Giornale del 01/12/2014

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Giornale del 01/12/2014
òς
European Journalism - GNS Press Ass.tion - The ECJ promotes publishing, publication and communication- P. Inter.nal
I COMPORTAMENTI A RISCHIO
LE DIPENDENZE ( VIII parte )
ANNO X N.RO 12
del 01/12/2014
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Pag. psicologica
Giustizia costretta
Eredità della I guerra
Il teatro romano
De cognomine
Rapsodia asinina
Una donna nella lett.
Rapsodia asinina
Le grotte di Favignana
Napoleone
Il racconto del mese
La rivolta delle periferie
La donna nella storia
S.Bonfiglio
Pagina medica
I grandi pensatori
Watsapdi
La professionalità doc.te
Le birre di Natale
La donna nella letterat.
Il comune denominatore
Jane Eyre
La musica leggera
Politica e nazione
I piatti tipici
Elezioni regionali
Dalla Red.di Bergamo
Dalla Red.di San Valent.
L’angolo dl cuore
Regimen sanitatis saler.
Leviora
Elaborazioni artistiche
Lettere al Direttore
Sul portale
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Sono comunque innumerevoli le sostanze oggi diffuse, sia legali che
illegali, che possono provocare dipendenza e che possono essere assunte nei più disparati contesti, attribuendo loro scopi
molto differenziati. Un attuale e grave problema riguarda inoltre una nuova tipologia di rischio:si tratta della poliassunzione,
ossia dell‟uso contemporaneo di più sostanze (es. alcol e marijuana, alcol e cocaina, ecc.).
Sembra che il pericolo maggiore degli adolescenti di oggi sia legato alla
differenziazione dei consumi e soprattutto alla imprevedibilità di tale
associazione casuale. La poliassunzione però è tipica soprattutto di persone ad
alto rischio che praticano forme di escalation o di assemblaggio, al fine di
compensare una dipendenza e una desensibilizzazione sempre più accen-tuata.
Numero e percentuale di coloro che dichiarano di aver fatto uso di
sostanze illegali nel corso della vita. (Solo 15enni)
Ecstasi
Anfetamine
Oppiacei
Farmaci per tenersi su
Cocaina
Colla o solventi
L sd
Altre droghe
23 (1.9%)
20 (1.6%)
13 (1.1%)
98 (8.0%)
32 (2.6%)
25 (2.1%)
23 (1.9%)
27 (2.7%)
La maggioranza dei ragazzi che dichiara di consumare sostanze illegali
fanno uso di farmaci di natura diversa, dai complessi multivitaminici,
acquistati al supermercato, ai farmaci da banco venduti dalle farmacie come
coadiuvanti allo studio.11
L‟Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come uno
stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non consiste
solamente nell‟assenza di malattie o d‟infermità, ma è strettamente correlato
ad una crescita armonica ed alla capacità di esprimere un progetto di vita.
Come quella fisica, la salute mentale è importante in ogni momento dello
sviluppo: ne influenza l‟andamento ed il percorso futuro.
L‟adolescenza, periodo di rapide trasformazioni sul piano fisico, psicologico e relazionale rappresenta una fase particolarmente delicata dello sviluppo: molte sono le sue potenzialità e le sue risorse, ma elevato è il rischio di
perturbazioni sia intrapsichiche, sia interpersonali. Le espressioni del disagio adolescenziale possono essere molteplici, riguardo alle
caratteristiche di personalità ed ai diversi contesti socio-familiari.1 (Continua)
1) F. Pastore, LE PROBLEMATICHE DELL’ADOLESCENZA, pag. 50- 51 A.I.T.W. ed.SA. 2013 – cod
ISBN Cod. SBN: IT\ICCU\MOD\1622636
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Antropos in the world
GIUSTIZIA COSTRETTA ALLA FORCA
Una donna è stata costretta a salire sul patibolo. Lei come ultimo sberleffo a quel potere
miserabile che la stava ammazzando, s‟è messa
a ballare con il cappio al collo. Una danza
senza musica, senza rumore, senza parole, un
dondolio assordante fino all‟ultimo rantolo,
nell‟estremo tentativo di mantenere intatta la
propria dignità, rimettendo al popolo dei giusti,
per‟altro assenti, quella condanna di un potere
religioso, giuridico, politico, al di fuori di qualsiasi norma,legge, comando di Dio, sempre che
Dio da quelle parti esista ancora o non gli sia
gia‟ stata tagliata la gola.
Un uomo tenta di stuprare la donna, che si
difende disperatamente, riesce a sottrarsi dall‟attacco di quel violento, per giunta funzionario dei servizi di Stato. Cosa fa la legge di
quello Stato? La mette in galera, la tortura, la
condanna a morte, infine la ricatta: se abiuri, se
ritratti, se confessi di averlo ucciso per tuoi
interessi, non perché ti stava violentando, ti
verrà evitata la morte. Quello stato che fonda le
sue radici sulla fede che professa, inciampa
rovinosamente sulle proprie contraddizioni, una
piccola donna, non accettando lo scambio né la
maschera di Dio offeso e umiliato, diventa una
vera martire. Lei sì una vera martire. Fede,
politica, giustizia, quando le dosi sono altamente squilibrate, formano un materiale ad alto
potenziale, circondano un paese con il filo
spinato, le ideologie rendono patetiche le
preghiere, ingannevoli le lodi, che diventano
minaccia e violenza, infine è forca nei riguardi
di un popolo sottomesso.
Eppure Dio non è uno straniero, è vivo sulla
carta, sui libri, nelle parole di ciascuno, Dio
non è lontano, è prossimo, non è possibile barare così malamente per chi crede Dio, quel Dio
così ben pronunciato dall‟alto e in basso di
quella corda tesa, di quel legno a ospitarne
nuovamente il corpo.Non sarà mai una norma
imposta dallo scranno più alto a travestire Dio,
a farne un imbroglione e poi un assassino, fino
a costringerlo di spalle a una pratica quotidiana
che invece è ben vergata nel Vangelo come nel
Corano, in qualsiasi libro che ne ospita le orme.
C‟è da chiedersi se anche questa morte sarà avvolta dai silenzi che riempiranno di dobloni sonanti le stive dei galeoni in ordinata attesa. Chissà se rimarranno
i segni sparsi all‟intorno per educarci davvero alla promozione umana, all‟unica
forma di socialità, di legalità, di giustizia possibili, perché hanno residenza e cittadinanza nella responsabilità.
ingiustamente rubata a Reyhaneh Jabbari ci obbliga a
non guardare da un‟altra parte,a non fare finta di niente, perché ciò non è assoluzione per alcuno, ma consapevolezza che non è più sufficiente predicare il bene,
è necessario praticarlo quel bene che è comune, attraverso l‟impegno di tutti i giorni.
Vincenzo Andraous
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FA SENTIRE LA TUA VOCE
I governi mondiali sono vicini a un accordo che
include l‟obiettivo dell‟abbattimento totale dell‟inquinamento da gas serra. Sarebbe un passo da
gigante verso un pianeta alimentato al 100% da
energia pulita! L‟obiettivo è entrato nella bozza
dell‟accordo globale per il clima, ma è ancora a
rischio.
Mentre i ministri dell‟ambiente di tutto il mondo
sono a Lima, in Perù, per firmare l‟accordo, le
multinazionali che sfruttano petrolio, carbone e
fracking, e i Paesi che vogliono poter continuare ad
inquinare, stanno facendo di tutto per cancellare
questo obiettivo rivoluzionario dal testo. Ed è qui
che entriamo in gioco noi.
È merito innanzitutto dei cittadini aver imposto
nell‟agenda questo punto, ma ora dobbiamo proteggerlo! Se non ce la faremo, gli scienziati sono
chiari: rischiamo che il clima vada fuori controllo da
un momento all‟altro, con conseguenze catastrofiche
in tutto il Pianeta. Il modo più efficace che abbiamo
per impedire accordi dietro le quinte con le lobby
dell‟inquinamento è di sommergere i nostri Ministri
con migliaia di messaggi.
Se saremo abbastanza a scrivere, sapranno di essere
sotto la lente dell‟opinione pubblica, e che ci si
aspetta che difendano l‟obiettivo del 100% di
energie pulite. Manda subito il tuo messaggio!
https://secure.avaaz.org/it/lima_summit_100_clea
n_eu/?bQNYqfb&v=49850
Antropos in the world
SIRIA,IRAQ E CALIFFATO UN’ALTRA EREDITA’
DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Che cosa sta succedendo in Siria e in Iraq? Semplice:
sta succedendo che uno dei principali alleati degli Stati
Uniti nella regione – l‟Emirato del Qatar – stia finanziando ed armando un esercito di terroristi che vuole
cancellare Iraq, Siria, Libano e Giordania, ed al loro posto
creare un impero clericale – il Califfato – ispirato ad una
interpretazione fondamentalista dell‟Islamismo nella sua
versione sunnita.
Scopo di questo articolo non è, tuttavia, quello di
investigare sul presente, magari alla ricerca di
imperscrutabili disegni destabilizzatori, bensì quello di
analizzare le radici storiche di ciò che sta avvenendo oggi.
Ebbene, anche questa orrenda guerra in-civile, nasce dagli
errori commessi dai vincitori della Prima guerra mondiale
(Italia esclusa) e dalla loro pretesa – assurda, boriosa,
arrogante – di tracciare i confini delle nuove nazioni
mediorientali senza alcun rispetto per le popolazioni che vi
sarebbero state incluse. Esattamente come la medesima
pretesa aveva presieduto ai nuovi confini europei, creando
Stati artificiali (la Cecoslovacchia, la Jugoslvaia),
gonfiandone artificialmente altri (la Polonia, la Romania),
mutilando i paesi vinti e ponendo le premesse per quel
sanguinoso regolamento di conti che sarebbe stato poi la
Seconda guerra mondiale.
Orbene, tutto nasceva, all‟indomani della Grande
Guerra, dalla spartizione delle spoglie dei vinti; e in
particolare – per l‟argomento di cui trattiamo oggi – dalla
spartizione delle province arabe dell‟Impero Ottomano.
“Spartizione”, in verità, è un termine inadatto, perché nei
fatti si trattava dell‟acquisizione di quasi tutto da parte di
una sola alleata, l‟Inghilterra; della tacitazione con un
piatto di lenticchie della seconda alleata, la Francia; e della
maramaldesca esclusione della terza, l‟Italia. Ma sorvoliamo anche su questo aspetto (che potrà essere oggetto di
un ulteriore approfondimento) e concentriamo la nostra
attenzione su quanto veniva stabilito, prescindendo da
giudizi morali o da valutazioni politiche.
Si tenga ben presente – innanzi tutto – che fino a
prima della Grande Guerra, l‟Impero Ottomano si estendeva su tre continenti: dai Balcani all‟Anatolia, al Medio
Oriente, all‟Egitto (ancorché assoggettato all‟occu-pazione
“provvisoria” dell‟Inghilterra sin dal 1882).
Nel maggio 1919, approfittando di una momentanea
(e polemica) assenza dell‟Italia dalla Conferenza della
pace di Parigi, Inghilterra e Francia si accordavano per
spartirsi le colonie tedesche e le regioni arabo-ottomane.Qualche briciola ai giapponesi nel lontano Pacifico e
nulla all‟Italia, che si voleva così punire per aver osato
opporsi all‟assegnazione di Fiume al Regno Serbo-CroatoSloveno. Alla Francia – come già detto – un piatto di
lenticchie: la Grande Siria – comprensiva del Libano – che
si saldava al Kurdistan (poi cancellato) e ad una “zona di
‟interessi” nell‟Anatolia sud-orientale (poi abbandonata precipitosamente di fronte all‟avanzata di Atatürk). Tutto il
resto all‟Inghilterra, forse per diritto divino.
Naturalmente, non si poteva esplicitare la natura
sfacciatamente colonialista di questa manovra, e ciò per due
ordini di motivi: il rispetto del diritto di autodeterminazione
dei popoli (che era stato la scusa per giustificare l‟ingerenza
degli USA in una guerra europea) ed i ripetuti impegni –
assunti solennemente dall‟Inghilterra – di concedere l‟indipendenza agli arabi, se questi si fossero sollevati contro i
turchi. Veniva perciò ideato un marchingegno che potesse in
qualche modo mascherare i reali intenti di questa operazione:
si riconosceva che le popolazioni arabe erano in grado di
governarsi da sole, ma le si affidava alla neonata Società
delle Nazioni, che avrebbe dovuto amministrarle provvisoriamente e poi accompagnarle verso la completa indipendenza. La S.d.N. poi, attraverso un “mandato”, le
affidava – sempre “provvisoriamente” – «al consiglio e
all’assistenza amministrativa di una Potenza mandataria».
E veniamo all‟Iraq, paese – come abbiamo visto – del
tutto artificiale, messo insieme soltanto per favorire l‟accaparramento delle sue immense risorse petrolifere da parte
di inglesi e americani. Tralasciamo tutta una serie di episodi
significativi (come la rivolta filotedesca e filoitaliana del
1941) e veniamo alla sua storia più recente. Nel 1968 un
colpo-di-Stato militare portava al potere il Baath, un partito
nettamente laico ispirato ai princìpi di un nazionalismo
panarabo (ma non panislamico) e di un socialismo nazionale
(ma non marxista).
Questo, nelle grandi linee. Per i dettagli, si rimandava
tutto ad una successiva “Conferenza interalleata”, la quale
avrebbe dovuto occuparsi anche del destino della Turchia,
che l‟Inghilterra avrebbe voluto praticamente cancellare dalla
carta geografica. La Conferenza si teneva nell‟aprile dell‟anno seguente in Italia, a San Remo; le sue conclusioni saranno
pochi mesi dopo recepite dal trattato di Sèvres, che però non
andrà mai in vigore. Frattanto – tra il maggio del ‟19 e
l‟aprile del ‟20 – si era verificato un fatto di non poca
importanza: nella regione kurda di Mosul era stato scoperto
il petrolio, tanto petrolio. E, allora, i “buoni” della situazione
(cioè gli in-glesi e i cugini americani) non potevano certo
consentire che quel tesoro finisse – tramite il mandato sul
Kurdistan – in mani francesi. Tutto lo scenario mediorientale
stabilito a Parigi, perciò, veniva cancellato, e la carta geografica del Medio Oriente era ridisegnata ex novo. Il
Kurdistan spariva: le sue regioni non petrolifere venivano
divise fra la Turchia, la Persia (oggi Iran) e la Siria. Le sue
regioni petrolifere, invece, erano accorpate al territorio
arabo-sunnita di Baghdad ed a quello sciita di Bassora.
Insieme, le tre regioni – che non avevano nulla in comune –
erano racchiuse in uno Stato artificiale cui veniva dato il
nome (persiano) di Iraq. Naturalmente – inutile dirlo – il re-
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Antropos in the world
lativo mandato era assegnato all‟Inghilterra.
La Francia – depredata anche delle lenticchie – non
faceva una piega. Incassava pure quest‟altra scorrettezza
(non certamente la prima!) da parte dei fedeli alleati
britannici, continuando disciplinatamente a svolgere il
ruolo – come più tardi dirà Mussolini – di “cameriera
dell‟Inghilterra”. Ad onor del vero, riceverà poi una specie
di liquidazione per il suo cessato servizio in Kurdistan: il
25% delle azioni di due compagnie petrolifere, la Turkish
Petroleum C° e la Anglo-Persian Oil C°; una inezia, a
fronte del fiume di denaro che scaturirà dai pozzi petroliferi iraqeni.
Naturalmente, non era questo l‟unico pasticcio ascrivibile alla fantasiosa diplomazia degli “Alleati”.
Ricordo un complicatissimo balletto di prìncipi ashemiti, prima designati Re di una determinata nazione, poi
dirot-tati su un altro trono, costretti a deambulare sino alla
attribuzione delle definitive corone in Siria, Giordania,
Iraq. E ricordo, naturalmente, l‟assurda vicenda della Palestina: promessa contemporaneamente agli arabi (accordo
McMahon-Hüsseyn del 1916) ed agli ebrei (dichiarazione
Balfour del 1917).
Ma, anche qui, tralasciamo tante vicende che pure sarebbe interessante approfondire, e concentriamoci sull‟argomento che in questo momento ci preme maggiormente: sulle conseguenze dirette, cioè, che la decisione di
cancellare il Kurdistan e di creare l‟Iraq aveva – ed avrà
poi fino ai nostri giorni – sugli equilibri del Medio Oriente
e, in particolare, della regione compresa fra l‟Anatolia
orientale e quella che una volta si chiamava Mesopotamia.
Incominciamo dal Kurdistan, paese a maggioranza
musulmana, ma non arabo ed etnicamente affine più all‟Iran e alla Turchia che non al resto dell‟Iraq. Orbene,
dopo aver brevemente sognato ad occhi aperti di poter
raggiungere l‟indipendenza e l‟unità nazionale, i kurdi
vedevano repentinamente la loro patria annullata con un
colpo di penna ed i loro territori divisi fra la Turchia (a
nord), l‟Iraq (a sud), la Persia (ad est) e la Siria (ad ovest).
Da quel momento iniziava la disperata resistenza nazionale
kurda contro le nazioni occupanti, resistenza che ha talora
dato vita ad episodi di vera (e crudele) guerra civile, incidendo pesantemente sulla vita politica e sulla stabilità dei
quattro paesi interessati. Ricordo – fra gli altri episodi – la
breve stagione della Repubblica Popolare Kurda in territorio iraniano (1945), il bombardamento con gas nervino
dei guerriglieri peshmerga di Halabja in territorio iraqeno
(1988), e soprattutto la lunga stagione di lotte politiche ma
anche di sanguinario terrorismo attuata in Turchia dal
PKK di Ochalan.
Ostile agli Stati Uniti e ad Israele, il Baath governava
già la Siria (dal 1963) ed aveva numerosi punti di contatto
con il movimento degli Ufficiali Liberi nasseriani, al
potere in Egitto dal 1952. La leadership del baathismo
iraqeno – procediamo sempre in estrema sintesi – era in
breve assunta da Saddam Hussein, prima Vicepresidente e
poi – dal 1979 – Presidente della Repubblica. Il laicismo del Baath, oltre ad essere in linea
con le proprie radici politiche, era anche l‟unico sistema
in grado di tenere unito un paese formato da tre diverse
realtà etnico-religiose, con una maggioranza musulmana
spaccata in due (60% sciiti e 40% sunniti) e con una
consistente (allora) minoranza cristiana. Altra peculiarità
del baathismo era un rigido nazionalismo economico, che si
estrinsecava nella nazionalizzazione dell‟industria petrolifera (1972) e nell‟utilizzo dei suoi proventi per una
profonda modernizzazione del paese e per accrescere il
benessere degli abitanti.
Abbattuto il regime baathista ad opera di una pretestuosa invasione americana (2003), il paese è –
naturalmente – andato in frantumi: l‟antagonismo politico
fra le tre componenti è salito alle stelle; per tacere della
quarta componente, la cristiana – un tempo rispettata da
tutti – che era fatta oggetto della pesante ostilità di un
fondamentalismo islamico in forte crescita. Pochi anni
dopo, gli Stati Uniti e i loro alleati nella regione avviavano
una guerra di aggressione – condotta attraverso un esercito
mercenario armato e finanziato ad hoc – contro il regime
baathista siriano del presidente Assad, con la scusa (fondata
ma assolutamente risibile in Medio Oriente) che il regime di
Damasco fosse una dittatura.
È da questo esercito mercenario – in larga parte formato da gruppi fondamentalisti – che è nato l‟esercito del
Califfo e la sua sorprendente creatura politica: l‟ISIS,
ovvero Stato Islamico dell‟Iraq e della Siria.
Obiettivo dell‟ISIS e dei suoi sponsor (il Qatar soltanto?) è quello di frantumare l‟Iraq, togliendogli la maggior parte dei territori petroliferi e lasciando il resto del
paese alla maggioranza sciita ed all‟alleanza con il
correligionario Iran. Contemporaneamente, il Kurdistan
iraqeno dovrebbe poter dichiararsi indipendente, ma privato
delle sua zona più ricca di petrolio – Mosul – che dovrebbe
rimanere al Califfato (ed alla commercializzazione qatarina)
per garantire la sopravvivenza economica della creatura
jihadista.
Il progetto presenta numerosi gravi incon-venienti (si
pensi all‟effetto destabilizzante per la Turchia che avrebbe
uno Stato kurdo ai suoi confini), ma è quello che – si dice –
abbiano elaborato gli strateghi di Israele: tornare alla situazione del 1919 e cancellare Iraq, Siria e Libano, frantumandoli in una miriade di staterelli coin-cidenti con le varie
realtà etnico-religiose del Medio Oriente. E pazienza se, fra
queste realtà, ce ne dovesse essere una che vuol mettere a
ferro e fuoco il mondo intero.
MICHELE RALLO
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Ἀνδρὸσ κακῶσ πράςςοντοσ
ἐκποδὼν φίλοι.
(Andròs kakòs pràssontos ekpodòn fìloi)
--------
Gli amici stanno alla larga
dall’uomo in difficoltà.
Antropos in the world
IL TEATRO ROMANO a cura di Andropos
La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e
ᾠδή,"odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità
elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci . Negli ultimi decenni della repubblica, si assiste a una
grande crescita di interesse verso il teatro, che ormai non coinvolge più solo gli strati popolari, ma anche le classi
medie e alte, e l'élite intellettuale. Cicerone, appassionato frequentatore di teatri, ci documenta il sorgere di nuove
e più fastose strutture, e l'evolvere del pubblico romano verso un più acuto senso critico, al punto di fischiare quegli
attori che, nel recitare in versi, avessero sbagliato la metrica. Accanto alle commedie, lo spettatore latino comincia
ad appassionarsi anche alle tragedie.
Il genere tragico fu anch'esso ripreso dai modelli greci. Era detta fabula cothurnata (da cothurni, le calzature con
alte zeppe degli attori greci) oppure palliata (da pallium, come per la commedia) se di ambientazione greca.
Quando la tragedia trattava dei temi della Roma dell'epoca, con allusioni alle vicende politiche correnti, era detta
praetexta (dalla toga praetexta, orlata di porpora, in uso per i magistrati). Ennio, Marco Pacuvio e Lucio Accio
furono autori di tragedie, non pervenuteci. L'unica praetexta ("Octavia") giunta fino ai nostri giorni è un'opera
falsamente attribuita a Lucio Anneo Seneca, composta poco dopo la morte dell'imperatore Nerone.
Il massimo dei tragici latini si ritiene sia stato Accio, il quale, oltre a scrivere una quarantina di tragedie
d'argomento greco, si avventurò nella composizione di due praetextae: Bruto e Decius, tratteggiando i caratteri di
due eroi repubblicani romani.
Seneca si distinse per lo spostamento del nodo tragico, dalla tradizionale contrapposizione tra l'umanità e le norme
divine, alla passione autenticamente sgorgata dal cuore umano.
Marco Pacuvio: ANTIOPA
(fabula coturnata - circa 220-130 a.C.)
Marcus Pacuvius, poeta latino (Brindisi 220 a. C. - Taranto 130 circa a. C.), fu uno dei principali tragediografi.
Nella produzione di P. già nel colorito drammatico dell'azione e nella stimolante sentenziosità che la punteggia è in
nuce l'ulteriore sviluppo della tragedia latina fino a Seneca: cominciano in lui le macabre apparizioni dei
trapassati; si inizia anche il processo di maggiore disciplina del metro principale dei dialoghi, il senario giambico.
La sua pateticità, coniugata a una sensibilità quasi barocca nell'espressione dei sentimenti e degli sfondi che ne
inquadrano l'effusione, fu l'ultimo mezzo di presa del teatro latino sull'animo della folla. Nipote di Ennio, venne
con lo zio a Roma, dove esercitò la pittura e scrisse tragedie. Fu amico e ospite di C. Lelio, e frequentò il circolo di
Scipione Emiliano. Ancora a ottant'anni fece rappresentare una sua tragedia, ma poco dopo si ritirò a Taranto,
dove visse i suoi ultimi anni. Di lui ci restano dodici titoli sicuri di tragedie e in tutto circa trecento frammenti, per
poco più di quattrocento versi. Quattro tragedie derivano da Sofocle (Chryses, Hermiona, Niptra, Teucer), una da
Eschilo (Armorum iudicium) e una da Euripide (Antiopa); in genere, P. subisce l'influenza di Euripide, come
dimostrano le altre sei tragedie d'argomento greco (Medus, Atalanta, Iliona, Periboea, Dulorestes, Pentheus), tutte
variamente derivate da famosi drammi di Euripide.
TRAMA DELLA COMMEDIA –
L'Antiope o
Antiopa (Antiope) è una fabula cothurnata del
tragediografo latino Marco Pacuvio di cui restano
oggi solo alcuni frammenti. Realizzata a partire da
un originale non pervenuto del tra-gediografo greco
Euripide, l'opera trattava la storia, connessa al ciclo
tebano, di Antiope: la bella fanciulla, figlia di
Nitteo, sedotta e amata da Zeus, partorisce i due
gemelli Anfione e Zeto, che abbandona. Mentre i
due vengono soccorsi da un pastore del monte
Citerone, An-tiope è costretta a sottostare alla
persecuzione effettuata contro di lei dallo zio Lico,
incaricato dal morente Nitteo; solo grazie ad un
intervento miracoloso può infine ricongiungersi ai
suoi figli, ormai adulti, che dopo alterne vicende la
riconoscono e la vendicano.
SINOSSI: Di Pacuvio, Orazio dice che è un
"vecchio sapiente": forse per il fatto che si era
sforzato di rinnovare le ispirazioni del suo teatro,
ricorrendo a modelli meno ritriti.
Le sue opere riscossero un successo notevole,
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vennero riprese ancora molto tempo dopo la sua
morte, e persino il pubblico popolare ne conosceva
a memoria lunghi brani. I frammenti (450 ca) abbastanza lunghi, che ce ne fa conoscere Cicerone,
lasciano intravedere, nell‟autore, un grande vigore
di stile, un senso del patetico moderato dalla
preoccupazione per la dignità che conviene agli
eroi, un senso tutto romano della "virtus", una
conseguente spiccata sentenziosità, una certa predilezione per il macabro (che lo fa precursore di
Seneca). Di conseguenza, lo stesso linguaggio è
volentieri solenne, pensoso e magniloquente, spesso
contraddistinto da forme insolite, conii artificiosi.
ASSOCIAZIONE LUCANA
“G. Fortunato” - SALERNO
SEDE SOCIALE in Via Cantarella
(Ex Scuola Media “A. Gatto”)
Antropos in the world
DE COGNOMINE DISPUTĀMUS
“ Il soprannome è l’orma di una identità forte, che
si è imposta per una consuetudine emersa d’improvviso, il riconoscimento di una nobiltà popolare, conquistata in virtù di un ruolo circoscritto alla persona,
quasi una spinta naturale a proseguire nella ricerca
travagliata di un altro sé. Il sistema antroponimico
era dunque binominale, formato da un nome seguito
o da un’indicazione di luogo (per es.: Jacopone da
Todi), o da un patronimico (Jacopo di Ugolino) o da
un matronimico (Domenico di Benedetta) o da un attributo relativo al mestiere (Andrea Pastore), et cetera. Il patrimonio dei cognomi era pertanto così scarso, che diventava necessario ricorrere ai soprannomi, la cui origine non ha tempi e leggi tali, da permettere la conoscenza di come si siano formati, e la
maggior parte di essi resta inspiegabile a studiosi e
ricercatori.
Spesso, la nascita di un soprannome rimanda ad
accostamenti di immagini paradossali ed arbitrari.
Inutilmente ci si sforzerebbe di capire il significato e
l’origine di soprannomi come "centrellaro" o come
"strifizzo" o "trusiano",lavorando solo a livello di ricerca storica e filologica. Così, moltissimi soprannomi restano inspiegabili, incomprensibili, perché si
è perso ormai il contesto storico, sociale e culturale
o, addirittura, il ricordo dell’occasione in cui il soprannome è nato. Verso il XVIII° secolo, il bisogno
di far un po’ d'ordine e la necessità di identificare
popolazioni diventate ormai troppo popolose porta
all'imposizione per legge dell'obbligo del cognome.
Questo mese, ci occuperemo del cognome:
SORIENTE
Famiglia catalana che si trasferì a Cagliari nel
secolo XIV. Nel 1351 un Pietro Soriente,
mercante, acquistò i feudi di Posada e Siniscola,
ma morì nel 1360 e i suoi feudi furono incamerati dal fisco. La presenza del motto nella
bibliografia documentata della famiglia ci
conferma l'avita nobiltà raggiunta della casata.
In Italia : 329 persone hanno il cognome Soriente secondo i nostri dati il cognome Soriente
è il 10 159° più diffuso in Italia.
BRONTOLO
IL GIORNALE SATIRICO DI SALERNO
Direzione e Redazione
via Margotta,18 - tel. 089.797917
a cura di Andropos
QUANDO UN GIOVANE VALE
Giuseppe Giordano è
nato a Salerno il 19 ottobre del 1998. Appassionato d‟informatica sin da
piccolo ed autodidatta,
nel 2009, a soli 11 anni,
crea SOCIALITALY,
un social network con
alcune funzioni personalizzate.
Nel Giugno del 2011, crea la sua prima
applicazione, su piattaforma Android, che sarà
seguita da altre applicazioni, molte delle quali
una volta pubblicate, hanno riscosso un notevole successo.Come,ad esempio, l‟applicazione che
consentiva l'accesso immediato alle mail di posta
elettronica del provider AOL MAIL, o quella,
l‟ANONYMOUS SMS, che permetteva l‟invio
di sms anonimi, per non parlare del MISURATORE BELLEZZA, pubblicata da pochi giorni,
un divertente gioco che, attraverso scatti fotografici, da un voto di bellezza, accompagnato da
commenti simpatici e, a volte, anche ironici .
Nel 2012, crea G.B. Connection, il social
network personale del liceo,che all‟epoca si occupava immeritatamente della sua formazione,
il Gian Battista Vico di Nocera Inferiore.
Al Luglio del 2011, risale la creazione di
ATraffic WebCam, l‟applicazione che più di
ogni altra riscuote successo, raggiungendo il primo posto su Google Play, tra i software più venduti nella categoria delle comunicazioni, per ben
tre volte di seguito. Il successo si ripete per ben
due volte nel 2012, ed una volta nel 2014, al
primo posto tra le nuove applicazioni in commercio nella categoria delle comunicazioni.
Oggi, Giuseppe, frequentando l‟Istituto San
Giuseppe, va avanti per la sua strada, circondato dall‟affetto e dalla stima di chi ha considerazione per le sue ottime capacità, tributandogli
quel rispetto che, comunque, si deve ad ogni persona umana.
Andropos
-6-
RAPSODIA ASININA
Antropos in the world
Voi che sedendo su gualdrappe / cavalcate asine splendide,
/[…] aprite al canto l’animo vostro. Gdc 5,10
Oltre la Bibbia anche la letteratura ha riservato
all‟asino un posto di rilievo. Molte, infatti, sono le
opere che l‟hanno come protagonista. Ricordiamo le più
famose:
Lucio o l‟asino attribuito a Luciano di Samosata –
romanzo greco erotico il cui protagonista, divenuto
asino in seguito ad una errata porzione magica, riesce a
diventare uomo presso il tempio della dea Iside solo
dopo molte dolorose peripezie -;
L‟asino d‟oro di Apuleio – L‟unico romanzo latino
giuntoci interamente che narra, anche qui, le peripezie
del protagonista per riavere le sembianze umane, una
volta divenuto asino in seguito ad un esperimento non
riuscito-;
Viaggio nelle Cevennes in compagnia di un asino di
Stevenson- L‟autore descrive
il suo avventuroso
viaggio compiuto nel 1878 per 12 giorni nel sud della
Francia -;
Asino di Antonello Grimaldi, commedia in cui si allude
ad asini veri e ad asini umani;
L‟Asino di Carlo de‟ Dottori (Venezia 1652) – Poema
eroicomico in dieci canti di ottave. L‟Asino narra una
guerra duecentesca tra padovani e vicentini, scaturita,
per istigazione delle Furie, dal furto dello stendardo
vicentino raffigurante un asino.
La prose de l‟âne, un poemetto di Mons. Pierre de
Corbeil (+1222) in cui si afferma che i Magi giunsero
alla grotta sulla groppa di pazienti asini e non su
cammelli o cavalli;
Il Brancaleone di Latrobio (1610), esilarante romanzo
seicentesco in cui il protagonista conducendo l‟asino tra
uomini e bestie conosce quanto il mondo sia misero e
instabile;
La pelle d‟asino , popolare fiaba francese, resa celebre
da Charles Perrault;
La Ciucceide, un poema del Settecento sugli
asini;
Storia dell‟asino di san Giuseppe di Verga ;
Memorie d'un asino della contessa di Ségur;
Platero y jo di Jiménez J. Ramón.
Lo scudiero di Don Quijote de la Mancia, cavalca
in groppa ad un asino. Nel contrasto tra la figura
sbilenca del cavaliere e quella piccola e panciuta di
Sancho, tra il magro cavallo ed il tarchiato asino si ha la
rappresentazione del dualismo tra fantasia e realtà, tra
follia e saggezza;
Pindaro narra l‟importanza dell‟asino nei culti apollinei. Omero lo paragona ad Ajace;
E’ soggetto di MANUALI ( L‟asino, il mulo e il
bardotto di Raffaele Baroncini, Asini, muli e canoe di
Ezio Capello), di FILM: (L‟asino d‟oro: processo per
-7-
fatti strani contro Lucius Apuleius cittadino romano), di CITAZIONI (Asinus asino
et sus sui pulcher : Asinus asisum
fricat; Ubi deficiunt equi trottant
aselli; “ O dunque forte, vittoriosa e trionfatrice mascella d‟un asino
morto, o diva graziosa e santa mascella di un polledro
defunto, or che deve essere della santità, grazia e
divinità, fortezza, vittoria e trionfo dell‟asino tutto,
intero e vivente […] se di quest‟osso e sacrosanta
reliquia la gloria ed exaltazion è tanta? […] Pregate,
pregate Dio, o carissimi, se non siete ancora asini, che
vi faccia dovenir asini- Giordano Bruno, Cabala del
cavallo pegaseo, sulla mascella che usò Sansone
contro i Filistei);
di MODI DI DIRE (andar come l‟asino alla lira; legare
l‟asino dove vuole il padrone; qui casca l‟asino;
vedere l‟asino che vola);(di PITTORI ( Goya fra i
suoi, tavole con le quali mette alla berlina la società del
„700, fra gli altri animali ritrae asini che insegnano,
suonano, fanno i medici, stanno in posa, cavalcano
uomini più asini di loro), di SCULTORI: si trovano in
molti portali di cattedrali.
Dispiace che nel saggio di Padre Nazareno Fabbretti
CARO UOMO - in cui sono raccolte 19 lettere di
animali rivolte all‟uomo “per persuaderlo a scongiurare insieme il rischio della scomparsa dal pianeta” –
insieme alla zanzara,al la formica, al topo ed altri animali non sia presente l‟asino!
Tra gli asini famosi ricordiamo:
L‟asina di Balaam che parlò in nome di Dio al
profeta che recalcitrava davanti all‟ordine del Signore.
L‟asino di Buridano che muore di fame e di sete per
non saper decidersi tra due cose che desidera (acqua e
fieno);
Ciuchino, l'asino parlante dei film di animazione
della serie Shrek ;
Lucignolo, l'amico di Pinocchio che va assieme a
lui nel paese dei balocchi, ma a differenza di
Pinocchio rimane un asino;
l'asinello di Santa Lucia che il 13 dicembre porta
regali e dolcetti ai bambini, i quali la notte del 12
gli mettono il fieno fuori dalla porta di casa.
Bottom, testa d’asino di “sogno di una notte di
mezza estate”; il dio Seth egiziano, dio Tifone;
anche Gesù Cristo è stato raffigurato in croce con la
testa d’asino, prima ancora che fosse Gesù Cristo…
Molti sono poi i siti in Internet che trattano compiutamente di questo quadrupede.(2.Continua)
RENATO NICODEMO
Antropos in the world
LE GROTTE E L‟INSEDIAMENTO
MEDIEVALE DI FAVIGNANA ( parte I )
Favignana, Levanzo, Marettimo, Formica e
Maraone compongono l‟arcipelago delle Egadi che
rappresenta il prolungamento geologico della Sicilia
nord-occidentale.
La presenza di comodi ripari per le imbarcazioni,
di pietra tufacea da costruzione, di legname e
selvaggina, resero l‟isola di Favignana la più ricca e
popolata delle Egadi già prima del XIII secolo, mentre
verso la fine del XVI secolo Pugnatore sottolinea
l‟abbondanza della vegetazione e la presenza di molti
conigli, mentre un tempo vi abbondavano le capre
selvagge2, nonché la pescosità delle acque3.
Durante l‟ultima fase del Pleistocene, Favignana
e Levanzo erano unite alla Sicilia. Ciò permise agli
abitanti preistorici della zona di cacciare la fauna delle
due isole e di raccogliere i loro frutti.
L‟inizio del popolamento delle isole Egadi viene
collocato da Pugnatore all‟epoca cartaginese, “circa
850 anni avanti l‟avvenimento di Cristo”, o comunque
all‟epoca della conquista cartaginese della Sardegna4.
Nello stesso capitolo Pugnatore fa riferimento alla
presenza nell‟isola di numerose grotte, adibite anticamente ad abitazioni, e di cave di pietra:
“Dell’abitazion della Favognana manifesta fede
ci mostrano le vestigia di due casali di quattro strade
per uno, dritte, et accanto del litto nella nativa pietra
altamente incavate, e quinci e quindi di varie
riquadrate grotte guernite… Laonde essi casali sono
da’ moderni grotte comunemente chiamate. Uno
de’quali era nella più interior parte che fa il lido
inverso Sicilia, appresso del quale sono alcune
miniere di pietra, di cui i trapanesi si hanno
continuamente, dal tempo antico infin ora, servito: la
qual è bianca e granedita…”5
Essendo prossime alla base militare di Mozia e
alle rotte per il nord dell‟Africa, caratteristiche fortemente strategiche militarmente, le Egadi divennero
presto avamposto punico-cartaginese. Nelle sue
acque, infatti, nel 241 a.C., si combatté la battaglia
navale che, durante la prima guerra punica, permise il
passaggio della Sicilia da colonia punica a quella
romana.
Le Egadi si formarono tra il Terziario e il
Quaternario. La calcarenite sedimentaria, databile al
Conchiglifero, caratterizza quasi per intero la conformazione geologica di Levanzo e per 2/3 quella di
Favignana. Le due isole erano legate alla terra ferma
da un lembo di terra che creava una grande
-8-
pianura. Ancora oggi infatti il fondale tra le due
isole e Trapani non supera i 25 m di profondità, il
fondale circostante invece raggiunge anche i 90 m.
Fino all‟ultima glaciazione (Wϋrm) le isole
erano collegate. Dimostrazione ne è la presenza, fin
dal Paleolitico Superiore, di insediamenti umani
come ad esempio la Grotta di Oriente a Favignana e
la Grotta del Genovese a Levanzo.
Le isole Egadi sono considerate parte del dominio Trapano-Sicano sede di sedimentazione di
piattaforma a partire dal Norico, dopo cioè la
deposizione della formazione Mufara (Carnico) sul
margine della placca africana. Tale piattaforma è
costituita nel dominio Trapano-Sicano dalle formazioni Sciacca ed Inici di età Trias sup./Lias inf.medio; la formazione Inici subisce un'erosione subaerea, anche profonda, in età Lias sup. legata ad un
periodo di sollevamento.
Dopo tale fase si passa nel Dogger-Malm
(Giurassico medio-sup.) alla formazione del Rosso
Ammonitico che in alcuni punti riempie le cavità
carsiche.
A partire dal Cretacico la piattaforma subisce
un progressivo annegamento, dovuto probabilmente
ad una fase dì rifting, passando a facies di scogliera
e di bacino (fin. Scaglia). A questo punto si assiste
ad una grossa trasgressione legata all'inizio della
chiusura della Tetide; le formazioni carbonatiche
acquistano una forte caratteristica clastica che col
passare del tempo ha il completo.
Le formazioni Plio-Quaternarie, costituite per
lo più da calcareniti (panchina di età probabilmente
tirrenica) conglomerati ad elementi carbonatici
(stromatoliti e loferiti) di varie dimensioni immersi
in una matrice siltitico arenitico rossastra, ampiamente affioranti sulle isole, chiudono il ciclo.
Dott.ssa Paola LEO
[Da tesi in Storia Medievale –
Alma Mater Studiorum, Bo ]
_________________
RACHELI 1979; MAURICI 2005, pp. 221-229, in particolare
221: si tratta della sintesi storico -archeologica più esauriente,
alla quale rinviamo per il quadro complessivo e per la discussione
puntuale della bibliografia.
2 PUGNATORE, I 7, p. 23.
3 Ibid., p. 27.
4 Ibid., I 7, p. 26.
5 Ibid., p. 26, consultabile anche online: ile:///C:/Users/user/Documents/StoriaSicilia/Trapani/Historia_di_Trapani04.pdf.
Antropos in the world
DALLA REDAZIONE DI S.VALENTINO TORIO: Una rilettura originale del Bonaparte.
Napoleone,Motti e frasi celebri
di Vincenzo Soriente
I giudizi su Napoleone non furono univoci, ma tutti i letterati
espressero il loro pensiero sul
“personaggio”; tra questi Ugo
Foscolo, Madame de Staël, che
scrisse: ” Ho incontrato nella
mia vita uomini degni di stima o di disprezzo;
ma nell‟impressione che mi faceva Bonaparte
non v‟era nulla che ricordasse né gli uni né gli
altri. Non era né buono né cattivo, né clemente
né crudele nel senso che lo sono gli altri uomini. Non era paragonabile ad alcuno e non poteva quindi suscitare né provare simpatia alcuna”, Stendhal, Goethe, che affermò:
“La vita di Napoleone è quella di un semidio. Si può dire che la luce che l’illuminava
non si spense mai per un attimo; ecco perché
la sua vita è tanto luminosa. Il mondo non ha
mai vi-sto e forse mai vedrà nulla di simile…”
Honoré de Balzac, Lev N.Tolstoj, Alessandro
Manzoni, ( Il 5 Maggio), Beethoven (che gli
dedicò l‟Eroica).
E Napoleone cosa pensava di sé stesso?
Ecco:” Sono sempre solo tra la gente…non somiglio a nessuno…sempre solo: il mondo da
una parte e io dall’altra…”
Un giorno un soldato ebbe l‟ardire di dire
all‟Imperatore che egli era più grande di lui, riferendosi all‟altezza. “ Imbecille – gli rispose
Napoleone – tu sarai più alto, ma certamente
non sei più grande di me!”
Altre sue frasi famose: “Signore dai forza al
mio nemico e fallo vivere a lungo, affinché
possa assistere al mio trionfo.”
“La fortuna è una donna; se voi la lasciate
sfug-gire oggi, non crediate di ritrovarla
domani”.
“Chi ha paura d'essere battuto sia certo della
sconfitta”.
“ Gli uomini di genio sono meteore destinate a
bruciare per illuminare il loro secolo”.
Sull‟Europa e sulla Cina.Delle affermazioni che
sembrano incredibili e di una attualità disarmante:“Abbiamo bisogno di una legge europea, di una Corte di Cassazione Europea,
-9-
(III parte)
di un sistema monetario unico, di pesi e di misure uguali, abbiamo bisogno delle stesse leggi per tutta Europa. Avrei voluto fare di tutti i
popoli europei un unico popolo... Ecco l'unica
soluzione “L'Europa sarebbe diventata di fatto
un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe
sentito nella patria comune... Tale unione dovrà venire un giorno o l'altro per forza di
eventi. Il primo impulso è stato dato. Dopo il
crollo e dopo la sparizione del mio sistema io
credo che non sarà più possibile altro equilibrio in Europa se non la lega dei popoli.”
“Lasciate dormire la Cina, perché al suo risveglio il mondo tremerà”.
E come possiamo concludere queste considerazioni su Napoleone? Così:
Un personaggio di cui si può dire tutto il
bene e tutto il male del mondo, ma bisogna
ammettere che è stato un grandissimo attore
nel film della sua vita e nella cinematografia
della storia dell’umanità.
“Fu vera gloria? Ai posteri l‟ardua sentenza” (A. Manzoni).
Antropos in the world
IL RACCONTO DEL MESE:
TOMMASO GUARDATI
( II parte )
Da “Masuccio in teatro”di Franco Pastore - ISBN IT\ICCU\NAP\0646027 – pag.17-24
Presso le Librerie universitarie di Padova, Pavia, Napoli, Modena e Roma
Nel 1463, Ferdinando I d'Aragona investì
Roberto Sanseverino, a ricompensa del suo
aiuto, del titolo di principe di Salerno, togliendolo al figlio di Raimondo Orsini, Felice,
schieratosi con gli Angioini. Nello stesso anno
il Guardati divenne segretario del nuovo
principe di Salerno e forse intensificò i suoi
contatti con Napoli, dove Roberto Sanseverino cominciò a costruire un suo palazzo,
quello che ospiterà, poi, Carlo V, al tempo di
Isabella e Ferrante Sanseverino.
Le novelle di Masuccio che inveivano
contro i frati predicatori e contro le donne
non aragonesi, nonché quelle che esaltavano
le virtù cavalleresche e virili, dovettero corrispondere ai gusti letterari della corte e alla
politica laica della Corona, che più volte si
oppose alla Chiesa, nel vano tentativo di affrancarsi dal suo controllo temporale.
La koinè – lo stile – gli atteggiamenti
L'italiano del Guardati, a giudicare dagli
incunaboli pervenutici, tutti stampati nell'Italia del Nord, ha i caratteri tipici della prosa
quattrocentesca, prima della raffinata messa
a punto operata da Iacopo Sannazaro: una
koinè meridionale, con presunzione di lingua
illustre, ma ancora impastata di dialettalismi, latinismi ed ispanismi, che pur donando a volte vivacità alla pagina, più spesso
la appesantiscono.
Il modello boccacciano, adottato non ciecamente, complica e farragina la sintassi.Tuttavia, lo stile si eleva al di sopra dei livelli
raggiunti da scrittori meridionali con-temporanei, quali il De Rosa e Francesco Del
Tuppo e perciò dovette essere visto favorevolmente nell'ambito di una politica di corte,
volta a promuovere, a partire da Ferdinando
I, l'uso dell'italiano nell’amministrazione e
nella vita culturale.
La dedicataria del Novellino, inoltre, è Ippolita Maria Sforza, cultrice di letteratura,
istruita in greco da Costantino Lascaris .
Oltre le poche notizie forniteci dai documenti, la maggior parte dei quali segue le
successioni dei diritti di patronato della chiesa di S. Maria de Alimundo o de Ulmo, alcune
informazioni sul Guardati si possono ricavare, con prudenza, dallo stesso Novellino.
Ad un contatto con l'ambiente della Scuola
salernitana possono essere ascritte la frequente reductio alle pure ragioni fisiche, nei
suoi personaggi, delle motivazioni all'agire
(per prima il sesso e il denaro), l'atteggiamento di diffidenza o di scherno verso ogni
spiritualismo, soprattutto se espresso da
donne e frati, l'impassibilità di fronte alle
ragioni del cuore e il gusto morboso per particolari mostruosi. Da questo punto di vista,
assumono valore rappresentativo la citazione
di un "testo de Avicenna" alla fine della novella III e il riferimento all'arte dei prudenti
fisici (Novellino, p. 251) di compensare la
violenza di un farmaco, con un eccipiente
gradevole per spiegare l'alternanza di novelle
nella quarta parte.
L'esordio della XXXIV novella è occasione
per il rapido autoritratto di un Masuccio mol-
- 10 -
Antropos in the world
to impegnato, che ha trovato un po' di tempo
libero per scrivere narrativa, il che non doveva accadere frequentemente.
Di andamento simile sono altri esordi
(come quello della novella XXXVI), in cui
l'invio della novella è denunciato come il tardivo adempimento di una vecchia promessa.
Spesso la dedica tende a rinsaldare legami
di amicizia, allentati dalla lontananza del
dedicatario; altre volte, si sottolinea la proficuità del dialogo culturale intrecciato, tutta
a beneficio dell'autore che, schermendosi,
tende a presentarsi come vaso della sapienza
del dedicatario, come accade nella novella
XXXV, con il nobile fiorentino Francesco
Bandini e gli intellettuali della corte aragonese.
Talvolta, Masuccio scrive la novella a chi
glie-l'aveva raccontata oralmente, in un gioco
di emulazione e di umiltà al tempo stesso,
come si verifica nella XLI novella, a Galeota.
Tra la fine della novella VI e l'esordio
della novella VII il G. adombra il suo dolore
per la prematura scomparsa del fratello
Francesco, che morì quindi prima del destinatario Marino Caracciolo, deceduto il 21
marzo 1467.
Nel Parlamento de lo autore al libro suo,
che conclude l'opera, il Guardati piange con
un appassionato necrologio la improvvisa
morte di Roberto Sanseverino (1474), una
tragedia così sconvolgente per il G. da segnare la fine del suo impegno letterario e da
impedirgli addirittura il lavoro di revisione;
tra le righe si legge anche una manifestazione
di disistima verso Antonello Sanseverino.
Le incongruenze, dovute alla mancata revisione finale, denunciano la crisi del rapporto tra il Masuccio ed il potere e ciò si evince
anche da uno dei due sonetti, indirizzati al
novelliere dal Galeota, Se fosse stato al tempo de Vergilio, col quale l'autore, rammaricandosi che non ci sia più un Augusto mecenate delle lettere disposto a concedere un
"soave exilio" romano all'amico scrittore, invita il Nostro a ritirarsi a vita privata, in attesa che le acque si calmino e a rincuorarsi al
pensiero che la fama raggiunta "non teme de
adversario" .
La fedeltà agli Aragonesi dei Guardati fu,
considerata sfavorevolmente da Antonello
Sanseverino, che sarebbe divenuto un fautore
Roberto Sanseverino
della congiura dei baroni contro gli Aragonesi. Tuttavia, nell'esordio alla novella XVIII è
rimasto un generoso encomio del figlio di
Roberto, che vale perciò come riprova del fatto
che al Novellino mancò l'ultima stesura e che il
lavoro di organizzazione delle spicciolate in un
libro unitario subì una battuta d'arresto attorno al 1471.
A sostegno dell'ipotesi si aggiungono l'immagine giovanile che Roberto Sanseverino ha
nella novella XXX e soprattutto la mancata
notizia della morte di Antonio Beccadelli, avvenuta nel 1471. Di contro, va notato che
Federico da Montefeltro è citato come duca di
Urbino, titolo che ricevette solo nel 1474 (anno
che è, per inciso, il terminus post quem della
composizione del Parlamento).
Il nonno materno del Guardati, l'8 luglio
1390, a ricompensa dei servizi prestati, aveva
ricevuto dalla reggente Margherita di Durazzo
la metà dei diritti di patronato della chiesa
parrocchiale di S. Maria de Alimundo, l'altra
metà fu donata a Guglielmo Solimena, parente
dei Mariconda.
Il Masuccio, che aveva ereditato dal nonno
metà della sua metà del giuspatronato della
chiesa, il 21 luglio 1471 risultava intestatario
unico della metà del giuspatronato in questione, Marino Mariconda gli aveva donato la
propria parte e, nella sua qualità di patrono,
pro-poneva come rettore della chiesa un tal
don Petrello de Amato.
Tre anni dopo, il 4 novembre del 1474, il
Guardati e i cointestatari del patronato, i Solimena, proposero come rettore della chiesa
Loise, il figlio del Masuccio (continua)
- 11 -
Antropos in the world
DA TRAPANI
I NODI AL PETTINE: LA RIVOLTA DELLE PERIFERIE
Ricordo, negli anni „70, un mio fugace e
superficiale interesse per la sociologia in quanto
materia scientifica; e non – come certamente a me
più congeniale – in quanto «strumento di azione
sociale» (Comte). Ricordo di aver sfogliato un paio
di testi – non di più – e di averli trovati noiosissimi,
cervellotici, indisponenti per il loro voler tradurre in
scienza esatta l‟insieme di azioni, reazioni,
sentimenti, pulsioni che – secondo me – sono
l‟anima della politica. Di quelle svogliatissime
letture non ricordo quasi più nulla, ad eccezione di
una “regola” sulla xenofobia, cioè sulla “paura dello
straniero”: una delle categorie che, oggi, una cultura
politica approssimativa e pasticciona riconduce al
“razzismo” (che invece è un‟altra cosa). Ebbene –
leggevo in uno di quei testi – l‟arrivo di stranieri
viene generalmente accettato senza traumi da una
società moderna ed evoluta; purché – si aggiungeva
– la percentuale di stranieri non oltrepassi una certa
“soglia” (e non ricordo quale fosse quella soglia).
Superata una determinata percentuale, infatti, si
verificano automaticamente reazioni xenofobe,
anche violente. Attenzione: parlo di quarant‟anni fa,
quando in una città cosmopolita come Roma gli
unici stranieri che si incontravano per strada erano i
turisti alla fontana di Trevi. Allora neanche il
sociologo più smaliziato avrebbe previsto l‟ondata
migratoria verso l‟Europa, iniziata – guarda caso! –
in coincidenza con la fine dell‟Unione Sovietica e
con il tentativo americano di impossessarsi del
mondo intero.
A quella “regola” ho pensato tantissime
volte in questi anni, sforzandomi vanamente di
ricordare quale fosse quella dannatissima soglia. E
chiedendomi non quando sarebbe stata superata, ma
da quanto tempo fosse già stata superata, almeno qui
in Italia. Me lo chiedevo (e continuo a chiedermelo)
ogni qual volta sentivo i nostri politici e i nostri
chierici parlare non di accogliere una percentuale X
di immigrati, ma “gli” immigrati, praticamente senza
limite alcuno, comprendendo in tal novero non
soltanto “chi fugge dalle guerre”, ma anche “chi
fugge dalle dittature”, quando non anche chi viene
da noi “in cerca di una vita migliore”. Me lo
chiedevo quando l‟omelia di Papa Bergoglio a
Lampedusa colpevolizzava l‟Italia per non essere
abbastanza sollecita e solidale con i clandestini.
Me lo chiedevo quando il parlamento
italiano votava quasi all‟unanimità l‟abolizione del
reato di immigrazione clandestina. Me lo chiedevo
quando le massime cariche dello Stato promettevano
la cittadinanza italiana a chiunque fosse nato entro i
nostri confini. Me lo chiedo oggi, quando leggo che il
sindaco Marino ha redarguito gli abitanti delle periferie romane, dicendo che “l‟accoglienza è un dovere”.
Ecco, è proprio la rivolta dei quartieri popolari di
Roma a far suonare un campanello d‟allarme. Dopo
aver superato ogni percentuale teorizzata dalla sociologia, questa volta –probabilmente – è stata superata la
soglia vera, la soglia oltre la quale salta tutto per aria.
La reazione xenofoba monta, e monta soprattutto nelle
periferie, fra i ceti popolari, fra i poveri disgraziati
maciullati dalla crisi ed obbligati da un imbecille
buonismo di Stato a rimanere tappati in casa dopo le 7
di sera; quando i loro quartieri diventano dominio
incontrastato di bande di criminali stranieri, lasciati
indisturbati da una Polizia che non ha più gli uomini
e i mezzi per assicurare l‟ordine pubblico.
Attenzione: non parlo degli immigrati in
quanto tali, neanche degli immigrati clandestini. Parlo
di quella percentuale (fisiologica?) che è formata da
delinquenti abituali. Sono costoro che scorrazzano
nelle notti delle periferie, spacciando, ingaggiando
duelli rusticani, schiamazzando, intimorendo (quando
va bene) i viaggiatori e gli stessi guidatori dei mezzi
pubblici.
Eppure, una Sinistra evidentemente a digiuno dei rudimenti sociologici, continua a lanciare
allarmi sulla presenza di “infiltrati” di Forza Nuova o
di Casa Pound nelle manifestazioni spontanee, non
riuscendo a comprendere che i costi dell‟accoglienza
sono pagati soprattutto dai ceti deboli. E, fra i costi
dell‟accoglienza, in primo luogo quelli relativi alla
sicurezza.
Certo, né Berlusconi né Cordero di Montezemolo rischiano di vedere i loro palazzi invasi da
torme multicolori in cerca di un tetto. E nemmeno
quanti – più modestamente – vivono in un
confortevole condominio dotato di porte corazzate e di
sistemi d‟allarme. Chi – a Roma, a Milano, a Torino –
vive in un alloggio popolare, invece, non può
allontanarsi da casa neanche per un ricovero ospedaliero, perché al suo ritorno rischia di trovare l‟alloggio occupato da avventizi di varie razze e provenienze.
I ricchi o anche soltanto i benestanti si
spostano sulle loro auto, specialmente dopo l‟imbrunire. I poveri e i diseredati, invece, sono costretti a
- 12 -
Antropos in the world
a prendere il bus o la metropolitana, che di notte
sono mezzi insicuri, pericolosissimi. Il meno che
può capitare a un uomo – su certe linee – è di essere
costretto a cedere il portafoglio, compresi documenti
e carte di credito. A una donna – anche se non nel
fiore degli anni – può capitare di peggio, di molto
peggio.
Quello che si finge di non capire è che il
problema non è il colore della pelle degli immigrati
o dei rom, ma la sicurezza. Quello che gli italiani
respingono (e respingeranno sempre, con buona
pace degli apostoli dell‟accoglienza a tutti i costi)
non è “il diverso”, ma il diverso criminale, il diverso
delinquente, il diverso violento, o anche soltanto il
diverso disturbatore, quello che insulta le vecchiette
e fa la pipì sugli autobus. Il problema – non mi
stancherò mai di ripetere – è la sicurezza, è la libertà
per ciascuno di noi di entrare e uscire da casa a
qualsiasi ora, di prendere l‟autobus a qualsiasi ora,
di mandare i nostri figli per strada senza temere per
la loro incolumità. È questa libertà che – ogni giorno
di più – viene inibita agli italiani, soprattutto a
quanti abitano nelle periferie che sono state lasciate
prive di ogni presidio di pubblica sicurezza. Perché
– anche su questo si preferisce sorvolare – gli
organici delle forze dell‟ordine sono ridotti ai
minimi termini, i “tagli lineari” hanno falcidiato i
fondi per gli straordinari, per la benzina delle
volanti, per la manutenzione di armi e mezzi; si
chiudono commissariati di Polizia e stazioni di
Carabinieri; si rimettono in circolazione migliaia e
migliaia di delinquenti abituali, svuotando le nostre
carceri diventate ormai invivibili. È una tenaglia: da
una parte, l‟aumento vertiginoso della delinquenza;
dall‟altra, la drastica riduzione di uomini e mezzi
delle forze dell‟ordine. Diciamo la verità: quello che
occorre è raddoppiare gli uomini, i mezzi, i presìdi
e, naturalmente, gli stanziamenti relativi a tutti gli
àmbiti che concernono la sicurezza pubblica. Tutti
gli àmbiti, ripeto: dai Vigili Urbani alla Magistratura, passando per Polizia, Carabinieri, Guardie
Carcerarie, eccetera. Occorre aprire (e non chiudere)
Commissariati di Polizia e Stazioni di Carabinieri.
Occorre costruire nuove carceri, e non svuotare le
vecchie.
Ma, piccolo particolare: per fare tutte
queste cose c‟è bisogno di soldi, e noi i soldi
dobbiamo utilizzarli solo per pagare gli interessi sul
debito pubblico e fare felici i mercati. Ce lo
impongono la Banca Centrale Europea, madame
Merkel, Standard & Poors e tutta l‟allegra brigata
dei monetaristi di stretta osservanza. Ecco perché
dobbiamo mandare affanciullo quella onorata
- 13 -
compagnìa e riappropriarci del diritto di stampare i
nostri soldi, senza bisogno di farceli prestare dalle
banche americane. E, con i nostri soldi, pagare
anche la nostra sicurezza.
Michele Rallo
Un cancro del sistema
“… La corruzione italiana è un fatto sistemico
e culturale. È un cancro che si impossessa dell’intero organismo fino a coinvolgere tutti gli
apparati, acquisendo via via il potere di lasciar
vivere e prosperare soltanto le cellule cancerose
e a loro volta cancerogene. Decenni di politiche
sciagurate, basate sulla mortificazione e sull’annullamento della cultura umanistica, dell’educazione civica e dell’etica (in una parola potremmo dire: della scuola), a tutto vantaggio di
un economia che ha imposto l’unico valore accettabile (il profitto), hanno prodotto lo scempio che è sotto gli occhi di tutti. Ci si illude pensando di risolvere il problema con nuove leggi,
nuovi sistemi elettorali, cambiamenti più o meno radicali della costituzione.
Ci si illude se si pensa di uscirne con presunte rivoluzioni politiche o chissà con quale altra
panacea. A un problema culturale si risponde
soltanto con un grande progetto culturale, che
sappia contenere al proprio interno e verso
molteplici direzioni l’obiettivo di ridisegnare il
sistema etico e valoriale di un intero popolo.
Un esempio? Eccolo: occorre recuperare
a tutti i livelli il senso (e la pratica effettiva)
della cultura alta e nobile, quella che definiamo «umanistica» non perché fondata per
forza dei cose sui libri e sulle grandi idee di una
ristretta èlite di intellettuali, ma umanistica
perché capace di rimettere al centro della
nostra galassia l’uomo e i suoi desideri
e bisogni, sostituendoli a quelli numerici
e impersonali che l’economia ha imposto alla
stregua di valori assoluti. Divinità a cui genuflettersi implorando dei miracoli che, ammesso
anche riuscissero, non andrebbero a beneficio
dell’essere umano bensì dell’auto-perpetuazione e sviluppo infinito della produzione economica stessa. Zygmunt Bauman, co-me ricorda il nostro responsabile delle pagine culturali
(Benedetto Vecchi), ha scritto che nel-la «modernità liquida» l’unica fabbrica che non conosce crisi, che continua a prosperare incurante
di tutti i venti di crisi è la «fabbrica degli
scarti umani» […]
Paolo Ercolani
Antropos in the world
LA DONNA NELLA STORIA - A cura di Andropos -
BERTA BENS
Il suo nome era Berta Benz, moglie dell'inventore Karl Benz (il cui nome è legato al marchio
Mecedes Benz), il pioniere del primo motore a
combustione interna a due tempi. Un altro “fatto”
molto significativo, infatti è che a guidare per la
prima volta un'auto fu proprio una donna.
Nel 1888 guidò la Benz Patent-Motorwagen
(prototipo del marito) per ben 106 Km da
Mannheim a Pforzheim, il paesino della Germania
meridionale dove si trovava sua madre.
All'epoca questi primi prototipi di automobili
venivano collaudati solo da meccanici e ingegneri
specializzati, e soprattutto per brevissime distanze.
Berta, però, decise di compiere questa impresa
per dare risonanza e riconoscimento, oltre a
trovare finanziamenti, per l'enorme lavoro che il
marito stava portando avanti ormai da anni.
Berta, portò con lei come aiutanti i suoi due
figli, e fu questa la scelta vincente, visto che ad
ogni salita ripida questi dovevano scendere e
spingere l'auto, ancora dotata di una scarsissima
potenza.
Durante la lunga giornata che impiegò per
percorrere questi cento chilometri, la Benz si
dimostrò una donna dalle mille risorse: a quell'epoca certo non si poteva fare affidamento sulle
officine di riparazione o sui benzinai e neanche
tanto meno su strade pensate per veicoli ancora
non esistenti.
Berta lungo il percorso si fece aiutare da
ciabattini, bottegai e fabbri, meccanici improvvisati.
La Benz Patent-Motorwagen non si poteva
sicuramente definire affidabile e furono parecchie
le avarie che emersero al motore di questa
macchina preistorica.
Oltre ad attrarre l'attenzione su un'invenzione
che avrebbe rivoluzionato il mondo, a Berta Benz
va anche il merito di aver portato suggerimenti e
introducendo migliorie sostanziali al prototipo del
marito.
Tra le sue raccomandazioni ci fu quella di
introdurre una marcia addizionale per le salite più
ripide e di creare dei rivestimenti per i freni che ne
migliorassero il rendimento.
Ecco un bell'aneddoto che per una volta ci fa
uscire dall'eterna rivalità uomo donna e che ci fa
scoprire che, agli albori dell'automobile, l'ingegno
di un uomo e la determinazione di una donna,
uniti insieme, diedero il via alla storia del mezzo di
trasporto più diffuso al mondo.
E' proprio il caso di ricordare: 'dietro ogni
grandeuomo c'è sempre una grande donna'
Insomma quella di Bertha Benz fu una bella
avventura degna di essere ricordata e rivissuta. Così
dal 2 al 4 agosto, il Museo Mercedes-Benz ha
celebrato il 125° anniversario di questo avventuroso
viaggio con le giornate dedicate a Bertha Benz.
Tre giornate in cui la figura di questa pioniera
dell‟automobile è stata commemorata attraverso
visite guidate in costume per bambini ed adulti.
- 14 -
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia - Comitato di Trento e l’Accademia
Roveretana degli Agiati
Martedì 16 dicembre 2014, ore 17 .00,
presso il Palazzo della Fondazione Cassa
di Risparmio di Trento e Rovereto, in
Piazza Rosmini, 5, sono lieti di invitare
alla conferenza di Guido Rumici
“L‟ESODO ISTRIANO: UNA PAGINA
DI STORIA NAZIONALE TRA RICORDO
ED IMMAGINI”
Introdurrà i lavori
Fabrizio Rasera
Antropos in the world
ANNA BURDUA DA ERICICE
SEBASTIANO BONFIGLIO
A San Marco, ridente frazione dell‟Agro eri- In seguito a questa sua parcino, nacque, il 23 settembre 1879, Sebastiano tecipazione fattiva alla proBonfiglio, spirito rivoluzionario, sostenitore del- testa popolare, Bonfiglio dila giustizia sociale e difensore delle fasce più de- venne dirigente del Partito
boli. Il padre Nicolò, membro dei Fasci dei La- Socialista fino ad assumere,
voratori trasmise al figlio, ancora giovinetto, nel 1902,la guida della Fedequella opposizione alla classe politica dirigente razione Provinciale del PSI
che non aveva consapevolezza o meglio com- di Trapani. Nel 1904 Bonfiprensione dei disagi notevoli che viveva la mag- glio lasciò la Sicilia per tragior parte dei cittadini ericini, sparsi nelle fra- sferirsi a Milano dove lavorò in una fabbrica di
zioni talvolta molto distanti dal capoluogo ed mobili. Nel 1906 ritornò per breve tempo in
inoltre non avviava interventi che potessero ri- Sicilia quindi si recò negli Stati Uniti d‟Amesolvere gli svariati ed annosi problemi della di- rica. Assieme ad altri compagni organizzò, nel
soccupazione e del lavoro. Da ragazzo lavorò in 1909, la sezione socialista di Brooklyn e una
una falegnameria non trascurando mai l‟istru- cooperativa di consumo.
zione. Da autodidatta riuscì a conseguire prima il
Nel 1911 viene chiamato a dirigere il giordiploma di insegnante elementare e poi di perito nale “ La voce dei socialisti di Chicago . Tornò
agrario. Grazie al suo impegno per lo studio era in Sicilia nel 1913 e fece parte del Comitato
riuscito a conquistare una certa conoscenza promotore per il rafforzamento del Partito in Sitecnica e politico – sindacale dei problemi agrari cilia. Allo scoppio della prima guerra mondiale
che gli consentì di assumere posizioni rappre- fu arruolato nel Corpo sanitario ma, a causa delsentative e di prestigio nel Movimento Sociali- le sue idee sovversive, venne mandato a Cirene
sta, competenze che non mancò di manifestare in Libia dove dette un segno tangibile della sua
anche attraverso gli organi di stampa portavoce solidarietà internazionalista e anticolonialista adelle idee e pensieri dello stesso Movimento.
prendo una scuola per i bambini arabi. A guerSignificativi i suoi articoli pubblicati sul gior- ra finita riprese la sua attività politico-sindacale
nale“ Il diritto alla vita” diretto da Sebastiano nel trapanese.
Cammareri Scurti contro l‟Amministrazione
Il 3 ottobre 1920 i socialisti vinsero clamoFontana che deteneva il potere da ben quindici rosamente le elezioni amministrative e Bonfiglio
anni, un‟Amministrazione nepotista: parte dei venne eletto Sindaco.
rappresentanti della Giunta e del Consiglio CoNel 1921 un‟altra svolta importante nella sua
munale era imparentata con la famiglia del Sin- vita: al Congresso Nazionale di Livorno venne
daco. Negli articoli vi era l‟aperta denuncia dei nominato membro della direzione del PSI. Il 10
comportamenti e dei metodi attuati dalla politica giugno 1922 mentre ritornava a casa dopo una
amministrativa dei Fontana e del rap-porto con i seduta di Giunta venne colpito a morte in localavoratori dipendenti assoggettati.
lità Gianguzzo. San Marco, suo paese natale, gli
Nel 1901,un compatto sciopero agricolo, mi- tributò onore con un monumento in sua memose in difficoltà l‟Amministrazione che non esitò ria.
A. Burdua
a fare pressioni presso l‟onorevole Nunzio Nasi
e Giolitti perché intervenissero presso i protestanti. Le pressioni, tuttavia, non sortirono
l‟effetto sperato, i politici interpellati assunsero
una linea neutrale e questo atteggiamento consentì agli organizzatori dello sciopero di ottenere
A volte, da una sola scintilla
sensibili miglioramenti sui prezzi dell‟affitto delsi origina un incendio. (Lucrezio)
le case dei braccianti e sui salari.
- 15 -
Ex una scintilla
incendia passim accidere.
Antropos in the worldc
PROVERBI E MODI DI DIRE - OVVERO ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA
1. O ccàse do carastuse è cchiù sapurìte.
2. L’amico ‘e tutti n’è amico ‘e nisciùne.
3. L’amico ovère se vede ndé disgrazie.
Implicanze semantiche:
Esplicatio: Quando si carpisce qualcosa ad un
avaro, ha un sapore particolare. Chi mostra
amicizia a tutti, non è amico di nessuno, così come il vero amico si vede nella difficoltà.
Riflessio: Sono proverbi antichissimi, che ritrovia-
mo nel mondo greco e latino.
Fraseologia:
L‟amicìzia è sacra e non si da a tutti.
Chi trova un amico trova un tesoro.
Meglio ricco d‟amicizia che di soldi.
ccase: formaggio, dal latino caseu-m
nisciùne: nessuno, da neminis unus
carastùse: avaro,da carestia, chi conserva per sé, eccessivamente, timoroso della povertà.
Sirica Dora
Antropologia:
Il seme dei tre proverbi è chiaramente espresso
in latino:
Amicus certus in re incerta cernitur
L’amico vero si vede nei momenti incerti.
Caseus est fanus, quem dat avara manus
Fa bene il formaggio servito da una mano avara.
Amicus omnibus, amicus nemini (est).
L‟Amico di tutti, (è) amico di nessuno
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per portare, a chi ne ha bisogno, i benefici della loro competenza. Un grazie a coloro che si sono
adoperati nella realizzazione del progetto. Da settembre, l’iniziativa sarà seguita molto dalla
direzione di ANTROPOS IN THE WORLD che darà tutte le informazioni che i lettori della rivista
vorranno ottenere.
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- 16 -
Antropos in the world
LA PAGINA MEDICA: a cura di Andropos
IL VIRUS EBOLA APPROFONDIMENTI
Si conoscono cinque specie appartenenti a questo
genere e quattro di queste sono responsabili della
malattia da virus Ebola (in inglese "ebola virus
disease "o EVD") che colpisce gli umani con una
febbre emorragica con un tasso di letalità molto
alto. Le cinque specie di virus riconosciute
dall'International Committee on Taxonomy of
Viruses prendono il nome dalle regioni dove sono
stati individuate per la prima volta.
Le specie sono: Bundibugyo ebolavirus, Reston
ebolavirus, Sudan ebolavirus, Taï Forest ebolavirus (originariamente Côte d'Ivoire ebolavirus) e
Zaire ebolavirus. Lo Zaire ebolavirus è la specie
di riferimento per il genere Ebolavirus ed è
costituita da un solo ceppo noto, semplicemente
chiamato "virus Ebola", il quale è caratterizzato
dal più alto tasso di letalità degli Ebolavirus ed è
anche responsabile per il maggior numero di
epidemie di Ebola attribuibili al genere, comprese
l'epidemia di febbre emorragica di Ebola in Zaire
del 1976 e l'epidemia di febbre emorragica di
Ebola in Africa Occidentale del 2014, che è
quella che ha causato finora il maggior numero di
vittime.
Gli Ebolavirus sono stati descritti per la prima
volta dopo l'epidemia di febbre emorragica
scoppiata nel sud del Sudan nel giugno 1976 e
nello Zaire nell'agosto 1976.
Il nome Ebolavirus deriva dal fiume Ebola nello
Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo),
un tributario del fiume Congo dove avvenne
l'epidemia del 1976, mentre il suffisso tassonomico -virus indica trattarsi di un genere virale. Il
genere è stato introdotto nel 1998 come "genere
dei virus che somigliano al virus Ebola". Nel
2002 il nome del genere venne cambiato in
Ebolavirus e nel 2010, il genere venne emendato
di alcuni appartenenti. Gli Ebolavirus sono
strettamente collegati con i marburgvirus.
Il suo periodo di gestazione è di 30 giorni prima
dei sintomi; sarebbe quindi teoricamente possibile contrarre uno di questi virus toccando il sudore, anche depositato, di una persona malata,
anche se è una probabilità piuttosto remota.
Potenzialmente questi virus potrebbero essere
utilizzati come arma biologica: come agenti di
bioterrorismo, questi virus sono classificati di
categoria A.[7] L'efficacia come agente di guerra
biologica dei virus di
questo genere è tuttavia compromessa proprio dall'elevata mortalità e dal livello di
contagio:un'epidemia
tipica potrebbe diffondersi attraverso un piccolo villaggio o ospedale,contagiando l'intera comunità senza
poter trovare altri ospitipotenziali, morendo quindi prima di raggiungere una comunità
più ampia.Nonostante numerosi studi, la riserva naturale di Ebolavirus non è ancora stata
identificata. Tra il 1976 e il 1998, nessun ebolavirus è stato riscontrato nelle 30.000 specie
fra mammiferi, uccelli, rettili, anfibi ed artropodi prelevate nelle regioni colpite,[9] fatta eccezione per del materiale genetico ritrovato in
sei roditori (Mus setulosus e specie Praomys) e
in un toporagno (Sylvisorex ollula) reperito nella Repubblica Centro Africana nel 1998.
Gli ebolavirus furono scoperti in carcasse di
gorilla, scimpanzé e gazzelle durante l'epidemia
del 2001 e del 2003 (le carcasse erano la fonte
dell'epidemia umana iniziale), ma l'elevata mortalità dell'infezione preclude a queste specie la
possibilità di tramutarsi in riserva.nche piante e
uccelli sono stati considerati riserve virali; tuttavia, i pipistrelli sono considerati i candidati
migliori.Taluni pipistrelli erano noti per risiedere nella fabbrica di cotone nella quale i pazienti indiziati per le epidemie del 1976 e del
1979 lavoravano e che furono inoltre implicati
nelle epidemie di Marburg nel 1975 e nel 1980.
Tra le 24 specie di piante e le 19 specie di vertebrati inoculati sperimentalmente con ebolavirus, solo nei pipistrelli si è verificata l'infezione. L'assenza di segni clinici in questi pipistrelli è caratteristica delle specie-riserva.
(continua)
- 17 -

Antropos in the world
I GRANDI PENSATORI: a cura di Andropos
ALFONSO CAYCEDO
Nato il 19 novembre 1932 a Bogotà in Colombia
Alfonso Caycedo è il fondatore di Sofrologia, ha chiamato
più tardi Caycedian terapia di rilassamento
neuropsichiatra di origini basche, allievo del prof. LopezIbor, uno dei grandi maestri della psichiatria spa-gnola.
Negli anni immediatamente precedenti, Caycedo aveva
iniziato a studiare l’ipnosi tenendosi in contatto con gli
eredi della scuola di Nancy, fondata da Liébault e
Bernheim ed opposta, dalla seconda metà dell’ottocento,
a quella parigina di Charcot.
Ben presto però aveva abbandonato tali studi, poi-ché
convinto che le diatribe attorno ai diversi metodi
d’induzione ipnotica fossero assai secondari rispetto ai
fenomeni della coscienza che emergevano e che per
procedere scientificamente fosse necessario “rompere
con la tradizione e riavvicinarsi di nuovo ai fenomeni
partendo da zero”. Così, avviando il cammino della Sofrologia, creò una nuova terminologia per tenersi chiaramente discosto dalle vecchie scuole d’ipnosi e precisò i
suoi obiettivi, restringendoli nello studio della coscienza e
delle sue modificazioni. Era questo l’inizio di un lungo
percorso che doveva condurre il pensiero sofro-logico
molto più lontano di quanto fosse allora possibile immaginare.
Svolta decisiva di tale evoluzione fu l’incontro con lo
psichiatra fenomenologo Ludwig Binswanger, padre della
Daseinsanalyse, di cui Caycedo divenne allievo. Negli anni
trascorsi con lui nella clinica di Kreuzlingen (1963 e 1964)
ebbe, infatti, modo di approfondire il dibattito attorno
all’applicazione scientifica della fenomenologia husserliana ai fenomeni della coscienza e di aprirsi alla dimensione esistenziale.
Ciò gli consentì, non solo di ampliare gli orizzonti
teoretici della Sofrologia, impostandoli coerente-mente
con un’epistemologia fenomenologica, e di veder attuato
un metodo conoscitivo improntato alla fenomenologia[3],
ma altresì di estendere la comprensione dell’essere
umano verso l’esistenza, ricomponendo la costitutiva tripolarità somato-psichcico-esistenziale dell’uomo, misconosciuta o mutilata dal credo naturalistico-oggettivo allora
domi-nante. Un secondo momento del progresso sofrologico può essere storicamente individuato nel periodo
passato da Caycedo in oriente (1965-1968).
Partito per un viaggio di pochi mesi, si trattenne invece
quasi tre anni, in un lungo itinerario che lo portò in India,
in Tibet ed in Giappone. Attraverso contatti con medici,
ricercatori e studiosi delle tradizioni orientali visitò monasteri, luoghi di culto e di meditazione ed entrò in contatto con gli yogi dell’India meridionale, con i raja yogi
tibetani ed i grandi maestri zen, finendo con l’iniziarsi alla
meditazione. Dall’esperienze vissute in oriente ricavò dei
metodi per la modulazione dei livelli di coscienza
e la mutazione degli stati correlati. In proposito,
è di notevole importanza
sottolineare che solo una
corrente agiografica ha in
seguito enfatizzato la influenza di questo periodo
sulla Sofrologia, tentando di trarla verso una mistica
orientaleggiante che, in realtà, è assolutamente estranea
al pensiero scientifico sofrologico. L’influenza delle discipline orientali sulla Sofrologia si situa, infatti, solo a livello metodologico ed in un ambito molto ristretto, senza
sconfinamenti nei loro sistemi filosofico-religiosi.
Nel 1968, con il secondo congresso della Société
Française de Sophrologie, tenutosi al Palais des Congrès
di Versailles, si chiude quello che viene solitamente
definito il periodo della fondazione della Sofrologia, in cui
si avvia il distacco netto e definitivo dall’ipnosi e ci si
muove speditamente verso l’attuazione e la sperimentazione di una disciplina fenomenologico-esistenziale che
utilizza metodi propri per l’osservazione e lo studio della
coscienza. Il ventennio tra il 1968 ed il 1988 è scandito,
nell’evoluzione storica e scientifica della Sofrologia, da
alcune tappe fondamentali, rappresentate in sintesi dagli
eventi congressuali:
il primo congresso mondiale del 1970[8] che riunisce più
di mille e quattrocento specialisti, provenienti da 42 nazioni, confrontando le tradizioni ed i progressi della
Sofrologia e della medicina occidentale con quella orientale, e che di fatto rappresenta l’ultimo evento significativo d’approfondimento nel dialogo scientifico con la
cultura dell’oriente; il secondo congresso mondiale del
1975[9], dove vengono codificati i principali metodi sofrologici fino ad allora sperimentati e nel quale si apre
alla Sofrologia dei grandi gruppi, attraverso il training
collettivo; il terzo congresso mondiale del 1982 durante il
quale, anche a seguito di un significativo contri-buto
della scuola italiana, vengono individuate le principali
deviazioni della Sofrologia, poste in atto in molte scuole
sparse nel mondo, e ci si richiama ad una coerente ed
inflessibile applicazione della fenomenologia husserliana.
Da questo momento l’impianto sofrologico, sia a livello teoretico che metodologico, non subirà più significative modifiche.
Le sue successive evoluzioni seguiranno il naturale
progresso del dibattito interno ed esterno, scaturito dal
confrontarsi con le discipline affini e con le scienze di cui
interseca il cammino.
- 18 -
Antropos in the world
LA VOCE DEI GIOVANI
Whatsappdi e la libertà individuale
La più grande rivoluzione nel campo della
messaggistica istantanea: così è stata definita da
molti utenti, e non solo, l‟introduzione su Whatsappdi un segnale grafico (il colore azzurro delle due
spunte) che segnala se il proprio messaggio, inviato
tramite questa applicazione, sia stato effettivamente
letto dal suo destinatario.
Una grande rivoluzione abbiamo detto. Allo
stesso modo è stata accolta da giornali e televisioni
che non hanno fatto altro che parlarne, dando, in
alcuni casi, a questa notizia, ed alle polemiche che
essa ha suscitato, maggior rilevanza rispetto alla
cronaca di avvenimenti molto più importanti.
E‟ proprio guardando la tv e leggendo il giornale
che ho avuto gli spunti per questo articolo. Facendo
zapping, infatti, mi sono imbattuto più e più volte in
servizi di telegiornali che affrontavano questo tema,
concentrandosi principalmente sulle conseguenze.
Mosso dalla curiosità ho allora comprato un giornale,
non un settimanale bensì un quotidiano dei più noti,
per capire se l‟eco di questa notizia avesse colpito
anche il mondo della carta stampata di qualità (come
la chiamerebbero gli inglesi). La risposta alla mia
domanda è stata positiva: un articolo sul tema occupava infatti il taglio basso della prima pagina.
Ho iniziato allora a interrogarmi circa la reale importanza di questa “rivoluzione”: rappresenta davvero
una minaccia così importante per la libertà individuale da dedicarle tutte queste attenzioni?
Effettivamente, a causa di questa introduzione,
non siamo più liberi di poter addurre lesolitescuse “
non ho sentito il telefono”o “ero sotto la doccia” per
giustificarci di fronte a coloro che ci accusano di non
aver risposto ad un messaggio. Questo potrà causare,
anzi causerà, molte liti con amici, fidanzate o
fidanzati e così via. Eppure non sembra una gran
violazione della privacy o della libertà individuale. Si
può obiettare, questo sì, sulla effettiva necessità di
apportare questa modifica e sulla sua utilità per gli
utenti finali dell‟applicazione. Però le polemiche che
essa ha generato possono ritenersi, a dirla tutta,
abbastanza eccessive.
E‟ giusto ed importante sottolineare, inoltre, che
le persone che hanno polemizzato, e continuano a
farlo, contro questa modifica sono, il più delle volte,
le stesse che pubblicano continuamente su Facebook
o altri social network foto più o meno personali e
notizie circa la loro vita privata e sentimentale.
Persone che non hanno problemi nel far sapere a tutti
cosa mangiano, dove si trovano e con chi, chi ha
tradito la loro fiducia ecc. Eppure si lamentano
perché “non si sentono libere di poter ignorare chi si
vuole ignorare”.
Sarebbe meglio se smettessimo di preoccuparci di
Whatsapp e della spunta azzurra, ed iniziassimo a
capire che viviamo ormai in un mondo in cui siamo
continuamente controllati ed osservati. Un mondo,
che fortunatamente non è ancora la realtà distopica
descritta da Orwell in 1984, mache non si allontana
poi così tanto da essa. Un mondo in cui possiamo
facilmente essere rintracciati e raggiunti pressoché
ovunque ed in cui non siamo liberi di poter agire
nella totale certezza che nessuno possa venire a
conoscenza delle nostre azioni, qualora noi non lo
volessimo. A chi di noi non è mai capitato, ad
esempio, di aver inventato una scusa per uscire con
una persona piuttosto che con un‟altra, ed essere
stato poi scoperto a causa di post o di una foto (di cui
non si conosceva nemmeno l‟esistenza)su social
network?
Non preoccupiamoci della nostra libertà di poter
ignorare qualcuno, quanto della nostra libertà di poter essere ignorati. Questa è la grande limitazione
della libertà individuale.
- 19 -
Paolo Zinna
Tutto sanno di
ognuno, niente
sfugge, altro che
privacy!
Acc… m‟è scappato
un peto! Credi sia
stato notato?
Antropos in the world
IO LA VEDO COSI’
LA PROFESSIONALITcente:
A’Dquella
ELdiDsvecchiarsi
OCENcontinuamente,
TE
di esDa sempre, tra le grandi istituzioni chiamate ad
ergersi come formatori di coscienze e di giovani
figurano la famiglia, cellula primigenia della società,
e la scuola. La situazione di crisi attuale ha
comportato una serie di forti cambiamenti sociali che
hanno non solo coinvolto, destabilizzando, queste
due istituzioni cardine, ma ne hanno provocato
mutamenti intestini, tali da non riuscire più a sopperire a quel compito ai quali sono stati deputati. La
scuola in particolar modo. Il continuo senso di
precariato che da anni incombe su migliaia di
insegnanti, un corpo docente sempre più anziano e
poco incline a rispondere alle esigenze in continuo
mutamento dei giovani, una scuola aziendalizzata e
conforme ai dettami dell‟Unione europea, didattica
computerizzata, una società demotivante che alimenta professioni sempre meno stimolate e stimolanti,
un disorientamento di docenti e studenti contribuiscono a mettere in crisi giorno dopo giorno quella
che è una delle professioni più nobili: l‟insegnamento.Ma quali aspetti concorrono a creare la professionalità del docente?
Primo fra tutti la cultura: con cultura non s‟intende l‟enorme mole di sapere, concetti, e date. Con
cultura s‟intende piuttosto l‟amore per il sapere, e
nella sua accezione latina, il coltivare. Il coltivare il
sapere; per coltivare il sapere bisogna amarlo, farne
un culto! Solo un docente innamorato del sapere
potrà trasmetterlo ai propri discenti! E di qui si ha la
crisi della comunicazioni generazionale. Un docente
al passo con i tempi non può, non deve più intendere
la cultura e il sapere come un passaggio mnemonico
e nozionistico di date, nozioni e citazioni. Deve
stimolare i suoi allievi, appassionarli e avvicinarli
agli argomenti trattati.
Il MIUR negli ultimi anni ha avviato un processo
di digitalizzazione della scuola utile ad avvicinare i
giovani al sapere e all‟istru-zione, utilizzando i mezzi con i quali sono avvezzi a lavorare. E questo crea
un immenso „gap‟, ancora una volta, tra la professionalità del docente e le esigenze studentesche. Se i
giovani sono abituati a muoversi nel mondo della
tecnologia, con i dovuti aspetti controproducenti, il
corpo docente, che necessita di un ricambio generazionale, è poco avvezzo a questo genere di mezzi e
si viene a creare, ancora una volta, un‟ulte-riore
distanza con i discenti. Se il canale di comunicazione non è il medesimo, non ci sarà mai un‟adeguata comunicazione.
Qui la grande capacità professionale del do-
- 20 -
sere sempre pronto ed aperto alle istanze del corpo
studentesco, al cambiamento, al compromesso.
Sì, il compromesso è un altro aspetto che concorre a creare la professionalità del docente. Un
buon insegnate sa che deve sempre adeguare il
proprio ritmo d‟insegnamento, i contenuti trasmessi, i mezzi con i quali si trasmettono questi
contenuti al genere di „pubblico‟ con cui si lavora.
Daniel Pennac, in “Diario di scuola”, scrive che
una buona classe è un‟orchestra che prova la stessa
sinfonia e non un reggimento che marcia al passo!
Ogni studente suona il suo strumento. La cosa
difficile è trovare la giusta armonia. È questo ciò
che deve fare un buon docente, trovare la giusta
armonia, i giusti accordi tra i diversi componenti di
una classe, tra le diverse esigenze, con amore e
pazienza.
Ecco il terzo aspetto che concorre a formare la
professionalità di un docente. La pazienza! Se un
insegnante non si prodiga per i suoi studenti con
amore e pazienza, quasi fossero suoi figli, non
otterrà mai i risultati sperati. Le difficoltà non
mancheranno, nemmeno le contestazioni e i contrasti, ma se un docente lavora e s‟impegna affinchè ogni suo allievo venga nutrito, nel senso latino
del termine, affinchè cresca non solo come degno
studente ma anche e soprattutto come degno cittadino del mondo, colto, critico e aperto, allora avrà
raggiunto il suo fine ultimo.
Non è facile lavorare da docente, con le responsabilità, la materia umana che cambia e ti si
plasma giorno dopo giorno davanti agli occhi,
verso la quale bisogna essere costantemente pronti
al cambiamento, ma come diceva il grande maestro don Lorenzo Milani, questo è il fine ultimo
della scuola:”Tirar su dei figli più grandi di lei,
così grandi che la possano deridere”. Solo allora il
docente potrà vedere realizzata in toto la propria
professionalità. Ma i successi e le soddisfazioni
arriveranno col tempo, perché col tempo un figlio
cresce e diviene uomo!
Maria Rosaria Maresca
Γένοιο οἷος εἷ.
Gènoio hòios éi
DIVENTA CIO’ CHE SEI
( Pindaro a Lerone I di Siracusa)
Antropos in the world
DALLA REDAZIONE DI BERGAMO:
LE BIRRE DI NATALE
Si avvicinano le feste natalizie, le città si accendono di
luci e di colori, i preparativi per i regali fervono. E
allora, perché non pensare a qualcosa di nuovo, invece
dei consueti vini, o del classico prosecco e champagne,
da offrire ai nostri amici e parenti per i banchetti di
Natale? Perché non servire in tavola o regalare le “Birre
di Natale” dal fascino decisamente nordico? Da più di
200 anni vengono prodotte nel nord Europa, ma ormai
anche in Italia e negli Stati Uniti sono diventate una
tradizione diffusa. Le Birre di Natale sono birre
speciali, la cui patria d‟origine è probabilmente il
Belgio, dove in origine erano destinate ad un consumo
esclusivamente familiare.
Si tratta di birre solitamente dal tenore alcolico elevato,
adatte alle rigide temperature invernali e ai tradizionali
simposi natalizi, carichi di cibi e di sapori.
Le Birre di Natale rientrano nella vasta categoria
delle etichette stagionali e possono considerarsi una
sorta di birre “vintage” o d‟annata, dal momento che
difficilmente si ripresentano al consumatore perfettamente uguali, rispetto alla produzione dell‟anno precedente.La storia di questo stile è legata, in genere, a
piccoli birrifici artigianali, che realizzano quantitativi
limitati di birra, venduti fino ad esaurimento. Tuttavia,
negli ultimi anni, anche molte grandi aziende a carattere
industriale si sono cimentate nella produzione di queste
birre speciali con ottimi risultati. Pur non esistendo una
ricetta precisa, la tradizione prevede che siano birre ad
alta fermentazione, non pastorizzate, particolarmente
intense, aromatiche e piuttosto alcoliche. La gradazione
non scende quasi mai sotto i 7-8 gradi, ma, a volte, può
superare anche i 10 gradi alcolici. Il gusto è speziato,
con note di frutta, secca o candita, dai sentori dolci,
quasi caramellati, dovuti sia ai malti che all‟aromatizzazione.
Si tratta di caratteristiche che rendono queste birre
molto adatte ai sapori agrodolci, tipici della tradizione
nordica, come le carni di cervo e di capriolo, guarnite
con confetture e salse a base di mirtilli ed altri frutti di
bosco. Birre così aromatizzate si sposano bene anche
con i dolci e con alcuni formaggi aromatici, come
gorgonzola, roquefort o stilton.
Esistono anche versioni frizzanti di birre di Natale,
che possono diventare un‟originale soluzione per il
brindisi di capodanno, al posto del tradizionale
spumante o dello champagne.
Proponiamo ora una rapida carrellata fra le nazioni
d’Europa, con uno sguardo rivolto anche agli Stati
Uniti, per interpretare le varianti che ogni Paese adot-
- 21 -
ta nel dare forma e gusto alla tradizione delle
birre natalizie.
Belgio
E‟ la nazione che ha segnato il moderno
successo delle birre di Natale, anche conosciute
in patria (e non solo) con l‟appellativo di Kerstbier. Le natalizie belghe sono quasi sempre produzioni estremamente forti e con speziature generose, sebbene esistano delle variazioni
che non prevedono aromatizzazione. Tra gli
esempi classici, si possono segnalare le Stille
Nacht di De Dolle e Avec Les Bons Voeux di
Dupont (entrambe non aromatizzate), Pere Noel
di De Ranke, Canaster di Glazen Toren, N‟Ice
Chouffe di Achouffe, Winterkoninikse di
Kerkom, Cuvèe Meilleurs Voeux di Rulles,
Gouden Carolus Christmas di Het Anker, e altre
ancora. Le spezie impiegate (solitamente cannella, cumino, coriandolo, zenzero, noce moscata) vengono aggiunte su una base quasi
sempre riconducibile a una Belgian Strong Ale
(più raramente una Tripel).
Regno Unito
Non solo il Belgio può vantare un termine
specifico per indicare le birre di Natale, ma
anche il Regno Unito, sebbene in questo caso il
significato sia più vago. Con Winter Warmer si
identificano propriamente le birre invernali
anglosassoni, tuttavia l‟associazione mentale con
le festività del periodo è quasi immediata.
Qualcuno pensa che la tradizione delle birre
invernali sia nata proprio in Inghilterra, come
evoluzione del lambwool, bevanda fermentata
medievale, realizzata con l‟aggiunta di mele
arrostite, noce moscata, zenzero e zucchero o
miele. La loro varietà è molto ampia, tanto
che gli stili di partenza possono essere assai
diversi tra loro (Barley Wine, Stout, IPA, ESB).
Tra gli esempi più interessanti, si segnalano la
Bad Elf di Ridgeway, la Fusion di Moor, l‟Old
Winter Ale di Fullers.
La prima Winter Warmer? Probabilmente la
storica Bass N°1 di Burton-on-Trent, che in una
pubblicità del 1909 veniva definita la “Bevanda
di Natale”.
Germania
L‟austera cultura brassicola tedesca lascia poco
(Continua a pag. 31)
Antropos in the world
IL DENOMINATORE COMUNE
Di Egidio Siviglia
Il vagone era gremito: il treno veniva da
Siracusa e doveva attraversare tutto lo stivale
della nostra Penisola. Carlo era stanco di stare in
piedi ed era fortemente irritato per l‟ascolto di
tante lamentele sulla malferma salute, le incompatibilità ambientali e le ristrettezze economiche. Non se ne poteva più. E fu allora che decise
di passare in prima classe: la carrozza era abitata
da due sole persone ben vestite e con un portamento elegante. Risposero educatamente al saluto del nuovo ospite e con lo sguardo cercavano
l‟assenso alle loro affermazioni. E in effetti fu
proprio così, allorché uno dei distinti signori
abbozzando un diplomatico sorriso, gli disse:
“Non le pare che ciò sia giusto?”.
Carletto rispose solamente con un gesto del
capo e, con la smorfia dei muscoli facciali, nella
intenzione di chi lo guardava poteva rappresentare un assenso a quanto si poteva decifrare
di ciò di cui si discorreva. Più volte ancora il
coinvolgimento di Carlo fu quasi totale fino al
punto che, esplicitamente, si giunse alla domanda: “Lei come vede la situazione?”. L‟intervento
divenne doveroso: “Da quanto ho capito, gentili
signori, il discorso è di natura politica e
coinvolge l‟economia; tutto ciò di cui avete parlato è esatto e degno di ogni rispetto per l‟esattezza dello svolgimento di un programma e la
soluzione delle anomalie esistenti nella nostra
beneamata Nazione. Tuttavia ciò che diventa più
importante e prioritario è un discorso parallelo
che assume il carattere di urgenza e chi tra i
politici non lo ritiene rilevante commette un
sacrilegio”. “Cosa vuol dire?”
“Qualsiasi riforma mi sta bene, ma non ho
sentito niente che abbia a che fare con la
pressione fiscale; ora, se non si fa il punto su
questo aspetto, inficia la credibilità dei politici e
degli addetti ai lavori. Il debito pubblico non
cala, le forze sociali non tutelano più i diritti
degli operai. Una classe ricca fa razzia di tutto
ciò che potrebbe essere di comune utilità e la
burocrazia compie quel ricamo che svilisce
l‟efficacia di qualsiasi provvedimento”.
E allora, secondo lei quale sarebbe la soluzione
più utile?”.
“Mi servo di un esempio che potrebbe essere per
voi economisti, un fatto scontato: immaginiamo
che le riforme siano le quattro operazioni;
nessuno tra quelli che hanno una qualsiasi nozione di aritmetica potrebbe pensare di contestare
l‟utilità e l‟esattezza di un meccanismo che
funziona ed è accettato da tutti. Però, se noi
vogliamo applicare le quattro operazioni alle
frazioni, il discorso deve essere identico e per
renderlo operativo è assolutamente necessario ed
indispensabile ridurre il tutto al comune denominatore: cosa che avviene con la scomposizione.
Orbene, ciò che serve alla Nazione è l‟assoluta
riduzione al comune denominatore, per cui, se
non ci sarà un‟equa distribuzione dei beni, o
prima o poi ci sarà la forza della disperazione,
che in più casi è avvenuta a danno di se stessi,
ma è solo questione di tempo, si perfezionerà ad
onta della democrazia verso la classe dominante”.
“E‟ suggestivo il suo modo di ragionare, ma per
il momento la politica non ritiene urgente simili
provvedimenti”.
Carlo ebbe una istintiva reazione che contenne con l‟immediata espressione del volto, dal
quale era ben visibile un ghigno di disapprovazione. Indi riprese: “Sarà come si vuole intendere… è stato bandito colui che nella ricchezza
dei pochi aveva individuato l‟ostacolo per la
felicità … di colui che riteneva la ricchezza un
furto non resta che un ricordo fiabesco … eppure
parecchi secoli prima dell‟era cristiana un saggio
aveva descritto le fasi del processo politico …
quando la democrazia zoppica si va oltre e si sa
dove”.
Mentre Carlo parlava si udì un rumore fragoroso.
Quando si riprese si trovò nel letto di un ospedale
e apprese, con evidente disappunto, che il treno
era deragliato. Ai piedi del letto un altro superstite della tragedia del treno aggiunse: “Ehi,
signore, si ricorda di me? Eravamo nello stesso
vagone … l‟altro è morto e mi sa che lei dicesse
cose sensate. La storia ha applicato le leggi del
denominatore comune”.
- 22 -
Antropos in the world
UNA DONNA NELLA LETTERATURA – a cura di De Boris
JANE EYRE
Jane è un'orfana, ospite presso una
dispotica zia la quale, alla prima occasione,
la spedisce in un collegio, dove per la
ragazza gli anni passano tristi e solitari.
Tuttavia, è proprio presso l'istituto che Jane può continuare con gli studi, diventando, così, una donna brillante e indipendente, qualità che compensano la sua scarsa
avvenenza. Proprio per tale preparazione
la sua presenza è richiesta a Thornfield
Hall, dimora del conte di Rochester, la
cui figlia adottiva, Adele, necessita di una
istitutrice. Il conte di Rochester è un uomo1.
bello e intelligente: fin da subito rimane
Il libro evidenzia il ruolo primario di una
affascinato dal carisma di Jane e, quando
b
u
ona educazione e dello studio, concepiti
scopre che i suoi sentimenti sono corrisposti, chiede alla ragazza di sposarlo. come mezzi privilegiati per sviluppare
Purtroppo l'idillio è rovinato da un segreto spirito dialettico e doti intellettive: sposarsi
che appartiene al passato del conte, che costituisce un arricchimento affettivo, una
spingerà Jane ad allontanarsi da Thornfield scelta, non una necessità dettata da scopi
economici o sociali. È in questo che risiede
Hall.
Nata dalla penna di Charlotte Brontë, la fortuna di Jane Eyre (non solo oggi, ma
Jane è, in parte, un personaggio autobio- anche quando venne pubblicato, nonostangrafico, la cui esistenza ricalca sotto certi te la descrizione della protagonista fosse in
aspetti quella della scrittrice: anche la netto contrasto con la visione della donna
Brontë visse per alcuni anni presso un isti- di metà Ottocento), nel suo essere un motuto, dove morirono (a causa delle pessi- dello d'integrità e forza morale per chiunme condizioni igieniche) due delle sue so- que si perda nelle pagine di questo splenrelle (sopravvissero Charlotte e la sorella dido romanzo, in cui ogni singolo personagminore, Emily, futura autrice di Cime tem- gio (non solo quello di Jane) è dotato di
pestose); inoltre, a sua volta la donna la- spessore psicologico e intensità, nei sentivorò come governante presso alcune fami- menti, nel carattere e nelle azioni, tanto da
glie, prima del trasferimento a Bruxelles diventare immortale nella memoria colletcon Emily, per approfondire lo studio del tiva dei lettori.
francese.
Jane è il simbolo dell'emancipazione
Ἂν ἡ λεοντῆ μὴ ἐξίκηται,
femminile, pur non dimenticando il suo ruoτὴν ἀλωπεκῆν πόσαψον.
lo all'interno del nucleo famigliare. Infatti,
An è leontè me exiketai tèn alopekèn rosapsòn
l'eroina non è contraria a sposare
--------------Rochester, né ad avere figli con lui, ma1. Se la pelle di leone non basta, mettiti
non per questo è disposta a scendere a dei
quella di volpe.
compromessi e a rinnegare i suoi ideali.
- 23 -
Antropos in the world
STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore
LA MUSICA LEGGERA - I BEATLES (III parte)
La maturità artistica del gruppo di Liverpool è da
molti critici considerata il biennio 1966-67. Nel
1966 viene pubblicato Revolver, che molti esperti
ritengono un picco nella creatività dei Beatles. Il
nuovo LP iniziò la fase in cui la musica dei Beatles
prendeva forma in lunghe e articolate sessioni in
studio, con l'assistenza di Geoff Emerick, giovane
tecnico assunto in EMI cinque anni prima all'età di
15 anni, piuttosto insofferente alle normative
consolidate da anni ad Abbey Road riguardanti le
metodologie da usare nella presa del suono. Emerick
sfruttò con abilità tutte le risorse fornite dalla
primitiva tecnologia dell'epoca, ne introdusse di
assai innovative, e così vennero alla luce capolavori
sul piano del suono che sarebbe stato impossibile
riprodurre in concerti dal vivo. Revolver parlò di
amore, di droga, ma anche di tasse con il pezzo di
apertura Taxman, critico verso i politici inglesi
dell'epoca, composto e cantato da George Harrison.
Parlò anche di morte: con Tomorrow Never Knows
di John Lennon che si era ispirato al Libro tibetano
dei morti – con la voce immersa tra suoni di nastri
riprodotti al contrario, anticipando Sgt. Pepper's – e
con Eleanor Rigby di McCartney. I suoni si
arricchirono di strumenti indiani e di molte altre
innovazioni elaborate in studio in modo artigianale
ma dalla grande resa finale.
Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in studio: non potendo riprodurre dal
vivo le complesse sonorità dei brani presenti sui loro
dischi a partire da Revolver, ma anche estenuati dalle
tournée mondiali con tumultuose esibizioni in cui il
suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle
urla delle fan e preoccupati per le prime minacce
piovute dai fanatici religiosi, i Beatles interruppero
l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente
all'attività in studio di registrazione. Fu questa una
scelta dolorosa per Brian Epstein che si sentì a quel
punto inutile e ingombrante.
Il 1º giugno del 1967 fu pubblicato il disco
considerato da molti il più importante della storia del rock: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club
Band, inizialmente pensato come un concept
album che avrebbe dovuto rievocare gli anni
della loro infanzia e adolescenza a Liverpool. Il
titolo nacque su idea di Paul McCartney che
voleva creare una nuova identità al gruppo.
Tuttavia, esigenze contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i due brani
del progetto già registrati: Penny Lane e Strawberry Fields Forever. Veniva così pubblicato un
45 giri dal doppio lato A, cioè con due pezzi di
pari livello (cosa questa "inventata" proprio per i
Beatles, e avvenuta per la prima volta nel 1965
con Day Tripper/We Can Work It Out).
Ciononostante, Sgt. Pepper conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore introdotte e al momento particolarmente ricettivo del pubblico, a dispetto della disomogeneità
qualitativa dei brani presenti nel disco. Anni dopo, John Lennon avrebbe rivendicato l'individualità dei suoi pezzi (Lucy in the Sky with Diamonds, A Day in the Life i più notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualun-que
33 giri dei Beatles, negando implicitamente che
Sgt. Pepper fosse un concept album.
Il 25 giugno il gruppo registrò dal vivo negli
studi EMI la lennoniana All You Need Is Love
che sarebbe diventata l'inno dei figli dei fiori e
della Summer of Love; lanciata in mondovisione
durante la prima trasmissione internazionale televisiva via satellite, rappresentò simbolicamente
tutto il movimento artistico musicale britannico e
la nascente generazione dell'amore. Famosi ma
non infallibili, così i Beatles si scoprirono in quei
mesi: tra le altre cose, il loro terzo film (destinato
alla televisione) Magical Mystery Tour, di cui
firmano – e sarebbe stata l'unica volta – la regia,
si sarebbe rivelato un fiasco. (Continua)
- 24 -
Antropos in the world
POLITICA E NAZIONE – OVVERO IL PENSIERO DELLA GENTE COMUNE
LA SINIMSaTlaRtemAporD
E
L
L
E
T
A
S
S
E
a currunt!
Nonostante le continue smentite del premier non
eletto Matteo Renzi, da più parti si da per certo che
il governo ha in animo di varare una maxi stangata
finanziaria con tanto di prelievo forzoso sui conti degli
italiani. D’altra parte si tratta di un epilogo annunciato
e del tutto prevedibile: un governo che riesce a sbagliare più volte consecutive le stime di crescita del
PIL e, a ruota, dell’andamento dei conti pubblici non
poteva che portare il paese dritto nel baratro, completando l’opera iniziata dal primo “governo di nonno
Giorgio”, quello del tecnocrate Monti che avrebbe
dovuto far vedere la luce in fondo al tunnel agli
italiani e che invece li ha accompagnati col suo gelido
sorriso e la sua colossale incapacità dritti nella fossa
del disastro pubblico.
Occorre infatti ricordare che negli anni successivi alla
crisi (2008), le dinamiche dei conti pubblici italiani,
per quanto non brillanti, si erano deteriorati in modo
molto minore rispetto ai paesi cosiddetti “virtuosi”,
tanto che il debito pubblico era cresciuto in % molto
meno degli altri.
Quindi, se siamo ridotti in questa situazione dobbiamo ringraziare, nell’ordine: Monti, Letta e Renzi, con il
primo ed il terzo che stanno battendo tutti i record in
termini di incapacità e disastri economici.
La ulteriore indigesta ricetta che si prepara agli italiani
è ben conosciuta: patrimoniale, prelievo forzoso sui
conti correnti, tagli alle pensioni (comprese quelle già
in essere) ed alla sanità .
Per quanto riguarda la patrimoniale, così cara alla
sinistra italiana, il PD sta procedendo a piccoli passi
per non dare un impatto negativo e perdere l’elettorato. Infatti il governo sta cambiando le carte in
tavola e rendendo di difficile comprensione le varie
tasse che sta inventando per coprire i dissesti che sta
causando per l’incapacità di governare della sinistra
italiana
Vi ricordate le tasse sulla casa come l’IMU ? la
TARSU ? la TARES (2013) ? la TIA ? la TARI (2014) ?
Ebbene cari connazionali dimenticate tutte queste
malefiche sigle che sinistra italiana ha inventato di
anno in anno allo scopo di aumentare di volta in
volta l’importo, perché con l’ultimo cambiamento ,
ovvero la IUC, che entrerà in vigore nel 2015, è stata
introdotta di fatto la famigerata patrimoniale tanto
cara alla sinistra delle tasse che renderà ancora più
- 25 -
esoso l’importo annuo da pagare e renderà
sempre più difficile la vita degli italiani.
Quindi la I.U.C. è una nuova imposta di questo
maldestro governo di sinistra ha istituito dall’inizio
del prossimo anno è che non è altro che un nuovo
e più esoso balzello chedi fatto è una patrimoniale
che prenderà il nome di Imposta unica comunale.
La IUC ricomprende:
1) TARI tassa sui rifiuti
2) TASI tassa sui servizi
3) IMU imposta municipale unica.
TARIé nata nel 2014 ed è dovuta da chiunque
possiede o detiene locali o aree che producono
rifiuti. E’ dovuta da coloro che occupano l’immobile, proprietari, inquilini e detentori a qualsiasi
titolo. Si calcola con riferimento alla superficie
calpestabile dei locali e delle aree e si paga secondo le tariffe previste dal regolamento comunale.
La tariffa può essere ridotta ad esempio:
- nel caso di uso non continuativo dell'immobile
(ad esempio, immobili ad uso stagionale);
- nel caso di unico occupante dell'immobile
(persona che viva da sola);
- per le abitazioni di soggetti residenti all’estero
per un periodo superiore a sei mesi;
- qualora siano individuate particolari categorie
di contribuenti.
il Comune stabilisce numero e scadenze di
pagamento, con l’obbligo di prevedere almeno
due rate semestrali e lasciando al contribuente la
facoltà di pagare integralmente l’imposta, entro il
16 giugno di ogni anno;
Il Comune ha il compito di inviare gli avvisi di
pagamento precompilati per semplificare gli
adempimenti;
La TARI si versa mediante il modello F24 oppure
tramite bollettino di conto corrente postale o con i
servizi di pagamento elettronici interbancari e
postali.
TASIcopre il costo dei servizi cosiddetti indivisibili
forniti dal Comune (illuminazione pubblica,
sicurezza stradale ecc.). E’ dovuta da chiunque
possiede o detiene a qualsiasi titolo (ad es. l'inquilino) fabbricati (compresa l’abitazione principale) e aree edificabili, con l’eccezione dei terreni
agricoli.
(Continua a pagina 30)
Antropos in the world
PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore
LE BIETOLE parte II: ricette
(spinaci, barbabietole, biete da coste e bietole)
SPINACI ALLA PANNA
Ingredienti
 Spinaci kg 1
 Burro gr 70
 Farina 2 cucchiai
 Panna liquida 2 tazze
 Brodo ½ tazza
 Noce moscata, sale.
Preparazione
Preparare ben lavati gli spinaci. Metterli grondanti d‟acqua
in una pentola e farli lessare per 10-15 minuti. Scolarli,
strizzarli e passarli al passaverdura. Porli in una casseruola
con 50 grammi di burro e farli insaporire. Aggiungere la
farina, la panna, il brodo, un po‟ di noce moscata
grattugiata e sale. Mescolare sino all‟ebollizione e cuocere
a fuoco moderato.
Prima di servire aggiungere qualche fiocchetto di burro.
PIZZA RUSTICA DI SPINACI
Ingredienti
 Pasta brisée 400 gr
 Ricotta 300 gr
 Spinaci lessati e strizzati 100 gr
 Uova 2
 Fiordilatte 150 gr
 Parmigiano, sale.
Preparazione
Lavorare la ricotta con una forchetta incorporando gli
spinaci finemente tritati, le uova, 2-3 cucchiai di
parmigiano grattugiato, il sale, il fiordilatte a dadini e
mescolare amalgamando bene il tutto. Foderare una teglia
di 20-22 cm di diametro, imburrata e infarinata, con un
disco di pasta brisée, riempirla con il composto di ricotta e
spinaci, ricoprire con un altro disco di pasta e sigillare bene
i bordi premendoli con i rebbi di una forchetta.
Infornare la pizza in forno già caldo, a calore moderato
intorno ai 180° per circa 40 minuti.
MALFATTI DI SPINACI
Ingredienti
 Spinaci kg 1
 Ricoptta gr 400
 Burro gr 150
 Tuorli d‟uovo 2
 Parmigiano grattugiato
 Un po‟ di farina
 Noce moscata, pepe, sale
Preparazione
Lessare gli spinaci in pochissima acqua salata in ebollizione; passarli al passaverdura e farli insaporire nel burro;
aggiungere i tuorli d‟uovo, la ricotta, la noce moscata,
pepe e sale. Fare delle palline grosse come noci, infarinarle e buttarle in acqua salata in ebollizione.
Quando vengono in superficie, scolarLe e metterle in una pirofila imburrata,
cospargere con il burro e il parmigiano
e metterle per 10 minuti al forno.
FRITTATA DI SPINACI
Ingredienti
 Uova 8
 Spinaci già puliti 250 gr
 Parmigiano grattugiato 3 cucchiai
 Prezzemolo, olio d‟oliva, sale
Preparazione
In una padella antiaderente con poco olio imbiondire la
cipolla e eliminarla. Sbattere le uova in una ciotola con
sale, parmigiano, prezzemolo tritato e gli spinaci crudi ben
lavati, sgocciolati e grossolanamente tritati. Versare tutto
nell‟olio ben caldo rimasto nella padella e cuocere come
una normale frittata facendola rosolare dai due lati.
SFORMATO DI SPINACI
Ingredienti
 Mazzetti di spinaci 3
 Burro 100 gr
 Uova 3
 Besciamella 1 tazza
 Parmigiano grattugiato
 Pane grattugiato
 sale
Preparazione
Lessare gli spinaci in pochissima acqua salata in
ebollizione; passarli al passaverdura e farli insaporire nel
burro. Aggiungere alla purea la besciamella, le uova
frullate, abbondante parmigiano grattugiato e il sale
necessario. Riempire uno stampo da budino imburrato e
cosparso di pane grattugiato e far cuocere in forno, a
bagnomaria, per circa 30-40 minuti.
Sfornare e servire caldo.
SPINACI IN PUREA CON UOVA
Ingredienti
 spinaci kg 1
 uova 4
 burro 60 gr
 sale
Preparazione
Mettere gli spinaci ben lavati e puliti a lessare per 10 minuti
in una pentola con ½ mestolo d‟acqua e un po‟ di sale.
Scolarli, strizzarli e passarli al passaverdura. Farli
insaporire in 40 gr di burro e stenderli in una pirofila
imburrata.
Fare 4 fossette a distanza regolare e in ogni fossetta rompere un uovo. Salare e cospargere di fiocchetti di burro .
Mettere al forno per pochi minuti, per far rassodare soltanto
la chiara dell‟uovo.
- 26 -
Antropos in the world
ELEZIONI REGIONALI: SALVINI SFONDA AL CENTRO
(E PUNTA AL SUD)
Test assai parziale, quello di domenica scorsa,
limitato appena a due regioni, una del Centro (l‟Emilia
Romagna) ed una del Sud (la Calabria). Test assai
parziale e – aggiungo – drogato dalla forma più
imbecille di antipolitica: quella che si esprime attraverso
il non voto che, automaticamente, raddoppia il peso dei
voti espressi. Ma lasciamo stare questi discorsi e torniamo a quel che si vede: i risultati elettorali così come
sono.
Naturalmente, non perderò tempo a contestare il
solito trucchetto dei partiti perdenti, usi a confrontare i
risultati con i precedenti più adatti per poter sostenere
che no, non hanno perso poi così tanto. La verità è che,
mai come in questo caso, il raffronto non può che esser
fatto con i risultati di pochi mesi fa, quando si è votato
per le elezioni europee. Ebbene, se si guarda con un po‟
di onestà a questi dati, emergono alcuni segnali inequivocabili:
1°: il bluff del piccolo rodomonte fiorentino comincia a mostrare le prime crepe; sono soltanto avvisaglie,
beninteso, ma è chiaro che il PD renziano non ha vinto,
ma si è semplicemente avvantaggiato dei disastri altrui:
quello di Berlusconi e quello di Grillo;
2°: il modello di “partito dei moderati” tanto caro al
Cavaliere è miseramente fallito: dove c‟era un‟alternativa a destra – come in Emilia Romagna – è franato a
vantaggio della Lega; dove questa alternativa non c‟era
– come in Calabria – ha franato in favore di PD e
cespugli vari;
3°: Grillo si è sgonfiato di botto: paga lo scotto di
non avere un partito ma un gruppo di volenterosi giovanotti, selezionati attraverso una incredibile e
totalmente inaffidabile “democrazia del web”;
4°: se un vincitore c‟è, questo è indubbiamente
Matteo Salvini, che dal risultato di domenica vede confermato quel che era emerso dai sondaggi demoscopici,
che già da qualche tempo lo indicavano come l‟uomo
politico al secondo posto nel gradimento degli italiani:
dopo Renzi, ma assai prima di Grillo e di Berlusconi,
rispettivamente terzo e quarto classificati.
Naturalmente, queste poche righe non possono scendere nel dettaglio dei quattro punti su cennati. Rimando
il lettore all‟articolo di qualche settimana fa («Cavaliere, che brutta fine!» su Social del 31 ottobre), alle
cose ripetutamente dette sul pifferaio dell‟Arno ed a
quelle – di qualche mese più vecchie – sui limiti del pur
significativo esperimento grillino. Sulla Lega Nord
aperta a Sud ho scritto meno, ma quel che ho scritto ha
trovato oggi un preciso riscontro nei fatti.
Scusandomi per l‟autocitazione, vorrei ricordare
quanto ho avuto modo di dire alla vigilia delle elezioni
europee. I lettori che hanno la bontà di seguire queste
- 27 -
mie “opinioni eretiche” ricorderanno forse un articolo
dal titolo assai netto: «Sommersi dal Mare Lorum”… E
io voto Lega Nord».
“Non era soltanto una pubblica dichiarazione di
voto, ma anche – nel breve spazio d‟un paragrafo – il
tentativo di azzardare una previsione politica. Scrivevo:
«La Lega Nord, nella nuova connotazione voluta da
Matteo Salvini e con la benedizione di Marine Le Pen,
dopo le elezioni potrebbe essere la punta avanzata di
un nuovo soggetto politico nazionale.»
Ebbene, a sei mesi di distanza, questo progetto ha
assunto consistenza. Rafforzato dal risultato di queste
regionali, Salvini si appresta a sbarcare anche al Sud ed
a lanciare un nuovo soggetto politico che vada
ben oltre gli angusti confini di una immaginaria
Pada-nia. Probabilmente, sta per nascere anche in Italia
un Fronte Nazionale alla Le Pen, un partito “populista”
– come si usa dire – che nasce indubbiamente a destra,
ma capace di attrarre anche un certo elettorato tradizionalmente di sinistra. Un elettorato che la Sinistra
ufficiale ha abbandonato per correre dietro ai mercati (e
ai mercanti) americani, per prostrarsi agli interessi di
una Europa tedesca che non è la nostra, per sbracarsi
dinanzi ad una invasione eterodiretta che colpisce in
primo luogo gli interessi delle fasce più deboli della
popolazione italiana.
Esattamente come – guarda caso – un altro tipo di
elettorato è stato tradito dalla Destra ufficiale, fattasi
zerbino – come la Sinistra – di globalizzazione, euro e
immigrazionismo.
Salvini ha adesso il còmpito di rompere con le
vecchie cordate (soprattutto con i tratti di corda più
usurati e insicuri), rifiutando il ruolo di “nuovo leader
del centro-destra” che qualcuno è già pronto ad affibbiargli, come se fosse un Angelino qualsiasi. Che “i
moderati” vadano per la loro strada, magari fian-cheggiando il moderato Renzi, magari concorrendo con il
loro voto ad eleggere il moderato Draghi alla Presidenza della Repubblica, magari approvando tutti quei
provvedimenti che i moderati di Washington e di Bruxelles aspettano con ansia per poter mettere una pietra
tombale su quel che resta della nostra sovranità nazionale.
Che Salvini sfugga all‟abbraccio mortale di questi
moderati, e si rivolga invece ai “patrioti”; anzi – come
ha fatto Marine Le Pen – «a tutti i patrioti di destra e di
sinistra». In fondo, questa è la formula che ha consentito al Front National di diventare il primo partito in
Francia. Perché non dovrebbe funzionare anche in
Italia?
MICHELE RALLO
(Dalle OPINIONI ERETICHE)
Antropos in the world
PAGANI – ASSALTO AL PORTAVALORI
Raccontata da Gaetano, alunno dell’ITC San Giuseppe
1.
Non è stata ancora trovata
Effettivamente, la mattina del 30, il corteo da
l‟ identità dei rapinatori che
piazza Bernardo D'Arezzo è giunto in piazza
hanno assalito il portavaloSant‟Alfonso; vi erano i sindaci dell'Agro sarneri nella mattinata di venerdì
se-nocerino, insieme al presidente della Provin28 novembre.
cia ed il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora.
Durante la rapina i due
Hanno attraversato le vie cittadine in difesa
malviventi hanno iniziato il
della legalità e, a piazza Sant'Alfonso, era ad
conflitto a fuoco, nel quale
attenderli il Vescovo Giuseppe Giudice. Tra i
sono rimaste ferite tre perpartecipanti, figuravano: il presidente del Consone: Il figlio di un noto
siglio Comunale di Sarno, Maria Rosaria Aligioielliere della zona e due
berti, e i consiglieri comunali, Maria Bellomo e
donne. Il ragazzo, Enrico Malet, è stato colpito al- Roberto Robustelli.
lo zigomo. In primo soccorso, è stato portato allo
Prima del corteo, che ha visto la partecipaospedale Umberto I, di Nocera Inferiore e, succes- zione di un migliaio di persone, i sindaci hanno
sivamente, è stato trasferito al Cardarelli di Napo- sottoscritto un documento indirizzato al Prefetto
li, dove ha subito un intervento chirurgico per ri- di Salerno, Gerarda Maria Pantalone, chiedendo
costruire lo zigomo.
un aiuto concreto allo Stato per rendere più sicuDelle due donne, una,cassiera di un supermerca- re le città dell'Agro nocerino-sarnese.
to cittadino, è stata colpita ad un polpaccio, mentre l‟altra, un‟anziana cliente, è stata ferita ad un
braccio.
Sul luogo della sparatoria sono accorsi immediatamente: i Carabinieri,un‟ambulanza e, di poi,
i giornalisti, i R.I.S. e il Sindaco, Salvatore Bottone, il quale durante l‟intervista ha denunciato
la mancanza di sicurezza sul territorio. In una seconda intervista, il primo cittadino ha esplicitamente dichiarato che il giorno 30 Novembre successivo si sarebbe tenuto un corteo, per sollecitare l‟attenzione del Prefetto di Salerno e dei cittadini e per dire no ad ogni forma di illegalità:
. “Il nostro territorio, evidenzia Bottone, esige maggiore sicurezza e maggio- Sono stati, poi innalzati alcuni striscioni che
re sorveglianza. Quanto evidenziavano la necessità di forze dell‟ordine
verificatosi al centro di attive, nel territorio di Pagani e dintorni.
Pagani non é ammissibile,
In conclusione, nonostante la gravità dell‟avnon é accettabile, né con- venimento i cittadini continuano ancora a specepibile. […] c’è l’intero rare in un futuro migliore, per le nuove generaterritorio a chiedere con zioni del nostro paese e dei dintorni.
forza la presenza dello
Gaetano Visconte
Stato”
- 28 -
Antropos in the world
IMMAGINI DI UN ALTRO TEMPO
„O BECCAMORTO
Nel Medioevo, la vita media degli uomini era
di 40- 45 anni e l'assistenza socio-sanitaria inesistente. Quando un uomo moriva, per certificarne la morte, onde evitare di sotterrare una
persona ancora vivente, veniva chiamato un
esperto in medicamenti, che per verificare il decesso, infliggeva dolore al deceduto, pizzicando,
con una specie di pinza metallica, l’alluce del
piede sinistro o destro.
Questo personaggio colpì tanto il popolino,
che gli attruì il soprannome di "beccamorto".
Questa pratica diede origine a un vero e proprio mestiere che si tramandava di padre in
figlio.
Il tramonto del beccamorto fu determinato
dal sorgere delle pompe funebri e dal prestigio
che acquisì lo studio della medicina e la professionalità del medico. Ma ciò avvenne con l’avvento dell’età moderna.
Il termine, ha assunto, nel tempo, significati
paralleli, che trascendono la sua funzione primaria. Infatti, beccamorto viene definito colui
che fa una corte assillante ad una donna,
divenendo il suo pusillanime cavalier servente.
Beccamorto è pure riferito a persona poco
energica e di scarse iniziative.
Infine, beccamorto è detto colui che porta
ièlla, ossia la persona ritenuta in grado di
esercitare influssi malefici, lo iettatore (da
“gettatura” del maleficio).
Questo personaggio popolare ha attirato
l’attenzione di grandi artisti ed intellettuali, basti
pensare allo scrittore siciliano Luigi Pirandello,
che ispirandosi alla figura dello iettatore, scrisse
nel 1911 una novella intitolata La patente.
Come tutti sanno il drammaturgo agrigentino trasse poi, da questa novella (inserita nella
raccolta Novelle per un anno), un atto unico,
pubblicato nel 1918 e rappresentato per la
prima volta nello stesso anno in dialetto siciliano dalla Compagnia Angelo Musco, al Teatro
Alfieri di Torino. Il dramma è stato poi inserito in
Maschere nude (raccolta di tutto il teatro
pirandelliano). L‟opera teatrale pirandelliana ha
avuto anche un grande interprete sul grande
schermo, ossia nella versione cinematografica
Questa è la vita (1954),
nell‟episodio“la patente” per la regia di Luigi Zampa, nel ruolo
dello iettatore vi troviamo Totò. Il povero Rosario Chiàrchiaro è
costretto ad indossare
la maschera che la crudele società gli ha imposto. Lui a causa dell‟ignoranza e della superstizione della gente è considerato un menagramo, e per riscattarsi dalla sua tragica realtà chiede ed ottiene dal giudice istruttore D‟Andrea, la
patente di iettatore che gli riconosce legalmente
la sua professione di menagramo e quindi gli
permette di arricchirsi, dal momento che tutti i
suoi compaesani, quando se lo vedranno davanti, gli pagheranno volentieri una tassa per farlo
andare via….
IN FONDO
A L V I A LE
di
Anna
Burdua
Continua il successo del libro della scrittrice
ericina Anna Burdua, “IN FONDO AL VIALE”,
presentato Domenica 30 novembre, al Teatro
Don Bosco, in Trapani. Cio succede quando a
scrivere è la penna dell’anima, che sa rendere
sentimenti e sensazioni, veicoli d’emozioni indicibili.

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TEATRO DON BOSCO TRAPANI
Antropos in the world
La sinistra delle tasse (continua da pag.25)
La base imponibile si calcola moltiplicando la rendita
catastale (rivalutata del 5%) per i coefficienti previsti per l’IMU.
L’aliquota per la prima casa dell’1 per mille per il
2014 è fissata al 2,5 per mille.
I Comuni hanno facoltà di aumentarla al 3,3 per
mille. Per altri fabbricati è fissata al 11,4 per mille.
i Comuni potrebbero ridurre l’aliquota fino al suo
azzeramento, o disporre specifiche detrazioni.
Il Comune può prevedere riduzioni, ad esempio nel
caso di uso non continuativo dell'immobile (ad
esempio, immobili ad uso stagionale).
Nel caso di unico occupante dell'immobile (persona
che viva da sola)
Per le abitazioni di soggetti residenti all’estero per
un periodo superiore a sei mesi
Per particolari categorie di contribuenti.
Il Comune stabilisce numero e scadenze di pagamento (in generale 16 giugno e 16 dicembre per il
saldo), con l’obbligo di prevedere almeno due rate
semestrali e lasciando al contribuente la facoltà di
pagare integralmente l’imposta, entro il 16 giugno di
ogni anno; la TASI si versa mediante il modello F24.
L’IMU continua ad applicarsi ai fabbricati (esclusa
la prima casa non classificata nelle categorie A/1,
A/8 , A/9) l’importo da pagare è ricompreso nella
nuova IUC le scadenze sono fissate per il 16 giugno
e per il 16 dicembre (saldo) l’aliquota massima
comprensiva di TASI non può essere complessivamente superiore all’11,4 per mille si versa mediante il modello F24 oppure con apposito bollettino
di conto corrente postale.
La dichiarazione IUC deve essere presentata, da chi
deve pagare il tributo, entro il 30 giugno dell’anno
successivo a quello di inizio del possesso dell'immobile ed ha effetto anche per gli anni successivi se
non subentrano modificazioni climatizzatori, impianti solari, ecc.) che costerà alle famiglie italiane
in media circa 200 euro annui. Inoltre sono in cantiere nuove normative per portare alla disperazione
finanziaria gli italiani come quella sul canone TV che
sicuramente dovremo pagare con la bolletta dell’energia elettrica, l’assicurazione obbligatoria sui grandi rischi (alluvioni, sisma ) e ancora tanti altri balzelli .
Cosi la sinistra al governo sta affondando l’Italia e
sta portando alla fame milioni di cittadini in un paese
dove non ci sono più speranze e prospettive future e
dove già si contano 7,6 milioni di poveri
Mario bottiglieri
- 30 -
TRE MINISTRI STRANIERI
NEL GOVERNO UCRAINO
E L’ITALIA ASSUME MANAGER
STRANIERI AI BENI CULTURALI
“La notizia gli italiani l‟hanno appresa
dai telegiornali di qualche sera fa: il
parlamento ucraino ha votato il nuovo
governo; e di tale governo fanno parte
tre cittadini stranieri, cui il Presidente
della Repubblica ha prontamente
conferito la cittadinanza ucraina. La
maggior parte degli ascoltatori non ha
attribuito particolare importanza alla
vicenda, dai più giudicata una semplice bizzarrìa. L‟indomani, quasi tutti
i giornali italiani hanno relegato la
notizia negli angoli più remoti dedicati alla politica internazionale. . Con
qualche eccezione, come quelle rappresentate dai quotidiani “La Stampa”
e “Il Sole 24 Ore”. Da queste fonti ho
appreso delle notizie che (condite con
alcune mie riflessioni più che mai
eretiche) ritengo possano servire a
capire qualcosa di più sulla spinosa
vicenda ucraina….”
NEL PROSSIMO NUMERO, PER INTERO,
L‟ARTICOLO DI MICHELE RALLO
Antropos in the world
LE BIRRE DI NATALE (segue da pag. 21)
lascia poco spazio alle birre di Natale, anche
perché senza la possibilità di aggiungere spezie (il
Rheinheitsgebot lo vieta) è difficile produrre qualcosa di natalizio, che non sia semplicemente una
birra forte – e quindi una Bock o una Doppelbock.
Il mercato però ha sempre la sua importanza ed
ecco che allora, ogni tanto, si trova qualche birra
aspre-samente prodotta per le festività invernali.
Spesso ciò che cambia è semplicemente il nome,
perché per il resto si tratta solo di birre particolarmente alcoliche, del tutto paragonabili agli stili già
menzionati.
USA
Negli States, ogni birrificio interpreta le birre di
Natale a modo suo, ispirandosi a questo o a quella
cultura birraria europea, imboccando talvolta strade
assolutamente personali. Non sono poche le natalizie
che si ispirano al Belgio, soprattutto per quanto
riguarda i produttori con maggiore anzianità, sebbene
non manchino diverse Winter Warmer, di matrice
più propriamente anglosassone.
Italia
In Italia, la tradizione delle birre di Natale si è ormai
diffusa in maniera importante, sulla suggestione delle
manifestazioni a tema che ogni anno si organizzano
nel periodo natalizio, ma soprattutto sulla base di
quel rapporto di filiazione, che in origine è esistito
tra la tradizione italiana e quella belga.
Negli ultimi tempi, invece, i birrai italiani sembrano
aver imboccato una strada originale e diversa da
quella di altre nazioni, caratterizzata dalle maturazioni
in legno, prodotti realizzati in quantità limitate e sulla
base di birre molto alcoliche. Si tratta perciò di birre
rare, dal gusto intenso e sofisticato, pensate per
occasioni e persone speciali.
- 31 -
Maria Imparato
Antropos in the world
Regimen Sanitatis Salernitanum
- Caput XLIi
DE PERSICIS ET RACEMISQUE
Persica cum musto vobis datur ordine justo
Sumere, sic est mos nucibus sociando
Racemes. Passula non spleni, tussi valet, est bona reni.
Ben, a retto fine, intendi, se la pesca col vin prendi.
Com’è l’uso che s’associ, l’uva fresca va con le noci.
Non la milza ha gran beni dalla passa, solo i bronchi con i reni.
L’ANGOLO DEL CUORE
ALL‟ALBA DEL TEMPO
Ἢ αυγή του χρόνου
Sulla spiaggia vestita di vento,
scandaglio, pensoso, tra i sogni,
mescolando ricordi e scontento.
Sullo scoglio, vestito di sole,
nego scelte e il cuore mi duole,
corre il tempo, mi sento smarrito,
tra non molto, questa estate è finita.
Sulla cenere degli anni già andati,
lì ritorno, all‟alba del tempo,
e col cuore gioioso, contento,
come allora, mi lancio nel vento.
Sulla sabbia, vestita di sera,
mi ritorna la vita com‟era:
la mia casa, un po‟Composta
antica, ma vera,di
Prugne senza
tanto amore nell‟azucchero
ria sincera. g. 345 Prunotto |
______
Azienda ...
1) Da “OMBRE DI SOGmprunotto.com3972
NO” di Franco Pastore –
cod. IT\ICCU\MO1\0037932
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BRONTOLO
LEVIORA
IL GIORNALE SATIRICO
DI SALERNO
Direzione e Redazione
via Margotta,18
tel. 089.797917
ISTITUTO
S.GIUSEPPE
via Ferrante, 2
Pagani (Sa)
Il BASILISCO
Periodico della
Associazione Lucana
Salerno
Presidente: Rocco Risolia
INCREDIBILE MA VERO
Vi sono 4 fasi nella vita dell‟uomo: quella in cui crede in Babbo Natale, quella in cui non crede più a
Babbo Natale, quella in cui è lui Babbo Natale e quella in cui l‟uomo somiglia a Babbo Natale.
CRITICA A BABBO NATALE
Un ragazzino si lamenta con i suoi compagni di classe.
- Un vero tirchione questo Babbo Natale: Invece dei regali, vicino al camino, ha lasciato la scatola di
cioccolatini, che i miei genitori nascondevano nell‟armadio –
I CANI NELLE FESTIVITA‟
Cosa dice un cane davanti ad un albero di Natale? Finalmente hanno messo la luce ai cessi!
BONTA‟NATALIZIA
A Natale siamo tutti più buoni. Se uno ti ruba il posto auto, non rigargli la fiancata... scrivigli Buone
Feste!
INGENUITA‟ NATALIZIA
Un bambino scrive a Babbo Natale: "Mandami un fratellino" Babbo Natale risponde: "'Mandami tua
madre".
LOGICA INFANTILE
Pierino affronta un argomento serio con la madre.
- Mamma, è il buon Dio che ci dà il pane quotidiano? - Sì, mio caro! - Ed è Babbo Natale che porta i regali a Natale? - Certamente! - Ed è la cicogna che porta i bambini? - Certo! - Ma, allora, a che serve il papà? -
- 33 -
Antropos in the world
LETTERA AL DIRETTORE
Oggi giorno, le scuole sono sempre
più innovative, all‟avanguardia con la
tecnologia. In alcune scuole sono
state inserite le lavagne L.I.M. mentre in altre scuole esistono anche i
registri di classe virtuali, dove tutti i
professori possono annotare le assenze, i voti e i compiti in classe. Questo
esperimento è già presente in alcune
scuole, così i genitori possono assistere a quello che i propri figli combinano in classe,attraverso l‟utilizzo
di INTERNET, la scuola inserisce i
dati di ogni alunno, tramite un account ed una password che la scuola
consegna ai genitori. La scuola dovrebbe insegnare un po‟ di più, per le
materie orali fare degli esempi rendendo le ore scolastiche piacevoli. I
ragazzi dovrebbero essere più educati con i professori, non andare in
giro per i corridoi, non disturbare le
ore di lezione degli altri alunni, ecc..
Signor direttore, vorrei che, durante
la ricreazione, i ragazzi non uscissero
a far chiasso per le scale, rispettassero l‟orario scolastico, venendo a
scuola in orario. Se i ragazzi contraddicono il professore immediatamente
il preside è costretto a prendere
provvedimenti .
Ogni ragazzo dovrebbe portare tutto
ciò che occorre per prendere appunti
e prestare attenzione, alla lezione.
Ogni tanto,visualizzare qualche Film,
andare in sala computer, andare alla
mostra di un libro, fa bene e movimenta la vita scolastica.
La mia scuola ha anche un perno, in
questo caso è il preside, che riesce a
capire sia i professori, sia gli alunni.
È una persona intelligente, chi lo conosce
e vuole avere un consiglio da lui è proprio la persona adatta a farlo. È sempre
pieno di idee e di progetti.
Caro Gaetano, non è facile mantenersi
al passo con i tempi, le problematiche
sono tante e si fa quel che si può.
Comunque, bisogna avere fiducia, cercando di dare una mano, per quel che si
può. Vedo con piacere che tu lo stai già
facendo: ti comporti bene e dai buoni
consigli. Sicuramente raccoglierai buoni
frutti. L’importante è non perdere mai la
fiducia. Presto, anche i tuoi compagni
comprenderanno e si comporteranno in
modo adeguato.
- 34 -
IERI, ERAVAMO
COSI‟!
Antropos in the world
Una follia di Giuffrida Farina
- 35 -
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