Giornale del 01/12/2014
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Giornale del 01/12/2014
òς European Journalism - GNS Press Ass.tion - The ECJ promotes publishing, publication and communication- P. Inter.nal I COMPORTAMENTI A RISCHIO LE DIPENDENZE ( VIII parte ) ANNO X N.RO 12 del 01/12/2014 Pag. psicologica Giustizia costretta Eredità della I guerra Il teatro romano De cognomine Rapsodia asinina Una donna nella lett. Rapsodia asinina Le grotte di Favignana Napoleone Il racconto del mese La rivolta delle periferie La donna nella storia S.Bonfiglio Pagina medica I grandi pensatori Watsapdi La professionalità doc.te Le birre di Natale La donna nella letterat. Il comune denominatore Jane Eyre La musica leggera Politica e nazione I piatti tipici Elezioni regionali Dalla Red.di Bergamo Dalla Red.di San Valent. L’angolo dl cuore Regimen sanitatis saler. Leviora Elaborazioni artistiche Lettere al Direttore Sul portale http://www.andropos.eu/antroposint heworld.html Su facebook https://www.facebook.com/groups/ant roposintheworld/755101491196213/?n otif_t=like Sono comunque innumerevoli le sostanze oggi diffuse, sia legali che illegali, che possono provocare dipendenza e che possono essere assunte nei più disparati contesti, attribuendo loro scopi molto differenziati. Un attuale e grave problema riguarda inoltre una nuova tipologia di rischio:si tratta della poliassunzione, ossia dell‟uso contemporaneo di più sostanze (es. alcol e marijuana, alcol e cocaina, ecc.). Sembra che il pericolo maggiore degli adolescenti di oggi sia legato alla differenziazione dei consumi e soprattutto alla imprevedibilità di tale associazione casuale. La poliassunzione però è tipica soprattutto di persone ad alto rischio che praticano forme di escalation o di assemblaggio, al fine di compensare una dipendenza e una desensibilizzazione sempre più accen-tuata. Numero e percentuale di coloro che dichiarano di aver fatto uso di sostanze illegali nel corso della vita. (Solo 15enni) Ecstasi Anfetamine Oppiacei Farmaci per tenersi su Cocaina Colla o solventi L sd Altre droghe 23 (1.9%) 20 (1.6%) 13 (1.1%) 98 (8.0%) 32 (2.6%) 25 (2.1%) 23 (1.9%) 27 (2.7%) La maggioranza dei ragazzi che dichiara di consumare sostanze illegali fanno uso di farmaci di natura diversa, dai complessi multivitaminici, acquistati al supermercato, ai farmaci da banco venduti dalle farmacie come coadiuvanti allo studio.11 L‟Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non consiste solamente nell‟assenza di malattie o d‟infermità, ma è strettamente correlato ad una crescita armonica ed alla capacità di esprimere un progetto di vita. Come quella fisica, la salute mentale è importante in ogni momento dello sviluppo: ne influenza l‟andamento ed il percorso futuro. L‟adolescenza, periodo di rapide trasformazioni sul piano fisico, psicologico e relazionale rappresenta una fase particolarmente delicata dello sviluppo: molte sono le sue potenzialità e le sue risorse, ma elevato è il rischio di perturbazioni sia intrapsichiche, sia interpersonali. Le espressioni del disagio adolescenziale possono essere molteplici, riguardo alle caratteristiche di personalità ed ai diversi contesti socio-familiari.1 (Continua) 1) F. Pastore, LE PROBLEMATICHE DELL’ADOLESCENZA, pag. 50- 51 A.I.T.W. ed.SA. 2013 – cod ISBN Cod. SBN: IT\ICCU\MOD\1622636 -1- Antropos in the world GIUSTIZIA COSTRETTA ALLA FORCA Una donna è stata costretta a salire sul patibolo. Lei come ultimo sberleffo a quel potere miserabile che la stava ammazzando, s‟è messa a ballare con il cappio al collo. Una danza senza musica, senza rumore, senza parole, un dondolio assordante fino all‟ultimo rantolo, nell‟estremo tentativo di mantenere intatta la propria dignità, rimettendo al popolo dei giusti, per‟altro assenti, quella condanna di un potere religioso, giuridico, politico, al di fuori di qualsiasi norma,legge, comando di Dio, sempre che Dio da quelle parti esista ancora o non gli sia gia‟ stata tagliata la gola. Un uomo tenta di stuprare la donna, che si difende disperatamente, riesce a sottrarsi dall‟attacco di quel violento, per giunta funzionario dei servizi di Stato. Cosa fa la legge di quello Stato? La mette in galera, la tortura, la condanna a morte, infine la ricatta: se abiuri, se ritratti, se confessi di averlo ucciso per tuoi interessi, non perché ti stava violentando, ti verrà evitata la morte. Quello stato che fonda le sue radici sulla fede che professa, inciampa rovinosamente sulle proprie contraddizioni, una piccola donna, non accettando lo scambio né la maschera di Dio offeso e umiliato, diventa una vera martire. Lei sì una vera martire. Fede, politica, giustizia, quando le dosi sono altamente squilibrate, formano un materiale ad alto potenziale, circondano un paese con il filo spinato, le ideologie rendono patetiche le preghiere, ingannevoli le lodi, che diventano minaccia e violenza, infine è forca nei riguardi di un popolo sottomesso. Eppure Dio non è uno straniero, è vivo sulla carta, sui libri, nelle parole di ciascuno, Dio non è lontano, è prossimo, non è possibile barare così malamente per chi crede Dio, quel Dio così ben pronunciato dall‟alto e in basso di quella corda tesa, di quel legno a ospitarne nuovamente il corpo.Non sarà mai una norma imposta dallo scranno più alto a travestire Dio, a farne un imbroglione e poi un assassino, fino a costringerlo di spalle a una pratica quotidiana che invece è ben vergata nel Vangelo come nel Corano, in qualsiasi libro che ne ospita le orme. C‟è da chiedersi se anche questa morte sarà avvolta dai silenzi che riempiranno di dobloni sonanti le stive dei galeoni in ordinata attesa. Chissà se rimarranno i segni sparsi all‟intorno per educarci davvero alla promozione umana, all‟unica forma di socialità, di legalità, di giustizia possibili, perché hanno residenza e cittadinanza nella responsabilità. ingiustamente rubata a Reyhaneh Jabbari ci obbliga a non guardare da un‟altra parte,a non fare finta di niente, perché ciò non è assoluzione per alcuno, ma consapevolezza che non è più sufficiente predicare il bene, è necessario praticarlo quel bene che è comune, attraverso l‟impegno di tutti i giorni. Vincenzo Andraous -2- FA SENTIRE LA TUA VOCE I governi mondiali sono vicini a un accordo che include l‟obiettivo dell‟abbattimento totale dell‟inquinamento da gas serra. Sarebbe un passo da gigante verso un pianeta alimentato al 100% da energia pulita! L‟obiettivo è entrato nella bozza dell‟accordo globale per il clima, ma è ancora a rischio. Mentre i ministri dell‟ambiente di tutto il mondo sono a Lima, in Perù, per firmare l‟accordo, le multinazionali che sfruttano petrolio, carbone e fracking, e i Paesi che vogliono poter continuare ad inquinare, stanno facendo di tutto per cancellare questo obiettivo rivoluzionario dal testo. Ed è qui che entriamo in gioco noi. È merito innanzitutto dei cittadini aver imposto nell‟agenda questo punto, ma ora dobbiamo proteggerlo! Se non ce la faremo, gli scienziati sono chiari: rischiamo che il clima vada fuori controllo da un momento all‟altro, con conseguenze catastrofiche in tutto il Pianeta. Il modo più efficace che abbiamo per impedire accordi dietro le quinte con le lobby dell‟inquinamento è di sommergere i nostri Ministri con migliaia di messaggi. Se saremo abbastanza a scrivere, sapranno di essere sotto la lente dell‟opinione pubblica, e che ci si aspetta che difendano l‟obiettivo del 100% di energie pulite. Manda subito il tuo messaggio! https://secure.avaaz.org/it/lima_summit_100_clea n_eu/?bQNYqfb&v=49850 Antropos in the world SIRIA,IRAQ E CALIFFATO UN’ALTRA EREDITA’ DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE Che cosa sta succedendo in Siria e in Iraq? Semplice: sta succedendo che uno dei principali alleati degli Stati Uniti nella regione – l‟Emirato del Qatar – stia finanziando ed armando un esercito di terroristi che vuole cancellare Iraq, Siria, Libano e Giordania, ed al loro posto creare un impero clericale – il Califfato – ispirato ad una interpretazione fondamentalista dell‟Islamismo nella sua versione sunnita. Scopo di questo articolo non è, tuttavia, quello di investigare sul presente, magari alla ricerca di imperscrutabili disegni destabilizzatori, bensì quello di analizzare le radici storiche di ciò che sta avvenendo oggi. Ebbene, anche questa orrenda guerra in-civile, nasce dagli errori commessi dai vincitori della Prima guerra mondiale (Italia esclusa) e dalla loro pretesa – assurda, boriosa, arrogante – di tracciare i confini delle nuove nazioni mediorientali senza alcun rispetto per le popolazioni che vi sarebbero state incluse. Esattamente come la medesima pretesa aveva presieduto ai nuovi confini europei, creando Stati artificiali (la Cecoslovacchia, la Jugoslvaia), gonfiandone artificialmente altri (la Polonia, la Romania), mutilando i paesi vinti e ponendo le premesse per quel sanguinoso regolamento di conti che sarebbe stato poi la Seconda guerra mondiale. Orbene, tutto nasceva, all‟indomani della Grande Guerra, dalla spartizione delle spoglie dei vinti; e in particolare – per l‟argomento di cui trattiamo oggi – dalla spartizione delle province arabe dell‟Impero Ottomano. “Spartizione”, in verità, è un termine inadatto, perché nei fatti si trattava dell‟acquisizione di quasi tutto da parte di una sola alleata, l‟Inghilterra; della tacitazione con un piatto di lenticchie della seconda alleata, la Francia; e della maramaldesca esclusione della terza, l‟Italia. Ma sorvoliamo anche su questo aspetto (che potrà essere oggetto di un ulteriore approfondimento) e concentriamo la nostra attenzione su quanto veniva stabilito, prescindendo da giudizi morali o da valutazioni politiche. Si tenga ben presente – innanzi tutto – che fino a prima della Grande Guerra, l‟Impero Ottomano si estendeva su tre continenti: dai Balcani all‟Anatolia, al Medio Oriente, all‟Egitto (ancorché assoggettato all‟occu-pazione “provvisoria” dell‟Inghilterra sin dal 1882). Nel maggio 1919, approfittando di una momentanea (e polemica) assenza dell‟Italia dalla Conferenza della pace di Parigi, Inghilterra e Francia si accordavano per spartirsi le colonie tedesche e le regioni arabo-ottomane.Qualche briciola ai giapponesi nel lontano Pacifico e nulla all‟Italia, che si voleva così punire per aver osato opporsi all‟assegnazione di Fiume al Regno Serbo-CroatoSloveno. Alla Francia – come già detto – un piatto di lenticchie: la Grande Siria – comprensiva del Libano – che si saldava al Kurdistan (poi cancellato) e ad una “zona di ‟interessi” nell‟Anatolia sud-orientale (poi abbandonata precipitosamente di fronte all‟avanzata di Atatürk). Tutto il resto all‟Inghilterra, forse per diritto divino. Naturalmente, non si poteva esplicitare la natura sfacciatamente colonialista di questa manovra, e ciò per due ordini di motivi: il rispetto del diritto di autodeterminazione dei popoli (che era stato la scusa per giustificare l‟ingerenza degli USA in una guerra europea) ed i ripetuti impegni – assunti solennemente dall‟Inghilterra – di concedere l‟indipendenza agli arabi, se questi si fossero sollevati contro i turchi. Veniva perciò ideato un marchingegno che potesse in qualche modo mascherare i reali intenti di questa operazione: si riconosceva che le popolazioni arabe erano in grado di governarsi da sole, ma le si affidava alla neonata Società delle Nazioni, che avrebbe dovuto amministrarle provvisoriamente e poi accompagnarle verso la completa indipendenza. La S.d.N. poi, attraverso un “mandato”, le affidava – sempre “provvisoriamente” – «al consiglio e all’assistenza amministrativa di una Potenza mandataria». E veniamo all‟Iraq, paese – come abbiamo visto – del tutto artificiale, messo insieme soltanto per favorire l‟accaparramento delle sue immense risorse petrolifere da parte di inglesi e americani. Tralasciamo tutta una serie di episodi significativi (come la rivolta filotedesca e filoitaliana del 1941) e veniamo alla sua storia più recente. Nel 1968 un colpo-di-Stato militare portava al potere il Baath, un partito nettamente laico ispirato ai princìpi di un nazionalismo panarabo (ma non panislamico) e di un socialismo nazionale (ma non marxista). Questo, nelle grandi linee. Per i dettagli, si rimandava tutto ad una successiva “Conferenza interalleata”, la quale avrebbe dovuto occuparsi anche del destino della Turchia, che l‟Inghilterra avrebbe voluto praticamente cancellare dalla carta geografica. La Conferenza si teneva nell‟aprile dell‟anno seguente in Italia, a San Remo; le sue conclusioni saranno pochi mesi dopo recepite dal trattato di Sèvres, che però non andrà mai in vigore. Frattanto – tra il maggio del ‟19 e l‟aprile del ‟20 – si era verificato un fatto di non poca importanza: nella regione kurda di Mosul era stato scoperto il petrolio, tanto petrolio. E, allora, i “buoni” della situazione (cioè gli in-glesi e i cugini americani) non potevano certo consentire che quel tesoro finisse – tramite il mandato sul Kurdistan – in mani francesi. Tutto lo scenario mediorientale stabilito a Parigi, perciò, veniva cancellato, e la carta geografica del Medio Oriente era ridisegnata ex novo. Il Kurdistan spariva: le sue regioni non petrolifere venivano divise fra la Turchia, la Persia (oggi Iran) e la Siria. Le sue regioni petrolifere, invece, erano accorpate al territorio arabo-sunnita di Baghdad ed a quello sciita di Bassora. Insieme, le tre regioni – che non avevano nulla in comune – erano racchiuse in uno Stato artificiale cui veniva dato il nome (persiano) di Iraq. Naturalmente – inutile dirlo – il re- -3- Antropos in the world lativo mandato era assegnato all‟Inghilterra. La Francia – depredata anche delle lenticchie – non faceva una piega. Incassava pure quest‟altra scorrettezza (non certamente la prima!) da parte dei fedeli alleati britannici, continuando disciplinatamente a svolgere il ruolo – come più tardi dirà Mussolini – di “cameriera dell‟Inghilterra”. Ad onor del vero, riceverà poi una specie di liquidazione per il suo cessato servizio in Kurdistan: il 25% delle azioni di due compagnie petrolifere, la Turkish Petroleum C° e la Anglo-Persian Oil C°; una inezia, a fronte del fiume di denaro che scaturirà dai pozzi petroliferi iraqeni. Naturalmente, non era questo l‟unico pasticcio ascrivibile alla fantasiosa diplomazia degli “Alleati”. Ricordo un complicatissimo balletto di prìncipi ashemiti, prima designati Re di una determinata nazione, poi dirot-tati su un altro trono, costretti a deambulare sino alla attribuzione delle definitive corone in Siria, Giordania, Iraq. E ricordo, naturalmente, l‟assurda vicenda della Palestina: promessa contemporaneamente agli arabi (accordo McMahon-Hüsseyn del 1916) ed agli ebrei (dichiarazione Balfour del 1917). Ma, anche qui, tralasciamo tante vicende che pure sarebbe interessante approfondire, e concentriamoci sull‟argomento che in questo momento ci preme maggiormente: sulle conseguenze dirette, cioè, che la decisione di cancellare il Kurdistan e di creare l‟Iraq aveva – ed avrà poi fino ai nostri giorni – sugli equilibri del Medio Oriente e, in particolare, della regione compresa fra l‟Anatolia orientale e quella che una volta si chiamava Mesopotamia. Incominciamo dal Kurdistan, paese a maggioranza musulmana, ma non arabo ed etnicamente affine più all‟Iran e alla Turchia che non al resto dell‟Iraq. Orbene, dopo aver brevemente sognato ad occhi aperti di poter raggiungere l‟indipendenza e l‟unità nazionale, i kurdi vedevano repentinamente la loro patria annullata con un colpo di penna ed i loro territori divisi fra la Turchia (a nord), l‟Iraq (a sud), la Persia (ad est) e la Siria (ad ovest). Da quel momento iniziava la disperata resistenza nazionale kurda contro le nazioni occupanti, resistenza che ha talora dato vita ad episodi di vera (e crudele) guerra civile, incidendo pesantemente sulla vita politica e sulla stabilità dei quattro paesi interessati. Ricordo – fra gli altri episodi – la breve stagione della Repubblica Popolare Kurda in territorio iraniano (1945), il bombardamento con gas nervino dei guerriglieri peshmerga di Halabja in territorio iraqeno (1988), e soprattutto la lunga stagione di lotte politiche ma anche di sanguinario terrorismo attuata in Turchia dal PKK di Ochalan. Ostile agli Stati Uniti e ad Israele, il Baath governava già la Siria (dal 1963) ed aveva numerosi punti di contatto con il movimento degli Ufficiali Liberi nasseriani, al potere in Egitto dal 1952. La leadership del baathismo iraqeno – procediamo sempre in estrema sintesi – era in breve assunta da Saddam Hussein, prima Vicepresidente e poi – dal 1979 – Presidente della Repubblica. Il laicismo del Baath, oltre ad essere in linea con le proprie radici politiche, era anche l‟unico sistema in grado di tenere unito un paese formato da tre diverse realtà etnico-religiose, con una maggioranza musulmana spaccata in due (60% sciiti e 40% sunniti) e con una consistente (allora) minoranza cristiana. Altra peculiarità del baathismo era un rigido nazionalismo economico, che si estrinsecava nella nazionalizzazione dell‟industria petrolifera (1972) e nell‟utilizzo dei suoi proventi per una profonda modernizzazione del paese e per accrescere il benessere degli abitanti. Abbattuto il regime baathista ad opera di una pretestuosa invasione americana (2003), il paese è – naturalmente – andato in frantumi: l‟antagonismo politico fra le tre componenti è salito alle stelle; per tacere della quarta componente, la cristiana – un tempo rispettata da tutti – che era fatta oggetto della pesante ostilità di un fondamentalismo islamico in forte crescita. Pochi anni dopo, gli Stati Uniti e i loro alleati nella regione avviavano una guerra di aggressione – condotta attraverso un esercito mercenario armato e finanziato ad hoc – contro il regime baathista siriano del presidente Assad, con la scusa (fondata ma assolutamente risibile in Medio Oriente) che il regime di Damasco fosse una dittatura. È da questo esercito mercenario – in larga parte formato da gruppi fondamentalisti – che è nato l‟esercito del Califfo e la sua sorprendente creatura politica: l‟ISIS, ovvero Stato Islamico dell‟Iraq e della Siria. Obiettivo dell‟ISIS e dei suoi sponsor (il Qatar soltanto?) è quello di frantumare l‟Iraq, togliendogli la maggior parte dei territori petroliferi e lasciando il resto del paese alla maggioranza sciita ed all‟alleanza con il correligionario Iran. Contemporaneamente, il Kurdistan iraqeno dovrebbe poter dichiararsi indipendente, ma privato delle sua zona più ricca di petrolio – Mosul – che dovrebbe rimanere al Califfato (ed alla commercializzazione qatarina) per garantire la sopravvivenza economica della creatura jihadista. Il progetto presenta numerosi gravi incon-venienti (si pensi all‟effetto destabilizzante per la Turchia che avrebbe uno Stato kurdo ai suoi confini), ma è quello che – si dice – abbiano elaborato gli strateghi di Israele: tornare alla situazione del 1919 e cancellare Iraq, Siria e Libano, frantumandoli in una miriade di staterelli coin-cidenti con le varie realtà etnico-religiose del Medio Oriente. E pazienza se, fra queste realtà, ce ne dovesse essere una che vuol mettere a ferro e fuoco il mondo intero. MICHELE RALLO -4- Ἀνδρὸσ κακῶσ πράςςοντοσ ἐκποδὼν φίλοι. (Andròs kakòs pràssontos ekpodòn fìloi) -------- Gli amici stanno alla larga dall’uomo in difficoltà. Antropos in the world IL TEATRO ROMANO a cura di Andropos La parola commedia è tutta greca: κωμῳδία, "comodìa", infatti, è composta da κῶμος, "Kòmos", corteo festivo e ᾠδή,"odè", canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci . Negli ultimi decenni della repubblica, si assiste a una grande crescita di interesse verso il teatro, che ormai non coinvolge più solo gli strati popolari, ma anche le classi medie e alte, e l'élite intellettuale. Cicerone, appassionato frequentatore di teatri, ci documenta il sorgere di nuove e più fastose strutture, e l'evolvere del pubblico romano verso un più acuto senso critico, al punto di fischiare quegli attori che, nel recitare in versi, avessero sbagliato la metrica. Accanto alle commedie, lo spettatore latino comincia ad appassionarsi anche alle tragedie. Il genere tragico fu anch'esso ripreso dai modelli greci. Era detta fabula cothurnata (da cothurni, le calzature con alte zeppe degli attori greci) oppure palliata (da pallium, come per la commedia) se di ambientazione greca. Quando la tragedia trattava dei temi della Roma dell'epoca, con allusioni alle vicende politiche correnti, era detta praetexta (dalla toga praetexta, orlata di porpora, in uso per i magistrati). Ennio, Marco Pacuvio e Lucio Accio furono autori di tragedie, non pervenuteci. L'unica praetexta ("Octavia") giunta fino ai nostri giorni è un'opera falsamente attribuita a Lucio Anneo Seneca, composta poco dopo la morte dell'imperatore Nerone. Il massimo dei tragici latini si ritiene sia stato Accio, il quale, oltre a scrivere una quarantina di tragedie d'argomento greco, si avventurò nella composizione di due praetextae: Bruto e Decius, tratteggiando i caratteri di due eroi repubblicani romani. Seneca si distinse per lo spostamento del nodo tragico, dalla tradizionale contrapposizione tra l'umanità e le norme divine, alla passione autenticamente sgorgata dal cuore umano. Marco Pacuvio: ANTIOPA (fabula coturnata - circa 220-130 a.C.) Marcus Pacuvius, poeta latino (Brindisi 220 a. C. - Taranto 130 circa a. C.), fu uno dei principali tragediografi. Nella produzione di P. già nel colorito drammatico dell'azione e nella stimolante sentenziosità che la punteggia è in nuce l'ulteriore sviluppo della tragedia latina fino a Seneca: cominciano in lui le macabre apparizioni dei trapassati; si inizia anche il processo di maggiore disciplina del metro principale dei dialoghi, il senario giambico. La sua pateticità, coniugata a una sensibilità quasi barocca nell'espressione dei sentimenti e degli sfondi che ne inquadrano l'effusione, fu l'ultimo mezzo di presa del teatro latino sull'animo della folla. Nipote di Ennio, venne con lo zio a Roma, dove esercitò la pittura e scrisse tragedie. Fu amico e ospite di C. Lelio, e frequentò il circolo di Scipione Emiliano. Ancora a ottant'anni fece rappresentare una sua tragedia, ma poco dopo si ritirò a Taranto, dove visse i suoi ultimi anni. Di lui ci restano dodici titoli sicuri di tragedie e in tutto circa trecento frammenti, per poco più di quattrocento versi. Quattro tragedie derivano da Sofocle (Chryses, Hermiona, Niptra, Teucer), una da Eschilo (Armorum iudicium) e una da Euripide (Antiopa); in genere, P. subisce l'influenza di Euripide, come dimostrano le altre sei tragedie d'argomento greco (Medus, Atalanta, Iliona, Periboea, Dulorestes, Pentheus), tutte variamente derivate da famosi drammi di Euripide. TRAMA DELLA COMMEDIA – L'Antiope o Antiopa (Antiope) è una fabula cothurnata del tragediografo latino Marco Pacuvio di cui restano oggi solo alcuni frammenti. Realizzata a partire da un originale non pervenuto del tra-gediografo greco Euripide, l'opera trattava la storia, connessa al ciclo tebano, di Antiope: la bella fanciulla, figlia di Nitteo, sedotta e amata da Zeus, partorisce i due gemelli Anfione e Zeto, che abbandona. Mentre i due vengono soccorsi da un pastore del monte Citerone, An-tiope è costretta a sottostare alla persecuzione effettuata contro di lei dallo zio Lico, incaricato dal morente Nitteo; solo grazie ad un intervento miracoloso può infine ricongiungersi ai suoi figli, ormai adulti, che dopo alterne vicende la riconoscono e la vendicano. SINOSSI: Di Pacuvio, Orazio dice che è un "vecchio sapiente": forse per il fatto che si era sforzato di rinnovare le ispirazioni del suo teatro, ricorrendo a modelli meno ritriti. Le sue opere riscossero un successo notevole, -5- vennero riprese ancora molto tempo dopo la sua morte, e persino il pubblico popolare ne conosceva a memoria lunghi brani. I frammenti (450 ca) abbastanza lunghi, che ce ne fa conoscere Cicerone, lasciano intravedere, nell‟autore, un grande vigore di stile, un senso del patetico moderato dalla preoccupazione per la dignità che conviene agli eroi, un senso tutto romano della "virtus", una conseguente spiccata sentenziosità, una certa predilezione per il macabro (che lo fa precursore di Seneca). Di conseguenza, lo stesso linguaggio è volentieri solenne, pensoso e magniloquente, spesso contraddistinto da forme insolite, conii artificiosi. ASSOCIAZIONE LUCANA “G. Fortunato” - SALERNO SEDE SOCIALE in Via Cantarella (Ex Scuola Media “A. Gatto”) Antropos in the world DE COGNOMINE DISPUTĀMUS “ Il soprannome è l’orma di una identità forte, che si è imposta per una consuetudine emersa d’improvviso, il riconoscimento di una nobiltà popolare, conquistata in virtù di un ruolo circoscritto alla persona, quasi una spinta naturale a proseguire nella ricerca travagliata di un altro sé. Il sistema antroponimico era dunque binominale, formato da un nome seguito o da un’indicazione di luogo (per es.: Jacopone da Todi), o da un patronimico (Jacopo di Ugolino) o da un matronimico (Domenico di Benedetta) o da un attributo relativo al mestiere (Andrea Pastore), et cetera. Il patrimonio dei cognomi era pertanto così scarso, che diventava necessario ricorrere ai soprannomi, la cui origine non ha tempi e leggi tali, da permettere la conoscenza di come si siano formati, e la maggior parte di essi resta inspiegabile a studiosi e ricercatori. Spesso, la nascita di un soprannome rimanda ad accostamenti di immagini paradossali ed arbitrari. Inutilmente ci si sforzerebbe di capire il significato e l’origine di soprannomi come "centrellaro" o come "strifizzo" o "trusiano",lavorando solo a livello di ricerca storica e filologica. Così, moltissimi soprannomi restano inspiegabili, incomprensibili, perché si è perso ormai il contesto storico, sociale e culturale o, addirittura, il ricordo dell’occasione in cui il soprannome è nato. Verso il XVIII° secolo, il bisogno di far un po’ d'ordine e la necessità di identificare popolazioni diventate ormai troppo popolose porta all'imposizione per legge dell'obbligo del cognome. Questo mese, ci occuperemo del cognome: SORIENTE Famiglia catalana che si trasferì a Cagliari nel secolo XIV. Nel 1351 un Pietro Soriente, mercante, acquistò i feudi di Posada e Siniscola, ma morì nel 1360 e i suoi feudi furono incamerati dal fisco. La presenza del motto nella bibliografia documentata della famiglia ci conferma l'avita nobiltà raggiunta della casata. In Italia : 329 persone hanno il cognome Soriente secondo i nostri dati il cognome Soriente è il 10 159° più diffuso in Italia. BRONTOLO IL GIORNALE SATIRICO DI SALERNO Direzione e Redazione via Margotta,18 - tel. 089.797917 a cura di Andropos QUANDO UN GIOVANE VALE Giuseppe Giordano è nato a Salerno il 19 ottobre del 1998. Appassionato d‟informatica sin da piccolo ed autodidatta, nel 2009, a soli 11 anni, crea SOCIALITALY, un social network con alcune funzioni personalizzate. Nel Giugno del 2011, crea la sua prima applicazione, su piattaforma Android, che sarà seguita da altre applicazioni, molte delle quali una volta pubblicate, hanno riscosso un notevole successo.Come,ad esempio, l‟applicazione che consentiva l'accesso immediato alle mail di posta elettronica del provider AOL MAIL, o quella, l‟ANONYMOUS SMS, che permetteva l‟invio di sms anonimi, per non parlare del MISURATORE BELLEZZA, pubblicata da pochi giorni, un divertente gioco che, attraverso scatti fotografici, da un voto di bellezza, accompagnato da commenti simpatici e, a volte, anche ironici . Nel 2012, crea G.B. Connection, il social network personale del liceo,che all‟epoca si occupava immeritatamente della sua formazione, il Gian Battista Vico di Nocera Inferiore. Al Luglio del 2011, risale la creazione di ATraffic WebCam, l‟applicazione che più di ogni altra riscuote successo, raggiungendo il primo posto su Google Play, tra i software più venduti nella categoria delle comunicazioni, per ben tre volte di seguito. Il successo si ripete per ben due volte nel 2012, ed una volta nel 2014, al primo posto tra le nuove applicazioni in commercio nella categoria delle comunicazioni. Oggi, Giuseppe, frequentando l‟Istituto San Giuseppe, va avanti per la sua strada, circondato dall‟affetto e dalla stima di chi ha considerazione per le sue ottime capacità, tributandogli quel rispetto che, comunque, si deve ad ogni persona umana. Andropos -6- RAPSODIA ASININA Antropos in the world Voi che sedendo su gualdrappe / cavalcate asine splendide, /[…] aprite al canto l’animo vostro. Gdc 5,10 Oltre la Bibbia anche la letteratura ha riservato all‟asino un posto di rilievo. Molte, infatti, sono le opere che l‟hanno come protagonista. Ricordiamo le più famose: Lucio o l‟asino attribuito a Luciano di Samosata – romanzo greco erotico il cui protagonista, divenuto asino in seguito ad una errata porzione magica, riesce a diventare uomo presso il tempio della dea Iside solo dopo molte dolorose peripezie -; L‟asino d‟oro di Apuleio – L‟unico romanzo latino giuntoci interamente che narra, anche qui, le peripezie del protagonista per riavere le sembianze umane, una volta divenuto asino in seguito ad un esperimento non riuscito-; Viaggio nelle Cevennes in compagnia di un asino di Stevenson- L‟autore descrive il suo avventuroso viaggio compiuto nel 1878 per 12 giorni nel sud della Francia -; Asino di Antonello Grimaldi, commedia in cui si allude ad asini veri e ad asini umani; L‟Asino di Carlo de‟ Dottori (Venezia 1652) – Poema eroicomico in dieci canti di ottave. L‟Asino narra una guerra duecentesca tra padovani e vicentini, scaturita, per istigazione delle Furie, dal furto dello stendardo vicentino raffigurante un asino. La prose de l‟âne, un poemetto di Mons. Pierre de Corbeil (+1222) in cui si afferma che i Magi giunsero alla grotta sulla groppa di pazienti asini e non su cammelli o cavalli; Il Brancaleone di Latrobio (1610), esilarante romanzo seicentesco in cui il protagonista conducendo l‟asino tra uomini e bestie conosce quanto il mondo sia misero e instabile; La pelle d‟asino , popolare fiaba francese, resa celebre da Charles Perrault; La Ciucceide, un poema del Settecento sugli asini; Storia dell‟asino di san Giuseppe di Verga ; Memorie d'un asino della contessa di Ségur; Platero y jo di Jiménez J. Ramón. Lo scudiero di Don Quijote de la Mancia, cavalca in groppa ad un asino. Nel contrasto tra la figura sbilenca del cavaliere e quella piccola e panciuta di Sancho, tra il magro cavallo ed il tarchiato asino si ha la rappresentazione del dualismo tra fantasia e realtà, tra follia e saggezza; Pindaro narra l‟importanza dell‟asino nei culti apollinei. Omero lo paragona ad Ajace; E’ soggetto di MANUALI ( L‟asino, il mulo e il bardotto di Raffaele Baroncini, Asini, muli e canoe di Ezio Capello), di FILM: (L‟asino d‟oro: processo per -7- fatti strani contro Lucius Apuleius cittadino romano), di CITAZIONI (Asinus asino et sus sui pulcher : Asinus asisum fricat; Ubi deficiunt equi trottant aselli; “ O dunque forte, vittoriosa e trionfatrice mascella d‟un asino morto, o diva graziosa e santa mascella di un polledro defunto, or che deve essere della santità, grazia e divinità, fortezza, vittoria e trionfo dell‟asino tutto, intero e vivente […] se di quest‟osso e sacrosanta reliquia la gloria ed exaltazion è tanta? […] Pregate, pregate Dio, o carissimi, se non siete ancora asini, che vi faccia dovenir asini- Giordano Bruno, Cabala del cavallo pegaseo, sulla mascella che usò Sansone contro i Filistei); di MODI DI DIRE (andar come l‟asino alla lira; legare l‟asino dove vuole il padrone; qui casca l‟asino; vedere l‟asino che vola);(di PITTORI ( Goya fra i suoi, tavole con le quali mette alla berlina la società del „700, fra gli altri animali ritrae asini che insegnano, suonano, fanno i medici, stanno in posa, cavalcano uomini più asini di loro), di SCULTORI: si trovano in molti portali di cattedrali. Dispiace che nel saggio di Padre Nazareno Fabbretti CARO UOMO - in cui sono raccolte 19 lettere di animali rivolte all‟uomo “per persuaderlo a scongiurare insieme il rischio della scomparsa dal pianeta” – insieme alla zanzara,al la formica, al topo ed altri animali non sia presente l‟asino! Tra gli asini famosi ricordiamo: L‟asina di Balaam che parlò in nome di Dio al profeta che recalcitrava davanti all‟ordine del Signore. L‟asino di Buridano che muore di fame e di sete per non saper decidersi tra due cose che desidera (acqua e fieno); Ciuchino, l'asino parlante dei film di animazione della serie Shrek ; Lucignolo, l'amico di Pinocchio che va assieme a lui nel paese dei balocchi, ma a differenza di Pinocchio rimane un asino; l'asinello di Santa Lucia che il 13 dicembre porta regali e dolcetti ai bambini, i quali la notte del 12 gli mettono il fieno fuori dalla porta di casa. Bottom, testa d’asino di “sogno di una notte di mezza estate”; il dio Seth egiziano, dio Tifone; anche Gesù Cristo è stato raffigurato in croce con la testa d’asino, prima ancora che fosse Gesù Cristo… Molti sono poi i siti in Internet che trattano compiutamente di questo quadrupede.(2.Continua) RENATO NICODEMO Antropos in the world LE GROTTE E L‟INSEDIAMENTO MEDIEVALE DI FAVIGNANA ( parte I ) Favignana, Levanzo, Marettimo, Formica e Maraone compongono l‟arcipelago delle Egadi che rappresenta il prolungamento geologico della Sicilia nord-occidentale. La presenza di comodi ripari per le imbarcazioni, di pietra tufacea da costruzione, di legname e selvaggina, resero l‟isola di Favignana la più ricca e popolata delle Egadi già prima del XIII secolo, mentre verso la fine del XVI secolo Pugnatore sottolinea l‟abbondanza della vegetazione e la presenza di molti conigli, mentre un tempo vi abbondavano le capre selvagge2, nonché la pescosità delle acque3. Durante l‟ultima fase del Pleistocene, Favignana e Levanzo erano unite alla Sicilia. Ciò permise agli abitanti preistorici della zona di cacciare la fauna delle due isole e di raccogliere i loro frutti. L‟inizio del popolamento delle isole Egadi viene collocato da Pugnatore all‟epoca cartaginese, “circa 850 anni avanti l‟avvenimento di Cristo”, o comunque all‟epoca della conquista cartaginese della Sardegna4. Nello stesso capitolo Pugnatore fa riferimento alla presenza nell‟isola di numerose grotte, adibite anticamente ad abitazioni, e di cave di pietra: “Dell’abitazion della Favognana manifesta fede ci mostrano le vestigia di due casali di quattro strade per uno, dritte, et accanto del litto nella nativa pietra altamente incavate, e quinci e quindi di varie riquadrate grotte guernite… Laonde essi casali sono da’ moderni grotte comunemente chiamate. Uno de’quali era nella più interior parte che fa il lido inverso Sicilia, appresso del quale sono alcune miniere di pietra, di cui i trapanesi si hanno continuamente, dal tempo antico infin ora, servito: la qual è bianca e granedita…”5 Essendo prossime alla base militare di Mozia e alle rotte per il nord dell‟Africa, caratteristiche fortemente strategiche militarmente, le Egadi divennero presto avamposto punico-cartaginese. Nelle sue acque, infatti, nel 241 a.C., si combatté la battaglia navale che, durante la prima guerra punica, permise il passaggio della Sicilia da colonia punica a quella romana. Le Egadi si formarono tra il Terziario e il Quaternario. La calcarenite sedimentaria, databile al Conchiglifero, caratterizza quasi per intero la conformazione geologica di Levanzo e per 2/3 quella di Favignana. Le due isole erano legate alla terra ferma da un lembo di terra che creava una grande -8- pianura. Ancora oggi infatti il fondale tra le due isole e Trapani non supera i 25 m di profondità, il fondale circostante invece raggiunge anche i 90 m. Fino all‟ultima glaciazione (Wϋrm) le isole erano collegate. Dimostrazione ne è la presenza, fin dal Paleolitico Superiore, di insediamenti umani come ad esempio la Grotta di Oriente a Favignana e la Grotta del Genovese a Levanzo. Le isole Egadi sono considerate parte del dominio Trapano-Sicano sede di sedimentazione di piattaforma a partire dal Norico, dopo cioè la deposizione della formazione Mufara (Carnico) sul margine della placca africana. Tale piattaforma è costituita nel dominio Trapano-Sicano dalle formazioni Sciacca ed Inici di età Trias sup./Lias inf.medio; la formazione Inici subisce un'erosione subaerea, anche profonda, in età Lias sup. legata ad un periodo di sollevamento. Dopo tale fase si passa nel Dogger-Malm (Giurassico medio-sup.) alla formazione del Rosso Ammonitico che in alcuni punti riempie le cavità carsiche. A partire dal Cretacico la piattaforma subisce un progressivo annegamento, dovuto probabilmente ad una fase dì rifting, passando a facies di scogliera e di bacino (fin. Scaglia). A questo punto si assiste ad una grossa trasgressione legata all'inizio della chiusura della Tetide; le formazioni carbonatiche acquistano una forte caratteristica clastica che col passare del tempo ha il completo. Le formazioni Plio-Quaternarie, costituite per lo più da calcareniti (panchina di età probabilmente tirrenica) conglomerati ad elementi carbonatici (stromatoliti e loferiti) di varie dimensioni immersi in una matrice siltitico arenitico rossastra, ampiamente affioranti sulle isole, chiudono il ciclo. Dott.ssa Paola LEO [Da tesi in Storia Medievale – Alma Mater Studiorum, Bo ] _________________ RACHELI 1979; MAURICI 2005, pp. 221-229, in particolare 221: si tratta della sintesi storico -archeologica più esauriente, alla quale rinviamo per il quadro complessivo e per la discussione puntuale della bibliografia. 2 PUGNATORE, I 7, p. 23. 3 Ibid., p. 27. 4 Ibid., I 7, p. 26. 5 Ibid., p. 26, consultabile anche online: ile:///C:/Users/user/Documents/StoriaSicilia/Trapani/Historia_di_Trapani04.pdf. Antropos in the world DALLA REDAZIONE DI S.VALENTINO TORIO: Una rilettura originale del Bonaparte. Napoleone,Motti e frasi celebri di Vincenzo Soriente I giudizi su Napoleone non furono univoci, ma tutti i letterati espressero il loro pensiero sul “personaggio”; tra questi Ugo Foscolo, Madame de Staël, che scrisse: ” Ho incontrato nella mia vita uomini degni di stima o di disprezzo; ma nell‟impressione che mi faceva Bonaparte non v‟era nulla che ricordasse né gli uni né gli altri. Non era né buono né cattivo, né clemente né crudele nel senso che lo sono gli altri uomini. Non era paragonabile ad alcuno e non poteva quindi suscitare né provare simpatia alcuna”, Stendhal, Goethe, che affermò: “La vita di Napoleone è quella di un semidio. Si può dire che la luce che l’illuminava non si spense mai per un attimo; ecco perché la sua vita è tanto luminosa. Il mondo non ha mai vi-sto e forse mai vedrà nulla di simile…” Honoré de Balzac, Lev N.Tolstoj, Alessandro Manzoni, ( Il 5 Maggio), Beethoven (che gli dedicò l‟Eroica). E Napoleone cosa pensava di sé stesso? Ecco:” Sono sempre solo tra la gente…non somiglio a nessuno…sempre solo: il mondo da una parte e io dall’altra…” Un giorno un soldato ebbe l‟ardire di dire all‟Imperatore che egli era più grande di lui, riferendosi all‟altezza. “ Imbecille – gli rispose Napoleone – tu sarai più alto, ma certamente non sei più grande di me!” Altre sue frasi famose: “Signore dai forza al mio nemico e fallo vivere a lungo, affinché possa assistere al mio trionfo.” “La fortuna è una donna; se voi la lasciate sfug-gire oggi, non crediate di ritrovarla domani”. “Chi ha paura d'essere battuto sia certo della sconfitta”. “ Gli uomini di genio sono meteore destinate a bruciare per illuminare il loro secolo”. Sull‟Europa e sulla Cina.Delle affermazioni che sembrano incredibili e di una attualità disarmante:“Abbiamo bisogno di una legge europea, di una Corte di Cassazione Europea, -9- (III parte) di un sistema monetario unico, di pesi e di misure uguali, abbiamo bisogno delle stesse leggi per tutta Europa. Avrei voluto fare di tutti i popoli europei un unico popolo... Ecco l'unica soluzione “L'Europa sarebbe diventata di fatto un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe sentito nella patria comune... Tale unione dovrà venire un giorno o l'altro per forza di eventi. Il primo impulso è stato dato. Dopo il crollo e dopo la sparizione del mio sistema io credo che non sarà più possibile altro equilibrio in Europa se non la lega dei popoli.” “Lasciate dormire la Cina, perché al suo risveglio il mondo tremerà”. E come possiamo concludere queste considerazioni su Napoleone? Così: Un personaggio di cui si può dire tutto il bene e tutto il male del mondo, ma bisogna ammettere che è stato un grandissimo attore nel film della sua vita e nella cinematografia della storia dell’umanità. “Fu vera gloria? Ai posteri l‟ardua sentenza” (A. Manzoni). Antropos in the world IL RACCONTO DEL MESE: TOMMASO GUARDATI ( II parte ) Da “Masuccio in teatro”di Franco Pastore - ISBN IT\ICCU\NAP\0646027 – pag.17-24 Presso le Librerie universitarie di Padova, Pavia, Napoli, Modena e Roma Nel 1463, Ferdinando I d'Aragona investì Roberto Sanseverino, a ricompensa del suo aiuto, del titolo di principe di Salerno, togliendolo al figlio di Raimondo Orsini, Felice, schieratosi con gli Angioini. Nello stesso anno il Guardati divenne segretario del nuovo principe di Salerno e forse intensificò i suoi contatti con Napoli, dove Roberto Sanseverino cominciò a costruire un suo palazzo, quello che ospiterà, poi, Carlo V, al tempo di Isabella e Ferrante Sanseverino. Le novelle di Masuccio che inveivano contro i frati predicatori e contro le donne non aragonesi, nonché quelle che esaltavano le virtù cavalleresche e virili, dovettero corrispondere ai gusti letterari della corte e alla politica laica della Corona, che più volte si oppose alla Chiesa, nel vano tentativo di affrancarsi dal suo controllo temporale. La koinè – lo stile – gli atteggiamenti L'italiano del Guardati, a giudicare dagli incunaboli pervenutici, tutti stampati nell'Italia del Nord, ha i caratteri tipici della prosa quattrocentesca, prima della raffinata messa a punto operata da Iacopo Sannazaro: una koinè meridionale, con presunzione di lingua illustre, ma ancora impastata di dialettalismi, latinismi ed ispanismi, che pur donando a volte vivacità alla pagina, più spesso la appesantiscono. Il modello boccacciano, adottato non ciecamente, complica e farragina la sintassi.Tuttavia, lo stile si eleva al di sopra dei livelli raggiunti da scrittori meridionali con-temporanei, quali il De Rosa e Francesco Del Tuppo e perciò dovette essere visto favorevolmente nell'ambito di una politica di corte, volta a promuovere, a partire da Ferdinando I, l'uso dell'italiano nell’amministrazione e nella vita culturale. La dedicataria del Novellino, inoltre, è Ippolita Maria Sforza, cultrice di letteratura, istruita in greco da Costantino Lascaris . Oltre le poche notizie forniteci dai documenti, la maggior parte dei quali segue le successioni dei diritti di patronato della chiesa di S. Maria de Alimundo o de Ulmo, alcune informazioni sul Guardati si possono ricavare, con prudenza, dallo stesso Novellino. Ad un contatto con l'ambiente della Scuola salernitana possono essere ascritte la frequente reductio alle pure ragioni fisiche, nei suoi personaggi, delle motivazioni all'agire (per prima il sesso e il denaro), l'atteggiamento di diffidenza o di scherno verso ogni spiritualismo, soprattutto se espresso da donne e frati, l'impassibilità di fronte alle ragioni del cuore e il gusto morboso per particolari mostruosi. Da questo punto di vista, assumono valore rappresentativo la citazione di un "testo de Avicenna" alla fine della novella III e il riferimento all'arte dei prudenti fisici (Novellino, p. 251) di compensare la violenza di un farmaco, con un eccipiente gradevole per spiegare l'alternanza di novelle nella quarta parte. L'esordio della XXXIV novella è occasione per il rapido autoritratto di un Masuccio mol- - 10 - Antropos in the world to impegnato, che ha trovato un po' di tempo libero per scrivere narrativa, il che non doveva accadere frequentemente. Di andamento simile sono altri esordi (come quello della novella XXXVI), in cui l'invio della novella è denunciato come il tardivo adempimento di una vecchia promessa. Spesso la dedica tende a rinsaldare legami di amicizia, allentati dalla lontananza del dedicatario; altre volte, si sottolinea la proficuità del dialogo culturale intrecciato, tutta a beneficio dell'autore che, schermendosi, tende a presentarsi come vaso della sapienza del dedicatario, come accade nella novella XXXV, con il nobile fiorentino Francesco Bandini e gli intellettuali della corte aragonese. Talvolta, Masuccio scrive la novella a chi glie-l'aveva raccontata oralmente, in un gioco di emulazione e di umiltà al tempo stesso, come si verifica nella XLI novella, a Galeota. Tra la fine della novella VI e l'esordio della novella VII il G. adombra il suo dolore per la prematura scomparsa del fratello Francesco, che morì quindi prima del destinatario Marino Caracciolo, deceduto il 21 marzo 1467. Nel Parlamento de lo autore al libro suo, che conclude l'opera, il Guardati piange con un appassionato necrologio la improvvisa morte di Roberto Sanseverino (1474), una tragedia così sconvolgente per il G. da segnare la fine del suo impegno letterario e da impedirgli addirittura il lavoro di revisione; tra le righe si legge anche una manifestazione di disistima verso Antonello Sanseverino. Le incongruenze, dovute alla mancata revisione finale, denunciano la crisi del rapporto tra il Masuccio ed il potere e ciò si evince anche da uno dei due sonetti, indirizzati al novelliere dal Galeota, Se fosse stato al tempo de Vergilio, col quale l'autore, rammaricandosi che non ci sia più un Augusto mecenate delle lettere disposto a concedere un "soave exilio" romano all'amico scrittore, invita il Nostro a ritirarsi a vita privata, in attesa che le acque si calmino e a rincuorarsi al pensiero che la fama raggiunta "non teme de adversario" . La fedeltà agli Aragonesi dei Guardati fu, considerata sfavorevolmente da Antonello Sanseverino, che sarebbe divenuto un fautore Roberto Sanseverino della congiura dei baroni contro gli Aragonesi. Tuttavia, nell'esordio alla novella XVIII è rimasto un generoso encomio del figlio di Roberto, che vale perciò come riprova del fatto che al Novellino mancò l'ultima stesura e che il lavoro di organizzazione delle spicciolate in un libro unitario subì una battuta d'arresto attorno al 1471. A sostegno dell'ipotesi si aggiungono l'immagine giovanile che Roberto Sanseverino ha nella novella XXX e soprattutto la mancata notizia della morte di Antonio Beccadelli, avvenuta nel 1471. Di contro, va notato che Federico da Montefeltro è citato come duca di Urbino, titolo che ricevette solo nel 1474 (anno che è, per inciso, il terminus post quem della composizione del Parlamento). Il nonno materno del Guardati, l'8 luglio 1390, a ricompensa dei servizi prestati, aveva ricevuto dalla reggente Margherita di Durazzo la metà dei diritti di patronato della chiesa parrocchiale di S. Maria de Alimundo, l'altra metà fu donata a Guglielmo Solimena, parente dei Mariconda. Il Masuccio, che aveva ereditato dal nonno metà della sua metà del giuspatronato della chiesa, il 21 luglio 1471 risultava intestatario unico della metà del giuspatronato in questione, Marino Mariconda gli aveva donato la propria parte e, nella sua qualità di patrono, pro-poneva come rettore della chiesa un tal don Petrello de Amato. Tre anni dopo, il 4 novembre del 1474, il Guardati e i cointestatari del patronato, i Solimena, proposero come rettore della chiesa Loise, il figlio del Masuccio (continua) - 11 - Antropos in the world DA TRAPANI I NODI AL PETTINE: LA RIVOLTA DELLE PERIFERIE Ricordo, negli anni „70, un mio fugace e superficiale interesse per la sociologia in quanto materia scientifica; e non – come certamente a me più congeniale – in quanto «strumento di azione sociale» (Comte). Ricordo di aver sfogliato un paio di testi – non di più – e di averli trovati noiosissimi, cervellotici, indisponenti per il loro voler tradurre in scienza esatta l‟insieme di azioni, reazioni, sentimenti, pulsioni che – secondo me – sono l‟anima della politica. Di quelle svogliatissime letture non ricordo quasi più nulla, ad eccezione di una “regola” sulla xenofobia, cioè sulla “paura dello straniero”: una delle categorie che, oggi, una cultura politica approssimativa e pasticciona riconduce al “razzismo” (che invece è un‟altra cosa). Ebbene – leggevo in uno di quei testi – l‟arrivo di stranieri viene generalmente accettato senza traumi da una società moderna ed evoluta; purché – si aggiungeva – la percentuale di stranieri non oltrepassi una certa “soglia” (e non ricordo quale fosse quella soglia). Superata una determinata percentuale, infatti, si verificano automaticamente reazioni xenofobe, anche violente. Attenzione: parlo di quarant‟anni fa, quando in una città cosmopolita come Roma gli unici stranieri che si incontravano per strada erano i turisti alla fontana di Trevi. Allora neanche il sociologo più smaliziato avrebbe previsto l‟ondata migratoria verso l‟Europa, iniziata – guarda caso! – in coincidenza con la fine dell‟Unione Sovietica e con il tentativo americano di impossessarsi del mondo intero. A quella “regola” ho pensato tantissime volte in questi anni, sforzandomi vanamente di ricordare quale fosse quella dannatissima soglia. E chiedendomi non quando sarebbe stata superata, ma da quanto tempo fosse già stata superata, almeno qui in Italia. Me lo chiedevo (e continuo a chiedermelo) ogni qual volta sentivo i nostri politici e i nostri chierici parlare non di accogliere una percentuale X di immigrati, ma “gli” immigrati, praticamente senza limite alcuno, comprendendo in tal novero non soltanto “chi fugge dalle guerre”, ma anche “chi fugge dalle dittature”, quando non anche chi viene da noi “in cerca di una vita migliore”. Me lo chiedevo quando l‟omelia di Papa Bergoglio a Lampedusa colpevolizzava l‟Italia per non essere abbastanza sollecita e solidale con i clandestini. Me lo chiedevo quando il parlamento italiano votava quasi all‟unanimità l‟abolizione del reato di immigrazione clandestina. Me lo chiedevo quando le massime cariche dello Stato promettevano la cittadinanza italiana a chiunque fosse nato entro i nostri confini. Me lo chiedo oggi, quando leggo che il sindaco Marino ha redarguito gli abitanti delle periferie romane, dicendo che “l‟accoglienza è un dovere”. Ecco, è proprio la rivolta dei quartieri popolari di Roma a far suonare un campanello d‟allarme. Dopo aver superato ogni percentuale teorizzata dalla sociologia, questa volta –probabilmente – è stata superata la soglia vera, la soglia oltre la quale salta tutto per aria. La reazione xenofoba monta, e monta soprattutto nelle periferie, fra i ceti popolari, fra i poveri disgraziati maciullati dalla crisi ed obbligati da un imbecille buonismo di Stato a rimanere tappati in casa dopo le 7 di sera; quando i loro quartieri diventano dominio incontrastato di bande di criminali stranieri, lasciati indisturbati da una Polizia che non ha più gli uomini e i mezzi per assicurare l‟ordine pubblico. Attenzione: non parlo degli immigrati in quanto tali, neanche degli immigrati clandestini. Parlo di quella percentuale (fisiologica?) che è formata da delinquenti abituali. Sono costoro che scorrazzano nelle notti delle periferie, spacciando, ingaggiando duelli rusticani, schiamazzando, intimorendo (quando va bene) i viaggiatori e gli stessi guidatori dei mezzi pubblici. Eppure, una Sinistra evidentemente a digiuno dei rudimenti sociologici, continua a lanciare allarmi sulla presenza di “infiltrati” di Forza Nuova o di Casa Pound nelle manifestazioni spontanee, non riuscendo a comprendere che i costi dell‟accoglienza sono pagati soprattutto dai ceti deboli. E, fra i costi dell‟accoglienza, in primo luogo quelli relativi alla sicurezza. Certo, né Berlusconi né Cordero di Montezemolo rischiano di vedere i loro palazzi invasi da torme multicolori in cerca di un tetto. E nemmeno quanti – più modestamente – vivono in un confortevole condominio dotato di porte corazzate e di sistemi d‟allarme. Chi – a Roma, a Milano, a Torino – vive in un alloggio popolare, invece, non può allontanarsi da casa neanche per un ricovero ospedaliero, perché al suo ritorno rischia di trovare l‟alloggio occupato da avventizi di varie razze e provenienze. I ricchi o anche soltanto i benestanti si spostano sulle loro auto, specialmente dopo l‟imbrunire. I poveri e i diseredati, invece, sono costretti a - 12 - Antropos in the world a prendere il bus o la metropolitana, che di notte sono mezzi insicuri, pericolosissimi. Il meno che può capitare a un uomo – su certe linee – è di essere costretto a cedere il portafoglio, compresi documenti e carte di credito. A una donna – anche se non nel fiore degli anni – può capitare di peggio, di molto peggio. Quello che si finge di non capire è che il problema non è il colore della pelle degli immigrati o dei rom, ma la sicurezza. Quello che gli italiani respingono (e respingeranno sempre, con buona pace degli apostoli dell‟accoglienza a tutti i costi) non è “il diverso”, ma il diverso criminale, il diverso delinquente, il diverso violento, o anche soltanto il diverso disturbatore, quello che insulta le vecchiette e fa la pipì sugli autobus. Il problema – non mi stancherò mai di ripetere – è la sicurezza, è la libertà per ciascuno di noi di entrare e uscire da casa a qualsiasi ora, di prendere l‟autobus a qualsiasi ora, di mandare i nostri figli per strada senza temere per la loro incolumità. È questa libertà che – ogni giorno di più – viene inibita agli italiani, soprattutto a quanti abitano nelle periferie che sono state lasciate prive di ogni presidio di pubblica sicurezza. Perché – anche su questo si preferisce sorvolare – gli organici delle forze dell‟ordine sono ridotti ai minimi termini, i “tagli lineari” hanno falcidiato i fondi per gli straordinari, per la benzina delle volanti, per la manutenzione di armi e mezzi; si chiudono commissariati di Polizia e stazioni di Carabinieri; si rimettono in circolazione migliaia e migliaia di delinquenti abituali, svuotando le nostre carceri diventate ormai invivibili. È una tenaglia: da una parte, l‟aumento vertiginoso della delinquenza; dall‟altra, la drastica riduzione di uomini e mezzi delle forze dell‟ordine. Diciamo la verità: quello che occorre è raddoppiare gli uomini, i mezzi, i presìdi e, naturalmente, gli stanziamenti relativi a tutti gli àmbiti che concernono la sicurezza pubblica. Tutti gli àmbiti, ripeto: dai Vigili Urbani alla Magistratura, passando per Polizia, Carabinieri, Guardie Carcerarie, eccetera. Occorre aprire (e non chiudere) Commissariati di Polizia e Stazioni di Carabinieri. Occorre costruire nuove carceri, e non svuotare le vecchie. Ma, piccolo particolare: per fare tutte queste cose c‟è bisogno di soldi, e noi i soldi dobbiamo utilizzarli solo per pagare gli interessi sul debito pubblico e fare felici i mercati. Ce lo impongono la Banca Centrale Europea, madame Merkel, Standard & Poors e tutta l‟allegra brigata dei monetaristi di stretta osservanza. Ecco perché dobbiamo mandare affanciullo quella onorata - 13 - compagnìa e riappropriarci del diritto di stampare i nostri soldi, senza bisogno di farceli prestare dalle banche americane. E, con i nostri soldi, pagare anche la nostra sicurezza. Michele Rallo Un cancro del sistema “… La corruzione italiana è un fatto sistemico e culturale. È un cancro che si impossessa dell’intero organismo fino a coinvolgere tutti gli apparati, acquisendo via via il potere di lasciar vivere e prosperare soltanto le cellule cancerose e a loro volta cancerogene. Decenni di politiche sciagurate, basate sulla mortificazione e sull’annullamento della cultura umanistica, dell’educazione civica e dell’etica (in una parola potremmo dire: della scuola), a tutto vantaggio di un economia che ha imposto l’unico valore accettabile (il profitto), hanno prodotto lo scempio che è sotto gli occhi di tutti. Ci si illude pensando di risolvere il problema con nuove leggi, nuovi sistemi elettorali, cambiamenti più o meno radicali della costituzione. Ci si illude se si pensa di uscirne con presunte rivoluzioni politiche o chissà con quale altra panacea. A un problema culturale si risponde soltanto con un grande progetto culturale, che sappia contenere al proprio interno e verso molteplici direzioni l’obiettivo di ridisegnare il sistema etico e valoriale di un intero popolo. Un esempio? Eccolo: occorre recuperare a tutti i livelli il senso (e la pratica effettiva) della cultura alta e nobile, quella che definiamo «umanistica» non perché fondata per forza dei cose sui libri e sulle grandi idee di una ristretta èlite di intellettuali, ma umanistica perché capace di rimettere al centro della nostra galassia l’uomo e i suoi desideri e bisogni, sostituendoli a quelli numerici e impersonali che l’economia ha imposto alla stregua di valori assoluti. Divinità a cui genuflettersi implorando dei miracoli che, ammesso anche riuscissero, non andrebbero a beneficio dell’essere umano bensì dell’auto-perpetuazione e sviluppo infinito della produzione economica stessa. Zygmunt Bauman, co-me ricorda il nostro responsabile delle pagine culturali (Benedetto Vecchi), ha scritto che nel-la «modernità liquida» l’unica fabbrica che non conosce crisi, che continua a prosperare incurante di tutti i venti di crisi è la «fabbrica degli scarti umani» […] Paolo Ercolani Antropos in the world LA DONNA NELLA STORIA - A cura di Andropos - BERTA BENS Il suo nome era Berta Benz, moglie dell'inventore Karl Benz (il cui nome è legato al marchio Mecedes Benz), il pioniere del primo motore a combustione interna a due tempi. Un altro “fatto” molto significativo, infatti è che a guidare per la prima volta un'auto fu proprio una donna. Nel 1888 guidò la Benz Patent-Motorwagen (prototipo del marito) per ben 106 Km da Mannheim a Pforzheim, il paesino della Germania meridionale dove si trovava sua madre. All'epoca questi primi prototipi di automobili venivano collaudati solo da meccanici e ingegneri specializzati, e soprattutto per brevissime distanze. Berta, però, decise di compiere questa impresa per dare risonanza e riconoscimento, oltre a trovare finanziamenti, per l'enorme lavoro che il marito stava portando avanti ormai da anni. Berta, portò con lei come aiutanti i suoi due figli, e fu questa la scelta vincente, visto che ad ogni salita ripida questi dovevano scendere e spingere l'auto, ancora dotata di una scarsissima potenza. Durante la lunga giornata che impiegò per percorrere questi cento chilometri, la Benz si dimostrò una donna dalle mille risorse: a quell'epoca certo non si poteva fare affidamento sulle officine di riparazione o sui benzinai e neanche tanto meno su strade pensate per veicoli ancora non esistenti. Berta lungo il percorso si fece aiutare da ciabattini, bottegai e fabbri, meccanici improvvisati. La Benz Patent-Motorwagen non si poteva sicuramente definire affidabile e furono parecchie le avarie che emersero al motore di questa macchina preistorica. Oltre ad attrarre l'attenzione su un'invenzione che avrebbe rivoluzionato il mondo, a Berta Benz va anche il merito di aver portato suggerimenti e introducendo migliorie sostanziali al prototipo del marito. Tra le sue raccomandazioni ci fu quella di introdurre una marcia addizionale per le salite più ripide e di creare dei rivestimenti per i freni che ne migliorassero il rendimento. Ecco un bell'aneddoto che per una volta ci fa uscire dall'eterna rivalità uomo donna e che ci fa scoprire che, agli albori dell'automobile, l'ingegno di un uomo e la determinazione di una donna, uniti insieme, diedero il via alla storia del mezzo di trasporto più diffuso al mondo. E' proprio il caso di ricordare: 'dietro ogni grandeuomo c'è sempre una grande donna' Insomma quella di Bertha Benz fu una bella avventura degna di essere ricordata e rivissuta. Così dal 2 al 4 agosto, il Museo Mercedes-Benz ha celebrato il 125° anniversario di questo avventuroso viaggio con le giornate dedicate a Bertha Benz. Tre giornate in cui la figura di questa pioniera dell‟automobile è stata commemorata attraverso visite guidate in costume per bambini ed adulti. - 14 - L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia - Comitato di Trento e l’Accademia Roveretana degli Agiati Martedì 16 dicembre 2014, ore 17 .00, presso il Palazzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, in Piazza Rosmini, 5, sono lieti di invitare alla conferenza di Guido Rumici “L‟ESODO ISTRIANO: UNA PAGINA DI STORIA NAZIONALE TRA RICORDO ED IMMAGINI” Introdurrà i lavori Fabrizio Rasera Antropos in the world ANNA BURDUA DA ERICICE SEBASTIANO BONFIGLIO A San Marco, ridente frazione dell‟Agro eri- In seguito a questa sua parcino, nacque, il 23 settembre 1879, Sebastiano tecipazione fattiva alla proBonfiglio, spirito rivoluzionario, sostenitore del- testa popolare, Bonfiglio dila giustizia sociale e difensore delle fasce più de- venne dirigente del Partito boli. Il padre Nicolò, membro dei Fasci dei La- Socialista fino ad assumere, voratori trasmise al figlio, ancora giovinetto, nel 1902,la guida della Fedequella opposizione alla classe politica dirigente razione Provinciale del PSI che non aveva consapevolezza o meglio com- di Trapani. Nel 1904 Bonfiprensione dei disagi notevoli che viveva la mag- glio lasciò la Sicilia per tragior parte dei cittadini ericini, sparsi nelle fra- sferirsi a Milano dove lavorò in una fabbrica di zioni talvolta molto distanti dal capoluogo ed mobili. Nel 1906 ritornò per breve tempo in inoltre non avviava interventi che potessero ri- Sicilia quindi si recò negli Stati Uniti d‟Amesolvere gli svariati ed annosi problemi della di- rica. Assieme ad altri compagni organizzò, nel soccupazione e del lavoro. Da ragazzo lavorò in 1909, la sezione socialista di Brooklyn e una una falegnameria non trascurando mai l‟istru- cooperativa di consumo. zione. Da autodidatta riuscì a conseguire prima il Nel 1911 viene chiamato a dirigere il giordiploma di insegnante elementare e poi di perito nale “ La voce dei socialisti di Chicago . Tornò agrario. Grazie al suo impegno per lo studio era in Sicilia nel 1913 e fece parte del Comitato riuscito a conquistare una certa conoscenza promotore per il rafforzamento del Partito in Sitecnica e politico – sindacale dei problemi agrari cilia. Allo scoppio della prima guerra mondiale che gli consentì di assumere posizioni rappre- fu arruolato nel Corpo sanitario ma, a causa delsentative e di prestigio nel Movimento Sociali- le sue idee sovversive, venne mandato a Cirene sta, competenze che non mancò di manifestare in Libia dove dette un segno tangibile della sua anche attraverso gli organi di stampa portavoce solidarietà internazionalista e anticolonialista adelle idee e pensieri dello stesso Movimento. prendo una scuola per i bambini arabi. A guerSignificativi i suoi articoli pubblicati sul gior- ra finita riprese la sua attività politico-sindacale nale“ Il diritto alla vita” diretto da Sebastiano nel trapanese. Cammareri Scurti contro l‟Amministrazione Il 3 ottobre 1920 i socialisti vinsero clamoFontana che deteneva il potere da ben quindici rosamente le elezioni amministrative e Bonfiglio anni, un‟Amministrazione nepotista: parte dei venne eletto Sindaco. rappresentanti della Giunta e del Consiglio CoNel 1921 un‟altra svolta importante nella sua munale era imparentata con la famiglia del Sin- vita: al Congresso Nazionale di Livorno venne daco. Negli articoli vi era l‟aperta denuncia dei nominato membro della direzione del PSI. Il 10 comportamenti e dei metodi attuati dalla politica giugno 1922 mentre ritornava a casa dopo una amministrativa dei Fontana e del rap-porto con i seduta di Giunta venne colpito a morte in localavoratori dipendenti assoggettati. lità Gianguzzo. San Marco, suo paese natale, gli Nel 1901,un compatto sciopero agricolo, mi- tributò onore con un monumento in sua memose in difficoltà l‟Amministrazione che non esitò ria. A. Burdua a fare pressioni presso l‟onorevole Nunzio Nasi e Giolitti perché intervenissero presso i protestanti. Le pressioni, tuttavia, non sortirono l‟effetto sperato, i politici interpellati assunsero una linea neutrale e questo atteggiamento consentì agli organizzatori dello sciopero di ottenere A volte, da una sola scintilla sensibili miglioramenti sui prezzi dell‟affitto delsi origina un incendio. (Lucrezio) le case dei braccianti e sui salari. - 15 - Ex una scintilla incendia passim accidere. Antropos in the worldc PROVERBI E MODI DI DIRE - OVVERO ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA 1. O ccàse do carastuse è cchiù sapurìte. 2. L’amico ‘e tutti n’è amico ‘e nisciùne. 3. L’amico ovère se vede ndé disgrazie. Implicanze semantiche: Esplicatio: Quando si carpisce qualcosa ad un avaro, ha un sapore particolare. Chi mostra amicizia a tutti, non è amico di nessuno, così come il vero amico si vede nella difficoltà. Riflessio: Sono proverbi antichissimi, che ritrovia- mo nel mondo greco e latino. Fraseologia: L‟amicìzia è sacra e non si da a tutti. Chi trova un amico trova un tesoro. Meglio ricco d‟amicizia che di soldi. ccase: formaggio, dal latino caseu-m nisciùne: nessuno, da neminis unus carastùse: avaro,da carestia, chi conserva per sé, eccessivamente, timoroso della povertà. Sirica Dora Antropologia: Il seme dei tre proverbi è chiaramente espresso in latino: Amicus certus in re incerta cernitur L’amico vero si vede nei momenti incerti. Caseus est fanus, quem dat avara manus Fa bene il formaggio servito da una mano avara. Amicus omnibus, amicus nemini (est). L‟Amico di tutti, (è) amico di nessuno Progetto Famiglia Network Filiale Angri CENTRO SERVIZI ANGRI via badia n.6 - Per Privati - Assistenza socio sanitaria alla persona H 24. Ass.nza anziani.. Fax 081/946895 - Cel. 335/8065955 - Cel. 334/7317790 - [email protected] Finalmente anche nell’Agro Nocerino- Sarnese si ha la possibilità di accedere ad assistenze specializzate, per gli anziani, per i disabili, per tutti i tipi di malattie e per tutte le problematiche: specialisti nelle cure mediche e nel sostegno degli ammalati, son pronti a raggiungere ogni luogo ed ogni abitazione per portare, a chi ne ha bisogno, i benefici della loro competenza. Un grazie a coloro che si sono adoperati nella realizzazione del progetto. Da settembre, l’iniziativa sarà seguita molto dalla direzione di ANTROPOS IN THE WORLD che darà tutte le informazioni che i lettori della rivista vorranno ottenere. ISTITUTI PARITARI A PAGANI RAGIONERIA – LICEO SCIENTIFICO – LICEO DELLE SCIENZE UMANE ESAMI IN SEDE DI IDONEITA’ presso L’ISTITUTO SAN GIUSEPPE – VIA FERRANTE 2 081 5157378 – 349 8770956 WWW.SANGIUSEPPEPAGANI.IT [email protected] - 16 - Antropos in the world LA PAGINA MEDICA: a cura di Andropos IL VIRUS EBOLA APPROFONDIMENTI Si conoscono cinque specie appartenenti a questo genere e quattro di queste sono responsabili della malattia da virus Ebola (in inglese "ebola virus disease "o EVD") che colpisce gli umani con una febbre emorragica con un tasso di letalità molto alto. Le cinque specie di virus riconosciute dall'International Committee on Taxonomy of Viruses prendono il nome dalle regioni dove sono stati individuate per la prima volta. Le specie sono: Bundibugyo ebolavirus, Reston ebolavirus, Sudan ebolavirus, Taï Forest ebolavirus (originariamente Côte d'Ivoire ebolavirus) e Zaire ebolavirus. Lo Zaire ebolavirus è la specie di riferimento per il genere Ebolavirus ed è costituita da un solo ceppo noto, semplicemente chiamato "virus Ebola", il quale è caratterizzato dal più alto tasso di letalità degli Ebolavirus ed è anche responsabile per il maggior numero di epidemie di Ebola attribuibili al genere, comprese l'epidemia di febbre emorragica di Ebola in Zaire del 1976 e l'epidemia di febbre emorragica di Ebola in Africa Occidentale del 2014, che è quella che ha causato finora il maggior numero di vittime. Gli Ebolavirus sono stati descritti per la prima volta dopo l'epidemia di febbre emorragica scoppiata nel sud del Sudan nel giugno 1976 e nello Zaire nell'agosto 1976. Il nome Ebolavirus deriva dal fiume Ebola nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), un tributario del fiume Congo dove avvenne l'epidemia del 1976, mentre il suffisso tassonomico -virus indica trattarsi di un genere virale. Il genere è stato introdotto nel 1998 come "genere dei virus che somigliano al virus Ebola". Nel 2002 il nome del genere venne cambiato in Ebolavirus e nel 2010, il genere venne emendato di alcuni appartenenti. Gli Ebolavirus sono strettamente collegati con i marburgvirus. Il suo periodo di gestazione è di 30 giorni prima dei sintomi; sarebbe quindi teoricamente possibile contrarre uno di questi virus toccando il sudore, anche depositato, di una persona malata, anche se è una probabilità piuttosto remota. Potenzialmente questi virus potrebbero essere utilizzati come arma biologica: come agenti di bioterrorismo, questi virus sono classificati di categoria A.[7] L'efficacia come agente di guerra biologica dei virus di questo genere è tuttavia compromessa proprio dall'elevata mortalità e dal livello di contagio:un'epidemia tipica potrebbe diffondersi attraverso un piccolo villaggio o ospedale,contagiando l'intera comunità senza poter trovare altri ospitipotenziali, morendo quindi prima di raggiungere una comunità più ampia.Nonostante numerosi studi, la riserva naturale di Ebolavirus non è ancora stata identificata. Tra il 1976 e il 1998, nessun ebolavirus è stato riscontrato nelle 30.000 specie fra mammiferi, uccelli, rettili, anfibi ed artropodi prelevate nelle regioni colpite,[9] fatta eccezione per del materiale genetico ritrovato in sei roditori (Mus setulosus e specie Praomys) e in un toporagno (Sylvisorex ollula) reperito nella Repubblica Centro Africana nel 1998. Gli ebolavirus furono scoperti in carcasse di gorilla, scimpanzé e gazzelle durante l'epidemia del 2001 e del 2003 (le carcasse erano la fonte dell'epidemia umana iniziale), ma l'elevata mortalità dell'infezione preclude a queste specie la possibilità di tramutarsi in riserva.nche piante e uccelli sono stati considerati riserve virali; tuttavia, i pipistrelli sono considerati i candidati migliori.Taluni pipistrelli erano noti per risiedere nella fabbrica di cotone nella quale i pazienti indiziati per le epidemie del 1976 e del 1979 lavoravano e che furono inoltre implicati nelle epidemie di Marburg nel 1975 e nel 1980. Tra le 24 specie di piante e le 19 specie di vertebrati inoculati sperimentalmente con ebolavirus, solo nei pipistrelli si è verificata l'infezione. L'assenza di segni clinici in questi pipistrelli è caratteristica delle specie-riserva. (continua) - 17 - Antropos in the world I GRANDI PENSATORI: a cura di Andropos ALFONSO CAYCEDO Nato il 19 novembre 1932 a Bogotà in Colombia Alfonso Caycedo è il fondatore di Sofrologia, ha chiamato più tardi Caycedian terapia di rilassamento neuropsichiatra di origini basche, allievo del prof. LopezIbor, uno dei grandi maestri della psichiatria spa-gnola. Negli anni immediatamente precedenti, Caycedo aveva iniziato a studiare l’ipnosi tenendosi in contatto con gli eredi della scuola di Nancy, fondata da Liébault e Bernheim ed opposta, dalla seconda metà dell’ottocento, a quella parigina di Charcot. Ben presto però aveva abbandonato tali studi, poi-ché convinto che le diatribe attorno ai diversi metodi d’induzione ipnotica fossero assai secondari rispetto ai fenomeni della coscienza che emergevano e che per procedere scientificamente fosse necessario “rompere con la tradizione e riavvicinarsi di nuovo ai fenomeni partendo da zero”. Così, avviando il cammino della Sofrologia, creò una nuova terminologia per tenersi chiaramente discosto dalle vecchie scuole d’ipnosi e precisò i suoi obiettivi, restringendoli nello studio della coscienza e delle sue modificazioni. Era questo l’inizio di un lungo percorso che doveva condurre il pensiero sofro-logico molto più lontano di quanto fosse allora possibile immaginare. Svolta decisiva di tale evoluzione fu l’incontro con lo psichiatra fenomenologo Ludwig Binswanger, padre della Daseinsanalyse, di cui Caycedo divenne allievo. Negli anni trascorsi con lui nella clinica di Kreuzlingen (1963 e 1964) ebbe, infatti, modo di approfondire il dibattito attorno all’applicazione scientifica della fenomenologia husserliana ai fenomeni della coscienza e di aprirsi alla dimensione esistenziale. Ciò gli consentì, non solo di ampliare gli orizzonti teoretici della Sofrologia, impostandoli coerente-mente con un’epistemologia fenomenologica, e di veder attuato un metodo conoscitivo improntato alla fenomenologia[3], ma altresì di estendere la comprensione dell’essere umano verso l’esistenza, ricomponendo la costitutiva tripolarità somato-psichcico-esistenziale dell’uomo, misconosciuta o mutilata dal credo naturalistico-oggettivo allora domi-nante. Un secondo momento del progresso sofrologico può essere storicamente individuato nel periodo passato da Caycedo in oriente (1965-1968). Partito per un viaggio di pochi mesi, si trattenne invece quasi tre anni, in un lungo itinerario che lo portò in India, in Tibet ed in Giappone. Attraverso contatti con medici, ricercatori e studiosi delle tradizioni orientali visitò monasteri, luoghi di culto e di meditazione ed entrò in contatto con gli yogi dell’India meridionale, con i raja yogi tibetani ed i grandi maestri zen, finendo con l’iniziarsi alla meditazione. Dall’esperienze vissute in oriente ricavò dei metodi per la modulazione dei livelli di coscienza e la mutazione degli stati correlati. In proposito, è di notevole importanza sottolineare che solo una corrente agiografica ha in seguito enfatizzato la influenza di questo periodo sulla Sofrologia, tentando di trarla verso una mistica orientaleggiante che, in realtà, è assolutamente estranea al pensiero scientifico sofrologico. L’influenza delle discipline orientali sulla Sofrologia si situa, infatti, solo a livello metodologico ed in un ambito molto ristretto, senza sconfinamenti nei loro sistemi filosofico-religiosi. Nel 1968, con il secondo congresso della Société Française de Sophrologie, tenutosi al Palais des Congrès di Versailles, si chiude quello che viene solitamente definito il periodo della fondazione della Sofrologia, in cui si avvia il distacco netto e definitivo dall’ipnosi e ci si muove speditamente verso l’attuazione e la sperimentazione di una disciplina fenomenologico-esistenziale che utilizza metodi propri per l’osservazione e lo studio della coscienza. Il ventennio tra il 1968 ed il 1988 è scandito, nell’evoluzione storica e scientifica della Sofrologia, da alcune tappe fondamentali, rappresentate in sintesi dagli eventi congressuali: il primo congresso mondiale del 1970[8] che riunisce più di mille e quattrocento specialisti, provenienti da 42 nazioni, confrontando le tradizioni ed i progressi della Sofrologia e della medicina occidentale con quella orientale, e che di fatto rappresenta l’ultimo evento significativo d’approfondimento nel dialogo scientifico con la cultura dell’oriente; il secondo congresso mondiale del 1975[9], dove vengono codificati i principali metodi sofrologici fino ad allora sperimentati e nel quale si apre alla Sofrologia dei grandi gruppi, attraverso il training collettivo; il terzo congresso mondiale del 1982 durante il quale, anche a seguito di un significativo contri-buto della scuola italiana, vengono individuate le principali deviazioni della Sofrologia, poste in atto in molte scuole sparse nel mondo, e ci si richiama ad una coerente ed inflessibile applicazione della fenomenologia husserliana. Da questo momento l’impianto sofrologico, sia a livello teoretico che metodologico, non subirà più significative modifiche. Le sue successive evoluzioni seguiranno il naturale progresso del dibattito interno ed esterno, scaturito dal confrontarsi con le discipline affini e con le scienze di cui interseca il cammino. - 18 - Antropos in the world LA VOCE DEI GIOVANI Whatsappdi e la libertà individuale La più grande rivoluzione nel campo della messaggistica istantanea: così è stata definita da molti utenti, e non solo, l‟introduzione su Whatsappdi un segnale grafico (il colore azzurro delle due spunte) che segnala se il proprio messaggio, inviato tramite questa applicazione, sia stato effettivamente letto dal suo destinatario. Una grande rivoluzione abbiamo detto. Allo stesso modo è stata accolta da giornali e televisioni che non hanno fatto altro che parlarne, dando, in alcuni casi, a questa notizia, ed alle polemiche che essa ha suscitato, maggior rilevanza rispetto alla cronaca di avvenimenti molto più importanti. E‟ proprio guardando la tv e leggendo il giornale che ho avuto gli spunti per questo articolo. Facendo zapping, infatti, mi sono imbattuto più e più volte in servizi di telegiornali che affrontavano questo tema, concentrandosi principalmente sulle conseguenze. Mosso dalla curiosità ho allora comprato un giornale, non un settimanale bensì un quotidiano dei più noti, per capire se l‟eco di questa notizia avesse colpito anche il mondo della carta stampata di qualità (come la chiamerebbero gli inglesi). La risposta alla mia domanda è stata positiva: un articolo sul tema occupava infatti il taglio basso della prima pagina. Ho iniziato allora a interrogarmi circa la reale importanza di questa “rivoluzione”: rappresenta davvero una minaccia così importante per la libertà individuale da dedicarle tutte queste attenzioni? Effettivamente, a causa di questa introduzione, non siamo più liberi di poter addurre lesolitescuse “ non ho sentito il telefono”o “ero sotto la doccia” per giustificarci di fronte a coloro che ci accusano di non aver risposto ad un messaggio. Questo potrà causare, anzi causerà, molte liti con amici, fidanzate o fidanzati e così via. Eppure non sembra una gran violazione della privacy o della libertà individuale. Si può obiettare, questo sì, sulla effettiva necessità di apportare questa modifica e sulla sua utilità per gli utenti finali dell‟applicazione. Però le polemiche che essa ha generato possono ritenersi, a dirla tutta, abbastanza eccessive. E‟ giusto ed importante sottolineare, inoltre, che le persone che hanno polemizzato, e continuano a farlo, contro questa modifica sono, il più delle volte, le stesse che pubblicano continuamente su Facebook o altri social network foto più o meno personali e notizie circa la loro vita privata e sentimentale. Persone che non hanno problemi nel far sapere a tutti cosa mangiano, dove si trovano e con chi, chi ha tradito la loro fiducia ecc. Eppure si lamentano perché “non si sentono libere di poter ignorare chi si vuole ignorare”. Sarebbe meglio se smettessimo di preoccuparci di Whatsapp e della spunta azzurra, ed iniziassimo a capire che viviamo ormai in un mondo in cui siamo continuamente controllati ed osservati. Un mondo, che fortunatamente non è ancora la realtà distopica descritta da Orwell in 1984, mache non si allontana poi così tanto da essa. Un mondo in cui possiamo facilmente essere rintracciati e raggiunti pressoché ovunque ed in cui non siamo liberi di poter agire nella totale certezza che nessuno possa venire a conoscenza delle nostre azioni, qualora noi non lo volessimo. A chi di noi non è mai capitato, ad esempio, di aver inventato una scusa per uscire con una persona piuttosto che con un‟altra, ed essere stato poi scoperto a causa di post o di una foto (di cui non si conosceva nemmeno l‟esistenza)su social network? Non preoccupiamoci della nostra libertà di poter ignorare qualcuno, quanto della nostra libertà di poter essere ignorati. Questa è la grande limitazione della libertà individuale. - 19 - Paolo Zinna Tutto sanno di ognuno, niente sfugge, altro che privacy! Acc… m‟è scappato un peto! Credi sia stato notato? Antropos in the world IO LA VEDO COSI’ LA PROFESSIONALITcente: A’Dquella ELdiDsvecchiarsi OCENcontinuamente, TE di esDa sempre, tra le grandi istituzioni chiamate ad ergersi come formatori di coscienze e di giovani figurano la famiglia, cellula primigenia della società, e la scuola. La situazione di crisi attuale ha comportato una serie di forti cambiamenti sociali che hanno non solo coinvolto, destabilizzando, queste due istituzioni cardine, ma ne hanno provocato mutamenti intestini, tali da non riuscire più a sopperire a quel compito ai quali sono stati deputati. La scuola in particolar modo. Il continuo senso di precariato che da anni incombe su migliaia di insegnanti, un corpo docente sempre più anziano e poco incline a rispondere alle esigenze in continuo mutamento dei giovani, una scuola aziendalizzata e conforme ai dettami dell‟Unione europea, didattica computerizzata, una società demotivante che alimenta professioni sempre meno stimolate e stimolanti, un disorientamento di docenti e studenti contribuiscono a mettere in crisi giorno dopo giorno quella che è una delle professioni più nobili: l‟insegnamento.Ma quali aspetti concorrono a creare la professionalità del docente? Primo fra tutti la cultura: con cultura non s‟intende l‟enorme mole di sapere, concetti, e date. Con cultura s‟intende piuttosto l‟amore per il sapere, e nella sua accezione latina, il coltivare. Il coltivare il sapere; per coltivare il sapere bisogna amarlo, farne un culto! Solo un docente innamorato del sapere potrà trasmetterlo ai propri discenti! E di qui si ha la crisi della comunicazioni generazionale. Un docente al passo con i tempi non può, non deve più intendere la cultura e il sapere come un passaggio mnemonico e nozionistico di date, nozioni e citazioni. Deve stimolare i suoi allievi, appassionarli e avvicinarli agli argomenti trattati. Il MIUR negli ultimi anni ha avviato un processo di digitalizzazione della scuola utile ad avvicinare i giovani al sapere e all‟istru-zione, utilizzando i mezzi con i quali sono avvezzi a lavorare. E questo crea un immenso „gap‟, ancora una volta, tra la professionalità del docente e le esigenze studentesche. Se i giovani sono abituati a muoversi nel mondo della tecnologia, con i dovuti aspetti controproducenti, il corpo docente, che necessita di un ricambio generazionale, è poco avvezzo a questo genere di mezzi e si viene a creare, ancora una volta, un‟ulte-riore distanza con i discenti. Se il canale di comunicazione non è il medesimo, non ci sarà mai un‟adeguata comunicazione. Qui la grande capacità professionale del do- - 20 - sere sempre pronto ed aperto alle istanze del corpo studentesco, al cambiamento, al compromesso. Sì, il compromesso è un altro aspetto che concorre a creare la professionalità del docente. Un buon insegnate sa che deve sempre adeguare il proprio ritmo d‟insegnamento, i contenuti trasmessi, i mezzi con i quali si trasmettono questi contenuti al genere di „pubblico‟ con cui si lavora. Daniel Pennac, in “Diario di scuola”, scrive che una buona classe è un‟orchestra che prova la stessa sinfonia e non un reggimento che marcia al passo! Ogni studente suona il suo strumento. La cosa difficile è trovare la giusta armonia. È questo ciò che deve fare un buon docente, trovare la giusta armonia, i giusti accordi tra i diversi componenti di una classe, tra le diverse esigenze, con amore e pazienza. Ecco il terzo aspetto che concorre a formare la professionalità di un docente. La pazienza! Se un insegnante non si prodiga per i suoi studenti con amore e pazienza, quasi fossero suoi figli, non otterrà mai i risultati sperati. Le difficoltà non mancheranno, nemmeno le contestazioni e i contrasti, ma se un docente lavora e s‟impegna affinchè ogni suo allievo venga nutrito, nel senso latino del termine, affinchè cresca non solo come degno studente ma anche e soprattutto come degno cittadino del mondo, colto, critico e aperto, allora avrà raggiunto il suo fine ultimo. Non è facile lavorare da docente, con le responsabilità, la materia umana che cambia e ti si plasma giorno dopo giorno davanti agli occhi, verso la quale bisogna essere costantemente pronti al cambiamento, ma come diceva il grande maestro don Lorenzo Milani, questo è il fine ultimo della scuola:”Tirar su dei figli più grandi di lei, così grandi che la possano deridere”. Solo allora il docente potrà vedere realizzata in toto la propria professionalità. Ma i successi e le soddisfazioni arriveranno col tempo, perché col tempo un figlio cresce e diviene uomo! Maria Rosaria Maresca Γένοιο οἷος εἷ. Gènoio hòios éi DIVENTA CIO’ CHE SEI ( Pindaro a Lerone I di Siracusa) Antropos in the world DALLA REDAZIONE DI BERGAMO: LE BIRRE DI NATALE Si avvicinano le feste natalizie, le città si accendono di luci e di colori, i preparativi per i regali fervono. E allora, perché non pensare a qualcosa di nuovo, invece dei consueti vini, o del classico prosecco e champagne, da offrire ai nostri amici e parenti per i banchetti di Natale? Perché non servire in tavola o regalare le “Birre di Natale” dal fascino decisamente nordico? Da più di 200 anni vengono prodotte nel nord Europa, ma ormai anche in Italia e negli Stati Uniti sono diventate una tradizione diffusa. Le Birre di Natale sono birre speciali, la cui patria d‟origine è probabilmente il Belgio, dove in origine erano destinate ad un consumo esclusivamente familiare. Si tratta di birre solitamente dal tenore alcolico elevato, adatte alle rigide temperature invernali e ai tradizionali simposi natalizi, carichi di cibi e di sapori. Le Birre di Natale rientrano nella vasta categoria delle etichette stagionali e possono considerarsi una sorta di birre “vintage” o d‟annata, dal momento che difficilmente si ripresentano al consumatore perfettamente uguali, rispetto alla produzione dell‟anno precedente.La storia di questo stile è legata, in genere, a piccoli birrifici artigianali, che realizzano quantitativi limitati di birra, venduti fino ad esaurimento. Tuttavia, negli ultimi anni, anche molte grandi aziende a carattere industriale si sono cimentate nella produzione di queste birre speciali con ottimi risultati. Pur non esistendo una ricetta precisa, la tradizione prevede che siano birre ad alta fermentazione, non pastorizzate, particolarmente intense, aromatiche e piuttosto alcoliche. La gradazione non scende quasi mai sotto i 7-8 gradi, ma, a volte, può superare anche i 10 gradi alcolici. Il gusto è speziato, con note di frutta, secca o candita, dai sentori dolci, quasi caramellati, dovuti sia ai malti che all‟aromatizzazione. Si tratta di caratteristiche che rendono queste birre molto adatte ai sapori agrodolci, tipici della tradizione nordica, come le carni di cervo e di capriolo, guarnite con confetture e salse a base di mirtilli ed altri frutti di bosco. Birre così aromatizzate si sposano bene anche con i dolci e con alcuni formaggi aromatici, come gorgonzola, roquefort o stilton. Esistono anche versioni frizzanti di birre di Natale, che possono diventare un‟originale soluzione per il brindisi di capodanno, al posto del tradizionale spumante o dello champagne. Proponiamo ora una rapida carrellata fra le nazioni d’Europa, con uno sguardo rivolto anche agli Stati Uniti, per interpretare le varianti che ogni Paese adot- - 21 - ta nel dare forma e gusto alla tradizione delle birre natalizie. Belgio E‟ la nazione che ha segnato il moderno successo delle birre di Natale, anche conosciute in patria (e non solo) con l‟appellativo di Kerstbier. Le natalizie belghe sono quasi sempre produzioni estremamente forti e con speziature generose, sebbene esistano delle variazioni che non prevedono aromatizzazione. Tra gli esempi classici, si possono segnalare le Stille Nacht di De Dolle e Avec Les Bons Voeux di Dupont (entrambe non aromatizzate), Pere Noel di De Ranke, Canaster di Glazen Toren, N‟Ice Chouffe di Achouffe, Winterkoninikse di Kerkom, Cuvèe Meilleurs Voeux di Rulles, Gouden Carolus Christmas di Het Anker, e altre ancora. Le spezie impiegate (solitamente cannella, cumino, coriandolo, zenzero, noce moscata) vengono aggiunte su una base quasi sempre riconducibile a una Belgian Strong Ale (più raramente una Tripel). Regno Unito Non solo il Belgio può vantare un termine specifico per indicare le birre di Natale, ma anche il Regno Unito, sebbene in questo caso il significato sia più vago. Con Winter Warmer si identificano propriamente le birre invernali anglosassoni, tuttavia l‟associazione mentale con le festività del periodo è quasi immediata. Qualcuno pensa che la tradizione delle birre invernali sia nata proprio in Inghilterra, come evoluzione del lambwool, bevanda fermentata medievale, realizzata con l‟aggiunta di mele arrostite, noce moscata, zenzero e zucchero o miele. La loro varietà è molto ampia, tanto che gli stili di partenza possono essere assai diversi tra loro (Barley Wine, Stout, IPA, ESB). Tra gli esempi più interessanti, si segnalano la Bad Elf di Ridgeway, la Fusion di Moor, l‟Old Winter Ale di Fullers. La prima Winter Warmer? Probabilmente la storica Bass N°1 di Burton-on-Trent, che in una pubblicità del 1909 veniva definita la “Bevanda di Natale”. Germania L‟austera cultura brassicola tedesca lascia poco (Continua a pag. 31) Antropos in the world IL DENOMINATORE COMUNE Di Egidio Siviglia Il vagone era gremito: il treno veniva da Siracusa e doveva attraversare tutto lo stivale della nostra Penisola. Carlo era stanco di stare in piedi ed era fortemente irritato per l‟ascolto di tante lamentele sulla malferma salute, le incompatibilità ambientali e le ristrettezze economiche. Non se ne poteva più. E fu allora che decise di passare in prima classe: la carrozza era abitata da due sole persone ben vestite e con un portamento elegante. Risposero educatamente al saluto del nuovo ospite e con lo sguardo cercavano l‟assenso alle loro affermazioni. E in effetti fu proprio così, allorché uno dei distinti signori abbozzando un diplomatico sorriso, gli disse: “Non le pare che ciò sia giusto?”. Carletto rispose solamente con un gesto del capo e, con la smorfia dei muscoli facciali, nella intenzione di chi lo guardava poteva rappresentare un assenso a quanto si poteva decifrare di ciò di cui si discorreva. Più volte ancora il coinvolgimento di Carlo fu quasi totale fino al punto che, esplicitamente, si giunse alla domanda: “Lei come vede la situazione?”. L‟intervento divenne doveroso: “Da quanto ho capito, gentili signori, il discorso è di natura politica e coinvolge l‟economia; tutto ciò di cui avete parlato è esatto e degno di ogni rispetto per l‟esattezza dello svolgimento di un programma e la soluzione delle anomalie esistenti nella nostra beneamata Nazione. Tuttavia ciò che diventa più importante e prioritario è un discorso parallelo che assume il carattere di urgenza e chi tra i politici non lo ritiene rilevante commette un sacrilegio”. “Cosa vuol dire?” “Qualsiasi riforma mi sta bene, ma non ho sentito niente che abbia a che fare con la pressione fiscale; ora, se non si fa il punto su questo aspetto, inficia la credibilità dei politici e degli addetti ai lavori. Il debito pubblico non cala, le forze sociali non tutelano più i diritti degli operai. Una classe ricca fa razzia di tutto ciò che potrebbe essere di comune utilità e la burocrazia compie quel ricamo che svilisce l‟efficacia di qualsiasi provvedimento”. E allora, secondo lei quale sarebbe la soluzione più utile?”. “Mi servo di un esempio che potrebbe essere per voi economisti, un fatto scontato: immaginiamo che le riforme siano le quattro operazioni; nessuno tra quelli che hanno una qualsiasi nozione di aritmetica potrebbe pensare di contestare l‟utilità e l‟esattezza di un meccanismo che funziona ed è accettato da tutti. Però, se noi vogliamo applicare le quattro operazioni alle frazioni, il discorso deve essere identico e per renderlo operativo è assolutamente necessario ed indispensabile ridurre il tutto al comune denominatore: cosa che avviene con la scomposizione. Orbene, ciò che serve alla Nazione è l‟assoluta riduzione al comune denominatore, per cui, se non ci sarà un‟equa distribuzione dei beni, o prima o poi ci sarà la forza della disperazione, che in più casi è avvenuta a danno di se stessi, ma è solo questione di tempo, si perfezionerà ad onta della democrazia verso la classe dominante”. “E‟ suggestivo il suo modo di ragionare, ma per il momento la politica non ritiene urgente simili provvedimenti”. Carlo ebbe una istintiva reazione che contenne con l‟immediata espressione del volto, dal quale era ben visibile un ghigno di disapprovazione. Indi riprese: “Sarà come si vuole intendere… è stato bandito colui che nella ricchezza dei pochi aveva individuato l‟ostacolo per la felicità … di colui che riteneva la ricchezza un furto non resta che un ricordo fiabesco … eppure parecchi secoli prima dell‟era cristiana un saggio aveva descritto le fasi del processo politico … quando la democrazia zoppica si va oltre e si sa dove”. Mentre Carlo parlava si udì un rumore fragoroso. Quando si riprese si trovò nel letto di un ospedale e apprese, con evidente disappunto, che il treno era deragliato. Ai piedi del letto un altro superstite della tragedia del treno aggiunse: “Ehi, signore, si ricorda di me? Eravamo nello stesso vagone … l‟altro è morto e mi sa che lei dicesse cose sensate. La storia ha applicato le leggi del denominatore comune”. - 22 - Antropos in the world UNA DONNA NELLA LETTERATURA – a cura di De Boris JANE EYRE Jane è un'orfana, ospite presso una dispotica zia la quale, alla prima occasione, la spedisce in un collegio, dove per la ragazza gli anni passano tristi e solitari. Tuttavia, è proprio presso l'istituto che Jane può continuare con gli studi, diventando, così, una donna brillante e indipendente, qualità che compensano la sua scarsa avvenenza. Proprio per tale preparazione la sua presenza è richiesta a Thornfield Hall, dimora del conte di Rochester, la cui figlia adottiva, Adele, necessita di una istitutrice. Il conte di Rochester è un uomo1. bello e intelligente: fin da subito rimane Il libro evidenzia il ruolo primario di una affascinato dal carisma di Jane e, quando b u ona educazione e dello studio, concepiti scopre che i suoi sentimenti sono corrisposti, chiede alla ragazza di sposarlo. come mezzi privilegiati per sviluppare Purtroppo l'idillio è rovinato da un segreto spirito dialettico e doti intellettive: sposarsi che appartiene al passato del conte, che costituisce un arricchimento affettivo, una spingerà Jane ad allontanarsi da Thornfield scelta, non una necessità dettata da scopi economici o sociali. È in questo che risiede Hall. Nata dalla penna di Charlotte Brontë, la fortuna di Jane Eyre (non solo oggi, ma Jane è, in parte, un personaggio autobio- anche quando venne pubblicato, nonostangrafico, la cui esistenza ricalca sotto certi te la descrizione della protagonista fosse in aspetti quella della scrittrice: anche la netto contrasto con la visione della donna Brontë visse per alcuni anni presso un isti- di metà Ottocento), nel suo essere un motuto, dove morirono (a causa delle pessi- dello d'integrità e forza morale per chiunme condizioni igieniche) due delle sue so- que si perda nelle pagine di questo splenrelle (sopravvissero Charlotte e la sorella dido romanzo, in cui ogni singolo personagminore, Emily, futura autrice di Cime tem- gio (non solo quello di Jane) è dotato di pestose); inoltre, a sua volta la donna la- spessore psicologico e intensità, nei sentivorò come governante presso alcune fami- menti, nel carattere e nelle azioni, tanto da glie, prima del trasferimento a Bruxelles diventare immortale nella memoria colletcon Emily, per approfondire lo studio del tiva dei lettori. francese. Jane è il simbolo dell'emancipazione Ἂν ἡ λεοντῆ μὴ ἐξίκηται, femminile, pur non dimenticando il suo ruoτὴν ἀλωπεκῆν πόσαψον. lo all'interno del nucleo famigliare. Infatti, An è leontè me exiketai tèn alopekèn rosapsòn l'eroina non è contraria a sposare --------------Rochester, né ad avere figli con lui, ma1. Se la pelle di leone non basta, mettiti non per questo è disposta a scendere a dei quella di volpe. compromessi e a rinnegare i suoi ideali. - 23 - Antropos in the world STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore LA MUSICA LEGGERA - I BEATLES (III parte) La maturità artistica del gruppo di Liverpool è da molti critici considerata il biennio 1966-67. Nel 1966 viene pubblicato Revolver, che molti esperti ritengono un picco nella creatività dei Beatles. Il nuovo LP iniziò la fase in cui la musica dei Beatles prendeva forma in lunghe e articolate sessioni in studio, con l'assistenza di Geoff Emerick, giovane tecnico assunto in EMI cinque anni prima all'età di 15 anni, piuttosto insofferente alle normative consolidate da anni ad Abbey Road riguardanti le metodologie da usare nella presa del suono. Emerick sfruttò con abilità tutte le risorse fornite dalla primitiva tecnologia dell'epoca, ne introdusse di assai innovative, e così vennero alla luce capolavori sul piano del suono che sarebbe stato impossibile riprodurre in concerti dal vivo. Revolver parlò di amore, di droga, ma anche di tasse con il pezzo di apertura Taxman, critico verso i politici inglesi dell'epoca, composto e cantato da George Harrison. Parlò anche di morte: con Tomorrow Never Knows di John Lennon che si era ispirato al Libro tibetano dei morti – con la voce immersa tra suoni di nastri riprodotti al contrario, anticipando Sgt. Pepper's – e con Eleanor Rigby di McCartney. I suoni si arricchirono di strumenti indiani e di molte altre innovazioni elaborate in studio in modo artigianale ma dalla grande resa finale. Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in studio: non potendo riprodurre dal vivo le complesse sonorità dei brani presenti sui loro dischi a partire da Revolver, ma anche estenuati dalle tournée mondiali con tumultuose esibizioni in cui il suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle urla delle fan e preoccupati per le prime minacce piovute dai fanatici religiosi, i Beatles interruppero l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente all'attività in studio di registrazione. Fu questa una scelta dolorosa per Brian Epstein che si sentì a quel punto inutile e ingombrante. Il 1º giugno del 1967 fu pubblicato il disco considerato da molti il più importante della storia del rock: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, inizialmente pensato come un concept album che avrebbe dovuto rievocare gli anni della loro infanzia e adolescenza a Liverpool. Il titolo nacque su idea di Paul McCartney che voleva creare una nuova identità al gruppo. Tuttavia, esigenze contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i due brani del progetto già registrati: Penny Lane e Strawberry Fields Forever. Veniva così pubblicato un 45 giri dal doppio lato A, cioè con due pezzi di pari livello (cosa questa "inventata" proprio per i Beatles, e avvenuta per la prima volta nel 1965 con Day Tripper/We Can Work It Out). Ciononostante, Sgt. Pepper conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore introdotte e al momento particolarmente ricettivo del pubblico, a dispetto della disomogeneità qualitativa dei brani presenti nel disco. Anni dopo, John Lennon avrebbe rivendicato l'individualità dei suoi pezzi (Lucy in the Sky with Diamonds, A Day in the Life i più notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualun-que 33 giri dei Beatles, negando implicitamente che Sgt. Pepper fosse un concept album. Il 25 giugno il gruppo registrò dal vivo negli studi EMI la lennoniana All You Need Is Love che sarebbe diventata l'inno dei figli dei fiori e della Summer of Love; lanciata in mondovisione durante la prima trasmissione internazionale televisiva via satellite, rappresentò simbolicamente tutto il movimento artistico musicale britannico e la nascente generazione dell'amore. Famosi ma non infallibili, così i Beatles si scoprirono in quei mesi: tra le altre cose, il loro terzo film (destinato alla televisione) Magical Mystery Tour, di cui firmano – e sarebbe stata l'unica volta – la regia, si sarebbe rivelato un fiasco. (Continua) - 24 - Antropos in the world POLITICA E NAZIONE – OVVERO IL PENSIERO DELLA GENTE COMUNE LA SINIMSaTlaRtemAporD E L L E T A S S E a currunt! Nonostante le continue smentite del premier non eletto Matteo Renzi, da più parti si da per certo che il governo ha in animo di varare una maxi stangata finanziaria con tanto di prelievo forzoso sui conti degli italiani. D’altra parte si tratta di un epilogo annunciato e del tutto prevedibile: un governo che riesce a sbagliare più volte consecutive le stime di crescita del PIL e, a ruota, dell’andamento dei conti pubblici non poteva che portare il paese dritto nel baratro, completando l’opera iniziata dal primo “governo di nonno Giorgio”, quello del tecnocrate Monti che avrebbe dovuto far vedere la luce in fondo al tunnel agli italiani e che invece li ha accompagnati col suo gelido sorriso e la sua colossale incapacità dritti nella fossa del disastro pubblico. Occorre infatti ricordare che negli anni successivi alla crisi (2008), le dinamiche dei conti pubblici italiani, per quanto non brillanti, si erano deteriorati in modo molto minore rispetto ai paesi cosiddetti “virtuosi”, tanto che il debito pubblico era cresciuto in % molto meno degli altri. Quindi, se siamo ridotti in questa situazione dobbiamo ringraziare, nell’ordine: Monti, Letta e Renzi, con il primo ed il terzo che stanno battendo tutti i record in termini di incapacità e disastri economici. La ulteriore indigesta ricetta che si prepara agli italiani è ben conosciuta: patrimoniale, prelievo forzoso sui conti correnti, tagli alle pensioni (comprese quelle già in essere) ed alla sanità . Per quanto riguarda la patrimoniale, così cara alla sinistra italiana, il PD sta procedendo a piccoli passi per non dare un impatto negativo e perdere l’elettorato. Infatti il governo sta cambiando le carte in tavola e rendendo di difficile comprensione le varie tasse che sta inventando per coprire i dissesti che sta causando per l’incapacità di governare della sinistra italiana Vi ricordate le tasse sulla casa come l’IMU ? la TARSU ? la TARES (2013) ? la TIA ? la TARI (2014) ? Ebbene cari connazionali dimenticate tutte queste malefiche sigle che sinistra italiana ha inventato di anno in anno allo scopo di aumentare di volta in volta l’importo, perché con l’ultimo cambiamento , ovvero la IUC, che entrerà in vigore nel 2015, è stata introdotta di fatto la famigerata patrimoniale tanto cara alla sinistra delle tasse che renderà ancora più - 25 - esoso l’importo annuo da pagare e renderà sempre più difficile la vita degli italiani. Quindi la I.U.C. è una nuova imposta di questo maldestro governo di sinistra ha istituito dall’inizio del prossimo anno è che non è altro che un nuovo e più esoso balzello chedi fatto è una patrimoniale che prenderà il nome di Imposta unica comunale. La IUC ricomprende: 1) TARI tassa sui rifiuti 2) TASI tassa sui servizi 3) IMU imposta municipale unica. TARIé nata nel 2014 ed è dovuta da chiunque possiede o detiene locali o aree che producono rifiuti. E’ dovuta da coloro che occupano l’immobile, proprietari, inquilini e detentori a qualsiasi titolo. Si calcola con riferimento alla superficie calpestabile dei locali e delle aree e si paga secondo le tariffe previste dal regolamento comunale. La tariffa può essere ridotta ad esempio: - nel caso di uso non continuativo dell'immobile (ad esempio, immobili ad uso stagionale); - nel caso di unico occupante dell'immobile (persona che viva da sola); - per le abitazioni di soggetti residenti all’estero per un periodo superiore a sei mesi; - qualora siano individuate particolari categorie di contribuenti. il Comune stabilisce numero e scadenze di pagamento, con l’obbligo di prevedere almeno due rate semestrali e lasciando al contribuente la facoltà di pagare integralmente l’imposta, entro il 16 giugno di ogni anno; Il Comune ha il compito di inviare gli avvisi di pagamento precompilati per semplificare gli adempimenti; La TARI si versa mediante il modello F24 oppure tramite bollettino di conto corrente postale o con i servizi di pagamento elettronici interbancari e postali. TASIcopre il costo dei servizi cosiddetti indivisibili forniti dal Comune (illuminazione pubblica, sicurezza stradale ecc.). E’ dovuta da chiunque possiede o detiene a qualsiasi titolo (ad es. l'inquilino) fabbricati (compresa l’abitazione principale) e aree edificabili, con l’eccezione dei terreni agricoli. (Continua a pagina 30) Antropos in the world PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore LE BIETOLE parte II: ricette (spinaci, barbabietole, biete da coste e bietole) SPINACI ALLA PANNA Ingredienti Spinaci kg 1 Burro gr 70 Farina 2 cucchiai Panna liquida 2 tazze Brodo ½ tazza Noce moscata, sale. Preparazione Preparare ben lavati gli spinaci. Metterli grondanti d‟acqua in una pentola e farli lessare per 10-15 minuti. Scolarli, strizzarli e passarli al passaverdura. Porli in una casseruola con 50 grammi di burro e farli insaporire. Aggiungere la farina, la panna, il brodo, un po‟ di noce moscata grattugiata e sale. Mescolare sino all‟ebollizione e cuocere a fuoco moderato. Prima di servire aggiungere qualche fiocchetto di burro. PIZZA RUSTICA DI SPINACI Ingredienti Pasta brisée 400 gr Ricotta 300 gr Spinaci lessati e strizzati 100 gr Uova 2 Fiordilatte 150 gr Parmigiano, sale. Preparazione Lavorare la ricotta con una forchetta incorporando gli spinaci finemente tritati, le uova, 2-3 cucchiai di parmigiano grattugiato, il sale, il fiordilatte a dadini e mescolare amalgamando bene il tutto. Foderare una teglia di 20-22 cm di diametro, imburrata e infarinata, con un disco di pasta brisée, riempirla con il composto di ricotta e spinaci, ricoprire con un altro disco di pasta e sigillare bene i bordi premendoli con i rebbi di una forchetta. Infornare la pizza in forno già caldo, a calore moderato intorno ai 180° per circa 40 minuti. MALFATTI DI SPINACI Ingredienti Spinaci kg 1 Ricoptta gr 400 Burro gr 150 Tuorli d‟uovo 2 Parmigiano grattugiato Un po‟ di farina Noce moscata, pepe, sale Preparazione Lessare gli spinaci in pochissima acqua salata in ebollizione; passarli al passaverdura e farli insaporire nel burro; aggiungere i tuorli d‟uovo, la ricotta, la noce moscata, pepe e sale. Fare delle palline grosse come noci, infarinarle e buttarle in acqua salata in ebollizione. Quando vengono in superficie, scolarLe e metterle in una pirofila imburrata, cospargere con il burro e il parmigiano e metterle per 10 minuti al forno. FRITTATA DI SPINACI Ingredienti Uova 8 Spinaci già puliti 250 gr Parmigiano grattugiato 3 cucchiai Prezzemolo, olio d‟oliva, sale Preparazione In una padella antiaderente con poco olio imbiondire la cipolla e eliminarla. Sbattere le uova in una ciotola con sale, parmigiano, prezzemolo tritato e gli spinaci crudi ben lavati, sgocciolati e grossolanamente tritati. Versare tutto nell‟olio ben caldo rimasto nella padella e cuocere come una normale frittata facendola rosolare dai due lati. SFORMATO DI SPINACI Ingredienti Mazzetti di spinaci 3 Burro 100 gr Uova 3 Besciamella 1 tazza Parmigiano grattugiato Pane grattugiato sale Preparazione Lessare gli spinaci in pochissima acqua salata in ebollizione; passarli al passaverdura e farli insaporire nel burro. Aggiungere alla purea la besciamella, le uova frullate, abbondante parmigiano grattugiato e il sale necessario. Riempire uno stampo da budino imburrato e cosparso di pane grattugiato e far cuocere in forno, a bagnomaria, per circa 30-40 minuti. Sfornare e servire caldo. SPINACI IN PUREA CON UOVA Ingredienti spinaci kg 1 uova 4 burro 60 gr sale Preparazione Mettere gli spinaci ben lavati e puliti a lessare per 10 minuti in una pentola con ½ mestolo d‟acqua e un po‟ di sale. Scolarli, strizzarli e passarli al passaverdura. Farli insaporire in 40 gr di burro e stenderli in una pirofila imburrata. Fare 4 fossette a distanza regolare e in ogni fossetta rompere un uovo. Salare e cospargere di fiocchetti di burro . Mettere al forno per pochi minuti, per far rassodare soltanto la chiara dell‟uovo. - 26 - Antropos in the world ELEZIONI REGIONALI: SALVINI SFONDA AL CENTRO (E PUNTA AL SUD) Test assai parziale, quello di domenica scorsa, limitato appena a due regioni, una del Centro (l‟Emilia Romagna) ed una del Sud (la Calabria). Test assai parziale e – aggiungo – drogato dalla forma più imbecille di antipolitica: quella che si esprime attraverso il non voto che, automaticamente, raddoppia il peso dei voti espressi. Ma lasciamo stare questi discorsi e torniamo a quel che si vede: i risultati elettorali così come sono. Naturalmente, non perderò tempo a contestare il solito trucchetto dei partiti perdenti, usi a confrontare i risultati con i precedenti più adatti per poter sostenere che no, non hanno perso poi così tanto. La verità è che, mai come in questo caso, il raffronto non può che esser fatto con i risultati di pochi mesi fa, quando si è votato per le elezioni europee. Ebbene, se si guarda con un po‟ di onestà a questi dati, emergono alcuni segnali inequivocabili: 1°: il bluff del piccolo rodomonte fiorentino comincia a mostrare le prime crepe; sono soltanto avvisaglie, beninteso, ma è chiaro che il PD renziano non ha vinto, ma si è semplicemente avvantaggiato dei disastri altrui: quello di Berlusconi e quello di Grillo; 2°: il modello di “partito dei moderati” tanto caro al Cavaliere è miseramente fallito: dove c‟era un‟alternativa a destra – come in Emilia Romagna – è franato a vantaggio della Lega; dove questa alternativa non c‟era – come in Calabria – ha franato in favore di PD e cespugli vari; 3°: Grillo si è sgonfiato di botto: paga lo scotto di non avere un partito ma un gruppo di volenterosi giovanotti, selezionati attraverso una incredibile e totalmente inaffidabile “democrazia del web”; 4°: se un vincitore c‟è, questo è indubbiamente Matteo Salvini, che dal risultato di domenica vede confermato quel che era emerso dai sondaggi demoscopici, che già da qualche tempo lo indicavano come l‟uomo politico al secondo posto nel gradimento degli italiani: dopo Renzi, ma assai prima di Grillo e di Berlusconi, rispettivamente terzo e quarto classificati. Naturalmente, queste poche righe non possono scendere nel dettaglio dei quattro punti su cennati. Rimando il lettore all‟articolo di qualche settimana fa («Cavaliere, che brutta fine!» su Social del 31 ottobre), alle cose ripetutamente dette sul pifferaio dell‟Arno ed a quelle – di qualche mese più vecchie – sui limiti del pur significativo esperimento grillino. Sulla Lega Nord aperta a Sud ho scritto meno, ma quel che ho scritto ha trovato oggi un preciso riscontro nei fatti. Scusandomi per l‟autocitazione, vorrei ricordare quanto ho avuto modo di dire alla vigilia delle elezioni europee. I lettori che hanno la bontà di seguire queste - 27 - mie “opinioni eretiche” ricorderanno forse un articolo dal titolo assai netto: «Sommersi dal Mare Lorum”… E io voto Lega Nord». “Non era soltanto una pubblica dichiarazione di voto, ma anche – nel breve spazio d‟un paragrafo – il tentativo di azzardare una previsione politica. Scrivevo: «La Lega Nord, nella nuova connotazione voluta da Matteo Salvini e con la benedizione di Marine Le Pen, dopo le elezioni potrebbe essere la punta avanzata di un nuovo soggetto politico nazionale.» Ebbene, a sei mesi di distanza, questo progetto ha assunto consistenza. Rafforzato dal risultato di queste regionali, Salvini si appresta a sbarcare anche al Sud ed a lanciare un nuovo soggetto politico che vada ben oltre gli angusti confini di una immaginaria Pada-nia. Probabilmente, sta per nascere anche in Italia un Fronte Nazionale alla Le Pen, un partito “populista” – come si usa dire – che nasce indubbiamente a destra, ma capace di attrarre anche un certo elettorato tradizionalmente di sinistra. Un elettorato che la Sinistra ufficiale ha abbandonato per correre dietro ai mercati (e ai mercanti) americani, per prostrarsi agli interessi di una Europa tedesca che non è la nostra, per sbracarsi dinanzi ad una invasione eterodiretta che colpisce in primo luogo gli interessi delle fasce più deboli della popolazione italiana. Esattamente come – guarda caso – un altro tipo di elettorato è stato tradito dalla Destra ufficiale, fattasi zerbino – come la Sinistra – di globalizzazione, euro e immigrazionismo. Salvini ha adesso il còmpito di rompere con le vecchie cordate (soprattutto con i tratti di corda più usurati e insicuri), rifiutando il ruolo di “nuovo leader del centro-destra” che qualcuno è già pronto ad affibbiargli, come se fosse un Angelino qualsiasi. Che “i moderati” vadano per la loro strada, magari fian-cheggiando il moderato Renzi, magari concorrendo con il loro voto ad eleggere il moderato Draghi alla Presidenza della Repubblica, magari approvando tutti quei provvedimenti che i moderati di Washington e di Bruxelles aspettano con ansia per poter mettere una pietra tombale su quel che resta della nostra sovranità nazionale. Che Salvini sfugga all‟abbraccio mortale di questi moderati, e si rivolga invece ai “patrioti”; anzi – come ha fatto Marine Le Pen – «a tutti i patrioti di destra e di sinistra». In fondo, questa è la formula che ha consentito al Front National di diventare il primo partito in Francia. Perché non dovrebbe funzionare anche in Italia? MICHELE RALLO (Dalle OPINIONI ERETICHE) Antropos in the world PAGANI – ASSALTO AL PORTAVALORI Raccontata da Gaetano, alunno dell’ITC San Giuseppe 1. Non è stata ancora trovata Effettivamente, la mattina del 30, il corteo da l‟ identità dei rapinatori che piazza Bernardo D'Arezzo è giunto in piazza hanno assalito il portavaloSant‟Alfonso; vi erano i sindaci dell'Agro sarneri nella mattinata di venerdì se-nocerino, insieme al presidente della Provin28 novembre. cia ed il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora. Durante la rapina i due Hanno attraversato le vie cittadine in difesa malviventi hanno iniziato il della legalità e, a piazza Sant'Alfonso, era ad conflitto a fuoco, nel quale attenderli il Vescovo Giuseppe Giudice. Tra i sono rimaste ferite tre perpartecipanti, figuravano: il presidente del Consone: Il figlio di un noto siglio Comunale di Sarno, Maria Rosaria Aligioielliere della zona e due berti, e i consiglieri comunali, Maria Bellomo e donne. Il ragazzo, Enrico Malet, è stato colpito al- Roberto Robustelli. lo zigomo. In primo soccorso, è stato portato allo Prima del corteo, che ha visto la partecipaospedale Umberto I, di Nocera Inferiore e, succes- zione di un migliaio di persone, i sindaci hanno sivamente, è stato trasferito al Cardarelli di Napo- sottoscritto un documento indirizzato al Prefetto li, dove ha subito un intervento chirurgico per ri- di Salerno, Gerarda Maria Pantalone, chiedendo costruire lo zigomo. un aiuto concreto allo Stato per rendere più sicuDelle due donne, una,cassiera di un supermerca- re le città dell'Agro nocerino-sarnese. to cittadino, è stata colpita ad un polpaccio, mentre l‟altra, un‟anziana cliente, è stata ferita ad un braccio. Sul luogo della sparatoria sono accorsi immediatamente: i Carabinieri,un‟ambulanza e, di poi, i giornalisti, i R.I.S. e il Sindaco, Salvatore Bottone, il quale durante l‟intervista ha denunciato la mancanza di sicurezza sul territorio. In una seconda intervista, il primo cittadino ha esplicitamente dichiarato che il giorno 30 Novembre successivo si sarebbe tenuto un corteo, per sollecitare l‟attenzione del Prefetto di Salerno e dei cittadini e per dire no ad ogni forma di illegalità: . “Il nostro territorio, evidenzia Bottone, esige maggiore sicurezza e maggio- Sono stati, poi innalzati alcuni striscioni che re sorveglianza. Quanto evidenziavano la necessità di forze dell‟ordine verificatosi al centro di attive, nel territorio di Pagani e dintorni. Pagani non é ammissibile, In conclusione, nonostante la gravità dell‟avnon é accettabile, né con- venimento i cittadini continuano ancora a specepibile. […] c’è l’intero rare in un futuro migliore, per le nuove generaterritorio a chiedere con zioni del nostro paese e dei dintorni. forza la presenza dello Gaetano Visconte Stato” - 28 - Antropos in the world IMMAGINI DI UN ALTRO TEMPO „O BECCAMORTO Nel Medioevo, la vita media degli uomini era di 40- 45 anni e l'assistenza socio-sanitaria inesistente. Quando un uomo moriva, per certificarne la morte, onde evitare di sotterrare una persona ancora vivente, veniva chiamato un esperto in medicamenti, che per verificare il decesso, infliggeva dolore al deceduto, pizzicando, con una specie di pinza metallica, l’alluce del piede sinistro o destro. Questo personaggio colpì tanto il popolino, che gli attruì il soprannome di "beccamorto". Questa pratica diede origine a un vero e proprio mestiere che si tramandava di padre in figlio. Il tramonto del beccamorto fu determinato dal sorgere delle pompe funebri e dal prestigio che acquisì lo studio della medicina e la professionalità del medico. Ma ciò avvenne con l’avvento dell’età moderna. Il termine, ha assunto, nel tempo, significati paralleli, che trascendono la sua funzione primaria. Infatti, beccamorto viene definito colui che fa una corte assillante ad una donna, divenendo il suo pusillanime cavalier servente. Beccamorto è pure riferito a persona poco energica e di scarse iniziative. Infine, beccamorto è detto colui che porta ièlla, ossia la persona ritenuta in grado di esercitare influssi malefici, lo iettatore (da “gettatura” del maleficio). Questo personaggio popolare ha attirato l’attenzione di grandi artisti ed intellettuali, basti pensare allo scrittore siciliano Luigi Pirandello, che ispirandosi alla figura dello iettatore, scrisse nel 1911 una novella intitolata La patente. Come tutti sanno il drammaturgo agrigentino trasse poi, da questa novella (inserita nella raccolta Novelle per un anno), un atto unico, pubblicato nel 1918 e rappresentato per la prima volta nello stesso anno in dialetto siciliano dalla Compagnia Angelo Musco, al Teatro Alfieri di Torino. Il dramma è stato poi inserito in Maschere nude (raccolta di tutto il teatro pirandelliano). L‟opera teatrale pirandelliana ha avuto anche un grande interprete sul grande schermo, ossia nella versione cinematografica Questa è la vita (1954), nell‟episodio“la patente” per la regia di Luigi Zampa, nel ruolo dello iettatore vi troviamo Totò. Il povero Rosario Chiàrchiaro è costretto ad indossare la maschera che la crudele società gli ha imposto. Lui a causa dell‟ignoranza e della superstizione della gente è considerato un menagramo, e per riscattarsi dalla sua tragica realtà chiede ed ottiene dal giudice istruttore D‟Andrea, la patente di iettatore che gli riconosce legalmente la sua professione di menagramo e quindi gli permette di arricchirsi, dal momento che tutti i suoi compaesani, quando se lo vedranno davanti, gli pagheranno volentieri una tassa per farlo andare via…. IN FONDO A L V I A LE di Anna Burdua Continua il successo del libro della scrittrice ericina Anna Burdua, “IN FONDO AL VIALE”, presentato Domenica 30 novembre, al Teatro Don Bosco, in Trapani. Cio succede quando a scrivere è la penna dell’anima, che sa rendere sentimenti e sensazioni, veicoli d’emozioni indicibili. - 29 - Mostra mappa Nascondi la mappa TEATRO DON BOSCO TRAPANI Antropos in the world La sinistra delle tasse (continua da pag.25) La base imponibile si calcola moltiplicando la rendita catastale (rivalutata del 5%) per i coefficienti previsti per l’IMU. L’aliquota per la prima casa dell’1 per mille per il 2014 è fissata al 2,5 per mille. I Comuni hanno facoltà di aumentarla al 3,3 per mille. Per altri fabbricati è fissata al 11,4 per mille. i Comuni potrebbero ridurre l’aliquota fino al suo azzeramento, o disporre specifiche detrazioni. Il Comune può prevedere riduzioni, ad esempio nel caso di uso non continuativo dell'immobile (ad esempio, immobili ad uso stagionale). Nel caso di unico occupante dell'immobile (persona che viva da sola) Per le abitazioni di soggetti residenti all’estero per un periodo superiore a sei mesi Per particolari categorie di contribuenti. Il Comune stabilisce numero e scadenze di pagamento (in generale 16 giugno e 16 dicembre per il saldo), con l’obbligo di prevedere almeno due rate semestrali e lasciando al contribuente la facoltà di pagare integralmente l’imposta, entro il 16 giugno di ogni anno; la TASI si versa mediante il modello F24. L’IMU continua ad applicarsi ai fabbricati (esclusa la prima casa non classificata nelle categorie A/1, A/8 , A/9) l’importo da pagare è ricompreso nella nuova IUC le scadenze sono fissate per il 16 giugno e per il 16 dicembre (saldo) l’aliquota massima comprensiva di TASI non può essere complessivamente superiore all’11,4 per mille si versa mediante il modello F24 oppure con apposito bollettino di conto corrente postale. La dichiarazione IUC deve essere presentata, da chi deve pagare il tributo, entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di inizio del possesso dell'immobile ed ha effetto anche per gli anni successivi se non subentrano modificazioni climatizzatori, impianti solari, ecc.) che costerà alle famiglie italiane in media circa 200 euro annui. Inoltre sono in cantiere nuove normative per portare alla disperazione finanziaria gli italiani come quella sul canone TV che sicuramente dovremo pagare con la bolletta dell’energia elettrica, l’assicurazione obbligatoria sui grandi rischi (alluvioni, sisma ) e ancora tanti altri balzelli . Cosi la sinistra al governo sta affondando l’Italia e sta portando alla fame milioni di cittadini in un paese dove non ci sono più speranze e prospettive future e dove già si contano 7,6 milioni di poveri Mario bottiglieri - 30 - TRE MINISTRI STRANIERI NEL GOVERNO UCRAINO E L’ITALIA ASSUME MANAGER STRANIERI AI BENI CULTURALI “La notizia gli italiani l‟hanno appresa dai telegiornali di qualche sera fa: il parlamento ucraino ha votato il nuovo governo; e di tale governo fanno parte tre cittadini stranieri, cui il Presidente della Repubblica ha prontamente conferito la cittadinanza ucraina. La maggior parte degli ascoltatori non ha attribuito particolare importanza alla vicenda, dai più giudicata una semplice bizzarrìa. L‟indomani, quasi tutti i giornali italiani hanno relegato la notizia negli angoli più remoti dedicati alla politica internazionale. . Con qualche eccezione, come quelle rappresentate dai quotidiani “La Stampa” e “Il Sole 24 Ore”. Da queste fonti ho appreso delle notizie che (condite con alcune mie riflessioni più che mai eretiche) ritengo possano servire a capire qualcosa di più sulla spinosa vicenda ucraina….” NEL PROSSIMO NUMERO, PER INTERO, L‟ARTICOLO DI MICHELE RALLO Antropos in the world LE BIRRE DI NATALE (segue da pag. 21) lascia poco spazio alle birre di Natale, anche perché senza la possibilità di aggiungere spezie (il Rheinheitsgebot lo vieta) è difficile produrre qualcosa di natalizio, che non sia semplicemente una birra forte – e quindi una Bock o una Doppelbock. Il mercato però ha sempre la sua importanza ed ecco che allora, ogni tanto, si trova qualche birra aspre-samente prodotta per le festività invernali. Spesso ciò che cambia è semplicemente il nome, perché per il resto si tratta solo di birre particolarmente alcoliche, del tutto paragonabili agli stili già menzionati. USA Negli States, ogni birrificio interpreta le birre di Natale a modo suo, ispirandosi a questo o a quella cultura birraria europea, imboccando talvolta strade assolutamente personali. Non sono poche le natalizie che si ispirano al Belgio, soprattutto per quanto riguarda i produttori con maggiore anzianità, sebbene non manchino diverse Winter Warmer, di matrice più propriamente anglosassone. Italia In Italia, la tradizione delle birre di Natale si è ormai diffusa in maniera importante, sulla suggestione delle manifestazioni a tema che ogni anno si organizzano nel periodo natalizio, ma soprattutto sulla base di quel rapporto di filiazione, che in origine è esistito tra la tradizione italiana e quella belga. Negli ultimi tempi, invece, i birrai italiani sembrano aver imboccato una strada originale e diversa da quella di altre nazioni, caratterizzata dalle maturazioni in legno, prodotti realizzati in quantità limitate e sulla base di birre molto alcoliche. Si tratta perciò di birre rare, dal gusto intenso e sofisticato, pensate per occasioni e persone speciali. - 31 - Maria Imparato Antropos in the world Regimen Sanitatis Salernitanum - Caput XLIi DE PERSICIS ET RACEMISQUE Persica cum musto vobis datur ordine justo Sumere, sic est mos nucibus sociando Racemes. Passula non spleni, tussi valet, est bona reni. Ben, a retto fine, intendi, se la pesca col vin prendi. Com’è l’uso che s’associ, l’uva fresca va con le noci. Non la milza ha gran beni dalla passa, solo i bronchi con i reni. L’ANGOLO DEL CUORE ALL‟ALBA DEL TEMPO Ἢ αυγή του χρόνου Sulla spiaggia vestita di vento, scandaglio, pensoso, tra i sogni, mescolando ricordi e scontento. Sullo scoglio, vestito di sole, nego scelte e il cuore mi duole, corre il tempo, mi sento smarrito, tra non molto, questa estate è finita. Sulla cenere degli anni già andati, lì ritorno, all‟alba del tempo, e col cuore gioioso, contento, come allora, mi lancio nel vento. Sulla sabbia, vestita di sera, mi ritorna la vita com‟era: la mia casa, un po‟Composta antica, ma vera,di Prugne senza tanto amore nell‟azucchero ria sincera. g. 345 Prunotto | ______ Azienda ... 1) Da “OMBRE DI SOGmprunotto.com3972 NO” di Franco Pastore – cod. IT\ICCU\MO1\0037932 . tramite immagine Descrizione × 2063Ricerca - 32 Visita la paginaVisualizza immagine Immagini correlate: -Antropos in the world BRONTOLO LEVIORA IL GIORNALE SATIRICO DI SALERNO Direzione e Redazione via Margotta,18 tel. 089.797917 ISTITUTO S.GIUSEPPE via Ferrante, 2 Pagani (Sa) Il BASILISCO Periodico della Associazione Lucana Salerno Presidente: Rocco Risolia INCREDIBILE MA VERO Vi sono 4 fasi nella vita dell‟uomo: quella in cui crede in Babbo Natale, quella in cui non crede più a Babbo Natale, quella in cui è lui Babbo Natale e quella in cui l‟uomo somiglia a Babbo Natale. CRITICA A BABBO NATALE Un ragazzino si lamenta con i suoi compagni di classe. - Un vero tirchione questo Babbo Natale: Invece dei regali, vicino al camino, ha lasciato la scatola di cioccolatini, che i miei genitori nascondevano nell‟armadio – I CANI NELLE FESTIVITA‟ Cosa dice un cane davanti ad un albero di Natale? Finalmente hanno messo la luce ai cessi! BONTA‟NATALIZIA A Natale siamo tutti più buoni. Se uno ti ruba il posto auto, non rigargli la fiancata... scrivigli Buone Feste! INGENUITA‟ NATALIZIA Un bambino scrive a Babbo Natale: "Mandami un fratellino" Babbo Natale risponde: "'Mandami tua madre". LOGICA INFANTILE Pierino affronta un argomento serio con la madre. - Mamma, è il buon Dio che ci dà il pane quotidiano? - Sì, mio caro! - Ed è Babbo Natale che porta i regali a Natale? - Certamente! - Ed è la cicogna che porta i bambini? - Certo! - Ma, allora, a che serve il papà? - - 33 - Antropos in the world LETTERA AL DIRETTORE Oggi giorno, le scuole sono sempre più innovative, all‟avanguardia con la tecnologia. In alcune scuole sono state inserite le lavagne L.I.M. mentre in altre scuole esistono anche i registri di classe virtuali, dove tutti i professori possono annotare le assenze, i voti e i compiti in classe. Questo esperimento è già presente in alcune scuole, così i genitori possono assistere a quello che i propri figli combinano in classe,attraverso l‟utilizzo di INTERNET, la scuola inserisce i dati di ogni alunno, tramite un account ed una password che la scuola consegna ai genitori. La scuola dovrebbe insegnare un po‟ di più, per le materie orali fare degli esempi rendendo le ore scolastiche piacevoli. I ragazzi dovrebbero essere più educati con i professori, non andare in giro per i corridoi, non disturbare le ore di lezione degli altri alunni, ecc.. Signor direttore, vorrei che, durante la ricreazione, i ragazzi non uscissero a far chiasso per le scale, rispettassero l‟orario scolastico, venendo a scuola in orario. Se i ragazzi contraddicono il professore immediatamente il preside è costretto a prendere provvedimenti . Ogni ragazzo dovrebbe portare tutto ciò che occorre per prendere appunti e prestare attenzione, alla lezione. Ogni tanto,visualizzare qualche Film, andare in sala computer, andare alla mostra di un libro, fa bene e movimenta la vita scolastica. La mia scuola ha anche un perno, in questo caso è il preside, che riesce a capire sia i professori, sia gli alunni. È una persona intelligente, chi lo conosce e vuole avere un consiglio da lui è proprio la persona adatta a farlo. È sempre pieno di idee e di progetti. Caro Gaetano, non è facile mantenersi al passo con i tempi, le problematiche sono tante e si fa quel che si può. Comunque, bisogna avere fiducia, cercando di dare una mano, per quel che si può. Vedo con piacere che tu lo stai già facendo: ti comporti bene e dai buoni consigli. Sicuramente raccoglierai buoni frutti. L’importante è non perdere mai la fiducia. Presto, anche i tuoi compagni comprenderanno e si comporteranno in modo adeguato. - 34 - IERI, ERAVAMO COSI‟! Antropos in the world Una follia di Giuffrida Farina - 35 - Membership in the GNS Press Association Reg. ID 7676 8 – IPC / Richiesta autorizz.ne al Tribunale di Salerno del 25.03.2008 / Patrocinio Comune di Salerno prot. P94908 – 27.05.2009 / Patrocinio Prov. Avellino – prot. 58196 – 16.10.2012 / Patroc. Com. Pagani – prot. 0023284 – 29.07.2008 / Patroc. Prov. Salerno – prot. 167/st – 23.09.2009 / Patroc. Com. di S. Valentino Torio – 24.05.2008 – Acquisto Spazio/web del 26/04/06 - Aruba S.P.A. ANTROPOS IN THE WORLD, Rivista e Teleweb, hanno, inoltre , il patrocinio degli Enti Carminello e SS. Corpo di Cristo. Il giornale è a disposizione dei nostri lettori sul portale: http://www.andropos.eu/antroposintheworld.html Rivista e tele-web omonima: ma può essere richiesto anche in forma cartacea, previo la sottoscrizione di un abbonamento annuale http://www.andropos.it http://www.andropos.eu Canale videoYutube La teleweb ANTROPOS IN THE WORLD e la sua rivista non hanno finalità lucrative, né sono esse legate ad ideologie politiche. Perciò, agiscono nella totale libertà di pensiero, in nome di una cultura, che ha a cuore i valori che rappresentano il cardine della società civile e della vita,nel pieno rispetto per la persona umana e contro ogni forma di idiosincrasia. Pro pace, sempre contra bellum. http://www.youtube.com/user/MrFrancopastore Direzione e gestione Via Posidonia, 171/h, Salerno telefono/segr.tel: 089.723814 Fax: 089.723814 – ECDL:IT1531440 Contatti telematici: [email protected] Distribuzione: Lettura on line Ai sensi e per gli effetti del D. Lg. 196/03, le informazioni contenute in queste pagine sono dirette esclusivamente al destinatario. È Vietato, pertanto, utilizzarne il contenuto, senza autorizzazione, o farne usi diversi da quelli giornalistici . Fondatore/Editore/Dir.responsabile: Member of G.N.S PRESS Association European Journalist dott. Prof. Franco Pastore [email protected] http://www.andropos.it/Biografia.html http://andropou.blogspot.it/ I collaboratori, volontari, non percepiscono compenso alcuno e si assumono le responsabilità di quanto riportato nei propri elaborati. 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