Classificare l`immaginario cinematografico. Proposte pedagogiche
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Classificare l`immaginario cinematografico. Proposte pedagogiche
Classificare l'immaginario cinematografico. Proposte pedagogiche ed educativo-speciali per la formazione e per la ricerca di Fabio Bocci Premessa In questo intervento si illustrano alcune proposte di classificazione di film dal contenuto narrativo particolarmente interessante ai fini della formazione in ambito pedagogico, didattico ed educativo speciale, frutto di ricerche condotte da chi scrive nell’arco degli ultimi dieci anni. Prima di procedere alla descrizione delle classificazioni e degli ambiti in cui sono state (o sono) applicate, ci interroghiamo sulle ragioni che sottostanno alla scelta di avvalersi della narrazione cinematografica1 come medium per analizzare il pedagogico. Le risposte a tali quesiti sono molteplici e, naturalmente, sono guidate anche dall’orientamento scientifico-culturale di chi si interroga e cerca risposte. Dal nostro punto di vista (che è un punto di vista pedagogico) le principali ragioni sono tre. Innanzi tutto perché si tratta di un mediatore estetico (Gardou, 2006) che, proprio in virtù della sua forma estetica – ricca di una consistente eterogeneità di riferimenti metaforici e simbolici – è in grado di provocare intenzionalmente il pensiero critico del fruitore (Agosti, 2003). Inoltre, per il fatto che il cinelinguaggio, in quanto forma espressiva che attraverso il film registra elementi di realtà (Laporta, 1979), cattura e riflette la realtà «con tutte le sue contraddizioni, inquietudini e incertezze e costituisce quindi un mezzo per immergersi in questa realtà» (Angrisani, Marone, Tuozzi, 2001, p. 10). Infine, conseguentemente agli aspetti appena declinati, la terza ragione riguarda il fatto che le narrazioni cinematografiche, grazie alla forma estetico-espressiva che caratterizza il cinelinguaggio – i trucchi magici di cui parla Morin (1962): la mobilità della macchina da presa, l'accelerazione o la dilatazione del tempo, l’uso dei primissimi piani...– agiscono sullo spettatore-fruitore immergendolo nella narrazione (Maragliano, 1996) attivando una sorta di incantamento (Musatti, 2000). L’immersione e l’incantamento sostengono l’immaginazione nel processo di riconfigurazione della realtà (Kracauer 1962; Lumbelli, 1974) innescato dai meccanismi psicologici di identificazione e di proiezione con quanto sta accadendo sullo schermo (Gemelli, 1928; Musatti, op. cit; Balazs, 1955). Il cinelinguaggio, dunque, è in grado di suscitare nello spettatore quella modificazione della condizione psichica riscontrabile anche nelle persone che si 1 Con tale locuzione s’intende includere non solo il prodotto filmico ultimato, ma anche tutto il processo di scrittura che accompagna la realizzazione di un film: la stesura della sceneggiatura (o delle sceneggiature) originali; la riduzione di testi letterari; la realizzazione di story-board, ecc... 1 trovano in situazioni d’apprendimento. Si tratta, secondo la nota definizione di Dieuzeide (1966), di un orientamento aspettante, che genera l'interesse e incrementa lo stato di allerta (arousal) dello spettatore. Questi – giovane o adulto che sia – vive intensamente (sul piano cognitivo ma, soprattutto, su quello affettivo ed emotivo) la partecipazione all’esperienza filmica, percependola come un evento significativo e motivante. Successivamente, una volta emerso dallo stato d’incantamento, lo spettatore ri-elabora i contenuti e i vissuti esperiti durante la visione. In sintesi: • durante la visione della pellicola si attivano nello spettatore i meccanismi tipici del pensiero narrativo (Bruner, 1993): il coinvolgimento emotivo, la curiosità, l’orientamento aspettante; • in seguito, la persona si avvale delle procedure e delle modalità di ragionamento tipiche del pensiero paradigmatico (Bruner, op. cit.): l’esplicitazione di sensazioni personali, la rilevazione consapevole di eventi, fatti, episodi e comportamenti descritti nel film, la loro identificazione e classificazione; oppure l’analisi, l’interpretazione e la generalizzazione di certi accadimenti osservati. Siamo all’interno di una situazione che possiamo definire di tensione conoscitiva, che l’atto formativo trasforma in processo di apprendimento2. Nel caso del cinelinguaggio, ciò avviene perché tale modalità di incontro, elaborazione e analisi delle informazioni, delle conoscenze e dei saperi veicolati dal film, consente agli spettatori di porsi collettivamente e sinergicamente di fronte a determinati fenomeni. Nel caso dei processi educativo-didattici e formativi, i partecipanti alla fruizione filmica (insegnanti, formatori, educatori, studenti) hanno l’opportunità di mettere in campo i propri vissuti (ricchi di aspettative, di valori, di convinzioni, di esperienze pregresse) e, per tale ragione, non si limitano a fornire e/o a ricevere spiegazioni. In effetti, grazie al cinelinguaggio, essi mettono in gioco i personali stili di elaborazione delle informazioni, nonché i repertori strategici che sono loro più congeniali; si incrementano così le probabilità che si attivino le funzioni creative3 appartenenti al potenziale personale dei singoli e dei gruppi coinvolti. Tutto ciò è reso possibile proprio dalle caratteristiche di fiction che connotano il film. Ci troviamo di fronte a una rappresentazione della realtà che non è del tutto reale ma che, nel contempo, coinvolge attivamente lo spettatore come se fosse all’interno della realtà. Gli 2 É compito del docente o del formatore allestire ambienti del compito e curare le condizioni adeguate affinché si eliciti in chi apprende la giusta tensione conoscitiva che spinge ad un apprendimento significativo. D’altronde «il processo formativo consente proprio la realizzazione di una esperienza di miglioramento – che avviene a livello sia individuale sia collettivo – dovuta in gran parte alla cooperazione sinergica, sistematica e intenzionale di tre variabili altamente rilevanti sul piano pedagogico: a) il soggetto di conoscenza; b) ciò che la persona già conosce (in generale e in merito al soggetto oggetto di apprendimento; c) ciò che la persona sente (in rapporto al sé generale, al sé come soggetto di conoscenza in senso ampio, al sé come soggetto di conoscenza in quel preciso contesto e in riferimento a quello specifico soggetto oggetto di conoscenza)» (Bocci, 2006, pp. 378-379). 3 In questa accezione per creatività s'intende quella funzione del pensiero divergente che consente alla persona di produrre più risposte a partire da un singolo stimolo. Tale processo si differenzia da quelle modalità di ragionamento tipiche del pensiero convergente (proprie di una certa tradizione didattica e formativa), in cui sono fornite al formando una serie di stimolazioni ma è richiesta (e attesa) una singola (univoca) risposta. 2 spettatori (l’insegnante e l’allievo, il formatore e il formando) assistendo a una vicenda percepita come non del tutto vera, ma che potrebbe esserlo, che non li riguarda direttamente, ma che potrebbe anche riguardarli, sperimentano una differente via per l’elicitazione e l’esplicitazione del proprio sistema di convinzioni e di valori, delle personali aspettative, delle paure, nonché dei repertori conoscitivi in merito a situazioni specifiche e potenzialmente problematiche (come, ad esempio, nel caso delle disabilità, della salute mentale, dell’interculturalità, del disagio giovanile, ecc...). Esposte nella loro essenzialità le ragioni che rendono il cinelinguaggio un mediatore pedagogicamente utilizzabile in campo formativo, procediamo ora ad illustrare alcune possibili classificazioni di repertori filmici. Prima Proposta. Rappresentazione degli Insegnanti nella Storia del Cinema La prima proposta di classificazione di film prende avvio da una ricerca sulle Rappresentazioni degli Insegnanti nella Storia del Cinema (Progetto RISC 2) iniziata da chi scrive nel 1997 (Bocci, 1998), sistematizzata nell'ambito del Dottorato di ricerca in Pedagogia (XII ciclo) e ulteriormente ampliata negli anni 2000-2006 (Bocci, 2001; 2002; 2006). Sul piano metodologico, si è proceduto nel modo descritto qui di seguito. 1. In primo luogo si è effettuato un vaglio della letteratura in merito agli studi sulle caratteristiche personali e professionali dell'insegnante (tra questi si citano: Grasso, 1954; Zavalloni, 1961; Ballanti, 1975; Santoni Rugiu, 1981; Groppo e Zanzottera, 1982; De Fort, 1994). 2. Sulla base dei dati emersi dal vaglio della letteratura sono state identificate delle categorie e sviluppati alcuni indicatori che caratterizzano la figura degli insegnanti (Tabella 1). categorie qualità personali e professionali, stile relazionale stile d’insegnamento indicatori paziente, buono, equo, gentile, imparziale, equilibrato, appassionato, creativo, competente, motivato, ottimista, coraggioso, colto, aggiornato, disponibile, aperto, empatico, generoso, comprensivo, cooperativo, simpatico, amichevole vs impaziente, pessimista, parziale, egocentrico, trascurato, dipendente, esaltato, incompetente, disorganizzato, ripetitivo intollerante, distaccato, schivo, mal disposto, disapprovante, punitivo autoritario, direttivo, flessibile, democratico, lassista. Tabella 1. Categorie e indicatori sulla figura degli insegnanti emersi dal vaglio della letteratura 3. Successivamente è stata condotta una ricerca per l’identificazione di film, nazionali e internazionali, che avessero per soggetto la figura dell’insegnante. 3 4. In seguito, è stata realizzata una banca dati denominata RISC 2 – Rappresentazioni dell’Insegnante nella Storia del Cinema (Bocci, 2003) – che raccoglie informazioni sui film che rappresentano la figura dell'insegnante. Le diverse caratterizzazioni degli insegnanti proposte dai film catalogati nel database sono state poi classificate in tipologie sulla base delle categorie e degli indicatori già individuati mediante il vaglio della letteratura. L’elenco che segue mostra una esemplificazione degli esiti di tale classificazione: Autoritari: Zero in condotta (Zéro de conduite, J. Vigò, 1933); I quattrocento colpi (Les 400-coups, F. Truffaut, 1959); Gioventù, Amore e rabbia (The Loneliness of the Long Distance Runner, T. Richardson, 1962); If (L. Anderson, 1969); Another Country-La Scelta (M. Kanievska, 1984); Dov’è la casa del mio amico? (Khaneh-ye doust kojast?, Abbas Kiarostami 1987); Pink Floyd- The Wall (A. Parker, 1988); Nuovo cinema Paradiso (G. Tornatore, 1988); L’attimo fuggente (Dead Poet’s Society, P. Weir, 1989); Compiti a casa (Mashgh – E Shab, A. Kiarostami 1989); Un angelo alla mia tavola (An Angel at My Table, J. Campion, 1990); La Scuola (D. Luchetti, 1995) [prof. Sperone]; Ritorno dal nulla (The Basketball Diaries, Scott Kalvert, 1995); Le ceneri di Angela (Angela’s Ashes, Alan Parker, 1999). Direttivi: Gli anni in tasca (L’argent de poche, F. Truffaut, 1972) [La maestra Petit]; Mignon é partita, (F. Archibugi, 1988). Flessibili: Gli Anni in tasca (L’argent de poche, F. Truffaut, 1972) [maestro Richet]; Goodbye Mr. Holland (Mr. Holland Opus, S. Herek, 1995); Ricomincia da oggi (Ça commence aujour d’hui, B. Tavernier, 1999); Essere e avere (Être et avoir, N. Philibert, 2003). Democratici: La Scuola (D. Luchetti, 1995) [prof. Vivaldi]; Auguri professore (R. Milani, 1997) [prof. Lipari]. Lassisti: Teachers (Arthur Hiller, 1984); La Scuola (D. Luchetti, 1995) [prof. Mortillaro]. Incompetenti: L’uccello migratore (Steno, 1972); Professore venga accompagnato dai genitori (M. Guerrini, 1974); Io e Annie (Annie Hall, W. Allen, 1977); Classe mista terza A (F. Moccia, 1996). Dipendenti: Il maestro di Vigevano (E. Petri, 1963). Coraggiosi: Il seme della violenza (Blackboard Jungle, R. Brooks, 1955); Il principio superiore (Vyssi Princip, J. Krejcik, 1959); Diario di un maestro (V. De Seta, 1972); Conrack (M. Ritt, 1974); Don Milani (I. Angeli, 1975); The Principal Una classe violenta (C. Cain, 1987); Arrivederci Ragazzi (Au revoire les enfants, L. Malle,1987); La forza della volontà (Stand and Deliver, R. Menendez, 1988); Mery 4 per sempre (M. Risi, 1989); Il dottor Korczak (Korczak, A. Wajda, 1990); Pensieri pericolosi (Dangerous Minds, J. N. Smith, 1995); Don Milani, il priore di Barbiana (A. e A. Frazzi, 1997); Del Perduto amore (M. Placido, 1998); Non uno di meno (Yi Ge Doubu Neng Shao, Z. Yimou, 1999); Lavagne (Takhete Siah, S. Makhalbaf , 2000). Creativi: El professor Hippie (F. Ayala, 1969); Paolo Barca, maestro elementare, praticamente nudista (F. Mogherini, 1975); L’attimo fuggente (Dead Poet’s Society, P. Weir, 1989) [Prof. Keating]. Buoni: Cuore ( D. Coletti, 1947); Saluti e Baci (M. Labro e G. Simonelli, 1953); La Scuola (D. Luchetti, 1995) [prof.ssa Maiello]; Cuore (L. Comencini, 1985); Matilda 6 mitica (Roald Dahl’s Matilda, D. De Vito, 1996); Madadayo - Il compleanno (A. Kurosawa, 1993); Esaltati: All’ovest niente di nuovo (All Quiet on the Western Front, L. Milestone, 1930); Niente di nuovo sul fronte occidentale (All Quiet on the Western Front, D. Mann, 1979); Bianca (N. Moretti, 1984); Anime Fiammeggianti (D. Ferrario, 1994). 5. Infine, i film identificati e classificati, una volta reperiti (in VHS o in DVD), sono stati utilizzati per la costruzione di una videoteca sulle rappresentazioni degli insegnanti da utilizzarsi in sede formativa, in particolar modo con gli studenti del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria che prepara i futuri insegnanti. I film selezionati, inoltre, sono stati adoperati per realizzare dei cortometraggi tematici mediante il montaggio di alcune sequenze significative; tali prodotti sono stati presentati in occasione di convegni o corsi di formazione. Seconda proposta. Cinema e scuola nella capitale. C’era una classe a Roma Presentiamo ora un ulteriore sviluppo di questo tipo di classificazione dell’immaginario cinematografico, in virtù del quale è stato possibile allargare lo sguardo ed ampliare le possibilità di analisi. In effetti, se nel progetto RISC2 si offriva una fotografia delle singole tipologie nelle quali confluivano le rappresentazioni dei diversi insegnanti scaturite dai film individuati, questa nuova proposta è finalizzata a rilevare l’evoluzione dei personaggi o degli eventi oggetto di interesse facendo riferimento al modello ecologico di sviluppo umano proposto da Urie Bronfenbrenner (1986). Per ecologia dello sviluppo umano l’autore intende lo studio dell’interazione tra l’individuo e l’ambiente (intesi come sistemi), con particolare attenzione al progressivo adattamento tra l’organismo umano che cresce e l’ambiente che lo circonda, oltre che alle modalità in cui tale interazione è influenzata da forze che appartengono ad ambiti sociali e fisici più remoti. Nella Figura 1, si offre una rappresentazione di tale modello ecologico-sistemico. 5 Ecologia dello sviluppo umano Figura 1. Esemplificazione del modello ecologico di sviluppo umano Il microsistema comprende tutte le attività, i rapporti, i ruoli, le persone con cui il soggetto preso in considerazione entra in contatto nel momento dell’osservazione e dell’analisi. Come viene esplicitato successivamente (Figura 2), nel nostro caso la classe scolastica in cui agiscono i protagonisti dei film analizzati costituisce il principale microsistema di riferimento. Il mesosistema è un sistema composto da più sistemi. Nel nostro caso la scuola è un mesostistema, poiché è un insieme di classi e di altre componenti (le segreterie, la presidenza, la stanza o il gabbiotto dei bidelli, ecc...) che interagiscono costantemente tra loro. L’esosistema è rappresentato da tutte quelle situazioni ambientali nelle quali il soggetto non partecipa direttamente ma che hanno comunque una influenza specifica sulle sue azioni, decisioni, convinzioni, ecc... Nel nostro caso, ad esempio, il lavoro e lo stile di vita dei familiari, il gruppo di pari frequentato fuori dalla scuola, ecc... Il macrosistema costituisce il sistema di coerenza di tutti gli altri sistemi, l’elemento che «li mantiene uniti pur nella loro diversità e nel contempo li differenzia dai vari microsistemi, mesosistemi, esosistemi di altre realtà o di altri paesi per ragioni di tipo politico, religioso, culturale, socioeconomico, ideologico» (Olmetti Peja D., 1988, p. 19). Nel nostro caso il macrosistema è Roma, città millenaria, unica, inimitabile. L’ipotesi di utilizzare questo modello per la classificazione di film sulla vita scolastica e i suoi attori principali (insegnanti, studenti, ecc...) ha trovato una prima possibilità di concretizzazione in occasione del convegno Contemporaneamente… Roma al cinema, tenutosi nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma Tre il 27 Novembre 2006, dove chi scrive ha presentato una relazione dal titolo: Cinema e scuola nella capitale. C’era una classe a Roma. Sul piano procedurale, sono stati individuati inizialmente una serie di film che hanno per soggetto la vita scolastica – con tutti i dinamismi e le interazioni che la caratterizzano – e come sfondo la città di Roma. Dalla indagine effettuata avvalendosi di manuali specialistici di Cinema (Dizionari, monografie, ecc…) e per 6 mezzo di motori di ricerca dedicati (ad esempio my movies o internet movies database), sono state identificate le seguenti pellicole4: Maddalena Zero in condotta (V. De Sica, 1940); Mio figlio professore (R. Castellani, 1946); Bravissimo (L. F. D’Amico, 1955); Belle ma povere (D. Risi, 1957); Il Maestro (A. Fabrizi, 1958); L’uccello migratore (Steno, 1972); Diario di un maestro (V. De Seta, 1972); Professore venga accompagnato dai suoi genitori (M. Guerrini, 1974); Porci con le ali (P. Pietrangeli, 1977); Ecce bombo (N. Moretti, 1978); L’insegnante balla… con tutta la classe (G. Carmineo, 1979); Sogni d’oro (N. Moretti 1981); Zero in condotta (G. Carmineo, 1983); Bianca (N. Moretti, 1984); Compagni di scuola (C. Verdone, 1988)5; Mignon è partita (F. Archibugi, 1988); Il nodo alla cravatta (A. Di Robilant, 1991); Nella mischia (G. Zanasi, 1994); La scuola (D. Luchetti, 1995); Compagni di branco (P. Poeti, 1996); Classe mista Terza A (F. Moccia, 1996); Auguri professore (R. Milani, 1997); La classe non è acqua (C. Calvi, 1997); Come te nessuno mai (G. Muccino, 1999); Caterina va in città (P. Virzì, 2003); Ricordati di me (G. Muccino, 2003); Tre metri sopra il cielo (L. Lucini, 2004); Notte prima degli esami (F. Brizzi, 2006). A questo punto, coerentemente con il modello ecologico di Bronfenbrenner, si è ritenuto significativo – sul piano dell’analisi pedagogica – approfondire le diverse pellicole focalizzando l’attenzione non tanto sulle caratteristiche o sui tratti che connotano come tipici i protagonisti o come tipiche le situazioni, quanto soffermare lo sguardo sui rapporti che i diversi soggetti della narrazione intrattengono tra loro e con i contesti (sistemi) in cui si trovano ad agire. In questo modo è possibile cogliere, in chiave evolutiva, lo sviluppo (psicologico, affettivo, socio-relazionale, professionale, ecc…) dei protagonisti della vicenda narrata. Infatti, lo sviluppo della persona «non dipende dalla qualità di una singola esperienza, ma dalle connessioni e dalle relazioni che ogni sistema è capace di attivare in rapporto alle varie altre esperienze» (Olmetti Peja, op. cit, p. 5). Per tale ragione, in questa proposta di classificazione sono stati presi in considerazione un numero maggiore di soggetti da sottoporre ad analisi pedagogica: oltre agli insegnanti anche gli studenti, i presidi, i bidelli, la famiglia, ecc… Tutti questi soggetti sono stati osservati rispetto al costrutto di transizione ecologica. Per transizione ecologica s’intende «il passaggio del soggetto da una situazione a un’altra, oppure da un cambiamento di ruolo o da entrambi questi elementi. Nell’accezione utilizzata da Bronfenbrenner questo passaggio, significativo nella vita di qualsiasi individuo […] si verifica ogni volta che i soggetti entrano in contatto con nuovi ambienti, nuovi ruoli, nuovi rapporti» (Olmetti Peja, op. cit., pp. 19-20). Nel nostro caso le transizioni sono state colte facendo riferimento a due dimensioni (Figura 2): 4 Non figurano nell’elenco il film Notte prima degli esami oggi di Fausto Brizzi, distribuito nelle sale nel febbraio del 2007, e le serie Tv I Cesaroni (Francesco Vicario, 2006) e I Liceali (Lucio Pellegrini, 2008). 5 Questo film di Carlo Verdone è ambientato in una villa del litorale romano. Tuttavia i riferimenti scolastici che caratterizzano la narrazione appartengono ai vizi e alle virtù della città eterna. 7 le relazioni che i diversi personaggi instaurano tra loro, nella classe, nella scuola e con la città; gli itinerari che mettono in relazione il/i protagonista/i con Roma. Come vedremo negli esempi che ci apprestiamo a proporre, gli itinerari si manifestano come le metafore più significative e palesi delle transizioni ecologiche vissute dai personaggi delle storie narrate. Figura 2. Ipotesi di applicazione del modello ecologico alle narrazioni cinematografiche su Roma e sulla scuola Si propongono ora alcune esemplificazioni: Relazioni Insegnanti Il professor Lipari (interpretato da Silvio Orlando), in Auguri professore, attraversa un momento di crisi professionale che lo porta ad avere un atteggiamento distaccato verso l’insegnamento e la scuola. L’incontro con Luisa, una ex allieva (interpretata da Claudia Pandolfi) ora divenuta insegnante, si rivela decisivo per il docente il quale, investito di nuova energia, può transitare dal vicolo cieco della crisi ad una rinnovata motivazione. Il maestro De Angelis (alter ego di Albino Bernardini, interpretato da Bruno Cirino), in Diario di un maestro, giunge a Roma dalla Sardegna. Grazie all’incontro con gli allievi difficili di Pietralata scopre il valore di una didattica commisurata alle caratteristiche degli alunni e comprende che chi ha meno deve ricevere di più. Per tale ragione elabora una didattica innovativa, arricchita da materiali, da strumenti, da scoperte, da esplorazioni del territorio ecc..; una didattica funzionale alla crescita degli allievi e non mirata alla loro selezione. 8 Studenti Caterina Iacovoni (interpretata da Alice Teghil), in Caterina va in città, si trasferisce con la famiglia (il padre è insegnante) da Montalto di Castro a Roma e si iscrive nel prestigioso liceo Visconti. Qui entra in contatto con una realtà per lei del tutto nuova; i suoi compagni di classe, infatti, sono schierati in gruppi tra loro contrapposti e le relazioni interpersonali sono possibili solo se ci si dichiara di parte. Caterina prova ora l'uno ora l'altro schieramento (politicizzato il primo, modaiolo il secondo), sperimentando in prima persona quanto sia difficile essere accettati per quello che si è realmente, in special modo quando si è adolescenti e le posizioni sembrano essere nette, indiscutibili, inviolabili. Attraverso questa esperienza Caterina acquisirà una maggiore consapevolezza di sé e dei meccanismi che spesso regolano le relazioni umane tra pari ma, anche, tra adulti. Dirigenti Egisto Petracco (interpretato da Aldo Maccione), in Professore venga accompagnato dai suoi genitori, è un professore intransigente che non intende cedere al clima di contestazione studentesca che ha attanagliato il suo liceo Manzoni (siamo nel pieno degli anni Settanta). Contesta apertamente, a sua volta, il preside Gustavo Negroni (Jaques Dufilho) accusandolo di lassismo e di incompetenza. Divenuto, infine, egli stesso preside sperimenterà sulla propria pelle le difficoltà della leadership comprendendo la differenza tra autoritarismo e autorevolezza. Itinerari Bidelli Il bidello Orazio Belli (Aldo Fabrizi), in Mio figlio professore, tutti i giorni nell'ultima ora compie il giro delle aule per annunciare la fine delle lezioni. Questo iter quotidiano scandisce la vita della scuola e diviene la metafora narrativa di un percorso esistenziale apparentemente immutabile, fatto di piccoli gesti dal grande valore simbolico, non fosse altro per il fatto che accompagnano i grandi mutamenti della Storia. Non a caso la storia personale di Orazio, che è vedovo e impiega tutte le sue risorse per far studiare il figlio e farlo divenire professore nel liceo dove egli lavora, s'intreccia con le vicende della Roma prefascista, fascista e post bellica. Insegnanti I viaggi del professor Lipari da Roma alla cittadina di provincia in cui è stato destinato per il suo primo incarico d’insegnamento, rappresentano la metafora della precarietà che ha segnato, e segna ancora oggi, la vita di molti insegnanti costretti ad estenuanti spostamenti quotidiani per veder realizzata la propria vocazione pedagogica. Il maestro Ubaldo Impallato (Alberto Sordi), in Bravissimo, conduce tutti i giorni nei campi adiacenti la periferia romana i bambini a lui affidati con l’intento di mostrare ai suoi allievi le bellezze agresti della Capitale ma, anche, con lo scopo di 9 raccogliere qualche verdura commestibile. Un modo ingegnoso per sbarcare il magro lunario di insegnante precario. Studenti Luca Molinari (Nicola Vaporidis), in Notte prima degli esami, dopo l'incontro con il prof. Martinelli, detto la Carogna (interpretato da Giorgio Faletti), padre di Claudia che lo ha appena respinto come innamorato, attraversa Roma per raggiungere gli amici che lo attendono. La sequenza cinematografica si snoda dal dialogo notturno con il professor Martinelli, che gli suggerisce di ripassare Leopardi, all'ingresso a scuola la mattina dopo, giorno dell'esame di maturità. Tutto l'itinerario che compie Luca in una Roma estiva, deserta e trasognata è accompagnato dai versi e dalle note della canzone di Antonello Venditti Notte prima degli esami che fanno da contrappunto ai pensieri di Luca sulla propria vita. Luca, infatti, intuisce che l'attimo che sta vivendo è un momento cruciale di passaggio (noi diciamo di transizione) dall'adolescenza all'età adulta. Lo testimonia questa riflessione autobiografica del protagonista: «Quella notte è andata così... Non ho baciato Claudia e non c'è stato il lieto fine. Eppure me la ricorderò per sempre, perché era una notte speciale... Ma io la magia di quella notte, come spesso succede nella vita, non l'ho più ritrovata...». Per ragioni di spazio, ci fermiamo qui nel presentare esempi. Tuttavia, a nostro avviso, meritano di essere citate come metafore di transizioni ecologiche la gioiosa, festante, emozionante corsa di Silvio (Silvio Muccino) dopo aver fatto l'amore per la prima volta con una sua compagna di scuola in Come te nessuno mai e, in Mignon è partita, la disperata corsa di Giorgio (Leonardo Ruta) bloccata dalle sbarre del cancello in cui, ormai divenuto adolescente, non passa più... Vale la pena citare anche la fuga dall'istituto di neuropsichiatria infantile del gruppo di ragazzi ricoverati in Il Grande Cocomero (F. Archibugi, 1993). Benché non si tratti di un film sulla scuola, questa narrazione è intessuta di riferimenti educativi (soprattutto in rapporto all'azione medico-pedagogica di Marco Lombardo Radice)6. La corsa dei ragazzi, inseguiti vanamente dagli infermieri e guardata con ostilità dai passanti di una San Lorenzo pigra e assolata, incontra infine lo sguardo e le braccia accoglienti di Arturo (il medico alter ego di Lombardo Radice) che accompagna tutto il gruppo di giovani a mangiare la pizza. A nostro avviso la fuga dei ragazzi rappresenta, metaforicamente, una transizione ecologica, in quanto esprime il desiderio e il bisogno di affrancarsi dalla condizione di malattia che, classificando le loro diversità, finisce con l’imprigionare la loro umanità. Quest'ultimo riferimento ci consente, inoltre, di passare ad una nuova proposta di classificazione che ha per soggetto i film sulle disabilità. 6 In occasione del ventennale dalla prematura scomparsa di Marco Lombardo Radice chi scrive, avendolo conosciuto personalmente, ha voluto ricordarlo evidenziandone il profilo e l'impegno pedagogico-politico, in un breve articolo apparso sulla rivista Ricerche Pedagogiche (Bocci, 2009). 10 Terza proposta. Percorsi di analisi cinematografica per conoscere le disabilità Questa terza proposta di classificazione di film significativi sul piano pedagogico concerne le pellicole che trattano il tema dell'handicap, della disabilità, del disagio mentale e, più in generale, delle diversità. L'interesse verso questo tema si è sviluppato tra il 1998 e il 2005 grazie ad una serie di lavori pubblicati nella rubrica Altri sguardi della rivista AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici). Successivamente il lavoro di ricerca ha trovato una sistematizzazione con il saggio Percorsi di analisi cinematografica per conoscere le disabilità pubblicato sulla rivista Difficoltà di Apprendimento (Bocci, 2005) e con ulteriori lavori (Bocci, 2006; 2008). Lo sguardo del cinema sulle diversità è molto rilevante. Il cinelinguaggio, infatti, è un mediatore narrativo che favorisce uno sguardo sensibile alle diversità e aperto all’inconsueto insito nell’umano. In tal senso, la visione di un film che abbia per soggetto le disabilità o le diversità, nella loro accezione più ampia, costituisce «un’occasione significativa per acquisire nuovi elementi per una maggiore e rinnovata consapevolezza in merito a ciò che è altro da noi; rappresenta, dunque, un’opportunità di crescita, di sviluppo – culturale, sociale, politico – e di miglioramento (in senso civico) individuale e collettivo» (Bocci, 2008, pp. 121-122). La raccolta, la classificazione e l'analisi di film che hanno per soggetto le disabilità e le diversità, nelle loro multiformi espressioni, consentono in sede educativodidattica e formativa di: • osservare situazioni, luoghi, storie di disabilità inserite in contesti storici diversificati; • rilevare l’evoluzione di costumi, di atteggiamenti e di valori nei confronti delle disabilità; • entrare in contatto con alcune caratterizzazioni delle disabilità o di altri disturbi della salute (mentale e non), e/o con certe raffigurazioni delle possibili variabili ambientali e personali che intervengono nella strutturazione, o almeno nella manifestazione, di un disagio; • raccogliere informazioni su modalità di prevenzione, intervento, presa in carico le quali – per quanto veicolate da una forma espressiva artistica qual è il cinelinguaggio, e pertanto non esaustive – possono offrirsi come occasione di approfondimento su quadri normativi, aspetti operativi, classificazioni internazionali, ecc. Per quel che concerne la sistematizzazione dei dati inerenti le pellicole individuate, i film sono stati classificati per tipologie di deficit, di disturbo o di difficoltà; le informazioni riguardanti ciascun film sono ulteriormente organizzate tenendo conto delle seguenti voci: parole chiave, decade, titolo, regista, anno (si vedano le tabelle 2, 3a, 3b, 4, 5). 11 parole chiave decade Quaranta Cinquanta disturbi Sessanta psichiatrici, psichiatria, nevrosi, schizofrenia,ps icanalisi, Settanta suicidio, follia, pazzia, istituti di cura, ospedali psichiatrici, depressione Ottanta Novanta Duemila DISAGIO MENTALE titolo film, regista, anno Rebecca la prima moglie (A. Hitchcock, 1940); Il sospetto (A. Hitchcock, 1941); Settimo velo (C. Bennet, 1945); Io ti salverò (A. Hitchcock, 1945); La muraglia delle tenebre (C. Bernhardt, 1947); La fossa dei serpenti (A. Litvak, 1948). Harvey (H. Koster, 1950); L’ammutinamento del Caine (E. Dmytrik, 1954); Il medico dei pazzi (M. Mattoli, 1954); Siamo uomini o caporali (C. Mastrocinque, 1955); Improvvisamente l'estate scorsa (J. L. Mankiewicz, 1959). Ragazzi per un’ ora (J. Cates, 1960); Psycho (A. Hitchcock, 1960); Che fine ha fatto Baby Jane (R. Aldrich, 1962); Marnie (A. Hitchcock, 1964); Deserto rosso (M. Antonioni, 1964); Ciao Pussycat (C. Donner, 1965); Il collezionista (W. Wyler, 1965); Diario di una schizofrenica (N. Risi, 1968); Bob e Carol e Ted e Alice (P. Mazursky, 1969). Diario di una casalinga inquieta (F. perry, 1970); Provaci ancora Sam (W. Allen, 1972); Una Moglie (J. Cassavetes, 1974); Nashville (R. Altman, 1975); Qualcuno volò sul nido del cuculo (M. Forman, 1975); Quinto potere (S. Lumet, 1976); Alta tensione (M. Brooks, 1977); Il tocco della medusa (J. Gold, 1977); Equus (S. Lumet, 1977); Io e Annie (W. Allen, 1977); Sinfonia D'autunno (I. Bergman, 1978); Brood, la setta. La covata malefica (D. Cronenberg, 1979). Gente comune (R. Redford, 1980); Vestito per uccidere (B. De Palma, 1980); Mon oncle d'Amerique. Mio zio d'America (A. Resnais, 1981); Il sapore dell'acqua (O. Seunke, 1982); Una lama nel buio (R. Benton, 1982); Un incurabile romantico (M. Brickman, 1983); Zelig (W. Allen, 1983); China Blue (K. Russell, 1985); Duet for One (A.M. Konchalovsky, 1986); Hannah e le sue sorelle (W. Allen, 1986); The Man Who Mistook His Wife for a Hat (C. Rawlence, 1987); Lo strizzacervelli (M. Ritchie,1987); Terapia di gruppo (R. Altman, 1987); Il male oscuro (M. Monicelli,1989); Jacknife (D. Jones1989). Risvegli (P. Marshall, 1990); Bud Boy Bubby (R. De Heer, 1993); Fight-Club (D. Fincher, 1999); Il giardino delle vergini suicide (S. Coppola, 1999); Terapia e pallottole (H. Ramis, 1999). Memento (C. Nolan, 2000); K-PAX (R. Kelly, 2001); A Beautiful Mind (R. Howard, 2001); L'avversario (N. Garia, 2002); Spider (D. Cronenberg, 2002); La meglio gioventù (M.T. Giordana, 2003); Reign over me (M. Binder, 2007) Tabella 2. Film sul disagio mentale DISTURBI POST TRAUMATICI DA STRESS. Esposizione a disastri parole chiave decade titolo film, regista, anno Sessanta Il signore delle mosche (P. Brook, 1963) gravi Settanta Airport '77 (J. Jameson, 1977) incidenti Novanta Alive. I sopravvisuti (F. Marshall, 1992) Cinquanta Stromboli, terra di Dio (R. Rossellini, 1950) disastri naturali Sessanta Terremoto (M. Robson, 1974) Novanta E la vita continua (A. Kiarostami, 1991) Venti Metropolis (F. Lang, 1926) disastri Settanta Sindrome Cinese (J. Bridges, 1979) provocati Duemila Through a Child's Eyes: September 11, 2001 (A. Schatz, 2002); 9-11: The dall'uomo Teens' Perspective (S. Joffe, 2002); Telling Nicholas (R. Witney, 2002); 11 Settembre (Registi Vari, 2002) Quaranta Germania anno zero (R. Rossellini, 1948); Il ragazzo dai capelli verdi (J. Losey, 1949) Cinquanta Giochi proibiti (R. Clement, 1952) 12 guerre Sessanta Settanta Ottanta Novanta L'infanzia di Ivan (A. Tarkowskij, 1962) Il tamburo di latta (V. Schlondorff, 1979) Bashu il piccolo straniero (B. Beizai, 1989) Europa Europa (A. Holland, 1990); Alan e Naomi (S. Vanwagenen, 1991); Prima della pioggia (M. Manchewski, 1994) Tabella 3a. Film sui Disturbi Post Traumatici da Stress DISTURBI POST TRAUMATICI DA STRESS. Esposizione a violenze decade titolo film, regista, anno Settanta Padre Padrone (P. e V. Taviani, 1977); The Child Stealer (M. Damski, 1979) Ottanta Santa Sangre (A. Jodorowsky, 1982); A distanza ravvicinata (J. Foley, violenze 1986); Circle of Violence: A Family Drama (D. Greene, 1986); Salaam familiari Bombay (M. Nair, 1988) Novanta Bad Boy Bubby (R. de Heer, 1993) Novanta Cape Fear - promontorio della paura (M. Scorsese, 1991); La corsa dell'innocente (C. Carlei, 1992); Un mondo perfetto (C. Eastwood, 1993); Il aggressioni viaggio di Felicia (A. Egoyan, 1999). Duemila Io non ho paura (G. Salvatores, 2003) Dieci Giglio infranto (D. W. Griffith, 1919) Trenta M, il mostro di Dusseldorf (F. Lang, 1931) abuso Sessanta Mouchette (R. Bresson, 1967) Ottanta Mammina Cara (F. Perry, 1981); Il colore viola (S. Spielberg, 1985) Novanta Olivier, Olivier (A. Holland, 1992); L'amore molesto (M. Martone, 1995); Festen (T. Vintenberg, 1998); Happiness (T. Solondz, 1998); Zona di guerra (T. Roth, 1999) violenza scolastica Novanta America The Violent (DOC, L. Munoz Jr, 1996) Duemila Bowling for Columbine (M. Moore, 2002); Elephant (G. Van Sant, 2003); Gorno: An American Tragedy (O. Assiran e L. Norris, 2004) parole chiave Tabella 3b. Film sui Disturbi Post Traumatici da Stress parole chiave decade Venti Trenta cecità, cieco, ipovedente tiflologia, minorato della vista, Braille... Quaranta Cinquanta Sessanta Settanta Ottanta Novanta Duemila Trenta Quaranta DISABILITÀ SENSORIALI titolo film, regista, anno Le due orfanelle (D. W. Griffith, 1922); The Man Who Laughs (P. Leni, 1927). Luci della città (C. Chaplin, 1931); L'angelo delle tenebre (S. Franklin, 1935); La luce che si spense (W.A.. Wellman, 1939). La donna della spiaggia (J. Renoir, 1947); Musica nelle tenebre (I. Bergman, 1947). L’uomo nell’ombra (L. Landers, 1953); Magnifica ossessione (D. Sirk, 1954); La storia di Esther Costello ( D. Miller, 1957). Gli occhi della notte (T. Young, 1967); In fondo al buio (T. Richardson, 1969). Terrore cieco (R. Fleischer, 1971); Slok (J. Landis, 1971); Profumo di donna (D.Risi, 1974). Eclissi parziale (J. Jires, 1982); Le balene d'agosto (L. Andreson, 1987); Le stagioni del cuore (R. Benton, 1985); Non guardarmi non ti sento (A. Hiller, 1989). Gli amanti del Pont-Neuf (L. Carax (1991); Blue (D. Jarman, 1993); Nel profondo paese straniero (F. Carpi, 1997). Dancer in the dark (L. Von Trier, 2000); Daredevil (M.S. Johnson, 2003); La sfinge (P. Rosen, 1933)); Love Begins at Twenty (F.McDonald, 1936) Johnny Bellinda (J. Negulesco, 1948) 13 Cinquanta Sordità, Sordo, sordomuto, minorato dell'udito, ipoacusia, lingua dei segni... Sessanta Settanta Ottanta Novanta Duemila Pluriminorazioni Sessanta Settanta Ottanta Mandy (A. MacKendrick, 1953); Sogno d'amore (G. Douglas, 1955); Mandy, la piccola sordomuta (A. Mackendrick, 1952); Insieme (L. Mazzetti, 1956); La storia di Esther Costello ( D. Miller, 1957) Urlo del silenzio (R. E. Miller, 1968); Psych out. Il velo sul ventre (R. Rush, 1968) Tommy (K. Russel, 1975); Silent Victory: The Kitty 'O Neil Story (L. Antonio, 1979) I falò (F.U. Murer, 1985); Figli di un Dio minore (R. Haines, 1986); Oltre il silenzio (K. Arthur, 1988); Città dolente (H. Xiaoxian, 1989) Nel paese dei sordi (N. Philibert, 1992); Occhi per sentire (R. Greenwald, 1993); Dove siete? Io sono qui (L. Cavani, 1993); Goodbye Mr Holland (S. Hereck, 1995); Il silenzio del mare (T. Kitano, 1991); Il guerriero Camillo (C. Bigagli, 1999) Sound and Fury (J. Aronson, 2000); Anna dei miracoli (A. Penn, 1962) Il paese del silenzio e dell'oscurità (W. Herzog, 1971); Tommy (K.Russel, 1975); Anna dei miracoli (P. Aron, 1979) I DeBolts (J. Korty, J. Else, 1981); Oltre il dolore, oltre la pena (A. Elers-Jarleman, 1983) Tabella 4. Film sui Disturbi sensoriali parole chiave decade Cinquanta Dislessia, disturbo specifico Ottanta di Novanta apprendimento Duemila Ritardo Mentale, Venti difficoltà Cinquanta cognitive, Sessanta sindrome di Settanta Down... Ottanta Novanta Duemila Sessanta Settanta Ottanta Autismo, sindrome di Asperger, Novanta sindrome di Rett7 Duemila DISTURBI NEUROPSICOLOGICI titolo film, regista, anno Er drengen dum? (E. Fiehn, 1954) Just another stupid kid (S. Ellis, 1984) Il buio nella mente (C. Chabrol, 1995); Utbor – oppøret (S. Andresen, 1996). Den Bästa sommaren (U. Malmros, 2000) The Broken Gate (P. Scardon, 1920) A Home of Their Own (W. Davidson, 1958) Non torno a casa stasera (F.F. Coppola, 1969) Tim. Un uomo da odiare (M. Pate, 1979) Malcom (N. Tass, 1986) L’Ottavo giorno (J. Van Dormael, 1996) Ti voglio bene Eugenio (F. J. Fernandez, 2001); Mi chiamo Sam (J. Nelson, 2001) Corri libero e selvaggio (R.C. Srafian, 1969) Looking for Me (J. Adler, 1970) Mater amatissima (J.A. Salgot, 1980); Estate (P. Groning, 1986); The Boy Who Could Fly (N. Castle, 1986); Rain Man (B. Levinson, 1988). Mama (Z. Yuan, 1991); Foto di famiglia (P. Saville, 1993); La voce del silenzio (1993) All your difference (R.C. Williams, 2003) Tabella 5. Film sui disturbi neuropsicologici Anche in questo caso i film individuati e classificati per mezzo della ricerca sono stati utilizzati, nella loro integrità o mediante montaggi tematici, in diverse occasioni formative e culturali, quali: convegni, laboratori di pedagogia speciale del Corso di 7 Per quel che riguarda le sindromi dello spettro autistico recentemente è stato compiuto da chi scrive un più approfondito lavoro di classificazione, con il reperimento di 137 prodotti filmici tra lungometraggi, cortometraggi, film documentari e film Tv (Bocci, 2008). 14 laurea in Scienze della Formazione Primaria (Bocci, 2003), corsi di formazione per operatori nel campo della salute e così via. Quarta proposta. Cinelinguaggio, disabilità e rappresentazione sociale della Salute. Un modello di analisi per la ricerca e per la formazione L'ultima proposta di classificazione presentata in questa sede costituisce un ampliamento e un raffinamento del lavoro precedentemente condotto ed è stata appositamente ideata in occasione di due Convegni organizzati dalla professoressa Marina D'Amato (Università Roma Tre) con la collaborazione della dottoressa Milena Gammaitoni: il primo, Finzione e mondi possibili. Per una sociologia dell'immaginario (dicembre 2007); il secondo, Incontri di Sociologia delle arti. Per una sociologia dell’immaginario (Marzo, 2008). Una volta raccolti, sul piano quantitativo, un gran numero di film sulle disabilità, successivamente classificati in rapporto alle tipologie di deficit o di disturbo, si è avvertita l'esigenza di elaborare un sistema di analisi che permettesse di porre in relazione un maggior numero di variabili presenti nelle diverse narrazioni filmiche. Al fine di corrispondere a tale esigenza si è ritenuto opportuno, dunque, sviluppare un nuovo modello di classificazione e di analisi. Sul piano procedurale la prima operazione è stata quella di interrogare l'ipotesi metodologica proposta da D'Incerti, Santoro e Varchetta (2000)8, i quali hanno sviluppato un modello di analisi dei film in relazione alla gestione delle risorse umane in ambito della sociologia delle organizzazioni. Gli autori hanno predisposto una mappa di riferimento (vedi Figura 3) che ha consentito loro di identificare e di sistematizzare in base a quattro coordinate (Persona, Hard, Soft, Organizzazione)9 alcuni grandi temi (come la leadership, l'empowerment, la complessità, la creatività, la negoziazione, il ruolo) individuando altresì una serie di film pertinenti da utilizzare in sede formativa. Successivamente la mappa di riferimento elaborata dagli autori è stata rielaborata da chi scrive alla luce del modello bio-psico-sociale dell'ICF (International Classification of Functioning), il nuovo sistema di classificazione della salute promulgato dall'OMS nel 2001 (vedi figura 4) e recentemente ampliato e aggiornato con la versione Children and Youth (2007). A differenza dei sistemi diagnostici utilizzati fino ad oggi, a livello nazionale e internazionale (ad esempio il DSM-IV o l'ICD-10), l'ICF focalizza l'attenzione sullo stato di salute della persona piuttosto che 8 L’autore desidera ringraziare il collega e amico Cesare Fregola, Analista Transazionale ed esperto dei processi formativi nelle organizzazioni (pubbliche e private) e nella scuola, per aver segnalato l’esistenza di questo modello. 9 Gli autori spiegano in questo modo le quattro coordinate: «Nel quadrante in alto a sinistra Persona/Hard, abbiamo collocato le voci afferenti all'individuo ma di origine più tipicamente strutturale; in quello in alto a destra Persona /Soft le voci sempre afferenti all'individuo ma legate a elementi sovrastrutturali, tipicamente culturali, emotivi, socio psicologici; nel quadrante in basso a destra Organizzazione/Soft abbiamo inserito quelle socio organizzative legate a elementi socio culturali; nel quadrante in basso a sinistra Organizzazione/Hard, le voci relative all'organizzazione secondo un punto di vista strutturale e formale» (D'Incerti, Santoro, Varchetta, op. cit., pp. 20-21). 15 sul deficit, prendendo soprattutto in considerazione i fattori contestuali (ambientali e personali) come variabili fondamentali per comprendere la qualità di vita della persona stessa. L’ICF, dunque, offre una visione di persona «completa, globale, olistica, sistemica, non riducibile ai soli aspetti biologici, di abilità, sociali, o familiari. Tutti questi aspetti [della persona] interagiscono e originano stati di benessere o di difficoltà» (Ianes, Canevaro, 2008, p. 17). PERSONA (HARD) (SOFT) ORGANIZZAZIONE Figura 3. Mappa di riferimento (D’Incerti, Santoro, Varchetta, 2000) SALUTE FUNZIONI CORPOREE STRUTTURE CORPOREE (MENOMAZIONE) ATTIVITÀ PERSONALI PARTECIPAZIONE SOCIALE (DISABILITÀ) (HANDICAP) FATTORI CONTESTUALI FATTORI AMBIENTALI FATTORI PERSONALI Figura 4. Il modello Bio-Psico-Sociale dell'ICF. Internationl Classification of Functioning (da Ianes, 2001). 16 Sulla base di questa rielaborazione è scaturito il nuovo modello di classificazione per l'analisi dei film che affrontano il tema delle disabilità, delle diversità e così via (Figura 5)10. • Strutture corporee • Sindromi neurologiche • Ritardo Mentale • Autismo • Sordità • Cecità • Paraplegia • Disagio Psichico STABILE (HARD) Rete dei ruoli • Scuola • Associazioni • Istituzioni • Istituti • Processi creativi • Apprendimento • Stile attributivo • Agentività • Normativa • Famiglia • Personalità • Stile cognitivo • Autoefficacia • Partecipazione Rete di DINAMICO relazioni (SOFT) salute Cultura di appartenenza • Enti Profilo di funzionamento PERSONA • Funzioni corporee • Tecnologie • Supporti • Lessico • Ausili • Servizi • Linguaggi FATTORI CONTESTUALI Figura 5. Un nuovo modello per l'analisi della rappresentazione sociale della salute Tale modello ha per fulcro il concetto di salute inteso come risultante della interazione delle quattro coordinate principali: Persona, Stabile (Hard), Dinamico (Soft), Fattori Contestuali, con altrettante dimensioni di analisi: Profilo di funzionamento, Rete dei ruoli, Cultura di appartenenza, Rete di relazioni. Dalla interconnessione di tutte queste variabili scaturiscono le seguenti possibilità di lettura: • nel quadrante in alto a sinistra Persona/Stabile (Hard) si prendono in considerazione le strutture e le funzioni corporee della persona in rapporto alle specifiche sindromi, ai deficit, alle menomazioni sensoriali (autismo, sordità, cecità, ritardo mentale, ecc..); • nel quadrante in alto a destra Persona/Dinamico (Soft), si prendono in esame tutte quelle variabili inerenti la persona, come: l'apprendimento, la partecipazione sociale, l'autoefficacia, ecc... che sono dinamiche e, quindi, suscettibili di modificazione nel tempo a prescindere dalle condizioni strutturali della persona. In altri termini, una persona down può implementare il proprio senso di autoefficacia e di agentività attraverso il lavoro, avendo così un livello di partecipazione sociale qualitativamente soddisfacente nonostante la presenza di ritardo mentale; 10 Si precisa che, rispetto all'ICF, nel nostro modello la voce fattori contestuali fa riferimento solo a quelli ambientali mentre quelli personali sono inclusi nella voce Persona. 17 • nel quadrante in basso a destra Dinamico (Soft)/Fattori contestuali, si collocano tutti quegli aspetti ambientali che sono soggetti a innovazione e a cambiamento nel tempo sia in rapporto alla cultura di appartenenza sia in funzione della rete di relazioni presente in un determinato contesto. Ad esempio, per quanto riguarda il lessico utilizzato per denotare un soggetto con difficoltà, solo nel corso del Novecento questo ha subito notevoli mutamenti: si è passati da idiota a frenastenico, da handicappato a portatore di handicap, da disabile a diversabile fino alla dizione odierna di persona con bisogni educativi speciali. Lo stesso discorso vale per la normativa11 che si differenzia da nazione a nazione non solo in rapporto al tempo (dimensione diacronica), ma anche in ragione della cultura di riferimento (dimensione sincronica); • nel quadrante in basso a sinistra Fattori contestuali/Stabile (Hard), sono considerati tutti quegli aspetti ambientali strutturali, come la scuola, la famiglia, gli enti, le istituzioni, gli istituti (ad esempio quelli speciali). La presenza o l'assenza di questi fattori e la qualità della rete dei ruoli attivata influiscono notevolmente sulla qualità della salute e del benessere esistenziale di una persona. A questo punto è possibile immaginare una ri-classificazione dei film che trattano i temi della disabilità e della diversità a partire dalla ridefinizione del costrutto di salute come suggerito dall’ICF ma, anche, centrando l’analisi sul concetto di molteplicità (Canevaro, 2000) che caratterizza le storie delle persone handicappate, con disabilità, con disagio ecc... (ma non soltanto). In tal modo si può tener conto con maggior grado di accuratezza (e di autenticità) delle possibili interconnessioni che scaturiscono dall'incontro della persona con se stessa e con il mondo che la circonda (e viceversa). Forniamo ora una esemplificazione facendo riferimento a tre film spendibili in sede formativa: Anna dei Miracoli (Miracle Worker, Arthur Penn, 1962), può essere utilizzato per riflettere sul rapporto tra la pluriminorazione (cecità/sordità) (quadrante alto-sinistra) e le possibilità di apprendimento (quadrante alto-destra) di una persona sordo-cieca (Helen Keller) coinvolta in un intervento educativo centrato sull'uso di linguaggi e di ausili specifici (quadrante basso-destra), all'interno di una famiglia (quadrante bassosinistra) che nonostante alcune iniziali (e comprensibili) resistenze supporta il processo di crescita della protagonista. Gli esclusi (A child is Waiting, John Cassavetes, 1963), consente di leggere la vicenda di Reuben (il bambino protagonista che ha un ritardo mentale) in rapporto 11 La normativa, ovviamente, è a cavallo tra i due quadranti inferiori in quanto è, al tempo stesso, dinamica (perché riflette le esigenze e le istanze di cambiamento che provengono dalla società civile) e stabile (in quanto nel momento in cui vige è l'espressione di una tradizione che si è consolidata proprio in virtù della norma espressa in legge). In proposito si veda Pascoletti, Gardin (1997). 18 alle sue possibilità di apprendimento supportate dal sistematico ricorso alle tecnologie (tra cui una macchina per insegnare) di cui si serve il dott. Clark direttore dell'istituto specializzato di Pomona. Questo film permette anche di constatare quale possa essere l'incidenza del sistema culturale di riferimento nella presa in carico della persona in difficoltà (Bocci, 2004). La madre di David (David’s Mother, Robert Allan Ackerman, 1994), è un ottimo prodotto filmico che permette di focalizzare l'attenzione non solo sulla persona con disabilità ma, soprattutto, sul genitore e sulla famiglia. L'autismo di David fa da sfondo alla vicenda narrata che ha per protagonista Sally, sua madre. In tal senso è interessante indirizzare l'analisi sulla personalità della donna, sulla sua agentività, sul suo grado di partecipazione sociale (a causa dell'autismo del figlio si è via via isolata), nonché sulla normativa di riferimento (il film informa che negli Stati Uniti i bambini con handicap gravi devono essere istituzionalizzati), sui servizi e sugli enti assistenziali che, attraverso i loro operatori, devono garantire l'applicazione della normativa stessa. Quest’ultimo modello di classificazione proposto è in via di sperimentazione; pertanto le coordinate, le dimensioni, le voci e le analisi proposte sono in una fase di ulteriore elaborazione e di raffinamento. Ci è sembrato però significativo iniziare a proporlo, anche in questa sede, perché, a nostro avviso, riflette l’attualissima esigenza di allargare l’orizzonte di analisi rispetto alla cura delle persone in difficoltà e, più in generale, delle relazioni umane che qualificano il nostro essere nel mondo. Troppo spesso, infatti, osserviamo come sia la cura sia le relazioni umane corrano il rischio di essere delimitate, confinate e imprigionate all’interno di categorie predefinite troppo rigide per comprendere l’umanità dell’umano. Il cinelinguaggio, quale mediatore estetico che raccoglie e dinamicamente rielabora e restituisce l’immaginario collettivo, può rappresentare un ottimo simulatore per sottoporre le nostre convinzioni, i nostri valori, i nostri comportamenti e le nostre azioni ad un attento vaglio, al fine di migliorare la qualità del nostro modo di pensare e di agire. D’altronde, è proprio questo il fine ultimo dell’atto educativo e formativo. 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