come sia nato
il tutto, resta un mistero.
Con l’appuntamento del l’11
novembre siamo scesi dall’universo per camminare più vicini a
noi e ai problemi assillanti che
qualche volta ci colgono di sorpresa. Non una lezione frontale,
un monologo, ma un dialogo
aperto, un approccio ai problemi
della salute con cui a una certa
età bisogna per forza fare i conti.
Il dottor Conati ha aperto un
orizzonte dai contorni nitidi per
affrontare la fase dell’anzianità
nel modo più sereno possibile e,
a sentire lui, non proprio di difficile approccio. Basta voler
bene a se stessi mettendo in
pratica uno stile di vita fatto di
movimento, di rapporti sociali
per uscire dall’isolamento, di
impegnare le risorse di cui l’anziano è ricco e metterle a disposizione degli altri e un uso corretto di medicinali che talvolta,
aggravano la situazione invece
di risolverla.
Il 25 novembre sarà la volta
dell’architetto Raffaella De
Toni che parlerà di Architettura
locale tradizionale nei nostri
paesi e poi sotto Natale, ascolteremo le note dell’arpista
Chiara Gasparotto.
CV
STATISTICA PARROCCHIALE
BATTESIMI
BATTESIMI FUORI PARROCCHIA
1. Festa Gianni di Nicola e di Catia Pellegrini, Salesei di sotto,
nato a Brunico il 01 giugno 2010 e battezzato a Pieve il 24 ottobre 2010.
– Sitta Tommaso di Dario e Pellegrini Barbara, nato a Mel il
08-04-2010 e battezzato il 10-10-2010 a Mel.
2. Pezzei Nicole di Elvis e di Demarch Mara, Renaz, nata a
Brunico il 13 agosto 2010 e battezzata a Pieve il 7 novembre
2010.
– Crepaz Alyssa Virginia di Giulio e Thanei Irene, nata a
Merano il 08.06.2010 e battezzata a Mazai (Val Venosa - BZ)
il 27.06.2010.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0019 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
19
MATRIMONI
Il 28 agosto 2010 Mauro Sief e Raffaella Mansutti si sono sposati e
hanno battezzato il loro piccolo Giovanni.
Caretta Giorgio (Pieve) e Laura Evaristi (La Spezia) uniti in matrimonio a Portovenere (SP) il 25.09.2010.
MANI CHE CREANO
“Il calzolaio”, una delle realizzazioni di Adalberto Pellegrini “de
Toratìa.
Da alcuni anni a questa parte
molto si parla di energia alternativa
come l’eolica ricavata sfruttando la
forza del vento.
Un classico esempio ne sono i
lavori che Adalberto Pellegrini presenta con le sue creazioni.
Calzolaio di professione, mestiere ereditato dal padre, Adalberto “Berto de Toratìa” fin da
bambino dimostrò particolare attitudine creativa: chi non ricorda i
suoi mulini ad acqua che facevano
tanta meraviglia quando, da ragazzi, si giocava assieme presso
qualche ruscelletto.
Chi non ha mai varcato la soglia
del suo laboratorio, ad Arabba con
in mano un paio di scarpe da risuolare, o da rifare il tacco o semplicemente da rimettere in sesto! E
quante sono state le persone che
da quel laboratorio sono uscite
soddisfatte, ringraziando Berto,
che aveva permesso loro di riutilizzare quella calzatura.
Ma gli anni passano e, anche per
Adalberto è giunto il momento
della pensione.
I figli si sposano, arrivano i nipoti
e il calzolaio si trasforma in un valente artigiano per la gioia dei
piccoli.
Ritorna nella stanzetta che gli
era servita da laboratorio e dà sfogo
alla sua inventiva.
Energia alternativa: la forza del
vento. È questa che lo attrae e gli dà
lo spunto per le sue creazioni.
Così, usando le mani ma ancor
più il cervello, costruisce: “il boscaiolo” che con la sega ad archetto riduce la legna da metro in
pezzi adatti alla cucina economica- “il calzolaio” intento a inserire nella suola dello scarpone le
varie brocche- “il falciatore che
taglia l’erba con la falce a mano- “la
cicogna” che vola nel cielo.
Tutti questi personaggi sono collegati ad un’elica che, fatta girare
dal vento, trasmette loro il movimento.
Dice Adalberto: - L boschier
nnier l n’à siesù en chèro monton
de legna!- (chiaramente soffiava
vento forte!).
Sì, è il vento che fa girare l’elica,
ma l’artigiano ha voluto dare l’impressione che a fare girare l’elica
fossero le persone, perciò ha costruito un ulteriore attrezzo nel
quale l’elica mette in movimento
le braccia di due persone, tanto da
sembrare che siano loro a farla
girare.
E che dire della “casa segnatempo”, un vero capolavoro di in-
“Il boscaiolo” al lavoro con la sega ad archetto.
gegneria.
L’uscita dell’uomo prevede
tempo bello; l’uscita della donna
sta ad indicare tempo perturbato.
L’eccezionalità sta nel fatto che
il movimento è trasmesso, tramite
un complicato congegno, da due
rametti segnatempo “viscle dal
temp” che lavorano indipendenti
l’uno dall’altro rimanendo na-
scosti all’interno della casa.
“MANI CHE CREANO”: l’inventiva e la capacità di realizzare
che hanno gli artigiani di Fodom
meritano veramente di essere conosciute ed apprezzate.
Chissà quante saranno ancora le
“altre mani” che rimangono da
scoprire!
(Fr. Del.)
Teriòl Ladin 2010
Davò n pèr de dis de burt temp no n ève deguna speránza che la domënia siebe n bon dì per fè l teriol ladin.
Ntourn le set da domàn è spizé le orogle: deguna ploia
batëva sul tët de bánda. Pián pián, mesa ndormenzada, è trat le coltrine e... ci marevoia! L ciel l eva
bel saren, demè chèlche niol bas tachëva prò Ciuita. È
cherì fòra le braie da mont, m’è trat su le coste co nen
bon gosté, na slavatada ai ogli, vèlch de toch nte
ruchsoch e son piada su per Tráve ulache onve da pié
via. A la fin sonve de cater giac, ma cater de numer! La
Enrica, la Lucia, la Daniela e mi.
N frò avilide son piade via per l teriol ladin. Ruade
sun Spiz de Cenglei, ulache l eva dut ros de garnëte
son cialé e on dit “ci fortuna che son de puoce, podon
se coie dut chëst ben de Dio!”. E coscita da n garnetè al
auter via per Cënabona, Jou de le Omblie e le Selëghe
ulache son fermé a marené nte la sciolita buja. No
tiráva n fil de aria, somiáva de ester nte stua. L é vignù
a ne fè compagnia ence doi polerins golous e doi gragn
Haflinger.
Davò marëna son piade via e tost on giré l canton e
da ilò vedonve dut Fodom fin su n Pordou. No n on
podù fè de mánco de ie cialé a duc i monc ntourn: l’aria
l’eva bela fina e i monc i nsomiáva plù damprò: davò la
Marmolada le Cime d’Auta, l Sassongher con davosu l
Putia, la Vetta d’ Italia con damprò na fila de monc
blánc de nei. Da le trei son ruade via ai Ciadiniei. Co l é
sté ora de mëssa s’à biné prò l rest de mia fameia, nona
compreja, la Gabri e l Quintino e l Gaìra e duc auna on
scouté la bela Mëssa de Scior Vito ntamez a na soèja
de monc da no stenté a avei devozion.
L Fabio à cot per nos doi bone moche de café e la
Bruna à porté la tourta da se mangé laprò. Ie volëva l
dulcis in fundo! Son tournèi a cèsa contenc del bel dì
passé auna, de dut l bel che on vedù e de dut l bon che
onve nte ruchsoch.
(Michela)
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0020 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
20
«Le nuove del Pais»
L GIOANI JÙ N PENSCION
ALARM N DUTE LE FRAZION
L Comun se recugnësc con
Gioani de Pala e Rita Giaiola, jus
n penscion col 2010.
Chëste parole per l Gioani de
Pala, jù n penscion davò 27 agn de
laour col Comune. N auter dei
operai “storizi” che mët alarm fra
la jent demè al pensier che l
mánce! L’Aministrazion comunal
l’à volù se recugnësce e la i’à sport
chël che à fat pèrt de sua vita: l Col
de Lana bel zuplé fora con sua
capela su la ponta, l unimog su per
strada de Pala e n idránt co na bela
butada de iega.
Nte tán’ de agn n cor de la iega
da Col de Lana ju, ncan ciara e
Al nost caro e brao Gioani
stentompa propio a ie dì “sciani”
che bele a ie pensé
ne ven debota da braglé.
L é sté n brao laorator
e seben nò tres de bonumor
l fajëva duc i laur
e de dël s’eva segur.
L cialáva davò a le ieghe
e l studáva via le beghe;
l metëva aposto i riscaldamenc
e l fajëva duc contenc.
Tánt de feste che de veie
dël no l avapa mei veie:
a concé acuedoti e tubazion
fra duc cánc l eva l campion.
Ence ades che l è n penscion
l é dagnára ncora bon:
tánt dal di che co ven scur
l no se sentpa nniò segur.
Co i forniei strava e i ciamins no tira
ncora dël l é tres de mira.
Dut dagnára con sua rëssa,
ie máncia ncora da dì mëssa.
Ai coleghi operai ie convempa scouté
se un disc la sua l resta freghé:
“Vosto n savei ti plu de mi?
Se te sas ti, ilota fè ti!”
N chël an da tropa nei
eissa ben mossù l vedei,
la scituazion l eva graviscima:
l é da perié Maria Santiscima!
Ju de Pala ben bonora
pur demè che ruombe adora!
Coi gonfesc e le levine
volëva dut che l se trapine.
N pensier al Checo che l l à nvié via
e poura nia fin che dura la Badia,
se nviade la jiva col Unimog chël vërt
vosto mëte ncuoi che s’à mesi de ogni sort?!
L fato l é, che l è chël l fato
a ester de puori operai de lo Stato:
te pos laoré dutoldì come n neigher
ma per chi tèi t’es dagnára massa peigher!
Ma spò co l Unimog moderno
l superáva ence l inferno.
Ncan de aria e ncan per tiera
l pochenáva la bufera.
Bele a Gemona col Genio Pionieri
l ava mparé tan’ de mestieri;
su per le mont col comprescior
sautáva le mine a gran furor.
Co l à bù finì la naia
plu l no ie steva nte la braia;
Cristal, Tofana e Col Druscié
sui impiánti a mangané.
Ntra Ampëz, Badia e Fodom
l à fat na mascia de sajon:
foghin, idraulich, manutentor
e pò n è prëst de ogni color.
Ma davánt de rué n Comune
i’ à fat gola ence le cune:
ncan scura. Dël l à afronté dut con
enjign, grinta e bona volonté da se
fè benvolei. E pò a n agnel travestì
da louf no se pò ie volei mel!
Nte chësta ocajion l è sté festejé
ence la Rita Giaiola, juda come
dël n penscion con jenè del 2010
davò nvalgugn agn de grief servije
a Vila S. Ijep. Chësta ndavò l’avarà
metù i noni n agitazion e alarm!
Per dëla na bela Madona col
Bambin.
Operai “storizi” del Comun.
On fat festa con lori n plëna
alegria ence percieche savon che i
è duc doi ncora de voia de fè e da
podei tò ca al debujen. De cuor
i’on dediché na sciatira perom:
ntourn l bánco del bar Stella
l s’à nnamoré nte la Mirella.
E penson, no l é sté n merlo
a la porté sa Piere Cherlo:
ilò sun Pala pro sua mere
l è fra puoch deventé pere.
Cater biei fioi i s’à arlevé,
bravi, e tremendi da cianté.
E fra cesa, stala e majon
l à tres laoré da galantom.
Tánc de agn l s’à struscié
a jì sa mont a restelé,
co la lambreta fin sa La Chicia
bele co l eva puoch plu den baricia.
Ades de Col de Lana l è dël paron,
guai chi che l toca: i resta de plom!
Fra la ponta e i Ciadiniei
co i Alpini i temp plu biei.
E pò jì a la ciacia ci pascion,
e fè l guardiaciacia l fossa ncora bon.
Col Segre per vigni teriol
tò ben la mira e sbalié l capriol.
Ma dut chëst ncora no basta:
l è ence paron de Plán da la Lasta!
Ci bona la polenta sun chi prei
e nte ciasëta de chi da Salejei!
E pò ades vempa l plu bel:
l eva ora grana de copé l porcel,
ma no l è sté bon de l copé assè
l é rué a finì ntel ru de Aghè.
Per l fermé i à fat duc i ac,
ma l é rué ju zirca nt’Andrac!
Con dut chëst no se vol ie fè befa
che dut fesc pert del Gioani Cefa!
Ti Gioani và avánti coscì:
barëta fracada e te saspa ben ti!
E nos duc auna te regalon
n bel smazaflame e n goc de vin bon.
E ades per spizé prò
on Sánta Rita ence chilò.
La pensáva n Brajil de ne sciampé
ma l è mpò sté cèze a la fermé.
Duta sua vita l’à très laoré
e dut l paisc l’à ncontenté.
De cesa l è sté na gran bacana
e de Sán Iaco na brava soprana.
L’à tant laoré fra l Posta e l Malita
che a ie pensé ven la pel de pita.
A Vila Sánt Ijep se n é ju i meio sforc
a forza de trè ntei vis e ntei morc.
L’é dagnára stada picola e menuda,
ma l’à très fat sua bela paruda.
Ncora ades l’é très brava e bona,
la se meritássa na bela corona.
L’é diretrize del Pico Cor
speron che l ie ciánte le Noze de Or!
Ntánt de biei ciof te regalon
con tánc de auguri e na bona penscion.
N GRAN DIOVELPAIE E DUT L BEN E L BON
DAI CAPI E COLEGHI DEL COMUN DA FODOM
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0021 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
LE CLASSI “40” e “41
SI SONO RITROVATE
Dopo un lustro già trascorso dal 2005, eccoci qui a
voler trascorrere insieme una
giornata spensierata, lasciando in cantiere tutti i guai e
le preoccupazioni di ogni
giorno (figli, nipoti, nuore,
generi e quant’altro).
Partenza da Pieve puntuali
col battere dell’orologio campanario (ore 6.45), siamo approdati a Pedraces, dove alla
Pasticceria “Ricky”, ci siamo
già gustati veramente un buon
“gosté”.
Il tempo vola; ed allora via
col pullman del “nost paejan e
bravo autista Bruno Pàzol”
verso Casère in fondo alla Valle
Aurina, vicino alla Vetta d’Italia.
Lì ci attendeva Don Quinz di
Brunico, nativo di Sappada,
amico del nostro coscritto
Don Franco Troi e di Don Roberto Dimai, per celebrare una
Messa tutta per noi, nella
resi conto delle fatiche che i
minatori del rame dovevano
sopportare per mantenere le
loro famiglie.
(I nostri più forti coscritti Franz, Robert, Nino, Renato hanno provato a disintegrare
con le mani quelle pareti, ma
gli addetti ai controlli hanno
detto che era meglio che smettessero, altrimenti sarebbero
potuti crollare impalcature e
soffitti!!!).
Ad un certo punto anche lo
stomaco reclama la sua parte,
ed allora giù a Campo Tures al
Ristorante “Daimer”, ove ci attendevano Irene e Benno con
le loro tipiche specialità.
Lì abbiamo cantato, accompagnati sempre dalla fedele
“teredeka” di Mario Tono, abbiamo riso a crepapelle con
barzellette di qualche coscritto buontempone e ecc.
ecc.
Oh!!! Sono già le 5 della
I coscritti del 1940-41, dopo la messa celebrata da un loro coscritto
don Quinz di Brunico, nella chiesa del Santo Spirito a Casere in Valle
Aurina.
Chiesetta di S. Spirito.
Questo luogo è molto conosciuto, con una storia interessante alle spalle e, luogo di meditazione e preghiera del
nostro Papa Benedetto XVI
quando era Cardinale.
Bella Messa, bella omelia,
ove si è ricordato chi non è più
tra noi dall’ultima volta: Walter
Furgler, Crepaz Mario e ......
anche Don Franco Troi, che
non poteva essere con noi, per
un ben più importante progetto
umanitario
ad
Hong-Kong.
Dopo la Messa, giù nelle miniere di Predoi ad infilarci col
trenino fino ad 1 km. nelle viscere della terra. Lì ci siamo
sera; dobbiamo pur avviarci
pian ... pian ... pianino verso
casa!!! Ma come si fa a non fermarci a S. Martin de Tor dal
“Dasser” della fam. Trebo, per
gustare le buonissime “tircle”
badiòte? Ed allora con un
buon bicchiere, una birra od
un tè caldo, abbiamo praticamente anche cenato.
Verso il 1/4 alla mezza (non
tardi) siamo approdati ai nostri
lidi, contenti della bella
giornata trascorsa insieme e ci
siamo accomiatati con l’augurio che il Signore ci conservi
in salute ed il proponimento di
rivederci “se Dio vòl” ad
un’altra più bella.
uno del “40”
21
VAL BIOIS: DÌ DEL TRATOR - 3 OTTOBRE 2010
PREMIO AD UN FODOM
1O PREMIO: “Rispetto per le fatiche che sono state fatte per mantenere
i paesi di montagna e generazioni in vita”
Questa in sostanza la motivazione del primo premio al “dì del
trator”, manifestazione organizzata dai nostri amici della
Valle del Biois a Canale d’Agordo
che si ripete ormai da quattro
anni la prima domenica di ottobre per radunare agricoltori,
simpatizzanti e tutti coloro che
possiedono trattori di qualsiasi
tipo e per qualsiasi utilizzo.
L’oggetto del premio è stato un
trattore Hofer Sarnthein (Waldhofer) del 1967 che Crepaz Ugo
ha elegantemente allestito con
tutta l’attrezzatura dei tempi e
una descrizione che diceva:
Questo trattore marca Valdohfer (Bolzano), motore
Slanzi, è stato acquistato nel
1967 da una famiglia di Livinallongo per alleviare le fatiche nei
campi. Una volta per portare la
terra dalla parte bassa del
campo a quella alta veniva
usato un sistema con due
“gratons”, corda e una carrucola montata su un treppiede
(vedi attrezzatura originale sul
trattore). Con il trattore questa
fatica era alleviata essendo
stato inserito su di esso un
argano (vedi sotto il cassone)
che tirava da solo il “graton” in
cima al campo. Questo serviva
anche per arare.
Colgo l’occasione per ricordare ai più o meno giovani
che nei nostri paesi i primi trattori
(motoagricole da 9-12 CV) sono
arrivati appunto verso il 1964;
prima tutti i lavori venivano eseguiti solamente dall’uomo con o
senza l’aiuto di animali. Un
valido aiuto fino a quei tempi
erano le teleferiche che comunque risalgono alla fine degli
anni ’40. Abbiamo quindi vissuto
questo tipo di meccanizzazione
agricola solamente in tempi
molto recenti e ad oggi è quasi
completamente dimenticata
(fortunatamente in parte sostituita da realtà limitate in numero
ma con messi molto più potenti e
efficienti).
Ringraziamo quindi Ugo e i
suoi collaboratori per averci ricordato le radici del nostro
passato; ringraziamo gli amici
della Val Biois per la loro organizzazione e impegno per questa
bella e particolare manifestazione. Personalmente ritengo
che sia molto importante distinguere il lavoro dal giorno di festa
pertanto mi sento di ringraziare
tutti ma in particolare coloro che
hanno portato i loro trattori puliti
e anche addobbati.
Grazie! Al prossimo anno
Roberto Masarei
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0022 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
22
«Le nuove del Pais»
Distinguere tra cronaca e opinione
Non lo meriterebbero, ma
le incredibili (non trovo altro
aggettivo) didascalie sotto le
foto della cerimonia di benedizione della bandiera della
Bánda da Fodom, apparse
sull’ultimo numero de Le
Nuove del Pais esigono una
replica. L’errore, per chi deve
raccontare dei fatti, si sa, è
sempre dietro l’angolo. Ma la
sequela di inesattezze riportate, i toni ed alcune
precise circostanze, fanno
cadere decisamente l’alibi
della buona fede da parte dell’anonimo estensore.
L’aver riportato erroneamente il nome della madrina
della bandiera, che peraltro
compariva a lettere cubitali
su una foto, addirittura lo
stesso della banda (chiamata
fantasiosamente “gruppo
bandistico giovanile di
“Fodom”), riferire che il celebrante ha dovuto improvvisare parole di circostanza
per il mancato intervento
degli organizzatori, fanno
pensare, a chi c’era, che
l’autore delle didascalie
abbia assistito ad un’altra cerimonia. O, come si dice oggi,
“abbia visto un altro film”.
Cosa vuol dire poi che la foto
“non è un fotomontaggio”?
Le didascalie, così come le
foto - notizie, devono dare
una breve descrizione di
quanto appare nella foto a
corredo dell’articolo e non
essere usate per spargere qua
e la considerazioni personali.
Le opinioni vanno espresse
in articoli nei quali è stato
reso chiaro al lettore, quanto
meno con la firma, che il contenuto è espressione di
un’idea personale.
Trovo meschino, quindi,
che l’autore, per fare ciò, si sia
nascosto dietro il “dito” di didascalie e dell’anonimato.
Un “modus operandi” (evidentemente studiato e
sfuggito a chi di competenza)
che ha fatto venir meno la caratteristica ed il dovere de Le
Nuove del Pais, finora egregiamente rispettati, di rimanere estraneo a polemiche
pretestuose e di bassa lega.
Riportare in una didascalia,
in un articolo, in quel contesto, il costo della bandiera,
è giornalisticamente irrilevante. Quando si riferisce di
una manifestazione o della
presentazione di un libro, per
fare un esempio, si cita forse
quanto è costato? Riportarlo
inesatto inoltre è segno che
non ci si è precauzionati
nemmeno di una verifica e ci
si è riferiti, probabilmente, al
“sentito dire”. Rimarcarlo
poi, traducendolo addirittura in lire (come se i lettori
de Le Nuove del Pais fossero
tanto ignoranti da non ricordare più quanto vale in
lire un euro), è segno inequivocabile della volontà di innescare una (sterile) polemica sul costo della bandiera. Le associazioni, tutte le
associazioni legalmente costituite, hanno il diritto di disporre come meglio credono
dei loro bilanci.
Normalmente c’è un’assemblea e dei membri che lo
approvano. Impossibile inoltre non fare un collegamento
con una didascalia, poche
pagine dopo, apparsa sotto
alla foto in cui è ritratta la
bandiera di un’altra associazione, “opera di volontariato” come si fa ben notare.
Coincidenza? Prima di fare
l’opinionista, bisogna saper
fare il cronista, ovvero raccontare i fatti così come sono
accaduti. Come genitore di
due ragazzi che suonano
nella banda, auspico che
venga reso noto l’autore delle
didascalia e che questo,
quantomeno, faccia ammenda con la Bánda da Fodom.
Polemizzare con pretesti di
totale inconsistenza nei confronti di questi ragazzi, diventati, per la loro bravura,
orgoglio della nostra vallata
e di chi, con lavoro e sacrificio, li ha messi insieme e li
segue perché possano ed imparino a stare insieme nel
nome della musica, è, lo ribadisco, meschino.
Ah, dimenticavo. Considerato che l’autore di quelle
righe è anonimo, non si potrà
insinuare l’ispirazione di
alcun preconcetto. Chi di
anonimato ferisce... di anonimato perisce.
Lorenzo Soratroi
FRA STORIA, LEGGENDA
E ANGOLI INCANTEVOLI
ma non sempre viene dato loro il valore che meriterebbero
La segheria del Castello crollata lo scorso inverno, sotto il peso della
neve.
Il Gazzettino di Belluno del 31
agosto 2010 riporta una lettera al
Giornale con la quale il Dr. Enrico
Mazzeo Cicchetti espone le sue
rimostranze per lo stato di trascuratezza in cui versano alcuni
luoghi che sono la memoria
storica di coloro che hanno dato
la vita fra disagi inimmaginabili e
atroci sofferenze. I riferimenti al
territorio del comune di Livinallongo sono diversi e l’articolista
non fa sconti a nessuno.
La sua lettera termina con
queste parole “Faccio un umile
appello a chi ha il potere di intervenire perché si ristabilisca la sacralità di quei luoghi, con interventi pubblici. Lo Stato ha il
dovere di risarcire, almeno in
questo modo, quelle vite inutilmente spezzate. Per non dimenticare”.
Prendo lo spunto da questa
lettera per esprimere l’amarezza
che troppo spesso sono costretto
a provare quando i visitatori del
Museo mi fanno notare il degrado nel quale versano certi
luoghi che dovrebbero trasmettere sentimenti di pace, di
fratellanza, di vivere civile ... e
parecchi non usano mezzi
termini: “È una vergogna!”- mi
sento dire. Ed io, sapendo che
hanno pure ragione, cosa dovrei
rispondere per tentare di salvare
il salvabile?
Molti visitatori del Museo
fanno osservazioni riguardo ai
sentieri e loro tabellazioni.
Queste alcune osservazioni: “I
sentieri non sono debitamente
segnalati e si corre il rischio di perdersi; manca un’indicazione riguardante il tempo medio di percorrenza; in alcuni tratti sono
difficilmente percorribili a causa
di smottamenti o altro; non guasterebbe qualche panchina...”
Inoltre, a mio avviso, manca il
riferimento a luoghi storici come:
il cimitero di guerra al Bosco dell’Impero - il cimitero Alpenrose il cimitero Col da la Ròda - l’abitazione del Maier da Ciajèra - il
luogo dove erano nate le Popace
di Lasta - l’esistenza di una segheria veneziana e la storica cardatrice ad Ornella - la preparazione della calce viva (la roccia la calchera - la buja da la ciauc
con le tabelle riportanti i segni di
casa, sia ad Ornella che in altri
luoghi, come Cernadoi)...
Perché non valorizzare tutto
questo inserendolo in percorsi
che ricordano la storia e la vita
della gente locale, invece che abbandonarli all’incuria, al deperimento o, peggio ancora a luoghi
di discarica.
(Fr. Del.)
SFOGLIANDO IL LIBRO SINODALE
Il volontariato
Molte associazioni e i gruppi di volontariato presenti in mezzo a noi rendono tante persone responsabili del bene di tutti. Èurgente proporre la cultura del
volontariato le cui fondamenta sono la gratuità, il servizio, la relazione, la promozione della tutele dei diritti, della giustizia e della legalità.
L’impegno della solidarietà attiva nel volontariato
è un modo concreto di vivere la testimonianza cristiana insieme a quanti, con varie motivazioni, sono
fedeli alla cultura della gratuità e del dono.
Tutti responsabili di tutti
Il volontario che sa di aver ricevuto dei doni e li restituisce a chi ne ha bisogno, si mette in posizione non
solo di supplenza, ma soprattutto di avanguardia:
esplora territori nuovi, sta in ascolto di nuove povertà
e nuovi bisogni, coglie opportunità nuove per rea-
lizzare lo scopo irrinunciabile del volontariato che è la
solidarietà. Quest’ultima ha la concretezza che le ha
dato la parola di Giovanni Paolo II: “La solidarietà è la
determinazione ferma e perseverante di impegnarsi
per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti”.
Il dono del tempo
Una Comunità solidale è quella che riesce a costruire un’amicizia nei luoghi del bisogno e della sofferenza e la profezia della carità si concretizza nell’attenzione e nell’accoglienza piena soprattutto delle
persone che sono in difficoltà. È opportuno proporre
iniziative che facciano tesoro del tempo libero, specialmente di quello dei pensionati, che offre opportunità di volontariato a servizio della comunità locale
nella quale si avverte la richiesta di venire in aiuto alla
solitudine di tanti uomini e donne.
SEGUE A PAG. 36
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0023 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
23
Parrocchia di Colle
BEATA VERGINE DEL ROSARIO
L
a più comune preghiera
cristiana è certamente la recita
del Santo Rosario. Nel 1951 il
papa Pio XII, nell’Enciclica Ingruentium malorum scriveva
«noi stimiamo che il Santo Rosario
sia il mezzo più conveniente ed efficace per risanare i mali che affliggono il nostro tempo».
Nel 1959 nell’Enciclica Grata Recondatio, Giovanni XXIII
scriveva «il rosario è il modo eccellentissimo di preghiera meditata in cui le orazioni del Pater
Noster, dell’Ave e del Gloria si intrecciano alla considerazione dei
più alti misteri della nostra fede
per cui viene presentato alla mente, come in tanti quadri, il dramma della Incarnazione e della Redenzione di nostro Signore».
Oggi non c’è comunità religiosa, non c’è chiesa in cui non
si prega recitando il Rosario.
Qual è la sua storia?
Il Rosario apparve all’inizio
del XXII secolo con il diffondersi della pratica di ripetizione
devota del salmo evangelico
dell’Angelo a Maria insieme
alla benedizione di Santa Elisabetta abbinata alla ripetizione
litanica dicendo cinquanta
Pater Noster. I salteri di Pater e
di Ave sostituivano il davidico
per i monaci illetterati ed inizialmente erano divisi in cinquantine.
Il salterio popolare fu adottato come forma di preghiera
per prima nelle confraternite
fondate da san Pietro da Verona, discepolo di San Domenico.
Qualche secolo dopo Alano
de la Roche diffuse la leggenda
che il Rosario è stato ideato dall’Ordine dei Predicatori. Nel
XV secolo cominciò a chiamarsi Rosario della Beata Vergine
Maria subendo continui cambiamenti. Nel 1483 si aggiunse
la seconda parte dell’Ave:
Santa Maria..., le 150 Ave
vennero divise in decine intercalate da un Pater e Gloria e
dalla meditazione di uno dei
quindici misteri (oggi venti)
cioè degli avvenimenti gaudiosi, dolorosi, gloriosi e della
gioia della vita terrena di Cristo
e della Madonna.
Perché si chiama Rosario?
Questa parola deriva dal
latino rosariume non poteva esserci migliore espressione per la
Vergine, definita Flos florum,
cioè il fiore dei fiori, la rosa per
eccellenza, la Madre della
Chiesa e dell’Umanità, la donna che ha dato carne al Figlio di
Dio.
Pertanto, pregare recitando
il Rosario è come costruire simbolicamente una rosa di duecento petali, irrorati dall’ impetrata benedizione divina e dalla
gioia di esaltazione di Gloria a
Dio Padre, a Dio Figlio e Dio
Spirito Santo.
Nel 1716 il papa Clemente
XI volle onorare la Vergine con
l’appellativo del Rosario,
estendendo la festa alla Chiesa
Universale fissandola alla
prima domenica di ottobre.
Nel 1931 tale festa è stata
spostata al 7 ottobre con il
titolo “Festa del SS. Rosario”.
Nel 1960 è stato nuovamente cambiato il nome definendola «Festa della Beata
Vergine Maria del Rosario».
Con la riforma dell’ultimo
calendario liturgico è stata ridotta a memoria obbligatoria.
Nella nostra Parrocchia la
devozione alla Madonna del
Rosario è molto diffusa.
Anche quest’anno si è svolta
la solenne processione guidata
dal parroco don Sergio, accanto alla Vergine del Rosario,
portata dalle donne in costume, alla statua di San Giuseppe Freinademetz e l’icona
del Beato Carlo d’Asburgo
portata dai bambini, di cui i
collesi sono molto devoti e riconoscenti. Infatti nel 1754 il
campanile di Colle santa Lucia
fu colpito da un fulmine e fu
raso a suolo e successivamente
ricostruito.
Le campane gravemente
danneggiate furono rifuse nella
fonderia Grassmair di Innsbruck e ricollocate nella cella
campanaria su due piani. Per
una supplica inviata dal maestro Giuseppe Coleselli all’Imperatore Carlo I d’Austria, esse
furono risparmiate dalla requisizione generale del 1917 subita
da tutte le campane delle
chiese vicine. Quest’anno lo
stesso giorno inoltre, ricorreva
l’anniversario della beatificazione del Beato Carlo d’Asburgo, avvenuta a Roma il 03
ottobre del 2004.
Angela
Luca, Matthias, Emanuele e Giacomo che portano in processione
San Giuseppe Freinademetz.
...la riflessione di don Sergio durante la processione...
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0024 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
24
«Le nuove del Pais»
INIZIO DELL’ANNO CATECHISTICO:
domenica 17 ottobre 2010
Anche quest’anno, domenica 17 ottobre 2010 la comunità
parrocchiale ha partecipato
alla cerimonia di inizio dell’anno catechistico, organizzata dal parroco don Sergio in collaborazione con le catechiste.
La funzione, animata da
bambini, catechisti e genitori si
è svolta durante la celebrazione.
Dopo il canto di inizio, il saluto
del parroco e l’aspersione con
l’acqua benedetta, don Sergio
ha invitato i lettori e i catechisti
a ricevere il “mandato” ricordando loro che «...è Gesù
stesso che, attraverso la voce
della Chiesa, manda a proclamare la sua Parola e a
portare la buona notizia ai figlioli, così come un giorno
chiamò e inviò i discepoli»; e
ha consegnato a ciascun lettore
un foglietto con delle indicazioni pratiche da seguire per
una ottimale proclamazione
della Parola di Dio.
Al termine dell’omelia, si è
svolto il momento “dell’impegno dei ragazzi”: il parroco si
è rivolto ai bambini e ai ragazzi
ricordando loro l’importanza
del catechismo per la personale crescita umana e cristiana e ha sottolineato che
solo una partecipazione fedele, costante e seria può permettere loro di conoscere
sempre meglio Gesù e il suo
Vangelo. Ha sottolineato anche l’importanza della preghiera di ogni giorno e la partecipazione alla Messa, così
come l’impegno di “mettere in
pratica” giorno per giorno, a
casa, a scuola gli insegnamenti
ricevuti al catechismo.
Successivamente il parroco
si è rivolto ai genitori ringraziandoli per aver dato la vita ai
loro figli, tanto preziosi in una
comunità così piccola come
quella di Colle, ricordando che
sono loro i primi educatori alla
fede e alla vita cristiana e invitandoli a prendere coscienza
della loro responsabilità di
vivere con coerenza l’adesione
al vangelo di Cristo, di percorrere con loro il cammino
della fede e di collaborare con i
catechisti e con il parroco per
raggiungere le varie tappe dell’iniziazione Cristiana.
I bambini hanno partecipato
attivamente alla S. Messa e ogni
gruppo ne ha animato un momento. La classe seconda ha
preparato dei cartelloni-puzzle che ricomponevano la
scritta: Gesù ti voglio bene! I
bambini che si prepareranno
per la Prima Confessione si
sono occupati dell’ l’atto penitenziale, quelli che si avvicineranno all’Eucarestia hanno
preparato l’offertorio con doni
simbolici e la classe quinta ha
preparato la preghiera dei
fedeli. I ragazzi della scuola secondaria di primo grado si sono
preoccupati di organizzare le
letture e la preghiera di ringraziamento dopo la Comunione.
Significativo è stato il momento di congedo durante il
quale il parroco ha voluto sottolineare che è stato bello
vedere una Chiesa piena di
bambini e ragazzi che hanno
partecipato attivamente alla
celebrazione, cosa questa che
dovrebbe diventare un impegno costante e desiderato.
Angela
OPERE ESEGUITE E
IN PROGRAMMA
Ultimamente è stato realizzato l’impianto di videosorveglianza in chiesa e perfezionato quello di
allarme in canonica, per un costo complessivo di
euro 3.655,00.
Si è provveduto a sistemare un pavimento per
l’importo di 990 euro.
I prezzi sono contenuti grazie a buona parte di
manodopera gratuita, per la quale esprimiamo il
nostro grazie.
In ottobre si è fatto rifornimento di gasolio per
una spesa di euro 4.875,00.
Sono avviate le pratiche per il restauro del campanile, la cui spesa prevista è di euro 30.000,00.
Fin d’ora va il nostro grazie all’Amministrazione
Comunale, per la sollecita e generosa collaborazione.
Alcuni momenti dell’animazione della liturgia da parte dei bambini.
A Dio non è dispiaciuto
salvare solo gli animali sull’arca
lasciando morire tutti gli altri?
Tantissimo! Dio era addolorato innanzitutto per il disordine, l’odio e la cattiveria
che si erano generati tra gli
uomini a causa del peccato: e
pensare che prima tutto era
così bello e c’era la pace!
Il suo primo pensiero fu:
«Tanto vale distruggere un’opera venuta male».
Poi, nella sua grande bontà,
provò a salvare ciò che si
poteva salvare: trovò un uomo
giusto, Noè, e gli affidò un po’
della creazione da mettere al
sicuro sulla sua grande arca,
salvandola così dal diluvio.
Da coloro che si erano
salvati si sarebbe potuto così
ricominciare a vivere un nuovo
rapporto di amicizia con Dio.
Anche con questa storia
l’autore biblico non vuole dirci
esattamente cosa è successo,
ma vuole soprattutto farci riflettere: siamo noi uomini a
doverci preoccupare, come
Noè, di salvare anche gli
animali!
Se noi ci allontaniamo dall’amicizia di Dio, non roviniamo solo la nostra vita, ma rischiamo di distruggere tutto il
mondo!
da “I Perché della Bibbia”
di Roberta Taverna
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0025 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
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ATTIVITÀ DEI CONSIGLI PARROCCHIALI
Il giorno 10 del mese di
maggio 2010 si sono riuniti
presso la sala della Canonica i
Consigli della Parrocchia di
Colle Santa Lucia.
Sono presenti il Parroco Don
Sergio Pellizzari, i signori Frena
Paolo, Frena Annalisa, Pezzei
Alessandro, Agostani Carlo,
Pallabazzer Nives, Broglio Gabriella, Gabnelli Gigliola, Troi
Franca, Sief Luigi, Nicolai Paola,
Dariz Lucia Marina, Delmonego Maria Grazia, Kerer
Umberto.
Sono assenti: Circelli Angela,
Piai Enrichetta.
Don Sergio dichiara valida la
seduta costituita e atta a discutere e deliberare in merito al
seguente ORDINE DEL GIORNO:
1) preghiera iniziale e verbale della precedente riunione;
2) programmazione della solennità di Pentecoste;
3) pulizie della canonica a
fine catechismo;
4) varie ed eventuali.
Assume la presidenza il
Parroco don Sergio, il quale
chiama a fungere da segretaria
la sig.ra Dariz Lucia Marina.
Dopo breve preghiera si passa
direttamente al secondo punto
dell’ordine del giorno, dove viene data ampia discussione riguardo all’organizzazione della
festa di Pentecoste, in particolare per quanto riguarda la
pulizia della chiesa.
Il parroco rivolgerà l’invito
tramite il foglio settimanale a
quanti si renderanno disponibili
per questo servizio.
Passando al terzo punto dell’ordine del giorno, don Sergio
fa presente la necessità di pulire
la canonica e le sale utilizzate
per lo svolgimento del catechismo, anche in previsione
dell’arrivo di eventuali ospiti,
vista l’avvicinarsi della stagione
estiva. Anche questo verrà evi-
denziato sul foglio settimanale
per invitare quanti fossero disponibili.
Viste le necessità, si decide
anche per l’acquisto di un’aspirapolvere nuova. Tra le varie ed
eventuali viene data ampia discussione riguardo la modifica
dell’impianto d’allarme in canonica e anche in chiesa; ci
sono già dei preventivi di spesa a
riguardo. Si discute anche del
distacco parziale del cornicione
del campanile, a tale proposito
sarà necessario interpellare
l’Ufficio Tecnico Comunale.
Infine si discute degli scarichi
della canonica, che, vista l’ubicazione, sono soggetti a frequenti problemi tecnici durante
la stagione invernale. A tale proposito saranno interpellati degli
esperti. Non essendovi null’altro da deliberare, la seduta
viene tolta alle ore 22,30.
La Segretaria
Dariz Lucia Marina
Il VESCOVO tra noi
Domenica 31 ottobre abbiamo avuto la gioia di aver tra noi
per l’amministrazione della S.
Cresima il nostro vescovo diocesano mons. Giuseppe Andrich.
Avremmo voluto consolarlo
delle sue fatiche e sofferenze con
una bella giornata di sole e con i
nostri incantevoli panorami; e
invece è stata una uggiosa
giornata di nuvole basse e di
pioggia, e per di più Lui era notevolmente raffreddato. In compenso il clima in chiesa era sereno
e caloroso, ravvivato dallo Spirito
pentecostale, con l’abbondanza
dei suoi doni.
Se da una parte sono i ragazzi
che ricevono il sigillo dello Spirito
Santo, per essere confermati nella
fede e nell’impegno di responsabile partecipazione alla vita ecclesiale, dall’altra è tutta l’Assemblea a vivere un evento di
rinnovata pentecoste.
La celebrazione, allietata dal
coro in gran forma, pur nella sua
linearità, è stata suggestiva.
L’episodio di Zaccheo che
cercava di vedere Gesù ed è stato
poi da Lui trasformato, ha offerto
al celebrante lo spunto per invitare i cresimandi alla ricerca
continua del Cristo, sia attraverso
la Parola di Dio come la Messa festiva, e a consacrarsi a Lui per edificare il Regno di Dio.
Abbiamo augurato al Vescovo
che il Signore lo tenga caro nel
palmo della sua mano – mutuando una sua immagine – e ai figlioli cresimati di prendere sul
serio la vita cristiana, in un
crescendo degno del discepolo di
Cristo.
Cresima
È bello
ritrovarsi
Sabato 6 novembre il piccolo coro dei ragazzi di Colle
e Selva è uscito in trasferta
verso San Vito per cantare la
Messa serale della 18,30 celebrata da don Riccardo.
Una funzione molto partecipata e piena di calore, un
po’ per la bravura dei cantori
che come hanno già dimostrato nelle altre funzioni a
cui hanno preso parte, sono
capaci di dare una loro interpretazione alle canzoni di
chiesa, un po’ per il tipo di
funzione in cui tanti ragazzi
e ragazze di San Vito hanno
fornito il loro contributo, chi
per l’offertorio chi per altre
cose.
I ragazzi del coro sempre
numerosi sono stati accompagnati da genitori e parenti,
e soprattutto da chi pazientemente riesce ad insegnar
loro come si deve cantare e
stare assieme in un gruppo:
Roberta, Laura e Antonio.
Dopo la funzione ci siamo
fermati tutti sul sagrato della
chiesa per attendere il nostro
ex parroco, e dopo alcune
parole tutti insieme (eravamo più o meno una cinquantina di persone), siamo andati a mangiare una pizza.
I primi ad accomodarsi sono stati i ragazzi ed a loro si
sono aggiunti, dove possibile, gli adulti.
È stato bello poter trascorrere una serata tutti insieme, bambini, giovani e
adulti, perché ci ha dato il
modo di confrontarci e di
poter parlare con tante persone e soprattutto scherzare.
Speriamo di avere altre occasioni simili.
Una mamma
PERFORMANCE
DEL MERCATINO
MISSIONARIO
Il 31 ottobre nella chiesa parrocchiale, il vescovo diocesano Giuseppe Andrich ha cresimato: Agostini Flavio, Colcuc Annalisa, Pallabazzer Stefano, Troi Francesca. Foto di gruppo con i familiari.
Il mercatino missionario
che si è tenuto nei mesi di
luglio e agosto in sala A.C., ha
dato un ricavo più che soddisfacente, grazie a quanti
hanno lavorato, gestito e acquisito i prodotti artigianali:
5.642,00 euro quale incasso
lordo, e 5.000,00 euro di
netto.
Questi sono stati così destinati: 2.000 euro a p. Sisto
Agostini in Ethiopia; 1.000 a
sr. Agnese Grones in Pakistan;
e 2.000 per il restauro del
campanile. Grazie a tutti!
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0026 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
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«Le nuove del Pais»
Scorci di storia collese... il profilo
di Angelo Agostini “Kiza”
Dedicato a mia cugina Ana Silva Agostini
Angelo Agostini.
E la perdita di un punto di riferimento importante come
quello della moglie lo getterà in
una situazione di grande sconforto. La figlia infatti si era
sposata di recente e pur rimanendo nella casa paterna proseguiva speditamente per la
sua strada, ancora tutta da
tracciare. Così che trovatosi repentinamente e del tutto inaspettatamente nel totale disagio, prese ancora una volta il
coraggio a piene mani e intraprese a distanza di 40 anni il
viaggio di ritorno in Italia. Qui vi
rimase per quasi sei mesi nella
speranza di stabilirvisi definitivamente, ospite qui e là dei vari
fratelli, in attesa di quella occupazione stabile che gli consentisse una sorte di rinascita
ancor più spirituale che economica. Ma nei quarant’anni di
assenza da Colle le circostanze
erano nel frattempo mutate radicalmente al punto da farlo
sentire più come ospite che
come compaesano. Una sensazione pesante, scaturente
dal severo animo di coloro che
probabilmente gli imputavano
d’aver sottratto le sue energie
al paese in cui queste erano
tanto utili quanto necessarie.
Nel disagio, e alquanto disorientato, Angelo decise così di
riprendere la valigia in mano
per la seconda volta e di ripartire per Buenos Aires. Ritornerà in Italia in altre due occasioni ed in entrambe le
circostanze lo animerà uno
spirito ben diverso rispetto all’esperienza precedente, non
più quella illusorio di radicare
nel paese natio, quanto quella
di un’idealità connessa al bisogno di riaffermare quei preziosi ricordi giovanili che il
lento incedere della vecchiaia
rendevano sempre più evanescenti minacciandone il definitivo oblio. Nell’ultimo viaggio, compiuto nel 1992, sapeva
che quella sarebbe stata
l’ultima volta, consapevole che
la malattia contratta in Francia
Direttore don Alfredo Murer
responsabile ai sensi di legge
don Lorenzo Sperti
Iscr. Tribunale di Belluno n. 4/82
Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno
SECONDA PARTE
ed aggravatesi nei cantieri argentini, nonché un vissuto
come accanito tabagista, lo
avevano debilitato a tal punto
che ogni suo passo lo obbligava ad uno sforzo enorme.
Infatti Angelo, come in un
sogno premonitore, morirà in
Buenos Aires l’anno successivo, all’età di 73 anni, afflitto da una grave forma di insufficienza respiratoria, oramai
ridotta del 90%. Enfisema polmonare, questo sarà il lapidario verdetto medico.
Angelo non era una persona
molto loquace, ma al contrario
era schiva e introversa, quasi riservata. Non amava frequentare gli ambienti italiani di
Buenos Aires, quelle “Little
Italy”, sparse qui e là per il
mondo che tendono a ricreare
artificiosamente situazioni del
proprio paese. La sua semplicità gli faceva preferire un
sano contatto con il cugino
Walther, con il quale, ed unica
persona, si esprimeva nell’idioma collese. Nei rapporti familiari usava invece la lingua
Castigliana, in uso corrente in
Argentina. Non aveva hobbies
particolari Angelo. Si dilettava
semplicemente ad intagliare il
legno ricavandone motivi
ispirati alla fauna e flora del suo
paese. E a testimonianza di
quanto fosse vivo e forte l’attaccamento alla sua terra, nella
sua abitazione aveva riprodotto in maiolica lo scorcio di
Colle. Purtroppo sembra che
un quaderno di poesie scritte in
età giovanile e rimasto in Italia,
sia andato perduto.
In Buenos Aires rimane
ancor oggi la testimonianza vivente di Angelo, attraverso la
figlia Ana Silvia, che di recente e
dopo lunghe peripezie consolari, è riuscita con imperterrita ostinazione ad acquisire
la cittadinanza italiana. I contatti telefonici che ella mantiene con i parenti in Italia,
anche se saltuari, la riportano
ad una dimensione più vicina
alla famiglia.
Chi ha avuto modo di conoscere Angelo Agostini non
poteva non essere impressionato dalla sua fisicità esile e
longilinea, quasi fragile, carat-
Il decoro di Colle sulla sua abitazione a El Palomar.
teristica questa comune a gran
parte degli appartenenti alla
“stirpe” degli Agostini. Di carnagione bruna con capelli neri
nonostante l’età; viso allungato, solcato da profonde
rughe che parlavano di sé e
delle sue traversie; a guardarlo
sembrava di leggere su di un
libro aperto, tanta era la sua
espressività. Occhi rotondi e
neri ma allo stesso tempo profondi e penetranti. Procedeva
con un incedere lento, bacino
leggermente in avanti e mani
raccolte sulla schiena.
Ostentava un carattere deciso,
modellato dalle difficoltà di
una esistenza tutt’altro che
prodiga di soddisfazioni. Ma
era anche persona generosa,
schietta e diretta. Ebbene io ho
avuto la fortuna di conoscerlo...
Ad Angelo Agostini, orgogliosamente mio zio.
Fonti e testimonianze: Ana
Silvia Agostini.
Non si può certo dire che chi ha realizzato questa catasta di legna non
si sia armato di santa pazienza...
Con questo capolavoro, costituito da soli piccoli abeti, Pallua Beniamino ha sicuramente contribuito a fare una bella pulizia del bosco
in località Forcia, rendendo l’ambiente più pulito ed accogliente.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0027 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
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DAL MONDO DELLA SCUOLA
Il primo periodo alla scuola primaria di S. Fosca è stato caratterizzato da due esperienze significative ed alternative per bambini
e insegnanti.
La prima si è svolta a Treviso nei
primi giorni di ottobre. La meta è
stata il Parco degli alberi parlanti,
ambientato nella splendida
cornice di un giardino secolare. È
il primo parco multimediale e interattivo per ragazzi in Italia ed è
stato inaugurato dall’associazione Gruppo Alcuni. Si tratta di
un parco a tema che si articola attraverso spazi quali un teatrino
che ospita il set della serie tv
“Eppur si muove - Galileo” e un
percorso guidato nel verde “Cuccioli & Dinosauri”.
I bambini hanno potuto partecipare ad un laboratorio sulla produzione dei cartoni animati.
Inoltre hanno potuto visitare la
nuova sezione dedicata al mondo
dei dinosauri con ricostruzioni
reali di esemplari e si sono cimentati in prove di abilità in
campo della paleontologia.
I bambini hanno seguito con
entusiasmo le varie attività proposte dagli operatori del Parco.
La seconda esperienza si è
svolta a novembre a scuola con la
visita di don Sergio che ha trattato
con i ragazzi il tema dell’amicizia
ricollegandolo a quanto scritto
nella Bibbia. I bambini hanno
animato la mattinata con canzoni
e poesie inerenti al tema, dando
vita ad un ricco scambio di pensieri ed emozioni che hanno reso
la giornata piacevole e diversa dal
Le insegnanti
solito.
Per i tuoi novant’anni
I bambini della scuola primaria con don Sergio.
Congratulazioni!
La Frida da Tie con il suo pronipote.
Congratulazioni a Enrica Piai per avere conseguito il diploma di operatrice socio-sanitaria. Auguri e tanta soddisfazione per il futuro. Che la gioia la pace e la serenità possa
essere il premio a tutti coloro che operano in questo settore
spesso sottovalutato e non certo privo di sacrifici e difficoltà.
Un augurio anche a tutti i loro assistiti affinché possano
trovare delle strutture e dei servizi in grado di dare loro la necessaria assistenza medica e sociale ma anche un ambiente famigliare, accogliente umano e cristiano.
I tuoi amici
Cara Frida,
en te sta granda ocasion
che non suzede ogni dì
mi avese tant da te di
Quant bel elo stat
via Pien duc auna
se volevan ben chi pikui
e chi granc
che zerto encora de pi
chi de vint agn.
Non podòn pretende
che in te sti agn
le robe non siebe cambiade
can che quater generazion
la è bele pasade
Lè pi na grazia che na fortuna
ruà a novant agn
e con una forza tan granda
e con tanta dignità
le cros tas sapù portà
Doi terzi dei tuoi agni
te ias pasài via Tie
sempre contenta
senza contar le fadie.
En cuoi tas da esser contenta
e ride con chi che tas dintor via
incia lori ia na roba sconduta
nel cuor
che proprio i non pol te la dì.
Co le ora che el Signor
ne ciama noi vege
puok ne importa
e ti tas la Teresa
che te daur la porta.
Colle Santa Lucia, 14 ottobre 2010
Ta Jermana Marina
Tutti intorno a Frena Germana
nel suo 85o compleanno
Il 9 novembre Frena Germana ha
compiuto 85 anni. Per l’occasione tutti i suoi 12 figli: Modesto,
Michele, Maria Luisa, Martino,
Agnese, Paola, Antonio, Vincenzo, Celestino, Maria Giacinta,
Sisto e Tarcisio si sono raccolti nel-
la stua a Colle S. Lucia e si sono
stretti attorno alla mamma, per festeggiarla e ringraziarla per la
lunga e infaticabile vita donata totalmente alla famiglia, ricordando
anche chi mancava: il papà Vito
Agostini e la sorella Eugenia.
Frena Germana con i suoi 12 figli: Modesto, Michele, Maria Luisa, Martino, Paola, Antonio, Vincenzo, Celestino, Giacinta, Sisto, Tarcisio e Agnese.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0028 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
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«Le nuove del Pais»
Incia chi da Col a la Festa in Canal
el 26 de agosto 2010
In ocasion del 32 aniversario de la elezion de don
Albino Luciani a Papa, suo pais
de Canal l’à organizà na festa e
l’à invidà incia chi da Col, ajà
che è stat benedì incia en capitel con ite na copia de la Madonna de Pietralba (Weissenstein) ulà che duta la jent
ladina da sempre va in pelegranagio.
La statua la è stada portada
da i Schutzen de lafora e compagnada da la banda. Ente na
o
piaza piena de sol, tanta jent,
incia vistida a la paesana, vignuda da duc i pais ladign e
incia na rappresentanza de
Col. La messa la è stada conzelebrada dal vescovo de Belum
auna a chel de Bolzan e po l’è
stata fat el gemellaggio anter i
pais de Canal e de Wadowice,
uà che l’é nasù el papa Giovanni Paolo II.
Dut s’à finì in gloria con na
bona marenduola in segn de
ospitalità.
Gita a Persenon
El 24 de ottobre 2010 la Union
de i Ladign da Col l’à organizà na
gita a Persenon per pasà na domenia da d’auton in bona compagnia, a magné ente i masi, con
castegne e vin nuof. El temp l’è
stat galantom e s’à pudù visità el
Ciastel de Velturno, sora Persenon. Darè na bona ente en
maso granc e tosac i a fat en bel
giro via per el Triol de le Castagne, da Velturno a Sabina.
Incia ente coriera s’à bù modo de
se gode la compagnia, incia con
en quiz de cultura paesana, che
ven jontà sot ite per chi che vol el
fa, ajà che le sere i è longe e se pol
se matèe in compagnia.
Festa de la Madona de agosto
Incia sto an, el 15 de agosto è stada fata na bela Festa
de la Madona de agosto.
Con vesper solene, prozesion con la Madona portada da le tose e scortada da en
grop de Schützen, èle vistide
a la paesana, la benedision
de i fiori, grafogn per duc e
soraldut la partecipazion dei
paesagn e incia de tanc de foresti.
Un gruppetto dei gitanti in Piazza Duomo a Bressanone.
Nel maso Trinnerhof, che allegria per i bambini con castagne e
mosto.
Foto de en valgugn partezipanti davant al Ciastel Velturno.
Gran festa da d’istà
in Val de Fassa
El 5 de setembre del 2010, en grop de jent da Col é juda in
sfilata a la Gran Festa da d’istà che ven organizada ogni an la
prima domenia del mes de setembre da 31 agn in cà.
Na gran bela festa con musica, bande, masarie a la paesana
de dute e valade ladine e de biei ciar fai su. E po fortie, tortiei da
pom e ogni ben di Dio, e encora musica e bai ente l tendon!
Con sta festa ven finì via l’istà e ven saludai incia i siori.
Foto di gruppo dopo la sfilata, de chi da Col.
Fee giovani collesi dopo la sfilata.
E dopo la sfilata... fortaie e tortiei.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0029 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,21 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
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Pro Loco estate 2010
Dopo la stagione estiva
appena trascorsa, è arrivato
anche per la nostra associazione il tempo di fare un bilancio relativo alle attività
organizzate in tale periodo.
Essendosi ricostituita dopo
alcuni anni di inattività, la
Pro loco ha cercato di offrire
iniziative sia per i paesani
che per gli ospiti al fine di un
servizio che potesse essere
fruibile da tutti. In primo
luogo è stata possibile l’apertura stagionale (lugliosettembre) di un ufficio informazioni; tale attività ha
trovato larghi consensi, soprattutto fra gli ospiti che
hanno usufruito ben volentieri di tale opportunità.
Oltre alla pura attività informativa, tale ufficio aveva
pure lo scopo di coordinare
le varie serate e le varie iniziative che venivano proposte man mano nel corso
della stagione; basti pensare
al concorso “Balcone Fiorito” che, pur non avendo
avuto molte adesioni, si è rivelato comunque un modo
per coinvolgere e nel contempo ringraziare tutti
coloro che prestano parte del
loro tempo e della loro passione per rendere più bello
ed accogliente il nostro
paese. I primi tre classificati
sono stati rispettivamente:
Troi Franca, Miribung Hannelore e Vallazza Flavia.
Un’altra attività che si è
protratta per tutta l’estate è
stata l’organizzazione di
visite guidate agli imbocchi
che sono finora visitabili
delle miniere del Fursil.
L’allestimento di un percorso ad anello munito di segnaletiche lungo la strada e
di pannelli descrittivi nei
luoghi più caratteristici è
stato largamente apprezzato dai turisti che hanno
voluto essere accompagnati
nel corso delle visite guidate
organizzate il martedì
mattina e il giovedì pomeriggio ed ha inoltre permesso di poter effettuare il
giro anche autonomamente.
La manutenzione di tale
sentiero è inoltre stata garantita da un gruppo di volontari che regolarmente si
sono impegnati a falciare
l’erba e a ripulirlo dai sassi.
Varie sono state invece le
serate che sono state organizzate e coordinate dalla
nostra associazione: in
luglio è stata la volta del
tributo a Fabrizio De Andrè
che ha attirato molta gente
anche dai paesi limitrofi
seppur l’evento fosse stato
organizzato all’aperto e, a
causa del maltempo, spostato nei locali delle ex
scuole elementari; pure la
serata che ha visto come protagonista Cesare Masarei
con la relativa presentazione
di un dvd sulle Dolomiti è
stata partecipata e dialogata.
Ad agosto vari sono stati i
temi trattati: il dottor Anselmo Cagnati dell’ Arpav
ha dedicato una serata all’Antartide e ai suoi magnifici scenari, il prof. Giampaolo Soratroi ha invece
portato diretta testimonianza riguardo la sua esperienza di viaggio in Patagonia suscitando grande
entusiasmo nel pubblico. Un
pomeriggio culturale è
invece stato dedicato alla
presentazione del libro
“Dalle Dolomiti a Bligny”,
un diario di guerra appartenente al fante Enrico Costantini della cui rilegatura
si è occupato il prof. Paolo
Giacomel; verso la fine del
mese sono poi state organizzate altre due serate: una
con la collaborazione di
Stefano Cappeller, appassionato alpinista e sci alpinista che ha dato mostra del
suo repertorio di immagini
fotografiche riguardanti le
montagne a noi vicine come
il Pelmo e la Civetta riprese
da particolari posizioni,
mentre l’ultima è stata dedicata ad un approfondimento riguardo alle curiosità geologiche della Val
Fiorentina e delle zone limitrofe grazie all’intervento
del prof. Alberto Bertinin
che, con abilità e passione, è
stato in grado di rendere accessibili al pubblico concetti
e argomenti che non sempre
sono di facile spiegazione.
Varie sono quindi state le
attività della Pro Loco di
Colle Santa Lucia e hanno
nella maggior parte dei casi
trovato un buon riscontro a
livello di pubblico. Ciò ha
infuso fiducia alla nostra associazione che sta già pensando a un calendario delle
attività invernali che verrà
pubblicizzato non appena
sarà definitivo.
È inoltre stato attivato nel
corso dell’estate il nuovo
sito internet del nostro
comune e pure la nostra associazione ha cambiato indirizzo e-mail. Ripromettendoci di tenere informati i
nostri lettori riguardo le
novità che incorreranno
man mano lasciamo intanto i
nostri nuovi contatti:
www.collesantalucia.eu
oppure info collesantalucia.eu
Per la Pro Loco
Colle Santa Lucia
Giulia
I tosac
speta la nef
I tosac da casù
ben prèst co i va a scola
i à in mente na roba sola:
“can ruarala mo la nef?”.
Co ven po Ognissant
e i vede a sniolà,
i scomenza a la spetà,
poben ogni dì.
E se la indujìa,
se el fas iaro saren,
e la nef no la ven,
i toca esclamà:
“Mama diséme,
la nef can vignarala
che la luosa e la pala
mi volese duorà”.
“O fioi benedeti,
jù del saren
de segur no la ven,
chel sai da ve l dì”.
Se i sent da Bernacca:
“neve sui monti”
i cor po biei pronti
delongo a se l dì.
Cusì i vif de speranza
e ogni dì che i leva
i dis “la podeva
icia vignì!”.
Somea en toch de suo pan
benedeto Signor,
e che tant i la duore
el crede incia mi.
Se i vede doi fioch
e en frèo de na brisa,
e la campagna grisa
i è bele contenc!
Frena Germana
Donatori del sangue Sezione di Alleghe
Lo scorso 26 settembre il
gruppo donatori del sangue della Sezione di Alleghe a cui fanno parte
anche i Comuni di Rocca
Pietore, Selva di Cadore e
Colle S. Lucia si sono
ritrovati per il consueto
incontro preceduto dalla S. Messa nella chiesa
di Caprile e successivo
pranzo sociale con conseguente relazione e premiazioni.
È stata anche l’occasione per una breve ma importante relazione del presidente sulla storia di
questa associazione nata
nel 1954 per volontà di don
Angelo Strim e che oggi
conta 71 donatori attivi di
cui 9 collesi residenti e 2
non più residenti a Colle.
Probabilmente abbiamo
altri due collesi donatori
iscritti nella sezione di Pieve di Livinallongo e sicuramente qualche donatore di
origine Collese iscritto in
qualche altra Sezione
delle A.B.V.S. di Belluno.
Come già ricordato in un
precedente articolo di
qualche anno fa, in termini
numerici per Colle, la situazione è soddisfacente,
ma mancano i donatori
giovani come peraltro registrano un po’ tutte le Associazioni.
Quindi un invito a tutti i
giovani a riflettere e informandosi direttamente
presso A.B.V.S. tel. 0437
27700 - 291312, è sicuramente una buona occasione anche per fare un
controllo gratuito della
propria salute.
È naturale che quando si
tratta del proprio corpo
siamo sempre molto restii
e diffidenti e magari
daremo più volentieri
un’offerta in denaro ma,
visto che il sangue non si
può fabbricare e potremmo
averne bisogno anche noi,
non abbiate paura, è un’operazione praticamente
indolore che ci aiuterà ad
apprezzare meglio la
salute e la vita.
Un sentito ringraziamento alla Sezione di Alleghe, a tutti i donatori
attivi e sospesi, ricordiamo
anche tutti i donatori defunti fra cui Carlo Vallazza
e Livia Pallabazzer scomparsi in questo anno e che
hanno fatto parte di questa
Sezione.
Roberto M.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0030 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
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«Le nuove del Pais»
Comunità in cammino
BATTESIMI
– Colleselli Leone di Giuseppe e Celon Chiara, n. il 9
luglio a Padova e battezzato a Colle S. Lucia il 22
agosto.
– Dell’Andrea Lucia, di Silvestro e Pezzei Nadia, da Pian, n. il
17 luglio e battezzata il 17 ottobre in parrocchia.
– Moschen Luca, di Giuseppe e Agostini Flavia, da Rucavà,
n. il 26 maggio e battezzato il 5 settembre in chiesa parrocchiale.
ESEQUIE CRISTIANE
Vallazza Rinaldo Francesco, di anni 79, da Pian, m. a
Castelfranco (TV) l’11 luglio
e sep. a Colle SL il 12.
BUON CUORE PER LA PARROCCHIA
Pallabazzer Livia Maria,
ved. Pezzei, di anni 80, da Codalonga, morta ad Agordo il
26 ottobre e sep. a Colle il 28.
FUORI PARROCCHIA
Il 21 agosto è deceduto a Locarno in Svizzera, ed ivi tumulato, Pallua Quintino, di
anni 70, dimor. in Via Pallua.
– Dell’Andrea Alex, di Francesco e di Miribung Hannelore,
da Pian, n. il 26 agosto e battezzato il 17 ottobre in chiesa parrocchiale.
Il 4 settembre è deceduta a
Ortisei Chizzali Erminia, di
anni 91, or. da Colle S. Lucia.
Dell’Andrea Armando; occ.
fun. Vallazza Rinaldo, sor. Paola;
Agostini Pietro e Gabriella; Troi
Oscar; Sief Giuseppina (Bressanone); Agostini Maria Pia (PD);
Lezuo Frida; Pallabazzer Alma;
Sief Maria Agostini; Dariz Tarcisio (Locarno); a ric. Pallua
Quintino, Bolognesi; Codalonga
Soave; Agostini Bruno (BZ); Colleselli Gino; Maria Maddalena;
Lezuo Marina; Frena Germana;
Frena Cecilia (Rocca P.); Pezzei
Alessio; Masarei Anna Colcuc;
Pallua Adele; Pallua Brigida; Sief
Luigi e Franca; Agostini Zita e Raffaele; occ. 90o compleanno,
Lezuo Frida; fam. Pallua Beniamino e Maria; Foppa Loretta;
Il 15 settembre è deceduto
a Bressanone Francesco
Pallua di Pallua, nel giorno
del suo 80o compleanno, la
cui famiglia era oriunda di
Colle, coniugato con Prast Filomena e padre di 4 figli.
occ. fun. Pallabazzer Livia Maria,
f. Alfonso; Colleselli Annamaria
Cortina; occ. Batt. Dell’Andrea
Alex: i genitori, nonni Dell’Andrea; Maria Livia-Pian;
Chizzali Maddalena; occ. Batt.
Dell’Andrea Lucia: i genitori; a
ric. cug. Livia, fam. Detomaso;
Dariz Giampaolo; Piai Rosanna e
Enrica; Dariz Maria Maddalena.
SOSTEGNO AL
BOLLETTINO
PARROCCHIALE
Troi Oscar; Sief Giuseppina
(Bressanone); Agostini Maria Pia
(PD); Zanon Giulio e Antonietta;
Dariz Peter (Bressanone); Dell’Andrea Maria; Toffoli Virginia
(BZ); Dariz Tarcisio (CH); Solitro
Maria (YV); Frena Germana;
Agostini Maria Luisa; fr. Stefano
Agostini (RM); Bidetti Giuseppe
(Lecce); Bernardi Gisella (VA);
Agostini Bruno (BZ); Piai Lucia
Zollot (S.Giustina BL); Piai Luigia
Frenademetz (Cortina); Piai Ludovina Bothner (D); Lezuo Marina; Agostini Maria Felicita;
Frena Cecilia (Rocca P.); Pezzei
Alessio; Sr. Loreta Frena; Agostini
Zita e Raffaele; fam. Sief Luigi e
Franca; fam. Pallua Beniamino e
Maria; Barth Erich (Bressanone);
Pezzei Marta; Maria Luisa (Pian);
Micheletti Rina (S. Fosca).
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0031 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
31
Parrocchia di Arabba
Facciamo posto
Un altro anno si conclude
Nella nostra Comunità
ciascuna famiglia potrebbe
tirare le somme di quello
che ha vissuto, di quello che
ha sperato. Ciascuno di noi,
alla fine del 2009 si era augurato e aveva augurato
anche agli altri, che il 2010
potesse essere un anno migliore.
Per qualcuno il 2010 è
stato un anno positivo, da ricordare. Per qualcuno la nascita di un figlio, il matrimonio, la casa nuova.
Per altri invece un lutto,
una malattia, la perdita o la
diminuzione del lavoro,
una malattia fastidiosa.
Se mi guardo intorno
vedo che gli alberi sono cresciuti. Che certi prati sono
stati sfalciati come l’anno
prima, e altri invece sono rimasti da falciare. In certi
posti il bosco è stato tagliato.
Su certi pendii sono cresciuti i paraslavine fatti di
tronchi d’albero.
Alla fine di quest’anno
sono proprio quelli che
prendo come spunto per
questa fine d’anno.
Quei paraslavine che si
trovano tra Arabba e Varda,
hanno riempito un prato
che da anni nessuno più falciava. A difendere il ripido
pendio da moltissimi decenni esiste una croce. Si
racconta che più volte abbia
difeso dai pericoli gli abitanti di Varda che scendevano ad Arabba dalle
slavine.
Dopo l’inverno di due
anni fa, abbondante di nevicate, è stata realizzata
questa barriera fatta di
tronchi d’albero. Mi dicono
sia un progetto svizzero, garantito in efficacia per trent’anni, se ho capito bene e se
le notizie sono esatte.
Ma torniamo alla riflessione che questi tronchi mi
hanno ispirato.
Prima questi tronchi
erano proprio nel nostro
bosco, erano alberi vivi,
sparsi lungo tutto il pendio
sopra Alfauro. Ciascuno
viveva lì dov’era nato, ciascuno per conto proprio.
Ascoltavano il rumore
del Cordevole, si riempivano di neve nel lungo inverno, ma godevano pure
del canto degli uccelli in primavera, e offrivano riparo
ai caprioli e ai cervi in autunno, quando le giornate si
facevano più brevi e le notti
più fredde.
Ma un giorno sono stati
scelti di mezzo a tutti gli altri
fratelli. Proprio loro. Sono
stati segati e portati sopra
Varda con l’elicottero. Una
macchina li ha tagliati della
lunghezza di circa quattro
metri, scorzati e ridotti circa
allo stesso diametro. Degli
uomini hanno scavato lunghe trincee nel fianco della
montagna per poi conficcarli lì, in altrettanto lunghe
file quasi parallele, un
tronco vicino all’altro.
Quegli alberi, che in un
primo momento si sono sentiti morire lasciando il versante opposto della valle,
ora hanno scoperto una
nuova vita, una nuova funzione. Essi non sono più
singoli alberi, l’uno indipendente dall’altro. Essi si
trovano tutti uniti, a
formare un riparo per
coloro che passano sotto di
loro. È vero, non offrono più
la loro ombra agli animali
del bosco. Ma odono ancora
il rumore del Cordevole, e
sentono ancora il trillo degli
uccellini in primavera, e il
gracchiare dei corvi e dei
gracchi nel lungo inverno.
Hanno scoperto di offrire
riparo dalla furia della neve,
che scende pericolosa dalla
montagna, riparano la
strada e offrono incolumità
ai passanti.
Anch’essi sono di legno,
come la croce che li ha preceduti per tanti e tanti anni
piantata lì vicino dalla fede
della gente.
I tronchi non sono uniti,
sono un po’ distanziati tra di
loro, ordinati. Lasciano passare aria, sole e infrangono
la violenza della neve
quando scende troppo violenta verso valle.
Essi sono felici di offrire la
loro opera in modo diverso
da quello che avevano
pensato nel loro futuro.
Così è per la nostra
vallata, per i nostri paesi.
Certi villaggi, man mano
vengono abbandonati. Le
case vengono costruite altrove. I lavori della campagna non occupano più la
totalità degli abitanti, come
alcuni anni fa. La maggior
parte non si sporca più le
mani con la terra, il pelo
degli animali e le loro scarpe
sono sempre pulite, non
sporche di letame o del
fango dei sentieri di montagna.
Ma il cuore resta sempre
quello. Di gente nata e cresciuta qui, come quegli
alberi che ora sono tronchi
che riparano dalle slavine.
Un anno finisce, un anno
comincerà. Nessuno sa cosa
ci aspetta in questo nuovo
anno, però sappiamo che la
cosa a cui siamo chiamati è
salvare la nostra identità di
gente di montagna. Forse
un po’ taciturni, abituati al
lavoro, in cui anche la fede non solo quella delle tradizioni - chiedono di essere
preservati dalle slavine del
denaro, dell’apparenza, del
commercio.
Per il passato forse era più
facile. Come per quegli
alberi, che se ne stavano
tranquilli, sparsi nei boschi.
Non c’era necessità di
unirsi, già essere bosco bastava. Ma ora occorre organizzarsi, opporsi alle forze
➥
Orari delle feste di Natale
SANTO NATALE
Arabba: ore 21.00 Messa della Notte
ore 23.00 Messa solenne della Notte
ore 10.30 Messa solenne di Natale
ore 16.30 Messa vespertina
ore 18.00 Messa vespertina
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
SANTO STEFANO SANTA FAMIGLIA
Ornella: ore 8.00 con benedizione dell’acqua
Renaz: ore 9.00 con benedizione dell’acqua
Arabba: ore 10.30 con benedizione dell’acqua
Arabba: ore 18.00 festiva della Santa Famiglia
SAN SILVESTRO-ULTIMO DELL’ANNO
Arabba: ore 18 con «Te Deum» di ringraziamento
ore 22.45 - 23.45 Adorazione Eucaristica
animata dalle Discepole del Vangelo
ANNO NUOVO-PRIMO DELL’ANNO
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
Arabba: ore 10.30
con “Veni Creator”
ore 16.30-ore 18.00
DOMENICA 2 gennaio
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
Arabba: ore 10.30-ore 18.00
EPIFANIASANTI RE MAGI
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
Arabba: ore 10.30
ore 18.00
DOMENICA del
BATTESIMO DI GESÙ
Ornella: ore 8.00
Renaz: ore 9.00
Arabba: ore 10.30-ore 18.00
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0032 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
32
che sempre più vorrebbero
spingere a omologarci, essere tutti uguali. Montagna e
pianura, città e paese, centro
e frazioni, mentre ciascuno
ha le proprie caratteristiche.
Non fanno un po’ di compassione e di rabbia insieme, questi bambini che
invece di parlare come i
nonni e i genitori parlano
come la televisione? Non
danno da pensare queste ragazzine e questi giovanotti,
che invece di saper distinguere un larice da un abete,
o un frassino da un acero
parlano di moda, videogiochi, bere e fumare e
ubriacarsi il sabato sera
“perché qui non c’è niente
da fare?”
Anche certi genitori, che
si lamentano della disciplina dei figli, o che dicono
che dovrebbe pensarci la
scuola, non sono forse bisognosi di cambiare occhiali?
In fondo i figli sono loro,
non della scuola...
Lo sforzo educativo costa, come è costato a quegli
alberi lasciare la loro vita
tranquilla nel bosco per
essere impiegati in paraslavine. Ma ora sono utili e
non meno nobili, anche se
hanno dovuto rinunciare
alla tranquillità del bosco.
Per questo anno 2011 auguro a tutti noi, a me per
primo, di voler lasciare la
mia tranquillità per poter
costruire insieme un paese e
una parrocchia in cui ci si sostiene uno con l’altro. Solo
così possiamo dire di realizzare quell’unità per la
quale anche Gesù ha pregato: affinché siano uno, come
Tu o Dio, e io siamo uno.
Che sia il regalo più grande,
oltre che il più impegnativo
che chiediamo a Gesù
Bambino, e che desideriamo scambiarci l’uno con
l’altro.
s. Vito
«Le nuove del Pais»
N cin de Fodom...
L’ èlber da Nadèl
Oh... ci bel èlber che profuma da bosch
ma sot ite me pèr de vedei n gran fagòt
ci saralo sot stò èlber sconù
magari i regai del Bambin Gesù?
L cuor me bat dal impazienza
de ciapé velch è na gran sperànza.
Na ora, o moronele, o corèi de chi del bon
e se fosselo magari na ciàsta de biei pom?
Ci bon profumo de bosch
ma no né auter che speté la mesanot
per vedei sta gran sorpreja
ntel cuor de sta Sànta Not.
Lé na dascia n fràgo bassa
che la scon n gran lunare
e le proprio chàl che ne predisc
i misteri dei pianeti e la luna solare.
La jent dan cuoi tànt scienziata
la capisc plù puoch e nia
se i no nà tres davànt ai ogli
n computer che ie fèsc compagnia.
I ne conta de n digitale terrestre
lassa da ester bele che rué
ma Diomisci puori nos
degugn sàpa ncora ci che lé.
Ma sot al èlber lé ncora na novité
che l mondo nnauter pianeta lassa redité
l no nà ncora l inom ufizial
ma lé vita, ièga, sorogle e jent spezial.
Ma sta jent avarala l cuor de vignì jù
o saralo nuosc scienziati che afronta de jì sù.
Zerto la curiojitè lé grana
ci sorpreja se colasù fossa jent col mesalana
e i dijàssa: “ve donon dut, ence l ciapel
n ricordo de voste usanze”
càst fossa en bel regal de Nadèl.
Nos volonsa ben con velch ie contracambié
ma nos on tànt velch de misero e puoch
on demè cater veline senza prestuoch.
Perion bel che le dasce de sto èlber
le scone via l rest de sto ciapin,
volnsa ester duc valenc
che n snot on da jì a Maitin.
E perion Gesù Bambin che l ne porte a duc salute, concordia, fedeltà e pesc
ntant che a Betlemme na stäla florësc.
Ma sot càl èlber lé encora velch de sconù,
sci, lé vera: mì no scrive plù
Davò tànte de poejie ie lasce l lerch a nosta gioventù!
“su da bravi, scrivè che nòst descore no vade a de mèl”
càst fajè per amor de nosta val.
Ades bon Nadèl e Bon Ann a duc
ve recorde con tànc de saluc.
Lezuo Maria Pierina Dander de Jàn-LMPD
Rèba Nadèl 2010
La cappella di Renaz
Si presenta certamente più
confortevole la Cappella della
Madonna Nera a Renaz, dopo
alcuni lavori che si erano resi
urgentemente necessari. È
stata smantellata e sostituita
la vecchia caldaia, che ormai,
oltre a non funzionare più
molto bene era anche molto
vecchia. Quella nuova è molto
più silenziosa e riscalda molto
meglio l’ambiente. Oltre a
questo, si è provveduto a interrare una nuova cisterna,
poiché quella vecchia era
stata costruita nell’intercapedine del locale caldaia (a
quei tempi le norme lo rendevano possibile, ma ora è
proibito e fuori norma in
Italia).
Anche le pedane sotto i
banchi sono state sostituite,
e così anche l’alzata dell’altare. E si è data una rinfrescata anche ai banchi, una
tinta finto noce. Anche la finestrella e la porta di sacristia
sono state sostituite, come
anche la corda della campana
grande che si era rotta.
Questa primavera attendiamo l’intervento del Comune, che intanto ringraziamo per lo scavo gratuito
per interrare la nuova cisterna, che ci ha promesso un
aiuto per lo scavo a monte
della cappella, che essendo
proprio sulla strada ha bisogno di una guaina isolante,
per salvare le malte interne ed
esterne. E speriamo sia anche
la volta buona per mettere a
posto la piazzola davanti la
porta di chiesa, che da anni
invoca un intervento che la
valorizzi e ne preservi la sacralità.
Sono stati realizzati anche
alcuni altri interventi, di cui
magari parleremo in un altro
numero dei bollettini del Decanato. Si sa che materiali e
lavoro hanno avuto il loro
costo, ma molti hanno già
dato il loro contributo, e altri
non mancheranno di sostenere la bella Chiesa della
Madonna Nera di Loreto,
regina della famiglia! N Diovelpaie ben tant davant fora a duc
chi che à dè e a chi che volarà sen
jontè prò. Se sa ben che ve speton de
troc a la Mëssa ciantada n vender ai
10 de dezember da le 9 a Renac.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0033 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
RACCONTO
Divagazioni e sogni a Verona
Solo attraverso le lacrime
si vede il vero volto del SIGNORE.
Nelle lunghe notti passate
all’ospedale di Negrar (Verona) ho avuto tutto il tempo
per pensare a tante cose e a
tante persone.
La mia esperienza di capofrazione di Arabba per 10
anni mi aveva fatto crescere
in mezzo alla gente e conoscevo tutti per nome. La più
bella cosa però, mentre mi assopivo nelle nebbie della
bassa veronese, era quella di
pensare e sognare, mentre mi
tornavano in mente i racconti
delle persone vicine.
Mi venivano in mente
anche gli impegni della mia
attività lavorativa, la fatica e
la soddisfazione nel gestire il
mio lavoro. A volte però ricordavo con difficoltà anche
le cose più semplici. Per fortuna mi venivano incontro le
brave fisioterapiste e logopediste per rinfrescarmi la memoria.
Ricordavo volentieri i panorami, i fiori, le albe e i tramonti della mia terra e volentieri ricordavo le escursioni
di caccia con mio padre e mio
cognato Pio. Ricordavo e
vedevo nella mia mente i
nostri grandi itinerari e i
nostri progetti nel programmare le intense giornate di
caccia, la bellezza dei boschi e
della natura, le nuove strade
da percorrere insieme.
Il bello del sogno è però la
possibilità di spaziare in un
batter d’occhio, divagare
sopra l’universo e volare come un’aquila con la prerogativa di avere una vista acutissima e focalizzare siti e
situazioni altrimenti impossibili da guardare. Così passava lentamente il tempo
mentre mi assopivo deliziosamente guardando la Valpolicella ormai piena di frutti
della terra: olive, riso, ciliegie
e uva. Era bello inspirare
tutte le cose positive e nell’espirazione espellere tutte
quelle negative o brutte e rimanere così rilassato, pensando che la vita regala anche
tanti momenti di gioia e di serenità...
“GOFFREDO...! GOFFREDO svegliati! - mi dice una
voce - Sono la Maria (la fisioterapista), volevo salutarti
perché domani tornerai a
casa!”.
Apro gli occhi ancora assonnati dai panorami dolomitici, e vedo due occhi scintillanti che mi guardano e con
una carezza rispondo al mio
flebile: “Ciao... Grazie... Non
ti dimenticherò mai Maria...”
“Non piangere - mi dice sai che solo attraverso le lacrime si vede il vero volto del
SIGNORE”
“Sì, sì... lo so! Ho solo
voglia di guarire!! Grazie
Maria!!
Goffredo Dander
60o anniversario di matrimonio – 26/10/1950 - 26/10/2010
CHE TRAGUARDO!
Era l’anno 1950 quando Loretta e Tita si sono uniti in matrimonio.
Insieme hanno superato momenti difficili e di sacrifici ma anche di
gioie che li hanno sempre tenuti uniti fino ad oggi nel giorno del loro
60o anniversario, dando a noi tutti insegnamenti di vita profondi e significativi.
Grazie per averci trasmesso questi valori che sicuramente saranno di
grande aiuto nell’affrontare la nostra vita giorno per giorno nella speranza di riuscire a nostra volta a trasmetterli ai nostri figli.
L’amore della vostra unione trasmette a noi un dono prezioso come un
diamante!
GRAZIE!
Iolanda, Manuela, Silvio e le loro famiglie.
33
Il vescovo di Bolzano-Bressanone
comunica il suo stato di salute
Il vescovo di Bolzano-Bressanone,
mons. Karl Golser, 57
anni, dopo qualche
prolungato malessere
e durante il pellegrinaggio della regione
Trentino-Sud Tirolo
ad Assisi per il patrono d’Italia, ha
comunicato l’esito
delle visite mediche:
“Ringrazio tutti per la
solidarietà e le preghiere per il mio stato
di salute.
Sono arrivati i risultati delle visite cliniche e com’è stato
annunciato vorrei
darvene comunicazione. Le visite a Innsbruck hanno confermato la diagnosi
dell’ospedale di Merano.
È stato evidenziato che
soffro di una sindrome rara e
atipica di Parkinson che porta
a difficoltà nel parlare e nei
movimenti. Ho già iniziato le
terapie sotto controllo medico.
Continuerò il mio servizio
come Vescovo con gioia e responsabilità.
Tuttavia, per ragioni di
salute, ridurrò i miei appuntamenti ed impegni.
Insieme ai miei collaboratori programmerò l’agenda
e prenderò le decisioni al riguardo. In particolare adesso,
dopo l’elezione dei consigli
pastorali parrocchiali, vi
invito a continuare la vostra
collaborazione nella pastorale
parrocchiale per il bene della
Diocesi.
Vi chiedo ancora la vostra
preghiera. Da parte mia includo tutte le persone della
nostra Diocesi nella mia preghiera, soprattutto i malati e i
sofferenti. Per tutti chiedo la
benedizione di Dio!”.
Cresima
Domenica 31 ottobre alle ore
11, nella chiesa parrocchiale di
Arabba, è arrivato il vescovo,
mons. Giuseppe Andrich, per celebrare la Messa solenne e amministrare il Sacramento della Cresima
a 11 nostri ragazzi e ragazze. Della
nostra parrocchia erano Thomas
Dorigo da Precumon, Diego Detomaso da Alfauro,Tatiana Bandiera da Ruaz. Dalla parrocchia di
Pieve invece Giulia De Riva, Vanessa Masarei, Marco Palla, Alessandro Pezzei, Anna Ploner, Sara
Denicolò, Giorgio Roncat, Giulia
De Carli. La giornata non era tra le
più belle di questo mese di ottobre,
ad accogliere il Vescovo una
pioggia mista a neve, e cumuli di
neve un po’ ovunque, segno di un
inverno in anticipo, ma l’atmosfera in chiesa era molto familiare e
calorosa.
Il vescovo ha raccomandato ai
ragazzi, ma soprattutto alle famiglie di avere fiducia nelle proprie
capacità, e che i doni dello Spirito
Santo aumentano e favoriscono il
mettere a servizio di tutti le proprie
qualità. Con ogni cresimato il Ve-
scovo si è fermato a dire qualcosa di
personale. Molti padrini e madrine
erano visibilmente commossi per
la paternità e la vicinanza del
nostro vescovo.
Ha accompagnato la Messa con
solennità il coro parrocchiale di
Arabba.
Il vescovo dopo la Messa si è intrattenuto ancora con familiari e
cresimati, e ha salutato con affabilità le suore e le catechiste, ricordando anche durante il saluto iniziale il valore di una presenza
consacrata in vallata, che si offre
per l’educazione dei piccoli, dei
giovani e l’assistenza con la comunione e le visite ai malati.
Questo il saluto del parroco al
Vescovo all’inizio della Messa:
Eccellenza Reverendissima!
Con grande gioia la nostra vallata
La accoglie.
Già i ragazzi e ragazze che oggi da
Lei riceveranno il Sacramento della
Santa Cresima Le hanno dato il loro
“Benvenuto!”.
Desidero anch’io porgerLe - a
nome mio personale, a nome dei fami➥
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0034 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
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gliari dei cresimandi: “Benvignù ta
mez a nos!”.
Sono pure onorato, oggi, di prestare voce non solo ai fedeli della Comunità di Arabba, con Soraruaz e
Ornella, ma anche di Pieve, Andraz e
Larzonei, unitamente alla Comunità
delle Discepole del Vangelo, che tanto
bene fanno in mezzo a noi.
Prima di portarsi qui Lei ha visitato
e celebrato la Messa e le cresima a
Colle. Ora si trova ad Arabba: ha
percorso tutto il nostro Decanato, che
numericamente è il più piccolo della
Diocesi, e senza timore di essere
smentito, anche il più disagiato.
Come vede e conosce bene, la bellezza
che Dio ha donato a questi luoghi ci
ripaga largamente delle nostre fatiche.
Eccellenza!
Le presentiamo oggi questi undici
ragazzi e ragazze, desiderosi di ri-
«Le nuove del Pais»
cevere dalla Sua paterna mano il sigillo indelebile dello Spirito Santo che
viene da Dio, datore di ogni dono perfetto.
Estenda, con bontà, la Sua benedizione sulle loro famiglie, sui padrini e
le madrine.
E in questa Santa Messa porti dinanzi
a Dio le nostre comunità cristiane, in
special modo chi soffre nell’animo e
nel corpo.
Voglia, infine, gradire le nostre
umili preghiere, che quotidianamente
anche dai nostri altari salgono a Dio
per Lei.
Non dubiti, Eccellenza! Lei non è
solo, anche il nostro Decanato è al suo
fianco sulla via del bene, nel desiderio
di amare e servire sempre più e sempre
meglio quel Regno di Dio che viene!
E ancora una volta ripeto a Lei e a
noi tutti: “Benedetto colui che viene
nel nome del Signore!”.
Arabba, sabato 30 ottobre 2010. Gli sposi Diego Grones e Daniela
Tich nel giorno del loro Matrimonio, insieme alla piccola SOPHIA,
neo battezzata e le sorelline Karin e Linda.
Ornella, domenica 24 ottobre 2010. Il Battesimo di GIULIA Dellavedova.
Ornella, domenica 10 ottobre 2010. Il Battesimo di ALICE Delmonego.
CRONACHETTA AUTUNNALE
I SANTI E I MORTI
Quest’anno, come già annunciato nel quarto numero delle “Le
Nuove del Pais” c’è stata la celebrazione di una sola santa Messa
il giorno dei Santi ad Arabba. Si è
preferito farlo all’una e mezza,
così da favorire anche coloro che
arrivavano da fuori. La Messa è
risultata ben partecipata, anche
se non abbiamo potuto uscire nel
cimitero per le preghiere e la benedizione delle tombe. La neve si
era già fatta vedere a settembre, e
poi in ottobre, ma proprio in prossimità delle feste a noi tanto care,
aveva ricoperto in abbondanza le
tombe e tutte le belle decorazioni
che si suole preparare in questa
occasione. Il giorno dopo, ci
siamo ritrovati, meno numerosi
essendo giorno lavorativo, ma
sempre con una Messa ben partecipata e poi il tempo ci ha permesso di uscire attorno alla
chiesa per incensare e benedire le
tombe dei nostri cari.
È dispiaciuto constatare che
nessun lavoro fosse stato fatto
sulla tomba comune, realizzata
ancora mesi fa. Vedremo di accordarci meglio con l’Amministrazione Comunale sulle sue intenzioni, ma visto che si era
generosamente offerta di scavare
la fossa, nel cimitero di Arabba,
che come si sa è di proprietà
esclusiva della Parrocchia, vedremo se toccherà a noi accollarci la spesa della botola, visto e
considerato che per la decorazione e la croce la Parrocchia non
ha mai preteso che sia il Comune
a pagare.
OTTAVARIO
Dalla sera del primo novembre
al giorno 8, in chiesa ad Arabba si
è tenuta la preghiera della
Corona per i defunti. Le prime
due sere è stata particolarmente
frequentata, ma anche nel resto
della settimana un buon numero
di gente, e anche alcune famiglie
con i bambini ha partecipato vo-
lentieri a questa preghiera. A
volte erano proprio i più piccoli a
trascinare di forza i genitori, chiedendo già dal pomeriggio se era
ora o no di andare in chiesa...
PARROCI NUOVI
Domenica 3 ottobre, a Falcade è arrivato il nuovo parroco,
don Andrea Constantini, originario di Cortina d’Ampezzo. Ha
trentanove anni, è stato cappellano a Polpet-Ponte nelle
Alpi, a Vigo di Cadore, di cui poi è
diventato parroco. La nonna paterna di don Andrea era fodoma,
Candida Daberto, originaria
della frazione di Castello.
Domenica 24 ottobre, ad Alleghe è stato accolto il nuovo amministratore parrocchiale, don
Adalberto Rzeminski, sacerdote
originario della diocesi di
Tarnòw, in Polonia. Don Adalberto ha quarant’anni, ha studiato a Roma e ha conseguito il
dottorato in liturgia a Cracovia.
Nella sua Diocesi è stato insegnante in Seminario, e sacerdote
residente in una popolosa parrocchia di Tarnow aiutando il
parroco e i numerosi cappellani
nelle attività pastorali. Già dal
tempo dei suoi studi a Roma
veniva in aiuto nelle vacanze dall’università nella nostra diocesi,
ad Auronzo, San Vito e Canale
d’Agordo.
La stessa domenica nel pomeriggio, a Rocca Pietore è stato accolto il nuovo parroco, don Franco Decima, il papà è originario di
Taibon, ma trasferito a Saviner di
Laste per lavoro insieme alla
moglie, Gemma Troi, originaria
di Colle Santa Lucia, morta
alcuni anni fa. Don Franco ha
trentanove anni, è stato cappellano a Lorenzago, Lamon,
parroco poi a Zoldo Alto.
Accompagniamo con la preghiera questi parroci giovani, che
offrono le loro forze e la loro fede
alle persone di queste parrocchie
dell’Agordino.
LA VOCE DEI REGISTRI
luglio-dicembre 2010
BATTESIMI
4. RAYAN Grones, di Arthur
e di Elisa Costa, da le Rove di
Renaz, nato a Brunico il 19
luglio 2010, e battezzato ad
Arabba il 19 settembre 2010.
5. GIORGIA Colleselli, di
Pietro e di Daniela Molin
Fop, da Varda, nata a Belluno il 15 maggio 2010, e battezzata ad Arabba il 19 settembre 2010.
6. ALICE Delmonego, di
Francesco e di Sara Pezzè,
da Quellecase d’Ornella,
nata a Belluno il 23 luglio
2010, e battezzata a Ornella
il 10 ottobre 2010.
7. GIULIA Dellavedova, di
Fabio e di Virginia Dorigo,
da Andraz, nata a Belluno
il 17 agosto 2010, e battezzata a Ornella il 24 ottobre
2010.
8. SOPHIA Grones, di Diego e
di Daniela Tich, da Colesel
di Arabba, nata a Brunico il
23 dicembre 2009, e battezzata ad Arabba il 30 ottobre
2010.
MATRIMONI
2. Diego Grones e Daniela
Tich, da Colesel di Arabba,
sposati ad Arabba il 30 ottobre 2010.
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0035 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
«Le nuove del Pais»
DAL COMUNE
Contributi
Sono stati concessi dei contributi a varie associazioni, rispettivamente: 1.000 al Coro Femminile “Col di Lana” per l’acquisto di una nuova divisa sociale;
6.000 alla Banda da Fodom per
il sostentamento delle attività didattiche; 350 al Coro Parrocchiale “S. Giacomo M.” di Pieve
per la sostituzione di componenti
dell’arredamento della sala
prove; 2.000 all’Associazione
“Schutzenkompanie Buchenstein” per la realizzazione della
nuova bandiera della compagnia; 350 alla Parrocchia di
San Giacomo M. per l’attività del
Club A.T. 162 “Col di Lana” di Livinallongo e 550 all’ associazione degli Allevatori per la
mostra del giovane bestiame di
Razza Bruna Alpina del 29 settembre 2010.
Viabilità
Visto il notevole degrado del
manto stradale di alcuni tratti di
strade comunali, si è dovuto
provvedere a delle riasfaltature in
varie località, per un importo
totale di 47.720 i principali interventi sulle strade Forte-Ponte
di Fossal, Col di Larzonei, Masarei e Contrin-Corte.
Inoltre sulla strada di Ornella
sono stati sostituiti ed integrati
due tratti di barriere di protezione, per un importo totale di
6.926 .
Impianti a Fune
È stato raggiunto, dopo anni di
confronti fra legali del Comune e
delle Società, un accordo sull’
importo annuo da versare, quale
“canone per l’utilizzo dei terreni
comunali interessati da piste da
sci e impianti”; La controversia è
nata con la deliberazione del 28
Novembre 2006, che imponeva
un canone annuo di 100.000
per l’utilizzo dei terreni comunali
adibiti a Piste da Sci, oltre ai consueti diritti di servitù per: impianti di risalita, impianti di innevamento, linee elettriche, plinti,
ecc. e che non è stata accettata
dalle Società, perché giudicata
troppo esosa. Il protrarsi di
questa situazione era inaccettabile, sia per il Comune che per
le Società; il primo con problemi
di cassa, le seconde con problematiche derivate dal non poter
eseguire lavori su terreni comunali, non avendo accettata la
convenzione. L’accordo raggiunto, definito per il momento
solo per la Sofma Spa, che però
gestisce circa il 70% dei terreni
comunali adibiti a Pista, determina un canone annuo complessivo di 105.000 con una riduzione, per la Società in
questione, di circa 35.000 rispetto a quanto è imposto dalla
delibera del 2006. L’amministrazione ha ritenuto conveniente
concludere l’accordo, così da
poter concretamente contare
sulle somme pattuite e ripristinare un rapporto costruttivo
con le Società, anziché continuare con battaglie legali, che fra
ricorsi e varie potrebbero far
passare anni o decenni prima di
riscuotere quanto dovuto.
È stato concesso alla società
Sofma SpA l’utilizzo dei terreni
comunali per la costruzione della
nuova Seggiovia Carpazza, ed è
stata invece rimandata la risposta
ad analoga domanda da parte
della società Pordoi SpA, per una
nuova seggiovia che porta da
Pont de Vauz alla “Costa Soiadoura”, in quanto necessario o
un accordo tra le società “Sofma
e Pordoi”, essendo la pista di discesa “Salere” gestita e mantenuta dalla Sofma SpA, o uno studio per valutare soluzioni alternative.
D. Maurizio
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Associazione Bellunesi Volontari Sangue
SEZIONE DI LIVINALLONGO
Anche quest’anno i Donatori di Sangue da Fodom si
sono ritrovati, sabato 30 ottobre, per un momento di
festa e di riflessione.
Visto che quest’anno l’Associazione ha compiuto 40
anni, avevamo pensato di
fare qualcosa di più.
Avevamo organizzato, nei
giorni 17-18-19 settembre
una gita di tre giorni in Croazia. Purtroppo i donatori non
ci sono venuti incontro, viste
le iscrizioni: 4 donatori e 15
esterni, con conseguente annullamento del viaggio previsto.
A questo punto, anche per
ricordare i 40 anni di attività
dell’Associazione, il direttivo
ha pensato di programmare
qualcosa di utile. Ci è venuta
l’idea di far fare una “felpa”, da
distribuire ai donatori, riportante il logo dell’Associazione
di Livinallongo.
Ci siamo trovati sabato 30
ottobre alle ore 18,00 a Pieve
per la S. Messa, celebrata dal
Decano, Mons. Alfredo Murer, che ringrazio vivamente.
Dopo la Messa ci siamo
recati presso l’Albergo Digonera dove abbiamo consumato la squisita cena;
colgo l’occasione per esprimere alla Direzione dell’albergo il più sentito ringraziamento per l’ospitalità e la
qualità del servizio.
Naturalmente non potevano mancare le benemerenze per il numero di donazioni raggiunte dal seguenti
donatori:
DIPLOMA AL MERITO:
CREPAZ MARIA TERESA 8
donazioni; DE CASSAN NIVES 8 donazioni; DELFAURO SIRO 9 donazioni;
DENICOLO’ ELENA 8 donazioni; DETOMASO EZIO 9
donazioni; FOPPA ROSANNA 8 donazioni; LORENZINI
DUSTIN 8 donazioni; MASSARO PATRIZIA 8 donazioni.
MEDAGLIA DI BRONZO:
CREPAZ PAOLA 14 donazioni; PEZZEI ELVIS 16 donazioni; SARTORAZZI MARIANGELA 16 donazioni.
MEDAGLIA D’ARGENTO:
COSTA ROBERTA 24 donazioni; CREPAZ CRISTINA
24 donazioni; CREPAZ IVANO 24 donazioni; DENICOLO’ ADELE 24 donazioni;
VALLAZZA MARISA 24 donazioni.
ai quali, da parte del Direttivo
va il più sentito riconoscimento per il traguardo raggiunto assieme all’augurio di
un buona continuazione.
Un doveroso ringraziamento va alla Cassa Raiffeisen Val Badia, Agenzia di
Arabba, e in maniera particolare al Direttore Benno
Canins, per il contributo di
500,00 Euro concesso per
la realizzazione delle Felpe.
Voglio infine esprimere
la mia più sentita gratitudine a tutte quelle persone che si mettono a disposizione a modo del tutto
volontario per la realizzazione delle varie manifestazioni nell’arco dell’anno.
Grazie tànt a duc.
Il Segretario di Sezione
(Fabio Denicolò)
ANDREA BOCELLI
In un’intervista al cantante
Andrea Bocelli sono state poste
alcune domande riguardo la
musica, il Natale, la fede...
Si dice che la musica eleva lo
spirito; quella natalizia offre
qualcosa in più?
Non direi. Le canzoni di
Natale toccano il cuore perché
sono legate a dolci memorie di
quando eravamo ragazzi, di
quando Natale era un momento
di spensieratezza, di unità familiare.
Ha nostalgia di quei Natali?
Sì, una sana nostalgia, nel
senso che ho bei ricordi. Naturalmente il Natale è la più bella
festa di ogni età. Però quando si
è fanciulli si vive il Natale con
un certo spirito, quando si è
adulti con un altro.
Uno spirito purtroppo oggi
inquinato dal commercio.
Sfuggire al business si può?
È un’utopia, perché il mondo
è quello che é. Più che sfuggire al
business sarebbe opportuno riflettere sul significato vero del
Natale.
Quale?
Quello religioso: fare memoria della nascita di Gesù
Bambino. Una memoria che dovrebbe servire a portare nel
cuore la gioia di questo evento
per tutto l’anno, per 365 giorni.
Ma a Gesù cosa avrebbe offerto, una canzone?
Forse sì, sarebbe stata la cosa
che mi sarebbe riuscita meglio!
E se dovesse scrivere oggi
una lettera a Gesù bambino,
cosa gli chiederebbe?
Gli metterei in mano la mia famiglia chiedendo di toccarla
con lo Spirito, di proteggerla dai
pericoli della società di oggi.
Quanto vale la fede?
La fede è necessaria a vivere.
Senza di essa si rischia di cadere
nella disperazione. Senza la
fede la vita sarebbe una tragedia
annunciata, come si legge anche
nella tradizione buddista,
perché nella migliore delle
ipotesi la vita andrebbe a concludersi con la malattia, la vecchiaia e la morte. Al contrario, la
vita acquista valore se si considera un passaggio, un momento utile per guadagnare ciò
che viene dopo.
La fede l’ha anche aiutato a valorizzare il talento della voce?
Moltissimo. Leggo spesso il
brano evangelico della parabola dei talenti e faccio di tutto
per restituire al “padrone”
almeno il triplo del talento che
mi ha dato. Ma la fede aiuta indipendentemente dai propri talenti, perché aiuta a vivere.
Dalla Chiesa cosa si aspetta?
Nulla in particolare. Sono io
che devo portare alla Chiesa
qualcosa. Faccio del mio meglio
per essere un buon fedele.
Andrea Bocelli
Tipografia Piave: FG nl: PIEVEL26-0036 nome: NOVEMBRE 2010 data: 04-01-11 Ora: 16 alt: 73 , 00 Compos.:16,22 del 04-01-11 base: B2 col: CMYK
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«Le nuove del Pais»
CONTINUA DA PAG. 22
L’angolo dello sport OFFERTE
DAL LIBRO
SINODALE
Per un volontariato
permanente
Va proposto un impegno
nel volontariato che sia costante e non intermittente. Il
volontario infatti assume
alcuni valori, ma sa di non poterli vivere soltanto nelle
poche ore di servizio effettivo. Quei valori diventano per
lui uno stile che lo accompagna in tutta la vita. Egli allora
si sforza di vivere in modo
nuovo e fugge l’ipocrisia. Si
è volontari ventiquattro ore
su ventiquattro, anche se il
tempo di impegno concreto è
necessariamente limitato ad
alcune ore settimanali o
mensili.
Si formi la coscienza che si
deve essere cittadini a pieno
titolo, persone consapevoli
di diritti e doveri, che si assumono la loro responsabilità all’interno delle comunità e che vedono la solidarietà come un dovere di tutti.
ANAGRAFE
NATI:
1) CREPAZ Alyssa Virginia,
di Giulio e Thanei Irene,nata a Merano (BZ)
l’08.06.2010 e battezzata a
Mazai (Val Venosta - BZ).
2) CREPAZ Irene (Salesei di
Sotto) nata a Belluno il
10.11.2010.
MATRIMONI
1) GRONES Diego (Arabba)
con TICH Daniela (Croazia) il 30.10.2010 ad Arabba.
2) CARETTA Giorgio (Pieve) con Laura Evaristi (La
Spezia) il 25.09.2010 a Portovenere (SP).
MORTI:
1) LEZUO Giusto (Colfosco/BZ) nato ad Arabba
l’11.11.1939 e deceduto a
Bolzano il 06.09.2010,
vedovo di Costner Frida,
padre di 3 figlie.
La squadra senior dell’US FODOM
Si è conclusa la stagione per
quanto riguarda l’attività dell’Unione Sportiva Fodom.
La squadra di calcio senior
che ha preso parte al Torneo
Agordino di calcio, ha concluso la manifestazione al
sesto posto dopo essere stata
eliminata ai quarti di finali dal
Voltago soltanto dopo i calci
di rigore.
La formazione guidata da
Roberto Foppa e Massimo
Crepaz non ha mai perso un
incontro e soltanto la lotteria
dei rigori non ha permesso all’undici Fodom di essere protagonista nelle finali disputate
il 1 agosto al campo sportivo
di Freine.
L’epilogo del Torneo
Agordino si è avuto proprio
nel nuovissimo impianto di
Cernadoi dove nel corso della
giornata circa 2000 persone
hanno assistito agli incontri
che si sono protratti per tutta la
giornata.
Notevole
l’impegno
profuso dai ragazzi dell’Unione Sportiva Fodom che,
con il loro impegno organizzativo, hanno regalato una
giornata di sport indimenticabile per tutto l’agordino.
Per la cronaca, la finalissima è stata vinta dall’Agordo 2009 (dopo i calci di
rigore) a spese della formazione del Le Ville.
Premio particolare per il
portiere del Fodom, Vincenzo
Amicone, votato come miglior estremo difensore del
torneo.
Anche i ragazzi dell’under
14 hanno concluso il loro
torneo piazzandosi al quarto
posto dopo aver perso la finalina di consolazione il
giorno delle finali a Cernadoi.
La squadra, gestita e diretta
da Sandro Soratroi e Andrea
Palla si è comunque ben comportata nel corso del Torneo.
Grande entusiasmo ma an-
che un pizzico di delusione per
l’esito della semifinale contro
il Le Ville dove soltanto un
pizzico di sfortuna non ha permesso ai giovani calciatori del
Fodom di fare un vero colpaccio conquistando la finale
contro pronostico.
Una partita che rimarrà comunque nei ricordi più belli
del calcio Fodom per la determinazione messa in campo
dai ragazzi e per gli apprezzamenti che hanno raccolto dal
pubblico presente.
Si è tenuta al Freine di Cernadoi una giornata dedicata
interamente alle varie realtà
calcistiche locali. Molti appassionati si sono ritrovati sul sintetico per delle sfide avvincenti che hanno richiamato
un pubblico numeroso e alla
fine anche divertito. Prima si
sono sfidati i ragazzi di Pieve
contro quelli di Arabba con la
vittoria netta dei primi, poi a
seguire gli scapoli si sono imposti sugli ammogliati anche
se soltanto dopo i calci di
rigore.
E stata la volta poi delle ragazze affrontare la squadra
femminile del Caprile e infine
gli under 10 si sono divertiti
sfidando le loro mamme.
Un pomeriggio ben riuscito
che testimonia la valenza del
nuovo campo di Cernadoi.
A proposito di campo di
Cernadoi, va sottolineata l’intensa attività che è stata svolta
nel corso dell’estate. Valga
per tutte l’attività che Sandro
Soratroi e Andrea Palla hanno
condotto con gli allenamenti
per gli under 14 oltre ad una
attività di avviamento al gioco
del calcio per i più piccoli.
Ben 44 i giovani atleti che
hanno avuto modo di fare
dello sport sul sintetico di Cernadoi, segno tangibile che
l’opera funziona e risulta
essere di fondamentale importanza per la nostra vallata.
Per chiesa parrocchiale e
opere parrocchiali
Nel battesimo di Ilenia Sief, i genitori e nonni materni; Dagai Giuliana; nel battesimo di Lukas Rossi,
i genitori; Palla Lola; Roilo Filomena; Maria Bottari vedova Stievano; Daberto Berta; Dorigo Bruna;
N. N.; nel battesimo di Gianni Festa,
genitori e nonni materni; F. D.;
Dorigo Enzo e Olga, Corvara; Crepaz Paolino; nel battesimo di Pezzei
Nicòle, i genitori; nel battesimo di
Pezzei Nicòle, i nonni materni; offerte varie; coscritti del 1969.
Offerte varie
Seminario (festa del Rosario-300); Giornata Missionaria
Mondiale (290); Doglioni prof.
Leonisio (per i poveri).
Chiese Frazionali
Andraz: Casaril Luigina; N. N.;
De Cassan Giuseppina e Crepaz
Graziella, Cortina; Mastella Maddalena, S. Vito al Tagliamento.
Corte: Masarei Margherita.
Larzonei: Delunardo Eugenio;
Digonera: De Cassan Margherita e De Carli Anna (riscaldamento).
Per il Bollettino
Daberto Beppino, PD; Delazer
Paolo, Agordo; De Vallier Tiziana,
Rocca; Palla Maria Angela, Alleghe; Dorigo Maria Clementina,
Alleghe; Degasper Cesare e Mauro,
BZ; Roilo Flavia, Moena; Panciera
Elisa, Zoldo; Federa Maria, Jesolo;
De Cassan Giuseppina, Cortina;
Grosso Marietta, Cortina; Laura e
Marina, Cencenighe; Costa Paolo,
BZ; Testor Vanda, Canazei; De
Cassan Carmela, Laste; Roncat
Maddalena, S. Vito al Tagliamento;
Guglielmina; Daberto Franco, San
Tomaso; Simonetta, Falcade; Emma Agnol; Grones Remo, Brunico;
Denicolò Luigina, VR; Dorigo Vincenzo e Pezzei Olga, Corvara; Daberto Anna; Crepaz Olivo, Chiusa
(Bz), Murer Marcello, Vigo di
Fassa; Crepaz Antonietta, Valle di
Cadore; Suor Agnese Grones, Pakistan; Bruna Grones; Daberto
Emma (Pd).
USCITE: per stampa e spedizione n. 4/2010 euro 2.638,72 da dividersi tra le parrocchie di Pieve e di
Arabba.
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio vivamente coloro che
hanno offerto per la chiesa, per il riscaldamento e per il bollettino, pregandoli di segnalare eventuali dimenticanze.
Un grazie specialissimo lo rivolgo ai collaboratori de “Le Nuove
del Pais”: Lorenzo Vallazza, coordinatore del bollettino; Lorenzo Soratroi, Franco Deltedesco, Maurizio Denicolò, Gino e Giampaolo
Soratroi, Denni Dorigo, Benigno
“Gòbo”, Bruna Dorigo, Discepole
del Vangelo, Valerio e Daniela
Nagler e Antonella De Toffol,
ecc...; così ringrazio i dodici propagandisti, comprese le postine che
diffondono capillarmente il bollettino a tutte le famiglie.